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Gli idrocarburi

Alla base della chimica organica vi è l’atomo di carbonio. Esso, appartenendo al quarto gruppo della
tavola periodica, possiede quattro elettroni di valenza e, pertanto, è in grado di formare quattro legami.
Per la posizione centrale che occupa nella tavola periodica, il carbonio non è né fortemente
elettropositivo né fortemente elettronegativo e pertanto forma in prevalenza legami covalenti con altri
atomi. Quando tali legami vengono instaurati con atomi di idrogeno o con altri atomi di carbonio, si
origina una vasta classe di composti binari detti idrocarburi.
Gli idrocarburi sono i principali componenti del petrolio, del gas naturale e della nafta. Essi hanno un
ruolo molto importante nella vita dell’uomo perché rappresentano la fonte di energia maggiormente
utilizzata e perché da essi si ricavano molti prodotti di uso comune, ormai considerati indispensabili.

Gli idrocarburi, come dice il nome stesso, sono composti binari che contengono soltanto idrogeno e
carbonio. A seconda del tipo di legame carbonio-carbonio presente nelle molecole, gli idrocarburi si
suddividono in tre classi:
idrocarburi saturi, che contengono soltanto legami semplici tra gli atomi di carbonio; vi
appartengono gli alcani e i cicloalcani;
idrocarburi insaturi, che contengono anche legami multipli e si suddividono a loro volta in
alcheni, se contengono doppi legami, e alchini, se contengono tripli legami;
idrocarburi aromatici, che costituiscono una particolare classe di composti ciclici; essi hanno
particolari proprietà chimiche che li distinguono dagli altri idrocarburi.

Gli idrocarburi saturi (esclusi i cicloalcani) e quelli insaturi nel loro insieme costituiscono la classe degli
idrocarburi alifatici.
Idrocarburi saturi: alcani

Metano

Quando due atomi di carbonio tetraedrici


si uniscono tra loro e con sei atomi di
idrogeno, si ottiene l’etano (C2H6). La sua
molecola può essere rappresentata con la
formula di struttura, che indica in che
modo gli atomi sono legati tra loro, o con
modelli tridimensionali:
Quando le strutture si fanno più complesse, la loro rappresentazione diventa piuttosto scomoda e di
difficile visualizzazione. Si preferisce allora far ricorso alle formule razionali, o condensate, in cui
si omettono le lineette relative ai legami carbonio-idrogeno. Pertanto le formule di struttura
dell’etano, del propano e del butano possono, in maniera più immediata, essere così rappresentate:

Come si può notare, nella serie metano (CH4), etano (C2H6), propano (C3H8) e butano (C4H10), ogni
termine differisce dal precedente per un gruppo CH2 in più. Pertanto, estendendo la serie a un numero n si
ottiene la serie omologa degli idrocarburi saturi la cui formula generale è:
Cn H2n+2

Isomeri di struttura

Nella prima formula si ha una catena


lineare di atomi di carbonio, mentre nella
seconda formula si ha una catena
ramificata. Questi due composti, butano e
isobutano, sono denominati isomeri di
struttura.
Pertanto:
gli isomeri di struttura sono
composti che hanno la stessa formula
molecolare, ma diversa formula di
struttura.
Nomenclatura IUPAC

Cicloalcani
Gli alcani finora studiati sono costituiti da molecole lineari o ramificate. Se immaginiamo ora di saldare
insieme l’estremità di queste catene otteniamo molecole a struttura ciclica, cioè con gli atomi di
carbonio legati ad anello. A questi idrocarburi si dà il nome di cicloalcani e il loro nome si forma
facendo precedere il prefisso ciclo- al nome dell’alcano a catena lineare che ha lo stesso numero di
atomi di carbonio. A essi corrisponde la formula generale: CnH2n
Le proprietà fisiche e chimiche degli alcani
I primi quattro membri della serie omologa degli alcani sono gas incolori; i tredici che seguono sono
liquidi, mentre quelli con più di 18 atomi di carbonio sono solidi. Tutti sono praticamente insolubili in
acqua, ma solubili in solventi organici. Dal quinto alcano della serie in poi, i punti di fusione e di
ebollizione aumentano con l’aumentare del numero degli atomi di carbonio, in misura di 20-30 °C per
ogni atomo di carbonio che viene aggiunto nella catena.
In generale tutti gli alcani sono meno densi dell’acqua.
Gli alcani sono composti poco reattivi e per tale motivo venivano originariamente chiamati paraffine,
dal latino parum affinis = poco affine. Le uniche reazioni possibili, la combustione e l’alogenazione,
avvengono in particolari condizioni sperimentali.

Reazione di combustione
Gli idrocarburi bruciano all’aria dando biossido di carbonio e acqua e sviluppando una notevole quantità
di calore, che è il prodotto principale di questa reazione di ossidazione. Tale combustione avviene nei
cilindri dell’automobile, nelle centrali termoelettriche, come pure nelle nostre case quando utilizziamo il
metano o il GPL sia per cucinare sia per alimentare gli impianti di riscaldamento. Per il metano la
reazione di combustione può essere così schematizzata:

CH4 + 2O2 → CO2 + 2H2O + calore

Se la combustione avviene in difetto di aria, può accadere che, oltre al biossido di carbonio, si formi
anche una certa quantità di ossido di carbonio (CO) che rende estremamente tossico l’ambiente.

