Norma Italiana
CEI 64-2
Data Pubblicazione Edizione
2001-03 Quarta
Classificazione Fascicolo
64-2 5964 C
Titolo
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
Prescrizioni specifiche per la presenza di polveri infiammabili e
sostanze esplosive
Title
Electrical installations in locations with explosion hazard
Particular requirements due to the presence of ignitable dusts and
explosives
NORMA TECNICA
COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
Questo fascicolo riguarda i Capitoli della Norma CEI 64-2 che trattano esclusi-
vamente la classificazione dei luoghi e dei relativi impianti elettrici pericolosi
per la presenza di polveri infiammabili e sostanze esplosive.
Esso si è reso necessario in seguito alla pubblicazione delle Norme CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) e CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) che hanno abrogato, rispettivamente dal
1° gennaio 1998 e dal 1° dicembre 1999, i Capitoli della presente norma riguardanti
la classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza in qualunque stato fisico di so-
stanze che, sotto forma di vapori, gas o nebbie possono determinare con l’aria un’at-
mosfera pericolosa.
La presente norma rimarrà in vigore in attesa delle nuove CEI EN sullo stesso
argomento, attualmente in preparazione.
Questa Norma è considerata, nonostante le modifiche introdotte, ancora
la quarta edizione della Norma CEI 64-2 in quanto ne mantiene la struttu-
ra anche se il presente fascicolo si riferisce unicamente ai luoghi in cui il
pericolo di esplosione è dovuto alle polveri infiammabili e alle sostanze
esplosive.
Una più radicale modifica della struttura sarà effettuata in occasione di
una prossima edizione.
DESCRITTORI
Luoghi pericolosi; Polveri infiammabili; Sostanze esplosive;
Europei
Internazionali
Legislativi
INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 64-2 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.
CDU
CAPITOLO
I GENERALITÀ 1
SEZIONE
1 OGGETTO E SCOPO DELLA NORMA 1
SEZIONE
2 LEGISLAZIONE 8
SEZIONE
3 DEFINIZIONI GENERALI 11
SEZIONE
4 SIGNIFICATO DELLE ABBREVIAZIONI 19
SEZIONE
5 DEFINIZIONE DEI VARI TIPI DI IMPIANTI A SICUREZZA 21
SEZIONE
6 PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE E PER LA INSTALLAZIONE
DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA 23
CAPITOLO
II LUOGHI DI CLASSE 0 (C0) 25
SEZIONE
1 GENERALITÀ 25
SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 25
SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C0 25
SEZIONE
4 QUALIFICAZIONE DELLE ZONE DEI LUOGHI C0 28
SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 29
SEZIONE
6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA DEI LUOGHI C0 29
CAPITOLO
III LUOGHI DI CLASSE 1 (C1) 31
CAPITOLO
IV LUOGHI DI CLASSE 2 (C2) 32
SEZIONE
1 GENERALITÀ 32
SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 33
4.2 Premessa ...................................................................................................................................................................................... 33
SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C2 35
SEZIONE
4 CONDIZIONI AMBIENTALI DEI LUOGHI C2 36
SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 38
CAPITOLO
V LUOGHI DI CLASSE 3 (C3) 48
CAPITOLO
VI SCELTA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
A SICUREZZA 49
CAPITOLO
VII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A PROVA DI ESPLOSIONE (AD-PE) 61
CAPITOLO
VIII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A SOVRAPRESSIONE INTERNA (AD-SI) 62
CAPITOLO
IX CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA INTRINSECA (AD-I) 63
CAPITOLO
X CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A TENUTA (AD-T) 64
SEZIONE
1 GENERALITÀ 64
SEZIONE
2 CONDUTTURE 64
SEZIONE
3 COMPONENTI 65
CAPITOLO
XI CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
CONTRO LE ESPLOSIONI (AD-FE) 67
CAPITOLO
XII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
A TENUTA (AD-FT) 68
SEZIONE
1 GENERALITÀ 68
SEZIONE
2 CONDUTTURE 68
SEZIONE
3 COMPONENTI 69
CAPITOLO
XIII IMPIANTO A SICUREZZA SPECIALE (AD-S) 70
CAPITOLO
XIV IMPIANTI DI TERRA 71
SEZIONE
1 GENERALITÀ 71
SEZIONE
2 CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI DI TERRA 74
CAPITOLO
XV LUOGHI CON IL CONTROLLO DI ESPLOSIVITÀ DELL'ATMOSFERA 77
CAPITOLO
XVI LUOGHI CON IL CONTROLLO DI TEMPERATURA 78
I GENERALITÀ
CAPITOLO
CEI 64-2:2001-03 Norma CEI a diffusione limitata, per NoiL NORMA TECNICA
86 CEI 64-2:2001-03
Pagina 1 di 82
1.1.02 Campo di applicazione
La presente Norma si applica agli impianti elettrici nuovi e alla trasformazione ra-
dicale di quelli esistenti nei luoghi con pericolo di esplosione a causa della pre-
senza delle sostanze pericolose di cui in 1.3.07, con le limitazioni di cui al suc-
cessivo comma a) e le precisazioni di cui in b), c), d).
