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Diritto civile della famiglia e dei minori

Il diritto di famiglia ha visto una sequenza di interventi. Quando parliamo di diritto di famiglia degli
ultimi tempi abbiamo una disciplina che è notevolmente cambiata. Per affrontare questa disciplina
bisogna partire da due parole del diritto: Istituzione e Contratto. Nell’evocarle si fa riferimento a
nozioni da noi conosciute. Sono due categorie che possono essere visti come due paradigmi.
Istituzione: si fa riferimento ad una dimensione che non è nella disponibilità dei soggetti giuridici ai
quali facciamo riferimento. Esempio: se noi pensiamo che il matrimonio abbia alcuni elementi ai
quali le parti non possono rinunciare perché si sceglie un ‘pacchetto giuridico’’ che non può
essere modificato.
Contratto: Evoca un prodotto della volontà. Quindi quando pensiamo al contratto pensiamo a
fenomeni legati a realtà giuridiche che si determinano mediante atti di volontà delle parti che
addirittura hanno la forza di determinare il contenuto del rapporto. Dunque il rapporto è come le
parti hanno voluto.
Le domande dalle quali partiremo sono: quali sono gli aspetti che connotano una relazione
familiare? Quando c’è famiglia? Il discorso che andremo a fare deve tener conto delle fonti
giuridiche.
Si fa riferimento in modo generico alla ‘’relazione di coppia’’ e non più solo al matrimonio perché
la dimensione orizzontale del rapporto familiare si è ampliata poiché nel nostro ordinamento
giuridico dal 2016 vi è la legge 76 che disciplina le unioni civili e le convivenze, permettendo un
ampliamento del quadro.
Con riguardo ai figli possiamo dire che abbiamo invece un’unificazione dello stato di figlio ( Legge
219 del 2012 e il D Lgs 164 del 2013). Nella tradizione si è distinto tra figli naturali e figli legittimi,
mentre ad oggi si parla di un solo stato e cioè quello di figlio che prescinde dalle circostanze delle
nascita.
FONTI: La costituzione si occupa della famiglia. Basti pensare all’art.29 e ss. L’articolo 29 si trova
nel titolo 2 della parte prima che è intitolato ‘’rapporti etico-sociali’’(mentre nel titolo primo si
affrontano i rapporti civili.) Questa scansione è rilevante perché la famiglia non è stata inserita nei
rapporti civili(art.13 e ss) che vedono tutti una declinazione di libertà in tutti i suoi aspetti. E’ la
libertà che si è formata nei confronti dello stato, cioè nella misura in cui il sovrano non è un
sovrano assoluto, sciolto dalle leggi, ma al contrario è posto al di sotto della legge e deve rispettare
la libertà degli individui. La costituzione sviluppa in una serie di passaggi un’idea di libertà
negativa. L’art. 29 si trova nei rapporti etico-sociali e si va oltre la tutela della libertà ,perché qui
viene valorizzata una dimensione etica in cui la parola chiava è ‘’dovere’’ ,e questo concetto è
legato al contesto di una relazione. Nella primissima parte della costituzione troviamo l’art.2 che
raccoglie e rinnova una tradizione. La tradizione è la tradizione della dimensione statutale che
tutela e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Ma tale articolo fa riferimento ai doveri di
solidarietà e dunque non è solo la dimensione egoistica della tutela dell’individuo,ma si aggiunge
la consapevolezza della necessità della solidarietà .Nell’ art. 2 si fa riferimento anche alle
formazioni sociali ritornando cosi facendo una dimensione sociale in cui si sviluppa la personalità.
La prima dimensione sociale è certamente la famiglia,luogo in cui il bambino sviluppa la propria
personalità in base al contesto nel quale cresce. L’art.2 è l’articolo al quale rimanda l’art.29 della
costituzione.
Art 29: Due commi che introducono due movimenti che presi in senso radicale potrebbero
sembrare contraddittori. Da una parte abbiamo il primo comma nel momento in cui afferma che la
Rep. Riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sembra che si
faccia riferimento ad una situazione che va tutelata in quanto c’è. L’espressioni ‘’riconoscere’’ e
‘’naturale’’ ci portano a vedere come non si faccia riferimento a qualcosa di artificiale. Il secondo
comma invece apre una finestra alla legge,non solo li dove si fa riferimento ai limiti imposti dalla
legge,ma ancor prima quando fa riferimento al principio che viene enunciato e cioè di uguaglianza
morale e giuridica dei coniugi. Qui è evidente la presa di valore di un movimento che aveva
influenzato la realtà contemporanea che valorizza l’uguaglianza. Fino al 68 la corte cost. aveva
affermato che la discriminazione nell’ambito dell’adulterio fosse accettabile. Nel secondo comma
la famiglia non è accettata cosi com’è,ma si ha una modernizzazione portatata a termine dal
principio di uguaglianza. Dunque tra il primo e il secondo comma si verifica una sorta di
aggiustamento: il matrimonio su cui si fonda la società naturale deve essere ordinato sul principio
di uguaglianza.
Art 30: L’obbligo per i genitori di mantenere i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.

