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IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA Si avvia con la firma a Parigi nel 1951 del Trattato istitutivo della Comunit europea

del carbone e dellacciaio (CECA) che entra in vigore il 1 gennaio 1952. Paesi firmatari: Belgio, Francia, Italia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1957 gli stessi paesi firmano a Roma due trattati: - Trattato istitutivo della Comunit economica europea (CEE). - Trattato istitutivo della Comunit europea per lenergia atomica (CEEA o Euratom). Entrano in vigore il 1 gennaio 1958. Scopo iniziale: dar vita nel territorio degli stati membri ad un mercato comune basato sulla libera circolazione di merci, capitali, servizi; caratterizzato da condizioni di concorrenza non falsate e trasparenti. Con il passare del tempo si va sempre pi verso ununificazione anche istituzionale dellapparato dellUnione: Nel 1965 firma del Trattato sulla fusione degli esecutivi, si creano un Consiglio e una Commissione unici delle Comunit europee. Nel 1975 firma del Trattato di Bruxelles, si istituisce la Corte del Conti delle Comunit europee. Nel 1979 si svolgono le prime elezioni europee: questa legittimazione democratica sar un impulso fondamentale per gli sviluppi successivi. Nel 1986 firma dellAtto Unico europeo, che da luogo alla prima significativa revisioni dei Trattati originari sotto tre aspetti fondamentali: - la presa di decisione del Consiglio passa dallunanimit a maggioranza qualificata per alcuni settori di fondamentale importanza. - per alcune deliberazioni del Consiglio viene prevista la procedura di cooperazione con il Parlamento - viene prevista una prima forma di cooperazione nella materia della politica estera con la formalizzazione del Consiglio europeo (vertici tra Capi di stato o di governo accompagnati dai relativi ministri degli esteri). IL TRATTATO DI MAASTRICHT (TRATTATO SULLUNIONE EUROPEA) Firmato nel 1992 a Maastricht, con la denominazione di Trattato sullUnione europea (TUE). Entra in vigore il 1 novembre 1993 e da luogo ad una profonda mutazione della costruzione avviata nel 1957. Viene creato un edificio istituzionale pi grande, lUnione europea formata da 3 pilastri: - le Comunit europee - la cooperazione in materia di politica estera sicurezza comune (PESC) - la cooperazione in materia di giustizia e affari interni (GAI)

Viene inserita per la prima volta la nozione di Cittadinanza dellUnione e viene ampliato il raggio dazione dellUnione. Viene introdotto a scapito della procedura di cooperazione la procedura di codecisione, dando al Parlamento un ruolo paritario al Consiglio nelladozione di alcuni atti. Viene creata lUnione economica e monetaria in vista del passaggio alla moneta unica. Questo disegno istituzionale viene perfezionato nel 1997 con la firma del Trattato di Amsterdam: - i principi di libert, democrazia e di rispetto dei diritti delluomo e delle libert fondamentali vengono inseriti nel TUE. - Viene comunitarizzata parte del terzo pilastro (GAI). - Viene prevista la possibilit di creare ulteriore forme di cooperazione tra gli stati (cooperazioni rafforzate) LALLARGAMENTO E LEVOLUZIONE VERSO LISBONA Con la caduta del muro di Berlino si crea la possibilit dellingresso di nuovi stati, con la conseguente necessit di adattare i meccanismi dellUnione. La prima reazione si ha con il Trattato di Nizza del 2001 con il quale per si prevedono modifiche quasi irrilevanti. La seconda reazione si ha con la firma nel 2004 del Trattato che adotta una Costituzione per lEuropa, destinato a rimpiazzare i Trattati esistenti. Lentrata in vigore viene bloccata da Francia e Paesi Bassi e dopo due anni il progetto viene del tutto abbandonato. Il Trattato previsto a Roma diventa la base per il successivo Trattato di Lisbona del 2007 con la previsione di entrare in vigore nel 2009. La sua entrata in vigore viene inizialmente bloccata dal referendum della Repubblica dIrlanda ma dopo alcune modifiche e un nuovo referendum il Trattato pu entrare in vigore il 1 dicembre 2009.

LORDINAMENTO GIURIDICO DELLUNIONE EUROPEA I TRATTATI ISTITUITIVI DOPO LISBONA Il Trattato conferma il venir meno della Comunit europea come entit giuridica a s stante. Non c la sostituzione dei Trattati esistenti con un unico Trattato: - Il Trattato sullUnione europea mantiene il suo nome e accoglie i principi e le regole base di funzionamento. - Il Trattato istitutivo della Comunit europea diventa il Trattato sul funzionamento dellUnione europea (TFUE), riservato alla disciplina specifica dei settori in cui lunione esercita le sue competenze e degli strumenti e delle modalit attraverso cui tali competenze sono esercitate. I due trattati hanno pari valore giuridico, e bench formalmente distinti compongono un complesso normativo unico.

Allinterno del TUE sancito il principio del rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, quali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali, alla quale viene riconosciuto pari valore giuridico dei trattati. LARCHITETTURA DELLUNIONE La novit principale introdotta dal Trattato di Lisbona senza dubbio la semplificazione che ne deriva del sistema giuridico. Prima di questa, lunica semplificazione avutasi stata quella del venir meno della CECA nel 2002 a causa della sua scadenza prevista dal Trattato stesso. Con lUnione europea larchitettura del sistema restava basata su tre trattati ciascuno istitutivo di una diversa struttura (CE, CEEA, UE), tuttavia lUnione europea non si era semplicemente aggiunta ma costituiva il contenitore, che venne affiancato dai due nuovi settori di cooperazione, PESC e GAI. Con il Trattato di Lisbona si ha il venir meno della Comunit europea; lintegrazione europea si indentifica quindi con lUnione europea che ha alla base due Trattati che formano un unico corpo normativo. CARATTERI GENERALI DELLORDINAMENTO DELLUNIONE EUROPEA La corte: La Comunit costituisce un ordinamento giuridico di nuovo genere nel campo del diritto internazionale, a favore del quale gli stati hanno rinunziato, anche se in settori limitati, ai loro poteri sovrani, ordinamento che riconosce come soggetti non soltanto gli Stati membri ma anche i loro cittadini Sentenza van Gend & Loos. Al contrario di quanto avviene di solito nel quadro della cooperazione giuridica internazionale, gli atti normativi adottati dallUnione raggiungono o sono suscettibili di raggiungere i soggetti interni agli Stati senza bisogno o indipendentemente dalla mediazione degli Stati membri. Supremazia delle norme dellUnione sui diritti nazionali: la norma statale contrastante, sia essa successiva o anteriore, cede dinanzi alla norma europea. La Corte sottolinea che lefficacia diretta sarebbe priva di significato se uno Stato potesse unilateralmente annullarne gli effetti con un provvedimento legislativo che prevale sui testi comunitari Sentenza Costa c. Enel. Altro tratto distintivo che laccentramento in capo alle istituzioni dellUnione della reazioni alle violazioni del diritto: il sistema dei Trattai implica il divieto per gli Stati membri di farsi giustizia da s. IL PRINCIPIO DELLE COMPETENZE DI ATTRIBUZIONE Il sistema giuridico creato dai Trattati basato sullattribuzione alle istituzioni dellUnione della competenza ad agire in una serie di materie e solo in quelle.

Art. 5 co. 2 TUE: LUnione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei Trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Di conseguenza ogni competenza che non risulti attribuita a queste da considerare rimasta nelle mani degli Stati membri. Prima del Trattato di Lisbona non era fornito un elenco delle co mpetenze attribuite allUnione e queste risultavano desumibili dagli obiettivi della stessa. Ora il TFUE fornisce un elenco di tali competente: - Lart 3 enumera i settori in allUnione attribuita una competenza esclusiva. - Lart 4 i settori in cui la competenza dellUnione concorrente con quella degli Stati membri. - Lart 4, nn. 3 e 4, e gli artt. 5 e 6 enumerano i settori in cui lUnione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare lazione degli Stati membri. - Lart 2, par. 4 ricorda infine che lUnione ha competenza per definire e attuare una politica estera e di sicurezza comune. Lelencazione non risulta esaustiva, il punto che gli articoli elencano i settori in cui lunione esercita la sua competenza, ma non le competenze che essa effettivamente esercita in quei settori. Da qui non corretto dedurre che lUnione ha una competenza generale in questi settori, infatti per capire la portata e le modalit di esercizio delle competenze dellUnione necessario rifarsi agli specifici articoli dei Trattati. Gli articoli specifici tuttavia non permettono sempre di tracciare i confini effettivi di tali competenze. Il limite stringente del principio di attribuzione stato attenuato dalla giurisprudenza della Corte, la quale tende ad ampliare la portata delle competenze, privilegiando uninterpretazione delle disposizioni capace di ampliare la portata delle competenze. La Corte ha anche affermato che la competenza a creare nuovi organismi dellUnione (agenzie) deve ritenersi compresa nei poteri conferiti alle istituzioni. In via pi generale la Corte ha altres affermato il principio di carattere generale secondo cui, quando una disposizione dei Trattati affida alle istituzioni un compito preciso, si deve ammettere, se non si vuole privare di efficacia detta disposizione, che essa attribuisca loro i poteri indispensabili per svolgere questa missione (es. nel caso si ponga la necessit di concludere accordi internazionali con Stati terzi). LA CLAUSOLA DI FLESSIBILITA La clausola di flessibilit consente, a determinate condizioni, unazione dellUnione anche al di fuori di unattribuzione specifica di competenza. Art 352 TFUE: se unazione dellUnione appare necessaria, nel quadro delle politiche definite dai Trattati, per realizzare uno degli obiettivi di cui ai Trattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione previsti a tal fine, il Consiglio, deliberando all unanimit su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, adotta le disposizioni appropriate.

Nasce con la finalit di ovviare alla rigidit del principio di attribuzione, essa copre quindi lipotesi in cui quei poteri non siano desumibili da una disposizione dei Trattati neanche sulla base di uninterpretazione estensiva della stessa. Proprio perch ovvia al principio di attribuzione essa sottoposta a condizioni procedurali rigorose. Infatti le proposte della Commissione sulla base di tale articolo sono soggette a possibili obiezioni dei Parlamenti nazionali, sotto il profilo del rispetto della sussidiariet. Dallambito di applicazione della clausola di flessibilit rimane escluso il settore della politica estera e di sicurezza comune. COMPETENZE ESCLUSIVE E COMPETENZE CONCORRENTI E PARALLELE Art 2 par 1 TFUE: quando i Trattati attribuiscono allUnione una competenza esclusiva in un determinato settore, solo lUnione pu legiferare e adottare atti giuridicamente vincolan ti. Gli Stati membri possono farlo autonomamente solo se autorizzati dallUnione oppure per dare attuazione agli Atti dellUnione. Gli Stati quindi non sono pi legittimati a farlo, indipendentemente dalla compatibilit o meno con la loro condotta con quanto previsto dal diritto dellUnione. Al di fuori di questa ipotesi, lesistenza di una competenza dellUnione non fa invece venir meno le corrispondenti competenze degli Stati membri: -Competenze parallele: quando il permanere in capo agli Stati di una competenza simmetrica a quella dellUnione europea si verifica senza che le due sfere di competenza siano destinate in linea di principio ad interferire tra loro sul piano formale. In tal caso lazione dellUnione si prospetta come parallela a quella degli Stati, dovendo le due azioni soltanto integrarsi sulla base di un obbligo di coordinamento finalizzato a garantire la coerenza reciproca delle politiche nazionali e della politica dellUnione. In casi come questi lUnione ha competenza per condurre azioni , in particolare la definizione e lattuazione di programmi, senza che lesercizio di tale competenza possa avere per effetto di impedire agli Stati membri di esercitare la loro. -Competenze concorrenti: il caso pi frequente, in un settore dove i Trattati prevedono una competenza di questo tipo, lUnione e gli Stati membri possono legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti in tale settore, solo che la competenza degli Stati potr essere esercitata solo nella misura in cui lUnione non ha esercitato la propria. In genere la fissazione del limite alla competenza degli Stati lasciata interamente alla volont delle istituzioni, nel senso che la libert di cui godranno gli Stati nellesercizio della loro competenza dipender dalla portata della regolamentazione che le istituzioni decideranno di dare, a livello di Unione europea, ad una data materia. Di conseguenza per quelle materie in cui la regolamentazione sar totale, la concorrente competenza degli Stati sar pressoch inesistente. Anche lesercizio di competenze esclusive degli Stati pu essere condizionata dal diritto dellUnione europea, nella misura in cui quellesercizio incida sul corretto funzionamento di tale diritto.

IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA Tale principio ha assunto portata generale a partire dal Trattato di Maastricht: la Comunit interviene, secondo il principio di sussidiariet, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dellazione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e poss ono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dellazione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario. Con il protocollo sul principio di sussidiariet allegato al Trattato di Lisbona si introducono due novit: -il suo ambito di applicazione limitato ai soli progetti di atti legislativi, cio gli atti da adottare conformemente ad una procedura legislativa. Ci non significa che gli altri atti non devono essere soggetti a tal principio, bens che unicamente quelli legislativi sono soggetti alla specifica procedura di controllo sul rispetto di detto principio. -la seconda novit sta proprio nella procedura di controllo, procedura che coinvolge i parlamenti degli Stati membri. I progetti legislativi dovranno infatti essere inviati ai parlamenti nazionali, ciascun parlamento potr eccepire la contrariet al principio di sussidiariet entro 8 settimane, formulando un parere motivato. Lo stesso protocollo prevede esplicitamente che la Corte competente a pronunciarsi sui ricorsi per annullamento di atti dellUnione per violazione del principio di sussidiariet. PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA Art. 5 co. 4 TUE: in virt del principio di proporzionalit il contenuto e la forma dellazione dellUnione si limitano a quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei Trattati. Questo principio non delinea un criterio di ripartizione dellesercizio di una competenza, ma la modalit di tale esercizio. Esso infatti condiziona: -da un lato il tipo di atto con il quale una certa competenza pu essere esercitata, ovviamente dove vi sia discrezionalit. -dallaltro pone lesigenza che gli strumenti adottati dallUnione siano idonei a realizzare lo scopo perseguito e non vadano oltre quanto necessario per raggiungerlo.

IL QUADRO ISTITUZIONALE Del quadro istituzionale dellUnione fanno parte in primo luogo le istituzioni elencate allart 13 co. 2 TUE: Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio, Commissione europea, Corte di giustizia dellUnione europea, Banca centrale europea e Corte dei conti. La formulazione di tale articolo legittima unaccezione pi ampia di quadro istituzionale, tale da ricomprendere tutte le istituzioni e gli organismi operanti nellambito dellUnione. Con il tempo il quadro istituzionale andando via via articolandosi sempre pi, attraverso la creazione di organi sia attraverso i Trattati che attraverso decisioni autonome delle stesse Istituzioni.

Emergono due caratteristiche importanti: - da notare che la composizione intergovernativa non la caratteristica dominante degli organi di tale sistema: per quelli principali infatti questa caratteristica la si trova solo nel Consiglio europeo e nel Consiglio. Nonostante nominati dai governi degli Stati membri gli altri organi si caratterizzano per una composizione formalmente indipendente da questi, nel senso che i loro membri non rappresentano il governo del paese di appartenenza, ma fanno parte dellorgano a titolo personale. -la variet di competenze che lUnione si progressivamente vista assegnare si riflessa in una crescente complessit del suo sistema istituzionale, che ha allontanato ancor di pi lUnione dai canoni tipi degli enti composti da stati. Al suo interno infatti ritroviamo molte delle funzioni tipiche degli Stati, e allo stesso tempo lesercizio di quelle funzioni appare di regola ripartito tra pi organi (es. potere legislativo ripartito tra Consiglio Parlamento e Commissione), aspetto tipico degli ordinamenti statati piuttosto che di quelli internazionali. Fa accezione a quanto detto il settore della PESC, nel quale lapparato istituzionale dellUnione interviene solo in maniera essenziale, in sostanza attraverso Consiglio europeo e Consiglio, cio le istituzioni composte dai governi. LA NOZIONE DI ISTITUZIONE La Corte: Il termine istituzione utilizzato allart 340 TFUE non va inteso nel senso che comprende solo le istituzioni elencate nella disposizione. Ma come includente, in considerazione del sistema di responsabilit contrattuale, gli organismi come la Banca europea per gli investimenti, organismo comunitario che ha il compito di contribuire alla realizzazione degli scopi della Comunit e pertanto si colloca nel contesto comunitario. Ci equivarrebbe ad ammettere che, esternalizzando una funzione ad un organismo non istituzione, le istituzioni potrebbero sottrarre lesercizio di quella funzione sia alle regole dei Trattati che al controllo giurisdizionale. PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA ISTITUZIONALE Art. 13 par. 2 TUE: ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai Trattati. Il rispetto dellequilibrio istituzionale comporta che ogni istituzione eserciti le proprie competenze nel rispetto di quelle delle altre istituzioni. Lequilibrio da considerarsi violato sia quando unistituzione affidi lesercizio delle proprie prerogative ad altri, sia quando essa voglia estendere le proprie attribuzioni a discapito di quelle spettanti alle altre istituzioni. Nel quadro delle rispettive attribuzioni ciascuna istituzione gode di un potere di autoorganizzazione, nel rispetto dellequilibrio istituzionale e delle norme dei Trattati. La Corte ha anche affermato un obbligo di leale cooperazione tra le istituzioni; tale obbligo giustifica peraltro la conclusione tra le istituzioni di accordi interistituzionali per disciplinare le reciproche relazioni.

ISTITUZIONI Sono definite politiche: il Consiglio europeo, il Consiglio, il Parlamento europeo e la Commissione; sono definite politiche per la loro composizione e per le loro funzioni: tutte e quattro partecipano al processo decisionale dellUnione e orientano con le loro funzioni la vita e gli indirizzi politici dellUnione. da segnalare che a partire dal Trattato di Lisbona, nellesercizio di alcune funzioni, le istituzioni sono tenute a confrontarsi anche con i parlamenti nazionali. IL CONSIGLIO EUROPEO Riunisce i capi di stato o di governo degli Stati membri insieme al presidente della Commissione. Per composizione e funzioni esso listituzione di carattere maggiormente politico, lart. 15 TUE infatti gli attribuisce una generale competenza a dare allUni one gli impulsi necessari al suo sviluppo e a definire gli orientamenti e le priorit politiche generali. Gli spettano inoltre altri compiti pi specifici: spettano infatti al Consiglio europeo le decisioni istituzionali di maggior rilievo politico, lui che propone o nomina le cariche pi rilevanti, lui che decide di aspetti importanti della composizione e del funzionamento di altre istituzioni, lui che ha la responsabilit principale sulla revisione dei Trattati, lui che prende decisioni di rilievo politico per la membership dellUnione (criteri di ammissibilit di un nuovo Stato e condizioni di recesso di uno Stato membro). Lart 15 esclude che il Consiglio europeo eserciti funzioni legislative, tuttavia alcune delle sue attribuzioni non sono prive di impatti sullazione legislativa dellUnione. Svolge per esempio un ruolo di mediazione tra gli Stati membri in caso di disaccordo su un atto. Questo tipo di intervento ha come destinatario di fatto il Consiglio dellUnione, cui spetter tradurre in a tti formali il compromesso raggiunto. In precedenza vi partecipavano anche i ministri degli esteri, oggi partecipa di diritto solo lAlto Rappresentante dellUnione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il quale anche vicepresidente della Commissione. Ove lordine del giorno lo richiede i capi di stato e di governo possono essere accompagnati da un ministro. Dopo il Trattato di Lisbona il presidente viene eletto dallo stesso Consiglio europeo, a maggioranza qualificata, per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta. La nomina a presidente incompatibile con un mandato nazionale. Il Consiglio europeo si riunisce a Bruxelles due volte a semestre, fatta salva la possibilit di riunioni straordinarie. In passato le decisione venivano prese di regola per consensus, ovvero quando il presidente constatava dallandamento della discussione che non vi erano obiezioni ostative.

