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La marca
dal prodotto al mercato,
dal mercato alla societ
A Simona
Indice
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Prodotto e marca:
storia di una relazione difficile
1. AU'origine era il prodotto
Una vecchia storia
Le condizioni di apparizione dlia marca
Lo sviluppo dlia marca moderna
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Indice
Indice
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Bibliografia
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PREFAZIONE
di Vanni Codeluppi
La cultura aziendale ha sempre avuto notevoli
difficolt a comprendere la natura e i meccanismi
di funzionamento dlia marca. Forse perch la
marca, a differenza dei prodotti, non ha una consistenza sul piano dlia realt fisica. Apparentemente
sembra essere dotata di un'esistenza concreta, in
quanto pu avre dei referenti tangibili che la rappresentano (corne il logotipo o i negozi rnonomarca
che la interpretano sul piano distributivo), ha un'attivit molto intensa e pu subire anche dei gravi
danneggiamenti. In realt, un soggetto che ha una
natura totalmente immateriale.
Non pu funzionare per senza un costante riferimento alla realt fisicamente sperimentata dagli
individui, al mondo dei prodotti e dlie loro prestazioni. La marca non dunque un semplice soggetto
di natura comunicativa che permette di differenziare sul piano simbolico dei prodotti sempre pi omogenei sul versante prestazionale. Se la si considra
soltanto per i suoi aspetti immateriali, le si attribuisce un'eccessiva libert d'azione, collocandola in
un campo troppo ampio e privo di quel vincoli che
avanzate a questo proposito, quelle cio di JeanNol Kapferer e Andra Semprini, che non a caso
operano entrambi in quel territorio francese dove si
sviluppata la pi importante tradizione teorica di
analisi dei fenomeni comunicativi e dove si maggiormente intensificato quel rapporto di collaborazione che si instaurato tra la semiotica e il marketing1.
Il primo ha messo in luce, nel suo primo lavoro
sull'argomento2, le principali tra le molteplici funzioni che la marca in grado di svolgere per conto
del consumatore:
di id.entificaz.ione del prodotto da parte del consumatore dal punto di vista degli attributi e dlie
caratteristiche;
di orientamento del consumatore all'interno dlia
molteplicit di prodotti offerti sul mercato;
di garanzia in relazione alla costanza del livello
qualitativo offerto dalla marca;
1. Per una rassegna sintetica dlie interrelazioni esistenti
tra la semiotica e il marketing, mi permetto di rinviare a V.
Codeluppi, Consumo e comunicazione. Merci, messaggi e
pubblicif nelle societ contemporanee, Milano, Angeli,
1989 e "La semiotica del consumo: nuovi sviluppi del pensiero di marketing", Micro & Macro Marketing, a. II, n. 2,
agosto 1993.
2. J.-N. Kapferer e J.-C. Thoenig (a cura di), La marca,
Milano, Guerini e Associati, 1991.
Eppure, possedere una marca dotata di un'immagine e un'identit stabilmente definite l'unica certezza che un'impresa pu avre di fronte a tassi di
cambiamento sempre pi accelerati del sociale e
dei mercati. Non un caso, infatti, che alcune dlie
principal! marche che oggi conosciamo siano nate
nella seconda met dell'Ottocento, il priode in cui,
con l'esplosione dlia Seconda rivoluzione industriale, le societ occidentali hanno dovuto far fronte ad una brusca accelerazione dei ritmi di vita e del
flusso dlie comunicazioni.
Giustamente, Semprini ha sottolineato che una
marca, per darsi una stabilit temporale, deve individuare e definire con precisione dei potenti valori
di base da collocare nel cuore del suo mondo. Valori
che vanno mantenuti il pi possibile fissi e riconoscibili, pur dovendo costantemente aggiornare le
modalit espressive utilizzate per comunicarli.
Proprio perch articola dei valori, la marca
costantemente immersa nel conteste sociale, economico e umano del suo tempo e si mostra particolarmente reattiva ai fenomeni simbolici e socioculturali che attraversano e definiscono taie conteste.
d'altronde possibile indentificare in questa forte
relazione tra marca e contesto socioculturale una
dlie costanti dlia riflessione di Semprini sulla
marca.
Per illustrare taie relazione, Semprini ha presentato in Marche e mondi possibili uno strumento d' a-
INTRODUZIONE
La marca tra prodotto e mercato
La storia dlia marca ad un tempo antica e
rcente. Forme embrionali di logica dlia marca
possono essere reperite gi nell'antichit, quando
era avviata un'attivit di produzione e di scambio.
Tuttavia solo con la rivoluzione industriale, e in
particolare a partire dalla seconda met del XIX
secolo, che le marche moderne fanno la loro apparizione. Un secolo pi tardi, lo sviluppo dei consumi di massa provoca nuove trasformazioni nelle
logiche di funzionamento dlia marca. La comparsa
di una nuova figura sociale - il consumatore - pone
il problema dlia messa in relazione e dell'interdipendenza di due mondi lontani: l'universo dlia
produzione e l'universo degli individu!. Infine, la
transizione post-industriale e lo sviluppo di un'economia di bni immateriali caratterizzano l'ulteriore
trasformazione del ruolo e dlia natura dlia marca,
e pongono il problema dlia sua disseminazione al
di l del suo tradizionale campo d'applicazione, il
mercato.
La messa in relazione di questa prospettiva stori-
a con una prospettiva teorica permette di esplicitare lo stretto legame che esiste tra contesto socioeconomico e logica di mercato. Il progressive) spostamento in atto dal prodotto alla marca e da questa
ai consumatori, implica una trasformazione parallela dlia natura e del funzionamento dlia marca. Da
strumento di differenziazione e d'identificazione,
essa diviene progressivamente un vettore di senso e
un mediatore di valori socioculturali. La transizione
dal prodotto al mercato implica il riconoscimento
del ruolo chiave giocato dagli individui e trasforma
la marca in un dispositivo di mediazione.
Questo testo suddiviso in quattro parti. La prima
ricostruisce il percorso storico dlia marca, le sue
condizioni di apparizione e di sviluppo. All stesso
tempo mostra corne le visioni classiche dlia marca
concettualizzino con difficolt la relazione tra prodotto e marca. La seconda parte identifica nella sua
capacit di veicolare il senso la natura dlia marca
contemporanea. La marca entra in comunicazione
con i consumatori ai quali propone la condivisione
di certi valori. Scegliendo d'aderire o meno a tali
proposizioni, i consumatori acquisiscono un importante potere di sanzione. La terza parte descrive gli
strumenti impiegati dalla marca per realizzare una
strategia propria. L'allargamento del raggio d'azione dlia marca introduce la problematica dlia
legittimit, particolarmente importante quando la
marca intenda dotarsi di una dimensione istituzio-
Introdutione
nale. Nella quarta parte vengono analizzate le conseguenze legate all'accresciuto potere dlia marca.
Perseguendo stratgie di internazionalizzazione e
diversificazione, la marca pu oitrepassare i limiti
dlia propria legittimit, corne mostra l'esempio di
Benetton. Ma oitre che dispositivo formale di
comunicazione, pura tecnica di gestione del senso,
la logica di marca sembra potersi applicare ben al
di l del conteste di mercato. Nella parte conclusiva
di questo testo presenteremo alcuni esempi di marche umanitarie, culturali e politiche, analizzati
corne manifestazioni dlia disseminazione sociale
dlia marca.
PRODOTTO E MARCA:
STORIA DI UNA RELAZIONE DIFFICILE
frootto e marca
uno stato embrionale, quattro importanti caratteristiche dlia marca. Segnando una ten'acotta con una
semplice traccia, si compiono in realt quattro operazioni distinte.
Si marca una identificazione. - Spesso uno stesso
carico era composto dalla produzione di numerose
botteghe. 1 prodotti tendevano ad assomigliarsi tra
loro - stesso stile, stessa tecnica, stessi materiali ed occorreva stabilire l'origine di ciascuna partita.
Questa ncessita di identificazione non si limitava
al trasporto. Essa riguardava tutte le fasi successive
dlia vita del prodotto, fino al suo arrivo al destinatario ultimo, colui che oggi chiameremmo il consumatore finale.
Si marca una appropriazione. - Identificando un
oggetto si pu fare valere un diritto di propriet sull'oggetto medesimo. Identificazione e appropriazione possono coincidere, ma possono anche essere
disgiunte. Nei casi pi semplici, il prodotto esce
dalla bottega per essere avviato direttamente alla
sua destinazione finale. Ma quando il circuito di
scambi commerciali acquisisce una certa complessit, si assiste alla comparsa di un numro crescente
di intermediari, i quali aspirano a comprare e rivendere quel dato prodotto e intendono dunque aggiungere o sostituire il loro segno d'identificazione a
quelli preesistenti. Diventa spesso difficile, per l'ul-
Prodotto e marca
D'altra parte, esso permette di attribuire ad un prodotto qualit che non gli appartengono intrinsecamente e che derivano piuttosto dal suo contesto produttivo e commerciale. La puntualit, per esempio,
non una caratteristica intrinseca dlia terracotta;
ma essa rappresenta innegabilmente una qualit rilevante qualora la puntualit di consegna diventi un
fattore importante per il grossista. In modo analogo, la buona conservazione dlie derrate alimentari
(grano, vino, olio ecc.) contenute all'interno di
un'anfora non una qualit dell'anfora in se, ne
piuttosto una conseguenza. Grazie ad un processo
di sostituzione, tutte queste qualit possono essere
espresse dalla piccola traccia incisa sulle terrecotte,
che diventa allora un segno di puntualit o di buona
conservazione.
