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13/02/2023
Hanno sostenuto un’idea di retorica quale arte della persuasione scevra da ogni elemento veritativo
Aristotele condanna l’approccio dei sofisti: e introduce un approccio più legato all’etica, non si
può sostenere qualunque tesi ma bisogna anche legarla ai concetti di giusto e di bene comune.
(retorica aristotelica).
La comprensione delle emozioni è parte fondamentale per il processo di cattura del cliente.
Adam Smith: nella Ricchezza delle Nazioni afferma che il consumo è l’unico fine e scopo di
tutta la produzione e gli interessi del produttore dovrebbero essere serviti solo nella misura
necessaria a promuovere l’intenzione del consumatore.
Con l’industria 2.0 inizia l’esigenza di piazzare sul mercato questi prodotti tutti uguali a tutti i
consumatori, bisogna di introdurre il concetto di marketing.
Le imprese vogliono far valere sul mercato un vantaggio di costo di origine tecnologica realizzando
prodotti standard volti a soddisfare bisogni medi. L’ottica è quella di massima efficienza produttiva,
di far leva sull’economia di scala.
Il lavoro va diviso in sequenze costituite ciascuna da una serie di operazioni elementari affidabili ad
una macchina specializzata. Questo è possibile perché c’è il ricorso all’energia elettrica che
consente di rendere indipendente ciascuna macchina rispetto all’altra.
“Any customer can have a car (Ford T) painted any color that he wants so long
as it is black.”
Questa frase è simbolo di questa concezione che vede l’esaltazione della produttività come
elemento base.
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Nasce l’esigenza di mettere a punto delle tecniche per studiare e prevedere la domanda e per
regolarizzare la distribuzione e nonché tecniche per influenzare i comportamenti di consumo
compatibili con gli obiettivi aziendali.
Il marketing nasce per aiutare il produttore a collocare sul mercato questa grande qtà di prodotti
standardizzati (non ci si chiede cosa voglia il consumatore).
Era incentrato sul prodotto (marketing è vendere).
Da un mercato di massa a una massa di mercati. The Long Tail (Anderson C.,
2006).
Coda lunga: rappresentazione di una nuova forma di mercato che consente a forme di produzione
di beni e servizi limitate (nicchie) di contribuire alla diffusione di un modello di successo.
Modello che si basa su:
Preferenze diversificate degli utenti;
Varietà e personalizzazione dell’offerta;
Creazione di valore all’avvento della rete telematica e della figura del prosumer: l’impresa
produce ciò che gli viene consigliato dal consumatore.
Marketing: deriva dal termine inglese to market (commercializzare), è utilizzato per indicare
studi di mercato finalizzati all’elaborazione di politiche aziendali volte alla commercializzazione di
un prodotto o di un servizio.
Nel 1935 National Association of Marketing Teachers (NAMT), marketing come: l’insieme delle
attività d’impresa realizzate al fine di governare e indirizzare il flusso di beni e servizi da chi
produce a chi consuma.
Harry Walker Hepner parla del marketing come un termine che include qualsiasi attività inerente al
movimento delle merci dal punto in cui sono prodotte a quello in cui sono consumate.
Include lo studio della pubblicità, della promozione, della determinazione dei prezzi, della
pianificazione di prodotto e dell’analisi di mercato in termini di consumatori attuali e potenziali.
Peter Durcker afferma “I’m more interested in people than I am in how business work”.
Theodore Levitt 1960, Marketing Myopia: egli riafferma il concetto di soddisfazione del cliente.
Adriano Olivetti afferma i principi del taylorismo e del fordismo nell’industria italiana.
Sponsorizza la sua macchina da scrivere grazie alla frase “chi non ha la Olivetti la desidera”.
Ridusse il potere della “vecchia guardia” dei capi officina, affiancando loro nuovo personale
laureato senza procedere ad una completa sostituzione del vecchio personale.
Per la retribuzione dei lavoratori, al salario calcolato su un tempo standard uguale per tutti, erano
aggiunti degli incentivi in base al prodotto aggiuntivo aumento della produttività.
FIAT: negli anni ‘30 doveva produrre una vettura che costasse meno di 5mila lire ma mise sul
mercato la Topolino dal costo di 8900 lire, prezzo ancora troppo alto per poter diventare di massa.
Negli anni della seconda ricostruzione post- bellica la FIAT diventa un'industria compiutamente
fordista, fino ad allora aveva praticato una sorta di fordismo dimezzato.
Solo nel ’57, grazie alla fiat 500, e poi negli anni ’60, inizia la produzione di massa grazie anche
alla 1100 utilitaria che non ancora del tutto accessibile a tutti.
Il marketing intende analizzare un consumatore che viene preso nella sua complessità e relazione
con gli altri. Con marketing si intende anche il processo di creazione di valore per il cliente.
La relazione è un elemento cardine per creare valore e per poter arrivare alla fidelizzazione e alla
loyalty, essa va sviluppata nel tempo altrimenti, qualora essa sia one shot è un fallimento.
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Partiamo dalla seguente situazione
ossia:
D > O:
Intensità della concorrenza (IC)
bassa.
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Il raggiungimento degli obiettivi aziendali dipende dalla conoscenza dei bisogni (finiti) e desideri.
Il concetto guida che ispira questo orientamento è centrato sul cliente e sulla sequenza percezione-
reazione.
L’imprenditore è influenzato dagli orientamenti percepiti dal mercato.
15/02/2023
Orientamento alla vendita vs orientamento al marketing
Il primo, anche detto approccio inside-out, è focalizzato sui prodotti esistenti e sulla vendita di
grandi volumi. Obiettivo: vendere ciò che l’impresa produce.
Il secondo, anche chiamato outside-in, è focalizzato sul soddisfacimento dei bisogni del cliente
come percorso verso i profitti.
Attività di marketing integrata: il responsabile marketing suggerisce al responsabile produzione
quanto produrre, per chi e come farlo arrivare al consumatore.
Il responsabile marketing sta all’inizio della catena.
Il marketing non lavora sul prezzo ma sul valore, il prezzo deve incorporare una parte destinata a
remunerare il profitto (coprire i costi e generare un surplus).
Valore: quanto per il consumatore vale un determinato prodotto o servizio e varia da cliente a
cliente.
Sempre più aziende si stanno impegnando per assumere atteggiamenti e comportamenti sempre più
eco-compatibili (raccolta differenziata, riciclo materiali ecc.)
Il marketing visto come consumismo puro è morto nasce una nuova esigenza secondo la quale
l’impresa dovrebbe individuare i bisogni e interessi dei suoi mercati obiettivo.
L’azione di marketing è rivolta ai soli clienti che l’impresa ritiene di avere e di fidelizzare al suo
prodotto/servizio.
Marketing sostenibile: un
marketing responsabile degli
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effetti sociali e ambientali dell’attività d’impresa e che soddisfa le esigenze presenti di consumatori
e aziende, salvaguardando o promuovendo allo stesso tempo la capacità delle generazioni future di
soddisfare le proprie.
Molte aziende hanno un approccio verso il sociale, ad esempio NIKE è impegnata in diversi di
questi progetti ma per scelta aziendale ha deciso di non diffondere il suo impegno nel sociale.
I clienti si aspettano che le imprese eroghino valore in modo responsabile verso società e ambiente
(ambiente sociale ed economico).
Il marketing deve bilanciare la proposta di valore della marca, attributo intangibile più evidente ed
importante del prodotto, con la situazione economica corrente in quanto il consumatore tende ad
identificare il prodotto con la marca.
Con l’avvento dell’era digitale, le informazioni non provengono più soltanto dall’azienda stessa
(pubblicità) ma sono i consumatori stessi a cercarle.
Asimmetria informativa: a volte il cliente è più informato dell’operatore sul prodotto.
Ad esempio, Google ha un ruolo importante in tale ambito tramite pagine sponsorizzate ecc.
La globalizzazione dei mercati ha portato essa stessa a dei cambiamenti con una maggior
concorrenza sul piano globale.
L’impresa globale opera su più paesi e vede il mondo come un unico mercato, supera i confini
nazionali e sviluppa marche globali.
I nuovi marketing
Marketing riguardanti l’inclusione nell’ambito sportivo e nuovi marketing incentrati sull’aging (la
popolazione sta invecchiando e tutti hanno bisogni diversi).
20/02/2023
Creare relazioni con i clienti e valore con il marketing
Un buon marketing non è sempre facile da attuare per via della complessità di mercato in cui ogni
anno nascono prodotti nuovi che falliscono nel mercato e che non hanno una vendibilità.
“il marketing è una funzione organizzativa e un insieme di processi volti a creare, comunicare e
trasferire valore ai clienti e a gestire i rapporti con essi in modo che ciò vada a vantaggio
dell’organizzazione e dei suoi stakeholder”.
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Per soddisfare acquirenti e venditori, il marketing cerca di:
1. Individuare i bisogni e le esigenze dei clienti potenziali;
2. Soddisfarli.
clienti potenziali: gli individui che effettuano acquisti per se stessi e le loro famiglie o le imprese o
altre organizzazioni che effettuano acquisti a proprio uso o per poi rivenderli.
Tutto ciò è finalizzato alla costruzione di un vantaggio competitivo: offro qualcosa per compiere
una performance superiore a quella dei concorrenti.
Dobbiamo definire bene il gruppo di potenziali consumatori a cui indirizziamo la nostra azione di
marketing, non si può piacere a tutti.
Mercato obiettivo: uno o più gruppi specifici di potenziali consumatori verso i quali
un’organizzazione indirizza il proprio programma di marketing.
Marketing mix (marketing operativo): i fattori di base controllabili dal responsabile marketing (le
4 P) che possono essere utilizzati per risolvere un problema di marketing.
Il bisogno (finito in natura) si verifica quando l’individuo si sente privato di necessità primarie
(cibo, vestiti, riparo).
Il desiderio: modalità tendente a infinito con cui può essere soddisfatto un bisogno e dipende
dall’esperienza pregressa dell’individuo, dalla sua cultura e dalla sua personalità.
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Il marketing è criticato perché indirizza le scelte delle persone, non crea il bisogno ma stimola il
desiderio, modellandolo.
Step 1: individuazione dei bisogni dei consumatori e cercare di raccogliere più informazioni
possibili su quei bisogni.
Step 2: analizzare i potenziali consumatori e cioè analizzare il mercato.
Esempio: Coca cola aveva fatto la linea della coca light e zero, la prima non ha avuto successo.
Il ruolo delle 4 P è fondamentale per costruire e gestire le relazioni con il mercato obiettivo e che
costituiscono la costumer experience.
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Valore per il cliente: combinazione unica di benefici ottenuti dagli acquirenti obiettivo.
È necessario costruire relazioni a lungo termine con i clienti in modo da offrire loro un valore unico
e distintivo rispetto alla concorrenza.
Il cliente deve sviluppare una condizione per cui i benefici ottenuti dal prodotto siano maggiori dei
sacrifici compiuti per acquistare il prodotto non solo monetari ma, bensì, anche fisici.
L’approccio CRM si fonda su una gestione unitaria di interazione col cliente e richiede:
un’integrazione sia dei processi connessi a tale interazione sia dei diversi canali di
comunicazione;
che l’impresa sviluppi un sistema informativo in grado di registrare ogni possibile
contatto verificatosi con la clientela, ma anche di memorizzare tali contatti in modo
unitario;
di ricavare, da tali dati, informazioni in grado di supportare i processi operativi e lo
stesso processo decisionale del management.
Una volta identificati i clienti è possibile procedere alla loro segmentazione.
Grazie al CRM, l’impresa migliora la conoscenza dei suoi clienti. Si tratta comunque di un’attività
costosa che richiede l’attivazione di un insieme complesso di elementi.
I prodotti intelligenti e collegati (elementi dell’”Internet del tutto”) aiutano a creare database
dettagliati sull’utilizzo dei prodotti. Analizzando i dati, le aziende possono acquisire informazioni
su come i prodotti creino valore per i clienti.
Esempio: in Italia le grandi catene di distribuzione hanno sviluppato con successo politiche di CRM
grazie all’ausilio delle carte fedeltà, le quali permettono di raccogliere informazioni sul cliente utili.
Con la carta fedeltà diamo la possibilità all’impresa di accedere alla nostra banca dati personale.
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Il programma di marketing
Una volta individuati i bisogni, l’impresa deve saper tradurre le informazioni ottenute in idee per lo
sviluppo di nuovi prodotti e concretizzare tali idee in un programma di marketing che dettagli
tutte le azioni necessarie, attivando le diverse leve del marketing mix, al fine di favorire lo scambio.
Bisogna valutare le implicazioni delle scelte di marketing di un’impresa sul benessere sociale e
assume importanza il concetto di marketing sociale: necessità di soddisfare i bisogni dei
consumatori in modo tale da apportare benessere anche alla società.
Esempio: devo far cambiare l’olio dell’auto presso un’officina locale. Non si tratta solo di una
transazione tra il consumatore e l’officina! L’olio e il filtro dell’olio possono contaminare
l’ambiente se non vengono riciclati, la contaminazione rappresenta un costo per la società.
Per ridurre il costo sociale dei singoli acquisti le organizzazioni utilizzano una varietà di strategie
che vanno dalla pura filantropia a pratiche ecocompatibili e sostenibili.
Esempio: la Patagonia ha fatto una campagna in cui c’è una foto di una giacca a vento “Do you
really need this jacket?”. La Patagonia fa ciò volutamente: la devi comprare perché ti serve, così
intende responsabilizzare gli acquisti.
Chi fa marketing? Tutte le organizzazioni fanno marketing, anche quelle non profit. In quelle che
producono beni o servizi, o che li rivendono il marketing ha come oggetto ciò che hanno da offrire.
Attualmente anche il settore pubblico fa marketing.
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Qual è l’oggetto del marketing? Ha come oggetto beni, servizi e idee. Le idee sono concetti
astratti che implicano delle riflessioni su cause o azioni (prodotto = bene, servizio o idea).
Chi compra e utilizza l’oggetto del marketing? Sia individui che organizzazioni comprano e
utilizzano beni e servizi che sono oggetto di azioni di marketing.
Consumatori finali: tutti gli individui che utilizzano beni e servizi acquistati per la famiglia.
Acquirenti industriali: produttori, commercianti all’ingrosso al dettaglio e agenzie governative che
acquistano beni e servizi per il loro proprio uso o per rivenderli.
Il sistema di marketing
Le frecce rappresentano relazioni da gestire e sviluppare. Il marketing fa da collante tra impresa e
consumatore.
Il marchio non è più visto solo come il nome del prodotto di un’impresa, ma anche quale insieme
dei valori generati dal cliente
Immagine pallone da rugby: ci da un’idea di valori che trasmette lo sport, il quale è simbolo
dell’americanità. Il fatto di mettere una marca trasmette un insieme di valori.
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La Fase Internet (1995-2014)
I cicli economici corrispondenti a questa fase sono la Business Economy e l’Economy of People
La Business economy è stata trainata dalla digitalizzazione dell’informazioni, che include il web, i
social media il VoIP, poi dalla creazione
del Digital Market place e dalla Digital
Innovation (creazione di prodotti e servizi
nuovi o miglioramento di quelli esistenti
per mezzo di tecnologie digitali).
Nel pubblico conta l’esperienza del consumatore, non quella di introdurre nuovi modelli di
business.
Nel privato, l’introduzione di nuovi modelli di business diventa fondamentale.
Per marketing management si intende tanto la capacità di scegliere i target market con cui
instaurare relazioni vantaggiose quanto quella di trovare, attirare, mantenere e coltivare i clienti
obiettivo mediante la creazione, la presentazione e la comunicazione di un valore elevato e
comunque superiore ai concorrenti.
La gestione del marketing è l’arte e la scienza (ci serve per leggere e interpretare dati ma
dobbiamo avere la sensibilità del musicista e cogliere la sensibilità del cliente) tramite la creazione,
distribuzione, comunicazione di un valore rispetto a quello dei concorrenti di tipo superiore.
Philip Kotler, Il marketing dalla A alla Z.
Gli 80 concetti indispensabili per ogni manager.
21/02/2023
Il marketing scientifico
La sua definizione si ha nei primi anni 2000, questa concettualizzazione deriva dall’evoluzione
tecnologica che ha consentito di elaborare con processori potenti un numero abnorme di dati.
Il marketing è sorretto da dati, non dall’arte, e la certezza di fare previsioni più accurate ci dà la
possibilità di replicare i processi aziendali.
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L’arte ha la caratteristica dell’originalità, nulla è più̀ instabile o improbabile da replicare di un
successo artistico.
Comunque, la creatività nel marketing entra in maniera prepotente attraverso l’analisi dei dati
abbiamo la controllabilità delle circostanze che possono influire sui nostri processi aziendali.
Poi, Il marketing manager deve decidere a quale target rivolgersi e definire il livello, la tempistica e
la natura della domanda, queste sono modulate dalle informazioni elaborate dal mercato.
Es: carte fedeltà consentono all’azienda di mappare i nostri acquisti e di essere in grado di
prevedere quello che acquisteremo.
La segmentazione del mercato è sempre più complessa, per esempio, sui parametri delle community
(Harley Davidson) in cui tra queste persone si instaurano delle relazioni e una capacità di
influenzarsi a vicenda alquanto sorprendente.
In un mercato sempre più competitivo la proposta di valore risponde a “perché dovrei acquistare
questa marca piuttosto che quella del concorrente?”.
Nella marca il consumatore identifica una serie di vantaggi (funzionalità, prestigio personale).
L’approccio di Freeman apre le porte all’etica e responsabilità sociale nel management strategico
d’impresa. Nasce l’esigenza di responsabilità sociale e una serie di interessi, relazioni che
influenzano le scelte e le performance.
Nasce anche l’esigenza di misurare le performance dal punto di vista soggettivo sia da parte di
coloro che operano all’interno dell’impresa sia da parte dei consumatori.
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Nascono definizioni relative al marketing:
sociale: modalità di influenzare i comportamenti individuali per far si che essi, in modo
volontaristico (no misure coercitive), vadano al di là del benessere individuale per guardare
alla collettività nel suo complesso. Kotler
responsabile: Lambin introduce l’elemento innovatore relativo all’ottica di LP.
Marketing sostenibile
Scott dice che il marketing deve essere considerato secondo tre aspetti:
CULTURA: valori che ispirano la visione di LP dell’imprenditore che poi fanno l’identità
aziendale perché l’azienda deve avere una sua personalità.
STRATEGIA: individuazione dell’area competitiva prescelta nonché delle modalità
secondo le quali competere;
FUNZIONE OPERATIVA: insieme di strumenti operativi controllabili dall’imprenditore
che sono i mezzi attraverso i quali l’imprenditore implementa la strategia.
Il marketing sostenibile, secondo la visione di Scott, è volto alla riduzione di questi divari:
divario di qualità della vita: divario nel livello di soddisfazione tra bisogni privati e
collettivi;
divario ecologico: divario fra il grado di sfruttamento delle risorse fisiche e naturali della
terra e la disponibilità delle stesse;
divario sociale: divario tra ricchi e poveri non solo fra paesi ma anche all’interno di un
paese tra quelli che sono i ricchi e quelli che sono i poveri.
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Il disastro del Vajont è un esempio di come diventi necessario fare delle riflessioni (su quanto fosse
necessario fare una diga in quella zona dove c’erano caratteristiche geologiche ben precise).
Il marketing sostenibile fa, ancora, riferimento al rapporto Brundtland del 1987 che definisce la
sostenibilità.
Il marketing nel prossimo futuro si dovrà occupare anche della riduzione dei precedenti divari, oltre
che alla conservazione e alla salvaguardia dell’ambiente.
Classificazione delle decisioni di marketing secondo le relazioni esistenti fra etica e leggi:
Talvolta la relazione tra etica e legalità può essere ambigua: scaricare la musica in maniera pirata
(sanzione non è chiara, tutti lo fanno, ma non è etico).
Bad company: imprese che operano in settori eticamente controversi (es: tabacco, alcol, porno).
Bisogna fornire strumenti che consentano di sviluppare le abilità cognitive e operative che sono
necessarie per formulare un giudizio morale su pratiche e comportamenti del mondo degli affari.
Internal ethical auditor: oggi molte imprese fanno formazione sui temi dell’etica e mettono in atto
un audit interno del comportamento la cui funzione riguarda: l’analisi dei rischi etici; la verifica
dell’integrità dei comportamenti etici dell’impresa; il controllo dei sistemi atti ad assicurare il
rispetto delle politiche; la verifica delle attività dell’azienda; la misurazione della performance etico
sociale dell’impresa.
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La cultura condivisa è anche uno strumento di mediazione nei processi di socializzazione poiché
definisce standard morali specifici per quella data società che, come tali, possono essere diversi,
se non addirittura contradditori con quelli di altre.
Dagli standard morali deriva il sistema legislativo che influenza il comportamento economico e
sociale di imprese e individui. Ad esempio, paesi musulmani che hanno culture influenzate dalla
religione che portano dei comportamenti per noi inammissibili.
I dilemmi etico-legali non riguardano solo diverse culture, ma anche le espressioni di subculture
interne a una certa società.
Esempio: tema della pirateria musicale delle canzoni; oltre che illegale, questa pratica è ritenuta non
etica da molti adulti.
Etica dello scambio Una condotta etica nelle transazioni fra imprese e consumatori dovrebbe
risultare in un vantaggio di LP per entrambe le parti.
Ci deve essere una disciplina che tutela la concorrenza e i diritti dei consumatori
La tutela del consumatore riguarda tutti gli aspetti che possono pregiudicarlo in quanto individuo e
agente economico (sicurezza, corretta informazione).
sicurezza: l’obiettivo è di evitare che sul mercato arrivino prodotti pericolosi o realizzati
impiegando materiali o processi produttivi nocivi;
corretta informazione: diritto del consumatore di essere informato in modo corretto,
trasparente e completo, affinché il suo comportamento di acquisto non venga pregiudicato.
Etica della concorrenza Per le relazioni fra imprese, due temi di particolare rilevanza etica sono lo
spionaggio industriale e la corruzione.
spionaggio industriale: raccolta clandestina di informazioni riservate sull’attività di un
concorrente. Questa attività, oltre che non etica, è illegale e perseguita sia sotto il profilo
amministrativo, sia sotto quello penale.
spionaggio economico: è più diffuso nei settori ad alta tecnologica dove il know-how
tecnico e i segreti commerciali separano i leader del settore dai concorrenti.
corruzione al fine di indirizzare le decisioni e le azioni di un soggetto influente a proprio
vantaggio.
La corruzione è più evidente nei settori in cui la concorrenza è intensa e nei Paesi che si
trovano ad affrontare turbolenze economiche e politiche (Italia).
Cultura organizzativa
Insieme di valori, idee, atteggiamenti appresi e condivisi tra i membri di un’organizzazione.
riguarda i rapporti interni all’impresa;
la cultura d’impresa riguarda le relazioni dell’impresa con il mercato e i concorrenti.
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in modo tacito, emerge dal modo in cui chi lavora in un’impresa si veste, dal linguaggio che
adotta, dallo stile operativo del personale (lavoro individuale o in teams);
in modo esplicito, questa cultura può essere formalizzata nel codice etico.
Il codice etico è un documento che enuncia principi etici e regole di condotta cui tutti i membri
dell’organizzazione devono ispirarsi e fare riferimento sia nelle grandi decisioni sia nell’operatività
di tutti i giorni.
NB: la sua presenza non rende immune l’impresa dai comportamenti non etici degli individui.
Violazioni del codice etico che possono essere codificate:
in modo involontario;
deliberatamente e consapevolmente dagli individui;
comportamenti generati da top manager: i quali forzano i loro collaboratori ad azioni
immorali. Si stanno diffondendo normative a tutela dei whistle-blowers, ossia dipendenti
che denunciano comportamenti illeciti tenuti all’interno dell’impresa.
Spesso si creano conflitti tra individui che, nella stessa org, hanno principi morali diversi.
Per questo è utile definire esplicitamente un codice etico.
Utilitarismo: prospetti alternativa che punta all’ottenimento del “bene maggiore per il maggior
numero di persone”, valutando i costi (C) e i benefici (B) delle conseguenze del comportamento
etico (Nestlé).
Se B > C comportamento etico.
Nelle imprese si sta diffondendo l’attenzione nei confronti della collettività con il:
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cause related marketing: iniziative di raccolta fondi per scopi umanitari/progetti
d’interesse collettivo.
Avon Fundation si occupa ad esempio di violenza domestica e di tumore al seno.
I consumatori sono influenzati dalla quasi certezza dell’impunità e dalla convinzione che l’atto sia
giustificato perché diventato parte di atteggiamenti molto diffusi (es: scan di manga online).
Tra l’altro, i consumatori sono sensibili alle questioni ambientali ma non sempre sono disposti a
pagare prezzi più elevati per proteggere l’ambiente e spesso non hanno le informazioni necessarie
per compiere una scelta ragionata sull’acquisto e sull’uso dei prodotti.
La mancanza d’informazione scoraggia la diffusione di prodotti rispettosi per l’ambiente.
22/02/2023
IL SOCIETING
La sfida del marketing è cogliere le interdipendenze fra i consumi, deve essere capace di calarsi in
una società in evoluzione.
Il marketing deve fungere da raccordo tra impresa e consumatore per evitare sprechi, per essere
coerenti con le esigenze del cittadino/consumatore e quindi rispettosi della società.
Deve trasmettere valori nel rispetto della società.
Fenomeno del Fast fashion: è stato molto criticato, crea dei costi enormi in termini sociali e
ambientali. Diventa molto sentito dalla popolazione nel 2013 quando in Bangladesh crolla il Raza
Plaza, che causò morti e feriti di lavoratori del settore tessile.
Il vantaggio competitivo del Bangladesh era la manodopera a bassissimo costo.
Questa tragedia è stato un punto di svolta perché ha sensibilizzato il discorso di dove stesse
effettivamente andando l’industria tessila mondiale.
Quindi nel 2013 nasce la Fashion revolution: movimento globale di tipo non profit che vuole
creare un nuovo approccio sostenibile nel mondo della moda (tutela dell’ambiente e dei lavoratori).
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L’ambiente di marketing
Cioè gli attori e le forze esterne all’impresa che ne influenzano la capacità di instaurare e mantenere
con successo la relazione con i clienti obiettivo.
Impresa: Se il marketing assume un ruolo di guida, tutti gli altri dipartimenti condividono la
responsabilità di comprendere le esigenze dei clienti e di creare valore per il cliente.
Concorrenti: l’impresa deve conquistare un vantaggio strategico nei confronti della concorrenza,
la scelta può essere anche tra prodotti diversi ma che per i consumatori hanno uguale valenza
(prodotto luxury o viaggio di relax in una spa).
L’ambiente demografico
Se l’aumento della popolazione non è accompagnato da un aumento della capacità di spesa, non è
detto che questo sia un elemento che caratterizza lo sviluppo di un paese.
Per vedere le esigenze dei consumatori definiamo le corti o generazioni: ossia gruppi di coetanei
ossia individui nati nello stesso periodo di tempo che attraversano la vita in parallelo
condividendone forzatamente i principali eventi macroambientali.
Si suppone che queste persone condividano uno stesso sistema di valori e abbiamo un insieme di
esigenze abbastanza omogeneo.
In Italia abbiamo numerosi studi di marketing che si focalizzano sui baby boomers.
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Non è detto che tutti siano propensi a utilizzare le SST (Self-service Technologies).
Le nuove generazioni sono quelle che interessano maggiormente per poter poi fare analisi mirate in
futuro.
Baby Boomers (nati tra il 1943-64): soggetti dotati di maggiore capacità di spesa, queste persone
hanno un’innata riluttanza a usare le nuove tecnologie.
Coloro che si avvicinano alle nuove tecnologie lo fanno in modo abbastanza singolare.
Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980): sono i soggetti meno indagati in ambito marketing.
È una generazione che si contraddistingue per l’amicizia e l’etica del lavoro e sono i primi ad aver
adottato la tecnologia anche se non sono i nativi digitali.
Millennials (Gen Y nati tra il 1981 e il 1896): si tratta dei figli dei Baby Boomers ed è la prima
generazione fortemente integrata col web, e in particolare con i social media.
Dala generazione X alla Y si iniziano a sentire valori legati alla sostenibilità ambientale ed etica.
Generazione Z o “Centennials” (nati tra il 1997 e 2009): è quella che interessano maggiormente
per poter poi fare analisi mirate in futuro. Sono i nativi digitali. Hanno una maggiore disponibilità a
condividere informazioni personali, una ricerca costante di un rapporto con i brand e di una
customer experience personalizzata e una grande attenzione alla sostenibilità ambientale.
Generazione Alfa: sono coloro che sono fortemente influenzati dai comportamenti tecnologici da
parte della famiglia ma anche quelli che influenzano le scelte di acquisto dei genitori.
Il marketing ha l’esigenza di creare queste categorie di consumatori per poterli soddisfare in modo
adeguato. Cioè creare gruppi omogenei di consumatori per poter mirare la nostra azione di
marketing.
Etnie e mercati
Le imprese stanno iniziando ad adattare prodotti e politiche di marketing in modo da incontrare le
aspettative dei gruppi etnici più influenti in rapida crescita.
Questi processi presentano dei rischi. All’interno di ogni gruppo etnico o anche linguistico, infatti, i
consumatori possono essere molto diversi gli uni dagli altri
Aumentano sempre di più i modelli familiari: dalla famiglia tradizionale, ai nuovi modelli
familiari, alle famiglie monoparentali… I quali hanno diverse scelte d’acquisto.
L’ambiente economico
Vale a dire l’insieme di fattori d’acquisto che influenzano il potere d’acquisto e i modelli di spesa
del consumatore.
L’ambiente naturale
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L’ambiente fisico e tutte le risorse naturali indispensabili per l’impresa o che influenzano le attività
di marketing.
Le imprese devono essere consapevoli della carenza di materie prime, dell’aggravarsi
dell’inquinamento e dell’aumento dell’intervento pubblico nella gestione delle risorse naturali
L’ambiente tecnologico
Oggi la tecnologia crea nuovi mercati e opportunità.
