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D’AUTORE E
DELLA
PUBBLICITÀ
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INDICE
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INTRODUZIONE
Definizione di Pubblicità per il diritto à Qualsiasi messaggio che può avere
l’effetto di incidere sulla domanda di beni o servizi.
Tutte le volte che l’imprenditore offre sul mercato i propri beni e servizi e
comunica qualcosa sulla domanda del consumatore esso va regolato nei limiti del
diritto della pubblicità. La pubblicità ingannevole è quel messaggio che incide
sulla domanda di beni o servizi idoneo a trarre in inganno chi sta sul mercato
dal lato della domanda.
Fino ad inizio 900 à Concorrenza perfetta: Si pensa che dato un numero indefinito
di offerenti il prezzo tende al costo marginale più il saggio medio di profitto.
Negli anni ’30 à due economisti inglesi sconvolgono le regole generali del
mercato, considerato ingenuamente in concorrenza perfetta fino ad allora.
Robinson (concorrenza imperfetta) che contesta che nel mercato l’offerta sia
illimitata, mentre Chamberlain (concorrenza monopolistica) sostiene che i
prodotti non siano affatto indifferenziati, bensì distinguibili tra loro, per
innovazione tecnologica e per marchi e pubblicità (isole di monopolio). Due fattori
potentissimi della realtà del mercato che creano differenziazioni sia quando c’è
innovazione tecnologica sia quando non c’è nessuna innovazione.
à Il selling power dei prodotti è esaltato dalla pubblicità, il marchio distingue il
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prodotto e veicola messaggi (di qualità, di stili di vita, di prestigio), è uno status
symbol, consente il suo posizionamento sul mercato. L’idea di Chamberlain è che
in realtà i prodotti offerti nei mercati in cui i marchi e la pubblicità sono rilevanti
non vivono nel grande mare della concorrenza, bensì in isole di monopolio
circondate da alte mura (che rappresentano la capacità evocativa del marchio,
prestigio del marchio, investimenti pubblicitari), che impediscono il libero accesso
della concorrenza. All’interno di queste nicchie posso alzare il prezzo fino
all’altezza di quelle mura. Ecco perché i 10 centesimi della stampa della griffe
sulla maglietta ripagano fino a 50 volte del costo unitario.
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la comparazione è troppo aggressiva, si cammina troppo sul filo della
pubblicità ingannevole, quando la competizione è esasperata, ciò che viene
screditato è l’istituto stesso della pubblicità ed il consumatore inizia a non
crederci più e avere un rigetto verso la comunicazione d’impresa. Il codice
di autodisciplina regolamenta (in maniera minuziosa) tante fasi della
comunicazione d’impresa con l’intento di sterilizzare i momenti di
maggiore ostilità, dichiaratamente per salvare la pubblicità come
istituzione.
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07/10/21
Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 145
Art. 1. Finalità
1. Le disposizioni del presente decreto legislativo hanno lo scopo di tutelare
i professionisti dalla pubblicità ingannevole e dalle sue conseguenze
sleali, nonche' di stabilire le condizioni di liceità della pubblicità
comparativa.
2. La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta.
Art. 2. Definizioni
1. Ai fini del presente decreto legislativo si intende per:
a. pubblicità: qualsiasi forma di messaggio che e' diffuso, in qualsiasi
modo, nell'esercizio di un'attività commerciale, industriale,
artigianale o professionale allo scopo di promuovere il trasferimento
di beni mobili o immobili, la prestazione di opere o di servizi oppure
la costituzione o il trasferimento di diritti ed obblighi su di essi;
b. pubblicità ingannevole: qualsiasi pubblicità che in qualunque modo,
compresa la sua presentazione e' idonea ad indurre in errore le
persone fisiche o giuridiche alle quali e' rivolta o che essa raggiunge
e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il
loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, sia
idonea a ledere un concorrente;
c. professionista: qualsiasi persona fisica o giuridica che agisce nel
quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o
professionale; e chiunque agisce in nome o per conto di un
professionista;
d. pubblicità comparativa: qualsiasi pubblicità che identifica in modo
esplicito o implicito un concorrente o beni o servizi offerti da un
concorrente;
e. operatore pubblicitario: il committente del messaggio pubblicitario
ed il suo autore, nonche', nel caso in cui non consenta
all'identificazione di costoro, il proprietario del mezzo con cui il
messaggio pubblicitario e' diffuso ovvero il responsabile della
programmazione radiofonica o televisiva.
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Art. 8. Tutela amministrativa e giurisdizionale
1. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di seguito chiamata
Autorità, esercita le attribuzioni disciplinate dal presente articolo.
2. L'Autorità, d'ufficio o su istanza di ogni soggetto o organizzazione che ne
abbia interesse, inibisce la continuazione ed elimina gli effetti della
pubblicità ingannevole e comparativa illecita. Per lo svolgimento dei
compiti di cui al comma 1, l'Autorità può avvalersi della Guardia di
Finanza che agisce con i poteri ad essa attribuiti per l'accertamento
dell'imposta sul valore aggiunto e dell'imposta sui redditi.
3. L'Autorità può disporre con provvedimento motivato la sospensione
provvisoria della pubblicità ingannevole e comparativa illecita in caso di
particolare urgenza. In ogni caso, comunica l'apertura dell'istruttoria al
professionista e, se il committente non e' conosciuto, può richiedere al
proprietario del mezzo che ha diffuso il messaggio pubblicitario ogni
informazione idonea ad identificarlo. L'Autorità può, altresì, richiedere
ad ogni soggetto le informazioni ed i documenti rilevanti al fine
dell'accertamento dell'infrazione. Si applicano le disposizioni previste
dall'articolo 14, commi 2, 3 e 4, della legge 10 ottobre 1990, n. 287.
4. In caso di inottemperanza, senza giustificato motivo, a quanto disposto
dall'Autorità ai sensi dell'articolo 14, comma 2, della legge 10 ottobre
1990, n. 287, l'Autorità applica una sanzione amministrativa pecuniaria
da 2.000,00 euro a 20.000,00 euro. Qualora le informazioni o la
documentazione fornite non siano veritiere, l'Autorità applica una
sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000,00 euro a 40.000,00 euro.
5. L'Autorità può disporre che il professionista fornisca prove sull'esattezza
materiale dei dati di fatto contenuti nella pubblicità se, tenuto conto dei
diritti o degli interessi legittimi del professionista e di qualsiasi altra
parte nel procedimento, tale esigenza risulti giustificata, date le
circostanze del caso specifico. Se tale prova e' omessa o viene ritenuta
insufficiente, i dati di fatto sono considerati inesatti.
6. Quando la pubblicità e' stata o deve essere diffusa attraverso la stampa
periodica o quotidiana ovvero per via radiofonica o televisiva o altro
mezzo di telecomunicazione, l'Autorità, prima di provvedere, richiede il
parere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
7. Ad eccezione dei casi di manifesta scorrettezza e gravità l'Autorità può
ottenere dal professionista responsabile della pubblicità ingannevole e
comparativa illecita l'assunzione dell'impegno a porre fine all'infrazione,
cessando la diffusione della stessa o modificandola in modo da eliminare
i profili di illegittimità. L'Autorità può disporre la pubblicazione della
dichiarazione di assunzione dell'impegno in questione, a cura e spese del
professionista. In tali ipotesi, l'Autorità, valutata l'idoneità di tali
impegni, può renderli obbligatori per il professionista e definire il
procedimento senza procedere all'accertamento dell'infrazione.
8. L'Autorità, se ritiene la pubblicità ingannevole o il messaggio di
pubblicità comparativa illecito, vieta la diffusione, qualora non ancora
portata a conoscenza del pubblico, o la continuazione, qualora sia già
iniziata. Con il medesimo provvedimento può essere disposta, a cura e
spese del professionista, la pubblicazione della delibera, anche per
estratto, nonche', eventualmente, di un'apposita dichiarazione
rettificativa in modo da impedire che la pubblicità ingannevole o il
messaggio di pubblicità comparativa illecito continuino a produrre
effetti.
9. Con il provvedimento che vieta la diffusione della pubblicità, l'Autorità
dispone inoltre l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria
da 5.000,00 euro a 500.000,00 euro, tenuto conto della gravità e della
durata della violazione. Nel caso di pubblicità che possono comportare un
pericolo per la salute o la sicurezza, nonche' suscettibili di raggiungere,
direttamente o indirettamente, minori o adolescenti, la sanzione non può
essere inferiore a 50.000,00 euro.
10. Nei casi riguardanti pubblicità inserite sulle confezioni di prodotti,
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l'Autorità, nell'adottare i provvedimenti indicati nei commi 3 e 8, assegna
per la loro esecuzione un termine che tenga conto dei tempi tecnici
necessari per l'adeguamento.
11. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con proprio
regolamento, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di
pubblicazione del presente decreto legislativo, disciplina la procedura
istruttoria, in modo da garantire il contraddittorio, la piena cognizione
degli atti e la verbalizzazione.
12. In caso di inottemperanza ai provvedimenti d'urgenza e a quelli inibitori
o di rimozione degli effetti di cui ai commi 3, 8 e 10 ed in caso di
mancato rispetto degli impegni assunti ai sensi del comma 7, l'Autorità
applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000,00 a
150.000,00 euro. Nei casi di reiterata inottemperanza l'Autorità può
disporre la sospensione dell'attività d'impresa per un periodo non
superiore a trenta giorni.
13. I ricorsi avverso le decisioni adottate dall'Autorità sono soggetti alla
giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Per le sanzioni
amministrative pecuniarie conseguenti alle violazioni del presente
decreto si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni contenute nel
capo I, sezione I, e negli articoli 26, 27, 28 e 29 della legge 24 novembre
1981, n. 689, e successive modificazioni. Il pagamento delle sanzioni
amministrative di cui al presente articolo deve essere effettuato entro
trenta giorni dalla notifica del provvedimento dell'Autorità.
14. Ove la pubblicità sia stata assentita con provvedimento amministrativo,
preordinato anche alla verifica del carattere non ingannevole della stessa
o di liceità del messaggio di pubblicità comparativa, la tutela dei soggetti
e delle organizzazioni che vi abbiano interesse, e' esperibile in via
giurisdizionale con ricorso al giudice amministrativo avverso il predetto
provvedimento.
15. E' comunque fatta salva la giurisdizione del giudice ordinario in materia
di atti di concorrenza sleale, a norma dell'articolo 2598 del codice civile,
nonche', per quanto concerne la pubblicità comparativa, in materia di
atti compiuti in violazione della disciplina sul diritto d'autore protetto
dalla legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, e del
marchio d'impresa protetto a norma del decreto legislativo 10 febbraio
2005, n. 30, e successive modificazioni, nonche' delle denominazioni di
origine riconosciute e protette in Italia e di altri segni distintivi di
imprese, beni e servizi concorrenti.
16. Al fine di consentire l'esercizio delle competenze disciplinate dal
presente decreto, il numero dei posti previsti per la pianta organica del
personale di ruolo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato
dall'articolo 11, comma 1, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, e'
incrementato di venti unità, di cui due di livello dirigenziale. Ai
medesimi fini, e' altresì incrementato di dieci unità il numero dei
contratti di cui all'articolo 11, comma 4, della legge 10 ottobre 1990, n.
287, e l'Autorità potrà avvalersi dell'istituto del comando per un
contingente di dieci unità di personale. Agli oneri finanziari derivanti
dalla presente disposizione si farà fronte con le risorse raccolte ai sensi
dell'articolo 10, comma 7-bis, della legge 10 ottobre 1990, n. 287.
Art. 9. Autodisciplina
1. Le parti interessate possono richiedere che sia inibita la continuazione
degli atti di pubblicità ingannevole o di pubblicità comparativa ritenuta
illecita, ricorrendo ad organismi volontari e autonomi di autodisciplina.
2. Iniziata la procedura davanti ad un organismo di autodisciplina, le parti
possono convenire di astenersi dall'adire l'Autorità fino alla pronuncia
definitiva, ovvero possono chiedere la sospensione del procedimento
innanzi all'Autorità, ove lo stesso sia stato attivato, anche da altro
soggetto legittimato, in attesa della pronuncia dell'organismo di
autodisciplina. L'Autorità, valutate tutte le circostanze, può disporre la
sospensione del procedimento per un periodo non superiore a trenta
10
giorni.
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Pubblicità ingannevole
Quattro i corpi di regole da tenere, quattro mondi tra loro concettualmente divisi
ma comunicanti.
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fatto, la non ottemperanza di un contratto, difficile da far valere in quanto le parti
sono associazioni di categoria - che si legano con meccanismi di contratto
particolari.
→ Le associazioni dello IAP sono tuttavia obbligate dal codice a far rispettare
il codice all’interno delle categorie, tramite clausole nei contratti di
associazione alla categoria - un fenomeno di vitalità contrattuale.