Reazione di alogenazione
Gli alcani reagiscono con gli alogeni, per esempio con il
cloro, sotto l’influenza del calore e/o della luce
ultravioletta, per dare una miscela di composti
alogenati che, nel caso del metano, sono utilizzati come
solventi. Come si può notare, si tratta di una reazione di
sostituzione in quanto gli atomi di alogeno gradualmente
si sostituiscono agli atomi di idrogeno degli alcani per
dar luogo agli alogenuri alchilici.

Usi e fonti industriali


Le principali fonti di alcani sono il petrolio e i gas naturali, che provengono dalla decomposizione e
dall’azione geologica che, attraverso milioni di anni, hanno trasformato i complessi composti presenti
negli organismi viventi in una miscela di idrocarburi. Tale miscela può essere costituita da molecole a
un atomo di carbonio fino a molecole contenenti da 30 a 40 atomi di carbonio e talvolta anche fino a
100.

Il petrolio
Il petrolio greggio è costituito da una complessa miscela di idrocarburi solidi, liquidi e gassosi,
contenente anche piccole quantità di altri composti organici in cui sono presenti ossigeno, azoto, zolfo e
tracce di sali minerali, sedimenti e acqua.
A temperatura ambiente il petrolio si presenta come un liquido oleoso, più o meno denso, infiammabile
e di colore variabile dal giallastro al nero. Gli idrocarburi presenti sono gli alcani, i cicloalcani e gli
idrocarburi aromatici; gli alcheni sono raramente presenti, mentre risultano assenti gli alchini.
La composizione e le caratteristiche della miscela idrocarburica dipendono dalla provenienza del
greggio. In alcune miscele predominano gli idrocarburi leggeri e tra essi gli idrocarburi gassosi e liquidi
molto volatili, facilmente infiammabili; altre, invece, non contengono sostanze volatili, ma presentano in
preponderanza idrocarburi pesanti.
Gas naturale
Il gas naturale contiene ovviamente soltanto gli alcani più volatili, cioè quelli che hanno peso
molecolare più basso. Esso è costituito principalmente da metano, unitamente a piccole quantità, che
variano a seconda della provenienza, di altri alcani inferiori come l’etano, il propano e il butano.
Talvolta si vede il metano gorgogliare spontaneamente alla superficie degli acquitrini e pertanto esso è
chiamato anche “gas delle paludi”. La maggior parte del metano estratto viene adoperato come
combustibile. Quello estratto in Italia è tanto puro (98%) da non richiedere ulteriori trattamenti prima
della distribuzione. Il metano trova impiego nell’industria sia come combustibile sia come materia
prima. È molto usato come carburante per l’autotrazione ed è in continuo au- mento il suo consumo per
uso domestico.

Gas di petrolio liquefatti GPL


Il propano e il butano sono anch’essi usati in miscela come combustibili allo stato liquido e sono
commercializzati in bombole sotto pressione con la sigla GPL (gas di petrolio liquefatti), soprattutto
nelle località prive di distribuzione di altri gas combustibili.

Gli alcheni
Gli alcheni sono idrocarburi che contengono almeno un doppio legame carbonio-carbonio. La loro
formula generale è: CnH2n
essendo n il numero degli atomi di carbonio contenuti nella molecola. Questi
idrocarburi appartengono alla classe degli idrocarburi insaturi in quanto, a seguito della
presenza di un doppio legame, un alchene possiede due atomi di idrogeno in meno
dell’alcano con lo stesso numero di atomi di carbonio. L’alchene più semplice è etene
l’etene, C2H4, detto anche etilene.

L’isometria geometrica degli alcheni


Gli alcheni, per la loro geometria planare dovuta al doppio legame, presentano isomeria
geometrica. Il 2-butene, per esempio, può esistere in due differenti configurazioni che vengono
denominate con i prefissi cis e trans:

Come si vede, il prefisso cis- viene assegnato all’isomero nel quale i sostituenti uguali si trovano
dallo stesso lato rispetto agli atomi di carbonio che portano il doppio legame, mentre il prefisso
trans- viene assegnato all’isomero nel quale i sostituenti uguali sono situati su lati opposti.

Le proprietà fisiche e chimiche degli alcheni


Le proprietà fisiche degli alcheni sono essenzialmente uguali a quelle degli alcani: sono insolubili in
acqua, ma solubili in solventi organici. I loro punti di ebollizione aumentano, come per gli alcani,
con l’aumentare del numero degli atomi di carbonio.
Per la presenza del doppio legame, gli alcheni sono molto più reattivi degli alcani: oltre a dare
reazioni di sostituzione, come l’alogenazione, danno anche reazioni di addizione di gran lunga più
importanti.
Si chiama reazione di addizione una reazione in cui due molecole si combinano per formarne
una sola senza eliminare altre molecole

In questa reazione il reagente viene semplicemente sommato alla molecola organica, mentre nella
reazione di sostituzione un atomo o un gruppo di atomi del reagente sostituiscono un atomo o un gruppo
di atomi della molecola organica.