7\10\20\
Sentiamo subito il bisogno di partire da alcuni riferimenti fondamentali. Noi abbiamo una
costituzione personalista. Personalista vuol dire che la persona è considera la norma
fondamentale, o come direbbe kelsen è la grundnorm. Tale norma fondamentale si trova espressa
nel secondo articolo della costituzione che combina il bill of rights cioè l’insieme dei diritti
inviolabili dell’uomo con i doveri di solidarietà. Quindi c’è la dimensione di diritti soggettivi\
individuali C’ della persona e la dimensione della solidarietà. C’è una concezione dell’uomo non
come mero individuo,ma appunto come persona e ciò significa che è vista come valore per sé e
per gli altri. La persona come valore per sé evoca sostanzialmente le libertà,mentre il valore per gli
altri indica che c’è un rapporto di solidarietà nel nostro ordinamento che fa si che il soggetto non
risolve il proprio valore in se stesso ma anche nei rapporti con gli altri e quindi si fa riferimento alla
dimensione relazionale della persona è l’antropologia accolta dalla nostra carta costituzionale.
Questo riferimento per fare da quadro della disciplina costituzionale della famiglia e cioè degli
articoli 29 e ss che sono inseriti nei rapporti etico-sociali(rapporti in cui si coglie un momento
etico). La società contemporanea fa un po’ fatica ad evocare i doveri da un punto di vista
positivo,si pensa solitamente ad un dovere come un sacrificio, in realtà dovere è una categoria in
cui in fondo si traduce la nostra esperienza come soggetti moralmente responsabili. Quindi la
parola dovere dove essere guardata in modo negativo o positivo. Il contesto della famiglia riceve
un certo tipo di impronta,se l’aspetto eitco sociale è quello dominante è evidente che anche la
famiglia è raccolta attorno a questo principio di solidarietà che il gruppo sociale famiglia attua ed
esemplifica da un punto di vista della costituzione. Quindi articolo 2 propone una proposizione
generalissima e l’art.29 della costituzione come traduzione a quella formazione sociale che per
eccellenza viene presa in considerazione. Se ci riflettiamo potremmo pensare a due immagini che
possono rappresentare l’idea di formazione sociale: da una parte possiamo riprendere una
tradizione giuspolitica e pensare al contratto sociale. Il contratto sociale abbiamo chiaramente una
finzione però in questa metafora si gioca l’idea di volontà delle persone e si gioca quest’idea come
elemento giustificativo del potere statuale. Quindi i poteri dello stato ci sono perché sono stati
concessi da ciascun soggetto sociale che nel contratto sociale ha accettato di rinunciare ad una
porzione della propria libertà,concedendosi come cittadino.
Nella nascita di una persona non si gioca tanto una questione di contratto, ma qual è la ragione
per la quale la madre di occupa del neonato, essere dipendente? Chiaramente sente una
solidarietà e quindi sente di avere cura di questa persona fragilissima che è appena nata. E’ chiaro
che ad un certo punto suberntra anche una responsabilità. Quindi questa immagine se messa in
rapporto con il contratto sociale mostra un elelemtno che il contratto sociale non è in grado di
spiegare. Ci si potrebbe domandare perché all’alba dei tempi gli uomini hanno fatto questo
contratto? Normalmente il contratto presuppone una parità,quindi questa finzione del contratto
sociale messa in rapporto con la relazione tra madre e figlio mostra come abbiamo bisogno di
qualcos’altro per dimostrare la complessità della dimensione sociale che non è fatta solamente di
soggetti titolari di diritti che ad un certo punto rinunciano a qualcosa e lo concendono allo stato.
C’è qualco’altro che ci spiega l’immagine della maternità: c’è la solidarietà da parte del debole nei
confronti del forte. Qaudno si parla di famiglia se ne parla almeno in senso tradizionale con
riferiemnto al matrimonio. Il matrimonio è stato definito come uno strato roccioso che pervade la
storia dell’umanità. In senso etimologico: Mater (madre) munus (ufficio\dovere\dono). Quindi
matrimonio etimologicamente si connette ad un dovere della madre di doversi prendere cura dei
figli. Il senso di questo cardine dela parola è spiegabile perché nel matrimonio si è giocata
fondamentalmente l’idea di una solidarietà (in accezione civilistica) e cioè ad essere coobblogato è
anche il padre nel munus della madre. Quindi il matrimonio solidarizza i genitori nel munus.Da una
parte la madre è piu forte nei confronti del figlio, ma se pensiamo ad una società arcaica la madre
è debole nei confronti dei tanti pericoli che si possono presentare nel periodo di gravidanza e
quindi si attrae l’altro soggetto responsabile che condivide il dovere nei confronti del figlio. Questo
modo di ragionare serve per mettere in evidenza questa doppia dimensione che caratterizza la
stessa rappresentazione della dimensione sociale e cioè il lato delle libertà che è figlio dell’idea di
contratto (elelemtno giuridico in forza del quale le parti si danno delle regole), poi però c’è
qualcosa che non si riesce a spiegare il contratto e cioè la dimensione di solidarietà(appartenenza
ad un gruppo dal quale scaturiscono dei dovere).
L’art 29 è quello che si dedica a definire la famiglia dal punto di vista dei coniugi. Un aspetto che
balza all’occhio nell’art.29 la definzione di società naturale. Dalla prospettiva sociologica mettere
insieme società e naturilità può sembrare contradditorio perché c’è società nel momento in cui c’è
cultura e quindi nel moemnto in cui c’è cultura non c’è naturilità. Dal punto di vista giuridico
queste categorie possono essere prese in un altro modo. Quando l art 29 parla di naturale la
utilizza in un modo anagolo ad altri ambiti del diritto ( come quando ad esempio nel passato si
parlava di filiazione naturale ,che era tale perché essa non era fatto giuridico, ma era fatto in
quanto tale). Quindi parlare di società naturale vuole intendere una società che ha radice nella
natura umana senza che lo stato possa fabbricare lui una società non naturale. Quando parliamo
di natura con riferimento al mondo animale\ naturale facciamo riferimento a qualcosa cosi com’è,
dove non c’è l’intervento dell’uomo,mentre quando parliamo di natura umana entra in gioco tutta
la complessità dell’essere umano. Quando parliamo di essere umano la sua natura è corpo e
dimensione culturale, quindi nell’essere umano la scissione tra natura e cultura non si può
utilizzare in modo cosi dualistico. Ciascuno di noi vive in un corpo ma nello stesso tempo partecipa
a quella dimensione culturale. Quindi quando diciamo che la famiglia è una società naturale è
ovvio che facciamo riferimento alla natura umana. Quindi quello dell’art. 29 non è
necessariamente un ossimoro, come qualcuno pensa.Questo è un punto di vista che è molto
presente nel discorso della famiglia, perché nel discorso della famiglia entra in gioco non solo
l’aspetto culturale ma anche l’aspetto fisico. Il punto più problematico del primo comma è la
previsione del fatto che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio e quindi la
nostra costituzione ha voluto vedere nella scoietà naturale quello strato mitico e roccioso
(matrimonio) come elemento essenziale. Però il secondo comma dell’art 29 non si accontenta di
questa visione della famiglia perché dentro il secondo comma penetra la modernizzazione
dell’idea di famiglia e il in più il principio di uguaglianza che non rimane fuori dalle mura
domestiche. Agorà: dimensione pubblica,fuori dal domestica. Il principio di uguaglianza è entrato
anche nelle mura domestiche. Chiaramente facendo entrare questo principio nell’idea di famiglia è
chiaro che c’è una giurisdizione dell’idea di famiglia, non è accettabile per l’ordinamento giuridico
una famiglia che dentro di sé si organizzasse in modo discriminante per i suoi membri. I coniugi
hanno una posizione di uguaglianza morale e giuridica. La parola morale irrita un po il positivista
(kelsen divide la morale dal diritto).
L’art 30 della cost si occupa del lato dei figli . Abbiamo visto che il primo comma in fondo è il
pilastro su cui si regge un’idea di non discriminazione del figlio, senza far pesare le circostanze in
cui è nato. In tutte le due situazioni incombe su coloro che hanno messo al mondo il dovere e
anche il diritto di mantenere istruire i figli. Oggi si parla di responsabilità genitoriale (prima del
2012 si parlava di potestà).
Se l’art 29 si potrebbe interpretare nella prima parte si mostra propenso ad un’idea istituzionale
della famiglia,l’art 30 riprende anche un’idea istituzionale. Da dove sorge la responsabilità? Dal
fatto di avere generato. Perché questa domanda è una domanda? Ci facciamo questa domanda
perché ci immaginiamo che ci possano essere altri motivi. Quali potrebbero essere questi motivi?
L’alternativa sarebbe di pensare che la filiazione non sia funzione di un dato di fatto, ma che possa
essere una funzione di un dato di scelta. I paradigmi della filiazione sono due: 1) un paradigma
istituzionale: c’è un fatto generativo. 2) paradigma volontaristico. Pensiamo a casi concreti:
l’adozione oppure fecondazione in laboratorio. Quest’ultima tecnica sposta il discorso, perchè
implica una volontà e questa volontà porta a rendere pensabile che sia acquistabile lo status di
filiazione. Fecondazione eterologa: utilizzo di gameti di un soggetto terzo. In questo caso come
nasce la responsabilità genitoriale? Nasce per la volontà di tre soggetti che sono coinvolti. Il terzo
oltre a mettere a disposizione i propri gameti, esclude anche la propria responsabilità. Nella
pratica non c’è un contratto in senso tecnico, ma ci sarà in senso lato. Si verifica una polarità del
piano istituzionale e di quello contrattuale ,che pervade sia i rapporti di coppia che quelli di
filiazione.
Art 31 La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della
famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo
Matrimonio: istituto che regola i rapporti di coppia in senso orizzontale. L’inquadramento storico
ci permette di comprendere il matrimonio cosi com’è oggi. Un confronto tra il nostro matrimonio
e quello del diritto romano: il matrimonio del diritto romano si caratterizza come giocoto sul fatto
piuttosto che sulla promessa, cioè è legato a concetti relativi alla dimensione fattuale. Il
matrimonio che conosciamo noi implica una promessa e un rapporto che nasce da quella
promessa. La concezione attuale è una concezione basata anche sul dover essere. Nel diritto
romano il consenso matrimoniale era presente, non era un entità irrilevante,però era
fondamentalmente il portato di un comportamento che doveva tenersi quotidianamente. I romani
ritraevano il consenso da un fatto concludente e cioè dal fatto che due soggetti convivevano. Ma il
punto di vista che avevano i romani (romanità classica) è che il matrimonio è un fatto . il legame
che si instaura tra matrimonio e possesso nel diritto romano, si intende possesso come usus e cioè
qualcosa che si ripete nei fatti, non c’è un titolo che fonda questo stato di cose. Per renderci conto
di questa dimensione possessoria pensiamo ad esempio che per molto tempo è esistito il
trinoctium e cioè se la donna non stava tre notti con il marito, questo interrompeva l’usus e quindi
generava un’interruzione del matrimonio. Un altro istituto che può rappresentare questa
situazione era il post liminium: i soldati potevano riprendere i rapporti giuridici che avevano
lasciato prima della guerra. A questo istituto facevano eccezione il possesso stesso e il matrimonio
perché non c’era stata la continuità. Se il matrimonio era un fatto che doveva continuare, da cosa
può essere interrotto oltre all’interruzione della convivenza? Lo interrompre la mancanza di
consenso mediante il divorizio. Il divorzio: dal latino diverter e cioè prendere ciascuno la propria
strada, dividersi il percorso. Nel 4 secolo si diffonde il cristianesimo a roma influenzando le
istituzioni romani e sopravviene un mutamento nella concezione del matrimonio. I cristiani di
solito lo inculturavano e quindi trasformano il consenso che il matrimonio romano esprimeva nella
quotidianità in una promessa,che diventa il momento costitutivo del matrimonio. Diventa un
dovere comportarsi in un determinato modo. Nel diritto contemporaneo il matrimonio non è piu
un mero fatto, ma una promessa che concentra il consenso matrimoniale nell’atto stesso della
promessa. Dal punto di vista consensualistico, mentre il matrimonio romano richiede una
permanenza del consenso, il diritto postcristianesimo diventa concentrato nell’atto della
promessa. Questo vuol dire che il matrimonio riceverà una grande attenzione dal punto di vista
giuridico sul piano dell’atto matrimoniale, in cui entreranno i gioco tutti gli aspetti propri dell’atto.
Nel diritto romano non c’è un atto, ma solo un rapporto nella sua fattualità.
Dopo si ha la penetrazione del cristianesimo nelle istituzioni romane. La chiesa monopolizza il
matrimonio . il matrimonio come sacramento diventa appannaggio della chiesa. Il matrimonio
viene disciplinato dal diritto canonico, gli stati non interferiscono con la disciplina del matrimonio
canonico e questo non avviene in modo indolore,perché c’è una certa resistenza da parte dei
costumi della società rispetto a questo monopolio,nel senso che le società non digerivano che il
matrimonio concepito come promessa potesse essere affermato in modo cosi rigido impedendo il
coinvolgimento delle famiglie. Se guardiamo alla sociologia del matrimonio, il matrimonio è un
contratto di stato (Weber), in cui due clan si uniscono mediante un contratto matrimoniale. Il
matrimonio cristiano criticava ciò perché seguiva una logica di insostiuibilità del consenso da
qualunque esterna potestà. Un esempio di come ad un certo punto queste due propensioni
entrano in conflitto lo abbiamo nel concilio di trento in cui alcuni stati si pongono il problema dei
matrimoni clandestini. Si facevano i matrimoni clandestini perché si approfittava della regola
canonistica per sfuggire alla volontà dei genitori. Le società dell’epoca governavano anche tra i
matrimoni ciò che accadeva. Francia e inghilterra pongono questa questione nel concilio di trento.
Tale concilio avviene nel momento in cui l’europa era divisa tra protestanti e cattolici. In quel
momento la decisio ne che fu presa attraverso il provvediemento ‘’ tametsi(benchè)’’non
concedeva la sostanza, e cioè il principio del consenso rimane. In inghilterra tale decreto non fu
pubblicato. In francia il re propose un intervento legislativo in cui stabili il diritto di disiredare il
figlio con meno di 30 anni che si era sposato senza consenso dei genitori. Tale logica del consenso
genitoriale si ritrova fino al codice napoleone. Il codice napoleonico, essendo ormai il matrimonio
statualizzato, interviene sulla stessa validità del matrimonio. il matrimonio non è valido se fino ai
25 anni non è stato richiesto il consenso ai genitori, e dopo i 25 anni se non è stato richiesto un
parere da parte loro.
Ad un certo punto si parla di consenso sociale: la società vede l’affermarsi del principio di
autonomia. Nella seconda metà del 900 si affermano i diritti matrimoniali che escludono il
consenso dei genitori. Quest’idea ha dovuto fare i conti con la concezione gerarchica della
famiglia.
Concezione istituzionale della famiglia: quando parliamo di istituzione parliamo di un istituto
giuridico che ha una sua base oggettiva. Quando parliamo di istituzione matrimoniale \familiare
possiamo dividere il concetto di istituzione in due categorie storicamente rilevanti. Un’idea di
istituzione ci porta a pensare al vetero istituzionale in cui il principio ispiratore dell’istituzione è un
principio gerarchico, e cioè c’è un istituzione in cui ci deve essere un capo. Ma questa idea
gerarchica di famiglia arriva fino al 900. L’idea neoistituzionale invece mutua l’idea consensuale
ma non fino al punto di togliere un nocciolo essenziale. Un conto è il si degli sposi al matrimonio,
non significa che gli sposi determinino il contenuto del matrimonio-> questo è importante per la
distinzione tra una concezione contrattualistica e una istituzionale. una concezione
contrattualistica espone il contenuto del matrimonio alla libera determinazione delle parti
12\10\20
12 ottobre
Nell’evoluzione del concetto di matrimonio è emerso più chiaramente la distinzione tra
matrimonio atto e matrimonio rapporto. Questa distinzione si razionalizza attraverso la storia: il
matrimonio non è fatto solo dal rapporto, come in epoca romana, ma vede prima di tutto l’atto
matrimoniale, ossia uno scambio di promesse che danno vita a rapporti giuridici.
Questo rapporto matrimoniale ha carattere peculiare: esso non è meramente rapporto ma è
anche status. Quindi i coniugi è come se cambiassero ruolo all’interno della società, perchè
acquistano lo status di coniugi.
La cultura cristiana ha innestato nell’idea di matrimonio del diritto romano, l’idea di promessa, di
atto matrimoniale che assume dentro di se il consenso del matrimonio, che determina gli effetti
giuridici del matrimonio: dal matrimonio nascono doveri che determinano la vita coniugale in
termini non solo di fatto ma anche di comando.
Un momento storico importante è stato il concilio di Trento che è proprio la resistenza della chiesa
cattolica rispetto alle richieste degli stati a subordinare il consenso matrimoniale ad un consenso
degli sposi. Si tratta di una resistenza culturale e storica verso l’idea che il cristianesimo ha
innestato nella cultura europea. La storia europea precedente considerava il matrimonio come un
affare della famiglia intera e questa idea si è riprodotta fino al concilio di Trento, ma anche dopo
nel codice del 1865 e nella prima versione del codice del 1942 questa idea rimane.
vi è stata una dialettica tra i principi del cristianesimo nei confronti della società nelle sue spinte
politico e sociali più tradizionali.
Dopo il concilio di Trento si definisce la posizione della chiesa, sulla spinta degli stati nazionali, una
posizione che non rinuncia all’idea che il consenso debba essere strettamente personale dei
coniugi e non possa quindi essere surrogato da nessun altra potestà.
Un altro carattere che emerge è l’assunzione formale dell’idea di matrimonio. Vi erano matrimoni
clandestini, caratterizzati da un “fuga” dal consenso resto della famiglia. Questo fatto non era
irrilevante rispetto alla validità del loro matrimonio, perchè il matrimonio clandestino era
comunque contratto mediante il consenso del matrimonio. Quindi questi matrimoni erano
considerati validi.
La chiesa cattolica accettò l’idea di rendere necessario il requisito formale del matrimonio: un
conto è il consenso, un conto è la forma in cui il consenso di manifesta. La forma diventa
obbligatoria e argina il fenomeno dei matrimoni clandestini, perchè la celebrazione deve avvenire
secondo certe regole. La forma è un elemento che si aggiunge dal punto di vista del modo
vincolato da parte dell’ordinamento giuridico di rendere pubblica una volontà, che rimane il cuore
dell’atto matrimoniale.
Nel concilio di Trento si recepisce da una parte la centralità del consenso degli spesi e dall’altra
parte il matrimonio assume una necessaria dimensione formale. Celebrazione non vuol dire che il
celebrante partecipa come se il matrimonio lo concludesse anche lui. Fine 800 inizio 900 si
diffonderà una strana idea dal punto di vista giuridico secondo la quale una volta che il matrimonio
era stata statalizzato, gli stati europei cominciano a riprendere la disciplina del matrimonio fino ad
includervi la disciplina dell’atto matrimonio. Perciò nel codice napoleonico abbiamo una disciplina
integrale del matrimonio che riguarda anche l’atto matrimoniale, che nei secoli precedenti era
stato lasciato nelle mani della chiesa.
Durante l’800/900 si statalizza il matrimonio: durante questa statalizzazione si diffondono delle
teorie di concezione del matrimonio secondo le quali la dichiarazione del pubblico ufficiale veniva
considerata come una dichiarazione costitutiva, come se ci fosse un atto trilaterale. Questa idea è
legata all’idea dell’epoca che il matrimonio sia investito da una pubblicizzazione del matrimonio.
Soprattutto attraverso una sorta di ripresa di teorie di stampo neo-hegeliano, il cui autore
principale è Antonio Cicu, che terrazza l’idea pubblicistica di matrimonio: il matrimonio e la
famiglia come entità non collegate sul piano di diritto privato ma partecipano ad una funzione di
carattere pubblico. Nella contemporaneità questa tendenza è stata completamente eliminata.

