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DIRITTO DELL’UNIONE

EUROPEA
(SCHEMI DI APPRENDIMENTO)

NB quest’opera rappresenta una rielaborazione PERSONALE dei temi trattati nel testo previsto dal programma
di studio. Aver scartato alcune parti e sottolineato l’importanza di altre non fa di me un docente, in quanto
l’elaborato è frutto di valutazioni soggettive di uno STUDENTE. E’ doveroso, da parte mia, precisare che ognuno
di noi è portatore di una singolarità che gli permette di recepire le informazioni in maniera diversa, migliore o
peggiore che sia. Dal canto mio posso solo assicurarvi di aver cercato di non trascurare nulla di rilevante, ma
anche tale valutazione è figlia del mio punto di vista, che potrebbe differire da quello degli assistenti e del
docente. Vi invito, pertanto, ad integrare gli argomenti trattati con l’analisi diretta del libro di testo, scritto da
un docente e/o luminare in materia.
Spero davvero che questa mini-opera possa esservi d’aiuto.
Vi auguro di prendere un buon voto all’esame!!!
Gianmarco Scioscia

A Cura Di
Gianmarco Scioscia
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Cronologia Evoluzione Unione Europea

1952 CECA Instaurazione area libero scambio del settore carbosiderurgico.

1957 CEE & EURATOM Si gettano le basi per la creazione di una unione doganale
(trattato di Roma)
1968 Unione Doganale

1985 Libro Bianco Sul Completamento Del Mercato Interno Si individuano tutte le
azioni da realizzare per completare uno spazio senza frontiere interne nel quale fosse
assicurata l’effettiva libera circolazione di merci, servizi,persone e capitali.

1987 Atto Unico Europeo richiama le indicazioni del libro bianco e porta al termine la
realizzazione del mercato interno.

1992 Trattato Di Maastricht Nasce L’Unione Europea fondata su 3 pilastri:

[1] Comunità Europee: Ceca + Cee + Euratom comunità fondate su competenze


di attribuzione (Metodo Comunitario)
[2] PESC
Metodo Intergovernativo
[3] Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale
Il potere decisionale è attri-
Tale trattato introduce: buito agli stati membri
 Cittadinanza Europea Le decisioni sono deman-
 Procedura di codecisione date al Consiglio Europeo
 Unione economica e monetaria ed al Consiglio
 Ampliamento delle competenze della CE

1999 Trattato Di Amsterdam Perfeziona il disegno istituzionale disegnato da Maastricht:


 Rafforza i poteri del presidente della Commissione
 Snellisce il processo di adozione degli atti comunitari
 Aumenta i poteri del Parlamento Europeo
 Introduce la procedura di cooperazione rafforzata

2003 Trattato di Nizza studia il nuovo assetto istituzionale dell’Unione Europea per gestire
al meglio il suo allargamento
 Nuova ripartizione del numero dei rappresentanti degli stati membri nelle istituzioni
ed organi comunitari
 Ampliamento dei poteri del presidente della Commissione:
Potere direttivo
Potere di nomina dei vicepresidenti
Potere di richiedere dimissioni di un commissario
2004 Tentativo di redazione di una Costituzione Europea, ma il processo di ratifica è stato
Interrotto dal voto negativo delle consultazioni referendarie di Francia e Paesi Bassi.

2007 Il Consiglio indice una Conferenza Intergovernativa(CIG) per l’elaborazione di un nuovo


trattato che riformi quelli già vigenti.

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2009 Trattato Di Lisbona prevede una profonda modifica dei trattati TCE e TUE

 TUE: Trattato base che definisce le norme essenziali dell’ Unione:


 Valori fondamentali, gli obiettivi ed i principi democratici a cui essa debba
ispirarsi;
 La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea diviene atto giuridico
vincolante;
 Il Consiglio Europeo diviene Istituzione;
 Ripartizione chiara delle competenze dell’Unione e degli Stati membri;
 Art. 50 TUE possibilità di recedere dall’ Unione Europea;
 Istituzionalizzazione della partecipazione dei parlamenti nazionali all’attività
dell’Unione Europea (es. partecipano alla procedura di revisione trattati e
sono informati delle domande di adesione all’Unione Europea).
 TFUE(ex TCE): Trattato applicativo che fissa le regole di funzionamento delle
istituzioni, organi ed organismi dell’Unione. Esso disciplina in dettaglio le politiche
interne(es. mercato interno) e l’azione esterna dell’Unione. Con tale trattato:
 la Comunità Europea viene assorbita dall’Unione Europea(vi è l’abolizione
della struttura a 3 pilastri introdotta dal trattato di Maastricht);
 Vi è la formulazione di nuovi obiettivi(pace, solidarietà,sviluppo sostenibile
ecc.);
 La procedura di codecisione viene sostituita dalla procedura legislativa
ordinaria
 Vi è una chiara distinzione tra atti legislativi europei e non legislativi.

NB A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e l’abolizione della struttura a 3 pilastri,
la PESC si configura formalmente come uno dei settori di competenza dell’Unione, nel cui ambito
agiscono norme e procedure specifiche.

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La Natura Giuridica dell’Unione Europea è quella di una organizzazione internazionale dotata in


parte di elementi di sovranazionalità (es. politiche di mercato unico), in parte di tipo
intergovernativo, con competenze più estese ed articolate rispetto alle tradizionali forme di
associazioni tra stati, ma non tali da poter parlare di ente costituzionale o federale.
Ulteriori differenze:
 Sistema Giurisdizionale: le istanze giudiziali dell’Unione sono accessibili sia agli stati che
ai cittadini;
 Tali istanze non si limitano solo a contestare l’eventuale illegittimità degli atti, ma ne
dichiarano anche la nullità;
 Gli stati membri rimangono al centro del sistema cui partecipano come enti unitari, sono
essi responsabili del corretto adempimento degli obblighi imposti dal diritto dell’Unione ed
è in capo ad essi che è sanzionato l’eventuale inadempimento.

Ex art. 47 TUE l’ Unione ha Personalità Giuridica Unica


Ai fini dell’attribuzione della personalità giuridica internazionale all’Unione bisogna far ricorso al
principio di effettività. Esso sancisce che “quando determinate organizzazioni internazionali
esercitano di fatto prerogative proprie di soggetti di diritto internazionale, tali organizzazioni sono
soggetti di diritto internazionale” .
Le manifestazioni della personalità internazionale dell’Unione sono molteplici:
 Istaura rapporti con le organizzazioni internazionali
 Stipula accordi internazionali con stati terzi
 Invia missioni diplomatiche in stati terzi

Personalità di diritto interno: in ciascuno degli stati membri l’Unione ha la più ampia capacità
giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali può acquistare ed
alienare beni mobili ed immobili; può stare in giudizio per mezzo della Commissione.

Procedura di Adesione All’Unione (art 49 TUE)


Lo stato europeo interessato trasmette domanda di adesione al Consiglio (di tale domanda sono
informati i parlamenti nazionali).
E’ necessaria la stipulazione di un accordo internazionale tra stati membri originari e i nuovi stati.
Essi:
 Devono garantire l’osservanza dei principi democratici e diritti fondamentali dell’uomo;
 Devono garantire il rispetto dei criteri di Copenaghen (stabilità politica,tutela diritti
dell’uomo e stato democratico,economia di mercato in grado di sopportare la libera
concorrenza, capacità di assumere gli impegni connessi all’adesione);
 Divengono parte dei trattati istitutivi;
 Accettano di sottostare anche al diritto derivato(oltre che ai trattati);
 Si inseriscono gradualmente nella realtà dell’Unione(principio di gradualità).

NB è il Consiglio Europeo a stabilire i criteri di ammissibilità per l’adesione di nuovi stati

L’adesione comporta l’adattamento di carattere tecnico dei trattati istitutivi l’accordo deve
essere ratificato da tutti gli stati partecipanti

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Il Recesso degli Stati dall’Unione (art. 50 TUE)


Lo stato membro intenzionato a recedere deve notificare la sua intenzione al Consiglio Europeo.
L’Unione avvia i negoziati e conclude con lo stato membro un accordo per definire le:
 Modalità di recesso
 Modalità con cui regolare i futuri rapporti tra L’Unione e lo stato recedente

L’accordo deve essere approvato dal Parlamento Europeo e concluso dal Consiglio.
I trattati cessano di essere applicabili a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di
recesso o, in mancanza, dopo 2 anni dalla data di notifica di inizio della procedura di recesso.
Lo stato recedente può aderire nuovamente all’Unione ex art. 49 TUE

Principio di Attribuzione l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono
attribuite dagli stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti delimita
le competenze dell’Unione.

Il Trattato di Lisbona rende più chiara e precisa tale delimitazione esso delinea per la prima
volta in maniera esplicita le competenze dell’Unione:
 Competenze Esclusive: solo l’Unione può legiferare ed adottare atti giuridicamente
rilevanti.
Gli stati membri possono legiferare in tali materie solo se espressamente autorizzati
dall’Unione o per dare attuazione agli atti da essa emanati (es. unione doganale; politica
monetaria; conservazione risorse biologiche);
 Competenze Concorrenti: sia l’Unione che gli stati membri possono legiferare in tali
materie, ma la competenza degli stati membri incontra un limite di contenuto gli
stati membri esercitano la loro competenza nella misura in cui l’Unione non ha esercitato (o
ha cessato) la propria (es. ambiente; energia; spazio di libertà,sicurezza e giustizia);
 Competenze Parallele: l’Unione pone in essere azioni intese a sostenere, coordinare o
completare l’azione degli stati membri, senza sostituirsi alla loro competenza le 2
competenze (Ue e Stati membri) devono integrarsi al fine di garantire la coerenza
reciproca delle politiche nazionali e della politica dell’Unione(es. cultura, turismo,
istruzione e formazione professionale).
In tal caso l’esercizio della competenza legislativa dell’Unione non preclude agli stati
membri di esercitare la propria.

In tale contesto possiamo ricordare:


 Teoria dei Poteri Impliciti: la Corte di Giustizia Europea ha ammesso che anche senza una
espressa attribuzione di poteri l’Unione è competente quando l’esercizio di un determinato
potere è indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi dell’ente.
 Principio Del Parallelismo tra competenze interne ed esterne: l’Unione ha competenza
per la conclusione di accordi internazionali allorché tale conclusione è necessaria per
consentirle di esercitare le sue competenze a livello interno

L’ esercizio delle competenze è sottoposto a 2 principi tra loro connessi:


 Principio di Sussidiarietà
 Principio di Proporzionalità
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Principio di Sussidiarietà: nei settori che non sono di sua competenza esclusiva l’Unione
interviene soltanto se ed in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti
in misura sufficiente dagli stati membri, né al livello centrale, né a livello regionale e locale, ma
possono(a motivo della portata i degli effetti dell’azione in questione) essere conseguiti meglio a
livello dell’unione Costituisce un criterio di ripartizione in concreto dell’esercizio di una
competenza condivisa.
Presupposti:
 Materie che non rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione
 L’azione da porre in essere abbia una dimensione europea
 Insufficienza degli stati a risolvere lo specifico problema
 Esigenza di un intervento dell’Unione per una migliore soluzione dello stesso.

Al principio di sussidiarietà si lega il principio di proporzionalità il quale impone che l’intervento


dell’Unione si limiti sia nel contenuto sia nella forma a quanto necessario per il conseguimento
degli obiettivi dei trattati.
Il protocollo n. 2 allegato al TUE e TFUE prevede all’art. 5 che i progetti di atti legislativi dell’
Unione devono essere motivati con riguardo sia al principio di sussidiarietà, sia a quello di
proporzionalità.
Il principio di sussidiarietà è sottoposto ad un doppio controllo:
Controllo Politico: i parlamenti nazionali, se ritengono che una proposta legislativa della
Commissione sia contraria al principio di sussidiarietà possono(entro 8 settimane dalla data
di trasmissione del progetto di atto legislativo) inviare un parere motivato per esprimere le
proprie ragioni. La Commissione riesamina il progetto e decide(motivando) se modificare,
ritirare o conservare la propria proposta.
Controllo Giudiziario: promosso dai rispettivi stati membri a nome degli stessi parlamenti
nazionali mediante un ricorso per violazione del diritto dell’Unione su cui è competente
pronunciarsi la Corte di giustizia il principio di sussidiarietà è giustiziabile non solo per
la violazione degli obblighi procedurali previsti dal protocollo n.2, ma anche sotto il profilo
del rispetto del principio in quanto tale.

