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ECONOMIA E GESTIONE DEL SISTEMA

AGROINDUSTRIALE
IL SISTEMA AGROINDUSTRIALE

1.1 La Catena Agroindustriale


Negli ultimi 40 anni ci sono stati molti Cambiamenti delle componenti dell’agricoltura
mondiale senza precedenti che hanno portato alla globalizzazione. Tra questi ricordiamo la
Modificazione della Domanda, l’avvento delle Nuove Tecnologie e la necessità di
Conservazione del suolo, dell’acqua e della biodiversità.

Definiamo il Sistema Agroalimentare come struttura complessiva, una parte del sistema
agroalimentare e l’Agricoltura, l’Industria Agroalimentare e i Servizi come componenti
strategiche della catena agroalimentare.

L’Evoluzione Economica possiamo dividerla in cinque fasi temporali distinte:

1. Prima fase è quella della Povertà di Massa (fino al 1850), dove in questo periodo
l’80% delle spese delle famiglie è in alimenti e quindi il modello adottato è quello
dell’autoconsumo. L’economia che si definisce in questa fase è un’economia di
sussistenza.
2. Seconda fase viene definita fase dell’Industrializzazione (dal 1850 al 1950), dove c’è
una rivoluzione nei trasporti, un’industrializzazione dell’agricoltura e una crescita
urbana (le persone si spostano dalle campagne alle città). Il 50% del bilancio
familiare è spesa alimentare. Inoltre ci sono nuovi modelli di consumo oltre
all’autoconsumo, ovvero commerciale e diversificato;
3. Terza fase è quella dell’accelerazione delle crescita e del Consumo di Massa
(1950−1980), dove in questi anni nasce il sistema agroalimentare. L’industria
alimentare supera l’industria agricola. L’agricoltura è sempre di più integrata sia a
valle che a monte e sui mercati internazionali. Il 20% del bilancio familiare è spesa
alimentare. L’economia viene in questa fase definita industriale produttivistica.
4. Quarta fase è definita della Sazietà Energetica media (1980−1995), in cui c’è uno
sviluppo della ristorazione e della distribuzione. Le famiglie spendono meno del 20%
per gli alimenti.
5. Fase della Globalizzazione e dell’innovazione tecnologica (ai nostri giorni) dove si
vede la nascita di un nuovo consumatore, il cui fine è acquistare beni che hanno
valori ambientali, etici e salutistici. C’è un maggiore interesse per gli alimenti sicuri, di
qualità, tipici e ottenuti nel rispetto dell’ ambiente. Inoltre c’è una forte avversione per
gli alimenti OGM (geneticamente modificati).
6. Infine, vi è la fase dell’Innovazione in agricoltura. Questa fase ha consentito di
passare rapidamente dall’agricoltura 3.0 alla agricoltura 5.0, le quali hanno richiesto
capacità di adattamento dell’agricoltura e del sistema agroalimentare non ancora
interamente assimilate.
Agricoltura 3.0 (agricoltura di precisione)
Non ha introdotto un nuovo metodo di lavoro, ma è un sistema di gestione dell’intera
azienda che fa perno sull’informazione. Queste informano il processo di produzione
affinché quest’ultimo possa raggiungere obiettivi precisi, che possono essere:
● Aumento delle rese di ciascun punto del sistema
● Aumento dell’efficienza
● Aumento della redditività
● Riduzione dell’impatto ambientale

Agricoltura 4.0 (digital farming)


Utilizza le informazioni acquisite (dai droni ad esempio) e le gestisce per via informatica.
Questa agricoltura porta alla nascita di un nuovo operatore: Information Tecnology (IT).

Agricoltura 5.0 (agribot)


Si arriva al punto di poter agire senza l’intervento dell’uomo, introducendo la robotica
nell’agricoltura. Il successo dell’agri del futuro sarà dato dalla capacità di raccogliere i dati
attraverso l’informatica. La capacità di raccogliere e valorizzare la grande mole di dati
generati dalle IT è ancora in fase di sviluppo. C’è bisogno di un agricoltore nuovo, con
competenze nuove, che sappia gestire IT e interpretare i dati.

Distinguiamo i Diversi Prodotti Alimentari per gamma:


● Prima Gamma abbiamo ortofrutta e verdura fresca tradizionale.
● Seconda Gamma abbiamo ortofrutta e verdura in conserva proposte in barattolo.
● Terza Gamma troviamo ortofrutta e verdure surgelate.
● Quarta Gamma ortofrutta e verdura fresca, lavata, confezionata e pronta al consumo.
● Quinta Gamma abbiamo ortofrutta e verdura cotta confezionata e pronta al consumo

Le Funzioni dell’Agricoltura sono la produzione di input, la produzione di materie prime, la


produzione di alimenti e la gestione del territorio. Definiamo invece come Agricoltura
Multifunzionale i prodotti, intesi come quantità e qualità, i servizi, riferiti al turismo, ed
esternalità e beni pubblici come l’ambiente, il territorio, il paesaggio e il benessere degli
animali.

1.2 Interpretazione dell’evoluzione


Interpretazione dell’evoluzione storica data dagli economisti possiamo osservarla sotto due
pensieri differenti, ossia la scuola americana e la scuola francese.

Secondo l’interpretazione Americana, nel 1956 Ray Goldberg conia il termine


Agribusiness con l’intenzione di definire l’insieme delle attività collegate a monte e a valle
con l’agricoltura. Gli aggregati che compongono l’agribusiness sono:
● L’aggregato agricolo (produzione del primario),
● L’offerta all’agricoltura (attività connesse a vallo con l’agricoltura)
● La trasformazione e distribuzione,
cioè attività connesse a monte con l’agricoltura, ovvero operazioni di trasformazione,
stoccaggio e distribuzione.

Dai qui possiamo avere prodotti agricoli per uso alimentare (agro−alimentare) e prodotti
agricoli per uso non alimentare (agro−industriale).
Ulteriore contributo di Goldberg è la sua scomposizione del concetto di agribusiness in
principali tipologie di prodotto.
Esistono diversi tipi di sistemi di merci di tipo agribusiness, distinguendo il diretto antenato
delle attuali filiere dal concetto che ciascun sistema è individuato con riferimento a un
determinato tipo di bene agricolo finale e raccoglie tutte le attività che partecipano in modo
diretto e indiretto alla sua produzione, trasformazione e distribuzione.

Successivamente, nel 1960 con l’interpretazione Francese dell’agronomo Louis Malassis,


il sistema agro alimentare passa da concetto empirico descrittivo a concetto con connotati
teorici affermando che ogni elemento che soddisfa la funzione alimentare è parte del
sistema.

Malassis introdusse diversi strumenti, cominciando a lavorare con le equazioni.


Sviluppo così una prima equazione in grado di cogliere l’evoluzione dei legami tra economia
agricola e agroalimentare nel corso del tempo.

Il valore aggiunto agricolo sul PIL viene scomposto in 3 componenti:


● consumi alimentari su PIL,
● produzione lorda vendibile sui consumi alimentari
● il valore aggiunto sulla produzione lorda vendibile.
Il PIL misura tutti i beni e servizi prodotti in uno stato in un certo periodo di tempo.

CA rappresenta il valore del sistema agroalimentare di un paese. Il prezzo del prodotto


che noi paghiamo viene ripartito tra i diversi soggetti che partecipano alla sua produzione
misura il ruolo del sistema agroalimentare nel processo di sviluppo economico.

PLV misura il ruolo dell’agroindustria nella produzione. misura indirettamente il ruolo della
trasformazione e della distribuzione nell’ambito del processo. È chiamato coefficiente
fondamentale dell’economia agroalimentare

1.3 Gli Attori e le Attività del Sistema


Come Attori del sistema agroindustriale riconosciamo i Produttori Primari, ovvero
produttori di piccole, medie e grandi dimensioni che differiscono in termini di dimensioni
aziendali, livello di istruzione, tecnologia usata, produttività e livello di organizzazione. Altri
attori abbiamo i Trasportatori, Commercianti, Importatori ed Esportatori, che sono
intermediari commerciali e sono attori che differiscono a seconda di quanto sia formale il loro
business capital, tecnologia usata, qualità dei servizi e sicurezza. Tra gli attori del sistema
distinguiamo anche le Imprese di Trasformazione e agroindustriale, anche qua imprese
di piccole, medie e grandi dimensioni con differenti livelli di coinvolgimento con i produttori
agricoli e i consumatori.

Ci sono anche i Grossisti ed altri attori della distribuzione del canale che competono con i
dettaglianti. Distinguiamo appunto anche i Dettaglianti come attori e per ultimi i
Consumatori Finali, classificando vari tipi di consumatori con diversi livelli di reddito, potere
di acquisto, dimensione e struttura della famiglia, disponibilità di tempo per l’acquisto, la
cucina e l’assunzione del cibo, età, reddito e istruzione.
Riguardo le Attività del sistema agroindustriale distinguiamo il Settore Primario tra cui
l’agricoltura, l’allevamento e la pesca, l’Industria Alimentare intesa come attività rivolta alle
trasformazioni di materie prime agricole e naturali in prodotti finiti destinati all’alimentazione
umana, la Distribuzione, intesa come attività di servizio rivolta al trasferimento dei prodotti
alimentari dal produttore al consumatore, in modo da rendere disponibili i prodotti alimentari
nei luoghi e nei tempi desiderati dal consumatore.

Come Prodotti Agricoli distinguiamo i prodotti delle Coltivazioni Erbacee, con processo
produttivo annuale, tra cui cereali come mais, riso, avena e frumento, semi. Distinguiamo
anche i prodotti delle Coltivazioni Arboree, con il processo poliennale con raccolta da
maggio a dicembre (vite, olivo, agrumi e frutta). Prodotti degli dell Allevamenti Zootecnici,
con processo continuo (latte, carne, uova e pesce). Prodotti della Silvicoltura con raccolta
di legname da industria, ad uso energetico e prodotti forestali come castagne e noci. Infine
distinguiamo anche i prodotti della Pesca (pesce da cattura, crostacei).