Nel caso in cui le trasformazioni non siano radicali possono essere applicate le
Norme CEI 64-2 valide al momento della costruzione iniziale. La presente Norma
integra ma non sostituisce le altre Norme impianti di carattere generale, quali ad
esempio le Norme CEI 11-1, 11-8, 11-17, 64-8. La presente Norma è applicabile
agli impianti di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, con
gli adattamenti derivanti dalle caratteristiche specifiche di tali impianti. In partico-
lare, dove la presente Norma rinvia alle Norme sugli impianti utilizzatori (Norma
CEI 64-8 e altre del CT 64) si deve fare riferimento, invece, a quanto dicono le
Norme relative ai suddetti impianti (Norme CEI 11-1, 11-17 ed altre del CT 11).
a) La presente Norma non considera:
1) Impianti a mezzo dei quali l'energia elettrica opera una trasformazione
che costituisce l'essenza di un processo chimico, come, ad esempio: pro-
cessi di elettrolisi, processi all'arco elettrico; elettroforesi, cataforesi, ecc..
2) Impianti in luoghi in cui il pericolo dipende da sostanze infiammabili a
comportamento speciale, che non hanno necessità d'innesco esterno per
infiammarsi, come, ad esempio: sodio metallico, potassio,fosforo bianco;
3) Impianti in atmosfere che, anche in circostanze solo accidentali, possono
essere fortemente arricchite di ossigeno;
4) Impianti destinati a funzionare solo in particolari situazioni transitorie di
esercizio degli impianti di lavorazione e deposito (come, ad esempio: mo-
difica, ampliamento, avviamento, manutenzione) durante le quali si pren-
dono provvedimenti atti a limitare le condizioni di pericolo (es. bonifica,
presidi particolari,..);
5) Impianti negli edifici a destinazione residenziale e similari (1),
6) Impianti di protezione dalle scariche atmosferiche (CEI 81-1), dalle ca-
riche elettrostatiche e impianti di protezione catodica (salvo particolarità
degli impianti di terra precisate nel Cap. XIV);
7) Impianti di bordo e di trazione di veicoli terrestri, natanti ed aerei;
8) Impianti elettrici nelle zone artificialmente non AD (1.3.25b) se messi fuo-
ri tensione nel caso di interruzione delle misure artificiali di neutralizza-
zione del pericolo di atmosfera pericolosa.
9) Impianti elettrici nelle miniere e nelle parti di loro installazioni di superfi-
cie soggette a pericolo per grisou e per polveri combustibili
(D.P.R.27-4-1955, n. 547, art. 2 pos.a)
b) Impianti elettrici ubicati in luoghi in cui si impiegano fiamme libere o esistono
organi non elettrici con superfici esterne a temperature pericolose.
Per gli impianti elettrici nei luoghi con presenza di sostanze pericolose in cui
si impiegano fiamme libere o nei quali esistono organi non elettrici con su-
perfici esterne a temperature pericolose, è ammesso, col rispetto del grado di
sicurezza equivalente almeno 3, che la loro classificazione venga fatta in ana-
logia ai criteri indicati nelle Appendici B, F, e J, anziché in conformità alle pre-
scrizioni dei Cap. III, IV, V, sempreché nella esecuzione degli impianti venga-
no seguite, ove applicabili, le prescrizioni formulate in dette Appendici (2).
(1) Si fa tuttavia presente che, negli edifici in questione, possono esistere dei locali che, per la loro destinazione, sono da con-
siderare luoghi soggetti alla Norma (ad esempio: le Appendici A e B)
(2) Si ricorda che il DM 22.12.1958 Tabella A punti da 1 a 8 esclude dall'obbligo di impianti AD i luoghi in cui le sostanze in-
fiammabili sono usate solo come combustibile.
1.1.03a Premessa
La presente Norma, nei luoghi di classe 0, 1, 2, 3 , consente di conseguire una si-
curezza probabilistica, con grado di sicurezza equivalente almeno 3, nel preveni-
re ivi l'innesco di una esplosione da parte dell'impianto elettrico.
Nei suddetti luoghi la valutazione della coincidenza (spaziale e temporale) di
eventi che comportano esplosione è probabilistica, basata sul criterio di conside-
rare, ai fini della sicurezza, solo gli eventi di assenza di apprestamenti di difesa
che coincidono casualmente e non deterministicamente (ossia non associati tra
loro con una successione da causa ad effetto).
(1) Le prescrizioni di esecuzione riportate nei Cap. VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIII si riferiscono agli impianti di energia; comunque
congiuntamente a quelle del Cap. IX possono essere di valido riferimento per gli impianti oggetto del presente comma. Per
questi, in mancanza di Norme CEI specifiche, si può far riferimento ad eventuali Pubblicazioni IEC, per quanto attinenti e ap-
plicabili.
