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N O R M A I T A L I A N A CEI

Norma Italiana

CEI 31-11
Data Pubblicazione Edizione
1997-10 Prima
Classificazione Fascicolo
31-11 3711 R
Titolo
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
Modo di protezione «n»

Title
Electrical apparatus for potentially explosive atmospheres
Type of protection «n»

IMPIANTI E SICUREZZA DI ESERCIZIO

NORMA TECNICA

COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
Le presente Norma contiene le prescrizioni per la costruzione, la valutazione e la prova di costruzioni elet-
triche con modo di protezione «n» che quando funzionano entro i limiti delle loro caratteristiche nominali,
non sono capaci di provocare l’accensione di una atmosfera esplosiva circostante.
La presente Norma costituisce la ristampa senza modifiche, secondo il nuovo progetto di veste editoriale,
della Norma pari numero ed edizione (Fascicolo 746).

DESCRITTORI
materiale elettrico; atmosfera potenzialmente esplosiva; atmosfera esplosiva; protezione contro le
esplosioni; norme specifiche; sicurezza intrinseca «n»; sistemi a sicurezza intrinseca «n»;

COLLEGAMENTI/RELAZIONI TRA DOCUMENTI


Nazionali

Europei

Internazionali (PEQ) IEC 79-15:1987-06;


Legislativi

INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 31-11 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.

Stato Edizione In vigore Data validità 1985-12-31 Ambito validità Nazionale


Varianti Nessuna
Ed. Prec. Fasc. Nessuna

Comitato Tecnico 31-Materiali antideflagranti


Approvata dal Presidente del CEI in Data 1985-10-2
in Data

Sottoposta a inchiesta pubblica come Progetto P. 482 Chiusa in data 1984-4-30

Gruppo Abb. 2 Sezioni Abb. A


ICS

CDU

LEGENDA
(PEQ) La Norma in oggetto recepisce con modifiche le Norme indicate dopo il riferimento (PEQ)

© CEI - Milano 1997. Riproduzione vietata.


Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente Documento può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza il consenso scritto del CEI.
Le Norme CEI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edizioni sia di varianti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ultima edizione o variante.
INDICE GENERALE
Rif. Argomento Pag.

SEZIONE
1 GENERALITÀ 1

1 OGGETTO E SCOPO 1

2 CAMPO DI APPLICAZIONE 1

3 DEFINIZIONI 1

4 PRESCRIZIONI GENERALI 3
4.1 Sorgente potenziale di accensione ............................................................................................................................. 3
4.2 Gruppi delle costruzioni elettriche ............................................................................................................................. 3
4.3 Classi di temperatura ............................................................................................................................................................ 3
Tab. 1 Classificazione delle massime temperature superficiali ............................................................................... 4

SEZIONE
2 PRESCRIZIONI PER TUTTE LE COSTRUZIONI ELETTRICHE 4

5 CONFORMITÀ AD ALTRE NORME 4

6 CUSTODIE 5
Tab. 2 Prova di resistenza all’urto ................................................................................................................................................ 6

7 ELEMENTI DI CONNESSIONE 7
7.1 Elementi di connessione per circuiti esterni ........................................................................................................ 7
7.2 Elementi di connessione per circuiti interni ........................................................................................................ 8

8 PROVE DI TENSIONE APPLICATA 9


Tab. 3 Minime distanze in aria, superficiali e attraverso l’isolamento ............................................................... 9

9 DISTANZE IN ARIA, SUPERFICIALI E ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO 10

10 CONTRASSEGNI 10

11 DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ 11

SEZIONE
3 PRESCRIZIONI SUPPLEMENTARI PER COSTRUZIONI ELETTRICHE
CONSIDERATE NON SCINTILLANTI 12

12 MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI 12

13 FUSIBILI E INSIEMI DI FUSIBILI 13

14 PRESE A SPINA 14

15 APPARECCHI D’ILLUMINAZIONE 14

16 STRUMENTI E COSTRUZIONI ELETTRICHE DI BASSA POTENZA 16

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SEZIONE
4 PRESCRIZIONI PER COSTRUZIONI ELETTRICHE CHE PRODUCONO ARCHI,
SCINTILLE O ELEVATE TEMPERATURE SUPERFICIALI DURANTE IL SERVIZIO NORMALE 16

17 DISPOSITIVI DI INTERRUZIONE IN CELLA CHIUSA E COMPONENTI NON INNESCANTI 16


17.1 Criteri di costruzione ........................................................................................................................................................... 16
17.2 Preparazione del campione prima delle prove ............................................................................................... 17
17.3 Prova di tipo .............................................................................................................................................................................. 17

18 DISPOSITIVI A CHIUSURA ERMETICA 18

19 DISPOSITIVI A TENUTA 18

20 LIMITAZIONE DI ENERGIA 19
Tab. 4 Corrente nel circuito di taratura .................................................................................................................................. 19
20.10 Massimi livelli di tensione e corrente ..................................................................................................................... 21

21 CUSTODIE A RESPIRAZIONE LIMITATA 21


21.1 Prescrizioni costruttive ....................................................................................................................................................... 21
21.2 Prove di tipo .............................................................................................................................................................................. 22

APP ENDIC E
A CURVE LIMITE DI ACCENSIONE 24
Fig. A1 Circuiti praticamente non induttivi.
Applicabile a tutti i circuiti contenenti cadmio,
zinco, magnesio o alluminio ......................................................................................................................................... 24
Fig. A2 Circuiti praticamente non induttivi.
Applicabile a circuiti non contenenti cadmio, zinco, magnesio o alluminio ............................. 25
Fig. A3 Circuiti capacitivi. Le curve corrispondono a valori di resistenze limitatrici di corrente
come indicato. La curva segnata Sn è applicabile solo a circuiti non contenenti
cadmio, zinco, magnesio o alluminio ..................................................................................................................... 26
Fig. A4 Circuiti capacitivi. Le curve corrispondono a valori di resistenze limitatrici di corrente
come indicato. La curva Sn è applicabile solo a circuiti non contenenti
cadmio, zinco, magnesio o alluminio ..................................................................................................................... 27
Fig. A5 Circuiti induttivi. Applicabile a tutti i circuiti contenenti cadmio, zinco,
magnesio o alluminio ......................................................................................................................................................... 28
Fig. A6 Circuiti induttivi. Applicabile a circuiti non contenenti cadmio, zinco,
magnesio o alluminio ......................................................................................................................................................... 29
Fig. A7 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e tensione a vuoto Vo ...................................... 30
Fig. A8 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e tensione a vuoto Vo ...................................... 31
Fig. A9 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e induttanza L ........................................................ 32
Fig. A10 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e induttanza L ........................................................ 33

APP ENDIC E
B CUSTODIE A RESPIRAZIONE LIMITATA 34
B.1 Tecnica della respirazione limitata ............................................................................................................................ 34
B.2 Principi della tecnica ........................................................................................................................................................... 34
B.3 Definizione dei termini ...................................................................................................................................................... 34
B.4 Teoria e prescrizioni di prova ...................................................................................................................................... 35
B.5 Calcolo ........................................................................................................................................................................................... 36
Tab.B 1 Proprietà di alcune sostanze infiammabili correlate al fattore di respirazione limitata (s) 37
Fig. B1 Fattore di respirazione limitata S. Nell’uso del nomogramma se ts è minore di 40 °C
si utilizza il valore di 40 °C ............................................................................................................................................. 41
Fig. B2 Custodie a respirazione limitata - Metodo di prova ..................................................................................... 42

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1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

1 OGGETTO E SCOPO

La presente Norma contiene le prescrizioni per la costruzione, la valutazione e la


prova di costruzioni elettriche con modo di protezione «n» che, quando funzio-
nano entro i limiti delle loro caratteristiche nominali, non sono capaci di provo-
care l’accensione di una atmosfera esplosiva circostante.
Le prescrizioni che si riferiscono alle costruzioni elettriche non scintillanti sono
contenute nelle Sezioni da 1 a 3.
La Sezione 4 contiene prescrizioni particolari relative alle parti di costruzioni
elettriche o di circuiti che producono in servizio normale archi, scintille o elevate
temperature superficiali e che devono pertanto essere opportunamente protette
affinché il rischio di accensione di una atmosfera esplosiva esterna sia ridotto ad
un livello accettabile.

2 CAMPO DI APPLICAZIONE

Questo modo di protezione è idoneo per i luoghi con atmosfere potenzialmente


esplosive precisati nella Norma CEI 64-2.

3 DEFINIZIONI

Ai fini della presente Norma valgono le definizioni seguenti.

3.1 Modo di protezione «n»


Modo di protezione della presente Norma che, applicato alle costruzioni
elettriche, le rende incapaci, durante il servizio normale, di provocare l’accen-
sione di una miscela esplosiva circostante.

3.2 Servizio normale


Una costruzione elettrica con modo di protezione «n» si considera in servizio nor-
male quando è conforme alle specifiche costruttive meccaniche ed elettriche del
progetto ed è utilizzata entro i limiti specificati dal costruttore.

3.3 Custodia
Come 2.16 della Norma CEI 31-8 (1978).

3.4 Custodia a respirazione limitata


Custodia prevista per impedire o limitare l’ingresso dei gas.

3.5 Dispositivo d’interruzione in cella chiusa


Un dispositivo che racchiude contatti che aprono e chiudono un circuito elettrico
a tensione non superiore a 660 V e a corrente non superiore a 15 A, che ha un
volume libero interno non superiore a 20 cm3 e che è in grado di sopportare una

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esplosione interna di gas o vapori infiammabili che possono penetrarvi senza su-
bire danni e senza trasmettere l’esplosione interna all’atmosfera circostante di gas
o vapori infiammabili.
Nota Il dispositivo di interruzione in cella chiusa ha un modo di protezione analogo al modo di pro-
tezione «d».

3.6 Componente non innescante


Componente diverso da un dispositivo di interruzione in cella chiusa con contatti
di apertura e chiusura di circuiti potenzialmente innescanti nel quale o il mecca-
nismo di contatto o la custodia nella quale i contatti sono racchiusi è costruito in
modo da prevenire l’accensione dei gas o vapori infiammabili prescritti nelle
condizioni di servizio specificate.
I componenti non innescanti devono presentare valori nominali non superiori a
250 V e 15 A ed avere un volume libero interno non maggiore di 20 cm3.
Nota Un componente non innescante è limitato nell’uso a circuiti di uguale o minor pericolo di
quelli per i quali è stato dimostrato incapace di provocare un’accensione.

3.7 Dispositivo a chiusura ermetica


Dispositivo costruito in modo tale da impedire l’ingresso dell’atmosfera perico-
losa esterna al proprio interno e nel quale la chiusura è realizzata per fusione,
come ad es. saldatura a stagno, brasatura, saldatura ad arco o fusione di vetro su
metallo.

3.8 Dispositivo a tenuta


Dispositivo costruito in modo da non poter essere aperto durante il servizio nor-
male, avente un volume libero interno inferiore a 100 cm3 e sigillato in modo da
prevenire efficacemente l’ingresso dell’atmosfera pericolosa esterna.

3.9 Limitazione di energia


Principio applicato ai circuiti nei quali nessuna scintilla o effetto termico prodotto
nelle condizioni di prova prescritte è capace di provocare l’accensione di una
data atmosfera esplosiva.
Nota È un modo di protezione analogo al modo di protezione «i».

3.10 Distanza superficiale


Minima distanza tra due parti conduttrici misurata sulla superficie del materiale
isolante.
Nota Un giunto tra due pezzi di materiale isolante è considerato come facente parte della superficie.

3.11 Distanza attraverso l’isolamento


Minima distanza tra due parti conduttrici attraverso un materiale isolante solido.

