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COLTURE OFFICINALI

-INTRODUZIONE-
Quando parliamo di contesto agricolo generale preme far notare che l'agricoltura è un settore molto strutturato da un punto di vista della
pianificazione, del rilevamento, del censimento, dell’assistenza tecnica ai produttori, quindi in generale l’agricoltura è un settore prevalentemente
costituita da singoli imprenditori che effettua delle produzioni agrarie, non deve essere visto come un individuo che ha la sua azienda fuori contesto
dal comparto ma come parte di un sistema che fa capo a delle organizzazioni professionali, il comparto è un industria primaria vera e propria perché
ha tutta una rete organizzativa tra i produttori anche a livello provinciale ed a livello regionale.
Nell'agricoltura le politiche agricole ricadono sotto ministero nazionale quindi abbiamo un ministero delle politiche agricole che si occupa delle
politiche generali, cioè delle linee di indirizzo politico sull’agricoltura.
La vera agricoltura è a gestione regionale, è una gestione di area. Questo è importante perché si parte dal presupposto che l'agricoltura è un settore
che è soggetto a variazioni geografiche e variazioni climatiche.
All'interno di questo panorama abbiamo le filiere, insieme degli aspetti di produzione di un settore di un comparto dalla produzione alla vendita che
sono strutturate e censite, ovvero abbiamo liste a cui attingiamo non soltanto a dei numeri ma anche a tutta una serie di informazioni gestionali,
non soltanto le specie coltivate ma anche la dimensione delle aziende, il tipo di sistema culturale, la gestione.
Il comparto officinale ha una carenza di statistica ufficiale, perché si ragiona a comparto globale e quindi non si sa specie per specie gli ettari di
coltivazione, quindi non è soggetto a una statistica puntuale questo perché il settore delle officinali è un settore cosiddetto di nicchia perché
abbiamo pochissimi ettari a specie officinali nel paese, danno scarsi volumi e quindi economicamente il settore non è così rilevante da giustificare un
capillare dettaglio di censimento.
Il settore officinale è caratterizzato anche da una parte di specie spontanee quindi raccolta di gemme piuttosto che di germogli, e quindi questa è
una parte che non rientra nella agricoltura.
Nel settore officinale tutti i prodotti, a parte una piccolissima parte di erbe culinarie fresche (prezzemolo, basilico), la maggior parte delle specie da
origine a delle piante che di per sé non sono il prodotto ma occorre trasformarle e avere il prodotto finito.
Inoltre, quello che c'è in commercio non è quello che si produce ovvero non è detto che i dati coincidano, i prodotti in commercio possono essere a
valle di importazione o di trasformazioni interne o di importazione di materia prima che poi viene trasformata internamente.
Quindi è una filiera, un insieme di anelli concatenati che portano a un prodotto finito, è una filiera complessa perché non è lineare ovvero non
andiamo dalla coltivazione al prodotto che poi finisce all'utente finale.
Abbiamo costruzioni di specie che devono essere coltivate in ambienti adatti per crescere, questo è un aspetto che caratterizza l'agricoltura in
generale.
Il settore importante delle officinali è l'industria cioè l'industria secondaria e l’industria terziaria, l'industria secondaria è quella che trasforma un
prodotto dell'industria primaria quindi dall’agricoltura passiamo all'industria perché l'agricoltura è per definizione industria primaria ovvero quella
che produce la materia prima, l’industria secondaria è quella che la trasforma e l’industria terziaria che è quella che la estrae e la elabora.
Nel settore officinale abbiamo una gamma di prodotti che sono a valle di materia prima non necessariamente ottenuta in Italia per condizioni
climatiche, condizioni industriali, condizioni politiche, condizioni economiche quindi per tanti motivi possono essere e sono d’importazione.
È molto frequente il fenomeno dell'importazione principalmente perché ci sono grandi zone del mondo in cui vengono prodotte in grande quantità
la pianta officinale e quindi la materia prima, e contemporaneamente in Italia abbiamo questo settore di nicchia, cioè molto limitato.
Abbiamo visto che il settore officinale esce un po' dal contesto delle statistiche generali perché è un settore di nicchia ma anche all'interno
dell'unione europea non ha la rilevanza che hanno le grandi colture che tutti conosciamo.
Ciò serve per introdurre il concetto dell'OCM, le grandi culture sono organizzate all'interno della Unione europea attraverso una Organizzazione
Comune di Mercato cioè avvengono delle discussioni/trattative a livello comunitario, per quanto riguarda la Politica Agricola Comune essa è uno dei
pilastri dell’Unione Europea; l’UE era un’unione per il ferro e l'acciaio ed è diventata la comunità per l'agricoltura nel dopoguerra per fronteggiare la
scarsità di cibo e di lì sono nate le varie politiche agricole, da ormai 70 anni parliamo di PAC ovvero Politica Agricola Comune, ogni 7 anni la
commissione dell'unione europea decide la programmazione ovvero in che cosa investirà e in che cosa supporterà i produttori.
All'interno della Politica Agricola Comune esistono diversi modi di organizzare le pianificazioni agricole una di queste è l'Organizzazione Comune di
Mercato, non si sentirà parlare delle OCM delle piante officinali in quanto non sono ritenute di essere considerate a livello di pianificazione del
continente, ciò vuol dire non sono monitorate e non si hanno misure di mercato che favoriscano il settore.
L’essere un settore di nicchia rappresenta una carenza di informazione e quindi difficilmente si riesce ad avere una conoscenza strutturale cioè il
numero di imprese dove sono localizzate le dimensioni di ettari coltivati, le specie prodotte, le tecniche produttive; tutti aspetti che di tutte le altre
filiere si conoscono.
Anche le caratteristiche gestionali ed i rapporti di filiera non sono conosciuti perché non sono previsti questi censimenti, quindi il tipo di imprese, il
tipo di specializzazione, il tipo di meccanizzazione, i tipo di rapporti contrattuali.
Non si conoscono neanche le caratteristiche economiche, quindi la redditività di ogni specie, la domanda e l'offerta di prodotti intermedi e anche il
contesto competitivo nazionale e globale.
Non conoscere queste caratteristiche del settore officinale rende questa filiera più complessa da comprendere ed aiutare e da contestualizzare.
Il problema è anche che esso si inserisce in un comparto molto complesso perché il settore officinale è un comparto che comprende tantissime
filiere e tante tipologie di prodotti e di utilizzi intermedi e finali, cosa che invece è molto più limitata in altri settori.
Quando si parla quindi del settore officinale si parla non di una singola filiera ma più filiere,
parliamo di più filiere che portano a coinvolgere quelli che chiamiamo attori di filiera molto diversificati, quindi si può capire che è un settore molto
complesso a cui però si fa fronte con una base molto limitata di produzione perché questo è un aspetto del settore officinale in particolare in Italia.
L'Europa si è convertita alla produzione di cibo come prima necessità per la sopravvivenza e quindi non era rilevante la domanda del settore
officinale che non ha il vantaggio di sfamare, negli ultimi vent'anni c'è stato un aumento di richiesta di settore edonistico (come quello delle
officinali) e così la produzione si è estesa in regioni dove ci sono grande disponibilità di terreni. Il nostro paese è occupato oltre che da 1/3 di
montagna, da 1/3 di colline ed anche da molta produzione primaria per cibo e questo fa sì che il settore officinale del nostro paese sia molto sotto
l'influenza dei mercati internazionali perché non abbiamo una produzione di punta.
Ciò rende complicata la determinazione della redditività delle colture e dei prodotti di prima trasformazione perché quando si hanno delle piccole
produzioni ci sono dei costi fissi di macchinari e di manodopera che non riusciamo ammortizzare perché si ha una bassa produttività e quindi si ha
una scarsa efficienza.