Il trattato di Lisbona conferma l’inserimento nei trattati della clausola di flessibilità che consente
all’Unione (a determinate condizioni) di acquisire i poteri di azione necessari per realizzare gli
scopi ricavabili dai trattati qualora questi non li abbiano espressamente previsti ha la finalità
di mitigare la rigidità del principio di attribuzione. NB il settore PESC è escluso dall’a bito di
Tale clausola è soggetta a condizioni rigorose: applicazione della clausola di flessibilità

a) Delibera all’unanimità del Consiglio, su proposta della Commissione e previa


consultazione del Parlamento Europeo (esso può apporre veto sulla decisione);
b) La proposta della Commissione è sottoposta al meccanismo di controllo del principio di
sussidiarietà i parlamenti nazionali emanano un parere con le loro possibili obiezioni;
c) Deve riferirsi al raggiungimento di scopi ricavabili dai trattati.

Limiti Intrinseci della Clausola di Flessibilità:


 Non può costituire fondamento per ampliare la sfera dei poteri dell’Unione oltre l’ambito
risultante dalle disposizioni dei trattati.
 Non può essere utilizzata per adottare disposizioni che condurrebbero a una modifica del
trattato che sfugga alla procedura prevista dal trattato medesimo
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Conclusione Di Accordi Con Stati Terzi costituisce la manifestazione più significativa della
capacità dell’Unione di agire nelle relazioni internazionali

Tale potere è definito, in via generale, nell’articolo 216 TFUE, secondo cui «l’Unione può
concludere un accordo con uno o più Paesi terzi o organizzazioni internazionali qualora i trattati
lo prevedano o qualora la conclusione di un accordo sia necessaria per realizzare, nell’ambito
delle politiche dell’Unione, uno degli obiettivi fissati dai trattati, o sia prevista in un atto giuridico
vincolante dell’Unione, oppure possa incidere su norme comuni o alterarne la portata».

Tra le tipologie di accordi espressamente previsti dal TFUE vi sono, tra gli altri:
 Accordi commerciali (art. 207);
 Accordi di cooperazione allo sviluppo (art. 209);
 Accordi di cooperazione economica, finanziaria, e tecnica (art. 212).
 Accordi si associazione(art. 217): non specificano il settore o i settori di competenza
materiale del trattato su cui possono incidere sono caratterizzati da una
istituzionalizzazione del rapporto tra l’Unione e lo Stato o gli Stati associati(di solito assente
negli altri accordi internazionali).

Il TFUE disciplina all’art. 218 un’unica procedura per la stipula di trattati internazionali da
parte dell’Unione. La procedura si articola nelle seguenti fasi:

1) la Commissione(o l’Alto rappresentante quando l’accordo previsto riguarda esclusivamente


la politica estera e di sicurezza comune) presenta raccomandazioni al Consiglio si fa
qui riferimento a comunicazioni in merito alla possibilità o alla necessità di concludere
accordi bilaterali o multilaterali con Stati terzi ed altre organizzazioni internazionali;
2) il Consiglio autorizza l’avvio dei negoziati mediante una decisione adottata in via generale a
maggioranza qualificata, e designa(in funzione della materia dell’accordo previsto) il
negoziatore o il capo della squadra di negoziato dell’Unione. È richiesto il voto
all’unanimità:
 quando l’accordo riguarda un settore in cui gli atti di diritto derivato dell’Unione
sono votati anch’essi all’unanimità;
 per gli accordi di associazione;
 per gli accordi di cooperazione economica, finanziaria e tecnica con gli Stati
candidati all’adesione;
 per l’accordo sull’adesione dell’Unione alla Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;
La decisione sulla conclusione di tale accordo entra in vigore previa approvazione degli
Stati membri, conformemente alle rispettive norme costituzionali.
Sebbene spetti al negoziatore il compito di condurre i negoziati per la conclusione di accordi
o per l’adesione dell’Unione ad accordi già esistenti, definendo gli aspetti legali e politici
dell’accordo, è comunque previsto il potere del Consiglio di impartire direttive al
negoziatore e designare un comitato speciale che deve essere consultato nella conduzione
dei negoziati;
3) il Consiglio, su proposta del negoziatore, adotta una decisione che autorizza la firma
dell’accordo (eventualmente accompagnata da una decisione riguardante l’applicazione
provvisoria prima dell’entrata in vigore) e procede mediante decisione alla conclusione
dell’accordo stesso.

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La Corte di giustizia, inerente gli accordi internazionali, ha precisato che:


 dal momento in cui entrano in vigore sul piano internazionale, essi diventano “parte
integrante dell’ordinamento” Si tratta di una conseguenza automatica all’entrata in
vigore e non di un effetto dell’atto con cui il Consiglio decide la stipulazione di un accordo.
Secondo il TFUE, un accordo vincola le istituzioni dell’Ue e gli stati membri per il solo
fatto che è stato concluso.
 Gli atti adottati dagli organi istituiti da tale accordo internazionale fanno parte
dell’ordinamento giuridico dell’Unione dal momento della loro entrata in vigore.

Gli accordi conclusi con Stati terzi sono subordinati ai Trattati, dato che l’esercizio delle
competenze internazionali dell’Unione deve avvenire nel rispetto delle regole materiali e
procedurali in essi stabilite. Infatti, la Corte di giustizia può essere pertanto investita della questione
della compatibilità di un accordo con il diritto primario Ciò può avvenire sia prima della
conclusione dell’accordo sia dopo la conclusione dello stesso.

COMMISSIONE EUROPEA
Istituzione formata da individui in quanto i suoi membri sono investiti del compito di perseguire gli
interessi dell’unione e rappresentano quest’ultima sia all’interno degli stati membri che nelle
relazioni esterne. Essa promuove l’interesse generale dell’unione europea.
E’ una istituzione esecutiva,indipendente e a tempo pieno(si riunisce una volta alla settimana).
Ha funzione:
 Proposta legislativa esclusiva
 Esecutive: emana atti di esecuzione, esegue il bilancio
 Normativa delegata per modificare o integrare elementi non essenziali dell’atto stesso
 Di Controllo: vigila sull’applicazione dei trattati e delle misure adottate dalle istituzioni in
virtù dei trattati
 Rappresenta l’unione all’interno ed all’esterno dell’unione
Il consiglio europeo propone al parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della
commissione.
Il parlamento elegge tale candidato a maggioranza dei membri che lo compongono
il Consiglio, di comune accordo con il Presidente eletto, adotta su proposta degli Stati membri
l’elenco delle altre personalità che propone di nominare membri della Commissione
il Presidente, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli
altri membri della Commissione sono soggetti, collettivamente,ad un voto di approvazione del
Parlamento europeo
la Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata.
La carica di commissario è incompatibile con qualsiasi altra attività professionale
A conferma dell’indipendenza dei membri della Commissione, essi non possono essere rimossi né
dai governi nazionali, né dal Consiglio. Un provvedimento in tal senso può essere preso solo dal
Parlamento attraverso la cd. mozione di censura (art. 234 TFUE), a condizione che dal deposito di
questa siano trascorsi tre giorni
In conseguenza dell’adozione del provvedimento, i membri della Commissione saranno tenuti a
dimettersi collettivamente.

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Il presidente ha il potere di richiedere le dimissioni di un membro della commissione,in seguito del


quale, quest’ultimo è costretto a dismettere le proprie funzioni.
L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza è nominato a
maggioranza qualificata dal Consiglio europeo con l’accordo del Presidente della Commissione,
agisce in qualità di mandatario del Consiglio nella guida della politica estera e di sicurezza
comune dell’Unione ed è al tempo stesso Vicepresidente della Commissione europea incaricato
delle relazioni esterne e del coordinamento degli altri aspetti dell’azione esterna dell’Unione.

CONSIGLIO EUROPEO
Con il trattato di Lisbona il Consiglio Europeo è stato elevato a rango di istituzione. Esso è il centro
decisionale e di impulso dell’ Unione e risulta composto da capi di stato di governo, dal
presidente del Consiglio europeo, dall’Alto rappresentante e dal presidente della Commissione.
Ciascun membro può essere assistito da un membro del proprio governo nazionale scelto di volta in
volta su base di questioni poste all’ordine del giorno .
La carica di presidente del Consiglio europeo è incompatibile con qualsiasi mandato nazionale.
Esso è eletto ogni 2 anni e mezzo dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata ed è rieleggibile
una sola volta. Il presidente:
 Presiede ed anima i lavori del Consiglio europeo;
 Presenta al Parlamento europeo una relazione dopo ciascuna delle riunioni del Consiglio
europeo;
 Ha rappresentanza esterna dell’Unione in materie relative a politica estera e sicurezza
comune (salve le attribuzioni dell’Alto rappresentante).

Funzioni del Consiglio Europeo: esso ha un generale esercizio di indirizzo politico, tra cui:
 Nomina l’Alto rappresentante
 Individua gli interessi ed obiettivi strategici dell’Unione in materia azione esterna e
sicurezza comune
 Nomina il presidente ed i membri della commissione
 Accoglie le richieste di recesso degli stati membri
 Stabilisce i criteri di ammissione dell’Unione dei nuovi stati

Le riunioni si svolgono 2 volte a semestre su convocazione del presidente, le decisioni sono prese
per consenso (salvo i casi in cui i trattati dispongano diversamente)

NB Il presidente del Consiglio europeo ed il presidente della Commissione non partecipano alle
votazioni.

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IL CONSIGLIO
Principale istituzione decisionale dell’Unione composto da rappresentanti degli stati membri .
titolare del seggio è lo stato membro dell’Unione che designa il proprio rappresentante scegliendolo
tra i componenti del proprio governo nazionale portatore delle volontà dei governi nazionali.

E’ quindi lecito che il governo nazionale conferisca mandato imperativo ad un membro che
parteciperà al consiglio vincolandone il voto a precise istruzioni.

NB i membri non devono necessariamente rivestire la qualifica di ministro, ma è essenziale che


facciano parte della compagine governativa(es. sottosegretari) e che siano abilitati ad impegnar e il
proprio governo. Tuttavia per prassi siede in consiglio il ministro nazionale designato in relazione
all’oggetto delle questioni dell’ordine del giorno.

Il Consiglio si riunisce in formazioni diverse in base alle questioni politiche da trattare:

 Formazione affari generali(CAG): prepara ed assicura la coerenza dei lavori delle varie
formazioni del Consiglio Europeo
 Formazione affari esteri: elabora l’azione esterna secondo le linee strategiche definite dal
Consiglio europeo e ne assicura la coerenza è presieduto dall’Alto rappresentante.

Competenze del Consiglio:


 Adotta provvedimenti legislativi per le materie previste dai trattati
 Formazione ed approvazione Bilancio
 Conclusione di accordi con stati terzi dopo la chiusura dei negoziati condotti dalla
Commissione
 Coordina le politiche economiche degli stati membri
 Elabora la politica estera e sicurezza comune
Il sistema di votazione adottato è l’unanimità intesa come assenza di voti negativi le
astensioni non ostano all’adozione della deliberazione.
Agli Stati membri è attribuito un numero di voti che varia in base alla loro importanza demografica
e politica all’interno dell’Unione(Voto ponderato).

