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PREMESSA

Il seguente lavoro si propone, dopo una breve introduzione sul mondo dei funghi coltivati,
di trattare le principali malattie di questi partendo dal riconoscimento dei sintomi in modo
da indirizzare verso una corretta diagnosi e associazione patogeno-ospite e terminando con
quelle che sono le principali prassi di prevenzione, cura ed eradicazione. Il trattato osserva
la coltivazione dei funghi da un punto di vista di patologia e difesa delle coltivazioni. La
coltivazione dei funghi assume un ruolo sempre più importante nell’agricoltura moderna
perché oltre a trattare un prodotto sempre più apprezzato per qualità tecnologiche e
versatilità e proporsi anche nelle diete come sostituto ipocalorico della carne, si tratta di una
attività molto appetibile soprattutto ai più giovani. La funghicoltura è una attività ad alto
reddito e intensiva che consente la sua realizzazione in poca superficie. Una serra
meccanizzata generalmente di 240m² riesce a produrre anche più di 50 mila kili di funghi. I
costi di avviamento, terra esclusa, non sono eccessivi e nonostante le ridotte superfici
occupate, grazie al bilancio redditività/occupazione, può essere proposta ai piani regionali di
finanziamento per l’agricoltura ugualmente. Come per le altre coltivazioni intensive, non
mancano le insidie, offerte in questo caso da malattie batteriche e fungine, principalmente,
che spesso risultano devastanti e gli strumenti di lotta limitati poiché trattasi di malattie su
funghi e non su piante. A questo proposito la maggior parte dei mezzi di contenimento
chimico e biologico risulta inadeguato e là dove proposto comunque si tratta per lo più di
prodotti compatibili con la coltivazione dei funghi ma non sviluppata appositamente per
essa. Resta fondamentale quindi la profilassi e la cura dell’acquisizione del substrato, e in
ultimo luogo, il corretto e tempestivo riconoscimento dei sintomi per poter intervenire prima
che l’infezione diventi una contaminazione poi difficile da eradicare.
CONCLUSIONI

I mezzi a disposizione degli agricoltori, come abbiamo visto, sono pochi e spesso non
realizzati specificatamente per i funghi ma adattati alla loro coltivazione. Per garantire una
maggiore sicurezza alle imprese servono sicuramene maggiori studi e maggiore supporto
dalla comunità scientifica che spesso prende poco in considerazione le coltivazioni di
nicchia per dedicarsi alle coltivazioni più diffuse su larga scala e quindi economicamente
più rilevanti. Gli agricoltori spesso possono solo affidarsi alle aziende che producono il
substrato restando ignari di quelli che possono essere le problematiche a monte del processo
produttivo (come quelle relative a paglia, miglioramento genetico e produzione dei miceli).
Un’altra problematica è rappresentata dal divario tra nord e sud. Al sud gli agricoltori sono
prevalentemente amatoriali che praticano la coltivazione in condizioni spesso sbagliate
(affidandosi alla presunta esperienza) utilizzando strutture prive di controllo tecnologiche
dei parametri e mezzi per intervenire, fattore che per lo più restringe il periodo di
coltivazione alla stagione autunnale ed invernale. Al sud mancano aziende di produzione dei
substrati e questo causa un divario importante poiché l’agricoltore non potrà mai, se non
occasionalmente tramite spostamenti spesso difficili per chi lavora, sincerarsi di ciò che
avviene realmente nelle aziende di produzione dei substrati. Altro fattore particolarmente
rilevante, soprattutto in Sicilia, è il costo del trasporto che per ovvi motivi logistici deve
essere fatto su gommato e con refrigerazione continua lungo il tragitto.
Ultimo fattore è la diversa organizzazione del comparto produttivo tra nord e sud. Al nord il
settore è organizzato in cooperative dove affluiscono grandi e piccole aziende sia di
produzione di substrati che di coltivazione creando una catena che oltre a garantire forma
aziendali più vantaggiose ai fini fiscali, garantisce una più sicura ‘garanzia’ sulla fornitura
dei substrati e sulle eventuali problematiche da essi derivate. I mercati inoltre accolgono il
prodotto dalle cooperative che assicura ai produttori adeguati canali di vendita (fresco e
GDO) e tutela sui prezzi di vendita evitando l’effetto ‘guerra dei poveri’. Al sud le aziende
sono penalizzate da questo confronto e dall’effetto speculativo dei mercati che offre prezzi
ottimi nei periodi dove la produzione è piccola ma anche prezzi bassissimi nei periodi
autunnali, ad esempio, dove affluiscono tanti piccoli agricoltori singolarmente.

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