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N O R M A I T A L I A N A CEI

Norma Italiana

CEI 31-25
Data Pubblicazione Edizione
1998-02 Prima
Classificazione Fascicolo
31-25 3564 R
Titolo
Luoghi con pericolo di esplosione
Guida per la costruzione e l’uso di locali
o edifici pressurizzati in luoghi di Classe 1

Title
Locations with explosion hazard
Guide to the construction and use of rooms or buildings protected by
pressurization in Class 1 locations

IMPIANTI E SICUREZZA DI ESERCIZIO

GUIDA

COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
La presente Guida riguarda soltanto i locali all’interno dei quali non sono presenti centri di pericolo ma
che sono ubicati in zone pericolose di Classe 1; tuttavia, nelle Appendici, sono forniti criteri guida per la
pressurizzazione dei locali o edifici nei luoghi di Classe 2 e 3. Essa definisce le condizioni per le quali im-
pianti elettrici non a sicurezza possono essere installati in detti locali quando l’ingresso dell’eventuale at-
mosfera pericolosa esterna è impedito mantenendo la pressione interna superiore a quella esterna. La
Guida illustra i criteri di costruzione, allestimento e utilizzazione dei locali o edifici e delle loro parti asso-
ciate quali i condotti d’alimentazione e di uscita del gas di protezione, i dispositivi ausiliari di controllo
necessari per ottenere e mantenere una pressurizzazione soddisfacente. Sono comprese anche le verifi-
che necessarie per dimostrare la conformità dell’impianto alle prescrizioni della presente Guida e i con-
trassegni da applicare ai locali o edifici.
La presente Guida costituisce la ristampa senza modifiche, secondo il nuovo progetto di veste editoriale,
della Guida pari numero ed edizione (Fascicolo 2284 G).

DESCRITTORI
luoghi con pericolo di esplosione; locali pressurizzati; edifici pressurizzati; luoghi di Classe 1;
costruzione; pressurizzazione;

COLLEGAMENTI/RELAZIONI TRA DOCUMENTI


Nazionali

Europei

Internazionali (PEQ) IEC 79-13:1982-01;


Legislativi

INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 31-25 Pubblicazione Guida Carattere Doc.

Stato Edizione In vigore Data validità 1994-5-1 Ambito validità Nazionale


Varianti Nessuna
Ed. Prec. Fasc. Nessuna

Comitato Tecnico 31-Materiali antideflagranti


Approvata dal Presidente del CEI in Data 1994-3-25
in Data

Sottoposta a inchiesta pubblica come Progetto C. 578 Chiusa in data 1994-1-15

Gruppo Abb. 2 Sezioni Abb. A


ICS

CDU

LEGENDA
(PEQ) La Norma in oggetto recepisce con modifiche le Norme indicate dopo il riferimento (PEQ)

© CEI - Milano 1997. Riproduzione vietata.


Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente Documento può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza il consenso scritto del CEI.
Le Norme CEI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edizioni sia di varianti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ultima edizione o variante.
INDICE GENERALE
Rif. Argomento Pag.

1 CAMPO DI APPLICAZIONE 1

2 DEFINIZIONI 1

3 QUALIFICA DEL LOCALE 2

4 CRITERI DI COSTRUZIONE 2
4.1 Serramenti (porte e finestre) ........................................................................................................................................... 2
4.2 Controsoffitti e pavimenti rialzati (flottanti) ......................................................................................................... 2
4.3 Ingressi di cavi, condutture e tubazioni .................................................................................................................. 3
4.4 Condotti dell’aria di protezione e loro raccordi ................................................................................................ 3
4.5 Aperture di uscita dell’aria ................................................................................................................................................ 3
4.6 Ventilatori ...................................................................................................................................................................................... 3

5 PROVVEDIMENTI DI PROTEZIONE 4
5.1 Messa in tensione .................................................................................................................................................................... 4
5.2 Mancanza di pressurizzazione ....................................................................................................................................... 5
5.3 Ulteriori provvedimenti protettivi ................................................................................................................................ 6

6 VALORI DI SOVRAPRESSIONE E DI PORTATA DELL’ARIA DI PROTEZIONE 6

7 ALIMENTAZIONE DELL’ARIA DI PROTEZIONE 7

8 VERIFICHE E PROVE 7

9 CONTRASSEGNI 8
9.3 Norme da osservare ............................................................................................................................................................... 8