Disciplina dell’atto matrimoniale


Il matrimonio come atto si caratterizza per la previsione di una serie di requisiti necessari per poter
addivenire alla celebrazione del matrimonio e che, quando decliniamo in senso negativo, si tratta
di impedimenti al matrimonio.
Il primo requisito, presentato all’art. 84 è l’età “I minori di eta' non possono contrarre matrimonio.
Il tribunale, su istanza dell'interessato, accertata la sua maturità psico-fisica e la fondatezza delle
ragioni addotte, sentito il pubblico ministero, i genitori o il tutore, può con decreto emesso in
camera di consiglio ammettere per gravi motivi al matrimonio chi abbia compiuto i sedici anni”:
questo requisito nel diritto civile ha rafforzato, più che nel diritto canonico, la tutela del consenso.
Il modello canonisti prevedeva limiti di età più bassi di quelli previsti oggi dal codice civile. L’art. 84
alza il limite dell’età rispetto al modello canonico (12-14 anni) e lo sposta ai 18 anni per entrambi.
L’età viene fatta coincidere con l’età della maturità ed è un requisito che vale allo stesso modo per
entrambi gli sposi. La ragione della differente impostazione del diritto civile rispetto al diritto
canonico consiste nel fatto che il diritto canonico imponeva il limite di età più legata all’idoneità
fisica che psicologica al matrimonio. Ponendo il limite di età a 18 anni, il legislatore ha voluto
riconoscere che il consenso è fondamentale per il matrimonio ed il consenso è considerato una
manifestazione della volontà degli sposi e quindi della loro consapevolezza. Il limite di età più
basso è legato semplicemente all’idoneità fisica che può essere diversa tra uomini e donne.
Questa però era una regola funzionale non tanto al consenso ma all’idoneità fisica, per questo
l’art. 84 assume rilievo culturale: esso traduce in maniera più coerente l’idea stessa della centralità
del consenso. Se quello che conta è il consenso è necessario che sia credibile e, per essere tale,
deve essere manifestato in maniera consapevole.
Nel nostro ordinamento noi abbiamo due forme principali di matrimonio: matrimonio civile e
matrimonio concordatario (celebrato davanti all’ufficiale del culto cattolico, il cui matrimonio
nasce davanti all’istituzione ecclesiastica e viene accolto attraverso la legge concordataria nel
nostro ordinamento, tramite la trascrizione nei pubblici registri). Esiste una disciplina apposita che
ha incorporato alcuni elementi che tengono conto di questa differenza, in particolare bisogna fare
riferimento alla legge 121. Per esempio all’art. 8 si trova previsto che “sono riconosciuti gli effetti
civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico, a condizione che l’atto relativo
sia trascritto nei registri dello stato civile, previe pubblicazioni nella casa comunale”.
Esso afferma anche che "la Santa Sede prende atto che la trascrizione non potrà avere luogo:
quando gli sposi non rispondano ai requisiti della legge civile circa l’età richiesta per la
celebrazione;
quando sussiste fra gli sposi un impedimento che la legge civile considera inderogabile”.
Questo articolo sancisce un criterio di coerenza del matrimonio trascritto rispetto alla legge civile
italiana: si possono trascrivere solo i matrimonio che rispondano a queste caratteristiche.
L’art. 4 del protocollo addizionale alla legge 121 afferma che: “si intendono come impedimenti
inderogabili della legge civile:
l’essere uno dei contraenti interdetto per infermità di mente;
la sussistenza tra gli sposi di altro matrimonio valido agli effetti civili;
gli impedimenti derivanti da delitto o da affinità in linea retta”.
Questi elementi riprendono quegli impedimenti tipici, previsti ad esempio dall’art. 85 cc, che
prevede l’impedimento dell’infermità di mente.
Art. 85: “Non può contrarre matrimonio l'interdetto per infermità di mente”. Questa interdizione è
di tipo giudiziale, cioè quella per cui il giudice prende provvedimenti nel caso la persona fosse
incapace di intendere e di volere. Il nostro ordinamento prende in considerazione anche
l’inabilitazione e l’amministrazione di sostegno. Queste però non sono menzionate. La prima,
l’inabilitazione, non è menzionata volutamente dall’art. 85 perchè era scontata. Non è stata
considerata come impedimento, quindi anche l’inabilitato avrebbe potuto manifestare il consenso
al matrimonio senza il curatore. La stessa cosa vale per il soggetto che fosse sottoposto ad un ad
un provvedimento per amministrazione di sostegno. Il soggetto che si trova in questa condizione
non è necessariamente precluso alla via del matrimonio, potrebbe esserlo qualora il giudice,
nell’emettere il provvedimento dell’amministrazione di sostegno abbia indicato tra gli atti che non
possono posti in essere dal soggetto, il matrimonio.