Rapido modificarsi della tecnologica che è di tipo sostitutivo, quando nasce una nuova va a
rimpiazzare completamente quella che era disponibile sul mercato prima.
L’ambiente politico-sociale
È molto importante perché può creare normative che possono scoraggiare l’importazione da
prodotti di determinati paesi o il consumo di certi beni o normative che impediscano a certi paesi di
esportare in altri.
Il comportamento socialmente responsabile: le imprese socialmente responsabili si impegnano
attivamente per tutelare gli interessi a lungo termine dei consumatori e la difesa dell’ambiente.
L’ambiente socioculturale
Insieme delle istituzioni e delle forze che influenzano i valori di base, le percezioni, le preferenze e i
comportamenti degli individui e della società.
L’attenzione al benessere
La concorrenza ibrida: forma di concorrenza che proviene da imprese differenziano la loro offerta
mediante simboli ed emozioni che convergono con quelli di altri settori competitivi.
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Questa nuova branca del marketing impone un orientamento al cliente e al mercato con strategie più
specifiche e mirate. Si vuole soddisfare l’esigenza del cliente di sentirsi meglio con sé stesso
(cosmesi, dieta bilanciate, integratori …).
Si vuole offrire al cliente un insieme di prodotti e servizi per farlo star meglio.
Le imprese in grado di cogliere le sfumature culturali possono volgerle a proprio vantaggio nei
mercati globali (es: Oreo in india venduti con un gusto molto più dolce o Netflix offre al cliente ciò
che vuole guardare)
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27/02/23
Digital marketing
Il digital marketing include:
Social media marketing (es Facebook etc.);
Mobile marketing (tramite l’uso degli smartphone);
Internet marketing.
Il digital marketing si incentra sul Consumer
journey: visione olistica del processo
d’acquisto, con un approccio alle componenti
emotive.
Il consumatore dispone di molte informazioni e
alternative molto vaste (è bombardato di
messaggi per effettuare le proprie scelte), la
marca è l’elemento più rilevante nella scelta
del servizio e del prodotto, inoltre egli compara
i diversi brand e acquista il prodotto.
Valuterà il trade-off tra il sacrificio che ha
compiuto (non solo monetario) e il beneficio
ottenuto.
È importante la componente emozionale
(come far percepire il proprio prodotto come
migliore) ma resta fondamentale anche e
soprattutto quello funzionale.
La sostanziale novità introdotta dal digital è che gli acquirenti lasciano delle valutazioni che
invogliano gli altri ad acquistare.
Esempio: un falegname fai da te scopre su un forum online che esiste un nuovo utensile, e questo lo
incuriosisce, successivamente trova la pubblicità dello stesso utensile su un opuscolo dove ne legge
le caratteristiche tecniche e il prezzo (che è alla sua portata), legge le valutazioni di altri acquirenti
su internet che lo convincono e lo acquista. Individuiamo 3 elementi che sono:
Forum;
Opuscolo (marketing tradizionale);
Opinioni degli altri acquirenti.
Modello della relazione con l’utente nel digital marketing (Consumer journey)
Si considera il Consumer journey per potere creare interazioni con il cliente.
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Il cliente deve essere parte attiva che influenza il marketing.
A differenza del modello FUNNEL, il customer journey mira a sviluppare clienti a lungo termine e
capitale sociale sul mercato.
(2) Fase di definizione: definizione e mappatura del customer journey, e consiste precisamente nel:
1. Individuare l’insight ovvero comprendere la necessità dei clienti;
2. Procedere alla mappatura del consumer journey con le seguenti informazioni:
Bisogni del consumatore;
Barriere;
Azioni;
Canali;
KPI (Key Performance Indicators).
(3) Fase di creazione: sviluppare il creative concept che guiderà la comunicazione nei canali
(content is the king).
28/02/23
Il consumatore è anche prosumer e attraverso l'interconnessione digitale, il prosumer è un soggetto
attivo capace di orientare le scelte e i modi della produzione.
Si passa dalla “massificazione” alla “mass customization”, come ad esempio la Nike che permette
ai propri consumatori di personalizzare la scarpa secondo la loro preferenza.
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Strutturazione del concept
LA “HEADLINE” contiene la selling line principale: una sintesi del beneficio più importante che
si vuole enfatizzare sul prodotto.
Si colloca all’inizio del concetto, contiene l’indicazione del brand ed è graficamente evidente.
È importante che:
sia sempre basato su una profonda conoscenza del consumatore (e di come il prodotto andrà
incontro ai suoi bisogni).
sia profondamente connesso al beneficio del concetto.
Solo in questo modo si riuscirà ad accrescere la rilevanza per il consumatore.
Es: La Nike ha abbandonato la campagna con atleti professionisti che disegnano scarpe, dato che
in America aveva perso mordente visto che i consumatori, in particolare gli adolescenti, vedevano
tali modelli come irraggiungibili e adesso utilizza lo slogan “Find your greatness”.
IL BENEFICIO
Il beneficio è la promessa sul prodotto: la descrizione di quello che il prodotto sarà in grado di fare
per il consumatore ed è la parte più importante del concetto.
Gli altri elementi del concetto servono a far comprendere meglio al consumatore il beneficio stesso.
Può essere:
Funzionale: parla di performance del prodotto;
Emozionale (spesso insieme a benefici funzionali): si riferisce non a ciò che il prodotto fa,
ma a come il prodotto fa sentire il consumatore o in che modo migliori la sua vita.
Deve essere strettamente connessa al beneficio del concetto, in modo da dargli forza e credibilità,
chiara e semplice da capire (il collegamento con il benefico deve essere immediato) e, inoltre, deve
essere distintiva aiutando quindi il concetto a differenziarsi dalla concorrenza.
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I VISUALS: immagini (o video) per comunicare meglio il beneficio del prodotto o la reason why.
Importanti quando è difficile spiegare a parole determinate caratteristiche del prodotto o quando si
tratta di comunicare benefici emozionali.
È meglio non affollare il concetto con immagini: inseriamoli solo se aggiungono qualcosa alla
comunicazione del concetto oltre al fatto che con le immagini si potrebbe rischiare di comunicare
qualcosa di diverso dalle intenzioni.
LE INFORMAZIONI AGGIUNTIVE
Come le versioni in cui il prodotto è disponibile, i formati, il prezzo o a volte l’indicazione del
canale di distribuzione in cui il prodotto è disponibile.
È il tipo di informazioni che il consumatore riceve nel punto vendita, davanti allo scaffale: queste
informazioni possono essere fondamentali per prendere la decisione finale di acquisto.
CONCETTO E COMUNICAZIONE
Un concetto (concept) è alla base della Strategia di comunicazione, e i due hanno diversi aspetti in
comune:
benefit
reason why
Mentre il linguaggio è diverso, consumer language per il concept e business language per la
strategia di comunicazione.
Il concetto deve contenere le informazioni che il consumatore riceverà tramite i media, tramite il
pack e/o presso lo shelf nei negozi.
Per quanto ci possano esse numerosi “touchpoints” (punti di contatto con il consumatore) e
modalità diverse di declinare il concetto nei diversi tipi di media è importante che il concetto sia
focalizzato in modo chiaro sul beneficio, e che possa essere trasformato facilmente in una strategia
comunicazionale, esprimibile ad esempio attraverso un copy TV o un cartellone pubblicitario
Nel primo spot, con l’attore Jean-Claude Van Damme, vi è una componente emozionale con
nessuna informazione tecnica evidente. Stiamo parlando del top of funnel.
Nel secondo spot invece vi è la parte funzionale, ormai il potenziale cliente si è interessato al brand
e si sta informando.
NB: è importante partire prima con la parte emozionale e poi con la funzionale, in modo da
incuriosire il consumatore. Se si iniziasse con la parte funzionale non lo si attrarrebbe.
Funzionalità: serve a scovare le criticità ed efficienza dei costi e consente di monitorare tutte le
attività del progetto.
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Il core del brief è dato dalla Proposta e dal Messaggio chiave, e le domande di analisi fanno
riferimento a prove tangibili e analisi specifiche.
La Audience invece richiede una particolare analisi su cosa sappiamo del nostro pubblico e cercare
di entrare nella mente delle persone.
Quota di mercato =
fatturato impresa
totale fatturato delle imprese del settore
I nuovi scenari
Cambiamenti nei comportamenti e nelle interazioni digitali tra persone ed aziende:
Conversazioni istantanee e sempre attive tramite smartphone;
Contenuti overload come social media e app;
Data overload
Relazioni significative (follower, amici, fan)
Bisogno di trasparenza (filiera, attributi di prodotto, valore)
Context free relationship (@home, ready to go…)
Human brand (talenti digitali per capire il consumer journey)
Come far fronte al cambiamento? Tramite la ricerca
La ricerca di marketing è l’applicazione del metodo scientifico alla comprensione dei fenomeni di
marketing.
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4. Effettuare un aggiornamento preferenze consumatori continuativo e attuale.
Per coinvolgere una community si può definire la sua identità, regolamentazione e policy; definire
topic di discussione; definire dei valori; ideare e sviluppare attività creative ed esclusive per i
membri, interagire e fare co-marketing.
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1/03/2023
Usare i social media per costruire relazioni con i consumatori
Nel 2004 compare il “Web 2.0” per descrive un nuovo modo di utilizzare il web, ossia legato ai
nuovi modi di interagire in rete che si basavano su un più elevato livello di attrazione utenti.
I contenuti erano continuamente modificati attraverso l’interazione di tutti coloro che partecipavano
a un dato contesto:
blog: è un sito web in cui individui, gruppi di interesse e imprese propongono contenuti
accessibili a tutti e sui quali è possibile contribuire con commenti.
wiki: sono siti i cui commenti sono creati e migliorati con la collaborazione degli utenti.
Il termine Web 2.0 è stato nel tempo sostituito dall’user generated content che individua tutti i
contenuti che hanno tre principali caratteristiche:
sono pubblicati in un sito liberamente accessibile o in una rete sociale;
presuppongono un qualche sforzo creativo, non sono semplici riproduzioni;
sono generati da utenti che offrono un contributo individuale, al di fuori di
un’organizzazione e senza un obiettivo commerciale.
Gli user generated content sono alla base dei social media: media on line ai quali gli utenti
propongono commenti, immagini e filmati, spesso accompagnati da processi di retroazione per
identificare temi “popolari”.
Come utilizzare ai fini marketing i social network? Classificazione basa su tre livelli:
ricchezza (media richness): si tratta del livello di ricchezza e complessità, in termini di
supporto audio e video e di comunicazione interpersonale fra partner, di una data rete
sociale;
apertura (self disclousure): nelle interazioni sociali gli individui vogliono fare una buona
impressione e costruire un’immagine positiva di sé stessi che è influenzata dal grado di
apertura in merito alle proprie opinioni ai propri sentimenti e a ciò che si ama o non si ama.
Quanto alla privacy e all’anonimato nel caso dei media tradizionali sono entrambi elevati mentre
per i social media sono inferiori e ciò può costituire sia un vantaggio che uno svantaggio.
I social network: Facebook, Twitter, LinkedIn e YouTube
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Facebook
Su Facebook gli utenti creano un profilo personale, aggiungono altri utenti come amici e con loro si
scambiano, commenti, immagini, filmati, mi piace ecc. Possono inoltre far parte di gruppi che
condividono un interesse comune (“Sei di Gorizia”).
Le “pagine” di Facebook sono state create per permettere alle imprese di fare conoscere e
promuovere i loro prodotti e le loro marche.
La sfida, per le imprese, è di inserire contenuti che suscitino interesse e la più ampia risposta
possibile da parte degli utenti. Per i brand manager l’obiettivo è creare i presupposti per innescare
una conversazione con chi si dichiara fan della marca e le linee guida per farlo sono:
contenuti familiari;
contenuti semplici e freschi: è necessario continuare a inserire nuove informazioni per
rendere la pagina viva e mantenere così alta frequenza di visita;
imparare dagli utenti e lasciare che siano loro a guidare lo sviluppo dei contenuti.
Se si è in grado di guadagnarsi una reale fedeltà, è poi possibile proporre offerte promozionali ai
migliori clienti.
Twitter
Quando si sceglie di seguire i tweet di un utente essi appaiano nella nostra pagina in ordine
cronologico invertito.
È uno strumento di comunicazione che si presta bene per le imprese, che vogliono fornire
informazione sui loro brand e prodotti e per attivare i loro clienti fidelizzati, per via delle
caratteristiche dei suoi messaggi:
concisione;
facilità di postarli;
adattabilità degli smartphone.
Le grandi marche, tramite Twitter, aggiornano continuamente i follower su ciò che stanno facendo.
È, inoltre, una utilissima fonte di informazione per sapere cosa pensano i suoi utenti di una
marca o un prodotto.
LinkedIn
Il suo obiettivo è lo sviluppo di reti professionali e la facilitazione nella ricerca di lavoro.
Gli utilizzatori postano i propri profili professionali e attivano connessioni con altri utenti.
Chi opera nel marketing può utilizzarlo per promuovere la propria impresa e i marchi in molti modi:
Si può fare employer branding.
LinkedIn mette a disposizione delle imprese un algoritmo di ricerca che consente di ottenere i
profili di potenziali candidati alle posizioni lavorative che cercano di coprire.
YouTube
È un sito di scambio di filmati che gli utenti possono caricare, vedere e commentare.
Oltre al materiale caricato da singoli individui, molte imprese offrono anche loro materiale
attraverso un canale YouTube.
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I brand manager trovano, nel sito, l’opportunità di mostrare filmati che spiegano prodotti
complessi
È possibile acquistare e gestire parole chiave che consentono di far apparire i propri contenuti
quando l’utente le digita.
(2) Una volta definiti gli obiettivi, la pianificazione può essere organizzata ancora meglio
Il calendario editoriale Facebook deve essere gestito in modo da individuare una buona
varietà di contenuti privilegiando quelli a maggior coinvolgimento.
Su Facebook è possibile programmare i post.
Tipologia di contenuto: Post, Stories, Reels (video stile Tik Tok), IGTV.
L’audience deve essere interattiva, le figure dei micro-influencer sono molto ricercate in
quanto molto persuasive.
Interagire con la community è il modo migliore crescere su Instagram.
Sono inoltre disponibili molte funzioni per i prodotti, i tag di prodotto aiutano a promuovere
i post legati ad un e-commerce.
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Gli hashtag sono utili per far crescere la reach di un messaggio, per aumentare i follower in
target e indicizzare un post.
Gli hashtag brandizzati (es #nomebrand) sono creati per connettere il brand e il suo target
e possono essere utilizzati per promuovere una campagna di comunicazione o per aggregare
i contenuti generati dagli utenti.
3. TikTok: i video
Applicazione sulla quale è possibile pubblicare video di breve durata riferiti a qualsiasi cosa.
È un esempio di come le aziende puntino molto sui social per raggiungere sempre più clienti
appoggiandosi alle figure dei micro-influencer (es: Khaby).
Qualunque tipo di contenuto può andare virale, se piace.
SocialBlade è una piattaforma che permette di vedere gli analytics degli account, scoprendo
l’andamento dei followers del profilo a cui vogliamo rivolgerci.
Il successo di una campagna sui social media dipende dalla capacità di convertire un’audience
passiva in una audience attiva, dare la possibilità alle persone in qualche modo di interagire (dare
voce a quello che sarebbe un pubblico muto).
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Vengono poi definiti i segmenti di utenza di interesse presenti sul social che è stato scelto, in base:
caratteristiche demografiche
fattori come gli interessi e le relazioni che gli utenti hanno mostrato di avere sul social.
Pubblicità è video su social network come YouTube e Facebook difficilmente avranno l’obiettivo di
generare immediatamente vendite. Un obiettivo più plausibile potrebbe essere di incoraggiare chi lo
vede ad andare sul sito aziendale, oppure a postarlo sulla sua pagina Facebook.
L’essenziale è riuscire a ottenere l’attenzione di chi vede il messaggio per qualche secondo in più.
Come nel caso del video prodotto da PepsiCo nel 2013 chiamato Test Drive, e postato su YouTube.
In tal modo PepsiCo ha cercato di entrare in contatto e interagire con un’audience giovane in un
segmento di mercato ormai maturo.
CPC (costo per clic): indica il costo del messaggio rapportato al numero di utenti che lo
hanno visto e si sono collegati al sito dell’impresa che lo ha postato.
CPA (cost per action): consente di avere un’approssimativa misura del costo della
campagna ai ricavi che essa ha generato.
2. Quelle che si riferiscono ai risultati o ai ricavi. Si tratta di misure che definiscono i risultati
in rapporto ai “fan”, agli “amici”, ai “follower” e ai visitatori di un social come primo passo
per stimare quanto una campagna ha prodotto in termini di ricavi.
Il mobile marketing
La convergenza fra fisico e virtuale ha portato a un crescente uso del mobile marketing.
È il marketing che si basa sulle infinite app oggi disponibili come quelle che consentono:
ricerche comparative dei prezzi: rilevando codici QR è possibile verificare l’offerta di molti
negozi;
promozioni localizzate: è possibile proporre sconti a coloro che entrano in una certa area o
in un punto vendita;
programmi fedeltà: è possibile ottenere sconti se si entra in una determinata catena.
Queste nuove possibilità hanno messo in difficoltà i punti vendita tradizionali (provo le scarpe ma
le prendo su Amazon perché costano meno!).
La convergenza fra social media, smartphone, tablet e le tante app disponibili consentiranno alle
imprese di avere un’interazione dinamica con i loro clienti. Prospettiva non priva di possibili
problemi i cui vantaggi per gli acquirenti non sono sempre certi.
Gli strumenti di Google ci danno a disposizione dati che possiamo usare in modo creativo e dunque
anche per le attività di marketing:
1. Google Analytics: Permette di sapere chi visita il vostro sito web, da dove arriva, come l’ha
trovato e che cosa cerca specificamente;
2. Google Alerts: ci dà la possibilità di sapere quante volte viene citato quel concorrente;
3. Google AdWords: strumento di pianificazione delle parole chiave e cioè consente di vedere
quali parole chiave usano i consumatori per fare ricerche, se noi sbagliamo il nome abbiamo
molte meno possibilità di essere visibili;
4. Google Trends: vedere come si è comportato un certo termine di ricerca nel tempo, consente
di capire se un dato tema sta acquisendo popolarità o è in declino.
Questi strumenti danno la possibilità a chi fa marketing di avere informazioni molto interessanti.
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Come il costruire un profilo del cliente oltre al discorso che ci serve a capire quali sono i nostri
utenti.
Il problema è che con il digital marketing possiamo coinvolgere solamente il pubblico connesso.
Il caso SPOTIFY
Negli ultimi anni il mondo della musica e il modo di ascoltarla è completamente cambiato: siamo
passati dai CD tramite stereo, a quella tramite iPod e mp3 e, infine, a quella in streaming.
Il vinile è, ancora oggi, in voga (marketing della nostalgia).
La storia di Spotify inizia nel 2002 in Svezia dove il creatore sostenne che la pirateria, allora molto
frequente, non si poteva eludere ma bensì legalizzare.
Il successo di Spotify nasce dall’aver identificato e creato una nicchia tra due estremi nel mercato
della musica vale a dire Napster (illegale) e Itunes (molto costoso).
Egli trova questa idea nel momento in un momento di crisi enorme dell’industria musicale.
Spotify fa parte dei servizi freemium ovvero di quelle applicazioni che prevedono un piano gratuito
con delle limitazioni e un piano a pagamento con il superamento di questi limiti.
Le fonti di guadagno di Spotify sono tutte nella pubblicità nella versione free e gli introiti diretti
dagli account premium attivi.
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Il Marketing Strategico e Operativo
La strategia è di lungo periodo (> 5 anni) mentre la tattica è di breve periodo.
Il marketing strategico consiste nelle strategie di marketing nel lungo periodo per rendere un
business profittevole. L’attività principale è definire gli obiettivi e organizzare una strategia utile
per realizzarli, pianificando le diverse attività.
Il marketing operativo è il “braccio” ovvero l’insieme delle attività di marketing poste in essere
per dare seguito alla strategia (marketing mix delle 4 P).
Il marketing mix è definito anche come marketing tattico ossia tattiche ispirate alla strategia.
Lambin ci dice che Il marketing strategico è un’analisi sistematica e continuativa dei bisogni del
mercato e lo sviluppo di nuovi concetti di prodotto competitivi, destinati a un target specifico e che
presentano delle caratteristiche distintive (rispondere al perché devo comprare quel prodotto e non
l’altro) che li differenzino dai concorrenti diretti, assicurando in tal modo al produttore un vantaggio
competitivo duraturo e difendibile.
Gli elementi fondamentali del marketing strategico sono la segmentazione del mercato, la sua
targetizzazione e il posizionamento del prodotto.
Abbiamo bisogno di analizzare il mercato per poter fare correttamente queste strategie.
Mentre il marketing operativo è caratterizzato dal prodotto, prezzo, place (es: musica in streaming)
e dalla promozione.
Con il MS partiamo con l’analisi dei bisogni/desideri e definiamo a quale mercato noi facciamo
riferimento, poi parliamo di segmentazione macro e micro, poi facciamo un’analisi dell’attrattività
cioè del mercato potenziale del ciclo di vita del prodotto, facciamo un’analisi della competitività
vedendo se il nostro vantaggio competitivo è sostenibile nel tempo, e infine la scelta di
posizionamento cioè, ad esempio, in quale nicchia di mercato ci andiamo a collocare.
Mentre con il MO partiamo dal prodotto che non esiste in sé ma esiste come una scomposizione di
attributi tangibili e intangibili, distribuzione (l’accessibilità della soluzione), prezzo (costi monetari
e non), la comunicazione e il programma di marketing che comprenda le 4 P del marketing mix.
Il marketing operativo non fa ispezione di nuovi mercati e nuovi segmenti, si indirizza a mercati o
segmenti esistenti.
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6/03/2022
Il marketing strategico si occupa della segmentazione del mercato (servire clienti ben identificati)
definire una strategia di copertura e posizionarsi nel mercato attraverso gli strumenti forniti dal
marketing mix.
Con il marketing strategico si fa un’analisi accurata delle opportunità di mercato, selezione dei
mercati obiettivo e analisi dei dati disponibili attraverso tecniche statistiche per poter utilizzare al
meglio le 4 P del marketing mix.
Il marketing strategico non è solamente un marketing pull ma anche proattivo o guidato dall’offerta
ossia:
identificazione di bisogni non espressi (significa creare qualcosa che non c’è) o soluzioni
nuove a bisogni noti, e questo deve essere fatto in un’ottica di sostenibilità ed etica e quindi
ci si fonda molto sull’:
innovazione tecnologica e su questa possibilità che abbiamo di creare/intensificare bisogni.
Oggi che ci sono talmente tante informazioni per quanto riguarda nuovi prodotti e servizi che il
consumatore non ha il tempo materiale per poterli vagliare.
La nuova prospettiva è quella di un’impresa profit oriented ossia un’impresa che esamina le
opportunità di mercato, definisce la parte di mercato su cui intende concentrare le sue risorse, studia
realizza i prodotti e servizi richiesti dal mercato in cui si intende concentrare (PRODOTTO), fissa i
prezzi competitivi (PREZZO), rende disponibili prodotti mediante la DISTRIBUZIONE,
costruisce un canale di comunicazione in cui molto importante è l’informazione (PROMOZIONE).
Clienti devono essere messi a conoscenza dell’esistenza della nuova tecnologia/del nuovo prodotto.
Marketing mix
Il Marketing mix è un insieme di variabili controllabili (su cui l’imprenditore ha totale controllo,
nel senso che le può dominare).
Questo gruppo di variabili è stato individuato perché è stato posto come assunto che l’imprenditore
abbia la facoltà di decidere quale prodotto o servizio collocare sul mercato, quale prezzo deve avere
questo prodotto o servizio e in che modo questo prodotto/servizio deve essere distribuito ai
consumatori.
È molto importante un equilibro razionale e individuato di queste variabili che siano percepite in
modo armonico dal consumatore.
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Neil H. Borden, nel 1950, vi includeva 12 elementi che influivano maggiormente nelle scelte dei
consumatori ma la vera concettualizzazione di marketing mix è stata fatta da Jerome McCarthy che
da questi 12 elementi proposti da Borden ne evidenziò 4.
Ma nel 1981 il concetto si torna ad ampliare e le leve da 4 diventano 7:
Product, Price, Place, Promotion, People, Process, Physical evidence.
Persone: tra queste 7 è sicuramente la P più rilevante. Senza le persone che lavorano in azienda, la
stessa può essere nessuno o qualcuno, può fatturare o non fatturare, può essere amata od odiata…
Persone non solo intese come consumatori ma anche come lavoratori all’interno dell’azienda o
fornitori.
Ciò fa nascere la P del processo: identifica tutti i processi che riguardano la fornitura di un prodotto
o la fruizione di un servizio. Il servizio offerto deve essere di qualità a spese più contenute
possibile.
Modello 4 C di Lauterbon
Lauterbon sposta il focus dall’impresa al cliente. Al posto del prodotto vede qual è il valore che il
cliente attribuisce al prodotto, il costo, la convenienza e la comunicazione.
Si tratta di 4 elementi visti con l’occhio del consumatore.
Non vanno a sostituire le 4 P ma devono integrarle, rendendole più esperienziali.
Con l’integrazione delle 4 P con le 4 C abbiamo una visione complessiva degli strumenti per attuare
la strategia di marketing.
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È anche un insieme di attributi (design, styling, materiali, componenti, packaging e qualità per il
compratore) e soprattutto un insieme di attese.
Ad esempio, per noi il profumo non rappresenta una formula chimica ma bensì accettazione sociale,
status, sicurezza.
Wolf of Wall Street: “vendimi questa penna” creare un bisogno per condurre all’acquisto.
Prodotto generico: è la cosa fondamentale senza la quale non vi è possibilità di offrire niente sul
mercato (il fatto che la penna scriva), ma il cliente si aspetta di più.
Corrisponde al vantaggio essenziale (core benefit) che l’acquirente riceve in termini di soluzione di
un bisogno. È il livello che corrisponde al prodotto fisico.
Prodotto atteso: incarna le caratteristiche minimali che l’acquirente si attende insieme al prodotto
generico e che possono costituire una prima area di differenziazione.
Tutto quello che viene chiamato anche il Servicescape, se andiamo in un’ristorante che è malandato
e cadente ciò compromette l’acquisizione di una nuova clientela.
Ad esempio, le modalità di dilazione del pagamento, o il fatto che il consumatore nel caso delle auto
è disposto a pagare per avere condizioni minime di sicurezza.
Prodotto ampliato: si tratta di elementi che costituiscono incrementi di caratteristiche del prodotto
rispetto alle aspettative del consumatore e che possono dar luogo a una base di differenziazione. Un
produttore di auto può offrire alcuni optional (non sicurezza) compresi nel prezzo.
Prodotto potenziale: corrisponde all’insieme di nuovi attributi che potrebbero diventare parti del
prodotto in grado di attrarre acquirenti (kit di tappezzeria che consente di modificare interni
dell’auto in modo rapido e conveniente).
È quello che potrei offrire al cliente per fidelizzarlo al massimo.
Livelli di prodotto secondo Kotler
1. livello base: è il prodotto essenziale che è costituito dai vantaggi essenziali che il prodotto
dovrà offrire al consumatore. Comprando una penna acquisto la possibilità di scrivere;
2. prodotto effettivo è dato dalle sue caratteristiche, dalla marca alla qualità;
3. prodotto ampliato si ottiene aggiungendo ulteriori vantaggi e servizi per il consumatore.
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Kotler sottolinea che la competizione oggi avviene a livello di prodotto ampliato, i consumatori
vogliono qualcosa di più: non a caso un elemento che fa lanche a differenza è il plusvalore etico
che comunicano numerose imprese.
Il prodotto secondo Frontori è in sé già un messaggio, e dice che prima ancora che si faccia la
pubblicità un prodotto è già attrezzato.
Fabris invece dice che nelle società moderne il prodotto perde l’importanza della fisicità per
trasformarsi in una produzione di simboli, significati, simulacri. La produzione si dematerializza.
Servizi
I servizi sono attività o benefici intangibili offerti al consumatore o a imprese con modalità che
implicano un’interazione diretta fra chi li offre e chi li fruisce.
Intangibilità;
Inseparabilità: se io mi faccio un taglio dei capelli, non posso prescindere dal parrucchiere;
Variabilità;
Deperibilità: non è stoccabile.
Intangibilità: i servizi sono intangibili, non si possono toccare o vedere prima di decidere
l’acquisto.
Il rischio è che noi non siamo in grado di valutare un servizio prima del suo acquisto.
Ci sono incertezze di bisogno, di servizio, dell’erogatore e paura di star male o di perdere denaro.
Ad esempio, vedere un film (servizio) offre un’esperienza ed è valutata in modo soggettivo.
Mentre quando si va ad acquistare delle scarpe è possibile toccarle ecc.
Inseparabilità: nella maggior parte dei casi, il consumatore non può separare colui che eroga il
servizio dal servizio stesso. I servizi vengono tipicamente prodotti e consumati simultaneamente.
Il grado di interazione tra il consumatore e il prestatore del servizio dipende dalla misura in cui il
consumatore deve essere fisicamente coinvolto per riceverlo (es: parrucchiere, in tal caso il
personale diventa il servizio).
Possono essere compiuti errori davanti al cliente e quindi c’è necessità di recuperare il disservizio
(service recovery).
Problemi di marketing dovuti all’inseparabilità:
legame fisico tra fornitore e servizio;
partecipazione del consumatore al processo di produzione;
partecipazione di altri consumatori al processo di produzione;
problemi particolari della produzione in serie di servizi (il ristorante stabilisce che quello è il
piatto ma poi arriva il cliente che esprime delle preferenze).
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Selezione e formazione del personale di contatto, non è facile (front line employee), gestione del
consumatore e impiego della strategia di multilocalizzazione.
Variabilità: la qualità di un medesimo servizio varia sia in base alla persona che eroga il servizio
sia in base al momento. Nel caso dei servizi garantire uniformità è assai difficile.
Esempio: il soprano della Scala di Milano potrebbe essere indisposto e fornire brutta prestazione.