A PP ENDI CE
A LOCALI PRESSURIZZATI PER LUOGHI C2 9

A PP ENDI CE
B LOCALI PRESSURIZZATI PER LUOGHI C3 10

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1 CAMPO DI APPLICAZIONE

La presente Guida riguarda solamente i locali all’interno dei quali non sono pre-
senti centri di pericolo ma che sono ubicati in zone pericolose di Classe 1.
Per i luoghi di Classe 2 e 3 si vedano le Appendici.
Essa definisce le condizioni per le quali impianti elettrici non a sicurezza possono
essere installati in detti locali quando l’ingresso dell’eventuale atmosfera pericolosa
esterna è impedito mantenendo la pressione interna superiore a quella esterna.
La Guida illustra i criteri di costruzione, allestimento e utilizzazione dei locali o
edifici e delle loro parti associate quali i condotti d’alimentazione e di uscita del
gas di protezione, i dispositivi ausiliari di controllo necessari per ottenere e man-
tenere una pressurizzazione soddisfacente.
Sono comprese anche le verifiche necessarie per dimostrare la conformità
dell’impianto alle prescrizioni della presente Guida e i contrassegni da applicare
ai locali o edifici.

2 DEFINIZIONI

Per la corretta lettura del presente documento valgono le definizioni di cui alla
Norma CEI 64-2 e quelle qui di seguito riportate.

2.1 Locale o edificio


Costruzione chiusa provvista di porte, passaggi per cavi elettrici, condotti ecc., di
dimensioni sufficienti a permettere l’ingresso ad almeno una persona per lavora-
re e rimanervi per un periodo prolungato.
Nota Nella presente Guida, la parola “locale” è usata senza distinzione per designare locali o edifici.

2.2 Apertura (vedi CEI 64-2, 1.3.02)

2.3 Gas di protezione


Gas utilizzato per mantenere in sovrapressione l’interno del locale o per il suo la-
vaggio. Nei casi trattati dalla presente Guida, tale gas è costituito da aria priva di
gas o vapori infiammabili.

2.4 Pressurizzazione
Modo di protezione secondo il quale la penetrazione di un’atmosfera esplosiva
all’interno del locale è impedita mantenendo, all’interno del locale, una pressione
superiore a quella dell’atmosfera esterna circostante.

2.5 Pressurizzazione con compensazione delle perdite


Metodo che consente di mantenere costante la pressurizzazione del locale e dei
condotti associati mediante l’introduzione di una quantità di aria sufficiente a
compensare le fughe dal locale e dai condotti associati, quando tutte le aperture
sono chiuse.

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2.6 Pressurizzazione con circolazione continua dell’aria di protezione
(pressoventilazione)
(Vedi CEI 64-2, 1.3.01f)

2.7 Locale pressurizzato


(Vedi “ambiente pressurizzato” CEI 64-2, 1.3.01e)

2.8 Lavaggio (vedi CEI 64-2, 1.3.17)

3 QUALIFICA DEL LOCALE

La Norma CEI 64-2 definisce le varie zone pericolose e permette di qualificare


l’ambiente circostante il locale.
L’interno del locale deve essere qualificato, senza considerare la pressurizzazio-
ne, in base alla qualifica della zona più pericolosa verso la quale detto locale ha
almeno un’apertura di tipo tale da non escludere il trasferimento dell’atmosfera
esplosiva al suo interno (Norma CEI 64-2, 1.3.02 e Tab. III b).
La sovrapressione del locale, dopo il lavaggio, permette l’uso di impianti elettrici
non a sicurezza (vedi 1.3.14. della Norma CEI 64-2) in quanto detto locale è con-
siderato “zona artificialmente non AD”.
Non è considerata pericolosa l’atmosfera interna di un locale parzialmente situato
in zona pericolosa ma con aperture verso detta zona di tipo tale da escludere il
trasferimento al suo interno dell’atmosfera esplosiva, oppure con aperture anche
di tipo AO solo verso zone non pericolose.