14\10\20
Art 86 cc. Non può contrarre matrimonio chi è vincolato da un matrimonio [65, 68, 102, 116, 117,
124; 562 c.p.](1) o da un'unione civile tra persone dello stesso sesso precedente(2).
Libertà di stato è quindi mancanza di vincolo coniugale. Digamia è uno di quegli elementi che nella
cultura occidentali è ancorato all’idea di matrimonio. Il matrimonio è un atto bilaterale.
Art 87 cc. Non possono contrarre matrimonio fra loro [117 c.c.]:1) gli ascendenti e i discendenti in
linea retta [legittimi o naturali] [75 c.c.](1);2) i fratelli e le sorelle germani, consanguinei o uterini
[101, 116 comma 2 c.c.];3) lo zio e la nipote, la zia e il nipote;4) gli affini in linea retta [78 c.c.]; il
divieto sussiste anche nel caso in cui l'affinità deriva da matrimonio dichiarato nullo [117 c.c.] o
sciolto o per il quale è stata pronunziata la cessazione degli effetti civili [116 comma 2 c.c.];5) gli
affini in linea collaterale in secondo grado;6) l'adottante, l'adottato e i suoi discendenti;7) i figli
adottivi della stessa persona [294 c.c.];8) l'adottato e i figli dell'adottante [300 c.c.];9) l'adottato e il
coniuge dell'adottante, l'adottante e il coniuge dell'adottato.[I divieti contenuti nei numeri 6), 7),
8) e 9) sono applicabili all'affiliazione [409]](1).
La disciplina dell’ultimo precetto riguarda l’adozione. La norma fa riferimento al secondo grande
tabu riguardo il matrimonio e cioè quello che chiamiamo incesto. Perché l’incesto storicamente ha
costruito un vincolo insuperabile? Dal punto di vista genetico per le malattie, il problema però può
assumere anche una prospettiva differente: è stato legato ad un momento di passaggio dalla vita
in clan all’apertura dei clan nella società. Il clan è un gruppo chiuso in cui ci sposa tra
parenti,mentre la società è il primo momento in cui le persone si posano tra famiglie diverse
rendendo più forte i legami sociali. Si tratta di una società fatta da persone che uniscono i gruppi
familiari fondendoli. Il divieto di sposarsi tra parenti proprio per non chiudere le parentele. Per
quanto riguarda la parentela oggi abbiamo una divisione: da una parte esiste una parentela
indisponibile (che non è dispensabile) ed è un vincolo al quale non ci si può opporre, dall’altra c’è il
vincolo dispensabile.
Un altro impedimento è il divieto temporaneo di nuove nozze: è necessario che passino 300
giorni_> ART 89. Non può contrarre matrimonio la donna, se non dopo trecento giorni dallo
scioglimento, dall'annullamento o dalla cessazione degli effetti civili del precedente matrimonio.
Sono esclusi dal divieto i casi in cui lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del precedente
matrimonio siano stati pronunciati in base all'articolo 3, numero 2, lettere b) ed f), della legge 1
dicembre 1970, n. 898, e nei casi in cui il matrimonio sia stato dichiarato nullo per impotenza,
anche soltanto a generare, di uno dei coniugi.
Il tribunale con decreto emesso in camera di consiglio, sentito il pubblico ministero, può
autorizzare il matrimonio quando è inequivocabilmente escluso lo stato di gravidanza o se risulta
da sentenza passata in giudicato che il marito non ha convissuto con la moglie nei trecento giorni
precedenti lo scioglimento, l'annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio. Si
applicano le disposizioni dei commi quarto, quinto e sesto dell'articolo 84 e del comma quinto
dell'articolo 87.
Il divieto cessa dal giorno in cui la gravidanza è terminata.
Questo elemento è collegato ad un aspetto fisico, infatti la donna potrebbe rimanere incinta nel
periodo immediatamente dopo al matrimonio e nasce il dubbio di paternità. E’ però questo un
impedimento meno grave,perché il matrimonio sarà pur sempre valido ma comporta delle
sanzioni.
Dopo le pubblicazioni è possibile effettuare la celebrazione. Nel corso di questa procedura è
possibile rifiutare le pubblicazioni quando mancano degli elementi essenziali. La differenza di sesso
accompagna il matrimonio. Nel corso del tempo questa ideologia è cambiata,prima nel diritto
matrimoniale si era solito affermare che il matrimonio fra persone dello stesso sesso fosse non
nullo, ma adirttura inesistente. Un rifiuto di pubblicazione si è verificata in relazione a unione tra
persone dello stesso sesso.
Art.113 Si considera celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile il matrimonio che sia stato
celebrato dinanzi a persona la quale, senza avere la qualità di ufficiale dello stato civile, ne
esercitava pubblicamente le funzioni, a meno che entrambi gli sposi, al momento della
celebrazione, abbiano saputo che la detta persona non aveva tale qualità
Funzionari apparente è una categoria che attribuisce efficacia ad un matrimonio celebrato davanti
a un parente che nella realtà non è un funzionario ma viene investito di questa carica. L’unico
elemento di ostacolo potrebbe essere la mala fede dei coniugi e cioè la loro consapevolezza di
trovarsi davanti ad uno che non ha una carica.
Cos’E’ rilevante piu nel matrimonio che nel contratto? E viceversa cos’è piu rilevante nel
contratto?
La disciplina del matrimonio la troviamo nell’art 122 del cc. Il matrimonio viene preso in
considerazione come atto. Il consenso degli sposi è essenziale, questo è il risultato di uno sviluppo
storico. Ma se il consenso è centrale nella configurazione del matrimonio allora si considerano
rilevanti anche vizi del consenso. Da questo punto di vista potremmo dire che Il matrimonio è un
negozio giuridico perché centrale è la volontà, e questa volontà ha un peso che probabilmente è
più significativo della volontà contrattuale. Differenza tra contratto e matrimonio sotto il profilo
dei valori in gioco quando si discute del consenso: nella disciplina del contratto entra in gioco una
tutela della certezza dello scambio, infatti l’annullabilità per errore c’è solo se è
riconoscibile.insomma l’errore non rileva in quanto tale, in quanto ci sarebbe il rischio di
introdurre troppi fattori di incertezza. Con riguardo al matrimonio è chiaro che è un ordinamento
giuridico che da un certo peso alla volontà.
Vizi del consenso: art 122->COMMA UNO((Il matrimonio può essere impugnato da quello dei
coniugi il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità
derivante da cause esterne allo sposo. -> Qui si parla di violenza intesa come minaccia,e non si
discosta tanto da quella che rileva in materia contrattuale. Nel primo comma osserviamo però un
elemento che non ricorre nel contratto e cioè il timore dovuto a circostanza esterne agli sposi. Qui
è entrato in gioco un tema che ha un certo peso: il tema di quale sia la rilevanza del timore
all’interno del matrimonio. Se avessimo disciplinato la sola materia del contratto troviamo il
timore reverenziale: il timore che possiamo sentire nei confronti di qualcuno piu autoritario.L'art.
1437 del Codice civile precisa che "il solo timore reverenziale non è causa di annullamento
del contratto". C’è un timore interno,intimo che mette il giurista in una difficoltà. Nella riforma del
75 ci si pose il problema della rilevanza del timore. Il timore esterno nella disciplina del
matrimonio rassicura chi temeva la rilevanza del timore spontano e cioè appunto quello
reverenziale. Dal punto di vista teorico questo non significa che si è annullato il timore
reverenziale. Quindi dobbiamo immaginarci il caso di una ragazza che sente delle parole dei
genitori,e non il padre che la minaccia perché li si tratterebbe di violenza. Il timore in realtà può
essere la porta attraverso la quale entra lo stato di necessità. Da questo punto di vista dobbiamo
far notare una differenza. Se fosse il padre a dire di sposarsi si tratterebbe di violenza. Il timore di
eccezionale gravità può essere la porta attraverso la quale entra lo stato di necessità. A questo
punto entra in gioco una categoria più consistente.
ESEMPIO: una donna polacca viene avvicinata dai servizi segreti polacchi per accedere a delle
informazioni dai circoli da lei frequentati. Questa donna decide di sposarsi con un italiano,
ottenendo la cittadinanza italiana, sottraendosi alle minacce dei servizi segreti. Un caso del genere:
se la donna e l’uomo si sono sposati simulando per prevenire il danno si tratta di una simulazione.
Potrebbe anche capitare che si sia trovata davanti ad una persona che voleva sposarsi mentre lei
solo per timore di cause a lei esterne e quindi in una condizione di stato di necessità. Lo stato di
necessità è uno stato in cui la persona deve tenere un certo comportamento per sfuggire ad un
pericolo di danno grave. Questa possibilità di annulare il matrimonio per sttao di necessità
presenta dei profili di maggiore semplicità rispetto alla simulazione. La simlazione è regolata in
moto ostico, mentre in questo caso.L’art 122 è piu importante negli altri commi:Il matrimonio può
altresì essere impugnato da quello dei coniugi il cui consenso è stato dato per effetto di errore
sull'identità della persona o di errore essenziale su qualità personali dell'altro coniuge.L'errore
sulle qualità personali è essenziale qualora, tenute presenti le condizioni dell'altro coniuge, si
accerti che lo stesso non avrebbe prestato il suo consenso se le avesse esattamente conosciute e
purché l'errore riguardi
:1) l'esistenza di una malattia fisica o psichica o di una anomalia o deviazione sessuale, tali da
impedire lo svolgimento della vita coniugale;
2) l'esistenza di una sentenza di condanna per delitto non colposo alla reclusione non inferiore a
cinque anni, salvo il caso di intervenuta riabilitazione prima della celebrazione del matrimonio.
L'azione di annullamento non può essere proposta prima che la sentenza sia divenuta irrevocabile;
3) la dichiarazione di delinquenza abituale o professionale;
4) la circostanza che l'altro coniuge sia stato condannato per delitti concernenti la prostituzione a
pena non inferiore a due anni. L'azione di annullamento non può essere proposta prima che la
condanna sia divenuta irrevocabile;
5) lo stato di gravidanza causato da persona diversa dal soggetto caduto in errore, purché vi sia
stato disconoscimento ai sensi dell'articolo 233, se la gravidanza è stata portata a termine.L'azione
non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che siano cessate la violenza
o le cause che hanno determinato il timore ovvero sia stato scoperto l'errore)).