Riguardo le Tipologie distributive, distinguiamo i Dettaglianti Tradizionali con una


superficie minore di 200mq, specializzati, a basso numero di referenze, la vendita è assistita
e l’area geografica comprende il vicinato.
Distinguiamo i Minimarket con superficie tra i 200 e 400mq, despecializzati, vendita self
service, con area geografica del quartiere.
I Supermercati con superficie tra i 300 e 2500mq, despecializzati, alto numero di referenze,
vendita self service e area geografica del quartiere.
Gli Ipermercati con superficie maggiore di 2500mq, despecializzati, basso numero di
referenze (politiche di prezzo aggressive), vendita self service (basso livello di servizio) e
area geografica del quartiere.
Infine i Discount con superficie tra 400 e 500mq, despecializzati, basso numero di referenze
e politiche di prezzo aggressive, vendita self service e basso livello di servizio, area
geografica del quartiere.

Possiamo anche elencare le Caratteristiche della Ristorazione che può essere commerciale
oppure collettiva. Nella Ristorazione Commerciale i consumi non sono organizzati in una
comunità e per questo si divide ulteriormente in Ristorazione tradizionale (ristoranti e
trattorie) che rappresenta la quota più importante e la Ristorazione veloce (bar, fastfood).

Nella Ristorazione Collettiva i consumi sono organizzati in comunità e ci può essere


un’autoproduzione o può essere effettuata all’esterno tramite una fornitura diretta (mense
fresche o pastisurgelati) o una fornitura indiretta (buoni pasto).

1.4 Classificazione dei Canali Distributivi


Definiamo Canale Agroalimentare l’insieme delle organizzazioni indipendenti che
assumono le funzioni necessarie al trasferimento dei prodotti dal produttore al consumatore.
Riguardo i Canali Distributivi vengono identificati tre diversi criteri di classificazione:
● La Lunghezza del Canale: dipende dal numero di soggetti o strutture che
assicurano la funzione di intermediazione fra il produttore e l’acquirente. Si
individuano quindi canali lunghi, canali corti o canali diretti, in base al numero
appunto di soggetti.
La criticità di questo tipo di classificazione è che non si tiene conto delle funzioni
svolte dagli attori, ma solo dell’indipendenza di questi.

Il canale diretto (o filiera corta) sta diventando sempre più importante. Alcuni esempi
sono:
● Box scheme: consiste nella distribuzione dei prodotti agricoli stagionali ad un
prezzo stabilito: il consumatore accetta il contenuto del box, al prezzo che gli
viene proposto.
● Raccolta libera sul fondo (Pick your own): raccolta di frutta e ortaggi da
parte dei consumatori direttamente sui campi. Il consumatore seleziona
personalmente i prodotti attraverso un’esperienza conviviale e ricreazionale

● La Tecnica di Vendita: La Tecnica di Vendita al consumatore finale è una


classificazione della distribuzione alimentare in un dato paese, in base alla forma di
vendita al dettaglio, differenziando per commercio tradizionale, all’ingrosso, grandi o
medie superfici di vendita, grandi magazzini. Il principale interesse di questo criterio
di classificazione è quello di evidenziare l’importanza dello stadio a valle del
funzionamento dei canali.
● La Forma di Organizzazione del canale: distingue i canali di distribuzione secondo
la forma della loro organizzazione. Alcuni canali di distribuzione sono privi di
qualsiasi forma di formalizzazione di tali rapporti e perciò vengono definiti canali
tradizionali. Altri invece sono più strutturati, nel senso che i loro membri si sforzano
di stabilire delle relazioni più stabili con i propri partner.

Perché l’intero settore agroalimentare possa funzionare è necessario un certo grado di


coordinamento tra le attività svolte da tali componenti.
Definiamo Coordinamento la regolazione efficace delle interdipendenze, dove l’efficacia si
riferisce alla capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Questo terzo criterio di classificazione prevede quattro tipologie di canali di distribuzione,


ossia il canale tradizionale, canale amministrato, canale contrattuale e canale
integrato. Nel caso dei due ultimi tipi di canali (quello contrattuale e quello integrato) si può
parlare di veri e propri sistemi di commercializzazione verticale (marketing)

1.5 Tipologie di Canali


Come abbiamo detto distinguiamo quattro tipologie di canali. Il primo, cioè il Canale
Tradizionale è caratterizzato dall’assenza di qualsiasi tipo di formalizzazione delle relazioni
fra i diversi membri che operano lungo il canale ed è quindi un canale non organizzato. Nel
canale tradizionale avvengono scambi puntuali, sulla base di contratti di acquisto o vendita.

Le organizzazioni che fanno parte di questo canale sono indipendenti, cioè ciascuna di
esse adotta la propria politica commerciale ed ogni transazione è accompagnata da una
transazione separata. Il risultato di tutto ciò porta ad un’assenza di fedeltà, per cui è difficile
realizzare economie di scala, visto che l’instabilità delle relazioni non permette di prevedere
il volume delle transazioni future e di conseguenza di programmare investimenti strutturali.
Nel Canale Amministrato, invece è presente un’istituzione che dispone di un certo potere
per orientare le decisioni degli altri membri del canale nella direzione ad essa più favorevole.
Solitamente un canale tradizionale finisce quasi sempre col diventare un canale
amministrato.
Quando si costituisce un canale amministrato, il membro che assicura questa
amministrazione, concede agli altri un certo numero di vantaggi (o la minaccia della
perdita di tali vantaggi) per beneficiare in contropartita di una capacità di pianificazione delle
proprie attività. La presenza del connotato amministrativo rende i rapporti più stabili,
diversamente da quelli che c’erano nel canale tradizionale.

L’impresa amministratrice persegue l’obiettivo di controllo del marketing mix degli altri
membri che operano nel canale (prezzi, comunicazione).
L’iniziativa di amministrare un canale può essere presa a qualsiasi livello della catena:
● Dai Produttori, con la capacità di pianificare la loro strategia commerciale grazie alla
forza della loro marca,
● Dai Grossisti, con la capacità di imporre ai dettaglianti quantità minime per ogni
ordine
● Dai Dettaglianti, specificando al produttore norme molto precise riguardanti le
caratteristiche del prodotto.

Chi opera nel Canale Contrattuale cerca di organizzare le proprie relazioni commerciali
sulla base di una strategia win-win, ovvero entrambi i partner vincenti e soddisfatti. In
questo caso diventa necessaria la formalizzazione di un vero e proprio contratto, che
specifichi i diritti e gli obbligo delle parti coinvolte.
Possiamo dire quindi che il canale contrattuale non è altro che un’evoluzione del canale
amministrato, dove il modo di funzionamento e di coordinamento sono assicurati da un
contratto che lega parti per una durata determinata. Anche in questo canale ci sarà sempre
un’impresa leader e ancora una volta la leadership può essere indifferentemente assicurata
da un produttore, grossista o un dettagliante. Le forme contrattuali che regolano i rapporti fra
clienti e fornitori sono assai diversificate, tra le principali ricordiamo i contratti di affiliazione
oppure i contratti di fornitura, come le cooperative o i franchising.

Le principali forme contrattuali tra cliente e fornitori sono:


● Contratti di affiliazione che legano i punti di vendita con le centrali di acquisto:
le centrali di acquisto sono organizzazioni che hanno come obiettivo prioritario quello
di gestire il contratto fornitore (ovvero il documento con le condizioni di acquisto in
fattura e prestazioni fuori fattura) e il catalogo prodotti per categorie e la relativa
struttura di gamma (listing e delisting). I processi gestiti si limitano alla definizione
rispetto all’industria delle condizioni commerciali di acquisto dei prodotti e dei ricavi
indiretti.
● Contratti di fornitura che coordinano le forme di scambio tra fornitori e clienti a
monte e a valle: Sono accordi tra due parti per l’acquisto di un bene agricolo. Viene
stipulato prima che il prodotto sia realizzato e spesso prima che inizi il processo
produttivo. Il contratto prevede una serie di condizioni, come prezzo, quantità,
qualità, tempi e modalità di consegna, costi del trasporto, tempi di pagamento,
penali. Questo contratto ha dei vantaggi, come sicurezza del collocamento del
prodotto e di prezzo. Gli svantaggi: clausole e differenze del potere contrattuale
● Contratti di acquisto che delimitano la trasmissione di proprietà tra fornitori e
punti di vendita. Ne esistono di tre tipologie:
○ la catena volontaria è una federazione di dettaglianti che opera sotto il
controllo di uno o più grossisti. I dettaglianti si associano per centralizzare gli
acquisti e commercializzarli sotto un’unica insegna e con una politica
commerciale comune.
○ la cooperativa di dettaglianti è una federazione di commercianti che creano
una struttura comune con le stesse funzioni della catena volontaria;
○ il franchising è un’organizzazione conferisce all’altra l’autorizzazione a
sfruttare le proprie capacità e conoscenze per un dato periodo di tempo, in
cambio del pagamento di una somma

Oggi ci sono anche degli accordi nel canale contrattuale che possono essere assimilati ai
contratti, e che hanno per soggetti delle associazioni. In particolare, si parla di
organizzazioni interprofessionali e di accordi interprofessionali. Non vengono effettuati
tra i singoli imprenditori, ma tra organizzazioni di produttori agricoli e di industriali alimentari.
Non sono obbligatori e vincolanti, ma sono di indirizzo.

Infine il Canale Integrato, caratterizzato da un membro che arriva al totale controllo del
canale di distribuzione in cui opera. Quindi, in questo canale, è solo un partner che si
incarica di gestire tutte le funzioni della catena, dalla fabbricazione dei prodotti alla vendita al
consumatore finale. Tale situazione è il risultato di una ben precisa scelta decisionale dell’
impresa, che si impegna a perseguire una vera e propria strategia di integrazione.