4 CRITERI DI COSTRUZIONE

4.1 Serramenti (porte e finestre)


I serramenti devono essere tenuti ordinariamente chiusi.
Essi devono avere almeno i requisiti richiesti per le aperture A1 (vedi Norma
CEI 64-2, 1.3.02).
Tuttavia essi possono non essere provvisti di congegno di richiusura automatica,
purché siano installati dispositivi (quali pressostati differenziali o finecorsa) per se-
gnalare con opportuno allarme se una porta viene lasciata aperta troppo a lungo.
Il numero di porte e finestre apribili deve essere il minimo possibile per minimiz-
zare le perdite d’aria di protezione.
Quando le porte e le finestre sono provviste di parti trasparenti, queste devono
essere meccanicamente resistenti o essere protette (es. vetro armato o infrangibi-
le, materiale plastico adeguato all’ambiente, griglie su entrambi i lati).

4.2 Controsoffitti e pavimenti rialzati (flottanti)


Devono essere evitati i controsoffitti e i pavimenti rialzati (flottanti) ma, se neces-
sari o esistenti, si deve curare che la pressurizzazione e l’aria di lavaggio interes-
sino in maniera appropriata anche gli spazi da essi creati; in caso contrario devo-
no essere considerati ambienti a ventilazione impedita (vedi 5.1).

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4.3 Ingressi di cavi, condutture e tubazioni
L’ingresso di cavi, condutture e tubazioni (es. gas di protezione, acqua ecc.)
all’interno del locale deve essere realizzato in modo da mantenere la sovrapres-
sione e impedire l’ingresso di atmosfera pericolosa (es. sigillature, guardie idrau-
liche).

4.4 Condotti dell’aria di protezione e loro raccordi


I condotti di adduzione devono essere considerati come facenti parte del locale.
Essi devono possedere un altro grado di tenuta ed essere sottoposti ad accurate e
frequenti verifiche.
Essi non debbono attraversare zone C1ZO; inoltre, quando attraversano zone
C1Z1 devono essere in sovrapressione, quando attraversano zone C1Z2 e C1ZR
possono essere in depressione se la resistenza meccanica e la tenuta dei condotti
possono essere mantenute inalterate nel tempo.
I materiali usati per i condotti dell’aria di protezione e i loro elementi di raccordo
devono avere caratteristiche di resistenza alle azioni chimiche e fisiche adeguate
all’ambiente.
I condotti e gli elementi di raccordo devono poter resistere ad una sovrapressio-
ne 1,5 volte quella massima stabilita per il funzionamento normale, con un mini-
mo di 200 Pa (2 mbar); tale resistenza può essere stabilita anche mediante calcoli,
tabelle dimensionali ecc.
Devono essere installati appropriati dispositivi di sicurezza per evitare sovrapres-
sioni tali da provocare gravi deformazioni di condotti o raccordi.
La posizione, le dimensioni e il numero di ingressi di aria di protezione devono
essere sufficienti per assicurare un lavaggio efficace del locale.

4.5 Aperture di uscita dell’aria


Eventuali aperture di uscita dell’aria di protezione verso zone pericolose devono
essere dotate di dispositivi di richiusura automatica (per es. serrande a gravità)
per evitare, quanto più possibile, l’ingresso di atmosfera pericolosa esterna in
caso di mancanza di pressurizzazione.

4.6 Ventilatori
I ventilatori, ordinariamente, devono essere installati fuori dalle zone pericolose.
Tuttavia, quando sono installati in zona pericolosa, così classificata in mancanza
di pressurizzazione, le ventole ed altri eventuali componenti quali le cinghie di
trasmissione, devono essere costruiti in maniera tale da ridurre al minimo la pos-
sibilità di scintille dovute ad attriti meccanici o a cariche elettrostatiche (usando
per es. acciaio rivestito di materiale plastico antistatico, mescole antistatiche).

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5 PROVVEDIMENTI DI PROTEZIONE

Si devono adottare provvedimenti per evitare che l’impianto elettrico situato nel
locale possa innescare un’esplosione quando manca la pressurizzazione.
Questi provvedimenti devono tener conto delle caratteristiche dell’impianto elet-
trico, delle condizioni ambientali e dell’uso di eventuali dispositivi di sicurezza
per controllare l’atmosfera interna, sia attivando un allarme, sia, quando possibi-
le, interrompendo automaticamente le alimentazioni elettriche.
Nei locali riscaldati o contenenti sorgenti di calore (le quali possono essere anche
i componenti elettrici), al termine di ogni periodo di esercizio si deve mantenere
la pressurizzazione fino a quando la differenza tra la temperatura interna e quella
esterna sia diventata trascurabile, in modo da evitare aspirazioni significative di
atmosfera dall’esterno durante il raffreddamento.
I provvedimenti di protezione devono tener conto dei seguenti criteri.