(1) Nella presente Norma l'evento non voluto, prevenuto dalla(e) barriera(e) al fine di concorrere alla prevenzione di un'esplo-
sione nell'ambiente considerato, può essere: sia la presenza di una sostanza pericolosa, sia la sua accumulazione, sia la sua
miscelazione con aria, sia il suo contatto con fenomeni elettrotermici innescanti, sia la formazione di tali fenomeni elettroter-
mici, sia l'esportazione all'esterno di una custodia della temperatura prodotta da un'esplosione verificatasi al suo interno.
(2) Nel caso di più barriere in serie, ragionevolmente indipendenti da cause comuni di inefficienza, la probabilità di contempo-
ranea casuale inefficienza delle barriere è data dal prodotto delle probabilità; perciò se la possibilità di inefficienza di una sin-
gola barriera è bassa, quella di due barriere è estremamente bassa e quella di n barriere è il prodotto di n fattori molto minori
di uno, ossia è una probabilità talmente bassa (di ordine n), da potersi considerare praticamente trascurabile.
(3) In molti casi, la conoscenza qualitativa dei fenomeni (specie in insiemi complessi) non è accompagnata da dati quantitativi
(per mancanza di dati tecnici o scientifici) e conseguentemente è necessario ricorrere ad una analisi operazionale.
(1) Nei luoghi con pericolo di atmosfera esplosiva generalmente si ammette, per convenzione, che la sicurezza sia assicurata
quando tale evento è prevenuto con un grado di sicurezza 3:
cioè con almeno 3 barriere normali (ciascuna con grado di sicurezza 1) in serie;
oppure con
2 barriere in serie di cui 1 normale ed 1 aumentata (grado di sicurezza 2).
1.1.03f Appendici
Nelle Appendici attualmente vigenti si considerano alcuni casi particolari.
Tali casi particolari costituiscono esempi ai quali si possono rapportare altri casi
analoghi per i quali un'adeguata esperienza suggerisca la possibilità o l'opportu-
nità di rettifiche all'applicazione delle regole generali (ved. ad esempio 1.1.02b,
3.2.02), ma in ogni caso col rispetto del grado di sicurezza equivalente almeno 3.
2 LEGISLAZIONE
S E Z I O N E
3 DEFINIZIONI GENERALI
S E Z I O N E
1.3.01 Ambiente
Parte di un luogo nella quale esistono condizioni (di ventilazione o ambientali)
univocamente definite dalla presente Norma, capaci di condizionare la dispersio-
ne o l'accumulo delle sostanze pericolose, od eventuali condizioni speciali, defi-
nite dalle Norme per gli impianti utilizzatori.
1.3.02 Aperture
Si considerano aperture quelle che, in relazione alle dimensioni e differenze di
pressione, potrebbero consentire il trasferimento di un’atmosfera pericolosa.
Si considerano le seguenti qualifiche delle aperture in relazione alla loro efficacia
contro il trasferimento di un'atmosfera pericolosa. Tale efficacia per le aperture
A1, A2, A3 è ottenuta se i serramenti sono ordinariamente chiusi o aperti poco
frequentemente.
A0: aperture prive di serramenti oppure munite di serramenti non conformi
alle caratteristiche specificate per A1, A2, A3;
A1: aperture munite di serramenti rispondenti alle seguenti caratteristiche:
efficiente congegno di richiusura automatica;
interstizio fra telaio e battente non superiore ad 1 mm oppure con
copri battuta;
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI
64-2 F.19 (gennaio 1997)
In relazione alla sua efficacia contro il trasferimento di atmosfera pericolosa ed
ai fini della presente definizione, i requisiti richiesti per un’apertura di tipo A1
devono essere intesi per tutto il perimetro.
L’apertura deve avere un interstizio non superiore ad 1 mm su tutto il perimetro,
oppure avere un copribattuta che può interessare tutto il perimetro o solo una
parte di esso; in quest’ultimo caso, la parte non provvista di copribattuta deve
avere un interstizio non superiore ad 1 mm.
A2: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A1 ed
inoltre provvisti di dispositivi di tenuta (ad es. guarnizioni) su tutto il pe-
rimetro;
oppure,
combinazione di due A1 in serie;
A3: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A2 ed
inoltre apribili solo con mezzi speciali (anziché dotati di congegno di ri-
chiusura automatico) oppure occlusi stabilmente come ad es. nel passag-
gio di servizi (condutture, condotti....);
oppure,
combinazione di una A1 e una A2 in serie.
1.3.09 Distanza AD
Distanza di un punto al limite di una zona AD da un CP o da una apertura di un
ambiente considerato zona AD. In presenza di un ostacolo, la distanza AD viene
misurata lungo la linea di minimo percorso (filo teso) che evita l'ostacolo.
1.3.17 Lavaggio
Passaggio di gas protettivo (aria sufficientemente pura o gas inerte) all'interno di
una custodia o di un locale, prolungato per il tempo necessario ad asportare o
diluire al di sotto del 30% del limite inferiore di infiammabilità eventuali atmo-
sfere pericolose per gas o vapori.