Diciamo subito che l’errore cosi com’è delineato nell’art 122, si basa sull’identità della persona.
Tale errore è un residuo storico. L’errore sull’errore della persona lo troviamo nel codice
napoleonico sostanzialmente sulla scorta dell’autorità di Potie,che alla luce degli insegnamenti del
diritto canonico propone come unico errore quello sull’identità della persona. Perché una visione
cosi restrittiva? Nella società moderna l’errore sull’identità della persona che valore può avere?
Praticamente nulla. Chi è che si sbaglia sull’identità? E’ chiaro che l’errore sull’identià della
persona è proprio di una società antica, oggi è una situazione paradossale. Lo stesso napoleone
nel code ebbe parole negative in merito a tale visione limitata alla sola rilevanza dell’errore fisico.
In questa materia giocava il problema di fondo del matrimonio. Il matrimonio esce dal monopolio
del diritto canonico. Viene statualizzo dall’800 e cioè diventa istituto del diritto civile. IL diritto
canonico dà rilevanza all’indissolubilità, è un sacramento e nessuna autorità umana può sciogliere
un sacramento. A questo punto il matrimonio si consegna alla vicenda coniugale senza che sia
possibile rimetterlo in gioco mediante la risoluzione. Un conto è l’atto matrimonio e la sua validità
e un conto è il rapporto matrimoniale in cui si parlerebbe di risoluzione.Nella visione canonistica
c’è l’indossubilità, tutto si basa sull’atto matrimoniale. Il matrimonio civile ha una prospettiva non
sacramentale, difficilmente si sente di accettare l’indissolulibilità. Nella statualizzazione il
matrimonio si contrattualizza non interamente però perde un po di quella forza che gli da una
specie di sigillo religioso che implica l’indissolubilità. Nel momento in cui viene collocato nel piano
statuale diventa un atto civile e il problema dell’indissolubilità si dissolve. In francia viene
introdotto il divorzio, in italia no e questa esperienza differente si riflette su un diverso
orientamento giurisprudenziale sulla scorta dello stesso dato normativo.Nella dottrina francese ad
un certo punto si formano delle tesi: si apre una seconda ipotesi oltre all’errore fisico, cioè quella
intermedia secondo cui l’errore può cadere anche sulla qualità della persona che attiene alla sua
identità sociale intesa come personalità civile dello sposo\a. L’errore sulla personalità civile vuol
dire : pensavo di sposare un francese e invece è un tedesco.Tesi estrema riguardava invece
l’errore in merito a qualità sociali. Un esempio fu una sentenza francese in cui una donna aveva
sposato uno e scopre dopo che era stato condannato ad 11 anni a lavori forzati per complicità in
un assasinio. In francia si aprono questi tre profili, ma la cassazione francese darà torto alla
richiesta di nullità del matrimonio di questa donna perché la cassazione dice che ha rilievo solo
l’errore che riguarda l’identità sulla persona nei suoi profili politici(cittadinanza e stato di famiglia)
La cassazione italiana prende la strada più liberale: è rilevante anche l’errore sulla qualità della
persona( e non solo quelle politiche). Le due cassazioni vanno in due direzioni opposto ,perché?
Perché in Francia c’è il divorzio. Nella sentenza francese esposta precedentemente la donna in
merito alla richiesta di valutazione positiva dell’errore ha fatto valere non una volontà reale,bensi
una ipotetica. ‘’ se io avessi saputo che era stato condannato non lo avrei sposato’’. E’ come se
facesse valere un matrimonio che per lei non funziona. Da un punto di vista giuridico si potrebbe
concedere al giudice francese che la donna sta scegliendo la possibilità sbagliata, perché può
scegliere il divorzio. Mentre in italia mancando il divorzio deve affrontare la questione dell’errore
in modo differente. E’ evidente che l’atto matrimoniale non può essere isolato,c’è una sorta di
tensione dialettica tra una disciplina basata sul principio dell’indissolubilità e quella che presenta la
possibilità del divorzio.
Quando arriviamo al codice italiano del 42 il tema dell’errore conosce ulteriori passaggi,
paradossalmente abbiamo dei cambiamenti tra la disciplina del 42 e del 1975. Nel 42 c’erano
elementi che permettevano estensione e altri no (relativamente all’errore). Nella disciplina del 42
vi era una previsione relativa all’errore che si sdoppiava: si prevedeva che il matrimonio poteva
essere impugnato per violenza o per errore e poi nel comma successivo stabiliva che l’errore sulla
qualità era rilevante solo se guardava l’identità dello sposo. Un paio di esempi: una donna francese
sposa un signore che era italiano sebbene avesse il cognome francese. Lei aveva deciso di
sposarlo, ma dopo si era resa conto che lui non fosse francese. La donna vuole impugnare il
matrimonio perché si sente ingannata. Questo errore doveva essere regolato dal giudice
italiano,che porta ad un’interpretazione piu ampia. Il codice del 42 ha voluto attenersi ai patti
lateranensi e ha voluto che il matrimonio civile seguisse di piu quello canonico. Il giudice italiano fa
valere la categoria dell’error in negotio: cioè quando stipulo un contratto,pensando che quel
contratto abbia specifiche caratteristiche. Il giudice torinese riesce a dare ragione alla donna
affermando che la donna non conoscendo che il marito fosse italiano, non sapeva che si sarebbe
applicata la legge italiana che è profondamente differente rispetto a quella francese, in quanto
concepisce il matrimonio come indissolubile.
Un altro caso: tribunale di napoli -> una donna era stata persuasa da un uomo che le ha detto che
al posto di fare l’atto matrimoniale,si trattava di una semplice promessa. Il nostro codice,almeno
nella versione del 75, non prevede di considerare un errore in quanto tale.
19\10\20
Ci stiamo occupando dell’atto del matrimonio. Nel 1975 si fa la riforma del diritto di famiglia e si
percorre un crinale di grande rilievo perché l’italia ha vissuto pochi anni prima una legge che ha
introdotto il divorzio, spezzando la storia del diritto di famiglia. Si passa da un idea di famiglia di
stampo canonistico ad un matrimonio sempre statualizzato ma che assume come elemento
caratterizzante il divorzio. Nell art 122 vediamo come attraverso la riforma del diritto di famiglia si
è disposta la disciplina dell’errore nel matrimonio, la quale dal punto di vista delle sue possibilità
teoriche può variare. Una possibilità può essere restrittiva, basti pensare a potie che dice che
soltanto l errore sull identintà è rilevante. Un’altra possibilità riguarda le qualità. Un'altra ancora
riguarda qualità che incidono sulla possibilità di svolgere la vita matrimoniale. Nella disciplina
itliana del 122 si agitavano queste tensioni legate alla possibilità di individuare una delle
possibilità. L’idea di potie viene subito abbandonata. Ci si pone questo problema perché in italia
stava per essere indetto il primo referendum e cioè quello relativo al divorzio. Vi era stata una
convinzione che il referendum sul divorzio fosse vinto dall’idea dell’indossolubilità. Oggi abbiamo
una disciplina sulle qualità personali che COPIA ART. questa regola viene poi specificata attraverso
5 punti. Anche qui vi fu una certa tnesione perché in progetto preliminare c’era una clausola
generale grazie alla quale il giudice poteva stabilire se quella qualità fosse realmente essenziale,
fornendogli cosi poteri arbitrari.
Clausola generale: abbiamo visto che il matrimonio non permette alle parti di introdurre delle
condizioni. Ciò deriva dall’idea di matrimonio per la quale il matrimonio ha delle sue
caratteristiche essenziali. La clausola generale è una caratteristica degli ordinamenti giuridici
scritti. Si intende una norma la quale non dice al giudice in maniera completa quale sia la
fattispecie da applica,ma gli fornisce un potere più importante. Nell’ambito del rapporto
obbligatorio ad esempio si determina una clausola generale che il giudice deve concretizzare. Cioè
il giudice davanti alla situazione concreta deve decidere cosa significa comportarsi
correttamente,proiettandosi come se fosse un legislatore: tutti quelli che si trovano in questa
circostanza si dovrebbero comportare in un determinato modo. Il giudice dovrebbe stabilite se
una qualità è tale per cui l’errore su di essa possa condizionare il consenso dagli sposi. Quindi con
clausola generale si intende una cirocostanza grazie alla quale il giudice può partecipare alla
funzione legislativa. Quest’idea di clausola generale è stata ritenuta eccessiva e successivamente
bocciata in quanto dava troppi poteri al giudice. Si propose allora un’alternitva in cui si
mostravano le 4 qualità e una 5 che introduceva un potere del giudice il quale deve rilevare dei
fatti analoghi rispetto a quelli precedenti. Quindi se prima il giudice poteva valutare la rilevanza
sociale, ora si da un potere di estensione analogica rispetto alle 4 ipotesi. Neanche questa ipotesi
ha successo e ad oggi si prevedono 5 ipotesi.Nel diritto canonico era un matrimonio che aveva un
impediemnto, sicchè l’inadeguatezza fisica per il diritto canonico è un elemento impeditivo perché
il diritto canonico si muove verso un’idea in base alla quale la capacità fisica è un elemento
essenziale(essenzialità comporta la nullità). Questo è un punto interessante perché il primo punto
dei 5 errori rilevanti ci mostra un passaggio del diritto civile del matrimonio. l’implicazione
dell’aver considerato la malattia fisica e psichica nel diritto civile viene ritenuto rilevante ai fini non
della nullità. L’elemeto della malattia fisica è oggi rilevante soltanto nella misura in cui ci fosse un
errore, se invece il coniuge sapeva di questa condizione non poteva annullare il matrimonio.