Il DL 145/2007
Il DL apre con la definizione di pubblicità (pag. 1) all’art. 2 che, al comma b,
definisce quella ingannevole. L’inganno è molteplice: il comportamento tenuto
deve indurre il destinatario (sia colui al quale è desiderato far arrivare la
pubblicità, sia colui che la raggiunge senza volerlo e/o esserne il target - vedasi
minori, persone con disabilità, ecc.) in errore. L’errore è tale che induce il
consumatore a fare una scelta economica che altrimenti non avrebbe fatto,
insidiando la sua consapevolezza. L’errore è valutato coi criteri dell’art. 3: -
Continua l’art. 2/b dicendo che il pericolo d’inganno per il consumatore, per essere
tale, deve poter pregiudicare il suo comportamento economico e possa dunque
ledere un concorrente. La forma scelta dal legislatore è volutamente molto
generica: non solo l’inganno provoca una scelta d’acquisto altrimenti evitata, ma
provoca anche una deviazione del comportamento del consumatore in una fase
precedente all’acquisto, fornendo un contatto privilegiato.
L’inganno rilevante è dunque anche quello che si colloca nel primo stadio della
comunicazione pubblicitaria, quello anteriore all’acquisto e va sanzionato come
illecito anche qualora il consumatore per poter stipulare il contratto debba ricevere
piena informazione (“tutto gratis ma si era capito che nel contratto c’era qualcosa
da pagare” -> inganno).
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11/10/21
Comparazione pubblicitaria
La comparazione pubblicitaria è tra le forme più complesse e problematiche da
disciplinare e valutare della comunicazione d’impresa. Chi comunica al mercato,
infatti, non parla solo di sé, ma anche di qualcun altro (il comparato). È una forma
pubblicitaria aggressiva.
La pubblicità comparativa produce un effetto ineliminabile, pregiudizievole per il
comparato: la denigrazione. Qualsiasi pubblicità comparativa ha senso a
condizione che avvantaggi il comparante. Infatti - sarebbe illogico il contrario e, al
limite, il claim può dichiarare la parità dei due prodotti ma solo il comparante trae
vantaggio.
ES: un newcomer che vuole posizionare un prodotto nel mercato già dominato da
altri incumbent o leader del settore.
Un imprenditore che vuole entrare nel mercato ha diritto di parlare degli
altri? Non potrebbe parlare solo di sé?
Come si è detto, in Italia, fino alla fine degli anni ’90, la forma comparativa
diretta nominativa di pubblicità era sempre illecita.
- La comparazione diretta nominativa è la più aggressiva, quella che
consente di individuare in modo specifico il comparato e lo menziona.
Confronto in modo esplicito, anche metaforicamente, consente di
individuare comparante e comparato. Nel 1999 lo IAP mise un divieto di
fare pubblicità comparativa nominativa.
- La pubblicità comparativa indiretta è invece quella in cui il comparato è
un servizio/bene indistinto.
ES: i famosi fustini bianchi vs fustino di Dixan.
- La via di mezzo è rappresentata dalla pub comparativa diretta per
relationem: quella che non menziona espressamente il comparato ma lo
identifica in modo inequivocabile
ES: Infostrada, newcomer nel mercato della telefonia fissa, si compara a
Telecom, monopolista totale della telefonia e facilmente riconoscibile dal
suo colore rosso tradizionale. Non c’era esposizione marchi ma facilmente
intuibile
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La pubblicità comparativa è quella che identifica in modo implicito o esplicito un
concorrente o beni o servizi offerti da un concorrente.
Attenzione però: solo se c’è confronto si può applicare il test di liceità - se c’è solo
accostamento, non è possibile.
B. Che confronti beni o servizi che soddisfano gli stessi bisogni o si pongono gli
stessi obbiettivi. Allo stato attuale questo punto risulta morto, è ovvio che la
comparazione debba avere il medesimo oggetto, correttezza della
presentazione.
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i prodotti vengono da due fonti diverse, ma il loro accostamento ha come
effetto un travaso di notorietà, prestigio.
Il comma 2 dell’art. 4 indica necessario dimostrare dei dati per avere la liceità
della pubblicità per quanto riguarda il comma 1/lettera C.
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Pubblicità occulta
Art. 5. Trasparenza della pubblicità
1. La pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale. La pubblicità a
mezzo di stampa deve essere distinguibile dalle altre forme di comunicazione al
pubblico, con modalità grafiche di evidente percezione.
2. I termini «garanzia», «garantito» e simili possono essere usati solo se
accompagnati dalla precisazione del contenuto e delle modalità della garanzia
offerta. Quando la brevità del messaggio pubblicitario non consente di riportare
integralmente tali precisazioni, il riferimento sintetico al contenuto ed alle
modalità della garanzia offerta deve essere integrato dall'esplicito rinvio ad un
testo facilmente conoscibile dal consumatore in cui siano riportate integralmente
le precisazioni medesime.
3. E' vietata ogni forma di pubblicità subliminale.
Per ognuno di questi messaggi (1,2,3) posso avere la versione lecita e la versione
occulta, mentre per la pubblicità subliminale (4) esiste solo occulta.
Pubblicità relazionale:
La pubblicità si traveste da informazione. Di solito questo tipo di pubblicità è
scritto sotto forma di articolo. Vive nei contesti di informazione. Tipica dei
giornali, articoli di spalla in cui si sponsorizzano vari tipi di servizi (creme
miracolose, ricrescite dei capelli, ecc.).
Per verificare (verificarne l’illecità) che sia occulta è necessario un test in due fasi:
- la prima fase è verificare il contenuto e la forma dell’articolo:
informazione o pubblicità pura e semplice - tenendo ben presente che la
pubblicità deve essere distinguibile dalle altre forme di comunicazione, con
modalità grafiche di evidente percezione (Art 5).
Leggendo un articolo, infatti, mi aspetto di trovare alcune caratteristiche:
un titolo sobrio ed informativo,
una firma di un giornalista,
un testo completo.
Se è un articolo di carattere informativo il test finisce qui.
Un titolo eclatante che ricorda un claim che magnifica il prodotto e stimola
il lettore, il nome del marchio in neretto, un numero verde al posto di una
firma, è incorniciato - sono tutti indizi / “campanelli d’allarme”: sono
sufficienti per svolgere un ragionamento per presunzioni.
I giudici quando non hanno una prova diretta di un fatto, ritengono di
poterla ricavare per presunzioni (art 2629 cc) à un fatto ignoto può
essere ricavato da uno o più fatti noti in presenza di indizi gravi, precisi e
concordanti.
- La seconda parte del test (Art. 5 - La pubblicità deve sempre essere
riconoscibile con modalità grafiche di evidente percezione) verifica se il
messaggio, con le sue caratteristiche, è percepito come pubblicità o meno
dal consumatore medio. Qui, tutti gli indizi che mi hanno fatto intendere
che è pubblicità possono salvare o condannare l’inserzionista.
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Product placement:
È la citazione al fine promozionale di un marchio o di un prodotto in un contesto di
intrattenimento. Tecnica molto sofisticata di comunicazione pubblicitaria, consiste
nell’inserire citazioni di prodotti/marchi/imprese all’interno di contesti di
entertainment (show TV oppure opere cinematografiche).
Questa pratica è stata comunissima nel cinema degli anni ’70, in cui marche di
alcolici, sigarette, quotidiane erano presentissime a scopo pubblicitario, mentre poi
i marchi passano anche ad un contesto narrativo (007 dove guida Aston Martin e
Martini, gusti raffinati che collimano col personaggio). Occorre quindi capire se
quella citazione è giustificata da esigenze di carattere narrativo (o è dettata da
esigenze di carattere funzionale, non si può fare altrimenti) e sia ovviamente nei
limiti del necessario - in tal caso la presenza del marchio è lecita.
Quando però lo spettatore - consumatore non è avvertito del fatto che la comparsa
del marchio sia una pubblicità, si approccia al marchio con l’attenzione abbassata e
può cambiare i comportamenti economici dello stesso.
LA PUBBLICITÀ SUBLIMINALE
Art5 comma 3
È quel messaggio che è colto dall’occhio ma non è elaborabile. Perché
l’esposizione a quel messaggio è così breve, che il cervello percepisce l’input ma
non lo elabora correttamente. Questo tipo di pubblicità non può essere analizzato
secondo il metodo pubblicità si/no è riconoscibile si/no. La pubblicità subliminale
è sempre occulta e sempre vietata.
Se la regola è che la pubblicità deve essere riconoscibile come tale, quella
subliminale non lo sarà mai. La pubblicità subliminale è quella che non è percepita
in modo consapevole dal destinatario. Si tratta tipicamente di fotogrammi molto
brevi in scenari di entertainment. Ma non solo un candidato alle elezioni americane
ha inserito un fotogramma denigratorio nei confronti di un suo avversario durante il
suo spot della campagna elettorale - non abbiamo però notizie di casi di questo tipo
portati davanti al giudice della pubblicità italiana.
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INFLUENCER MARKETING
In uno scenario del passato il discorso finirebbe qui. Con internet ed il mondo degli
influencer, però, il paradigma “classico” della pubblicità ingannevole cambia.
L’influencer opera come testimonial del prodotto o di un servizio. Il tutto nel
contesto in cui opera, come i social network o eventi.
Non molto tempo fa, un soggetto operante in modo professionale sui social media
(un influencer, quindi), viene portato davanti all’ACGM per aver pubblicato una
foto dove era presente in bella vista una nota marca di biscotti e dove promuoveva
un Contest in cui in palio vi erano alcuni prodotti della stessa marca. Il garante
dell’AGCM ha indagato ed ha scoperto che l’influencer ha acquistato uno stock di
prodotti della nota marca - ma anche che la stessa azienda si avvale di alcune
decine di micro-influencer che hanno la funzione di menzionare (a pagamento)
questi biscotti nel passaparola quotidiano, coi loro followers. Il caso si chiude con
l’assunzione di impegni: AGCM non riconosce l’illecito e non irroga sanzioni e gli
influencer si impegnano a rimuovere gli illeciti. Gli influencer devono quindi
attenersi al nuovo regolamento della “Digital Chart” dello IAP - un vademecum
molto efficace per governare questo fenomeno sconosciuto ma molto pervasivo.
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natura, con gli stessi accorgimenti dei punti 1 e 2.
6. In-Feed Units (contenuti redazionali): molto simile alla pubblicità
redazionale classica, e come quest’ultima devono rendere ben chiaro che si
tratti di un prodotto sponsorizzato con avvertenze già viste nel punto 1 e
con accorgimenti grafici specifici (cornici, ombreggiature, evidenziazione
del testo o shading).
7. Paid Search Units (risultati di ricerca sponsorizzati): devono rendere
evidente la loro natura commerciale con una separazione (anche grafica)
dei contenuti, unitamente a diciture che informino gli utenti esplicitamente
che si tratta di contenuto di natura promozionale
(“Pubblicità/Advertising”), collocate vicino al risultato di ricerca con
modalità tali da renderle visibili ed evidenti.
8. Recommendation widgets (contenuti raccomandati): box che si aprono
nella navigazione in internet per segnalare determinati contenuti. Anche
qui ho bisogno di determinati accorgimenti che mi facciano capire che il
contenuto è sponsorizzato.
9. In App Advertising: vedi sopra.
10. Advergames: giochi promozionali, tipicamente a premi, mirati a rafforzare
il marchio legandolo a un momento di entertainment e la possibilità di
ottenere un determinato beneficio. Anche qui bisogna chiarire che il game
è "Sponsorizzato da brand” et similia.
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Pubblicità di prodotti pericolosi per la
salute e la sicurezza
Art. 6. Pubblicità di prodotti pericolosi per la salute e la sicurezza
2. E' considerata ingannevole la pubblicità che, riguardando prodotti suscettibili di
porre in pericolo la salute e la sicurezza dei soggetti che essa raggiunge, omette
di darne notizia in modo da indurre tali soggetti a trascurare le normali regole di
prudenza e vigilanza.
In questo caso avrò due ipotesi: quella in cui la pericolosità è percepita (coltelli,
automobili, ecc.) e quelli in cui non è percepita (un composto chimico velenoso,
inodore, insapore, di colore identico all’acqua ad esempio). Per ognuna di queste
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situazioni (prodotti non pericolosi, pericolosi e percepibili, pericolosi e non
percepibili), ho una serie di prescrizioni.
- Se il prodotto non è intrinsecamente pericoloso, in capo all’inserzionista
non grava alcun obbligo di informazione (in particolare quello di informare
il consumatore che eventuali usi impropri sono pericolosi), ma non posso
ovviamente mostrare una scena di utilizzo improprio (se non altamente
metaforico) poiché significherebbe indurre il consumatore a violare le
normali leggi di sicurezza e vigilanza da osservare quotidianamente.
- Se il prodotto è intrinsecamente pericoloso ma non evidentemente tale:
l’illecito, tipicamente illecito omissivo, consiste nel non segnalare la
pericolosità del prodotto, che va tipicamente indicata anche sulla
confezione del prodotto, nonostante ciò non sia comunque sufficiente - già
dalla pubblicità deve essere noto al potenziale consumatore che il prodotto
è pericoloso.
Ovviamente, è illecito mettere in scena un uso di questi prodotti che esalti
il pericolo del loro utilizzo. es: una persona che beve un bicchiere di acido
corrosivo, per capirci.