Il settore officinale è un settore che vive ancora molto di raccolta spontanea, circa tre quarti delle piante officinali commercializzate al mondo deriva
dalla raccolta spontanea quindi è ancora elevatissimo il ricorso alla raccolta spontanea con tutte le conseguenze del temperamento naturale perché
la raccolta spontanea può essere mantenuta soltanto se avviene un concetto di conservazione oculato e quindi bisogna essere in grado di avere
equilibrio tra le piante che vengono raccolte e le piante che vengono lasciate per riprodursi, per evitare il rischio di sparizione delle specie.
Il settore officinale è uno degli ultimi settori agricoli che vive ancora di raccolta spontanea, tutti gli altri settori vegetali sono in cultura e del settore
animale rimane soltanto la pesca. La coltivazione, pur in costante incremento è ancora una realtà marginale e quindi a fronte di questo aumento di
domanda non si ha l'aumento di produzione di coltivazione.
L’Europa, che è per sua costituzione dopo gli anni del dopoguerra ha fatto grandi progressi nell’evoluzione industriale, ha sviluppato un sistema
agricolo industriale basato sulla coltivazione, quindi abbiamo l'approvvigionamento d'aiuto alla coltura e quindi anche nel settore officinale abbiamo
un aumento della produzione agricola.
Mentre in Africa e in Asia la coltivazione è ancora allo stato primordiale ed è molto limitato perché c'è molta più raccolta spontanea.

DEFINIZIONI
Perché usiamo il termine officinale?
In disuso in molte altre lingue. Deriva dal latino, tipicamente nostro il discorso dell’officina.
L’officina è luogo dove venivano preparate al momento le miscele di erbe per diversi motivi.
Officinanegozio, luogo fisico dove venivano preparate le miscele al momento.
Il termine di pianta officinale può avere vari significati
-normativoper piante officinali si intendono le piante officinali, aromatiche e da profumo (1931)
È riduttivo, tutte le piante sono officinali, alcune sono da scoprire ancora con le tecniche moderne, la definizione è più ampia.
Deriva da officina, laboratorio. Erano botteghe dove avveniva anche la preparazione, oltre la miscelazione, di essiccazione di erbe, triturazione,
macerazione ecc.

Con le recenti conoscenze, metodi strumentali di riconoscimento di molecole si sono scoperti altri vantaggi, benefici e ci sono innovazioni sia di
prodotto che di processo e abbiamo una continua evoluzione, come ad esempio le piante biocide.
Piante che non rientrano nella definizione originale di erbe officinali:
-Piante biocide in grado di sostituirsi a delle molecole di sintesi nell’uccidere altri esseri viventi. Come erbicidi naturali, piante che fanno morire
animali di inciampo nelle coltivazioni.
-Piante tintorie, coloranti, sono piante officinali.
-Piante usate per la cosmetica.
Il termine da profumo potrebbe includerle, ma a volte non è così automatico pensarla come piante aromatiche da profumo.
L’uso non primario delle piante è tutto quello che è ad uso secondario (molecole con determinate valenza per diversi usi).
Piante ad uso primario metaboliti primari (zuccheri, grassi, proteine) che sono cibo che ci da la prima fonte di vita.
Piante ad uso secondario piante officinali, ampia disponibilità di specie.
Non sono classificabili per famiglie botaniche, abbiamo alcune caratteristiche specifiche per alcune famiglie botaniche, ma in generale le specie
botaniche che hanno queste molecole sono specie varie perché di fatto, i metaboliti che riteniamo utili per i nostri scopi, non sono metaboliti creati
per l’uomo ma servono alla sopravvivenza della pianta.
La pianta ha una sua biochimica e nei processi biochimici alcune molecole vengono prodotte per scarto difesa, reazione, scopi. Sono metaboliti con
diverse proprietà.
Non possiamo inserirle in una categoria classica agronomica proprio per le caratteristiche di queste molecole secondarie. Non sono come i cereali
che hanno tutti in comune che sono categorie da granella, nel caso delle piante officinali non possiamo categorizzarle nemmeno in piante erbacee o
arboree perché le piante officinali possono essere erbacee, arbusti o arboree.
Ci si sta orientando verso più di 100 000 specie, verso 500 000 specie, se ne stanno scoprendo molte di più, passi avanti nella medicina, perché certe
molecole medicali vengono estratte dalle piante.