1.6 Problemi nel Canale Distributivo


Ciascuna impresa del canale mira alla massimizzazione del proprio profitto, quando un
soggetto della catena avverte di essere impedito nella manifestazione dei suoi obiettivi si
crea conflittualità. Possiamo distinguere due tipologie di conflitti di canale, i Conflitti
Orizzontali che sono tra imprese allo stesso livello del canale, mentre i Conflitti Verticali,
tra i più comuni, che sono i conflitti tra imprese a stadi diversi del canale.

La Conflittualità può essere Funzione Inversa della capacità di controllo dei soggetti
dominanti da parte del soggetto dominante oppure Funzione Diretta del grado di
insoddisfazione dei soggetti dominanti.

Le Risorse che sono alla base del potere sono le Risorse Di Potere del soggetto
dominante, cioè la ricompensa, la legittimazione, la competenza, la identificazione e la
coercizione, oppure le Risorse Controbilancianti il potere del dominante a disposizione del
dominato, cioè la disposizione degli impieghi rivolti al raggiungimento degli obiettivi indicati
da coloro che hanno il potere,

I Conflitti dell’agroalimentare si suddividono in una prima fase dove l’industria si impone per
mezzo del marchio sui propri prodotti alla distribuzione e successivamente una seconda
fase in cui progressivamente la distribuzione raggiunge alti livelli di concentrazione e
imponendo la credibilità della propria insegna al consumatore si assiste al contro
bilanciamento dei poteri con il risultato che i margini lordi della distribuzione aumentano a
scapito di quelli dell’industria.
Nei Periodi di Non Conflittualità i soggetti dimostrano un elevato grado di cooperazione
con il raggiungimento di alti livelli di funzionalità, mentre nei Periodi di Conflittualità ci sono
condizioni di disfunzione nella gestione del canale sino a quando non si è ristabilito e
consolidato il sistema.

Le Ragioni del Conflitto sono per proteggere l’autonomia di un soggetto ed estendere il


proprio potere su altri, per sviluppare il livello di cooperazione fra membri della catena e per
contenere altri eventuali conflitti.

Riguardo le Responsabilità dei membri del canale e dei fornitori, l’impresa e i suoi
intermediari devono accordarsi riguardo ai termini e alle responsabilità di ciascun membro
del canale. Inoltre l’impresa, dopo aver selezionato i membri del proprio canale, dovrà
provvedere a motivarli continuamente. Un’impresa deve sempre comunicare con i membri
del proprio canale e fornire loro adeguato supporto.

Parlando di Tracciabilità, possiamo considerarla come una risposta alle crescenti richieste
di sicurezza alimentare da parte del consumatore e lo strumento di condivisione delle
responsabilità tra gli attori della filiera. Inoltre la tracciabilità è lo strumento di competitività
e razionalizzazione dei sistemi produttivi, nonché di valorizzazione delle produzioni
agroalimentari di qualità.

Possiamo distinguere la Tracciabilità Interna, intendendo la tracciabilità lungo tutto il


processo o la trasformazione svolta da ciascun partner sui suoi prodotti. Indipendentemente
dai partner commerciali si concretizza in una serie di procedure interne, specifiche di
ciascuna azienda, che consentono di risalire alla provenienza dei materiali, al loro utilizzo e
alla destinazione dei prodotti.

Distinguiamo invece la Tracciabilità di Filiera intendendo il processo inter−aziendale che


risulta dalla combinazione dei processi di tracciabilità interni a ciascun operatore della filiera,
uniti da efficienti flussi di comunicazione. La realizzazione di sistemi di tracciabilità interna
costituisce dunque un prerequisito senza il quale non vi può essere tracciabilità di filiera.
IL SETTORE AGRICOLO

2.1 Particolarità del Settore Agricolo


I due Aspetti Fondamentali della produzione del settore primario sono lo stretto legame tra
processi produttivi agricoli, processi biologici e ambientali e il ruolo insostituibile di
fornitore di beni di vitale importanza per la società.

Tra le peculiarità di legislazione e normativa in materie civilistica e fiscale ci sono


agevolazioni fiscali e semplificazioni o esoneri da adempimenti amministrativi e contabili.

I contributi dell’analisi economica sono studi di tipo essenzialmente tecnico e agronomico,


infatti vi è scarsa attenzione all’analisi dell’attività agricola da un punto di vista economico
gestionale.

Tra gli strumenti e capacità gestionali a disposizione del settore c’è scarsa
imprenditorialità negli operatori del settore e mancanza di strumenti di supporto per
l’attività di impresa. Nel codice civile viene definita Azienda il complesso di beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.

L’azienda e l’impresa vengono usate come sinonimo ma sono due concetti differenti. Dalla
nozione del codice emerge l’aspetto statico di azienda (come semplice stock di beni
strumentale all’esercizio dell’attività di impresa) e il fondamentale ruolo dell’organizzazione
dei beni aziendali per definire la corretta natura giuridica dell’azienda ed esprimere il valore
di un’azienda. Visono due teorie riguardo la definizione di azienda:
● Teoria Atomistica secondo la quale l’azienda è descrivibile e definibile
esclusivamente come complesso di beni dove il titolare vanta solo singoli
dirittisuisingoli beni dell’azienda
● Teoria Unitaria secondo la quale l’azienda costituisce un bene unitario, distinto dai
singoli beni che la compongono dove il titolare dell’azienda vanta un diritto distinto
dai diritti che lo stesso vanta suisingoli beni dell’azienda. Il valore dell’azienda non
coincide con la somma dei singoli beni che la compongono.

2.2 Adattamento al Mercato


Le imprese possiamo generalizzarle che operino sul mercato delle Commodity (mercati
all’origine) e sul mercato delle Speciality (mercati dei prodotti confezionati).

I mercati delle Commodity sono mercati all’origine dove vengono scambiati Merci sfuse
derivanti dall’attività di coltivazione e allevamento e Prodotti di prima trasformazione e
venduti allo stato sfuso (ad esempio vino, olio).
Le imprese che operano sono price−taker.

Vi è la possibilità di ricorso a strategie di vendita ma è soggetta a cambiamenti della


domanda e dell’offerta che si delineano sui mercati internazionali.
Le differenze dei prezzi a livello locale sono dovute al decentramento delle piazze di
contrattazione e costi di trasporto.
Nella formazione dei prezzi hanno un ruolo centrale:
● La sostanziale rigidità della domanda rispetto al prezzo;
● L’instabilità quantitativa e qualitativa dell’offerta a causa di fattori climatici che la
influenzano;
● La lunghezza e l’alternanza dei cicli biologici che impediscono un rapido
adattamento dell’offerta alle dinamiche della domanda generando incertezza sulle
quotazioni future.

L’evoluzione attesa delle quotazioni di una commodity ha un andamento ciclico, infatti al


momento del raccolto le quotazioni sono minime per eccesso di offerta rispetto alla
domanda, mentre dopo il raccolto le quotazioni tendono a salire per Fattori Congiunturali,
dove le quotazioni possono aumentare per eventi legati a fattori monetari, climatici, attacchi
di patogeni, speculazione e così via, oppure per Fattori Strutturali, dove le quotazioni
tendono a salire a seguito dell’aumento dei costi di stoccaggio fino a raggiungere il massimo
nei mesi antecedenti il nuovo raccolto.

Nel Mercato delle Speciality invece si trattano prodotti confezionati e avviene uno
scambio di merci differenziate dove basta il marchio aziendale e avviene uno scambio di
merci e i prodotti. Il consumatore conosce la marca e il prodotto che vorrebbe acquistare e
dedica tempo alla sua ricerca perché i beni sono considerati unici e per questo hanno prezzi
unitari elevati.

La qualità è un fattore strategico infatti l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche


dell’alimento che soddisfano le esigenze, espresse o implicite, ovvero le esigenze o i gusti
del consumatore. Tra gli strumenti della qualità abbiamo:
● La Classificazione, ossia categorie numeriche o descrittive che hanno
caratteristiche specifiche e comuni e che sono usate per classificare i prodotti;
● Gli Standard, ovvero valori e procedure che individuano la classe qualitativa di un
prodotto;
● Certificazione, Atto mediante il quale una terza parte indipendente dalle parti
interessate (enti di certificazione, laboratori di prova e centri di taratura) attesta con
sufficiente livello di fiducia che un determinato prodotto, processo o servizio è
conforme a una data norma o regola tecnica.

Gli obbiettivi di classificazione e standard servono per facilitare gli scambi fornendo un
numero limitato di categorie omogenee, agevolare l’individuazione della relazione
prezzo−valore, e consentire una migliore trasmissione delle informazioni.

Riguardo la certificazione invece esistono Enti di certificazione, laboratori di prova e centri


di taratura che Operano sulla base di linee guida stabilite a livello internazionale dell’ISO
(International Organization for Standardization) e recepite a livello europea dal CEN
(Comitato Europeo di Normazione).

La Tipologia di Certificazione può essere Cogente quando attesta il rispetto delle norme di
carattere obbligatorio stabilite per garantire la sicurezza dei prodotti, oppure Volontaria
quando si tratta di una scelta dell’impresa che si sottopone a una forma di controllo da parte
di un organismo indipendente.
Tra le tipologie di certificazione volontaria possiamo trovare le:
● IGP (indicazione geografica protetta),
● DOP (denominazione di origine protetta),
● STG (specialità tradizionali garantite)
● DOCG (denominazione di origine controllata e garantita),
● DOC (denominazione di origine controllata),
● IGT (indicazione geografica tipica) e prodotti biologici.