3.12 Distanza in aria


Minima distanza in aria tra due parti conduttrici rappresentata da una corda tesa
tra queste parti.

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3.13 Atmosfera potenzialmente esplosiva
Come 2.2 della Norma CEI 31-8 (1978).

3.14 Atmosfera esplosiva


Come 2.3 della Norma CEI 31-8 (1978).

4 PRESCRIZIONI GENERALI

4.1 Sorgente potenziale di accensione


La costruzione elettrica non deve, in servizio normale:
1) produrre archi o scintille se essi sono tali da provocare l’accensione di una
atmosfera esplosiva esterna con uno dei metodi di prova indicati nella Sezi-
one 4;
2) sviluppare temperature locali o superficiali superiori al valore massimo am-
messo dalla classe di temperatura della costruzione elettrica se la temperatura
locale o superficiale è tale da provocare l’accensione di un’atmosfera esplosi-
va esterna, con uno dei metodi di prova indicati nella Sezione 4, o se non è
dimostrata in altra maniera la sua sicurezza, come specificato in 4.3.3.
Nota I contatti striscianti sono considerati scintillanti in servizio normale se non sono state adottate
opportune precauzioni, come il fissaggio del contatto stesso al circuito resistivo.

4.2 Gruppi delle costruzioni elettriche


Le costruzioni devono essere del gruppo II.
Le costruzioni elettriche possono essere dei gruppi IIA, IIB o IIC, quando ciò sia
necessario ai fini del criterio di protezione precisato nella presente Norma (vedi
Norma CEI 31-8, art. 3).
Le costruzioni elettriche destinate ad essere utilizzate in presenza soltanto di un
gas particolare, devono essere contrassegnate col simbolo II seguito dal nome o
dalla formula chimica del gas stesso.

4.3 Classi di temperatura

4.3.1 Le costruzioni elettriche delle presenti Norme sono previste per un campo di
temperature ambiente compreso tra –20 °C e 40 °C.
Qualora esse siano idonee per un campo di temperature diverso da questo, dovr-
anno essere contrassegnate con il campo di temperature. La classe di temperatura
deve essere basata sulla massima temperatura ambiente per la quale la costruzi-
one elettrica è progettata.

4.3.2 La massima temperatura di qualunque superficie interna od esterna posta a con-


tatto con l’atmosfera circostante, non deve superare la temperatura limite della
classe specificata in Tab. 1, misurata con le variazioni di tensione di alimenta-
zione ammesse.
Questa prescrizione non si applica alle parti interne dei dispositivi di interruzione
in cella chiusa, delle custodie a respirazione limitata, dei dispositivi a chiusura er-
metica e dei dispositivi a tenuta.

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Tab. 1 Classificazione delle massime temperature superficiali

Classe di temperatura T1 T2 T3 T4 T5 T6
Temp. max superficiale (°C) 450 300 200 135 100 85

4.3.3 La più bassa temperatura delle atmosfere esplosive considerate deve essere supe-
riore alla massima temperatura superficiale.
Tuttavia nel caso di componenti aventi una superficie complessiva non superiore
a 10 cm2 (p. es. transitori o resistori utilizzati in circuiti a bassa energia, protetti
secondo la tecnica della limitazione di energia) la temperatura superficiale può
superare quella della classe di temperatura riportata sulla costruzione elettrica se
non c’è alcun rischio diretto o indiretto di accensione a causa di questi compo-
nenti, con un margine di sicurezza di:
50 °C per T1, T2, T3;
25 °C per T4, T5, T6.
Questo margine di sicurezza deve essere garantito per esperienza derivata da
componenti similari o a seguito di prove di costruzione elettriche eseguite in pre-
senza di miscele esplosive rappresentative.
Nota Durante la prova il margine di sicurezza può essere ottenuto aumentando la temperatura am-
biente.
Per altre costruzioni elettriche, temperature superficiali più elevate di quelle indi-
cate dalla classe di temperatura indicata in targa, sono ammesse, se è dimostrato
attraverso prove che la massima temperatura superficiale è almeno 50 °C più bas-
sa della più bassa temperatura alla quale l’accensione della specificata miscela
esplosiva gas-aria, o altra miscela, può aver luogo nelle previste condizioni di
servizio. Ciò è valido soltanto per i gas e vapori infiammabili specificati nella
documentazione che accompagna la costruzione elettrica, la quale deve indicare
in targa la restrizione di applicazione.

4.3.4 Se una costruzione elettrica è progettata per una particolare applicazione o per
una massima temperatura superficiale superiore a 450 °C, la temperatura limite
delle superfici accessibili deve essere marchiata sulla costruzione in accordo con
le prescrizioni dell’art. 10.

4.3.5 I componenti ausiliari degli apparecchi di illuminazione devono essere classificati


nelle condizioni di lampada guasta, per esempio in fase di esaurimento, se ciò
può provocare maggiori sovratemperature incontrollate.
Nota «Incontrollata» significa una più elevata temperatura superficiale che abbia una durata signi-
ficativamente lunga, ad es. 1 h.

4.3.6 Gli apparecchi di illuminazione devono essere marchiati con il tipo e le caratte-
ristiche nominali della lampada appropriata alla classe di temperatura.

2 PRESCRIZIONI PER TUTTE LE COSTRUZIONI ELETTRICHE


S E Z I O N E

5 CONFORMITÀ AD ALTRE NORME

Le costruzioni elettriche devono rispondere alle norme specifiche ad esse relative


e devono essere idonee per uso industriale.

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Le costruzioni elettriche con modo di protezione «n» devono essere inoltre con-
formi alle prescrizioni della presente Norma. Le prescrizioni di prove specifiche
possono non essere applicate se giudicate non necessarie per la sicurezza e se ne
viene data giustificazione nella documentazione.
Note: 1 Se la costruzione elettrica deve sopportare condizioni di servizio particolarmente severe
(ad es. manipolazioni brusche, effetti dell’umidità, variazioni di temperatura dell’aria
ambiente, dei gas o vapori, ecc.), queste devono essere concordate tra l’utilizzatore ed il co-
struttore.
2 Nella scelta delle apparecchiature elettriche, l’utilizzatore dovrebbe tener conto dell’influ-
enza delle polveri e delle temperature di carbonizzazione delle polveri combustibili che
possono depositarsi in strati superficiali.

6 CUSTODIE

6.1 Le costruzioni elettriche devono essere provviste di un’adeguata custodia.


Nota Una custodia può essere a chiusura ermetica, a respirazione limitata, a respirazione non limi-
tata o risultare da una loro combinazione.

6.2 Custodie contenenti parti nude in tensione e parti isolate destinate soltanto per
l’interno, devono avere un grado di protezione non inferiore a IP 4X (*) e IP 2X(*)
rispettivamente.
Per impieghi all’esterno sono in generale necessari gradi di protezione più ele-
vati. Per esempio le custodie contenenti parti nude in tensione richiedono nor-
malmente un grado di protezione non inferiore a IP 54(*) e le custodie contenenti
soltanto parti isolate richiedono normalmente un grado di protezione non inferi-
ore a IP 44(*).
Adeguati riferimenti devono essere riportati nella documentazione della costruzi-
one elettrica.
Un grado di protezione più elevato sarà applicato a tipi particolari di costruzione
quando indicato nella presente Norma.
Le costruzioni elettriche previste per l’installazione nei luoghi che assicurano una
protezione adeguata contro l’ingresso o corpi solidi estranei di liquidi, come ad
esempio una seconda custodia, una sala controllo, una sala pressurizzata o un lu-
ogo protetto, oppure dove la sicurezza non può essere compromessa da contatto
con liquidi o corpi solidi estranei come ad esempio per i rilevatori meccanici re-
sistivi (strain gauges), le termocoppie e le termoresistenze, non devono necessar-
iamente essere conformi alle prescrizioni di cui sopra.

6.3 Le custodie devono essere capaci di soddisfare le prescrizioni relative alla prova
d’urto, specificate nelle norme in uso nell’industria.
Qualora non esistano norme relative ad apparecchiature particolari, o non esis-
tono prescrizioni di prova d’urto, si applicano le seguenti prescrizioni:
n una massa di 1 kg o di 0,25 kg, a seconda della necessità, deve essere lasciata
cadere verticalmente da un’altezza h tale che l’energia di impatto E corrispon-
da al valore della tab. 2 (h = E/10; con h in metri ed E in joule). La massa
deve essere provvista di una testa di forma emisferica di 25 mm di diametro:
n in poliammide (nailon 6,6), durezza Rockwell R100 (alla temperatura di
23 °C ± 2 °C e 50% ± 5% di umidità relativa) per la prova di parti tra-
sparenti delle custodie;

(*) Norme CEI 70-1 e altre Norme specifiche quali, ad es., IEC 144 (1963) e IEC 34-5 (1981).

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n in acciaio temperato per la prova delle altre parti delle custodie.
Nota Prima di ogni prova è necessario controllare che la superficie della testa d’urto sia in buone
condizioni; essa deve essere cambiata il più spesso possibile, e nel caso della testa in poliam-
mide, almeno ogni 100 urti.
La Tab. 2 specifica i casi nei quali deve essere effettuata al prova.

Tab. 2 Prova di resistenza all’urto

Energia d’urto (joule)

Prova eseguita su: Rischio di danneggiamento meccanico

Elevato Basso

1) Parti trasparenti con gabbia di protezione


(provate senza gabbia) 1(*) 0,5(*)
2) Parti trasparenti senza gabbia 2(*) 1(*)
3) Cappe di protezione di ventole, entrate di
cavo, custodie in materia plastica, custodie
in lega leggera o in fusione di lega leggera – –
n Custodie con pareti di spessore inferiore
a 1 mm 3,5(**) 2(*)
(*) Con massa d’urto di 0,25 kg.
(**) Con massa d’urto di 1 kg.
Nota Se la costruzione elettrica è sottoposta a prove corrispondenti al basso rischio di danneggiamento meccanico
va contrassegnata con la lettera X, in accordo col punto 8 dell’art. 10.

Normalmente la prova deve essere effettuata sulla costruzione elettrica assembla-


ta e pronta per l’uso.
Comunque, se ciò non è possibile per le parti trasparenti, la prova deve essere
eseguita su tali parti smontate, ma fissate sul loro telaio o su un telaio equiva-
lente.
In particolare, nel caso di parti trasparenti fissate con cemento o materiale si-
gillante, il telaio equivalente deve comprendere i sigillanti utilizzati.
Per le parti trasparenti in vetro, la prova deve essere effettuata su tre campioni,
provati ciascuno una sola volta.
In tutti gli altri casi devono essere effettuate due prove per campione.
Il punto di impatto è quello considerato più debole.
La costruzione elettrica deve essere montata su una base di acciaio e disposta in
modo che la direzione dell’urto sia normale alla superficie da provare se questa è
piana, o al piano tangente alla superficie nel punto di impatto se questa non è
piana.
La base deve avere una massa di almeno 20 kg o essere rigidamente fissata o in-
serita nel pavimento (per esempio nel calcestruzzo).
La prova deve essere eseguita alla temperatura ambiente di 25 °C ± 10 °C, eccetto
il caso di custodie o parti di custodie di costruzioni elettriche in materia plastica
che devono essere provate a una temperatura superiore di 10 °C alla temperatura
di regime della costruzione elettrica con un minimo di 50 °C e, se necessario, su
un altro campione, ad una temperatura di –25 °C ± 3 °C.
Per le costruzioni elettriche destinate all’uso soltanto all’interno di edifici, la più
bassa temperatura di prova può essere –5 °C ± 3 °C.
In questo caso la costruzione elettrica verrà marchiata di conseguenza, fornendo
i particolari nella documentazione.

