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EUROPEA
(SCHEMI DI APPRENDIMENTO)
NB quest’opera rappresenta una rielaborazione PERSONALE dei temi trattati nel testo previsto dal programma
di studio. Aver scartato alcune parti e sottolineato l’importanza di altre non fa di me un docente, in quanto
l’elaborato è frutto di valutazioni soggettive di uno STUDENTE. E’ doveroso, da parte mia, precisare che ognuno
di noi è portatore di una singolarità che gli permette di recepire le informazioni in maniera diversa, migliore o
peggiore che sia. Dal canto mio posso solo assicurarvi di aver cercato di non trascurare nulla di rilevante, ma
anche tale valutazione è figlia del mio punto di vista, che potrebbe differire da quello degli assistenti e del
docente. Vi invito, pertanto, ad integrare gli argomenti trattati con l’analisi diretta del libro di testo, scritto da
un docente e/o luminare in materia.
Spero davvero che questa mini-opera possa esservi d’aiuto.
Vi auguro di prendere un buon voto all’esame!!!
Gianmarco Scioscia
A Cura Di
Gianmarco Scioscia
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1957 CEE & EURATOM Si gettano le basi per la creazione di una unione doganale
(trattato di Roma)
1968 Unione Doganale
1985 Libro Bianco Sul Completamento Del Mercato Interno Si individuano tutte le
azioni da realizzare per completare uno spazio senza frontiere interne nel quale fosse
assicurata l’effettiva libera circolazione di merci, servizi,persone e capitali.
1987 Atto Unico Europeo richiama le indicazioni del libro bianco e porta al termine la
realizzazione del mercato interno.
2003 Trattato di Nizza studia il nuovo assetto istituzionale dell’Unione Europea per gestire
al meglio il suo allargamento
Nuova ripartizione del numero dei rappresentanti degli stati membri nelle istituzioni
ed organi comunitari
Ampliamento dei poteri del presidente della Commissione:
Potere direttivo
Potere di nomina dei vicepresidenti
Potere di richiedere dimissioni di un commissario
2004 Tentativo di redazione di una Costituzione Europea, ma il processo di ratifica è stato
Interrotto dal voto negativo delle consultazioni referendarie di Francia e Paesi Bassi.
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2009 Trattato Di Lisbona prevede una profonda modifica dei trattati TCE e TUE
NB A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e l’abolizione della struttura a 3 pilastri,
la PESC si configura formalmente come uno dei settori di competenza dell’Unione, nel cui ambito
agiscono norme e procedure specifiche.
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Personalità di diritto interno: in ciascuno degli stati membri l’Unione ha la più ampia capacità
giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali può acquistare ed
alienare beni mobili ed immobili; può stare in giudizio per mezzo della Commissione.
L’adesione comporta l’adattamento di carattere tecnico dei trattati istitutivi l’accordo deve
essere ratificato da tutti gli stati partecipanti
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L’accordo deve essere approvato dal Parlamento Europeo e concluso dal Consiglio.
I trattati cessano di essere applicabili a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di
recesso o, in mancanza, dopo 2 anni dalla data di notifica di inizio della procedura di recesso.
Lo stato recedente può aderire nuovamente all’Unione ex art. 49 TUE
Principio di Attribuzione l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono
attribuite dagli stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti delimita
le competenze dell’Unione.
Il Trattato di Lisbona rende più chiara e precisa tale delimitazione esso delinea per la prima
volta in maniera esplicita le competenze dell’Unione:
Competenze Esclusive: solo l’Unione può legiferare ed adottare atti giuridicamente
rilevanti.
Gli stati membri possono legiferare in tali materie solo se espressamente autorizzati
dall’Unione o per dare attuazione agli atti da essa emanati (es. unione doganale; politica
monetaria; conservazione risorse biologiche);
Competenze Concorrenti: sia l’Unione che gli stati membri possono legiferare in tali
materie, ma la competenza degli stati membri incontra un limite di contenuto gli
stati membri esercitano la loro competenza nella misura in cui l’Unione non ha esercitato (o
ha cessato) la propria (es. ambiente; energia; spazio di libertà,sicurezza e giustizia);
Competenze Parallele: l’Unione pone in essere azioni intese a sostenere, coordinare o
completare l’azione degli stati membri, senza sostituirsi alla loro competenza le 2
competenze (Ue e Stati membri) devono integrarsi al fine di garantire la coerenza
reciproca delle politiche nazionali e della politica dell’Unione(es. cultura, turismo,
istruzione e formazione professionale).
In tal caso l’esercizio della competenza legislativa dell’Unione non preclude agli stati
membri di esercitare la propria.
Principio di Sussidiarietà: nei settori che non sono di sua competenza esclusiva l’Unione
interviene soltanto se ed in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti
in misura sufficiente dagli stati membri, né al livello centrale, né a livello regionale e locale, ma
possono(a motivo della portata i degli effetti dell’azione in questione) essere conseguiti meglio a
livello dell’unione Costituisce un criterio di ripartizione in concreto dell’esercizio di una
competenza condivisa.
Presupposti:
Materie che non rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione
L’azione da porre in essere abbia una dimensione europea
Insufficienza degli stati a risolvere lo specifico problema
Esigenza di un intervento dell’Unione per una migliore soluzione dello stesso.
Il trattato di Lisbona conferma l’inserimento nei trattati della clausola di flessibilità che consente
all’Unione (a determinate condizioni) di acquisire i poteri di azione necessari per realizzare gli
scopi ricavabili dai trattati qualora questi non li abbiano espressamente previsti ha la finalità
di mitigare la rigidità del principio di attribuzione. NB il settore PESC è escluso dall’a bito di
Tale clausola è soggetta a condizioni rigorose: applicazione della clausola di flessibilità
Conclusione Di Accordi Con Stati Terzi costituisce la manifestazione più significativa della
capacità dell’Unione di agire nelle relazioni internazionali
Tale potere è definito, in via generale, nell’articolo 216 TFUE, secondo cui «l’Unione può
concludere un accordo con uno o più Paesi terzi o organizzazioni internazionali qualora i trattati
lo prevedano o qualora la conclusione di un accordo sia necessaria per realizzare, nell’ambito
delle politiche dell’Unione, uno degli obiettivi fissati dai trattati, o sia prevista in un atto giuridico
vincolante dell’Unione, oppure possa incidere su norme comuni o alterarne la portata».
Tra le tipologie di accordi espressamente previsti dal TFUE vi sono, tra gli altri:
Accordi commerciali (art. 207);
Accordi di cooperazione allo sviluppo (art. 209);
Accordi di cooperazione economica, finanziaria, e tecnica (art. 212).
