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Riassunto
II lavoro illustra gli aspetti di base della tecnologia idroponica. Nonostante le
colture idroponiche siano praticate da circa 70 anni presso gli istituti di ricerca, stentano a
diffondersi nel mondo commerciale principalmente per i maggiori costi di impianto e la
necessità di manodopera specializzata nella conduzione del sistema. Attualmente
ricoprono circa 30.000 ha su circa 2 milioni di ha di superficie protetta. Oltre
all’illustrazione delle principali tecniche di coltivazione fuori suolo, l’articolo tratta in
maniera articolata i principali vantaggi e svantaggi di questa tecnologia.
Parole chiave: nutrizione minerale, soluzione nutritiva, colture protette, colture fuori
suolo, ortaggi.
Abstract
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, lo sviluppo scientifico e tecnologico nel settore dell’orticoltura
protetta si è orientato verso lo sviluppo di tecniche più sostenibili. L’idroponica, con il
supporto dei sistemi di automazione e computerizzazione per il controllo del clima e della
traspirazione colturale nella serra, è o può essere uno degli strumenti che meglio si
adattano al raggiungimento di questi obiettivi. Tuttavia, gli impianti idroponici presentano
alcuni svantaggi che hanno limitato l'uso di questa tecnica negli impianti serricoli
commerciali. Di seguito verranno illustrati gli aspetti di base della tecnologia idroponica e
sarà discussa la possibilità di diffusione nelle colture serricole. Per ulteriori
approfondimenti si rimanda il lettore ad altre pubblicazioni più estese (per esempio,
Cooper, 1979; Jensen e Collins, 1985; FAO, 1990; Savvas e Passam, 2002).
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Convegno nazionale “Strategie per il Miglioramento dell’Orticoltura Protetta in Sicilia”
Scoglitti (RG), 25-26 Novembre 2005
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Coltivazione in substrato
Questi sistemi sono generalmente utilizzati per gli ortaggi (pomodoro, peperone,
melanzana, cetriolo, melone, zucchino, ecc), fragola e fiori recisi come rosa, gerbera,
crisantemo, anthurium e bulbose. Inoltre, la coltivazione in substrato include le tecniche
utilizzate per produrre piante ornamentali da vaso, in cui le piante crescono in contenitori
di varie forme e dimensioni (vasi, lastre, sacchi, ecc) riempiti di substrato inorganico o
organico, oppure di una combinazione di due o tre substrati diversi. L’apporto di
soluzione nutritiva (correlato all’evapotraspirazione della coltura) si realizza normalmente
con l’irrigazione a goccia (fertirrigazione) fino a 10-12 volte al giorno. Nelle serre per la
produzione di piante ornamentali da vaso è molto diffusa la subirrigazione in cui i vasi
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Idrocoltura
Le tecniche di coltivazione in acqua più utilizzate per produzioni commerciali
sono il Nutrient Film Technique (NFT), il floating system e l’aeroponica.
Nell’NFT, una pellicola sottile di soluzione nutritiva fluisce continuamente o ad
intervalli attraverso canalette di plastica poste in leggera pendenza nelle quali l’apparato
radicale si accresce liberamente. L’NFT è un sistema a ciclo chiuso; la soluzione nutritiva
è pompata nella parte più alta della canaletta e fluisce per gravità verso i tubi di raccolta.
Nel floating system, le piante sono allevate su supporti galleggianti messi in
vasche riempite di soluzione nutritiva. La soluzione nutritiva è stagnante o quasi statica,
con un lento ricircolo effettuato attraverso un serbatoio dove è aerata, controllata e
adattata per pH e per EC ed alla fine disinfettata. Il sistema è utilizzato prevalentemente
per ortaggi da foglia e semenzali di tabacco.
L’aeroponica è un altro tipo di tecnica di coltivazione in mezzo liquido dove le
piante sono coltivate in pannelli di plastica forati con le radici sospese in aria sotto il
pannello e nell'oscurità (per evitare la formazione di alghe). Le radici sono irrorate per
nebulizzazione con soluzione nutritiva generalmente per alcuni secondi ogni 5-10 minuti.