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Quando la costruzione elettrica è marchiata con un intervallo di temperatura, le
prove d’urto devono essere eseguite a 10 °C al di sopra del più elevato limite
dell’intervallo e a 5 °C al di sotto del più basso limite dell’intervallo.
Le prove da eseguire ad una temperatura diversa da quella ambiente, devono es-
sere effettuate ponendo il campione in una cella climatica, ad una temperatura al
di sopra di quella prescritta per le prove al limite superiore di temperatura, e al di
sotto della temperatura prescritta per le prove al limite inferiore di temperatura.
Dopo che la temperatura del campione si è stabilizzata, esso viene ritirato dalla
cella climatica, messo sul banco di prova e sottoposto alla prova d’urto al mo-
mento in cui la temperatura (verificata a mezzo di termocoppia) raggiunge il va-
lore prescritto.
Esaminata dopo la prova, la custodia non deve presentare danni significativi. In
particolare le parti nude in tensione non devono essere divenute accessibili.
Qualunque deformazione causata dalle prove non deve impedire il sicuro fun-
zionamento della costruzione elettrica, né ridurre le distanze in aria e superficiali
specificate e il grado di protezione della custodia.
È accettato che danni superficiali, come graffiature di parti verniciate, rotture di
alette di raffreddamento e di altre parti analoghe della costruzione elettrica e pic-
cole ammaccature siano trascurate.
Inoltre, cappe di ventilazione esterne e griglie di protezione devono resistere alle
prove senza spostamenti o deformazioni che possano causare interferenze con le
parti in movimento.
Le custodie a respirazione limitata devono essere ancora in grado di superare le
prove di tipo prescritte all’art. 21.2.

7 ELEMENTI DI CONNESSIONE

Le seguenti prescrizioni si applicano quando la sicurezza dipenda da essi.


Queste prescrizioni non si applicano se gli elementi di connessione sono con-
siderati nelle relative Norme.
(Per prese a spina vedi art. 14).

7.1 Elementi di connessione per circuiti esterni

7.1.1 Le costruzioni elettriche previste per essere collegate a circuiti esterni devono es-
sere dotate di elementi di connessione, ad eccezione di quelle munite di un cavo
non separabile.
I morsetti previsti per le connessioni esterne devono essere costruiti in modo che
i conduttori possano essere efficacemente collegati ad essi e possano essere ser-
rati senza ridurre la loro sezione, così da garantire un fissaggio bloccato e sicuro
contro l’allentamento e la torsione ed una pressione di contatto affidabile nel
tempo. Queste prescrizioni non sono intese ad escludere l’uso di morsetti che af-
fidano la loro integrità contro l’allentamento al solo attrito.
In alternativa i morsetti possono essere idonei per capicorda, a condizione che i
capicorda stessi siano assicurati contro l’allentamento e che il serraggio sia tale
che la pressione di contatto venga mantenuta permanentemente. Quando si usa
questo tipo di morsetto devono essere previsti mezzi che impediscano riduzioni
accidentali delle distanze in aria. Ciò può essere conseguito con l’uso delle bar-
riere di separazione (separatori isolanti) di altezza almeno uguale a quella dei
morsetti.

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7.1.2 I morsetti per i collegamenti esterni devono poter ricevere almeno un conduttore
di grandezza appropriata alla corrente nominale della costruzione elettrica.
Nota Le caratteristiche dell’impianto (caduta di tensione, correnti di guasto, ecc.) possono rendere
necessario l’uso di morsetti adatti per conduttori di sezione maggiore di quella richiesta da
considerazioni di carattere termico.

7.1.3 Le entrate di cavo e di tubo devono essere realizzate in maniera da non compro-
mettere il modo di protezione della costruzione elettrica. Ciò si deve applicare
all’intera gamma di diametri di cavo specificati dal costruttore delle entrate di
cavo come adatti per uso con le entrate stesse.
Le entrate di cavo devono prevedere:
a) il passaggio del cavo attraverso la parete della custodia senza danneggiamen-
to del cavo stesso; e
b) se necessario, il serraggio del cavo e il collegamento a massa di schermo,
guaina o armatura metallici.
Le entrate per cavi flessibili non devono avere angoli taglienti capaci di danneg-
giare il cavo quando esso viene mosso in ogni direzione con un angolo di 90°
rispetto all’asse del cavo. Il punto di entrata deve essere arrotondato in modo tale
che il raggio di curvatura del cavo non sia inferiore ad un quarto del diametro del
più grosso cavo ammesso per l’entrata stessa.

7.1.4 Le entrate con tubo possono essere avvitate in fori filettati oppure bloccate in fori
lisci:
a) nella parete della custodia, oppure
b) in una piastra progettata per essere fissata nelle (o sulle) pareti della custodia,
oppure
c) in un idoneo giunto di bloccaggio, solidale con la parete della custodia o col-
legato ad essa.

7.1.5 Quando, nei limiti delle caratteristiche nominali, la temperatura supera 70 °C al


punto di entrata di cavo o di tubo, oppure 80 °C alla diramazione delle anime, si
deve apporre un’indicazione all’esterno della costruzione elettrica come guida
per la scelta da parte dell’utilizzatore dei cavi o dei conduttori nel tubo.
Nel caso di varie sorgenti di calore, può essere applicato un coefficiente diverso
per i diversi collegamenti e deve esserne fatta allora menzione nei documenti.

7.2 Elementi di connessione per circuiti interni


Le connessioni interne non devono essere soggette ad indebiti sforzi meccanici e
devono essere realizzate in modo che la pressione di contatto sia mantenuta effi-
cacemente.
Esempi di metodi efficaci di connessioni sono:
n connessioni con viti o bulloni;
n connessioni a pressione;
n saldatura forte;
n brasatura;
n saldatura elettrica;
n a viti, con serraggio diretto, a condizione che il serraggio non danneggi il
conduttore;
n a filo avvolto a macchina (per correnti non superiori a 1 A);
n connettori a pressione.

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Le connessioni che possono venire a contatto con parti metalliche taglienti de-
vono essere protette meccanicamente oppure fissate in modo da impedire sfrega-
menti.

8 PROVE DI TENSIONE APPLICATA

Le prove di tensione applicata devono essere effettuate secondo le prescrizioni


delle Norme delle apparecchiature elettriche specifiche.
Qualora non esistano le Norme per costruzioni particolari o non siano specificate
le prove di tensione applicata, le apparecchiature elettriche, inclusi i cablaggi in-
terni, devono superare una prova alla tensione efficace di 1000 V + 2 UN oppure
1500 V, scegliendo il valore più elevato, applicata per la durata minima di 1 min.
Per le costruzioni elettriche destinate all’utilizzo con tensioni di picco non superi-
ori a 90 V, la tensione di prova può essere ridotta ad un valore non inferiore a
500 V efficaci.
Nota In casi eccezionali la prova di tensione applicata può essere meno severa di quanto prescritto,
purché ne venga data giustificazione nella documentazione.

Tab. 3 Minime distanze in aria, superficiali e attraverso l’isolamento

Tensione nominale di Minima distanza


Minima distanza Minima distanza superficiale (mm) in
alimentazione Un o valore superficiale e attraverso
in aria funzione del minimo indice di resistenza
nominale della tensione fra l’isolamento
(mm) al passaggio delle correnti superficiali
parti conduttrici (V) (mm)

corrente corrente fra parti fra parti


500 250 175 120
alternata continua incapsulate rivestite

12 15 0,13 0,3 0,4 1,0 1,0 1,0 1,0


30 36 0,26 0,3 0,8 1,0 1,0 1,0 1,0
60 75 0,43 0,43 1,3 1,0 1,3 1,3 1,3
130 160 0,66 1,0 2,0 1,4 1,7 2,0 2,5
250 300 0,66 1,7 2,0 2,3 2,8 3,4 4,0
380 500 0,73 2,6 2,2 3,7 4,3 5,1 6,2
500 600 0,9 3,0 2,7 4,4 5,1 6,0 7,1
660 900 1,1 4,4 3,8 6,5 7,5 8,7 10,4
1000 1200 1,7 5,8 5,0 8,6 10,0 11,5 13,2
3000 – – – 36,0 36,0 40,0 45,0 60,0
6000 – – – 60,0 60,0 75,0 85,0 –
10000 – – – 75,0 75,0 100,0 – –

La tensione nominale delle costruzioni elettriche può superare il valore dato in Tab. 3 del 10%.

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9 DISTANZE IN ARIA, SUPERFICIALI E ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO

9.1 Nel caso in cui un guasto possa risultare potenzialmente pericoloso e non esi-
stano le relative prescrizioni nelle Norme specifiche, le distanze in aria, superfi-
ciali e attraverso l’isolamento fra parti nude in tensione devono essere conformi a
quanto specificato nella Tab. 3, se la costruzione elettrica non è sottoposta alle
prove individuali di tensione di 1500 + 2 Un V efficaci.

9.2 Le distanze in aria e superficiali devono essere misurate con tutte le parti mobili
disposte in modo da determinare i valori minimi possibili.

9.3 Valori inferiori a quelli specificati nella Tab. 3 possono essere ammessi se la cos-
truzione elettrica viene controllata o provata sottoponendola a guasti simulati,
come ad esempio collegando direttamente tra loro le parti non conformi alla
Tab. 3 e considerando gli effetti risultanti.

9.4 I valori delle distanze attraverso l’isolamento della colonna intestata fra parti in-
capsulate si applicano alle parti completamente immerse in resina termoin-
durente di spessore minimo 0,4 mm.

9.5 I valori delle distanze attraverso l’isolamento della colonna intestata fra parti
rivestite si applicano alle parti protette con un mezzo di riempimento soffice, op-
pure con due strati almeno di sigillante tipo lacca o vernice.
Nota Ciascuno strato di lacca o vernice deve essere lasciato essiccare prima di applicare lo strato
successivo. Se per soddisfare le prescrizioni della Tab. 3 è richiesto il rivestimento soltanto di
una piccola area della costruzione elettrica questa può essere trattata localmente, per esempio
con una applicazione a pennello.

10 CONTRASSEGNI

10.1 La costruzione elettrica rispondente alle presenti Norme deve essere marchiata
con i seguenti dati:
1) nome del costruttore o marchio di fabbrica;
2) designazione del tipo, data dal costruttore, che consenta di individuare di
quale costruzione si tratta;
3) contrassegno del CEI;
4) simbolo Ex n a cui si aggiunge:
A per costruzioni elettriche non scintillanti;
C per costruzioni elettriche aventi contatti scintillanti adeguatamente pro-
tetti, diverse dalle costruzioni a respirazione limitata;
R per costruzioni elettriche in custodie a respirazione limitata;
5) simbolo del gruppo II, oppure IIA, IIB o IIC, quando ciò sia necessario per il
modo di protezione specifico indicato in questa Norma. Le costruzioni
elettriche destinate all’utilizzo in presenza di un particolare gas o vapore de-
vono essere marchiate con il simbolo II seguito dal nome o dalla formula
chimica di questo gas o vapore;

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6) simbolo della classe di temperatura, o massima temperatura superficiale, o
entrambi; nell’ultimo caso la classe di temperatura deve essere riportata tra
parentesi.
Esempio: Ti oppure 350 °C oppure 350 °C (T1).
Le costruzioni elettriche con temperatura superficiale maggiore di 450 °C devono
essere contrassegnate con la sola temperatura;
7) campo di temperature ambiente, se diverso da quello compreso tra –20 °C e
40 °C.
8) simbolo X, (dopo il numero di certificato se la costruzione elettrica è stata
certificata come all’art. 11 o dopo la sigla d’identificazione del modo di pro-
tezione, per es. Ex n AX) se vi sono condizioni particolari di installazione e di
utilizzo relative alla sicurezza della costruzione elettrica. Queste condizioni
devono essere specificate nei documenti che accompagnano la costruzione
elettrica;
9) nome o simbolo del laboratorio di prova riconosciuto e estremi del certificato
di prova se la costruzione elettrica è stata certificata come conforme alle pre-
scrizioni della presente Norma;
10) numero di serie, in generale, ad eccezione che per:
n accessori di collegamento (entrate di cavo e di tubo, piastre rimovibili per
fori, riduzioni, testacanne, ecc.);
n costruzioni elettriche molto piccole con spazio disponibile limitato;
11) ogni altro dato prescritto dalla presente Norma o da altre specifiche Norme
CEI.
I punti 4), 5) e 6) devono essere marchiati nella stessa sequenza nella quale sono
stati dati sopra, cioè:
Ex n R II T4

10.2 Sulle costruzioni elettriche piccolissime, con spazio disponibile limitato, i contras-
segni possono essere ridotti, ma devono includere almeno:
a) il simbolo Ex n, insieme ad A, C o R;
b) se la costruzione elettrica è stata certificata in conformità alle prescrizioni del-
la presente Norma, il nome o il marchio del laboratorio di prova ed il numero
del certificato;
c) il simbolo x, se necessario;
d) il nome e il marchio del costruttore.

