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Tecniche Idroponiche per colture in serra

Article · January 2005

CITATION READS

1 26,210

6 authors, including:

Fernando Malorgio Luca Incrocci


Università di Pisa Università di Pisa
104 PUBLICATIONS 2,615 CITATIONS 179 PUBLICATIONS 2,918 CITATIONS

SEE PROFILE SEE PROFILE

G. Carmassi Daniele Massa


Università di Pisa Council for Agricultural Research and Economics
67 PUBLICATIONS 1,222 CITATIONS 106 PUBLICATIONS 1,708 CITATIONS

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Convegno nazionale “Strategie per il Miglioramento dell’Orticoltura Protetta in Sicilia”
Scoglitti (RG), 25-26 Novembre 2005

Tecniche Idroponiche Per Colture in Serra


Franco Tognoni, Fernando Malorgio, Luca Incrocci, Giulia Carmassi, Daniele Massa,
Alberto Pardossi
Università di Pisa, Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie
Viale delle Piagge, 23 56124 Pisa, Italia
E-mail: ftognoni@agr.unipi.it

Riassunto
II lavoro illustra gli aspetti di base della tecnologia idroponica. Nonostante le
colture idroponiche siano praticate da circa 70 anni presso gli istituti di ricerca, stentano a
diffondersi nel mondo commerciale principalmente per i maggiori costi di impianto e la
necessità di manodopera specializzata nella conduzione del sistema. Attualmente
ricoprono circa 30.000 ha su circa 2 milioni di ha di superficie protetta. Oltre
all’illustrazione delle principali tecniche di coltivazione fuori suolo, l’articolo tratta in
maniera articolata i principali vantaggi e svantaggi di questa tecnologia.

Parole chiave: nutrizione minerale, soluzione nutritiva, colture protette, colture fuori
suolo, ortaggi.

Abstract

Hydroponic Technologies For Greenhouse Culture


The paper report a review on the hydroponic technology. Nevertheless the soilless
cultivations are applied from 70 years in the research centres, their diffusion is quite
limited respect to the total world protected cultivation area (only 30.000 ha against about
2 million of hectares), principally for the higher initial costs and for the need of
specialised technicians for the management. The work report also the main advantages
and disadvantages of this new promising growing technologies.

Keywords: mineral nutrition, nutrient solution, protected cultivation, soilless culture,


vegetable.

INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, lo sviluppo scientifico e tecnologico nel settore dell’orticoltura
protetta si è orientato verso lo sviluppo di tecniche più sostenibili. L’idroponica, con il
supporto dei sistemi di automazione e computerizzazione per il controllo del clima e della
traspirazione colturale nella serra, è o può essere uno degli strumenti che meglio si
adattano al raggiungimento di questi obiettivi. Tuttavia, gli impianti idroponici presentano
alcuni svantaggi che hanno limitato l'uso di questa tecnica negli impianti serricoli
commerciali. Di seguito verranno illustrati gli aspetti di base della tecnologia idroponica e
sarà discussa la possibilità di diffusione nelle colture serricole. Per ulteriori
approfondimenti si rimanda il lettore ad altre pubblicazioni più estese (per esempio,
Cooper, 1979; Jensen e Collins, 1985; FAO, 1990; Savvas e Passam, 2002).

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Scoglitti (RG), 25-26 Novembre 2005

PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELL’IDROPONICA


L’idroponica non può essere considerata solo un’invenzione moderna in quanto è
ormai noto che queste coltivazioni erano già conosciute dagli antichi egizi (Resh, 2001);
altri esempi sono i giardini di Babilonia e degli Aztechi in Messico (Jensen 1997).
La prima applicazione commerciale delle colture fuori suolo risale agli anni ‘20
del secolo scorso: il lavoro sperimentale, volto a risolvere i problemi legati alla
salinizzazione dei terreni ed ai patogeni terricoli, fu condotto presso la struttura California
Agricultural Experiment Station da W.F. Gericke (1929). Gericke utilizzò per primo il
termine "idroponica", dal greco "Idros", acqua e “ponos” lavoro, letteralmente”acqua che
lavora”. Nel sistema di Gericke le piante crescevano su un supporto forato attraverso cui
le radici assorbivano la soluzione nutritiva contenuta in un recipiente. Successivamente la
tecnologia di Gericke fu utilizzata dalle forze militari statunitensi per rifornire di ortaggi
freschi le proprie truppe durante la Seconda Guerra Mondiale, realizzando 22 ha di
colture idroponiche in alcune isole giapponesi (isola di Chofu) nel pacifico (Resh H.M.,
2001).
Tuttavia, negli anni che seguirono la tecnologia idroponica non si sviluppò negli
impianti commerciali a causa degli alti costi e della presenza di alcuni problemi tecnici
legati al tipo di materiale impiegato per la costruzione degli impianti stessi.
Solo a partire dagli anni ‘80, grazie all’utilizzo della plastica e della torba come
substrato, la coltivazione fuori suolo ricevette un nuovo impulso e iniziò a espandersi
rapidamente con il supporto crescente fornito dalla ricerca scientifica e tecnologica
condotta prevalentemente in Olanda, in Inghilterra e in Giappone.
Oggi, in Olanda più del 90% degli ortaggi di serra è prodotto in idroponica e la
stessa tendenza si osserva per ciò che concerne la produzione dei fiori recisi (Van Os e
Stanghellini, 2001). La coltivazione fuori suolo è diventata sempre più diffusa anche
nell’Est dell’Asia e nelle regioni mediterranee, in particolare in Spagna e Israele.
Recentemente, l’idroponica è stata inclusa nel programma di ricerca condotto dalla
NASA per sviluppare un sistema di produzione di cibo per le missioni spaziali (Jensen,
1997). Altre particolari applicazioni dell’idroponica riguardano l’allevamento di piante
medicinali per la produzione di fitofarmaci. Infine, vale la pena ricordare che l’idroponica
è stata proposta come tecnologia a basso costo per lo sviluppo di orti urbani in paesi
tropicali e subtropicali, come mezzo di sostentamento per le popolazioni locali.
Tuttavia la tecnologia idroponica è rimasta una tecnica poco diffusa. Si stima che
gli ettari coltivati sotto serra con sistemi idroponici siano compresi tra 20.000 e 30.000,
secondo i dati riportati da Schwarz (2001) e da Jouët (2002). L’idroponica è
particolarmente diffusa nell’Europa dell’Ovest, dove circa 12,000 ha (5,000 in Olanda)
sono coltivati utilizzando colture a ciclo aperto o chiuso su substrati inorganici (Van Os e
Stanghellini, 2001). Questi dati rappresentano una percentuale molto piccola rispetto alle
aree destinate alla coltura protetta nel mondo, che è circa 2 milioni di ha, se teniamo
conto ad esempio del recentissimo boom della Cina in questo particolare settore agricolo.
Questo significa che, nonostante i vantaggi offerti dall’idroponica, la maggior parte delle
coltivazioni in coltura protetta si basano ancora su sistemi tradizionali. Tuttavia, negli
ultimi anni, l'interesse dei coltivatori per l’idroponica è cresciuto in molti paesi e nel
prossimo futuro questa tecnologia potrebbe rivestire un ruolo importante nel settore
agricolo, in quanto permette di superare alcune delle problematiche maggiori che
interessano il settore agroindustriale: la competizione sempre più forte che deriva dal
mercato globalizzato dei prodotti e del marketing; la necessità di ridurre i costi di
produzione e migliorare la qualità del prodotto; l’aumento dell’inquinamento ambientale

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provocato dall’agricoltura intensiva e i vincoli legislativi ad esso legati; la carenza di


risorse come energia, lavoro e acqua.

Tab. 1. Caratteristiche dei diversi sistemi di coltivazione senza suolo.


Tab. 1. Some characteristics of soilless culture systems.

Substrato e Substrato e NFT Floating Aeroponica


irrigazione a subirrigazione system
goccia
Diffusione
Elevato Elevato Scarso Crescente Raro
commerciale
Ortaggi da Ortaggi da
Tipo di colture frutto Piante da vaso Ortaggi foglia Ortaggi
Fiori recisi Bulbose
(organico e/o
Mezzi di coltura (organico) No No No
inerte)
Soluzione
Si/No Sì Sì Stagnante Sì
ricircolante
Produzione e
Elevato Elevato Elevato Elevato Medio
qualità
Costi di
Medio Elevato Medio Basso Elevato
investimento
Costi di
Medio Medio Basso Basso Medio
gestione
Sistema-
Elevato Elevato Basso Elevato Molto basso
tampone
Molto
Rischio Moderato Moderato Elevato Moderato
Elevato

SISTEMI DI COLTIVAZIONE IDROPONICA


Classificazione
I sistemi idroponici possono essere classificati secondo: la presenza ed il tipo di
substrato (colture su substrato o idrocoltura); il metodo irriguo per apportare la soluzione
nutritiva alla coltura (irrigazione a goccia o subirrigazione); l’uso o meno della soluzione
nutritiva drenata (ciclo aperto o chiuso). Una classificazione dei principali sistemi con le
proprie caratteristiche è riportata in tab. 1.