Anche oggi il Consiglio europeo si pronuncia per consensus, salvo nei casi in cui i Trattati dispongano diversamente. Nei casi in cui debba adottare atti formali i Trattati impongono ora il ricorso a regole di voto formali, allunanimit, a maggioranza semplice o qualificata. Lunanimit si forma anche con lastensione di uno o pi membri del Consiglio europeo. La maggioranza semplice si applica alle delibere sul regolamento interno o alle questioni procedurali. La maggioranza qualificata si basa su un sistema che tiene conto del peso di ciascun Stato. Quando il Consiglio europeo delibera mediante votazione, il presidente e il presidente della Commissione non partecipano al voto. Questo elimina la differenza di composizione tra Consiglio europeo e il Consiglio. Per quanto riguarda la forma delle deliberazioni i Trattati hanno ora imposto la decisione come strumento formale, tutte le volte in cui il Consiglio europeo chiamato a prendere delibere formali in adempimento di una disposizione dei Trattati stessi. IL CONSIGLIO il centro di gravit dellequilibrio dellUnione. lo snodo istituzionale attraverso cui passano sostanzialmente tutte le decisioni formali che riguardano la vita istituzionale e lazione quotidiana dellUnione. Lart. 16 TUE sintetizza il suo ruolo dicendo che il Consiglio esercita la funzione legisla tiva e la funzione di bilancio. Esercita funzioni di definizione delle politiche e di coordinamento alle condizioni stabilite dai trattati. Pi genericamente si pu dire che esso esercita funzioni tipiche del potere legislativo e del potere esecutivo. il Consiglio il protagonista principale dellesercizio del potere decisionale dellUnione. compito suo in collegamento con il Consiglio europeo di cui prepara i lavori, fornire a questo gli indirizzi politici e definirne gli orientamenti generali; spettano al Consiglio le decisioni istituzionali non riservate al Consiglio europeo; al Consiglio, per lo pi insieme al Parlamento, che fa capo lattivit legislativa; in seno al Consiglio che viene assicurato il coordinamento delle politiche economiche degli Stati; il Consiglio che, attraverso la conclusione di accordi internazionali, detiene leffettiva titolarit del potere estero. formato da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello ministeriale, abilitato ad impegnare il governo dello Stato membro che rappresenta e ad esercitare il diritto di voto, ha sede a Bruxelles e vede modificarsi la sua composizione di volta in volta a seconda degli argomenti allordine del giorno delle sue riunioni. Lelenco delle varie formazioni deciso dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata, salvo che per le formazioni affari generali e affari esteri le quali sono previste dai Trattati. Nonostante le diverse formazioni rimane ferma lunicit del Consiglio come istituzione. La scelta del rappresentante da inviare a ciascun Consiglio rimessa al singolo Stato. Non costituisce una vera e propria formazione del Consiglio, lEurogruppo. Per questo previsto solo che i Ministri degli Stati membri la cui moneta lEuro si riuniscono a titolo informale con la BCE e con la Commissione.

Oltre allarticolazione orizzontale per formazioni il Consiglio dispone anche di unarticolazione verticale a clessidra. Alla base della clessidra trovano posto i numerosi gruppi di lavoro, composti da funzionari degli Stati membri specializzati per materia. La preparazione delle deliberazioni del Consiglio viene poi perfezionata in seno al Comitato dei Rappresentanti permanenti degli Stati membri a Bruxelles (COREPER), cui compete una valutazione anche politica del lavoro. Dopodich spetta al Consiglio a livello di ministri prendere la deliberazione finale. Il COREPER finisce cos per costituire lo snodo fondamentale dei lavori. Gruppi e COREPER sono privi di una propria identit e di un potere deliberativo autonomo. Presidenza: il Consiglio presieduto a turno dagli Stati membri sulla base di un sistema di rotazione. prevista la presidenza per gruppi predeterminati di tre Stati, che se ne ripartiscono lesercizio per 18 mesi, allinterno dei quali ciascuno stato esercita a turno la presidenza per sei mesi con lassistenza degli altri due. Unica eccezione la presidenza del Consiglio Affari esteri, riservata di diritto allAlto rappresentante dellUnione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Il Consiglio assistito da un apparato amministrativo, il Segretariato generale, il cui vertice il Segretario generale nominato a maggioranza qualificata dal Consiglio stesso. Per tutti i casi in cui non stabilita una maggioranza diversa, il Consiglio delibera a maggioranza qualificata. La maggioranza semplice rimane la regola per il regolamento interno e le decisioni procedurali. Lunanimit si andata sempre pi riducendo, essa resta tuttavia in vigore per le decisioni politicamente pi sensibili (es. settore della PESC). Quando il Consiglio delibera allunanimit nellambito della PESC, se uno stato accompagna la sua astensione con la dichiarazione formale di non voler essere vincolato esso non sar destinatario degli obblighi da questa posti (astensione costruttiva). MAGGIORANZA QUALIFICATA DEL CONSIGLIO EUROPEO E DEL CONSIGLIO A differenza dei casi di maggioranza qualifica e unanimit nei quali il voto di ciascuno stato ha il medesimo peso, la maggioranza qualificata si fonda, per Consiglio europeo e Consiglio, su un sistema che tiene conto del diverso peso di ciascun paese. Il sistema applicato al solo Consiglio prima del Trattato di Lisbona ora sostituito per ambedue le istituzioni da un meccanismo di doppia maggioranza, con il quale la maggioranza qualificata raggiunta con una maggioranza di Stati membri che rappresentino almeno una maggioranza della popolazione dellUnione. Questo sistema entrer in vigore a partire dal 1 novembre 2014. Il precedente sistema del voto ponderato, nel quale a ciascuno Stato spetta un numero di voti commisurato al suo peso economico e demografico, rester in vigore fino al 30 ottobre 2014, e per il solo Consiglio il vecchio sistema rimarr in vigore in coesistenza con il nuovo fino al 31 marzo 2017.

Il nuovo sistema prevede che la maggioranza qualificata sia raggiunta quando una delibera ottiene il voto favorevole di almeno il 55% degli Stati membri, che comprendano almeno 15 di loro e rappresentino almeno il 65% della popolazione dellUnione, fermo restando che l a minoranza di blocco deve comprendere almeno 4 membri del Consiglio europeo o del Consiglio, altrimenti la maggioranza si considera raggiunta anche se quelle soglie non sono rispettate. Laddove una delle due istituzioni sia chiamata a deliberare non su proposta della Commissione, richiesto il voto favorevole di un numero pi elevati di Stati membri, la cui soglia passa dal 55% al 72%. Laggravamento si ha anche quando la delibera nellambito della PESC, non proposta dallAlto Rappresentante. Compromesso di Lussemburgo: possibilit di rinvio delladozione di una delibera del Consiglio nel caso in cui uno stato membro invocasse il pregiudizio di propri interessi molto importanti. Nella pratica venne interpretato come un diritto di veto. Non viene pi usato dagli anni 80. Freno di emergenza: nel settore della sicurezza sociale, in quello della cooperazione giudiziaria in materia penale e in quello della PESC uno stato membro che lamenti la possibile lesione di propri interessi fondamentali pu appellarsi al Consiglio europeo contro una proposta di atto legislativo dellUnione. Il Compromesso di Ioannina, un meccanismo di carattere generale, dopo essere stato eliminato nel 2004 torner sotto un altro nome a partire dal 1 novembre 2014. In caso di una quasi minoranza di blocco il Consiglio tenuto a prolungare la discussione alla ricerca di un compromesso soddisfacente in un tempo ragionevole. IL PARLAMENTO EUROPEO listituzione attraverso cui il principio democratico ha modo di esprimersi a livel lo di Unione europea, composto, infatti, da rappresentanti dei cittadini degli Stati membri eletti a suffragio diretto. uno dei protagonisti del processo decisionale dellUnione, secondo la Corte infatti proprio la partecipazione del Parlamento a tale processo che garantisce la valenza democratica. Il livello di partecipazione del Parlamento al processo decisionale varia notevolmente, andando da una semplice consultazione ad una vera e propria condivisione del potere con il Consiglio. Il suo ruolo nellambito della PESC pressoch inesistente. Ha un generale ruolo di controllo politico che i Trattati gli riservano sotto varie forme verso le altre istituzioni, ne soggetta in particolare la Commissione: il Parlamento partecipa alla sua nomina ed ha un potere di censura nei suoi confronti. Ha poi un ruolo di interlocuzione attraverso interrogazioni e raccomandazioni rivolte ad altre istituzioni come il Consiglio o lAlto Rappresentante. Un potere pi generale di controllo lo esercita attraverso inchieste e attraverso il mediatore europeo: -inchieste: possibilit di costituire, dufficio o sulla base di petizioni, commissioni di inchiesta per esaminare denunce di infrazione o cattiva amministrazione nellapplicazione del diritto dellUnione.

-il mediatore europeo un organo permanente, nominato dallo stesso Parlamento, competente ad esaminare su richiesta casi di cattiva amministrazione imputabili ad organi e istituzioni dellUnione. Il Parlamento partecipa poi alla formazione e allapprovazione de l bilancio. Il numero dei componenti del Parlamento non pu essere superiore a 751 (750 pi il presidente). La ripartizione dei seggi riflette il diverso peso di ciascuno stato. Il criterio in primo luogo per demografico. Il TUE specifica che la rappresentanza dei cittadini garantita in modo digressivamente proporzionale con una soglia minima di 6 membri e un tetto massimo di 96. In questottica un deputato di uno Stato pi popoloso rappresenti pi cittadini rispetto al deputato di uno stato meno popoloso (es. Malta ha un deputato ogni 80000 abitanti e la Germania uno ogni 830000). La ripartizione dei seggi lasciata ad una decisione del Consiglio europeo da prendere allunanimit su iniziativa e approvazione del Parlamento. Secondo i Trattati, nulla esclude che su un seggio spettante ad uno stato membro possa essere eletto un cittadino di un altro stato membro, o che allelezione della quota di parlamentari di uno stato partecipino cittadini di altri Stati. I cittadini degli Stati membri, in quanto cittadini dellUnione, hanno il diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni europee anche in stati diversi dal proprio. Disciplina elettorale: sono indicati alcuni principi elettorali comuni a tutti gli stati membri, che consistono in realt in alternative lasciate alla scelta degli stessi Stati. Quindi al di fuori di alcune limitazioni, la procedura elettorale rimane perci disciplinata in ciascuno stato dalle disposizioni nazionali. Il regime di incompatibilit trova disciplina nel diritto del lUnione. Il Parlamento europeo eletto per 5 anni e allinizio di ogni legislatura provvede a nominare un presidente e alcuni vicepresidenti che restano in carica 2 anni e mezzo. I membri si accorpano in gruppi politici. Lattivit dei parlamentari si divide tra commissioni e sedute plenarie, e solo a queste ultime spetta il potere deliberativo. Le votazioni avvengo di regola a maggioranza semplice salvo non sia disposto diversamente. I lavori del Parlamento di svolgono tra Strasburgo, con 12 sedute plenarie annuali, e Bruxelles dove si svolgono le riunioni delle commissioni, dei gruppi politici e alcune sedute plenarie supplementari.

LA COMMISSIONE Svolge un ruolo centrale nellUnione, ha pi competenze da esercitare in tutti i settori di attivit dellUnione ad eccezione della PESC. Le spetta in primo luogo un ruolo fondamentale nellattivit normativa che si esprime, da un lato, nella partecipazione alla formazione degli atti del Consiglio e del Parlamento europeo, dallaltro, nelladozione di propri atti normativi.

Per quanto riguarda la partecipazione alle decisione si altrui si pu dire che essa si vede riconosciuto il potere di iniziativa legislativa esclusiva. Tranne rari casi infatti, Consiglio e Parlamento non possono deliberare se non su iniziativa della Commissione. Il Consiglio, infatti, non ha il potere di modificare una proposta della Commissione se non con voto unanime. Tuttavia la Commissione pu in qualsiasi momento modificare la propria proposta, cos facendo pu contribuire al formarsi della maggioranza qualificata; non a caso un rappresentante della Commissione partecipa alle riunioni del Consiglio. Potere normativo diretto: anche se i Trattati glielo attribuiscono formalmente in casi limitati, la Commissione ne dispone in maniera pi ampia in ragione del frequente ricorso che gli atti di Consiglio e Parlamento fanno alla delega alla stessa Commissione di emanazione di successive misure generali di integrazione o applicazione di questi atti. I Trattati attribuiscono alla Commissione un generale potere di esecuzione del diritto, che si concreta nellapplicazione amministrativa degli atti dellUnione, e nella vigilanza della corret ta osservanza delle norme. alla Commissione che in linea di massima spetta la rappresentanza dellUnione sulla scena internazionale, salvo per il settore della PESC. La somma di queste competenze finisce per attribuire alla Commissione un ruolo determinante nellorientare lazione legislativa dellUnione. un organo di individui, che, bench designati dai governi degli Stati membri, esercitano le loro funzioni in piena indipendenza, non sollecitando n accettando le istruzioni di alcun governo, istituzione, organo o organismo. Un'altra limitazione del ruolo dei governi poi venuta dal riconoscimento al presidente della Commissione di una posizione autonoma e preminente rispetto agli altri membri. I membri della Commissione sono 27 e restano in carica 5 anni, con lobiettivo evidente di stabilire un collegamento temporale e quindi politico con il Parlamento. Ha sede a Bruxelles, essa si basa sullassegnazione di deleghe a ciascun commissario, analogamente a quanto avviene tra i portafogli di un esecutivo nazionale. A ciascun commissario fanno poi capo una o pi direzioni generale a seconda della delega ricevuta. Si basa sul principio della collegialit per cui le decisione sono prese in comune e tutti i membri del collegio sono collettivamente responsabili delle decisioni prese.

LALTO RAPPRESENTANTE PER GLI AFFARI ESTERI E LA POLITICA DI SICUREZZA collegato al Consiglio e al Consiglio europeo da cui nominato, membro della Commissione, della quale uno dei vicepresidenti. Nellambito della PESC guida la politica dellUnione e ha il diritto di iniziativa nel settore. Presiede la formazione del Consiglio Affari esteri, rappresenta lUnione nel settore della PESC ed esprime la posizione di questa in ambito internazionale.

Ha la responsabilit del portafoglio Relazioni estere della Commissione, di cui esso vicepresidente. nominato dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata con laccordo del Presidente della Commissione, ma allo stesso tempo la sua nomina approvata dal Parlamento europeo nel quadro dellapprovazione della Commissione. LE ISTITUZION DI CONTROLLO: LA CORTE DI GIUSTIZIA DELLUE E LA CORTE DEI CONTI La Corte dei conti listituzione incaricata del controllo esterno sui conti dellUnione, esaminando entrate e uscite di istituzioni, organi e organismi. composta da un cittadino per ogni stato membro, nominato su proposta di questo, che per ne fa parte a titolo personale, agendo in piena indipendenza nellinteresse esclusivo dellUnione. Devono provenire da istituzioni di controllo degli Stati membri o essere comunque qualificati, sono nominati per 6 anni (rinnovabili) dal Consiglio a maggioranza qualificata, previa consultazione del Parlamento europeo sulla base delle proposte fatte dagli Stati membri. Ha sede a Lussemburgo, nomina al suo interno un presidente che resta in carica per tre anni rinnovabili. La Corte ha anche una funzione consultiva: pareri che la Corte pu produrre di sua iniziativa o su richiesta di una delle altre istituzioni dellUnione. GLI ORGANISMI MONETARI E FINANZIARI LA BANCA CENTRALE EUROPEA Ha assunto lo status di istituzione con il Trattato di Lisbona, costituisce il nucleo centrale del Sistema europeo di banche centrali (SEBC), che ha lobiettivo di garantire la stabilit dei prezzi e di sostenere le politiche economiche dellUnione. Il Consiglio direttivo della BCE lorgano cui spettano la definizione degli indirizzi generali del SEBC e della politica monetaria dellUnione. composto dai membri del comitato esecutivo e dai governatori delle Banche centrali dei Paesi Euro. Ogni membro dispone di un voto e la regola di voto la maggioranza semplice salvo diversa disposizione dello statuto. Il comitato esecutivo ha la gestione corrente della Banca e deve attuare gli indirizzi di politica monetaria decisi dal Consiglio direttivo. un organo permanente, composto da un presidente, che anche il presidente della BCE e del Consiglio direttivo, da un vicepresidente e altri 4 membri nominati per 8 anni non rinnovabili dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio e previa consultazione del Parlamento e del Consiglio direttivo. Regola di voto: maggioranza semplice

Finch tutti i Paesi non faranno parte dellEuro il Consiglio direttivo e il Comitato esecutivo saranno affiancati da un Consiglio generale formato da presidente e vice presidente della BCE e dai governatori delle banche centrali degli Stati membri. La BCE emette, in collaborazione con le banche centrali degli Stati, la moneta unica; ha sede a Francoforte. In capo alla BCE si ha uninsolita concentrazione di poteri, pu adottare atti normativi e svolge una funzione di controllo sulle competenze altrui, dovendo essere consultata in svariati casi. Ha anche un potere di iniziativa legislativa nei confronti del Consiglio. Pu sanzionare le imprese le imprese che violino le disposizioni da essa adottate. BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI lorganismo finanziario dellUnione europea. Ha lo scopo di contribuire ad uno sviluppo equilibrato del mercato interno, finanziando, con la cessione di prestiti e garanzie, progetti per la valorizzazione delle regioni meno sviluppate o per lammodernamento o la riconversione di imprese, ovvero pi in generale progetti di interesse comune a pi Stati membri, i quali da soli non sarebbero in grado di finanziarli. dotata di un suo apparato, al vertice vi un Consiglio dei governatori, composto da un Ministro per stato membro (ministro delle finanze), che ha il compito di fissare le direttive generali delle politiche di credito della Banca e di decidere gli aumenti di capitale. La regola di voto la maggioranza semplice, salvo non sia disposto diversamente. La concreta gestione della Banca svolta da un Consiglio di Amministrazione, formato da 26 amministratori (e sedici sostituti) nominati a titolo personale dal Consiglio dei governatori per 5 anni rinnovabili, in ragione di un amministratore per ciascuno stato e uno per la Commissione. Il Consiglio di amministrazione delibera alla maggioranza di 1/3 che deve rappresentare almeno il 50% del capitale sottoscritto. affiancato da un Comitato direttivo formato da un presidente (che anche il presidente del Consiglio di amministrazione) e da otto vicepresidenti, nominato per 6 anni dal Consiglio dei Governatori su proposta del Consiglio di amministrazione.

GLI ORGANI CONSULTIVI IL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE Sono organi che servono a far s che il processo decisionale si svolga con la consapevolezza dei vari interessi in gioco. Il Comitato economico e sociale lorgano consultivo rappresentativo della societ civile, in particolare nei settori socioeconomico, civico, professionale e culturale. Esso riunisce rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro, di lavoratori dipendenti e di altri soggetti della societ civile.