11 DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ

I dispositivi di interruzione in cella chiusa, i componenti non innescanti e le ap-


parecchiature a limitazione di energia, devono essere certificate da un laboratorio
di prova riconosciuto, per le restanti costruzioni elettriche la conformità alle pre-
senti Norme può essere ottenuta con una dichiarazione redatta dal costruttore e
rilasciata da questi su richiesta.
La dichiarazione deve comprendere:
a) identificazione del costruttore;
b) identificazione del tipo di costruzione;
c) descrizione della costruzione elettrica;
d) dati di targa ed ogni altra informazione generalmente richiesta per le costruz-
ioni elettriche dalla presente Norma o da specifiche altre Norme CEI;

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e) affermazione del costruttore che la costruzione elettrica è conforme alla pre-
sente norma;
f) condizioni supplementari (se esistono) per una sicura installazione ed un si-
curo servizio della costruzione elettrica.
Le costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive devono essere
costruite in modo da non influenzare sfavorevolmente la sicurezza delle persone,
degli animali domestici e dei beni, quando esse siano opportunamente installate,
mantenute e utilizzate nelle applicazioni per le quali sono state progettate e co-
struite. Il costruttore deve, sotto la sua esclusiva responsabilità, indicare che esse
sono conformi a quanto sopra, in una dichiarazione preparata secondo il model-
lo indicato nell’Allegato E alla Norma CEI 31-8; V2 (1984).

3 PRESCRIZIONI SUPPLEMENTARI PER COSTRUZIONI ELETTRICHE


CONSIDERATE NON SCINTILLANTI
S E Z I O N E

In aggiunta alle prescrizioni generali delle sezioni precedenti, nel caso di costruz-
ioni elettriche che non producono archi o scintille in servizio normale valgono le
seguenti prescrizioni supplementari.

12 MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI

Le seguenti prescrizioni si applicano alle macchine rotanti considerate dalle


Norme CEI del CT 2.
Per altri dispositivi rotanti, come per es., temporizzatori e servomotori, valgono le
appropriate prescrizioni della presente Norma.

12.1 Le macchine rotanti devono essere conformi alle Norme CEI 2-3 e 2-4 per quanto
esse interessino il modo di protezione «n».

12.2 La classe di temperatura delle macchine deve essere riferita alle condizioni di
servizio escluse le condizioni di avviamento, se la macchina non è prevista per
funzionare nelle condizioni di servizio ciclico con avviamento incluso nel ciclo.
In quest’ultimo caso la classe di temperatura deve tener conto della temperatura
per l’intera durata del ciclo incluso l’avviamento.
Nota I calcoli oppure le prove del costruttore possono essere considerati come evidenza di confor-
mità.

12.3 Le barre dei rotori a gabbia devono essere fissate saldamente nelle cave per limi-
tare il rischio di scintillamento durante l’avviamento e la marcia.
Nota La limitazione può essere ottenuta, ad esempio, con fusione di alluminio sotto pressione, con
riempimento supplementare delle cave contenenti barre singole, con zeppe di arresto o con
spinatura.
Inoltre per le costruzioni che prevedono l’uso di vernici impregnanti per garantire il necessario
grado di compattezza, il costruttore deve adottare un metodo che consenta la completa pene-
trazione della vernice e deve assicurare che la classe di isolamento della vernice sia adatta per
la temperatura prevista dal progetto e dalle condizioni di servizio.

12.4 Le ventole, le cappe di protezione, le griglie di ventilazione ecc. devono essere di


costruzione robusta e fissate in modo da prevenire distorsioni e spostamenti che
possano provocare urti o frizioni delle parti rotanti contro le parti fisse.

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Durante il servizio normale, la distanza della ventola rotante dalla cappa di protez-
ione, dalla griglia di ventilazione e dai loro dispositivi di fissaggio deve essere al-
meno uguale a 1/100 del diametro massimo della ventola, con un minimo di 1 mm.
La distanza non deve, durante la rotazione, superare comunque i 5 mm e può es-
sere ridotta ad 1 mm se le parti contrapposte sono state ottenute per lavorazione
su macchine utensili.

12.5 Quando prescritto, deve essere previsto un morsetto di terra.


Esso deve essere idoneo a garantire una efficace connessione di un conduttore
avente una sezione almeno uguale a quella dei conduttori di alimentazione sino
a 35 mm2 e, al di sopra di questa sezione, di un conduttore avente metà della
sezione, con un minimo di 35 mm2.
Il dispositivo di messa a terra deve essere identificato chiaramente ed indelebil-
mente con il simbolo . Se è prevista una scatola di connessione (scatola dei
morsetti) il dispositivo di messa a terra può essere disposto all’interno o all’ester-
no della scatola stessa. Questo morsetto di terra può non essere fornito se il mo-
tore è una parte componente di una costruzione elettrica ed è collegato a terra
tramite i previsti elementi di montaggio.

12.6 Qualora venga prevista, la scatola di connessione deve essere costruita per garan-
tire un grado di protezione non inferiore a IP 54. Essa può essere aperta verso l’in-
terno della macchina se questa ha un grado di protezione almeno uguale a IP 44.

13 FUSIBILI E INSIEMI DI FUSIBILI

13.1 I fusibili sono considerati componenti non scintillanti se rientrano in uno dei seg-
uenti casi:
a) fusibili non ricaricabili con riempimento di sabbia e cartuccia senza indicatore
che siano capaci di interrompere una corrente presunta di almeno 4000 A;
b) fusibili a cartuccia singola con caratteristiche nominali non superiori a 6 A
250 V verso terra e installati in portafusibili con grado di protezione IP 64;
c) fusibili non ricaricabili con caratteristiche nominali non superiori a 6 A 250 V
capaci di interrompere una corrente presunta di almeno 4000 A alla tensione
di rete e installati in costruzioni elettriche, come, per es., contatori, strumenti
di misura e relé.

13.2 La classe di temperatura della costruzione elettrica deve tener conto della tem-
peratura di ciascun fusibile montato nella costruzione elettrica stessa alla sua cor-
rente nominale (vedi anche 7.1.3).

13.3 Le costruzioni elettriche contenenti fusibili devono essere interbloccate o portare


una targa con la scritta «non aprire sotto tensione» cosicché l’inserzione o la
rimozione per la sostituzione dei fusibili debba avvenire senza tensione e che
non sia data tensione ai fusibili fino a quando la custodia non sia correttamente
chiusa.
Devono essere prese tutte le precauzioni e poste le dovute indicazioni in pros-
simità del porta fusibile, atte ad assicurare l’uso del tipo corretto e del giusto va-
lore del fusibile di ricambio, se il fusibile è del tipo intercambiabile.

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14 PRESE A SPINA

14.1 Prese a spina e simili connettori per i collegamenti interni non vanno considerati
normalmente scintillanti se sono disposti in modo da non allentarsi o separarsi a
causa di vibrazioni o se richiedono una forza di separazione non inferiore a 15 N.

14.2 I morsetti per i collegamenti interni devono essere disposti o identificati in modo
che non sia possibile un collegamento errato.

14.3 Prese a spina e connettori simili per collegamenti esterni, come ad esempio
quelli disposti all’esterno della custodia, devono essere fissati meccanicamente
per prevenire separazioni accidentali.

14.4 Prese a spina per usi di carattere generale e prese a spina per costruzioni
elettriche portatili o mobili sono considerate come scintillanti se non sono con-
formi a 14.3 e non sono provviste di un interblocco meccanico od elettrico cosic-
ché non possano essere separate quando i contatti sono in tensione e non si pos-
sa dar tensione ai contatti mentre la presa e la spina sono separate.
In alternativa le prese a spina che non sono interbloccate come sopra indicato
devono essere assicurate con mezzi di unione speciali come definiti in 8.2 delle
Norme CEI 31-8 Regole Generali (EN 50014) e devono portare una targhetta con
la scritta «non separare o inserire sotto tensione».

15 APPARECCHI D’ILLUMINAZIONE

La presente Norma riguarda soltanto apparecchi d’illuminazione fissi.


Nota Prescrizioni per apparecchi d’illuminazione portatili sono allo studio.

15.1 Gli apparecchi d’illuminazione devono essere idonei per l’impiego di lampade a
incandescenza, fluorescenti tubolari o altri tipi a scarica, con l’eccezione delle
lampade al sodio del tipo a bassa pressione.

15.2 Gli apparecchi d’illuminazione devono essere marchiati con i dati nominali della
lampada e con altre informazioni relative alla classe di temperatura.

15.3 La lampada o le lampade e gli elementi di montaggio devono essere racchiusi in


una custodia.

15.4 I portalampade non devono provocare scintille in servizio normale e devono es-
sere collegati in modo che sia ridotto al minimo il rischio di archi, scintille o ele-
vate temperature locali durante l’utilizzo normale, che non contempla la disin-
serzione e l’inserzione della lampada quando il relativo circuito è sotto tensione.
La costruzione ed il montaggio del portalampade nell’armatura devono essere tali
che i conduttori ed il loro isolamento non siano danneggiati quando si inserisce
o si toglie il portalampade dall’armatura o quando la lampada (a bulbo o fluore-
scente tubolare) viene sostituita.

15.4.1 I portalampade a baionetta devono essere progettati in modo che i contatti elasti-
ci non siano i soli mezzi adibiti alla conduzione della corrente di alimentazione.

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15.4.2 Quando sono montati nell’apparecchio d’illuminazione, i portalampade a vite de-
vono essere conformi alle prescrizioni di sicurezza ed intercambiabilità di cui alle
Norme CEI 34-11.
Essi devono inoltre essere progettati in modo da impedire che la lampada possa
allentarsi nel portalampade per esempio a causa di sbalzi di temperatura o vi-
brazioni, e devono essere in grado di soddisfare le prescrizioni di prova seguenti:
n un attacco di prova conforme alle dimensioni specificate nelle Norme CEI
34-11 deve essere inserito completamente in un portalampada campione con
la seguente coppia di serraggio:
. E14: 1,0 Nm ± 0,1 Nm;
. E27: 1,5 Nm ± 0,1 Nm;
. E40: 3,0 Nm ± 0,1 Nm;
n l’attacco di prova deve poi essere parzialmente svitato di 15° e la minima
coppia necessaria poi a svitarlo completamente non deve essere inferiore ai
seguenti valori:
. E14: 0,3 Nm;
. E27: 0,5 Nm;
. E40: 1,0 Nm.
Le prove sopradescritte non sono necessarie per i portalampade E10.
Nota Qualora le vibrazioni siano elevate, può essere necessario provvedere l’apparecchio d’illumina-
zione di accessori di montaggio speciali.