Accordi si associazione(art. 217): non specificano il settore o i settori di competenza
materiale del trattato su cui possono incidere sono caratterizzati da una
istituzionalizzazione del rapporto tra l’Unione e lo Stato o gli Stati associati(di solito assente
negli altri accordi internazionali).
Il TFUE disciplina all’art. 218 un’unica procedura per la stipula di trattati internazionali da
parte dell’Unione. La procedura si articola nelle seguenti fasi:
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Gli accordi conclusi con Stati terzi sono subordinati ai Trattati, dato che l’esercizio delle
competenze internazionali dell’Unione deve avvenire nel rispetto delle regole materiali e
procedurali in essi stabilite. Infatti, la Corte di giustizia può essere pertanto investita della questione
della compatibilità di un accordo con il diritto primario Ciò può avvenire sia prima della
conclusione dell’accordo sia dopo la conclusione dello stesso.
COMMISSIONE EUROPEA
Istituzione formata da individui in quanto i suoi membri sono investiti del compito di perseguire gli
interessi dell’unione e rappresentano quest’ultima sia all’interno degli stati membri che nelle
relazioni esterne. Essa promuove l’interesse generale dell’unione europea.
E’ una istituzione esecutiva,indipendente e a tempo pieno(si riunisce una volta alla settimana).
Ha funzione:
Proposta legislativa esclusiva
Esecutive: emana atti di esecuzione, esegue il bilancio
Normativa delegata per modificare o integrare elementi non essenziali dell’atto stesso
Di Controllo: vigila sull’applicazione dei trattati e delle misure adottate dalle istituzioni in
virtù dei trattati
Rappresenta l’unione all’interno ed all’esterno dell’unione
Il consiglio europeo propone al parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della
commissione.
Il parlamento elegge tale candidato a maggioranza dei membri che lo compongono
il Consiglio, di comune accordo con il Presidente eletto, adotta su proposta degli Stati membri
l’elenco delle altre personalità che propone di nominare membri della Commissione
il Presidente, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli
altri membri della Commissione sono soggetti, collettivamente,ad un voto di approvazione del
Parlamento europeo
la Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata.
La carica di commissario è incompatibile con qualsiasi altra attività professionale
A conferma dell’indipendenza dei membri della Commissione, essi non possono essere rimossi né
dai governi nazionali, né dal Consiglio. Un provvedimento in tal senso può essere preso solo dal
Parlamento attraverso la cd. mozione di censura (art. 234 TFUE), a condizione che dal deposito di
questa siano trascorsi tre giorni
In conseguenza dell’adozione del provvedimento, i membri della Commissione saranno tenuti a
dimettersi collettivamente.
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CONSIGLIO EUROPEO
Con il trattato di Lisbona il Consiglio Europeo è stato elevato a rango di istituzione. Esso è il centro
decisionale e di impulso dell’ Unione e risulta composto da capi di stato di governo, dal
presidente del Consiglio europeo, dall’Alto rappresentante e dal presidente della Commissione.
Ciascun membro può essere assistito da un membro del proprio governo nazionale scelto di volta in
volta su base di questioni poste all’ordine del giorno .
La carica di presidente del Consiglio europeo è incompatibile con qualsiasi mandato nazionale.
Esso è eletto ogni 2 anni e mezzo dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata ed è rieleggibile
una sola volta. Il presidente:
Presiede ed anima i lavori del Consiglio europeo;
Presenta al Parlamento europeo una relazione dopo ciascuna delle riunioni del Consiglio
europeo;
Ha rappresentanza esterna dell’Unione in materie relative a politica estera e sicurezza
comune (salve le attribuzioni dell’Alto rappresentante).
Funzioni del Consiglio Europeo: esso ha un generale esercizio di indirizzo politico, tra cui:
Nomina l’Alto rappresentante
Individua gli interessi ed obiettivi strategici dell’Unione in materia azione esterna e
sicurezza comune
Nomina il presidente ed i membri della commissione
Accoglie le richieste di recesso degli stati membri
Stabilisce i criteri di ammissione dell’Unione dei nuovi stati
Le riunioni si svolgono 2 volte a semestre su convocazione del presidente, le decisioni sono prese
per consenso (salvo i casi in cui i trattati dispongano diversamente)
NB Il presidente del Consiglio europeo ed il presidente della Commissione non partecipano alle
votazioni.
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IL CONSIGLIO
Principale istituzione decisionale dell’Unione composto da rappresentanti degli stati membri .
titolare del seggio è lo stato membro dell’Unione che designa il proprio rappresentante scegliendolo
tra i componenti del proprio governo nazionale portatore delle volontà dei governi nazionali.
E’ quindi lecito che il governo nazionale conferisca mandato imperativo ad un membro che
parteciperà al consiglio vincolandone il voto a precise istruzioni.
Formazione affari generali(CAG): prepara ed assicura la coerenza dei lavori delle varie
formazioni del Consiglio Europeo
Formazione affari esteri: elabora l’azione esterna secondo le linee strategiche definite dal
Consiglio europeo e ne assicura la coerenza è presieduto dall’Alto rappresentante.
Esso:
Coordina i gruppi di lavoro formati da esperti dei governi nazionali
Predispone l’ordine del giorno del Consiglio
Organizza i comitati permanenti per problematiche specifiche
Adotta(nei casi previsti) decisioni di procedura
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IL PARLAMENTO EUROPEO
E’ la più democratica delle istituzioni europee in quanto composta da rappresentanti dei cittadini
(non degli stati) eletti a suffragio universale diretto.
Tale rappresentanza è garantita in modo degressivamente proporzionale (gli stati membri meno
popolosi hanno un numero di deputati proporzionalmente più alto rispetto a quelli più popolosi),
con soglia minima di 6 rappresentanti per stato membro.
I membri del parlamento durano in carica 5 anni e non possono essere vincolati da istruzioni né
sottostare a mandato imperativo incompatibilità tra carica di parlamentare europeo e
parlamentare nazionale.
Le deliberazioni del Parlamento europeo(salvo diverse disposizione dei trattati) sono adottate a
maggioranza assoluta dei suffragi espressi le astensioni non rientrano nel computo dei voti.
Il quorum per la validità delle sedute è di 1/3 dei membri del Parlamento europeo.
Esso ha funzione:
Legislativa condivisa con il Consiglio nel procedimento di adozione degli atti dell’Unione
(procedura legislativa ordinaria). In tale contesto viene il rilievo la c.d. iniziativa
dell’iniziativa con la quale il parlamento europeo (a maggioranza dei propri membri) può
chiedere alla Commissione di esercitare il suo potere di iniziativa legislativa potere
reso effettivo dalla mozione di censura che il parlamento può emanare nei confronti della
Commissione.