La sua composizione devessere riesaminata ad intervalli regolari, per poter eventualmente essere modificata, di fronte ad unevoluzione economica, sociale o demografica. Nonostante rappresentino gli interessi di determinate categorie, i membri del Comitato ne fanno parte a titolo personale. Essi possono essere al massimo 350 ripartiti tra gli Stati membri. Sono nominati dal Consiglio (a maggioranza qualificata) per 5 anni rinnovabili, su proposta degli Stati membri, previa consultazione della Commissione. Esso si articola in tre categorie rappresentative di: datori di lavoro, lavoratori dipendenti, altre componenti economiche e sociali della societ civile organizzata. La sua attivit si concreta nella formulazione di pareri su proposte di atti o su tematiche generali, possono essere formulati su iniziativa del Comitato o su richiesta di altre istituzioni (talvolta obbligatorio). IL COMITATO DELLE REGIONI Serve a dar voce alle collettivit politiche locali, permettendo loro di rappresentare il loro punto di vista senza la mediazione degli Stati. composto infatti di rappresentanti delle collettivit regionali e locali degli Stati membri, esercitano il loro mandato per in piena indipendenza, fanno quindi parte del Comitato a titolo personale. Essi devono essere titolari di un mandato elettorale in una collettivit regionale o locale., posso essere al massimo 350, nominati per 5 anni con le stesse modalit previste per il Comitato economico e sociale. I membri del Comitato delle regioni si accorpano in gruppi politici, che riflettono i principali orientamenti presenti anche in Parlamento. Esso consultato dal Parlamento europeo, dal Consiglio o dalla Commissione nei casi previsti dai Trattati ovvero ogni volta che le stesse istituzioni lo ritengano opportuno. Pu tuttavia formare pareri di sua iniziativa. LE AGENZIE EUROPEE Sono organismi, creati con atti di diritto derivato, specializzati dotati di personalit giuridica e di una certa autonomia organizzativa e finanziaria, incaricati di fornire assistenza alle istituzioni sotto forma di pareri e raccomandazioni, ovvero di esercitare compiti ispettivi o di adottare decisioni individuali nei confronti dei soggetti dellordinamento. Allinterno delle agenzie sono rappresentati almeno gli Stati membri e la Commissione, rappresentando cos un decentramento della funzione amministrativa. Tale fenomeno ha assunto una portata notevole fin dagli anni 70. Base giuridica: inizialmente esse venivano istituite per mezzo di regolamenti del Consiglio fondati sulla clausola di flessibilit, sulla convinzione che non vi fossero altre basi giuridiche su cui poter creare detti organismi. Dagli anni 2000 la creazione di questi organismi stata basata sugli articoli dei Trattati concernenti la materia oggetto dellagenzia da istituire. prevalsa dunque lidea che dove le funzioni conferite allagenzia non eccedano i poteri attribuiti alle istituzioni dagli articoli del settore, esse possano essere considerate come strumenti di attuazione della politica comune.

LE FONTI Il diritto primario non si esaurisce nei Trattati istitutivi, e il diritto derivato, inteso come la produzione normativa basata sulle previsioni dei Trattati, si identifica con un complesso di atti assai vari. Il sistema creato dai Trattati annovera poi anche altre categorie di fonti che rendono il sistema pi consono allazione dellUnione. IL CARATTERE COSTITUZIONALE DEI TRATTATI Al vertice di questo complesso di fonti vi sono ovviamente i Trattati istitutivi. Il TUE e il TFUE, unitariamente considerati, costituiscono latto fondamentale dellUnione e, allo stesso tempo, latto che disciplina, da un lato, le competenze di questa e le sue procedure di funzionamento e, dallaltro, i principi e le regole materiali di base che indirizzano lazione di questa. Le norma dei Trattati sono quindi norme sovraordinate rispetto a tutte le altre norme dellordinamento, in quanto i procedimenti produttivi di queste, traggono la loro idoneit farlo, e i relativi limiti, dalle norme dei Trattati. Il carattere costituzionale di questi stato affermato anche dalla Corte, la quale ha affermato che Trattato..., bench sia stato concluso in forma di accordo internazionale, costituisce la Carta costituzionale di una comunit di diritto (1986). Essa si poi spinta ad affermare che la revisione dei Trattati incontrerebbe un limite nei principi fondamentali della Comunit, elemento tipico delle esperienze costituzionali nazionali. Questo carattere emerge anche da come questi Trattati vengono interpretati: come emerge dalla giurisprudenza infatti, in ragione della funzione che tali norme svolgono nellordinamento da esse creato, le considerazioni di carattere sistematico hanno finito per prevalere sul dato testuale. Per questo la Corte ha finito pi volte per sacrificare il dato testuale, per salvaguardare o affermare principi e valori dellordinamento. La procedura di modifica dei Trattai puntualmente disciplinata dagli stessi: -si ha in primo luogo una procedura di revisione ordinaria: quando uno Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione presentino una proposta di revisione, e il Consiglio Europeo, previa consultazione del Parlamento europeo e, se del caso, della Commissione, esprima a maggioranza semplice il proprio parere favorevole, convocata una convenzione composta da rappresentanti dei parlamenti nazionali, dei capi di stato o di governo, del Parlamento europeo e della Commissione. Spetter alla convenzione elaborare il progetto, che entrer in vigore dopo la ratifica di tutti gli Stati. -vi sono poi due procedure di revisione semplificate, la prima riguardante proposte di modifica di disposizioni della parte terza del TFUE che non comportino unestensione delle competenze dellUnione, la seconda riservata alleventuale passaggio dallunanimit alla maggioranza qualificata di decisioni del Consiglio nel quadro del TFUE e del titolo V del TUE (disposizioni generali sullazione esterna dellUnione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune), ovvero dalla procedura legislativa speciale a quella ordinaria per ladozione di atti legislativi nel quadro del TFUE.

I TRATTATI E IL DIRITTO PRIMARIO Esiste oggi una serie di altri atti collegati ai Trattati, che, venuti nel tempo ad integrare o modificare le precedenti versioni dei Trattati istitutivi, continuano oggi ad esplicare i loro effetti in relazione ai Trattati attuali. Si pensi al Trattato di Bruxelles sulla fusione degli esecutivi, allAtto Unico europeo o al Tratt ato di Maastricht. I Trattati istitutivi sono poi affiancati da una serie di protocolli ad essi allegati, nei quali si trova la disciplina di alcuni aspetti del funzionamento dellUnione, non regolati o regolati solo per via generale dei Trattati. In molti casi si tratta di discipline di livello primario, non inserite direttamente nei Trattati per non appesantirne il testo e per facilitare la successiva integrazione della disciplina. Altre volte si ricorre al protocollo per il carattere transitorio della disciplina, carattere che talvolta solo apparente o parziale (come nel caso del protocollo sullacquis di Schengen, divenuto protocollo dellUnione europea) e talvolta effettivo. Qualunque sia la loro finalit, i protocolli hanno pari valore giuridico dei Trattati (sono parte integrante di essi). Sono poi fonti di diritto primario gli atti di adesione, attraverso i quali hanno acquisito status di membro i diversi Stati che si sono venuti ad aggiungere ai sei originari. Le norma dellatto di adesione (ed eventuali protocolli allegati) vanno ad quindi ad integrare i Trattati, con i quali condividono la natura giuridica di atti internazionali. La diretta riconducibilit ad una volont formale espressa dagli Stati quali soggetti sovrani fa si che vadano riportate alla nozione di Trattati (quindi diritto primario) quelle integrazioni di queste che avvengono sulla base di procedure semplificate, che sfociano comunque in una manifestazione di volont degli Stati in quanto tali. Va ricordato poi che i Trattati o gli atti di adesione sono spesso accompagnati da una serie di dichiarazioni concernenti specifiche parti o norme o aspetti connessi. Tali dichiarazioni sono prive di valore normativo, ma esse fanno parte del contesto in cui sono state formulate. Esse costituiscono quindi strumenti di interpretazione delle norme alle quali si riferiscono. Questo valore stato riconosciuto anche nel caso di una dichiarazione unilaterale di uno Stato membro. La Carta dei diritti fondamentali dellUnione proclama da Par lamento, Consiglio e Commissione il 7 dicembre 2000 a Nizza ha acquistato, con il Trattato di Lisbona, valore formale di diritto primario, essa infatti ha lo stesso valore giuridico dei Trattati.

GLI EFFETTI DELLE NORME DI DIRITTO PRIMARIO SUI SOGGE TTI DELLORDINAMENTO La Corte ha affermato, con riferimento al TCE che in un ordinamento che riconosce come soggetti non solo gli Stati membri, ma anche i loro cittadini, del tutto concepibile che dal Trattato derivino diritti soggettivi per i singoli, e ci non soltanto nei casi in cui il Trattato espressamente li menziona, ma anche come contropartita di precisi obblighi imposti dal Trattato ai singoli, agli Stati membri o alle istituzioni comunitarie (van Gend & Loos, 1963). La possibilit di ricavare diritti direttamente in capo ai privati dipender dalla rispondenza delle norme a determinate caratteristiche che evidenziano la capacit di esplicare in concreto quegli effetti. La Corte ha indicato quelle caratteristiche nella chiarezza, la precisione, la completezza ed il carattere incondizionato della norma invocata. Naturalmente , come possono attribuire loro diritti, le norme dei Trattati posso essere fonte per i privati di obblighi nei confronti di altri privati. I PRINCIPI GENERALI DI DIRITTO, IL PRINCIPIO DEL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI Della loro esistenza fatta esplicita menzione nel TUE, dove afferma che i diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dellUnione in quanto principi generali (Art. 6 par. 3). La categoria , tuttavia, frutto del lavoro della Corte di giustizia, che ha consolidato nel tempo lesistenza di una serie di principi proprio dellordinamento creato dai Trattati (leale collaborazione, rispetto dellequilibrio istituzionale) Tali principi sono serviti a creare una compiuta ricostruzione del dettato normativo, a rafforzare uninterpretazione di disposizioni, e a costruire ulteriori parametri di legittimit del comportamento delle istituzioni o degli Stati membri. Il rispetto dei diritti fondamentali stato posto dalla Corte sia in capo allUnione, sia in capo agli Stati membri nellapplicazione del diritto derivante dai Trattati. La Corte ha poi precisato che i diritti fondamentali non vanno intesi come prerogative assolute e devono essere considerati in relazione alla funzione da essi svolta nella societ. pertanto possibile operare restrizioni allesercizio di detti diritti, in particolare nellambito di unorganizzazione comune di mercato, purch dette restrizioni rispondano a finalit di interesse generale perseguite dallUnione e non si risolvano, considerato lo scopo perseguito, in un intervento sproporzionato ed inammissibile che pregiudicherebbe la stessa sostanza di tali diritti. Dopo aver sviluppato il principio del rispetto dei diritti fondamentali attraverso la giurisprudenza e consacrandolo nellart. 6 TUE, lUnione si dotata di uno strumento autonomo di rilevazione di quei diritti, adottando nel 2000 una Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea. Con il Trattato di Lisbona ha acquisito efficacia vincolante.

GLI ACCORDI INTERNAZIONALI CON STATI TERZI E LE ALTRE NORME INTERNAZIONALI La Corte: le norme del diritto consuetudinario internazionale vincolano le istituzioni e fanno parte dellordinamento giuridico dellUnione: di conseguenza non pu negarsi ad un amministrato la facolt di mettere in discussione la validit di un regolamento invocando, al fine di contestarne la validit, gli obblighi derivanti dalle norme del diritto consuetudinario internazionale. Con riguardo agli accordi internazionali, essa ha precisato che dal momento in cui entrano in vigore sul piano internazionale gli accordi conclusi con Stati terzi (o organizzazioni internazionali) diventano parte integrante dellordinamento, a condizione che siano conclusi alle condizioni indicate dai Trattati. Ancora la Corte: dato il loro collegamento diretto con laccordo di cui costituiscono lattuazione, gli atti adottati dagli organi istituiti da tale accordo internazionale e incaricati di dare a questo attuazione, fanno, allo stesso titolo dellaccordo, parte integrante dellordinamento giuridico dal momento della loro entrata in vigore Il fatto che un accordo vincoli lUnione e gli Stati membri non significa che i singoli possano invocarne in giudizio le disposizioni. Questo stato sottoposto dalla Corte al fatto che le norme rispondano agli stessi requisiti che giustificano lesplicazione di effetti diretti di norme dei Trattati. Gli accordi sono chiaramente subordinati ai Trattati, dato che lesercizio di dette competenze deve avvenire nel rispetto da essi stabili. Sulla questione la Corte pu essere adita sia prima che dopo la stipula dellaccordo. GLI ATTI NORMATIVI TIPICI DI DIRITTO DERIVATO Lart 288 comma 1 TFUE specifica i diversi tipi di atti di cui le istituzioni si possono avvalere nellesercizio dellattivit dellUnione: per esercitare le competenze dellUnione le istituzioni adottano regolamenti, direttive, decisioni. Per il loro carattere predeterminato vengono definiti atti tipici del diritto derivato. Questi atti assumono una diversa natura a seconda della procedura con cui sono adottati. Quando ci avviene sulla base di una procedura legislativa, i regolamenti, le direttivi e le decisioni hanno natura legislativa. Se emanati su delega di un atto legislativo o, in generale, in esecuzione di un atto giuridicamente vincolante dellUnione, essi assumo natura di atti delegati o di esecuzione (regolamento delegato, regolamento di esecuzione). In tutti i casi in cui previsto il ricorso alla procedura legislativa latto da adottare diretto a fissare la regolamentazione di base di un determinato intervento o materia di competenza dellUnione. per vero anche vero il contrario, e cio che non in tutti i casi in cui le istituzioni sono chiamate a prendere misure con quelle stesse caratteristiche gli articoli dei Trattati prevedono il ricorso alla procedura legislativa. Nella gerarchia delle fonti va sottolineato che un atto non legislativo non subordinato ad un atto legislativo.

Infatti lattribuzione di un carattere legislativo ad un atto non legata allesigenza di rafforzarne il rango gerarchico, ma alla volont di sottoporre una parte dellattivit normativa delle istituzion i a determinate regole in tema di trasparenza della stessa e di rapporto con le prerogative dei parlamenti degli Stati membri. Gli atti delegati sono atti non legislativi. Questo pu sembrare strano in primo luogo perch non condividono il carattere legislativo della delega, e in secondo luogo perch li si sottrae a quegli obblighi che incombono sugli atti legislativi. La scelta, tra regolamento, direttiva e decisione, basata sulle diverse caratteristiche di ciascuno. Talvolta questa scelta operata direttamente dai Trattati, altre volte rimessa al legislatore, con la generica previsione che una data azione debba realizzarsi con ladozione di disposizioni. Qualora i Trattati non prevedano il tipo di atto da adottare, le istituzioni lo decidono di v olta in volta, nel rispetto delle procedure applicabili e del principio di proporzionalit, qualora sia possibile una scelta tra pi misure appropriate, si deve ricorrere alla meno restrittiva. IL RAPPORTO TRA GLI ATTI NORMATIVI TIPICI Dalle differenti caratteristiche degli atti tipici non consegue, in genere, un rapporto gerarchico tra i tre tipi di atti. Ci non toglie che un rapporto gerarchico possa tuttavia esistere. Tale rapporto dipender, non dalla forma degli atti, ma da altre circostanze. -una di queste pu essere la particolare funzione cui, per espressa previsione dei Trattati, un determinato atto delle istituzioni assolve (disposizioni che i Trattati che attribuiscono alle istituzioni il compito di provvedere direttamente, attraverso atti di diritto derivato, ad integrazioni o modifiche del diritto primario). Bench subordinati ai Trattati, tali atti recano disposizioni che integrano in sostanza il diritto primario. Quindi, sia che abbiano o meno natura legislativa, e a prescindere dalla forma, essi si presentano come atti normativi rinforzati o supralegislativi, perch evidentemente sovraordinati agli altri atti di diritto derivato. -unaltra circostanza quella che si collega allipotesi del conferimento di competenze di esecuzione di un atto adottato ai sensi dei Trattati o, pi in generale, dellattribuzione di una delega allesercizio di competenze normative. Art. 290 TFUE: un atto legislativo pu delegare alla Commissione il potere di adottare atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano determinati elementi non essenziali dellatto legislativo. il caso anche dellattivit di esecuzione degli atti delle istituzioni dallart. 291 TFUE. Lart. 290 specifica che latto legislativo delegante deve delimitare esplicitamente gli obiettivi, il contenuto, la portata e la durata della delega di potere e che gli elementi essenziali di un settore sono riservati allatto legislativo

Quindi che si tratti di una competenza normativa delegata o di una competenza di esecuzione, il suo esercizio trover dei limiti nellatto delegante o nellatto cui va data esecuzione. -Un rapporto gerarchico quale quello tra un atto di base e un atto preso in sua attuazione si presenta anche in altre situazioni. Vi sono casi, infatti, in cui gli stessi Trattati configurano lesistenza di un rapporto di quel tipo tra i due atti, indipendentemente dal conferimento puntuale da parte del primo di una competenza ad emanare il secondo in sua attuazione (es. il Consiglio su proposta della Commissione, adotta misure per attuare linsieme di misure di contrasto al terrorismo). -Infine lidea di un rapporto gerarchico stata prospettata con riferimento alla portata generale o particolare degli atti. IL REGIME COMUNE AGLI ATTI NORMATIVI TIPICI Gli atti normativi tipi sono soggetti ad un regime comune per quel che riguarda certi requisiti di forma e la loro entrata in vigore. Lart. 296 comma 2 TFUE pone un obbligo di motivazione, la mancanza della quale comporta linvalidit dellatto. Devessere contenuta nellatto stesso e deve contenere la sua base giuridica. Lapplicazione di un atto delle istituzioni subordinata ad una pubblicit preventiva, che ne condiziona lopponibilit ai soggetti dellordinamento. La Corte: il principio di certezza del diritto esige che una normativa consenta agli interessati di conoscere esattamente la portata degli obblighi che essa impone loro. Ci pu essere garantito esclusivamente dalla pubblicazione della suddetta normativa nella lingua ufficiale del destinatario sulla Gazzetta Ufficiale dellUnione europea. Se nulla specificato nellatto, questo entrer in vigore il ventesimo giorno dalla sua pubblicazione o dal momento dellavvenuta notifica. I REGOLAMENTI Art. 288 comma 2 TFUE: il regolamento ha portata generale... obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. Dal momento in cui lUnione emana regolamenti in un settore gli Stati membri sono tenuti ad astenersi da qualsiasi provvedimento che deroghi a tali regolamenti o ne pregiudichi lefficacia. -Il regolamento ha innanzitutto portata generale, nel senso che tale atto esso si rivolge non gi ad un numero limitato di destinatari, indicati espressamente oppure facilmente individuabili, bens ad una o pi categorie di destinatari determinate astrattamente nel loro complesso. La qualit di destinatario dipende da una situazione obiettiva di diritto o di fatto, definita dallatto in relazione con la sua finalit.

-Il regolamento poi obbligatorio in tutti i suoi elementi, ci significa che uno stato non pu applicare in modo incompleto o selettivo un regolamento, ma vi si devo conformare in maniera rigorosa, questo atto, infatti, non lascia discrezionalit agli Stati membri. Nulla esclude tuttavia che affinch la disciplina di un regolamento possa operare, essa debba essere oggetto di integrazione mediante atti ulteriori. Questo pu essere esplicitamente previsto dal regolamento, il quale prevede atti di esecuzione, ovvero prevedendo che gli Stati debbano integrare la disciplina con provvedimenti di loro competenza. Un intervento degli Stati membri si giustifica solo nella misura necessaria allesecuzione dei regolamenti. -Ultima e principale caratteristica la diretta applicabilit. Sta a significare che lentrata in vigore e la sua applicazione nei confronti degli amministrati non abbisognano di alcun atto di ricezione nel diritto interno. Lapplicabilit diretta dei regolamenti comporta che essi sono per loro stessa natura suscettibili di porre situazione giuridiche soggettive in capo ai privati, tanto nei loro rapporti con altri privati, che nei rapporti con gli Stati o le istituzioni dellUnione. LE DIRETTIVE Art. 288 comma 3 TFUE: questo strumento vincola lo Stato membro cui riv olta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alle forme e ai mezzi. Per la verit, in molti casi la riserva di competenza a favore degli Stati pu risultare molto ridotta sul piano sostanziale, non raro, infatti, che la direttiva presenti un contenuto tanto dettagliato da far risultare esigua la discrezionalit degli Stati. Lattuazione delle direttive nellordinamento interno quindi oggetto di un preciso obbligo che gli Stati devono adempiere mediante lemanazione, entro un termine imperativo, di un atto di recepimento della stessa. La Corte ha precisato che lattuazione deve avvenire con le forme e i mezzi pi idonei a garantire lefficacia reale delle disposizioni della direttiva, e deve corrispondere pienamente alle esigenze di chiarezza e di certezza delle situazioni giuridiche volute da tale atto. Per cui la Co rte ha previsto che latto di recepimento deve corrispondere a un atto vincolante a carattere normativo equivalente a quello che sarebbe stato preso nel diritto interno per realizzare un obiettivo analogo a quello a quello della direttiva. Il fatto che una direttiva richieda una mediazione di diritto interno non esclude che, indipendentemente dalla mediazione, norme di una direttiva possano esplicare effetti in tale ordinamento, in particolare aprendo ai privati la possibilit di far valere dinanzi ai giudici nazionali obblighi che le norme in questione pongano a carico dello Stato. In caso contrario, la portata dellatto sarebbe ristretta.