15.4.3 Quando sono montati in un apparecchio d’illuminazione, i portalampade bispina


devono essere conformi alle prescrizioni di sicurezza ed intercambiabilità di cui
alle Norme CEI 34-14.
Il portalampade deve essere progettato per poter sostenere i contatti della lampa-
da senza provocare torsioni quando essi sono sottoposti alla pressione laterale
dei contatti.

15.5 I portalampade devono soddisfare le raccomandazioni IEC 61 (vedi tabelle


CEI/UNEL corrispondenti) e le Norme CEI 34-11 e 34-14 ad essi applicabili.

15.6 I dispositivi ausiliari devono soddisfare le prescrizioni delle Norme CEI 34-7 o
34-21.
Qualora non esistano riferimenti a Norme specifiche, gli elementi ausiliari de-
vono essere conformi alla Tab. 7 della Norma CEI 34-21.

15.7 Gli starter devono essere del tipo a contatti racchiusi in custodia a chiusura er-
metica, come per es., un’ampolla di vetro racchiusa in un contenitore di metallo
o di materiale plastico conforme alle Norme CEI 34-5, oppure una protezione di
equivalente efficacia.
Il contenitore non deve essere necessariamente a chiusura ermetica.

15.8 Quando sono montati in un apparecchio d’illuminazione, i porta-starter devono


essere conformi alle Norme CEI 34-14.
Sia lo starter sia il supporto devono essere montati all’interno della custodia in
maniera che l’insieme sia adeguatamente sostenuto, così da impedire movimenti
che possano causare scintille in caso di vibrazioni.
In particolare i contatti devono essere elastici e garantire una adeguata pressione
di contatto.

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16 STRUMENTI E COSTRUZIONI ELETTRICHE DI BASSA POTENZA

Un’apparecchiatura elettronica o comunque di bassa potenza ed i suoi circuiti


ausiliari, utilizzati per esempio per misure, comandi e trasmissioni di segnali,
sono dispensati dall’applicazione delle prescrizioni della Tab. 3 a condizione che:
a) la custodia dell’apparecchiatura garantisca un grado di protezione non inferi-
ore a IP 54 o l’apparecchiatura sia provvista di una protezione come richiesto
in 6.2;
b) la tensione nominale dell’apparecchiatura o della parte di apparecchiatura
considerata non superi 60 V in corrente alternata o 75 V in corrente continua.
Nota Le parti di apparecchiature che producono archi o scintille in servizio normale o che generano
temperature superficiali che superano i limiti di temperatura indicati in 4.3 devono essere ade-
guatamente protetti con uno dei modi specificati nella Sezione 4.

4 PRESCRIZIONI PER COSTRUZIONI ELETTRICHE CHE PRODUCONO ARCHI,


SCINTILLE O ELEVATE TEMPERATURE SUPERFICIALI DURANTE IL SERVIZIO
NORMALE
S E Z I O N E

Le parti delle costruzioni elettriche che in servizio normale producono archi,


scintille o elevate temperature superficiali capaci di accendere l’atmosfera infiam-
mabile circostante devono essere protette con uno dei seguenti modi di protezi-
one:
a) dispositivo di interruzione in cella chiusa;
b) componente non innescante;
c) dispositivo a chiusura ermetica;
d) dispositivo a tenuta;
e) limitazione di energia;
f) custodia a respirazione limitata.
Ad eccezione del modo e), la classe di temperatura deve tenere conto della
massima temperatura raggiunta sulla sola superficie esterna della custodia di pro-
tezione. La temperatura superficiale all’interno di tale custodia o dispositivi non
influenza la classe di temperatura (vedi per altro 21.1.3 per quanto riguarda le
custodie a respirazione limitata). Le prescrizioni dettagliate relative a questi modi
di protezione sono specificate nel seguito; esse devono essere applicate tutte le
volte che una loro inosservanza possa dar luogo ad una situazione di pericolo.

17 DISPOSITIVI DI INTERRUZIONE IN CELLA CHIUSA E COMPONENTI NON


INNESCANTI

17.1 Criteri di costruzione

17.1.1 Le guarnizioni elastiche di tenuta devono essere montate in modo da non poter
essere meccanicamente danneggiate durante il servizio normale e da conservare
le loro proprietà di tenuta per l’intera vita prevista del dispositivo o del compo-
nente.
Le resine sigillanti ed i materiali di incapsulamento devono avere un punto di
rammollimento o di fusione superiore di almeno 20 °C alla temperatura massima
prevista in servizio normale per il dispositivo o componente.

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17.1.2 Le custodie devono essere in grado di sopportare le normali operazioni di
trasporto, assemblaggio e manutenzione senza subire danni alle tenute, se tali
danni sono evidenti.

17.2 Preparazione del campione prima delle prove


Tutti i materiali elastomerici o termoplastici usati allo scopo di sigillare un coper-
chio destinato ad essere aperto in servizio, o privo di protezione contro danni
meccanici o ambientali, devono essere completamente o parzialmente rimossi
prima che il dispositivo o componente sia sottoposto alla prova di tipo specifica-
ta nel seguito quando tale rimozione possa dar luogo ad una condizione di prova
più severa.
Le guarnizioni e le sigillature devono essere adatte all’uso per il quale sono des-
tinate. Per esempio, le guarnizioni e le sigillature di gomma naturale o artificiale
devono dimostrare di essere idonee agli impieghi normali dopo esposizione ad
un’atmosfera di ossigeno puro alla temperatura di 70 °C ± 2 °C e alla pressione
di 21 105 Pa per 96 h senza deterioramento.
Le guarnizioni e le sigillature in materiale termoplastico devono dimostrare di es-
sere idonee agli impieghi normali dopo essere state sottoposte per 7 giorni, in
forno, ad una temperatura di 80 °C ± 2 °C, alla pressione atmosferica, senza dete-
rioramento.

17.3 Prova di tipo

17.3.1 Il dispositivo o componente, modificato in modo da presentare le dimensioni più


sfavorevoli consentite dai disegni di costruzione, deve essere riempito e circon-
dato da una miscela gassosa di prova, alla pressione atmosferica, conforme a
quella richiesta per il gruppo della costruzione elettrica, come sotto indicato:
n Gruppo IIA: 6,5% ± 0,5% di etilene in aria;
n Gruppo IIB: 28% ± 2% di idrogeno in aria;
n Gruppo IIC: 34% ± 1% di idrogeno, 17% ± 1% di ossigeno e il rimanente di
azoto.

17.3.2 Per i dispositivi di interruzione in cella chiusa la miscela gassosa contenuta nel
dispositivo deve essere innescata manovrando i contatti ivi racchiusi, collegati
alla massima sorgente nominale di energia, potenza e carico, in termini di ten-
sione, corrente, frequenza e fattore di potenza.
La prova di apertura e chiusura deve essere ripetuta tre volte rinnovando ogni
volta la miscela esplosiva all’interno del dispositivo.

17.3.3 Per componenti non innescanti i contatti devono essere precondizionati con 6000
manovre, alla frequenza approssimativa di 6 volte al minuto ed al carico elettrico
specificato. I contatti devono poi effettuare 50 manovre allo stesso carico elettri-
co, con il componente riempito e circondato dalla miscela infiammabile specifi-
cata in 17.3.1. Queste 50 manovre di apertura e chiusura devono essere ripetute
3 volte rinnovando ogni volta la miscela esplosiva di prova.
Nota Specificato significa che la corrente e la tensione del circuito nel quale il componente viene
usato, e per il quale la sicurezza è stata verificata, sono quelle relative alle condizioni di serviz-
io normale.

17.3.4 Il risultato della prova è da considerarsi soddisfacente se il dispositivo o componente


non subisce danni, se non si è verificata alcuna accensione all’esterno e se non si ris-
contra alcuna difficoltà nell’estinzione dell’arco quando i contatti vengono aperti.

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18 DISPOSITIVI A CHIUSURA ERMETICA

Per ottenere la tenuta i dispositivi a chiusura ermetica devono essere sigillati a


mezzo di fusione, cioè con l’applicazione di calore, per esempio tra metalli o tra
vetro e metallo.
La custodia deve essere sufficientemente robusta da sopportare, senza danni alle
tenute, i normali trattamenti e l’assemblaggio, se tali danni sono evidenti.

19 DISPOSITIVI A TENUTA

19.1 I dispositivi a tenuta devono essere costruiti in modo da non poter essere aperti
in servizio normale, avere un volume libero interno non superiore a 100 cm 3 ed
essere provvisti di connessioni esterne, come per es. conduttori volanti o morsetti
esterni.

19.2 Le guarnizioni elastiche di tenuta devono essere disposte in modo da non poter
subire danni meccanici durante le normali condizioni di servizio e devono man-
tenere le loro caratteristiche di tenuta per l’intera vita prevista del dispositivo.

19.3 Le resine sigillanti ed i materiali di incapsulamento devono avere un punto di


rammollimento o di fusione superiore di almeno 20 °C alla massima temperatura
prevista in servizio per il dispositivo.

19.4 La custodia deve essere sufficientemente robusta da sopportare i normali tratta-


menti e l’assemblaggio senza subire danni alla tenuta, se tali danni sono evidenti.

19.5 Le seguenti prove devono essere eseguite su cinque campioni di ciascun compo-
nente a tenuta, scelti a caso, nell’ordine che segue.

19.5.1 Se i dispositivi contengono una guarnizione o una sigillatura di gomma naturale


o artificiale (ad esempio neoprene) la guarnizione o la sigillatura deve essere
esposta ad una atmosfera di ossigeno puro alla temperatura di 70 °C ± 2 °C e alla
pressione di 21 105 Pa per 96 h, oppure:
se i dispositivi contengono una guarnizione o una sigillatura di materiale termo-
plastico, il materiale deve essere posto per 7 giorni in un forno mantenuto alla
temperatura di 80 °C ± 2 °C.

19.5.2 I campioni in prova devono quindi essere sottoposti ad una qualsiasi delle seg-
uenti prove di tenuta:
partendo dalla temperatura iniziale di 25 °C ± 2 °C, i campioni in prova devono
essere rapidamente immersi in acqua alla temperatura di 50 °C ± 2 °C, alla pro-
fondità di 25 mm ± 1 mm per un minuto. Se durante la prova non fuoriesce dai
campioni alcuna bolla d’aria, essi sono considerati a tenuta ai fini della presente
Norma, oppure:
i campioni vengono immersi alla profondità di 75 mm ± 3 mm d’acqua in un con-
tenitore che può essere messo in depressione. La pressione (assoluta) d’aria
all’interno del contenitore può essere ridotta a 16 kPa ± 5% kPa oppure:
i dispositivi possono presentare una perdita non superiore a 10 –5 cm3 d’aria al
secondo, alla pressione differenziale di 100 kPa.

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20 LIMITAZIONE DI ENERGIA

La tecnica della limitazione di energia comporta ordinariamente considerazioni


sulle correnti e tensioni e sulle caratteristiche elettriche dei circuiti allo scopo di
assicurare che non si verifichino accensioni.
Qualora vi siano dispositivi di stabilizzazione, come diodi zener, installati ai mor-
setti di collegamento di apparecchiature elettriche in zone pericolose, la limita-
zione di energia può essere verificata alla tensione di riferimento determinata dal
dispositivo di stabilizzazione.