Di Bilancio approva il quadro finanziario e decide(col consiglio) le spese da iscriversi nel
bilancio dell’Unione.
Consultiva ad esempio nella procedura legislativa speciale approva o meno una delibera
del consiglio.
Di controllo si tratta di una sorta di influenza del parlamento europeo sull’operato delle altre
istituzioni:
Mozione di censura nei confronti della Commissione una volta approvata dal
parlamento obbliga i membri a dismettere collettivamente le loro funzioni;
Controllo politico sul Consiglio e Consiglio europeo attraverso gli strumenti quali
pareri ed interrogazioni;
Nomina Commissione temporanea di inchiesta: esamina le denuncie di infrazione
e cattiva amministrazione nell’applicazione del diritto dell’Unione;
Strumenti
Istituisce il Mediatore europeo: abilitato a ricevere denuncie di qualsiasi persona
di tutela non fisica o giuridica che risiede in uno stato membro riguardanti i casi di cattiva
giudiziaria amministrazione delle istituzione, organi ed organismi dell’Unione. La denuncia può
essere presentata entro 2 anni dalla data in cui si è avuta conoscenza dei fatti. Se il
mediatore constata un caso di cattiva amministrazione investe l’autorità interessata
che dovrà pronunciarsi entro 3 mesi.
EVOLUZIONE POTERI DEL PARLAMENTO
In una prima fase(istituzione delle Comunità all’Atto unico europeo) il Parlamento disponeva di meri poteri consultivi che si
traducevano nell’emanazione di un parere, che oltre a non essere sempre obbligatorio non era mai vincolante.
Con l’Atto unico (seconda fase) veniva, infatti, introdotta una procedura di cooperazione che prevedeva una sorta di consultazione
tra Commissione, Consiglio e Parlamento. Tuttavia la sua partecipazione rimaneva comunque circoscritta rispetto a quella delle altre
istituzioni.
Con il Trattato di Maastricht e con i successivi accordi di Amsterdam e Nizza (terza fase) si è arrivati a ritagliare un ruolo
determinante al Parlamento europeo in materia legislativa inserendosi a pieno titolo nel procedimento di formazione degli atti
comunitari. Si fa riferimento alla procedura di codecisione (oggi procedura ordinaria legislativa)che ha posto sullo stesso piano
Consiglio e Parlamento.
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Tuttavia non è competente in materia di PESC, la quale resta assoggettata a regole particolari e
procedure specifiche ad eccezione di 2 casi:
Si tratta di controllare la delimitazione tra competenze dell’Unione e quelle degli stati
membri;
Ricorso di annullamento riguardante le decisioni che prevedono misure restrittive nei
confronti di persone fisiche o giuridiche adottate dal Consiglio(es. lotta al terrorismo).
La Corte di giustizia dell’Unione è una istituzione unitaria comprendente al suo interno 3 organi
giurisdizionali:
1) Corte di Giustizia: giudice di ultima istanza le cui principali attribuzioni:
Ricorso per inadempimento
Legittimità dagli atti
Interpretazione trattati in via pregiudiziale
Ricorso in carenza
Ricorso in annullamento
La procedura si articola in una fase scritta consistente in uno scambio di memorie fra le
parti ed una fase orale introdotta da un giudice relatore che si conclude con sentenza
motivata e definitiva ha efficacia vincolante per le parti in causa e forza esecutiva
all’interno degli stati membri.
2) Tribunale è competente a conoscere in primo grado alcune categorie di ricorsi tra cui i
ricorsi per risarcimento danno derivante da responsabilità extracontrattuale dell’ Unione. Le
sue decisioni sono impugnabili dinanzi la Corte di giustizia solo per motivi di diritto.
Esso funge da giudice di appello dei ricorsi inerenti al contenzioso dei tribunali specializzati.
3) Tribunali Specializzati organismi incaricati di conoscere in primo grado alcune categorie
di ricorso proposto in materie specifiche determinate da statuto.
Sono istituiti da Consiglio e Parlamento Europeo che deliberano(mediante regolamento)su
proposta della Commissione previa consultazione della Corte di giustizia.
Es. Tribunale della funzione pubblica si pronuncia sulle controversie tra l’Unione e i suoi
agenti, comprese le controversie tra gli organi e il loro personale.
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Principale Funzione della BCE è il controllo della liquidità può (di propria iniziativa)
formulare pareri da sottoporre alle istituzioni, organi ed organismi dell’Unione nelle materie di
sua specifica competenza.
Insieme alle banche centrali nazionali essa costituisce il SEBC (sistema europeo delle banche
centrali) il cui obiettivo chiave è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Essa inoltre:
Definisce ed attua la politica monetaria dell’Unione
Svolge le operazioni su cambi
Gestisce le riserve ufficiali in valuta estera degli stati membri
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NB agenzie europee ≠ agenzie esecutive ad esse vengono affidati dalla Commissione compiti
relativi alla gestione dei programmi dell’Unione.
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Atti non legislativi: atti di portata generale adottati dalla commissione su delega di un atto
legislativo, che integrano o modificano elementi non essenziali dell’atto legislativo stesso.
Essi si distinguono in:
Atti normativi delegati: un atto legislativo può delegare alla Commissione il potere
di adottare atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano
determinati elementi non essenziali dell’atto legislativo. Tale potere delegato è
delimitato dagli atti legislativi che devono esplicitamente indicare gli obiettivi, il
contenuto, la portata e la durata della delega di potere. Gli atti legislativi fissano
esplicitamente le condizioni cui è soggetta la delega:
Il Parlamento europeo o il Consiglio possono decidere di revocare la delega;
l’atto delegato può entrare in vigore soltanto se(entro il termine fissato
dall’atto legislativo) il Parlamento europeo o il Consiglio non sollevano
Potere obiezioni.
Esecutivo della
Commissione Atti di esecuzione: il compito di adottare tutte le misure di diritto interno necessarie
all’attuazione degli atti giuridicamente vincolanti dell’Unione spetta agli Stati.
Tuttavia quando sono necessarie condizioni uniformi di esecuzione degli atti
giuridicamente vincolanti dell’Unione, questi conferiscono competenze di
esecuzione alla Commissione o al Consiglio(in casi specifici debitamente motivati e
nelle circostanze relative alla PESC). Il Parlamento europeo e il Consiglio
stabiliscono(mediante regolamenti) preventivamente le regole ed i principi generali
relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle
competenze di esecuzione attribuite alla Commissione[Tali regole sono attualmente
definiti dal reg. ue. 182/2011 che ha abrogato la previgente decisone sulla
comitatologia*].