- Se il prodotto è intrinsecamente pericoloso ed il consumatore medio ne
percepisce la pericolosità, non è necessario esaltare e segnalare i profili di
pericolosità del prodotto al consumatore poiché evidenti ed il consumatore,
nel suo comportamento economico e nelle sue scelte, non sarà
condizionato dall’assenza di questi messaggi - ci arriva da solo in sostanza.
ES: In una pubblicità di un auto, non sarà necessario ricordare al
consumatore di fermarsi agli stop, rispettare i limiti di velocità, ecc.
Salute e sicurezza - in che senso? Quali sono i beni protetti da questa previsione?
Protegge l’integrità psicofisica degli esseri umani. Non serve per proteggere gli
animali in quanto tali. Una decisione isolata ha detto che la previsione protegge
anche il profilo patrimoniale dell’essere umano.
La linea dominante, per quanto riguarda l’ambiente, è che la previsione imponga
obblighi particolari di comunicazione nei casi in cui vi siano pericoli per la
salubrità dell’ambiente che possano riverberarsi direttamente sulla vita
umana à raccontare che un prodotto può essere pericoloso se rilasciato
nell’ambiente, inquinando quindi suolo e falde acquifere, ad esempio - no quindi al
pregiudizio all’ambiente per se.
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Bambini e Adolescenti
Art. 7. Bambini e adolescenti
1. E' considerata ingannevole la pubblicità che, in quanto suscettibile di
raggiungere bambini ed adolescenti, abusa della loro naturale credulità o
mancanza di esperienza o che, impiegando bambini ed adolescenti in messaggi
pubblicitari, fermo quanto disposto dall'articolo 10 della legge 3 maggio 2004, n.
112, abusa dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani.
2. E' considerata ingannevole la pubblicità, che, in quanto suscettibile di
raggiungere bambini ed adolescenti, può, anche indirettamente, minacciare la
loro sicurezza.
Questa previsione può essere letta come una regola speciale al divieto generale di
pubblicità ingannevole, che calibra il divieto su di un consumatore medio
peculiare, meno avveduto rispetto agli altri.
Il mondo della minore età è amplissimo, bisognerà isolare al suo interno delle
macrocategorie: lo spartiacque più importante è l’età scolare, 7 anni, dove via via
la loro capacità di esercitare un magistero critico aumenta. Sotto i 7 anni i
destinatari hanno la caratteristica di non essere raggiunto dai messaggi scritti ma è
molto più facilmente influenzabile.
Anche gli adolescenti hanno limitatezze rispetto a chi è un giovane adulto
(neurologi ci dicono che il cervello continua a formarsi fino a 21 anni): è più facile
che siano ingannati, hanno meno capacità di decodificare correttamente i
messaggi, cadono in errore più facilmente, hanno più difficoltà a leggere le figure
retoriche (iperboli e metafore), hanno minore senso critico per via della loro poca
esperienza di vita, hanno studiato mediamente di meno.
Dunque quindi abbassare la soglia di tolleranza e alzare quindi la soglia di
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rigore à tutto ciò che potrebbe essere decodificato correttamente e non risultare
ingannevole, o compromettere il comportamento economico di un adulto, può
condizionare il minore.
Anche se i contratti possono essere invalidi e quindi annullabili, se stipulati da un
minore, il tema è più complicato di così. È assodato che il minore, anche quando
non è tipicamente il soggetto che acquista (anche se sempre più spesso, di fatto, lo
fanno), non di rado è il soggetto che sceglie. Tante volte, quando il bambino
chiede, l’adulto è disarmato, più vulnerabile e quindi tende ad assecondare le
richieste del bambino che non è responsabile diretto di spesa ma di fatto è il
soggetto che sceglie (influenzato potenzialmente dagli spot pubblicitari) - e può
quindi condizionare il comportamento economico del genitore.
Illecite, in base a questa previsione, sono anche le pubblicità che per incrementare
le vendite fanno leva sulla normale credulità di minori - ad esempio le pubblicità
che mirano a generare un bisogno e che mirano ad agire sul piano psicologico,
che stimolano shopping compulsivo e che pongono in inferiorità chi quel
bene/servizio non lo ha.
ES: bimbe che sulla scena maneggiano trucchi per bambine ed un testimonial che
dice “non potrai più uscire senza”.
Per quanto riguarda il comma 2, si pone l’attenzione sulla vulnerabilità
dell’adulto nei confronti del minore, sfruttando il suo senso innato di protezione
ed il possibile disagio strumentalizzato di un bambino e l’enfatizzazione di
problematiche che lo possono riguardare.
Caso campagna Benetton per sensibilizzare alla guerra. Vestiti sporchi di sangue.
Campagna pensata da Oliviero Toscani.
Campagna Benetton con figurata una bambina appena anta con il cordone
ombelicale ancora attaccato.
25
Commento sulle campagne: queste pubblicità sono state sanzionate perché vi è il
logo Benetton nelle immagini. Sono state considerate inappropriate, poiché
vengono mercificati i valori e i temi inappropriati. Violati, soprattutto, gli articoli
9 e 10 del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale.
26
CODICE DI AUTODISCIPLINA DELLA COMUNICAZIONE
COMMERCIALE
I corpi normativi che autodisciplinano la comunicazione commerciale sono ben 4.
Ognuno di questi 4 corpi di regole ha obiettivi differenti, infatti sono applicati da
soggetti differenti, che sono:
27
consente alle associazioni di far valere gli illeciti per concorrenza sleale
tramite le sanzioni conosciute come azioni collettive, ovverosia ordini di
cessare il comportamento sleale).
Come abbiamo già detto però, solo il giudice civile può comminare come
sanzione il risarcimento del danno quando una pubblicità lede un concorrente.
28
Il denunciante non ha alcuna garanzia che il procedimento si avvii: una volta
fatta la segnalazione, tutto è rimesso alle mani dell’Autorità che, una volta
esaminata la denuncia, deciderà se darvi corso iniziando il procedimento, in
base al Dl 145/2007.
A chi vanno questi soldi? Casse dello Stato, tranne una percentuale che AGCM
tiene per il suo funzionamento. Come abbiamo detto, infatti, non è un
risarcimento del danno, ma una multa di carattere pubblicistico per
violazioni di precetto dello Stato.
Naturalmente, l’autorità antitrust può anche irrogare un ordine di cessazione
del comportamento illecito con divieto di sua ripetizione, ma anche ordinare
la pubblicazione della decisione a spese dell’autore della violazione o un
comunicato di rettifica (sanzione terribile, nei casi più gravi) sempre a spese
dell’inserzionista su giornali di tiratura nazionale o su siti web, con costi
elevati e con grande evidenza. Ciò serve per evitare che gli inserzionisti
sfruttino comunque la visibilità ed il ritorno economico (magari
conveniente) di una pratica scorretta a fronte di una multa - e renderla quindi
sempre svantaggiosa, scoraggiando l’opportunismo dell’imprenditore che
magari aveva già calcolato il pagamento di una sanzione.
La sanzione verrà poi irrogata in base a due parametri à la durata e la gravità.
29
In campo non ci sono poteri pubblici, è un ordinamento privato. Le sue
decisioni, quindi, non possono avere la cogenza degli ordini giudiziali o
dell’autorità amministrativa indipendente.
Esso, tuttavia, funziona ed è stato per lungo tempo il cuore pulsante del
governo della pubblicità in Italia. Lo IAP nasce come associazione-alleanza
di categorie di professionisti: inserzionisti (le imprese che si avvalgono della
pubblicità), i creativi pubblicitari e i media.
Questi decidono di autodisciplinare il fenomeno pubblicitario per preservarlo,
evitare di screditarla come istituzione, come strumento d’informazione per il
consumatore utile alle imprese per farsi conoscere sul mercato - e quindi utile
ai media che convogliano il messaggio pubblicitario ed ai creativi che
banalmente lavorano in questo mondo.
È stato quindi creato questo decalogo, il Codice dell’Autodisciplina della
Comunicazione Commerciale (precedentemente Codice dell’Autodisciplina.
Pubblicitaria), e ci si è posti il problema di farlo rispettare. Lo IAP ha avuto
quindi l’idea di costituire un Giurì, ovverosia un organo interno
all’associazione composto da esperti (ex-alti magistrati, economisti, giuristi,
avvocati del mondo della pubblicità, esperti della comunicazione d’impresa,
professori di psicologia, docenti in materia di tecniche di pubblicità, ecc.)
chiamato a giudicare se i messaggi fossero conformi alle regole auto-impostesi
dagli attori in campo o meno.
Lo IAP ha ritenuto necessario istituire un altro organo da affiancare al Giurì,
ovvero il Comitato di Controllo: esso ha funzione requirente, ovverosia ha
il compito di sostenere l’accusa davanti al Giurì. Valuta se la denuncia è
fondata ed eventualmente avvia il procedimento. Come il garante dell’AGCM,
il CdC si può attivare d’ufficio, senza il bisogno di un impulso esterno.
- Nei casi di manifesta irregolarità, il CdC può decidere di irrogare
direttamente la sanzione, che in questo campo autoregolamentato è
un’ingiunzione di desistenza, cioè un invito rivolto all’inserzionista a
cessare la pubblicità in questione - che è tutto ciò che lo IAP, in un sistema
privatistico, può fare. Se l’invito è accolto, la questione si esaurisce.
- Qualora però, comunicato l’invito al destinatario, questo soggetto si
difenda contestando di aver violato il codice, il CdC prende atto delle
argomentazioni a difesa e valuta se ritirare o meno l’invito a desistere
poiché magari, grazie ai chiarimenti, capisce che il comportamento non è
illecito. Se ritiene che i chiarimenti non siano sufficienti, il CdC si rivolge
al presidente del Giurì che valuta il caso. Se l’irregolarità è manifesta tiene
l’invito a desistere, se invece ci sono dei dubbi valuta d’investire l’intero
Giurì della decisione.
- Quando il procedimento è invece avviato da un concorrente, l’intero Giurì
è investito della decisione d’ufficio e valuterà in concreto un caso. Un
giudizio davanti al Giurì dura pochissime settimane; davanti al Giurì, come
dall’Autorità, non ho bisogno di essere rappresentato da un avvocato anche
se in genere ciò accade.
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gli operatori del mercato a rispettare a queste decisioni. Come abbiamo già
detto, le parti vincolate sono molte ed in modo ampio: le associazioni di
categoria sono vincolate per statuto, ed esse sono obbligate a prevedere che i
loro associati (nel momento stesso dell’associazione) sottostiano a queste
norme - e dunque le decisioni del Giurì.
Ma non basta: la lettera E delle disposizioni preliminari del codice stabilisce
che le associazioni devono prendere che i loro associati, nello stipulare
contratti in materia di pubblicità, debbano includere la cosiddetta clausola di
accettazione - ovverosia quella che impone anche alla controparte di rispettare
il codice e le decisioni dello IAP.
Il grosso inconveniente in questo meccanismo è l’avvento di internet, che non
è assoggettabile a media tradizionale né può avere un’associazione di
categoria - ed è lì che ovviamente il mondo dell’adv si sposta.
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28/10
Pratiche commerciali scorrette
Regolato dall’ Art. 18 e seguenti del Codice del Consumo. A questo divieto
seguono due ulteriori divieti leggermente più specifici (seppur comunque generali)
per pratiche ingannevoli e aggressive, e due grandi “blacklist” esemplificativi di
comportamenti sempre e comunque vietati, molti dei quali attuabili soltanto o
mediante la pubblicità.
Art.18
1. Ai fini del presente titolo, si intende per:
a. "consumatore": qualsiasi persona fisica che, nelle pratiche commerciali oggetto del
presente titolo, agisce per fini che non rientrano nel quadro della sua attività
commerciale, industriale, artigianale o professionale;
b. "professionista": qualsiasi persona fisica o giuridica che, nelle pratiche commerciali
oggetto del presente titolo, agisce nel quadro della sua attività commerciale,
industriale, artigianale o professionale e chiunque agisce in nome o per conto di un
professionista;
c. "prodotto": qualsiasi bene o servizio, compresi i beni immobili, i diritti e le
obbligazioni;
d. "pratiche commerciali tra professionisti e consumatori" (di seguito denominate:
"pratiche commerciali"): qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione,
comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializzazione del
prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita o
fornitura di un prodotto ai consumatori;
d-bis 'microimprese: entità, società o associazioni che, a prescindere dalla forma giuridica,
esercitano un'attività economica, anche a titolo individuale o familiare, occupando
meno di dieci persone e realizzando un fatturato annuo oppure un totale di bilancio
annuo non superiori a due milioni di euro, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 3,
dell'allegato alla raccomandazione n. 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio
2003;
e. "falsare in misura rilevante il comportamento economico dei consumatori":
l'impiego di una pratica commerciale idonea ad alterare sensibilmente la
capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole, inducendolo
pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe
altrimenti preso;
f. "codice di condotta": un accordo o una normativa che non è imposta dalle disposizioni
legislative, regolamentari o amministrative di uno Stato membro e che definisce il
comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tale codice in
relazione a una o più pratiche commerciali o ad uno o più settori imprenditoriali
specifici;
g. "responsabile del codice": qualsiasi soggetto, compresi un professionista o un gruppo
di professionisti, responsabile della formulazione e revisione di un codice di condotta
ovvero del controllo del rispetto del codice da parte di coloro che si sono impegnati a
rispettarlo;
h. "diligenza professionale": il normale grado della specifica competenza ed attenzione
che ragionevolmente i consumatori attendono da un professionista nei loro confronti
rispetto ai principi generali di correttezza e di buona fede nel settore di attività del
professionista;
i. "invito all'acquisto": una comunicazione commerciale indicante le caratteristiche e il
prezzo del prodotto in forme appropriate rispetto al mezzo impiegato per la
comunicazione commerciale e pertanto tale da consentire al consumatore di effettuare
un acquisto;
j. "indebito condizionamento": lo sfruttamento di una posizione di potere rispetto al
consumatore per esercitare una pressione, anche senza il ricorso alla forza fisica o la
minaccia di tale ricorso, in modo da limitare notevolmente la capacità del
consumatore di prendere una decisione consapevole;
k. "decisione di natura commerciale": la decisione presa da un consumatore relativa a se
acquistare o meno un prodotto, in che modo farlo e a quali condizioni, se pagare
integralmente o parzialmente, se tenere un prodotto o disfarsene o se esercitare un
diritto contrattuale in relazione al prodotto; tale decisione può portare il consumatore a
32
compiere un'azione o all'astenersi dal compierla;
l. "professione regolamentata": attività professionale, o insieme di attività professionali,
l'accesso alle quali e il cui esercizio, o una delle cui modalità di esercizio, è
subordinata direttamente o indirettamente, in base a disposizioni legislative,
regolamentari o amministrative, al possesso di determinate qualifiche professionali.