Punto 3 Se il capo della mafia viene a sapere che la moglie è una delinquente può annullare il
matrimonio? bisogna osservare la prima parte dell’art 122. Come fa un soggetto mafioso a
rimproverare alla moglie se anche lui ha una condanna? Non può, infatti Il problema nasce
relativamente al principio di uguaglianza inerente al rapporto della coppia
Punto 4: qui si fa riferimento ad un delitto concernente la prostituzione per la quale viene prevista
una pena inferiore rispetto ai crimini previsti dal punto due. Qui c’è un fatto pregresso che incide
sul tipo di persona che diventa coniuge. C’è qualcosa che non torna perchè l’art si dimentica di
reati più gravi della prostituzione. Ovviamente dal punto di vista pratico non rileva, perché gli altri
reati potrebbero essere inseriti nel punto 2.
Punto 5 : qui ha senso il principio di uguaglianza, infatti più volte è stato criticato questoi punto
per la violazione di questo principio. Tale errore lo può commettere solo lo sposo, e allora è chiaro
che la norma in qualche misura discrimini le spose. Le conseguenze dello stato di gravidanza della
sposa sono differenti rispetto a quelle del marito che ha un figlio con un’altra donna perché nel
caso della gravidanza della sposa il marito è padre. Quindi la gravidanza della donna comporta
automaticamente una conseguenza in capo al marito. Il punto 5 prevede però che l’annullamento
del matrimonio non può essere chiesto in presenza solo di questa agnizione. E’ necessario che lo
sposo disconosca il figlio. Questo aspetto è una pecca del legislatore. L’art 233 prevedeva che il
figlio nato prima del passaggio di 180 giorni dal matrimonio fosse figlio legittimo nel caso in cui
non ricorresse il disconoscimento. Durante la prima apparizzione dell’art122 qualche autore si
lamentana che mancasse il riferimento al disconosciemento di’identita (che ricorreva anche dopo i
180 giorni). Perché?
21.10.2020

Art. 123 c.c.  ipotesi di simulazione, la quale era stata osteggiata come profilo di rilevanza ai fini
dell’annulamento del matrimonio. Bisogna considerare la prospettiva sotrica, ossia una nella quale
la disciplina matrimoniale tiene ancora in rilievo un’idea di indissolubilità del matrimonio. Innanzi a
tale principio la simulazione era vista in modo sospetto, in quanto con essa si prevedeva la
possibilità di preordinare uno strumento che avrebbe potuto portare, dal punto di vista pratico, al
divorzio. L’atto matrimoniale, così, poteva essere utilizzata per fini terzi. La dottrina dell’epoca era
sospettosa nei confronti della simulazione, sospetto comprensibile dal punto di vista storico.
Mentre dal punto di vista statale non esiste interesse a proteggere vincoli fittizi che le parti stesse
non vogliono. Per questo nel 1975, durante la riforma, si scontrarono queste due correnti di
pensiero:
- Corrente che osteggiava la simulazione  faceva perno su un argomento dogmatico, ossia si
faceva riferimento ad una concezione matrimoniale pubblicistica. Si sosteneva che il matrimonio è
un atto pibblico in cui interviene costitutivamente il Pubblico Ufficiale che lo celebra. Per cui un
atto nel quale la dichiarazione dell’ufficiale è necessaria per completarlo anche dal punto di vista
giuridico. Si trovava un chiaro limite alla possibilità della simulazione per il fatto che il pubblico
ufficiale non può partecipare alla simulazione stessa.

Difficile concepire una simulazione nella quale non c’è la volontà del Pubblico Ufficiale, anche in
presenza della volontà delle parti. Si opponeva un’obiezione di carattere dogmatico, non solo
dunque una obiezione pratica. Viene introdotta la simulazione nel diritto matrimoniale,
simulazione che comunque faceva fatica ad entrare addirittura nel diritto civile, mentre in quello
canonico era già inserita. Non si aveva, quindi, una vischiosità derivante dal diritto canonico, bensì
dal profilo civile.

L’art. 123 ammette ed introduce la simulazione:

1) Matrimonio impugnabile da ciascuno degli sposi, la si dà essenzialmente mediante un atto


che nega la volontà circa gli effetti giuridici del matrimonio stesso, ossia l’assunzione dei bona
matrimoniali da parte dei coniugi.

Tendenzialmente la simulazione è fatta per raggiungere degli scopi indipendenti dalla dimensione
matrimoniale, es. tipico è il matrimonio contratto per la cittadinanza  finalità indiretta. L’art. 123
però non ha aggiunto la finalità come ulteriore elemento costitutivo della simulazione. Viene data
piena rilevanza alla simulazione, trattasi di un passo avanti.

2) Azione non proponibile decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio o se i coniugi
hanno convissuto dopo la celebrazione. Viene introdotta una regola restrittiva sotto il profilo della
prescrizione del diritto di far valere la simulazione. Un anno di tempo ed entro lo stesso anno la
possibilità do precludere la simulazione mediante la mera convivenza tra gli sposi.

Es. signora extracomunitaria celebra matrimonio simulato con signore italiano per ottenere la
cittadinanza, dichiarandolo per iscritto. Anche solo la convivenza di un giorno sarebbe già
sufficiente per escludere la simulazione.

Questo aspetto della simulazione mostra l’importanza della lettura del timore di eccezionale
gravità, che lo declini anche in termini di stato di necessità. Si pensi a situazioni di persone in
grande difficoltà: se da una parte la simulazione non potrà essere fatta valere, almeno potrà
essere fatta valere la questione del timore qualora ve ne siano i presupposti.
Lo stato di necessità è quella condizione in cui si trova un soggetto e che lo minaccia in una
situazione personale o patrimoniale fondamentale, per cui la persona pone in essere un
comportamento illecito. Tale illiceità è sanata per via della considerazione di quella situazione
come quella della condizione di necessità. Nell’ambito matrimoniale si potrebbe inserire in questo
modo, senza dover ricorrere ad ipotesi piuttosto fantasiose come ad esempio il timore
reverenziale.

Artt. 117 ss c.c.  prime norme riguardanti la sez. VI, rubricati sotto il titoletto della Nullità del
Matrimonio. Una serie di ipotesi in base alle quali è possibile impugnare il matrimonio. A che tipo
di impugnative pensiamo?

A) Nullità  l’atto nullo nasce già nullo. Un contratto nullo è nullo dal principio, non è mai
efficace. La dichiarazione di nullità non cambia nulla, rende semplicemente pubblico il fatto.

B) Annullabilità  ha aspetti diversi da quelli della nullità e questa differenza rende possibili
determinati effetti, come ad esempio la possibilità di sanare, che altrimenti non si potrebbero dare
in caso di atto nullo. Ad esempio un contratto annullabile è efficace, per renderlo inefficace è
necessaria un’impugnativa.
Sul versante del matrimonio la distinzione è meno chiara, forse l’unico aspetto considerabile è
l’elemento della sanabilità: una lo è, l’altra no.

Il primo comma del 117 prevede una legittimazione abbastanza estesa, infatti il matrimonio è
impugnabile: dai coniugi, dai discendenti prossimi, dal Pubblico Ministero e da tutti coloro che
abbiano un interesse attuale all’impugnazione. In questo caso si è più vicini alla nullità.
Impedimenti dati dall’art. 87 c.c. incesto, art. 88 c.c. bigamia, ecc;…

Sempre il 117 prosegue e stabilisce che la violazione dell’art. 84 può portare all’impugnazione da
parte dei genitori o dal Pubblico Ministero. Questo secondo comma è stato riformulato perché era
stato riformulato anche l’art. 84 c.c. Quest’ultimo prevede il limite, l’impedimento dell’età. La
maggiore età è vista come criterio dal quale il soggetto può partecipare giuridicamente senza
limitazioni, questo in ragione del fatto che l’ordinamento considera che una persona sappia cosa
sta facendo  ad esempio la piena consapevolezza nel caso di matrimonio o contratto. Nella
concezione canonistica l’età era un impedimento oggettivo, ossia inficia il matrimonio stesso.

Si pone l’età sul versante del consenso, in termini di presupposto di capacità a prendere una
decisione consapevole. Perciò lo spostamento dell’etànpon è stato uno spostamento di numeri,
bensì di qualità. Avere alzato l’età a 18 ha significato portarsi verso l’annullabilità, anziché
rimanere nel perimetro della nullità. Gli aspetti rudi del secondo comma sono sul piano della
legittimazione e sul piano della persistenza di un elemento che in realtà è contradditorio col
discorso fatto sull’età.

- Legittimazione  sebbene il 117 abbia distinto il discorso sull’età, ponendolo nel secondo
comma e riservandone un trattamento autonomo, però l’età rileva non solo in capo al diretto
interessato (il minore), non solo in capo a lui ed agli eventuali suoi genitori (che potrebbero
intervenire in sostituzione processulae), ma viene estesa all’altro coniuge, ai genitori dell’altro
coniuge ed al Pubblico Ministero. È evidente che in questo comma sia rimasto qualcosa delle
concezione del passato.

L’art. 84 c.c.  idoneità fisica prima della riforma, ma psichica dopo di essa.

L’azione può essere esperita dai soggetti sopracitati, ma solo il diretto interessato la può proporre
entro il limite breve di un anno dalla maggiore età. Finisce per essere totalmente esposto alle
decisioni degli altri, è evidente che c’è qualche elemento scritto male. Anzi tutto si potrebbe
tentare di interpretare ciascuno dei genitori, pensando che il legislatore non abbia inteso questo
termine anche in relazione ai genitori dell’altro coniuge. Ma il problema si presenta comunque , la
situazione diventa paradossale: minore si sposa, diventa maggiorenne e passato un anno non può
epserire l’azione di annullamento per l’età, se non rivolgendosi agli altri soggetti.
L’annullabilità consente di capire il senso del riferimento ai genitori, coniuge e Pubblico Ministero.
La dogmatica giuridica può fornire duttilità, ossia inquadrare questa azione come azione di
annlluabilità proprio perché l’età è pensata come ancorata all’età del soggetto in questione, con
riferimento alla consapeovlezza della celebrazione del matrimonio. In questo modo i soggetti
legittimati oltre al minore agiscono, non per un proprio interesse, ma per un interesse del minore
 ossia come sostituti processuali del minore, come se fossero rappresentanti di esso, si
aggiungono non per interesse proprio. Saranno anche loro assoggettati alle regole che valgono per
l’azione da parte del minore. In questo modo la loro azione sarà limitata tanto quanto quella del
minore. La norma, così, perde quell’irrazionalità. Questo argomento è sviluppabile solo tenendo
presente che tipo di impugnativa è. Se fosse nullità non si potrebbe fare questo discorso. L’età qua
è considerata non come incapacità di fatto (si occupa l’art. 120 c.c.), bensì come capacità d’agire
(patente che si prende a 18 anni che, indipendentemente da tutto rimane).