La Corte ha tuttavia costruito la possibilit che le direttive esplichino effetti diretti non come unestensione dellimmediata applicabilit (solo i regolamenti). Essa costituisce nel caso una garanzia minima a vantaggio degli individui. Solo quando lattuazione non vi sia stata o sia stata incompleta il singolo deve potersi avvalere in giudizio dei diritti che la direttiva gli riconosce, fondandoli direttamente sulle disposizioni di questa. In caso contrario lo Stato si avvantaggerebbe per il suo inadempimento. Ladozione entro il termine delle misure di attuazione non fa cessare gli effetti della direttiva, visto che gli Stati rimangono obbligati ad assicurarne effettivamente la piena applicazione anche dopo ladozione di dette misure. Le disposizioni di una direttiva possono esplicare effetti diretti nella misura in cui esse presentino caratteristiche tali da poter essere concretamente applicate dal giudice. Va quindi esaminato caso per caso se la natura, lo spirito e la lettera della disposizione consentono di riconoscerle efficacia immediata nei rapporti fra gli Stati membri e i singoli. La disposizione deve avere un contenuto chiaro e preciso, e non condizionato o subordinato, per quanto riguarda la sua osservanza o i suoi effetti, allemanazione di atti ulteriori da parte delle istituzioni dellUnione o degli Stati membri. A differenza di quanto avviene per le norme dei Tratti, nel caso delle direttive la Corte ha limitato la possibilit dei privati di far valere eventuali effetti diretti di norme di queste solo nellipotesi che avvenga nei confronti dello stato. Escludendo quindi che dette norme possano essere fonte diretta di diritti individuali nei confronti di altri privati. Allo stesso modo la Corte ha escluso che le direttive, in mancanza di trasposizione, possano essere fatte valere dallo Stato contro il singoli. Questo perch la direttiva non pu di per s creare obblighi a carico di un singolo, in caso contrario si finirebbe per riconoscere in capo allUnione il potere di emanare norme che facciano sorgere con effetto immediato obblighi a carico di questi ultimi, mentre tale competenze le spetta solo laddove le sia attribuito il potere di adottare regolamenti (Faccini Dori). LE DECISIONI LArt. 288 dispone invece che la decisione se designa i destinatari obbligatoria soltanto nei confronti di questi. Fino al Trattato di Lisbona larticolo enunciava che essa era obbligatoria solo per i destinatari da essa designati. Con questo cambiamento la decisione diventa un atto ambivalente, cio che pu avere portata individuale o generale. La decisione lo strumento per mezzo del quale le istituzioni comunemente provvedono ad applicare al caso concreto le previsioni normative astratte contenute nei Trattati o in altri atti dellUnione. quindi una sorta di espressione di unattivit amministrativa dellUnione, anche se tuttavia sono usate in chiave normativa. Si tratta di un atto a portata individuale , come la direttiva, ma a differenza di questa, essa pu essere rivolta non solo agli Stati membri ma a tutti i soggetti del diritto dellUnione. A differenza della direttiva poi, risulta direttamente applicabile negli ordinamenti giuridici nazionali, al pari dei regolamenti.

Anche le decisioni indirizzate agli Stati membri possono esplicare effetti diretti nellordinamento nazionale. La Corte ha concluso che le disposizioni di una decisione hanno efficacia immediata nei rapporti tra gli Stati membri e i singoli, in quanto esse producono, nei confronti di questi ultimi, diritti che i giudici nazionali hanno il dovere di tutelare, allorch dette disposizioni impongono agli Stati membri un obbligo assoluto e sufficientemente chiaro e preciso. Anche nel caso delle decisioni indirizzate agli Stati membri la Corte ha escluso che si possano ricavare effetti diretti orizzontali. In alcuni casi i Trattati hanno previsto la loro adozione mediante procedure decisionali tipiche degli atti normativi quali la procedura di codecisione. In alcuni casi, anzi, essa risulta essere lunico strumento a disposizione delle istituzioni. GLI ALTRI ATTI DELLUNIONE Altri due atti tipici sono le raccomandazioni e i pareri. Lo stesso articolo dei Trattati li definisce non vincolanti. -I pareri sono lo strumento attraverso cui unistituzione fa conoscere la propria valutazione su una determinata questione o su un determinato atto. -Le raccomandazioni sono per lo pi utilizzate dal Consiglio o dalla Commissione per indirizzare agli Stati membri o ad altri soggetti norme di comportamento di carattere non vincolante. Nella categoria dei pareri ve ne sono alcuni che sono produttivi di effetti giuridici. Per le raccomandazioni invece, la Corte ha affermato che i giudici nazionali sono tenuti a prendere in considerazione le raccomandazioni ai fini della soluzione delle controversie, in particolare quando esse sono di aiuto nellinterpretazione di norme nazionali adottate allo scopo di garantire la loro attuazione, o mirano a completare norme comunitarie aventi natura vincolante. Non sono un atto tipico gli orientamenti (generali) decisi dal Consiglio europeo nellambito della PESC, o quelli decisi sempre dal Consiglio europeo ai fine della programmazione legislativa e operativa nello spazio di libert, sicurezza e giustizia. Nonostante pareri e raccomandazioni, il Consiglio e la Commissione fanno sovente uso di conclusioni o risoluzioni, nelle quali listituzione preannuncia le possibili linee di sviluppo di una successiva attivit normativa dellUnione, ovvero fissa la sua posizi one su una questione particolarmente delicata o controversa di interpretazione del diritto dellUnione. Non meno frequente il ricorso da parte della Commissione a comunicazioni, orientamenti, o linee direttrici, tutti atti che la Commissione usa soprattutto per esplicitare soprattutto ai soggetti interessati (Stati membri o privati) il proprio modo di interpretare una sua competenza, ovvero le modalit con le quali essa intende esercitarla. Ultimo accenno va fatto agli accordi interistituzionali. Secondo lart. 295 TFUE il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione possono concludere, al fine di definire di comune accordo le modalit di una reciproca collaborazione in settori di loro competenza, accordi interistituzionali. Questi accordi possono assumere carattere vincolante, carattere che va accertato caso per caso, alla luce del loro contenuto e della loro formulazione.

Possono integrare le disposizioni dei Trattati, ma non modificarle, alterando lequilibrio istituzionale.

GLI ATTI ADOTTATI DALLUNIONE PRIMA DEL TRATTATO DI LISBONA Lentrata in vigore del Trattato di Lisbona ha fatto venir meno i differenti tipi di atti di diritto derivato precedentemente a disposizione delle istituzioni nei due settori di cooperazione prima identificati nel secondo e terzo pilastro. Nellambito della PESC per esempio, il Consiglio europeo ed il Consiglio potevano far ricorso a strategie comuni, posizioni comuni e azioni comuni. Nel terzo pilastro, invece, gli atti di pi comune utilizzo erano le decisioni e le decisioni quadro (essa svolgeva una funzione analoga alla direttiva, essendo finalizzata al ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentare degli Stati membri ed erano vincolanti per quel che riguarda il risultato). Il fatto che il secondo e il terzo pilastro siano stati ricondotti al sistema generale degli atti di diritto derivato non significa ovviamente che gli atti precedentemente adottati abbiano perci cessato di essere in vigore. Essi continueranno ad avere efficacia, sulla base di un elementare principio della continuit giuridica, fintantoch non saranno sostituiti da atti presi in applicazione dei nuovi Trattati.

IL PROCESSO DECISIONALE PROFILI GENERALI Il processo di adozione di atti dellUnione europea vede la partecipazione di pi istituzioni o organi. Tale partecipazione non avviene ogni volta con le medesime modalit il che produce un numero assai ampio di varianti. Il Consiglio ne rimane il centro di gravit, nel senso che non vi praticamente atto la cui emanazione non richieda lintervento del Consiglio . Fa eccezione a questo quadro la politica estera e di sicurezza comune. Lo schema sulla base del quale vengono prese le decisioni essenziale e scarsamente variegato. LE PROCEDURE NORMATIVE DELLUNIONE. LE PROCEDURE LEGISLATIVE Il principale punto di equilibrio che i diversi procedimenti legislativi riflettono comunque quello tra le istituzioni politiche, che intervengono in ogni caso in tali procedimenti: il Consiglio, quale organo rappresentativo degli Stati membri intesi come apparati di governo; il Parlamento europeo, quale organo rappresentativo dei cittadini dellUnione; la Commissione, quale organo rappresentativo dellinteresse generale di questa. Il Parlamento passato da un iniziale ruolo consultivo a quello di vero e proprio legislatore.

Con lintroduzione della procedura di codecisione si compie il passo decisivo per il rovesciamento dellimpostazione originaria del processo decisionale dellUnione. Essa porta ad una sostanziale equiparazione di Parlamento europeo e Consiglio, grazie alla previsione che non si ha ladozione dellatto senza laccordo tra le due istituzioni. Con il Trattato di Lisbona poi, la partecipazione a qualsiasi titolo del Parlamento europeo accanto al Consiglio nella procedura di adozione di un atto dellUnione fa della relativa procedura, in linea di principio una procedura legislativa, e dellatto che ne deriva, un atto legislativo. Mentre ladozione di un atto da parte del Parlamento europeo con la partecipazione del Consiglio o parte di questultimo con la partecipazione del Parlamento costituisce una procedura legislativa speciale. LA SCELTA DELLA PROCEDURA APPLICABILE Lapplicabilit nel caso concreto di una o di unaltra procedura prevista dai Trattati dipende dal contenuto dellatto da adottare, dato che la base giuridica di questi (i Trattati) che fonda la competenza a regolare una certa materia, che designa con quale procedura decisionale ci debba avvenire. Spetta dunque a chi propone latto ovvero, attraverso una modifica della proposta, allistituzione che lo adotta, individuare la base giuridica e quindi la procedura da seguire. Secondo la Corte, la scelta va operata sulla base di criteri oggettivi, suscettibili di sindacato giurisdizionale. E dove esista nel Trattato una disposizione specifica che possa costituire il fondamento giuridico dellatto da adottare, questultimo deve fondarsi su tale disposizione. Se vi sono pi basi giuridiche applicabili: secondo la Corte quando un atto persegue pi di una finalit o ha pi di una componente, esso deve essere fondato unicamente sulla base giuridica richiesta dalla finalit o componente che appaia principale o preponderante rispetto alle altre. La Corte non ha tuttavia escluso del tutto lipotesi che pi basi giuridiche possano essere cumulabili: essa lo ha ammesso quando si tratti di un atto che persegue contemporaneamente pi scopi o che ha pi componenti tra loro inscin dibili, senza che luno sia accessorio dellaltro, o senza che uno di essi assuma importanza secondaria rispetto allaltro. Anche quando possibili, tuttavia, il cumulo di pi basi giuridiche su cui fondare latto non sempre possibile, perch talvolta incompatibili. La loro applicazione combinata determina unalterazione della posizione delle istituzioni coinvolte nel processo decisionale. Non vi un criterio univoco per stabilire quando due procedure possano o meno essere cumulate. IL POTERE DI INIZIATIVA, IN PARTICOLARE IL POTERE DI PROPOSTA DELLA COMMISSIONE Ai fini dellazione normativa dellUnione, il potere di iniziativa spetta di regola alla Commissione, tranne che nel settore della PESC, dove lAlto Rappresentante si completamente sostituito alla Commissione in questa funzione.

Questo potere di iniziativa non tuttavia esclusivo, i Trattati, infatti, specificano che un atto legislativo dellUnione pu essere adottato solo su proposta della Commissione, salvo che i Trattati non dispongano diversamente. Per quanto riguarda gli altri atti dellUnione, essi sono adottati su proposta della Commissione se i Trattati lo prevedono. Nel caso quindi di atti non legislativi, lautore della proposta devessere puntualmente indicato nella base giuridica dellatto da adottare. In caso di mancata indicazione, latto dovr essere adottato su iniziativa della stessa istituzione competente ad adottarlo. Quando il potere di presentare una proposta affidato alla Commissione, questo si presenta come una prerogativa assoluta di essa. Parlamento, Consiglio o uno Stato membro possono chiedere alla Commissione di presentare una proposta, la Commissione tuttavia non tenuta a farlo, essa deve solo fornire una motivazione in caso di non accoglimento. La Commissione in linea di principio da comunque seguito alla richiesta. Con il Trattato di Lisbona si prevista la possibilit che la richiesta possa pervenire anche dai cittadini dellUnione (almeno un milione). La proposta della Commissione non pu essere modificata dal Consiglio se non allunanimit, e le modifiche non possono essere illimitate. La Commissione pu invece modificare la proposta fino al mo mento delladozione dellatto, possibilit che consente alla Commissione di assumere un ruolo negoziale importante, soprattutto laddove il Consiglio potrebbe votare a maggioranza qualificata. In caso di grave disaccordo con il Consiglio, la Commissione ha il potere di ritirare la proposta.

LE SINGOLE PROCEDURE LA PROCEDURA DI CONSULTAZIONE Una volta che la Commissione abbia presentato una proposta, spetta al Consiglio emanare latto, dopo aver per chiesto il parere del Parlamento europeo (ed eventualmente di altri organi) su quella proposta. Il parere che il Parlamento chiamato a formulare ed indirizzare al Consiglio obbligatorio, e di regola, non vincolante. Lobbligo non si esaurisce con la richiesta del parere, il Consiglio, infatti, tenuto ad attenderne la pronuncia in quanto il parere rappresenta uno strumento che consente al Parlamento leffettiva partecipazione al processo legislativo. Lobbligo di una nuova consultazione del Parlamento vige ogni volta che latto adottato, considerato complessivamente, sia diverso quanto alla sua sostanza da quello sul quale il Parlamento sia gi stato consultato. Nel quadro della procedura di consultazione, il Consiglio pu essere chiamato a votare allunanimit, a maggioranza semplice o qualificata. La maggioranza semplice costituisce un caso limite, mentre il voto unanime e quello a maggioranza qualificata si dividono equamente le restanti ipotesi.

LA PROCEDURA LEGISLATIVA ORDINARIA Con il Trattato di Lisbona, la procedura legislativa ordinaria ha preso il posto occupato dalla procedura di codecisione nei precedenti Trattati, vedendo anche ampliato il suo utilizzo per arrivare ad un totale di 70 casi. Nel caso della procedura legislativa ordinaria il Parlamento chiamato non ad esprimere un parere, ma ad adottare anchesso, al pari del Consiglio, una posizione in prima lettura. Il primo passo spetta al Parlamento che deve adottare la propria posizione in prima lettura e trasmetterla al Consiglio. Se questo approva la posizione del Parlamento, latto adottato nella formulazione che corrisponde a tale posizione, anche se essa si discosta dalla proposta della Commissione. Nel caso in cui il Consiglio non concordi con la posizione del Parlamento, esso adotter a sua volta una posizione in prima e la trasmetter al Parlamento, dando cos inizio alla seconda fase (seconda lettura) del procedimento (questo potrebbe avvenire anche perch il Consiglio a non condividere una proposta della Commissione approvata dal Parlamento). Il Parlamento europeo ha tre mesi per pronunciarsi e a seconda della sua valutazione della posizione in prima lettura del Consiglio si produrranno tre diversi scenari. I primi due approvazione esplicita o implicita (per mancata pronuncia entro la scadenza prescritta) della posizione, ovvero la sua bocciatura (a maggioranza dei membri del Parlamento) hanno lo stesso esito di porre fine al procedimento: nel primo caso latto si considera adottato, nel secondo caso definitivamente non adottato. La terza possibilit che il Parlamento, sempre a maggioranza dei suoi membri, proponga emendamenti alla posizione del Consiglio. Su questi la Commissione chiamata a formulare un suo parere; e a questo punto, e di nuovo entro tre mesi, il Consiglio potr approvare a maggioranza qualificata tutti gli emendamenti parlamentari (allunanimit per quelli che hanno avuto pare contrario dalla Commissione) e potr cos adottare latto emendato; ovvero dovr convocare entro 6 settimane, dintesa con il Parlamento europeo, un comitato di conciliazione composto dai membri del Consiglio e da altrettanti rappresentanti del Parlamento, al quale partecipa anche la Commissione. Il comitato di conciliazione ha il compito di trovare, entro un termine di sei settimane, un accordo su un progetto comune che possa dar luogo, entro ulteriori sei settimane, alladozione dellatto da parte del Consiglio (maggioranza qualificata) e del Parlamento (maggioranza semplice): terza lettura della procedura legislativa ordinaria. In caso di mancato accordo latto si considera non adottato. La circostanza che la procedura legislativa ordinaria si basi sulla votazione a maggioranza qualificata del Consiglio, ha comportato che la sua estensione ad alcuni settori sensibili decisa a Lisbona sia stata possibile solo alla condizione, imposta da alcuni Stati membri, di associarvi in quei settori un meccanismo definito freno demergenza. In base ad esso quando un membro del Consiglio ritenga che si sta adottando con procedura legislativa ordinaria in uno di quei settori incide su aspetti fondamentali del suo ordinamento giuridico, esso pu investire della questione il Consiglio europeo e la procedura sospesa.

Se entro quattro mesi questo trova un accorso il procedimento riparte, altrimenti latto si considera non adottato. Se per almeno 9 Stati intendono avviare una cooperazione rafforzata sulla base dellatto in programma, questa si considera autorizzata. Nei casi eccezionali in cui liniziativa non sia presa dalla Commissione, essa non parteciper come detto al procedimento o verr coinvolta solo in parte. La durata media del procedimento attorno ai due anni,

LA PROCEDURA DI APPROVAZIONE Tale procedura comporta non solo che ci voglia il parere del Parlamento europeo perch il Consiglio possa adottare latto, ma che tale parere debba essere anche positivo. Un parere negativo o la semplice mancanza di questo impedisce ladozione dellatto. Oggi il suo ambito di applicazione equamente ripartito tra ipotesi di procedura legislativa speciale e decisioni del Consiglio (talvolta anche del Consiglio europeo) di rilievo istituzionale, quali nomine di componenti di istituzioni, clausole passerella e decisioni in materia di membership dellUnione. Lapprovazione del Parlamento avviene su un atto gi definito dalla decisione del Consiglio. Naturalmente se nel dialogo istituzionale si prospetta una mancata approvazione il Consiglio tender a rivedere la sua decisione. Tuttavia la decisione finale spetter comunque al solo Consiglio.

LE PROCEDURE DECISIONALI NEL QUADRO DELLA PESC Il potere decisionale riservato al solo Consiglio, il quale lo esercita quasi esclusivamente allunanimit. La partecipazione delle altre due istituzioni di regola protagoniste nel processo decisionale marginale se non inesistente. Le poche varianti del processo decisionale nellambito della PESC riguarderanno quindi le modalit di formazione della volont del solo Consiglio. Per la verit un ruolo di un qualche rilievo riservato, in questo settore, anche al Consiglio europeo. Dopo Lisbona liniziativa in questo settore passata dal Consiglio allAlto Rappresentante dellUnione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. In linea generale il Consiglio delibera allunanimit, ma in alcuni casi, sempre se nessuno Stato membro si oppone per specificati e importanti motivi di politica nazionale, il Consiglio pu ricorrere alla maggioranza qualificata.