20.1 Per determinare se l’arco o scintilla prodotti in servizio hanno insufficiente ener-
gia per provocare una accensione, l’apparecchiatura elettrica o il circuito deve es-
sere o controllata analiticamente o sottoposta alle prove di tipo, alle condizioni di
funzionamento prescritte nella presente Norma, usando l’apparecchio scintilla-
tore descritto nella Norma CEI 31-9.
L’apparecchiatura elettrica o il circuito deve essere verificata nella sua condizione
di servizio normale. Lo scintillatore utilizzato deve essere del tipo provvisto di
disco di cadmio. Un disco di lega di rame può essere usato nello scintillatore se
la presenza di cadmio, zinco, magnesio o alluminio nell’apparecchiatura elettrica
sottoposta alle prove può essere sicuramente esclusa.

20.2 A seconda del gruppo di appartenenza dell’apparecchiatura elettrica, devono es-


sere usate le seguenti miscele di prova alla pressione atmosferica:
n Gruppo IIA: 5,25% ± 0,25% di propano in aria;
n Gruppo IIB: 7,8% ± 0,5% di etilene in aria;
n Gruppo IIC: 21% ± 2% di idrogeno in aria.
In casi speciali la costruzione elettrica che deve essere certificata e marchiata per
uso con un gas particolare, deve essere provata con la concentrazione più facil-
mente incendiabile di quel gas o vapore.
Nota La purezza dei gas e vapori commercialmente disponibili è generalmente adeguata per queste
prove, tuttavia quelli di purezza inferiore al 95% non dovrebbero essere utilizzati. È anche
probabile che l’effetto delle normali variazioni della temperatura e della pressione nel labora-
torio e dell’umidità dell’aria nella miscela di gas sia trascurabile. Eventuali effetti significativi
di queste variabili vengono riscontrati durante la taratura dello scintillatore di prova.

20.3 La sensibilità dello scintillatore deve essere controllata prima e dopo ciascuna
serie di prove effettuate in accordo con 20.4. A questo proposito lo scintillatore
deve essere utilizzato in uno dei due seguenti circuiti di taratura: un circuito a
24 V corrente continua contenente una bobina avvolta in aria da 0,095 H oppure
un circuito resistivo a 24 V corrente continua (con induttanza £ 10 mH). Le cor-
renti di questi circuiti devono essere fissate al valore dato in Tab. 4 per il gruppo
di appartenenza.

Tab. 4 Corrente nel circuito di taratura

Circuito induttivo (mA) Circuito resistivo (A)


Gruppo
Disco Disco Disco Disco
in cadmio non in cadmio in cadmio non in cadmio

IIA 100 125 1,0 2,75


IIB 65 100 0,7 2,0
IIC 30 52 0,3 1,65

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Il circuito di taratura scelto deve essere quello più appropriato all’apparecchiatu-
ra elettrica da sottoporre alle prove di tipo.
Lo scintillatore deve far effettuare 400 giri al portaelettrodi di tungsteno, con il
portaelettrodi collegato alla polarità positiva della sorgente di alimentazione; la
sensibilità è considerata soddisfacente se si verifica almeno una accensione del
gas di prova.

20.4 Per la prova di tipo dell’apparecchiatura, lo scintillatore deve essere inserito in


ciascun punto del circuito in prova nel quale si ritiene possa verificarsi una inter-
ruzione in servizio normale, tenendo conto delle prescrizioni della presente Nor-
ma.
La serie di prove in ciascun punto in prova deve continuare per almeno 200 giri
del portaelettrodi di tungsteno, per ciascuna polarità, nel caso di circuiti in cor-
rente continua, oppure per almeno 1000 giri nel caso di circuiti in corrente alter-
nata.

20.5 I circuiti contenenti componenti variabili devono essere verificati o provati con i
componenti nelle condizioni che creano le scintille più innescanti.

20.6 Se la loro interruzione non risulta evidente nelle condizioni di servizio dell’appa-
recchiatura elettrica, i componenti di sicurezza in parallelo, come diodi o resi-
stenze di limitazione di tensione montati su componenti induttivi, devono essere
collegati a ridosso del componente protetto in modo da non poter essere scolle-
gati.

20.7 Se un circuito contiene un componente non innescante o un contatto scintillante


che è protetto dalla limitazione d’energia e l’apertura di un elemento di protezi-
one in parallelo può rendere i circuiti potenzialmente innescanti, il componente
in parallelo deve essere duplicato se una sua interruzione non influenza il funzio-
namento dell’apparecchiatura.

20.8 Le apparecchiature elettriche, nelle quali sia le caratteristiche costruttive sia i


parametri circuitali sono chiaramente definiti, possono essere analizzate, per de-
terminare se i circuiti sono ad energia limitata, facendo il confronto con i dati di
accensione di riferimento (figure da A.1 ad A.10).
Si devono applicare ai dati delle figure i seguenti coefficienti di sicurezza:
1,0 per apparecchiature elettriche con parti considerate non scintillanti;
1,5 per apparecchiature elettriche con parti considerate scintillanti.

20.9 I circuiti conformi a 20.10 devono essere classificati ad energia limitata. I circuiti
non conformi a 20.10 devono dimostrare di essere ad energia limitata per mezzo
di prove.
Note: 1 Circuiti resistivi. - Le curve A1 ed A2 si applicano soltanto ai circuiti resistivi e rappresen-
tano combinazioni di tensione e corrente che sono in grado di provocare l’accensione del
gas o vapore in aria relativi alle costruzioni elettriche del gruppo IIA, IIB e IIC. Queste
curve si applicano soltanto ai circuiti le cui caratteristiche tensione/corrente di uscita sono
linee rette tracciate tra la tensione a circuito aperto e la corrente di corto circuito, cioè sen-
za regolatori di tensione o di corrente.
2 Circuiti resistivo-capacitivi. - Le curve A3 e A4 si applicano a circuiti resistivo-capacitivi e
rappresentano combinazioni di capacità, tensione e resistenza che sono in grado di ac-
cendere gas o vapori in aria relativi alle costruzioni elettriche; la curva A3 per le miscele di
metano e la curva A4 per le miscele relative al gruppo IIC.

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3 Circuiti resistivo-induttivi. - Le curve A5 ed A6 si applicano ai circuiti resistivo-induttivi e
rappresentano combinazioni di induttanza e corrente a 24 V che sono in grado di accen-
dere i gas o vapori in aria di apparecchiature elettriche dei gruppi IIA, IIB e IIC.
Le curve A7, A8, A9 e A10 si applicano ai circuiti resistivi-induttivi. Le prime due devono
essere usate a scopo di riferimento per i circuiti che funzionano sopra i 24 V; le altre due
per i circuiti che funzionano sotto i 24 V.

20.10 Massimi livelli di tensione e corrente

20.10.1 Un circuito che non contiene parti considerate scintillanti e che si estende al di
fuori della custodia si può considerare ad energia limitata se la tensione e la cor-
rente sono inferiori o uguali a quelle determinate tramite confronto con le curve
di riferimento per lo specifico gruppo dell’apparecchiatura elettrica e per i
parametri elettrici conosciuti del circuito.

20.10.2 Un circuito che contiene parti considerate scintillanti si può considerare ad ener-
gia limitata senza prove se la tensione e corrente sono inferiori o uguali a 2/3 di
quelle determinate con le curve di riferimento per lo specifico gruppo dell’appa-
recchiatura elettrica e per i parametri elettrici conosciuti del circuito.

21 CUSTODIE A RESPIRAZIONE LIMITATA

La respirazione limitata è una tecnica di costruzione di custodie intesa a ridurre


ad un basso livello la possibilità di ingresso di una atmosfera esplosiva circo-
stante.
Per ulteriori spiegazioni di questa tecnica vedere l’Appendice B.

21.1 Prescrizioni costruttive

21.1.1 Le tenute di materiale plastico ed elastomerico devono essere progettate in modo


da poter conservare le loro proprietà di tenuta per l’intera vita prevista della cu-
stodia.
Le tenute realizzate a mezzo di fusione e colatura di materiali di riempimento de-
vono avere un punto di rammollimento o di fusione superiore di almeno 20 °C
alla massima temperatura di servizio della custodia.
Nota Prove tipiche per guarnizioni esposte a condizioni ambientali normali sono riportate in 19.5.1

21.1.2 Le custodie devono essere sufficientemente robuste da sopportare le usuali oper-


azioni manuali e di assemblaggio senza subire danni alle tenute. Inoltre devono
sopportare le prove d’urto di cui in 6.3.

21.1.3 Le apparecchiature elettriche installate all’interno di custodie a respirazione limi-


tata devono presentare una ridotta produzione di calore così che la temperatura
dell’aria contenuta nella custodia non subisca un incremento superiore a 10 °C
rispetto alla temperatura ambiente esterna costante.
Questa restrizione non si applica agli apparecchi di illuminazione a respirazione
limitata.
Nota I relé, gli interruttori ecc. installati nelle custodie a respirazione limitata soddisfano normal-
mente a queste prescrizioni, se non sono racchiusi in grande numero in custodie di piccolo
volume.

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21.1.4 Le custodie devono essere equipaggiate di una connessione di prova che con-
senta di controllare che le proprietà della respirazione limitata sono mantenute in
servizio.

21.2 Prove di tipo


Le custodie a respirazione limitata devono essere in grado di superare una delle
seguenti prove di tipo:

21.2.1 Prova del tempo di dimezzamento della diffusione


Nella custodia, mantenuta nelle normali condizioni di servizio, deve essere intro-
dotta anidride carbonica (CO2) sino a che l’atmosfera interna contenga approssi-
mativamente il 25% di anidride carbonica alla pressione atmosferica.
La concentrazione di CO2 verrà poi controllata per un periodo di tempo suffi-
ciente ad assicurare che, qualora vengano messi su un diagramma i valori del
logaritmo della concentrazione in funzione del tempo, si possa ottenere un nu-
mero di misure abbastanza elevato da poter costruire una linea retta significativa.
Il tempo occorrente affinché la concentrazione di CO2 si riduca dal 25% al 12,5%
verrà dedotto da questa linea. Questo tempo non deve essere inferiore alle 80 h.
Qualora il sistema di controllo della concentrazione di CO2 introduca un signifi-
cativo aumento di volume, l’effettivo tempo di dimezzamento sarà quello ottenu-
to moltiplicando il valore misurato per il rapporto tra il volume della custodia e la
somma dei volumi della custodia e del sistema di controllo.
Durante la prova la temperatura all’interno della custodia e la temperatura ambi-
ente devono essere mantenute costanti.
Per le custodie di più elevato volume devono essere adottati metodi (per esem-
pio ventole) idonei ad assicurare che la concentrazione di CO2 sia la stessa in
ogni punto.

21.2.2 Prova del tempo di dimezzamento della pressione


La custodia deve essere pressurizzata con aria sino alla sovrapressione di 500 Pa.
La pressurizzazione interna deve quindi essere mantenuta chiudendo il condotto
di messa in pressione della custodia e la pressione deve essere controllata per
determinare il tempo necessario per passare da 400 Pa a 200 Pa.
Questo tempo non deve essere inferiore a 80 s.
Se il dispositivo di controllo della pressione introduce un significativo aumento di
volume, l’effettivo tempo di dimezzamento della pressione si ottiene moltiplican-
do il valore misurato per il rapporto definito in 22.2.1. Questo tempo non deve
essere inferiore a 80 s.
Durante la prova, le temperature all’interno ed all’esterno della custodia devono
essere mantenute costanti.
Questa prova è considerata adatta solo per custodie di volume interno totale in-
feriore a 10 dm3 che siano sufficientemente rigide da non deformarsi a causa del-
la sovrapressione.
Nota Si può eseguire la prova anche con la custodia a pressione inferiore a quella dell’atmosfera
esterna e per lo stesso tempo di cui sopra.