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elettrica (EC); a causa dei sali contenti nell’acqua e alla scarsa precisione dei fertirrigatori
non sarebbe possibile realizzare soluzioni nutritive a bassa concentrazione di nutrienti.
N-NO3 N-NH4 P K Ca Mg S
mMol L-1
Ortaggi 14.0-15.0 < 1.0 1.5-2.0 7.0-8.0 4.0-5.0 1.0-1.5 2.0-3.0
Ornamentali e fragola 10.0-11.0 1.0-3.0 1.0-1.2 5.0-5.5 3.0-3.5 1.0-1.2 1.5-2.0
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qualità del prodotto (per esempio frutti con basso contenuto zuccherino, alto contenuto in
nitrati negli ortaggi da foglia, ecc.).
L'uso di sensori iono-specifici di vecchia (elettrodi ISE, Ion Selective Electrode) e
di nuova generazione (Ion Sensitive Field Effect Transistor) ha dato nuove possibilità per
un controllo più efficiente sul rifornimento minerale nei sistemi chiusi. La concentrazione
di un singolo nutriente potrebbe essere controllata e corretta per mezzo di dispositivi ad
iniezione (Gieling et al., 2001); questo potrebbe prolungare l'uso della stessa soluzione
nei sistemi idroponici a ciclo chiuso. Fino ad alcuni anni fa, questi sistemi erano troppo
costosi per applicazioni commerciali, ma recentemente alcune società hanno sviluppato
dispositivi più economici. Poiché il tasso di assorbimento dei vari elementi nutritivi è
strettamente correlato, sarebbe possibile, per stimare l’assorbimento di questi, misurare la
concentrazione di un solo ione ("ione guida"), insieme al tasso di assorbimento dell'acqua
(abbastanza facile da controllare nei sistemi idroponici chiusi) e ai dati climatici.
L’aggiunta programmata dei nutrienti (PNA) è stata proposta per impianti
idroponici sia sperimentali che commerciali; il PNA può essere considerato un metodo
alternativo per controllare la nutrizione minerale in idroponica. In un recente studio,
effettuato su melone allevato in NFT (Pardossi et al, 2002 ), un sistema di controllo
convenzionale, basato sull'adattamento dell’EC della soluzione nutritiva ricircolante, è
stato confrontato con uno PNA, basato su un rifornimento nutritivo settimanale
prestabilito. Il metodo PNA ha dimostrato di essere efficace ed efficiente, dato che non ha
influito sulla produzione finale riducendo sensibilmente l'uso di acqua e fertilizzanti e ha
ridotto il runoff dei nutrienti.
Produzione e qualità
È evidente che l’idroponica può fornire le condizioni ideali per la crescita e lo
sviluppo della pianta per l’ottenimento di un prodotto con pregevoli caratteristiche sia
qualitative che quantitative, inoltre permette la coltivazione in aree con il suolo
contaminato da agenti patogeni, sostanze chimiche o tossiche ed elimina l’impiego di
geosterilizzanti. A questo proposito, la coltivazione fuori suolo è considerata una delle
alternative più concrete all’uso del bromuro di metile. (van Os e Stanghellini, 2001). Oltre
a questi vantaggi, se correttamente condotta, generalmente la coltivazione fuori suolo può
aumentare la precocità del raccolto e la qualità del prodotto in post-raccolta. È anche
possibile migliorare la resistenza del prodotto all’attacco di alcuni patogeni utilizzando
soluzione nutritiva modificata (Menzies et al, 1991).
Nelle coltivazioni idroponiche, un prodotto di alta qualità non può prescindere da
un avanzato livello tecnologico all’interno dell’ambiente serra. In Italia, dove l’idroponica
si sta sviluppando lentamente, numerosi impianti non hanno riscosso il successo atteso
per il fatto di essere stati installati in serre inadeguate dal punto di vista della gestione del
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clima (serre basse, poco ventilate, con un controllo inadeguato della temperatura e
dell’umidità relativa) e/o per errori nella gestione irrigua.