LE PROCEDURE BASATE SULLA DELEGA DI COMPETENZE NORMATIVE E DI ESECUZIONE Una parte importante dellattivit normativa assicurata anche per mezzo dellesercizio diretto di poteri decisionali da parte della Commissione. Solo in pochissimi casi poteri di questo genere le sono attribuiti dai Trattati. Quasi sempre questi poteri sono frutto di unattribuzione di competenza da parte del legislatore. Prima del Trattato di Lisbona questo potere si inquadrava nel potere di esecuzione della Commissione, ipotesi che non le conferiva meramente poteri esecutivi ma anche veri e propri poteri regolamentari. Proprio in ragione di questa possibilit divenuta normale prassi che il legislatore comunitario lasciasse alla Commissione il compito di adottare la normativa di dettaglio di una disciplina dettata dallatto di base. La Corte ha dato alla portata della normazione di dettaglio un interpretazione estensiva. Ha poi sottolineato come questa delega possa comportare ampie facolt di valutazione, autorizzan do la Commissione ad adottare tutti i provvedimenti esecutivi necessari o utili per lattuazione della disciplina di base, purch non contrastanti con questultima. Nei nuovi Trattati la competenza di esecuzione della Commissione vede significativamente modificata la sua portata dalla distinzione tra delega alla stessa Commissione di veri e propri poteri normativi e lesercizio di meri poteri di esecuzione. Lart. 290 TFUE prevede che un atto legislativo possa delegare alla Commissione il potere di adottare atti non legislativi di portata generale, destinati a completare o modificare elementi non essenziali dellatto legislativo. Lart 291 TFUE disciplina lesecuzione degli atti giuridicamente vincolanti, stabilendo che, laddove vi sia la necessit di condizioni di esecuzione uniformi a livello europeo di tali atti, questi conferiscono competenze di esecuzione alla Commissione. LA PROCEDURA DI DELEGA LEGISLATIVA Latto della Commissione sar un atto delegato, assumendo anche ufficialmente questa qualificazione. Larticolo non precisa cosa di debba intendere per elementi non essenziali dellatto di base, rispetto alla cui individuazione, perci, sia il legislatore nel conferire la delega, che la Commissione nellesercitarla mantengono un notevole margine di discrezionalit. Lart. 290 stabilisce che latto di base dovr delimitare esplicitamente gli obiettivi, il contenuto, la portata e la durata della delega. Per quanto riguarda la durata questa non deve necessariamente tradursi in un termine oltre il quale questa delega non potr pi esercitarsi. Il legislatore ha comunque ha sua disposizione degli strumenti attraverso cui porre termine alla delega (es. latto legislativo pu stabilire che Parlamento europeo o Consiglio possano decidere di revocare la delega). LA PROCEDURA DI ADOZIONE DI ATTI DI ESECUZIONE La competenza di esecuzione spetta in linea generale alla Commissione, con la sola eccezione del settore della PESC dove la competenza appartiene al Consiglio.

Lattribuzione di una competenza di esecuzione fatta dallo stesso atto della cui esecuzione di tratta, al quale spetta anche definire le modalit che la Commissione (o il Consiglio) deve seguire nellesercitare la competenza attribuitale. A differenza di quanto detto per gli atti delegati, un regolamento da adottare secondo la procedura legislativa ordinaria deve preventivamente fissare le regole ed i principi relativi alle modalit con cui gli Stati membri possono esercitare un controllo sulloperato della Commissione ed a cui si deve annettere il legislatore dellUnione nel prevedere lassoggettamento nel caso concreto della Commissione a tale controllo. Nel 1999 stata adottata una decisione del Consiglio (nota come decisione comitoligia), la quale, nel prevedere che lemanazione di misure esecutive da parte della Commissione possa essere subordinata alla consultazione di un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri, ha delineato anche i differenti tipi di procedure di comitato che latto di base avrebbe potuto decidere di applicare a questo fine nel caso concreto (procedura di comitato consultivo, la procedura di comitato di gestione, la procedura del comitato di regolamentazione). LE PROCEDURE PER LA CONCLUSIONE DI ACCORDI INTERNAZIONALI CON STATI TERZI La firma e la ratifica dellaccordo spettano allistituzione che allinterno del sistema istituzionale detiene in via principale il potere decisionale, cio il Consiglio. La competenza a negoziare riflette la distribuzione che ha la titolarit principale del potere di iniziativa nei Trattati: in linea generale tale competenza assegnata alla Commissione, quando invece laccordo coinvolge la PESC essa spetta allAlto Rappresentante. Procedura: secondo lart 218 TFUE la procedura si avvia su iniziativa della Commission e (salvo ambito PESC). Essi possono presentare una raccomandazione al Consiglio affinch questo autorizzi con apposita decisione lavvio del negoziato con lo o gli Stati terzi. Con tale decisione il Consiglio dovr anche designare il negoziatore dellUnione in funzione della materia dellaccordo previsto. Il negoziatore dellUnione dovr condurre i negoziati sulla base delle direttive che il Consiglio gli pu impartire nella decisione di autorizzazione. Questultimo pu anche designare un comitato speciale, composto da rappresentanti degli Stati membri, che deve essere consultato dal negoziatore nel corso dei negoziati. La fase negoziale si chiude con la stesura del progetto di accordo da parte del negoziatore e la presentazione di una sua proposta al Consiglio per ladozione della decisione di autorizzazione alla firma dellaccordo. Lart. 218 stabilisce che il Parlamento europeo debba esprimersi sugli accordi che il Consiglio intende concludere. In alcuni casi, la conclusione subordinata allapprovazi one del Parlamento europeo. Un qualsiasi coinvolgimento escluso nellambito della PESC. In Consiglio delibera di regola a maggioranza qualificata, salvo che si tratti di accordi di associazione o cooperazione finanziaria e tecnica con paesi candidati al ladesione, nonch nel caso di un accordo di adesione alla Convenzione europea dei diritti delluomo e, pi in generale, nel caso di accordi riguardanti un settore in cui sul piano interno richiesta lunanimit.

IL DIRITTO DELLUNIONE NEGLI ORDINAMENTI DEGLI STATI MEMBRI LA NATURA DEL RAPPORTO DEL DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA CON IL DIRITTO DEGLI STATI MEMBRI NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA I due ordinamenti vivono in un rapporto di integrazione (Costa c. ENEL), che vede lordinamento dellUnione, a causa della sua parzialit, avvalersi di quello degli Stati per molti aspetti del suo funzionamento, con il risultato di una permanente situazione di interferenza, e di potenziale conflitto, tra le rispettive norme. La Corte ha sottolineato come questo ordinamento sia un ordinamento integrato nellordinamento giuridico degli Stati membri allatto dellentrata in vigore del Trattato e che i giudici nazionali sono tenuti ad osservare; tale integrazione nel diritto di ciascuno stato membro di norme che promanano da fonti comunitarie, e pi in generale, lo spirito e i termini del Trattato, hanno per corollario limpossibilit per gli Stati di fare prevalere, contro un ordinamento giuridico da esse accettato a condizione di reciprocit, un provvedimento unilaterale ulteriore daltra parte, scaturito da una fonte autonoma, il diritto nato dal Trattato non potrebbe, in ragione appunto della sua specifica natura, trovare un limite in qualsiasi provvedimento interno senza perdere il proprio carattere comunitario e senza che ne risultasse scosso il fondamento giuridico dellUnione (Costa c. ENEL). il trasferimento, effettuato dagli Stati a favore dellordinamento giuridico comunitario, dei diritti e degli obblighi corrispondenti alle disposizioni del Trattato implica... una limitazione definitiva dei loro diritti sovrani, di fronte alla quale un atto unilaterale ulteriore, incompatibile con il sistema della Comunit, sarebbe del tutto privo di efficacia (Simmenthal). La Corte sottolinea che gli atti legislativi nazionali che invadono sfere di competenza dellUnione vanno considerati privi di qualsiasi efficacia giuridica, dato che il corretto esercizio della competenza normativa da parte delle istituzioni europee, quando si traduca in atti direttamente applicabili, ha leffetto di impedire la valida formazione di atti legislativi nazionali (Simmenthal). Ci comporta che qualsiasi giudice nazionale, adito nellambito della sua competenza, ha lobbligo di applicare integralmente il diritto dellUnione e di tutelare i diritti che questo attribuisce ai singoli, disapplicando le disposizioni eventualmente contrastanti della legge interna, sia anteriore che successiva (Simmenthal).

DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA E DIRITTO INTERNO IN ITALIA: LA GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE SUI RAPPORTI TRA ORDINAMENTO ITALIANO E DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA Ladesione ai Trattati originari che i successivi atti che li hanno modificati o integrata sempre stata autorizzata e resa esecutiva in Italia tramite legge ordinaria. stato posto da alcuni giudici linterrogativo sulla sufficienza a questo scopo dello strumento utilizzato, in considerazione delle evidenti ricadute costituzionali di molti aspetti del sistema di integrazione europea.

La Corte costituzionale ha concluso che le leggi ordinarie di esecuzione in Italia di quegli atti trovano sicuro fondamento di legittimit nella disposizione dellarticolo 11 Cost., in base alla quale lItalia consente, in condizioni di parit con gli altri Stati, alle limita zioni di sovranit necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni, e quindi promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo: ci significa che, quando ne ricorrano i presupposti, possibili stipulare Trattati i quali comportino limitazione della sovranit, ed consentito darvi esecuzione con legge ordinaria (Frontini). Sul problema del rapporto che intercorre tra le norme di diritto interno e le norme dellUnione europea la Corte costituzionale si inizialmente espressa dicendo che le norme dellUnione avevano lo stesso rango della legge di esecuzione del Trattato attraverso cui esse erano entrate nellordinamento italiano e che quindi esse erano soggette ai principi comuni in tema di successioni delle norme nel tempo. Capovolgendo poi questo orientamento, la Corte costituzionale ha ancorato la supremazia del diritto dellUnione sullart. 11 Cost., per cui le norme di legge devono cedere di fronte a regolamenti europei anche anteriori, per il fatto che il contrasto con quei regolamenti pone la norma in contrasto con lo stesso articolo 11 (parametro di costituzionalit delle singole leggi). SEGUE: LA GIURISPRUDENZA GRANITAL Con la sentenza Granital la Corte costituzionale ha riconosciuto il potere del giudice interno di applicare direttamente un regolamento delle istituzioni europee malgrado lesistenza di norme statali successive con esso contrastanti. Lordinamento nazionale si aperto alla normazione europea lasciando che le regole in cui essa si concreta vigano nel territorio italiano, quali sono scaturite dagli organi competenti a produrle, senza perci entrare a far parte del diritto italiano o essere soggette al regime vigente per le leggi dello Stato. Rispetto al diritto dellUnione la legge statale rimane collocata in un ordinamento che non vuole interferire nella produzione normativa del distinto e autonomo ordinamento della Comunit, sebbene garantisca losservanza si essa nel territorio nazionale. Proprio in ragione di ci, le confliggenti statuizioni di una legge interna non possono costituire ostacolo al riconoscimento della forza e valore, che il Trattato conferisce al regolamento dellUnione, nel configurarlo come atto produttivo di regole immediatamente applicabili: il giudice dovr comunque applicare questultimo, dato che la sua vigenza impedisce che leventuale normativa dello Stato, sia essa anteriore o successiva, venga in rilievo ai fini della soluzione della controversia. La Corte del Lussemburgo parte dallidea della forza autoapplicativa di un ordinamento giuridico dellUnione che si integra con quello degli Stati, la Corte costituzionale non pu non continuare a fondare quel rapporto sullordinamento in cui essa agisce, e in particolare sullart. 11 Cost. Con la sentenza Granital la norma interna contrastante con il diritto dei Trattati non viene pi considerata costituzionalmente illegittima ma inapplicabile al caso di specie. Lart. 11 rimane quindi il fondamento del diritto dellUnione nel sistema interno, m a cessa di avere una funzione di parametro indiretto di legittimit costituzionale.

SEGUE: IL DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA E LE NORME COSTITUZIONALI La Corte costituzionale, mentre ammetteva la prevalenza del diritto dellUnione anche su norme costituzionali, limitava di fatto questa supremazia alle sole disposizioni procedimentali della Carta. Anzi, la Corte avvertiva che qualora si fosse presentata effettivamente laberrante situazione di una norma europea confliggente con i principi materiali della Costituzione, essa avrebbe esercitato puntualmente il proprio sindacato sulla legittimit costituzionale di quella norma. Il contrasto deve sussistere con quel complesso di valori e principi fondamentali della Carta che la stessa Corte costituzionale ha portato ad individuare come nucleo immodificabile. I RAPPORTI TRA DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA E NORME NAZIONALI DEGLI STATI MEMBRI La soluzione elaborata dagli Stati membri per la definizione dei rapporti tra i due ordinamenti, seppur non uniforme quanto a strumenti, risulta univoca in quanto a risultati. Molti Stati hanno deciso di inserire allinterno delle proprie costituzioni una clausola di cessione di sovranit o di attribuzione dellesercizio di competenze a favore dellUnione europea. Una clausola di questo tipo prevista in Francia. La legge costituzionale del 25 giugno 1992 ha sancito il trasferimento di competenze statali allordinamento giuridico dellUnione europea e il conseguente primato di questultimo. Ugual strumento stato utilizzato dalla Germania. Nel Regno Unito la ratifica dei trattati internazionali un privilegio della Corona esercitato dal governo e lapprovazione parlamentare comunque necessaria affinch un trattato acquisti forza di legge e possa essere applicato dal giudice. La base giuridica della sua partecipazione allUnione europea perci fornita dallEuropea Communities Act 1972, successivamente modificato. Prevedendo la supremazia del diritto dellunione rispetto al diritto interno, precedente o successivo, la disposizione contrasta con la dottrina inglese della sovranit del Parlamento, secondo la quale questo non pu vincolare i suoi successori, con la conseguenza che la norma pi recente prevale su quella anteriore. Il pieno riconoscimento del primato del diritto europeo perci avvenuto in via giurisprudenziale (in particolare con la decisione Factorame II). LATTUAZIONE DEL DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA NEGLI ORDINAMENTI NAZIONALI Lattuazione del diritto dellUnione da parte degli Stati avviene secondo modalit la cui scelta spetta agli stessi Stati. Lautorit competente per la trasposizione dunque individuata sulla base delle regole costituzionali proprie di ciascuno Stato, che delineano il riparto di competenze tra potere legislativo e potere esecutivo. La soluzione governativa (provvedimento del governo che agisce nellesercizio di poteri propri o su delega del parlamento), in particolare attraverso il meccanismo della delega, uno strumento molto diffuso tra gli Stati membri. La delega del governo pu essere conferita in via generale o caso per caso.

LA TUTELA DEI DIRITTI INTRODUZIONE Va avvertito che le situazioni giuridiche possono essere lese non solo direttamente dalle norme dellUnione e nellambito del relativo ordinamento, ma possono esserlo anche, se non pi spesso, nellambito degli ordinamenti nazionali, in relazione agli effetti che quelle norme vi producono, oppure in conseguenza dei provvedimenti che gli Stati membri adottano in esecuzione delle stesse o comunque dei comportamenti di tali Stati con esse incompatibili. Di regola quindi sar negli ordinamenti interni che i privati dovranno chiedere adeguata tutela di queste situazioni giuridiche, investendone il giudice nazionale, che in questo senso opera come giudice comune del diritto dellUnione. LA TUTELA GIUDIZIARIA NELLAMBITO DELLUNIONE Nel complesso la situazione non si pu ancora dire appagante, soprattutto con riferimento alla posizione delle persone fisiche e giuridiche. Persistono talune limitazioni, per esempio quelle che si incontrano nella ricevibilit dei ricorsi amministrativi che neppure in via interpretativa sono state risolte. Da questo punto di vista si pu dire che lUnione non si dovutamente operata, e che non parsa severa con se stessa come sempre stata con gli Stati membri nel pretendere il massimo di protezione per le situazioni giuridiche fondate sul diritto dellUnione. CENNI ALLA TUTELA NON GIUDIZIARIA. IL MEDIATORE EUROPEO Va segnalata la possibilit offerta ai cittadini dellUnione di rivolgere petizioni al Parlamento europeo e, per questa via, anche di provocare listituzione di una commissione parlamentare dinchiesta (per le denunce di infrazione o cattiva amministrazione nellapplicazione del diritto dellUnione. A fini analoghi si pu ricorrere al Mediatore (art. 228 TFUE). Anche tale organo competente ad esaminare denunce del suddetto tipo, ma solo se indirizzate nei confronti delle istituzioni dellUnione. Il Mediatore riceve le denunce (ma pu agire anche dufficio) provenienti da qualsiasi soggetto che abbia sede in uno Stato membro e riguardanti casi di cattiva amministrazione non solo istituzioni, ma di qualsiasi organo comunitario, ad eccezione di quelli giurisdizionali, e purch essi non riguardino casi che formino o abbiano formato oggetto di procedure giudiziarie. Quella del Mediatore risulta pur sempre una tutela attenuata, ove infatti accerti un caso di cattiva amministrazione e salvo che non riesca a trovare una conciliazione amichevole tra ricorrente e istituzione, il Mediatore pu solo chiedere che a questultima di dare entro tre mesi un parere sulla denuncia. In un secondo momento, egli pu inviare al Parlamento europeo e allistituzione interessata una relazione corredata di raccomandazioni, cui per ne luna ne laltra sono tenuti a dar seguito. Non ne risulta quindi vincolata neanche la Corte di giustizia.

Va segnalata infine la possibilit per i privati di indirizzare un reclamo alla Commissione europea per denunciare le violazioni del diritto dellUnione commesse da autorit nazionali. Ci al fine di indurre quella istituzione ad attivare lapposita procedura di infrazione prevista dai Trattati. LA TUTELA GIUDIZIARIA LISTITUZIONE DI UN ORGANO AD HOC LA CORTE DI GIUSTIZIA Per la prima volta in un ente internazionale stato assicurato lesercizio della funzione giurisdizionale da parte di un organo ad hoc, che afferma, in termini esclusivi e non occasionali, la propria competenza obbligatoria sulle questioni rilevanti per la vita dellente medesimo e che presenta tutte le caratteristiche di struttura e di funzionamento di un vero e proprio organo giurisdizionale. La Corte di giustizia assicura il rispetto del diritto nellinterpretazione e nellapplicazione. SEGUE: IL RUOLO DA ESSA SVOLTO. IL RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA E DELLE SUE GARANZIE. LA TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI Essa ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo dellintegrazione europea, ed stata in particolare determinante nel connotare le caratteristiche del sistema giuridico dellUnione, nellimpartire una straordinaria accelerazione alla sua evoluzione e nellindirizzarla nel senso del rafforzamento del processo di integrazione. In primo luogo, il suo contributo al processo di integrazione si espresso con riguardo alla stessa ricostruzione del sistema giuridico dellUnione come un ordinamento giuridico omogeneo e tendenzialmente compiuto, dato che stata proprio la Corte a dare ad esso organicit, coerenza e sistematicit, rilevandone i principi qualificanti e difendendone le nozioni. Lo ha fatto soprattutto per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali, da essa elevati al livello di principi generali dellordinamento giuridico dellUnione. Va sottolineato, poi, il rilievo che essa ha dato al principio della protezione giudiziaria nel sistema dellUnione. La Corte ha, in effetti, elevato tale principio a fondamento ed anzi a garanzia costituzionale di quel sistema. Soprattutto per quanto concerne i soggetti privati, la Corte ha garantito la loro tutela anzitutto nei confronti delle istituzioni dellUni one, e nei confronti degli Stati membri e perfino nei confronti del loro Stato nazionale. In questo modo, e grazie ance alla collaborazione sviluppata dalla Corte con i giudizi nazionali, il sistema dellUnione ha potuto acquisire maggiore concretezza ed effettivit negli ordinamenti degli Stati membri, e quindi vivere ed incidere in essi con una nuova forza.