Sentenza Francovich: Si tratta di una storica sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea
con la quale veniva stabilito il principio secondo cui il mancato recepimento di una direttiva entro
la data ultima stabilita nel provvedimento può determinare, a certe condizioni[vedi le 3 condizioni
pag 14], una condanna dello Stato e un obbligo di risarcimento del cittadino che risulti leso
dall’inadempiente comportamento.
Nel caso esaminato lo Stato inadempiente era l’Italia, che non aveva recepito in tempo una direttiva
sulla tutela dei crediti di lavoro in caso di insolvenza del datore di lavoro. Il mancato recepimento di
tale direttiva aveva danneggiato tutti quei lavoratori che non potevano godere della speciale tutela
loro accordata dalla normativa europea; per questo motivo la Corte, oltre a rilevare l’inadempienza
dell’Italia, aveva anche stabilito l’innovativo diritto del soggetto leso al risarcimento del danno
ricevuto.
Sotto il profilo interno non può trascurarsi l'impatto teorico della pronuncia in esame: l'attività
legislativa, tradizionalmente ritenuta libera nel fine e compiuta espressione della sovranità popolare,
oltre ad essere condizionata dagli obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario, espone gli Stati,
perfino, ad un giudizio di responsabilità.
ATTI ATIPICI
Nonostante la presenza di raccomandazioni e pareri, il Consiglio o la Commissione possono far
ricorso anche ad ulteriori atti non menzionati espressamente nei Trattati tra cui:
“conclusioni “ o “risoluzioni” adottate dal Consiglio – nelle quali preannuncia le possibili
linee di sviluppo di una successiva attività normativa dell’Unione, ovvero fissa la sua
posizione rispetto ad una questione particolarmente delicata o controversa di interpretazione
del diritto dell’UE per questi atti la Corte è costante nell’affermare il carattere non
vincolante.
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*COMITATOLOGIA
La Decisione n. 1999/468/CE («decisione sulla comitatologia») aveva istituito dei comitati formati da
rappresentanti degli Stati membri e incaricati di esercitare un potere di controllo sulle competenze di esecuzione
della Commissione attraverso l’esame dei progetti di atti di esecuzione da questa emanati l’emanazione delle
misure di esecuzione della commissione erano subordinate alla consultazione dei comitati competenti diversi
tipi di comitati:
1) Procedura di “comitato consultivo”: la Commissione ha l’obbligo di tenere “in massima considerazione”
il parere che il comitato (a maggioranza semplice) può esprime sul progetto di misure di esecuzione essa
stessa gli ha sottoposto[si applica ogni volta che venga considerata come più appropriata].
2) Procedura di “comitato di gestione” - il comitato esprime il suo parere (a maggioranza qualificata) entro
un termine fissato dal suo presidente (rappresentante della Commissione). Quando le misure, stabilite dalla
Commissione, non sono conformi al parere del comitato di gestione, la Commissione deve trasmetterle al
Consiglio che entro 3 mesi può adottare una decisione diversa a maggioranza qualificata,se non la adotta
saranno applicate quelle della commissione[si applica alle misure relative alla politica agricola comune e
alla politica comune per la pesca] .
3) Procedura del “comitato di regolamentazione”: la Commissione può adottare le misure di esecuzione in
progetto solo quando esse siano conformi al parere del comitato. Qualora le misure previste dalla
Commissione non risultino conformi al parere del comitato di regolamentazione, essa deve trasmetterle al
Consiglio e, per informazione, al Parlamento europeo. Il Consiglio può:
dare il suo accordo a maggioranza qualificata;
non pronunciarsi. In questo caso, la Commissione adotta le misure di applicazione;
opporsi (a maggioranza qualificata). In questo caso, la Commissione può presentare una proposta
modificata o una nuova proposta.
[si applica alle misure che riguardano settori della protezione della salute, della sicurezza delle persone e animali]
Il fatto che nel comitato di gestione e di regolamentazione, è previsto che il solo Consiglio può pronunciarsi sul
modo di agire della Commissione, tendeva a squilibrare quella parità istituzionale vigente tra il Parlamento europeo
e il Consiglio stesso. Anche per questo motivo nel 2006 è stata introdotta la:
4) Procedura di “regolamentazione con controllo” riservata all’adozione di misure di attuazione “quasi-
legislative” di un atto di base adottato secondo la procedura di codecisione il Parlamento europeo si
trova su un piano di uguaglianza con il Consiglio per le materie sottoposte al regime di codecisione.
Se una delle due istituzioni manifesta la sua opposizione alle misure previste dalla Commissione, la
Commissione non può adottare le misure proposte. Essa può, a seconda di parere favorevole o
meno, presentare rispettivamente una proposta modificata o nuova proposta.
Se invece il Consiglio intende adottare la proposta della Commissione, la proposta va trasmessa al
Parlamento, il quale potrà entro 4 mesi opporsi se ci sono fondati motivi; in caso contrario le
misure proposte potranno essere adottate.
[si applica per le misure di portata generale aventi quale oggetto la modifica di elementi non essenziali di
un atto adottato in codecisione].
La decisione in esame è stata, poi, abrogata dal reg. UE n. 182/2011, che pur mantenendo le procedure di
comitatologia ha reso il controllo dei comitati sulla Commissione più semplice,efficiente e trasparente Il
controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione
viene esercitato attraverso le procedure di comitatologia, ossia impegnando la Commissione a presentare tutti i
progetti di atti di esecuzione a comitati (attualmente circa 300) formati dai rappresentanti degli Stati membri.
I comitati prendono parte all’elaborazione degli atti di esecuzione mediante due tipi di procedure:
procedura d’esame, nella quale la Commissione può adottare un atto di esecuzione solo se il comitato
coinvolto esprime un parere positivo. In caso di parere negativo, la Commissione può proporre una
versione modificata del progetto di atto entro 2 mesi o rivolgersi ad un comitato di appello;
procedura consultiva, in via residuale, che impone alla Commissione di decidere in merito all’adozione di
un atto tenendo nella massima considerazione le conclusioni dei dibattiti svolti in seno al comitato
interessato.
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FASE DI CONCILIAZIONE
Il comitato entro 6 settimane dalla sua convocazione deve giungere ad un accordo, se vi è
l’accordo si passa alla fase di 3 lettura, in caso contrario l’atto non è adottato.
3 LETTURA
Il parlamento europeo e il consiglio entro 6 settimane dall’approvazione del progetto comune da
parte del comitato di conciliazione decidono se adottare o meno l’atto.
In tale ambito importanti sono le clausole con freno di emergenza riguardano tre settori:
le misure di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale dei lavoratori migranti ;
la cooperazione giudiziaria in materia penale;
la fissazione di norme comuni per alcuni reati.