Molti elementi che influiscono sulla qualità sfuggono al controllo dell’erogatore: il cliente, gli altri
clienti che possono influire su questo processo e che hanno un’importanza fondamentale soprattutto
quando si formano le code, l’atmosfera e l’ambiente, front line employee.
Deperibilità: non è possibile, al contrario di quanto accade per i beni, stoccare i servizi per
regolarne il loro utilizzo nel tempo (immaterialità dei servizi).
I beni possono essere prodotti in eccesso e immagazzinati per un certo periodo di tempo in attesa
della loro vendita (per i servizi questo non vale).
Strategia dell’offerta
impiego di personale part-time;
condivisione delle strutture con un’altra impresa (piazza san giacomo due esercenti messi
insieme in un unico locale per dimezzare le spese d’affitto);
preparazione preliminare alla crescita;
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utilizzo di terzi;
aumento della partecipazione del consumatore.
7/03/2023
Al consumatore manca il tempo per avere una mappatura completa di tutti i beni e servizi del
mercato per poter effettuare una scelta.
Tangibilità e intangibilità
Spesso sono gli elementi intangibili (processi, competenze, professionalità del personale) che sono
in grado di creare il maggior valore nella prestazione di un servizio
Anche le imprese tendono a terziarizzare attività che non sono centrali per la conquista di un reale
vantaggio competitivo.
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In Italia c’è una tendenza a ricorrere a imprese per l’ottenimento di servizi legali, servizi di gestione
personale, consulenze, servizio del trasporto, stoccaggio e servizi di comunicazione.
I servizi sono presenti con una % sull’incidenza del pil molto più alta rispetto a industria,
costruzioni, agricoltura, foreste e pesca. Turismo flessione importante Covid
Deperibilità: nei momenti di calo della domanda ci sarà una capacità produttiva inutilizzata,
mentre nei momenti di picco si rischierà di non avere capacità produttiva sufficiente creando code e
insoddisfazione del cliente supermercato.
Le conseguenze di questa difficoltà nell’armonizzare il ciclo produttivo con quello della domanda
nel processo produttivo dei servizi sono notevoli in termini di costi, qualità e di soddisfazione sia
del cliente che del personale:
1. un’impresa di servizio che punta all’efficienza tenderà a sottodimensionarsi per evitare di
ritrovarsi con un ammontare di risorse inutilizzate per molto tempo;
2. un’impresa che punta all’efficacia dovrà correre il rischio di sovradimensionarsi per evitare
che nei momenti di picco una porzione di domanda rimanga insoddisfatta.
Il cibo per cani è un molto interessante perché di fatto non abbiamo la risposta da parte
dell’utilizzatore.
È in realtà prodotto per i padroni, dobbiamo studiare che cosa si aspetta il padrone da quel cibo per
cane.
I cibi per cani in scatoletta costano anche più dei cibi per bambini e ciò dimostra un interesse
sempre maggiore per gli animali domestici.
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La caratteristica principale per acquistare un servizio è l’esperienza (andare al cinema, fare un
viaggio ecc).
Quando il consumatore prova un servizio, per valutarlo confronta anzitutto le sue aspettative con
l’esperienza effettiva ricevuta, dove queste differenze possono essere individuate attraverso la gap
analysis ovvero una tecnica di analisi del grado di soddisfazione dei consumatori nei confronti dei
servizi che si basa sulla valutazione delle differenze tra le aspettative del consumatore e le
esperienze ricevute (sono soddisfatto o no?) rispetto a una serie di dimensioni che permettono di
qualificare la qualità.
Anche nel mercato dei beni, per una questione di aumento competitività e complessità, c’è una
tendenza a far vivere un’esperienza.
Quindi, sostanzialmente, spezziamo il servizio in fasi in modo da poter valutare ciascuna fase.
Ciascuna delle fasi rappresenta un punto di contatto con il cliente e noi andiamo a vedere questi
touchpoints e cioè quante volte il cliente viene a contatto con il personale che presta un determinato
servizio.
Tutti questi momenti in cui il cliente viene a contatto con il personale del servizio sono essenziali
per ottenere un vantaggio competitivo (DA RIVEDERE).
Marketing relazionale
Termine usato per sottolineare la necessità di capitalizzare tutti i momenti di incontro con il
cliente e si presta in modo particolare al caso dei servizi.
L’obiettivo è quello di sviluppare un rapporto continuativo e personalizzato che permetta al
cliente di legarsi a un singolo fornitore e, su questa base, ottenere un servizio il più vicino possibile
alle sue aspettative, senza dover ogni volta affrontare un processo di valutazione e selezione delle
diverse alternative in essere.
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La dipendenza del risultato d’impresa dal comportamento del personale, che presidia l’interfaccia
con la clientela (front-office), rende necessario garantire il suo allineamento agli obiettivi
d’impresa.
Questo compito spetta al marketing interno.
Il marketing interno si basa sull’idea che un’organizzazione di servizi deve essere focalizzata sui
suoi dipendenti (vero e proprio mercato interno) prima di poter offrire ai clienti i programmi di
successo.
Le imprese di servizio devono assicurarsi che i dipendenti abbiano l’atteggiamento, le capacità e
l’impegno necessari per soddisfare le aspettative dei clienti e sostenerne la fedeltà.
Il presidio delle risorse umane assume un ruolo cruciale per il successo delle org. di servizi.
Una volta che i programmi di marketing interno hanno preparato i dipendenti alle loro interazioni
con i clienti, le org. possono gestire meglio i servizi che forniscono.
Anche il back-office è molto importante perché da questo nascono una serie di problematiche che
eventualmente devono essere gestite.
Creare l’esperienza memorabile, l’effetto wow che dipende dalle esperienze pregresse del
cliente.
Prodotto
Le imprese che offrono servizi hanno elementi di specificità che differenziano il marketing mix dei
servizi da quello dei beni ossia esclusività, branding e gestione della capacità di servizio.
Esclusività: i servizi non possono essere brevettati e l’innovazione può dunque essere copiata.
Per cui nei servizi è più difficile difendere l’esclusività della propria offerta.
Branding: poiché i servizi sono intangibili, il brand name o l’individuazione del logo, è
importantissimo per ottenere riconoscibilità e influire sulle decisioni d’acquisto dei consumatori.
Esselunga ha sviluppato associazioni positive fra il suo brand e la qualità dei prodotti freschi
attraverso una campagna di comunicazione che ha per protagonisti i vari tipi di frutta e verdura.
Gestione delle capacità di servizio: la maggior parte dei servizi ha una capacità limitata a causa
dell’inseparabilità del servizio da chi lo fornisce e della sua deperibilità (es: parrucchiere).
La capacità produttiva, se non viene impiegata, è persa (sempre parrucchiere).
La progettazione del servizio da erogare deve essere integrata da azioni intese a influenzare la
domanda dei consumatori per renderla meno discontinua possibile nel tempo (gestione della
capacità di servizio).
Ad esempio, nel caso della gestione della capacità di un albergo si creano offerte personalizzate
per cercare di coprire tutte le stagioni con pacchetti personalizzati.
Prezzo
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Nelle imprese di servizio ci si riferisce al prezzo della prestazione con nomi diversi come “parcella”
o “tariffa”. La leva del prezzo nei servizi ha un ruolo importante perché può essere usata per cercare
di bilanciare capacità e domanda.
Discriminazione temporale dei prezzi: consiste nell’applicare prezzi diversi nelle diverse ore del
giorno o nei diversi giorni della settimana per riflettere le variazioni nella domanda del servizio.
(al Kinemax di Gorizia il biglietto il mercoledì costa 5€ al posto di 10€).
Distribuzione
I servizi necessitano di un supporto distributivo. Spesso si tratta di reti che si limitano a vendere il
diritto di fruire di un servizio in un dato momento nel tempo e in un dato luogo (agenzie di viaggio).
Ma ci sono comparti in cui la rete di vendita contribuisce anche alla prestazione come nel settore
bancario dove le agenzie vendono alcuni prodotti sui cui non esercitano manipolazione, mentre per
altri contribuiscono direttamente al processo di erogazione (operazioni di c/c).
La disponibilità della distribuzione elettronica attraverso internet offre oggi una copertura di livello
mondiale.
La tecnologia impone modifiche anche al mercato dei servizi tanto che alcuni servizi possono essere
in qualche modo prenotati.
Promozione
Per molti servizi consiste nel mostrare i benefici del servizio per l’acquirente.
È importante cercare di dare al potenziale cliente elementi che gli consentano di superare le
difficoltà che incontra nel processo d’acquisto in rapporto all’immaterialità della prestazione.
Andranno sottolineate: la qualità della prestazione, l’efficienza e la disponibilità del personale.
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Il ciclo di vita del prodotto (CVP)
Descrive le fasi che un prodotto attraversa nel mercato. Il ciclo di vita di un prodotto è definito
rispetto all’andamento delle vendite di un bene o di un servizio al passare del tempo.
Le 4 fasi in cui tipicamente si divide sono: introduzione, crescita, maturità e declino.
Fase dell’introduzione
Coincide con il periodo immediatamente successivo al lancio del prodotto sul mercato obiettivo.
Le vendite aumentano lentamente perché il prodotto non è ancora conosciuta del consumatore e gli
utili sono inizialmente negativi per effetto degli elevati investimenti effettuati.
In questa fase, l’obiettivo del marketing è creare consapevolezza cioè la conoscenza circa
l’esistenza di un nuovo prodotto e le sue caratteristiche.
Se il prodotto è nuovo bisogna stimolare la domanda primaria, ovvero far crescere il numero di
consumatori che utilizzano questa nuova categoria di prodotto.
Quando un numero sempre maggiore di concorrenti introduce prodotti simili e la nuova categoria di
prodotto si sposta lungo il ciclo di vita si dovrà creare e stimolare una domanda selettiva che si
concentri sulla variante di prodotto che l’impresa propone.
In questa fase la leva di comunicazione è fondamentale così come le decisioni relative alle altre
variabili del marketing mix:
distribuzione: individuare gli intermediari più adatti al lancio e superare le loro reticenze
all’inserimento del nuovo prodotto nei loro assortimenti.
prodotto: si limiterà il numero di versioni in offerta per garantirsi adeguate economie di
scala e per consentire al consumatore di prendere confidenza con la versione base.
prezzo: decisioni di prezzo cambiano a seconda che vogliamo raggiungere un’ampia quota
di mercato (1) o ottenere dal mercato più risorse (2):
1. prezzo di penetrazione prezzo basso;
2. prezzo di scrematura prezzo elevato.
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È caratterizzata da un rallentamento del tasso di crescita delle vendite del settore o della
categoria di prodotto. Ciò, insieme all’aumento della concorrenza di prezzo, determina la riduzione
dei margini di profitto.
È una fase in cui cresce la concentrazione del mercato: una parte delle imprese entrate, quando
cresceva rapidamente, deve uscire perché i suoi prodotti non hanno raggiunto quote sostenibili.
Sul lato della domanda prevarranno gli acquisti ripetuti.
L’obiettivo del marketing qui consiste nel mantenimento della quota di mercato.
La comunicazione deve garantire una forte attenzione sulla marca (awarness) e creare forte empatia
fra consumatore e marca (goodwill).
Sul fronte del prodotto si cercherà di sfruttare le residue possibilità di differenziazione per trovare
nuovi acquirenti.
Relazione fra le fasi del ciclo di vita dei prodotti, gli obiettivi di marketing e le azioni di
marketing mix di un’azienda
È bene confrontare l’andamento dell’azienda con quello che è l’andamento del settore per vedere se
siamo in linea o meno con l’andamento generale del settore dell’impresa.
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Durata lo svolgimento del ciclo di vita dipende da diversi fattori:
tipologia del prodotto: i prodotti di consumo hanno di norma cicli di vita più brevi di quelli
destinati alle imprese;
intensità competitiva e la conseguente pressione pubblicitaria favoriscono un’accelerazione
del ciclo di vita;
Così come gli investimenti in ricerca e sviluppo e conseguente cambiamento tecnologico.
Quando abbiamo un’innovazione che soppianta quella precedente, il prodotto viene
modificato.
Livello di analisi: il modello del ciclo di vita può essere applicato sia a singoli
prodotti sia a intere categorie.
Velocità di adozione
L’andamento del ciclo di vita di un prodotto dipende anche dalla rapidità con
cui i consumatori lo adottano.
Esistono cinque categorie di chi prende parte al processo di diffusione
dell’innovazione.
Curva di Rogers
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Nella fase di lancio l’impresa deve puntare agli innovatori (colo che sono disposti a provare per
primi il nuovo prodotto) e subito dopo agli early adopter ossia i primi, dopo gli innovatori, che
adottano il prodotto.
Ad esempio, star e personaggi famosi (innovatori) svolgono presso il grande pubblico la funzione di
opinion leader che influenzano una parte dei potenziali acquirenti che li imiteranno.
Una volta accettati dagli innovatori e dagli early adopter, i nuovi prodotti vengono acquistati dalla
maggioranza anticipatrice e dai ritardatari.
Generalmente i ritardatari hanno uno status sociale più basso degli anticipatori nonché reticenza
relative all’uso del prodotto e vogliono informarsi puntualmente di come effettivamente questo
prodotto funzioni e se ne valga la pena l’acquisto.
Esempio: Procter & Gamble modificò lo shampoo e balsamo Patene e rilanciò il prodotto
con una campagna pubblicitaria e promozionale basa sul “don’t hate me because I’m
beautiful”.
8/03/2023
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Uno dei maggiori insuccessi che si possono avere nel marketing.
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Il brand “Your brand name is only as good as your reputation” di Richard Branson
“Products are made in a factory, but brands are created in the mind.”
Non solo creare il prodotto fisicamente nelle fabbriche ma anche creare un’immagine di
prodotto che vada ad agire nella mente del consumatore.
Per marca si intende un nome parola, simbolo, un disegno o una combinazione di questi aventi lo
scopo di identificare un prodotto o un servizio di un venditore o di un gruppo di venditori e di
renderli differenti da quelli dei concorrenti (American Marketing Association).
BRAND NAME: insieme di parole e immagini che richiamano l’attenzione (albero Timberland);
TRADE NAME: nome dell’organizzazione che produce/vende;
BRAND MARK: elementi visuali che identificano la marca (Prada).
È importante che il consumatore riconosca alla marca una sorta di personalità umana ossia aggettivi
che identificano la marca che potrebbero essere applicati alla gestione perché finisce con
l’identificarsi con la marca (social identity) o comunque trovare delle assonanze tra alcune
caratteristiche di sé stessi e la marca e dall’altra parte il fatto che la marca è espressione di un
gruppo di riferimento di cui il consumatore si sente di far parte (social identity).
Non è facile distinguere l’identificazione personale da quella di gruppo.
Un brand può esprimere un solo prodotto (Nutella-Ferrero) o un gruppo di prodotti aventi la stessa
funzione (Mulino bianco di Barilla) o un gruppo di prodotti che assolvono funzioni diverse
(corporate brand).
Il brand è il segno distintivo attraverso il quale il consumatore raggiunge una consapevolezza del
prodotto che lo porta a preferirlo e sceglierlo sia pagando un prezzo superiore al prezzo medio per
un bene simile, sia acquistandolo con maggior frequenza rispetto a quelli della concorrenza.
Dal brand name l’azienda ricava:
maggior fedeltà da parte dei consumatori. Se il consumatore si fidelizza al brand allora:
l’azienda sarà meno vulnerabile ad azioni di marketing della concorrenza
resiste maggiormente alle crisi e ovviamente sappiamo che il produttore
maggior potere contrattuale nei confronti della distribuzione. Il distributore impone costi
notevoli per avere spazio nelle scansie all’interno del punto vendita ecc.
maggior efficacia delle politiche di marketing nei confronti di un consumatore già ben
disposto verso il brand. In tal modo è molto più facile convincerlo ad acquistare il prodotto
(apple iPhone e pc).
Il marchio
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Il marchio è un segno distintivo tipico dell’azienda; è il nome o logo di un’azienda, di un prodotto
o servizio, il bene immateriale iscritto a bilancio
Sostanzialmente parliamo di ciò che ha una tutela giuridica dal punto di vista lessicale.
La brand equity la marca ha un suo valore economico che deve essere stimato.
Quando avviene l’incontro tra le funzioni che la marca svolge per l’azienda e le funzioni che svolge
per il consumatore la marca crea valore e si ha brand equity, intesa come risorsa da gestire per
accrescere il patrimonio aziendale.
Aaker: è “una risorsa strategica costituita da un insieme di attività e passività legate al marchio,
che accrescono/diminuiscono il valore di un prodotto o servizio per un’azienda e/o per i clienti di
quell’azienda”.
Oggi il termine brand equity viene usato per indicare un concetto più vicino a quello di
potenzialità del brand o di forza del brand.
NB: in termini monetari si valuta il marchio, che è un bene intangibile alienabile. La valutazione
monetaria del marchio non può però prescindere dalla valutazione delle dimensioni della marca e
della brand equity.
Kotler ha messo in luce la distinzione tra la brand equity e la stima di un valore economico
finanziario di un marchio.
Dobbiamo considerare una serie di elementi per la brand equity, tra cui la forza del brand che si
fonda su:
Diffusione
Affidabilità
Differenziazione: capacità che ha la marca di differenziare il prodotto rispetto a quello della
concorrenza.
Diffusione
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È intesa sia come conoscenza del brand da parte dei consumatori (diffusione cognitiva), sia come
disponibilità fisica dei prodotti con il brand oggetto di analisi nei luoghi in cui è possibile acquistarli
(diffusione fisica).
La diffusione fisica attualmente assume una valenza molto minore che in passato dato che con le
moderne tecnologie possiamo comprare il prodotto sul web in qualunque momento.
La conoscenza del brand da parte dei consumatori si deve necessariamente tradurre in impulsi ad
acquistare; i consumatori si devono trasformare in clienti e possibilmente in clienti fedeli: solo così
un brand noto diventa anche brandi di valore.
Conoscenza per acquisto e per successiva fidelizzazione.
Affidabilità
Un brand è affidabile quando rispetta la promessa verso il consumatore in termini di qualità del
prodotto o del servizio offerto non bisogna mai tradire il consumatore.
Investire in affidabilità: acquistare materie prime di qualità elevata, utilizzare processi produttivi
all'avanguardia, possedere una tecnologia unica che garantisce al prodotto prestazioni che altri non
hanno. Questi elementi accrescono le caratteristiche intrinseche del brand e sono legate alle qualità
e alle caratteristiche del prodotto branded.
I vantaggi della marca a seconda della figura che esaminiamo abbiamo diversi tipi di
vantaggi:
Produttore
Obiettivo primario: creare fedeltà nel cliente;
Aumenta le difese nei confronti dei concorrenti;
Crea vantaggi differenziali;
Può applicare premium price;
Targeting e posizionamento più efficaci;
Aumenta il potere di negoziazione sul dettagliante.
Dettagliante
Attrae i clienti;
Accelera i tempi di rotazione dei prodotti nelle superfici di vendita;
Trascina altre marche generiche e può sviluppare una propria marca (private label).
Consumatore
Riconosce il prodotto più facilmente;
Ne apprezza caratteristiche e benefici;
Riduce i rischi nell’acquisto;
Colloca il prodotto tra le varie offerte;
Sviluppa interesse per alcune caratteristiche del prodotto.
Brand equity ossia il valore aggiunto che una data marca conferisce a un prodotto oltre ai
benefici funzionali che esso offre. Ciò si traduce in due vantaggi per le imprese:
1. vantaggio competitivo: per esempio il nome Disney è immediatamente associato con
l’intrattenimento infantile.
2. vantaggio di prezzo ossia la disponibilità dei consumatori a pagare un prezzo più alto per
un prodotto che possiede una forte identità.
In tal caso il valore della marca è rappresentato dal sovrapprezzo che essa consente di
spuntare rispetto ad altri prodotti alternativi a parità di benefici funzionali offerti (LVuitton)
Per creare brand equity bisogna associare esperienze forti, positive e uniche alla marca.
La sua creazione è il risultato di un processo di costruzione sequenziale suddiviso in fasi:
1. sviluppo di una brand awarness (cioè la consapevolezza della marca) forte e positiva, che
stabilisca nelle menti dei consumatori una connessione fra la marca e una categoria di
prodotti o un bisogno, per attribuirle un’identità (Nutella).
2. va costruito un senso della marca, rendendo chiaro ai consumatori che cosa essa
rappresenti, quale sia la sua missione.
dimensione funzionale connessa alla performance;
dimensione simbolica connessa all’immaginario.
Nike lo ha fatto attraverso il continuo sviluppo e miglioramento dei prodotti e legando il suo
brand alla performance atletica e al successo.
Le valorizzazioni dei dati di bilancio non sono sufficienti a rappresentare la brand equity che è un
qualcosa di più.
Funzione di orientamento l’insieme delle marche con la loro identità specifica permette al
consumatore di orientarsi nel momento dell’acquisto, rendendo l’offerta dei prodotti più strutturata
e trasparente < costi di ricerca.
Funzione di personalizzazione fa riferimento alle valenze simboliche della marca, tramite le quali
il consumatore può esprimere il proprio personale rapporto con l’ambiente circostante.
Uso della marca come segno esteriore proietta all’esterno la propria immagine.
Uso della marca come segno interiore rafforza l’opinione che ho di me.
Strategie di branding il produttore/distributore deve decidere se fare: una marca per tanti
prodotti: monomarca; una marca per ciascun prodotto: multimarca; private branding o branding
commerciale (distributore che sviluppa una marca).
Strategia monomarca consiste nell’impiegare la stessa marca per più prodotti appartenenti a una
stessa categoria o anche a categorie diverse.
Le marche multiprodotto identificano i prodotti che hanno un qualche livello di omogeneità ed è
particolarmente diffusa nella gestione di singole linee di prodotto perché facilitano le estensioni.
line extension
L’uso della stessa marca rende più semplice l’entrata in nuovi segmenti di mercato data la notorietà
della marca in quanto permette:
minori costi pubblicitari e promozionali;
sfruttare economie di scala e sinergie nella comunicazione: ogni volta che uno dei prodotti
che essa identifica viene promosso, si rafforza indirettamente la notorietà degli altri;
brand extension stessa marca usata per identificare prodotti che soddisfano bisogni molto diversi
l’estensione non rientra in una linea ma riguarda prodotti che appartengono a settori molto lontani.
Aumentano i rischi che un prodotto poco riuscito possa intaccare la credibilità costruita sulla marca
in altri comparti.
co-branding: associazione di due marche esistenti per il lancio di un nuovo prodotto.
Strategia multimarca a ciascun prodotto o linea viene attribuita una marca diversa.
Quando ogni singolo brand è destinato a uno specifico segmento di mercato.
Può essere anche utilizzata per differenziare l’offerta di prodotti destinati, per livello di qualità e di
prezzo, a segmenti obiettivo molto lontani fra loro (es: pacchetto alberghiero).
I costi promozionali e pubblicitari sono elevati, è necessario generare brand awarness fra i
consumatori e i distributori per ognuna delle marche in portafoglio.
Bisogna costruire una nuova marca da zero.
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Esistono imprese di produzione che si specializzano nella fornitura di beni destinati a essere
venduti con marchi commerciali ma più spesso strategie miste commercializzando prodotti con
marchi propri e altri con quelli del distributore.
1. Salienza: il brand deve essere riconoscibile, se non lo è ovviamente non possiamo andare
avanti Brand Identity
2. Performance & Imagery: Che sensazioni evoca? che sensazioni trasmette la marca?
3. Judgments & Feelings: in base alle premesse e alle intenzioni del secondo gradino, come
rispondono i clienti? si fidelizzano verso quella
marca o vanno verso le marche dei concorrenti?
4. Resonance o Empatia: è l’obiettivo finale: capacità
di creare una relazione forte cliente-marchio e così
facendo fidelizzo il consumatore.
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Notorietà (brand awarness) crea valore in termini di brand equity attraverso: familiarità con il
brand; forte segnale di coinvolgimento; ruolo importate tale da far rientrare la marca tra quelle
considerate al momento dell’acquisto.
Un prodotto molto noto non è necessariamente il più venduto, indipendentemente dal livello
di notorietà, deve dare sempre valore al cliente.
La notorietà deve essere relativa a variabili positive del prodotto.
Qualità percepita ..."la percezione da parte del consumatore della qualità globale o della
superiorità del prodotto o servizio rispetto all'uso cui è destinato, tendendo conto delle alternative
possibili". Se compro una bottiglia di vino per pranzi domestici è un discorso, se la compro per
regalarne un altro ancora rispetto all’uso.
La qualità crea valore in termini di brand equity poiché: può essere la ragione di acquisto per quei
prodotti in cui la qualità è una caratteristica fondamentale; può essere importante per i distributori
che inseriscono volentieri nel proprio catalogo le marche apprezzate dai consumatori; può essere
utilizzata come caratteristica del prodotto per creare una brand extension.
Es: odore del Borotalco che ha creato deodoranti ecc. questo perché se uno sa di borotalco si
presuppone che sia pulito.
Valori associati alla marca
Insieme di elementi, immagini, sensazioni, caratteristiche che il consumatore collega al brand e che
creano l'immagine di marca e il posizionamento del prodotto, da cui nasce poi l'impulso all'acquisto
da parte del consumatore.
Le associazioni possono creare valore in termini di brand equity: aiutando il processo informativo
del consumatore durante la fase di acquisto; differenziando il brand rispetto i concorrenti; creando
la ragione di acquisto; creando credibilità verso il prodotto e familiarità tra brand e cliente; creando
il presupposto per possibili brand extension.
Proprietà intellettuale
13/03/2023
Uno degli elementi fondamentali su cui si fonda la percezione della marca dal punto di vista del
consumatore è il modello della conoscenza di Aaaker
Piramide a strati successivi.
1. Unaware of Brand: in cui c’è un ‘assenza totale di conoscenza della marca da parte del
consumatore e qui bisogna intervenire per poter portare il consumatore a conoscenza della
marca.
2. Brand recognition conoscenza superficiale, livello in cui la marca si insinua nella mente
del consumatore che deve essere stimolato per potersi
ricordare la marca attraverso qualcuno all’esterno che gli
dia la possibilità di conoscere la marca.
3. Brand recall conoscenza
forte il consumatore inizia a
riconoscere, senza richiamo
esterno, la marca
(associazione diretta
del consumatore del tipo di
prodotto).
4. Top of the mind che consiste nel momento di
consapevolezza e conoscenza assoluta. Associazione diretta prodotto marca. Ad esempio, il
consumatore quando pensa al telefonino associa direttamente la marca Apple.
La sua funzione è quella di rappresentare i livelli di conoscenza della marca e intervenire in modo
da portare la conoscenza dalla base al top della piramide.
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Valori associati alla marca
È compito dell'azienda, che conosce a fondo il proprio mercato target, riuscire ad individuare il
migliore mix di associazioni possibile. Le associazioni si possono basare su:
caratteristiche di prodotto;
uso del prezzo come strumento d’informazione;
testimonial celebri: l’uso di influencer diventa determinante oggi nei social;
comparazione con le altre marche;
provenienza geografica: ad esempio noi come Italia abbiamo perso competitività sul made in
Italy (cinesi stupidi pensano che la nutella sia prodotta in Germania).
Proprietà intellettuale insieme dei beni immateriali di cui l'impresa è proprietaria: brevetti,
relazioni di canale, copyright, contratti con determinati agenti intermediari. Sono tutti elementi che
valorizzano l'offerta dell'impresa oppure che inibiscono la concorrenza in quanto operano come
barriere all'ingresso.
La misurazione del valore della marca: il valore della marca deve avere una funzione strategica e
poter guidare le decisioni di marketing.
Sul valore della marca non basta l’analisi di bilancio come bene materiale ma bisogna capire che
valore danno i consumatori a quella determinata marca.
La marca poi continuamente monitorata nel tempo così come la percezione della marca che il
consumatore ha. Dobbiamo fare dei brand audit (verifiche periodiche) e fare dei confronti
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temporali: il confronto deve essere scadenzato e avvenire raffrontando valori temporalmente
diversi per capire quali sono gli elementi che hanno incrementato/decrementato il valore della
marca. Ci muoviamo secondo la grandezza periodica e il raffronto intertemporale.
Branding emotivo
Molti esperti di marketing ritengono che il posizionamento di una marca dovrebbe avere
componenti sia razionali sia emotive.
La componente emotiva attualmente ha riconosciuto avere un peso maggiore.
“lovebrands” e “lovemarks” sono termini coniati proprio per enfatizzare che alcune marche di
successo sono in grado di colpire il cuore dei consumatori.
E questo arricchire sempre e recare stupore nel consumatore è fondamentale, per esempio, il
problema che affligge i social è catturare l’attenzione; la visualizzazione deve essere accompagnata
dal catturare l’attenzione e per farlo bisogna agire sulla componente emotiva del consumatore.
Impiegato soprattutto in campo agroalimentare, nel nostro paese in modo particolare da Giovanni
Rana che ha voluto realizzare uno spot in cui racconta che cosa fa lui con la sua azienda.
Su questa sua idea c’è stato un tentativo di boicotto da parte dei suoi pubblicitari, ma ha comunque
deciso di dover essere lui a pubblicizzare il suo prodotto.
Lo spot di Giovanni Rana è un esempio classico dello storytelling all’interno del quale vengono
elencati molti valori, tutto il percorso che ha fatto per arrivare al top, l’espansione del business, le
innovazioni tecnologiche che ha introdotto. È lui il testimonial dell’azienda.
La location della sua azienda è eccezionale, è riuscito a conquistare il mercato americano e ha scelto
la location del Lago di Garda che è una delle più apprezzate dagli americani.
Lo spot fa comprendere come si struttura uno storytelling arricchendolo di contenuti senza essere
pesante.
Il secondo esempio di storytelling è quello della Apple che il 24 gennaio 1984 presenta Macintosh.
È uno spot divenuto cult per l’ispirazione al libro di George Orwell.
Oggi può sembrare un semplicissimo spot ma nel 1984 fu rivoluzionario.
La Apple ha voluto contrapporsi a IBM che in quel momento stava conquistando il mercato
presentando il suo prodotto.