Ulteriore elemento di stranezza è che il legislatore ha posto come alternativa una situazione in cui
il minore è ancora minore, ma c’è stato concepimento. Residuo del passato: l’aver dimostrato
maturità fisica è considerato requisito sufficiente per provare maturità psicologica.

Art. 120 c.c.  impugnabile solamente da uno dei coniugi. Questo è dovuto al fatto che il
legislatore alle spalle non aveva problemi o residui del passato, bensì libertà. Viene in
considerazione solamente l’interesse di questo.

Art. 119 c.c.  prevede che il matrimonio di chi è stato interdetto per infermità di mente, può
esssere impugnsato dal Tutore, dal Pubblico Ministero e da coloro che abbiano interesse legittimo
se ai tempi del matrimonio v’era già sentenza di infermità. In caso di coabitazione di un anno non
è impugnabile. Legittimazione, in questo caso, più ampia. Questo perché l’interdizione è un
impedimento al matrimonio ma anche alla trascrizione di esso. Il matrimonio dell’interdetto nonè
celebrabile, se lo fosse verrebbe inficiato.

Chi può avere un interesse legittimo? I genitori soprattutto, ma anche fratelli e sorelle dal punto di
vista della successione, in quanto il coniuge ha una posizione molto forte dal punto di vista
successorio. Il 117 parla di interesse “legittimo ed attuale”, mentre il 119 solo interesse
“legittimo”. L’attualità del primo caso implica che l’interesse sia già presente, mentre la
successione avviene necessariamente dopo il matrimonio, per questo si parla di interesse solo
legittimo.

26\10\20
Quando ci occupiamo del matrimonio ci occupiamo dal punto di vista della sua validità. Siamo
all’interno di una disciplina che è fondata sull’elaborazione fatta dal diritto canonico. All’interno di
questo ambito un istituto è il matrimonio putativo, che ha le proprie origini nel diritto canonico.
Nel suo significato etimologico: reputato dai coniugi valido nonostante esso valido non sia. Siamo
sempre all’interno dell’invalidità matrimoniale, ma ad un certo punto il diritto canonico ha
valutato la buona fede dei coniugi per impedire la retroattività dell’invalidità del matrimonio. nel
diritto canonico troviamo nullità che agiscono ex tunc. Stiamo parlando di società molto
precedenti rispetto alla nostra. Nel diritto canonico si voleva salvaguardare i figli nati nel
matrimonio e per tale motivo di crea quello putativo. Nella moralità del diritto canonico si fa
riferimento alle relazioni intime, e la buona fede è sufficiente per salvaguardare la legittimità dei
figli. Un matrimonio putativo è un matrimonio che è stato celebrato e che quindi è esistente, ma
invalido, ma deve essere accompagnato dalla buona fede-> putativo= ritenuto valido. Il
matrimonio putativo evita la retroattività dell’invalidità del matrimonio. Durante questo arco di
tempo se si sono prodotti degli effetti questi hanno efficacia come se il matrimonio fosse valido.
ES. nascita di figli-> questi figli sarebbero stati considerati legittimi (ovviamente prima della
riforma,poiché ora non si ha piu questa distinzione). Effetti che si possono produrre tra i coniugi:
durante questo periodo si può verificare la successione del coniuge nonostante l’invalidità
successiva. Art.128. nell’arco di tempo tra celebrazione e sentenza di invalidità del matrimonio si
producono gli effetti del matrimonio valido.
Buona fede soggettiva: fatto, l’essere consapevoli o meno di qualcosa.
Buona fede oggettiva: norma di condotta. Io valuto un comportamento tenendo conto di un
parametro.
E’ necessario che la buona fede si vada ad inserire in un matrimonio celebrato. Matrimonio
putativo trova una disciplina nuova dal 1975 in poi.
Legislatore italiano: quello che è avvenuto nella fase democratica delle nostre istituzioni è stato
caratterizzato da modifiche. L’atto legislativo non può essere valutato soltanto dal punto di vista
dei suoi valori. L’art.128 comincia ad aggiungere un’ipotesi ‘’oppure quando il loro consenso è
stato esorto con violenza o con timore’’. Da una parte abbiamo un matrimonio putativo e poi
abbiamo parlato di un matrimonio in cui si estorce il consenso o determinato da timore esterno
agli sposi. Bisogna valutare la differenza delle seguenti ipotesi. Non vuol dire che bisogna ritenere
valido il matrimonio effettuato con violenza. Il punto è di non collocarlo però nello stesso concetto
di matrimonio putativo. Quando la buona fede è posta in essere da uno solo dei coniugi, gli effetti
si produrranno soltanto in favore di lui e dei figli. Si tratta di una prima complicazione rispetto alla
disciplina precedente. Per uno solo dei coniugi vuol dire che solo uno era in buona fede e l’altro
conosceva l’invalidità. Dobbiamo distinguere il discroso in due parti: con riguardo ai rapporti tra i
coniugi possiamo riprendere l’esempio della successione.> se tizia che era in buona fede muore,
caio che era in mala fede può succedere? No, perché non c’è reprocità. Rapporti con i figli: nei
rapporti che si danno tra genitori e figli: bisogna distinguere tra figli nati dentro e fuori il
matrimonio. Se tizio è in mala fede e caia in buona fede: i figli sono protetti dalla regola del
matrimonio putativo, e quindi hanno gli stessi diritti dei figli legittimi, ma se Tizio era in mala fede
ecco che lui non ha diritti nei confronti del figlio, mentre il figlio ha tutti i diritti nei confronti del
padre. Nell’art 128 si aggiunge il comma in forza del quale i coniugi sono entrambi in mala fede->Il
matrimonio dichiarato nullo, contratto in malafede da entrambi i coniugi, ha gli effetti del
matrimonio valido rispetto ai figli nati o concepiti durante lo stesso, salvo che la nullità dipenda da
bigamia o incesto
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04\11\2020
Allo stato attuale abbiamo ancora come requisito la differenza di sesso, noi abbiamo una
legislazione che ha concepito un doppio binario: art 29 con il matrimonio che è ancora legato alla
differenza di sesso e dall’altra parte abbiamo le unioni civili,che possono utilizzare per
giuridicizzare la propria unione secondo la forma della legge 76 del 2016. Sulla scorta della storia
che abbiamo sintetizzato noi siamo di fronte ad una disciplina matrimoniale che da rilevanza
all’atto matrimoniale. Una volta che i vizi emergono c’è un’azione giudiziale di annullamento del
matrimonio, che viene regolata dal codice di procedura civile.
Art 126 del codice civile:
Il concetto di separazione è radicato nella tradizione canonistica,perché a differenza dei paesi che
hanno aperto la teoria divorzista gia da tanto, noi,essendo legati come paese alla cultura canonica,
diamo una certa rilevanza all’istituto della separazione che è vista come un rimedio, le persone
separate possono vivere separati, ma non sono divorziati, quindi possono semplicemnte non
adempiere all’obbligo della convivenza.
ART 129
-Quando le condizioni del matrimonio putativo si verificano rispetto ad ambedue i coniugi(1), il
giudice può disporre a carico di uno di essi e per un periodo non superiore a tre anni l'obbligo di
corrispondere somme periodiche di denaro(2), in proporzione alle sue sostanze, a favore dell'altro,
ove questi non abbia adeguati redditi propri [156] e non sia passato a nuove nozze(3)(4).Per i
provvedimenti che il giudice adotta riguardo ai figli, si applica l'articolo 155.
L’adeguatezza dei redditi propri viene interpretato in relazione al tenore di vita, ma lo vedremo
meglio. C’ è un limite temporale di tre anni, infatti è molto piu probabile che l’annullamento si sia
verificato senza che passi un determinato lasso di tempo. Nel matrimonio civile ci troviamo
davanti ad una serie di norme che riducono il periodo entro il quale è possibile richiedere
l’annullamento. A tal proposito basti pensare all’art 119-> che afferma che non ci può essere
annullamento in caso di coabitazione per un anno,la coabitazione diventa un fatto che dimostra
che nonostante quel vizio del consenso presente prima, la persona ha dimostrato di non invalidare
più il matrimonio.
COPIA ART 119
I fatti concludenti sono quei fatti che hanno un significato, come se avessimo detto determinate
cose. Io non posso pensare che tizio e caio decidono di convivere in un appartamento, io non
posso credere che uno o l’altro vada a dormire con la paura che l’altro vada vida. E’ normale che si
sia creato un affidamento e che l’altro eventualmente spieghi cose c’è stato che non andava. E’ un
esempio questo per farci capire che i fatti hanno una determinata importanza in un certo
momento.
E 129 BIS
-Il coniuge al quale sia imputabile (1)(2) la nullità del matrimonio [68, 117 ss. c.c.] è tenuto a
corrispondere all'altro coniuge in buona fede, qualora il matrimonio sia annullato, una congrua
indennità, anche in mancanza di prova del danno sofferto. L'indennità deve comunque
comprendere una somma corrispondente al mantenimento per tre anni. È tenuto altresì a prestare
gli alimenti al coniuge in buona fede, sempre che non vi siano altri obbligati [156, 433].Il terzo al
quale sia imputabile la nullità del matrimonio è tenuto a corrispondere al coniuge in buona fede, se
il matrimonio è annullato, l'indennità prevista nel comma precedente(3).In ogni caso il terzo che
abbia concorso con uno dei coniugi nel determinare la nullità del matrimonio è solidalmente
responsabile [1292 ss.] con lo stesso per il pagamento dell'indennità.
RESPONSABILITA’ DI UNO DEI CONIUGI: tale articolo trapassa il tema della solidarietà e si parla di
responsabilità. Se io sapevo che avremmo celebrato un matrimonio invalido è chiaro che ho
trascinato l’altra parte in una condizione negativa.Quando non c’è danno non vuol dire che una
sanzione sia ingiustificata. Se una persona viola una legge, la sanzione non è necessariamente
collegata al danno. In questo caso c’è una somiglianza con la responsabilità extracontrattuale. In
questa fattispecie tizio ci mente nonostante sa che quell’atto sarà invalido, e caia dirà di si essendo
tuttavia inconsapevole. Ovviamente nel caso del matrimonio non si applica la responsabilità
precontrattuale,però potremmo ragionare con la logica ‘’a fortiori’. Non è necessario ai sensi
dell’art129 bis la prova del danno. L’indennità a prescindere dalla prova del danno deve consistere
alla somma corrispondente al mantenimento per tre anni.