33
sulla domanda del consumatore). Essa è scorretta se è contraria alla diligenza
professionale se falsa o vuole falsare in misura apprezzabile il comportamento
economico in relazione al prodotto del consumatore medio. Siamo di fronte quindi
ad un illecito di pericolo, basta che il comportamento sia idoneo a falsare la
condotta economica del consumatore - basta una prognosi di potenziale danno al
consumatore, alterando sensibilmente le sue attitudini nei confronti del mercato
(non necessariamente di spesa, ma anche altre decisioni riguardanti il mercato) e la
sua capacità di prendere decisioni consapevolmente (Art. 18, lettera e),
inducendolo a fare una scelta che altrimenti non avrebbe fatto. Qui si protegge la
sovranità e la libertà di scelta del consumatore come principio cardine del mercato
perfettamente funzionante, premiando quindi gli imprenditori virtuosi e - come
conseguenza, permettendo un’allocazione delle risorse ideale.
34
vantaggi, i rischi, l'esecuzione, la composizione, gli accessori, l'assistenza
post-vendita al consumatore e il trattamento dei reclami, il metodo e la
data di fabbricazione o della prestazione, la consegna, l'idoneità allo
scopo, gli usi, la quantità, la descrizione, l'origine geografica o
commerciale o i risultati che si possono attendere dal suo uso, o i risultati
e le caratteristiche fondamentali di prove e controlli effettuati sul
prodotto;
c. la portata degli impegni del professionista, i motivi della pratica
commerciale e la natura del processo di vendita, qualsiasi dichiarazione o
simbolo relativi alla sponsorizzazione o all'approvazione dirette o
indirette del professionista o del prodotto;
d. il prezzo o il modo in cui questo è calcolato o l'esistenza di uno specifico
vantaggio quanto al prezzo;
e. la necessità di una manutenzione, ricambio, sostituzione o riparazione;
f. la natura, le qualifiche e i diritti del professionista o del suo agente, quali
l'identità, il patrimonio, le capacità, lo status, il riconoscimento,
l'affiliazione o i collegamenti e i diritti di proprietà industriale,
commerciale o intellettuale o i premi e i riconoscimenti;
g. i diritti del consumatore, incluso il diritto di sostituzione o di
rimborso ai sensi dell'articolo 130 del presente Codice.
35
Omissioni ingannevoli
È la pratica che (date le caratteristiche del mezzo) omette informazioni rilevanti di
cui il consumatore medio ha bisogno per assumere una decisione commerciale, e
che quindi induce il consumatore a prendere una decisione di natura economica che
altrimenti non avrei preso.
36
contesto:
a. le caratteristiche principali del prodotto in misura adeguata al mezzo di
comunicazione e al prodotto stesso;
b. l'indirizzo geografico e l'identità del professionista, come la sua
denominazione sociale e, ove questa informazione sia pertinente,
l'indirizzo geografico e l'identità del professionista per conto del quale
egli agisce;
c. il prezzo comprensivo delle imposte o, se la natura del prodotto comporta
l'impossibilità di calcolare ragionevolmente il prezzo in anticipo, le
modalità di calcolo del prezzo e, se del caso, tutte le spese aggiuntive di
spedizione, consegna o postali oppure, qualora tali spese non possano
ragionevolmente essere calcolate in anticipo, l'indicazione che tali spese
potranno essere addebitate al consumatore;
d. le modalità di pagamento, consegna, esecuzione e trattamento dei reclami
qualora esse siano difformi dagli obblighi imposti dalla diligenza
professionale;
e. l'esistenza di un diritto di recesso o scioglimento del contratto per i
prodotti e le operazioni commerciali che comportino tale diritto.
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Il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria
dello IAP
Il codice riproduce buona parte della disciplina della pubblicità che sta nel dl
145/2007. La lettera D dell’introduzione del codice riguarda la clausola di
accettazione, mettendo per iscritto ciò che abbiamo detto - tutte le associazioni che
compongono lo IAP sono tenute a far rispettare il Codice ai loro consociati durante
i loro contratti con gli inserzionisti (i quali, a loro volta, sono tenuti a tener conto
delle disposizioni dell’IAP).
Art. 1 à “La pubblicità deve essere onesta, veritiera e corretta. Essa deve
evitare tutto ciò che possa screditarla.”
È l’indicazione dell’orientamento teleologico fondamentale (ovvero la finalità
principale) del Codice, ovvero la tutela della pubblicità come istituzione.
Proprio perché l’obiettivo è ad ampio raggio, la regolamentazione è più
pervasiva e granulare di quella del DLGS 145/2007 - d’altronde sono gli
operatori stessi che fissano le regole, ed è quindi fisiologico che possano
anche imporre un livello di limitazione maggiore rispetto a quello che dà un
potere esterno come quello dello Stato.
Previsione di grande rilievo etico, è sempre stata una degli elementi distintivi
del Codice rispetto all’Ordinamento Statale.
Attenzione: non è vietato in una pubblicità utilizzare rimandi ad un credo
religioso, bensì utilizzarli in modo profanatorio, che accade quando questi
simboli sono piegati, strumentalizzati a fini commerciali.
ES: la pubblicità di Benetton x Oliviero Toscani con cimitero
ebraico per tenere viva la memoria dell’Olocausto, disse ai
38
tempi il Giurì che abbinare la scena ad un marchio sviliva il
senso del messaggio e strumentalizzarlo a fini economici).
È tuttavia notizia di questi giorni che una recente modifica del Codice della
Strada prevede il divieto di pubblicità, su strade e veicoli, avente contenuto
sessista, violento, offensivo o comunque lesivo dei diritti civili, del credo
religioso e dell’appartenenza etnica - ovvero discriminatorio.
40
11/11/21
Diritto d’autore
Si parla di una tecnica giuridica che consente l’appropriazione delle utilità
derivanti dalle forme espressive (e cioè dei significanti - il diritto d’autore,
infatti, non consente di proteggere i contenuti ideativi ed informativi, che
rimangono pertanto di libero uso) in qualsiasi lingua e linguaggio, qualsiasi sia il
significato trasmesso o che l’autore vuole trasmettere (rilevante su piano
artistico, scientifico, informativo), un tema neutro.
à Il significato non è proteggibile dal diritto d’autore, al contrario del
significante, forma espressiva dell’ingegno umano - una gamma
vastissima, dalla musica al software, dalle banche dati al design, dalle arti
figurative fino alle opere letterarie.
Cosa significa che gli intangibles ed i works, le opere dell’ingegno, non possono
essere oggetto di un potere materiale da parte del loro detentore che consente
di escludere qualsiasi altra persona dalle relative utilità - a differenza delle res, gli
oggetti fisici (Diritto reale, possesso)?
à Il diritto, nella stragrande maggioranza dei casi, non fa null’altro che
formalizzare soluzioni, punti di equilibrio, regole, principi già elaborati dai
consociati (tra cui i diritti Reali, sulle cose corporali).
Prima della teorizzazione del diritto di proprietà bisogna tornare fino all’antica
Roma (fucina del diritto moderno): il concetto di “mio” anticipava le autorizzazioni
e anche i testi normativi – la relazione diritta tra l’uomo e la cosa si basa sul primo
barlume di intelligenza dell’uomo sapiens, che anticipa il concetto di diritto
privato.
Con le forme dell’ingegno (beni non corporali), questo tipo di ragionamento non
è possibile:
Una volta che l’opera dell’ingegno è pubblicata, non esiste possibilità di
41
esercitare un possesso esclusivo, in quanto beni intangibili, la Non-Esclusività
del consumo. Si riproducono in modo potenzialmente infinito ed in modo
facilissimo, su una molteplicità di tipi di supporti materiali, soprattutto oggi, dal
momento che i mezzi digitali abbassano drasticamente il costo marginale per creare
una nuova opera, facendolo tendere a 0.
à non lo stesso corpus meccanicus ma lo stesso corpus misticus (no stessa
macchina, ma stesso film).
Beni non escludibili e non rivali nel consumo, sono Beni Problematici à Beni
pubblici.
Beni sul quale non posso organizzare un mercato, la proprietà privata non
funziona nell’organizzarne la produzione. Chi lo produce ne patisce il free riding.
In questo scenario, investire denaro per creare (di fatto) beni pubblici è
problematico, poiché non riesci ad evitare esternalità positive per i terzi. Ciò
può produrre l’opportunismo, ovvero che persone diverse rispetto a coloro che
hanno investito denaro per creare questi beni ne beneficino senza consenso e
senza compenso.
Per ovviare al problema, ci sono da lunghissimo tempo meccanismi per stimolare
la creatività intellettuale: il mecenatismo, le sovvenzioni pubbliche, ad esempio.
Non c’è quindi spazio per un meccanismo mercato per poter ovviare
all’opportunismo: bisogna spostarsi sul diritto, stabilendo delle regole al gioco
che ristabiliscano sul piano giuridico l’escludibilità, impossibile sul piano fisico. Ci
vogliono delle regole che mi dicano che se io uso, senza il consenso del soggetto
che ha prodotto l’opera, quella determinata forma espressiva, il soggetto può
reagire e pretendere che mi siano irrogate sanzioni (che, in linea di principio,
abbiano l’effetto di riservare al soggetto le utilità dell’intangible). Deve esserci una
legge che preveda un consenso per l’utilizzo del bene, e che se questo utilizzo sia
legato ad un compenso mi obblighi a pagarlo. Le forme “classiche” di incentivo
alla creazione di opere sono rimaste, ma da circa 600 anni abbiamo dei meccanismi
che mirano a costruire anche un mercato delle opere dell’ingegno e dei prodotti
culturali che le contengono, mediante una serie di previsioni tecnico-giuridiche che
prevedono l’appropriazione in capo ad un privato del potere di sfruttamento delle
medesime opere.
42
spontaneo.
Com’è possibile che le menti brillanti del diritto, fino ad allora, al 400, non
avessero realizzato l’importanza del tema degli intangibles? Qualche traccia di
consapevolezza c’è:
• II secolo DC, nelle scuole di legge romane si discute della Tabula Picta,
ovverosia dell’appartenenza di un dipinto realizzato da un artista su una tavola
di legno altrui. Questa è la prima presa di coscienza embrionale della
distinzione dialettica tra supporto materiale e forma espressiva. Il problema è
poi risolto sulla base delle regole dell’accessione, stabilendo cioè quale tra i due
è l’apporto economicamente più rilevante.
• I primi soggetti a richiedere tutela del loro lavoro sono gli stampatori, che al
momento sono degli artigiani e non hanno neppure, all’inizio, una corporazione
che li rappresenti, spesso incentivati dal potere politico, signore o dal sovrano a
venire ad esercitare la loro attività nei territori interessati.
ES: Manuzio Aldo, grande stampatore veneziano, protostoria del diritto
d’autore.
à Gli strumenti a disposizione del sovrano per tutelare lo stampatore sono i
privilegi,
Il privilegio ovvero un provvedimento dei pubblici poteri con il quale si
riserva ad un determinato soggetto l’esercizio di un’attività.
Talvolta viene acconsentito un privilegio per l’intera area territoriale (con
la conseguenza che nessun altro potrà fare lo stampatore in quel
ducato/regno/ecc.), in altri casi le esclusive vengono limitate, a volte per
classi di opere (tutte quelle della letteratura latina o greca o di Platone, ad
esempio).
Una volta saturato il mercato dei classici, scatta l’esigenza di tutelare anche i
contemporanei, che già allora puntavano direttamente ad essere stampati e
tutelati fin da subito, che vedono lo stampatore arricchirsi, sfruttando il loro
lavoro intellettuale. O peggio, altri stampatori si arricchiscono rispetto ai quali
avevano affidato la loro opera arricchirsi.