COREPER(Comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri) è costituito da


rappresentanze diplomatiche presso l’Unione, si distingue in:
 COREPER I affari di rilievo tecnico e di procedura
 COREPER II affari di rilievo politico e relazioni esterne

Esso:
 Coordina i gruppi di lavoro formati da esperti dei governi nazionali
 Predispone l’ordine del giorno del Consiglio
 Organizza i comitati permanenti per problematiche specifiche
 Adotta(nei casi previsti) decisioni di procedura

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IL PARLAMENTO EUROPEO
E’ la più democratica delle istituzioni europee in quanto composta da rappresentanti dei cittadini
(non degli stati) eletti a suffragio universale diretto.
Tale rappresentanza è garantita in modo degressivamente proporzionale (gli stati membri meno
popolosi hanno un numero di deputati proporzionalmente più alto rispetto a quelli più popolosi),
con soglia minima di 6 rappresentanti per stato membro.
I membri del parlamento durano in carica 5 anni e non possono essere vincolati da istruzioni né
sottostare a mandato imperativo incompatibilità tra carica di parlamentare europeo e
parlamentare nazionale.
Le deliberazioni del Parlamento europeo(salvo diverse disposizione dei trattati) sono adottate a
maggioranza assoluta dei suffragi espressi le astensioni non rientrano nel computo dei voti.
Il quorum per la validità delle sedute è di 1/3 dei membri del Parlamento europeo.
Esso ha funzione:
 Legislativa condivisa con il Consiglio nel procedimento di adozione degli atti dell’Unione
(procedura legislativa ordinaria). In tale contesto viene il rilievo la c.d. iniziativa
dell’iniziativa con la quale il parlamento europeo (a maggioranza dei propri membri) può
chiedere alla Commissione di esercitare il suo potere di iniziativa legislativa potere
reso effettivo dalla mozione di censura che il parlamento può emanare nei confronti della
Commissione.
 Di Bilancio approva il quadro finanziario e decide(col consiglio) le spese da iscriversi nel
bilancio dell’Unione.
 Consultiva ad esempio nella procedura legislativa speciale approva o meno una delibera
del consiglio.
 Di controllo si tratta di una sorta di influenza del parlamento europeo sull’operato delle altre
istituzioni:
 Mozione di censura nei confronti della Commissione una volta approvata dal
parlamento obbliga i membri a dismettere collettivamente le loro funzioni;
 Controllo politico sul Consiglio e Consiglio europeo attraverso gli strumenti quali
pareri ed interrogazioni;
 Nomina Commissione temporanea di inchiesta: esamina le denuncie di infrazione
e cattiva amministrazione nell’applicazione del diritto dell’Unione;
Strumenti
 Istituisce il Mediatore europeo: abilitato a ricevere denuncie di qualsiasi persona
di tutela non fisica o giuridica che risiede in uno stato membro riguardanti i casi di cattiva
giudiziaria amministrazione delle istituzione, organi ed organismi dell’Unione. La denuncia può
essere presentata entro 2 anni dalla data in cui si è avuta conoscenza dei fatti. Se il
mediatore constata un caso di cattiva amministrazione investe l’autorità interessata
che dovrà pronunciarsi entro 3 mesi.
EVOLUZIONE POTERI DEL PARLAMENTO
In una prima fase(istituzione delle Comunità all’Atto unico europeo) il Parlamento disponeva di meri poteri consultivi che si
traducevano nell’emanazione di un parere, che oltre a non essere sempre obbligatorio non era mai vincolante.
Con l’Atto unico (seconda fase) veniva, infatti, introdotta una procedura di cooperazione che prevedeva una sorta di consultazione
tra Commissione, Consiglio e Parlamento. Tuttavia la sua partecipazione rimaneva comunque circoscritta rispetto a quella delle altre
istituzioni.
Con il Trattato di Maastricht e con i successivi accordi di Amsterdam e Nizza (terza fase) si è arrivati a ritagliare un ruolo
determinante al Parlamento europeo in materia legislativa inserendosi a pieno titolo nel procedimento di formazione degli atti
comunitari. Si fa riferimento alla procedura di codecisione (oggi procedura ordinaria legislativa)che ha posto sullo stesso piano
Consiglio e Parlamento.

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CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA


Assicura il rispetto del diritto dell’Unione nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati e
degli atti normativi derivati.
Ha sede a Lussemburgo ed è composta da un giudice per ogni stato membro ed 8 avvocati generali.
I suoi componenti sono nominati di comune accordo dai governi degli stati membri. Essi devono
essere scelti tra giureconsulti indipendenti di notoria competenza. Prima di procedere alla nomina
viene istituito un comitato incaricato di fornire pareri sull’adeguatezza dei candidati all’esercizio
di funzioni di giudice. Giudici ed avvocati restano in carica 6 anni (con un rinnovo parziale ogni 3)
ed il loro mandato è rinnovabile. I lavori di regola si svolgono in sezioni.
Essa si pronuncia conformemente ai trattati:
 Sui ricorsi presentati da uno stato membro, da una istituzione o da una persona fisica o
giuridica;
 In via pregiudiziale su richiesta delle giurisdizioni nazionali;
 Negli altri casi previsti dai trattati.

Tuttavia non è competente in materia di PESC, la quale resta assoggettata a regole particolari e
procedure specifiche ad eccezione di 2 casi:
 Si tratta di controllare la delimitazione tra competenze dell’Unione e quelle degli stati
membri;
 Ricorso di annullamento riguardante le decisioni che prevedono misure restrittive nei
confronti di persone fisiche o giuridiche adottate dal Consiglio(es. lotta al terrorismo).

La Corte di giustizia dell’Unione è una istituzione unitaria comprendente al suo interno 3 organi
giurisdizionali:
1) Corte di Giustizia: giudice di ultima istanza le cui principali attribuzioni:
 Ricorso per inadempimento
 Legittimità dagli atti
 Interpretazione trattati in via pregiudiziale
 Ricorso in carenza
 Ricorso in annullamento
La procedura si articola in una fase scritta consistente in uno scambio di memorie fra le
parti ed una fase orale introdotta da un giudice relatore che si conclude con sentenza
motivata e definitiva ha efficacia vincolante per le parti in causa e forza esecutiva
all’interno degli stati membri.
2) Tribunale è competente a conoscere in primo grado alcune categorie di ricorsi tra cui i
ricorsi per risarcimento danno derivante da responsabilità extracontrattuale dell’ Unione. Le
sue decisioni sono impugnabili dinanzi la Corte di giustizia solo per motivi di diritto.
Esso funge da giudice di appello dei ricorsi inerenti al contenzioso dei tribunali specializzati.
3) Tribunali Specializzati organismi incaricati di conoscere in primo grado alcune categorie
di ricorso proposto in materie specifiche determinate da statuto.
Sono istituiti da Consiglio e Parlamento Europeo che deliberano(mediante regolamento)su
proposta della Commissione previa consultazione della Corte di giustizia.
Es. Tribunale della funzione pubblica si pronuncia sulle controversie tra l’Unione e i suoi
agenti, comprese le controversie tra gli organi e il loro personale.

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BANCA CENTRALE EUROPEA


La BCE è una istituzione indipendente dotata di personalità giuridica avente il diritto esclusivo di
autorizzare l’emissione dell’euro.
Essa si compone:
 Consiglio Direttivo: definisce indirizzi generali della politica della BCE, della politica
monetaria dell’Unione ed esercita le funzioni consultive attribuite alla BCE dai trattati.
E’ composto dai membri del comitato esecutivo e i governatori delle banche centrali
nazionali degli stati membri la cui moneta è l’euro.
 Consiglio Esecutivo: attua gli orientamenti generali del consiglio direttivo e garantisce
l’esecuzione della gestione corrente della BCE.
E’ composto da un presidente, un vice presidente e 4 altri membri sono nominati per 8
anni tra persone di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o
bancario.

Principale Funzione della BCE è il controllo della liquidità può (di propria iniziativa)
formulare pareri da sottoporre alle istituzioni, organi ed organismi dell’Unione nelle materie di
sua specifica competenza.
Insieme alle banche centrali nazionali essa costituisce il SEBC (sistema europeo delle banche
centrali) il cui obiettivo chiave è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Essa inoltre:
 Definisce ed attua la politica monetaria dell’Unione
 Svolge le operazioni su cambi
 Gestisce le riserve ufficiali in valuta estera degli stati membri

BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI


La BEI è allo stesso tempo sia un organismo dell’Unione che una banca. Essa gode di una propria
personalità giuridica distinta da quella dell’Unione.
Il suo compito è di contribuire (mediante concessione di prestiti) allo sviluppo equilibrato dell’
Unione
CORTE DEI CONTI
Organo di controllo sulla gestione finanziaria dell’Unione composta da un numero di giudici pari a
quello degli stati membri.
Essi sono nominati(per la durata di 6 anni) dal Consiglio a maggioranza qualificata tra un apposito
elenco di candidati presentati da ogni stato.
NB il fi a zia e to dell’U io e avvie e integralmente tramite risorse
proprie (pri cipio dell’auto o ia fi a ziaria) es. dazi doganali
Funzioni:
 Controllo formale di legittimità diretto a verificare la correttezza e la regolarità di tutte le
entrate e le spese dell’Unione.
 Controllo di merito volto ad accertare la sana gestione finanziaria (efficacia, efficienza ed
economicità) deve presentare al Consiglio e al Parlamento Europeo una dichiarazione
di affidabilità dei conti in cui si attesta l’affidabilità, la legittimità e la regolarità di tutte le
voci di entrata e di spesa. Tale relazione è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione.
 Consultiva obbligatoria relativamente all’adozione di regolamenti finanziari e fissazione
delle modalità e delle procedure per la messa a disposizione dell’entrate dell’Unione.
 Consultiva facoltativa in caso di richiesta espressa di pareri da parte di una istituzione.

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ORGANI CONSULTIVI DELL’UNIONE


Il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione sono assistiti da:

1) Comitato economico e sociale: organo consultivo composto da rappresentanti delle


organizzazioni di datori di lavoro, lavoratori dipendenti ed altri attori rappresentativi della
società civile in particolare nei settori socio-economico, civile ,professionale e culturale.
I membri (max 350) sono nominati all’unanimità dal Consiglio ed il loro
mandato(rinnovabile) dura 5 anni. Essi esercitano le loro funzioni nell’interesse generale
dell’Unione devono offrire garanzia ed imparzialità.
La consultazione del comitato può essere obbligatoria o facoltativa a seconda che sia
prevista o meno dai trattati si concreta nell’emanazione di pareri mai vincolanti
NB i pareri possono essere formulati anche di propria iniziativa dal Comitato

2) Comitato delle regioni: composto da rappresentanti delle collettività regionali e locali i


quali devono essere titolari di un mandato elettorale. Essi restano in carica 5 anni
compatibilmente con la durata del mandato nazionale se quest’ultimo viene meno cessa
anche il mandato in seno al comitato.
I membri (max 350) sono nominati all’unanimità dal Consiglio.
Emana pareri mai vincolanti facoltativi( agisce di propria iniziativa) o obbligatori( sono
richiesti da Parlamento, Consiglio e Commissione)
NB vi è incompatibilità tra carica di membri del comitato e quella di parlamentare europeo

Agenzie Europee: organismi di diritto pubblico di varia denominazione(centri, fondazioni ecc.)


dotati di personalità giuridica e di autonomia finanziaria e di bilancio.
Ha compito di fornire informazioni di natura tecnica agli stati membri e alle parti private interessate
a cui si aggiungono le funzioni di controllo (es. ispezioni) e di indirizzo specialistico.

NB agenzie europee ≠ agenzie esecutive ad esse vengono affidati dalla Commissione compiti
relativi alla gestione dei programmi dell’Unione.