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21.2.3 Prova di flusso d’aria
La custodia deve essere pressurizzata con aria e mantenuta ad una sovrapres-
sione di 400 Pa.
Deve quindi essere misurata la portata d’aria in dm3/h necessaria a mantenere
questa sovrapressione.
Il valore ottenuto diviso per il volume libero (espresso in dm 3) della custodia non
deve essere superiore a 0,125.

21.2.4 Limitazione d’uso


Con l’eccezione degli apparecchi di illuminazione a respirazione limitata, le cu-
stodie a respirazione limitata conformi alle sopracitate prescrizioni possono es-
sere usate con gas e vapori il cui fattore di respirazione limitata sia inferiore a 20
(ved. Appendice B). Per altri tipi di gas e vapori devono essere adottate precau-
zioni addizionali, come il raddoppio del tempo di dimezzamento della diffusione
o della pressione, misurati come indicato in 22.2.1 e 22.2.2 o dimezzando il va-
lore misurato come in 22.2.3.
Le custodie a respirazione limitata non sono adatte per apparecchiature proget-
tate per funzionamento ciclico particolarmente gravoso.

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APPENDICE
A CURVE LIMITE DI ACCENSIONE
Fig. A1 Circuiti praticamente non induttivi. Applicabile a tutti i circuiti contenenti cadmio, zin-
co, magnesio o alluminio

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Fig. A2 Circuiti praticamente non induttivi. Applicabile a circuiti non contenenti cadmio, zin-
co, magnesio o alluminio

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Fig. A3 Circuiti capacitivi. Le curve corrispondono a valori di resistenze limitatrici di corrente
come indicato. La curva segnata Sn è applicabile solo a circuiti non contenenti cad-
mio, zinco, magnesio o alluminio

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Fig. A4 Circuiti capacitivi. Le curve corrispondono a valori di resistenze limitatrici di corrente
come indicato. La curva Sn è applicabile solo a circuiti non contenenti cadmio, zinco,
magnesio o alluminio

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Fig. A5 Circuiti induttivi. Applicabile a tutti i circuiti contenenti cadmio, zinco, magnesio o al-
luminio

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Fig. A6 Circuiti induttivi. Applicabile a circuiti non contenenti cadmio, zinco, magnesio o allu-
minio

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Fig. A7 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e tensione a vuoto Vo

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Fig. A8 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e tensione a vuoto Vo

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Fig. A9 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e induttanza L

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Fig. A10 Relazione tra minima corrente di accensione Icc e induttanza L

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APPENDICE
B CUSTODIE A RESPIRAZIONE LIMITATA

B.1 Tecnica della respirazione limitata


L’obiettivo della tecnica della respirazione limitata è quello di assicurare che nor-
mali custodie a tenuta di buona qualità industriale, siano sufficientemente stagne
da limitare l’entrata di gas o vapori infiammabili, così che la concentrazione accu-
mulata all’interno della custodia non superi il limite inferiore di esplosività del
gas o vapore considerato per un periodo di tempo più lungo di quello relativo
alla presunta presenza del gas o vapore nell’atmosfera esterna. Si assume inoltre
che la probabilità di una seconda fuga di gas o vapore, subito dopo quella ini-
ziale, in quantità tale da contribuire ad un accumulo di miscela gassosa all’inter-
no della custodia, sia sufficientemente bassa da essere considerata trascurabile.

B.2 Principi della tecnica


Le prescrizioni per le custodie a respirazione limitata diverse dagli apparecchi
d’illuminazione si basano sull’assunto che l’ingresso di gas o vapore all’interno
della custodia è interamente dovuto alla diffusione. Ciò implica che sia la tempe-
ratura sia la pressione dell’atmosfera interna ed esterna della custodia rimangono
sensibilmente costanti per tutto il tempo in cui la sostanza infiammabile è pre-
sente. È pertanto generalmente necessario limitare l’uso della tecnica della
respirazione limitata alle custodia contenenti apparecchiature che non aumen-
tano sensibilmente la temperatura media dell’atmosfera interna della custodia. Il
massimo rapporto di diffusione si verifica quando l’atmosfera circostante è al
100% di gas infiammabile o di miscela satura di vapore infiammabile in aria.
L’assunzione che ciò possa accadere, anche in zona 2, è inerente al concetto di
respirazione limitata.
Basandosi sul fatto che le prescrizioni per custodie a respirazione limitata assicura-
no che la concentrazione di gas o vapori infiammabili all’interno della custodia
non raggiunge il limite inferiore di esplosività, la tecnica può essere applicata per
proteggere apparecchiature elettriche che possono produrre archi in servizio nor-
male. La tecnica è quindi applicabile agli interruttori, agli apparecchi di controllo e
regolazione e alla strumentazione elettrica. Con l’eccezione degli apparecchi d’il-
luminazione a respirazione limitata, la tecnica non è adatta per apparecchiature
elettriche che comportano sorgenti di calore che possono provocare all’interno
della custodia aumenti di temperatura superiori ai limiti indicati in 22.1.3.
La respirazione limitata è inoltre inadatta per le apparecchiature elettriche a fun-
zionamento ciclico particolarmente gravoso, in quanto in questo caso aumenta la
probabilità che un periodo di arresto dell’apparecchiatura coincida con la presen-
za di un gas o vapore infiammabile intorno alla custodia.
Le proprietà della respirazione limitata possono essere verificate in diversi modi.
Essi sono elencati più innanzi assieme alle prove relative.

B.3 Definizione dei termini


I termini relativi alla verifica delle proprietà della respirazione limitata sono i seg-
uenti:

B.3.1 Tempo di dimezzamento della diffusione (Th)


Periodo di tempo richiesto affinché, a temperatura e pressioni costanti, la con-
centrazione di uno specifico gas o vapore contenuto in una custodia scenda alla
metà del valore iniziale.

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In alternativa, se il gas o il vapore è inizialmente esterno alla custodia, è il peri-
odo di tempo richiesto perché, a temperatura e pressione costanti, la concentra-
zione del gas o vapore raggiunga, all’interno della custodia, la metà della con-
centrazione esterna.

B.3.2 Tempo di dimezzamento della pressione interna (Thp)


Periodo di tempo richiesto affinché la sovrapressione interna di una custodia
scenda alla metà del valore iniziale.
Per custodie non soggette a deformazione per la gamma di pressioni considerate,
il tempo richiesto da una depressione per raggiungere la metà del valore iniziale
è uguale al tempo di dimezzamento della sovrapressione.

B.3.3 Fattore di respirazione limitata (S)


Costante il cui valore dipende dalle caratteristiche fisiche individuali del gas o va-
pore infiammabile considerato (ved. Fig. B.1).

B.3.4 Tempo critico (Tcrit)


Periodo di tempo richiesto perché la concentrazione di un gas o vapore infiam-
mabile in aria all’interno della custodia raggiunga il limite inferiore di esplosività
quando all’esterno della custodia c’è il 100% di gas o una miscela di vapore sa-
turo in aria.

B.4 Teoria e prescrizioni di prova


Una situazione pericolosa si presenta se la diffusione all’interno della custodia di
una miscela infiammabile circostante consente alla miscela stessa di raggiungere
il limite inferiore di esplosività (LIE). Il tempo richiesto perché ciò si verifichi,
quando si assume che la custodia sia circondata da gas al 100% di concentra-
zione o da una miscela di vapore saturo in aria, è detto tempo critico (Tcrit). Il
tempo critico dipende dal valore del limite inferiore di esplosività (LIE), dalla
costante di diffusione (D) e dal punto di ebollizione (ts) del gas o vapore infiam-
mabile considerato.
L’effetto combinato di questi ultimi fattori è espresso dal fattore di respirazione
limitata (S) che può essere ottenuto dal nomogramma della Fig. B.1 per ogni sos-
tanza data, noto il punto di ebollizione (ts), il peso molecolare (m) ed il limite in-
feriore di esplosività (LIE). I fattori di limitazione della respirazione per molti dei
più comuni gas o vapori infiammabili sono dati nella Tab. B.1 di questa Appen-
dice.
Poiché la sicurezza si basa sulla lenta diffusione del materiale infiammabile all’in-
terno della custodia, la prova di tipo fondamentale per le custodie a respirazione
limitata è il tempo di dimezzamento della diffusione.
Per questa prova è spesso conveniente usare un gas inerte, come l’anidride car-
bonica (CO2). Se una concentrazione nota di CO2 viene introdotta nella custodia
a pressione atmosferica, può essere misurato il tempo necessario affinché la con-
centrazione scenda, a causa della sola diffusione (ThCO2), alla metà del valore
iniziale. La relazione tra questo valore ed il tempo critico (Tcrit) è data da:

T hCO2 = 2ST crit.

Nell’ipotesi che una custodia possa essere circondata dal 100% di gas infiamma-
bile o da una miscela satura di vapore infiammabile in aria per un periodo di
tempo non superiore, per es. a 30 min, si stima che il minimo tempo critico (Tcrit)

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accettabile sia 2 h. Considerando per esempio S = 8 e Tcrit = 2 h per il cloruro di
etilene, il valore minimo misurato del tempo di diffusione (ThCO2) ottenuto usan-
do l’anidride carbonica non deve, in questo caso, essere inferiore alle 32 h per-
ché la custodia sia considerata accettabile.
La maggioranza dei composti infiammabili ha valori del fattore di respirazione
limitata (S) inferiori a 20. È pertanto conveniente adottare questo valore, così che
le custodie con tempi di dimezzamento della diffusione ottenuti con l’uso
dell’anidride carbonica non inferiori ad 80 h sono idonei per la maggior parte de-
gli impieghi.
Alcune sostanze, come l’idrogeno, l’acetilene e l’isoprene hanno una elevata cos-
tante di diffusione ed un basso limite inferiore di esplosività, così che il relativo
fattore di respirazione limitata è maggiore di 20. Se la tecnica della respirazione
limitata deve essere applicata in presenza di queste sostanze, occorre modificare
nel rapporto S/20 le prescrizioni della prova di diffusione, oppure adottare meto-
di alternativi per assicurare un adeguato livello di sicurezza; tali metodi possono
includere la revisione delle premesse di base concernenti la concentrazione e la
persistenza dell’atmosfera esplosiva esterna.
Poiché la prova di diffusione è di lunga durata, può essere conveniente sfruttare
la relazione che esiste tra ThCO2 ed il tempo necessario affinché una leggera
sovrapressione all’interno della custodia scenda alla metà del suo valore iniziale a
causa di perdite, vale a dire il tempo di dimezzamento della pressione (Thp). Il
metodo usuale di misura consiste nel pressurizzare la custodia sino a 400 Pa e
nel misurare il tempo necessario affinché la sovrapressione scenda alla metà del
valore iniziale dopo che la pressurizzazione è stata interrotta ed il condotto di im-
missione è stato chiuso. In alternativa la prova può essere effettuata in depres-
sione. La relazione è allora:

ThCO2 (ore) = Thp (secondi)

Generalmente questa prova è applicabile soltanto alle custodie di dimensioni


ridotte poiché la deformazione che si verifica nelle pareti di custodie di dimen-
sioni elevate può provocare errori nei risultati, se non si applica un adeguato fat-
tore di correzione.
Può essere inoltre adottato un terzo metodo di prova consistente nella misura
della perdita d’aria dalla custodia. La perdita d’aria (L) in dm3/h viene misurata
mentre la custodia è sottoposta ad una sovrapressione di 400 Pa.
La relazione è allora la seguente:

3 10 10
L ( dm ¤ h ) = -------------------------------------- = ------------------------------
T hp ( sec ondi ) T hCO2 ( ore )

B.5 Calcolo
In Fig. B.2 sono indicate le curve che permettono di calcolare le quantità Thp,
ThCO2 ed L a partire dai valori di Tcrit ed S di ciascun gas o vapore.