Fig. 2. Coltivazione fuori suolo in Grodan® di pomodoro. Qui, il livello tecnologici è uno
fra i più elevati al mondo.
Fig. 2. Soilless tomato cultivation in Grodan®. Here, the technological level is one of the
highest in the world.
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Tuttavia, la coltivazione fuori suolo presenta alcuni svantaggi relativi allo scarso
volume disponibile per l’espansione radicale, che aumenta i rischi di gestione e di stress
per la coltura. Inoltre, nei sistemi chiusi la soluzione nutritiva ricircolante può aumentare
il rischio di una rapida diffusione delle patologie legate all’apparato radicale. Per evitare
questi problemi la soluzione nutritiva può essere disinfettata con il calore
(pastorizzazione), con l’esposizione a raggi UV e attraverso la tecnica dell’ultra-
filtrazione (Runia, 1995). La filtrazione con sabbia è abbastanza interessante; è più
economico di qualsiasi altro sistema e sembra facilmente applicabile a piccole imprese
(meno di 1 ha) (van Os e Stanghellini, 2001). Altri metodi di sterilizzazione sono i
trattamenti con ozono o iodio che, tuttavia, non sembrano di uso pratico in serra a causa
di ragioni sia tecniche che economiche (Van Os e Stanghellini, 2001).
Economia e marketing
La coltivazione fuori suolo è stata considerata inizialmente una tecnologia
sofisticata e costosa, responsabile di un aumento eccessivo dei costi di produzione. È
giusto ricordare che non più di 50 anni fa l'ISHS (International Society for Horticultural
Science) ha considerato la coltivazione fuori suolo non interessante per coltivatori
commerciali (Schwarz, 2001). Più recentemente, si è sviluppato il sentimento contrario ed
in numerosi paesi molti coltivatori guardano ora all’idroponica come alla panacea a
qualsiasi problema; in verità questo entusiasmo viene spesso alimentato da consulenti e
fornitori.
Il primo ostacolo all'adozione di sistemi idroponici rimane l’alto costo di
investimento iniziale, come anche concluso da Uva et al. (2001) in un'analisi economica
sull'uso dei sistemi fuori suolo in USA. Inoltre, per la gestione degli impianti, vengono
richieste competenze tecniche specifiche. L'installazione degli impianti ha un costo che
varia da pochi € (o $ in USA) m-2 (area di serra) per il floating system, a 10-20 € nei
sistemi con substrato o NFT per ortaggi e per fiori recisi (i costi più alti sono per sistemi a
ciclo chiuso) e fino a 50-70 € m-2 nei sistemi a bancali mobili (flusso e riflusso) per
ornamentali da vaso. Nell'ultimo caso, se viene incluso l’impianto climatico,
l’investimento può raggiungere 1,2-1,5 milioni di € per ettaro. Per quanto riguarda i costi
di esercizio, generalmente essi sono più alti che nei sistemi convenzionali a causa dei
maggiori costi per la svalutazione del capitale immobiliare e gli interessi.
D’altra parte, l’alta produttività e la qualità dei prodotti potrebbero compensare i
costi di produzione più alti. Generalmente, i prodotti idroponici e di terra non sono distinti
(e distinguibili) dai consumatori finali, ma alcuni elementi suggeriscono che gli ortaggi
prodotti in idroponica potrebbero essere accettati con difficoltà dai consumatori. Per
esempio, in Germania l'accettazione di ortaggi di serra olandesi, prodotti prevalentemente
in idroponica, è diminuita negli ultimi anni a causa della domanda di più alimenti prodotti
“naturalmente” (Brunori, 2001). Nei paesi sviluppati è in crescita la domanda da parte dei
consumatori di alimenti ottenuti con agricoltura biologica, mentre l’idroponica non è ben
accettata da un numero crescente di persone. L’idroponica, infatti, non è compatibile con
la filosofia e con le regole di base per l’agricoltura organica, come quelle emesse da
ECCR 2092/91); (http://europa.eu.int/eur-lex/en/consleg/pdf/1991/en_1991R2092_
do_001.pdf) ed integrata. Ad esempio i disciplinari di produzione integrata, promulgati in
molte regioni italiane, pongono limiti per le dosi di fertilizzanti distribuiti alle colture che
difficilmente possono essere rispettati nel caso di impianti idroponici.