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IL DIRITTO DERIVATO I trattati prevedono(per la realizzazione degli obiettivi in essi enunciati )


l’emanazione di norme giuridiche da parte delle istituzione dell’Unione . L’insieme di tali norme
costituisce il diritto derivato, nell’ambito del quale è possibile distinguere tra:
 Atti legislativi: adottati secondo la procedure legislativa ordinaria. Si distinguono a loro
volta in :
 Regolamenti: atti tipici di portata generale obbligatori in tutti i loro elementi e
direttamente applicabili. Vengono generalmente emanati tramite procedura
legislativa ordinaria (formazione complessa) e devono essere motivati. Entrano in
vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla GUE.
 Direttive: atti tipici che vincolano lo stato membro cui sono rivolte ad un risultato
da raggiungere non sono direttamente applicabili dovendo gli stati adottare le
NB ad esse si applica
misure da loro ritenute più idonee al conseguimento dell’obiettivo stesso hanno
l’obbligo di stand still: nel efficacia mediata. Sono atti a formazione complessa e devono essere motivati. La
periodo antecedente il forma di pubblicità varia a seconda che siano:
termine di attuazione
della direttiva lo stato a) Direttive generali(indirizzate a tutti gli stati membri):entrano in vigore dopo
membro non può
adottare atti in contrasto
20 giorni della loro pubblicazione sulla GUE;
con gli obiettivi di
quest’ulti a.
b) Direttive individuali(indirizzate ad uno o alcuni stati membri): acquistano
efficacia dalla data in cui vengono notificate ai destinatari.
Nella prassi dell’Unione risulta sempre più frequente il ricorso a direttive
dettagliate le quali indicano con precisione le norme interne che gli stati sono tenuti
ad adottare la discrezionalità dello stato si riduce soltanto alla scelta della forma
giuridica interna da dare alla norma fissata sul piano europeo.
Decorso inutilmente il termine fissato per dare attuazione alla direttiva, i singoli
possono far valere in giudizio i diritti precisi e incondizionati da essa derivanti
(efficacia diretta delle direttive). Essa ha solo effetto verticale, poiché la sua
efficacia diretta riguarda sempre i rapporti tra un cittadino e il proprio Stato di
appartenenza la responsabilità per inadempimento e l’obbligo di risarcimento
di danni causati è in capo allo Stato.
Affinchè possa configurarsi un diritto al risarcimento del danno devono verificarsi
3 condizioni:
Il risultato prescritto dalla direttiva deve implicare l’attribuzione di diritti a
favore di singoli;
Il contenuto di tali diritti deve essere chiaramente individuabile sulla base
delle disposizioni della direttiva;
Deve esistere un nesso di casualità tra violazione dello stato e il danno subito
dal soggetto leso.
Il compito di accertarne l’esistenza, nonché di quantificare il danno spetta al giudice
nazionale[vedi sentenza Francovich].
 Decisioni:atti tipici a formazione complessa, obbligatori in tutti i loro elementi nei
soli confronti dei destinatari espressamente designati. la loro efficacia varia a
seconda che l’atto sia rivolto a:
 Stati membri: efficacia diretta (di tipo verticale) solo quando la decisone
indica anche le forme e i mezzi di esecuzione.
 Individui: efficacia diretta in ogni caso.
atti tipici  Raccomandazioni sollecitano il destinatario a tenere un determinato comportamento
non vincolanti.  Pareri: punto di vista di una istituzione in relazione ad una specifica questione.

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 Atti non legislativi: atti di portata generale adottati dalla commissione su delega di un atto
legislativo, che integrano o modificano elementi non essenziali dell’atto legislativo stesso.
Essi si distinguono in:
 Atti normativi delegati: un atto legislativo può delegare alla Commissione il potere
di adottare atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano
determinati elementi non essenziali dell’atto legislativo. Tale potere delegato è
delimitato dagli atti legislativi che devono esplicitamente indicare gli obiettivi, il
contenuto, la portata e la durata della delega di potere. Gli atti legislativi fissano
esplicitamente le condizioni cui è soggetta la delega:
Il Parlamento europeo o il Consiglio possono decidere di revocare la delega;
l’atto delegato può entrare in vigore soltanto se(entro il termine fissato
dall’atto legislativo) il Parlamento europeo o il Consiglio non sollevano
Potere obiezioni.
Esecutivo della
Commissione  Atti di esecuzione: il compito di adottare tutte le misure di diritto interno necessarie
all’attuazione degli atti giuridicamente vincolanti dell’Unione spetta agli Stati.
Tuttavia quando sono necessarie condizioni uniformi di esecuzione degli atti
giuridicamente vincolanti dell’Unione, questi conferiscono competenze di
esecuzione alla Commissione o al Consiglio(in casi specifici debitamente motivati e
nelle circostanze relative alla PESC). Il Parlamento europeo e il Consiglio
stabiliscono(mediante regolamenti) preventivamente le regole ed i principi generali
relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle
competenze di esecuzione attribuite alla Commissione[Tali regole sono attualmente
definiti dal reg. ue. 182/2011 che ha abrogato la previgente decisone sulla
comitatologia*].

Sentenza Francovich: Si tratta di una storica sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea
con la quale veniva stabilito il principio secondo cui il mancato recepimento di una direttiva entro
la data ultima stabilita nel provvedimento può determinare, a certe condizioni[vedi le 3 condizioni
pag 14], una condanna dello Stato e un obbligo di risarcimento del cittadino che risulti leso
dall’inadempiente comportamento.
Nel caso esaminato lo Stato inadempiente era l’Italia, che non aveva recepito in tempo una direttiva
sulla tutela dei crediti di lavoro in caso di insolvenza del datore di lavoro. Il mancato recepimento di
tale direttiva aveva danneggiato tutti quei lavoratori che non potevano godere della speciale tutela
loro accordata dalla normativa europea; per questo motivo la Corte, oltre a rilevare l’inadempienza
dell’Italia, aveva anche stabilito l’innovativo diritto del soggetto leso al risarcimento del danno
ricevuto.
Sotto il profilo interno non può trascurarsi l'impatto teorico della pronuncia in esame: l'attività
legislativa, tradizionalmente ritenuta libera nel fine e compiuta espressione della sovranità popolare,
oltre ad essere condizionata dagli obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario, espone gli Stati,
perfino, ad un giudizio di responsabilità.

ATTI ATIPICI
Nonostante la presenza di raccomandazioni e pareri, il Consiglio o la Commissione possono far
ricorso anche ad ulteriori atti non menzionati espressamente nei Trattati tra cui:
 “conclusioni “ o “risoluzioni” adottate dal Consiglio – nelle quali preannuncia le possibili
linee di sviluppo di una successiva attività normativa dell’Unione, ovvero fissa la sua
posizione rispetto ad una questione particolarmente delicata o controversa di interpretazione
del diritto dell’UE per questi atti la Corte è costante nell’affermare il carattere non
vincolante.

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 “comunicazioni”, “orientamenti” o “linee direttrici” – atti utilizzati dalla Commissione


per indicare ai soggetti interessati il proprio modo di interpretare una propria competenza e
le modalità con le quali essa intende esercitarla la Commissione pone in capo ai soggetti
direttamente interessati obblighi ulteriori rispetto a quelli derivanti dai Trattati o dagli atti da
questi previsti.
 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione possono concludere “accordi
interistituzionali” – atti frutto non solo della volontà congiunta di 2 o più istituzioni ma
anche dell’esternazione di una comune posizione su una data questione di rilievo politico o
su determinati principi generali. Il TFUE si limita a dire che gli accordi interistituzionali
“possono assumere carattere vincolante” anche se tale carattere sussisterà solo nei confronti
delle istituzioni che lo hanno concluso. Tali accordi possono integrare le disposizioni dei
trattari ma non modificarle.

Nell’ambito degli atti atipici possiamo comunque ritrovare:


1) Decisioni sui generis: atti vincolanti di valenza generale. Tra queste vi è l’autorizzazione
del Consiglio affinché la Commissione negozi un accordo internazionale e le decisioni sul
funzionamento dell’organizzazione comunitaria
2) Dichiarazioni comuni del Consiglio, Commissione e Parlamento
3) Dichiarazioni a verbale del Consiglio che accompagnano l’adozione di un atto e ne
chiariscono la portata, pur non avendo rilievo giuridico
4) Accordi amministrativi stipulati dalla Commissione con Stati terzi
5) Regolamenti interni: adottati da una istituzione nell'ambito della propria autonomia
organizzativa, destinati a disciplinare aspetti relativi al proprio funzionamento
6) Libri Verdi: documenti di riflessione su un tema politico specifico pubblicati dalla
Commissione. Essi sono destinati a tutti coloro che partecipano al processo di consultazione
e di dibattito. Spesso, rappresentano il primo passo degli sviluppi legislativi successivi.
7) Libri Bianchi: contengono proposte di azione comunitaria in un settore specifico.
Talvolta fanno seguito a un libro verde pubblicato per promuovere una consultazione a
livello europeo. Mentre i libri verdi espongono una gamma di idee ai fini di un dibattito
pubblico, i libri bianchi contengono una raccolta ufficiale di proposte in settori politici
specifici e costituiscono lo strumento per la loro realizzazione

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*COMITATOLOGIA
La Decisione n. 1999/468/CE («decisione sulla comitatologia») aveva istituito dei comitati formati da
rappresentanti degli Stati membri e incaricati di esercitare un potere di controllo sulle competenze di esecuzione
della Commissione attraverso l’esame dei progetti di atti di esecuzione da questa emanati l’emanazione delle
misure di esecuzione della commissione erano subordinate alla consultazione dei comitati competenti diversi
tipi di comitati:
1) Procedura di “comitato consultivo”: la Commissione ha l’obbligo di tenere “in massima considerazione”
il parere che il comitato (a maggioranza semplice) può esprime sul progetto di misure di esecuzione essa
stessa gli ha sottoposto[si applica ogni volta che venga considerata come più appropriata].
2) Procedura di “comitato di gestione” - il comitato esprime il suo parere (a maggioranza qualificata) entro
un termine fissato dal suo presidente (rappresentante della Commissione). Quando le misure, stabilite dalla
Commissione, non sono conformi al parere del comitato di gestione, la Commissione deve trasmetterle al
Consiglio che entro 3 mesi può adottare una decisione diversa a maggioranza qualificata,se non la adotta
saranno applicate quelle della commissione[si applica alle misure relative alla politica agricola comune e
alla politica comune per la pesca] .
3) Procedura del “comitato di regolamentazione”: la Commissione può adottare le misure di esecuzione in
progetto solo quando esse siano conformi al parere del comitato. Qualora le misure previste dalla
Commissione non risultino conformi al parere del comitato di regolamentazione, essa deve trasmetterle al
Consiglio e, per informazione, al Parlamento europeo. Il Consiglio può:
 dare il suo accordo a maggioranza qualificata;
 non pronunciarsi. In questo caso, la Commissione adotta le misure di applicazione;
 opporsi (a maggioranza qualificata). In questo caso, la Commissione può presentare una proposta
modificata o una nuova proposta.
[si applica alle misure che riguardano settori della protezione della salute, della sicurezza delle persone e animali]
Il fatto che nel comitato di gestione e di regolamentazione, è previsto che il solo Consiglio può pronunciarsi sul
modo di agire della Commissione, tendeva a squilibrare quella parità istituzionale vigente tra il Parlamento europeo
e il Consiglio stesso. Anche per questo motivo nel 2006 è stata introdotta la:
4) Procedura di “regolamentazione con controllo” riservata all’adozione di misure di attuazione “quasi-
legislative” di un atto di base adottato secondo la procedura di codecisione il Parlamento europeo si
trova su un piano di uguaglianza con il Consiglio per le materie sottoposte al regime di codecisione.
 Se una delle due istituzioni manifesta la sua opposizione alle misure previste dalla Commissione, la
Commissione non può adottare le misure proposte. Essa può, a seconda di parere favorevole o
meno, presentare rispettivamente una proposta modificata o nuova proposta.
 Se invece il Consiglio intende adottare la proposta della Commissione, la proposta va trasmessa al
Parlamento, il quale potrà entro 4 mesi opporsi se ci sono fondati motivi; in caso contrario le
misure proposte potranno essere adottate.
[si applica per le misure di portata generale aventi quale oggetto la modifica di elementi non essenziali di
un atto adottato in codecisione].