Gli alchini
Gli idrocarburi che contengono un triplo legame carbonio-carbonio vengo- no detti alchini. La loro
formula generale è: CnH2n–2
essendo n il numero degli atomi di carbonio contenuti nella molecola. Questi
idrocarburi appartengono alla classe degli idrocarburi insaturi, in quanto
contengono un numero di atomi di idrogeno inferiore a quello degli alcani con
egual numero di atomi di carbonio. L’alchino più semplice è l’etino, C2H2,
comunemente noto come acetilene. etino

Nomenclatura degli alchini


Il primo termine, ma anche il più importante, di questa serie omologa come si è detto è l’etino. La
nomenclatura IUPAC per gli alchini prevede le stesse regole utilizzate per gli alcheni, con l’unica
differenza che il suffisso -ene viene sostituito dal suffisso -ino. Sono riportati di seguito due esempi di
nomenclatura relativa agli alchini:

Le proprietà fisiche e chimiche degli alchini


Gli alchini hanno proprietà fisiche molto simili a quelle degli alcani e degli alcheni, sono insolubili in
acqua, ma completamente solubili in solventi organici apolari come l’etere, il benzene, l’esano ecc.
Anche i loro punti di ebollizione crescono con l’aumentare del numero degli atomi di carbonio e sono
del tutto simili a quelli dei corrispondenti alcani e alcheni. Le proprietà chimiche degli alchini
dipendono sostanzialmente dalla presenza del triplo legame nella loro molecola. Essi, pertanto, danno le
stesse reazioni di addizione che danno gli alcheni. Bisogna fare attenzione però che per gli alchini
vengono consumate due molecole di reattivo per ogni triplo legame.
Gli idrocarburi aromatici
Gli idrocarburi aromatici sono composti che, per le loro proprietà chimiche, differiscono sia dagli alcani
che dagli alcheni e alchini. Il termine “aromatico” non ha nulla a che vedere con le loro effettive
proprietà organolettiche, ma ha un valore puramente storico in quanto i primi composti aromatici sono
stati estratti da piante aromatiche: per esempio, dalle mandorle amare è stata estratta la benzaldeide, dal
balsamo del tolù il toluene, dalla gomma l’acido benzoico e l’alcol benzilico. Oggi al termine aromatico
si attribuisce un insieme di particolari proprietà chimiche, che sono indipendenti dall’eventuale aroma o
dal profumo delle sostanze.
Il benzene, isolato per la prima volta da Michael Faraday nel 1825 dal gas illuminante, è l’idrocarburo
più importante e rappresentativo di questa serie. La sua formula C6H6 rispetto all’alcano con lo stesso
numero di atomi di carbonio ha otto atomi di idrogeno in meno, il che significa che è un idrocarburo
fortemente insaturo. Il comportamento del benzene però somiglia più a quello degli idrocarburi saturi
che a quello degli insaturi: esso, infatti, non dà le tipiche reazioni di addizione (con idrogeno, alogeni,
acqua ecc.) che abbiamo visto per alcheni e alchini, ma piuttosto dà le reazioni di sostituzione che danno
gli alcani.

Nomenclatura dei derivati del benzene


La maggior parte dei composti aromatici deriva dal benzene e la loro nomenclatura, più che su regole
sistematiche, si basa sui nomi comuni che fanno riferimento alla loro origine.

È comunque possibile trovare alcune linee sistematiche di nomenclatura: i benzeni monosostituiti si


considerano derivati del benzene.

Le proprietà fisiche e chimiche dei composti aromatici


Le proprietà fisiche degli idrocarburi aromatici sono analoghe a quelle di tutti gli altri idrocarburi: sono
insolubili in acqua e solubili nei solventi organici più comuni. Il benzene e i suoi omologhi sono
liquidi a temperatura ambiente, mentre il naftalene e l’antracene sono solidi che tendono a sublimare.
La molecola del benzene, come già visto, differisce notevolmente da quella di un alchene per la
particolare stabilità che abbiamo chiamato aromaticità. Tuttavia, a differenza degli idrocarburi insaturi
che danno reazioni di addizione, il benzene dà reazioni di sostituzione, in quanto queste ultime,
diversamente dalle prime, lasciano inalterata la stabilità del sistema aromatico.
Classi di composti organici
I gruppi funzionali
Il vastissimo campo dei composti organici può essere organizzato mediante l’introduzione di classi
caratteristiche. Tutti i composti che appartengono a una certa classe sono caratterizzati dalla presenza
nelle loro molecole di un determinato atomo o gruppo di atomi, detto gruppo funzionale. Da esso
dipendono le proprietà caratteristiche chimiche e fisiche delle molecole che lo contengono.
Il composto CH3OH, per esempio, può essere considerato un derivato del metano che al posto di un
atomo di idrogeno porta il gruppo ossidrile –OH. Le sue proprietà sono analoghe a quelle del
CH3CH2OH, del CH3CH2CH2OH e così via in quanto tutti questi composti hanno in comune lo stesso
gruppo –OH e poco importa la natura del gruppo alchilico a cui esso è legato. Pertanto tutti i composti
aventi il gruppo ossidrile —OH come gruppo funzionale costituiscono una classe di composti, con
analoghe proprietà chimiche, denominati alcoli.
Nella maggior parte delle reazioni organiche le trasformazioni chimiche avvengono proprio a livello
del gruppo funzionale, mentre la restante parte della molecola, quella idrocarburica, conserva la sua
struttura originaria. In Tabella 1 sono elencati i gruppi funzionali dei principali composti organici.
Gli alcoli, i fenoli, gli eteri
Gli alcoli, i fenoli e gli eteri possono essere formalmente considerati come composti
derivati dall’acqua H-O-H per sostituzione di un idrogeno (per gli alcoli e i fenoli) o
di entrambi (per gli eteri) con un gruppo alchilico -R o aromatico -Ar.