Perch queste qualit direttamente o indirettamente legate al prodotto possano installarsi, esse devono
essere costanti e ripetute in modo regolare su di un
arco di tempo piuttosto lungo. Le qualit dlia
"robustezza" e dlia "puntualit" non saranno associate alla produzione di una bottega se non quando
verra constatato che tutte le partite dlia fornitura
presentano caratteristiche simili e che taie condizione si riproduce regolarmente ad ogni nuova consegna. Grazie proprio a questa accumulazione lenta e
regolare si stabilise la reputazione di un produttore. Taie reputazione pu allora cominciare a funzionare corne "credito di fiducia" e proiettare nel futu-
t'iuuoiw e rnurcu
Prodotto e marca
pr pi anonimi. Nel sistema artigianale o preindustriale tra produttore e consumatore esisteva una
relazione personale. Questo legame circondava la
transazione economica di un conteste sociale e lo
dotava di una dimensione umana. La piazza del
mercato, cos corne la bottega dell'artigiano erano
anche luoghi di socializzazione. L'acquisto di un
prodotto era spesso legato alla personalit del suo
produttore. La sua competenza, la sua onest (o
eventualmente il contrario) erano automaticamente
trasferite ai suoi prodotti. La produzione industriale
di massa rompe questa relazione e rende impossibile taie proiezione. La merce costretta a viaggiare,
a farsi conoscere e a "presentarsi" da sola sul mercato.
La comptes sit dlia rete di distribuzione. - A
mano a mano che i mercati si diversificano e si
estendono, prende corpo un sistema di distribuzione
sempre pi complesso. Dopo avre abbandonato la
fabbrica e prima di raggiungere il consumatore, la
merce passa attraverso un numro crescente di intermediari. Anche i canali di distribuzione si diversificano e si incrociano. Diventa possibile acquistare
una stessa merce in posti diffrend e, in modo analogo, merci differenti cominciano a trovarsi fianco a
fianco nello stesso luogo. alla fine dell'ottocento
che si assiste all'apparizione del bazar, antenato
degli attuali ipermercati.
Lapresa in conto del consumatore. - In un mercato di merci, la domanda trattata corne una variabile econornetrica. In altri termini, le variazioni dlia
domanda sono ritenute prevedibili e modellizzabili.
In un mercato di marche si tiene conto dlia domanda in modo pi strutturale e sistematico. La sua differenziazione e la sua evoluzione vengono analizzate in modo approfondito. 1 consumatori sono
oggetto di studio e vengono auscultati i loro gusti e
le loro attese.
Una trasformazione dlia cultura d'impresa. - II
passaggio dal prodotto alla marca implica inoltre il
passaggio dalla fabbrica all'impresa, da una cultura
tecnologica e industriale ad una cultura commerciale e terziarizzata. All'interno dell'impresa appaiono
nuove funzioni, quali il marketing, le ricerche di
mercato o la comunicazione. Spesso l'azienda si
riorganizza proprio a partire dalla gestione dlie sue
marche. Il responsabile di marca, o brand manager,
garantisce la gestione trasversale di tutto quanto
concerne una determinata marca. Talvolta la pianificazione strategica, lo stratgie planning, assicura
una riflessione a lungo termine sullo sviluppo dlie
varie marche di un'azienda e sulla loro sinergia.
Una sfida alla teoria economica. - Lo sviluppo
dlia marca ha messo in crisi la concettualizzazione
del mercato tradizionalmente avanzata dalla teoria
2. LA DUALITA PRODOTTO-MARCA
La natura dlia marca resta una questione ancora
largamente inesplorata. La teoria economica accetta
con difficolt l'aspetto qualitativo dlia marca, che
appare irriducibile a qualsiasi sforzo di quantificazione e di modellizzazione. Taie difficolt dipende
in parte da una cattiva volont. L'indeterminatezza,
il cambiamento, trovano scarsa simpatia nell'ambiente dlia gestione e degli affari, regolato, almeno in apparenza, dalla razionalit scientifica e dalla
ricerca di dati chiari, misurabili e oggettivi. La
marca, introducendo in questo universo di precisione l'irriducibile parte di soggettivit che le appartiene, perturba, destabilizza. Pi in gnrale, il pensiero economico d prova di una difficolt di fondo
a pensare correttamente la relazione che si stabilise tra prodotto e marca. Esso considra queste due
entit corne fondamentalmente separate. La prima
apparterrebbe ail'universo dlia sostanza reale,
dlia materia osservabile. Il prodotto sarebbe una
cosa, un oggetto del quale si possono fissare le
caratteristiche in maniera relativamente oggettiva.
La marca, al contrario, apparterrebbe all'universo
dell'esperienza soggettiva, sarebbe una costruzione
La dualit prodotto-marca
immateriale. Sebbene essa possa inscriversi su supporti fisici concreti, corne le immagini pubblicitarie
o gli imballaggi, la sua essenza non vi depositata.
Questa posizione ha avuto due implicazioni nella
gestione dlie marche. Da un lato, ha indotto un'attitudine pragmatica. Nonostante sia sentita corne
"corpo estraneo" alla logica economica, la marca
tutto sommato fa un gran comodo ai partner commerciali. Essa aiuta a vendere di pi e a prezzi pi
aiti, ad accrescere o a mantenere quote di mercato,
a diversificare la produzione. Il buon senso ha dunque suggerito una scelta di compromesso, giustificata dai vantaggi che una politica di marca ben
condotta pu garantire ad un'impresa. D'altro lato,
questa stessa attitudine ha perpetuato e radicalizzato una separazione netta tra prodotto e marca.
Quest'ultima spesso concepita corne un fenomeno
derivato e superficiale, che si applica al prodotto
corne un'etichetta o una rnano di vernice, per
abbellirlo e valorizzarlo. Seconde taie visione, il
prodotto l'elemento originario e autonome, al
quale si aggiunge la rnarca quando essa diventa
utile o necessaria. Non siarno lontani da una concezione decorativa dlia rnarca.
Questa visione si concretizza in due critiche ricorrenti. La prima non considra la marca altro che un
semplice trattarnento cosmetico, attraente e seducente: questo l'argomento dlia "marca-spettacolo", o dlia "maca.-paillettes". La seconda critica
ruu-unu c
accusa la marca di essere un intermediario ingannevole, uno schermo eretto per celare i difetti del prodotto: questo l'argomento dlia "marca-fumo
negli occhi". All'interno di questa logica, si celebrano invece le virt dei prodotti di buona qualit,
che possono agevolmente fare a meno di ogni rivestimento spettacolare: questo il classico argomento seconde il quale "un buon prodotto si vende da
solo". Questa dualit prodotto-marca caratterizza
tutto il pensiero moderno relativo alla natura ed al
ruolo dlia marca. Possiamo individuare tre principali visioni, che condividono tutte una concezione
dualista dei due termini dlia relazione.
Visione commerciale; la marca corne argomento
di vendita
Questa visione stata dominante negli anni sessanta, caratterizzati da un marketing di prima generazione, spesso "forgiato" sul campo. Essa si sviluppa a partire da una constatazione empirica: in un
mercato competitivo e concorrenziale, un prodotto
arricchito dagli attributi di una marca pu essere
venduto pi facilmente e a miglior prezzo di un
prodotto anonimo. L'anonimato degli scambi e
l'aumento dell'offerta rcndono pi difficile per la
clientela la selezione dei prodotti. Numerose aziende propongono ormai prodotti analoghi, e diventa
allora sempre pi difficile differenziare i propri
La dualit prodotto-marca
Prodoto e marca
La dualit prodotto-marca
Prodotto e marca
La auaiita proaouo-marca
Prodoto e marca
La dualita proaono-marca
suo ruolo pu ben essere importante e persino fondamentale da un punto di vista pratico, resta il fatto
che essa interviene solamente a cose faite, quando
la politica di ricerca, le innovazioni tecnologiche e
le scelte di produzione sono state fissate.