(1) Rientrano fra questi impianti anche quelli che, nel D.P.R. 27-4-1955, n. 547, sono denominati, a seconda dei casi, “antide-
flagranti” oppure “stagni o chiusi”.
(2) Questa avvertenza non si ritiene in contrasto con la prescrizione di cui all'articolo 340 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547.
(3) Nel vocabolario elettrotecnico internazionale (CEI/ IEC 50 (426): 1990) detti “limiti inferiori e superiori di esplodibilità”
(426-02-09, 10).
(1) Ai sensi dell'art. 395 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547 l'Autorità competente è il Ministero per il Lavoro e la Previdenza Sociale
che sentita la Commissione Consultiva Permanente, emette il Decreto di riconoscimento dell'efficienza dei sistemi protettivi
adottati. Per i distributori di carburante l'Autorità competente è il Ministero dell'Interno (D.G.S.A.), sentita la Commissione
Consultiva Permanente.
(1) La dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico alla presente Norma è da considerare corrispondente a tutti gli effetti
alla “dichiarazione di antideflagranza” da parte del costruttore, richiesta dall'art. 330 del D.P.R. 27-4-1955, n. 547.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
2.5.01 Generalità
Per determinare l'estensione delle zone AD secondo il procedimento generale di
cui alla Sez. 2, si applicano le regole fornite nella presente Sezione e le indica-
zioni riportate nelle figure.
Nei casi illustrati nelle figure valgono le seguenti avvertenze:
ove esistono più centri di pericolo che determinano zone AD fra loro interfe-
renti, la zona AD risultante è l'inviluppo delle zone AD stesse;
se sono presenti anche sostanze infiammabili o polveri infiammabili la esten-
sione della zona AD viene determinata tenendo conto congiuntamente dei
criteri dei luoghi C0, C1, C2;
se un ambiente, non contenente alcun C0CP (e, pertanto, di per se stesso “zo-
na non AD”) comunica, tramite un'apertura, con una C0Z, questa può esten-
dersi all'ambiente con estensione determinata dalle seguenti due condizioni:
1) tipo dell'ambiente considerato (1.3.01g, h);
2) qualifica dell'apertura (1.3.02).
Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza idonei alle zone AD di luoghi
di classe 0, si rimanda al Cap. VI.
Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
4.1.01 Luoghi C2
Si considerano C2 i luoghi nei quali siano prevedibili pericoli di esplosioni di
polveri infiammabili eventualmente presenti nell'ambiente, all'esterno del loro re-
golare sistema di contenimento, dal quale potrebbero fuoriuscire sia durante il
funzionamento ordinario dell'impianto di deposito o di lavorazione, sia in caso di
funzionamento anormale di questo.
I cumuli (strati o mucchi) di queste polveri sono pericolosi e, se innescati, posso-
no formare atmosfere pericolose.
Nel caso di polveri che emettano gas infiammabili si applicano anche le prescri-
zioni per le sostanze infiammabili (Cap. III, V).
Nota La valutazione della prevedibilità del pericolo di esplosione di una polvere infiammabile dipen-
de da un complesso di fattori, assai numerosi ed eterogenei (come: natura fisico-chimica (1)
della polvere, sua eventuale miscelazione con sostanze neutralizzanti (2), condizioni ambien-
tali (3), ecc.) che, singolarmente od in combinazione tra loro, possono assumere entità tale da
determinare, o limitare, od annullare il pericolo stesso.
Pertanto, la valutazione della esistenza o meno e dell'entità del pericolo è lasciata alla compe-
tenza e responsabilità del progettista (4)dell'impianto di lavorazione o deposito e non può essere
attribuita al progettista dell'impianto elettrico. Analogamente, è demandata al progettista
dell'impianto di lavorazione o deposito la valutazione dell'entità dell'eventuale possibile esplo-
sione. Di massima si possono considerare “trascurabili” quelle esplosioni che, alle prove di la-
boratorio, producono pressioni inferiori a 666 Pa (5 mmHg), in quanto, generalmente, si ritie-
ne che pressioni di così piccola entità non producano danni alle persone ed eventualmente
danni minimi agli animali ed alle cose.
(1) Tra le caratteristiche che individuano la “natura fisico-chimica” della polvere, ed es: composizione chimica, densità, granu-
lometria, temperatura di accensione, ecc., ecc.
(2) La miscelazione con sostanze neutralizzanti può essere ottenuta tanto con polveri inerti, quanto da umidificazione con acqua,
se ciò è tollerato dalla polvere in questione.
(3) Le condizioni ambientali sono costituite da: temperatura, pressione, turbolenza atmosferica, tenore di ossigeno, concentra-
zione della polvere in relazione al volume-ambiente, e simili.
(4) La Tab. II non ha valore impegnativo; essa risale alla prima stesura della Norma CEI 64-2 (1973) ed è stata tratta dai docu-
menti indicati nelle Note che la accompagnano; più recenti sperimentazioni possono fornire indicazioni diverse da quelle in
essa riportate.