FILIERA

La pianta officinale è un prodotto primario, arriva dal campo.


La produzione primaria è una definizione legale dal 2004.
Aspetto molto importante, cambiano moltissimo le legislazioni e le capacità di esercitare di un professionista.
Se parliamo di produzione primaria abbiamo dei regolamenti, restrizioni, competenze.
Se parliamo di produzione secondaria, quindi trasformazione, siamo in un altro campo, altri regolamenti e capacità di esercitare delle professioni.
Le piante officinali generalmente non hanno un senso se non vengono trasformate, devono essere essiccate, estratte, trasformate.
(eccezione erbe fresche come menta, basilico, prezzemolo)

INQUADRAMENTO DI UTILIZZO

Sempre più ampi i settori in cui vengono utilizzate le piante officinali.


*prodotti veterinari a base di erbe, ci sono molti studi.
Esempio: Cuba ha una medicina alternativa con grande esperienza e conoscenza di causa effetto delle piante nell’ambiente animale, usano piante al
posto di antibiotici negli allevamenti.
*piretro, agrofarmaco, pianta coltivata in Africa e Australia usato contro gli afidi.
Gli agrofarmaci di sintesi spesso sono una derivazione dalle molecole naturali.
Il piretro, ad esempio, negli aficidi di sintesi ci sono i piretroidi, di derivazione di molecole naturali.
*prodotti per la casa come oli essenziali.
Gamma molto ampia, occorre ragionare sull’inquadramento di questo settore.
L’utilizzo delle molecole ha un inquadramento normativo.
Se un produttore coltiva del basilico o passiflora ecc ha le sue tecniche colturali a prescindere da come verrà utilizzata.
L’unico inquadramento normativo particolare è quello delle specie allucinogene, che hanno una normativa speciale per motivi di sicurezza.
In termini generali l’inquadramento normativo di utilizzo differisce dall’inquadramento della produzione primaria.
Un agricoltore è un agricoltore e deve saper coltivare le piante, a prescindere da quale sarà l’uso finale.
Perché una pianta può contenere molecole che verranno usate come ingredienti e quindi l’inquadramento normativo di utilizzo dice come verrà
destinato alla fine.
L’utilizzo sarà cosmetico, profumi, aromi, oli essenziali ecc.
Sarà l’inquadramento normativo di utilizzo quello che sarà il riferimento per il prodotto finale, che non è la pianta originale.

Droga piante medicinali. Ogni vegetale in toto o un suo organo ha sostanze che possono essere usare a fini terapeutici o precursori di emisintesi
chemio-farmaceutici.
Nella loro trasformazione possono arrivare a diventare prodotti finali chemio-farmaceutici.
Definizione che ha preso anche altre accezioni.

Essudati come resine, gomme possono avere effetti medicinali. Accomuna tutti questi composti il derivare da organismi vegetali.
Ogni essere vivente (in questo caso si parla di piante, quindi dal punto di vista botanico) ha un genere e una specie, ma anche varietà e autore di chi
ha determinato per primo l’essere vivente.
Quando si parla di piante aromatiche, da profumo si parla di oli essenziali, sacche anatomiche nelle piante che contengono sostanze aromatiche.
Olio essenziale non è un grasso.
le sostanze oleose hanno caratteristiche fisiche comuni, non chimiche.
Una sostanza è oleosa per le sue caratteristiche fisiche, ma gli oli essenziali non sono dei grassi.
Possono avere molecole che attraggono o scacciano animali.

Esempio lavande, hanno un profumo piacevole, ma alcune varietà di lavanda sono canforate che generalmente non è amato come odore e
tendiamo a non volere l’odore di canfora.
Basta una varietà di lavanda per arrivare a un'altra molecola.
Quando parliamo di sostanze aromatiche in generale quindi parliamo di sostanze che hanno un aroma. Questo aroma può essere positivo o
negativo al nostro senso e può essere positivo o negativo per altri esseri.

A sx il concetto di aromatico.
Aromaticopresenza di sostanze dotate di specifici sapori e/o odori in grado di essere utilizzati per preparati alimentari, farmaceutici, cosmetici.
Aroma positivo è spesso usato come aromatizzante di pastiglie, eccipienti.
A dx piante medicinali. Definizione più strutturata e regolamentata perché andiamo a finire nel campo della sanità.
Piante medicinali contenenti, in uno o più dei loro organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi, o che sono i
precursori di sintesi chemio farmaceutiche. Si parla di
molecole con provata efficacia preventiva o terapeutica o precursore di sintesi con provata causa effetto.
Nel nostro mondo sono piante officinali solo quelle con prove scientifiche di causa effetto e non solo per una tradizione culturale.