ES: Basti pensare ad Ariosto, che nella prima pagina del suo Orlando Furioso
indica il Privilegio di stampa e illustra le sanzioni nel caso in cui quest’opera
fosse stampata da un’altra bottega.
A questo punto, sono gli autori a rivolgersi ai pubblici poteri del tempo,
chiedendo tutela ed ottenendo a loro volta il privilegio.
à Emergono due tipi di privilegio:
- Quello librario (dato allo stampatore e riguardante una riserva di
attività)
- Quello letterario (assegnato all’autore e riguardante una singola opera o
una pluralità di opere).
Il contenuto è sempre lo stesso, ovvero una riserva di utilizzazione
economica. I l pubblico potere dice: nessuno si permetta di stampare
libri/questo libro senza il consenso dello stampatore/dell’autore. Questi diritti
vengono poi variegati in varie maniere a seconda delle regole del luogo in cui
ci si trova; a volte tutti allo stampatore ma con accordo scritto tra lui e l’autore,
a volte solo all’autore ma dichiarato cedibile, ecc.
In questo modo iniziano a comparire gli strumenti di salvaguardia dello
sfruttamento delle opere dell’ingegno.
Permane tuttavia un problema di fondo: le opere dell’ingegno possono
contribuire alla diffusione di idee pericolose. Ecco che quindi il sovrano
assoluto vuole un controllo su tutto ciò.
à Organizza dunque la concessione del privilegio (sia librario che letterario)
subordinandola all’attività della censura, attività affidata o alle istituzioni
43
ecclesiastiche od ai professori delle università. Formalmente il controllo è sul
piano teologico, ma molto spesso ha contenuto politico.
• A fine ‘600, lo scenario che si può osservare in quasi tutti i paesi d’Europa vede
l’autore come tipico destinatario dei privilegi (o comunque l’autore vivente ha
un potere autorizzatorio determinate nei confronti dell’attività dello
stampatore), ma naturalmente non c’è garanzia che il privilegio venga concesso.
Le rivoluzioni liberali cambiano le parti in causa à liberalizzazione
dell’economia
Già nel 1793 si introduce un decreto che tutela tutte le opere dell’ingegno, non
soltanto quelle letterarie menzionate in quello del ’91. Inoltre, sul piano
normativo si affina la tecnica e si disciplina in modo più ampio e completo
l’attribuzione di un diritto soggettivo agli autori di tutte le opere dell’ingenuo,
indipendentemente dal campo di esplicazione dell’ingegno umano, sia quindi di
carattere artistico, sia scientifico, informativo, divulgativo, ecc.
In età più recente si introduce la tutela delle cosiddette “opere utili”, ovvero
software, design e banche dati.
44
dell’autore.
L’esito di tutto ciò è l’emersione di un’esigenza: la protezione dell’opera e la
relazione dell’autore con l’opera, indipendentemente dalla protezione degli
interessi patrimoniali dell’autore. Il senso è che il legame che c’è tra un
autore e la sua opera rimanga preservato al netto del fatto che egli cede il
suo diritto ad un editore, o chi per esso; è un interesse che può avere vari
riflessi, sia essa la paternità dell’opera, che l’opera non venga modificata
alternandola in modo tale da pregiudicare la sua morale e la sua reputazione,
ecc.
Questa serie ulteriore di interessi è strettamente legata alla personalità umana ed
è molto omogenea agli altri attributi della personalità. Qui nasce l’idea che si
debba proteggere anche la sfera morale, personale, dell’autore.
Nei vari ordinamenti questa cosa è risolta in vari modi differenti:
- in Germania (in origine anche in Francai, ma poi si riduce) si teorizza la
prevalenza del profilo personale. Si ritiene quindi che il diritto d’autore sia
un diritto della personalità, tanto che ancora adesso è incedibile in quanto
tale - si può solo concedere alcune forme di sfruttamento economico
agli imprenditori culturali;
- Mentre nello scenario italiano si teorizza qualcosa di differente. Esistono
quindi due serie di diritti:
o quelli Patrimoniali, che riguardano lo sfruttamento economico
dell’opera;
o quelli Morali, che proteggono la personalità creativa dell’autore.
I diritti patrimoniali si ritengono cedibili, in particolare acquisibili dagli
imprenditori culturali, i diritti morali no, in quanto appunto diritti della
personalità.
Cosa consegue da tutto ciò?
- Innanzitutto, che i diritti d’autore (in questa parte di mondo)
possono nascere SOLO in capo ad una persona fisica;
- Le prerogative di carattere personale non sono mai cedibili;
- L’atto creativo di per sé deve bastare per la nascita di questi diritti;
- Lo Stato non può subordinare la nascita di questi diritti a formalità
costitutive (come il deposito dell’esemplare dell’opera presso
qualche istituzione).
I due rami divergenti del diritto d’autore verranno solo riavvicinati alla
Convenzione d’Unione di Berna per la armonizzazione del D.dA del 1886. Al
momento esiste un solo modello di copyright al mondo, ed è molto più
rassomigliante al Droit d’Auteur della tradizione latino-germanica.
Già fine 800 esigenza di armonizzazione del diritto di autore, 1886 convenzione di
Berna, prima armonizzazione
45
15/11/21
Cos’è proteggibile mediante il diritto d’autore?
(oggetto della protezione) (Legge 633/1941)
Quella del diritto d’autore è una storia costellata di prese di posizione e di pamphlet
molto polemici da parte di filosofi, pensatori ed economisti riguardo al fatto che la
proprietà intellettuale (il diritto esclusivo sulle creazioni dell’ingegno umano)
sarebbe qualcosa di inaccettabile e disfunzionale. Ma questi soggetti non hanno
inteso che non sono le idee ad essere appropriate, ma le modalità espressive
dell’idea stessa. Già Fichte aveva inteso molto del diritto d’autore, per primo
teorizzò l’esistenza di due “entità”: una forma espressiva, che si può e si deve
assoggettare ad una proprietà dell’autore, ed un contenuto ideativo/informativo che
deve invece restare liberamente a disposizione della collettività.
Immanuel Kant invece non aveva capito tantissimo le problematiche in campo, e
quando si è trovato a discutere riguardo a “La Liceità della Ristampa dei Libri”
(saggio in cui ne parla) ha fatto discorsi complicati riguardo al fatto che l’autore
sarebbe una sorta di mandatario del pubblico.
Fichte riprenderà il titolo del saggio kantiano e ridiscute il tema cogliendone i
concetti fondamentali - le idee non si devono e non si possono appropriare, le
infinite varianti nella loro espressione si. Quindi l’idea alla base del romanzo (se
parliamo di opere letterarie) no, la sequenza di parole sì. Potrò quindi riprendere il
tema del patto col diavolo senza pagare pegno a Goethe o Mann o tanti altri, non
con la stessa sequenza di parole. il tema letterario è reclinabile da chiunque.
Negli Stati Uniti prende la forma della Merge of Doctrine, che ha un corollario
molto importante: se non si possono tutelare idee e contenuti ideativi, la forma
espressiva necessitata (in quanto unica possibile per rendere un’idea/contenuto) a
sua volta non è proteggibile, altrimenti la tutela si estenderebbe dalla forma al
contenuto.
Ad esempio, una formula fisica come E=mc2 non è proteggibile, in quanto
appropriandomi della forma espressiva mi approprierei anche dell’idea. In questo
caso la forma è sostanza.
Ancora, alcuni oggetti come le interfacce (o APIs), ovvero quelle porzioni di
codice la cui ripetizione in un software è necessaria per consentire l’interoperabilità
con un altro software, proprio perché necessitate non sono proteggibili. Inoltre la
legge sul diritto d’autore italiana esclude espressamente la tutela d’autore dei testi
normativi e degli atti amministrativi - non perché vengano dallo Stato, bensì perché
la Legge devo conoscerla nel loro esatto wording - la forma è sostanza quindi.
Il diritto in Italia è disciplinato dalla legge 633 del 1941, una legge che ha subito
innumerevoli interventi, molti dei quali sono il frutto dell’attuazione di direttive e
trattati dell’UE, ONU e WTO. L’unione Europea e questi altri enti si avvalgono di
questi strumenti per armonizzare le leggi dei loro stati membri, in questo caso in
materia di diritto d’autore. L’art. 117 della Costituzione, infatti, prevede che il
Legislatore Nazionale debba legiferare in conformità con gli obblighi assunti
mediante i trattati internazionali: ciò significa che gli accordi internazionali
servono per parametrare la legittimità delle leggi nazionali.
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Legge 633/1941 Disposizione sul diritto d’autore
Cap I Opere protette
Art.1à Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell'ingegno di carattere
creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative,
all'architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la
forma di espressione.
Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere letterarie ai sensi della
convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e
resa esclusiva con Legge 20 giugno 1978 n’ 399, nonché le banche di dati che per
la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale
dell’autore.
- Abbiamo una prima identificazione di ambiti in cui si esercita la creatività
intellettuale, identificata in maniera chiara dal legislatore.
Sono protette anche opere che siano configurabili come appartenenti agli ambiti
dell’esperienza umana indicati all’Art. 1 ma non sono espressamente enumerate
dall’Art. 2, come la grafica editoriale (elementi decorativi di un testo a stampa/a
video), le opere multimediali (il videogioco che contiene il link per accedere al
concerto del cantante o simili, o il DVD che ha audio e video e contiene magari
anche del testo - che quindi utilizzano una pluralità di linguaggi) o le opere
televisive. Ora si sta discutendo se il paesaggio o le installazioni siano proteggibili
dal diritto d’autore (e la risposta è sostanzialmente positiva); ci si è chiesto se
Maradona che gioca a calcio e i suoi trick siano proteggibili (discorso complicato,
risposta tendenzialmente negativa considerata la componente di rappresentatività e
di ripetitività).
Quanto deve essere nuova? Per creatività, secondo la corte di giustizia UE, si
intende il fatto che l’opera sia frutto della libertà espressiva dell’autore in
modo tale da poterne riflettere la personalità. Non impone, ovviamente, che
siano proteggibili solo le opere con un livello di innovatività espressiva tale da
rivelare subito il nome dell’autore (ad es. leggo questo romanzo e so che è Tizio
dal suo stile). Per essere tutelati è sufficiente invece che l’autore possa godere di un
margine di libertà, chiamata discrezionalità, nelle scelte sufficiente per estrinsecare
la sua personalità creativa. In sostanza, la corte di giustizia dell’UE ci dice che
sono proteggibili tutte le forme espressive nuove che siano frutto di scelte
discrezionali. Il livello di protezione è quindi bassissimo - ma c’è comunque un
limite a tutto. Ad esempio, quando Albano fece causa a Michael Jackson, Ennio
Morricone disse nella consulenza tecnica che la parte copiata era un qualcosa di
così banale da non meritare tutela in quanto molto comune nella musica pop. Il
giudizio di non-banalità comporta che il gradiente di tutela non è elevato - va
valutato in concreto caso per caso se il complesso delle scelte espressive effettuate
consente quantomeno di sostenere che c’è stato un esercizio minimo di
discrezionalità, guardando allo stato dell’arte preesistente e vedere se si tratta di
una forma espressiva standardizzata rispetto a quanto già c’era prima, se si trova
48
qualcosa di identico con certezza si esclude la protezione, se si trova qualcosa di
parzialmente identico allora la porzione sovrapponibile non è protetta.
Riguardo ai software: l’interfaccia grafica non può essere proteggibile dal diritto
d’autore, in quanto essa è una delle componenti e non una forma espressiva del
software, che ha come uniche forme il codice soggetto comprensibile alla macchina
ed il codice sorgente comprensibile all’uomo. Se le istruzioni per elaboratore sono
originali, il codice oggetto e sorgente saranno proteggibili dal diritto d’autore, in
quella forma lì.
Inoltre, l’interfaccia è necessitata e quindi difficilmente proteggibile in quanto
opera grafica, elemento del software, uno dei suoi componenti, cioè a condizione
che, confrontata con le altre immagini proiettate sul video dagli altri programmi,
risulti originale.
49
originaria, gli adattamenti, le riduzioni, compendi, le variazioni non costituenti
opera originale.
Art. 5. à Le disposizioni di questa legge non si applicano ai testi degli atti ufficiali
dello stato e delle Amministrazioni pubbliche, sia italiane che straniere.
50
Capo II – Soggetti del diritto
Come si fa però con le Intelligenze Artificiali, che replicano quindi alcune abilità
dell’intelletto umano?
Il punto fondamentale della questione è che le IA sono basate sul processo di
Machine Learning: il codice lascia degli spazi vuoti che vengono creati dalla
macchina basandosi sull’esperienza precedente (di richieste dell’utente, di ricerche
periodiche), auto-apprendendo, modificando il suo comportamento e creando
quindi di fatto un nuovo codice. Questo suo sforzo adattivo, che è tipico degli
esseri viventi, è quindi creativo: crea nuovo software, e questo è proteggibile dal
diritto d’autore. Ma la condizione che nasca il diritto d’autore è un atto creativo,
che solo l’uomo è in grado di compiere. Quando crea la macchina?