5.1 Messa in tensione


Prima di mettere in tensione i componenti elettrici contenuti nel locale e non
adatti per zone pericolose, o dopo una interruzione nell’alimentazione, qualun-
que sia la qualifica spettante al locale in assenza di sovrapressione (vedi art. 3)
bisogna:
1) assicurarsi che l’atmosfera interna non sia pericolosa (vedi Nota 1) oppure
procedere a un lavaggio di durata sufficiente a rendere non pericolosa l’atmo-
sfera interna (vedi Nota 2); è preferibile che la messa in tensione prima del
completamento del lavaggio venga impedita automaticamente; in mancanza
di detto impedimento, la messa in tensione può essere effettuata soltanto
dopo che un operatore abbia controllato l’efficacia del lavaggio mediante la
rilevazione della sua durata o la verifica di assenza di atmosfera esplosiva
all’interno del locale: il lavaggio deve essere efficace per tutti i punti in cui
possono accumularsi miscele pericolose e deve essere eseguito con aperture
di uscita adeguate;
2) pressurizzare il locale.
Note: 1 Un’atmosfera è considerata non pericolosa quando, in tutti i punti del locale, delle custo-
die e dei condotti annessi, la concentrazione di gas o vapori infiammabili non raggiunge
il 30% del limite inferiore d’infiammabilità(1).
L’ubicazione dei punti di misura deve essere scelta attentamente per rilevare la più alta
concentrazione di gas o vapori infiammabili.
2 L’immissione dell’aria deve essere effettuata in modo da favorire l’uniforme diluizione dei
gas o vapori eventualmente presenti, tenendo conto della loro densità relativa all’aria. In
generale, il volume di gas di protezione necessario per il lavaggio è calcolato in almeno 5
volte il volume interno del locale e dei condotti annessi.

(1) Nei documenti di studio in sede IEC e CENELEC sono indicati i valori seguenti: 25% per le zone C1Z1 e 50% per le zone C1Z2.

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5.2 Mancanza di pressurizzazione
I provvedimenti protettivi da adottare in caso di mancanza di pressurizzazione
sono i seguenti.

Classificazione Componenti elettrici


all’interno del
locale in
assenza di adatti alla non adatti alle zone
adatti alla C1Z2 adatti alla C1ZR
pressurizzazione C1Z1 pericolose

n Allarme adeguato (otti- n Allarme adeguato (otti- n Allarme adeguato (otti-


co o acustico o entram- co o acustico o entram- co o acustico o entram-
bi) - Vedi Nota 1; bi) - Vedi Nota 1; bi) - Vedi Nota 1;
n Azione immediata per n Azione immediata per n Azione immediata per
ripristinare la pressuriz- ripristinare la pressuriz- ripristinare la pressuriz-
zazione; zazione; zazione;
n Interruzione program- n Interruzione (possibil- n Interruzione (possibil-
Nessun
mata dell’energia elettri- mente automatica) mente automatica)
C1Z1 provvedi-
ca se la pressurizzazio- dell’energia elettrica dell’energia elettrica
mento
ne non può esser e più rapidamente possi- più rapidamente possi-
ripristinata entro il tem- bile entro un tempo che bile entro un tempo che
po prestabilito o se la consenta una fermata consenta una fermata
concentrazione di gas programmata (general- programmata (general-
infiammabili sta per rag- mente non maggiore di mente non maggiore di
giungere un livello peri- 30 min) - Vedi Nota 2. 30 min) - Vedi Nota 2.
coloso.
n Allarme adeguato (ottico n Allarme adeguato (ottico
o acustico o entrambi); o acustico o entrambi);
n Azione immediata per n Azione immediata per
ristabilire la pressurizza- ristabilire la pressurizza-
zione; zione;
n Interruzione program- n Interruzione program-
Nessun mata dell’energia elettri- mata dell’energia elettri-
C1Z2 provvedi- Nessun provvedimento ca se la pressurizzazio- ca se la pressurizzazio-
mento ne non può esser e ne non può esser e
ripristinata entro il tem- ripristinata entro il tem-
po prestabilito o se la po prestabilito o se la
concentrazione di gas concentrazione di gas
infiammabili sta per rag- infiammabili sta per rag-
giungere un livello peri- giungere un livello peri-
coloso. coloso.
n Allarme adeguato (ottico
o acustico o entrambi);
n Azione immediata per
ristabilire la pressurizza-
zione;
n Interruzione program-
Nessun mata dell’energia elettri-
C1ZR provvedi- Nessun provvedimento Nessun provvedimento ca se la pressurizzazio-
mento ne non può esser e
ripristinata entro il tem-
po prestabilito o se la
concentrazione di gas
infiammabili sta per rag-
giungere un livello peri-
coloso.
(1) Preferibilmente ottico e acustico, quest’ultimo tacitabile e non disinseribile.
(2) Il tempo di 30 min può anche essere prolungato per facilitare l’arresto programmato delle apparecchiature nell’interesse della sicurezza,
purché si accerti che l’atmosfera immediatamente all’esterno del locale non è pericolosa.