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Il primo è un racconto immediato arricchito di elementi che fanno l’italianità (Giovanni Rana)
mentre il secondo è uno storytelling incentrato sul trasmettere dei valori (Apple).
Il fine dello storytelling è comunque quello di comunicare valori in modo semplice, immediato ed
emozionale.
Nello spot di Apple c’è la caratteristica fondamentale secondo la quale il prodotto non si vede mai.
Il packaging è diventato fondamentale nel favorire il riconoscimento del prodotto e nel trasferire le
informazioni ed è il primo elemento di contatto con il prodotto a scaffale.
Esempio: la confezione delle uova è molto importante perché se non garantisce che non si rompano
allora non compreremo quelle uova.
Mentre Grunland decide di entrare nel mercato copiando le ciabatte della Birkenstock, ma
aumentandone il comfort introducendo la suoletta morbida.
Un’interpretazione più ampia è quella data da Allen & Hamilton che insieme hanno incrociato 6
categorie di nuovi prodotti:
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Sostanzialmente la diversificazione si ha in termini di linea e di prodotto nuovo in senso assoluto
per il mondo.
1. Fase della generazione di nuove idee: le idee per lo sviluppo di un nuovo prodotto possono
essere prodotte da fonti interne all’impresa e/o da fonti esterne.
Fonti interne: ricercatori e ingegneri o personale generico dell’impresa, un’idea può venire
da chiunque.
Fonti esterne: clienti, concorrenti, fornitori, distributori, agenzie pubblicitarie, consulenti ed
istituti di ricerca.
A seconda di questo
indossare uno dei
cappelli uno mette in
luce gli aspetti
organizzativi, di
raccolta dati e
documentazioni,
positivi, negativi,
emozionali e quelli
legati alla creatività.
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Obiettivi di immagine aziendale: nuove idee per implementare l’immagine aziendale in
determinati campi.
Se l’azienda dispone
del know-how per
portare l’idea a termine
4. Fase dello sviluppo del prototipo concetti tradotti in prototipi al fine di:
sottoporli ad un controllo di qualità e di ridurne i rischi di difettosità
Es: Mercedes decide di entrare in un mercato di beni di basso prezzo e introduce la
classe A che nonostante i test di affidabilità si è rivelata insicura e ha creato danni di
immagine alla società notevolissimi.
nel periodo in cui si fa una prima fase introduttiva, la fase di ramp-up è
fondamentale. Un team viene incaricato di raccogliere le informazioni e risolvere i
problemi presentati dai consumatori. I prodotti fabbricati sono forniti a gruppi scelti
di consumatori e valutati per identificare eventuali difetti persistenti.
Man a mano che si raccolgono queste informazioni si adatta la produzione e si arriva
alla produzione a pieno regime.
A questo punto, il prodotto è lanciato e reso disponibile per essere distribuito su
larga scala.
Definizioni terminologiche
Linea di prodotto e mix di prodotto
Una linea di prodotto è un gruppo di prodotti strettamente correlati che soddisfano una stessa
tipologia di bisogni, complementari e vengono usati insieme, sono venduti allo stesso gruppo di
clienti, sono offerti attraverso lo stesso tipo di canali, rientrano in un dato intervallo di prezzo.
ampiezza della linea: numerosità di prodotti che compongono la linea (capello liscio,
capello riccio);
profondità della linea: numero di varianti di ciascun prodotto, si servono più segmenti con
prodotti specifici.
È costituita da un certo numero di articoli, ognuno dei quali è caratterizzato da una marca, varietà,
formato e prezzo specifici.
Referenza termine con significato analogo a quello di articolo, spesso usato con riferimento agli
assortimenti delle imprese di distribuzione.
l’acqua Levissima naturale in bottiglia PET da 1,5 litri costituisce una referenza diversa dall’acqua
Levissima naturale in bottiglia PET da due litri. A ciascuna referenza sarà associato un diverso
EAN.
Mix di prodotti o portafoglio prodotti: insieme delle linee di prodotto offerte da un’impresa.
(Barilla per pasta, Mulino Bianco per i biscotti).
Tipo di utente in base al tipo di utente distinguiamo i prodotti di consumo (B2C) dai prodotti
industriali (B2B). Alcuni prodotti possono essere considerati sia di consumo che industriali (PC).
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La classificazione dei prodotti di consumo e industriali
Classificazione dei prodotti di consumo
Banali beni e servizi caratterizzati da elevata frequenza d’acquisto con i quali il
consumatore dispone di una buona familiarità e per cui si pone l’obiettivo di
minimizzazione dello sforzo d’acquisto.
Beni ad acquisto corrente (approvvigionamento fa parte delle ruotine del consumatore)
Beni ad acquisto d’impulso cioè non programmato, danno anche una gratificazione
immediata.
Problematici beni o servizi ad acquisto saltuario e ponderato, processi d’acquisto in cui
sono rilevanti l’acquisizione di informazione e la comparazione fra le alternative
relativamente alla qualità, al prezzo e allo stile. Lo sforzo profuso nell’acquisto è >.
Automobile e abbigliamento, iscrizione ad un corso universitario
Speciality prodotti che posseggono caratteristiche tali da apparire unici agli occhi del
consumatore. L’unicità del prodotto spinge il consumatore ad affrontare sforzi di
approvvigionamento consistenti (Rolex, Ferraro, tatuaggi).
L’effettiva classificazione di questi prodotti dipende dal vissuto del singolo consumatore (per alcuni
una macchina fotografica e un Dom Perignon possono esser beni problematici, per altri banali).
Non ricercati in cui fondamentalmente uno è indotto a fare la spesa, tipo spese per i
funerali.
La novità dal punto di vista dell’impresa varia in base a quanto il nuovo prodotto richieda la
modifica (incrementale o radicale) delle sue competenze produttive e di mercato.
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Livello minimo di innovazione estensione di una linea di prodotti:
miglioramento incrementale di un prodotto già esistente nel portafoglio (Gillette Mach3
Turbo vs Gillette Match3)
Secondo livello discontinuità rilevante nell’innovazione o tecnologia:
passaggio di Sony dal walkman al lettore mp3.
Terzo livello innovazione vera e propria
il lancio del primo computer di Apple nel 1976.
Suggerimenti da dipendenti e amici le aziende cercano idee di nuovi prodotti da parte dei
propri dipendenti attraverso cassette dei suggerimenti posizionate nel posto di lavoro.
Esempio: t-shirt Life is Good, festa organizzata dai fondatori dell’azienda.
I propri laboratori di ricerca e sviluppo sono un'altra fonte di nuovi prodotti per
un’azienda.
I laboratori professionali di ricerca, sviluppo e innovazione che si trovano al di fuori delle
mura delle grandi aziende sono ulteriori fonti di innovazione aperta e possono fornire idee
per lo sviluppo di prodotti nuovi.
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Prodotti concorrenti L’analisi della concorrenza può portare a nuove idee di prodotto.
General Motors ha considerato Tesla Motors come riferimento per la Chevrolet Bolt.
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mercato test o tutto il mercato? Si preferisce distribuire l’operazione di lancio nel tempo.
Quale strategia di SELL IN (vendita merce dai produttori ai distributori o da questi ultimi ai
rivenditori):
o definire le azioni promozionali e di comunicazione nei confronti del trade: il
consumatore deve conoscere cosa offre quel prodotto;
o negoziare con gli intermediari le condizioni d’acquisto del nuovo prodotto;
o definire il più conveniente posizionamento a scaffale;
o predisporre gli strumenti illustrativi più idonei;
o predisporre le attività di promozione e merchandising.
La presentazione del nuovo prodotto agli intermediari può avvenire:
in anticipo rispetto all’effettiva disponibilità fisica del prodotto;
o vantaggio: maggiore flessibilità nella programmazione dell’attività
produttiva, raggiungimento di una copertura distributiva prima che del lancio.
o svantaggio: concorrenza che intraprende azioni di disturbo proponendo una
propria versione uguale o migliore del prodotto.
contestualmente all’effettiva disponibilità fisica del prodotto.
Bendi di largo consumo pongono problemi di commercializzazione:
la grande distribuzione richiede molto spesso:
o slotting fee per i nuovi prodotti;
o failure fee che comporta il pagamento di penale se il prodotto non raggiunge
un predeterminato obiettivo di vendita.
Il potere negoziale della distribuzione è talvolta notevolissimo.
La Curva di Rogers è fondamentale. È stata molto utilizzata nel marketing perché individua questo
primo gruppi di innovators che possono essere trainanti per tutti gli altri consumatori.
Bisogna cercare di identificare bene gli innovators perché sono elementi trainanti nei confronti di
tutti gli altri.
Questa curva è importante perché consente, sulla base dell’analisi degli innovatori, di comprendere
una strategia di differenziazione.
Le strategie di differenziazione
Per costruire una marca forte ed evitare la trappola della banalizzazione del prodotto, i marketing
manager devono partire dall’idea che sia possibile differenziare ricorrendo a qualsiasi elemento
dell’offerta aziendale in modo da ottenere un vantaggio competitivo.
Ci sono vari metodi di differenziazione: del personale; del canale; dell’immagine; dei servizi.
76
La mucca viola di Seth Godin
Quello che importa non è tanto la pubblicità, né divulgare il messaggio ma bensì è capire ciò che
vedono gli altri. Godin enfatizza il ruolo delle tribù di consumo, delle tribù di marca cercando di
capire le dinamiche di queste tribù.
La mucca viola è centrale nel concetto di differenziazione, bisogna differenziarsi in qualche modo.
“Ciò che conta non è il migliore, quel che conta è essere differenti” (il migliore è boring).
15.03.2023
Il concetto di Heritage rimanda alle nozioni di:
Eredità: tutto ciò che la storia ha prodotto nel tempo e che rafforza l’identità di un territorio,
di una popolazione o di un gruppo sociale;
Patrimonio: tutto ciò che viene tramandato di padre in figlio.
Esprime il complesso patrimonio costituito da tutto ciò che il passato ha trasmesso al presente,
ossia l’insieme di risorse materiali e immateriali che le popolazioni, i gruppi sociali e gli individui
riconoscono quale testimonianza della storia.
Trasmissione che deve essere fatta con tecniche accattivanti, e tecniche scorrevoli.
Infatti, il brand deve essere in grado di conquistare gli individui sotto il profilo cognitivo e sotto
quello emotivo, suscitando esperienze emotivamente coinvolgenti.
L’utilizzo dell’heritage, definito come identità dell’impresa fondata sul suo patrimonio storico di
competenze, valori e credenze, permette di creare nuove esperienze e di coinvolgere il cliente e
tutti suoi sensi. La storia e i valori sono importanti perché colpiscono l’emotività delle persone.
Es: Ferragamo, la scarpa che non è solamente una scarpa, ma è l’insieme della sua storicità.
77
La strategia di heritage marketing si basa sull’utilizzo strategico del patrimonio storico e
culturale dell’impresa e offre la possibilità di realizzare strategie di differenziazione di successo
dando la possibilità di incontrare i nuovi bisogni dei consumatori.
Archivi d’impresa in cui fonti e documenti sono raccolti in maniera sistematica per alimentare
il patrimonio storico aziendale. In molti casi l’archivio non si limita a svolgere la funzione
conservativa, ma assurge anche a fonte d’ispirazione per nuovi progetti aziendali.
L’archivio è strettamente legato con il museo d’impresa.
È il luogo in cui i tasselli della memoria aziendale, in genere recuperati proprio grazie alla ricerca
archivistica, vengono ricomposti per creare un mosaico di ricordi forte comunicativamente.
Il museo d’impresa assolve anche a importanti funzioni sociali e culturali, non solo per l’azienda,
ma per l’intero territorio in cui è inserito.
Spesso, infatti, nel museo trovano spazio il racconto e la condivisione della storia del Paese o della
regione di appartenenza, delle tradizioni locali tramandate di generazione in generazione, delle
risorse di cui la stessa impresa si è avvalsa per costruire i propri successi.
78
Dal punto di vista organizzativo, i musei d’impresa contribuiscono a rafforzare il capitale
relazionale. Infatti, il consolidamento e la diffusione della cultura aziendale permettono agli
stakeholder (interni ed esterni) di identificare e distinguere l’azienda dai suoi concorrenti,
sviluppando un’opinione favorevole della stessa. Il museo d’impresa ha la capacità di soddisfare e
motivare il personale, aumentandone il senso di appartenenza e facendolo sentire parte della
performance attesa.
Dal punto di vista innovativo il museo d’impresa contribuisce a rendere l’heritage un’opportunità̀
per lo sviluppo e il miglioramento continuo.
Il museo d’impresa, stimolando la creatività̀ attraverso un bagaglio di conoscenze ricco e
costantemente aggiornato, va considerato non come un luogo statico in cui conservare materiali
desueti, ma come un dinamico, insostituibile bacino di know-how per l’ideazione di nuovi prodotti,
modelli e campagne pubblicitarie e per efficientare i processi.
Ad esempio, la brand identity si costruisce partendo dai patrimoni, perché il brand da solo sono
scatole vuote, quello che è il differenziale rilevante è la cultura d’impresa (da cui si crea l’identità
dell’impresa). Tutti sarebbero capaci di creare un brand senza cultura d’impresa.
Il patrimonio storico deve essere fruibile dalla stessa azienda, e qui c’è l’importanza della
costituzione dei musei d’impresa: c’è bisogno di ordine per mostrare l’Heritage dell’azienda.
Bisogna anche creare archivi della cultura d’impresa.
Il museo d’impresa deve valere tanto quanto vale il marchio. La storia delle imprese è quello che ci
differisce dagli altri. Il museo ha senso se utilizzato bene, bisogna immettere le energie della storia
dell’impresa nel museo, come espressione della cultura d’impresa. È un luogo di cultura
sedimentata, che si trasmette nel tempo e nello spazio; poiché quando l’azienda si espande in altri
territori porta con sé la cultura d’impresa.
Il prezzo
Sta ad indicare quanto un consumatore deve spendere per ottenere un prodotto.
Definizione quantità di denaro che un soggetto economico riceve o paga per fornire o
rispettivamente ottenere un determinato prodotto/servizio.
Nel marketing invece, il prezzo è visto come espressione di valore, visto da due angolature:
per il consumatore: ammontare di reddito a cui deve rinunciare per ottenere un determinato
prodotto/servizio, “sacrificio” rapportato al beneficio che ne ricava.
beneficio differenziale percepito
P=
sacrificio differenziale percepito
per il venditore: l’ammontare dei ricavi che remunerano gli sforzi sostenuti per la
produzione di un bene o di un servizio.
Per l’impresa Il prezzo è l’unico elemento del marketing mix che produce ricavi, ed è il fattore
determinante della reddittività dell’impresa e contemporaneamente influenza la domanda.
Aspetti dell’offerta
Caratteristiche del prodotto/servizio:
differenziabilità;
deperibilità;
ciclo di vita;
costi: variabili, semivariabili, fissi, diretti, indiretti.
Ricavi P (prezzo) x Q (quantità) risultato operativo Ro = CF (costi fissi) + (CV x Q)
80
metodo del ricarico o mark up pricing;
metodo del costo plus pricing;
metodo del profitto obiettivo o rate of return pricing;
metodo della break even analysis o del punto di pareggio.
Approcci orientati alla domanda focus sul comportamento dei potenziali acquirenti.
prezzo di scrematura: prodotto commercializzato facendo riferimento alla domanda
disposta a pagare un prezzo più elevato per il prodotto. Quando questa domanda è
soddisfatta, l’impresa abbassa il prezzo iniziale per rispondere alla domanda di nuovi
segmenti più sensibili al prezzo (es: smartphone della Apple).
Questa è una
strategia efficace
quando:
o vi è un
numero
81
sufficiente di potenziali clienti disposti ad acquistare il prodotto a un prezzo iniziale
elevato;
o esistono barriere all’ingresso per i potenziali concorrenti;
o i clienti percepiscono il livello elevato del prezzo come indicatore di alta qualità;
o non ci sono elevate economie di scala nella produzione e, limitandola, non si incorre
in un aumento dei costi unitari. Anzi ci si limita nella produzione, così si stimola la
concorrenza nell’acquisto.
prezzo di penetrazione: si fissa un prezzo iniziale basso rispetto a quello che in realtà
varrebbe per raggiungere rapidamente quote di mercato elevate e sfruttare i relativi vantaggi
(es: tablet Amazon Fire).
Questa è una strategia efficace quando:
o molti segmenti del mercato sono sensibili al prezzo;
o un prezzo iniziale basso scoraggia i concorrenti dall’entrare
sul mercato;
o esiste la possibilità di sfruttare consistenti economie di scala
che spingono a raggiungere rapidamente volumi di
produzione notevoli.
Non è per forza incompatibile con il perseguimento di una prima
fase di scrematura.
prezzo di prestigio: comporta la fissazione di un prezzo alto, in
modo che i consumatori attenti alla qualità o allo status siano
attratti dal prodotto e lo acquistino.
Il prestigio associato al prodotto può essere così importante che, a volte, riducendo il prezzo,
la domanda diminuisce invece che aumentare.
La funzione di domanda presuppone una forte elasticità in corrispondenza di ciascuno dei punti
prezzo individuati e invece una scarsa reattività al prezzo fra di essi.
Vantaggio maggior chiarezza dell’offerta.
Scala prezzi legata al modo in cui sono percepiti, facendo leva sulle preferenze rispetto alle varianti
del bene o alla qtà dei suoi attributi (.
Offerta di trading-up: consumatore, inizialmente orientato verso la variante base dal prezzo
minore, può ritenere conveniente spostare i propri acquisti
verso la variante superiore grazie a un rapporto qualità/prezzo
percepito come conveniente).
20/03/2023
82
prezzo psicologico: consiste nella fissazione del prezzo di un prodotto di pochi euro o
centesimi inferiore rispetto a una cifra intera. È molto comune nelle catene di supermercato,
ad esempio confezione di yogurt in offerta a 2,99 euro. l’ipotesi è che i consumatori
percepiscano il prezzo più vicino a 2 euro che a 3.
Questa pratica non andrebbe utilizzata eccessivamente altrimenti si potrebbe verificare
diffidenza nel consumatore.
prezzo obiettivo: i produttori stabiliscono quale prezzo i consumatori sarebbero disposti a
pagare per un dato prodotto e poi, a ritroso, definiscono il prezzo di cessione agli
intermediari commerciali, tenendo conto dei ricarichi che questi praticheranno.
Una volta fatto ciò, si cerca ci adattare le caratteristiche e la composizione del prodotto in
modo tale da rendere compatibili i costi di produzione con l’obiettivo definito.
bundle pricing: commercializzazione di due o più prodotti a un prezzo che risulta essere
particolarmente vantaggioso per il consumatore. Si basa sull’idea che i consumatori
attribuiscano più valore all’insieme proposto che non alla somma dei singoli elementi che lo
compongono. Spesso permette a chi lo propone di sfruttare sinergie che riducono i costi e le
risorse così risparmiate possono essere riversate sul consumatore.
yield management: tattica di determinazione dei prezzi il cui obiettivo è il miglioramento
dello sfruttamento della capacità produttiva. Tattica tipica nel settore dei servizi, in cui la
variabilità della domanda nel tempo è elevata per fare in modo, ad esempio, che siano pieni
gli aerei e i treni. Ci si è accorti che il costo di far partire l’aereo vuoto o no è lo stesso,
dobbiamo riempire tutti i posti.
Con la machine learning siamo in grado di dare una risposta fissando prezzi diversi in
modo da riempire tutti i posti a sedere di un treno o di un aereo.
È stato prima introdotto con l’ambito delle compagnie aeree e in seguito si è sviluppato
secondo le logiche delle hotellerie.
Questa strategia si basa sul presupposto che avendo costi fissi alti (variabili bassi) bisogna
massimizzare il profitto, occupando tutte le stanze dell’albergo.
È un metodo che fa riferimento al profitto, non prescinde dai costi ma cerca di rigenerare
la maggiore redditività portando a pieno regime il nostro aereo.
Differenziare i prezzi cadenzandoli a seconda di quando uno fa la prenotazione in modo
da essere sicuri di riempire tutti i posti.
Revenue management: anche qui l'obiettivo principale è quello di ottimizzare la vendita
delle camere e, di conseguenza, aumentare il fatturato dell’albergo. Il revenue management
va un po’ più a fondo e prevede come punto di partenza un'analisi approfondita dei dati.
Anch’esso è nato nell’industria del trasporto aereo, e ha avuto un boom di diffusione anche
nelle industrie degli autonoleggi, crociere, trasporti ferroviari e telecomunicazioni ecc.
PeopleExpress compagnia aerea che, nata nel 1981, già nel 1984, offriva tariffe inferiori
rispetto alle compagnie tradizionali e raggiunse il traguardo di più 60 mln $ di utili.
La Compagnia produceva posti a costi marginali pressoché̀ uguali a zero, in quanto la
maggior parte dei costi di ogni specifico volo erano fissi.
Offriva posti a prezzi anche inferiori a quelli delle low cost per posti non ancora occupati.
Per fare ciò, American Airlines introdusse le tariffe a restrizione e sviluppò il sistema
DINAMO ossia un software di Revenue Management, che supportava il management nelle
decisioni di attribuzione delle capacità alle diverse classi offerte per tratta e volo
A questo punto PeopleExpress fallì.
PeopleExpress spiegò di aver sbagliato ad aver trascurato il RM, che contribuisce in maniera
determinante ai ricavi di una compagnia aerea.
83
Le caratteristiche degli strumenti del revenue management
o sono strumenti di supporto decisionale;
o sulla base delle esperienze passate prevedono il comportamento dei micro-segmenti
di clienti;
o attingono informazioni dalla banca dati delle prenotazioni;
o suggeriscono l’allocazione dell’offerta (capacità e prezzi) in modo dinamico con
l’obiettivo di massimizzare i ricavi;
o problema: questi dati sono una mole molto consistente e non sempre si è in grado di
elaborarli perché mancano le capacità.
o definizione del livello ottimale di overbooking e “space allocation”;
o siamo in grado di fare previsioni sugli eventi che interessano al nostro bacino di
utenza;
o Garantiscono l’ottimizzazione del venduto in funzione del valore.
Riempire tutte le camere in modo da max i profitti, diamo da mangiare al software
tutti i dati storici in modo che ci dica quale sia il prezzo da applicare in quel
determinato momento ai clienti in modo che tutte le stanze siano piene.
Un grande supporto a queste tecniche viene data attualmente dalla possibilità di analizzare
celle telefoniche. Ad esempio, siamo in grado di vedere quanta gente è venuta a vedere
Udinese-Milan, stimando gli spettatori di quella partita. Ciò ci consente di fare stime
utilizzate in sede di revenue management per poter sapere come organizzarsi per fissare
prezzi, pacchetti o offerte in modo da sfruttare questi eventi attrattivi.
Revenue management nel settore alberghiero
Il revenue management consiste nell’attrarre il cliente giusto, al momento giusto, per una
specifica proprietà. Ogni hotel è soggetto agli alti e bassi stagionali dell’industria turistica.
Mettendo in atto una strategia di revenue management efficace, gli albergatori potranno
attirare prenotazioni anche in bassa stagione, capitalizzando contemporaneamente
sull’elevata richiesta dell’alta stagione.
Domanda di mercato qtà domandata da tutti gli acquirenti presenti nel mercato in
corrispondenza di ciascun prezzo. Si ottiene come somma orizzontale delle singole domande
individuali.
Nel grafico C, tenendo il prezzo a 1,5, abbiamo una domanda aggregata di 4+3
85
Noi dobbiamo capire se variamo il prezzo che risposta abbiamo in termini di domanda del nostro
prodotto.
La domanda dei beni di necessità e di lusso tende a essere poco elastica o anelastica (chi compra la
Ferrari non è interessato da aumenti di prezzo).
cost plus = somma di una % fissa a valle di tutti i costi che andiamo a computare per un determinato
prodotto. Una volta sommato tutti i costi andiamo ad applicare un margine di profitti prefissato che
varia a seconda della categoria di prodotto che vado ad esaminare e ottengo il prezzo di vendita.
CF
Break-even volume = ed è il volume di
P−C v
vendita al di sotto del quale l’azienda, è in perdita.
E, al di sopra di esso, inizia a fare utili.
87
prodotto prezzo cv quantità % vendite
a 2,00 1,40 15.600 60%
b 5,00 3,50 10.400 40%
26.000
CF = 24000
Si determini il mix di vendita che, mantenendo ferma la distribuzione % delle vendite dei due
prodotti, consente di coprire i costi fissi.
prezzo medio ponderato cv medio ponderato
a = 2*0,6 1,20 a = 1,40*0,6 0,84
b = 5*0,4 2,00 b = 3,50*0,4 1,40 Q=
3,20 2,24
24000 24000
= =25000 *0,6= 15000 (prodotto a)
3,2−2,24 0,96
*0,4= 10000 (prodotto b).
Nella fabbricazione dei monitor (400.000 unità) si impiega un componente realizzato internamente
al costo variabile unitario di 25€ per il quale si sostengono costi fissi specifici per 1.000.000€ di
questi 200.000€ rappresentano ammortamenti di impianti non alienabili né riutilizzabili;
È possibile acquistare il componente ad un costo unitario di
45€
Domande:
1. Verificare la convenienza economica dell’azienda ALFA S.p.a. ad acquistare il componente;
2. Calcolare il prezzo di equiconvenienza.
Costo del lavoro = costo fisso anche se certe volte abbiamo contratti di lavoro che non possono
essere considerati fissi.
Condizione fondamentale: il prezzo calcolato non sia tale da far crollare la domanda (55<60).
metodo del ROS obiettivo: finalizzato all’ottenimento di una certa % di profitto rispetto al
volume di vendite.
Esempio: negozio di cornici. Calcoliamo il prezzo che permette un ROS del 20% su un
volume di vendite annuale di 1250 unità:
Profitto obiettivo RT −CT
ROS obiettivo= 20 %=
Ricavo totale RT
P ×Q−[ CF+ ( CVU ×Q ) ] P ×1250− [ € 26000+ ( € 22× 1250 ) ]
0,20= =
RT P× 1250
P=53,50
89
Ma si chiede se il nuovo prezzo, al netto dei maggiori costi variabili, non possa comportare
un calo di domanda e vanificare l’obiettivo di rendimento che cercava di ottenere.
Si tratta di definire diversi scenari e calcolare le soluzioni che consentono di raggiungere
l’obiettivo desiderato:
I risultati della simulazione andranno studiati per valutare il realismo delle ipotesi sottostanti
a ciascun insieme di proiezioni.
Qui il corniciaio deve scegliere l’opzione che appare più realistica sulla base della
conoscenza della sua clientela.
90
o Red bull fissa il suo prodotto ad un prezzo superiore della concorrenza, si è
differenziata, e in quanto tale può praticare un prezzo maggiore della concorrenza.
prezzo civetta: i negozi al dettaglio possono decidere di vendere un prodotto al di sotto del
prezzo abituale. Lo scopo di questa strategia è di attrarre i clienti nella speranza che
acquistino anche altri prodotti, quelli caratterizzati da margini elevati.
91
Rapporto tra produttori e i loro intermediari commerciali: il produttore potrebbe fissare un
prezzo di cessione dei prodotti che non consente agli intermediari di rivenderli in modo
remunerativo.
Ad esempio, un produttore di beni durevoli, tradizionalmente affidato a rivenditori specializzati,
decide di commercializzarli anche
negli ipermercati cedendoli a loro a
un prezzo più basso di quello
praticato ai rivenditori specializzati i
quali, per continuare a vendere,
devono abbassare i prezzi a livelli non
remunerativi e alcuni di questi
potrebbero decidere di non acquistare
il prodotto da un produttore
concorrente.
Ad esempio, quando proponiamo una spesa in pubblicità dobbiamo fare un discorso basato sul
numero di incremento di vendite che ci aspettiamo da quell’investimento in spesa pubblicitaria.
Il corniciaio può.
realizzare la campagna pubblicitaria,
coperta dall’incremento vendite;
non realizzarla
92
coprire il costo della campagna
aumentando il prezzo medio per
incorniciatura.
Vale il Principio dell’analisi
marginale: i ricavi incrementali
attesi della modifica del prezzo e
dell’uso delle altre leve di marketing
devono più che compensarne i costi.
93
o 10% sconto per il grossista locale (63 €);
o 5% sconto per il grossista nazionale (59,85 €).
sconti per pagamento in contanti: sconto che può essere riconosciuto ai clienti che
accettano di saldare subito quanto dovuto anziché ricorrere a forme di pagamento posticipate
o al credito di consumo.
Esempio: dettagliante può ricevere uno sconto del 2% di 1000 con pagamento a 10 gg.
Nel valutare se fruttare lo sconto, dovrà valutare se il costo opportunità di pagare la fattura
20 gg prima è maggiore di 20 €.
Abbuoni riduzione dei prezzi di listino concesse agli acquirenti che mettono in pratica un certo
tipo di attività.
abbuoni per permuta: riduzione di prezzo concessa quando la cessione di un prodotto
usato rappresenta una parte del pagamento di un nuovo prodotto.
Pratica assai utilizzata dai concessionari tramite la “supervalutazione dell’usato”.
abbuoni promozionali: consistono in premi riconosciuti ai clienti che aderiscono a
specifiche iniziative (premi in denaro, premi in prodotti).
Tuttavia, alcune imprese (Procter & Gamble) hanno scelto di ridurli sostituendolo con
l’every day low pricing, consistente nell’eliminare o ridurre le spese promozionali per poter
offrire ai consumatori un prezzo medio basso. Poiché se usate troppo, le promozioni
possono rendere poco credibile il prezzo di un prodotto e il suo valore.
21/03/2023
A cosa ci serve l’elasticità del prezzo?
Per vedere se varia il prezzo quanti prodotti riusciamo a vendere, dobbiamo relativizzarla per
comparare grandezze diverse (beni diversi): è per questo che è in %.
94
o metodo del punto
base:
indipendentemente
(settori dell’acciaio,
CHL azienda che
vende computer on-
line. Spedisce
Discriminazione accettate come normale politica di prezzo: prezzo dei francobolli. Tutti i
consumatori pagano la stessa cifra indipendentemente dal costo effettivo per recapitare la lettera
sostenuto da Poste Italiane. I consumatori che spediscono lettere in città vicine generano una
redditività elevata che compensa la mino redditività degli altri.