Nomenclatura degli alcoli


Gli alcoli sono composti caratterizzati dalla presenza del gruppo funzionale –OH legato a un gruppo
alchilico che può essere saturo, insaturo o ciclico. La loro formula generale è R-OH.
Per la nomenclatura si può utilizzare la parola alcol seguita dal nome del radicale alchilico; il nome si
può anche ottenere da quello del corrispondente idrocarburo, avente lo stesso numero di atomi di
carbonio, sostituendo alla desinenza -o degli alcani oppure alla desinenzae -degli alcheni il suffisso -
olo.

Gli alcoli con più ossidrili si classificano in dioli se ne contengono due e trioli se ne contengono tre.

Proprietà fisiche e chimiche degli alcoli


Mentre il comportamento chimico degli alcoli è quasi del tutto determinato dalla presenza del gruppo
ossidrilico, la parte alchilica della molecola influenza le proprietà fisiche, in particolare il punto di
ebollizione e la solubilità in acqua. Infatti, gli alcoli a basso peso molecolare sono completamente
solubili in acqua, mentre gli alcoli superiori (cioè a più elevato peso molecolare) hanno una solubilità in
acqua che decresce con l’aumentare del numero degli atomi di carbonio. Come nell’acqua, i gruppi
ossidrilici formano tra loro legami a idrogeno che spiegano l’alto punto di ebollizione rispetto a quello
dei corrispondenti idrocarburi.
Usi e fonti industriali degli alcoli
Per la loro natura polare, gli alcoli liquidi sono molto usati come solventi di sostanze ioniche; più
importante, tuttavia, è la loro capacità di sciogliere soluti molecolari. La tintura di iodio, per esempio,
non è altro che una soluzione di I2 in etanolo ed è usata per il suo alto potere disinfettante.
Gli alcoli, inoltre, sono impiegati come materiali di partenza per la preparazione di altri composti
organici di utilità industriale come aldeidi, chetoni, acidi. Industrialmente, gli alcoli più semplici si
possono ricavare per idratazione degli alcheni ottenuti dal cracking del petrolio e per fermentazione
degli zuccheri.

Gli eteri
Formalmente gli eteri possono essere considerati come composti derivati dall’acqua per sostituzione di
entrambi gli atomi di idrogeno con gruppi alchilici o arilici. Gli eteri sono pertanto caratterizzati dal
gruppo funzionale —O—.
Il nome degli eteri, più che dalla nomenclatura ufficiale IUPAC, si ottiene dai nomi dei due gruppi
alchilici legati all’atomo di ossigeno preceduti dal termine etere. L’etere più comune è l’etere dietilico,
che in commercio viene chiamato semplicemente etere. L’etere è stato usato come anestetico e come
solvente in laboratorio, ma il suo impiego è limitato a causa della sua alta pericolosità; infatti, data la
sua elevata volatilità (bolle a 34,6 °C), i suoi vapori sono altamente infiammabili e possono provocare
incendi o addirittura esplosioni se non si osservano le dovute precauzioni.
Aldeidi e chetoni
Le aldeidi e i chetoni sono composti caratterizzati dalla presenza del gruppo
funzionale denominato gruppo carbonilico, e per tale motivo sono noti anche come
composti carbonilici.

Le aldeidi portano legato al gruppo carbonilico almeno un atomo di idrogeno, mentre l’altro gruppo può
essere un secondo atomo di idrogeno o un gruppo alchilico R:

Nei chetoni, invece, il gruppo carbonilico è legato sempre a due gruppi alchilici:

dove R e R' possono essere gruppi uguali o diversi tra loro.