LORGANIZZAZIONE DELLA GIUSTIZIA NELLUNIONE ORIGINI E SVILUPPO La prima previsione di un organo giurisdizionale nel quadro delle organizzazioni comunitarie risale ormai allestinto Trattato istitutivo della CECA.

I Trattati di Roma del 1957, hanno poi segnato una tappa fondamentale, da un lato si ribadiva la funzione essenziale dellistituzione, dallaltro le si attribuirono nuove competenze. Fin dallinizio nonostante le tre comunit la Corte di giustizia era una sola. Entra in funzione il 7 ottobre 1958. Nel 1989 la Corte stata affiancata da un nuovo organo, il tribunale di primo grado (TPI) con competenza a giudicare in primo grado un numero di casi inizialmente limitato, ma col tempo notevolmente ampliato. Con il Trattato di Nizza il Consiglio stato autorizzato ad affiancare al TPI organi giurisdizionali competenti a conoscere di materie specifiche: tribunali specializzati (camere giurisdizionali prima di Lisbona). GLI ORGANI: LA CORTE DI GIUSTIZIA Attualmente la Corte composta da un giudice per ogni Stato membro, assistiti nello svolgimento delle loro funzioni da 8 avvocati generali. Il compito degli avvocati generali di presentare pubblicamente, con assoluta imparzialit e in piena indipendenza, conclusioni motivate sulle cause che richiedono il loro intervento. Inizialmente questo avveniva in tutte le cause, oggi dove non si pongono nuove questioni di diritto il giudice pu decidere, sentito lavvocato generale, senza conclusioni. Gli Avvocati generali sono una figura particolare, essi in realt assistono la Corte in quasi tutti i passaggi della procedura. Le loro conclusioni non costituiscono pareri di unautorit estranea alla Corte destinati ai giudici o alle parti, ma lopinione di un membro dellistituzione. I giudici e gli avvocati generali sono nominati per sei anni dai governi degli Stati membri, di comune accordo, tra personalit che offrano tutte le garanzie di indipendenza e che soddisfino le condizioni richieste per lesercizio, nei rispettivi paesi, delle pi alte funzioni giurisdizionali, ovvero che siano giureconsulti di notoria competenza art. 253 TFUE. A partire dal Trattato di Lisbona la nomina subordinata alla consultazione di un comitato ad hoc composto da sette personalit scelte tra ex membri della Corte e giuristi di nota competenza. Prima di assumere le loro funzioni i membri della Corte prestano giuramento in seduta pubblica. La loro indipendenza garantita in vari modi: da unapposita disciplina nello Statuto e nel regolamento di procedura. Il Presidente della Corte eletto fra e dai soli giudici, egli dirige le attivit e gli uffici dellistituzione, presiede le udienze e le deliberazioni in Camera di Consiglio, distribuisce le cause tra i giudici e decide sulladozione di misure provvisorie di urgenza previste dai Trattati. La Corte assistita da un cancelliere, da essa nominato per un periodo di sei anni, rinnovabile. Il cancelliere cura la gestione amministrativa e finanziaria della Corte. La Corte si riunisce in sezioni composte da tre o, nella maggior parte dei casi, da cinque giudici. Pu, vista limportanza della causa, riunirsi in grande sezione (tredici giudici). In altr i casi indicati dallo statuto pu riunirsi in seduta plenaria. Non sono rese note le opinioni dissidenti o individuali dei giudici.

IL TRIBUNALE La sua istituzione fu possibile grazie allapposita modifica introdotta al Trattato CE dallAtto Unico europeo. Fu istituito per garantire il principio del doppio grado di giurisdizione e per sgravare il carico di lavoro della Corte. Era inizialmente autorizzato a giudicare in primo grado solo nel tema di concorrenza, in breve tempo per le sue competenze sono state progressivamente estese a tutti i ricorsi introdotti da persone fisiche o giuridiche, e poi, grazie alle modifiche introdotte con il Trattato di Nizza, a tutta una serie di altri ricorsi. Non si tratta di competenze tassative, in quanto esse possono essere estese con semplice modifica della statuto. composto di soli giudici, la nomina di avvocati generali essendo solo eventuale decisa volta per volta per singole cause. I Trattati prevedono un numero minimo di giudici, il quale corrisponde ad un giudice per stato membro. Come la Corte, anche il TPI si organizza in sezioni (da tre o cinque giudici). Determinate cause vanno poi decise dalla grande sezione (tredici giudici) o in seduta plenaria. I TRIBUNALI SPECIALIZZATI, IL TRIBUNALE DELLA FUNZIONE PUBBLICA Il Trattato di Nizza aveva introdotto una nuova disposizione che autorizzava il Consiglio ad istituire, sulla base di unapposita procedura, delle camere giurisdizionali incaricate di conoscere in primo grado di talune categorie di ricorsi in materie specifiche. Il Trattato di Lisbona cambiato il loro nome in Tribunali specializzati e ne ha affidato listituzione oltre che al Consiglio anche al Parlamento europeo. Finora il Consiglio ha provveduto ad istituire solo il Tribunale della funzione pubblica europea (TFP), competente in primo grado a pronunciarsi in merito alle controversie tra lUnione e i suoi agenti, comprese le controversie tra gli organi o gli organismi dellUnione ed il loro personale. composto da sette giudici nominati allunanimit dal Consiglio per sei anni, previa consultazione di un comitato ad hoc. LA PROCEDURA Di regola, il procedimento si articola in due fasi, una scritta e una orale. La prima inizia con un ricorso depositato dallattore presso la cancelleria della Corte entro i termini per i vari casi dai testi. Il ricorso notificato al convenuto, il quale ha un mese di tempo per presentare un controricorso, cui lattore pu essere autorizzato a rispondere con una replica, alla quale a sua volta il convenuto avr alloccorrenza il diritto di controreplicare. La rappresentanza in giudizio: le parti devono essere rappresentate da un agente nominato ad hoc, se si tratta di istituzioni comunitarie o di Stati membri, da un avvocato (o da un professore) abilitato al patrocinio dinanzi ad un organo giurisdizionale di uno Stato membro, se si tratta di privati.

In questa fase consentito ai terzi di chiedere di intervenire: le istituzioni e gli Stati membri hanno il diritto di intervenire in tutte le cause, gli organi e gli organismi possono farlo solo se dimostrano di avere interesse alla soluzione della controversia, limitazione che vale anche per i soggetti privati. Terminata questa fase si passa alla fase orale, il presidente fissa la data delludienza pubblica, nella quale intervengono gli agenti, i consulenti e gli avvocati delle parti, avvocati e periti. In una successiva udienza vengono presentate, laddove previste, le conclusioni dellavvocato generale, la cui lettura segna la conclusione della fase orale e il passaggio alla deliberazione della causa. La sentenza della Corte, letta in pubblica udienza, ha effetto obbligatorio dal giorno della pronuncia. Essendo rese da un organo di ultima istanza, le sentenze non sono impugnabili salvo casi eccezionali. Quanto alle sentenze del Tribunale (anche specializzati), esse possono essere impugnate (dinanzi alla Corte o al TPI) dalle parti principali o intervenute nel termine di due mesi dalla data della notifica e solo per motivi di diritto. LE COMPETENZE Con il Trattato di Lisbona, e con la soppressione dei tre pilastri, la giurisdizione della Corte si estesa in principio a tutte le materie rientranti nella co mpetenza dellUnione; sopravvivono tuttavia talune limitazioni: il TFUE ha escluso la competenza della Corte nel settore della PESC. In sintesi si pu dire che la maggioranza delle sue competenze ha natura giurisdizionale, anche se in casi limitati, ma con rilievo tuttaltro che marginale, essa pu avere un ruolo consultivo. Quanto alle competenze di natura giurisdizionale, esse sono di regola di tipo contenzioso, ma in un caso, di grande importanza, la Corte si trova ad esercitare una competenza non contenziosa: il caso della c.d. competenza pregiudiziale. I GIUDIZI SUI COMPORTAMENTI DEGLI STATI MEMBRI I RICORSI DELLA COMMISSIONE PER INADEMPIMENTO DEGLI OBBLIGHI INCOMBENTI AGLI STATI MEMBRI Va premesso che le medesime azioni possono essere esperite anche dagli Stati membri nei confronti della Commissione. soprattutto grazie alliniziativa dellesecutivo che la procedura in questione viene di norma attivata, dato che la funzione di controllo sul rispetto dei Trattati da parte degli Stati membri rientra proprio tra i principali compiti di quella istituzione e che, in ragione di tale compito, essa riceve le sollecitazioni, sotto forma di reclami o denunce, da parte degli altri soggetti interessati. Pi rari sono i casi in cui liniziativa assunta dagli Stati membri, perch questi, piuttosto che affrontare direttamente una controversia con un altro Stato, preferiscono sollecitare la Commissione. Oggetto delle procedure in esame laccertamento della sussistenza di un inadempimento da parte degli Stati membri degli obblighi loro derivanti dal diritto dellUnione.

La responsabilit per linadempimento incombe allo Stato nella su a unit e nella sua complessit; linadempimento pu concretizzarsi in unazione ovvero in una omissione. La responsabilit ha carattere assoluto e oggettivo, ad essa lo Stato pu sottrarsi solo in caso di difficolt insormontabili provocate da causa di forza maggiore, e per il periodo strettamente necessario ad unamministrazione diligente per porvi rimedio. Perch si possa escludere linfrazione occorre che il rispetto degli obblighi ad essi incombenti sia assicurato dagli Stati non tanto su un piano meramente formale, quanto in termini di effettivit. Ne consegue che, in questo contesto, disposizioni legislative, regolamentari o amministrative nazionali non vanno valutate per se, ma tenendo conto anche e soprattutto dellinterpretazione che ne danno i giudizi nazionali in sede di concreta applicazione (sicch un filone giurisprudenziale pu giustificare una procedura dinfrazione). Linadempimento pu essere contestato anche se solo parziale, purch sia attuale: deve cio sussistere nel momento in cui contestato, a nulla rilevando che in un momento successivo lo Stato vi abbia posto fine. LA PROCEDURA: LA FASE PRECONTENZIOSA Il Trattato stabilisce una disciplina dettagliata della procedura di accertamento della violazione commessa dagli Stati membri; essa si articola in due passaggi essenziali: una fase precontenziosa, interamente nella mani nella Commissione, essendo la sola a poter contestare linadempimento, prima direttamente allo Stato e poi ricorrendo alla Corte; una seconda fase, di natura giudiziaria, nella quale entra in scena la Corte, cui spetter accertare leffettiva sussistenza dellillecito e pronunciarsi quindi sul comportamento dello Stato ed eventualmente imporgli delle sanzioni. La contestazione formale allo Stato subordinata ad un giudizio discrezionale della Commissione, cui viene lasciato un ampio margine di libert sul se e quando avviare la procedura, cos come sui tempi della sua prosecuzione. Di conseguenza la Commissione non pu essere obbligata ad avviare detta procedura, n da parte di uno Stato n da parte di privati. La Corte ha, tuttavia, sottolineato il ruolo essenziale che le denunce dei privati svolgono ma ci non comporta un obbligo ad agire. Ove comunque decida di contestare lillecito, la Commissione avvia la fase precontenziosa, la quale si articola a sua volta in altre due fasi: quella della c.d. lettera di messa in mora (o diffida) e quella, eventuale, del parere motivato. - Con la prima, la Commissione comunica formalmente allo Stato interessato lapertura della procedura e lo mette in condizione di presentare le proprie osservazioni entro un termine fissato dalla stessa Commissione. In realt, per, gi prima dellinvio della diffida, questultima chiede spiegazioni allo Stato sullinadempimento. Solo se insoddisfatta di tali spiegazioni, lesecutivo invia la lettera di messa in mora, che segna appunto la formalizzazione della procedura.

La fase che si apre con linvio della lettera essenziale e necessaria a questa procedura. In questa fase infatti si precisano le varie posizioni, attraverso la formulazione dellesecutivo e le osservazioni presentate dallo Stato. Ha chiarito la Corte che proprio perch la possibilit per lo Stato di presentare le proprie osservazioni costituisce una garanzia fondamentale voluta dal Trattato, losservanza di tale garanzia un presupposto della ritualit della procedura per la dichiarazione della trasgressione di uno Stato membro. I requisiti formali e sostanziali sono disciplinati genericamente nei Trattati, emerge dalla prassi che la messa in mora non richiede particolari requisiti formali, essendo sufficiente una semplice lettera dellesecutivo. - Lo Stato membro non tenuto a reagire alla lettera di messa in mora: ove per non risponda o risponda con argomenti che non convincono la Commissione, questultima pu emettere un parere motivato con il quale, senza modificare la sostanza deg li addebiti mossi nella diffida, ribadisce e se serve precisa la propria posizione e sollecita lo Stato a porre fine al comportamento contestato. Non ha carattere vincolante per il suo destinatario, ma si limita a suggerire la cessazione del comportamento contestato. Devessere motivato e costituisce un passaggio formale essenziale per la procedura. N ladozione n lomissione del parere motivato possono essere oggetto di ricorso alla Corte. I requisiti formali e sostanziali del parere motivato sono pi rigidi di quelli della diffida. Esso non pu modificare loggetto della contestazione indirizzata allo Stato nella diffida e devessere adeguatamente motivato. Dalla prassi emerge che il termine concesso allo Stato di due mesi, esso pu essere ridotto o ampliato.

LA FASE GIUDIZIARIA Se, dopo la decorrenza del termine fissato, lo Stato membro non si conforma al parere motivato, La commissione pu adire la Corte. Il ricorso non viene proposto per linosservanza del parere (esso non infatti vincolante) . Esso costituisce solo un presupposto al ricorso, mentre loggetto resta comunque la violazione del diritto dellUnione. Anche in questo caso la decisione sul se e quando introdurre il ricorso rientra nella discrezionalit della Commissione. Anche il giudizio sul punto se lo Stato si sia conformato o meno al parere, o se, comunque, abbia posto fine alla trasgressione, rimesso pienamente allo Commissione.

Il ricorso della Commissione sar ricevibile: se stata svolta correttamente ed esaurientemente la fase precontenziosa; se vi coincidenza tra le censure mosse allo Stato in tale fase e quelle invocate nel ricorso giurisdizionale; se decorso il termine fissato del parere motivato. Non richiesta la prova dellesistenza di un interesse ad agire della Commissione. Il ricorso potr essere accolto se la Commissione provi la sussistenza dellinadempimento contestato, grava infatti sulla Commissione lonere della prova, senza potersi fondare sul alcuna presunzione. Allo Stato incomber confutare le pretese della Commissione o provare eventuali circostanze giustificative del comportamento. La fondatezza del ricorso viene meno in principio solo se ladempimento intervenuto entro il termine fissato dal parere. Se interviene successivamente, anche in pendenza di giudizio, la Commissione mantiene comunque un interesse allaccertamento giudiziale. Lo Statuto della Corte preclude alle persone fisiche e giuridiche di intervenire nelle controversi fra Stati membri, fra istituzioni dellUnione ovvero fra Stati e istituzioni. La Corte pu adottare provvedimenti urgenti anche in questi giudizi (es. ordinare la sospensione di una normativa nazionale). LA PRONUNCIA DELLA CORTE ED I SUOI EFFETTI. I RICORSI PER INOSSERVANZA DELLA STESSA La sentenza meramente dichiarativa, essa accerta linadempimento, lo Stato inadempiente ha tuttavia lobbligo di provvedere, ma questo discende non dalla sentenza, ma dalla stessa disposizione dei Trattati. Da qui si capisce perch nella sentenza non sono indicati i provvedimenti che lo Stato tenuto ad assumere per porre termine allinadempimento, ed ancor meno eventuali misure riparatorie o sanzionatorie dello stesso. Spetter quindi allo Stato decidere le misure e le modalit delladempimento. Destinatario dellobbligo di osservare la sentenza lo stato nella sua unit, infatti tutti gli organi dello Stato membro cui essa dichiara linadempimento devono garantire, nei settori di loro rispettiva competenza, lesecuzione della sentenza. Con il Trattato di Lisbona, la Commissione si vista attribuire il potere di ricorrere nuovamente alla Corte nel caso di uno Stato doppiamente inadempiente, ma questa volta per chiederle di imporre a suo carico una soma forfettaria o una penalit. Il Trattato di Lisbona ha anche soppresso il passaggio del parere motivato.

LE CONTROVERSIE TRA STATI MEMBRI i) I RICORSI DI INADEMPIMENTO PROMOSSI DA UN ALTRO STATO MEMBRO ii) LE OCNTROVERSIE CONNESSE CON LOGGETTO DEL TRATTATO i) La prima ipotesi la pi importante. Qui la giurisdizione della Corte ha ad oggetto le questioni relative allinosservanza da parte degli Stati membri. Anche qui si ha una fase precontenziosa molto simile a quella delle procedure di infrazione attivate dalla Commissione.

Anche qui questultima partecipa, con un ruolo di primo piano, alla soluzione delle controversie tra gli Stati membri. Infatti, lo Stato che intenda promuovere unazione contro un altro Stato per violazione del diritto dellUnione, prima di poter adire la Corte deve di norma rivolgersi alla Commissione. Questultima viene cos investita del compito di fare i necessari tentativi perch il conflitto si chiarisca e si risolva in via preliminare senza lintervento della Corte. Per lavvio di tale procedura non occorre che lo Stato agente abbi a subito, come conseguenza della violazione del Trattato, una lesione di un proprio interesse materiale; la legitimatio ad causam gli deriva automaticamente dalla sua posizione di Stato membro. La procedura avviata da una domanda dello Stato denunciante alla Commissione. In essa lo Stato deve espressamente dichiarare di voler dare inizio alla procedura, indicando i motivi della contestazione. La Commissione deve darne comunicazione allo Stato chiamato in causa e istituire, tra questo e lo Stato agente, un contraddittorio. Al termine di questo la Commissione emette un parere motivato sulla domanda rivoltale dallo Stato agente. Se la Commissione accoglie la tesi dello Stato agente, il parere avr contenuto analogo a quello previsto nelle procedure promosse dalla stessa Commissione. Con esso quindi si constater lillecito dello Stato e lo si inviter a prendere gli opportuni provvedimenti entro un certo termine. Il ricorso giurisdizionale dellaltro Stato sar allora possibile solo dopo il decorso di tale termine. Nel caso lo stesso Stato continui ad essere inadempiente la stessa Commissione che pu adire la Corte. Qualora decorsi tre mesi dalla domanda, la Commissione non emetta il parere, lo Stato che lha sollecitata pu ugualmente adire la Corte. Anche in questi giudizi possono intervenire gli altri Stati membri e le istituzioni, ma non i privati. ii) lobbligo degli Stati membri di risolvere le proprie controversie nellambito del sistema limitato alle questioni sullinterpretazione e applicazione del diritto dellUnione. Per quelle di natura politica o che vertano marginalmente sullazione dellUnione, il Trattato non ha ritenuto necessario imporre tale obbligo e tantomeno attribuire giurisdizione obbligatoria e esclusiva alla Corte. Tuttavia, per rendere completo il sistema, esso ha altres previsto la possibilit che alla Corte venissero sottoposte controversie soltanto connesse con loggetto del Trattato , sia pur subordinatamente ad un compromesso tra gli Stati interessati. Questo consente di istituire la giurisdizione della Corte anche al di l delle controversie relative allapplicazione e allinterpretazione. Loggetto dei giudizi in questione molto ampio; gli Stati membri possono sottoporre alla Corte tutte le controversie che rilevino anche solo indirettamente rispetto alle singole fattispecie disciplinate dai Trattati, purch presentino con essi un collegamento obbiettivo.