95
Pagare prezzi diversi in base alla tipologia di camera negli Hotel differenziazione, e questo
perché i costi di produzione di una camera standard rispetto a una suite sono diversi.
La distribuzione
“L’attività distributiva di base consiste nel trasferire i beni dai luoghi di produzione a quelli di
consumo, nel conservarli nel tempo in modo da immetterli nel mercato in ragione delle graduali
richieste degli acquirenti e nel porli a disposizione di questi ultimi secondo le modalità di
assortimento, di pagamento e di consegna ad essi gradite” (Sciarelli, 1969)
La gestione delle scorte è parte integrante di questo processo.
In questa definizione troviamo un concetto chiave del trasferimento fisico, uno che rimanda alla
gestione oculata della politica delle scorte. Bisogna comprendere quali sono le preferenze del
consumatore in termini di assortimento, pagamento e consegna; per attuare una politica vincente di
distribuzione.
Il ruolo della distribuzione in un’economia di mercato è di eliminare la disparità tra condizioni di
offerta e condizioni di domanda di beni o di servizi.
Da una parte abbiamo l’esigenza del consumatore sulle modalità di pagamento, consegna e
assortimento dall’altra c’è l’offerta che deve soddisfare queste esigenze in base a quelle che sono le
sue capacità di soddisfarle.
L’azienda, dal lato dell’offerta, mette in essere tutta una serie di attività per rendere reperibile
facilmente, e nel modo in cui il consumatore si aspetta, il prodotto.
La scelta del canale distributivo, il tempo e il modo in cui viene reso disponibile al consumatore
influisce notevolmente sulle sue scelte d’acquisto.
DISTRIBUIRE: permettere al potenziale cliente di entrare in contatto con il produttore e rendere il
prodotto facilmente reperibile al potenziale acquirente, raggiungere questi obiettivi richiede
l’utilizzo di forme e strumenti, la scelta dei quale ha delle evidenti conseguenze sulla competitività.
Quali canali bisogna mettere in appunto per rendere il prodotto disponibile nei tempi e nei modi in
cui il consumatore se lo aspetta? distribuzione.
Una volta deciso cosa produrre nasce il problema di: a che prezzo e come far arrivare il mio
prodotto/servizio al consumatore, secondo quali modalità e in che tempistiche.
Mix di distribuzione:
canali di distribuzione: diretti o indiretti;
luoghi: mercati nei quali essere presenti e le opportunità alle quali può essere opportuno
prendere parte;
tempi di distribuzione: quando avviare la strategia di distribuzione scelta.
Funzioni e soggetti
Esiste una netta distinzione concettuale tra le funzioni distributive ed i soggetti distributori.
Le funzioni distributive sono quelle attività inerenti la sfera di scelte distributive dei consumatori.
I soggetti distributori sono gli operatori economici che devono assolvere tali funzioni secondo
requisiti di efficienza/efficacia superiori all’impresa industriale.
Vi sono 4 tradizionali funzioni di adattamento che riducono differenti tipi di disparità tra domanda
e offerta
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Trasferimento fisico: dal luogo di produzione a quello di consumo (Disparità nel luogo);
Frazionamento: i prodotti fabbricati devono essere porzionati in modo che soddisfino le
esigenze del consumatore (Disparità nella quantità);
Stoccaggio: vale a dire tra il momento della fabbricazione e quello dell’acquisto o utilizzo
(Disparità nel tempo);
Assortimento: costituzione di serie di prodotti diversi specializzati o complementari idonee a
diverse situazioni di utilizzo (Disparità nella qualità).
I flussi commerciali
Lo svolgimento di tali compiti dà luogo a un certo numero di flussi commerciali tra i soggetti
coinvolti nel processo di scambio:
Il flusso del titolo di proprietà;
Il flusso fisico;
Il flusso degli ordini;
Il flusso finanziario;
Il flusso di informazioni;
Queste sono grandezze diverse che si intersecano.
Alcuni flussi sono orientati a valle della rete (primi due flussi), altri a monte (terzo e quarto
flusso), altri ancora in entrambi i sensi (informazioni).
Canale di marketing (o canale di distribuzione) è l’insieme di agenti, persone e aziende che
svolgono le attività necessarie per trasferire un prodotto e il relativo titolo di proprietà dal
produttore al consumatore.
Dunque, i canali di marketing rendono possibile il flusso dei beni da un produttore a un acquirente,
passando per gli intermediari:
Il canale di distribuzione: gli attori
1. IMPRESA INDUSTRIALE (I.I): impresa di marca e impresa anonima = impresa
produttrice di beni di largo consumo;
2. GROSSISTA (G.R): grossista tradizionale, cash and carry, grossista di marca, grossista
inserito in centri commerciali all’ingrosso = impresa che acquista dal grossista o
dall’impresa industriale e vende al consumatore/utilizzatore finale;
3. DETTAGLIANTE (D.T): grande dettaglio, dettaglio organizzato, cooperazione,
indipendente specializzato, indipendente despecializzato, dettaglio ambulante = impresa
che acquista dal grossista o dall’impresa industriale e vende al
consumatore/utilizzatore finale;
4. CONSUMATORE E/O UTILIZZATORE FINALE (C.F).
ATTORI IN SENSO STRETTO: concorrono alla definizione della struttura del canale c’è il trasferimento della
proprietà
97
5. AUSILIARI DEL COMMERCIO (A): agente, rappresentante. Non acquisiscono la
proprietà del bene, trattano la vendita o l’acquisto per conto di un mandante, lasciando poi a
chi ne detiene la proprietà di completare la transazione.
Differenza tra canale indiretto e diretto: nel canale diretto non ci sono soggetti che separano il
produttore dall’utente finale. Per quanto riguarda il canale indiretto possiamo avere l’introduzione
di figure diverse oppure un canale indiretto breve.
Se si allunga il canale indiretto si riducono i profitti e si perde informazioni.
Il produttore commercializza
direttamente i suoi prodotti agli
utilizzatori finali.
Poiché non vi sono intermediari, il
produttore integra tutte le funzioni di
canale.
È il canale più diffuso nei settori dei beni di largo consumo, dove ci sono grandi imprese di
distribuzione che hanno integrato le funzioni di ingrosso e trattano direttamente con i loro fornitori
industriali, facendosi carico della gestione delle scorte necessarie a servire il mercato.
Nel caso in cui si renda necessario fare ricorso a un grossista che rivende ai dettaglianti.
È un canale estremamente comune per gli articoli a basso costo, con un basso valore unitario, che
vengono acquistati di frequente dai consumatori e sono presenti in un numero molto elevato di punti
di vendita (caramelle, prodotti dolciari, riviste).
98
Impiegato quando il mercato è molto polverizzato con un elevato numero di produttori e/o di
dettaglianti che rendono necessario un ulteriore anello di raccordo per rendere possibili gli scambi.
Scelta delle strategie di copertura: raggiungere la migliore copertura del mercato obiettivo
richiede attenzione alla densità della rete e al tipo di intermediari da usare:
99
1. copertura intensiva con questa strategia l’impresa cerca di collocare i propri prodotti
presso tutti gli intermediari disponibili cercando di costruire una rete distributiva capillare.
Di solito scelta per prodotti o servizi banali, alimentari, giornali e bibite (Coca Cola).
Consente di massimizzare la disponibilità del prodotto e di fornire una quota di mercato
consistente grazie all’elevata esposizione della marca.
2. copertura esclusiva questa strategia prevede la limitazione del numero di punti vendita
attraverso cui vendere i prodotti; i quali sono tendenzialmente localizzati in aree strategiche
e in modo da non creare sovrapposizione geografica.
È consigliabile per imprese che producono prodotti ricercati (automobili, abbigliamento).
Ad esempi, Gucci, oltre ai suoi negozi monomarca, usa questa strategia per le sue marche.
3. copertura selettiva con questa strategia l’impresa effettua una selezione degli
intermediari presso i quali intende distribuire i prodotti sulla base delle garanzie che essi
danno in termini di qualità del servizio.
L’impresa in questo caso ottiene una bassa copertura del mercato distributivo, ma mantiene
la piena gestione delle leve di marketing e della propria immagine (es. Rolex).
Indicata per le imprese che vendono prodotti ad acquisto ragionato, per i quali
l’acquirente
procede a un confronto tra vari prezzi e caratteristiche dei prodotti.
Quale canale e quali intermediari soddisfano al meglio le esigenze d’acquisto del mercato
obiettivo?
Reddittività determinata dal margine ottenuto (fatturato meno costi) per ciascun membro del
canale e per il canale nel suo complesso. I costi di canale vanno computati includendo i costi di
distribuzione, le spese pubblicitarie e di vendita connesse ai diversi tipi di canale utilizzati.
redditività stimola la partnership di canale e genera attriti e conflitti tra industria e distribuzione.
Al fine di rendere più efficiente la supply chain e aumentare il margine di profitto per tutti gli
operatori, le grandi catene di distribuzione hanno aperto centri di distribuzione (CEDI) in cui
convogliano tutti i prodotti che servono ai singoli punti di vendita in una certa area.
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Il produttore con una sola grande consegna presso un CEDI può soddisfare gli ordini di tanti punti
di vendita, senza dover fare tante piccole consegne.
Queste azioni rendono più efficiente la supply chain, ma spesso spostano la ripartizione dei costi
(uno l’altro ), per cui si possono generare conflitti nel momento in cui le imprese debbono
spartirsi i margini aggiuntivi generati dalla maggiore efficienza
Le decisioni della logistica devono essere prese in modo che siano cost-effective, controllando
attentamente il rapporto tra costi sostenuti e livello di servizio prestato.
NB: la soluzione migliore non è quella che costa meno, ma quella più efficiente nel preservare il
livello di servizio richiesto dal cliente.
Collaborazione, coordinamento e condivisione delle informazioni fra tutti i partner di canale sono
necessari per governare il continuo flusso di beni e servizi fra chi produce e consuma.
101
Ci sono tre flussi che influenzano la supply chain
flusso informativo bidirezionale
flusso di materiali unidirezionale
flusso di cassa unidirezionale
Il fornitore riguarda anche tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di quel capo.
Illustra la direzione dei flussi, all’interno di questi ci possono essere interazioni diverse.
102
L’obiettivo della gestione del flusso di informazioni e delle merci nella supply chain consiste nel
ridurre al minimo i costi relativi a tali attività una volta dato il livello di servizio che si vuole
garantire ai clienti. Per raggiungere tale livello è necessario considerare:
Il ruolo dell’informazione
Le informazioni sono costituite dai dati e dalle analisi relative al magazzino, al trasporto, alle
strutture distributive e ai clienti lungo tutta la supply chain.
I continui progressi dell’informatica rendono possibile tracciare le attività logistiche e i parametri di
customer service traducendoli in una gestione più efficiente e reattiva.
Per trasmettere e gestire le informazioni in una supply chain si usano varie tecnologie:
sistemi EDI (Electronic Data Interchange) permettono di scambiare tramite la rete in
formato elettronico fatture, pagamenti e informazioni fra i fornitori, i produttori e i
rivenditori.
Extranet si basano su Internet e sono meno costose e più flessibili da gestire rispetto
all’EDI perché progettate per essere implementate sulla rete pubblica di Internet.
Spesso correlati tra loro quando si prende una decisione di natura logistica su uno specifico
fattore, è necessario valutare l’impatto che ha sugli altri.
103
Tempo di consegna (lead time) l’intervallo di tempo che intercorre fra il momento in cui
il cliente emette l’ordine per un prodotto e quello viene ricevuto, pronto all’uso o alla
vendita.
Il tempo del ciclo dell’ordine o tempo di rifornimento ha un’importanza fondamentale per i
clienti industriali e per la distribuzione. Si svolge in 4 fasi:
o riconoscimento del bisogno cliente;
o trasmissione dell’ordine cliente;
o gestione dell’ordine fornitore;
o documentazione e trasporto fornitore.
Maggiori sono la tempestività e l’accuratezza con cui sono gestite queste fasi, maggiore sarà
il valore per il cliente.
Per migliorare le performance logistiche su questo fronte è diffusa l’automatizzazione del
ciclo di riordino attraverso la semplificazione e l’informatizzazione del processo.
Affidabilità si riassume in tre indicatori:
o coerenza di consegna (% degli ordini consegnati in tempi concordati);
o consegna sicura (% di prodotti consegnati integri/non danneggiati);
o consegna completa (% di ordini evasi in modo completo, senza merci mancanti).
L’affidabilità del fornitore permette al cliente di pianificare la gestione del magazzino e le
azioni di marketing collegate, se viene a mancare, il cliente può avere difficoltà.
Il fornitore dovrebbe avere sempre cura di comunicare tempestivamente eventuali problemi
sul fronte dell’affidabilità, in modo che il cliente possa avviare in tempo azioni correttive.
Comunicazione la componente di servizio legata alla comunicazione fa riferimento al
flusso di informazione a due vie (fornitore-cliente e viceversa), che aiuta a monitorare
l’andamento del servizio logistico e a prevedere le esigenze future.
Ad esempio, l’opportunità per l’acquirente di monitorare lo status della consegna, cioè a
quale livello del processo logistico si trova l’ordine (ricevuto, evaso, spedito ecc.).
Convenience generare convenience significa rendere al cliente l’approvvigionamento il
più semplice possibile. Affinché lo sforzo del cliente si riduca, dovrà aumentare quello del
fornitore, che si prenderà l’onere di svolgere attività e funzioni altrimenti a cario dell’altro.
(es: consegna a domicilio)
I responsabili della supply chain bilanciano i fattori del costo totale della logistica con i fattori del
customer service.
104
La teoria della ruota del dettaglio (Hollander, 1960)
Secondo questo modello, i formati distributivi riescono ad entrare nel mercato grazie a un iniziale
posizionamento basato sulla convenienza di prezzo (livello di servizio basso, margini commerciali
ridotti).
In tal modo, riescono a guadagnare quote di mercato a scapito degli altri formati già presenti, che
sono meno efficienti e meno convenienti per gli acquirenti.
Dopo questo successo iniziale, il distributore aumenta il livello di servizio, la qualità dell’offerta e i
prezzi, fino a raggiungere il livello dei prezzi praticati
dalle forme distributive tradizionali.
Così facendo, si viene a creare un nuovo vuoto
nell’offerta di convenienza che consente l’ingresso di
una nuova formula distributiva orientata al prezzo,
determinando un nuovo giro della ruota.
Il merito di questa teoria è quello di aver messo in
evidenza il legame che sussiste tra il prezzo e
l’innovazione di prodotto. Uno dei principali limiti alla
teoria è quello di prendere in considerazione solamente
dinamiche interne dell’offerta, trascurando fattori
ambientali, di domanda e di offerta.
Questa teoria ha una scarsa attualità.
22/03/2023
Comunicazione
È data dall’insieme dei messaggi che una impresa indirizza al pubblico qualunque sia il tipo di
supporto. Questi messaggi vanno indirizzati a tutti gli stakeholders e al personale aziendale che
deve ricevere messaggi
dall’azienda in modo da essere
sempre più coinvolto nella
mission aziendale.
105
Modello del processo di comunicazione 4 strumenti attraverso i quali l’azienda agisce.
attuali e potenziali sui quali l’azienda deve agire per incrementare il flusso di vendite.
L’immagine
Ogni persona, azienda,
prodotto ha un’immagine e
l’immagine comunica
aspettative in quanto è un
insieme di valori. Non esiste
un’impresa che non incarni
dei valori da trasmettere al suo
pubblico. Questi devono
essere positivi e in linea con
quelli che sono i valori della
società moderna (sostenibilità, rispetto ambiente, disuguaglianze).
Ci deve essere coerenza tra quello che l’impresa rappresenta come valori e quello che trasmette ai
consumatori e agli stakeholders coinvolti. Questa coerenza deve essere compresa da chi riceve il
messaggio, perché se c’è distorsione il processo di comunicazione non è corretto.
Perché un messaggio sia efficace bisogna scegliere un pubblico ben definito; individuare obiettivi
della comunicazione chiari da trasmettere e sintetici; studiare il messaggio da emettere, individuare
i canali più opportuni e vedere se i risultati sono in qualche modo validi rapportandoli
all’investimento effettuato.
La risposta del ricevente si traduce in un feedback per il mittente.
La risposta è l’impatto che il messaggio ha avuto sulla conoscenza, sugli atteggiamenti o sui
comportamenti del destinatario.
Il processo di feedback consiste nell’interpretazione della risposta da parte del mittente e fornisce
un’indicazione sulla corretta decodifica del messaggio da parte del ricevente, inoltre consente
all’emittente di correggere le successive comunicazioni (in caso di problematiche).
Risposta e feedback creano il c.d. circuito di retroazione (feed-back loop).
106
Disturbi che possono pregiudicare l’esito della comunicazione
I rumori, cioè le distorsioni subite dai messaggi a causa, ad esempio, delle attività di
comunicazione dei concorrenti o dalla debolezza dell’attività di comunicazione avviata fatta
anche con parole non consone al pubblico cui ci vogliamo rivolgere.
L’interferenza che è un deliberato tentativo di distrarre l’attenzione sul pubblico mediante
comunicazioni mirate.
Canali di comunicazione
Personali: due o più persone comunicano tra di loro direttamente, face to face o
telefonicamente o in altro modo ancora (Internet, mailing);
Non personali: vale a dire con i media come i giornali, la TV, i mezzi espositivi, gli eventi,
Cioè quando chi fa la comunicazione non sa chi c’è dall’altra parte. Possiamo presumerlo
chi ma non ne avremo mai la certezza.
107
Principi chiave di una strategia di comunicazione
La comunicazione fatta
al tempo t1 è legata alla
comunicazione fatta al
tempo t2 perché sono
valori che vengono
recepiti dall’individuo.
Più il messaggio è
ambiguo più crea
incertezza in chi lo riceve.
Il processo di comunicazione
La comunicazione è il processo attraverso il quale un soggetto trasmette ad altri un messaggio ed è
costituita da sei elementi:
una fonte chi emette il messaggio nei confronti di un altro soggetto;
un messaggio informazioni inviate dalla fonte;
un canale di comunicazione che trasmette il messaggio;
un destinatario coloro i quali leggono, sentono o vedono il messaggio;
il processo di codifica e quello di decodifica.
La comunicazione è un mix di elementi per informare i clienti, convincerli alla prova e consolidare
il vissuto positivo associato al consumo del prodotto.
Codice comunicativo: insieme di convenzioni per cui è possibile trasformare un segnale (verbale e
non) in qualcosa di comprensibile, con un significato preciso.
Decodifica: processo mediante il quale chi riceve dà significato ai simboli trasmessi dalla fonte,
viene effettuata dai destinatari in base ai loro atteggiamenti, valori e convinzioni.
Dobbiamo essere sicuri che quello che trasmettiamo sia trasmesso in un sistema valoriale coerente.
109
corrispondenza fra i criteri di codifica e di decodifica dei messaggi (parlare la stessa lingua,
condividere un sistema di valori).
Pubblicità
Qualunque forma di comunicazione non personale a pagamento relativa a un’organizzazione, un
bene, un servizio o un’idea da parte di un soggetto chiaramente identificato.
Serve all’inizio, quando nessuno conosce il prodotto e dobbiamo estendere la sua conoscenza al
maggior numero di persone possibili.
Non genera un feed-back loop immediato.
Prima dell’invio del messaggio è necessaria un’approfondita ricerca di marketing per avere
chiaro che cosa comunicare a chi e come. Si dovranno condurre pre-test per selezionare gli elementi
visivi, testuali e di marca da utilizzare per avere maggiori probabilità di catturare l’attenzione del
target scelto e di trasferire il messaggio senza rischiare errori di decodifica che vanificherebbero gli
sforzi di comunicazione.
Punti di debolezza: costi per la sua elaborazione e realizzazione, mancanza di feedback diretto,
scarsa personalizzazione.
Punti di forza: strumento efficace per raggiungere un vasto pubblico.
Pubbliche relazioni
Forma di gestione delle relazioni tra impresa e i suoi stakeholder allo scopo di sviluppare la
credibilità nell’ambiente di riferimento. Possono essere usate per dialogare con diversi pubblici
(collaboratori, investitori, istituzioni, consumatori e società nel suo complesso).
Le attività tipiche delle pubbliche relazioni: eventi speciali; attività di lobby; relazioni con i media;
sponsorship; pubblicity.
La pubblicity azioni finalizzate a dare visibilità all’impresa attraverso forme di comunicazione
impersonale veicolate dai mass media (articoli redazionali, servizi in programmi TV).
La modalità di pagamento la differenzia dalle due precedenti leve, in quanto è indiretta.
110
L’impresa non paga per uno spazio pubblicitario, ma cerca di far sì che le informazioni favorevoli
relative all’impresa vengano veicolate attraverso un mezzo comunicativo di massa
Vantaggi: alta credibilità. Un giudizio favorevole su un’impresa o i suoi prodotti espresso da una
terza parte ha un impatto molto forte (es: rivista Gambero Rosso).
Tutta via, se da un lato ciò può essere un vantaggio, dall’altro la pubblicity non offre un elevato
controllo sul contenuto del messaggio o sull’interlocutore, e per questo raramente costituisce la
componente principale di una campagna di comunicazione.
Il compito delle PR non si limita alla creazione di occasioni di pubblicity ma comprende anche la
costruzione della reputazione d’impresa.
Il DM fa parte di quell’insieme di nuove forme di marketing che si basano sui big data.
112
obiettivo, così come la promozione delle vendite che è di fondamentale importanza
per mantenere i consumatori fedeli al prodotto e contrastare la pressione competitiva.
Il direct marketing è importante per mantenere una relazione con i clienti e stimolare
il loro riacquisto.
IV. fase di declino: vendite diminuiscono e l’investimento in comunicazione è
necessariamente contenuto perché vengono progressivamente meno le risorse per
finanziarlo.
Attualmente la pubblicità sta perdendo il suo mordente soprattutto per via della nascita di
relazioni tra individui all’interno dei social.
3. Caratteristiche del prodotto
Gli elementi da prendere in considerazione, relativamente al prodotto che si vuole
promuovere, sono:
I. complessità:
a. elevata: utilizzare strumenti che garantiscono interazione diretta;
b. bassa: utilizzare strumenti di comunicazione impersonali (pubblicità).
II. rischio percepito dall’acquirente relativamente all’acquisto di un determinato bene
o servizio. Può essere finanziario (congruenza qualità/prezzo); fisico; sociale (sulle
implicazioni per l’immagine di sé e il proprio status).
se elevato è importante il ricorso alla vendita personale.
III. servizi ausiliari: quanto è necessario offrire per assistere il consumatore dopo che ha
effettuato l’acquisto. Più questa offerta è rilevante e qualifica il prodotto, più sarà
necessario richiamarla nella comunicazione pubblicitaria, ma si dovranno anche
usare strumenti che consentano di personalizzare il rapporto con il cliente (direct
marketing o vendita personale).
4. Le fasi del processo decisionale del consumatore su cui si vuole agire:
I. preacquisto: è molto importante la pubblicità; l’offerta di campioni gratuiti;
l’impiego delle pubbliche relazioni.
II. acquisto: vendita personale ha un ruolo importante per offrire consigli e orientare le
scelte del consumatore; efficacia bassa della pubblicità; impiego di sconti.
III. post-acquisto: personale di vendita e pubblicità devono rassicurare il consumatore
sulla scelta effettuata ed evitare che questi possa pensare di aver fatto un wrong buy
promozioni vendite e direct marketing possono stimolare il riacquisto.
5. strategie di canale: strategie push e pull
In base alle caratteristiche degli intermediari utilizzati, alla tipologia di domanda e di
prodotto e alla situazione competitiva, si dovrà scegliere se adottare una:
strategia push privilegia le attività di comunicazione ai membri del canale per
ottenere la loro collaborazione: acquistare il prodotto e poi impegnarsi a rivenderlo
allo stadio di intermediazione successivo o direttamente all’utilizzatore finale.
vendita personale e promozione delle vendite.
strategia pull è basata sulla costruzione del valore della marca, per renderla una
referenza obbligata per i membri del canale.
Strategia applicata da tutte le grandi marche per garantirsi rapporti contrattuali bila-
nciati con le grandi imprese di distribuzione (elevata forza contrattuale).
113
Push vs pull
Strategia push: sforzo per spingere il prodotto da uno stadio del canale a quello successivo.
Strategia pull: si opera all’opposto, ci si rivolge all’acquirente finale, si cerca di convincerlo del
valore della propria offerta e si lascia che sia lui a domandarlo alla distribuzione.
115
o simpatia: può rendere più accattivante una fonte per l’interlocutore.
116
I momenti di contatto con i propri o con potenziali clienti sono tantissimi e lasciano una traccia
elettronica:
acquisti effettuati con le carte di credito;
acquisti effettuati al supermercato registrati in una carta fedeltà;
telefonate a un call center per ottenere informazioni o selezionare malfunzionamenti.
Alimentano i programmi CRM, che costituiscono la base per uno sviluppo efficiente ed efficace
di programmi di direct marketing che abbiano valore per il cliente e per l’impresa.
Tutto ciò ha fatto emergere criticità di ordine etico, oltre al fastidio che alcune attività di DM
possono generare, stanno emergendo con sempre maggior forza preoccupazioni riguardanti la tutela
della privacy.
27/03/2023
La comunicazione digitale
Dal creare bisogni al formare abitudini
Il fil rouge che l’accompagna è incentrato sul fatto che dal creare bisogni bisogna trasformarli in
abitudini.
Formare abitudini è la chiave per avere successo nell’ambito dell’uso della comunicazione
commerciale attraverso le tecnologie. In modo che siano i clienti stessi a promuovere e diffondere
l’uso di quel determinato prodotto, grazie alle applicazioni della tecnologia che permettono la
cosiddetta viralità delle informazioni, dei comportamenti e anche dei modelli cognitivi.
I consumatori trasmettono il messaggio e influenzano altri consumatori creando un processo virale.
Formare abitudini significa fare in modo che il consumatore utilizzi il prodotto in modo automatico,
senza il bisogno di call to action esplicite o costose pubblicità.
Si tratta di applicazioni, siti web, tools, software che soddisfano un nostro bisogno o risolvono un
problema: usiamo ormai “in modo automatico” (ricerca Google).
117
1. Fase 1: innesco cosiddetta “call to action”, che può essere esterna (es: la notifica di una
app, un banner) o interna (es: un’esigenza collegata a un’emozione, soprattutto quelle
“negative”: noia, rabbia, e quindi prendo il telefonino).
2. Fase 2: azione è il comportamento eseguito. Ha luogo in base al livello di motivazione
che abbiamo e alla semplicità dell’azione stessa (es. “basta un click” per acquistare o
iscriversi oppure “usa gratis l’app”)
3. Fase 3: ricompensa variabile è quella che soddisfa le esigenze iniziali dell’utente.
È importante che il premio sia variabile in quanto la componente di incertezza genera
maggiore voglia a ripetere un’azione. Deve sempre scatenare un elemento di novità
nell’utente.
4. Fase 4: investimento di soldi, tempo o energie su un prodotto/servizio per valorizzare
questo prodotto. Se personalizzo il mio profilo LinkedIn, aggiorno il feed, interagisco con
gli altri utenti darò più valore a questo canale e sarò più portato a tornarci spesso.
Alcuni teorici hanno paragonato la fase 3 all’emozione che si prova quando si gioca allo slot
machine cioè la tensione che uno ha fino a che non vede che cosa esce.
L’azione deve essere immediata a fronte di una ricompensa variabile e questo crea un aumento del
coinvolgimento che rigenera questo processo.
La ricompensa variabile
È variabile altrimenti se manca l’effetto sorpresa diminuisce l’interesse nelle successive interazioni.
Il modello del gancio riconosce tre tipi di ricompense variabili:
della tribù: ricompense che ci fanno sentire parte integrante di un gruppo (accettati,
importanti e inclusi);
della caccia: ricompense che fanno leva sulla acquisizione di risorse (bisogno di acquistare
+ oggetti fisici o flussi di informazione).
del sé: forma di gratificazione personale, acquisire una sensazione di competenza.
Più noi entriamo dentro i meccanismi di un social più nasce in noi una sorta di tensione.
118
Ad esempio, quando mettiamo lo stato su WhatsApp, in un primo momento io non so come
funziona, per cui inizio a guardare quante persone lo vedono (inizia la tensione) per poi guardare
chi sono le persone che lo guardano (nasce ancora più tensione).
Per cui più informazioni ho più si alimenta il desiderio di entrare in questo meccanismo.
Questa tensione può creare nell’individuo forme di frustrazione.
Le tecnologie che producono assuefazione si fondano sulla circolarità continua tra creazione e
attenuazione dell’ansia.
Politica dello stipite: rappresentanti di enciclopedie che infilavano il piede nella porta.
La pubblicità
La pubblicità è una forma di comunicazione NON personale (chi mette l’inserzione non sa chi
c’è dall’altra parte che la legge) nella quale un inserzionista ben identificato acquista uno spazio
per trasmettere un messaggio a un pubblico ben definito attraverso uno o più media.
Si tratta di una modalità di comunicazione unidirezionale (va dall’azienda al consumatore), top-
down che consente all’impresa di raggiungere un’ampia audience con un messaggio predefinito e
standardizzato, in tempi rapidi e con un costo per contatto contenuto.
Forme di pubblicità
Pubblicità promozionale in senso stretto Colgate: “Denti immediatamente più bianchi”.
Pubblicità informativa “La prima dieta no stress” di Easy Diet.
Pubblicità d’immagine CocaCola e immagine d’impatto.
Pubblicità comparativa: se effettuata senza denigrare il prodotto comparato, è ammessa.
119
III. Si basa sulla concorrenza. l’impresa decide di spendere in pubblicità tanto quanto i
suoi concorrenti. Ma così facendo l’impresa consente ai suoi avversari di
condizionare il proprio budget.
IV. È arbitrario: un alto dirigente stabilisce semplicemente la quota da attribuire alla
pubblicità nell’ambito del budget aziendale complessivo indipendentemente da
quelli che sono gli obiettivi da raggiungere.