Alcune aziende che certificano l’agricoltura organica hanno vietato esplicitamente
questo metodo (per esempio, Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica);
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Tab. 4. Bilancio dell’acqua e dell’azoto del pomodoro (lana di roccia) e rosa (pomice) in
un ciclo aperto. Percentuale di drenaggio media per tutto il ciclo colturale: circa il
30%.
Tab. 4. Water and nitrogen balance of tomato (rockwool) and rose (pumice) crop grown
in a soilless open cycle system. Average drain percentage for all growing season:
about 30%.
Implicazioni ambientali
L’idroponica è generalmente considerata una tecnica di produzione
ecocompatibile in quanto non si effettuano geosterilizzazioni ed, ovviamente nei cicli
chiusi, è ridotto l’impiego di acqua e di fertilizzanti (Tab. 4 ). Quest’ultimo rappresenta
uno dei vantaggi più importanti, poiché le risorse e la qualità dell’acqua usata per
l’irrigazione si stanno esaurendo rapidamente in molte regioni del mondo.
In tempi recenti, la qualità dei prodotti agricoli e orticoli in generale ha fatto molti
passi avanti. Insieme alle caratteristiche tradizionali dei prodotti orticoli (freschezza,
gusto e sapore), altri aspetti come le condizioni di produzione (responsabilità ambientali e
sociali) e la sicurezza del prodotto sono sempre più apprezzati dal mercato (Petitjean,
2001).
Uno degli esempi migliori di certificazione product-quality, Milieu Program
Sierteelt (MPS) (http://www.st-mps.nl), si è sviluppato per i produttori olandesi di
impianti ornamentali ed è stato esportato nel resto del mondo (Petitjean, 2001). MPS
incoraggia i coltivatori a ridurre sia gli input di coltivazione (acqua, fertilizzanti, sostanze
chimiche ed energia) che gli output (acqua e runoff dei nutrienti). L’idroponica a ciclo
chiuso è sicuramente uno strumento efficace per ottenere questi obiettivi.
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CONCLUSIONI
Sono passati circa 80 anni dalle prime applicazioni della coltura fuori suolo per
produzioni commerciali di fiori ed ortaggi, ma nel mondo l’idroponica è ancora una realtà
che occupa una piccola frazione nelle colture protette. Un sistema fuori suolo ideale
dovrebbe essere economico, flessibile e sicuro dal punto di vista ambientale. Invece,
l’idroponica è ancora una tecnologia che richiede importanti investimenti di capitale e, nel
caso del sistema aperto, è responsabile di un grande spreco di acqua e di fertilizzanti e di
un notevole inquinamento. L’idroponica, inoltre, richiede una gestione impegnativa,
perché deve essere supportata da apparecchiature tecnologicamente avanzate e costose
per ottenere il massimo dai suoi numerosi vantaggi.
Indiscutibilmente, il divieto sull’uso del bromuro di metile e la scarsità e/o bassa
qualità dell’acqua di irrigazione possono stimolare, in molte regioni, lo sviluppo di
impianti commerciali fuori suolo. Tuttavia, non può essere dimenticato che le colture
protette in tutto il mondo contano su tecnologie semplici e a basso costo.
I programmi di ricerca e di sviluppo finanziati sia da istituzioni pubbliche che
società private possono ridurre i costi di investimento e di esercizio delle serre
idroponiche. Anche la presenza di un aiuto tecnico adeguato (di consulenti e di servizi di
laboratorio) è di particolare importanza. Tuttavia, solo la politica ambientale dei governi
locali e centrali (come è accaduto in Olanda) e il mercato, attraverso la domanda
crescente di prodotti di qualità, potranno sostenere l'espansione futura dell’idroponica nel
mondo.
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