La decisione in esame è stata, poi, abrogata dal reg. UE n. 182/2011, che pur mantenendo le procedure di
comitatologia ha reso il controllo dei comitati sulla Commissione più semplice,efficiente e trasparente Il
controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione
viene esercitato attraverso le procedure di comitatologia, ossia impegnando la Commissione a presentare tutti i
progetti di atti di esecuzione a comitati (attualmente circa 300) formati dai rappresentanti degli Stati membri.
I comitati prendono parte all’elaborazione degli atti di esecuzione mediante due tipi di procedure:
 procedura d’esame, nella quale la Commissione può adottare un atto di esecuzione solo se il comitato
coinvolto esprime un parere positivo. In caso di parere negativo, la Commissione può proporre una
versione modificata del progetto di atto entro 2 mesi o rivolgersi ad un comitato di appello;
 procedura consultiva, in via residuale, che impone alla Commissione di decidere in merito all’adozione di
un atto tenendo nella massima considerazione le conclusioni dei dibattiti svolti in seno al comitato
interessato.

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PROCEDURA LEGISLATIVA ORDINARIA: consiste nell’adozione congiunta di un atto da parte


del parlamento e del consiglio su proposta della commissione:
1 LETTURA
 La commissione presenta una proposta la parlamento e consiglio
 Il parlamento adotta una posizione sulla proposta e la trasmette al consiglio. Se il consiglio:
 adotta la posizione del parlamento l’atto è adottato.
 rigetta la posizione del parlamento, adotta una propria posizione e la trasmette al
parlamento allegandogli la motivazione di rigetto.
2 LETTURA
Entro 3 mesi dalla comunicazione il parlamento europeo può:
 approvare o non pronunciarsi sulla posizione del consiglio l’atto è adottato
 respingere la posizione del consiglio l’atto non è adottato
 proporre emendamenti alla posizione del consiglio. Il testo così emendato è comunicato al
consiglio e commissione. La commissione formula un parere al proposito. Il consiglio entro
3 mesi può:
Approvare gli emendamenti l’atto è adottato
Non approva gli emendamenti può entro 6 settimane convocare il comitato di
conciliazione (composto da rappresentanti dl parlamento e del consiglio)

FASE DI CONCILIAZIONE
Il comitato entro 6 settimane dalla sua convocazione deve giungere ad un accordo, se vi è
l’accordo si passa alla fase di 3 lettura, in caso contrario l’atto non è adottato.

3 LETTURA
Il parlamento europeo e il consiglio entro 6 settimane dall’approvazione del progetto comune da
parte del comitato di conciliazione decidono se adottare o meno l’atto.

In tale ambito importanti sono le clausole con freno di emergenza riguardano tre settori:
 le misure di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale dei lavoratori migranti ;
 la cooperazione giudiziaria in materia penale;
 la fissazione di norme comuni per alcuni reati.
Le clausole con freno di emergenza sono state ideate per consentire l’applicazione della procedura
legislativa ordinaria in questi tre settori. La procedura legislativa ordinaria viene, quindi, mitigata
con un meccanismo di freno: se uno Stato membro ritiene che i principi fondamentali del suo
sistema di sicurezza sociale o del suo sistema di giustizia penale siano minacciati dal progetto
legislativo in corso di adozione, può chiedere che il Consiglio europeo sia investito della questione.
In tale caso, la procedura viene sospesa e il Consiglio europeo può:
 rinviare il progetto al Consiglio che porta avanti la procedura tenendo in considerazione le
osservazioni formulate;
 mettere fine definitivamente alla procedura e chiedere, all’occorrenza, una nuova
proposta della Commissione.
Quindi, il vantaggio della clausola con freno di emergenza non sta tanto nel meccanismo proposto,
ma piuttosto nel fatto che consente di estendere la procedura legislativa ordinaria ai settori politici
interessati. Infatti, l’introduzione di tale meccanismo nel processo decisionale ha consentito di
convincere gli Stati membri più recalcitranti ad applicare la procedura legislativa ordinaria ad
alcune politiche per le quali fino ad allora valeva la regola del voto all’unanimità.

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PROCEDURA LEGISLATIVA SPECIALE: adozione di un atto da parte del consiglio con la


partecipazione del parlamento europeo (o viceversa) ne casi previsti dai trattati.
Tali procedure sono varie e di volta in volta specificate dai trattati. Distinguiamo:

a) Procedura di consultazione: una volta che la Commissione presenta una proposta, spetta al
Consiglio adottare l’atto dopo averne chiesto il parere del Parlamento europeo.
La consultazione del parlamento è obbligatoria, ma mai vincolante. Tuttavia:
 il parlamento deve effettivamente esprimere la sua opinione;
 il parere deve essere su un testo che corrisponde nella sostanza a quello
successivamente adottato dal consiglio
b) Procedura di approvazione parlamentare(c.d. parere conforme): consente al Parlamento
europeo di esprimere il proprio accordo o disaccordo in merito all’approvazione di
determinati atti proposti dal Consiglio tali atti non possono essere adottati dal
Consiglio in assenza di approvazione parlamentare, che si configura pertanto come un
diritto di veto del Parlamento nei confronti del Consiglio la volontà del Parlamento
europeo è messa sullo stesso piano di quella del Consiglio. Tale procedura è prevista per gli
accordi riguardanti settori a cui si applica la procedura legislativa ordinaria o quella speciale
(qualora sia necessaria l’approvazione del Parlamento europeo).

POTERE DECISIONALE NELLA PESC


Nell’ambito della PESC il potere decisionale(generalmente)spetta unicamente al Consiglio
inoltre(in seguito all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona), il potere di iniziativa della
Commissione è rimpiazzato dall’Alto rappresentante dell’Unione.
il Consiglio decide sempre all’unanimità, salvo alcuni casi in cui può decidere a maggioranza
qualificata(es. adozione di decisioni di nomina di un rappresentante speciale dell’Unione).
Sulle decisioni del Consiglio non è prevista alcuna forma di consultazione del Parlamento europeo.

L’INIZIATIVA POPOLARE
In base alla cd. iniziativa popolare (art. 11 TUE) i cittadini dell’Unione, in numero di almeno un
milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono invitare la
Commissione europea a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali
cittadini ritengono necessario un atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati.
Le procedure e le condizioni necessarie per la presentazione di un’iniziativa dei cittadini sono
stabilite con regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio mediante la procedura legislativa
ordinaria.

PROCEDURA ORDINARIA DI REVISIONE DEI TRATTATI


Stati membri,parlamento europeo o la commissione sottopongono emendamenti per la modifica di
un trattato al consiglio. Tali emendamenti sono trasmessi dal consiglio al consiglio europeo e
commissione(con contestuale notifica ai parlamenti nazionale)
Se il consiglio europeo adotta una decisione favorevole circa la modifica il presidente convoca una
convenzione. La convenzione è composta da rappresentanti del parlamento nazionale,parlamento
europeo e commissione. Essa esamina il progetto e adotta per consenso una raccomandazione e la
trasmette a una conferenza dei rappresentanti degli stati membri (convocata dal presidente del
consiglio). In tale conferenza si stabilisce di comune accordo le modifiche dei trattati. Le modifiche
entrano in vigore dopo essere state ratificate da tutti gli stati membri.
Se entro 2 anni alcuni stati membri abbiano trovato difficoltà di ratifica la questione è deferito al
consiglio europeo.
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PROCEDURA SEMPLIFICATA DI REVISIONE DEI TRATTATI

2 TIPOLOGIE

1) Per modifiche relative alla III parte TFUE(politiche ed azioni interne)


Governi degli stati membri , commissione o parlamento europeo sottopongono emendamenti per la
modifica di un trattato al consiglio europeo.
Il consiglio europeo adotta la decisione deliberando all’unanimità.
Le modifiche entrano in vigore dopo l’approvazione degli stati membri

2) modifiche procedure di voto in seno al consiglio


Il consiglio europeo può consentire che dove(in un caso determinato) prevista:
 l’unanimità si possa votare a maggioranza qualificata
 la procedura legislativa speciale si possa usare quella ordinaria

Ogni iniziativa del consiglio europeo è trasmessa al parlamento nazionale è approvata se entro 6
mesi non c’è notifica di opposizione da parte di parlamenti nazionali.

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LA TUTELA GIURISDIZIONALE

Il sistema di tutela giurisdizionale nell’ambito dell’Unione comprende:


a) Ricorsi diretti(giurisdizione contenziosa): si caratterizzano per l’azione diretta dei soggetti
interessati dinanzi alla Corte di giustizia(o al tribunale). Essi sono:
 Ricorso per inadempimento(procedura di infrazione);
 Ricorso di annullamento;
 Ricorso per carenza;
 Ricorso in materia di responsabilità extracontrattuale(azione di danno).
b) Ricorsi indiretti(giurisdizione non contenziosa): proposti dinanzi ai giudici nazionali e
successivamente portati dinanzi la Corte di giustizia dell’Unione. Essi sono:
 Rinvio pregiudiziale;
 Eccezione di invalidità.

RICORSI DIRETTI

RICORSO PER INADEMPIMENTO(c.d. procedura di infrazione)


Ha ad oggetto la violazione degli obblighi (degli stati membri) derivanti dai trattati e dagli atti
vincolanti delle istituzioni. Consta di 2 fasi:

[1] Fase precontenziosa: si instaura dinanzi alla commissione ed è caratterizzata dalla lettera di
messa in mora e del parere motivato.
Con la lettera di messa in mora la commissione mette in evidenza la violazione dello stato
e(ricevute o meno le osservazioni da parte dello stato inadempiente) la commissione
indirizza allo stato un parere motivato dove lo invita ad eliminare il comportamento illecito
entro un termine fissato dalla commissione stessa[NB il parere è adottato solo nel caso in cui
non si raggiunga un accordo tra stato e commissione].
Qualora lo stato interessato non si conformi in tempo utile al parere motivato viene avviata
la fase contenziosa[NB non sussiste alcun obbligo perla Commissione di adire la Corte].
[2] Fase contenziosa: la commissione adisce la corte di giustizia ed il ricorso ha ad oggetto
l’inadempimento dello stato agli obblighi del trattato.

E’ possibile che tale ricorso sia promosso da uno stato membro quando reputi che un altro Stato
membro ha mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati.
Lo Stato che intende adire la Corte deve ugualmente rivolgersi prima alla Commissione (pena
l’irricevibilità del ricorso). È tenuto, inoltre, ad esporre le ragioni sulle quali è fondata la richiesta
di intervento della Commissione
La commissione ha il compito di conciliare le posizioni contrastanti delle parti in causa ponendole
in condizione di presentare le loro osservazioni, scritte e orali, e al termine del contraddittorio
emette un parere motivato sulla questione.
A seguito di ciò, la Commissione può assumere diverse posizioni:
 può reputare non fondate le motivazioni riportate dallo Stato che l’ha adita è sempre
possibile il ricorso alla Corte;
 può appoggiare la tesi dello Stato imputato di inadempienza è sempre possibile ricorrere
alla Corte;

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 può appoggiare la tesi dello Stato che presenta il ricorso sarà possibile ricorrere alla
Corte solo se lo Stato inadempiente, entro il termine fissato, non si conforma al parere o non
pone fine all’illecito;
 può non formulare alcun parere entro tre mesi sarà possibile ricorrere alla Corte.

Effetti della sentenza


La sentenza ha efficacia dichiarativa limitandosi ad accertare l’esistenza della violazione essa
non può indicare le misure necessarie per far cessare l’inadempimento o stabilire (almeno per
questa prima fase) misure per il risarcimento di eventuali danni: lo Stato è solo tenuto a garantire,
attraverso la propria scelta dei mezzi da adottare, l’effettiva riparazione dell’illecito.
Tuttavia se lo Stato non pone fine al suo illecito si ha la prosecuzione del giudizio (avente ad
oggetto l’esecuzione della sentenza della Corte) c.d. ricorso per inosservanza.
È possibile distinguere al riguardo:
 fase precontenziosa. La Commissione invia una lettera di messa in mora che contiene una
serie di raccomandazioni per porre fine all’illecito; se lo Stato non rispetta la sentenza di
inadempimento e persiste nel perpetrare l’illecito, la Commissione adisce la Corte;
 fase contenziosa: si attiva solo nel caso in cui lo Stato membro non si sia conformato alla
sentenza della Corte. In tal caso quest’ultima può commissionargli il pagamento di una
somma forfettaria.