Nomenclatura
Per la nomenclatura delle aldeidi e dei chetoni alifatici valgono le stesse regole della nomenclatura
IUPAC impiegate per le altre classi di composti. In particolare il nome delle aldeidi si ottiene
sostituendo la desinenza -o dell’idrocarburo da cui derivano con il suffisso -ale, mentre il nome dei
chetoni si ottiene sostituendo la desinenza -o con il suffisso -one.
Proprietà fisiche e chimiche
Le aldeidi e i chetoni sono composti polari e posseggono punti di ebollizione più alti dei composti
apolari di peso molecolare analogo.
Essi non possono dare legami a idrogeno, non avendo nessun atomo di idrogeno legato all’ossigeno, e
pertanto hanno punti di ebollizione più bassi dei corrispondenti alcoli. Le aldeidi e i chetoni a basso
peso molecolare sono abbastanza solubili in acqua, mentre quelli a più alto peso molecolare sono
solubili soltanto nei solventi organici più comuni.

Usi e fonti industriali


Alcune aldeidi e alcuni chetoni sono largamente diffusi in natura e
hanno odori che ricordano la loro origine. La citronella, per
esempio, si trova nel limone, l’aldeide cinnamica nel cinnamone,
l’aldeide vanillica nella vaniglia. Tra i chetoni ricordiamo la canfora
e il carvone, che si trovano nell’olio di comino. Per ciò che concerne
gli usi, ricordiamo l’aldeide formica, preparata su scala industriale per
ossidazione del metanolo. Essa viene commercializzata come
formalina, che è una soluzione acquosa al 37% e come tale
viene utilizzata come conservante e disinfettante. Trova anche largo
impiego nella preparazione di materie plastiche.
Gli acidi carbossilici e derivati
Gli acidi organici più importanti sono gli acidi carbossilici, che
sono composti caratterizzati dal gruppo funzionale carbossilico -
COOH e sono rappresentabili dalla formula generale R-COOH, dove R
può essere un gruppo alchilico o arilico. La formula di struttura evidenzia che il
carbossile non è altro che un carbonile a cui, oltre al gruppo alchilico, è
legato anche un gruppo ossidrilico.

Nomenclatura
Il nome degli acidi carbossilici, secondo la nomenclatura IUPAC, deriva da quello dell’alcano che
corrisponde alla catena più lunga di atomi di carbonio dell’acido carbossilico sostituendo la desinenza
con -oico e premettendole il termine acido.
Poiché gli acidi carbossilici sono noti da molto tempo e hanno spesso origine naturale, essi vengono per
lo più denominati con nomi correnti che si riferiscono alla loro provenienza naturale piuttosto che alla
struttura chimica. L’acido formico, per esempio, richiama i morsi delle formiche rosse, l’acido acetico
ricorda l’odo- re dell’aceto, l’acido butirrico l’odore tipico del burro rancido, mentre l’acido capronico
l’odore di capra.

Se nella molecola, oltre ai gruppi carbossilici, sono presenti gruppi ossidrili OH, si hanno gli
idrossiacidi, come ad esempio l’acido lattico e l’acido tartarico.
Proprietà fisiche e chimiche
Le molecole degli acidi carbossilici, come si vede dalla loro struttura, sono polari e in grado di formare
legami a idrogeno, sia tra loro che con altre molecole come quelle dell’acqua o degli alcoli.
I primi quattro termini della serie sono solubili in acqua in tutte le proporzioni, mentre la loro solubilità
in acqua decresce man mano che la catena idrocarburica diventa più lunga. Gli acidi carbossilici
superiori, insolubili in acqua (idrofobi) e solubili solo nei comuni solventi organici apolari, sono anche
detti acidi grassi.
La caratteristica principale di questa classe di composti è la loro acidità dovuta all’ossidrile contenuto
nel carbossile. Gli acidi carbossilici, infatti, sono acidi deboli che in acqua si dissociano secondo
l’equilibrio: R-COOH + H2O ⇄ R-COO- + H3O+
La loro costante di dissociazione, Ka, è molto bassa rispetto agli acidi minerali (2,1 · 10–4 per l’acido
formico e 1,8 · 10–5 per l’acido acetico), ma è comunque più elevata di quella dell’acqua e dell’acido
carbonico.

Usi e fonti industriali


Le fonti più importanti degli acidi carbossilici superiori sono indubbiamente i grassi animali e vegetali.
Da essi, per esempio, si ottengono per idrolisi gli acidi palmitico, stearico, ecc. Per ciò che riguarda gli
acidi più semplici, ricordiamo che l’acido formico è presente nelle secrezioni di alcuni insetti, come
quelle delle formiche rosse, e in alcune piante, come nei peli dell’ortica, negli aghi dei pini e nell’uva
non matura. Per le sue proprietà corrosive, l’acido formico è un antisettico impiegato per la
conservazione di prodotti alimentari, nella concia delle pelli, nella fabbricazione della birra o in tintoria
come sostanza usata per fissare i colori.

I derivati degli acidi carbossilici


Gli acidi carbossilici possono essere trasformati in una serie di loro derivati, aventi tutti in comune il
gruppo acilico, cioè il gruppo carbossilico senza l’ossidrile OH:

derivati derivati
alifatici aromatici
Esteri
Gli esteri sono derivati degli acidi ottenuti formalmente per sostituzione del gruppo ossidrilico
(contenuto nel gruppo carbossilico) con un gruppo —OR.
I nomi degli esteri si ottengono in maniera analoga a quella dei sali usando il suffisso -oato per la parte
acilica (formiato, acetato, benzoato ecc.) e il suffisso
-ile per la parte alchilica (metile, etile, propile ecc.).