Le clausole con freno di emergenza sono state ideate per consentire l’applicazione della procedura
legislativa ordinaria in questi tre settori. La procedura legislativa ordinaria viene, quindi, mitigata
con un meccanismo di freno: se uno Stato membro ritiene che i principi fondamentali del suo
sistema di sicurezza sociale o del suo sistema di giustizia penale siano minacciati dal progetto
legislativo in corso di adozione, può chiedere che il Consiglio europeo sia investito della questione.
In tale caso, la procedura viene sospesa e il Consiglio europeo può:
rinviare il progetto al Consiglio che porta avanti la procedura tenendo in considerazione le
osservazioni formulate;
mettere fine definitivamente alla procedura e chiedere, all’occorrenza, una nuova
proposta della Commissione.
Quindi, il vantaggio della clausola con freno di emergenza non sta tanto nel meccanismo proposto,
ma piuttosto nel fatto che consente di estendere la procedura legislativa ordinaria ai settori politici
interessati. Infatti, l’introduzione di tale meccanismo nel processo decisionale ha consentito di
convincere gli Stati membri più recalcitranti ad applicare la procedura legislativa ordinaria ad
alcune politiche per le quali fino ad allora valeva la regola del voto all’unanimità.
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a) Procedura di consultazione: una volta che la Commissione presenta una proposta, spetta al
Consiglio adottare l’atto dopo averne chiesto il parere del Parlamento europeo.
La consultazione del parlamento è obbligatoria, ma mai vincolante. Tuttavia:
il parlamento deve effettivamente esprimere la sua opinione;
il parere deve essere su un testo che corrisponde nella sostanza a quello
successivamente adottato dal consiglio
b) Procedura di approvazione parlamentare(c.d. parere conforme): consente al Parlamento
europeo di esprimere il proprio accordo o disaccordo in merito all’approvazione di
determinati atti proposti dal Consiglio tali atti non possono essere adottati dal
Consiglio in assenza di approvazione parlamentare, che si configura pertanto come un
diritto di veto del Parlamento nei confronti del Consiglio la volontà del Parlamento
europeo è messa sullo stesso piano di quella del Consiglio. Tale procedura è prevista per gli
accordi riguardanti settori a cui si applica la procedura legislativa ordinaria o quella speciale
(qualora sia necessaria l’approvazione del Parlamento europeo).
L’INIZIATIVA POPOLARE
In base alla cd. iniziativa popolare (art. 11 TUE) i cittadini dell’Unione, in numero di almeno un
milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono invitare la
Commissione europea a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali
cittadini ritengono necessario un atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati.
Le procedure e le condizioni necessarie per la presentazione di un’iniziativa dei cittadini sono
stabilite con regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio mediante la procedura legislativa
ordinaria.
2 TIPOLOGIE
Ogni iniziativa del consiglio europeo è trasmessa al parlamento nazionale è approvata se entro 6
mesi non c’è notifica di opposizione da parte di parlamenti nazionali.
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LA TUTELA GIURISDIZIONALE
RICORSI DIRETTI
[1] Fase precontenziosa: si instaura dinanzi alla commissione ed è caratterizzata dalla lettera di
messa in mora e del parere motivato.
Con la lettera di messa in mora la commissione mette in evidenza la violazione dello stato
e(ricevute o meno le osservazioni da parte dello stato inadempiente) la commissione
indirizza allo stato un parere motivato dove lo invita ad eliminare il comportamento illecito
entro un termine fissato dalla commissione stessa[NB il parere è adottato solo nel caso in cui
non si raggiunga un accordo tra stato e commissione].
Qualora lo stato interessato non si conformi in tempo utile al parere motivato viene avviata
la fase contenziosa[NB non sussiste alcun obbligo perla Commissione di adire la Corte].
[2] Fase contenziosa: la commissione adisce la corte di giustizia ed il ricorso ha ad oggetto
l’inadempimento dello stato agli obblighi del trattato.
E’ possibile che tale ricorso sia promosso da uno stato membro quando reputi che un altro Stato
membro ha mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati.
Lo Stato che intende adire la Corte deve ugualmente rivolgersi prima alla Commissione (pena
l’irricevibilità del ricorso). È tenuto, inoltre, ad esporre le ragioni sulle quali è fondata la richiesta
di intervento della Commissione
La commissione ha il compito di conciliare le posizioni contrastanti delle parti in causa ponendole
in condizione di presentare le loro osservazioni, scritte e orali, e al termine del contraddittorio
emette un parere motivato sulla questione.
A seguito di ciò, la Commissione può assumere diverse posizioni:
può reputare non fondate le motivazioni riportate dallo Stato che l’ha adita è sempre
possibile il ricorso alla Corte;
può appoggiare la tesi dello Stato imputato di inadempienza è sempre possibile ricorrere
alla Corte;
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può appoggiare la tesi dello Stato che presenta il ricorso sarà possibile ricorrere alla
Corte solo se lo Stato inadempiente, entro il termine fissato, non si conforma al parere o non
pone fine all’illecito;
può non formulare alcun parere entro tre mesi sarà possibile ricorrere alla Corte.
RICORSO DI ANNULLAMENTO
Ha ad oggetto l’emanazione di atti illegittimi da parte di istituzioni, organi ed organismi europei
destinati a produrre effetti giuridici nei confronti di terzi.
Soggetti legittimati:
Privilegiati: possono agire in qualsiasi situazione (istituzioni Europee)
Semi-privilegiati: solo per la salvaguardia delle proprie prerogative(corte dei conti,comitati
regionali,BCE)
Non privilegiati:solo se gli atti li riguardino individualmente e direttamente (tutte persone
fisiche e giuridiche si propone dinanzi al Tribunale)
Il ricorso deve essere proposto entro 2 mesi dalla pubblicazione o dalla notifica dell’atto.
I vizi che devono inficiare l’atto affinchè si possa adire la Corte sono:
Incompetenza;
violazione dei trattati e delle norme giuridiche relative alla loro applicazione;
violazione della forma sostanziale;
sviamento di potere.
Constatata l’illegittimità dell’atto la corte lo annulla ex tunc (dall’inizio)con effetti erga omnes.
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RICORSO IN CARENZA
Il ricorso ha ad oggetto l’omissione di atti dovuti da parte di istituzioni,organi ed organismi
dell’unione europea che a ciò erano tenuti.
Soggetti legittimati:
Ricorrenti privilegiati: stati membri,istituzioni
Ricorrenti secondari: persone fisiche e giuridiche, purchè quell’atto le riguardi
direttamente e non si tratti di raccomandazioni o pareri.
I ricorrenti devono mettere in mora l’istituzione carente e se(entro 2 mesi) tale istituzione non ha
preso posizione questi possono, entro i 2 mesi successivi, adire la corte.