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5.3 Ulteriori provvedimenti protettivi
Quali che siano i provvedimenti protettivi adottati, si devono prendere i seguenti
ulteriori provvedimenti.

5.3.1 Tutti i componenti elettrici che devono rimanere o essere messi in tensione in as-
senza di pressurizzazione, (particolarmente quelli che assicurano la pressurizza-
zione, l’illuminazione e le telecomunicazioni essenziali) devono essere adatti
all’utilizzo nella zona che corrisponde alla qualifica del locale in assenza di pres-
surizzazione (vedi art. 3).

5.3.2 L’allarme ottico e/o acustico deve essere installato in luogo sempre presidiato, in
posizione immediatamente percettibile per il personale addetto, che eseguirà le
azioni necessarie.

5.3.3 Il buon funzionamento della pressurizzazione deve essere controllato mediante


un dispositivo di controllo della pressione eventualmente coadiuvato da un di-
spositivo di controllo della portata (ma questo da solo non basta), ubicati in pun-
ti significativi della pressurizzazione del locale.
Nota La segnalazione di blocco del motore del ventilatore non è sufficiente per segnalare una man-
canza di pressurizzazione. Tale segnalazione non indica, per esempio, né lo slittamento della
cinghia del ventilatore, né il rallentamento del ventilatore, né la sua inversione di rotazione.

5.3.4 In alcuni casi (come, per es., la necessità di mantenere i componenti elettrici in
servizio), può essere consigliabile prevedere due sorgenti di aria di protezione in
modo che ciascuna di esse possa subentrare all’altra in caso di mancanza di que-
sta. Perciò, ogni sorgente deve essere in grado di mantenere da sola la sovrapres-
sione necessaria.
La continuità di funzionamento della pressurizzazione può essere indicata con il
suo grado di sicurezza equivalente.

6 VALORI DI SOVRAPRESSIONE E DI PORTATA DELL’ARIA DI PROTEZIONE

6.1 Il sistema di pressurizzazione deve essere in grado di assicurare una sufficiente


velocità dell’aria di protezione verso l’esterno attraverso le aperture del locale
non provviste di sistema di richiusura automatica, quando queste sono tutte aper-
te contemporaneamente.
La velocità deve essere superiore a quella delle correnti d’aria esterne, ma non
deve determinare una pressione così elevata all’interno da rendere difficile la ma-
novra delle porte.
Nota La verifica di questa condizione deve essere eseguita tenendo chiusi quei serramenti che sono
provvisti di un efficiente congegno di richiusura automatica.

6.2 Si deve controllare che, con tutte le porte e le finestre chiuse, nei punti all’interno
del locale e dei condotti annessi in cui possono verificarsi perdite di aria di pres-
surizzazione sia mantenuta una sovrapressione minima di 25 Pa (0,25 mbar) ri-
spetto all’atmosfera esterna.

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6.3 Se esiste un’apparecchiatura che consuma aria all’interno del locale pressurizza-
to, la portata del sistema di pressurizzazione deve essere in grado di coprire tutte
le necessità; in caso contrario, la maggiore quantità di aria richiesta per compen-
sare tale consumo deve essere fornita da un sistema separato.
Note: 1 Il sistema di pressurizzazione può includere anche le apparecchiature di riscaldamento,
ventilazione, condizionamento, in aggiunta a quelle necessarie per soddisfare le condizio-
ni suddette.
2 L’aria di protezione può essere usata anche per altri scopi, quali il raffreddamento delle
apparecchiature.
3 La progettazione di un locale pressurizzato deve anche tener conto del:
n numero di persone che si prevede siano presenti nel locale, per assicurare il necessario
ricambio dell’aria;
n tipo di apparecchiature da installare nel locale e suo fabbisogno di aria di raffredda-
mento.