Per quanto riguarda i vini vi è una particolare iter di applicazione della certificazione.
L’indicazione geografica tipica IGT indica vini prodotti in aree generalmente ampie ma
secondo dei requisiti specificati. Questi vini prendono il nome dalla zona geografica di
produzione dell’uva da cui sono ottenuti (per almeno l’85%).
Per quanto riguarda la classificazione DOC si riferisce a zone tradizionalmente vocate a
dare vini di qualità che hanno mantenuto la classificazione IGT per almeno 5 anni.
I vini DOC devono esprimere un carattere peculiare fortemente legato al territorio di
coltivazione dell’uva e rispettare, in tutte le fasi di produzione, le prescrizioni del disciplinare
di riferimento (zona di produzione, vitigno, resa per ettaro, gradazione alcolica minima,
acidità totale).
La denominazione DOCG infine è riservata a tipologie di vini che avendo militato per almeno
10 anni

Per i vini DOC e DOCG sono inoltre previste ulteriori specificazioni:


● Dicitura Classico o Storico indica che il vino è stato prodotto in una sotto zona di
una DOC o DOCG che può vantare trascorsi più antichi e prestigiosi del restante
territorio cui la denominazione si riferisce;
● Qualifica Riserva è attribuita ai vini DOC o DOCG che hanno sostenuto un
invecchiamento (affinamento compreso) più lungo rispetto a quello previsto dal
disciplinare di riferimento;
● Specificazione Superiore individua vini DOC o DOCG per i quali si stabilisce una
resa per ettaro inferiore di almeno il 10% rispetto a quanto previsto dal disciplinare,
allo scopo di migliorare le qualità organolettiche del vino e innalzare la gradazione
alcolica di almeno lo 0,5% al di sopra dello standard di riferimento.

2.3 Restrizioni Verticali


Le Restrizioni Verticali sono accordi contrattuali tra le imprese operanti alle diverse fasi del
processo produttivo e collegate tra loro verticalmente. Abbiamo due Tipologie di restrizioni
verticali, cioè il venditore che pone la restrizione nei confronti dell’acquirente e l’acquirente
che pone restrizioni nei confronti del venditore.
Tra le restrizioni verticali poste dal produttore nei confronti del venditore possiamo
riconoscere: −
● Imposizione di una tassa di franchising (franchisee fee), il produttore impone una
tassa di concessione (A) che sommata al prezzo del fattore per la quantità ci fornisce
il prezzo di acquisto pagato dall’acquirente
● Fissazione del prezzo di rivendita o prezzo imposto, dato il prezzo di vendita, la
restrizione può consistere nella fissazione da parte del venditore il prezzo di vendita
fisso, il prezzo di vendita minimo oppure il prezzo di vendita massimo
● Quantità imposta: Data la quantità di vendita, la restrizione verticale può consistere
nella fissazione da parte del produttore della quantità di vendita fissa, della quantità
di vendita minima oppure della quantità di vendita massima;
● Esclusive di territorio: il produttore offre al dettagliante l’esclusiva di vendita del
proprio prodotto in un dato territorio;
● Accordi di esclusiva: il produttore impone al dettagliante di non vendere prodotti
che siano stretti sostituti del proprio
● Vendite collegate: il venditore vincola la vendita di un suo prodotto all’acquisto di
altri suoi prodotti collegati da parte dell’acquirente. Le vendite collegate sono anche
usate per introdurre discriminazioni di prezzo, dove il prodotto collegato può essere
venduto ad un prezzo superiore a chi dimostra una preferenza per il prodotto
primario del venditore
● Royalty: il produttore impone all’acquirente un pagamento proporzionale alla
quantità di prodotto che l’acquirente vende. Le Royalty vengono definite all'interno
del contatto di licensing. Colui che acquista la licenza può utilizzare oltre il marchio
e il logo anche le tecnologie di produzione del soggetto che vende la licenza se
stabilito nel contratto.

Il venditore impone restrizioni verticali all’acquirente per Correzione di alcune


Distorsioni di mercato, ovvero Doppia Marginalizzazione, della distribuzione, della
produzione, Mancanza di comportamento strategico verticale, e per creare barriere di
ingresso e rafforzare posizioni monopolistiche, ovvero un comportamento sleale che
giustifica l’intervento dell’antitrust.

Tra le restrizioni verticali poste dall’acquirente nei confronti del venditore:


● Listing Fee: il compenso richiesto dalle grandi catene di distribuzione ai produttori di
beni di largo consumo per l’inserimento in assortimento di prodotti in lancio. Tale
compenso può essere concordato in valore assoluto o in percentuale sulle vendite
dei nuovi prodotti inseriti in listino
I listing fee costituiscono, pertanto, una forma di compensazione per il rischio
commerciale assunto dal distributore e per il fatto che il nuovo prodotto va a
sostituirsi ad altri, di cui invece è nota la rotazione.
● Slotting Allowance: pagamenti richiesti al produttore per mettere in esposizione in
scaffale il prodotto. Posizionando ad altezza occhi un prodotto si aumentano le
vendite di circa un 10-15%. Ci sono pro e contro: possono rappresentare un efficace
incentivo all’introduzione alla valorizzazione di nuovi prodotti, stimolando
l’innovazione e gli investimenti in promozione dei fornitori, ma avranno perciò un
vantaggio strategico sulla piccola distribuzione.
● Retrospective payments: pagamenti richiesti al produttore alla fine dell’anno in
proporzione alle vendite effettuate.
● Special payments: pagamenti richiesti una tantum al produttore a titolo di
partecipazione alle spese di apertura di un nuovo negozio o spese di ristrutturazione.
● Long payment terms: dilazioni di pagamento ottenuto dal distributore.
● Product boycott: rifiuto di mettere in catalogo il prodotto di un particolare produttore
2.4 Marketing
Il termine Marketing deriva dal concetto originale di market place, il luogo dove si
realizzano scambi di beni o servizi tra l’offerta (venditore) e la domanda (chi necessita di
qualche bene/servizio).

Negli anni sono state date diverse definizioni e tutte valide.


● Nel 1960 viene definito come la gestione delle attività aziendali che indirizzano il
flusso dei beni e servizi dal produttore al consumatore.
● Poi ancora nel 1985 il marketing viene definito come il processo di pianificazione e di
attuazione delle attività di progettazione, determinazione dei prezzi, promozione e
distribuzione di beni e/o servizi, destinati allo scambio per il soddisfacimento finale
degli obiettivi degli individui e delle organizzazioni.
● Secondo Kotler invece è il Processo sociale e manageriale mediante il quale le
imprese creano valore per il cliente e instaurano con le loro solide relazioni al fine di
ottenere in cambio un ulteriore valore.

Marketing management si compone principalmente in quattro Fasi:


● Fase Analitica in cui si effettua un’analisi dell’ambiente, della concorrenza e mercato
di riferimento;
● Fase Strategica (pensiero) in cui si definiscono gli obiettivi, la segmentazione, target
e il posizionamento;
● Fase Operativa (azione) dove si struttura il marketing mix e piano marketing
● Fase di Controllo che consiste nella verifica dei risultati/scostamenti e azioni
correttive.

Dal punto di vista gestionale è possibile distinguere un momento strategico, per cui il
marketing è un’attività di pianificazione per ottenere la fedeltà di tutti gli attori del mercato

Secondo una logica di vendita inoltre si distinguono:


● Prodotti cardine: elementi su cui ruota l’intera linea caratterizzati da un fatturato e
un margine di contribuzione elevati, è il caso di vini con marchio IGT, DOC, DOCG
● Prodotti civetta: hanno la funzione di attrarre i consumatori verso la linea con lo
scopo di far riversare gli acquisti sui prodotti cardine ad esempio vino da tavola
economico
● Prodotti tattici: rispondono a un’azione aggressiva della concorrenza in termini di
offerta come la produzione innovativa dei vini biologici;
● Prodotti accessori: completano la linea.

Per determinare il Prezzo (price) è necessario che le aziende vinicole lo scelgano in


funzione al target e alla posizione scelta. Il metodo delle 3C tiene conto di tre variabili: −
● il costo, ovvero il valore minimo al disotto del quale non si deve scendere per non
perdere valore
● il prezzo è il massimo a cui un produttore possa aspirare
● concorrenti, infatti considerare i prezzi della concorrenza è fondamentale, così
come conoscere il leader di mercato a quale prezzo offra il proprio prodotto.
Riguardo il Canale Distributivo è costituito dall’insieme di funzioni necessarie per trasferire
determinati beni dal produttore al consumatore. L’ultima leva operativa è la Comunicazione
(promotion), che è una componente essenziale del marketing mix nel mondo vitivinicolo.
2.5 Processo Decisionale
Il processo produttivo si analizza principalmente rispondendo alle domande: quanto, come
e cosa produrre. L’analisi si effettua considerando il breve periodo.

Riguardo il Quanto Produrre, per determinare la quantità di prodotto da realizzare, si


considerano i diversi livelli dei fattori di produzione e la tecnologia disponibile.

Per il Come Produrre si considera la Decisione fattore−produzione o fattore−fattore.

Infine perla domanda Cosa produrre si considera la decisione prodotto−prodotto.

Approfondiamo ora la decisione Fattore-produzione. Per produzione agricola si intende un


processo che trasforma i fattori di produzione in beni e servizi.
I fattori della produzione si classificano in:
● Risorse naturali (animali, piante, clima, energia);
● Capitale (denaro, tecnologia, ricerca scientifica);
● Lavoro, che organizza tutti gli altri fattori di produzione.
I fattori di produzione inoltre si distinguono tra:
● Decisionali, cioè sotto il controllo dell’ imprenditore;
● Predeterminati, cioè noti nel momento in cui l’imprenditore prende le sue decisioni;
● Ambientali, cioè determinati da qualche meccanismo esterno (fattori climatici).

La funzione di produzione indica il massimo prodotto ottenibile da un dato livello di impiego


dei fattori di produzione, cioè la massima quantità di output che può essere prodotta,
cercando di massimizzare il profitto

Il prodotto marginale esprime invece, la quantità addizionale di prodotto ottenuta


impiegando una unità addizionale di fattore di produzione variabile.