Coltivazione in substrato
Questi sistemi sono generalmente utilizzati per gli ortaggi (pomodoro, peperone,
melanzana, cetriolo, melone, zucchino, ecc), fragola e fiori recisi come rosa, gerbera,
crisantemo, anthurium e bulbose. Inoltre, la coltivazione in substrato include le tecniche
utilizzate per produrre piante ornamentali da vaso, in cui le piante crescono in contenitori
di varie forme e dimensioni (vasi, lastre, sacchi, ecc) riempiti di substrato inorganico o
organico, oppure di una combinazione di due o tre substrati diversi. L’apporto di
soluzione nutritiva (correlato all’evapotraspirazione della coltura) si realizza normalmente
con l’irrigazione a goccia (fertirrigazione) fino a 10-12 volte al giorno. Nelle serre per la
produzione di piante ornamentali da vaso è molto diffusa la subirrigazione in cui i vasi

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sono collocati in canalette con un flusso intermittente di soluzione nutritiva o in bancali


(flusso e riflusso). Nell'ultimo caso, i bancali sono inondati periodicamente per un tempo
che va da 20 a 30 minuti e successivamente sgrondati. Il sistema può essere sia aperto che
chiuso. Nel sistema aperto la soluzione nutritiva drenata non viene riutilizzata, al
contrario, nei sistemi a ciclo chiuso la soluzione nutritiva drenata viene corretta (in base
ad EC e pH) e rimessa in circolo.
Attualmente i mezzi di crescita più diffusi sono i substrati a base di torba o fibra di
cocco (mescolati con pomice o perlite), la perlite e la lana di roccia. Tuttavia possono
essere utilizzati anche altri tipi di substrati la cui scelta è fortemente condizionata dalla
disponibilità e dal loro costo. A prescindere dal lato economico però, il mezzo ideale di
coltura dovrebbe presentare alcune importanti caratteristiche: proprietà meccaniche
adeguate per garantire la stabilità dell'impianto; alta porosità (non meno del 75-80%); una
distribuzione adeguata di aria (ossigeno) e acqua (adeguato bilancio tra macro e
microporosità) per garantire una buona tenuta idrica ed allo stesso tempo facilitare gli
scambi gassosi nella parte ipogea della pianta; pH compreso tra 5.0 e 6.5; basso contenuto
in sali solubili; bassa capacità di scambio cationico ed anionico; capacità di mantenere le
caratteristiche originarie per colture con ciclo colturale lungo; assenza di patogeni e/o
sostanze bio-tossiche.

Fig.1. Coltivazione di lattughino in floating system.


Fig.1. Lettuce grown in floating system cultivation.

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Idrocoltura
Le tecniche di coltivazione in acqua più utilizzate per produzioni commerciali
sono il Nutrient Film Technique (NFT), il floating system e l’aeroponica.
Nell’NFT, una pellicola sottile di soluzione nutritiva fluisce continuamente o ad
intervalli attraverso canalette di plastica poste in leggera pendenza nelle quali l’apparato
radicale si accresce liberamente. L’NFT è un sistema a ciclo chiuso; la soluzione nutritiva
è pompata nella parte più alta della canaletta e fluisce per gravità verso i tubi di raccolta.
Nel floating system, le piante sono allevate su supporti galleggianti messi in
vasche riempite di soluzione nutritiva. La soluzione nutritiva è stagnante o quasi statica,
con un lento ricircolo effettuato attraverso un serbatoio dove è aerata, controllata e
adattata per pH e per EC ed alla fine disinfettata. Il sistema è utilizzato prevalentemente
per ortaggi da foglia e semenzali di tabacco.
L’aeroponica è un altro tipo di tecnica di coltivazione in mezzo liquido dove le
piante sono coltivate in pannelli di plastica forati con le radici sospese in aria sotto il
pannello e nell'oscurità (per evitare la formazione di alghe). Le radici sono irrorate per
nebulizzazione con soluzione nutritiva generalmente per alcuni secondi ogni 5-10 minuti.