Visione finanziaria: la marca corne valore
aggiunto
Questa visione non particolarmente rcente, ma
si diffusa rapidamente nell'ultimo decennio, fino
a diventare dominante. Essa concepisce la marca
corne un differenziale di prezzo, espresso dal prezzo
supplementare che un consumatore disposto a
pagare per un prodotto di marca rispetto ad un prodotto analogo, ma senza marca. Talvolta questo differenziale di prezzo viene chiamato "premio di
marca". E fin troppo facile riconoscere nella semplicit e nel carattere meccanico di questo modello,
le caratteristiche di una lettura esclusivamente economica del fenomeno-marca. Vi si ritrova anche
una concezione dlia marca corne entit separata
dal prodotto e dunque corne variabile che si pu
aggiungere o togliere senza che ci trasformi la
situazione nella sua globalit. Confrontare un prodotto senza rnarca ad un prodotto di rnarca esclusivamente sulla base del differenziale di prezzo non
significa altro in effetti che concepire la marca
corne un' etichetta che si incolla sugli imballaggi.
r luuuuu e lliurcu
La dualit prodotto-marca
frodotto e marca
Prodotto e marca
Prodotto e marca
Prodotto e marca
Queste due tendenze trovano un posto ed una spiegazione nell'ambito dello sviluppo del principio
comunicazionale in tutti i campi dlia vita contemporanea. Taie sviluppo consente di comprendere
meglio il riconoscimento da parte degli attori economici dlia natura eminentemente comunicativa
dlia marca. Questo riconoscimento conduce inoltre ad interessarsi alla figura del destinatario. Alla
base di ogni atto di comunicazione si trovano un
emittente ed un destinatario. Quest'ultimo non si
limita a ricevere i messaggi, li interprta e li modifica seconde l'intresse che rivestono per lui e il
grado di comprensione o di piacere che possono
arrecargli. L'adozione di una visione comunicativa
dlia marca obbliga dunque a rivolgere la propria
attenzione verso i pubblici ai quali essa si rivolge e
a tenere conto dlie reazioni di questi ultimi, che
influenzeranno, di ritorno, il successo ed il potenziale di marca.
Gli atti di comunicazione si basano su scambi di
segni e di significazioni pi o meno complessi. Per
riuscire a interpretare un messaggio bisogna comprenderlo; per apprezzare l'ironia di un annuncio,
bisogna saperla riconoscere. La maggior parte di
queste risorse di comprensione e di interpretazione
fanno parte del bagaglio culturale di ogni individuo
"medio". Costui le ha apprese interiorizzando il linguaggio, per osservazione e per mimetismo, nel
corso dlia sua socializzazione ed educazione.
1 Uti-ULiU l^ l i t U I L L i
neare che gli oggetti e i prodotti di consume corrente non possono essere ridotti alla loro unica
dimensione funzionale o pratica. Essi incorporano
sempre una dimensione simbolica e un immaginario.
Visione marketing: la marca corne mediatore
Questa visione sintetizza tutte le altre e propone
una visione integrata di una srie di elementi che le
altre visioni valorizzano individualmente. Essa
giunge a taie integrazione radicalizzando le implicazioni contenute nella visione comunicativa dlia
marca e pi particolarmente la sua valorizzazione
dlia molteplicit degli attori coinvoiti nel circuito
di scambio e la sua focalizzazione sui destinatari.
L'elemento attorno al quale diventa possibile aggregare l'insieme di questi elementi il consumatore,
concepito corne perno concettuale, fine ultimo dlia
strategia d'impresa. Taie scelta rappresenta una
rivoluzione copernicana, nella misura in cui tutta la
filiera, un tempo centrata sulla fabbrica ed il prodotto, si ristruttura attorno al consumatore.
L'evoluzione del contesto sociale e commerciale ha
facilitato l'adozione di questa visione consumeroriented. I mercati, saturi di prodotti, si sono ulteriormente segmentati e differenziati. apparsa
inoltre una nuova generazione di consumatori: pi
esigente, pi selettiva, che ha nei confronti dlia
nuuuttu e inurcu
JL^Lt f f l U t t ^ L t ^UItt,^
riporre in una marca che "mantiene le proprie promesse". Nudit e provocazione, per quanto siano
importanti, non rappresentano n la vera posta in
gioco dlia comunicazione, n i tratti determinanti
per la comprensione del discorso dlia marca. Taie
discorso, dlia puntualit e dlia fiducia, non sembra essere contenuto in alcun segno specifico, a
parte la baseline del terzo manifesto. Esso si sviluppa piuttosto trasversalmente, affiora dalla messa in
relazione dei tre manifesti e, nel suo sistema di funzionamento, implica direttamente il destinatario, il
passante, convocato in quanto testimone per constatare la precisione e la puntualit di ogni tappa del
processo. All stesso tempo, nudit e provocazione
restano elementi importanti di questa campagna,
poich permettono di illustrare lo scopo profondo
dlia marca, di "mettere in scena" e in immagini
concetti che resterebbero altrimenti astratti e immateriali corne la puntualit o la fiducia. Inoltre, essi
assicurano alla comunicazione un che di sufficientemente piccante per costruire un'attesa e dunque valorizzare maggiormente il rispetto dell'appuntamento e degli impegni assunti con i destinatari. probabile che il carattere esplicitamente sessuale dlia
promessa aiuti a suscitare l'attenzione dei passanti.
Myriam e la semiotica
La campagna di Myriam mostra ad un tempo l'u-
nisce uno strumento preciso per analizzare concretamente il discorso dlie marche. In altri termini,
l'approccio semiotico rende possibile \m'ingegneria del senso, fornisce degli elementi per "smontare" le stratgie di comunicazione dlie marche, per
individuarvi le particolarit, i punti di forza, le
incoerenze. Infine, da un punto di vista operativo,
questo approccio, distinguendo molteplici "livelli"
nella stratificazione del senso, rende possibile una
gestione prcisa del discorso di marca e permette di
pilotarne l'evoluzione.
La gestione del senso
Ognuno dei tre livelli che abbiamo appena distinto prsenta una funzione e un'importanza specifiche nella gestione concreta di una marca. Il livello
di superficie, dove si situano i segni e gli elementi
manifestati, permette di costruire l'originalit e
l'impatto di una campagna e del discorso di marca
che la sottende. Nella saga di Myriam, la progressiva nudit dlia giovane donna ha senza dubbio contribuito largamente al suo impatto, ha suscitato l'attenzione e ha alimentato l'attesa dei passanti. A
questo livello, ogni piccolo dettaglio pu "rare
senso" e avre un'influenza sulla riuscita mediatica
dlia campagna: il corpo dlia ragazza, l'espressione del suo viso, la scenografia esotica, l'inquadratura. Questi elementi assumono un taie peso nel rico-
diffrend. Gli elementi che lo articolano sono ancora pi astratti e generali. Per Myriam-Avenir si tratta dlia seriet e dlia fiducia, per Levi's dlia libert e del piacere. A causa del loro carattere astratto, questi elementi non appaiono mai in quanto tali
nei discorsi dlie marche. Devono essere necessariamente incarnati da racconti e presi in carico da
segni concreti. Concetti corne la fiducia o il piacere
non possono essere mostrati direttamente. Bisogna
evocarli tramite situazioni o azioni. Questi elementi
profondi costituiscono il condensato del discorso
dlie marche, ci che resta quando si riducono
all'essenziale i segni di superficie e le strutture narrative. Essi formano il nucleo del discorso, quei
pochi elementi, sempre in numro limitato, che
assicurano lafonda^ione di una marca, le radici del
suo discorso. Dal punto di vista dlia significazione, tali elementi presentano la particolarit di essere
all stesso tempo perfettamente comprensibili e difficilmente identificabili. Intuitivamente, si avverte
che nel discorso dlia marca Levi's aleggia sempre
un profumo di libert, di sfida e di piacere. Che
Myriam ci parla di fiducia e di precisione. All stesso tempo, questi elementi non possono essere identificati con precisione e oggettivit, se non dopo
avre effettuato un'analisi complta dei tre livelli di
significazione di una marca. Comparato al livello di
superficie e a quelle narrative, l'importanza del
livello profondo di ordine strategico. In questo
considerano questi elementi corne concetti, che permettono d'identificare altrettante aree di posizionamento. Ma la vera essenza di tali concetti quella
di incarnare dei valori. Il termine "valore" deve
essere compreso nella sua accezione filosofica
gnrale che include la significazione economica.
Un valore, da questo punto di vista allargato, rappresenta una condizione giudicata desiderabile dall'individuo, un obiettivo da raggiungere, una qualit auspicata e ritenuta degna di investimento, un
fine condiviso da molti. Nel linguaggio corrente,
capita di parlare dlia libert corne del principale
valore dlie societ occidentali; del dare fiducia
corne valore relazionale che permette di stringere
legami tra gli individui; di deplorare la rarit del
valore deVonest; di constatare l'espansione dei
valori edonisti. Tutti questi valori non sono ovviamente appannaggio esclusivo dell'uni verso del consumo. Al contrario, essi rappresentano la sostanza
etica, simbolica e sociale che nutre e informa la
societ nella sua globalit. Senza essere necessariamente condivisi da tutti, essi devono essere percepiti corne fini desiderabili e degni di essere perseguiti
da una maggioranza di individui.