Non si ritiene, tuttavia, di procedere ad un suo aggiornamento, in quanto non è compito della presente Norma fornire dati
impegnativi in tale materia.
4.2 Premessa
Il presente Capitolo fornisce i criteri per individuare le zone AD dei luoghi C2
all'esterno del regolare sistema di contenimento delle polveri infiammabili; la
prevenzione del pericolo di esplosione all'interno di detto sistema di conteni-
mento fa parte della progettazione dell'impianto di lavorazione o deposito di cui
il sistema di contenimento delle polveri è parte intrinseca.
Come criterio generale le installazioni elettriche all'interno di detto sistema di
contenimento sono da evitare, ricorrendo, ovunque possibile, ad accorgimenti
sostitutivi; ove assolutamente indispensabile, le installazioni elettriche interne al
sistema devono essere studiate, caso per caso, dal progettista dell'impianto di la-
vorazione o di deposito, con la collaborazione del progettista dell'impianto elet-
trico, in modo da evitare che possano fornire l'innesco delle polveri infiammabili
contenute nel sistema stesso.
4.3.03 Esclusioni
Non si considerano C2CP: le condutture in depressione con adeguata continuità
della sua efficienza e quelle prive di giunzioni a flangia e simili (le saldature ed i
manicotti non si considerano giunzioni), i sacchi ed i contenitori (di materiali ido-
nei) chiusi e rispondenti alla normativa per il trasporto su strada e/o ferrovia.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.7
(ottobre 1995)
Non sono considerati C2CP, i contenitori di sostanze infiammabili allo stato di polveri
quando sono soddisfatte tutte le consizioni seguenti:
a) sono in materiali idonei e costruiti a regola d’arte nel rispetto di eventuali norme di co-
struzione e prova;
b) sono ermeticamente chiusi (sigillati) in fabbrica;
c) sono depositati e/o movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente
non prevedibili cadute che possano provocare l’apertura del coperchio o il danneggia-
mento con fuoriuscita significativa di sostanze contenute;
d) è attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di cumuli e vi è una co-
stante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione (durata complessiva di presen-
za dei cumuli, strati o mucchi inferiore a 1 h complessiva in 365 giorni).
(1) Non si prevedono provvedimenti di asportazione continua delle polveri infiammabili nei confronti dei C2CP2, in quanto que-
sti possono emettere le polveri soltanto raramente (4.3.02).
4.5.01 Generalità
Per le zone AD dei luoghi C2 non sono precisate qualifiche.
Si espongono le regole per determinare l'estensione delle zone AD, secondo il
procedimento generale, di cui in 4.2.01 a).
L'estensione della zona AD primaria, determinata da un C2CP, è:
a) per C2CP1 (Fig. 4.1):
in orizzontale, rispetto alla verticale passante per C2CP1:
per 15 m in tutte le direzioni fino a 7,5 m dal suolo;
per 7,5 m in tutte le direzioni da oltre 7,5 m dal suolo fino a 7,5 m sopra il
C2CP1;
b) per C2CP2 (Fig. 4.2):
in verticale: dal suolo fino a 7,5 m sopra il C2CP2;
in orizzontale, rispetto alla verticale passante per il centro di pericolo: per
7,5 m in tutte le direzioni.
La zona AD primaria cosi' definita serve a determinare l'estensione delle zone AD
nei casi reali illustrati nelle figure successive, per le quali valgono le seguenti av-
vertenze:
Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza ammessi nelle zone AD di
luoghi C2 si rimanda al Cap. VI.
Vista Vista
C2CP1 a meno di 7,5 m dal suolo C2CP1 a più di 7,5 m dal suolo
Pianta
Vista
Pianta
Sez. A-A
Pianta
Pianta Pianta
a) b)
Pianta Pianta
a) b)
SEZ. X - X
PIANTA
SEZ. X - X
PIANTA
Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
Dal 1° Dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettri-
ci nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive),
Capitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabi-
li), Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
6.1.01 Generalità
Classificato il luogo pericoloso e determinate le zone AD nell'ambito del luogo
stesso secondo le regole dei Cap. II, III, IV, V, la scelta degli impianti elettrici a si-
curezza, in relazione alla qualifica della zona AD in cui devono essere installati,
deve essere operata in conformità alla Tab. IV.
Nota La Tab. III, riportata alla fine del presente Capitolo, contiene una guida per individuare, nei
Cap. II, III, IV, V, le regole che consentono:
di definire la classe del luogo pericoloso in funzione delle caratteristiche delle sostanze pre-
viste;
di determinare, nei casi più comuni, la qualifica e l'estensione delle zone AD in funzione
della provenienza del pericolo e delle condizioni dell'ambiente.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.6
(maggio 1994)
Nei luoghi con presenza di sostanze infiammabili in cui il sistema di contenimento delle
stesse (impianto di lavorazione o deposito) è privo di centri di pericolo, è idoneo l’impianto
elettrico costruito secondo la normativa generale, ad esempio Norma CEI 64-8; peraltro, in
considerazione della presenza delle sostanze infiammabili, deve essere verificato se esi-
stono i presupposti per considerare detti luoghi in tutto o in parte ambienti a maggior ri-
schio in caso d’incendio (Norma CEI 64-8 Parte 7 Sezione 751).