Con questo si risolve anche una seconda sfaccettatura del problema: se le opere
dell’ingegno di un computer vengono tutelate, a chi spetta il diritto d’autore in
questione? La logica dovrebbe essere a colui che utilizzando il programma che ha
generato l’opera, ha sostenuto i relativi investimenti (in particolare l’attività di
51
Machine Learning).
Una soluzione efficiente potrebbe essere quella di proteggere tutto ciò che viene
considerato forma espressiva nuova e discrezionale, indipendentemente dal fatto
che siano state create da un uomo o da una macchina, e si alloca il diritto d’autore
in capo al soggetto che ha sostenuto l’investimento.
Ma chi è l’autore? È un bel tema, probabilmente incapace di soluzione. Finché la
macchina non avranno personalità giuridica e diritti (se mai li avranno, temi
quasi da fantascienza), prevalgono i quesiti e i dubbi - le risposte sono come
sempre legate al contingente.
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Capo III Contenuto e durata del diritto di autore
Sezione I Protezione della utilizzazione economica dell'opera
53
Art. 14. à Il diritto esclusivo di trascrivere ha per oggetto l'uso dei mezzi atti a
trasformare l'opera orale in opera scritta o riprodotta con uno dei mezzi indicati
nell'articolo precedente.
54
1. Ai fini della presente legge si intende per:
a) Satellite: qualsiasi satellite operante su bande di frequenza che, a norma della
legislazione sulle telecomunicazioni, sono riservate alla trasmissione di
segnali destinati alla ricezione diretta del pubblico o riservati alla
comunicazione individuale privata purché la ricezione di questa avvenga in
condizioni comparabili a quelle applicabili alla ricezione da parte del
pubblico;
b) Comunicazione al pubblico via satellite: l'atto di inserire sotto il controllo e la
responsabilità̀ dell'organismo di radiodiffusione operante sul territorio
nazionale i segnali portatori di programmi destinati ad essere ricevuti dal
pubblico in una sequenza ininterrotta di comunicazione diretta al satellite e poi
a terra. Qualora i segnali portatori di programmi siano diffusi in forma
codificata, vi è comunicazione al pubblico via satellite a condizione che i
mezzi per la decodificazione della trasmissione siano messi a disposizione del
pubblico a cura dell'organismo di radiodiffusione stesso o di terzi con il suo
consenso. Qualora la comunicazione al pubblico via satellite abbia luogo nel
territorio di uno stato non comunitario nel quale non esista il livello di
protezione che per il detto sistema di comunicazione al pubblico stabilisce la
presente legge:
1. Se i segnali ascendenti portatori di programmi sono trasmessi al satellite
da una stazione situata nel territorio nazionale, la comunicazione al
pubblico via satellite si considera avvenuta in Italia. I diritti riconosciuti
dalla presente legge, relativi alla radiodiffusione via satellite, sono
esercitati nei confronti del soggetto che gestisce la stazione;
2. Se i segnali ascendenti sono trasmessi da una stazione non situata in
uno Stato membro dell'Unione europea, ma la comunicazione al
pubblico via satellite avviene su incarico di un organismo di
radiodiffusione situato in Italia, la comunicazione al pubblico si
considera avvenuta nel territorio nazionale purché l'organismo di
radiodiffusione vi abbia la sua sede principale. I diritti stabiliti dalla
presente legge, relativi alla radiodiffusione via satellite, sono esercitati
nei confronti del soggetto che gestisce l'organismo di radiodiffusione;
c) Ritrasmissione via cavo: la ritrasmissione simultanea, invariata ed integrale,
per il tramite di un sistema di ridistribuzione via cavo o su frequenze molto
elevate, destinata al pubblico, di un'emissione primaria radiofonica o
televisiva comunque diffusa, proveniente da un altro Stato membro
dell'Unione europea e destinata alla ricezione del pubblico.
Ci sono però dei casi nei quali non ho un pubblico certo ma un pubblico eventuale:
sono i casi in cui carico dei contenuti su un sito web (uploading), che è una delle
attività riservate al titolare del diritto d’autore. Coopera in concorso chi fa il
download oltre chi fa l’upload.
Art. 17.
55
1. Il diritto esclusivo di distribuzione ha per oggetto la messa in commercio o in
circolazione, o comunque a disposizione, del pubblico, con qualsiasi mezzo ed
a qualsiasi titolo, dell'originale dell'opera o degli esemplari di essa e
comprende, altresì, il diritto esclusivo di introdurre nel territorio degli Stati
della Comunità europea, a fini di distribuzione, le riproduzioni fatte negli Stati
extracomunitari.
2. Il diritto di distribuzione dell'originale o di copie dell'opera non si esaurisce
nella Comunità europea, se non nel caso in cui la prima vendita o il primo atto
di trasferimento della proprietà nella Comunità sia effettuato dal titolare del
diritto o con il suo consenso.
3. Quanto disposto dal comma 2 non si applica alla messa a disposizione del
pubblico di opere in modo che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel
momento scelti individualmente, anche nel caso in cui sia consentita la
realizzazione di copie dell'opera.
4. Ai fini dell'esaurimento di cui al comma 2, non costituisce esercizio del diritto
esclusivo di distribuzione la consegna gratuita di esemplari delle opere,
effettuata o consentita dal titolare a fini promozionali, ovvero di insegnamento
o di ricerca scientifica.
PRINCIPIO DELL’ESAURIMENTO
Nell’unione europea la legge sul diritto d’autore è molto simile. Quando l’opera è
creata nasce un diritto d’autore. L’autore quado la crea, crea qualcosa che ha i
diritti in tutti i paesi (se creo in Italia, ma usano l’opera in Francia, varrà il diritto
d’autore francese).
56
Quando l’opera è messa in circolo con l’autorizzazione dell’autore, non può
controllare la circolazione delle copie vendute. Le copie sono affette
dall’esaurimento di distribuzione.
La prima vendita nel territorio dell’unione europea esaurisce il diritto di
distribuzione su quell’esemplare, per tutti i paesi dell’unione europea.
L’esemplare nell’UE circola liberamente, mentre se l’esemplare circola al di fuori
dell’unione europea, per rientrare in UE deve avere il permesso dell’autore.
Art. 18.
Il diritto esclusivo di tradurre ha per oggetto tutte le forme di modificazione, di
elaborazione e di trasformazione dell'opera previste nell'art. 4.
L'autore ha altresì il diritto di pubblicare le sue opere in raccolta. Ha infine il
diritto esclusivo di introdurre nell'opera qualsiasi modificazione.
à Permesso
Art. 18-bis.
1. Il diritto esclusivo di noleggiare ha per oggetto la cessione in uso degli
originali, di copie o di supporti di opere, tutelate dal diritto d'autore, fatta per
un periodo limitato di tempo ed ai fini del conseguimento di un beneficio
economico o commerciale diretto o indiretto.
2. Il diritto esclusivo di dare in prestito ha per oggetto la cessione in uso degli
originali, di copie o di supporti di opere, tutelate dal diritto d'autore, fatta da
istituzioni aperte al pubblico, per un periodo di tempo limitato, a fini diversi da
quelli di cui al comma 1.
3. L'autore ha il potere esclusivo di autorizzare il noleggio o il prestito da parte di
terzi.
4. I suddetti diritti e poteri non si esauriscono con la vendita o con la
distribuzione in qualsiasi forma degli originali, di copie o di supporti delle
opere.
5. L'autore, anche in caso di cessione del diritto di noleggio ad un produttore di
fonogrammi o di opere cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini
in movimento, conserva il diritto di ottenere un'equa remunerazione per il
noleggio da questi a sua volta concluso con terzi. Ogni patto contrario è nullo.
In difetto di accordo da concludersi tra le categorie interessate quali individuate
dall'articolo 16, primo comma, del regolamento, detto compenso è stabilito con
la procedura di cui all'articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale 20
luglio 1945, n. 440.
6. I commi da 1 a 4 non si applicano in relazione a progetti o disegni di edifici e
ad opere di arte applicata.
57
continuamente modificato, debuggato, aggiornato, sviluppato e sono operazioni
riservate al solo autore. C’è un’ultima operazione che si può fare coi software
(complicatissima ma fattibile), ovvero la decompilazione, ovverosia il passaggio da
codice oggetto a codice sorgente. Quest’operazione, fondamentale per
comprendere le logiche dietro al funzionamento di un software, è tuttavia
considerabile traduzione da un linguaggio ad un altro.
Art. 19.
I diritti esclusivi previsti dagli articoli precedenti sono fra loro indipendenti.
L'esercizio di uno di essi non esclude l'esercizio esclusivo di ciascuno degli altri
diritti.
Essi hanno per oggetto l'opera nel suo insieme ed in ciascuna delle sue parti.
Il risultato è che quando qualcuno acquista un diritto tra quelli prima enumerati
(oppure ottiene l’autorizzazione per svolgere una delle attività riservate in base a
quei diritti) non è detto che abbia acquisito o possa svolgere lecitamente una delle
altre attività.
Ultima osservazione sui diritti patrimoniali: in alcuni casi essi (che nascono sempre
in capo all’autore) si trasferiscono immediatamente in capo ad un imprenditore
culturale. Sono i casi del software, delle banche dati e del design: in questi tre casi
il diritto è subito acquisito dal datore di lavoro, qualora l’opera sia stata creata nello
svolgimento delle mansioni del lavoro subordinato. Ancora, nel caso delle opere
cinematografiche, il diritto d’autore sull’opera complessiva nasce automaticamente
per legge in capo al produttore - nonostante i diritti su ogni singola componente
dell’opera spettino allo specifico creatore (soggettista, sceneggiatore, regista,
autore della colonna sonora).
Nel caso dell’opera giornalistica, il diritto d’autore nasce in capo agli autori dei
singoli pezzi ma il diritto sull’intera opera trapassa in capo all’editore. In presenza
di un’organizzazione imprenditoriale che pone le premesse per la creazione
dell’opera, il diritto nasce in capo alla Persona Fisica ma, senza il bisogno di un
consenso ulteriore, trapassa in capo all’imprenditore che ha organizzato la
creazione dell’opera.
Per preservare interessi superiori della collettività (ovverosia evitare che essa sia
privata dei contenuti protetti dal diritto d’autore) e dei singoli consociati,
l’ordinamento giuridico sul diritto d’autore italiano prevede di liberalizzare una
serie di attività, che dunque sono realizzabili da chiunque senza bisogno del
consenso del titolare del diritto - normalmente, egli chiede un compenso per il suo
consenso allo sfruttamento della sua opera (o, più raramente, vieta tout- court).
58
22/11/21
Art. 65.
1. Gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso,
pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a
disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere
possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre
riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione
non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui
sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportato.
2. La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti
utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini
dell'esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo,
sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome
dell'autore, se riportato.
Art. 66.
I discorsi su argomenti di interesse politico o amministrativo tenuti in
pubbliche assemblee o comunque in pubblico, nonché gli estratti di
conferenze aperte al pubblico, possono essere liberamente riprodotti o
comunicati al pubblico, nei limiti giustificati dallo scopo informativo, nelle
riviste o nei giornali anche radiotelevisivi o telematici, purché indichino la
fonte, il nome dell'autore, la data e il luogo in cui il discorso fu tenuto.
59
dell'autore, la data e il luogo in cui il discorso fu tenuto.
Vi sono poi esigenze di buon funzionamento della giustizia, di pubblica sicurezza e
delle dinamiche parlamentari che impongono che le opere protette dal diritto
d’autore (come i discorsi dei politici in parlamento o le arringhe degli avvocati in
sede giudiziaria) siano tendenzialmente liberamente riproducibili.
Art. 67.
Opere o brani di opere possono essere riprodotti a fini di pubblica
sicurezza, nelle procedure parlamentari, giudiziarie o amministrative,
purché si indichino la fonte e, ove possibile, il nome dell'autore.
Art. 68.
a. È libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale
dei lettori, fatta a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o
diffusione dell'opera nel pubblico.
b. È libera la fotocopia di opere esistenti nelle biblioteche accessibili al
pubblico o in quelle scolastiche, nei musei pubblici o negli archivi
pubblici, effettuata dai predetti organismi per i propri servizi, senza alcun
vantaggio economico o commerciale diretto o indiretto.
c. Fermo restando il divieto di riproduzione di spartiti e partiture musicali, è
consentita, nei limiti del quindici per cento di ciascun volume o fascicolo
di periodico, escluse le pagine di pubblicità, la riproduzione per uso
personale di opere dell'ingegno effettuata mediante fotocopia, xerocopia o
sistema analogo.
d. I responsabili dei punti o centri di riproduzione, i quali utilizzino nel
proprio àmbito o mettano a disposizione di terzi, anche gratuitamente,
apparecchi per fotocopia, xerocopia o analogo sistema di riproduzione,
devono corrispondere un compenso agli autori ed agli editori delle opere
dell'ingegno pubblicate per le stampe che, mediante tali apparecchi,
vengono riprodotte per gli usi previsti nel comma 3. La misura di detto
compenso e le modalità per la riscossione e la ripartizione sono
determinate secondo i criteri posti all'art. 181-ter della presente legge.