Applicata alla problematica dlia marca, la nozione di valore prsenta due elementi di particolare
rilievo: da un lato, essa costituisce il terreno comune tramite il quale la marca pu mettere in contatto
l'universo dlia produzione e dlie merci con quel-
salsiccia che deve essere trasformato. Dlie operazioni di qualificazione simbolica devono essere
compiute. Per esempio, la salsiccia pu essere presentata in una scenografia rustica, assieme ad altri
prodotti che sanno di genuino. Il suo consumo pu
essere associato a scne di vita semplice e autentica: un picnic, una passeggiata in montagna. Anche
la sua confezione pu contribuire a suggerire la
semplicit, attraverso la scelta dei materiali, dei
colori, dlia presentazione. Infine, tutte queste operazioni non sarebbero sufficienti se i consumatori
non interpretassero correttamente l'insieme degli
atti di discorso prodotti dalla marca. Tutte queste
operazioni implicano la manipolazione di simboli,
di messaggi, di discorsi. L'appropriazione di un
valore da parte di una marca e la sua trasmissione
ai consumatori sempre una questione di significato e di comunicazione.
L'articolazione di un orizzonte di valori permette
alla marca di mettere in relazione, sullo stesso terreno, due univers! a priori distant!: quelle dei prodotti e quelle dei consumatori. Questa messa in
contatto si ripercuote allora sui due termini dlia
relazione, trasformandoli. Da un lato, la marca permette d'investire l'universo dei prodotti con dei
valori simbolici e dlie immagini. Dall'altro, essa
consente di concepire la figura dei consumatore in
maniera diffrente dalle tradizionali visioni inerenti
all logiche commerciali, industriali o economiche.
II consumatore ora considerato corne un destinatario, qualcuno che consuma tanto dei prodotti
quanto dei messaggi e del senso su questi prodotti.
Anche la sua concettualizzazione viene allargata.
Parlando il linguaggio dei valori, la marca non si
rivolge pi al consumatore, ma all'individuo, compreso nella totalit del suo essere, dlia sua personalit, dei suoi bisogni. Il consumo, a lungo ritenuto una dimensione specifica del comportamento
degli individui, si trova cos restituito in un conteste di vita.
La segmentazione dei valori
Questa visione dlia marca implica una revisione
dlia problematica dlia segmentazione. Il marketing tradizionale, product-oriented, aveva gi integrato la nozione di segmentazione a partire dagli
anni settanta. Il marketing di massa, che aveva
dominato per quasi vent'anni, volgeva ail ora al termine. La demanda diventava pi differenziata,
frammentata. Per rispondergli, il marketing del prodotto non pote che moltiplicare le versioni, arricchire le gamme e adottare una logica di segmentazione dlia clientela. Il principio dlia segmentazione postula che un determinato prodotto - per esempio un certo modeio di auto familiare - non pu
soddisfare i gusti dlia totalit dlia clientela potenzialmente interessata all'acquisto di un'automobile.
valori di edonismo, eleganza, raffinatezza improvvisamente fecero apparire le giacche a vento KWay troppo semplici, troppo elementari, quasi
povere. Gli stilisti e la tecnologia cominciarono ad
occuparsi di questo settore. Apparve una nuova
generazione di prodotti, che utilizzavano le microfibre e offrivano tagli pi elaborati. La marca KWay cess di essere un riferimento per i consumatori: i suoi valori - e i suoi prodotti - si erano progressivamente allontanati dai nuovi valori e dalle
nuove attese dlia clientela.
Gli imperativi di segmentazione dei valori di un
mercato, colto in una certa fase del suo sviluppo e,
all stesso tempo, di evoluzione a fronte del cambiamento, potrebbero apparire corne contraddittori.
Tanto pi che una marca ha anche un obbligo di
continuit. Essa deve selezionare i propri destinatari e seguirne l'evoluzione dei valori, ma all stesso
tempo deve cercare di rimanere se stessa. Non pu
cambiare i fondamenti del suo discorso n troppo
spesso, n troppo radicalmente, perch ne va dlia
sua stabilit e dlia sua continuit. Gli elementi che
si trovano nel livello profondo del suo discorso, e
che ne costituiscono l'essenza, devono essere preservati e non possono evolvere che progressivamente. D'altra parte, la marca ha ugualmente un
dovere di evoluzione, perch rischierebbe altrimenti di perdere il contatto con i consumatori, di trascurare i valori emergenti e di ignorare i prodotti che li
In questo sistema di attori, avevamo detto, l'azienda mantiene un diritto di "precedenza". Questa
affermazione richiede ora di essere precisata. Per
esempio, considerare i consumatori corne un semplice polo di ricezione che si limita ad accettare o a
rifiutare le proposte che gli sono sottoposte non
renderebbe conto dlia complessit dlie situazioni
reali. I quattro attori del sistema sono in continua
interazione. Si limitano e si influenzano vicendevolmente. Prima di impegnarsi in una determinata
strategia, l'azienda osserva il mercato, analizza le
tendenze sociali e i valori dominanti, studia corne
questi potrebbero applicarsi alla marca in modo
credibile. Inoltre essa verifica, tramite test e altri
studi di mercato, la propensione dei consumatori ad
accettare il suo nuovo progetto. Spesso si rendono
necessari molteplici va e vieni. La marca rivede a
pi riprese il suo progetto e sottopone ai consumatori una proposta modificata.
L'identit di marca
Quando finalmente la marca viene lanciata sul
mercato, essa ha integrato una srie di elementi che
non si trovavano nel suo progetto iniziale e che
hanno un'origine esterna all'azienda. in tal senso
che il potere di definizione di una marca non appartiene in esclusiva all'azienda. Esso condiviso tra
tutti gli attori direttamente coinvoiti in taie dinami-
cazione. Un manifeste, un film, un packaging permettono di raccontare storie ricche, curate, dettagliate. Ma anche una scelta formale pu qualificare
l'azione dlia marca. Nel caso di Nana, la scelta
dlia confezione singola produce senso, portatrice
di un messaggio in se, che an'icchisce il discorso
globale dlia marca.
Il prodotto, strumento d'identit
Anche un prodotto pu essere portatore di senso e
contribuire dunque al discorso dlia marca. Nel
gergo professionale la comunicazione-prodotto
distinta dalla comunicazione di marca sulla base di
un criterio di contenuto: la comunicazione-prodotto
parlerebbe dlie caratteristiche e dlie qualit del
prodotto, mentre la comunicazione di marca parlerebbe d'altro. Taie visione, ancora una volta, riduce
la comunicazione ai suoi aspetti linguistici o visuali
(film, manifesti, slogan ecc.) e perptua la separazione tra oggetti e comunicazione, considerando la
marca pi corne un'etichetta incollata a degli oggetti, che corne un vettore di senso. Per noi, l'espressione "discorso-prodotto" dsigna il significato che
il prodotto pu veicolare da solo, attraverso le sue
forme, il suo aspetto o le sue funzioni. Questo tipo
di discorso contribuisce, talvolta in maniera rilevante, alla costruzione dell'identit di una marca.
Esso pu rinforzare i valori espressi dalle tradizio-
di forme, di grafismi e di colori pu venire percepita senza essere osservata attentamente, semplicemente perch essa entra, in un semplice colpo d'occhio, nel campo di visione periferico. Una volta che
una certa configurazione visuale stata registrata e
memorizzata percettivamente, uno stimolo visuale,
anche sfocato o parziale, pu bastare per ricordarsene e ricostruirla nella sua totalit. La dimensione
visuale permette anche di conferire un carattere
concreto ai prodotti e all pratiche di una marca, in
pardcolare quando essa vende dei servizi immateriali, corne il caso dlie banche, dlie assicurazioni o dei sisterni di trasporto. L'identit visiva permette di definire il tipo di servizio offerte, la competenza dlia marca o la relazione che quest'ultima
cerca di stabilire col proprio cliente. L'identit visiva dei Crdit du Nord3, per esempio, si prefigge di
garantire la chiarezza e la trasparenza corne valori
di base dlia sua strategia di marca, e cerca di stabilire un contralto di fiducia con la sua clientela
(Floch, 1991). L'identit visiva dlia RATP4 s'impegna a collocare il comfort degli utilizzatori al
centro dlie sue preoccupazioni, affinch essi possano viaggiare "a cuor leggero".
La permanenw. - L'evoluzione dei discorso dlia
3. Una dlie principali banche francesi.
4. Organismo pubblico che gestisce i trasporti in tutta la
regione parigina.
tit visiva diedero la sensazione che il rinnovamento de La Poste fosse esclusivamente condotto sul
fronte dlia comunicazione, fatto che provoc un
forte malumore da parte del personale. Questo disequilibrio dovette essere corretto attenuando le operazioni di comunicazione esterna mirate al grande
pubblico e volgendo l'attenzione alla cultura interna dell'amministrazione e al suo complesso sistema
di funzionamento.
Concretamente, l'identit visiva di una marca pu
esprimersi in molteplici modi. Essa pu limitarsi
all'estetica di un'insegna o investire la totalit dlie
manifestazioni di una marca.
