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CAPITOLO 7 : LA CONCORRENZA PERFETTA

I produttori price-taker sono coloro i quali compiono azioni che non hanno effetto sul
prezzo di mercato del bene che vendono e quindi prendono tale prezzo di mercato come
dato di fatto. Quando c’è concorrenza sufficiente (concorrenza perfetta) tutti i produttori
sono price taker. Anche i consumatori possono essere price taker quando non possono
influenzare con le loro azioni il prezzo di mercato del bene che intendono acquistare.

UNA DEFINIZIONE DI CONCORRENZA PERFETTA. In un mercato perfettamente


concorrenziale tutti i partecipanti sono price taker, cioè le decisioni di consumo dei singoli
e di produzione delle imprese non influiscono sul prezzo di mercato del bene. In generale i
consumatori sono spesso price taker in quanto quasi mai possono influenzare il prezzo dei
beni che acquistano. I produttori invece sono più frequentemente in grado di influire sul
prezzo del bene che vendono. Per questo il modello di concorrenza perfetta è adeguato
per alcuni mercati ma non per altri. Quei settori in cui anche i produttori sono price-taker
sono detti SETTORI PERFETTAMENTE CONCORRENZIALI. Alcuni settori non lo sono.

Due condizioni necessarie per la concorrenza perfetta:

• 1) Perché un settore sia perfettamente concorrenziale i produttori devono essere in


numero elevato e nessuno di loro deve avere quota di mercato (percentuale della
produzione del settore che fa capo al produttore stesso) rilevante.

• 2) Un settore può essere perfettamente concorrenziale solo se i consumatori


considerano i prodotti di tutte le imprese come equivalenti. Pertanto il settore
perfettamente concorrenziale deve avere prodotti che siano beni standardizzati /
stesso bene o bene considerato uguale dai consumatori).

Libertà di entrata e di uscita. La maggior parte dei settori concorrenziali ha un’altra


caratteristica: nuove imprese possono entrare nel settore e le imprese esistenti possono
uscirne facilmente. In altre parole non vi sono ostacoli che impediscono a nuovi produttori
di entrare nel mercato o a produttori partecipanti di uscirne a loro piacimento.

L’entrata è l’ingresso nel mercato di nuove imprese mentre l’uscita è l’abbandono di un


mercato da parte del’impresa. Quando non vi sono ostacoli ad entrata e uscita nel settore
si dice caratterizzato da libertà di entrata ed uscita. Questa non è una condizione
necessaria per una concorrenza perfetta ma è fondamentale in molti settori concorrenziali
in quanto garantisce che il numero di produttori operanti nel mercato si adegui alle
condizioni economiche che vi prevalgono. Inoltre garantisce che i produttori già presenti in
un settore non possano fare nulla per escludere altre imprese.

In economia tradizionalmente si assume che l’obiettivo principale dell’impresa sia la


massimizzazione del profitto, occorre quindi calcolare quale è il livello di
produzione che consente di farlo. L’obiettivo della massimizzazione del profitto consente di
determinare la quantità di output offerta dell’impresa tale da rendere massima la differenza
tra ricavi totali e costi totali
La formula del profitto è = RT(PXQ) - CT cioè RICAVO TOTALE - COSTO TOTALE
Bisogna usare l’analisi marginalista per scegliere la quantità di prodotto che massimizza
il profitto. Secondo il principio dell’analisi marginalista, il livello ottimo di un’attività è quello
per cui il beneficio marginale è pari al costo marginale.

Se la produzione viene incrementata di 1 unità, il beneficio marginale di quell’unità è il


ricavo addizionale che si ottiene dalla sua vendita, detto ricavo marginale. La formula
generale del ricavo marginale è:

Ricavo Marginale = Variazione del ricavo totale / Variazione della quantità prodotta

Per l’impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato


Infatti, al prezzo vigente sul mercato l’impresa concorrenziale può vendere qualsiasi
quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare
In definitiva, la massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta impone l’eguaglianza
tra il prezzo di mercato e il costo marginale: P=MC.