Sono insolubili in acqua e presentano un punto di ebollizione più basso di quello degli
alcoli di pari peso molecolare, perché non formano legami a idrogeno.
I loro punti di fusione sono inferiori a quelli degli acidi con egual peso molecolare, mentre i loro
punti di ebollizione sono simili a quelli di aldeidi e chetoni di pari peso molecolare.

Preparazione degli esteri


1) Reazione di esterificazione

Gli acidi cabossilici reagiscono con gli alcoli in presenza di catalizzatori acidi (di solito HCl o H2SO4) per
dare esteri. Questa reazione acido-catalizzata è nota come "esterificazione di Fischer".
1) Idrolisi degli esteri

La reazione inversa a quella di condensazione viene chiamata idrolisi dell’estere


e porta alla formazione dell’alcol e dell’acido carbossilico. La reazione può avvenire sia in ambiente acido che
basico.

a) Idrolisi acido catalizzata

b) Idrolisi base catalizzata (saponificazione)

Ammidi
I composti di questa classe presentano una struttura che deriva da quella degli acidi carbossilici in cui, al posto dell’
OH del gruppo carbossilico, è legato un gruppo -NH2 .

Si usa distinguere le ammidi in base al numero di radicali che presentano legati all’azoto amminico in:

1. ammidi primarie (RCONH2), quando l’azoto si lega a due atomi di idrogeno


(es. formammide HCONH2);
2. ammidi secondarie (RCONHR), quando l’azoto lega un idrogeno e un sostituente R;
3. ammidi terziarie (RCONRR’), quando l’azoto lega due sostituenti R e R’.
La nomenclatura IUPAC stabilisce che il nome dell’ammide si ottenga sostituendo il suffisso -ammide al
posto del suffi sso -ico o -oico dell’acido carbossilico corrispondente. L’ammide derivata dall’acido
formico HCOOH è la più semplice: si chiama formammide HCONH2.
Nei casi in cui all’azoto, al posto dell’idrogeno, risultino legati dei sostituenti, si farà precedere al nome
dell’ammide N- o N,N-, a seconda che abbia uno o due sostituenti, seguito dal nome dei sostituenti stessi.
Per esempio, N-metiletanammide CH3CONHCH3.

L’ammide più semplice, la formammide HCONH2, è liquida mentre tutte le altre ammidi primarie sono
solide. Hanno punti di fusione e di ebollizione elevati, essendo composti molto polari e, perciò, capaci di
formare legami a idrogeno molto forti.
Le ammidi terziarie, non avendo nessun idrogeno H legato all’azoto N, sono le sole a non formare
legami a idrogeno.

Le ammine
Le ammine possono essere considerate composti derivati formalmente
dall’ammoniaca per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno con
altrettanti gruppi alchilici o arilici. Essendo possibile la sostituzione di
uno, due o tre atomi di idrogeno si ottengono, rispettivamente, le
ammine primarie, secondarie e terziarie:

Nomenclatura
I nomi delle ammine più semplici si ottengono unendo il suffisso -ammina ai nomi dei gruppi alchilici o
arilici legati all’azoto.
Proprietà fisiche e chimiche
Le ammine, a eccezione delle terziarie, anche se in misura nettamente inferiore rispetto agli alcoli,
danno legami a idrogeno che conferiscono loro punti di ebollizione superiori a quelli degli alcani di
eguale peso molecolare, ma nettamente inferiori a quelli degli alcoli corrispondenti. Identiche
considerazioni possono essere fatte per la loro solubilità in acqua.
Le tre classi delle ammine contengono, come l’ammoniaca, un atomo di azoto provvisto di un doppietto
elettronico libero. Di conseguenza le proprietà chimiche delle ammine sono molto simili a quelle
dell’ammoniaca, con la quale condividono la tendenza a cedere questa coppia di elettroni. Così si
spiegano il carattere basico e il comportamento nucleofilo di questa classe di composti.

Usi e fonti industriali


Le ammine più semplici e più importanti vengono preparate su scala industriale con
metodi generali non applicabili in laboratorio. Da un punto di vista commerciale,
l’anilina è l’ammina più importante; industrialmente può essere preparata per
riduzione del nitrobenzene in presenza di ferro e di acido cloridrico diluito.
La si può anche preparare trattando il clorobenzene con ammoniaca in
presenza di catalizzatori. Notevole importanza hanno le ammine dal punto di
vista biologico. Parecchie di esse, come la morfina, la stricnina e l’LSD hanno,
infatti, effetti fisiologici. Inoltre i gruppi amminici fanno parte degli
amminoacidi, che sono i costituenti delle proteine.

I composti eterociclici
I composti eterociclici sono composti organici di natura ciclica il cui anello è formato, oltre che da
atomi di carbonio, da uno o più atomi diversi dal carbonio (eteroatomi), tra cui prenderemo in
considerazione ossigeno, azoto e zolfo.