IL CONTROLLO SUI COMPORTAMENTI DELLE ISTITUZIONI DELLUNIONE INTRODUZIONE La Corte esercita un controllo giurisdizionale ampio anche sui comportamenti degli organi dellUnione europea. Esso permette di garantire il rispetto del principio di legalit, e costituisce la conferma della qualificazione dellUnione come Comunit di diritto. Allinterno del sistema dellUnione esso costituisce una delle garanzie essenziali del delicato equilibrio di poteri realizzato dai Trattati tra i diversi attori. Nella sua proiezione esterna costituisce uno strumento efficace per la tutela giurisdizionale dei soggetti lesi dallazione degli organi dellUnione. Questo tipo di controllo si ispira al contenzioso amministrativo francese. I) I RICORSI DI ANNULLAMENTO Lipotesi relativa al controllo sulla legittimit degli atti dellUnione di gran lunga la pi importante. Lart 263 TFUE costituisce la disposizione centrale sulla materia: in sintesi essa attribuisce agli Stati membri e alle istituzioni dellUnione, da una parte, e ai soggetti privati dallaltra, il diritto di ricorrere alla Corte per motivi di legittimit contro gli atti delle istituzioni medesime al fine di chiederne lannullamento. LA LEGITTIMAZIONE PASSIVA Oggetto del giudizio sono i comportamenti delle istituzioni, di norma quindi solo queste ultime possono essere convenute in giudizio, mentre non possono esserlo le autorit nazionali, neppure quando adottano atti di esecuzione di norme dellUnione. La Corte ha col tempo chiarito che anche atti provenienti da altri organismi comunitari possono essere impugnati, se suscettibili di produrre effetti giuridici in capo al ricorrente. Tale giurisprudenza stata recepita dal Trattato di Lisbona, il quale ha esplicitamente esteso a tutti gli organi e organismi la legittimazione passiva. GLI ATTI IMPUGNABILI I Trattati non danno un grande aiuto sotto questo punto di vista prevedendo solo che sono impugnabili gli atti che non siano raccomandazioni e pareri ed escludono quelli non destinati a produrre effetti giuridici nei confronti dei terzi. La giurisprudenza ha apportato un contributo decisivo: la Corte ha sancito che ai fini del controllo giurisdizionale non rileva n la forma con cui un atto si presenta esternamente n la denominazione ufficiale che esso stesso si attribuisce (regolamento, direttiva). Ci che deve interessare sono il suo contenuto e i suoi effetti, vale a dire la sussistenza di determinati requisiti sostanziali che consentano di qualificare detto atto come impugnabile e, alloccorrenza, ricondurlo ad una delle tipologie di atti che i Trattati definiscono come impugnabili.

Pi laboriosa risultata, nello specifico silenzio dei testi, loperazione di individuazione dei requisiti idonei a qualificare un comportamento di unistituzione come atto impugnabile. La Corte anche qui si rivelata molto utile attraverso la sua giurisprudenza. In sintesi si pu dire che la nozione di atto impugnabile che emerge da tale giurisprudenza pu riassumersi nella formula secondo cui sono impugnabili gli atti definitivi emanati dalle istituzioni nellesercizio del loro potere dimperio e produttivi di effetti obbligatori nei confronti dei terzi. Latto imputabile allistituzione, e quindi impugnabile, solo ove risulti da essa deliberato e adottato rechi la firma di uno dei suoi membri. I VIZI DEGLI ATTI Vi sono quattro figure di vizi: lincompetenza, la violazione di forme essenziali, la violazione del Trattato e lo sviamento di potere. i) vizio di incompetenza: allorch un atto eccede i poteri conferiti allautorit che lo ha posto in essere. Nellambito dellUnione, ci pu tradursi nellinvasione delle attribuzioni di unaltra istituzione o addirittura nella fuoriuscita dalle competenze dellUnione, anche per questo motivo costituisce un vizio grave rilevabile anche dufficio per motivi di ordine pubblico. ii) vizio di violazione di forme sostanziali: non ben definito dei suoi contorni, e non sempre tenuto distinto da quello di violazione del Trattato e di sviamento di potere. Visto il principio della libert delle forme degli atti, la qualificazione come sostanziali delle poche prescrizioni formali previste dai Trattati va operata con cautela e in termini restrittivi. La prescrizione di determinate forme mira da un lato ad assicurare il rispetto delle esigenze di tutela dei soggetti, dallaltro a predisporre determinate garanzie di seriet ed attendibilit dei provvedimenti. Le poche previsioni normative attengono da un lato alla procedura di formazione degli atti, dallaltro ai requisiti intrinseci degli stessi. Le prime concernono quei casi in cui imposta dai Trattati la consultazione (o linizia tiva) di persone fisiche o giuridiche, degli Stati o di altri organi ai fini dellemanazione dellatto. Latto non pu considerarsi validamente emanato quando non vi sia stata la prescritta consultazione o iniziativa, ovvero quando il parere o la proposta siano stati disattesi senza il rispetto delle formalit imposte dai testi. Altri casi potrebbero poi riguardare lirregolare costituzione dellorgano consultato, linosservanza in materia di voto ecc. Quanto invece ai requisiti formali intrinseci allatto, si considerano rilevanti quelli che investono la composizione dellorgano, le modalit di votazione e i quorum necessari, il rispetto delle norme relative al suo funzionamento, la scelta della base giuridica dellatto, la sua pubblicazione o notificazione, il regime linguistico ecc. Rilievo preminente assumono i vizi relativi al rispetto dellobbligo di motivazione che i testi prescrivono per gli atti dellUnione. Come ha evidenziato la Corte, tale obbligo ha lo scopo di dare la possibilit alle parti di tutelare i loro diritti, alla Corte di esercitare il controllo giurisdizionale, ed agli Stati membri, come a qualsiasi altro interessato, di sapere come listituzione abbia applicato il Trattato.

La motivazione, sia pure sommaria, deve esprimere in moto chiaro e pertinente i principali punti di diritto e di fatto sui quali basato latto e che sono necessari per rendere comprensibile liter logico seguito. iii) la violazione dei Trattati o di qualsiasi regola di diritto relativa alla sua applicazione: questo vizio riguarda la sostanza dellatto, la sua legalit interna. In linea generale si pu dire che questo vizio tende a racchiudere tutti i difetti che attengono alle legittimit di un atto, al punto da poter essere invocato pressoch ad ogni occasione, anche in relazione a difetti che difficilmente potrebbero ricondursi alla nozione di violazione di norme giuridiche. Nel suo significato tecnico, invece, esso viene delimitato per lo pi in via desclusione rispetto agli altri vizi pi specifici. Alla luce della prassi si pu dire che nel sistema dellUnione tale vizio riguarda i pi numerosi e i pi frequenti difetti degli atti e, in particolare, tanto quelli derivanti dalla mancata inesatta applicazione di una norma, quanto quelli concernenti la valutazione della fattispecie concreta cui essa stata applicata. Ai fini della valutazione della legalit di un atto non vengono in rilievo soltanto i Trattati istituitivi, ma anche altre norme giuridiche, scritte e non, ed in particolare: atti delle istituzioni, inclusi gli accordi stipulati dallUnione, i principi generali di diritto. iv) vizio di sviamento di potere: di norma si considera sviato il potere esercitato per un fine diverso da quello in vista del quale esso era stato attribuito. Latto conforme al dettato normativo quanto alla competenza dellorgano, alla forma, ai singoli elementi costitutivi. Ma esso contrasta con i fini perseguiti dalla norma sulla base del quale stato emanato, dato che lorgano che ha agito ne ha fatto un applicazione diversa da quella voluta dalla norma e contrastante con i principi che dovevano ispirare la sua azione. Laccento quindi posto sui motivi che hanno guidato lorgano nellesercizio dei suoi poteri, attraverso la ricerca delle intenzioni di chi ha posto in essere latto. LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA: i) DELLE ISTITUZIONI ii)DEGLI STATI MEMBRI iii) DEI SOGGETTI PRIVATI Il controllo di legittimit sugli atti delle istituzioni comunitarie non esercitato dufficio dalla corte, ma deve essere attivato con la presentazione di un apposito ricorso. A tal fine sono legittimati ad agire le istituzioni dellUnione, gli Stati membri e i soggetti di diritto interno. i) la legittimazione attiva delle istituzioni: inizialmente, il diritto di ricorso era concesso solo al Consiglio e alla Commissione, ma la situazione cambiata a seguito della giurisprudenza della Corte e dellevoluzione del riparto delle competenze. Gi la prima aveva esteso la legittimazione attiva al Parlamento europeo, successivamente lo stesso Trattato ha preso atto di tale evoluzione ed oltre a formalizzare la nuova situazione, ha esteso quel diritto alla Corte dei Conti, alla BCE e al Comitato delle regioni.

ii) ricorso degli Stati membri: anche questi, come le istituzioni, sono ricorrenti privilegiati, cio che la loro legittimazione attiva piena e soprattutto che essi non sono tenuti ad allegare un interesse materiale per chiedere lannullamento dellatto impugnato. La legittimazione ad agire riservata allo Stato nella sua unit ed in particolare alle autorit di governo; essa non spetta quindi ai singoli organi, n alle articolazioni interne dello Stato iii) anche i soggetti di diritto interno possono sollecitare il controllo della Corte sulla legittimit degli atti dellUnione. I Trattati hanno imposto alcune specifiche condizioni per la ricevibilit del ricorso. Il problema che fin dallinizio tali condizioni sono apparse troppo severe: il Trattato non si limitato a subordinare lammissibilit del ricorso dei privati alla co ndizione che essi possano invocare una lesione attuale e diretta di un interesse giuridicamente tutelato, esso ha imposto ulteriori limitazioni sia quanto alla natura dellatto impugnato, sia quanto al particolare tipo di rapporto che deve intercorrere fra latto stesso e il ricorrente, rendendo cos assai difficile, se non impossibile, limpugnabilit degli atti comunitari aventi portata generale. Secondo la nuova disciplina, una persona fisica o giuridica pu ora proporre un ricorso contro gli atti adottati nei suoi confronti o che la riguardano direttamente e individualmente, e contro gli atti regolamentari che la riguardano direttamente e che non comportano alcuna misura desecuzione. La prima parte della disciplina, innanzitutto, abbandona il sistema della limitativa indicazione degli atti impugnabili, tali atti per sono impugnabili, ancora una volta, solo se presi nei confronti del ricorrente o, in caso diverso, se lo riguardino direttamente e individualmente. Ma laspetto pi interessante della disposizione lultima parte, nella quale viene tolta per gli atti regolamentari la condizione della lesione individuale della situazione giuridica del ricorrente, dato che si esige solo che latto non comporti misure di esecuzione. I TERMINI PER IL RICORSO Il ricorso deve essere presentato entro due mesi a partire dalla pubblicazione dellatto o dalla notifica dello stesso al proprio destinatario o comunque dal momento in cui il soggetto ne ha avuto conoscenza. A tale termini vanno aggiunti i c.d. termini di distanza che sono un certo numero di giorni che varia secondo la distanza dello Stato dalla sede della Corte. La proposizione del ricorso non sospende lesecuzione dellatto impegnato, fino al loro annullamento ad opera della Corte, quindi, e salvo leventuale revoca da parte delle istituzioni che li hanno emanati, quegli atti esplicano una piena efficacia; la Corte pu tuttavia concedere in via provvisoria la sospensione dellesecuzione dellatto quando reputi che le circostanze lo richiedano. LA SENTENZA DI ANNULLAMENTO ED I SUOI EFFETTI In caso di accoglimento del ricorso, la Corte dichiara nullo e non avvenuto latto impugnato; tuttavia, ove lo ritenga necessario, essa pu precisare gli effetti dellatto annullato che devono essere considerati definitivi. La Corte non ha alcun potere di condanna nei confronti dellistituzione convenuta, non pu imporle alcun comportamento specifico, non pu modificare o sostituire latto impugnato: essa pu solo pronunciare lannullamento di tale atto.

La sentenza ha efficacia assoluta, in quanto elimina latto dal mondo del diritto con effetti erga omnes e sin dal momento in cui stato emanato. Considerare latto come non avvenuto significa che devessere ricostruita la situazione giuridica precedente allemanazione dellatto, eliminando gli effetti da esso gi prodotti e che sopravvivono al momento del suo annullamento. Naturalmente il ripristino della situazione non sempre possibile e opportuno: va tenuto presente che il provvedimento annullato pu aver prodotto una serie di effetti diretti o indiretti la cui eliminazione, seppur possibile, potrebbe risultare ingiusta e contraria al principio della certezza del diritto e dei rispetto dei diritti acquisiti. Lo stesso Trattato consente alla Corte, ove lo reputi necessario, di considerare definitivi degli effetti prodotti dallatto annullato. Tali effetti, non procedono dal regolamento annullato, ma derivano dalla pronuncia giurisdizionale. Questipotesi va tenuta distinta dallannullamento parziale. In conseguenza della sentenza della Corte, listituzione da cui emana latto annullato deve prendere i provvedimenti necessari ad assicurare la piena osservanza della sentenza. La stessa disposizione prevede lobbligo di rispristino della situazione precedente non esclude leventualit di un risarcimento dei danni. LACCERTAMENTO INCIDENTALE DELLA ILLEGITTIMITA DI UN ATTO Il Trattato prevede la possibilit che una parte (ma non escluso che possa farlo dufficio anche la Corte) eccepisca lillegittimit di un atto dellUnione in occasione di un giudizio nel corso del quale tale atto venga in rilievo, al fine di provocarne almeno la disapplicazione nel procedimento in corso. Questa possibilit subordinata alla sussistenza di varie condizioni: essa non pu essere usata per aggirare il sistema dei ricorsi di annullamento (sicch non potr essere sollevata da un soggetto che, in relazione alla natura e agli effetti dellatto, avesse avuto titolo per chiederne direttamente lannullamento alla Corte), occorre che la controversia oggetto del giudizio metta in causa direttamente latto. Nessun limite posto per i soggetti, purch siano parti della causa. Effetti: incidono sullefficacia dellatto solo ai fini di quel giudizio e solo per gli aspetti dellatto che vengono in rilievo. Non solo permangono invariati gli effetti gi prodotti dallatto, ma questo, bench riconosciuto illegittimo, conserva in linea teorica unimmutata efficacia ai fini delle sue successive applicazioni. In pratica per, laccertamento operato dalla Corte non resta senza conseguenze. Listituzione difficilmente potr ignorare la pronuncia della Corte , si per ragioni di correttezza, sia per evitare che una serie di eccezioni di illegittimit rendano nella pratica inoperante latto.

I RICORSI IN CARENZA IN GENERALE Altra ipotesi di controllo giurisdizionale sui comportamenti degli organi dellUnione, non attivi ma bens omissivi. Il Trattato, con riguardo alle ipotesi cui gli organi dellUnione si astengano, in violazione dello stesso Trattato, dallemanare un atto, consente agli Stati membri, alle altre istituzioni e alle persone fisiche e giuridiche di adire la Corte, dopo aver messo in mora listituzione, per far constatare lillegittima inazione di questa. Le istituzioni dellUnione alle quali pu essere contestata unomissione sono espressamente individuate da una disposizione e sono tutte quelle che, in virt delle loro specifiche competenze, possono, attraverso i loro comportamenti positivi o negativi, incidere sugli interessi tutelati dal diritto dellUnione. Il ricorso pu essere proposto solo dove tali istituzioni si astengano dal pronunciarsi in violazione dei Trattati. Legittimati a ricorrere sono gli Stati membri, le altre istituzioni e i soggetti di diritto interno. Gli Stati membri godono di uno statuto privilegiato e godono quindi del pi ampio potere dazione, di tali privilegi godono pure le altre istituzioni. Quanto ai ricorsi dei soggetti di diritto interno, il relativo regime incontra limiti anche in questi giudizi, corrispondenti per la gran parte, a quelli indicati a proposito dei giudizi di annullamento; in sostanza questi possono adire la Corte solo nel caso in cui latto omesso avrebbe dovuto avere natura di decisione. GLI ASPETTI PROCEDURALI Il ricorso in carenza subordinato al corretto espletamento di una procedura precontenziosa. I Trattati esigono la previa messa un mora dellistituzione contro la cui inazione si intende ricorrere, sia per darle la possibilit di impedire il ricorso giurisdizionale adottando latto, sia per permettere che sia fissato, con riferimento ad una data precisa, il momento di decorrenza dei termini di ricorso. Dalla messa in mora e, pi precisamente dal giorno successivo a quello in cui listituzione adita ne ha avuto conoscenza, decorre un termine di due mesi, entro il quale la stessa istituzione pu adottare il provvedimento richiesto ed impedire cos il ricorso giurisdizionale. I Trattati prevedono che se, decorso il termine, listituzione non abbia preso posizione, linteressato ha altri due mesi per presentare un ricorso alla Corte. La reazione dellistituzione sar qualificabile come presa di posizione idonea ad interrompere il termine e a precludere il ricorso giurisdizionale, in quanto si traduca in un comportamento suscettibile di essere impugnato innanzi alla Corte attraverso un ricorso di annullamento. Decorso il termine di due mesi si pu adire la Corte, e questo anche se successivamente listituzione dovesse prendere posizione.

La sentenza della Corte che accoglie il ricorso ha natura di sentenza meramente dichiarativa dellillegittimit del comportamento omissivo. Listituzione la cui astensione sia stata dichiarata illegittima deve prendere i provvedimenti necessari ad assicurare la piena osservanza della sentenza. LAZIONE DI DANNI LUnione deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli St ati membri, i danni cagionati dalle sue istituzioni o dai sui agenti nellesercizio delle loro funzioni. Anche le azioni promosse ai fini di tale risarcimento nella competenza del TPI e della Corte. Tali azioni mantengono una precisa autonomia rispetto a quelle, sopra esaminate, rivolte allannullamento dellatto. Essa si differenzia dai ricorsi per annullamento e in carenza perch diretta non gi a far costatare lillegittimo comportamento di unistituzione con effetti erga omnes, ma al risarcimento dei danni da esso provocati. Nella prassi tuttavia le due azioni vengono quasi sempre proposte congiuntamente, ma in ragione della reciproca autonomia, lirricevibilit del ricorso di annullamento non comporta lautomatica irricevibilit dellazioni di danni. Nellipotesi in cui il danno derivi da atti nazionali di attuazione di un provvedimento dellUnione, lesperibilit dellazione di risarcimento innanzi alla Corte si trova subordinata allesaurimento dei rimedi giurisdizionali interni. Legittimazione attiva: le persone fisiche o giuridiche e gli Stati membri senza distinzioni tra ricorrenti privilegiati e non. da escludere che a promuovere lazione possano essere le stesse istituzioni dellUnione, visto il rapporto di immedesimazione con essa. Legittimazione passiva: spetta a tutte le istituzioni ed organi cui possa essere imputato il comportamento illecito che ha provocato il danno, e sar ciascuna di esse a rispondere in giudizio. LE CONDIZIONI PER LA SUA PROMOZIONE Il Trattato fa esplicita menzione dei principi generali comuni ai diritti degli Stati membri per lidentificazione delle condizioni cui subordinata la responsabilit extracontrattuale dellUnione. Nella prassi tuttavia si di raro proceduti in questa direzione, la Corte ha infatti elaborato i criteri rilevanti, pur ispirandosi ai diritti nazionali. In particolare essa ha stabilito che si ha responsabilit aquiliana dellUnione dove si accerti la contestuale presenza dei seguenti presupposti: lilliceit del comportamento contestato alle istituzioni, lesistenza di un danno e un nesso di casualit tra il danno e il comportamento contestato. Va precisato che allorigine della responsabilit dellUnione pu esservi qualsiasi suo comportamento illecito, anche omissivo. Quanto al danno rilevante ai fini qui considerati, la Corte richiede che, oltre ad essere certo ed attuale, esso sia speciale (cio che abbia leso una categoria di soggetti ben individuata), e che la sua entit ecceda lambito dei normali rischi economici insiti nellattivit rilevanti nel caso.