NB può essere proposto anche per l’emanazione di atti illegittimi, ma il ricorso di annullamento e
l’azione di risarcimento del danno sono 2 azioni indipendenti ed autonome nell’azione di danno
non si deve accertare l’illegittimità del comportamento di una istituzione, ma il risarcimento del
danno da essa prevista.
RICORSI INDIRETTI
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Procedura: il rinvio è disposto con ordinanza motivata, notificata alla Corte a cura del giudice
nazionale. In seguito alla ricezione del rinvio, la Corte non può sindacare le valutazioni del giudice
nazionale ma ha la facoltà di valutare se:
a) l’ordinanza proviene da un giudice nazionale
b) l’ordinanza ha per oggetto questioni di diritto europeo.
Essa declina la sua competenza quando ci sono dubbi sulla rilevanza dei quesiti posti dal giudice a
quo, cioè sulla necessità del rinvio ciò avviene quando le questioni siano irrilevanti, ovvero
quando appaia manifestamente che l’interpretazione di una norma europea chiesta dal giudice
nazionale non ha alcuna relazione con l’oggetto della causa.
NB in questa procedura, possiamo distinguere:
1) giudice a quo: giudice nazionale che fa espresso rinvio alla Corte di giustizia
2) giudice ad quem:la Corte di Giustizia che riceve e si espone sul rinvio.
In sede comunitaria, possono partecipare al procedimento dinanzi la Corte non solo le parti del
giudizio a quo, ma anche gli stati membri, la Commissione, il Parlamento, il Consiglio e la BCE
quando si tratta di atti da loro adottati. Tutte queste parti possono presentare entro 2 mesi dalla
notifica osservazioni scritte verso la Corte.
Al termine della sua analisi, la corte decide con sentenza ma può anche adottare un’ordinanza
motivata (es. in caso di manifesta incompetenza o irricevibilità del rinvio) notificando il tutto al
giudice a quo e alle parti stesse. La decisione della Corte è l'interpretazione ufficiale della questione
e come tale vale per tutti gli Stati membri.
NB si tratta di una procedura non contenziosa proprio perché non è attivata su ricorso delle parti
di una controversia ma in seguito al rinvio del giudice nazionale dinanzi al quale la controversia si
svolge; ma soprattutto tale procedura non è destinata a risolvere la controversia in atto ma a fornire
gli elementi necessari alla sua soluzione la controversia tra le parti si sviluppa e si conclude
dinanzi ai giudici nazionali mentre la Corte deve svolgere un ruolo di collaborazione per
quest’ultimi (rapporto di autentica collaborazione).
Effetti della sentenza interpretativa: vincola il giudice nazionale anche nelle fasi successive della
procedura con effetti ex tunc(da quel momento) diviene precedente giurisprudenziale
vincolante per altri giudici (anche di paesi diversi),salvo diversa linea interpretativa della corte
successiva.
NB la Corte ha riconosciuto al giudice nazionale che operi il rinvio, di sospendere (in attesa della
pronuncia della Corte) l’efficacia di provvedimenti nazionali fondati su atti dell’Ue rispetto alla cui
validità ci sono dei dubbi. Naturalmente, la decisione di sospendere il giudizio nazionale è di
competenza del giudice nazionale, il quale deve valutare se la pronuncia della Corte “sia
necessaria” per emanare la sua decisione nel caso di specie.
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ECCEZIONE DI INVALIDITÀ
Eccezione incidentale di parte volta a far dichiarare l’invalidità di un atto di portata generale
adottato da una istituzione,organo od organismo dell’Unione. Dato il suo carattere incidentale può
essere sollevata (per i motivi previsti per il ricorso di annullamento) soltanto nell’ambito di un
procedimento già pendente dinanzi la Corte che abbia ad oggetto l’interpretazione o l’applicazione
di un atto strettamente connesso a quello di cui si vuole far valere l’illegittimità.
Es. impugnazione incidentale del regolamento da cui è nato l’atto di esecuzione impugnato
Scopo di tale istituto è quello di evitare che un atto viziato possa costituire base giuridica valida per
altri atti.
Essa(a differenza del ricorso di annullamento) non è soggetta ad alcun termine e non pone alcuna
limitazione in relazione ai soggetti che possano sollevarla, purchè siano parti nella causa
principale non è rilevabile d’ufficio dal giudice.
NB la procedura in questione non può essere usata per aggirare i limiti posti dal sistema del ricorso
di annullamento l’eccezione di invalidità non potrà essere sollevata da un soggetto che avrebbe
avuto titolo per richiederne l’annullamento alla Corte.
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Funzione consultiva
La giurisdizione non contenziosa della Corte vale anche per la funzione consultiva che essa
svolge nei confronti delle altre istituzioni dell’Unione nei casi previsti dai trattati.
[Es. l’art. 218, par. 11 TFUE dispone che il Parlamento, la Commissione, il Consiglio o uno
Stato membro possono chiedere il parere della Corte circa la compatibilità di un accordo con le
disposizioni dei trattati].
Quando la Corte esprime:
Parere negativo «l’accordo può entrare in vigore solo con modifica dello stesso o in caso
di revisione dei trattati»(se l’accordo venisse concluso in difformità col parere, il relativo
atto potrà essere impugnato con ricorso di annullamento).
Parere positivo: non preclude la facoltà di riproporre alla Corte la questione di
compatibilità dell’accordo.
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Nel caso Lucchini una sentenza nazionale passata in giudicato e rimessa in causa dalla Corte, non
solo aveva legittimato un aiuto di stato in spregio del potere esclusivo della Commissione europea
di valutare la compatibilità dell’aiuto, ma lo aveva fatto senza tener conto della decisione di tale
istituzione che aveva dichiarato l’incompatibilità dell’aiuto.
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TUTELA CAUTELARE
La tutela cautelare è volta a garantire che le tempistiche processuali non comportino un danno alla
parte processuale che risulterà vincitrice.
la posizione assunta dalla Corte inerente alla tutela che gli stati membri devono assicurare alle
situazioni giuridiche soggettive che derivano da norme dell’Unione è stata espressa in modo in
equivoco nella celebre Sentenza Factortame, nella quale la Corte, verso la quale era stata richiesta
in via pregiudiziale di pronunciarsi sulla compatibilità col diritto dell’Ue di una legge britannica,
venne interrogata dal giudice nazionale anche su un altro connesso punto: e cioè in ordine al potere
di tale giudice (nazionale) di sospendere in via provvisoria (in attesa del giudizio della Corte)
l’applicazione della legge controversa (cosa che non era conferito dall’ordinamento nazionale).