La marca Hippopotamus5 un esempio di questo
trattamento "esaustivo". Nei suoi ristoranti l'arredo, il menu e persino le divise del personale sono
sottomesse ad un trattamento di standardizzazione
seconde i colon dlia marca, il rosso e il nero (la
carne e la griglia, si suppone). Taie applicazione
dell'identit visiva pu sollevare dei problemi di
flessibilit e di tenuta nel tempo. Un esempio ancora pi radicale di questo tipo di strategia rappresentato dalle stazioni di servizio dlia marca BP,
uniformemente ricoperte da uno strato omogeneo di
vernice verde, con qualche tocco di giallo.
Un elemento sistematicamente prsente nella
5. Catena francese di ristoranti specializzati nelle grigliate
di came.
panoplia dell'identit visiva dlie marche il logotipo, chiamato comunemente logo. Il logo un
sistema grafico, alfabetico e/o figurativo, generalmente di dimensioni sufficientemente ridotte da
trovare posto su carte da visita o su carta intestata,
ma suscettibile di essere ingrandito tanto quanto il
supporto lo permette. Alcuni di questi logo presentano una semplice sigla (IBM), o il nome dlia
marca stilizzata e tracciata seconde dei criteri precisi e codificati (ELF). Altri logo offrono solo un'immagine, corne la mla multicolore di Apple, o il
volto sognante dlia RATP. Altri ancora, ed attualmente il caso pi frquente, propongono insiemi
complessi, dove si mescolano immagini pi o meno
stilizzate (lo scoiattolo dlia Caisse d'Epargne6, la
corona di Rolex, il leone di Peugeot), masse di colori (rosso e nero per la Socit Gnrale7, giallo e
argento per Renault), forme geometriche (le cuspidi
di Citron, la losanga di Libration8), parole (Bio,
Sony), associazioni di cifre e lettere (3M, LC19),
firme codificate (Walt Disney), macchie di colore
(La Caixa10), a volte una semplice traccia (la M
giaia su fondo rosso di Me Donald, il tratto bianco
su fondo rosso di Nike).
6. L'quivalente francese dlie Casse di risparmio.
7. Una dlie prime cinque banche francesi.
8. Importante quotidiano francese.
9. Marca di yogurt, lanciata nel 1995 da Nestl.
10. Banca catalana, dal logo particolarmente colorato
La rapida diffusione del logo corne emblema dell'identit visiva dlia marca dovuto in parte alla
specificit del suo funzionamento. Il logo assicura
una visibilit sistematica dlia marca. Grazie alla
sua flessibilit (dal minuscolo al gigantesco) esso
prsente in tutte le manifestazioni dlia marca.
Dalla carta da visita agii imballaggi, dalle buste
agit oggetti promozionali, fino al rapporte finanziario di fine esercizio nessuna manifestazione dlia
marca sfugge alla sua presenza. Il logo offre inoltre
una capacit del tutto specifica di concentrare la
significazione. Un logo un condensato di senso,
non soltanto a causa dlie sue piccole dimensioni,
ma anche perch in pochi tratti riassume la filosofia
dlia marca, i suoi valori, il suo impegno nei confronti dlia clientela. Per la stessa ragione il logo
dona accesso alla totalit dlia significazione di
una marca. Esso funziona seconde il principio retorico dlia metonimia. Corne la voce di una persona
conosciuta sufficiente talvolta a restituircela
(mentalmente) nella sua totalit, in modo analogo il
logo restituisce la globalit del discorso dlia
marca.
Il logo favorise un accesso molto rapide al senso,
talmente immdiate che finisce col diventare inevitabile. Una volta memorizzata la gesalt del logo,
sufficiente percepirla durante una frazione di
seconde perch essa emani la sua significazione:
identificazione dlia marca e richiamo metonimico
che ha provocato una rottura del "contratto sui'immaginario". Nel corso del tempo, questa marca
aveva istituito un mondo possibile relativamente
tradizionale nel segmento dei cosmetici. Un universo fatto di seduzione discreta, per donne adulte di
estrazione sociale medio alta. Un mondo di classe,
di eleganza, globalmente piuttosto perbene e rassicurante. Poich taie mondo corrispondeva sempre
meno ai valori ed all'immaginario dlie nuove generazioni di donne, Revion decise di modificarlo radicalmente, per infondergli vitalit, dinamismo, giovinezza, provocazione, sensualit. La rapidit e la
radicalit del cambiamento hanno provocato non
un'evoluzione, ma piuttosto la distruzione del vecchio mondo possibile e la costruzione di uno nuovo.
Questo cambiamento di mondo possibile corrisponde probabilmente ad un legittimo obiettivo strategico, ma il metodo seguito per realizzario ha lasciato
disorientata pi di una consumatrice. Le consumatrici che avevano contribuito alla costruzione del
vecchio mondo non si sono pi ritrovate in quelle
nuovo. In compense quest'ultimo appariva poco
credibile all eventuali nuove consumatrici, reticenti
a prendere in carico cos rapidamente un mondo
creato dal nulla dall'oggi al domani.
Taie esempio permette d'introdurre una terza
caratteristica dei mondi possibili, ossia la loro capacit di differen7.iaz.ione. Proprio corne il rnondo
reale, il mondo possibile costruito da una marca si
migliaia di esemplari. Avendo mal compreso la relazione tra prodotto e marca, alcune di queste marche
hanno a lungo vissuto nel terrore che ogni aumento
dlie vendite si traduca in una svalorizzazione dell'identit di marca. Altre marche, non volendo correre taie rischio, si sono progressivamente marginalizzate, e sono oggi frequentate esclusivamente da
un numro ristretto di "fedelissimi".
Il valore economico di un bene materiale pu
effettivamente diminuire se taie bene diventa disponibile in quantit rilevanti. Questa dinamica non si
applica necessariamente ai valori simbolici e all'immaginario. Spesso accade proprio il contrario. Un
valore simbolico pu venire condiviso da un grande
numro di individu! senza perdere il proprio valore,
che spesso ne risulta addirittura incrementato. Sono
il tipo di universo possibile e le modalit d'accesso
a questo universo stabilit dalla marca a determinare l'attivazione di un circolo virtuose (aumento
dlie vendite-aumento del valore simbolico ed economico) piuttosto che di un circolo vizioso (aumento dlie vendite-riduzione del valore economico e
simbolico).
Un esempio infelice di allargamento dlia base di
clientela senza svalorizzazione dlia marca rappresentato dalla marca Cardin, passata in vent'anni
dall'alta moda ai supermercati. In effetti, anche il
suo mondo possibile era diventato un supermercato
di valori immaginari e di prodotti, dove si poteva
II diritto di parola
Nell'attivit di costruzione del proprio mondo
possibile, una marca dunque sovrana a doppio
titolo: nella sua scelta iniziale e nei cambiamenti
ulteriori che essa pu decidere di apportare a taie
scelta. Corne un rornanziere che pu disporre liberamente dei propri personaggi, la marca sovrana
all'interno del mondo che essa ha costruito. Essa
pu cambiare la scenografia, eliminare alcuni personaggi, introdurne di nuovi, modificare le strutture
narrative. Il mondo possibile di Levi's, ad esempio,
stato situato per un brve periodo nella provincia
americana degli anni cinquanta, in seguito si
orientato verso scenari pi urbani e pi contemporanei, e attualmente sembra volere risalire nel
tempo, fino all'epoca dei pionieri. Tuttavia, i mondi
possibili creati dalle marche non dispongono dlia
medesima sovranit illimitata che caratterizza le
opre artistiche.
Le condizioni di possibilit di un mondo possibile, ci che assicura la sua legittimit, non sono mai
interamente detenute dalla marca. Esse sono condivise da un grande numro d'attori, situati a monte e
a valle del discorso di marca. proprio a causa del
suo carattere condiviso e dlia sua incessante circolazione attraverso un circuito d'attori che risulta
difficile definire con precisione la dimensione dlia
legittimit di una marca. La legittimit d'una marca
Un esempio di perdita di credibilit rappresentato dalla "marca" SNCF (le ferrovie francesi). Il
suo mondo possibile contraddittorio, in conflitto
tra una vocazione tecnica di efficacia, un'ambizione commerciale di redditivit e una volont democratica legata alla sua natura di servizio pubblico.
Questa vocazione ispira i discorsi dlia marca. Il
suo motto ad esempio, "II progresse vale solo se
condiviso da tutti" in conflitto con alcuni suoi atti
concreti (aumento dlie tariffe, rigidit degli orari,
gerarchizzazione dei servizi, dittatura dlia prenotazione), che suggeriscono un mondo possibile fatto
d'esclusione e non di condivisione. La comunicazione non che una dlie componenti nella costruzione del mondo possibile di una marca. Per quanto
riguarda la SNCP, le code all biglietterie, i supplementi fantasiosi, i biglietti incomprensibili, i computer inutilizzabili, rappresentano altrettanti elementi che concorrono alla definizione di un mondo
possibile contraddittorio, dunque poco credibile.
Mentre la credibilit concerne essenzialmente il
contenuto, ovvero gli enunciati dlia marca, la legittimit concerne la sua enunciazione. Essa concerne
il dire dlia marca piuttosto che il detto. Essa valuta
corne, quando e perch una marca prende la parola.