Riguardo invece la decisione di breve termine Fattore−Fattore, combiniamo la curva di


isoquanto (combinazioni efficienti di fattori che producono lo stesso livello di output) con
quella di isocosto (combinazione di fattori che hanno le stesso costo di produzione). In
questo modo determiniamo i costi minimi di produzione associati ai diversi livelli di output.

Confrontando questi ultimi con i relativi ricavi si determina la condizione di massimo profitto.
Da considerare anche la tecnologia che può essere soggetta a modificazioni, innovazioni
che possono essere meccaniche, biologiche, chimiche e organizzative.

Si possono distinguere due tipologie di effetti del cambiamento tecnologico, uno neutrale e
uno non neutrale. Il cambiamento tecnologico si dice neutrale quando lascia invariata la
proporzione ottimale in cui i fattori sono impiegati, mentre si dice invece non neutrale,
quando la sua introduzione determina una variazione dell’ intensità d’ uso dei fattori di
produzione.
2.6 Strategia
La strategia rappresenta un processo decisionale relativo alle azioni da attuare per
assicurare all’impresa uno sviluppo futuro.
La strategia svolge la funzione di orientare le risorse aziendali sulle azioni più rilevanti per il
raggiungimento degli obiettivi che l’imprenditore e il management considerano rilevanti per
il futuro dell’impresa.

Ogni settore o gruppo di imprese che compete per conquistarsi la propria domanda di
mercato è dominato da Forze Competitive la cui intensità determina l’attrattività di un
settore produttivo. Le forze competitive possono essere raggruppate in 5 tipologie
● L’intensità della competizione, vale a dire la rivalità tra le singole imprese
● Potere contrattuale dei fornitori a monte della filiera produttiva
● Potere contrattuale degli acquirenti a valle del processo produttivo
● Minacce derivanti dall’entrata potenziale di nuove imprese
● Minaccia derivante da prodotti sostitutivi.

La Minaccia dei Potenziali Entranti è strettamente legata alla possibilità di difendere le


posizioni competitive da parte delle imprese già presenti nel settore attraverso le barriere
all’entrata (economie di scala, economie di esperienza, immagine di marca, accesso ai
canali distributivi e vincoli governativi e legali).

La Minaccia dei Prodotti Sostitutivi sussiste quando il prezzo del prodotto sostitutivo
incide sulla quantità venduta del prodotto mercato (elasticità incrociata), ovvero in presenza
effettiva di alternative di consumo che soddisfano il bisogno, in presenza di una propensione
dei consumatori verso i prodotti sostitutivi e un andamento dei prezzi (dinamiche
competitive) nei settori sostitutivi.

I Fornitori influenzano direttamente i processi produttivi e possono incidere negativamente


tramite un aumento dei prezzi delle forniture, una riduzione della qualità dei prodotti e delle
limitazioni sulle quantità vendute.

I Clienti influenzano la redditività chiedendo riduzioni di prezzo, servizi aggiuntivi e migliori


condizioni di pagamento.

Il Potere Contrattuale dei clienti è determinato da un gruppo di clienti concentrato, un


possibile integrazione a monte, alta incidenza del cliente sul fatturato, rilevanza degli
acquisti per il cliente e scarsa differenziazione del prodotto.

Il Vantaggio Competitivo può essere di tipo interno, quando indica una superiorità
dell’azienda basata sul controllo dei oppure di tipo esterno quando si basa su caratteristiche
distintive particolarmente gradite al cliente rispetto a quelle dei prodotti concorrenti.

L’Attrattività di un settore dipende dalle interazioni delle cinque forze competitive, ovvero i
settori frammentati, quelli basati sulla specializzazione, quelli bloccati e i settori basati sul
volume.
Nei Settori Frammentativi vi sono numerosi elementi di differenziazione ma nessuna
azienda è capace di creare un vantaggio durevole e decisivo. Le dimensioni delle aziende e
le quote di mercato non sono elementi significativi.

Nei Settori Basati sulla Specializzazione vi sono numerosi elementi di differenziazione che
possono costituire un vantaggio durevole che viene a creare una situazione di concorrenza
monopolistica.

Nei Settori Bloccati le possibilità di differenziazione sono limitate e l’esperienza non è fonte
di vantaggio competitivo. Introdurre la nuova tecnologia può costituire un fattore critico
disuccesso.

Nei Settori Basati sul Volume il vantaggio competitivo può essere esclusivamente grazie a
crescenti volumi produttivi che consentono la realizzazione di economie discala e di
esperienza. La redditività è strettamente collegata alla quota di mercato.

Le imprese che operano in uno stesso settore tendono a conseguire il proprio Vantaggio
Competitivo e a difenderlo nel tempo dagli attacchi degli altri competitors attraverso strategie
sostenibili dal punto di vista finanziario e temporale, strategie orientate a due principali
obiettivi: −
● La costituzione di un Vantaggio di Costo rispetto ai concorrenti
● La costituzione di un Vantaggio di Differenziazione dei propri prodotti rispetto
alla concorrenza.

Il raggiungimento di tali obiettivi rappresenta un processo dinamico in continua evoluzione


dove l’impresa tenta di conciliare le scelte strategiche con la sua dotazione di risorse e di
competenza.

La Catena del Valore è l’elemento più operativo per la costituzione del vantaggio
competitivo. L’impresa è considerata come un complesso di attività che svolge lungo il
percorso che dalla progettazione di un prodotto giunge fino alla sua distribuzione e vendita,
con l’obiettivo di disaggregare le attività per comprendere e controllare i costi di produzione
e le fonti della differenziazione dei prodotti per conseguire il vantaggio competitivo.

Il Problema è l’individuazione delle attività rilevanti dal punto di vista strategico. Il governo
dell’impresa non si esaurisce attraverso il governo della catena del valore interna ma anche
attraverso una Rete del Valore, che coinvolge il complesso del capitale relazionale
accumulato dall’impresa nel corso del tempo attraverso Relazioni Verticali tra imprese
coinvolte nel processo produttivo e Relazioni Reticolari con gli altri attori del sistema e le
istituzioni pubbliche.

Le principali tendenze dei sistemi agroalimentari che richiedono un Adattamento al Mercato


sono:
● Passaggio delle commodity alle speciality;
● Riduzione del protezionismo nei mercati agroalimentari;
● Riduzione della spesa alimentare (legge di Engel);
● Passaggio da economie discala a economie discopo.
2.7 Biotecnologie e OGM
Le Biotecnologie sono l’insieme di tecniche che utilizzano organismi viventi o componenti
sub−cellulari per ottenere la sintesi, la degradazione o la trasformazione di sub−strati
biologici per la produzione industriale.

Possono essere Tradizionali quando sfruttano le proprietà di microrganismi per la


fermentazione di cibi e bevande, oppure Innovative quando consentono la trasmissione di
caratteri anche tra organismi di specie diverse attraverso la modifica del loro patrimonio
genetico.

Riguardo queste ultime entra in gioco l’Ingegneria Genetica che consente di trasferire i geni
di un organismo in un altro che, in condizioni naturali, non avrebbe mai avuto occasione di
possedere. Inoltre si superano le barriere che in natura non permettono alle specie di
mescolarsi tra loro.

Le Fasi del processo innovativo sono:


● Invenzione, nascita di un’idea e di un modello per un nuovo prodotto, generalmente
risultato dell’attività di ricerca (di base o applicata) degli enti di ricerca (pubblici o
privati)
● Innovazione, passaggio dalla fase sperimentale alla realizzazione e allo
sfruttamento economico dell’invenzione da parte di imprese produttive e commerciali
● Diffusione o Adozione, da parte delle imprese che applicano le nuove tecnologie o
dei consumatori che acquistano un nuovo prodotto.

Gli OGM hanno Caratteri importanti, infatti riguardo le colture geneticamente modificate esse
sono resistenti agli erbicidi, agli insetti e addirittura a virus. Per le colture GM resistenti agli
Erbicidi (HT), l’inserzione del gene resistente agli erbicidi in una pianta consente agli
agricoltori di diserbare con un ampio spettro di erbicidi uccidendo tutte le piante tranne
quelle GM. Per questa ragione i nuovi semi GM hanno stimolato sia il mercato delle sementi
GM sia il mercato degli erbicidi.

L’AZIENDA AGRARIA

3.1 L’imprenditore, L’impresa e L’azienda


Secondo il codice civile è Imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi. Non esiste tuttavia una
definizione di impresa ma la si ricava da quella di imprenditore.

Emerge l’aspetto dinamico di impresa come esercizio di attività economica e definisce


modalità, oggetto e fine dell’agire in modo imprenditoriale.
Il fine e l’oggetto dell’impresa è la creazione di nuova ricchezza tramite attività produttiva o
commerciale, destinata al mercato e non all’autoconsumo.

Le Modalità di esercizio dell’attività d’impresa sono:


● Professionalità (l’attività deve essere stabile e non occasionale)
● Economicità (i ricavi devono garantire almeno la copertura dei costi)
● Organizzazione (impiego coordinato dei fattori produttivi
Definiamo Azienda Agraria come la combinazione elementare dei mezzi di produzione.
Combinazione perché dei mezzi non si uniscono in un modo qualsiasi ma vi si coordinano ai
fini della produzione in determinate qualità e quantità, mentre Elementare perché la
risultante combinazione è un’unità che non può scomporsi senza diminuire o distruggere
l’efficienza produttiva. Inoltre il funzionamento dell’azienda agraria esige la cooperazione di
persone fisiche a capo delle quali sta chi con le sue scelte economiche attua la
combinazione dei Mezzi Produttivi e la fa funzionare al fine della produzione cioè ne ha la
gestione.

Definiamo Azienda come unità oggettiva (combinazione elementare di fattori produttivi),


Impresa come unità soggettiva (Insieme discelte economiche e gestionali), Agrario come
ciò che è pertinente all’agricoltura da un punto di vista tecnico, scientifico o anche sociale e
territoriale, e Agricolo come ciò che è pertinente all’agricoltura da un punto di vista tecnico
produttivo.