Salvo diverso accordo tra la SIAE e le associazione delle categorie
interessate, tale compenso non può essere inferiore per ciascuna pagina
riprodotta al prezzo medio a pagina rilevato annualmente dall'ISTAT per i
libri.
e. Le riproduzioni per uso personale delle opere esistenti nelle biblioteche
pubbliche, fatte all'interno delle stesse con i mezzi di cui al comma 3,
possono essere effettuate liberamente nei limiti stabiliti dal medesimo
comma 3 con corresponsione di un compenso in forma forfetaria a favore
degli aventi diritto di cui al comma 2 dell'articolo 181-ter, determinato ai
sensi del secondo periodo del comma 1 del medesimo articolo 181-ter. Tale
compenso è versato direttamente ogni anno dalle biblioteche, nei limiti
degli introiti riscossi per il servizio, senza oneri aggiuntivi a carico del
bilancio dello Stato o degli enti dai quali le biblioteche dipendono. I limiti
di cui al comma 3 non si applicano alle opere fuori dai cataloghi editoriali e
rare in quanto di difficile reperibilità sul mercato.
f. È vietato lo spaccio al pubblico delle copie di cui ai commi precedenti e, in
genere, ogni utilizzazione in concorrenza con i diritti di utilizzazione
economica spettanti all'autore.
Art. 68-bis.
Salvo quanto disposto in ordine alla responsabilità dei prestatori
intermediari dalla normativa in materia di commercio elettronico, sono
esentati dal diritto di riproduzione gli atti di riproduzione temporanea privi
60
di rilievo economico proprio che sono transitori o accessori e parte
integrante ed essenziale di un procedimento tecnologico, eseguiti all'unico
scopo di consentire la trasmissione in rete tra terzi con l'intervento di un
intermediario, o un utilizzo legittimo di un'opera o di altri materiali.
Art. 68
Comma 1 poco attuale, si parla della riproduzione di opere per uso personale,
copiate a mano o con metodi non idonei allo spaccio di queste.
Art. 69.
1. Il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti
pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale, non è
soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo diritto, ed ha ad
oggetto esclusivamente:
a) gli esemplari a stampa delle opere, eccettuati gli spartiti e le
partiture musicali;
b) i fonogrammi ed i videogrammi contenenti opere
cinematografiche o audiovisive o sequenze d'immagini in
movimento, siano esse sonore o meno, decorsi almeno diciotto
mesi dal primo atto di esercizio del diritto di distribuzione,
ovvero, non essendo stato esercitato il diritto di distribuzione,
decorsi almeno ventiquattro mesi dalla realizzazione delle dette
opere e sequenze di immagini.
2. Per i servizi delle biblioteche, discoteche e cineteche dello Stato e degli
enti pubblici è consentita la riproduzione, senza alcun vantaggio
economico o commerciale diretto o indiretto, in un unico esemplare, dei
fonogrammi e dei videogrammi contenenti opere cinematografiche o
audiovisive o sequenze di immagini in movimento, siano esse sonore o
meno, esistenti presso le medesime biblioteche, cineteche e discoteche
dello Stato e degli enti pubblici.
Art. 70.
1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la
loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o
di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano
concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di
insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per
finalità illustrative e per fini non commerciali.
62
Art. 70 – Citazione Come posso fare però a non citare l’opera integralmente in
caso di opere delle arti figurative? È assoggettata ad equo compenso la
riproduzione delle opere letterarie nelle antologie ad uso scolastico (comma 2
dell’art. 70)
Art. 71.
Le bande musicali e le fanfare dei corpi armati dello Stato possono
eseguire in pubblico brani musicali o parti di opere in musica, senza
pagamento di alcun compenso per diritti di autore, purché l'esecuzione sia
effettuata senza scopo di lucro.
Art. 71-bis.
1. Ai portatori di particolari handicap sono consentite, per uso personale, la
riproduzione di opere e materiali protetti o l'utilizzazione della
comunicazione al pubblico degli stessi, purché siano direttamente collegate
all'handicap, non abbiano carattere commerciale e si limitino a quanto
richiesto dall'handicap.
2. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il
Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il comitato di cui all'art.
190, sono individuate le categorie di portatori di handicap di cui al comma
1 e i criteri per l'individuazione dei singoli beneficiari nonché, ove
necessario, le modalità di fruizione dell'eccezione.
Art. 71-ter.
È libera la comunicazione o la messa a disposizione destinata a singoli
individui, a scopo di ricerca o di attività privata di studio, su terminali
aventi tale unica funzione situati nei locali delle biblioteche accessibili al
pubblico, degli istituti di istruzione, nei musei e negli archivi,
limitatamente alle opere o ad altri materiali contenuti nelle loro collezioni e
non soggetti a vincoli derivanti da atti di cessione o da licenza.
L’art. 71-bis consente alcune forme di utilizzazione a persone con disabilità; l’art.
71-ter prevede qualcosa di molto importante per la ricerca: “E' libera la
comunicazione o la messa a disposizione destinata a singoli individui, a scopo di
ricerca o di attività privata di studio, su terminali aventi tale unica funzione situati
nei locali delle biblioteche accessibili al pubblico, degli istituti di istruzione, nei
musei e negli archivi”. Quando un’istituzione vuole mettere dei beni di importanza
storica elevata (come le cinquecentine delle biblioteche dell’UniPv) a disposizione
di chiunque, può digitalizzare (se non più protette dal diritto d’autore) le opere. Se
l’opera fosse protetta, è comunque possibile consultarla - come? Digitalizzandola e
poi consultabile tramite i terminali dell’istituzione. Questa previsione nasce dalla
Direttiva UE 29/2001, che menziona però esclusivamente la comunicazione di
questi esemplari: per garantire l’effetto utile della previsione, ci dice la corte di
giustizia, deve essere liberalizzata anche la digitalizzazione delle opere protette - se
finalizzata a questo scopo. Il DLGS che attuerà a brevissimo la direttiva 790/2019
della UE correggerà la previsione con menzione alla digitalizzazione.
Art. 71-quater.
È consentita la riproduzione di emissioni radiotelevisive effettuate da
ospedali pubblici e da istituti di prevenzione e pena, per un utilizzo
esclusivamente interno, purché i titolari dei diritti ricevano un equo
compenso determinato con decreto del Ministro per i beni e le attività
culturali, sentito il comitato di cui all'art. 190.
Art. 71-quinquies.
63
1. I titolari di diritti che abbiano apposto le misure tecnologiche di cui
all'articolo 102-quater sono tenuti alla rimozione delle stesse, per
consentire l'utilizzo delle opere o dei materiali protetti, dietro richiesta
dell'autorità competente, per fini di sicurezza pubblica o per assicurare il
corretto svolgimento di un procedimento amministrativo, parlamentare o
giudiziario.
2. I titolari dei diritti sono tenuti ad adottare idonee soluzioni, anche mediante
la stipula di appositi accordi con le associazioni di categoria
rappresentative dei beneficiari, per consentire l'esercizio delle eccezioni di
cui agli articoli 55, 68, commi 1 e 2, 69, comma 2, 70, comma 1, 71-bis e
71-quater, su espressa richiesta dei beneficiari ed a condizione che i
beneficiari stessi abbiano acquisito il possesso legittimo degli esemplari
dell'opera o del
3. materiale protetto, o vi abbiano avuto accesso legittimo ai fini del loro
utilizzo, nel rispetto e nei limiti delle disposizioni di cui ai citati articoli, ivi
compresa la corresponsione dell'equo compenso, ove previsto.
4. I titolari dei diritti non sono tenuti agli adempimenti di cui al comma 2 in
relazione alle opere o ai materiali messi a disposizione del pubblico in
modo che ciascuno vi possa avere accesso dal luogo o nel momento scelto
individualmente, quando l'accesso avvenga sulla base di accordi
contrattuali.
5. Le associazioni di categoria dei titolari dei diritti e gli enti o le associazioni
rappresentative dei beneficiari delle eccezioni di cui al comma 2 possono
svolgere trattative volte a consentire l'esercizio di dette eccezioni. In
mancanza di accordo, ciascuna delle parti può rivolgersi al comitato di cui
all'articolo 190 perché esperisca un tentativo obbligatorio di conciliazione,
secondo le modalità di cui all'articolo 194-bis.
6. Dall'applicazione della presente disposizione non derivano nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
64
Il meccanismo della copia privata vale anche per musica ed audiovisivi, come
indicato all’Art. 71- sexies: “E' consentita la riproduzione privata di fonogrammi e
videogrammi su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso
esclusivamente personale, purché senza scopo di lucro e senza fini direttamente o
indirettamente commerciali, nel rispetto delle misure tecnologiche di cui
all'articolo 102-quater.”
Può capitare che alcuni produttori di audio e di video prevedano delle misure
tecnologiche che limitano le possibilità di questa copia - in questo caso non si
possono rimuovere le misure tecnologiche e la copia non è consentita.
La riproduzione di cui al comma 1 non può essere effettuata da terzi (non è
possibile preparare un CD, magari da regalare o vendere, o un MP3 o altri supporti
per altri). La prestazione di servizi finalizzata a consentire la riproduzione di
fonogrammi e videogrammi da parte di persona fisica per uso personale costituisce
attività di riproduzione soggetta alle disposizioni di cui agli articoli 13, 72, 78-bis,
79 e 80.
Inoltre, quest’attività di copia privata non si può realizzare con i contenuti scaricati
da internet nell’ipotesi in cui siano accessibili solo sulla base di accordi contrattuali
(abbonamento ad un servizio).
Art. 71-septies.
1. Gli autori ed i produttori di fonogrammi, nonché i produttori originari di
opere audiovisive, gli artisti interpreti ed esecutori ed i produttori di
videogrammi, e i loro aventi causa, hanno diritto ad un compenso per la
riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi di cui all'articolo
71-sexies. Detto compenso è costituito, per gli apparecchi esclusivamente
destinati alla registrazione analogica o digitale di fonogrammi o
videogrammi, da una quota del prezzo pagato dall'acquirente finale al
rivenditore, che per gli apparecchi polifunzionali è calcolata sul prezzo di
un apparecchio avente caratteristiche equivalenti a quelle della componente
interna destinata alla registrazione, ovvero, qualora ciò non fosse possibile,
da un importo fisso per apparecchio. Per i supporti di registrazione audio e
video, quali supporti analogici, supporti digitali, memorie fisse o
trasferibili destinate alla registrazione di fonogrammi o videogrammi, il
compenso è costituito da una somma commisurata alla capacità di
registrazione resa dai medesimi supporti. Per i sistemi di
videoregistrazione da remoto il compenso di cui al presente comma è
dovuto dal soggetto che presta il servizio ed è commisurato alla
remunerazione ottenuta per la prestazione del servizio stesso.
2. Il compenso di cui al comma 1 è determinato, nel rispetto della normativa
comunitaria e comunque tenendo conto dei diritti di riproduzione, con
decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, da adottare entro il 31
dicembre 2009 sentito il comitato di cui all'articolo 190 e le associazioni di
categoria maggiormente rappresentative dei produttori degli apparecchi e
dei supporti di cui al comma 1. Per la determinazione del compenso si
tiene conto dell'apposizione o meno delle misure tecnologiche di cui
all'articolo 102-quater, nonché della diversa incidenza della copia digitale
rispetto alla copia analogica. Il decreto è sottoposto ad aggiornamento
triennale.
3. Il compenso è dovuto da chi fabbrica o importa nel territorio dello Stato
allo scopo di trarne profitto gli apparecchi e i supporti indicati nel comma
1. I predetti soggetti devono presentare alla Società italiana degli autori ed
editori (SIAE), ogni tre mesi, una dichiarazione dalla quale risultino le
cessioni effettuate e i compensi dovuti, che devono essere contestualmente
corrisposti. In caso di mancata corresponsione del compenso, è
65
responsabile in solido per il pagamento il distributore degli apparecchi o
dei supporti di registrazione.
4. La violazione degli obblighi di cui al comma 3 è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria pari al doppio del compenso dovuto, nonché, nei
casi più gravi o di recidiva, con la sospensione della licenza o
autorizzazione all'esercizio dell'attività commerciale o industriale da
quindici giorni a tre mesi ovvero con la revoca della licenza o
autorizzazione stessa.
66
Art. 71-nonies.
Le eccezioni e limitazioni disciplinate dal presente capo e da ogni altra
disposizione della presente legge, quando sono applicate ad opere o ad altri
materiali protetti messi a disposizione del pubblico in modo che ciascuno
possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelto individualmente, non
devono essere in contrasto con lo sfruttamento normale delle opere o degli
altri materiali, né arrecare un ingiustificato pregiudizio agli interessi dei
titolari.
Art. 71-decies.
Le eccezioni e limitazioni al diritto d'autore contenute nel presente capo si
applicano anche ai diritti connessi di cui ai capi I, I-bis, II e III e, in quanto
applicabili, agli altri capi del titolo II, nonché al capo I del titolo II-bis.