2. Identificazione del pubblico obiettivo: consiste nel decidere verso chi la pubblicità dovrà
essere indirizzata. È più consigliabile rivolgersi a un ristretto segmento di mercato piuttosto
che cercare di raggiungere tutto il pubblico con un approccio “a pioggia”.
Non si può piacere a tutti ma è importante che la pubblicità raggiunga i nostri clienti.
3. Pianificare i mezzi: consiste nel decidere dove gli annunci dovranno essere pubblicati. Le
decisioni riguardano due aspetti principali:
la copertura (numero di potenziali consumatori raggiunti dalla pubblicità);
la frequenza (numero di volte che ciascun consumatore è esposito alla pubblicità).
Le decisioni vengono prese frequentemente sulla base del costo per migliaia di
lettori/spettatori, ma questo approccio non tiene conto dell’impatto della pubblicità né valuta
la possibilità del pubblico di sottrarsi all’esposizione (non considera se poi gli utenti sono
contenti o meno di essere esposti alla pubblicità con quella frequenza).
4. Definire gli obiettivi della comunicazione: decidere che cosa la pubblicità intende
conseguire. Per questo, è essenziale fornire all’agenzia pubblicitaria un’indicazione chiara:
“Vogliamo estendere la conoscenza del prodotto al 50% della popolazione adulta” è un
obiettivo misurabile. Al contrario “Vogliamo aumentare il più possibile le vendite” non è un
obiettivo misurabile, per cui non sarà poi possibile valutare se è stato raggiunto.
5. Creare la piattaforma pubblicitaria: decidere i punti chiave e le argomentazioni di vendita
che la pubblicità deve comunicare. Ciò rende più chiaro il briefing per l’agenzia
pubblicitaria o, almeno, i concetti da sviluppare per produrre il materiale pubblicitario.
Per aggiornare il concetto di marketing e per rendere i suoi strumenti sempre più idonei, occorre
fornire un numero sufficiente di informazioni ai clienti ed occorre in qualche modo educarli.
Termini di base l’attività di scelta dei media e degli annunci prevede l’utilizzo di
termini:
o Reach (penetrazione): indica il numero di unità di target esposte al messaggio in
rapporto al mercato obiettivo.
Esempio mercato obiettivo per un detersivo: 2 mln di nuclei familiari.
Di questi il messaggio pubblicitario ne raggiunge 500.000, Penetrazione = 25%
In generale l’obiettivo è di ottenere il massimo livello di reach con il minimo
investimento possibile.
o Frequency: misura media del numero di volte che la singola unità di target è stata
esposta a un messaggio. L’esposizione ripetuta favorisce la probabilità che
l’individuo noti il messaggio e che ne comprenda i contenuti.
o Gross Rating Point (GRP): è una misura del livello di pressione pubblicitaria. È
uguale al valore del reach x il valore di frequency. Maggiore è, più è forte la
pressione esercitata sul target.
o Costo per migliaia (CPM): costo necessario per far si che il messaggio
pubblicitario raggiunga 1000 unità di target, attraverso un determinato mezzo di
comunicazione.
123
Costi elevati di realizzazione e trasmissione degli spot (gli annunci di
breve durata permettono una diminuzione dei costi ma con
conseguente difficoltà a trasmettere informazioni complesse);
Radio
o Vantaggi:
Basso costo;
Può rivolgersi a un pubblico locale specifico;
Gli annunci possono essere pianificati rapidamente;
Può utilizzare efficacemente audio, ironia e un tono confidenziale.
o Svantaggi:
Impossibilità di utilizzare comunicazione visiva;
Tempo di esposizione breve;
Difficoltà di trasmettere informazioni complesse perché ci basiamo
soltanto sul parlato, non c’è supporto visivo che aiuti a capire cosa
stiamo trasmettendo.
Periodici
o Vantaggi:
Elevato livello di specializzazione tematica, per cui possono
rivolgersi ad un pubblico specifico (es: Vogue, Panorama, Focus);
Alta qualità di stampa;
Solitamente conservati in casa per più giorni, quindi lo stesso
individuo può essere esposto più volte allo stesso annuncio;
I messaggi possono essere ritagliati e conservati;
Possono trasmettere informazioni complesse.
o Svantaggi:
Gli annunci richiedono tempo lunghi di pianificazione;
Costo relativamente elevato;
Difficoltà di attirare l’attenzione del consumatore rispetto ad altri
contenuti.
6. La pianificazione pubblicitaria
I fattori da prendere in considerazione per la pianificazione pubblicitaria sono:
tasso di rotazione degli acquirenti frequenza con la quale fanno il proprio
ingresso nel mercato i nuovi acquirenti del prodotto: più è elevato, maggiore sarà la
qtà di pubblicità necessaria a dare visibilità al prodotto.
frequenza degli acquisti maggiore è, minore sarà il livello di ripetizione
pubblicitaria necessario.
tasso di abbandono velocità con la quale gli acquirenti tendono a dimenticare la
marca in assenza di una campagna pubblicitaria.
I tre approcci alla pianificazione pubblicitaria sono:
1. Piano continuo (stabile): quando la stagionalità è trascurabile, la pianificazione
pubblicitaria è continua in tutto l’anno.
2. Piano stagionale (intermittente): campagne pubblicitarie intervallate da periodi di
silenzio in base alle caratteristiche della stagionalità della domanda.
3. Piano a impulsi (a martello): copertura pubblicitaria di base lungo tutto l’anno, ma
che in determinati periodi si fa più intensa a seguito di eventi particolari.
7. Pre-test servono per verificare, prima che la campagna vada in onda, che l’annuncio
pubblicitario sia in grado di trasferire il messaggio desiderato e per individuare, fra più
alternative, quella che comunica in modo più efficace.
8. La realizzazione del piano su larga scala
La responsabilità dell’effettiva attuazione del piano può essere gestita in tre modi:
125
1. L’agenzia a servizio completo operatore del mercato della comunicazione che
offre una gamma completa di servizi necessari alla pianificazione, implementazione
e valutazione delle campagne di comunicazione: ricerche di mercato, selezione dei
media, sviluppo dei messaggi, illustrazioni e produzione.
2. L’agenzia a servizio limitato fornitori di servizi di comunicazione specializzati
in un particolare aspetto del processo come, per esempio, l’offerta di servizi creativi
per lo sviluppo di testi pubblicitari.
3. Agenzie interne fornitori di servizi di comunicazione, costituiti dal personale;
posson occuparsi di tutti gli aspetti della comunicazione (a servizio completo) o solo
di alcune fasi.
9. Valutazione del piano pubblicitario
Post-test del piano pubblicitario:
1. Ricordo spontaneo (unaided recall): chiedere a un campione di membri del
target quali pubblicità ricordano di aver visto/sentito nel giorno/periodo
precedente.
2. Ricordo stimolato (aided recall): test che prevede che al consumatore sia
chiesto se nel giorno/periodo precedente ha visto/sentito una determinata
pubblicità. Può essere analizzato misurando la % di riconoscimento; di
associazione; di lettura.
3. Verifica degli atteggiamenti (attitude test): mira a verificare se la pubblicità è
stata in grado di modificare gli atteggiamenti dei consumatori nei confronti
della marca/prodotto.
4. Verifica sulle richieste (inquiry test): alcuni messaggi pubblicitari prevedono
un invito ai lettori/spettatori di un messaggio pubblicitario a chiedere
informazioni aggiuntive, campioni prova del prodotto o premi.
5. Test sulle vendite (sales test): consistono nella misurazione delle vendite da t
a t+1 di un prodotto a seguito di una campagna pubblicitaria.
I risultati dei post-test sono utili per valutare il raggiungimento degli obiettivi di
comunicazione e modificare il piano pubblicitario per renderlo più efficiente.
III. L’abbuono finanziario prevede il rimborso ai rivenditori delle spese o delle perdite
finanziarie associate alle promozioni rivolte ai clienti finali.
programma di protezione delle scorte minime: produttori riconoscono ai
rivenditori un prezzo di favore per rifornire di prodotto i loro magazzini per evitare
che le scorte scendano sotto il livello minimo durante la promozione.
2. Pubblicità cooperativa insieme di programmi che prevedono che il produttore paghi una
% sulla spesa pubblicitaria del rivenditore per promuovere i suoi prodotti nel mercato
geografico locale. Così il produttore ha una visibilità specifica e il distributore ha un
supporto finanziario nella promozione della propria attività.
3. Formazione della forza vendita dei distributori il produttore prevede programmi per
contribuire alla formazione della forza vendita dell’intermediario, la cui preparazione ed
esperienza relativa ai prodotti è spesso inferiore agli standard richiesti.
Le pubbliche relazioni
Le pubbliche relazioni costituiscono una forma di gestione della comunicazione che:
mira a influire sull’immagine e sui prodotti di un’impresa;
deve saper fronteggiare l’impatto negativo derivante da situazioni di crisi;
governa la reputazione aziendale.
Gli strumenti di base delle pubbliche relazioni: la gestione delle relazioni con i media
È una delle attività principali delle PR e risponde all’obiettivo fondamentale di creare e rafforzare
l’immagine e la reputazione aziendale.
127
Chi si occupa della gestione dei media ha a disposizione una serie di strumenti per poter curare
efficacemente le relazioni sia con le diverse testate giornalistiche che con i singoli giornalisti:
1. Media list consiste in una raccolta di informazioni relative ai giornalisti e alle redazioni
con i quali l’impresa è interessata a mantenere buone relazioni.
2. Comunicato stampa consiste in un testo indirizzato ai giornalisti il cui contenuto è
relativo a eventi aziendali di particolare interesse e il cui scopo è quello di far si che la
notizia venga diffusa al grande pubblico.
3. Conferenza stampa
Per verificare l’impatto del comunicato stampa o di una conferenza si utilizza la rassegna
stampa, cioè una raccolta di tutte le pubblicazioni conseguenti alla divulgazione di una
notizia, che permette di valutare come i media abbiano percepito e veicolato quanto
l’azienda ha comunicato.
4. intervista
5. Misurazione dei risultati permette di verificare la validità di ogni strumento utilizzato e
di modificare in corso d’opera o in una fase successiva le attività di relazione messe in atto.
Le tecniche di misurazione dei risultati possono essere di due tipi:
quantitativo, come ad esempio la verifica del numero dei partecipanti alla
conferenza;
qualitativo, per un’analisi di questo tipo si lavora sul materiale raccolto per la
rassegna stampa e si verifica quali testate hanno parlato dell’impresa e in quale luce
l’hanno posta.
Iniziativa di balenciaga condannata per aver utilizzato bambini con simboli legati al bondage
Giudicato inappropriato e lesivo nei confronti dell’infanzia.
129
Dobbiamo avvalerci desunte dalla sociologia e psicologia per poter comprendere il consumatore,
essere razionale ma anche emotivo che fa scelte di consumo che non possono essere spiegate
sempre in maniera lineare.
Keynes, il consumo secondo il suo approccio varia al variare del reddito. Introduce una variabile
interessante e innovativa ossia la variabile a che dice che esiste una componente del consumo che è
indipendente dal reddito (consumo autonomo). Il consumo varia al variare del reddito, la misura in
cui al variare del reddito varia la qtà consumata è data dalla propensione marginale al consumo B
compresa tra 0 e 1 estremi esclusi.
Teorie economiche marginaliste, consumatore considerato un essere razionale e che tende alla
soddisfazione e tende a massimizzare l’utile complessivo. Scelte del consumo guidato da reddito e
prezzo.
Studia il comportamento del singolo consumatore.
La teoria marginalista si fonda sul concetto dell’utilità marginale ossia quantità di soddisfazione che
fornisce una singola dose di bene consumato.
Veblen teorico sociologico che dice che le scelte del consumatore dipendono dalla struttura sociale
in cui il consumatore è inserito. Il consumatore compra perché motivato dalla reputazione e dalla
stima. La ricchezza si fa vedere attraverso l’agiatezza vistosa e l’emulazione.
Teorico dell’ozio e dello spreco.
Consumo visto come ostentazione, compro per apparire. Ciò che è efficiente ma a un buone
mercato è cheap, solo ciò che è dispendioso è considerato bello.
Non mette nessun parametro economico tradizionale.
Duesenberry
Persone che modificano le scelte di consumo per essere testimoni di spese di consumi di altri con
cui sono entrati in contatto. interdipendzna tra le scelte di conumso degli individui che sono soggetti
a fare scelte per aumentare il proprio prestigio, mantenere la condizione sociale.
Dice che ci sono persone che pur non avendo il livello richiesto di reddito per quel determinato
bene, consumano lo stesso per dimostrare di essere in grado di attingere a quei beni consumati…
Si fa enfasi sul fatto che devo comprare beni di un certo tipo perché quelli sono status che io devo
dimostrare di avere.
Queste teorie vanno contro la teoria economica tradizionale.
Queste teorie sono state fatte perché basate sulla osservazione, individui che non avevano nessun
titolo per comprare vedendo prezzo e reddito. La risposta stava nell’emulazione.
Questo meccanisco dell’effetto dimostrazione è quanto più vero esce dal cuoe delle persone.
Postmodernismo
Rifiuto del conformismo e del condizionamento sociale. Nasce un nuovo modo di produzione
industriale:
fenomeni di controurbanizzazione
territorio diventa detentore di valori
aumento del grado di partecipazione femminile al mercato del lavoro
130
fine del mercato di massa, ognguno di noi chiede cose più cpmplesse e articolate
crescente sensivilità verso salutismo, anbiente, sociale.
rifiuto dei cardini della società moderna, ritorno al passato
nuovi valori: tutela dei diritti umani, inclusione, libero mercato (nuotatrice trans).
Visione dinamica pluralista fluida, il nuovo soggetto sociale su cui si fonda il postmodernismo è il
consumatore.
Nella società postmoderna il consumo è un modo attraverso cui l’individuo partecipa alle relazioni
sociali. Compito del marketing è comrpendere anhe tutti i significati che oil consumatore dà al
consumo che vanno oltre l’acquisto del bene. La funzione di utilità contiene segni, la
massimizzazione di questa facilità non è soltanto giustificabile con i prezzi e il reddito.
Dobbiamo andare oltre per capire veramente cosa vogliono inconsumatori. La struttura delle
preferenze dei consumatori è dinamica, e questo dinamismo dobbiamo cercare di comprenderlo.
La funzione di utilità nella società postmoderna è un insieme di simboli, è in funzione del fatto che
il consumo serve ad afferma una personalità. E comprende le molteplici rappresentazioni che ha di
se steso il consumatore. Quello che ci interessa è che nella società postmoderna ci sono dei
microgruppi sociali che sono cuminità effimere fondati sull’affettività. Stabiliscono forti legami
emotivi, condividono esperiene simili però lasciano l’individuo libero di investire ruoli diversi ma
l0nidviduo può appartenenre contemporenamente a diversi gruppi. Nasce questo concetto di tribù
che dice che la passione per un certo bene diventa l’elemento che crea la coesione fra gli individui.
Il consumo è dato da una tensione tra elementi del passato ed elementi del futuruo, ovvero
pregresso e regresso. Quello che caratterizza il consumatore postmoderno è la capcità di partecipare
a differnti comunità con cui condividere queste emozioni, è creativo e soprattutto è attento alla
dimensione simbolaica, valoriale e di immagine dei beni (il bene e l’atto del consumo hanno una
valenza che va al di là del servizio stesso perché lo carichiamo di significati e simboli molto
complessi).
29/03/2023
Il principio di dare valori agli oggetti è ben concettualizzato in alcuni attori quali Baumann.
Nella sua esposizione dice anche che i poveri sono quelli che non consumano.
“Consumo quindi esisto”
Baumann afferma che in una società dove non ci sono valori condivisi forti, l’individuo da valore
alle cose, è la quantità di cose che noi acquistiamo a darci la soddisfazione. Il consumo è molto più
che un semplice modo di soddisfare bisogni quotidiani. È l’atto dell’acquisto in se che assume
importanza per l’individuo.
Quando analizziamo il consumo dobbiamo tenere presente tutta una serie di elementi psicologici
emotivi indipendenti dal consumo e indipendenti dal prezzo e dal reddito.
Molte delle nostre nozioni relative al consumo si fondano su concezioni di tipo filosofico che danno
luogo alla corrente del modernismo (MOL, acquisto frenetico estremizzato).
131
Noi andiamo a vedere che cosa veramente spinge il consumatore a fare atti d’acquisti e quanto è la
società che lo induce ad atti d’acquisto del tutto inutili certe volte.
Abbiamo da una parte il progresso che stimola l’individuo a continue innovazioni tecnologocihe e
dall’altra parte il represso cioè il fatto che l’individuo cerca di tornare ai legami più sempliic che
legano gli individui tra loro. Il legame di condivisione di esperienze ed il legame fra le persone è
fondato su atti di consumo. Le persone si legano tra di loro per condivisione di elementi di
consumo.
Inidivudi legati non da relazioni affettive ma da aspetti di consumo. C’è una continua tensione tra
modernità da una parte e dall’altra sull’enfasi del territorio, ritorno agli origini, goobalizzazione,
unificazione.
Un altro elemento che ha fatto nascere la corrente del marketing nostalgico è il fatto che l’individuo
cerca qualcosa nel passato (anni 60).
In questa concezione di esaltazione di un’epoca nasce un nuovo approccio ossia quello del retro
marketing quindi reintegrare un passato non lontano in un’ottica di comunicazione di valori.
Esempio: dado star, vediamo una rappresentazione chiara di una donna che evoca sempre gli anni
50. Sostanzialmente c’è un ritorno al passato riconoscoito come significativo in un’ottica di
marketing.
In quest’ottica c’è il miniretromarketing che nasce dalla mini cooper che è stata riporposta più volte
con questo suo styling rimasto immutato nel tempo.
Ironia (messaggi di antimarketing) come ad esempio patagonia, invita al non acquisto con un’ottica
di responsabilità ma ciò può creare uno stimolo all’acquisto.
Community marketing. si creano micro gruppi per il bisogno di condivivere valori. Hanno questi
legami forti emozionali.
Attualmente ci sono persone che rivestono su alcuni animali domestici tutta una serie di affetti
contenuti sempre più sofisticati.
Nelle grandi metropoli c’è un problema di fondo: spazio e solitudine.
Marca virtuale, legame forte tr prodotto e ruolo giocato dal consumatore nella società.
I poveri sono quelli che non consumano.
Si crea un universo parallelo a quello reale basato su caricare gli oggetti, le marche di valori, rituali,
storie, linguaggi, gerarchie. Possedere questi oggettti ci fa condividere valori con gli altri, siamo
parte del gruppi di quelli che.
Il caso nutella
La forza del marchio da sola ha fatto nascere una community in cui gli utenti manifestavano la
propria passione e concezione della nutella, si crevano così dei legami tra gli individui che
inconsapevolmente avevano creato una community. Il fil rouge era la passione per la nutella e la
condivisione di esperienze comuni.
Stiamo dando a un prodotto semplice un insieme di valori spropositati.
Nasce un’altra concezione di come fare la segmentazione del mercato, dobbiamo partiree da queste
aggregazioni di appassionati per comprendere come si comportano i consumatori L’esperienza di
consumo diventa la chiave per fare l’analisi, non il prezzo o il reddito.
Ciò ci dice che il marketing fino ad ora ha fatto un tipo di presbitismo concentrandosi non solo sul
prdototto ma anche su un individuo isolato. Non esiste il singolo consumatore ma bensì le relazioni
e sono queste che influenzano il consumo. No consumatore isolato, va oncisderato dentro un
contesto di riferimento e in relazione agli attori con i quali lui si lega.
Questa frammentazione della società post-moderna il consumatore cerca nuovi mezzi di
riaggregazione e tra questi spiccano iò significato che diamo a prodotti e servizi.
Questo tipo di approccio anziché mantenere un legame con il cliente isolato, si basa sulla creazione
di un legame fra memebri in cui l’elemento fndamentale è di fare in modo che queste persone si
sentano parte di un gruppo. In questoi caso si sviluppa una fedeltà affettiva nei confronti
dell’azienda o della marca.
Parlare di tribù è stato per la prima volta Maffesoli e cova ha approfondito il legame tra prodotto e
consumatore: significa aiutare e incentivare i consumatori a creare un legame fra loro su una base di
una passione alimentata da un prodotto o da un servizio.
Questo marketing tribale viene codificato come una startegia non tradizionale di marketing creando
questa tribù e trasforma questo consumo in esperienza. Il consumo non viene visto solo come l’atto
d’acquisto finale ma come gli elementi che costituiscono l’esperienza che il consumatore fa per
arrivare poi all’atto d’acquisto. Ricerca della comunità caratterizzata da questa passione comune.
Approccio per analizzare il momento di consumo attraverso della lente della comunità creata
attorno al prodotto, lo faccio perché voglio enfatizzare i valori da affidare il prodotto e per essere
gradito ai suoi fan. L’obiettivo è creare legame tra prodotto e cliente e quindi creare degli utenti
appassionati.
MARKETING TRIBALE
Aiutare le persone a connettersi con altre persone. Questi sono gruppi di persone tra di loro
eterogenee che non hanno niente in comune se non la passione condivisa veros un prodotto servizio,
il legame diventa prioritario rispetto al prodotto. In questo approccio di marketin tribale ciò che è
importante è la creazione del legame che si crea tra l’individuo e il gruppo nell’esperienza del
consumo. Ciò che mettiamo in luce è che il legame è più importante del bene. L’unità di analisi in
questo caso è questa tribù tra loro legati da questa comune passione che fa aumentare la loro società
Considerare ogni offerta destinare ai membri di una tribù come valore di legame. Cosa devo fare
per costruire e mantenere legami tra gli individui che fanno parte della mia community?
133
Lo scopo è soprattutto quello di mantenere consumatori fedeli. Perdere un consumatore e
rimpiazzarlo con uno nuovo per l’azienda ha un costo esorbitante.
Il marketing tribale si fonda su oggetti di culto, in abiti constumi rituali.
Luoghi della memoria, le parole che sono anche gergali e l’immagine.
I gruppi di appassioanti sono i cinsumatori estremi e ci danno maggiori risposte sui valori che
incarnano un determinato bene, sulle passioni e sui motivi che gli spingono ad acquisatre un
determinato prodotto.
Nasce questo conetto di prosumer in cui il consumatore diventa attivo nella costruzione del prodotto
e appunto nasce questa esigenza di costruire legami sociali attorno ai prodotti per crearne un valore.
Societing reload
La methos ha ritenuto questa cosa del tutto riprovevole, la cocacola supportano gli utenti ha
aumentato le vendite del 5%.
La capacità di calarsi nella società, in quest’ottica bisognerebbe enfatizzare il discorso di quelli che
sono i dettami della società moderna ovvero dell’evitare gli sprechi e delle esigenze coerenti con
quelle che sono le eisgenze dei consumatori.
Bisogna enfatizzare la qualità dell’offerta, percepita dall’utente come tale.
La percezione del problema è la prima fase della ricerca di qualcosa che soddisfi un bisogno,
sentiamo un divario tra quella che è la situazione reale e quella che è la situazione ideale.
Il fatto che ci sia questa dicotomia tra queste situazioni, genera nell’individuo il bisogno o desiderio
che lo motiva ad agire.
Generico modello di stimolo (4 p del marketing tradizionale, stimoli di tipo economico tecnologico
ecc) e risposta, variabili di analisi tipiche della psicologia.
Quelo che viene messo in evidenza nel marketing è che la black box non è l’impresa ma bensì il
consumatore, non si capiscono a pieno le combinazioni per comprendere a pieno il processo
d’acquisto. Il consumatore è una black box perché è difficile comprendere a pieno il suo processo.
I fattori che influenzano il comportamento del consumatore sono i fattori culturali, fattori sociali,
fattori personali, fattori situazionali (stato d’animo ha influenza notevole sul processo d’acquisto).
134
L’età attualmente nell’ambito dell’analisi del comportamento del consumatore è una variabile che
va pesata con quella che uno si sente di avere, queste cose qui condizionano gli acquisti.
Cultura
determinante fondamentale dei bisogni di una persona, definisce i valori, le modalità percepite e le
abitudini delle
Subcultura
condivide in un sottogruppo all’interno della società che ne condivide alcune caratteristiche ma altre
invece sono proprie di questo gruppo che si distingue all’interno del gruppo sociale di riferimento.
Classe sociale
Appartenenza a una classe..
Le differenze tra classi sono sempre meno incentrate su elementi di tipo economico e sempre più su
elementi di tipo culturale. C’è una flessibilità sempre maggiore, le classi sociali sono in un
continuum e si contunuano a scambiare l’una con l’altra.
Fattori sociali
Comprotamento dell’individui influenzato da fattori sociali
Gruppi di riferimento
Gruppi di appartenenza. L’importanza del gruppo varia a seconda della marca, a seconda del
prodotto in funzione del valore intrinseco del bene in sé, della visibilità con cui avviene l’utilizzo..
I produttori di beni devono tener cont all’interno dei gruppi di riferimento delle figure leadeer,
perché sono quelle in grado di condizionare fortemente il gruppo.
Famiglia
famiglia di orientamento: attorno al quale l’individuo è organizzato per poter fare gli atti di
consumo
famiglia di procreazione con chi condividi le scelte d’acquisto, chi le influenza
Ruolo: insieme di attività che un individuo svolge nei confronti delle persone a lui vicine.
Fattori personali
occupazione: il fatto di avere o no tempo libero influisce sulle scelte di consumo
situazione economica
caratteristiche della personalità e il concetto di se e in base a questo fare scelte di consumo.
03/04/2023
Marketing della nostalgia da un contenuto di tipo emozionale storico ad un prodotto come
automobile (video fiat).
135
Loro lo fanno da soli perché sono connessi, non costringiamoli a fare qualcosa. È da solo
l’individuo che riceve lo stimolo che condividono valori e idee che lo spingono. Pushing che nasce
dalle persone.
Il desiderio di connessione è proprio dell’indole umana che nasce dalla condivisione di idee e che
porta le persone a fare diverse scelte, ad esempio di acquisto.
Non bisogna convincere tutti, bastano 100 individui che creano un nocciolo dal quale si creano altri
gruppi. Devi creare delle condizioni per avere dei fan.
Tribù: nuovo modo di comunicare reso possibile dalla condivisione possibile grazie alla rete.
Un prodotto che racconta la storia, dobbiamo farlo perché in tal modo trasmettiamo una serie di
valori che vengono condivisi e che continua ad andare avanti creando altre condivisioni.
Sono prodotti e servizi che iniziano a trasmettere i contenuti, danno il valore e il senso alle cose.
C’è stato uno stravolgimento delle figure di leader, basta una grande bella idea per creare un
movimento indipendentemente dal potere carismatico che uno ha.
SCamvio, atto con cui si ottiene da qualcuno il valore, noi dobbiamo creare e mantenere relazioni di
cambio.
Sono i beni, sono i servizi, sono le idee che di fatto creano poi un’insieme di prodotti.
I mercati sono un insieme di acquirenti (attuali e stimare con una buona approssimazione i clienti
potenxiali). Sui clienti potenziali stimiamo le nostre aspetattive di vendita.
Si cerca di fidelizzare e creare il linl rapporti con quei clienti che gestiscono il circolo vizioso, se ci
sono clienti costosti da mantenere e che ptorebbero danneggarie il senso di condivisione vanno
abbandonati.
Deinfluencer: persone che cercano di togliere le influenze generate dagli influencer evidenziano gli
aspetti negativi dei prodotti che gli influencer sponsorizzano.
Le azienda sollecitano i consumatori a svolgere un ruolo più attivo, l’azienda deve rispondere ai
deinfluencer.
136
La concezione di marketing generato di consumatori. Il leader non ha più il carisma innovativo ma
è che la condivisione vince su quello che può essere il carisma.
Quando parliamo di percezione del problema, parliamo di una dicotomia tra la situazione ideale in
cui vorrei essere e quella reale.
Fattori personali
Il concetto di sé influenza molto le decisioni di acquisto, ad esempio la dicotomia tra l’età che uno
si sente e l’età che uno ha.
Quantità: se non posso toccare il prezzo, devono indurre il consumatore ad aumentare la frequenza
d’acquisto o la qtà per acquisto (bevi acqua che ti fa bene).
Metodo di pagamento: interviene un sistema per avere dei soldi di cui non disponi.
Bisogno diventano intensi, generanno un desiderio nell’individuo di fare un’azione per ridurre
questa pressione.
L’impostazione marshalliana ha come base la percezione della razionalità del consumatore, A pari
utilità scelgo il bene con il prezzo minore. Tuttavia non è così, l0indivudo fa cquisti in cui questo
principio non è rispettato perché l’individuo non pè sempre razionale.
L’inversa relazione tra prezzo e consumo è sicuramente da tener presente ma non è esaustiva per
spiegare il comportamento del consumatore.
Veblen dice che buona parte degli acquisti non derivano di bisogni ma da il desiderio di prestigio.
Freud dice che i fattori psicologici che influenzano il comportamento umano sono di tipo inconscio,
per cui le scelte si fanno per motivi diversi da quelli di cui si crede.
Questo filone aperto da freud ha creato un problema per cui nasce la dicotomia tra la motivazione
che non sai di avere e allora te lo dico io. L’idea di freud non era esattamente questa.
137
Motivazioni di freud sono sostanzialmente che ogni comportamento è indotto da motivazioni che
sono in qualche modo una combinazione tra le pulsioni individuali (di natura egoistica) e le norme
sociali (dettate dalla società). Lui fa un discorso basato sulla tecnica del leadering basata sul risalire
alle motivazioni profonde di un individuo.
L’assunto fondamentale di questa teoria, lui afferma che le scelte di base che influenzano i
comportamenti sono inconsci. Per pter cogliere queste motivazioni inconsce ci sono una serie di
tenciche proiettive….
Role playing: giochi di ruolo per capire come si comporta la persona.
Individuare motivazioni inconsce serve per capire i comportamenti di consumo e quindi fornire
strumenti per uno studio approfondito della domanda e delle connesse dinamiche.
Piramide di Maslow
Maslow dice che i bisogni sono a saturazione successiva, piramide che da una collocazione
gerarchica. Se non soddisfi i bisogni di rango inferiore non puoi soddisare quelli di rango superiore.