Definiamo invece Imprenditore Agricolo chi esercita una delle attività di coltivazione del
fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. Sono attività che utilizzano o
possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.

Le Attività Connesse si intendono quelle esercitate dal medesimo imprenditore agricolo,


dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e
valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione
del fondo o dall’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi
mediante l’utilizzo prevalente di risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività
agricola esercitata

Per il Requisito soggettivo per la connessione, il soggetto che esercita le attività dirette
alla manipolazione deve essere un imprenditore agricolo principali quindi deve svolgere in
forma di impresa una delle tre attività agricole: coltivazione del fondo, selvicoltura e
allevamento di animali
L’attività svolta per connessione deve essere coerente con quella agricola esercitata
dall’imprenditore in via principale.

Per il Requisito oggettivo per la connessione invece le attività dirette alla manipolazione
devono avere ad oggetto: prodotti ottenuti prevalentemente dall’esercizio dell’attività agricola
principale, beni o servizi forniti attraverso l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse
dell’azienda agricola.

Le Attività connesse devono risultare non prevalenti dal punto di vista del rilievo economico
rispetto all’attività agricola principale e possono essere di:
● Manipolazione, dove la lavorazione non altera la natura del bene primario (ad
esempio la pulitura e cernita dell’insalata);
● Trasformazione, dove la lavorazione altera la natura del bene (ad esempio
l’acquisto del latte per la produzione del formaggio);
● Conservazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti propri o di
prodotti acquistati da terzi, solo se precedute da attività di manipolazione o
trasformazione.
Deve essere inoltre rispettato il Requisito della Prevalenza dei prodotti aziendali rispetto a
quelli di terzi e si calcola in termini di: quantità (beni simili) e valore (beni di natura
differente).

Definiamo ora l’Agriturismo come l’attività di un imprenditore agricolo che offre ai turisti, nei
propri fondi, vitto e alloggio, utilizzando prodotti propri e organizzando talvolta attività
ricreative o culturali. L’agriturismo è soggetto a una specifica disciplina giuridica, infatti si
segue la legge 20 febbraio del 2006 art 2 amministrativa e fiscale che distinguono tale
attività da ogni forma di attività turistica in ambito rurale ed è rappresentata dalla fusione
della attività agricola prevalente e attività turistica in rapporto di connessione.

Per attività agrituristiche si intendono le attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli


imprenditori agricoli anche nella forma di società o di persone oppure associati fra loro
attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di
coltivazione del fondo disilvicoltura e di allevamento degli animali.

Gli addetti dell’attività agrituristica (imprenditore agricolo e i suoi familiari nonché


lavoratori a tempo determinato o indeterminato) sono considerati lavoratori agricoli ai fini
previdenziali, assicurativi e fiscali. L’imprenditore agricolo può svolgere nel tempo libero o
in maniera non prevalente l’attività di fornitura di servizi agromeccanici e tecnologici ad
agricoltori e imprese terze. Questa fattispecie viene definita Contoterzismo. Si sostituisce
ad altri imprenditori agricoli, eseguendo lavorazioni in conto terzi utilizzando i propri mezzi
meccanici sui terreni altrui.

Le modalità d’esercizio dell’attività agromeccanica sono:


● Scambio dimano d’opera o diservizi
● Contoterzismo misto dove l’imprenditore agricolo svolge anche attività di
contoterzismo mediante l’utilizzo prevalente di risorse dell’azienda normalmente
impiegate nell’attività agricola esercitata
● Contoterzismo puro in cui il soggetto che possiede solo i macchinari e svolge
l’attività di vendita ai terzi di servizi agromeccanici utilizzando macchine che non
sono prevalentemente usate all’interno della propria azienda agricola.

3.2 La Prevalenza e L’Energia


Il rispetto del Requisito di Prevalenza è alla base del riconoscimento della qualifica di
imprenditore agricolo, con rilevanti conseguenze a livello civilistico e fiscale. Nel
Trattamento Civilistico l’imprenditore agricolo non è soggetto alla disciplina dello stato
dell’imprenditore commerciale quindi pubblicità legale, tenute delle scritture contabili e
disciplina del fallimento. Mentre nel Trattamento Fiscale l’imprenditore agricolo è tassato
sulla base del reddito agrario.

Il Reddito Agrario è costituito dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile
al capitale d’esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialità del
terreno, nell’esercizio di attività agricole su di esso.
L’imprenditore agricolo non è tassato sulla base del reddito effettivamente prodotto ma sulla
base del reddito normale cioè determinato mediante applicazione di tariffe stabilite dalla
legge catastale.
I Redditi Fondiari rappresentano la quota di reddito attribuibile ad un fondo agricolo sulla
base delle tariffe d’estimo. Il reddito dei terreni si distingue in:
● Reddito Dominicale RD è di esclusiva spettanza del Dominus titolare del diritto
reale sul bene, è il reddito derivante dalla terra nel suo stato naturale e dai capitali in
esso investito
● Reddito Agrario RA è il reddito ritraibile dall’esercizio delle attività agricole, è
derivante dalla terra per l’opera umana, è attribuibile anche al non proprietario del
bene quando per effetto di un valido titolo tale attività è concessa a terzi

Al proprietario del terreno o al titolare di altro diritto reale spetta sia il reddito dominicale sia il
reddito agrario, nel caso in cui lo stesso svolga direttamente l’attività agricola. Se l’attività
agricola è esercitata da un’altra persona, il reddito dominicale spetta sempre al proprietario
mentre il reddito agrario spetta a chi svolge l’attività agricola.

La produzione di energia costituisce attività connessa a quella agricola e si considera


quindi rientrante nel reddito agrario qualora più del 50% delle risorse agroforestali
necessarie per alimentare l’impianto di biogas sia prodotto internamente all’azienda agricola.

Termini di confronto perla prevalenza: −


● Quantità (perinput della stessa natura) −
● Valore (valore normale degli input aziendali vs costo acquisto input da terzi) −
● Energia prodotto (output prodotto da input aziendali vs output prodotto da input di
terzi)

La produzione di Energia Fotovoltaica derivante dai primi 200kw di potenza nominale


complessiva si considera in ogni caso connessa all’attività agricola. La produzione
fotovoltaica eccedente i primi 200kw di potenza può essere considerata connessa all’attività
agricola nel caso sussista uno dei seguenti requisiti: −
● La produzione di energia derivi da impianti con integrazione architettonica o da
impianti parzialmente integrati realizzati su strutture aziendali esistenti;
● Volume di affari derivante dall’attività agricola esclusa energia fotovoltaica deve
essere superiore al volume d’affari della produzione di energia fotovoltaica
eccedente i 200kw;
● Entro il limite di 1MW per azienda per ogni 10kw di potenza installata eccedente il
limite dei 200kw l’imprenditore deve dimostrare di detenere almeno 1 ettaro di
terreno usato per l’attività agricola.

Per la produzione di energia eccedente i suddetti limiti il reddito è invece determinato ai fini
Irpef e Ires applicando un coefficiente del 25% all’ammontare dei corrispettivi delle
operazioni soggette a registrazione agli effetti dell’IVA relativamente alla componente
riconducibile alla valorizzazione dell’energia ceduta con esclusione della quota di incentivo.
3.3 – Analisi di Tipo Aziendale
L’imprenditore è la figura economica che organizza i fattori produttivi cioè natura, capitale e
lavoro con lo scopo di ottenere una produzione di beni o servizi e se ne assume il rischio
economico. Il suo compenso è rappresentato dal tornaconto.

Per analizzare un’azienda che opera in qualsiasi settore economico occorre considerare in
via preliminare i Fattori Produttivi impiegati, la Dimensione Aziendale e la Forma
Organizzativa.

I Fattori produttivi a disposizione di un’azienda agraria possono essere categorizzati in


Capitale, Lavoro e Rischio.

Il Capitale investito in un’azienda agraria e a disposizione dell’imprenditore agricolo deve


essere suddiviso in due categorie, ossia in capitale fondiario e capitale agrario.
● Il Capitale Fondiario è costituito dalla Terra (il fondo) e dai Miglioramenti Fondiari
che innalzano il valore economico o la produttività della terra) ed è un capitale
Fisicamente Immobile. La superficie totale a disposizione dell’azienda agraria è
suddivisa tra superficie agricola Investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni
agricole
● Il Capitale Agrario invece è costituito dai mezzi produttivi fisicamente mobili
impiegati e combinati dall’imprenditore agricolo al fine di ottenere la produzione
aziendale. Si divide in capitale di Scorta, dato dagli strumenti di scorta e prodotti di
scorta, e dal capitale di Anticipazione.

La disponibilità del capitale fondiario non è infatti sufficiente per l’imprenditore agricolo che
dovrà impiegare macchinari, attrezzature agricole e sono di capitale di scorta. Mentre invece
quando si tratta di anticipare somme di denaro è capitale di anticipazione.

3.4 – Il Lavoro Agricolo


I lavori agricoli sono quelli che contribuiscono al conseguimento della produzione agricola.
Le Forme di Lavoro in agricoltura sono il lavoro autonomo (imprenditori) e il lavoro
subordinato.

Per quanto riguarda i Lavoratori Autonomi troviamo:


● Coltivatore Diretto colui che direttamente si dedica alla coltivazione del fondo ed
all’allevamento e governo del bestiame sempre che la forza complessiva lavorativa
del nucleo famigliare non sia inferiore a un terzo di quella occorrente per la normale
necessità aziendale espressa in giornate di lavoro
● Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) colui il quale, in possesso di
conoscenze e competenze professionali dedichi alle attività agricole direttamente o in
qualità di socio di società almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e
che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro.
● Agricoltore Attivo, ovvero persona fisica o giuridica che dimostra iscrizione INPS
come CD o IAP, in possesso di partita iva agricola e dal 2016 con dichiarazione iva o
che ha percepito nell’anno precedente un massimo di euro di 5000 per aziende
ubicate per più del 50% in zone svantaggiate e 1250 euro in altri casi. Oppure rientra
nelle deroghe.
Per quanto riguarda i Lavorati subordinati e assimilati troviamo gli OTD, gli Stagionali
(lavoro accessorio) e i Collaboratori familiari. Nel complesso mondo dell’agricoltura la
tipologia contrattuale più diffusa da parte delle aziende agricole per l’assunzione di lavoratori
è quella del contratto a tempo determinato mentre costituisce eccezione il contratto a tempo
indeterminato. Tale fattispecie è legata al carattere della cosiddetta stagionalità che
rappresenta una peculiarità strutturale del lavoro in agricoltura.