I circuiti che, in caso di emergenza, possono causare pericolo rimanendo in ten-
sione devono essere comunque dotati di un comando di emergenza.
Per i circuiti che devono rimanere in servizio anche in caso di emergenza, in
quanto si prevede un pericolo maggiore se vengono aperti, debbono essere sta-
bilite misure sostitutive di sicurezza in luogo dell’apertura.
I comandi di emergenza (Parte 2 Capitolo 28 della Norma CEI 64-8) devono esse-
re ubicati dove necessario (1).
Per i casi particolari di installazioni elettriche destinate a luoghi C1 muniti di im-
pianti di ventilazione, o a luoghi C2 con provvedimenti di asportazione polveri,
si deve tener conto delle indicazioni degli articoli 6.1.02 e 6.1.03.
In zona Z0 e Z1 è vietato il ripristino automatico dei dispositivi di protezione.
I motori di compressori di gas infiammabili non devono avere in comune con i
compressori il sistema di lubrificazione e di olio di tenuta o i cuscinetti devono
essere esterni alla custodia del motore con completo isolamento fisico tra i cu-
scinetti e la custodia oppure deve essere accertata l'impossibilità che i gas infiam-
mabili possano pervenire nella custodia del motore tramite i lubrificanti e gli oli
di tenuta.
Nelle zone C1Z0, C1Z1, C1Z2, C3Z1 all'arresto dei motori si devono disattivare
contemporaneamente anche le loro refrigerazioni.
Valgono inoltre le seguenti avvertenze di carattere generale.
a) Coesistenza di impianti AD diversi.
Ogni impianto elettrico a sicurezza può essere costituito anche da parti di
tipo diverso, purché tutte adatte per la zona AD specifica.
(1) Ciò anche in ossequio a disposizioni di legge (DPR 27-4-1955 n 547, art. 333; DM 8-3-85 Allegato A punto O.e).
(1) Per es., per i luoghi C0, vedere quanto prescritto dal T.U. delle Leggi di P.S.-R.D. 18-6-1931 n. 773.
(1) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(2) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(3) lI metodo IEC per determinare la minima temperatura di accensione delle polveri
in strato, è nel documento IEC 31H (CO) 3 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 1: dust
layer on heated surface at a constant temperature,
in nube, è nel documento IEC 31H (CO) 4 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 2: dust
cloud in a furnace at a constant temperature.
Tuttavia, per ora, si mantengono le prescrizioni delle precedenti edizioni della Norma CEI 64-2 in attesa delle pubblicazioni IEC nella serie
79 e di ulteriori decisioni IEC sull'uso dei valori sperimentali ottenibili coi suddetti metodi.
(1) Per locali con analizzatori di sostanze infiammabili protetti con ventilazione artificiale vedi il rapporto tecnico IEC 79-16:
1990.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
SOSTANZE CLASSE DEL PROVENIENZA QUALIFICAZIONE DELLE ZONE AD
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PERICOLOSE LUOGO DEL art. 1.3.24.a
CONDIZIONI AMBIENTALI ESTENSIONE DELLE ZONE AD
NORMA TECNICA
CEI 64-2:2001-03
PERICOLOSO PERIOCOLO
art. 1.3.07 art. 1.3.06 Z0 Z1 Z2 ZR
VENTILAZIONE
SOSTANZE PESANTI SOSTANZE LEGGERE
NATURALE LIMITATA IMPEDITA art. 3.1.04.c art. 3.1.04.c
art. 1.3.01.b art. 1.3.01.c art. 1.3.01.d
X art.3.5.01.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.e1 Fig. 3.5 art. 3.6.02.a & 3.6.06. e1 Fig. 3.17
da C1CP0 X art. 3.5.01.a art. 3.5.02.b1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.b Fig. 3.14 art. 3.6.02.a & 3.6.06.b
art. 3.3.00
X art. 3.5.01.a,b,c,d art. 3.6.02.b,c Fig. 3.13.b art. 3.6.02.b,c
SOSTANZE C1
INFIAMMABILI art. 3.1.01 X art. 3.5.02.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.03.a,e1 Fig. 3.5 art. 3.6.06.a,e1 Fig. 3.17
(In qualunque stato da C1CP1 X art. 3.5.02.a art. 3.6.03.b Fig. 3.3, 3.6 art. 3.6.06.b Fig. 3.15, 3.18
fisico escluse le art. 3.3.01
polveri infiammabili) X art. 3.5.02.a,c,d art. 3.6.03c Fig. 3.4, 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.16, 3.20, 3.21, 3.22