La decisione di un’impresa di restare o meno in un settore dipende dal suo profitto


economico, dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo opportunità delle risorse che
utilizza.

Il costo totale di un’impresa comprende quindi:

- COSTI ESPLICITI: è un costo che prevede un esborso di denaro

- COSTI IMPLICITI: misurati dal valore monetario dei benefici a cui si rinuncia.

Di contro Il profitto contabile è dato dalla differenza tra il ricavo totale dell’impresa e i
costi espliciti delle risorse, di norma maggiore del profitto economico.

Quant’è redditizio produrre? Date le curve di costo impresa, è il prezzo di mercato a


determinare la redditività: cioè le imprese realizzano un profitto o subiscono una perdita a
seconda che il prezzo di mercato sia maggiore o minore del costo medio totale minimo
dell’impresa.

Per stabilire se la produzione è redditizia o meno ricordiamo che il profitto è dato da RT-CT
ciò significa che:

• se RT > CT l’impresa realizza un profitto positivo


• se RT = CT l’impresa realizza un profitto nullo

• se RT < CT l’impresa subisce una perdita

Possiamo esprimere questa idea anche in termini di ricavo e costo medio. Dividendo il
profitto per la quantità di prodotto otteniamo il profitto all’unità di prodotto che può essere
così espresso:

P/Q = (RT/Q) – (CT/Q) in cui RT/Q è il ricavo medio ( cioè il prezzo di mercato) e CT/Q il
costo medio totale. Perciò un’impresa è redditizia se il prezzo di mercato del suo prodotto
supera il costo medio totale della quantità che produce, altrimenti subisce una perdita. Ciò
significa che:
• se P(prezzo) > CMT l’impresa realizza un profitto positivo
• se P = CMT l’impresa realizza un profitto nullo
• se P < CMT l’impresa subisce una perdi
Il prezzo di mercato determina dunque la REDDITIVITA’ dell’impresa.
In generale, il criterio per prevedere la redditività di un’impresa consiste nel controllare il
prezzo di mercato con il costo medio totale minimo del produttore.
Il costo medio totale minimo di un’impresa price-taker si dice PREZZO DI PAREGGIO
ed è il prezzo al quale si realizza un profitto economico nullo. L’impresa realizza profitto se
il prezzo di mercato è maggiore del prezzo di pareggio e realizza una perdita in caso
contrario:

• se il prezzo di mercato è maggiore del costo medio totale minimo, l’impresa


è redditizia

• se il prezzo di mercato è uguale al costo medio totale minimo, l’impresa è in


pareggio

• se il prezzo di mercato è minore al costo medio totale minimo, l’impresa e


in perdita

LA DECISIONE DI PRODUZIONE NEL BREVE PERIODO. Si potrebbe


credere che se un’impresa non è redditizia essa non dovrebbe produrre alcuna
quantità di prodotto. Questo è errato se si considera il breve periodo. Infatti
un’impresa dovrebbe produrre anche se il prezzo di mercato scende sotto il costo
medio totale minimo. La ragione è che il costo totale include il costo fisso che non
dipende dalla quantità prodotta. Nel breve periodo, infatti, il costo fisso deve
comunque essere pagato a prescindere dal fatto che l’impresa produca o no.
Poiché non può essere modificato nel breve periodo, il costo fisso è irrilevante ai
fini della decisione di sospensione della produzione mentre invece, sospendendo
la produzione potrebbero non essere più sostenuti i costi variabili dei quali perciò
sarà necessario tenere conto.

Per analizzare la decisione di produzione ottimale di breve periodo, consideriamo 2


casi:

- il prezzo di mercato è minore del costo medio variabile minimo


- il prezzo di mercato è maggiore o uguale al costo medio variabile minimo

Un prezzo di mercato inferiore al costo medio variabile minimo non è sufficiente a coprire il
costo variabile per unità di prodotto e perciò sarebbe consigliabile per l’impresa cessare
immediatamente la produzione. Ciò significa che il costo medio variabile minimo è uguale
al prezzo di chiusura e cioè il prezzo al quale l’impresa cessa la produzione nel breve
periodo.