Secondo il CCNL per gli operari agricoli e florovivaisti, l’assunzione degli operai a tempo
determinato può avvenire con contratto di Lavoro a Termine:
● Per l’esecuzione di lavori di breve durata stagionali
● Per l’esecuzione di più lavori stagionali o per più fasi lavorative nell’anno con
garanzia occupazionale minima superiore a 100 giornate annue, nell’arco di 12 mesi
dalla data di assunzione;
● Di durata superiore a 180 giornate di effettivo lavoro, da svolgersi nell’ambito di un
unico rapporto continuativo.

Per quanto riguarda il Lavoro Stagionale si stima al 32% l’incidenza del sommerso (lavoro
in nero) in agricoltura nei primi sei mesi del 2014. Con la riforma Fornero 2012 vengono
introdotti i Voucher come contrasto al lavoro in nero per pensionati e studenti tra i 16 e 25
anni, studenti solo durante vacanze feste o week end, compenso massimo 7000 euro netti
l’anno, netto orario dipendente 7,50 euro più copertura previdenziale e assistenziale
compresa.

Con il Contratto di Prestazione Occasionale invece l’utilizzatore può acquisire con


modalità semplificate prestazioni di lavoro occasionali o saltuarie di ridotta entità nel rispetto
dei limiti economici previsti dalla norma:
● Per ciascun prestatore con riferimento alla totalità degli utilizzatori compensi di
importo complessivamente non superiore a 5000 euro
● Per ciascun utilizzatore compensi non superiori a 5000 euro
● Per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo
utilizzatore a compensi di importo non superiore a 2500 euro.

La Forza Lavoro nell’azienda agricola della realtà italiana è dominata dall’azienda a


conduzione familiare, all’interno della quale prestano la propria attività lavorativa
l’imprenditore agricolo (titolare dell’impresa) e i componenti della sua famiglia, ed
eventualmente operai salariati assunti a tempo indeterminato o più spesso a tempo
determinato
3.5 – Il Rischio per L’Imprenditore Agricolo
Il rischio è una componente intrinseca all’attività d’impresa, nel momento in cui
l’imprenditore assume una decisione non vi è certezza delle conseguenze che essa avrà sui
risultati economici. La capacità d’agire in un contesto di elevate incertezza e rischiosità è
tipica dell’agire imprenditoriale ed è alla base del concetto di profitto.

In agricoltura, il carattere biologico dell’attività aggiunge un ulteriore elemento di rischio alle


decisioni dell’imprenditore: questi infatti ha capacità di controllo spesso limitate sugli eventi
che condizionano i cicli produttivi e le loro rese. Il rischio in base ai fattori che lo determinano
può essere classificato in rischio di produzione, di mercato, finanziario, istituzionale e
personale.

Il Rischio di Produzione è legato agli effetti di avversità atmosferiche o di patogeni sulle


quantità o qualità prodotte. Rappresenta il rischio puro e tipico dell’agricoltura. I principali
fattori di tale fattispecie sono le avversità climatiche (grandine, gelate, alluvioni e siccità) e
l’impiego di fattori di produzione (contaminazioni o limitazione nella disponibilità degli stessi).
Lo sviluppo dell’innovazione tecnologica e organizzativa nel settore agricolo contribuire a
ridurre il peso specifico del rischio di produzione. L’impresa agricola deve preoccuparsi
sempre meno degli aspetti ambientali e biologici dell’attività e sempre più dei rapporti con gli
altri soggetti economici e delle dinamiche dei mercati.

Il Rischio di Mercato è legato alle possibilità e ai prezzi di vendita oppure alla disponibilità e
ai costi di acquisto dei fattori produttivi. La struttura e il funzionamento del mercato
agroalimentare pongono l’imprenditore agricolo in una posizione di grande difficoltà:
● Le ridotte dimensioni dei produttori agricoli comportano uno scarsissimo potere
contrattuale;
● I prezzi di vendita dei prodotti agricoli NON vengono fissati sulla base dei costi di
produzione;
● L’imprenditore deve subire i prezzi fissati dagli equilibri tra domanda e offerta di beni
agricoli;
● L’apertura dei mercati e la concorrenza internazionale accentuano l’instabilità dei
prezzi.

Il Rischio Finanziario è legato a situazioni di illiquidità e difficoltà sempre maggiori per le


imprese di ottenere credito per far fronte a situazioni di mancanza di liquidità.

Il Rischio Istituzionale è legato all’insieme di norme e regolamenti del settore e al rischio di


mutamenti repentini, l’instabilità dell’assetto politico e normativo rischia di mettere in crisi i
piani e i programmi dell’impresa (esempio incrementi oneri tributari).

Il Rischio Personale è legato alle capacità personali dell’imprenditore e degli altri soggetti
operanti nell’impresa, scarso livello di istruzione e formazione prevalentemente sul campo
Parlando ora della Correlazione tra rischio e rendimento, possiamo prendere in
considerazione che il funzionamento del mercato agro alimentare è caratterizzato: −
● Dal ruolo dominante della grande distribuzione da un lato e da una moltitudine di
piccoli produttori agricoli dall’altro;
● Da una concorrenza internazionale tra i fornitori di beni agricoli, dall’impossibilità per
le imprese agricole di intervenire in modo effettivo nella fissazione dei prezzi di
vendita
● Dall’aumento dei prezzi di acquisto dei fattori produttivi che le imprese agricole
devono subire. Questo fa sì che all’elevato grado di rischio dell’attività agricola non
corrisponda una più elevata remunerazione del capitale investito.

3.6 – Le Dimensioni dell’aziende agrarie


Le aziende in Italia in riferimento alle Dimensioni e alla performance vengono classificate in:
● 67,5% piccole (fatturato < 10000 euro);
● 32% medie (10000 euro < fatturato < 500000 euro);
● 0,5% grandi (fatturato > 500000 euro).

Nell’attuale contesto competitivo le Performance d’impresa risultano spesso legate alle


dimensioni aziendali. Il nanismo dell’impresa agricola è di norma sinonimo di inadeguati
standard di efficienza tecnica, scarse competenze umane, ridotta capacità d’investimento,
difficoltà nei rapporti commerciali e contrattuali con la grande distribuzione organizzata.

Una risposta ai Punti di debolezza relativi alla ridotta dimensione delle imprese agricole
può essere individuata nella cosiddetta integrazione verticale: strategia di sviluppo con la
quale l’impresa cerca di acquisire il controllo sui propri input (integrazione a monte) o sui
propri output (integrazione a valle) o su entrambi. L’impresa mira ad ottenere autonomia
rispetto al mercato acquisendo il controllo delle proprie risorse e dei propri prodotti finali.

La Tassazione del Reddito Agrario è un forte incentivo all sfruttamento delle economie di
scala (tassazione non effettiva). Lo Sviluppo delle attività connesse rappresenta una
strategia di internalizzazione delle fasi industriali e/o commerciali del processo produttivo.
3.7 – La Forma Giuridica e Organizzativa dell’Azienda Agraria
La Forma Giuridica e Organizzativa dell’azienda agraria può essere categorizzata in: −
● Persone fisiche (ditte individuali) nella realtà italiana;
● Società di persone nella realtà italiana
● Società di capitali
● Enti
● Cooperative

Il fenomeno cooperativo si caratterizza per la presenza di quattro fondamentali Principi


ispiratori:
● Scopo mutualistico, fornire beni, servizi e lavoro direttamente ai membri
dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che otterrebbero
sul mercato;
● Principio democratico nella gestione della cooperativa ogni socio ha diritto ad un
unico voto;
● Principio della porta aperta: non serve modifica dello statuto per l’ingresso di nuovi
soci;
● Divieto di redistribuzione, il patrimonio netto non sarà mai ripartito fra i soci.

Inoltre la cooperazione agro alimentare in Italia è Formata da:


● Cooperative di acquisto che cercano di eliminare lo svantaggio derivante dal fatto
che l’offerta di mezzi di produzione
● Cooperative di vendita che hanno lo scopo di assicurare all’agricoltore una maggior
forza contrattuale nel collocamento dei prodotti agricoli presso i vari grossisti
● Cooperative di trasformazione che rappresentano il gruppo più importante tra le
cooperative agricole (cantine, oleifici sociali, stalle sociali, caseifici).

L’impresa cooperativa presenta due Vantaggi, la realizzazione di economie di scala


(trasformazione avviene in impianti di grandi dimensioni con attrezzature moderne, con
personale specializzato e conseguente riduzione di tempo di lavoro), e l’ottenimento di
prodotto con caratteristiche qualitative più costanti nel tempo e conseguente possibilità
di collocamento sul mercato.

Tra i Punti di Debolezza dell’impresa cooperativa invece si considerano le cooperative una


forma organizzativa inferiore, i cui risultati sono meno efficienti rispetto a quelli della
tradizionale impresa capitalistica, e che pertanto trova terreno fertile solo in particolari
situazioni di fallimento del mercato.
Le cause dell’inefficienza della cooperativa sono individuate in:
● Free riding, ovvero l’assenza di controlli e incentivi legati all’impegno del singolo
socio possono favorire comportamenti opportunistici;
● Il problema dell’orizzonte, in cui il patrimonio accumulato è riserva indivisibile, i soci
non sono pertanto incentivati ad investire nella crescita della cooperativa;
● Il problema del portfolio, in cui l’impresa fatica a reperire fonti di finanziamento non
potendo accedere al capitale di rischio dati i vincoli sul capitale sociale e
sull’emissione di azione e obbligazioni.
Da alcune scelte del Legislatore viene introdotta la figura dei Soci Sovventori, vale a dire
soci, siano essi persone fisiche o giuridiche, che non necessariamente perseguono il fine
mutualistico, e viene fatta distinzione tra Cooperative a Mutualità Prevalente e Cooperative
Diverse.