GESTIONE DEL RIFORNIMENTO IDRICO E NUTRITIVO


Principi fondamentali della nutrizione minerale delle piante in idroponica
Le condizioni di crescita negli impianti idroponici sono estremamente favorevoli
allo sviluppo della coltura. Infatti, il continuo apporto di nutrienti all’apparato radicale e
le favorevoli condizioni di crescita in substrati sterili pongono la pianta in un ambiente
privilegiato di crescita; la mancanza di stress nutrizionali ed idrici si ripercuote
positivamente sulle caratteristiche quanti-qualitative del prodotto finale.
Il rifornimento minerale dal substrato alle radici può avvenire per diffusione, per
flusso di massa (cioè per trasporto da parte della soluzione circolante) e per
intercettamento.
Nel suolo, che ha un'eterogeneità spaziale molto più grande di qualsiasi supporto
idroponico, questo movimento si verifica principalmente per flusso di massa, guidato
dalla traspirazione e dal gradiente di potenziale chimico radicale (Marschner, 1995). Il
movimento dei nutrienti dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche del terreno e dal tipo
di ione considerato. Per esempio azoto, fosforo e potassio si spostano principalmente per
flusso di massa, mentre la diffusione è più importante per i nutrienti bivalenti come il
calcio ed il magnesio (Marschner, 1995). Nelle colture in suolo, anche l'intercettazione
radicale contribuisce sostanzialmente all’assorbimento minerale e la crescita della radice
(cioè, allungamento e ramificazione) è essenziale per l’assorbimento dell’acqua e le
sostanze nutritive (Marschner, il 1995). Al contrario, nel fuori suolo il rifornimento
minerale avviene principalmente per flusso di massa: quindi in idroponica la
proliferazione radicale non è così importante, anzi una crescita radicale elevata può
provocare problemi di asfissia nella parte ipogea della pianta (tab. 2).
La concentrazione dei nutrienti nella zona radicale nelle colture fuori suolo è
generalmente più alta rispetto al suolo. Di fatto non c’è una ragione fisiologica che
giustifica una così alta concentrazione di nutrienti. Infatti, l'uso di concentrazione
relativamente alte è dovuta principalmente a due ragioni tecniche: 1) garantire un
adeguato e costante apporto di nutrienti nella zona radicale; 2) preparare automaticamente
la soluzione nutritiva per mezzo di sistemi di fertirrigazione che normalmente diluiscono
100-200 volte le soluzioni stock concentrate sulla base della misura della conducibilità

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elettrica (EC); a causa dei sali contenti nell’acqua e alla scarsa precisione dei fertirrigatori
non sarebbe possibile realizzare soluzioni nutritive a bassa concentrazione di nutrienti.

Tab. 2. Alcune caratteristiche di vari sistemi utilizzati per la produzione di pomodoro.


Tab. 2. Some properties of various soilless system used for with tomato protected
cultivation.

Lana NFT Floating


Suolo1 di system
roccia1
Volume del substrato (L m-2) 300 10 - -
Volume di acqua disponibile (L m-2) 75 8 5 300
Flusso di irrigazione o di acqua giornaliero (L m-2) 4 4 14402 -
Numero di ricambi giornalieri della soluzione 0.05 0.5 288 -
nutritiva nella zona radicale.
Concentrazione di azoto (mMol L-1) 25 20 15 15
Disponibilità di azoto (mMol m-2) 1875 160 75 1500
Traspirazione giornaliera massima (L m-2) 5 5 5 5
% dell'azoto totale assorbito3 27 2 1 21
Rapporto tra acqua disponibile e traspirazione 15 <2 1 60
massima4
1) Dati riportati da Sonneveld, 2000; 2) l’ordine di grandezza del flusso idrico in NFT è di 1 L min-1; 3) 7
mol m-2 (Sonneveld, 2000); 4) 5 L m-2 è un valore realistico per le regioni mediterranee.

Composizione della soluzione nutritiva


La soluzione nutritiva utilizzata per colture idroponiche contiene tutti i
macronutrienti (azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e zolfo) e micronutrienti (ferro,
rame, manganese, zinco molibdeno e boro), necessari per lo sviluppo delle piante, in
concentrazione dell'ordine di milli e micro-moli per litro, rispettivamente.

Tab. 3. Intervallo tipico di concentrazioni dei macronutrienti nella soluzione nutritiva


utilizzata per diverse specie.
Tab. 3. Typical range of the concentration nutrients present in the nutrient solution for
some different species.

N-NO3 N-NH4 P K Ca Mg S
mMol L-1
Ortaggi 14.0-15.0 < 1.0 1.5-2.0 7.0-8.0 4.0-5.0 1.0-1.5 2.0-3.0
Ornamentali e fragola 10.0-11.0 1.0-3.0 1.0-1.2 5.0-5.5 3.0-3.5 1.0-1.2 1.5-2.0

In bibliografia, per ogni singola specie, si possono trovare decine di soluzioni


nutritive differenti; ciò contrasta con il fatto che l’assorbimento dei nutrienti da parte della
radice è selettivo e quindi alcuni autori sostengono l'idea di formule universali (Steiner,
1980). In pratica si possono individuare diversi tipi di soluzioni sviluppate sulla base del