La Corte di Giustizia, vista la situazione, chiarì che l’effetto utile del rinvio pregiudiziale “sarebbe
ridotto qualora il giudice nazionale (che sospende il procedimento in attesa della pronuncia della
Corte sulla questione pregiudiziale) non potesse concedere provvedimenti provvisori fino la
momento della pronuncia della Corte” e che “ la piena efficacia del diritto comunitario sarebbe del
pari ridotta se una norma nazionale impedisse al giudice adito a dirimere una controversia
disciplinata dal diritto comunitario di concedere provvedimenti provvisori allo scopo di garantire
la piena efficacia della pronuncia giurisdizionale sull’esistenza dei diritti invocati in forza del
diritto comunitario il giudice nazionale è tenuto a disapplicare la norma di diritto nazionale
che ostacoli la concessione di un provvedimento provvisorio.
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In definitiva, la Corte di Giustizia riconosce al giudice nazionale non solo la competenza a
concedere provvedimenti provvisori “negativi” (es. La sospensione dell’atto nazionale adottato in
base alla norma dell’Unione sospettata di invalidità) ma anche provvedimenti “positivi”, i quali
tendono a creare nuove situazioni giuridiche soggettive in capo ai soggetti che fan parte del
procedimento a quo. Ciò a condizione che:
a) Il giudice nazionale nutra gravi riserve sulla validità dell’atto dell’Unione in causa e
provveda a sottoporre lui stesso un quesito pregiudiziale su detta validità;
b) Ricorrano gli estremi dell’urgenza, nel senso che i provvedimenti provvisori sono necessari
per evitare che la parte che li richiede subisca un danno grave e irreparabile;
c) Il giudice tenga pienamente conto dell’interesse dell’Unione;
d) Siano rispettate le pronunce della Corte o del Tribunale in ordine alla legittimità dell’atto
dell’Unione.
La Corte pur attribuendo ai giudici nazionali un ampio potere cautelare ha voluto nel contempo
limitare gli effetti di questa sorta di decentramento decisionale, ancorando i presupposti necessari
all’esercizio di tal potere a criteri da essa stessi elaborati ed enunciati, e restringendo così non solo
il margine di discrezionalità riconosciuto ai suddetti giudici, ma anche la stessa autonomia dei
singoli ordinamenti nazionali in questa materia.
LE DISCRIMINAZIONI A ROVESCIO
Si tratta di quelle ipotesi in cui in cui la legislazione interna preveda una disciplina più restrittiva
per la produzione di determinati prodotti o per l'esercizio di specifiche professioni rispetto a quella
vigente negli altri Stati membri.
La questione è stata più volte sottoposta all'attenzione della Corte di Giustizia, la quale ha però
negato la propria competenze dal momento che non presentava una rilevanza europea e la
situazione del soggetto che si riteneva leso era disciplinata unicamente da disposizioni nazionali.
La Corte costituzionale ha risolto la situazione sancendo il principio di parità di trattamento dei
cittadini italiani rispetto ai cittadini degli altri Stati membri dell'Unione europea residenti o stabiliti
nel territorio nazionale.
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Il rapporto tra diritto dell’Unione europea e diritto degli Stati membri è un rapporto di
integrazione dal momento che il primo completa gli ordinamenti nazionali ponendo in molti casi
obblighi a carattere vincolante, e implica una necessaria opera di coordinamento e armonizzazione
che non sempre risulta facile da realizzare, dando vita a fenomeni di contrasto tra le diverse
disposizioni europee e nazionali.
La questione è stata affrontata in più occasioni dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha
stabilito due principi fondamentali: la diretta efficacia del diritto dell’Unione e il primato del
diritto dell’Unione, che prevale nell’ipotesi in cui sorga un conflitto tra norme europee e norme
nazionali.
1) Sentenza Costa c. enel: la corte costituzionale affermò che le norme comunitarie erano da
porre sul medesimo piano della legge ordinaria dato che i trattati istitutivi erano stati recepiti
con legge ordinaria possibile abrogazione o modifica della norma europea ad opera
della norma interna successiva(lex posterior derogat priori) la corte seguiva un’ottica
dualista ritenendo l’ordinamento interno e quello comunitario 2 ordinamenti distinti. Sulla
medesima questione la pronuncia della Corte di giustizia europea fu in senso nettamente
contrario affermando il principio della superiorità della norma comunitaria sulla norma
interna posteriore con esse incompatibile.
2) Sentenza Frontini: la corte costituzionale riconosceva il principio del primato del diritto
comunitario sul diritto interno e l’efficacia diretta dei regolamenti.
3) Sentenza Industrie chimiche: la corte costituzionale affermava che il contrasto fra un
regolamento e una legge successiva di uno stato deve essere risolta a favore del
regolamento, mediante la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge interna.
Per essere disapplicata la norma nazionale doveva essere abrogata o dichiarata
costituzionalmente illegittima dall’organo costituzionale competente[presentava il difetto di
condizionare l’applicabilità del regolamento ad un atto interno dello stato]
4) Sentenza Simmenthal:la Corte di giustizia sottolineava la necessità di un controllo diffuso
nel quale spettasse a ciascun giudice nazionale, in sede di applicazione delle norme europee,
garantire la piena efficacia delle stesse, disapplicando la norma interna contrastante senza
necessità di sollecitare l’intervento caduca torio della consulta.
5) Sentenza Granital: con essa la Corte costituzionale si è allineata perfettamente alla
giurisprudenza della Corte di giustizia, affermando che il giudice nazionale è tenuto a
disapplicare la normativa nazionale posteriore confliggente con le disposizioni europee,
superando l’obbligo di un preventivo giudizio di legittimità costituzionale.
Il primato del diritto dell’Unione è infine stato enunciato formalmente per la prima volta in una
dichiarazione allegata al Trattato di Lisbona.
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I C.D. CONTROLIMITI
L’art. 11 della Costituzione così recita: «l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
La norma costituzionale fa riferimento a specifiche «limitazioni» di sovranità e non ad una totale
cessione della sovranità stessa.
Tali limiti non possono comportare la compromissione dei valori fondamentali del nostro
ordinamento l’elaborazione della dottrina dei «controlimiti» da parte della Corte
Costituzionale, secondo la quale il rispetto dei diritti inviolabili della persona umana e dei principi
fondamentali costituisce un limite invalicabile al recepimento di qualunque disposizione
dell’Unione.