Tre tipi di motivazioni:
motivazione primaria legata ai fabbisogni necessari
motivazione secondaria di natura sociale
obiettivi personali
La grande critica è il contesto culturale, in un’ottica di cultura religiosa, le piramidi non coincidono.
Herzberg da un’impostazione alla motivazione, fattori che generano soddisfazione e fattori che
generano insoddisfazione.
Nelle decisioni di acquisto vi sono fattori che causano insoddisfazione e conducono al mancato
acquisto ma questi fattori da soli non sono sufficienti a generare la decisione d’acquisto. bisogna
mescolare tra di loro, i fattori che generano nsoddisfazione con i fattori che generano soddifsfazione
per evitare da un lato di catturare cliente e dall’altro di tenerli.
Questa è dunque una concezione bifattoriale.
Bisognerà cercare di implementare gli elementi che creano soddisfazione e ridurre al minimo gli
elementi che creano insoddisfazione. Questi fattori vengono denominati da herzberg igienici e
motivanti.
Riealibiramo queste informazioni secondo i nostri preconcetti. Ognuno di noi capise le cose a modo
suo secondo quello che è il suo schema mentale.
Ritenzione selettiva: la maggiorparte di noi non ricorda la maggior parte delle informazioni ma
generalmente ne trattiene alcune che sono più in linea con il nostro modo di essere.
Gli stimoli percepiti dal consumatore non è detto che siano come quelli che pensa di mettere in
piedi l’impresa. Questo ci dice he le informazioni vengono elaborate in modo soggettivo, dipendte
dal punto di vista di chi elabora le informazioni.
04/04/2023
Apprendimento per vedere quali sono i comportamenti che portano all’acquisto.
Modello dello stimolo risposta in cui vediamo come l’apprendimento è dato da un mix di tensioni
interne, stimoli, occasioni, risposte e il rafforzamento di un comportamento successivo.
cercare di aumentare la domanda associando il prodotto a poche motivazioni forti oppure un mix di
motivazioni che dia al consumatore che dia un aumento di motivazione all’acquisto. Creare un
circolo virtuoso in cui questo processo porta un aumento di tensione, stimolo, acquisto.
Da questo processo nasce una corrente di ricerche in ambito marketing che si basano alla fase
sperimentale (attualmente nel marketin le ricerche si accompagnao a processi sperimentali per
cercare di comprendere i comportamenti dei consumatori soggetti a stimoli).
Es: olio di palma esempio di come si crea un atteggiamento di rifiuto verso un determinato
ingrediente che porta ripercussioni enorme perché è visto come qualcosa che fa male.
Un attegimaneot è una descrizione e una valutazione stabile nel tempo di un individuo riguardo ad
alcuni affetti o idee.
Quello che il marketing si rispropone di fare è che p più conveniente inserire i proditti nel sistema
esistente di atteggiamenti dei consumatori che cercare di modificarlo.
I ruoli di acquisto:
o iniziatore: colui che per primo ha l’idea e suggerisce l’acquisto di un prodotto. Entusiasmo
che crea un meccanismo talmente forte da contagiare gli altri.
o influenzatore: colui che da consigli e quindi ha un ruolo fondamentale nella decisione finale
che prende il consumatore
o decisore: persona che determina in tutto o in parte la decisione di acquisto finale.
o acquirente
139
o utilizzatore: colui che utilizza il prodotto.
Analisi di segmentazione su base statistica, su base della varianza. Cerco di creare dei gruppi di
consumatori che hanno minima varianza interna e massima varianza esterna.
Le ricerche sono metodi di raccolta di informazioni sul processo i acquisto. La più diffusa è quella
retrospettiva e cioò chiedere alle persone la storia del loro acquisto.
Prospettico: chiediamo alle persone una descrizione di come voglianos volgere un processo
d’acquisto. Questo viene fatto su base previsiva.
Metodo prescrittivo: ti chiedo di parlare di un acquisto ideale. Lo scostamento da questo acquisto
ideale è quello che vado a misurare come mio gap da colmare.
Nella partizione di mercato bisogna cerca l’ordine in cui compaiono i vari attributi che
guidano la decisione del consumatore.
Devo andare a vedere quali sono gli attributi dominanti e dare un ordine di importanza.
3. Valutazione di alternative:
esperienza e apprendimento: il consumatore ha un atteggiamento nei confronti di alcune
marche facendo della valutazioni comparative ossia metto in relazioni marche e vedo
secondo me qual è la migliore.
Opinione: ciò che la persona ha in mente in base a qualcosa
atteggiamenti
Comportamento d’acquisto
4. decisione relativamente alla marca, al punto vendita, alla quantità (se uno vede che c’è poca
roba, è indotto ad acquistarla), al momento d’acquisto, metodo di pagamento per rompere le
barriere del fatto che uno non ha la disponibuilità a pagare immediatamente.
5. comportamento successivo all’acquisto.
Soddisfazione post-acquisto: divario esistente fra aspettative e prestazioni.
Il consumo è in grado di calibrare rispetto ad un prodotto con un prezzo basso e uno con un
prezzo alto.
Se sono soddisfatto, si presume che sia leale.
140
Il consumatore insoddisfatto è un elemento da tenere in considerazione perché può
trasformarsi nel cliente killer ovvero lui che fa diffusione di informazioni attraverso tutti gli
strumenti possibili dicendo male del prodotto o del servizio.
Benefici attesi che il consumatore si aspetta di trovare nel prodotto, ciascuno di essi è in
grado di soddisfare dei bisogni. C’è una procedrua di valutaizone molto complessa perché il
consumatore scompone il prodotto nei suoi attributi e fa una valutazione delle alternative
sulla base della scomposizione del prodotto in attributi.
Una particolare procedura di valutazione è data dal modello del valore atteso.
Media ponderata, in questo caso il peso è l’importanza che do a ciascun attributo che è
soggettiva.
Attraverso il processo di valutazione c’è una priorità che il consumatore da fra le diveerse
marche, in cui si dice A è preferibile a B ecc. Si dispone le marche secondo unn sistema
gerarchico e si arriva a scegliere la marca preferita.
Un peso grande che si da alla decisione d’acquisto è legato all’atteggiamento degli altri e ad
alcuni fattori imprevisti tra cui è importantissimo il metodo di pagamento (mercato
automobilistico tramite il format di leasing concesso ai privati).
Dopo l’acquisto, va analizzato il comportamento del consumatore per cerca di capire quali
sono gli elementi che portano una mancata soddisfazione del consumatore. Lo scopo è di
intervenire per correggere ciò che non porta alla soddisfazione.
L’obiettivo è di ridurre al minimo il gap tra aspettative e prestazioni.
Non bisogna Creare aspettative che non vengono soddisfatte, queste devono essere
realmente realizzabili senno creo insoddisfazione ancora maggiore.
La soddisfazione è una condizione necessaria ma non sufficiente alla loyality. Può essere
che uno sia soddisfatto ma che non acquisti più il prodotto, se uno non è soddisfatto non lo
acqyuisterà più. La soddisfazione contribuisce al riacquisto.
141
Emozioni positive e negative e dobbiamo capire come si manifestano nell’uso di un
determinato prodotto e servizio.
La memoria funziona su quelle che sono le mappe mentali dei consumatori. Per esempio
un’assicurazione in cui andiamo a vedere la reputazione per affidarci a una compagnia
pouttosto che a un’alltra, l’affidabilità, il fatto che esista da lungo tempo sul mercato,
servizio personale, rispettabile ecc.
Acqusito abituale
Scarsa differenziazione tra marche.
Se la scelta cade su una stessa marca ciò è da imputarsi a fattori abitudinari.
Su questi prodotti c’è una maggior attenzione al prezzo.
142
Matrice di assel
Coinvolgimento
Mercato
Insieme degli acquirenti e dei venditori indipendentemente dal luogo in cui si trovano.
Parliamo di settore ossia come insieme di acquirenti appartenentnei a uno stesso settore
merceologicio.
Ampiezza di mercato come numero di persone che esprimono un bisogno comune e che sono
disposte a offriflo in cambio di ottenere ciò che vogliono sacrificando in parte il loro reddito
disponibile.
Tipologie di mercato in relazione a quella che è la nostra
Mercato di prodotto
Mercato d’uso
Mercati demografici
Mercati geografici
Dobbiamo concentrarci su quelli che sono i nostri clienti, ovvero definire un mercato obiettivo.
Step per l0inidivudazione del mercato obiettivo:
o segmentazione
o definizione del mercato obiettivo
o posizionamento
07/04/2023
Segmentazione psicografica si va ad enfatizzare la mappatura degli stili di vita dei consumatori al
fine di poter prioporre prodotti.
Relativamente a quella demografica, un gran problema è il coinvoilgimento dei bambini attraverso
app ecc con messaggi promozionali volti soprattutto al consumo di bevande dolci e junk food.
Segmentazione comportamentale: c’è un’analisi fatta su quelle che sono le emozioni del cervello
quando facciamo una promozione di un brand l0indetificazione che l’individuo ha con il brand le
variabili comportamentali sono fondamentali per la segmentazione del mercato.
Intensità d’uso: frequenza con cui viene in qualche modo utilizzato il prodotto è un elemento
fondamentale per la segmentazione.
Atteggiamwento
144
entusiasti: coloro che fanno maggior propaganda al nostro prodotto
positivi
indifferento
contrari
decisamente ostili
Per scoprire queste cose sono necessarie analisi di mercato e analisi di dati.
Un esempio di marketing individuale, le caramelle M&M proposta di mettere i nomi dei due sposi e
le facce dei due sposi sui confetti.
Queste tipologie di marketing nascono da come io vado a definire il mio mercato obiettivo
Marketing indifferenziato
Una sola offerta, biogni invididuati comuni tra gruppi eterogenei di consumatori. Obiwttivi attrrare
il maggior numero possibile di consumatori (CocaCola).
Marketing differenziato
Programmi commerciali distinti.
Obiettivo: operiamo in diversi segmenti per aumentare le vendite e rafforzare la propria posizione
nei diversi segmenti.
145
Differenziare i propri servizi (film nell’aereo)
Avere un personale qualificato, differenziarsi a livello d’immagine.
Marketing concentrato
Quote elevate in un unico mercato, mi rivolgo a pochi gli do un messaggio mirato ma li prendo tutti
Micromarketing
Comprende il marketing locale e individuale.
Richieste di gruppi locali specifici
Marketing locale
Personalizzazione di marche e promozioni in base ai bisogni e alle richieste di gruppi locali di
clienti
Marketing individuale
Personalizzazione di prodotti in basei ai bisogni e alle preferenze dei singoli clienti. Il marketing
individuale è detto anche one-to-one.
Questi dati sono una risorsa incredibile per condizionare gente e per anche fare pubblicità mirante o
in qualche modo messaggi subliminali che possono essere discutibili.
Ricerca l’identità dal punto di vista delle marche. Noi non ci rendiamo conto di quanti contenuti
mettiamo nelle marche, abbiamo un approccio emozionale verso le marche come quando
comunichiamo con uno di famiglia.
Gli individui danno contenuti e non sono razionali nelle loro scelte d’acquisto.
Lui enfatizza la brand identity ossia il suo cervello risponde alla marca come se fosse una persona,
gli oggetti sono inanimati eppure noi facciamo questo tipo di processo come se lo fossero.
Il nostro margine di libertà, soprattutto se non siamo leader di mercato, è molto limitato in quanto
noi dobbiamo sempre tenere conto delle eventuali contromosse degli avversari.
Il posizionamenntoù
Quale posizione assumo all’interno dei segmenti.
Il posizionamento è il posto che il prodotto occupa nella mente dei consumatori rispetto ai
concorrenti. La strategia di posizionamento si attua attraverso l’enfasi su alcuni degli attributi del
prodotto.
Primo step:
individuazione dei vantaggi competitivi
Secondo step:
scelta dei vantaggi competitivi più idonei al prodotto
attuazione e comunicazione del posizionamento prescelto
146
La chiave di volta è di essere in grado di differenziare il prodotto rispetto a quello dei concorrenti.
Gli elementi su cui possiamo attuare la nostra differenziazione sono:
supporto fisico
servizio
personale
ubicazione: dove il consumatore trova quel determinato prodotto
immagine
per fare una scelta di vantaggi competitivi possiamo optare per una scelta quantitiativa oppure
qualititativa ossia differenziare su alcuni fattori ritenuti significativi, distintivi, superiori a quelli dei
conccorenti e facilmente comunicabili che generino profitto per l’impresa.
Dobbiamo evidenziare un attribugo del nostro prodotto quando è significativo per il cliente, è unico,
superiore ossia l’attributo è ritenuto suoeriore rispetto a quello dei concorrenti, comunicabile,
originale, accessiilie e profittevole.
Una volta definito il proprio posizionamento deve agire per cumunicare la posozione desiderata ai
consumatori obiettivo.
La Starbucks ha reso globale il concept americano in tutto il mondo. È un format americano che non
ha quel gusto americano. Pur essendo americano non è un brand avvertito come americano.
L’obiettivo della Starbucks è di essere il principale fornitore del miglior caffè del mondo.
Cerca inoltre di fidelizzare il personale.
L’obiettivo della segmentazione è riunire tra di loro individui che hanno bisogni comuni e rispondo
in modo simile alle 4 leve del mktg mix.
Da le basi per una differenziazione in base al prodotto o alle altre 3 leve.
Se non c’è differenziazione, non c’è posizionamento. Dobbiamo essere in grado di avere una serie
di elementi in modo che la nostra offerta sia percepita come diversa dai nostri concorrenti.
147
Posizionamento distinguiamoci in base al packaging (Stroili oro ha presentato prodotti di oreficeria
di basso costo con un packaging molto ricercato e questo ha avuto un successo notevole sul cliente),
alla politica di prezzo e la distribuzione.
Il posizionamento deve differenziare il prodotto rispetto a quello della concorrenza e deve essere
apprezzato dal consumatore che deve dare valore ai benefici attesi.
12/04/2023
La ricerca di marketing
Grazie all’informativa siamo in grado di gestire una grande mole di dati e di fare previsioni sui
comportamenti che possono essere di grande utilità per le imprese.
Tre fenomeni:
passaggio dal marketing nazionale al globale intensificatosi dal 2019 soprattutto a casa del
desease del covid19 che ha intensificato il ricorso al commercio elettronico e questo
significa che abbiamo avuto una delocalizzazione.
passaggio del consumatore dai bisogni ai desideri nel senso. Il consumatore è soggetto a una
serie quasi infinita di stimoli per cui il nostro problema come impresa è quello di catturare
l’attenzione del consumatore perché di fronte a questa miriade di stimoli il consumatore si
deve soffermare sul nostro prodotto/servizio
passaggio dalla concorrenza di prezzo a quella non di prezzo. Consumatore orientato nelle
sue scelte da fattori non di tipo squisitamente razionale ma di tipo emotivo che ha un ruolo
spesso determinante nelle scelte d’acquisto del consumatore.
Nel marketing abbiamo un sistema informativo che ha una funzione fondamentale che parte dalla
valutazione del fabbisogno informativo (che cosa vogliamo analizzare) e in virtù del tipo di analisi
che vogliamo fare, di quali dati abbiamo bisogno (rilevazione).
Catalogazione e archiviazione dei dati che è sempre più complessa, l’elaborazione di questi dati e
diffusione di questi dati che di solito si fa all’interno dell’impresa.
Dagli obiettivi aziendali nascono le necessità di queste informazioni che possono essere interne
ossia provenienti dall’impresa stessa oppure dobbiamo ricorrere (c’è un costo per l’impresa dato
dalle informazioni) ad informazioni che reperisco dall’esterno che possono essere di tipo primario
(faccio io la ricerca) o di tipo secondario (dati disponibili che mi servono per le mie analisi).
Tutte queste informazioni vengono messe insieme per dar luogo all’analisi di cui abbiamo bisogno.
Trade off tra informazioni desiderate e quelle necessarie. L’impresa chiede ai manager di che
informazioni hanno bisogno per poter iniziare un’analisi. Dobbiamo cercare equilibrio tra queste
informazioni in quanto costano e gestire mole di informazioni imponente è piuttosto complesso.
Generare informazioni
Le informazioni necessarie possono derivare da:
rilevazioni interne
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marketing intelligence
ricerche di marketing: parte più stimolante dell’analisi di marketing.
Le rilevazioni interne
Vengono dai database
Molte aziende creano dei data warehouse per conservare i dati della clientela.
Tra le informazioni più utili figurano informazioni sui dati storici della clientela (dobbiamo avere
una serie temporale su cui lavorare) così come informazioni sulle tendenze della clientela (tramite
l’analisi delle tendenze possiamo capire come intervenire).
Il database è solo un sistema in cui vengono catalogati i dati. Il data warehouse permette di
collegare tra loro i database per rispondere a determinate esigenze dell’impresa, c’è un elemento in
più oltre all’immagazzinaggio ossia l’integrazione tra dati al fine di rispondere ad esigenze
aziendali.
Adesso quasi tutti i DW vengono dati in cloud per evitare di appesantire il processore e anche
perché c’è una maggiore disponobilità dei dati.
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Dobbiamo poi attuare un’analisi di queste informazioni per darle a disposizione nei tempi e nei
modo che riteniamo opportuno a coloro che deovno influire sulle decisioni aziendali.
Il sistema delle rilevazioni interne fa riferimento alle informazioni sugli ordini, vendite, clienti,
livello di scorte, crediti e debiti e le tempistiche con cui l’uno sta all’altro. Ovvero soprattutto
andare a monitorare il ciclo ordine spedizione fatturazione.
Questo insieme di informazioni interne possono far valere delle opportunità o mettere in luce dei
problemi che possono essere risolti (es: spedizioni molto lente o ordine spedizione fatturazione che
non ha un ordine ottimale e devo attuare dei correttivi per essere più competitivo).
Il sistema di marketing intelligence è definibile come insieme di procedure e fonti usato dai
dirigenti ossia coloro che prendono le decisioni, per ottenere informazioni attuali sugli sviluppi
inerenti gli ambiti di marketing.
I dirigenti, per tenere sotto controllo l’ambiente, fanno:
osservazione generale: un overview
osservazione condizionata: approccio specifico però senza una ricerca attiva
ricerca informale: scopo definito ma non vogliamo investire in analisi e ricerca di
informazioni
Rierca formale: se investiamo in ricerca. Deve rispondere a obiettivi specifici.
L’impresa, in modo congiunto, deve motivare i vari suoi impiegati a migliorare la quantità e la
qualità di informazioni che sono necessarie. Da una parte c’è un addestramento della forza vendite
per trasferire informazioni sulle nuove situazioni, anche i fornitori devono dare un contributo.
Possiamo costruire centri per raccogliere e distribuire informazioni.
La ricerca di marketing consiste nella sistematica progettazione, raccolta, analisi, presentazione dati
e informazioni rilevanti per delineare una specifica situazione a cui l’impresa deve far fronte.
Deve esserci una chiave di lettura omogenea.
Ciclo ordine spedizione fatturazione. Il cuore delle rilevazioni interne è quell relativo al rapporto
commerciale in senso stretto di cui il core è il ciclo ordine spedizione fatturazione
Sistemi informativi di vendita: forniscono al marketing manager report puntuali e accurati sulle
vendite attuali
Marketing intelligence
Si compone di procedure e fonti messe insieme per tenere sotto controllo gli sviluppi dell’ambiente
nel quale opera l’impresa.
Bisogna cercare di migliroare il più possibile la qualità dei dati interni
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Anche i distributori e altri intermediari devono essere motivati a fornire dati
Avvalersi di specialisti per raccogliere dati sull’ambiente esterno e su quello che fa la concorrenza
(siamo fortemente condizionati da ciò che fanno i concorrenti).
Fare competitive intelligence
Attivare un panel di consulenza formato da clienti (i clienti entrano nel processo e ci danno consigli
ountuali)
Valorizzare le fonti di dati pubbliche.
Acquisire informazioni da società di ricerca
Raccogliere dati su internet (il problema è saperli analizzare, mancano le competenze per analizzare
i dati disponibili su internet).
Per raccogliere dati su internet possiamo parlare di forum indipendenti, siti di commenti dei
distributori o degli agenti di vendita, siti specializzati che offrono recensioni di clienti e opinioni di
esperti, blog pubblici, social network.
Le fasi sono definizione del problema e degli obiettivi (cosa voglio andare a monitorare e perché),
preparazione del piano di ricerca, implementazione del piano di ricerca, interpretazione e
comunicazione dei risultati ottenuti.
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1. osservazione
2. sondaggio
3. approccio sperimentale ossia quello che dobbiamo fare in un modello sulla base di un
campionamento che deve essere di tipo probabilistico.
La ricerca etenografica
E un metodo qualitativo nel senso che raccogliamo dati non strutturati e viene usato in sociologia.
Analisi che privilegia il microcontesto. La base sui cui poggia è che un fenomeno può essere
compreso solo se studiato nel suo contesto di riferimento. L’approccio etnografico si basa
sull’osservazione, il ricercatore si cala nell’ambiente di riferimento.
Studiare i fatti umani nella loro complessità, il tutto è una risultanza più complessa di una semplice
sommatoria tra parti. Dobbiamo studiare gli essere umani nella loro complessità nel loro contesto
naturale.
Le differenze tra i dati quantitativi e qualitativi è soprattutto dato di fatto che nel caso di dati
numerici, qualora il campione sia ben strutturato possiamo ottenere une generalizzazione del
fenomeno mentre con i dati qualitativi ciò non è possibile. Con il dato qualitativo ci limitiamo a
studiare quel determinato fenomeno.
Approccio etnografico serve per analizzare situazioni relazionali e sociali, vita di gruppi più o meno
strutturati.
Una volta individuato l’ambiente nel quale svolgere la ricerca trascorre un periodo di
familiarizzazione con gli abitanti del luogo, per farsi accettare dagli stessi, onde poter interagire e
ricevere informazioni il più possibile spontanee.
17/04/2023
Forecasting = proiezione di quelli che potrebbero essere gusti e attitudini dei consumatori
L’elemento fondamentale è l’individuazione del campione che è la parte fondamentale per fare una
ricerca di marketing corretta.
Chi sottoporre ad indagine
Quante persone sottoporre ad indagine (soglia 300 persone per fare un’analisi di tipo quantitativo)
Quali criteri adottare per la scelta del campione
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Quando effettuare l’indagine
Statistica descrittiva: presentiamo i dati in modo descrittivo attraverso le medie, la moda. Non ha la
pretesa di fare previsioni ma descrive il fenomeno attraverso moda, mediana, varianza e media
aritmetica.
La statistica descrittiva non si pone quell’obiettivo di fare forecasting ossia di fare previsioni.
Statistica inferenziale: ha come obiettivo di fare previsioni. Fare previsioni è delicato, dobbiamo
farci un’analisi di quanto è estendibile la nostra previsione. Se noi facciamo un esperimento in
Friuli, a quanto è estendibile questa? Il campione deve essere tale da consentirci una previsione che
sia fatta su un’ampia scala.
L’inferenza ci consente di estendere i risultati ad un’intera popolazione (quale popolazione dipende
da come è fatto il nostro campione e da quanto siamo in grado di poterla estendere).
Non esiste un’unità di misura della soddisfazione. Quindi il marketing crea delle domande
condivise dalla teoria (ossia scale validate che i ricercatori di marketing hanno provato e vito che
funzionano in diversi contesti e diversi paesi e sono estendibili) per poter valutare queste grandezze
ritenute soddisfattive). Queste grandezze sono costruite attraversi una batteria di domande che tra di
loro presentano una minima varianza, sono in grado di descrivere bene quel determinato fenomeno.
Dati secondari: ci avvaliamo anche di dati che sono disponobili dall’ISTAT o da associazioni di
categoria che ci servono comunque per descrivere il fenomeno che stiamo andando ad analizzare.
Campioni probabilistici:
campione casuale semplice: ogni elemento della popolazione ha una probabilità uguale di
essere estratto. Se il campione casuale è evidente che la probabilità sia uguale.
campione stratificato: la popolazione è suddivisa in gruppi
campione a grappolo: gruppi come quartieri di una città che mi interessano per una ricerca
specifica.
Questi sono i campioni che ci consentono di fare inferenza. se il campione non è probabilistico,
l’inferenza è fallace (facciamo previsioni distorte).
Il campione non probabilistico più comune è il campione di convenienza e cioè vado a selezionare i
membri della popolazione dai quali è più facile che io ottenga delle informazioni.
Il campione ragionato, qui scelgo quelli che sono i componenti della popolazione che a mio avviso
mi daranno informazioni più proficue per fare la mia ricerca.
Il campione per quote, stabilisco a priori quante persone voglio intervistare per le categorie che io
ho definito.
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Comunicazione dei risultati: noi facciamo una comunicazione essenzialmente ai nostri adepti.
L’analisi statistica e l’applicazione di modelli matematici sono un ottimo strumento per poter
interpretare i dati. Bisogna essere molto cauti sull’estendibilità dei risultati.
Le informazioni di marketing assumono valore solo se sono accurate, analizzate in modo accurato,
generalizzato in modo accurato e solo in tal caso ci consentiranno di prendere decisione.
Ricerca esplorativa: raccolgo informazioni per cercare di identificare il problema che voglio andare
ad analizzare e cominciare a fare delle ipotesi di ragionamento.
Ricerca descrittiva: ricerca di tipo qualitativo che ci consente di descrivere i problemi.
Ricerca causale: studia attraverso strumento matematici e statistici relazioni causali tra costrutti
Es: vado a vedere come e con che intensità la soddisfazione impatta sulla fidelizzazione del cliente.
La soddisfazione l’anadiamo ad analizzare con una batteria di domande che generalmente vengono
rilevate su una scala lickert che codifica le domande da 1 a tot, il cui è obiettivo è di trasformare un
opionione in un numero per potero qualificare. Da questa batteria andiamo ad analizzare come si
sviluppa la relazione tra soddisfazione e fidelizzazione e anche questa viene rappresentata da un
insieme di domande.
La ricerca online è veloce, versatile, sono accurati i dati. Il problema è che molto spesso è molto
difficile trovare dei buoni analisti.
La distorsione del campione è un elemento che dobbiamo tenere presente sempre quando facciamo
ricerca di marketing. se il campione è distorto, la ricerca è fallace.
Dobbiamo farci una prima domanda ossia quale mercato andiamo ad esaminare:
MERCATO PONTEZIALE: è molto più semplice analizzare i consumatori potenzialmente
interessati ad un bene o ad un servizio
mercato disponibile: consumatori che hanno interesse, reddito e accesso ad una particolare
offerta. E di questo andiamo a vedere il mercato target ossia quella fetta di mercato a cui
vogliamo rivolgerci.
mercato penetrato: sono quelli che poi effettivamente acquistano il nostro prodotto.
Diagramma ad albero facendo un’analisi dei nostri consumatori. Valutiamo la nostra comunicazione
ed è efficace perché il 71% delle persone conoscono il prodotto.
Utile strumento per vedere criticità e poi andare a lavorarci sopra.
Misurazione della quota di mercato del prodotto i è data dal fatturato del prodotto i diviso il
fatturato totale del mercato di riferimento.
Può essere misurato anche con numero di unità vendute, numero di acquisti da parte dei
consumatori finali, numero di acquisti da parte dei distributori.
Rappresentazione assoluta o relativa vale a dire tutte la merche presenti nel mercato considerato nel
suo complesos o quello servito dalla marca
L’indice di copertura ponderata rappresenta il peso medio della clientela dato dal prodotto tra il
peso medio della clientela, copertura numerica e dispersione cioè l’inverso della concentrazione
della clientela.
Moltiplicando l’indice del peso medio della clientela per l’indice di copertura numerica otteniamo
l’indice di qualità del portafoglio clienti che ci dice se il nostro portafoglio clienti è di buona o
cattiva qualità.
18/04/2023
Possiamo rappresentare in questo modo l’indice della copertura ponderata.
La quota di mercato può essere scomposta nel grado di penetrazione e nel grado di copertura
ponderata.
Matrice dove possiamo vedere come la penetrazione e la copertura ponderata può dare origine a
diverse politiche di marketing.
Ci troviamo in una situazione in cui c’è necessità di costruire una rete distributiva e quindi
accrescere l’accettazione del prodotto.
La rilevanza della quota di mercato è notevole perché ci permette di capire se abbiamo un potere
contrattuale all’interno del settore oppure no.
La quota ottimale definisce quel livello di dominnza di un’impresa in un mercto, tale per cui
allontanarsi da questo valore può compromettere la redditività di lungo termin o far aumentare i
livelli di rischiio.
Questo sistema informativo utilizza informazioni che possono essere classificate secondo una
triade:
informazioni interne (sistema contabile)
eventi che concorrono a modificare le condizioni dell’ambiente di marketing (pandemia)
informazioni mirate raccolte attraverso ricerche di marketing puntuali.
La ricerca di marketing è uno strumento per ridurre i rischi e l’incertezza per strutturare e rendere
più efficace il processo decisionale in quanto riduce l’asimmetria informativa.
Una problematica è che la ricerca è fatta in fase previsionale tanto che può riguardare anche prodotti
che non sono ancora stati introdotti sul mercato.
Misure di successo
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Noi dobbiamo proporre una formalizzazione di una ricerca e strutturare bene il nostro piano di
ricerca ponendoci degli obiettivi che siano raggiungibili.
Mentra la descrittiva ci permette solo di fare un’analisi dei dati sulla base di grandezze descrittive
(media, moda, mediana, varianza).
Mistery client: raccoglitori di dati che si fingono clienti per poter analizzare il fenomeno, faccio
finta di acquistare per capire se fossi cliente come percepirei l’acquisto.
Colloquio in profondità e focus grupo (prevediamo la figura del moderatore che orienta la
conversazione per portarla su argomenti che a lui interessa analizzare.
Il questionario può essere a domande chiuse oppure domande aperta, cosa ti è piaciuto di più.
Gli esperimenti: il panel è quell’insieme di consumatori che viene osservato in modo continuativo.
L’esperimento è se cambio qualcosa vedere che effetto può avere sul consumatore
Personalizzazione, capacità del sito di venire incontro alle esigenze dei diversi utenti.