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tasso di crescita della specie, suddividendole in specie ad elevato tasso di crescita (e


quindi necessità di concentrazioni più elevate), come gli ortaggi da frutto, e specie con
tasso di crescita più lenta come piante ornamentali e fragola, che hanno crescita più lenta
(tab. 3).
I valori ottimali di pH per la solubilità e l’assorbimento radicale dei nutrienti sono
compresi tra 5.5 e 6.5; un intervallo leggermente più ampio può essere utilizzato in
culture liquide. Normalmente, la concentrazione della soluzione nutritiva è espressa e
valutata indirettamente per mezzo della misura di EC (mS cm-1); una semplice relazione
lineare può essere utilizzata per convertire la concentrazione cationica totale (C+) da milli-
equivalenti in EC, assumendo che la concentrazione equivalente dei cationi sia uguale a
quella degli anioni (Sonneveld et al., 2000):
EC = 0.19 + 0.095 C+

Gestione di sistemi aperti e chiusi


Nei sistemi su substrato la soluzione nutritiva è di solito apportata sulla base
dell’evapotraspirazione (Baille, 2001); in altre parole, è l'irrigazione che controlla il
rifornimento dei nutrienti. Nei sistemi a ciclo aperto, l'esperienza pratica ha mostrato che
una frazione di drenaggio di almeno il 25-30% è necessaria per evitare la salinizzazione
del substrato; in molte colture commerciali la frazione di drenaggio è spesso più alta. Il
runoff è elevato e, di conseguenza, è ridotta l'efficienza dell’uso dell’acqua, i costi di
produzione sono alti e si corre il rischio di contaminazione delle sorgenti di acqua (tabella
4). In commercio sono disponibili dei dispositivi elettronici a basso costo usati per aprire
e chiudere il sistema di irrigazione sulla base di una semplice misura della radiazione
solare, della temperatura e dell’umidità relativa. D’altra parte, anche i timer, semplici ed
economici, sono ampiamente utilizzati.
Nei sistemi a ciclo chiuso, la soluzione drenata viene raccolta e rimessa in circolo
dopo un aggiustamento del pH e della concentrazione dei nutrienti (sulla base dell’EC). I
sistemi chiusi sono stati sviluppati per evitare i problemi ambientali relativi all’elevato
runoff dei nutrienti nei sistemi aperti. Un riutilizzo totale dell'acqua di drenaggio nei
sistemi chiusi è possibile solo quando la concentrazione degli ioni nell’acqua di
irrigazione è simile o inferiore alla concentrazione di assorbimento, data dal rapporto tra i
nutrienti assorbiti e l'acqua assorbita dalla coltura. La gestione di sistemi chiusi è più
complessa in presenza di acqua salina per l’irrigazione. Sotto queste condizioni, le piante
possono subire uno stress salino causato dall'accumulo di ioni non essenziali e/o
potenzialmente nocivi (sodio, cloruro, solfato, microelementi e, in caso di acqua dura,
calcio e magnesio) nelle soluzioni nutritive ricircolanti.

Approccio innovativo al controllo della fertirrigazione in idroponica


Le strategie moderne per il controllo della nutrizione minerale in impianti
idroponici sono basate sulla manutenzione a feed-back di una concentrazione
relativamente alta di nutrienti nella zona radicale con una soluzione nutritiva standard
(una sorta di ricetta specifica per la coltura), riportata in letteratura e/o sviluppata dai
coltivatori stessi. Nei sistemi chiusi, i nutrienti sono apportati continuamente in base alla
misura dell’EC e, più o meno frequentemente, di analisi chimiche effettuate direttamente
in azienda usando test rapidi o dispositivi analitici portatili.
Questo approccio è efficace, ma presenta alcuni difetti. Insieme allo spreco
d’acqua e sostanze nutritive, c'è il rischio di stimolare un consumo di lusso della pianta,
creare uno squilibrio tra lo sviluppo della parte riproduttiva e vegetativa e pregiudicare la

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qualità del prodotto (per esempio frutti con basso contenuto zuccherino, alto contenuto in
nitrati negli ortaggi da foglia, ecc.).
L'uso di sensori iono-specifici di vecchia (elettrodi ISE, Ion Selective Electrode) e
di nuova generazione (Ion Sensitive Field Effect Transistor) ha dato nuove possibilità per
un controllo più efficiente sul rifornimento minerale nei sistemi chiusi. La concentrazione
di un singolo nutriente potrebbe essere controllata e corretta per mezzo di dispositivi ad
iniezione (Gieling et al., 2001); questo potrebbe prolungare l'uso della stessa soluzione
nei sistemi idroponici a ciclo chiuso. Fino ad alcuni anni fa, questi sistemi erano troppo
costosi per applicazioni commerciali, ma recentemente alcune società hanno sviluppato
dispositivi più economici. Poiché il tasso di assorbimento dei vari elementi nutritivi è
strettamente correlato, sarebbe possibile, per stimare l’assorbimento di questi, misurare la
concentrazione di un solo ione ("ione guida"), insieme al tasso di assorbimento dell'acqua
(abbastanza facile da controllare nei sistemi idroponici chiusi) e ai dati climatici.
L’aggiunta programmata dei nutrienti (PNA) è stata proposta per impianti
idroponici sia sperimentali che commerciali; il PNA può essere considerato un metodo
alternativo per controllare la nutrizione minerale in idroponica. In un recente studio,
effettuato su melone allevato in NFT (Pardossi et al, 2002 ), un sistema di controllo
convenzionale, basato sull'adattamento dell’EC della soluzione nutritiva ricircolante, è
stato confrontato con uno PNA, basato su un rifornimento nutritivo settimanale
prestabilito. Il metodo PNA ha dimostrato di essere efficace ed efficiente, dato che non ha
influito sulla produzione finale riducendo sensibilmente l'uso di acqua e fertilizzanti e ha
ridotto il runoff dei nutrienti.

VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’IDROPONICA


In linea di massima, la coltivazione fuori suolo è uno strumento efficace per
controllare la crescita e la produzione colturale attraverso la gestione della nutrizione
minerale. Utilizzando l’idroponica il coltivatore può fornire degli imput di crescita in base
alle effettive esigenze colturali, evitare il rischio di stress abiotici ed eliminare l’attacco di
patogeni terricoli. Nell’ orticoltura commerciale, tuttavia, la scelta dell’idroponica può
essere effettuata, a prescindere da vantaggi e svantaggi, solo dopo un’accurata analisi
economico-finanziaria.

Produzione e qualità
È evidente che l’idroponica può fornire le condizioni ideali per la crescita e lo
sviluppo della pianta per l’ottenimento di un prodotto con pregevoli caratteristiche sia
qualitative che quantitative, inoltre permette la coltivazione in aree con il suolo
contaminato da agenti patogeni, sostanze chimiche o tossiche ed elimina l’impiego di
geosterilizzanti. A questo proposito, la coltivazione fuori suolo è considerata una delle
alternative più concrete all’uso del bromuro di metile. (van Os e Stanghellini, 2001). Oltre
a questi vantaggi, se correttamente condotta, generalmente la coltivazione fuori suolo può
aumentare la precocità del raccolto e la qualità del prodotto in post-raccolta. È anche
possibile migliorare la resistenza del prodotto all’attacco di alcuni patogeni utilizzando
soluzione nutritiva modificata (Menzies et al, 1991).
Nelle coltivazioni idroponiche, un prodotto di alta qualità non può prescindere da
un avanzato livello tecnologico all’interno dell’ambiente serra. In Italia, dove l’idroponica
si sta sviluppando lentamente, numerosi impianti non hanno riscosso il successo atteso
per il fatto di essere stati installati in serre inadeguate dal punto di vista della gestione del

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clima (serre basse, poco ventilate, con un controllo inadeguato della temperatura e
dell’umidità relativa) e/o per errori nella gestione irrigua.

Fig. 2. Coltivazione fuori suolo in Grodan® di pomodoro. Qui, il livello tecnologici è uno
fra i più elevati al mondo.
Fig. 2. Soilless tomato cultivation in Grodan®. Here, the technological level is one of the
highest in the world.

Sulla qualità del prodotto, la differenza fra coltura idroponica e tradizionale, è


stata studiata quasi esclusivamente negli ortaggi. Certamente, gli ortaggi prodotti in
idroponica non contengono i resti di sostanze chimiche utilizzate per le geosterilizzazioni
e, di solito, sono molto puliti. Guardando altri parametri qualitativi, come le
caratteristiche nutrizionali, ci si aspetta che la qualità sia la stessa di quella di prodotti
simili coltivati in suolo. D'altra parte, la letteratura fornisce informazioni contrastanti a
questo proposito. Per esempio, Mauro et al. (2001) riportano che non ci sono sostanziali
differenze nella qualità del frutto di pomodoro coltivato in suolo ed in cultura idroponica.
Tuttavia, Hyunkyoung et al. (2001) hanno trovato che la qualità era migliore nel frutto di
piante allevate in suolo, il contrario è stato riferito da altri autori (Oswald e Petrovic,
1996).
La corretta gestione della soluzione nutritiva può migliorare sostanzialmente le
caratteristiche nutrizionali o igieniche del prodotto. Ad esempio in idroponica si ha la
possibilità di rimuovere l’azoto dalla soluzione nutritiva durante gli ultimi giorni di
coltivazione, oppure utilizzare un rapporto ammonio/nitrato adeguato col fine di ridurre
significativamente la concentrazione dei nitrati nel prodotto finale (Santamaria et al.,
2001). Questo è di particolare importanza in specie come la lattuga, che accumulano
grandi quantità di questi composti potenzialmente pericolosi alla salute umana.