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Tab.B 1 Proprietà di alcune sostanze infiammabili correlate al fattore di respirazione limitata (s)

Temperatura Limite Fattore di


Peso
di inferiore di respirazione
N. Sostanza molecolare
ebollizione esplosività limitata
m
ts (°C) LIE S

1 acetale 118,2 102 1,6 1,6


2 acetaldeide 44,1 20 4 8,8
6 acetone 58,1 56 2,5 7,2
14 acetilene 26,0 –84 1,5 30,5
16 acroleina 56,1 52 2,8 7,2
17 acrilonitrile 53,1 77 3,0 2,9
20 etano 30,1 –89 3,0 14,2
24 acetato di etile 88,1 77 2,1 3,23
27 etere etilico 74,1 34,5 1,7 15,6
28 alcool etilico 46,1 78 3,5 2,55
30 etilammina 45,1 17 3,5 9,85
34 etilbenzolo 106,2 136 1,0 1
38 bromuro di etile 109,0 38 6,7 3,4
52 cloruro di etile 64,5 12 3,6 8,0
55 etilcicloeseno 112,2 132 0,9 1,02
56 elilciclopentano 98,2 103 1,1 2,45
58 etilene 28,1 –104 2,7 16,3
59 cloridrina etilenica 80,5 129 5 1
64 ossido di etilene 44,0 11 3,0 11,7
66 formiato di etile 74,1 54 2,7 6,2
67 glicole etilenico 90,1 135 1,8 <1
68 acetato di glicole etilenico 132,2 156 1,7 <1
74 acetato di etile 118,1 154 1,5 <1
75 etil mercaptano 62,1 35 2,8 10,5
79 nitrato di etile 91,1 88 3,8 1,25
90 nitrito di etile 75,1 17 3,0 8,9
84 propionato di etile 102,1 99 1,8 1,66
86 etere etilpropilenico 88,1 64 1,9 5,7
91 alcool allilico 58,1 97 2,5 1,7
93 bromuro di allile 121,0 70 4,3 1,75
94 allilcarbinolo 72,1 112 4,7 <1
95 cloruro di allile 76,5 45 3,2 7,0
103 ammoniaca 17,0 –33 15 3,75
104 acetato di n-amile 130,2 149 1 <1
106 acetato di i-amile 130,2 143 1 <1
107 alcool n-amilico primario 88,1 138 1,3 <1
108 alcool n-amilico secondario 88,1 119 1,2 1,35
112 n-amilammina 87,2 104 2,2 1,25
115 cloruro di n-amile 106,6 108 1,4 1,55
116 cloruro di i-amile 106,6 100 1,5 1,9
131 antracene 178,2 340 0,6 <1
135 benzene 78,1 80 1,2 5,5
137 cloruro di benzile 140,6 197 – <1
146 piombo tetraetile 323,4 180 1,8 <1
147 piombo tetrametile 267,3 110 1,8 <1
151 butadiene 1,3 54,1 –4 2,0 15,5
152 n-butano 58,1 –1 1,5 20,0
153 i-butano 58,1 –12 1,8 16,8
155 2-butano 54,1 27 1,4 22,5
159 acetato di n-butile 116,2 127 1,2 <1
160 acetato di i-butile 116,2 118 2,4 <1

NORMA TECNICA
CEI 31-11:1997-10
Pagina 37 di 44
(seguito Tab. B.1)

Temperatura LImite Fattore di


Peso
di inferiore di respirazione
N. Sostanza molecolare
ebollizione esplosività limitata
m
ts (°C) LIE S

161 acetato di butile, sec. 116,2 105 1,7 1,35


165 alcool n-butilico 74,1 118 1,4 1,3
166 alcool i-butilico 74,1 108 1,7 1,5
168 alcool n-butilico, terz. 74,1 83 2,3 2,65
169 n-butilammina 73,1 78 1,7 4,25
173 n-butilbenzene 134,2 183 0,8 1
183 cloruro di n-butile 92,6 78 1,8 3,6
184 cloruro di i-butile 92,6 69 2,0 4,45
187 butene 1 56,1 –6 1,6 19,2
188 butene 2, cis. 56,1 4 1,7 18,2
190 isobutene 56,1 –7 1,8 17,2
191 cloruro di butilene 90,6 72 2,2 3,7
196 formiato di n-butile 102,1 106 1,7 1,38
198 glicole butilenico 118,2 171 1,1 <1
212 aldeide n-butirrica 72,1 75 1,4 5,8
220 clorobenzolo 112,6 132 1,3 <1
232 cloruro di propilene, 2 76,5 23 4,5 5,9
233 aldeide crotonica 70,1 102 2,1 1,57
238 acido cianidrico 27,0 26 5,6 8,0
241 cicloesano 84,2 81 1,2 5,1
242 cicloesanone 100,2 161 – <1
255 ciclopropano 42,1 –33 2,4 14,8
256 p-cimene 134,2 178 0,7 <1
259 n-decano 142,3 173 0,7 <1
267 dietilammina 73,1 56 1,8 8,7
292 dietilpentano 128,2 146 0,7 <1
295 seleniuro di etile 137,1 108 2,5 <1
326 dicloroetilene 1,1 97 32 5,6 4,15
327 dicloroetilene cis 1,2 97 60 6,2 1,95
329 dicloroetilene orto 147,0 197 2,2 1
342 cianogeno (CN2) 52,0 –21 6,0 5,3
349 etere metilico 46,1 –25 2,0 17,6
351 dimetilammina 45,1 7 2,8 12,3
356 dimetilbutano 2,2 86,2 50 1,2 14,9
365 dimetilclorosilano 129,1 70a) 3,4 2,15
366 dimetilformammide 73,1 153 2,2 <1
376 dimetilpentano 2,3 100,2 90 1,1 3,75
379 dimetilpropano 2,2 72,2 10 1,4 19,3
383 dimetilsolfuro 62,1 37 2,2 13,3
390 diossano 1,4 88,1 101 1,9 1,6
393 difenolo 154,2 255 0,7 <1
398 ossido di difenile 170,2 258 0,8 <1
404 etere isopropilico 102,2 69 1,4 6,0
413 etere vinilico 70,1 39 1,7 16,1
415 n-dodecano 170,3 216 0,6 <1
421 acido acetico 60,0 118 4,0 <1
422 anidride acetica 102,1 140 2,0 <1
428 alcool furfurolico 98,1 171 1,8 <1
429 furfurolo 96,1 162 2,1 <1
438 n-eptano 100,2 98 1,1 2,8

NORMA TECNICA
CEI 31-11:1997-10
Pagina 38 di 44
(seguito Tab. B.1)

Temperatura LImite Fattore di


Peso
di inferiore di respirazione
N. Sostanza molecolare
ebollizione esplosività limitata
m
ts (°C) LIE S

439 i-eptano 100,2 79/93 1,0 6,0


448 n-esano 86,2 69 1,2 7,7
449 i-esano 86,2 58/63 1,0 13,4
462 idrazina 32,0 113 4,7 <1
467 isoprene 68,1 34 1 28
469 ossido di carbonio 28,0 –191 12,5 3,5
470 solfuro di carbonile 60,1 – 50 11,9 2,5
471 cresolo (orto) 108,1 191 1,3 <1
473 cresolo (para) 108,1 202 1,0 <1
485 metano 16,0 –161 5,0 11,6
492 acetato di metile 74,1 57 3,1 4,8
495 etere metiletilico 60,1 8 2,0 14,8
503 alcool metilico 32,0 65 5,5 3,25
505 cloruro di metilallile 90,6 72 2,3 3,45
506 metilamina 31,1 – 6 5 8,3
512 bromuro di metile 95,0 4 8,6 2,75
515 metilbutilchetone 100,2 128 1,2 <1
516 metilisobutilchetone 100,2 116 1,2 1,4
519 cloruro di metile 50,5 –24 7,1 4,6
520 metilcicloesano 98,2 101 – 2,55
529 diclorometano 84,9 40 13 2,0
530 formiato di metile 60,0 32 5,0 6,0
532 metilglicole 76,1 124 2,5 <1
533 acetato di metilglicole 118,1 144 1,7 <1
536 acetato di metile 104,1 144 2,2 <1
546 2-metilpentano 86,2 60 1,2 10,5
553 propionato di metile 88,1 80 2,4 2,6
559 metiltriclorosilano 149,5 66 7,6 <1
564 naftalina 128,2 218 0,9 <1
568 nicotina 162,2 246 0,7 <1
571 nitrobenzene 123,1 211 1,8 <1
584 n-nonano 128,3 151 0,7 <1
589 n-ottano 114,2 126 0,8 1,4
590 i-ottano 114,2 99 1,0 2,8
603 paraldeide 132,1 124 1,3 <1
604 n-pentano 72,2 36 1,4 19,3
605 i-pentano 72,2 28 1,3 21
612 1-n-pentano 70,1 30 1,4 19,7
630 isoforone 138,2 197 – <1
633 anidride ftalica 148,1 285 1,7 <1
637 propano 44,1 –42 2,1 16,5
642 metilacetilene 40,1 –23 1,7 21,5
648 acetato di n-propile 102,1 102 1,7 1,6
649 acetato di i-propile 102,1 89 1,8 2,35
650 alcool propilico 60,1 97 2,1 2,0
652 alcool isopropilico 60,1 82 2,0 3,5
654 n-propilammina 59,1 49 2,0 11,1
661 cloruro di propile 78,5 47 2,6 8,0
662 cloruro di isopropile 78,5 35 2,8 9,3
663 propilene 42,1 –48 2,0 17,8
667 dicrolopropilene 1,2 113,0 96 3,4 <1
668 glicole propilenico 1,2 76,1 188 2,6 <1

NORMA TECNICA
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(seguito Tab. B.1)

Temperatura LImite Fattore di


Peso
Sostanza di inferiore di respirazione
N. molecolare
ebollizione esplosività limitata
m
ts (°C) LIE S

670 ossido di propilene 58,1 34 1,9 16,0


675 piridina 79,1 115 1,7 1,15
681 solfuro di carbonio 76,1 46 1,0 21,5
682 acido solfidrico 34,1 –60 4,3 9,2
684 stirolo 104,1 146 1,1 <1
694 tetradecano 198,4 254 0,5 <1
697 tetraidrofurano 72,1 64 1,5 7,9
701 tetrametilpentano 2, 2, 3, 3 128,3 140 0,8 <1
709 toluolo 921 111 1,2 1,75
712 trietilammina 101,2 89 1,2 3,5
714 trietilneglicole 150,2 291 0,9 <1
734 trimetilammina 59,1 3 2,0 14,8
755 triossano 90,1 115 3,6 <1
762 acetato di vinile 86,1 72 2,6 3,2
763 vinilacetilene 52,1 5 2 16,0
770 cloruro di vinile 62,5 –14 3,8 7,7
777 idrogeno 2,0 –253 4,0 40
780 xilolo (o) 106,2 144 1,0 <1
781 xilolo (m) 106,2 139 1,1 <1
782 xilolo (p) 106,2 138 1,1 <1
784 stagno tetrametile 178,8 78 1,9 2,4

Dati ricavati da:


K. Nabert & G. Schön (2a edizione, riproduzione 1970).
Sicherheitstechnische Kennzahlen brennbarer Gase und Dämpfe Eichverlag Berlin

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Fig. B1 Fattore di respirazione limitata S. Nell’uso del nomogramma se ts è minore di 40 °C si
utilizza il valore di 40 °C

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Custodie a respirazione limitata - Metodo di prova
Fig. B2

Fine Documento

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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. E. Camagni

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Totale Pagine 48 tel. 02/25773.1 • fax 02/25773.222 • E-MAIL cei@ceiuni.it

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