X art. 3.5.03.a3 art. 3.5.04.a1 art. 3.6.03.e4,i1 Fig.3.7, 3.10 art. 3.6.06.e4,i1 Fig. 3.19, 3.22
da C1CP2 X art. 3.5.03.b1 art. 3.6.03.f Fig. 3.8 art. 3.6.06.f Fig. 3.20
art. 3.3.02
X art. 3.5.02.c,d,g art. 3.6.03.c Fig. 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.20, 3.21, 3.22
C3 da C3CP1&C3CP2 X X art. 5.4.02.2 art. 5.4.03.2a Fig. 5.1, 5.2 art. 5.4.03.2b Fig. 5.3, 5.4
art. 5.1.01 sez. 5.2 X art. 5.4.02.1 art. 5.4.03.1 Fig. 5.2 art. 5.4.03.1 Fig. 5.4
AMBIENTE
ESTERNO INTERNO
art. 1.3.01.g art. 1.3.01.h
da C0CP1 X art. 2.4.02 art. 2.5.02.a Fig. 2.1, 2.2, 2.3
SOSTANZE C0 art. 2.3.01
sez. 2.1
ESPLOSIVE (Ved. Nota e) da C0CP2 X art. 2.4.03 art. 2.5.02.b Fig. 2.4, 2.5
art. 2.3.02
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CEI 64-2:2001-03
NORMA TECNICA
Note alla Tabella III
Esclusioni: Nella Tabella non sono considerate:
la determinazione delle zone AD originate da liquidi infiammabili tenuti in
deposito in serbatoi considerati a pressione atmosferica o in vasche (3.6.05,
Fig. 3.13 e 3.14);
le deformazioni delle zone AD originate da pareti o schermi (3.6.03 m, 3.6.06
m, 4.5.02, 5.4.03.2);
le estensioni ridotte delle zone AD in luoghi C1 per sostanze dei Gruppi D ed
E (3.6.04);
i locali serviti da impianti artificiali di ventilazione artificiale o con provvedi-
menti per l'asportazione delle polveri (1.3.01, 3.4.03, 3.5.02 e, 3.5.03 d, 3.6.03
d, 3.6.03 h, 3.6.06 d, 3.6.06 h, 4.4.02).
Istruzioni per l'uso della Tabella.
Ogni voce riportata in Tabella è accompagnata dagli estremi dell'articolo o degli
articoli da consultare per inquadrare il caso in esame.
a) Noti la natura, lo stato fisico e (ove occorra) la quantità della sostanza perico-
losa (colonna 1), gli articoli richiamati nella colonna 2 “CLASSE DEL LUOGO”
permettono anzitutto di classificare il luogo stesso.
b) Note le caratteristiche del CP, gli articoli richiamati nella colonna 3 “PROVE-
NIENZA DEL PERICOLO” consentono di determinare l'origine del pericolo.
c) Le condizioni dell'ambiente in cui è ubicato il CP è individuato dagli ostacoli
richiamati nella testata delle colonne sotto il titolo comune “CONDIZIONI
AMBIENTALI”.
d) Gli elementi di cui in b) e c) individuano un punto segnato con X a partire
dal quale, percorrendo la Tabella orizzontalmente verso destra, si perviene:
agli estremi dell'articolo o articoli da consultare per qualificare l'ambiente
circostante il CP: se il caso in esame rientra fra quelli previsti nell'articolo,
la qualifica si legge in testa alla colonna (7-8-9-10), colonna che contiene
gli estremi dell'articolo stesso;
per tutti i luoghi pericolosi: all'indicazione dell'articolo e delle eventuali fi-
gure che precisano l'estensione della zona AD corrispondente nelle co-
lonne 11 e 12.
e) Con l'aiuto delle Tab. IIIa (per luoghi C0, C2, C3) e IIIb (per luoghi C1), si
possono anche determinare le zone che, pur non contenendo CP si devono
considerare AD o non AD in quanto confinanti, attraverso aperture (A0, A1,
A2, A3).
Nei luoghi C0, C2, C3 solo le aperture di tipo A0 rendono l'ambiente a valle
zona AD; le aperture di tipo A1 (o anche A2, A3 ad abbondanza) rendono
l'ambiente a valle zona non AD se ivi non esistono rispettivamente C0CP,
C2CP, C3CP.
f) Esempio di applicazione:
Zone AD originate da una valvola di regolazione con tenuta a premistoppa,
inserita in un circuito di trasferimento benzina di una raffineria.
1) Per l'art. 3.1.01 il luogo è C1 e per l'art. 3.3.01 il centro di pericolo può es-
sere C1CP1.
2) Supposta la valvola in ambiente a ventilazione naturale limitata (1.3.01 c)
la posizione della X (colonna 5) rinvia all'art. 3.5.02 a che conferma che
l'ambiente a contatto del centro di pericolo è zona C1Z1 (colonna 8).
Detta zona, essendo originata da sostanza pesante, si estende secondo
quanto indicato in 3.6.03 b Fig. 3.3 (colonna 11).