Contesto
Deve trasmettere il benefico dominante che il prodotto offre al consumatore
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Il contenuto deve essere espresso in modo chiaro nel testo, linguaggio che deve essere accessibile a
tutti. Video, audio e la grafica.
Comunicazione e utilizzo dei chatbot che devono essere commisurati con quella che è l’esigenza
dell’utente. Capacità di generare transazioni. La transazione deve essere garantita come sicura.
Personalizzazione
il prodotto giusto
Comunicazione
notifica via mail
messagistica istantanea
Bisogna cercare di documetnare il comportamento dei consumatori che acquistano sia online che
offline per attrarre mantenere e costruire relazioni per…
Customer journey
Tutto quello che fa il consumatore per arrivare all’acquisto del prodotto
Il consumatore va analizzato nel suo percorso di consumo. E deve vivere una customer experience.
Il consumo è vissuto dai consumatori come un’esperienza.
Regola degli 8 secondi: quando passano 8 secondi e non riesco ad ottenere ciò che voglio dal sito,
lo abbandono.
Webrooming: f
18/04/2023
Pianificazione e feedback di un piano strategico di marketing
Anche la pianificazione di marketing si svolge secondo un processo articolato in tre fasi:
pianificazione: definizione degli obiettivi, delle politiche operative di marketing ovvero
strumenti di marketing mix attraverso cui raggiungere gli obiettivi prefissati
implementazione: report di risultati che generalmente consistono in un piccolo rapporto che
riassume e descrive il percorso che si fa e gli esisti di quella che è stata l’attuazione del
piano di marketing
il controllo è un report di azioni correttive oltre a risolvere problemi che possono essere stati
evidenziati ha anche la funzione di illustrare nuove opportunità per poter essere più
competitivi.
Fase 2:
Focalizzazione prodotto mercato e definizione degli obiettivi di marketing, definizione degli
obiettivi del prodotto.
Stabilire quali sono i mercati obiettivo
Individuare i punti di differenza e cioè come il nostro prodotto può essere percepito in modo
differente dal consumatore.
L’implementazione prevede l’ottenimento delle risorse necessarie, una strutturazione per poter
attuare queste risorse e controllarle.
In ambito aziendale notevole importanza assume la…
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Facciamo sia un’analisi dell’interno aziendale sia una situazione dell’azienda nel mercato in cui
opera.
Abbiamo questo doppio livello tra interno ed esterno che sono i due livelli attraverso cui si sviluppa
l’analisi SWOT.
Opportunità esterne che ci offre il macroambiente, il settore, la concorrenza.
Minacce sempre a livello esterno che sono prevenute prevalentemente dal mercato, dal settore, dalla
concorrenza allargata.
Nell’analisi SWOT vanno combinati i due livelli per fare una analisi efficace e che dia risposte alle
dinamiche situazionali dell’impresa all’interno del mercato.
Un elemento fondamentale è la segmentazione del mercato, la segmentazione del mercato
fondamentalmente.
Una volta individuati questi segmenti, abbiamo diversi obiettivi di marketing, diversi obiettivi di
prodotto per i diversi segmenti (target) che sono i nostri mercati obiettivo.
A questo punto dobbiamo stabilire i punti di differenza rispetto ai nostri concorrenti e quindi
facciamo una scelta di posizionamento (quali mercati, quali clienti) per poter essere competitivi.
A questo punto dobbiamo fare una programmazione che si fa sulla base del budgeting, dobbiamo
plottare i nostri ricavi in funzione degli sforzi di marketing (trade-off tra quanto spendiamo in
azioni di marketing e quanto fatturiamo). Oltre un certo livello l’investimento in marketing risulta
vano.
Nell’ambito della variabile prezzo, sicuramente rilevanza notevole hanno le condizioni di credito,
attualmente stiamo andando sempre più verso opportunità di pagamento che stanno portando ad
acquistare beni e servizi senza averne la immediata disponibilità.
Creare un sistema armonico e coeso in cui coesistano la 4 variabili del marketing mix.
A questo punto siamo in grado di elaborare una strategia di marketing se ci riferiamo al LP mentre a
una tattica di marketing che ha una risposta di BP.
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il modo in cui i manager di linea e le posizioni di staff interagiscono con i raggruppamenti
divisionali
il ruolo del responsabile marketing o di prodotto
Tasks, compiti
Chi deve fare quel compito
Data entro cui realizzarlo
Si tratta di fissare i compiti principali, stabilre i tempi per realizzarli e organizzare queste attività in
modo che siano rispettate le scadenza e la responsabilità che ciascuno ha per realizzare il compito.
Diagramma di GANTT per poter monitorare il tradeoff tra data prevista per il completamento del
compito, data di completamento attuale
L’impresa devono continuamente monitorare i compiti per vedere se sono realizzati nei tempi e nei
modi che si era prefissata.
Vediamo se abbiamo un divario nel trade-off tra obiettivo e vendite realizzate. Come cerco di
colmarlo, come è successo.
Possiamo dire che il processo di pianificazione trova ambito nel piano marketing che è un
documento che fissa e sintetizza le analisi e le conseguenti decisioni di marketing per iun
determinato arco spaziale/temporale e ha una validità limitata.
Può essere definito come quel documento nel quale l’impresa, dipo un’approfondita analisi
dell’ambiente esterno formalizzara un set di obiettivi da raggiungere e le azioni necessarie per
conseguirli, utilizzando le risors disponibili e individuando le modalità per reperirne altre.
Si definisce a valle di una definizione dei confini spaziali (quale mercato di riferimento) e temporali
(che anni voglio andare a toccare)
26/04/2023
Focalizzazione prodotto mercato e definizione degli obiettivi
Decisione che si basa dalla segmentazione del mercato
Se vogliamo un qualcosa di più economico facciamo la relazione tra costo e ricavo marginale.
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Dobbiamo strutturare una funzione che poi presenterà sempre una tendenza ad un asintoto
orizzontale. Oltre a un certo livello di investimento in mktg i nostri ricavi non crescono più.
(se aggiungiamo fertilizzanti otteniamo un rendimento della pianta ma a un certo punto la pianta
brucia lo stesso vale per l’investimento in mktg in cui oltre un certo livello non abbiamo ritorni).
Il piano marketing è parte integrante del processo strategico aziendale e quindi passiamo dala
mission agli obiettivi, facciamo una definizione della strategia e dobbiamo avvalerci di un’analisi
dell’ambiente esterno (concorrenza, situazione politica, cosa sta succedendo) e l’ambiente interno,
attuiamo un piano e ciò che interessa è il monitoraggio del risultato che deve essere corretto oppure
dobiamo cogliere nuove opportunità per alimentare i ricavi.
Executive sommary
Mission e obiettivi di fondo: gli obiettivi che l’impresa si prefigge di raggiungere distinguendo tra
gli obiettivi di breve periodo.
L’analisi della comunicazione: dobbiamo vedere i mezzi utilizzati per vedere se i nostri prodotti
sono stati appropriati o meno.
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una parte di quel che interessa. Andiamo a vedere la posizione che il prodotto occupa nell’ambito
della mente del consumatore.
Fase di implementazione: dobbiamo avere le risorse, organizzare l’ufficio marketing e avere ben
chiaro (GANTT) come si svolgono e snodano la successione del processo in fasi temporali
calendarizzate in modo puntuale.
Realizzazione del piano di marketing dhe dovrebbe portare ai risultati che speriamo di avere.
Ottenere risorse, organizzare l’area marketing ecc
Fase di controllo
Confrontare discrepanze, quello che volevo rispetto a quello che ho raggiunto -> analisi benchmark
Agire sui rivali
Enucleare quelle che sono le eccezioni (picco in un giorno x di vendite).
Eseguire analisi degli scostamenti e microanalisi delle vendite (20% dei clienti genera 80% del
profitto), teniamo sempre presente il fatto che un nostro imperativo è mantenere clienti piuttosto che
cercarne di nuovi.
Pianificazione: piano marketing, definizione degli obiettivi, politiche operative del mktg mix per
raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato
Dall’idea del prodotto all’introduzione parto dal prototipo, faccio dei test, estendo eventualmente la
linea di prodotto con altri prodotti.
Il processo di marketing
Le fasi fondamentali del marketing management:
analisi e definizione di strategie e piani idonei a guidare le attività di marketing
Dobbiamo essere incentrati su campo di attività, mission dell’azienda, cultura organizzativa che
dobbiamo mettere in luce.
Obiettivi: profitti, analisi delle vendite (fatta sia in unità sia in euro) la quota di mercato, qualità che
presenta componenti soggettive (rosso è più bello di verde) e oggettive (quanti km percorre
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l’automobile con un pieno), soddisfazione del cliente (la soddisfazione del cliente si misura come
benefici attesi su benefici ricevuti), benessere dei dipendenti, responsabilità sociale.
I primi due livelli devono condividere il campo di attività, la mission, la cultura organizzativa e gli
obiettivi.
Da qui scendiamo a livello funzionale, dove ci sono le funzioni aziendali che recepiscono il tutto.
Pianificazione strategica:
1. definizione della mission
2. costruzione della cultura organizzativa
3. creazione delle business unit
4. assegnazione delle risorse a ciascuna bsu. Fase più complicata perché l’assegnazione deve
essere fatta oculatamente in modo che possa creare volani di profitto e non risultare
penalizzato. Strumenti (matrici di portafoglio) per poter assegnare in modo più razionale
possibile le risorse alle BSU in modo oculato in modo che diano profitto massimo.
Analisi della situazione attuale
5. valutazione delle opportunità di crescita
Fase previsionale, vado a vedere in futuro la cresvita prospettica.
La mission è una definizione chiara, concisa e duratura. Spesso definita come il suo scopo
principale è un obiettivo a lungo termine che fornisce ai dipendenti e al management dell’azienda
un senso condiviso di scopo, direzione e opportunità.
Qual è il business dell’impresa, generalmente viene anche identificato dal punto di vista statistico
con i codici ateco ossia codici che danno la specifica generale ecc.
Quali sono i clienti.
Che cosa ha valore per i clienti
Quale sarà in futuro il business dell’impresa
Quale dovrebbe essere il business dell’impresa in futuro.
Mission sony
L’ASA è una precisa combinazione prodotto/mercato individuata da una serie di clienti servite a
specifici prodotti e /o servizi. Per individuarla dobbiamo prendere in esame le funzioni e i benefici
ricercati, la tecnologia alternativa e i gruppi strategici di clienti.
La SBU è l’unità organizzativa responsabile della gestione della posizione strategica dell’impresa in
una o più ASA. È un’unità organizzativa responsabile, ossia l’attività con cui regolarmente
l’impresa agisce sul mercato.
Alle SBU viene dato il compito di promuovere lo sviluppo di una o più ASA. Ognuna delle quali è
un preciso segmento dell’ambiente in cui opera l’impresa.
Questo binomio tra gestijone e ASA permette di considerare il binomio prodotto/mercatp, i
concorrenti diretti e la tecnologia.
Se consideriamo l’ASA come il risultato di una combinazione clienti, funzioni d’uso del prodotto,
tecnologia permette di individuare la strategia di diversificazione che prevede l’ingresso in nuove
ASA.
Le ASA sono rilevanti perché ci permette di fare la migliore, ottimale, gestione del portafoglio.
Quali sono i clienti che vogliamo raggiungere?
Quali sono le funzioni d’uso, cioè incontro tra bisogno/desiderio del cliente e
prodotto/servizio che riusciamo a offrire e soddisfare.
Quali sono le tecnologie attraverso le quali noi riusciamo a creare questi prodotti/servizi per
soddisfare i bisogni/desideri dei clienti.
Il modello di ABELL del 1980 definisce una asa attraverso 3 dimensioni: funzioni d’uso (bisogni
dei clienti che l’impresa intende soddisfare), clienti (chi manifesta questi bisogni), le tecnologie
(impiego di diverse tecniche attraverso cui soddisfare le esigenze dei clienti).
L’obiettivo di mercato è definito in base a questa triologia che porta alla definizione di quella che è
una ASA.
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Lo schema di ABELL è tridimensionale in cui abbiamo la funzione svolta (caratteristiche funzionali
del prodotto, metto in luce cosa desiderano i nostri clienti), la tecnologia e il gruppo di clienti.
Per valutare una ASA faremo delle considerazioni in relazione a due livelli:
analisi dell’attrattività
analisi competitività che è sempre misurata in relazione alla quota di mercato
Costruiamo l’applicazione del modello e vediamo in base a questa triologia come si collocano le asa
che andiamo ad individuare. Pasta per uso quotidiano, pasta per bambini, pasta speciale. Plottiamo
su un grafifo tridimensionale le nostre asa che abbiamo ideato facendo riferimento a funzioni uso,
clienti e tecnologia.
Area business pasta per bambini, quindi bambini, tecnologia, processo industriale.
Perché dobbiamo andare ad individuare le ASA perché dobbiamo fare una strategia aziendale ossia
gestire al meglio il nostro portafoglio. Ciascuna di queste assorbe delle risorse e dobbiamo
ottimizzare le risorse che diamo a ciascuna ASA per avere un profitto massimizzato.
Una BSU strategica possiede tre caratteristiche, è costituita da un singolo filone di attività, presenta
un proprio sistema competitivo ed è gestita da un manager che oltre a impostare la strategia,
controlla anche le performance.
Queste decisioni di portafoglio sono decisioni di bilanciamento del portafoglio tra le varie ASA
oppure come alloco le risorse finanziarie tra le diverse ASA.
Nasce questo problema delle scelte di portafoglio ossia come assegno risorse a ciascuna mia
business unit. A questo punto, per cercare di capire come assegnare le risorse ci sono due tipi di
scelte che vado a vedere.
modelli per valutare la posizione attuale dell’impresa
o general electric
o matrice boston consulting group
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o matrice performance/importanza
modelli su come si colloca l’impresa in un’ottica futura
o matrice prodotto/mercato di Ansoff
Questi modelli servono a prendere decisioni di portafoglio ossia decisioni relative agli investimenti,
quante risorse assegno alle ASA in modo da aumentare il mio profitto in un’ottica di considerazione
globale delle ASA.
Adesso assegno un peso a ciascun indicatore, calcolo una media ponderata e ho così un indice per
l’attrattività e uno per la competitività in base a quelle variabili che ho ritenuto utili per computarlo.
Adesso mi costruisco la matrice che è l’unica in ambito marketing che presenta anche il quadro
“media” che si costruisce in base ai due indicatori individuati e qui ci sono le combinazioni.
I diversi business vengono rappresentati sulla matrice con certi aventi un diametro proporzionale
alla dimensione complessiva del mercato e una sezione evidenziata corrisponde alla quota di
mercato dell’impresa.
Analisi situazionale nelle fasi
definizione dei fattori critici interni ed esterni
valutazione dei fattori critici interni ed esterni
o per i fattori esterni è necessario determinare il contributo dato da ciascuno di essi al
grado di attrattività
L’attrattività fa riferimento ai fattori esterni mentre la competitività a quelli interni, questo incrocio
tra fattori esterni ed interni consente di collocare il business all’interno della matrice.
La griglia individua 9 quadranti in 3 aree, una a sinitra una diagonale e un area in basso a destra con
basso livello in tutte le attrattività.
I cerchi rappresentano le strategic business unit dell’azienda…
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Vediamo come posizionare i 4 punti di cui all’inizio della matrice.
I cash cows dovrebbero fornire molta liquidità e consumarne poca, sono quelli che finanziano le
altre attività e quindi raccolgono liquidità.
I dogs sono quelli che chiamano a gran voce il disinvestimento.
Question marks sono esigenze di liquidità per finanziare la crescita, possono essere auspicabilmente
fonte di aumenti di quote di mercato
Le stars sono i leader e quindi sono quelle che generano i maggiori profitti.
Un percorso virtuoiso è quello che ci possa dai cash cows agli stars oppure dai question marks ai
dogs.
Matriche da una rappresentazione molto generica per avere un orientamento generale nelle scelte di
portafoglio.
Soluzioni che possiamo trarre da questa analisi: dovremmo cercare di dinsvestire nei 6 dogs che
abbiamo individuato.
BCG plottare sulla base di questa il tasso di crescita e quota di mercato relativa e dobbiamo
collocare i vari elementi (dogs vanno dismessi, le stars vanno potenziate).
Matrice performance/importanza
Importanza che l’attività o il prodotto riveste per l’impresa
Livello di performance e importanza sono le due variabili che utilizzo usando una scala di
valutazione 1-9.
Vincente
Sono autovalutazioni
Qualificante
Meno importante
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A questo punto costruisiamo questa matrice alto basso costruendo una matrice in cui mettiamo alto
importanza alto performance, mantenimento. Basso basso dismissione.
L’asa costituisce insieme alla BSU il livello business su cui ci concentriamo per fare le scelte di
portafoglio.
Il modello di abell permette di costruire le asa come parallepipedo in base a funzione d’uso,
tecnologia e clienti.
La bcg ci dice quali sono le asa che assorbono liquidità e quelle che la generano e possono sostenere
le altre asa.
03/05/2023
Molto spesso ASA e SBU sono usate come sinonimi, ma in realtà non è così.
Passiamo a vedere quali sono le modalità per rappresentare le opportunità di crescita, ovvero
facciamo ipotesi relative a una situazione futura che l’impresa dovrà fronteggiare.
Pianifcazione nuove attività, ridurre o eliminare attività esistenti.
Analisi di gap: quanto mi discosto da quello che avevo previsto. Plotto su un asse temporale il mio
fatturato in volume o in valore a seconda delle mie esigenze e vedo di quanto si discosta da quello
che avevo previsto.
Primo step: capire, quantificare il divario tra quello che avrei voluto ottenere e quello che realmente
ho ottenuto (faccio riferimento al fatturato).
Quantificato il divario devo farmi domande circa come posso colmarlo.
Il primo step è quantificare il divario in termini di scostamento tra quello che ho ottenuto e quello
che volevo ottenere.
Per poter colmare questo divario (divario di pianificazione strategica) posso attuare tre strategie:
sviluppo intensivo
sviluppo integrativo
sviluppo diversificato
Queste, con impegni di risorse differenti, mi consentono di colmare il divario tra le vendite
realizzate e le vendite previste.
Per quanto riguarda lo sviluppo intensivo uno schema utile è quello proposto dalla matrice
prodotto/mercato di Hansoff. Questa matrice permette di valutare la posizione futura attraverso due
elementi (prodotto e mercato) vale a dire in quali mercati? Con quali prodotti? Questo tipo di
soluzioni comporta uno sforzo in termini di risorse completamente diverso.
Le mie scelte strategiche saranno ponderate con le risorse che ho a disposizion.e
Mette in relazione le dimensioni di prodotto con quelle di mercato, incrociandole, creando nuove
dimensioni (attuale vs nuovo). Devo valutare se ho le risorse necessarie per attuare una strategia
come prodotto nuovo/mercato nuovo, le competenze nuove che devo spendere.
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Se ho tutto attuale parlo di penetrazione.
Se ho prodotti e mercati nuovi allora parlo di diversificazione.
Prodotto attuale vs mercato nuovo, sviluppo di mercato
Per fare penetrazione come posso agire? Posso agire sulla variabile prezzo del marketing mix
oppure promozione.
Nel caso di diversificazione, per poter attuare una strategia di nuovi prodotti e nuovi mercati.
Lo sviluppo del prodotto farà leva sulle competenze in quanto dovremo investire in tecnologia e
promozione per creare un prodotto che sia nuovo e di valore per i nostri clienti. Per andare in nuovi
mercati, dobbiamo fare appronfondimenti in conoscneze.
Sviluppo del prodotto: un0azienda che controlla un mercato può decidere di inserire nuovi prodotti.
Il suo sviluppo è molto delicato.
McDonald ha esportato il modello americano (omologazione dei consumi) ma adattandolo alle
culture locali. Ha mantenuto costante solo le patatine fritte. Nei paesi musulmani è vietato dalla
religione mangiare carne suina e quindi hanno eliminato questi tipi di carne nella sua offerta nei
paesi musulmani ecc.
Diversificazione, nuovo mercato e nuovo prodotto. Strategia che richiede ingenti investimenti, ma
dove c’è alto rischio c’è anche possibilità di avere massimi profitti.
La leadership di costo
L’impresa si prefigge l’obiettivo di comprimere il livello dei costi sostenuti, in modo da praticare
prezzi più bassi dei concorrenti acquisendo un’elevata quota di mercato, o praticando prezzi in linea
con la concorrenza ma spuntando margini superiori.
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Capacità dell’impresa di fronteggiare guerre di prezzi, barriera contro l’entratata di nuovi
concorrenti e si assicura una quota di mercato nei confronti dei profotti sottituivi perché i suoi
prodotti sono venduti a prezzi più bassi.
La differenziazione
Strategia di conferire ai prodotti caratteristiche distintive che siano di valore per l’acquirente. Si
basa sul fatto che i nostrii acquirenti sono disposti a pagare un prezzo superiore rispetto a quell della
concorrenza in visrtù dei valori che rilveano sui nostri prodotti al quale danno valore.
Questo tipo di strategia riduce la capacità di ssituruire il prodotto, garantisce la fedeltà alla marca
I nostri consumatori sono disposti a pagare di più èerchè riconosco delle caratteristiche del nostro
prodotto e questo ci garantisce redditività (redditività garantita a fronte anche del prezzo più alto ma
soprattutto di fidelizzazione del cliente al brandi)
Specializzazione: sodddisfare bisogni specifi del segmento meglio dei concorrenti che si rivolgono
alla totalità del mercato.
Focalizzazione sui costi: devono essere contenuti i costi perché i prezzi devono essere competitivi.
Mercato luxury cura estrema delle esigenze del cliente.
La concorrenza allargata è stata introdotta sempre da Porter che inizia ad osservare la terza
rivoluzione industriale perché con l’introduzione della tecnologia si tende a creare una sfumatura tra
quella che è la concorrenza prodotto/prodotto e quella che è la concorrenza prodotto/fornitore.
Integrazione di quella che è la concorrenza verticale con quella orizzontale.
L’impresa deve capire quali attributi enfatizzare per soddisfare quel particolare gruppo di
consumatori.
Alimenti funzionali sono gli esempi di nuove forme di competizione basate sulla converga
intersettoriale.
Un alimento funzionale è un alimento che ha un effetto benefico su una o più funzioni
dell’organismo. Activia è un prodotto che migliora lo stato di salute delle persone.
In realtà questi sono alimenti che si presentano come una sorta di medicinali e quindi hanno una
concorrenza intersettoriale con i prodotti da banco delle farmacie come gli integratori.
8/05/2023
Il marketing non convenzionale è basato sulla promozione. Insieme di tecniche e strumenti
promozionali alternativi a costi sensibilmente ridotti rispetto alla pubblicità classica che fanno leva
su creatività e sorpresa per impressionare il pubblico.
Con la finalità di alimentare quale volano il passaparola.
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Vuole aumentare la notorietà e la reputazione di alcuni prodotti o servizi.
La pubblicità è la leva più importante e consiste nel cercare di coinvolgere il consumatore usando
metodi nuovi. Gli elementi caratteristici: alta creatività e basso costo.
Forte focalizzazione sull’obiettivo strategico del consumer brand engagement, dimensione
cognitiva, emozionale (gioia, sorpresa, noia) e comportamentale (passaprola ossia consumatore
divulghi quanto ricevuto come stimolo).
L0elemento fondamentale del marketing non convenzionale è un ricorso a una creatività nuova
fuori da quelli che sono i clichè.
Si cerca di creare un link e quindi un aggancio con uella che è lìesperienza del vissuto del
consumatore. Compaetecipazione del consumatore che partecipa attivimente all’attività
comucazionale dell’impresa che non domina ma che dipen
Il guerilla marketing è una strategia pubblicitaria, del marketing ha solo lìelemento della
promozione. Trasmette con un intento shock prodotti e idee.
Si chiama così perché fa riferimento a una guerra condotta con mezzi non convenzionali (piccola
guerra fatta con poche risorse contro un nemico spietato).
Con pochi mezzi dobbiamo arrivare al massimo risultato.
La guerilla marketing è un insieme di immagini molto forti che creano emozioni forti nei
consumatori.
Marketing esperenziale
Esempio del costo di un caffe al gran caffe alavena a venezia. un caffe costa più di 10 euro se seduti
perché c’è l’orchestrina che suona vivaldi.
Concetto di esperienza
Schmitt studia l’esperienza di acquisto. Si cerca di arricchire con contenuti emozionali e di
significato i prodotti. Arricchire prodotti e servizi con contenuti emozionali.
Continuum tra contenuto esperienziale che può essere debole (i prodotto funzionali in senso stretto )
o forte (possiamo arricchire prodotti o servizi con l’esperienza arrivando ad una concezione forte di
esperienza).
Possiamo dire che quello che ci si propone di fare, stando all’impostazione di Pine e Gilmore è
quello di mettere in scena l’esperienza in cui prodotti e servizi sono i protagonisti di un’esperienza
unica. Da una concezione di commodity.
La commodity fa riferimento ai beni estratti in natura. I beni sono i manufatti, i servizi sono quelli
intangibili.
La proposta economica si arricchisce di un nuovo elemento ossia l’esperienza.
le esperienze più ricche e significative comprendono sia l’intrattenimento che l’educazione che le
esperienze estetiche che l’evasione.
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Intrattenimento: le persone assorbono stimoli attraverso i sensi.
Esperienza estetica: esperienza in cui non c’è un’interazione attiva del soggetto con quanto accade
come ad esempio quando guardiamo un’opera d’arte.
Educazione: persone assorbono gli stimoli partecipando.
Evasione: uno vuole raggiungere delle performance soddisfacenti (sport estremo che è un
evasione in cui un individuo si misura sulla sua capacità).
Nella progettazione di un’esperienza bisogna innanzitutto tematizzarla ossia connotarla con
qualcosa di preciso.
Progettare e armonizzare le impressioni, l’esperienza dovrebbe cercare di assorbire i sensi
dell’individuo e integrare tutto questo processo con degli oggetti ricordo.
Obiettivo primario della strategia di tipo esperienziale è cercare di trovare il tipo di esperienza che
meglio valorizza i nostri beni e i nostri servizi.
Dall’esperienza come prodotto in sé ad una che è un’esperienza olistica (esperienza totalizzante a
360 gradi).
Per conquistare i consumatori si può far leva sul sense, feel, think, act, relate.
Questi sono i moduli strategici esperienziali. La gestione delle 5 tipologie di esperienza si compone
di:
1. analisi
2. strategia
3. progettazione
4. implementazione
Sense:
Andiamo a vedere di costruire l’esperienza sulla base dei sensi
Feel
Esperienze affettive collegate alla marca, stimolando i sentimenti interiori del consumatore,
Acquario di genova.
Think
Creare stimoli ed esperienze per la mente stimolando le capacità intellettive e creative dell’uomo e
le sue abilità di problem solving che impegnino il cliente dal punto di vista creativo.
***
La concorrenza nei mercati di recente formazione crea lìipercompetizione in cui c’è grande
aggressività per eliminare i concorrenti. Ci si pone come obiettivo di distruggere l’avversario
piuttosto che cercare di costruire un vantaggio competitivo sostenbiile nel tempo.
Strategia che è una pianificazione a lungo termine quando siamo di fatto sempre soggetti ad eventi e
cambiamenti continui.
***
Pubblicità in tempo di crisi
10/05/2023
Svolgimento dell’esame
4-5 domande aperte: riferimenti alla teoria espliciti, riferimenti a periodi storici espliciti, qualcosa
che richiede una rappresentazione grafica bisogna indicare cosa c’è tra gli assi e le celle cosa
indicano negli incroci, sono graditi i collegamenti, linguaggio tecnico.
Drucker: gli anni 50 sono un esempio di momento ideale in cui vengono anche fatti tutta una serie
di remind tramite film per via del boom economico considerato come elemento rivelante
nell’ambito della disciplina.
Lewitt evidenzia la rivoluzione copernincaca che ha portato il marketing che non è vendo ciò che
produco ma produco ciò che vendo. Ascoltando il mercato si capisce cosa fare.
Kotler evidenzia questa definizione richiedendo all’impresa di produrre ciò che può vendere.
Adriano Olivetti
Evoluzione storica del concetto di marketing, contestualizzazione storica delle tre fasi del concetto
di marketing.
Sottolineare un richiamo sofistico nell’orientamento
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Quando inizia ad esserci un esubero di offerta nel senso che devo convincere la gente a comprare
qua mi pongo il problema, il venditore deve persuadere il cliente e qui punterò sull’orientamento
alla vendita.
Nasce inoltre l’orientamento al marketing sociale dove abbiamo un rimando alla retorica che
introduce il concetto di etica.
L’orientamento sociale è rilevante perché oltre al profitto e agli orientamenti dei consumatori propri
dell’orientamento al marketing, introduce l’interesse pubblico.
Il profitto deve essere in armonia con l’interesse pubblico.
Marketing sostenibile: introduzione dei concetti ambientali che sono parte dell’interesse pubblico.
Mantenere sempre alta l’attenzione nel consumatore per poter fare delle scelte.
Nel marketing la vendita viene come conseguenza di un processo di marketing ben fatto.
L’approccio CRM
Riferimento alle carte fedeltà (permettono di raccogliere informazioni sul cliente).
Proposta di valore: insieme di benefici e valore promessi ai consumatori per il soddisfacimento die
loro bisogni.
Societing: il marketing deve fungere da raccordo tra imprese e società per evitare sprechi a livello
olistico (a 360 gradi).
Ambiente demografico: invecchiamento della popolazione, attitudine dei giovani di non andare via
di casa.
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Modello a imbuto, AIDA da 3000 utenti che visitano il sito, 600 sono invitati a interagire e 10
soltanto fanno l’acquisto. Modello rielbaorato con l’avvendo di internet perché ci dice che in realtà
c’è la parte di supporto e raccomandazione che svolge un ruoolo fondamentale e crea il prosumer.
Social media
Stiamo avendo picchi di licenziamenti nel settore tecnologico americano perche gli uomi sono
soppiantati dalle macchine e èerchè la gente sta ritornano alle vecchie abitudini senza ricorrere più
così frequentemente al mercato digitale.
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