Quando si parla di piante officinali abbiamo nella terminologia anche un


altro grande mondo che si apre.
Si può fare una grande distinzione tra food e no food.
Sono 2 mondi molto diversi, anche nella gestione della coltivazione
(produzione primaria).
Oltre ad avere utilizzo diverso hanno pratiche agricole diverse.
Il settore food è un settore primario che arriva all’alimentazione; quindi,
ha dirette conseguenze la coltivazione agricola.
Il settore non food non è un settore alimentare ma di ornamento
(profumi) o estrazione, quindi hanno pratiche agricole diverse.
Nel settore non food sono ammessi agrofarmaci non ammessi nel food.
Son settori molto diversi nella regolamentazione di prodotti ammessi per
la difesa da infestanti, malattie, insetti ecc.
Piante officinali da food a non food si distinguono in base alla destinazione
finale

Food uso domestico o industriale;

Non foodIndustria chimica, cosmetica, farmaceutica


Prodotti di nuova introduzione, in termini stretti non sono del vero cibo e neanche non food.
Vengono ingeriti, rientrano nell’alimentazione, ma non sono vero e proprio cibo.
I nutraceutici sono prodotti o estratti o interi presenti in organi di pianta con effetti nutraceutici, cioè stimolano alcune capacità del corpo umano del
benessere.

Ci sono normative ben precise per gli alimenti funzionali (functional food) e novel food.
Sono chiamati anche super food grande percentuale, capacità di avere effetti benefici maggiori rispetto a quello nutritivo.

Sono alimenti funzionali perché molto ricchi, hanno più un aspetto funzionale (antiossidanti ecc) che non di vero cibo, nutriente.

Novel foodnormative molto precise nell’UE. Raccoglie prodotti nuovi con caratteristiche specifiche che devono essere validate da organismi
ufficiali comunitari per essere definiti novel foods.
Di fatto sono una nuova introduzione di cibo per caratteristiche arricchenti di qualche funzionalità.
Prima abbiamo visto le classificazioni dal punto di vista di cosa contenessero le piante di per sé e ora stiamo parlando di a cosa servono i prodotti di
queste piante. È una classificazione funzionale.

Principi attivi possono essere soli o in miscela. Conferiscono alla pianta proprietà medicamentose o aromatiche.
Quando si parla di principi attivi parliamo di un aspetto diverso rispetto alla droga.
La droga è la pianta o la parte di pianta in cui si trova il principio attivo, invece i principi attivi sono molecole/sostanze.
Sono droghe: radici, semi, pianta intera e fiori.

Quando parliamo di droghe si parla di parti di pianta.


Quando si parla di principi attivi si parla di sostanze.

TEMPO BALSAMICO

Momento in cui un determinato principio attivo è al suo massimo


in un ciclo biologico della pianta.
La pianta X ha il suo ciclo biologico, dal seme alla plantula, pianta giovane, la pianta cresce, a un certo punto del suo ciclo biologico va in fioritura,
sfiorisce perché avviene la fecondazione e sta finendo il suo ciclo, va a seme e se è annuale il seme è anche la morte della pianta, se invece la pianta
è perenne il seme serve per la procreazione e la pianta resta.
In un determinato momento di tutto questo ciclo abbiamo il massimo di concentrazione di determinati principi attivi.
A seconda del principio attivo il tempo balsamico può essere diverso.
Un principio attivo può essere sintetizzato in fioritura, un altro p.a. lo sintetizza nella produzione di semi o foglie.
Il tempo balsamico varia quindi da specie a specie e dal p.a. che stiamo cercando.
Non c’è un tempo balsamico assoluto, è relativo alla specie, al principio attivo che cerchiamo e alle condizioni in cui cresce la pianta.
Quindi si parla delle condizioni di luce temperatura e stato della pianta.
Esempio: VALERIANA
Se si cerca il p.a. “valepotriati” vediamo nel grafico 4 barre con % diversa di questo componente.

Se cerco il valeprotiati per consumare la valeriana per l’effetto o voglio estrarlo per creare molecole(valium) devo raccogliere la pianta quando ne
produce di più, quindi si raccoglierà la valeriana in primavera o inverno, eviterò l’estate.

Il tempo balsamico dipende anche da una fase pedoclimatica, stiamo parlano delle stagioni, quindi di conseguenza durata delle giornate, durata
delle notti, temperature, escursioni termiche tra notte e giorno.
Le molecole si sintetizzano di più o di meno a seconda delle condizioni luce, temperatura e stato della pianta.
Quindi è sempre importante il momento del tempo balsamico.

Esempio: SANTOREGGIA

È una labiata, una famiglia ricca di o.e.


È la famiglia del rosmarino, timo, menta, origano.
Hanno un’alta resa dell’olio essenziale per avere un alto aroma.
La maggior parte delle labiate ha il tempo balsamico in estate. La carica aromatica delle labiate è strettamente collegata al sole, temperatura e
fioritura.

Farmacoperasorta di pagine gialle, elenco delle specie riconosciute, che hanno una proprietà

Esempio novel foodprodotti a base di insetti.


LE SPECIE SPONTANEE E LE SPECIE COLTIVATE

Nel mondo ancora 3/4 delle piante officinali vengono raccolte spontanee, la coltura è invece marginale anche se in espansione.
Soltanto per le specie officinali c’è ancora la raccolta.
Agricoltura=coltivazionecolture officinali

Per natura le specie sono spontanee e l’uomo le addomesticacoltura agraria vera e propria.

Restano nello spontaneo delle specie che agiscono come infestanti, cioè occupano spazi non voluti.
Nella quasi maggioranza dei casi, la messa in coltura è di una specie sola per la coltivazione.