RICORSO DI ANNULLAMENTO
Ha ad oggetto l’emanazione di atti illegittimi da parte di istituzioni, organi ed organismi europei
destinati a produrre effetti giuridici nei confronti di terzi.
Soggetti legittimati:
 Privilegiati: possono agire in qualsiasi situazione (istituzioni Europee)
 Semi-privilegiati: solo per la salvaguardia delle proprie prerogative(corte dei conti,comitati
regionali,BCE)
 Non privilegiati:solo se gli atti li riguardino individualmente e direttamente (tutte persone
fisiche e giuridiche si propone dinanzi al Tribunale)
Il ricorso deve essere proposto entro 2 mesi dalla pubblicazione o dalla notifica dell’atto.

I vizi che devono inficiare l’atto affinchè si possa adire la Corte sono:

 Incompetenza;
 violazione dei trattati e delle norme giuridiche relative alla loro applicazione;
 violazione della forma sostanziale;
 sviamento di potere.

Constatata l’illegittimità dell’atto la corte lo annulla ex tunc (dall’inizio)con effetti erga omnes.

NB l’annullamento dell’atto comporta comunque, per l’istituzione, l’organo o l’organismo che lo ha


emanato, l’obbligo di ripristinare la situazione preesistente all’emanazione dell’atto, anche
attraverso la revoca di atti collegati a quello annullato, nonché l’obbligo di risarcire i danni
provocati dal suo comportamento qualora questo sia anche illecito.

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RICORSO IN CARENZA
Il ricorso ha ad oggetto l’omissione di atti dovuti da parte di istituzioni,organi ed organismi
dell’unione europea che a ciò erano tenuti.

Soggetti legittimati:
 Ricorrenti privilegiati: stati membri,istituzioni
 Ricorrenti secondari: persone fisiche e giuridiche, purchè quell’atto le riguardi
direttamente e non si tratti di raccomandazioni o pareri.

I ricorrenti devono mettere in mora l’istituzione carente e se(entro 2 mesi) tale istituzione non ha
preso posizione questi possono, entro i 2 mesi successivi, adire la corte.

Se la corte riscontra la carenza obbliga l’istituzione ad adottare i provvedimenti necessari per


l’esecuzione della sentenza.
Se l’istituzione resta inosservante si può solo proporre un nuovo ricorso in carenza

RICORSO RESPONSABILITA’ EXTRACONTRATTUALE(c.d. azione di danno)


Ha ad oggetto le controversie relative al risarcimento dei danni causati dalle istituzioni(o dagli
agenti dell’unione) nell’esercizio delle loro funzioni:
 presupposti soggettivi: comportamento colposo
 presupposti oggettivi: illiceità del comportamento
reale esistenza del danno concreto
nesso di casualità tra il danno ed il comportamento dell’agente
Deve essere proposto entro 5 anni dal verificarsi dell’evento dannoso

NB può essere proposto anche per l’emanazione di atti illegittimi, ma il ricorso di annullamento e
l’azione di risarcimento del danno sono 2 azioni indipendenti ed autonome nell’azione di danno
non si deve accertare l’illegittimità del comportamento di una istituzione, ma il risarcimento del
danno da essa prevista.

RICORSI INDIRETTI

RICORSO IN VIA PREGIUDIZIALE


La corte assicura l’uniforme interpretazione del diritto dell’unione europea per una sua corretta ed
uniforme applicazione.
Può riguardare la:
 Corretta interpretazione trattati e normativa europea
 Validità di un atto di diritto derivato
Soggetti legittimati: persone fisiche o giuridiche senza alcuna limitazione
L’atto è invalido limitatamente alla controversia in esame
Il rinvio pregiudiziale è facoltativo o obbligatorio a seconda che si tratti di un giudice di primo
grado o di ultima istanza. Tuttavia il ricorso non è obbligatorio quando:
 la corte si è già pronunciata su una questione identica
 quando le norme hanno un senso chiaro ed univoco(c.d. teoria dell’atto chiaro).

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Procedura: il rinvio è disposto con ordinanza motivata, notificata alla Corte a cura del giudice
nazionale. In seguito alla ricezione del rinvio, la Corte non può sindacare le valutazioni del giudice
nazionale ma ha la facoltà di valutare se:
a) l’ordinanza proviene da un giudice nazionale
b) l’ordinanza ha per oggetto questioni di diritto europeo.
Essa declina la sua competenza quando ci sono dubbi sulla rilevanza dei quesiti posti dal giudice a
quo, cioè sulla necessità del rinvio ciò avviene quando le questioni siano irrilevanti, ovvero
quando appaia manifestamente che l’interpretazione di una norma europea chiesta dal giudice
nazionale non ha alcuna relazione con l’oggetto della causa.
NB in questa procedura, possiamo distinguere:
1) giudice a quo: giudice nazionale che fa espresso rinvio alla Corte di giustizia
2) giudice ad quem:la Corte di Giustizia che riceve e si espone sul rinvio.
In sede comunitaria, possono partecipare al procedimento dinanzi la Corte non solo le parti del
giudizio a quo, ma anche gli stati membri, la Commissione, il Parlamento, il Consiglio e la BCE
quando si tratta di atti da loro adottati. Tutte queste parti possono presentare entro 2 mesi dalla
notifica osservazioni scritte verso la Corte.
Al termine della sua analisi, la corte decide con sentenza ma può anche adottare un’ordinanza
motivata (es. in caso di manifesta incompetenza o irricevibilità del rinvio) notificando il tutto al
giudice a quo e alle parti stesse. La decisione della Corte è l'interpretazione ufficiale della questione
e come tale vale per tutti gli Stati membri.
NB si tratta di una procedura non contenziosa proprio perché non è attivata su ricorso delle parti
di una controversia ma in seguito al rinvio del giudice nazionale dinanzi al quale la controversia si
svolge; ma soprattutto tale procedura non è destinata a risolvere la controversia in atto ma a fornire
gli elementi necessari alla sua soluzione la controversia tra le parti si sviluppa e si conclude
dinanzi ai giudici nazionali mentre la Corte deve svolgere un ruolo di collaborazione per
quest’ultimi (rapporto di autentica collaborazione).
Effetti della sentenza interpretativa: vincola il giudice nazionale anche nelle fasi successive della
procedura con effetti ex tunc(da quel momento) diviene precedente giurisprudenziale
vincolante per altri giudici (anche di paesi diversi),salvo diversa linea interpretativa della corte
successiva.

NB la Corte ha riconosciuto al giudice nazionale che operi il rinvio, di sospendere (in attesa della
pronuncia della Corte) l’efficacia di provvedimenti nazionali fondati su atti dell’Ue rispetto alla cui
validità ci sono dei dubbi. Naturalmente, la decisione di sospendere il giudizio nazionale è di
competenza del giudice nazionale, il quale deve valutare se la pronuncia della Corte “sia
necessaria” per emanare la sua decisione nel caso di specie.

Procedimento pregiudiziale d’urgenza se la questione pregiudiziale pendente riguardo una


persona in stato di detenzione.

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ECCEZIONE DI INVALIDITÀ
Eccezione incidentale di parte volta a far dichiarare l’invalidità di un atto di portata generale
adottato da una istituzione,organo od organismo dell’Unione. Dato il suo carattere incidentale può
essere sollevata (per i motivi previsti per il ricorso di annullamento) soltanto nell’ambito di un
procedimento già pendente dinanzi la Corte che abbia ad oggetto l’interpretazione o l’applicazione
di un atto strettamente connesso a quello di cui si vuole far valere l’illegittimità.
Es. impugnazione incidentale del regolamento da cui è nato l’atto di esecuzione impugnato

Scopo di tale istituto è quello di evitare che un atto viziato possa costituire base giuridica valida per
altri atti.
Essa(a differenza del ricorso di annullamento) non è soggetta ad alcun termine e non pone alcuna
limitazione in relazione ai soggetti che possano sollevarla, purchè siano parti nella causa
principale non è rilevabile d’ufficio dal giudice.

NB la procedura in questione non può essere usata per aggirare i limiti posti dal sistema del ricorso
di annullamento l’eccezione di invalidità non potrà essere sollevata da un soggetto che avrebbe
avuto titolo per richiederne l’annullamento alla Corte.

L’effetto dell’accoglimento di tale eccezione consiste nella mera inapplicabilità dell’atto


impugnato nel giudizio in corso. Tuttavia nella prassi l’istituzione che ha emanato l’atto
difficilmente potrà ignorare la pronuncia della Corte procederà alla sua modificazione o
abrogazione.

Differenza tra ricorso di annullamento ed eccezione di invalidità consiste:


 Soggetti legittimati:
 Ricorso di annullamento: ricorrenti privilegiati, semiprivilegiati e non privilegiati
(questi ultimi sono nel caso in cui l’atto colpisca direttamente ed individualmente i
singoli);
 Eccezione di invalidità: chiunque sia parte della causa principale e non abbia titolo a
proporre ricorso di annullamento alla Corte.
 Termini:
 Ricorso di annullamento: 2 mesi dalla pubblicazione o dalla notifica dell’atto;
 Eccezione di invalidità: nessun termine previsto.
 Effetti:
 Ricorso di annullamento: l’atto impugnato viene annullato ex tunc (dall’inizio)con
effetti erga omnes;
 Eccezione di invalidità: mera inapplicabilità nel giudizio in corso dell’atto
impugnato.

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ALTRE COMPETENZE DELLA CORTE

Competenza sulle controversie relative alla funzione pubblica europea


Ex art 270 TFUE “La Corte di giustizia dell'Unione europea è competente a pronunciarsi su
qualsiasi controversia tra l'Unione e gli agenti di questa, nei limiti e condizioni determinati dallo
statuto dei funzionari dell'Unione e dal regime applicabile agli altri agenti dell'Unione”
Competente a pronunciarsi è il Tribunale della funzione pubblica.
Soggetti legittimati a introdurre il ricorso: funzionari e agenti dell’Unione sia quelli stabiliti
stabilmente nell’organico del personale che quelli a contratto a tempo determinato.
Legittimazione passiva: Istituzioni dell’Ue, ma anche tutti gli organi ad essa riconducibili (anche
la stessa Corte) come il Comitato economico/sociale, Comitato delle regioni; la BEI e la BCE.
Competenza in materia contrattuale
Ex art 272 TFUE “ La Corte di giustizia dell'Unione europea è competente a giudicare in virtù di
una clausola compromissoria contenuta in un contratto di diritto pubblico o di diritto privato
stipulato dall'Unione o per conto di questa”
Il trattato riconosce alla Corte una competenza di diritto privato perché ha ad oggetto le
controversie in materia contrattuale che possono sorgere in relazione all’attività negoziale dell’Ue.
Clausola compromissoria è una clausola che permette di devolvere ad arbitri (soggetti terzi la
controversia) delle possibili controversie derivanti dal contratto nel quale è contenuta. Si tratta di
una competenza facoltativa e non obbligatoria della Corte, la quale si attiva su scelta delle parti
della controversia.
NB è indispensabile che tale clausola sia redatta per iscritto.

Competenza a pronunciare le dimissione di ufficio dei membri degli organi dell’Ue


la Corte può dimettere d’ufficio i suoi membri nonché quelli della Commissione, Corte dei Conti,
Mediatore Europeo e del Comitato esecutivo della BCE che non presentano più i requisiti richiesti
per l’esercizio delle loro funzioni o perché hanno disatteso gli obblighi posti a loro carico.
La decisione è presa in seduta plenaria, ma se il caso riguarda un membro della Corte, alla
deliberazione partecipano anche gli avvocati generali.