ART 122
ART 123 terzo comma-> COPIA. Qui il punto è molto piu dirompente perché non si parla di una
convivenza continuata nel tempo, ma è necessario che ci sia stata (anche per un solo momento).
Se nel matrimonio canonico ciò che è nullo non può essere sanato, nel diritto civile attraverso
queste disposizioni apre una finestra alla convivenza, introduce un elemento del rapporto
matrimoniale e cioè la convivenza di un anno che può sanare. Nel diritto canonico questo
elemento è sempre stato visto come problematico.
9\11\2020
Ci sono una serie di norme nel codice che danno rilevanza all’elemento fattuale della convivenza
che sana il vizio di validità. Questo elemento possiamo confrontarlo con il diritto canonico: nel
diritto canonico questi elementi di convivenza sanante non sono presenti. Succede che però
abbiamo una disciplina nel nostro ordinamento che prevede il matrimonio concordatario:
celebrato davanti all’ufficiale del culto canonico ma che ha valenza anche per l’ordinamento
italiano. Affinchè ciò avvvenga è necessario la presenza di elementi che riescano a renderlo
efficace nel nostro ordinamento. Questi requisiti ci vengono detti dall’art. 8 della legge n. 121 del
1985(legge con la quale è stato disciplinato l’accordo tra stato e chiesa in italia). L’art 8 è
interessante perché ci mostra elementi fondamentali della qualità concordataria del matrimonio. I
requisiti identificati dall’art 8:
1. Sono riconosciuti gli effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto
canonico, a condizione che l’atto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile,
previe pubblicazioni nella casa comunale. Subito dopo la celebrazione, il parroco o il suo
delegato spiegherà ai contraenti gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli
articoli del codice civile riguardanti i diritti ed i doveri dei coniugi, e redigerà quindi, in
doppio originale, l’atto di matrimonio, nel quale potranno essere inserite le
dichiarazioni dei coniugi consentite secondo la legge civile.
Lo stesso ufficiale deve leggere gli articoli in modo tale da certificare la consapevolezza che gli
sposi non solo si sposano per la chiesa, ma anche per l’ordinamento giuridico italiano. Lo stesso
atto diventa quindi pluriefficace.

La Santa Sede prende atto che la trascrizione non potrà avere luogo:

a) quando gli sposi non rispondano ai requisiti della legge civile circa l’età richiesta per la
celebrazione;

b) quando sussiste fra gli sposi un impedimento che la legge civile considera inderogabile.
Il matrimonio canonico nel momento in cui ambisce a diventare concordatario, bussa
all’ordinamento civile che tramite questi due punti dimostra che non rinuncia ad una propria
valutazione. Quindi ammette la trascrizione ma entro determinati limiti.
La trascrizione é tuttavia ammessa quando, secondo la legge civile, l’azione di nullità o di
annullamento non potrebbe essere più proposta.

La richiesta di trascrizione é fatta, per iscritto, dal parroco del luogo dove il matrimonio é
stato celebrato, non oltre i cinque giorni dalla celebrazione. L'ufficiale dello stato civile, ove
sussistano le condizioni per la trascrizione, l’effettua entro ventiquattro ore dal ricevimento
dell’atto e ne dà notizia al parroco. Il matrimonio ha effetti civili dal momento della
celebrazione, anche se l’ufficiale dello Stato civile, per qualsiasi ragione, abbia effettuato la
trascrizione oltre il termine prescritto. La trascrizione può essere effettuata anche
posteriormente su richiesta dei due contraenti, o anche di uno di essi, con la conoscenza e
senza l’opposizione dell'altro, sempre che entrambi abbiano conservato ininterrottamente
lo stato libero dal momento della celebrazione a quello della richiesta di trascrizione, e
senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquisiti dai terzi.

2. Le sentenze di nullità di matrimonio pronunciate dai tribunali ecclesiastici, che siano


munite del decreto di esecutività del superiore organo ecclesiastico di controllo, sono, su
domanda delle parti o di una di esse, dichiarate efficaci nella Repubblica italiana con
sentenza della Corte d'appello competente, quando questa accerti:

a) che il giudice ecclesiastico era il giudice competente a conoscere della causa in quanto
matrimonio celebrato in conformità del presente articolo;

b) che nel procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici é stato assicurato alle parti il
diritto di agire e di resistere in giudizio in modo non difforme dai principi fondamentali
dell'ordinamento italiano;
c) che ricorrono le altre condizioni richieste dalla legislazione italiana per la dichiarazione di
efficacia delle sentenze straniere. La Corte d'appello potrà, nella sentenza intesa a rendere
esecutiva una sentenza canonica, statuire provvedimenti economici provvisori a favore di
uno dei coniugi il cui matrimonio sia stato dichiarato nullo, rimandando le parti al giudice
competente per la decisione sulla materia.
3)Nell'accedere al presente regolamento della materia matrimoniale la Santa Sede sente
l’esigenza di riaffermare il valore immutato della dottrina cattolica sul matrimonio e la
sollecitudine della Chiesa per la dignità ed i valori della famiglia, fondamento della società.
Lo stato e la chiesa su questo tema si danno un accordo, nel quale viene detto che lo stato italiano
si riserva la possibilità di non trascrivere qualsiasi atto matrimoniale e qualsiasi sentenza del diritto
canonico. Il punto tre appare essere poco significativo. La storia mostra come ci si distanzia
dall’ordinamento canonico. L’art 8 punto 2 nella lettera C prevede un requisito specifico:
dobbiamo dire che questo punto è introdotto nel 85 e quindi in una fase storica in cui il nostro
ordinamento aveva una certa legislazione che nei confronti delle sentenze straniere aveva certe
regole che erano piu restrittive rispetto a quelle attualmente vigenti. Il 1985 nel nostro
ordinamento era richiesto come requisito la mancanza di contrapposizione con l’ordinamento
italiano.Quindi quando è stato redatto l’art 8 il legislatore italiano aveva in mente questa
situazione. Successivamente viene introdotta una disciplina piu rapida nel riconoscimento delle
sentenze straniere ,che vengono riconosciute con automaticità dal nostro ordinamento,
mantenendo però un limite e cioè dell’ordine pubblico internazionale (art 16 e 62 legge 128 del
1995). E’ interessante notare come il nostro ordinamento interno cambi radicalmente. Nel
frattempo però come spesso capita rimane immobile la situazione italiana nei confronti della santa
sede: si crea una situazione paradossale, perché l’italia rende piu agevole il riconoscimento delle
sentenze straniere, però quelle che sono sentenze pronunciate dal tribunale ecclesiastico è molto
meno rapido il riconoscimento. L’espressione ordine pubblico si potrebbe frangere in ordine
pubblico internazionale e ordine pubblico italiano (per l’ordinamento canonico è questo il limite).
11\11\2020
L’accordo tra stato e chieda storicamente non può fronteggiare il mutamento della realtà sociale
che fa in modo che quella comunicazione tra diritto civile e quello canonico in relazione al
matrimonio non sia sempre possibile. FORO INTERNO E FORO ESTERNO: la pretesa del diritto
canonico di controllare anche il foro interno delle persone da un punto di vista giuridico è una
pretesa che può avere una giustificazione solo sul piano religioso. Quando la questione è di diritto
civile ci troviamo davanti ad una questione fondamentale: le dichiarazioni e gli atti di volontà, con
tutto ciò che porta effetti giuridici deve essere esteriore e oggettivo. C’è quindi un piano in cui la
convergenza tra diritto canonico e civile è impossibile. Il diritto civile si limita ai fatti esterni, alle
dichiarazioni.
Rilevano anche vizi dell’atto canonico: il diritto civile deve copiare le sentenze del giudice
ecclesiastico e delibarle automaticamente oppure c’è una soglia di non accettazione in merito a
quei vizi che non sono presenti secondo l’ordinamento civile?
DELIBAZIONE: l’accettazione delle sentenze ecclesiastiche è rimasta regolagata dall’art. 177 c.pc. in
base alla quale la soglia è sul piano dell’ordine pubblico interno.
SENTENZA 16379: matrimonio ritenuto invalido dal giudice ecclesiastico perché la moglie non
aveva accettato il matrimonio nella sua completezza, cioè la donna avrebbe escluso il vincolo
dell’indissolubilità, si era dichiarata piu volte atea e si sposa solo per compiacere lo sposo. Questa
sentenza di invalidità avviene 11 anni dopo la celebrazione del matrimonio. Per il diritto canonico
l’invalidità e sempre una nullità e quindi con effetto retroattivo. Una sentenza di invalidità civile
invece presenta anche annullabilità. Il giudice ecclesiastico che conosce la presenza di vizio,non ha
limiti temporali nel dichiarare tale nullità. La discrepanza tra diritto italiano e diritto canonico:
mentre per il diritto canonico anche dopo 11 anni si può parlare di nullità, nel diritto italiano
avremmo trovato delle regole che hanno valore sanante (es. tramite la coabitazione). In questa
vicenda si manifesta un paradosso: è come se la donna credesse alla giuristizione ecclesiastica e
vuole che sia riconosciuta anche dal giudice itliano, mentre dall’altra parte abbiamo il marito che
afferma l’opposizione ad un principio di ordine pubblico italiano che dice che in tal modo non si
riconosce il valore della coabitazione.
Nel diritto internazionale: ordine pubblico-> principi etici e giuridici nel nostro ordinamento e cioè
principi supremi.
Nel diritto ecclesiastico: ordine pubblico è un principio in base al quale si tratta di valutare se
quella decisione del giudice ecclesiastico sia conforme a quei principi fondamentali che sono
presenti nell’ordinamento italiano.
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