Transizione della raccolta dallo spontaneo alla coltura


Il volume di raccolta dello spontaneo tende ad aumentare aumenta la raccolta di questa specie, droga.
Fenomeno che si accompagna al prezzo, perché ha a che vedere con il costo, quindi la domanda di questa specie ne fa aumentare il prezzoall’
aumentare del prezzo si ha una stabilizzazione in quanto la domanda non è così elastica  quindi si ha una stabilizzazione della raccolta dello
spontaneo e una stabilizzazione dei prezzi  si ha una specie di punto di equilibrio.

Quando abbiamo una specie spontanea redditizia (prezzo elevato) l’offerta aumenta perché viene introdotta la coltivazione, si inizia ad
addomesticarla e metterla in coltura.
Aumenta il volume di prodotto sul mercato man mano che migliorano le coltivazioni.

Contemporaneamente aumenta la coltivazione e diminuisce il volume di raccolta dello spontaneo. Perché la coltivazione è più produttiva.
Riducendo i volumi della raccolta di piante spontanee ne aumenta il prezzo diminuisce l’offerta delle raccolte spontanee e aumenta il prezzo.

Questo finché non si arriva a una fase in cui si ha, con il grande aumento della coltivazione, si ha una standirdazione dei prezzi. La coltura porta a
prezzi standardabbassamento dei prezzi (a questo punto si c’è un ritorno alla raccolta delle spontanee).

Gli andamenti della raccolta spontanea e della coltivazione sono fluttuanti.


Tendenzialmente, quando una specie viene addomesticata questo fenomeno è irreversibile, perché il miglioramento delle tecniche culturali e
genetiche rendono preferita la coltivazione alla raccolta spontanea.

VANTAGGI E SVANTAGGI RACCOLTA SPONTANEA

Correlazione tra coltivazioni di erbe officinali e l’avanzamento dei Paesi.

Nei paesi più avanzati sembra l’unica via possibile per disporre di tali prodotti. Nei paesi avanzati abbiamo l’uso dei suoli per vari servizi (scopo
abitativo, industriale ecc) e le zone selvatiche diminuiscono, sono confinante.

Si ha un concetto di programmazione dell’offerta alle aziende di trasformazione di prodotto tali per cui la coltivazione dà la garanzia di disporre dei
prodotti finiti.
La raccolta dello spontaneo è lasciata all’erraticità delle condizioni climatiche, del terreno e altre variabili.

C’è anche un aspetto legato non solo al fatto del vantaggio di per sé di poter disporre di questi prodotti, c’è anche un aspetto legato al fatto che per
raccogliere le erbe spontanee occorre saperle riconoscerle nell’ambiente naturale, conoscenza delle specie.
Entrano in gioco i raccoglitori, effettuano la raccolta di piante spontanee, professione di grande conoscenza, devono riconoscere l’ambiente, i
luoghi, i microclimi, le specie che si possono o meno raccogliere.
Ha un’alta remunerazionecomporta un costo del prodotto elevato.
Non competitivo per il prodotto proveniente dalla coltivazione. Con la coltivazione si aumenta l’efficienza, la produzione e diminuisce i costi.

Un altro aspetto è che la raccolta spontanea è un’arma a doppio taglio, se non fatta con criterio, regolamentata, può portare al depauperamento
della componente floristica.
Se la raccolta di data specie è molto remunerativa, essa verrà raccolta in maniera smodata e ciò comporta la scomparsa della specie (es. stella
alpina) dall’ambiente per eccessiva raccolta spontanea.
La nostra società non è più disponibile a vivere in condizioni non igieniche.
Igiene=Sicurezza alimentare, garanzia di potare all’uomo un prodotto con elevato standard igienico, sicuro.
La coltivazione permette il controllo igienico, salvaguarda la pianta da parassiti ecc, sono sane e sicure per essere ingerite dall’uomo, non ci sono
fenomeni di contaminazione che ci possono essere invece nello spontaneo.
VANTAGGI COLTIVAZIONE
1-POSSIBILITÀ DI STANDARDIZZARE IL PRODOTTO: sempre più importanti i fattori di quantità e qualità, sono due fattori imprescindibili.
Nell’ultimo decennio ha preso piede anche il discorso della sostenibilità, risorse energetiche ecc., che devono portare alla maggior qualità e quantità
in maniera sostenibile.
Impiegare risorse per non arrivare ad avere un prodotto standard di qualità e quantità significa non essere sostenibilisi sprecano risorse della
terra.
Primo concetto della vita sostenibile è non usare risorse oltre il necessario e ottenere la massima quantità e qualità.
2-DIMINUZIONE DEL RISCHIO DI DEPAUPERAMENTO DEI POPOLAMENTI NATURALI. La coltivazione ci scorpora da questo problema, perché con la
coltivazione le specie in natura vengono preservate.
In agricoltura si effettua la produzione delle specie per la produzione, separiamo i due campi evitando di avere impoverimento delle varietà naturali
spontanee.
3- POSSIBILITÀ DI VALORIZZARE SPECIE A RISCHIO O POCO DIFFUSE. Esempio: era raro consumare insalate come rucola o songino perché non erano
coltivate, ma raccolte in maniera spontanea.
Son pecie che si sono poi addomesticate e si è aumentata la produzione.
L’iperico era una specie selvatica rara, la messa in coltura ha aumentato la sua produzione, è diventato di uso comune.

SVANTAGGI COLTIVAZIONE

 Nel nostro Paese troppo spesso intesa come attività da svolgere nel rigido rispetto di "norme" che escludono dalla coltivazione
indispensabili tecniche agronomiche come quelle di fertilizzazione, protezione da parassiti (animalie fungini) e dalle malerbe delle
colture che prevedono l'impiego di composti chimici.

Negli altri settori agricoli non è visto come svantaggio ma nel raccoglimento di erbe spontanee sì, si parla dirigidità delle norme.
L’agricoltura ha norme e regole a cui bisogna sottostare, bisogna conoscere le tecniche agronomiche per fertilizzare, proteggere le piante da
parassiti o animali che si nutrono di queste piante, togliere le piante infestanti per far crescere in maniera efficiente la coltivazione.