Con un prezzo maggiore del costo medio variabile minimo, l’impresa deve continuare a
produrre nel breve periodo. In questo caso il profitto viene massimizzato scegliendo una
quantità di prodotto tale per cui il costo marginale è uguale al prezzo di mercato.
Se invece il prezzo di mercato è maggiore del costo medio variabile ma minore del costo
medio totale, l’impresa deve comunque continuare la produzione in quanto, anche se non
il costo totale all’unità, copre comunque il costo medio variabile e in parte lo stesso costo
fisso. Interrompere la produzione significherebbe pagare comunque il costo fisso ma
senza incassare e perciò sarebbe una perdita maggiore. L’impresa mira a produrre
sempre una quantità di prodotto che ha costo marginale pari al prezzo di mercato.
Il costo sommerso è un costo già sostenuto che non può essere recuperato e che, come
tale, non dovrebbe influenzare in alcun modo le decisioni correnti. Ad esempio il costo
fisso può essere un costo sommerso in quanto già sostenuto e non recuperabile nel breve
periodo (es: comprare capannone industriale).
La curva di offerta individuale di breve periodo rappresenta graficamente la quantità ottima
di prodotto al variare del prezzo del mercato.
VARIAZIONE COSTO FISSO Non si può modificare il costo fisso nel breve periodo, ma
nel lungo periodo le imprese possono modificarlo. Infatti nel lungo periodo il livello di costo
fisso è una questione di scelta in base alla minimizzazione del costo medio totale della
quantità che si desidera produrre. Inoltre nel lungo periodo un’impresa può sempre
eliminare il costo fisso ma se lo fa non potrà più produrre. Per contro un potenziale non
può permettersi un costo fisso che gli permetta di produrre. Nella maggior parte dei
mercati concorrenziali perfettamente il numero dei produttori, fisso nel breve periodo, varia
nel lungo periodo con l’entrata e l’uscita delle imprese nel mercato.

LA CURVA DI OFFERTA DEL SETTORE.


La curva di offerta di settore è la relazione tra il prezzo e la produzione totale di un settore
industriale nel suo complesso. E’ anche chiamata curva di offerta di mercato.
La curva di offerta di settore di breve periodo. Il modo migliore per capire come la
curva di offerta di settore emerga dalle singole curve di offerta individuali è immaginare
che tutti i produttori siano uguali. Nella curva di offerta di settore si può raggiungere un
equilibrio di mercato di breve periodo che è una situazione bilanciata in cui si perviene
quando la quantità offerta è uguale alla quantità domandata, visto il numero fisso delle
imprese nel settore.
L a curva di offerta di settore di lungo periodo. E’ la curva di offerta di settore quando
si considera un tempo sufficientemente lungo da consentire alle imprese di entrare o
uscire dal mercato. Nell’equilibrio di mercato di lungo periodo (intersezione tra curva di
offerta di settore di lungo periodo e curva di domanda) nessun produttore è incentivato a
entrare o uscire. La curva di offerta di settore di lungo periodo è spesso orizzontale ma
può avere pendenza positiva se un fattore di produzione è disponibile in quantità limitata:
in ogni caso è sempre meno ripida della curva di offerta di settore di breve periodo.
Costo di produzione ed efficienza nell’equilibrio di lungo periodo. Nell’equilibrio di
lungo periodo di un settore perfettamente concorrenziale la massimizzazione del profitto
porta ogni impresa a produrre allo stesso costo marginale uguale al prezzo di mercato. La
libertà di entrata e uscita implica che ogni impresa realizza un profitto economico nullo
producendo il livello di produzione corrispondente al suo costo medio totale minimo.
Quindi il costo totale di produzione del prodotto del settore è minimo. Il risultato è efficiente
perché tutti i consumatori con disponibilità a pagare maggiore o uguale a costo marginale
ottengono il bene desiderato.

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