Il risarcimento riguarder danno emergente e lucro cessante. Lazione si prescrive in 5 anni a decorrere dal momento in cui avviene il fatto che da origine al danno. LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE La Corte vanta anche una peculiarissima competenza giurisdizionale a carattere non contenzioso. In virt di questa competenza la Corte pu pronunciarsi in via pregiudiziale su questioni di interpretazione di disposizioni del diritto dellUnione o anche di validit di atti delle istituzioni, a seguito degli appositi rinvii che le giurisdizioni degli Stati membri sono obbligate (in ultima istanza) o autorizzate (negli altri casi) ad operare ove la soluzione di simili questioni sia necessaria per risolvere la controversia. Ha carattere non contenzioso: infatti non attivata su ricorso delle parti di una controversia, ma a seguito del rinvio del giudice nazionale innanzi al quale la controversia pende. Non destinata in principio a risolvere la controversia in atto, ma a fornire gli elementi necessari alla sua soluzione. La controversia che oppone le parti inizia, si sviluppa e si conclude davanti al giudice nazionale , mentre la Corte chiamata a svolgere un ruolo di supporto e di collaborazione per questultimo. La Corte non ha perso mai loccasione per sottolineare che il rapporto tra Corte e giudice nazionale in questambito non di sovra o sottoordinazione ma di collaborazione. I giudici nazionali hanno ben compreso che nessun ridimensionamento del loro ruolo viene dalla sottoposizione di una questione alla Corte di giustizia. LE FINALITA DELLA COMPETENZA PREGIUDIZIALE La previsione di questa competenza fu essenzialmente dovuta, allorigine, ad una finalit ben precisa: assicurare, grazie alla presenza di un organo giurisdizionale ad hoc, luniformit dellinterpretazione del diritto comunitario. Si trattava di evitare una sorta di nazionalizzazione delle regole comuni e della loro interpretazione, con la conseguente e progressiva diversificazione del loro senso e della loro portata da uno Stato allaltro. Essa quindi posta per assicurare il fondamentale principio della certezza del diritto. Con il tempo la competenza pregiudiziale si prestata ad essere utilizzata per finalit assai pi estese: essa ha permesso di andare oltre linterpretazione delle norme, e rilevare i principi cardine dellordinamento giuridico dellUnione. Ma soprattutto la Corte ha saputo utilizzare con grande efficacia la competenza di cui si discute ponendola al centro non solo del sistema giurisdizionale dellUnione, ma pi in generale dei rapporti fra il diritto di questultima e il diritto nazionale e soprattutto dei rispettivi apparati giudiziari, usandola quindi come strumento di cooperazione con i giudici nazionali. La competenza pregiudiziale poi diventata rapidamente uno strumento fondamentale anche per la tutela dei diritti garantiti dal diritto dellUnione ed in particolare per la tutela giudiziaria dei privati, sia nei confronti delle istituzioni europee, sia soprattutto nei confronti del proprio stato membro. Nei confronti delle prime, il rinvio pregiudiziale consente di rimettere in questione la validit di atti di quelle istituzioni anche nei casi in cui ai privati sia precluso impugnarli con un ricorso diretto.

Nei confronti degli Stati, grazie a quello che stato chiamato luso alternativo di questa competenza, e cio attraverso la sottoposizione alla Corte di giustizia di questioni che vertono formalmente sulla portata di un principio o una disposizione del diritto dellUnione, ma che in realt consentono per questa via di mettere in causa una norma o una prassi interna di uno Stato ritenuti non conformi a quel diritto. LE CONDIZIONI PER IL SUO ESERCIZIO I giudizi nazionali possono sottoporre alla Corte sia questioni di interpretazione che questioni di validit. Le prime possono vertere, in principio, su qualsiasi disposizione del diritto dellUnione. In sede di competenza pregiudiziale la Corte non pu interpretare norme o prassi nazionali per pronunciarsi direttamente sulla loro compatibilit con il diritto dellUnione, anche se, come si appena visto, la limitazione si pu aggirare riformulando il quesito come volto a chiarire se la norma europea vada interpretata in un senso che consenta o meno ad uno Stato membro di mantenere norme o prassi del tipo di quelle messe in causa. Il controllo di validit si esercita invece sugli atti delle istituzioni e si sviluppa per lessenziale, anche quanto ai suoi effetti, sul modello del controllo di legittimit svolto nei ricorsi di annullamento. Legittimate ad operare il rinvio pregiudiziale sono le giurisdizioni degli Stati membri di ogni ordine e grado. Se non di ultima istanza, il giudice nazionale ha la facolt di operare il rinvio pregiudiziale, se non lo fa libero di dare una sua interpretazione, se richiesto pu valutarne la validit, e se lesame dovesse concludersi con esito negativo egli dovr astenersi dal dichiarare linvalidit dellatto e dovr deferire la questione a Lussemburgo. Il Trattato ha invece previsto che per le giurisdizioni avverso le quali non possa proporsi un ricorso di diritto interno, il rinvio pregiudiziale costituisca un vero a proprio obbligo. La decisione di sospendere il giudizio nazionale e di sottoporre alla Corte la questione pregiudiziale di esclusiva competenza del giudice nazionale, perch ad esso spetta valutare (su richiesta delle parti o dufficio), se la pronuncia della Corte sia necessaria per emanare la sua decisione nel caso di specie. Restano poi ampi margini di apprezzamento alla Corte sulla ricevibilit dellordinanza di rinvio. GLI ASPETTI PROCEDURALI In sede comunitaria sono autorizzati a partecipare non solo le parti del giudizio a quo, ma anche gli Stati membri, la Commissione, nonch, quando sono in causa atti da essi adottati, il Parlamento europeo, il Consiglio e la BCE. Tutte queste parti possono presentare osservazioni scritte entro due mesi dalla notifica, che devessere loro obbligatoriamente effettuata dalla Corte.

Per motivi di celerit processuale stata istituita in via eccezionale e in caos di urgenza straordinaria, un procedimento accelerato. Ma soprattutto va segnalata la nuova procedura pregiudiziale di urgenza, istituita per ricevere i rinvii nel settore dello Spazio di libert, sicurezza e giustizia, per i quali sembra necessaria una sollecita risposta. La Corte decide di regola con sentenza, ma pu anche adottare unordinanza motivata. La decisione notificata al giudice a quo e alle altre parti cui stata lordinanza di rinvio. Effetti: le sentenze sono obbligatorie per il giudice a quo. Per il resto bisogna distinguere secondo che la Corte si sia pronunciata su questioni di interpretazione di norme dellUnione o di validit degli atti delle istituzioni: - nel primo caso (interpretazione di norme dellUnione) la decisione produce effetti obbligatori per il giudice a quo, tuttavia, il principio di diritto contenuto nella decisione non vincola solo quel giudice, ma si impone con effetti erga omnes, nel senso che la disposizione in causa deve essere da tutti interpretata e applicata come indicato dalla Corte. - nel secondo caso (validit degli atti delle istituzioni) conviene ulteriormente distinguere secondo che essa abbia o meno concluso nel senso della validit dellatto. In caso positivo, lefficacia della sentenza sar limitata alla controversia dedotta nel giudizio a quo, fatta salva evidentemente la facolt per i giudici nazionali di riproporre la medesima questione di validit. Ove invece si sia pronunciata nel senso dellinvalidit, la sentenza della Corte, sebbene non comporti, come nei giudizi di annullamento, che latto sia nullo e non avvenuto, di fatto produce i medesimi effetti. Anzitutto perch, per quanto indirizzata al giudice a quo, essa costituisce per qualsiasi altro giudice un motivo sufficiente per considerare tale atto invalido. In secondo luogo perch anche le istituzioni dellUnione sono tenute ad adottare tutti i provvedimenti che la statuizione contenuta nella sentenza comporta, e ci al pari di quanto accade a seguito di una sentenza di annullamento.

ALTRE COMPETENZE LA COMPETENZA SULLE CONTROVERSIE RELATIVE ALLA FUNZIONE PUBBLICA EUROPEA Il rilievo e gli sviluppi di questo settore di competenza ha portato anche all istituzione di un Tribunale ad hoc. Ai sensi del Trattato la Corte competente a pronunciarsi su qualsiasi controversia che insorga tra lUnione e i suoi agenti, alle condizioni fissate dallapposito Statuto dei funzionari. La prassi giurisprudenziale ha permesso di chiarire lampia portata della competenza della Corte in questo settore. La legittimazione attiva si estende a tutti i dipendenti delle istituzioni dellUnione, ma anche a quei soggetti che aspirano a questo status e quindi hanno partecipato ad un concorso o anche solo presentato domanda. La legittimazione passiva si estende alle istituzioni e tutti gli organi. Oggetto della giurisdizione: la Corte pu giudicare sui ricorsi per lannullamento di un atto delle AIPN (autorit investite del potere di nomina) o per carenza di queste, ma anche sulle azioni per i danni da esse procurate, e su tutti gli aspetti attinenti al rapporto di impiego.

Il ricorso giurisdizionale ora di competenza del TFPE. Esso tuttavia pu essere introdotto solo se linteressato abbia previamente presentato un reclamo allautorit di nomina ed esperito la conseguente procedura amministrativa. LA COMPETENZA IN MATERIA CONTRATTUALE Ha ad oggetto le controversie in materia contrattuale che possono sorgere in relazione allattivit negoziale dellUnione. Ai sensi del Trattato la Corte competente a giudicare in virt di una clausola compromissoria contenuta in un contratto di diritto pubblico o di diritto privato stipulato dallUnione o per conto di questa. Si ritenuto di dover lasciare le parti libere di decidere se sussistono eventuali ragioni che inducano a rendere preferibile un intervento del giudice dellUnione. IL POTERE DI PRONUNCIARE LE DIMISSIONI DI UFFICIO DI MEMBRI DEGLI ORANI DELLUNIONE Rientra tra le attribuzioni di natura giurisdizionale la competenza riconosciuta alla Corte di dimettere dufficio (o revocare loro i vantaggi pensionistici) i membri della stessa Corte, nonch quelli della Commissione, della Corte dei conti, del Mediatore europeo e del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, che non rispondano pi ai requisiti richiesti per lesercizio delle loro funzioni o siano venuti meno agli obblighi derivanti dalla loro carica. La decisione presa dalla Corte in seduta plenaria. LA FUNZIONE CONSULTIVA In casi molto limitati ma non di secondo piano. In particolare, in relazione alla procedura di conclusione di accordi internazionali dellUnione, nel corso della quale pu essere richiesto alla Corte un parere sulla compatibilit dellaccordo con il Trattato. Se il parere negativo, laccordo entrer in vigore solo se vengano apportate, con le apposite procedure formali, le modifiche rese necessarie dal parere della Corte. LA TUTELA GIUDIZIARIA IN AMBITO NAZIONALE I giudizi nazionali si sono visti attribuire, grazie agli sviluppi del processo di integrazione europea, un crescente e fondamentale ruolo per la tutela delle situazioni giuridiche individuali fondate sul diritto dellUnione. LAZIONE DELLA CORTE PER GARANTIRE LA TUTELA GIURISDIZIONALE EFFETTIVA DEI PRIVATI. IN GENERALE Il punto di partenza che il principio di tutela giurisdizionale costituisce un principio generale di diritto dellUnione. La tutela giudiziaria delle situazioni giuridiche soggettive garantite dal diritto dellUnione deve essere anzitutto assicurata con gli strumenti predisposti dagli e negli Stati membri. La Corte ha preteso che lo stato membro non solo assicuri la corretta applicazione delle norme dellUnione, ma appresti anche e renda concretamente operante un sistema di rimedi giurisdizionali e di procedimenti intesi a garantire in modo pieno ed effettivo la tutela delle dette situazioni giuridiche.

Principio dellautonomia procedurale: in mancanza di una specifica disciplina comunitaria, lordinamento giuridico interno di ciascuno Stato membro che designa il giudice competente e stabilisce le modalit procedurali delle azioni giudiziali intese a garantire la tutela dei diritti spettanti ai singoli in forza delle norme comunitarie aventi efficacia diretta. Questo con la riserva che la libert cos riconosciuta agli Stati membri non pu esercitarsi in modo tale da mettere a rischio leffettiva e piena tutela dei privati. Principio di equivalenza: quando si tratta di diritti fondati su norme dellUnione, gli ordinamenti nazionali non possono disporre liberamente in ordine alla portata e alle modalit di detta tutela, ma hanno lobbligo di assicurare alla stessa condizioni che non siano meno favorevoli di quelle che riguardano ricorsi analoghi di natura interna. Principio di effettivit: gli Stati non devono rendere in pratica impossibile o eccessivamente difficile lesercizio dei diritti conferiti dallordinamento giuridico comunitario. PROFILI CRITICI. IL RIESAME DELLE SENTENZE E DELLE DECISIONI NAZIONALI DEFINITIVE. LA C.D. GIURISPRUDENZA LUCCHINI In una serie di sentenze la Corte ha stabilito che i principi generali del diritto dellUnione, ed in particolare quello di leale cooperazione, impongono, a determinate condizioni, di riesaminare una decisione nazionale definitiva rivelatasi contraria al diritto dellUnione a seguito di una successiva pronuncia della Corte. Si quindi dedotto che tale orientamento giurisprudenziale implicherebbe un superamento o un affievolimento del tradizionale e generale principio dellintangibilit del giudicato interno. Va sottolineato che la Corte per prima evidenzia limportanza che il principio dellautorit della cosa giudicata riveste nellordinamento dellUnione e negli ordinamenti nazionali. Va poi sottolineato che tra le condizioni alle quali la Corte subordina lobbligo di riesame assume importanza fondamentale il fatto che lorgano nazionale adito disponga, in virt del proprio ordinamento interno, del potere di revisione di una decisione definitiva per violazione di una norma di diritto. In altre parole il diritto dellUnione deve poter beneficiare dinanzi al giudice nazionale dei medesimi strumenti processuali eventualmente applicabili in circostanze analoghe a controversia di natura puramente interna. Sentenza Lucchini: baster sottolineare che in questo caso venivano messe in discussione non solo le fondamenta della disciplina comunitaria degli aiuti di Stato, ma lo stesso primato del diritto dellUnione. In effetti, la sentenza nazionale passat a in giudicato e rimessa in causa dalla Corte non solo aveva legittimato un aiuto di Stato in clamoroso spregio del potere esclusivo della Commissione europea di valutare la compatibilit dellaiuto, ma lo aveva fatto senza tenere minimamente conto della decisione di tale istituzione che aveva dichiarato lincompatibilit dellaiuto. LA TUTELA CAUTELARE Va segnalata la posizione assunta dalla Corte in ordine alla tutela cautelare che gli Stati membri devono assicurare alle situazioni giuridiche soggettive che derivano da norme dellUnione.

La Corte chiar che leffetto utile dellattuale art 267 TFUE sarebbe ridotto se il giudice nazionale che sospende il procedimento in attesa della pronuncia della Corte sulla sua questione pregiudiziale non potesse concedere provvedimenti provvisori fino al momento in cui ci pronuncia in esito alla soluzione fornita dalla Corte. Ancora la Corte: la piena efficacia del diritto comunitario sarebbe del pari ridotta se una norma di diritto nazionale potesse impedire al giudice chiamato a dirimere una controversia disciplinata dal diritto comunitario di concedere provvedimenti provvisori allo scopo di garantire la piena efficacia della pronuncia giurisdizionale sullesistenza dei diritti invocati in forza del diritto comun itario. Col risultato che in tali situazioni il giudice tenuto a disapplicare la norma interna che osti alla concessione di provvedimenti provvisori. IL RISARCIMENTO DEI DANNI PROVOCATI DA VIOLAZIONE DEL DIRITTO DELLUNIONE La Corte: sarebbe messa a repentaglio la piena efficacia delle norme comunitarie e sarebbe infirmata la tutela dei diritti da esse riconosciute se i singoli non avessero la possibilit di ottenere un risarcimento ove i loro diritti siano lesi da una violazione del diritto comunitario imputabile ad uno Stato membro... Ne consegue che il principio della responsabilit dello Stato per danni causati ai singoli da violazioni del diritto comunitario ad esso imputabili inerente al sistema dei Trattati e trova il suo fondamento anche nellart. 5 (ora art. 4 par. 3 TUE) del Trattato. Enunciato chiaramente nella sentenza Francovich, il principio si via via precisato con la successiva giurisprudenza sia quanto al fondamento e alla portata della responsabilit dello Stato, sia quanto allo condizioni in presenza delle quali questa pu sorgere e alle modalit della tutela: la Corte ha anzitutto chiarito che il principio va applicato indipendentemente dalla natura dellorgano che ha posto in essere lazione o lomissione, sicch la responsabil it pu derivare anche da fatti imputabili al legislatore nazionale, al di l e a prescindere dalla configurabilit nei singoli ordinamenti di un illecito a carico del potere legislativo. Secondo la Corte poi ha fatto notare che in considerazione del ruolo essenziale svolto dal potere giudiziario nella tutela dei diritti che ai singoli derivano dalle norme comunitarie, la piena efficacia di queste ultime verrebbe rimessa in discussione e la tutela dei diritti che esse riconoscono sarebbe affievolita se fosse escluso che i singoli possano, a talune condizioni, ottenere un risarcimento allorch i loro diritti sono lesi da una violazione del diritto comunitario imputabile ad una decisione di un organo giurisdizionale di ultimo grado di uno Stati membro. Ai fini di questa responsabilit la Corte richiede la sussistenza di tre condizioni: la norma dellUnione deve essere preordinata ad attribuire diritti a favore dei singoli; deve trattarsi di una violazione grave e manifesta; deve esistere un nesso di casualit tra la violazione dellobbligo incombente allo Stato membro e il danno subito. VALUTAZIONI CONCLUSIVE. LE C.D. DISCRIMINAZIONI A ROVESCIO Grazie alla descritta giurisprudenza, la Corte ha saputo creare intorno alle situazioni giuridiche tutelate dal diritto dellUnione una solida rete di protezione, che, almeno in principio, assicura per quelle situazioni forme effettive di garanzia. Grazie a tale giurisprudenza, gli Stati membri non godono pi di quella sorta di impunit che la mancanza di concreti strumenti di tutela aveva loro offerto per lungo tempo.

Se, infatti, la violazione riguarda disposizioni dellUnione direttamente applicabili, i soggetti potranno far valere le proprie pretese davanti ai giudici nazionali ed aspirare cos ad una protezione piena ed effettiva, sia in via definitiva che cautelare. Ma essi potranno altres chiedere anche leventuale risarcimento dei danni. A fronte di questi risultati, generalmente apprezzati, un altro se ne prodotto che ha invece suscitato qualche perplessit. Si allude al fatto che questa sorta di ombrello europeo volto a rinvigorire la tutela dei privati quando rivendicano diritti fondati su no rme dellUnione, si presta a determinare allinterno di uno Stato membro situazioni di disparit in danno dei soggetti di tale Stato che, pur vantando le medesime pretese, non abbiano per fatto uso delle libert sancite dai Trattati e quindi non possono usufruire dei conseguenti diritti conferiti dalla normativa dellUnione; con il risultato che lapplicazione di questultima si traduce in simili casi in una discriminazione a vantaggio degli omologhi soggetti stranieri, c.d. discriminazioni alla rovescia. La Corte a riguardo si sempre espressa nel senso di non possum in quanto situazioni giuridiche puramente interne. Non v dubbio che allo stato attuale delle cose, il rimedio alla descritta situazione debba essere ricercato sul piano nazionale.

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