Quindi si devono usare dei prodotti per eliminare questi invasori, però questo impiego di tecniche fisiche, meccaniche chimiche è regolamentata.
Il settore officinale è un settore che tende a patire l’introduzione di norme per il raccoglimento delle erbe spontanee.

Come nella pesca, l’allevamento ha le sue regole per garantire di mantenere pesci abbondanti negli oceani. La pesca, come la raccolta spontanea, se
non c’è il rispetto delle norme si arriva al depauperamento della flora e della fauna.

 Poche informazioni circa il corretto uso di molti prodotti e


pochi prodotti registrati.

Chi è restio ad avvicinarsi alla coltivazione è per la mancanza di conoscenza. La coltivazione implica la conoscenza.
L’agricoltore deve sapere cosa può o non può fare.

La raccolta spontanea è ancora considerata “anarchica”, si sta cercando di normarla per non arrivare al depauperamento.

 La carenza di conoscenze sulle tecniche colturali per i


nostri areali.

Una criticità è la carenza di conoscenza delle tecniche colturali. Non è un settore giovane, ma è nuovo il fatto di poter usufruire di tantissime specie,
la capacità di aver identificato sostanze utilizzabili dall’uomo è nettamente aumentata negli ultimi 40 anni perché la scienza ha portato a conoscere
e riconoscere principi attivi nuovi all’interno delle piante.
Questo è stato più veloce che comprendere come mettere in coltura una specie.
Aver scoperto che la specie spontanea ha dei vantaggi per i suoi principi attivi non comporta immediatamente come metterla in coltura.

Es ortica, in natura è una pianta spontanea, ma è difficile metterla in coltivazione per le varie esigenze e caratteristiche biologiche.

Bisogna quindi investire molto sullo studio delle tecniche colturali.

 Per alte rese e competitività occorrono terreni di buona


fertilità e facilmente agibili per le macchine.

Un altro aspetto è che bisogna mettere le piante nelle migliori condizioni possibili, bisogna avere alte rese, prodotti standardizzati, altrimenti non
avremo competizione con chi ha già queste colture.

Spesso si sente parlare di piante officinali come piante adatte alle zone marginali, SBAGLIATO. Tutte le specie crescono meglio in terreni fertili e
facilmente agibili ai macchinari per avere una raccolta automatizzata e la lavorazione del terreno, altrimenti avremmo costi elevati e uno spreco di
risorse.

LIMITI ALLA MESSA IN COLTURA DI ALCUNE SPECIE


La semplice messa in coltura di una specie officinale non aumenta immediatamente la produzione e standardizzazione, perché c’è bisogno di tempo
per l’adattabilità delle specie.

Quindi la reazione delle piante alla messa in coltura è una reazione di lungo periodo.
Esempio: lattuga aveva apparati radicali profondi metri per cercare sostanze nutritive nel sottosuolo nell’ambiente naturale. La lattuga di oggi ha
apparato radicale di 30/40 cm, zona dove noi apportiamo i fertilizzanti per nutrire la pianta.

Questa è l’addomesticazione Arrivare ad avere piante con apparati radicali corti immediatamente rispondenti alla fertilizzazione, frutto di
selezioni.
Una lattuga originaria sarebbe irriconoscibile, data la concimazione di oggi non sopravvivrebbe.
Adattabilità è frutto di evoluzione e selezione genetica.
Nello spontaneo abbiamo piante che nascono e crescono in momenti diversi perché in terreni più o meno fertili, dove ci sono temperature diverse,
quindi abbiamo piante molto diverse tra loro, in stadi diversi.
In coltura abbiamo bisogno di contemporaneità di fioritura, per raccogliere in un unico momento e così che il tempo balsamico sia il più uniforme
possibile.
Se non abbiamo parallelamente una selezione genetica la coltura è vista come un limite.
Nella coltivazione c’è una grande omogeneità grazie alla selezione genetica.

Deiscenza dei frutti

Necessità di sistemi di raccolta che permettono di raccogliere frutti prima della loro deiscenza (caduta del frutto per maturità).
Si tende a ritardare la deiscenza per permetterci di andare a raccogliere. Fase biologica che si deve monitorare nella coltivazione.