La problematica dlia legittimit non trascura il
contenuto del discorso dlia marca, ma si dedica
principalmente ad analizzare la relazione tra quel
contenuto e le condizioni dlia sua enunciazione.
marca devono essere ispirati da una volont condivisa, animati da un'erica d'impresa e orientati da
un progetto strategico. La volont condivisa fornisce l'energia necessaria e imprime una dinamica
coerente. L'etica di impresa assicura l'autenticit
dlie azioni e dei discorsi dlia marca, ne stabilise
le regole e fissa i limiti da non oitrepassare. Il progetto strategico conferisce respiro alla volont, gli
assicura una direzione e ne garantisce lo sviluppo e
la continuit a lungo termine. Quando una marca
pu avvalersi di queste tre dimensioni, la legittimit
le viene generalmente accordata. Solo le grandi
marche giungono a riunire queste condizioni, ma
una "grande" marca non necessariamente una
marca potente. Spesso sono dlie marche specializzate o di dimensioni modeste a godere dlia pi
grande legittimit, in ragione di una competenza
particolare o di una passione accertata.
Piccole marche di lusso, corne Church's (calzature) o Blancpain (orologi), hanno fondato la loro
legittimit su competenze artigianali uniche o grazie alla loro passione per un prodotto senza difetti.
La legittimit di Danone viene dal fatto d'avr
saputo conferire una dimensione mondiale alla
marca, pur restando fedele alla cultura d'impresa ed
ai valori del suo creatore.
A queste fonti di legittimit, tutte situate "a monte", conviene aggiungerne una quinta, situata "a
valle". Questo tipo di legittimit appare quando i
diventa cos un principio astratto, una fonte di legittimit all stato puro, senza corpo, n oggetto.
L'acquisizione di taie autonomia le permette in
seguito di essere applicata a qualsiasi oggetto, le
conferisce una flessibilit ed un raggio d'azione
virtualmente infiniti. Ad esempio, condensata nell'essenziale dlia sua identit visiva - il logo - la
marca pu depositarsi su qualsiasi oggetto o situazione, senza preoccuparsi eccessivamente dei problemi di compatibilit. Infine, essa pu generare
una dinamica di feedback positive, scegliendo di
investire territori particolarmente legittimi e ricevendone, di ritorno, un incremento di legittimit
per se stessa. Se taie dinamica riesce a mettersi in
movimento, essa potr avviare con ogni probabilit
un circolo virtuoso, dove ogni tappa rinforza la
legittimit istituzionale dlia marca e l'autorizza a
superare la tappa successiva.
Un esempio di questo tipo di strategia rappresentato dalla marca Philip Morris. In un primo
tempo la marca istituzionale s' distaccata progressivamente dalle sue marche-prodotto (derivati del
tabacco), creando una fondazione consacrata all
sviluppo dlie arti (cinma, musica, danza). Una
volta adempiuta questa fase, la marca istituzionale
dispone di un principio di legittimit astratto e
gnrale. Essa porta lo stesso nome dlia marca
stampata sui pacchetti di sigarette, ma gode di una
vita autonoma, e non soffre l'handicap di venire
conomie produttive. La grande ondata di compravendite di marche, avvenuta negli anni ottanta,
legata alla ncessita per le aziende di realizzare
conomie di scala sufficienti per sostenere una strategia di internazionalizzazione.
Da un punto di vista economico ed industriale,
l'internazionalizzazione di una marca sembra presentare solo vantaggi.
Ma una marca dipende solo in parte dall'universo
dlia produzione e del commercio. In quanto mdiatore e vettore di senso, in quanto identit fondata su
dei valori, essa intrattiene una stretta relazione con
i consumatori, la loro cultura ed i loro valori. Da
questo punto di vista, l'internazionalizzazione
incontra parecchie difficolt nella sua effettiva realizzazione. La forza, la credibilit e la legittimit di
una marca dipendono in gran parte dalla sua capacit di articolare senso e valori, che siano da un lato
autenticamente radicati nella cultura dell'azienda, e
dall'altro accettati e condivisi dai consumatori. Per
ottenere questo risultato, la marca deve sviluppare
un discorso coerente e veicolare un universo di
valori omogenei. Ma, per il fatto di rivolgersi a diffrend paesi e popolazioni, talvolta molto dissimili,
essa corre il rischio di non ritrovare, all'interno dei
propri target, l'omogeneit necessaria per garantire
la coerenza e l'autenticit del suo discorso.
La marca esita allora tra tre differenti stratgie,
ciascuna dlie quali prsenta degli inconvenienti di
un rischio di driva temporale. Essa s'installa spesso per accumulazione di azioni parziali e di portata
limitata. Quando tutto coerente con ci che prcde immediatamente, ogni azione pu introdurre una
driva impercettibile rispetto al nocciolo dell'identit di base. L'effetto cumulato di queste microderive diventa vidente solo dopo un certo periodo di
tempo. Spesso sono i consumatori che si incaricano
di ricordare duramente alla marca che essa ha finito
con il modificare la propria identit ed il proprio
contratto con il pubblico. Per evitare questo tipo di
driva alcune grandi marche che, corne ad esempio
Nestl o L'Oral, praticano dlie elaborate architetture, hanno creato dlie funzioni di pilotaggio strategico dell'architettura dlie loro marche, aventi lo
scopo di analizzare ed anticipare l'impatto a lungo
termine di ogni azione specifica.
C' infine un pericolo potenziale che risiede nella
fluidit dlia circolazione del senso assicurato dalle
architetture di marca. Quando lo stesso nome e gli
stessi sistemi di valori sono trasferiti a prodotti e a
segmenti di mercato differenti, ogni fallimento o
incidente in una zona del sistema pu ripercuotersi
sull'insieme dell'architettura. Questa tanto pi
potente e coerente quanto pi la circolazione dell'identit, dei valori e del senso dlia marca unificata e rapida. La fluidit permette di diffondere la
legittimit e la forza dlia marca nell'insieme del
sistema. Ma per la medesima ragione, essa rende
donando l'apparenw degli individui (e dunque l'universo dell'abbigliamento) e scavando nella loro
essenw, per raggiungere un substrato umano universale. E a questo punto, all'inizio degli anni
novanta, che Benetton, consciamente o meno, abbandon il territorio convenzionalmente riconosciuto corne legittimo per il discorso di una marca e
cominci ad esercitare una pressione su altre sfere
dlia discorsivit sociale.
proprio il tipo di terni utilizzati per illustrare
questo substrato teoricamente universale che fissa il
rnornento dlia rottura. La marca forn una lettura
radicalmente negativa e pessimista di taie fondamento. L'essenza umana fu identificata con la violenza, la guerra, la malattia, la povert, il crimine,
10 sfruttamento. Scegliendo un discorso pessimista
e valori "negativi", Benetton nippe con la regola
non scritta, ma sempre rispettata, seconde la quale
11 discorso di marca deve produrre un mondo possibile attraente e seducente, e deve veicolare valori
positivi e ottimisti. Le critiche cominciarono a fioccare, specialmente da parte di altre marche, le quali
sembravano avvertire che Benetton stava minando
quelli che per loro erano i fondamenti stessi del
discorso di marca.
Un ulteriore passo venne fatto quando la marca,
non accontentandosi pi semplicemente di mettere
in scena i drammi dell'umanit, pass ad un discorso di critica sociale e di mobilitazione dei suoi pub-
blici. La foto degli emigrati albanesi metteva direttamente in causa la politica occidentale nei Balcani,
quella di un morto ammazzato dalla mafia fustigava la passivit dello stato italiano, l'immagine di un
giovane malato di AIDS in fase terminale denunciava la mancanza d'impegno nella lotta contro
questa malattia. Fu a questo punto che le istituzioni
e le organizzazioni messe in discussione cominciarono a reagire. Medici, uomini politici, intellettuali,
i mdia, tutti gridarono alla provocazione, denunciarono l'intollerabile miscuglio di generi, accusarono ci che ritennero essere una manipolazione
orchestrata da Benetton a fini sordidamente commerciali.
Al culmine dlia polemica, nel 1992, la marca si
rese conto che il suo tentativo di estendere la propria sfera di legittimit era fallito. Che gli altri
enunciatori erano diventati vigili e unanimi nel
volerla ridurre ai limiti del mercato, dei valori di
consumo e del linguaggio pubblicitario. Fin tanto
che Benetton si era limitato a modificare in chiave
negativa i valori del proprio mondo possibile, taie
scelta aveva inquietato solo le altre marche, le quali
non vi avevano scorto nulla di buono per il loro
discorso in gnrale. Ma quando la marca tent di
scambiare il proprio mondo possibile per il mondo
reale, o peggio, quando essa cerc di fare del
mondo reale il proprio mondo possibile, la reazione
fu taie che essa dovette battere in ritirata.
Una campagna lanciata nel 1993 sembr disinnescare la polemica. Luciano Benetton in persona vi
compariva nudo, corne per meglio testimoniare la
propria buona fede, la propria innocenza ed il proprio pentimento. In realt questa campagna non era
che l'annuncio di una nuova escalation. Essa verteva ancora una volta sull'ossessione del discorso
dlia marca, vale a dire la ricerca di un'impossibile
soluzione dell'opposizione tra identit e differenza.