7 ALIMENTAZIONE DELL’ARIA DI PROTEZIONE

7.1 L’aria di protezione non deve produrre effetti nocivi, né rischiare di ridurre la sicu-
rezza a causa di prodotti chimici o di impurità (gas o vapori infiammabili, polveri o
corpi estranei), perciò si raccomanda che l’aria venga adeguatamente filtrata.

7.2 Il prelievo dell’aria direttamente dall’atmosfera deve essere fatto da un ambiente


aperto (come definito nella Norma CEI 64-2, 3.4.03. e 8.2.01) in zone non AD e
disponendo i punti di presa non rivolti verso i limiti di dette zone:
n per gas o vapori leggeri: distanziati almeno 3 m dai limiti delle zone C1Z1,
C1Z2; senza obbligo di distanziamento dai limiti delle zone C1ZR;
n per gas o vapori pesanti: distanziati almeno 3 m in orizzontale e 1,5 m in ver-
ticale verso l’alto dai limiti delle zone C1Z1, C1Z2; senza obbligo di distanzia-
mento dai limiti delle zone C1ZR.

Le aperture d’ingresso e di uscita dell’aria devono essere sistemate in maniera


tale da non essere interessate da condizioni atmosferiche contrarie al loro scopo.

8 VERIFICHE E PROVE

8.1 Prima di mettere in servizio un locale pressurizzato, si deve esaminare la docu-


mentazione tecnica e, se necessario, effettuare una prova.

8.2 In particolare, si deve verificare che:


n la struttura del locale e le misure di protezione siano tali che si possa effettua-
re il lavaggio;
n la sovrapressione minima (vedi 6.2) possa essere mantenuta con la portata
minima del sistema di pressurizzazione, con tutte le aperture chiuse in condi-
zioni normali di funzionamento.

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9 CONTRASSEGNI

9.1 Tutte le uscite del locale pressurizzato devono essere segnalate all’esterno con
l’indicazione seguente o un’altra equivalente:

ATTENZIONE - LOCALE PRESSURIZZATO: CHIUDERE LA PORTA

9.2 All’interno del locale, si deve apporre l’indicazione della “Sovrapressione minima
richiesta, o portata dell’aria di protezione”.

9.3 Norme da osservare


a) Un avviso deve essere installato in prossimità dell’interruttore del ventilatore
di pressurizzazione e dell’interruttore generale del locale, con la dicitura se-
guente o equivalente:
“Attenzione: far funzionare il ventilatore di pressurizzazione per “t” minuti
prima di mettere in tensione l’impianto elettrico, per essere sicuri che l’atmo-
sfera nel locale non sia pericolosa”.
Nota “t” è il tempo necessario per effettuare il lavaggio con la portata minima, secondo 5.1.1.

b) Conformemente a 5.2 istruzioni dettagliate circa le apparecchiature da disin-


serire, i tempi accettabili per ogni operazione e tutti gli altri provvedimenti da
prendere in caso di mancanza di pressurizzazione devono essere forniti al
personale come riportato in 5.3.2.

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APPENDICE
A LOCALI PRESSURIZZATI PER LUOGHI C2
In mancanza di specifiche Norme, la presente Guida può essere utilizzata anche
per i luoghi di Classe 2, con l’avvertenza che il provvedimento di “lavaggio” deve
essere sostituito da una adeguata “asportazione” delle polveri infiammabili, even-
tualmente infiltratesi nei locali durante l’assenza della pressurizzazione.
Tale “asportazione” può essere eseguita solo manualmente. Un locale in cui esi-
stessero parti irraggiungibili da una “asportazione” manuale, non sarebbe idoneo
ai sensi dell’art. 3.

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APPENDICE
B LOCALI PRESSURIZZATI PER LUOGHI C3
Nelle zone qualificate C3Z1 in assenza di pressurizzazione valgono le stesse re-
gole della zona C1Z1.
Invece, nelle zone C3Z2 basta una segnalazione della mancanza di sovrapressio-
ne, affinché il personale provveda al ripristino.

Fine Documento

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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. E. Camagni

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