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Tuttavia, la coltivazione fuori suolo presenta alcuni svantaggi relativi allo scarso
volume disponibile per l’espansione radicale, che aumenta i rischi di gestione e di stress
per la coltura. Inoltre, nei sistemi chiusi la soluzione nutritiva ricircolante può aumentare
il rischio di una rapida diffusione delle patologie legate all’apparato radicale. Per evitare
questi problemi la soluzione nutritiva può essere disinfettata con il calore
(pastorizzazione), con l’esposizione a raggi UV e attraverso la tecnica dell’ultra-
filtrazione (Runia, 1995). La filtrazione con sabbia è abbastanza interessante; è più
economico di qualsiasi altro sistema e sembra facilmente applicabile a piccole imprese
(meno di 1 ha) (van Os e Stanghellini, 2001). Altri metodi di sterilizzazione sono i
trattamenti con ozono o iodio che, tuttavia, non sembrano di uso pratico in serra a causa
di ragioni sia tecniche che economiche (Van Os e Stanghellini, 2001).

Economia e marketing
La coltivazione fuori suolo è stata considerata inizialmente una tecnologia
sofisticata e costosa, responsabile di un aumento eccessivo dei costi di produzione. È
giusto ricordare che non più di 50 anni fa l'ISHS (International Society for Horticultural
Science) ha considerato la coltivazione fuori suolo non interessante per coltivatori
commerciali (Schwarz, 2001). Più recentemente, si è sviluppato il sentimento contrario ed
in numerosi paesi molti coltivatori guardano ora all’idroponica come alla panacea a
qualsiasi problema; in verità questo entusiasmo viene spesso alimentato da consulenti e
fornitori.
Il primo ostacolo all'adozione di sistemi idroponici rimane l’alto costo di
investimento iniziale, come anche concluso da Uva et al. (2001) in un'analisi economica
sull'uso dei sistemi fuori suolo in USA. Inoltre, per la gestione degli impianti, vengono
richieste competenze tecniche specifiche. L'installazione degli impianti ha un costo che
varia da pochi € (o $ in USA) m-2 (area di serra) per il floating system, a 10-20 € nei
sistemi con substrato o NFT per ortaggi e per fiori recisi (i costi più alti sono per sistemi a
ciclo chiuso) e fino a 50-70 € m-2 nei sistemi a bancali mobili (flusso e riflusso) per
ornamentali da vaso. Nell'ultimo caso, se viene incluso l’impianto climatico,
l’investimento può raggiungere 1,2-1,5 milioni di € per ettaro. Per quanto riguarda i costi
di esercizio, generalmente essi sono più alti che nei sistemi convenzionali a causa dei
maggiori costi per la svalutazione del capitale immobiliare e gli interessi.
D’altra parte, l’alta produttività e la qualità dei prodotti potrebbero compensare i
costi di produzione più alti. Generalmente, i prodotti idroponici e di terra non sono distinti
(e distinguibili) dai consumatori finali, ma alcuni elementi suggeriscono che gli ortaggi
prodotti in idroponica potrebbero essere accettati con difficoltà dai consumatori. Per
esempio, in Germania l'accettazione di ortaggi di serra olandesi, prodotti prevalentemente
in idroponica, è diminuita negli ultimi anni a causa della domanda di più alimenti prodotti
“naturalmente” (Brunori, 2001). Nei paesi sviluppati è in crescita la domanda da parte dei
consumatori di alimenti ottenuti con agricoltura biologica, mentre l’idroponica non è ben
accettata da un numero crescente di persone. L’idroponica, infatti, non è compatibile con
la filosofia e con le regole di base per l’agricoltura organica, come quelle emesse da
ECCR 2092/91); (http://europa.eu.int/eur-lex/en/consleg/pdf/1991/en_1991R2092_
do_001.pdf) ed integrata. Ad esempio i disciplinari di produzione integrata, promulgati in
molte regioni italiane, pongono limiti per le dosi di fertilizzanti distribuiti alle colture che
difficilmente possono essere rispettati nel caso di impianti idroponici.
Alcune aziende che certificano l’agricoltura organica hanno vietato esplicitamente
questo metodo (per esempio, Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica);

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Convegno nazionale “Strategie per il Miglioramento dell’Orticoltura Protetta in Sicilia”
Scoglitti (RG), 25-26 Novembre 2005

(http://www.amab.it/). La coltivazione fuori suolo non è permessa anche da alcuni


consorzi di coltivatori convenzionali (non organico), come quello per la protezione di
indicazione geografica (secondo l'EEC Regolamento 2081/92) di pomodori e meloni
(http://www.igppachino.it/disciplinare/disciplinare.htm) coltivati in territorio Pachino in
Sicilia (Italia). Evidentemente il consorzio intende garantire l'autenticità e/o la genuinità
degli ortaggi prodotti a Pachino, che sono ben noti e apprezzati in Italia e in Europa per il
loro particolare sapore.
Probabilmente, occorre promuovere di più e meglio la tecnica idroponica per far
accettare al mercato questi prodotti, che qualcuno - davvero, a torto - reputa senza gusto e
sapore ed addirittura tossici.