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CLASSE DEL LUOGO CATEGORIE NON IN RIEMPI- A CHIUSURA
PRESCRITTO AD-FE1 AD-FE2 COMPON. PERICOLOSI
NORMA TECNICA
CEI 64-2:2001-03
QUALIFICA Sez. 9.2 SOGGETTE IMMERSI
PERICOLOSO (PER TUTTI I COMPON.) NEL FUNZION. NORMALE) SOGGETTE MENTO DI ERMETICA O
ZONE AD NELL’USO IN OLIO
(1) A MOVIMENTI SABBIA IN RESINA
Ia Ib IP55 IP44 IP55 IP44 (13.2) (13.3) (13.4.02) (13.4.03) 13.4.04 & 05)
C0Z0
C0Z1
C0 (13) (5)
(Cap. II)
C0Z2
(13) (6) (6)
C0ZR
(13)
C1Z0
(3) (12)
C1 C0Z1
(8) (2) (7)
(Cap. III)
(4) C0Z2
C0ZR
IDONEO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO RIDONDANTI IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO VIETATO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO
INDICATO IN TESTA ALLA COLONNA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA
E’ IL MINIMO ADATTO AL CASO ALLA COLONNA E’ ADATTO AL CASO ALLA COLONNA NON E’ AMMESSO
CON ABBONDANZA NEL CASO INDICATO
Note alla Tabella IV
NB. - Impianti e singoli componenti possono corrispondere contemporaneamen-
te a più modi di protezione.
1) Si fa riferimento ai soli componenti che nel funzionamento normale possono
produrre archi, scintille o temperature superiori alle massime ammesse in re-
lazione alle sostanze pericolose previste: il grado di protezione prescritto per
gli altri componenti è precisato nel Cap. XII.
2) L'impiego è escluso in sistemi di categoria superiore alla I. È ridondante ri-
spetto a quanto idoneo (AD-FE1).
3) Per impiego in zone C1Z0, la pressurizzazione deve essere fatta con gas iner-
te e quindi non sono ammessi locali pressurizzati; inoltre deve essere rispetta-
to il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b) con particolarità at-
tualmente non esplicitate.
4) Nel caso di sostanze infiammabili che comportano pericolo di esplosione an-
che allo stato solido o liquido indipendentemente dalle miscelazione dei loro
vapori con l'aria, gli impianti elettrici devono avere inoltre grado di protezio-
ne non inferiore a quello ammesso negli impianti AD-T per i luoghi di classe
0, al fine di impedire la penetrazione delle sostanze pericolose allo stato soli-
do o liquido entro le custodie stesse.
5) In alternativa ad IP55 può essere utilizzato IP6X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP55. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in nube secondo due concezioni A (IP6X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
6) In alternativa ad IP44 può essere utilizzato IP5X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP 44. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in strato secondo due concezioni A (IP5X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
7) Il modo di protezione Ex m (CEI 31-13) è idoneo anche per i luoghi C1Z1 e
C3Z1.
8) L'impianto è ridondante rispetto a quanto idoneo (AD-FE1) sia per le condut-
ture, sia per la protezione di parti non scintillanti.
9) Per le condutture in alternativa alle prescrizioni degli impianti AD-S possono
essere applicate quelle ammesse negli altri tipi di impianto AD.
10) In caso di arresto dell'impianto di pressurazione, prima di ridare tensione
all'impianto elettrico si deve provvedere ivi all'asporto della polvere infiam-
mabile eventualmente depositatasi durante l'assenza di sovrapressione.
11) Per cavi scaldanti vedi 13.4.06.
12) Deve essere rispettato il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b)
con particolarità attualmente non esplicitate.
13) Ammesso solo se con gradi di protezione precisati per gli impianti AD-T.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle Norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
a) Negli impianti AD-T tutti i componenti elettrici devono essere muniti di custo-
die con gradi di protezione conformi ai valori indicati nella Tab. IV del Cap.
VI.
b) Per l'impiego degli impianti AD-T si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescri-
zioni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.
2 CONDUTTURE
S E Z I O N E
3 COMPONENTI
S E Z I O N E
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
12.1.01 Generalità
Per l'impiego degli impianti AD-FT si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescrizio-
ni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.
2 CONDUTTURE
S E Z I O N E
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
In presenza di impianti elettrici e relativi componenti non convenzionali, quali
quelli finora considerati in questo Capitolo, si devono comunque applicare i re-
quisiti essenziali di sicurezza della Direttiva 94/9/CE recepita in Italia con il DPR
23 marzo 1998, n. 126.
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
14.1.02 Misure di protezione contro l'innesco di esplosioni per guasti elettrici verso
terra
Oltre al rispetto di quanto in 6.1.01 l, per evitare scintille pericolose, negli im-
pianti fissi, compresi quelli a bassissima tensione di sicurezza, devono essere rese
equipotenziali tutte le masse e le masse estranee.
Per le parti protette catodicamente a corrente impressa ved. l'art. 14.1.05.
Fig. 14.1
Fig. 14.2 Condotte o strutture protette catodicamente con sistema a corrente impressa, entran-
te o uscente in un'area con un unico impianto di terra
Giunto isolante
Condotta o struttura
protetta catodicamente
a corrente impressa
Fine Documento
31 – Materiali antideflagranti