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FASE ASCENDENTE
Ruolo dell’italia nella formazione del diritto europeo avviene principalmente attraverso il governo
che:
Trasmette alle camere i progetti degli atti dell’unione
Riserva di riesame: il governo la può apporre in sede di consiglio(che ricordiamo composto
anche da capi di governo nazionali) sul testo o parte di esso. Il governo sospende la propria
votazione per massimo 20 giorni. In attesa della pronuncia dell’organo richiedente. La
richiesta può essere presentata da:
Parlamento: in caso di discussione di atti di particolare rilevanza economica, sociale e
politica
Conferenza stato-regioni:in caso di atti in materia di competenza regionale
FASE DISCENDENTE
Le problematiche relative all’adattamento dell’ordinamento interno agli atti delle istituzioni europee
si pongono, soprattutto, con riferimento alle direttive. Con la legge Pergola è stato introdotto lo
strumento della legge comunitaria con la quale principalmente si provvede a dare attuazione alle
direttive.
La legge comunitaria impone al Governo di presentare annualmente alle Camere, entro il 31
gennaio, un disegno di legge in grado di disciplinare le modalità di attuazione della normativa
europea nell’ordinamento italiano.
Tale disegno deve recare la dicitura «Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti
all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea», completata dall’indicazione «legge comunitaria»
seguita dall’anno di riferimento.
Con la legge comunitaria si provvede soprattutto a dare attuazione alle direttive. Tuttavia si
prevede l’inserimento in tale provvedimento anche di altre disposizioni, tutte finalizzate a dare
completa attuazione nel nostro ordinamento alle disposizioni europee:
a) disposizioni modificative o abrogative di leggi statali in contrasto con atti europei. Si tratta
della cd. normazione diretta, con la quale è la stessa legge comunitaria che provvede ad
abrogare o modificare altre disposizioni legislative allo scopo di eliminare norme interne in
contrasto con quelle europee oppure riformulare il loro contenuto in modo tale da risultare
compatibile con la normativa dell’Unione. Questo metodo, che garantisce la maggiore
celerità, è utilizzato soprattutto per il recepimento di disposizioni di non rilevante
complessità;
b) disposizioni modificative o abrogative di leggi statali vigenti oggetto di procedure di
infrazione avviate dalla Commissione nei confronti dell’Italia (cfr. infra lett. d);
c) delega legislativa al Governo per dare attuazione ad atti dell’Unione. Con questo
procedimento il Parlamento attribuisce al Governo la facoltà di approvare disposizioni
di attuazione delle direttive tramite decreto legislativo, regolamento o altro atto
amministrativo, a seconda della materia oggetto della norma europea. Nella legge
comunitaria sono fissati i criteri cui il Governo deve attenersi nell’esercizio del potere di
delega attribuito dal Parlamento, criteri che possono essere generali (validi, cioè per tutti i
provvedimenti da attuare) o specifici (vale a dire riguardanti una singola direttiva);
d) delega per attuare in via regolamentare le direttive, in materie disciplinate dalla legge ma
non coperte da riserva assoluta di legge. E’stata introdotta una parziale delegificazione
normativa consentendo al Governo di intervenire con un provvedimento gerarchicamente
inferiore (il regolamento) in settori in cui vi era una disciplina di rango superiore (la legge);
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L’art. 8, ultimo comma della L. 11/2005 prevede che il Governo presenti, in allegato alla legge
comunitaria, una relazione annuale nella quale:
riferisce sullo stato di conformità dell’ordinamento interno al diritto dell’Unione e sullo
stato delle eventuali procedure di infrazione dando conto, in particolare, della giurisprudenza
della Corte di giustizia dell’Unione europea relativa alle inadempienze e violazioni degli
obblighi europei da parte della Repubblica italiana;
fornisce l’elenco delle direttive attuate o da attuare in via amministrativa;
indica le ragioni dell’eventuale omesso inserimento delle direttive il cui termine di
recepimento è già scaduto e di quelle il cui termine di recepimento scade nel periodo di
riferimento, in relazione ai tempi previsti per l’esercizio della delega legislativa;
b) la previsione di una loro partecipazione nella cd. fase discendente del diritto dell’Unione,
ossia nel momento in cui diventa necessario dare attuazione nel nostro Stato agli atti
normativi europei, in particolare in quelle materie in cui è prevista una potestà legislativa
(esclusiva o concorrente) delle Regioni. Tale facoltà è ora disciplinata nella L. 11/2005 e,
nello specifico, dall’art. 16 rubricato «Attuazione delle direttive da parte delle Regioni e
delle Province autonome». Il citato articolo precisa che le Regioni e le Province autonome:
nelle materie di propria competenza (piena o residuale) possono dare immediata
attuazione alle direttive europee, senza alcuna limitazione;
nelle materie di competenza concorrente possono dare immediata attuazione alle
direttive, senza attendere l’approvazione della legge comunitaria. Nel caso in cui la
legge regionale già emanata sia in contrasto con i principi fondamentali stabiliti
nella legge comunitaria vi è una prevalenza di questi ultimi sulle disposizioni
regionali (che potrebbe anche costringere le Regioni a modificare la legge già
approvata).
Le Regioni possono adottare una propria legge comunitaria annuale di cui verrà data
notizia nella relazione al disegno di legge di accompagnamento della legge comunitaria
nazionale. In quest’ultimo documento il Governo riporta anche l’elenco delle direttive
attuate dalle Regioni e dalle Province autonome.
c) la previsione di una legge organica da parte dello Stato che disciplini sia le modalità di
esercizio della potestà legislativa per l’attuazione della normativa europea, che il relativo
potere di intervento sostitutivo.
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IL PRINCIPIO DI CEDEVOLEZZA
Il principio di cedevolezza è il principale strumento attraverso il quale lo Stato( unico responsabile
nei confronti dell’Unione europea) si tutela da possibili sentenze di condanna dovute ad
inadempienze attribuibili alle Regioni intervenendo in anticipo con provvedimenti legislativi o atti
regolamentari
il Governo può adottare(previo esame della Conferenza Stato-Regioni) atti normativi e
regolamentari nelle materie di competenza delle Regioni;
gli atti approvati si applicano, per le Regioni nelle quali non sia ancora in vigore la propria
normativa di attuazione, a decorrere dalla scadenza del termine stabilito per l’attuazione
della rispettiva normativa europea;
tali atti perdono efficacia dalla data di entrata in vigore della normativa di attuazione di
ciascuna Regione e recano l’esplicita indicazione della natura sostitutiva del potere
esercitato e del carattere cedevole delle disposizioni in essi contenute quando la regione
adotterà l’atto che le compete, quello del governo le “cederà” il posto.
In caso di inadempimento o violazione del diritto dell’Unione da parte delle Regioni, la relativa
responsabilità ricade sullo Stato. In particolare, ricade su quest’ultimo anche l’eventuale pagamento
della sanzione prevista all’art. 260 TFUE, applicabile qualora la Regione non si conformi ad una
precedente sentenza di condanna per inadempimento.