Tab. 4. Bilancio dell’acqua e dell’azoto del pomodoro (lana di roccia) e rosa (pomice) in
un ciclo aperto. Percentuale di drenaggio media per tutto il ciclo colturale: circa il
30%.
Tab. 4. Water and nitrogen balance of tomato (rockwool) and rose (pumice) crop grown
in a soilless open cycle system. Average drain percentage for all growing season:
about 30%.

Rifornimento Raccolto uptake Perdita


1
Pomodoro (durata ciclo colturale: quattro mesi)
Acqua (m3 ha-1) 2600 1846 754
-1
Azoto (kg ha ) 520 370 150
Fosforo (kg ha-1) 130 91 39
2
Rosa (durata ciclo colturale: quattro mesi)
Acqua (m3 ha-1) 11130 8130 3000
-1
Azoto (kg ha ) 1780 1300 480
Fosforo (kg ha-1) 390 285 105
1) Malorgio et al, 1991; 2) Malorgio et al, 2001.

Implicazioni ambientali
L’idroponica è generalmente considerata una tecnica di produzione
ecocompatibile in quanto non si effettuano geosterilizzazioni ed, ovviamente nei cicli
chiusi, è ridotto l’impiego di acqua e di fertilizzanti (Tab. 4 ). Quest’ultimo rappresenta
uno dei vantaggi più importanti, poiché le risorse e la qualità dell’acqua usata per
l’irrigazione si stanno esaurendo rapidamente in molte regioni del mondo.
In tempi recenti, la qualità dei prodotti agricoli e orticoli in generale ha fatto molti
passi avanti. Insieme alle caratteristiche tradizionali dei prodotti orticoli (freschezza,
gusto e sapore), altri aspetti come le condizioni di produzione (responsabilità ambientali e
sociali) e la sicurezza del prodotto sono sempre più apprezzati dal mercato (Petitjean,
2001).
Uno degli esempi migliori di certificazione product-quality, Milieu Program
Sierteelt (MPS) (http://www.st-mps.nl), si è sviluppato per i produttori olandesi di
impianti ornamentali ed è stato esportato nel resto del mondo (Petitjean, 2001). MPS
incoraggia i coltivatori a ridurre sia gli input di coltivazione (acqua, fertilizzanti, sostanze
chimiche ed energia) che gli output (acqua e runoff dei nutrienti). L’idroponica a ciclo
chiuso è sicuramente uno strumento efficace per ottenere questi obiettivi.

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CONCLUSIONI
Sono passati circa 80 anni dalle prime applicazioni della coltura fuori suolo per
produzioni commerciali di fiori ed ortaggi, ma nel mondo l’idroponica è ancora una realtà
che occupa una piccola frazione nelle colture protette. Un sistema fuori suolo ideale
dovrebbe essere economico, flessibile e sicuro dal punto di vista ambientale. Invece,
l’idroponica è ancora una tecnologia che richiede importanti investimenti di capitale e, nel
caso del sistema aperto, è responsabile di un grande spreco di acqua e di fertilizzanti e di
un notevole inquinamento. L’idroponica, inoltre, richiede una gestione impegnativa,
perché deve essere supportata da apparecchiature tecnologicamente avanzate e costose
per ottenere il massimo dai suoi numerosi vantaggi.
Indiscutibilmente, il divieto sull’uso del bromuro di metile e la scarsità e/o bassa
qualità dell’acqua di irrigazione possono stimolare, in molte regioni, lo sviluppo di
impianti commerciali fuori suolo. Tuttavia, non può essere dimenticato che le colture
protette in tutto il mondo contano su tecnologie semplici e a basso costo.
I programmi di ricerca e di sviluppo finanziati sia da istituzioni pubbliche che
società private possono ridurre i costi di investimento e di esercizio delle serre
idroponiche. Anche la presenza di un aiuto tecnico adeguato (di consulenti e di servizi di
laboratorio) è di particolare importanza. Tuttavia, solo la politica ambientale dei governi
locali e centrali (come è accaduto in Olanda) e il mercato, attraverso la domanda
crescente di prodotti di qualità, potranno sostenere l'espansione futura dell’idroponica nel
mondo.

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