Questa volta era il corpo ad essere identificato
corne, lui solo, il ricettacolo ed il campo d'iscrizione di questa dialettica negativa. Un corpo nudo,
sprovvisto di ogni determinazione sociale, nazionale, culturale e religiosa. Quale migliore immagine
dell'identit fondamentale di tutti gli uomini?
Eppure questa immagine era solo il preludio alla
trasposizione e aU'iscrizione, nella carne stessa del
corpo, di questa "condanna alla differenza", alla
quale, nella poetica benettoniana, sembra che l'uomo non possa sfuggire.
Taie lettura trova una conferma nella successiva
campagna che mostrava, inquadrati da vicino, pezzi
di corpi umani - un pube, una spalla, dlie natiche prsentt! corne se si traitasse di quarti di bue.
Questi corpi presentavano ben in evidenza, stampata in nero sulla pelle, la sigla HIV, che dsigna il
virus dell'AIDS, L'analogia coi numeri tatuati sull'avambraccio dei deportati nei campi di sterminio
nazisti era vidente e voluta. Il fondo del discorso
era chiaro. L'AIDS una stigmate sociale, un'etichetta gnratrice di differenza e dunque d'esclusione. Sono proprio queste differenze e questa
esclusione, pi che la malattia in se, a conduire alla
morte. L'AIDS una stigmate che pntra il corpo
e dlia quale non ci si pu spogliare, corne si farebbe con un abito portatore di differenza. L'AIDS
morde la pelle, corne il tatuaggio dlie foto, invade
il corpo, l'imprgna avvelenando il sangue. Inutile
dire che questa campagna suscit un'ernozione ed
uno sdegno ancor pi forti dlie precedenti.
Arriviarno cos al culmine di questa febbrile ricerca d'identit, di questa denuncia, spinta sempre pi
all'estremo, dlia differenza e del suo carattere
apparentemente indissociabile dall'essenza umana.
La polemica sulle foto "HIV" non si era ancora del
tutto placata, quando la marca present sut mri di
tutti i paesi che accettarono di mostrarla, la fotografia degli abiti di un soldato bosniaco assassinato. Un
paio di caizoni mimetici ed una maglietta abbondantemente intrisi di sangue, con il foro del proiettile
mortale ben in evidenza. Gli abiti erano disposti
volutamente corne in una classica foto di moda, ben
stesi, una gamba dei caizoni leggermente piegata,
per conferire movimento all'insieme.
La continuit e la circolarit di queste campagne
sono evidenti. Al corpo nudo, privo di abiti, dei
precedenti manifesti, si sostituisce un abito senza
corpo. Il rnorso, ancora a fior di pelle, del tatuaggio
esempio - mostra sui propri manifesti una saponetta, una coperta o dlie bende, fotografate su fondo
neutro, si tratta probabilmente di un annuncio che
mira alla promozione degli articoli mostrati. Gli
oggetti vi sono rappresentati per ci che essi sono
realmente. Ma se il comune di Parigi a firmare gli
stessi annunci, assistiamo ad un nuovo utilizzo
dlia logica di marca. La saponetta, la coperta, le
bende sono l per suggerire la pulizia, il calore, la
cura per i pi indigenti. Questi oggetti rinviano a
dei simboli e a dei valori. Suggeriscono un mondo
possibile pulito e protettivo, dove si pu trovare
rifugio2.
In seconde luogo, la forma-marca istituisce un
sistema di relazioni condivise. Essa propone e stipula, per principio, un contratto con uno o molteplici tipi di pubblico. Rispetto ad altri tipi di comunicazione, la forma-marca pone questa dimensione
contrattuale, il suo carattere condiviso e la molteplicit dei suoi destinatari, alla base stessa dlia sua
possibilit d'esistenza. I manifesti dei comune di
Parigi, ad esempio, si rivolgono in primo luogo ai
senza casa, per proporre loro dei servizi di prima
ncessita. Ma essi si rivolgono anche alla totalit
2. Viene qui fatto riferimento ad una campagna pubblicitaria per affissioni intrapresa dal comune di Parigi nell'autunno-inverno 1994-95 e rivolta alla consistente fascia di
persone marginali o senza domicilio fisso prsente nella
capitale.
dei cittadini, al fine d'informarli sulle azioni concrte intraprese dalla municipalit per occuparsi dei
suoi amministrati pi bisognosi. Infine essi si rivolgono all'opinione pubblica in gnrale, per ricordarle l'attaccamento ai valori di solidariet e d'integrazione che anima le autorit comunali.
La terza componente riguarda la capacit dlia
forma-marca di generare un principio di legittimit.
Questo non s'istituisce automaticamente. A pi
riprese abbiamo sottolineato che la legittimit
tanto prodotta quanto riconosciuta. Inoltre la produzione dlia legittimit strettamente legata all
due altre componenti. Essa avr maggiori probabilit di prodursi quanto pi il sistema simbolico
appropriato e la relazione contrattuale effettivamente sottoscritta dai partner dello scambio. Se, ad
esempio, i servizi proposti dal comune di Parigi ai
senza casa dimostrassero la loro efficacia, e se i cittadini riconoscessero alla municipalit i valori di
cui questa cerca di appropriarsi, ne conseguirebbe
con tutta probabilit una certa legittimit. Il successo o il fallimento nel conseguimento dlia legittimit sono dunque legati a condizioni specifiche,
che richiederebbero d'essere analizzate caso per
caso. Ci che qui importa mostrare che la formamarca dispone dlia capacit di generare un principio di legittimit, suscettibile in seguito di essere
utilizzato per altri atti di discorso.
Ut
CU//UI/ UL-L^lL//tC
ridotto, diventa vitale per un enunciatore farsi riconoscere in un lasso di tempo brevissimo. A forza di
insistere sulla dimensione visiva del discorso e sul
carattere istantaneo dlia visione, la forma-marca
permette di attivare il senso di un discorso in modo
immdiate, in virt del carattere non mediatizzato
dell'accesso al senso e del carattere "inevitabile"
dlia percezione visiva, dovuto al fatto che non si
pu "non vedere" un'immagine.
In quarto luogo, la forma-marca attribuisce ad un
discorso un carattere distintivo. Per il fatto stesso di
sistematizzare e di stabilizzare l'identit del discorso di un enunciatore, essa permette di differenziarlo
dai discorsi di altri enunciatori, che sono in competizione nella sfera pubblica e cercano di accaparrarsi l'attenzione e il tempo dei destinatari. Attraverso
questa operazione, la problematica dell'originalit
viene spostata dal contenuto dei discorsi all condizioni formait dlia loro enunciazione. Il senso di un
enunciato anch'esso orientato in funzione del
conteste enunciativo che lo contiene. Uno stesso
contenuto - una saponetta - pu essere ripetuto e
restare tuttavia originale, se le condizioni di enunciazione risultano sufficientemente differenti. Se la
saponetta presentata dal comune di Parigi non ha lo
stesso senso di una saponetta presentata dalle
Galeries Lafayette, perch l'identit degli enunciatori ed il contesto di enunciazione sono differenti.
Infine, la forma-marca permette di trasferire un
universo di senso e di valori da un oggetto discorsivo ad un altro. A causa dlia sua natura formale, il
dispositivo dlia forma-marca non radicato in un
oggetto o in un contenuto specifico. Se la campagna in favore dei senza casa riuscita ad installare
una legittimit e dei valori di solidariet nell'identit dell'enunciatore "Comune di Parigi", quest'ultimo pu in seguito trasferire taie legittimit e tali
valori ad altri contenuti, attraverso la semplice riattivazione degli elementi formali dei suo discorso.
Taie propriet dlia forma-marca particolarmente
utile per gli organismi che sollecitano dlie offerte
o un aiuto finanziario. Un enunciatore eccessivamente associato ad una specifica operazione, corne
per esempio la raccolta di vestiti, rischia di dovere
ricostruire la propria legittirnit ed il proprio contratto col pubblico ogni volta che s'impegna in una
operazione di natura diffrente (raccolta di medicinali, di alimenti, di denaro).
La forma-marca un principio di funzionamento
virtuale, applicabile in linea teorica a qualsiasi territorio. Tali territori vi si trovano inoltre normaliv.ati.
Per il fatto stesso di essere stati inglobati dal principio discorsivo dlia marca, il loro contenuto cambia
di significato ed intgra i valori, i simboli e la legittimit di quest'ultimo. sufficiente cos che la
Croce Rossa concda il proprio sostegno - espresso
semplicemente dalla presenza dei suo logo - ad una
qualsiasi iniziativa per trasferire a quest'ultima i
la propria legittimit. Tutti sembrano trame un vantaggio specifico. Assistiamo cos ad un ulteriore
esempio di compenetrazione di logiche commerciali e logiche originariamente estranee al mondo dell'economia. Pare legittimo interrogarsi sulle implicazioni di taie compenetrazione e sui limiti e le
condizioni di questi scambi.