Funzione consultiva
La giurisdizione non contenziosa della Corte vale anche per la funzione consultiva che essa
svolge nei confronti delle altre istituzioni dell’Unione nei casi previsti dai trattati.
[Es. l’art. 218, par. 11 TFUE dispone che il Parlamento, la Commissione, il Consiglio o uno
Stato membro possono chiedere il parere della Corte circa la compatibilità di un accordo con le
disposizioni dei trattati].
Quando la Corte esprime:
 Parere negativo «l’accordo può entrare in vigore solo con modifica dello stesso o in caso
di revisione dei trattati»(se l’accordo venisse concluso in difformità col parere, il relativo
atto potrà essere impugnato con ricorso di annullamento).
 Parere positivo: non preclude la facoltà di riproporre alla Corte la questione di
compatibilità dell’accordo.

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TUTELA GIUDIZIARIA IN AMBITO NAZIONALE


Gli strumenti di tutela giurisdizionale visti nel sistema dell’Unione non sono da considerarsi
esaustivi.
Gli stessi Trattati, nel riservare alla Corte di giustizia la competenza esclusiva nei casi da essi
previsti, riconoscono che le controversie nelle quali l’Unione sia parte, non sono, per questo motivo,
sottratte alla competenza dei giudici nazionali.
Ma oltre ad esercitare questa competenza residuale, i giudici nazionali si sono visti attribuire un
crescente ruolo per la tutela delle situazioni giuridiche individuali fondate sul diritto dell’Unione.
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La Corte al fine di garantire l’effettiva tutela giurisdizionale dei privati ritiene che il principio di
tutela giurisdizionale costituisce un principio generale di diritto dell’Ue che deriva dalle tradizioni
costituzionali comuni agli stati membri in mancanza di una specifica disciplina comunitaria,
è l’ordinamento giuridico interno di ciascuno stato membro che designa il giudice competente e
stabilisce le modalità procedurali delle azioni giudiziali intese a garantire la tutela dei diritti
spettanti ai singoli in forza delle norme comunitarie aventi efficacia diretta (c.d. principio
dell’autonomia procedurale).
La Corte si è riservata una sorta di potere di intervento sugli ordinamenti nazionali, al fine di
controllare non tanto se essi garantiscano un livello minimo di protezione, ma piuttosto se le
condizioni procedurali e sostanziali previste per quest’ultime siano conformi ai parametri di
adeguatezza ed effettività che la stessa Corte desume dal corpus del diritto dell’unione o dai
principi generali si inizia a delineare un autentico standard europeo di tutela giudiziaria.

IL RIESAME DELLE SENTENZE E DELLE DECISIONI NAZIONALI DEFINITIVE


In una serie di sentenze la Corte ha stabilito che i principi generali del diritto dell’Unione , ed in
particolare quello della leale operazione, impongono(a determinate condizioni) di riesaminare una
sentenza nazionale definitiva rivelatasi contraria al diritto dell’Unione a seguito di una successiva
pronuncia della Corte sembrerebbe esserci il superamento o almeno un affievolimento del
tradizionale e generale principio dell’intangibilità del giudicato interno.
In realtà tale disposizione è subordinata al rispetto di alcune condizioni tra le quali assume
determinante importanza quella prescrivente che l’organo nazionale adito disponga(in virtù del
proprio ordinamento interno) del potere di revisione di una decisione definitiva per violazione di
una norma di diritto.
Assume rilievo in tal contesto la sentenza Lucchini nella quale il principio di intangibilità del
giudicato interno è sembrato ancora più minacciato. In tale pronuncia la Corte ha affermato che “il
diritto comunitario osta all’applicazione di una disposizione del diritto nazionale(come l’art. 2909
c.c. volto a sancire il principio di autorità di cosa giudicata), qualora esso impedisca il recupero di
un aiuto di stato erogato in contrasto con le rilevanti disposizioni del trattato”. Tuttavia anche in
questo caso l’affermazione assume tutt’altro significato alla luce dell’assoluta peculiarità della
fattispecie sottoposta all’attenzione della Corte(aiuti di stato).

Nel caso Lucchini una sentenza nazionale passata in giudicato e rimessa in causa dalla Corte, non
solo aveva legittimato un aiuto di stato in spregio del potere esclusivo della Commissione europea
di valutare la compatibilità dell’aiuto, ma lo aveva fatto senza tener conto della decisione di tale
istituzione che aveva dichiarato l’incompatibilità dell’aiuto.

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TUTELA CAUTELARE
La tutela cautelare è volta a garantire che le tempistiche processuali non comportino un danno alla
parte processuale che risulterà vincitrice.
la posizione assunta dalla Corte inerente alla tutela che gli stati membri devono assicurare alle
situazioni giuridiche soggettive che derivano da norme dell’Unione è stata espressa in modo in
equivoco nella celebre Sentenza Factortame, nella quale la Corte, verso la quale era stata richiesta
in via pregiudiziale di pronunciarsi sulla compatibilità col diritto dell’Ue di una legge britannica,
venne interrogata dal giudice nazionale anche su un altro connesso punto: e cioè in ordine al potere
di tale giudice (nazionale) di sospendere in via provvisoria (in attesa del giudizio della Corte)
l’applicazione della legge controversa (cosa che non era conferito dall’ordinamento nazionale).
La Corte di Giustizia, vista la situazione, chiarì che l’effetto utile del rinvio pregiudiziale “sarebbe
ridotto qualora il giudice nazionale (che sospende il procedimento in attesa della pronuncia della
Corte sulla questione pregiudiziale) non potesse concedere provvedimenti provvisori fino la
momento della pronuncia della Corte” e che “ la piena efficacia del diritto comunitario sarebbe del
pari ridotta se una norma nazionale impedisse al giudice adito a dirimere una controversia
disciplinata dal diritto comunitario di concedere provvedimenti provvisori allo scopo di garantire
la piena efficacia della pronuncia giurisdizionale sull’esistenza dei diritti invocati in forza del
diritto comunitario il giudice nazionale è tenuto a disapplicare la norma di diritto nazionale
che ostacoli la concessione di un provvedimento provvisorio.
6
In definitiva, la Corte di Giustizia riconosce al giudice nazionale non solo la competenza a
concedere provvedimenti provvisori “negativi” (es. La sospensione dell’atto nazionale adottato in
base alla norma dell’Unione sospettata di invalidità) ma anche provvedimenti “positivi”, i quali
tendono a creare nuove situazioni giuridiche soggettive in capo ai soggetti che fan parte del
procedimento a quo. Ciò a condizione che:
a) Il giudice nazionale nutra gravi riserve sulla validità dell’atto dell’Unione in causa e
provveda a sottoporre lui stesso un quesito pregiudiziale su detta validità;
b) Ricorrano gli estremi dell’urgenza, nel senso che i provvedimenti provvisori sono necessari
per evitare che la parte che li richiede subisca un danno grave e irreparabile;
c) Il giudice tenga pienamente conto dell’interesse dell’Unione;
d) Siano rispettate le pronunce della Corte o del Tribunale in ordine alla legittimità dell’atto
dell’Unione.
La Corte pur attribuendo ai giudici nazionali un ampio potere cautelare ha voluto nel contempo
limitare gli effetti di questa sorta di decentramento decisionale, ancorando i presupposti necessari
all’esercizio di tal potere a criteri da essa stessi elaborati ed enunciati, e restringendo così non solo
il margine di discrezionalità riconosciuto ai suddetti giudici, ma anche la stessa autonomia dei
singoli ordinamenti nazionali in questa materia.

LE DISCRIMINAZIONI A ROVESCIO
Si tratta di quelle ipotesi in cui in cui la legislazione interna preveda una disciplina più restrittiva
per la produzione di determinati prodotti o per l'esercizio di specifiche professioni rispetto a quella
vigente negli altri Stati membri.
La questione è stata più volte sottoposta all'attenzione della Corte di Giustizia, la quale ha però
negato la propria competenze dal momento che non presentava una rilevanza europea e la
situazione del soggetto che si riteneva leso era disciplinata unicamente da disposizioni nazionali.
La Corte costituzionale ha risolto la situazione sancendo il principio di parità di trattamento dei
cittadini italiani rispetto ai cittadini degli altri Stati membri dell'Unione europea residenti o stabiliti
nel territorio nazionale.

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RAPPORTI TRA DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA


E DIRITTO DEGLI STATI MEMBRI

Il rapporto tra diritto dell’Unione europea e diritto degli Stati membri è un rapporto di
integrazione dal momento che il primo completa gli ordinamenti nazionali ponendo in molti casi
obblighi a carattere vincolante, e implica una necessaria opera di coordinamento e armonizzazione
che non sempre risulta facile da realizzare, dando vita a fenomeni di contrasto tra le diverse
disposizioni europee e nazionali.
La questione è stata affrontata in più occasioni dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha
stabilito due principi fondamentali: la diretta efficacia del diritto dell’Unione e il primato del
diritto dell’Unione, che prevale nell’ipotesi in cui sorga un conflitto tra norme europee e norme
nazionali.

IL PRIMATO DEL DIRITTO DELL’UNIONE


Il primato del diritto dell’Unione sancisce che in caso di conflitto, di contraddizione o di
incompatibilità tra norme di diritto dell’Unione e norme nazionali, le prime prevalgono sulle
seconde.
A tale principio si è giunti gradualmente attraverso una serie di sentenze che hanno portato la nostra
corte costituzionale ad uniformarsi ai principi elaborati dalla Corte di giustizia europea.

1) Sentenza Costa c. enel: la corte costituzionale affermò che le norme comunitarie erano da
porre sul medesimo piano della legge ordinaria dato che i trattati istitutivi erano stati recepiti
con legge ordinaria possibile abrogazione o modifica della norma europea ad opera
della norma interna successiva(lex posterior derogat priori) la corte seguiva un’ottica
dualista ritenendo l’ordinamento interno e quello comunitario 2 ordinamenti distinti. Sulla
medesima questione la pronuncia della Corte di giustizia europea fu in senso nettamente
contrario affermando il principio della superiorità della norma comunitaria sulla norma
interna posteriore con esse incompatibile.
2) Sentenza Frontini: la corte costituzionale riconosceva il principio del primato del diritto
comunitario sul diritto interno e l’efficacia diretta dei regolamenti.
3) Sentenza Industrie chimiche: la corte costituzionale affermava che il contrasto fra un
regolamento e una legge successiva di uno stato deve essere risolta a favore del
regolamento, mediante la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge interna.
Per essere disapplicata la norma nazionale doveva essere abrogata o dichiarata
costituzionalmente illegittima dall’organo costituzionale competente[presentava il difetto di
condizionare l’applicabilità del regolamento ad un atto interno dello stato]
4) Sentenza Simmenthal:la Corte di giustizia sottolineava la necessità di un controllo diffuso
nel quale spettasse a ciascun giudice nazionale, in sede di applicazione delle norme europee,
garantire la piena efficacia delle stesse, disapplicando la norma interna contrastante senza
necessità di sollecitare l’intervento caduca torio della consulta.
5) Sentenza Granital: con essa la Corte costituzionale si è allineata perfettamente alla
giurisprudenza della Corte di giustizia, affermando che il giudice nazionale è tenuto a
disapplicare la normativa nazionale posteriore confliggente con le disposizioni europee,
superando l’obbligo di un preventivo giudizio di legittimità costituzionale.

Il primato del diritto dell’Unione è infine stato enunciato formalmente per la prima volta in una
dichiarazione allegata al Trattato di Lisbona.

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I C.D. CONTROLIMITI
L’art. 11 della Costituzione così recita: «l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
La norma costituzionale fa riferimento a specifiche «limitazioni» di sovranità e non ad una totale
cessione della sovranità stessa.
Tali limiti non possono comportare la compromissione dei valori fondamentali del nostro
ordinamento l’elaborazione della dottrina dei «controlimiti» da parte della Corte
Costituzionale, secondo la quale il rispetto dei diritti inviolabili della persona umana e dei principi
fondamentali costituisce un limite invalicabile al recepimento di qualunque disposizione
dell’Unione.