Scarsa reattività/adattabilità agli input tecnici


(meccanizzazione, fertilizzazioni)
Nella coltivazione la raccolta deve avvenire in maniera più efficiente possibile perché si investe nella coltura e si deve ricavare il maggior prodotto
possibile.Nella meccanizzazione bisogna adattare le piante affinché i macchinari possano essere impiegati per potare, raccogliere ed effettuare
operazioni veloci ed efficienti per diminuire gli oneri della raccolta manuale che renderebbe il prezzo del prodotto finale molto elevato.
Tecniche di meccanizzazione per poter avere un prodotto finito accessibile a tutti.
La delicatezza degli organi da raccogliere a volte rende necessaria la raccolta manuale, per non danneggiare la droga.
 Ridotta competitività verso le infestanti
Messa in coltura implica lo studio della competitività della coltura che abbiamo rispetto alle altre (infestanti).
Non esistono piante infestanti, sono piante che invadono una coltivazione di un’altra specie. Bisogna rendere la specie competitiva rispetto le altre
piante tramite certe tecniche.
La raccolta dello spontaneo ci solleva da questa incombenza.
 Modifiche dell’ambiente di crescita
 condizioni nutrizionali e abitative del suolo
(fertilizzazioni, lavorazioni, irrigazione)
La coltivazione porta una modifica all’ambiente di crescita. Perché nel terreno che destiniamo alla coltura cambiamo le condizioni abitative del
suolo e apportiamo fertilizzanti, effettuiamo lavorazioni ecc.
Il cambiamento delle condizioni dell’ambiente di crescita può migliorare la produzione.
Ci permette di limitare le erbe infestanti, seminare anche in altri momenti ecc.
Le modifiche possono essere anche apportate da:
condizioni di temperatura, fotoperiodo, umidità durante lo sviluppo
(epoca di semina, pacciamatura, colt. in ambiente protetto)
Questo è importante per aspetti di epoca di semina o la coltivazione in serra, protetto.
Noi andiamo a modificare l’ambiente perché possiamo seminare in un’epoca diversa da quella naturale, cambiare l’umidità alla base delle piante
per ridurre le infestanti. Quindi creiamo un ambiente protetto che cambia la biologia delle piante. Un singolo mese di distanza da una semina
all’altra può comportare diversi medi di differenza dal raccolto.
Con un solo mese di differenza di semina ma in un periodo cruciale invernale comporta un ritardo enorme nella fioritura nella piantagione di
dicembre
Spostamento della competizione
(da interspecifica ad intraspecifica)
Competizione interspecifica e intraspecifica.
Le specie, in natura, competono tra di lorointerspecifica, la specie che emerge meglio è più competitiva rispetto alle altre.
Intraspecificatra un individuo e l’altro della stessa specie, la differenza porta a competizione. Più gli individui non sono selezionati, quindi
diversi tra loro e più abbiamo competizione intraspecifica.
Più la tecnica non favorisce un’equa distanza e competizione tra gli individui e più abbiamo competizione intraspecifica.
Se noi piantiamo individui troppo ravvicinati andranno in competizione, le radici per gli elementi nutritivi e le parti aeree per la luce solare.
Meno sono specie selezionate più aumenta la competitività intraspecifica.
Nello spontaneo la competizione è interspecifica.
Modifiche della geometria della pianta
altezza media e distribuzione degli organi riproduttivi
(densità di semina/impianto)
Nella coltivazione si favorisce lo sviluppo degli organi contenenti i principi attivi. È quindi importante che la distribuzione delle piante nel campo non
sfavorisca la produzione degli organi della pianta contenenti i principi attivi.
Le piante hanno una geometria naturale, hanno una loro conformazione che può essere determinata ad esempio dai nutrienti, con molto
azotomolte foglie e tende a non produrre fiori entro un certo limite.
L’equilibrio dei fertilizzanti è anche dato a questo, il K ad esempio tende a favorire la fioritura.
Ci sono piante adatte ad un ambiente poco luminoso e il fertilizzante per piante verdi è solitamente a bare di azoto.
Lo sviluppo dipende molto dalla vicinanza delle altre piante. Le piante sono diverse dagli animali, non si muovono, quindi devono da ferme riuscire
ad approvvigionarsi quello che serve
Se le piante sono troppo vicine tendono ad avere steli lunghi e poche foglie basali per raggiungere la luce verso l’altro. In una massa molto densa poi
c’è anche una massa di CO2 diversa.
Anche l’apparato radicale si sviluppa diversamente, c’è competizione, le radici mandano ormoni alla parte aerea e modificano la geometria della
pianta.

Scenario internazionale delle specie officinali e la situazione italiana


In Cina c’è un ampio uso a livello medicinale di prodotti naturali.
In Giappone vengono utilizzati molti più fitoterapici che farmaci.

Le piante medicinali si muovono molto nel mondo ed hanno un grande commercio.


Al punto 1 abbiamo il commercio di un prodotto non ancora finito, grezzo e che quindi si trova nel primo stadio.
Al punto 2 abbiamo il ricavo delle vendite —> degli scambi commerciali economici.
Al punto 3 abbiamo il tasso di crescita annuale per i derivati dalle piante —> in aumento.

Al punto 4 troviamo la quantità di piante medicinali in commercio.


Al punto 5 troviamo il ricavo del mercato europeo per gli alimenti funzionali —> hanno dei valori molto alti dal punto di vista economico.

Il 30% dei prodotti farmaceutici proviene SOLO dalle piante —> se a queste si aggiungono miceti, fermenti e batteri, la quota dei prodotti
provenienti del mondo vegetale sale a 60% (es.insulina).
Le erbe medicinali sono soggette a legislazioni figlie di tradizioni del proprio paese.

* Netta distinzione tra Unione Europea (legislazione comune) e continente europeo *


In questa tabella possiamo vedere come sono differenziati i prodotti in commercio in Italia.

Qual è la spezia più importante ed usata al mondo? Il tè —> seconda bevande più bevuta dopo l’acqua.
Al secondo posto tra le più importanti ed usate troviamo il peperoncino secco e il pepe secco —> due specie diverse con famiglia ben distinte, ma
che vengono catalogate insieme a causa di un errore storico —> In Inghilterra pepe veniva chiamato nello stesso modo del peperoncino hot pepper
invece di black pepper.
Al terzo posto troviamo gli agrumi —> importantissimi come aromatizzanti.

Al quarto posto troviamo le spezie —> ossia l’insieme delle specie minori più usate.
Al quinto posto troviamo anice, anice stellato, finocchio e coriandolo —> insieme di specie aromatizzanti con una certa affinità.

Coltivazione UE:
La media aziendale in ettari nell’EU è di 10/15 ettari.
Francia e Polonia sono paesi cruciali per la produzione di colture officinali —> in particolare modo la BULGARIA.