Le marche culturali. - Anche il settore dlia cultura ha adottato in maniera massiccia la forma-marca.
La principale motivazione qui non legata all'affollamento ed alla concon-enza tra enunciatori, ma a un
bisogno di rinnovare il contratto tra enunciatori e
pubblico. L'evoluzione socioculturale degli ultimi
trent'anni ha condotto, per esempio in Francia, al
seguente paradosso: da un lato, un crescente numro
di individu! dispone di un elevato livello d'istruzione, oitre che di strumenti teorici ed intellettuali sufficienti per apprezzare la produzione culturale di
"alto" livello; dall'altro, lo sviluppo di un'industria
culturale di massa, e specialmente dlia televisione,
rischia di assorbire tutto questo nuovo potenziale e
di limitare, di fatto, il godimento dei bni culturali
ad una cerchia ristretta di iniziati.
Per quanto riguarda i musei statali, ad esempio, il
Ministre dlia cultura francese ha reagito a questa
situazione adottando una forma-marca, declinata in
una gamma di comunicazioni e azioni varia ma coerente. Un logo (una M bianca inscritta in un cerchio
grigio) e un'idendt visiva sono stati creati e sistematicamente applicati a tutti gli atti di comunicazione per familiarizzare il pubblico a un unico enunciatore: la Riunione dei Musei Nazionali (Runion des
Muses Nationaux). Parallelamente, grandi mostre
di forte impatto mediatico (Picasso, ToulouseLautrec, Seurat, Renoir) sono state programmate per
sensibilizzare un pubblico poco familiare con le esposizioni. Gli orari (orari continuati, notturne, prenotazione dlia visita) e le condizioni d'accesso
(trasporti pubblici, navette), oitre che di soggiorno
(bar, ristoranti, guardaroba, baby sitting), sono
adattati ai bisogni di questo nuovo pubblico. stata
infine concepita una panoplia di aiuti pedagogici
(visite accompagnate, cassette audio e vido, cataloghi, opuscoli, prodotti derivati) per rispondere
all domande e alla curiosit di un pubblico di non
specialisti. Oggi la M bianca su fondo grigio
diventata il logo di una vera e propria marca e gode
di una notevole legittimit. La sua apposizione su
di un manifeste o su di un catalogo sufficiente per
evocare una politica di apertura culturale, un contralto d'informazione e di divulgazione, l'immagine
di una cultura a portata di tutti i cittadini, viva ed in
continue rinnovamento.
Le marche cinematografiche. - Motivazioni di
tutt'altra natura hanno favorito l'adozione dlia
forma-marca nell'universo del cinma. Gli anni
ottanta hanno visto l'apparizione di un nuovo gnre di film commerciali, le megaproduzioni. Si tratta
di pellicole realizzate per un pubblico di massa e
concepite facendo ricorso all tecniche del marketing per assicurare un successo all'altezza dei budget investiti, che spesso sono colossali. Per ammortizzare gli investimenti, ma anche per estendere la
gamma dlie possibili opportunit commerciali,
questi film sono sottoposti ai principi dlia formamarca. Gli esempi pi noti di questa politica di
marca sono Batman, Jurassic Park e pi recentemente // Re Leone o Pocahontas. Questi ultimi, ad
esempio, hanno stabilito degli accordi commerciali
con la marca Nestl per la commercializzazione di
dolciumi che riproducono il logo dlia marca: la
sagoma di un leone su fondo di tramonto rosso e
nero o il profilo di Pocahontas. In maniera analoga,
una grande quantit di altri prodotti (fumetti, album
da colorare, accessori e abbigliamento) posta in
vendita per mettere a frutto la notorit dlia marca
generata dall'impatto mediatico del film.
Le gamme e gli stili dei prodotti variano ovviamente in funzione del tipo di film e del target prioritario. Talvolta i guru del marketing si sbagliano e
sopravvalutano la capacit di un nome a diventare
una marca.
Questo fu il caso, ad esempio, di Jurassic Park, il
cui logo aveva ricoperto linee intere di dolciumi, le
quali rimasero in buona parte sugli scaffali. Queste
favore dei consumatori-elettori. Le ragioni sono evidenti e illustrano la difficolt di stabilire dlie analogie troppo strette tra marketing di largo consumo e
marketing politico. Per durare nel tempo, una politica di marca ncessita di una strategia chiara e di una
gestione coerente. Ci era stato possibile durante la
campagna elettorale perch da un lato Berlusconi
era il leader unico e incontestato dlia sua strategia
dlia marca, e dall'altro questa strategia era interamente fondata su dlie tecniche di comunicazione.
L'entrata di Forza Italia in un governo di coalizione
ha reso caduche le due condizioni. Da un lato la
marca ha dovuto imparare a proprie spese le sottigliezze, i compromessi, le alleanze e i capovolgimenti tipiche dell'esercizio effettivo del potere. Il
suo discorso cos apparso meno chiaro e coerente.
Dall'altro lato, essa stata sottomessa alla "prova
dei fatti", corne normale per una marca che si
trova a detenere un potere politico reale.
Abbandonando l'universo dlia comunicazione per
quello dell'azione, la marca si esposta a degli
insuccessi e a degli errori che le hanno impedito
d'acquisire una legittimit unanimemente riconosciuta. Corne nel caso di Benetton, assistiamo al
tentative, non particolarmente fruttuoso, di una
marca di allargare il suo territorio di legittimit di
parola e alla reazione dlie altre formazioni discorsive a questo tentative.
CONCLUSIONE
La marca tra mercato e societ
Abbiamo iniziato questo viaggio intorno alla
marca in una bottega di vasellame dell'antichit e lo
terminiamo in un conteste apparentemente molto
lontano da quelle dell'industria e del commercio.
Dopo avre investito l'universo dlia produzione,
dopo avre contribuito all sviluppo dlia societ
dei consumi, la marca varca i limiti del mercato, suo
habitat "naturale", e si diffonde nel conteste sociale
in senso lato. Nata corne elemento di continuit tra i
prodotti e i mercati, attualmente la marca stabilise
una nuova relazione, tra mercato e societ. Alcuni
considerano quest'evoluzione corne l'ennesirno sintorno dlia progressiva sottornissione di tutte le altre
forme di discorsivit sociale (culturale, politica,
giornalistica ecc.) al paradigma economico. Si tratta
a nostro avviso di una visione riduttiva perch, sebbene figlia del commercio e dell'economia, la
forma-marca che circola nel conteste sociale gnrale ne rappresenta una versione "purificata" e
astratta. La forma-marca un dispositivo gnrale
di produzione e di comunicazione del senso, un
Conclusione
Concliisione
natari che devono preoccuparsi di ricevere i messaggi e ben comprenderli. Ma in un conteste di circolazione concorrenziale dei discorsi, di simmetria degli
individui e di mescolanza dlie classificazioni e
dlie gerarchie sociali, sono piuttosto gli enunciatori
che devono preoccuparsi dlia riuscita dei loro atti
di comunicazione e che devono vegliare affinch i
loro messaggi siano intesi, compresi e assimilati. La
disseminazione sociale dlia marca appare allora
corne uno degli indicatori dlia fluidit, simmetria e
mobilit che caratterizzano l'evoluzione sociale
attuale.
Questa situazione di fluidit pu rappresentare un
formidabile progresse (pi uguaglianza, pi libert,
pi responsabilit per gli individui), ma anche un
inquitante rgresse (nuove forme di manipolazione, appiattimento dei messaggi, nuovi populismi).
Accusare la marca, o anche la forma-marca, di essere ail'origine di trasformazioni storiche e sociali di
tali dimensioni evidentemente ridicolo. Capire
invece corne lo sviluppo dei paradigma comunicazionale sta modificando in profondit il funzionamento dlia discorsivit sociale permetter di
meglio identificare le condizioni pratiche cui deve
obbedire (ma a cui non deve necessariamente limitarsi) qualunque tipo di progetto sociale in questa
fase tardiva dlia modernit.
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Galbani 46
Galeries Lafayette 191,
197
GAN 163
Gatorade44,83, 154
Givenchy 148
Golia 125
Gourmet 113
Herta 59, 85, 90, 139,
140
Hippopotamus 130
IBM 102, 131
II Re Leone 204
Jurassic Park 204
K-Way 96, 97
KitKat51
Kodak 43
Kraft 52
L'Oral 57, 177
LaCaixal31
La Forme 113
La Poste 129, 130
La Rinascente 191
Laguna 143
Lancme 83
LC1 131
Levi's 43, 57, 79, 80,
83,90,91, 151
Libration 131
Louis Vuitton 125, 148
Lucky Strike 170
Macintosh 101, 102,
122
Marks & Spencer 113
Marlborol09, 112,158
Me Donald 111, 131
Mgane 143
Michelin 35
Ministre dlia cultura
francese 202
Monoprix 113
Mozary 46
Mulino Bianco 83
TASCABILI 1 TRIANGOLI
Jacques Sgula
Hollywood lava pi bianco
Alberto De Martini
Pubblicit sull 'Internet
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