I composti eterociclici rivestono un’enorme importanza perché svolgono un ruolo rilevante nella
fisiologia degli organismi animali e vegetali e sono quindi molto diffusi in natura. Alcuni di essi si
trovano, per esempio, nelle molecole costituenti le proteine, altri nelle molecole degli acidi nucleici;
altri, infine, fanno parte di complesse molecole che esercitano un importante ruolo nei processi
biologici: gli enzimi e i coenzimi.
Amminoacidi
Gli amminoacidi o aminoacidi sono
composti organici che contengono nella
molecola sia un gruppo acido
(-COOH) che un gruppo amminico (-NH2). La grande
maggioranza di questi amminoacidi naturali ha il gruppo
amminico legato al carbonio α rispetto al gruppo
carbossilico. Gli amminoacidi differiscono l’uno dall’altro
nella struttura delle catene laterali, chiamate gruppi R.

Nelle proteine sono presenti 20 diversi amminoacidi più alcuni amminoacidi speciali (selenocisteina e
selenometionina) sintetizzati solo per realizzare alcuni enzimi anti radicali liberi.
Gli amminoacidi, in base alle caratteristiche della loro catena laterale, vengono classificati in quattro
categorie: apolari (9), polari (6), acidi (2), basici (3).
Qui sotto è mostrata, per ogni amminoacido, la formula di struttura

La prima cosa da osservare è che sono tutti chirali


(a parte il più piccolo, la glicina) e appartengono
alla serie L secondo la definizione di Fischer
Mentre le ammine primarie hanno un pKa di circa 10,5, il gruppo amminico primario in alfa di un
amminoacido ha un pKa di circa 9. Nello stesso modo, mentre gli acidi carbossilici, come l’acido
acetico, hanno un pKa di circa 4,5, il gruppo carbossilico in alfa di un amminoacido ha un pKa di circa
2. Entrambi i gruppi, amminico e carbossilico, di un amminoacido sono più acidi di quanto sarebbero
se fossero da soli nella molecola. Questo fatto è facilmente spiegabile con l’effetto induttivo elettron
attrattore che esercitano l’un l’altro. Il carbossile diventa più acido se ha un gruppo elettron attrattore
alle spalle perché questo stabilizza la carica negativa del carbossilato e gli consente di sopravvivere a
pH più acidi. Il carbossile di un amminoacido ha pKa 2 perchè il gruppo amminico in posizione
alfa esercita un effetto induttivo intermedio tra quello dell’acido cloroacetico e dicloroacetico.
L’azoto ha la stessa elettronegatività del cloro (3,0), ma l’effetto è maggiore perché il gruppo
amminico è protonato a pH acidi. Il gruppo amminico di un amminoacido ha pHa 9 perché il
carbossile (anche se a pH basico è presente come carbossilato negativo), con l’elettronegatività
dei suoi due ossigeni, destabilizza la carica positiva del gruppo amminico protonato che
perde H+ a pH meno basici rispetto all’etanammina. Un amminoacido semplice come alanina,
al variare del pH della soluzione, si può presentare in tre forme acido base diverse, come è mostrato
qui sotto. I suoi due pKa sono rispettivamente 2,34 e 9,69.

zwitterione

Legame peptidico
Il legame ammidico che lega tra loro gli
amminoacidi è chiamato legame peptidico. Gli
amminoacidi si legano tra loro con legame
peptidico per formare lunghe catene chiamate
proteine che contengono
sequenze di centinaia o anche migliaia di
amminoacidi. Le catene più corte di amminoacidi
sono invece chiamate peptidi. Una catena di due
amminoacidi è chiamata dipeptide, una di tre è un
tripeptide, catene di pochi amminoacidi sono dette
oligopeptidi, catene più lunghe sono chiamate
polipeptidi. Queste catene, per convenzione, vanno
scritte orizzontali con l’amminoacido N-terminale
(che ha il gruppo α-amminico libero) posto a
sinistra e quello C-terminale (con il gruppo α-
carbossilico libero) a destra.
I carboidrati sono le biomolecole più abbondanti sulla Terra, sono una classe di molecole di
formula generale Cn(H2O)n anche se è più corretto definirli poliidrossialdeidi o
poliidrossichetoni. Possono esistere come monosaccaridi (zuccheri semplici) di formula
Cn(H2O)n , disaccaridi, oligosaccaridi o polisaccaridi.
Il D-glucosio esiste, all’equilibrio, prevalentemente in forma ciclizzata nella quale l’ossidrile in
posizione 5 ha reagito con il C-1 aldeidico formando un legame emiacetalico intramolecolare,
mentre solo una piccola quantità, lo 0,02%, resta nella forma aldeidica libera. Per maggior
chiarezza, gli idrogeni legati all’anello verranno omessi, e il loro legame col carbonio verrà
mostrato vuoto.