L’ADATTAMENTO AL DIRITTO DERIVATO DELL’UNIONE


La legge la Pergola 1989 è il primo provvedimento che disciplinava in maniera organica le
modalità della partecipazione italiana al processo d’integrazione europeo introducendo lo strumento
della legge comunitaria.
Successivamente la riforma costituzionale 3/2001 , modificando l’art 117 cost, ha sancito il
principio secondo cui “la potestà legislativa è esercitata dallo stato e dalle regioni nel rispetto della
Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’Ordinamento Comunitario e dagli obblighi
internazionali”
La legge La Pergola è stata successivamente abrogata dalla legge Buttiglione, recante norme
generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle
procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che ha conservato lo strumento della legge
comunitaria e disciplinato in modo organico il procedimento di partecipazione e di adeguamento
al processo normativo europeo.
La legge Buttiglione ha come sua finalità disciplinare «il processo di formazione della posizione
italiana nella fase di predisposizione degli atti comunitari e dell’Unione europea (fase ascendente)
e garantire l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea
(fase discendente), sulla base dei principi di sussidiarietà, di proporzionalità, di efficienza, di
trasparenza e di partecipazione democratica». Gli obblighi cui fa riferimento sono quelli derivanti:
 dall’emanazione di ogni atto dell’Unione europea che vincoli l’Italia ad adottare
provvedimenti di attuazione (in particolare le direttive);
 dall’accertamento giurisdizionale, con sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea,
dell’incompatibilità di norme legislative e regolamentari dell’ordinamento giuridico
nazionale con le disposizioni dell’ordinamento europeo;

Il CIACE (Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei)


Il CIACE (disciplinato dall’art. 2 della legge Buttiglione) ha il compito di concordare le linee
politiche del Governo nel processo di formazione della posizione italiana nella fase di
predisposizione degli atti dell’Unione e consentire il puntuale adempimento dei compiti derivanti
dal recepimento nel nostro paese degli atti approvati in ambito europeo. Il Comitato è convocato e
presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro per gli affari europei e vi
partecipano il Ministro degli affari esteri, il Ministro per gli affari regionali, turismo e sport e gli
altri ministri che hanno competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche
inseriti all’ordine del giorno. Per la preparazione delle riunioni, il CIACE si avvale di un comitato
tecnico permanente.

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FASE ASCENDENTE
Ruolo dell’italia nella formazione del diritto europeo avviene principalmente attraverso il governo
che:
 Trasmette alle camere i progetti degli atti dell’unione
 Riserva di riesame: il governo la può apporre in sede di consiglio(che ricordiamo composto
anche da capi di governo nazionali) sul testo o parte di esso. Il governo sospende la propria
votazione per massimo 20 giorni. In attesa della pronuncia dell’organo richiedente. La
richiesta può essere presentata da:
 Parlamento: in caso di discussione di atti di particolare rilevanza economica, sociale e
politica
 Conferenza stato-regioni:in caso di atti in materia di competenza regionale

FASE DISCENDENTE
Le problematiche relative all’adattamento dell’ordinamento interno agli atti delle istituzioni europee
si pongono, soprattutto, con riferimento alle direttive. Con la legge Pergola è stato introdotto lo
strumento della legge comunitaria con la quale principalmente si provvede a dare attuazione alle
direttive.
La legge comunitaria impone al Governo di presentare annualmente alle Camere, entro il 31
gennaio, un disegno di legge in grado di disciplinare le modalità di attuazione della normativa
europea nell’ordinamento italiano.
Tale disegno deve recare la dicitura «Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti
all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea», completata dall’indicazione «legge comunitaria»
seguita dall’anno di riferimento.
Con la legge comunitaria si provvede soprattutto a dare attuazione alle direttive. Tuttavia si
prevede l’inserimento in tale provvedimento anche di altre disposizioni, tutte finalizzate a dare
completa attuazione nel nostro ordinamento alle disposizioni europee:
a) disposizioni modificative o abrogative di leggi statali in contrasto con atti europei. Si tratta
della cd. normazione diretta, con la quale è la stessa legge comunitaria che provvede ad
abrogare o modificare altre disposizioni legislative allo scopo di eliminare norme interne in
contrasto con quelle europee oppure riformulare il loro contenuto in modo tale da risultare
compatibile con la normativa dell’Unione. Questo metodo, che garantisce la maggiore
celerità, è utilizzato soprattutto per il recepimento di disposizioni di non rilevante
complessità;
b) disposizioni modificative o abrogative di leggi statali vigenti oggetto di procedure di
infrazione avviate dalla Commissione nei confronti dell’Italia (cfr. infra lett. d);
c) delega legislativa al Governo per dare attuazione ad atti dell’Unione. Con questo
procedimento il Parlamento attribuisce al Governo la facoltà di approvare disposizioni
di attuazione delle direttive tramite decreto legislativo, regolamento o altro atto
amministrativo, a seconda della materia oggetto della norma europea. Nella legge
comunitaria sono fissati i criteri cui il Governo deve attenersi nell’esercizio del potere di
delega attribuito dal Parlamento, criteri che possono essere generali (validi, cioè per tutti i
provvedimenti da attuare) o specifici (vale a dire riguardanti una singola direttiva);
d) delega per attuare in via regolamentare le direttive, in materie disciplinate dalla legge ma
non coperte da riserva assoluta di legge. E’stata introdotta una parziale delegificazione
normativa consentendo al Governo di intervenire con un provvedimento gerarchicamente
inferiore (il regolamento) in settori in cui vi era una disciplina di rango superiore (la legge);

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L’art. 8, ultimo comma della L. 11/2005 prevede che il Governo presenti, in allegato alla legge
comunitaria, una relazione annuale nella quale:
 riferisce sullo stato di conformità dell’ordinamento interno al diritto dell’Unione e sullo
stato delle eventuali procedure di infrazione dando conto, in particolare, della giurisprudenza
della Corte di giustizia dell’Unione europea relativa alle inadempienze e violazioni degli
obblighi europei da parte della Repubblica italiana;
 fornisce l’elenco delle direttive attuate o da attuare in via amministrativa;
 indica le ragioni dell’eventuale omesso inserimento delle direttive il cui termine di
recepimento è già scaduto e di quelle il cui termine di recepimento scade nel periodo di
riferimento, in relazione ai tempi previsti per l’esercizio della delega legislativa;

NB In caso di provvedimenti recanti misure urgenti che comportino obblighi di adeguamento


immediati e non procrastinabili con scadenza precedente al termine previsto per l’approvazione
della legge comunitaria, il Consiglio dei ministri (su proposta del suo presidente) può adottare i
provvedimenti necessari a dare esecuzione a tali atti.

LE REGIONI E L’ATTUAZIONE DEL DIRITTO DELL’UNIONE


L’Art. 117 cost. sancisce i tre principi che disciplinano la partecipazione delle Regioni nella
formazione e nell’attuazione della normativa europea, vale a dire:
a) la previsione di una loro partecipazione nella cd. fase ascendente del diritto dell’Unione,
ossia all’iter procedurale che porta all’adozione, da parte delle istituzioni europee, di
determinati atti. Tale partecipazione già ora si realizza attraverso la presenza di
rappresentanti delle autonomie locali in vari organismi (Comitato delle Regioni,
Rappresentanza permanente presso l’Unione europea, Conferenza Stato-Regioni);

b) la previsione di una loro partecipazione nella cd. fase discendente del diritto dell’Unione,
ossia nel momento in cui diventa necessario dare attuazione nel nostro Stato agli atti
normativi europei, in particolare in quelle materie in cui è prevista una potestà legislativa
(esclusiva o concorrente) delle Regioni. Tale facoltà è ora disciplinata nella L. 11/2005 e,
nello specifico, dall’art. 16 rubricato «Attuazione delle direttive da parte delle Regioni e
delle Province autonome». Il citato articolo precisa che le Regioni e le Province autonome:
nelle materie di propria competenza (piena o residuale) possono dare immediata
attuazione alle direttive europee, senza alcuna limitazione;
nelle materie di competenza concorrente possono dare immediata attuazione alle
direttive, senza attendere l’approvazione della legge comunitaria. Nel caso in cui la
legge regionale già emanata sia in contrasto con i principi fondamentali stabiliti
nella legge comunitaria vi è una prevalenza di questi ultimi sulle disposizioni
regionali (che potrebbe anche costringere le Regioni a modificare la legge già
approvata).
Le Regioni possono adottare una propria legge comunitaria annuale di cui verrà data
notizia nella relazione al disegno di legge di accompagnamento della legge comunitaria
nazionale. In quest’ultimo documento il Governo riporta anche l’elenco delle direttive
attuate dalle Regioni e dalle Province autonome.

c) la previsione di una legge organica da parte dello Stato che disciplini sia le modalità di
esercizio della potestà legislativa per l’attuazione della normativa europea, che il relativo
potere di intervento sostitutivo.

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IL POTERE SOSTITUTIVO DELLO STATO


Il potere sostitutivo dello stato si estrinseca nella facoltà per gli organi statali di adempiere
direttamente obblighi che normalmente sono di competenza degli organi regionali e che da questi
non sono rispettati.
Fondamento costituzionale: l’art. 120 Cost. afferma che il Governo può sostituirsi a organi delle
Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto della
normativa europea. I poteri sostitutivi devono essere esercitati secondo il principio di sussidiarietà
e di leale collaborazione
Procedura: su proposta del Presidente del Consiglio(o del Ministro per gli affari europei) e del
Ministro competente per materia viene assegnato all’ente interessato un congruo termine al fine di
adottare i provvedimenti dovuti o necessari per porre fine alla violazione della normativa europea.
Scaduto il termine il Consiglio dei ministri adotta i provvedimenti necessari che si concretizzano
nell’emanazione di un atto normativo o regolamentare o nella nomina di un Commissario ad
acta.

IL PRINCIPIO DI CEDEVOLEZZA
Il principio di cedevolezza è il principale strumento attraverso il quale lo Stato( unico responsabile
nei confronti dell’Unione europea) si tutela da possibili sentenze di condanna dovute ad
inadempienze attribuibili alle Regioni intervenendo in anticipo con provvedimenti legislativi o atti
regolamentari
il Governo può adottare(previo esame della Conferenza Stato-Regioni) atti normativi e
regolamentari nelle materie di competenza delle Regioni;
gli atti approvati si applicano, per le Regioni nelle quali non sia ancora in vigore la propria
normativa di attuazione, a decorrere dalla scadenza del termine stabilito per l’attuazione
della rispettiva normativa europea;

tali atti perdono efficacia dalla data di entrata in vigore della normativa di attuazione di
ciascuna Regione e recano l’esplicita indicazione della natura sostitutiva del potere
esercitato e del carattere cedevole delle disposizioni in essi contenute quando la regione
adotterà l’atto che le compete, quello del governo le “cederà” il posto.
In caso di inadempimento o violazione del diritto dell’Unione da parte delle Regioni, la relativa
responsabilità ricade sullo Stato. In particolare, ricade su quest’ultimo anche l’eventuale pagamento
della sanzione prevista all’art. 260 TFUE, applicabile qualora la Regione non si conformi ad una
precedente sentenza di condanna per inadempimento.

Effetto diretto e diretta applicabilità


Diretta applicabilità è una caratteristica tipica del regolamento dell’Unione in quanto atto: sta ad
indicare che esso esplica i suoi effetti negli ordinamenti statali nello stesso momento in cui entra in
vigore nell’ordinamento europeo, non necessitando di alcuna disposizione nazionale di
recepimento.
l’effetto diretto è afferente alla norma ricavabile dalla disposizione (o atto). Ciò significa che se un
atto dell’Unione contiene una norma precisa e ben chiara, tale norma produce effetti in capo ai
singoli anche se lo Stato non ha provveduto(entro il tempo stabilito) a trasporre l’atto
nell’ordinamento nazionale. Le caratteristiche che gli atti devono presentare affinché possano
essere considerati direttamente efficaci sono le seguenti:
1) devono imporre ai destinatari un comportamento preciso e non condizionato da alcuna riserva;
2) devono contenere una disciplina completa che non necessita di normativa derivata da parte
degli organi statali o dell’Unione.
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