Una previsione di chiusura, dove vengono riprodotti due passaggi dello “Three
Step Test”, una previsione contenuta originariamente nella Convenzione
dell’Unione di Berna e poi transitata nel trattato WIPO, nell’accordo TRIPS e nella
Dir. UE 29/200 in base alla quale i diritti dell’autore possono essere limitati solo in
casi speciali, a condizione che queste forme di utilizzazione non siano in contrasto
con lo sfruttamento normale delle opere né arrechino un ingiustificato pregiudizio.
È quindi possibile liberalizzare l’uso di un’opera dell’ingegno, ma solo in casi
particolari e solo a condizione che il diritto dell’autore non venga svuotato di
significato economico. Questa previsione consente al Giudice di verificare l’esito
dell’applicazione delle previsioni precedenti per evitare di generare utilizzazioni in
concorrenza con lo sfruttamento economico dell’opera da parte del titolare o coloro
che abbiano acquisito i diritti.
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24/11/2021
Diritti Morali d’Autore
Tradizione ormai secolare, sono veri e propri diritti della personalità, che
proteggono la relazione tra l’autore e l’opera o la personalità creativa
dell’autore - come è espressa nell’opera dell’ingegno. In linea di principio si
ritiene che l’opera dell’ingegno rifletta la personalità creativa dell’autore, e
all’autore sono riconosciute prerogative particolari nell’uso dell’opera.
à sono riconosciuti alcuni poteri che ancora una volta tendono a proteggere la sua
personalità (estrinsecata dalla relazione con l’opera da egli creata).
Diritto di paternità
Il diritto che ha l’autore che impedisce a chiunque di qualificarsi come autore della
sua opera. L’autore può reagire di fronte a chiunque si dichiari autori della sua
opera: questo potere, come tutti i diritti della personalità, è incedibile, irrinunciabile
e imprescrittibile e alla morte dell’autore trapassa, senza poter essere ceduto, in
capo ai suoi discendenti - ed in assenza di discendenti viene esercitato dallo Stato.
Questi diritti prevalgono anche su quelli patrimoniali (visto che tipicamente essi
vengono ceduti).
Art. 20.
Indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica
dell'opera, previsti nelle disposizioni della sezione precedente, ed anche
dopo la cessione dei diritti stessi, l'autore conserva il diritto di rivendicare
la paternità̀ dell'opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od
altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell'opera stessa, che possano
essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.
Tuttavia, nelle opere dell'architettura l'autore non può̀ opporsi alle
modificazioni che si rendessero necessarie nel corso della realizzazione.
Del pari non potrà̀ opporsi a quelle altre modificazioni che si rendesse
necessario apportare all'opera già̀ realizzata. Però, se all'opera sia
riconosciuto dalla competente autorità̀ statale importante carattere artistico,
spetteranno all'autore lo studio e l'attuazione di tali modificazioni.
Art. 21.
L'autore di un'opera anonima e pseudonima ha sempre il diritto di rivelarsi
e di far conoscere in giudizio la sua qualità di autore.
Nonostante qualunque precedente patto contrario, gli aventi causa
dell'autore che si sia rivelato ne dovranno indicare il nome nelle
pubblicazioni, riproduzioni, trascrizioni, esecuzioni, rappresentazioni,
recitazioni e diffusioni o in qualsiasi altra forma di manifestazione o
annuncio al pubblico.
Diritto all’integrità dell’opera, Art. 20 - L’autore, anche nel caso in cui abbia
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ceduto i propri diritti patrimoniali, conserva in ogni caso il diritto di opporsi a
qualunque “deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a
danno dell'opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua
reputazione.”
Perché, ad esempio, i film di Fellini passano sui canali televisivi ad orari
improponibili? Una serie di cause avviate da svariati registi italiani di prestigio tra
gli anni ’80 e ’90, ha portato ad una giurisprudenza monolitica che ha dichiarato
che le interruzioni pubblicitarie dell’opera cinematografica sono modifiche
pregiudizievoli dei diritti morali d’autore.
Art. 22.
I diritti indicati nei precedenti articoli sono inalienabili. Tuttavia, l'autore
che abbia conosciute ed accettate le modificazioni della propria opera non
è più ammesso ad agire per impedirne l'esecuzione o per chiederne la
soppressione.
Art. 23.
Dopo la morte dell'autore il diritto previsto nell'art. 20 può essere fatto
valere, senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli, e, in loro mancanza,
dai genitori e dagli altri ascendenti e dai discendenti diretti; mancando gli
ascendenti ed i discendenti, dai fratelli e dalle sorelle e dai loro discendenti.
L'azione, qualora finalità̀ pubbliche lo esigano, può altresì essere esercitata
dal Ministro per la cultura popolare.
Art. 24.
Il diritto di pubblicare le opere inedite spetta agli eredi dell'autore o ai
legatari delle opere stesse, salvo che l'autore abbia espressamente vietata la
pubblicazione o l'abbia affidata ad altri.
Qualora l'autore abbia fissato un termine per la pubblicazione, le opere
inedite non possono essere pubblicate prima della sua scadenza.
Quando le persone indicate nel primo comma siano più e vi sia tra loro
dissenso, decide l'autorità giudiziaria, sentito il Pubblico Ministero. È
rispettata, in ogni caso, la volontà del defunto, quando risulti da scritto.
Sono applicabili a queste opere le disposizioni contenute nella sezione
seconda del capo secondo del titolo terzo.
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L’autore di idea originaria e poi l’acquirente del diritto patrimoniale ha il potere di
vietare o autorizzare determinate utilizzazioni dell’opera. Tipicamente, eserciterà
questo consenso mediate un contratto (che per l’art. 1322 del CC è l’incontro di
volontà di due soggetti i cui interessi perseguiti siano “meritevoli di protezione”).
Digressione storica
- Negli anni ’60, quando l’informatica inizia a diventare qualcosa di molto serio
e nella West Coast si inizia a lavorare su sistemi operativi, software
complessi in grado di gestire il funzionamento della macchina per
svolgere una pluralità di funzioni.
- Tra gli anni ’70 e ’80 la rivoluzione informatica si compie grazie a delle menti
geniali che immaginano di applicare questa modalità operativa, finora
destinata a grandi macchine a fini industriali, a macchine di capacità molto più
limitata messe a disposizione della gente qualunque, i Personal Computer.
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Steve Jobs instillano i sistemi operativi direttamente nelle macchine, Bill
Gates li racchiude in dischetti (che finiranno, visto il diffondersi dei PC sulle
scrivanie di tutto il mondo, dentro ai computer di IBM - che dominava il
mercato hardware all’epoca). Quando si verificano questi fenomeni, in
parallelo c’è una quota di geniali programmatori che va “sott’acqua”: decide
di non giocare alle regole della proprietà intellettuale che ispiravano sia Jobs
che Gates. Windows assomiglia molto al primo sistema operativo Macintosh
di Apple, Jobs fa causa a Gates e trovano poi un componimento.
- La logica però (soprattutto quella alla base di Apple, nonostante si sia un po’
ammorbidita) è estremamente proprietaria - c’è un gruppo di programmatori
della West Coast che però prova a programmare un sistema operativo non
proprietario alternativo. È un sistema operativo al quale tutti possono
contribuire - come? Si racconta com’è fatto a chiunque, senza criptare alcuna
parte del codice. Il progetto GNU (acronimo di GNU’s Not Unix - Unix era,
all’epoca, il “padre” di tutti i sistemi operativi proprietari) viene sviluppato da
questo gruppo di libertari e comporta l’elaborazione di una quantità molto
elevata di software al quale concorrono spontaneamente e liberamente tanti
programmatori. Fino a poco tempo fa, questo programma operativo non
funziona benissimo: arriva Linus Torvalds ed offre il frutto del suo genio, cioè
il Kernel (quella parte di programma operativo determinante per il suo
funzionamento messa a punto tramite la su attività di programmatore) che,
adattato a GNU, dà vita a Linux, il primo vero sistema operativo alternativo ai
sistemi proprietari.
- A questo punto, il mondo degli sviluppatori che credono nell’open content e
nella diffusione totale della cultura, elabora un modello di licenza, chiamato
GPL (General Public Licence), basato sul Copyleft. Il modello si oppone al
copyright e funziona così: l’utilizzatore può utilizzare questo software
liberamente, senza bisogno di alcun consenso. Lo può riprodurre, moltiplicare
in copie, trasmettere a distanza e anche elaborare - ovvero creare nuovo
software - liberamente. Il software che sviluppa però a partire da quello che è
in uso libero, dovrà essere assoggettato allo stesso regime - anch’esso dovrà
essere lasciato in libero utilizzo per chiunque e dovrai pubblicare il codice
sorgente. Con il copyleft, si usa il potere nascente dal diritto d’autore non
per escludere gli altri dall’uso della risorsa, ma per obbligarli a
condividere il frutto del loro lavoro.
- Di fronte a questo modello operativo, IBM (gigante dell’industria, ha
dismesso la produzione di macchine e si dedica solo a software e servizi) si
converte completamente all’open source; Google ha deciso di utilizzare questo
modello per far circolare il suo sistema operativo per cellulari, Android, con
l’obiettivo di farlo diventare il leader mondiale negli OS per smartphone. Nel
mondo digitale, la GPL è il secondo contratto più diffuso al mondo, dopo le
condizioni generali di contratto per accedere a Facebook.
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fare solamente lui oppure le vuole poter fare lui. Cosa accade quando
un’utilizzazione contrasta con la volontà del titolare o è compiuta da un
soggetto che non si cura di chiedere il consenso o di pagare un compenso?
Non è partita semplice capire il danno che mi ha inferto, visto che non ho relazioni
con gli utilizzatori di questi beni, ma chi sfrutta la mia opera dell’ingegno per
crearne un’altra senza il mio consenso. Le opere dell’ingegno spesso sono fattori
produttivi (allo stesso tempo di input e output di altri processi produttivi), che
spesso vengono usati nell’altrui attività imprenditoriale e quindi non è semplice
capire la misura dell’utilizzazione - oltre ad un problema di diffusione rapidissima
e totale. L’apparato sanzionatorio deve quindi essere più pesante, costrittivo
rispetto a quello che tutela la proprietà corporale: in materia di proprietà
intellettuale, gli strumenti che sono messi a disposizioni del titolare sono molto più
costrittivi.
Quali sono?
• Risarcimento del danno - si assiste ad una sorta di inversione dell’onere della
prova (è quindi il danneggiante che deve dimostrare di essere innocente - c’è
una prima misura di danno che è prevista per legge, il “Prezzo del Consenso”,
ovvero quel compenso che l’utilizzatore avrebbe dovuto pagare qualora avessi
chiesto il consenso) e la misura risarcitoria è come minimo pari a quella
Royalty ragionevole che sarebbe stata negoziata in condizioni di mercato (che
quindi copre i costi e remunera gli investimenti). A ciò si aggiunge ogni altro
danno che si riesce a provare, come il Lucro Cessante (il business che avrei
fatto e che invece mi è stato impedito dall’esistenza di questo prodotto
concorrente).
• Inibitoria - Non si tratta solo ex-post di contare i danni, ma si può ottenere
ancora prima che i danni si manifestino una inibitoria - un ordine del Giudice
rivolto all’utilizzatore di cessare questa utilizzazione non autorizzata. Cosa
comporta? Anzitutto, è assistito dalla sanzione penale (chi non ottempera con
ordine commette un reato) e dalla possibilità di ottenere penalità di mora (il
Giudice può predeterminare degli importi di valore elevato da pagare qualora
l’utilizzatore non ottemperi al suo ordine inibitorio - ti vieto di riprodurre gli
esemplare che stai vendendo a €5 dell’opera altrui e per ogni nuovo esemplare
dopo l’ordine pagherai €1000, oppure €10.000 per ogni giorno di ritardo con il
quale ottempererai al mio (Giudice) ordine).
• Sequestro dei mezzi e degli oggetti della violazione,
• Pubblicazione della sentenza - misura risarcitoria molto interessante, visto
che rende edotto il mercato del fatto che un soggetto ha violato gli altrui diritti
di proprietà intellettuale; ha una valenza comunicativa importante e, come nel
diritto della pubblicità, è il soccombente che deve pagare le spese di
pubblicazione della sentenza.
Avvio poi un processo ordinario (quindi che durerà 2/3 anni) nel quale si accerterà
chi ha ragione e quanti danni l’utilizzatore dovrà pagarmi. Per tutta la durata del
processo, permane l’ordine di non utilizzare quella risorsa. Quando poi il giudice
verificherà la mia ragione, trasformerà quella misura cautelare in qualcosa di più
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duraturo, irrogherà una sanzione inibitoria definitiva.
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L’obbiettivo di queste due facce della medaglia del diritto d’autore, autorizzazione
e divieto dell’opera, hanno come obbiettivo un risultato complessivo molto simile a
quello che consegue il proprietario di una cosa corporale, se vuole far utilizzare
agli altri stipula un contratto (di locazione, ad esempio, se si parla di immobili),
così come se vuole cedere il bene. Se invece desidera impedire agli altri di
utilizzarlo, e costoro non si fermano all’altrui diritto di proprietà e utilizzano il
bene contro la sua volontà, ha diversi rimedi che rendono effettiva questa sua
volontà escludente dall’uso del bene.
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