Il prefisso D o L distingue i due enantiomeri e indica la posizione dell’OH principale,


che per convenzione è quello sull’ultimo centro stereogenico in basso, il penultimo carbonio
della catena, chiamato anche centro stereogenico principale.
La molecola che ha l’OH principale rivolto a destra nella proiezione di Fischer viene denominata
D.
In linea di principio, tutti e cinque gli ossidrili possono sommarsi al gruppo carbonilico per formare
emiacetali ciclici di diversa grandezza. In pratica, però, si formano solo gli anelli più stabili, cioè
quelli a cinque o a sei atomi. L’anello a sei atomi viene chiamato piranosio, un nome derivato da
pirano, l’etere ciclico a sei atomi, mentre l’anello a cinque atomi viene chiamato furanosio, da
furano. Il nome dello zucchero in forma ciclica si ottiene sostituendo la desinenza -sio dello
zucchero con piranosio o furanosio a seconda che si sia formato un anello a sei o a cinque atomi.
Così il glucosio in forma ciclica viene chiamato glucopiranosio. Si osservi che nella forma
ciclizzata si è creato un nuovo centro stereogenico dato che il carbonio carbonilico sp2 planare
viene trasformato in un carbonio semiacetalico asimmetrico sp3 . Dato che l’ossidrile può attaccare
il carbonio aldeidico da sopra o da sotto il piano molecolare sp2 , si possono formare due diversi
emiacetali isomeri chiamati anomeri α e β, il nuovo carbonio stereogenico viene chiamato anche
carbonio anomerico.

La mutarotazione è un fenomeno che si osserva al polarimetro quando si misura il potere


rotatorio di uno zucchero appena sciolto in acqua. Il potere rotatorio continua a cambiare per
circa un’ora dal momento di preparazione della soluzione fino a stabilizzarsi su un valore di
equilibrio che rimane poi costante nel tempo. Questa variazione del potere rotatorio o
mutarotazione è dovuta all’isomerizzazione dell’anomero puro che era stato sciolto inizialmente
in acqua e che si trasforma lentamente in una miscela di anomeri α e β nella quale i due anomeri
sono presenti all’equilibrio. La reazione può essere accelerata con catalisi acida o basica
Il saccarosio è il comune zucchero da tavola ed è un disaccaride formato dall’unione di D-
glucosio e D-fruttosio con legame glicosidico testa a testa in modo che entrambi gli zuccheri sono
trasformati in acetali con un legame tra il C-1 del glucosio in forma α e il C-2 del fruttosio in
forma β. In questo modo non rimangono legami emiacetalici nella molecola e quindi il saccarosio
non è uno zucchero riducente e non dà mutarotazione.

I polisaccaridi sono costituiti da lunghe catene di zuccheri uniti con legame glicosidico, i
due più importanti polisaccaridi naturali sono amido e cellulosa.
L’amido è il principale costituente di frumento, mais, riso, patate, fagioli ed è quindi di
importanza fondamentale per l’alimentazione. E’ composto da due polisaccaridi amilosio 20% e
amilopectina 80%. L’amilosio è la componente solubile in acqua dell’amido, è un polimero
lineare formato da circa 300 unità di glucosio unite con legame α(1-4).L’amilopectina è
insolubile in acqua, è un polisaccaride ramificato composto da lunghe catene di glucosio unito
con legami glicosidici α(1-4) da cui, ogni 25 unità circa, parte una ramificazione attraverso un
legame glicosidico α(1-6).
La cellulosa è la biomolecola più abbondante sulla terra, è un polisaccaride di formula
[C6(H2O)5]n La cellulosa è costituita, come l’amilosio, di catene di glucosio lineari, non
ramificate, ma il legame che unisce le molecole di glucosio è β(1-4).
Trigliceridi

I trigliceridi, detti anche triacilgliceroli, sono esteri


del glicerolo, nei quali tutti e tre i gruppi alcolici
risultano esterificati con una molecola di acido grasso. I
tre acidi grassi RCOOH, R'COOH e R"COOH possono
essere tutti diversi, tutti uguali o solo due uguali. Se il
trigliceride è composto da acidi grassi uguali si dice
semplice mentre se gli acidi grassi che lo compongono
sono diversi allora si dice misto. La lunghezza delle
catene di acidi grassi nelle comuni strutture dei
trigliceridi può essere dai 5 ai 28 atomi di carbonio, ma
17 e 19 sono più comuni.
I trigliceridi fanno parte della famiglia dei gliceridi assieme ai
monogliceridi e digliceridi. Costituiscono una parte
importante dell'olio vegetale e del grasso animale.
L'idrolisi basica dei trigliceridi prende il nome di
Saponificazione (idrolisi basica di un estere).
La saponificazione è il processo utilizzato per la
produzione del sapone a partire da grassi e idrossidi di
metalli alcalini. In termini tecnici, la
saponificazione è l'idrolisi basica di un estere.
Solitamente si impiega l'idrossido di sodio (o soda
caustica, NaOH), oppure l' idrossido di potassio
(KOH), in base alla consistenza finale desiderata,
con un trigliceride per produrre il corrispettivo sale
sodico (carbossilato di sodio). Ovviamente, assieme al
sapone, i tradizionali processi di saponificazione
producono glicerolo.

Perossidazione Lipidica

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