Come si può osservare nella slide questi paesi rappresentano più della metà del totale europeo e sono molto importanti per la loro produzione e per le
superfici che investono.
Situazione italiana —>
L’Italia è posizionata in terza classe dal punto di vista della produzione.
Abbiamo presenti piante officinali coltivate in Italia e piante officinali di principale interesse per il mercato nazionale, anche di provenienza estera —
> ad esempio il ginseng.
Quando parliamo di specie coltivate si intende effettivamente le specie che si coltivano in quel territorio.

Il numero di ettari coltivati varia continuamente perché è difficile catalogare tutte le specie coltivate a differenza dei marchi commerciali che
impiegano le piante officinali nei loro prodotti che sono più semplici da riconoscere —> essendo registrati per legge.
C’è un importante differenza tra coltivate in Italia e coltivabili —> con il secondo termine intendiamo specie che arrivano dall’estero, ma che possono
essere coltivate in Italia.

In Italia troviamo 296 diverse specie totali coltivate —> la maggioranza sono le specie europee (89).

Troviamo anche 32 specie cosmopolite, ossia che si trovano in qualsiasi parte del mondo.
Le 6 specie alpine sono elencate con il loro nome comune e non con quello scientifico.
Nel caso delle genepì maschio e femmina, che fanno parte delle artemisie, il loro nome è indicato con un sostantivo maschile e femminile solo per la
forma che possiedono, non per il loro ruolo sessuale —> essendo ermafroditi, come la maggior parte delle piante
Viviamo in un mondo di scambi —> importazione ed esportazione di prodotti.
L’Italia importa un’elevata quantità di sostanze odorifere per industria alimentare e bevande (30%) ed esporta un’elevata quantità di oli essenziali e
succhi ed estratti vegetali.
*In proporzione esportiamo molto di più rispetto a quello che importiamo.
Mirtillo nero, zafferano, vite rossa, ginkgo biloba e cardo mariano —> non sono prodotti in quantità sufficienti per soddisfare il fabbisogno nazionale.

Questo grafico fa notare l’importanza delle aziende nel settore officinale.


Dal 2000 al 2010 c’è stata una diminuzione delle aziende —> fino al giorno d’oggi dove possiamo trovare 7000 ettari in più.
Questi ettari non sono la conseguenza dell’apertura di nuove aziende, ma anche solo dell’espansione di un’azienda già esistente.
Maggior volume di ettari = maggior reddito
20 anni fa, erano presenti moltissime specie diverse situate in pochissimi ettari di terreno.
Indirizzo produttivo prevalente —>

Come possiamo notare nella colonna di destra, troviamo gli indirizzi produttivi prevalenti di ciascuna azienda.
Ad esempio, se parliamo di vivaismo , significa che l’azienda produce solamente piante da vivaio —> quindi si tratta di una produzione ad indirizzo
unico.

Se invece parliamo di cerealicolo/officinali, significa che l’azienda ha come specialità la produzione di cereali, ma che produce anche piante officinali
—> quindi non sarà ad indirizzo unico perché ha più di un indirizzo.
Con il termine SAU si intente la superficie agricola utilizzata, difatti l’azienda agricola viene anche valutata da un punto di vista catastale —> la
superficie di coltivazione non comprende la casa abitativa o il vialetto, ma conta solo il terreno effettivamente coltivato.
In questa slide notiamo diversi tipi di agricoltura:
Convenzionale —> ossia l’agricoltura “di tutti”, normale. È convenzionata senza nessun impedimento, fuorché sia a norma di legge.
Biologica —> possiede molte più norme caratteristiche dell’agricoltura biologica.

Biodinamica—> non è riconosciuta legalmente, viene detta una pratica per “convinzione” ed è al di fuori delle agricolture riconosciute dalle
normative nazionali.

Filiera italiana —>

In questa slide parliamo della criticità della filiera italiana nel settore officinale.

Di tutti i prodotti esistenti 3/4 sono di importazione estera.

In questa slide troviamo svariati fattori riguardanti il condizionamento del mercato del settore officinale:
—> Segmentazione dell’offerta —> ad esempio in Italia, c’è una svariata offerta di prodotti diversi.
—> Domanda in ascesa
—> Forte peso delle importazioni

—> Stasi della produzione —> ossia il non aumento dal punto di vista degli ettari
—> Normative insufficienti
—> Scarsa trasparenza —> le altre filiere, a differenza di quelle officinali, hanno pubblicato i prezzi di mercato all’ingrosso.

Prodotto di massa—> c’è una grande esigenza e tanta domanda ed il prezzo è stabilito dal mercato.
Prodotto “tipicizzato” —> possiede il protagonismo di un prodotto di nicchia e può essere favorito da fattori ad esempio emozionali —> ad esempio
preferisco comprare un prodotto in un agriturismo o in erboristeria invece che in un supermercato di massa.
In questo grafico si può notare la rappresentazione degli operatori in una filiera di piante officinali. È un percorso verticale sia della produzione che
degli operatori.
Ogni prodotto scatena una concatenazione di eventi.
Se un prodotto è fresco viene distribuito direttamente così com’è, se invece è un prodotto essiccato può essere distribuito anch’esso così com’è o

passare tramite macinazione e confezionamento.


Esempi di mercato a bassa produzione —> piante in vaso e sementi.
Con industria di secondo derivato si intende —> se da aromi e profumi c’è un ulteriore trasformazione.

Nel mercato a bassa tecnologia la differenziazione del prodotto è un fattore positivo, invece nel mercato ad alta tecnologia è un fattore negativo —>
perché si cerca l’omogeneità della produzione.
Le aziende richiedono per 12/12 mesi un prodotto relativamente costante ed il produttore dev’essere puntuale nelle consegne.

In questa slide troviamo tre diversi passaggi a seconda del destinatario —> erboristeria, industria e agriturismo.

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