Le Cooperative Agricole sono quelle che svolgono la loro attività prevalentemente in favore
dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi che si avvalgono prevalentemente nello
svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative e degli apporti di beni o servizi dei
soci.

Le Cooperative Agricole sono costituite da coltivatori o altri imprenditori agricoli e svolgono


sia attività diretta di conduzione agricola, sia attività di commercializzazione e
trasformazione dei prodotti agricoli conferiti dai soci. Sono normalmente Cooperative di
Supporto quando il rapporto dei soci (imprenditori agricoli) con la cooperativa è basato sul
conferimento dei prodotti agricoli.

Le Cooperative di Acquisto cercano di eliminare lo svantaggio derivante dal fatto che


l’offerta di mezzi di produzione quali concimi antiparassitari e mangimi è concentrata nelle
mani di poche imprese.

Le Cooperative di Vendita hanno lo scopo di assicurare alla azienda una maggiore forza
contrattuale nel collocamento dei prodotti agricoli presso i vari grossisti oppure quello di
limitare il più possibile il numero dei passaggi intermedi.

Le Cooperative di Trasformazione dei prodotti agricoli rappresentano il gruppo più


importante tra le cooperative agricole (cantine, oleifici sociali, stalle sociali, i caseifici). I
vantaggi: di queste tipologie di cooperative sono la realizzazione di economie di scala (la
trasformazione avviene in impianti di grandi dimensioni con attrezzature moderne, con
personale specializzato e conseguente riduzione del tempo di lavorazione) e l’ottenimento
di prodotto con caratteristiche qualitative più costanti nel tempo e conseguente
possibilità di collocamento sul mercato.

In Italia c’è una forte presenza di ditte individuali (persone fisiche) e società semplici.
Secondo l’ISTAT l’azienda agricola, forestale e zootecnica viene Definita come unità
tecnico economica costituita da terreni.

Nelle imprese agricole esiste l’enorme problema di Gap Informativo:


● Grave carenza di informazione, lamentata dalle banche, relativamente al grado di
effettiva rischiosità (o di effettiva redditività) delle imprese agricole, in mancanza di
bilanci chiari, di informazioni attendibili e di dati verificabili sull’andamento dell’attività;
● Diffusa carenza di preparazione, tipica degli imprenditori agricoli, in materia di
gestione finanziaria (ovvero capacità di sintetizzare i dati economici della propria
attività e capacità di presentarli ai propri finanziatori, siano essi bancari o pubblici).
Con gli accordi di Basilea riguardo le imprese agricole si osservano i fenomeni di:
● Rating (difficoltà nell’accesso al credito);
● Pricing (incremento del costo per accedere al credito);
Questo porta ad incrementi nella quantità e nella qualità della documentazione richiesta
dalle banche.
LA CONTABILITA’ E BILANCIO

4.1 La Contabilità per le Aziende Agricole


Un’efficace sistema contabile è strumento essenziale per la correttezza degli adempimenti
fiscali e previdenziali. È un elemento sempre più indispensabile per l’imprenditore che
intenda affrontare in modo adeguato le sfide dell’attuale contesto economico. Inoltre è un
ottimo strumento sulla base del quale programmare e pianificare la propria attività,
alimentando il processo decisionale nel breve e nel lungo periodo.

L’utilizzo della contabilità agraria permette di analizzare con precisione i costi, le rese e i
profitti di produzione, a livello aggregato e analitico. Consente di formulare accurate
previsioni sui livelli di produzione attesi, così da organizzare in modo più efficiente l’attività
futura. È indispensabile per individuare eventuali sprechi e/o nella gestione aziendale.

Avere a disposizione dati e strumenti contabili consente di seguire i programmi di


certificazione della qualità riconosciuti a livello nazionale ed internazionale. La contabilità
inoltre è sempre più essenziale per interagire col mondo del credito e per rientrare nei
programmi di finanziamento proposti dall’Unione Europea. In un futuro più o meno remoto
sembrerebbe destinato a diventare strumento da adottare obbligatoriamente anche in
ambito agricolo.

In Italia c’è una scarsa diffusione della contabilità agraria per via delle caratteristiche
dimensionali delle aziende (agli occhi dell’imprenditore il sacrificio in termini di tempo e costi
non è giustificato), insufficienza preparazione professionale e per le normative civilistiche e
fiscali. L'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro giornale e il
libro degli inventari. Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla
natura e dalle dimensioni dell'impresa e conservare ordinatamente.

Il codice civile non prevede alcun obbligo di tenuta delle scritture contabili per soggetti
diversi dall’imprenditore commerciale. L’imprenditore agricolo non è pertanto destinatario di
alcun onere di tipo contabile, se titolare di un’azienda organizzata sotto una forma giuridica
non commerciale (impresa individuale e società semplice)

I Libri Contabili sono il Libro Giornale (in cui si annotano cronologicamente tutte le
rilevazioni contabili) e il Libro Mastro (ordina tutte le operazioni raggruppandole per natura,
in base al conto utilizzato)

Il libro degli inventari è il registro all’interno del quale l’imprenditore deve indicare la
suddivisione del proprio patrimonio fra gli elementi attivi e passivi a disposizione
dell’impresa, indicandone la relativa valutazione di terreni e fabbricati, macchinari e
attrezzature, crediti e debiti commerciali, rimanenze di materie prime e prodotti finiti.

Secondo il Principio di Derivazione (destinatari soggetti che producono Reddito d’impresa)


il reddito complessivo è determinato apportando all'utile o alla perdita risultante dal conto
economico, relativo all'esercizio chiuso nel periodo d'imposta, le variazioni in aumento o in
diminuzione conseguenti all'applicazione dei criteri stabiliti nelle successive disposizioni
della presente sezione.
Il Reddito Agrario è costituito dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile
al capitale d'esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialità del
terreno, nell'esercizio di attività agricole su di esso. I Redditi Fondiari seguono le regole
catastali. Lo strumento contabile nel settore agricolo perde dunque il fondamentale ruolo ai
fini dell’accertamento delle imposte reddituali.

4.2 La Contabilità ai Fini IVA


Il soggetto che intende intraprendere un’attività imprenditoriale nel settore agricolo deve
anzitutto presentare la Dichiarazione di Inizio Attività indicando un codice di attività e
ottenendo l’attribuzione di un numero di Partita iva. Dunque anche l’imprenditore agricolo, in
quanto titolare di Partita Iva è soggetto alla normativa IVA.

L'imposta sul valore aggiunto si applica sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi
effettuate nel territorio dello Stato nell'esercizio di imprese o nell'esercizio di arti e professioni
e sulle importazioni da chiunque effettuate.

Per la Fatturazione delle Operazioni, per ciascuna operazione imponibile deve essere
emessa una fattura, anche sotto forma di nota, conto, parcella e simili. La fattura si ha per
emessa all'atto della sua consegna o spedizione all'altra parte. La fattura deve essere datata
e numerata in ordine progressivo e deve contenere:
● Soggetto emittente (Partita Iva e C.F.) e soggetto destinatario;
● Natura, qualità e quantità dei beni/servizi;
● Corrispettivi (e altri dati per determinare l’imponibile);
● Imponibile, aliquota ed ammontare dell’imposta.

Riguardo il Registro delle Fatture, il contribuente deve annotare entro quindici giorni le
fatture emesse, nell'ordine della loro numerazione e con riferimento il numero progressivo e
la data di emissione di essa, la ditta, denominazione o ragione sociale, o il cognome e nome
del cliente, e l'ammontare dell’imponibile e dell'imposta, distinti per aliquota.

Riguardo il Registro degli Acquisti il contribuente deve numerare in ordine progressivo le


fatture e le bollette doganali relative ai beni e ai servizi acquistati e deve annotarle in
apposito registro anteriormente alla liquidazione periodica, ovvero alla dichiarazione
annuale, nella quale è esercitato il diritto alla detrazione della relativa imposta.

Il Funzionamento dell’IVA è stabilito secondo due passaggi:


● Rivalsa, il soggetto che effettua la cessione di beni o prestazione di servizi
imponibile deve addebitare la relativa imposta, a titolo di rivalsa, al cessionario o al
committente;
● Detrazione, per la determinazione dell'imposta dovuta è detraibile dall'ammontare
dell'imposta relativa alle operazioni effettuate, quello dell'imposta assolta o dovuta
dal soggetto passivo o a lui addebitata a titolo di rivalsa in relazione ai beni ed ai
servizi importati o acquistati nell'esercizio dell'impresa, arte o professione.

Effettuare la Liquidazione periodica IVA significa determinare, relativamente a un


determinato periodo di riferimento, l’IVA che un’impresa deve versare all’Erario oppure
l’ammontare dell’IVA a credito. L’IVA deve essere liquidata mensilmente o trimestralmente
(nella seconda ipotesi, oltre all’imposta a debito, deve essere versato l’interesse dell’1%).
Possono optare per la liquidazione trimestrale dell’IVA:
● Le imprese aventi per oggetto prestazione di servizi che, nell’anno precedente, non
hanno superato un volume d’affari di € 400000;
● Le imprese aventi per oggetto altre attività che, nell’anno precedente, non hanno
superato un volume d’affari di € 700000.

I possibili Regimi iva applicabili in agricoltura sono: −


● Regime di Esonero secondo il quale le imprese agricole con volume d’affari non
superiore a 7000 euro sono esonerate dal liquidare e versare l’imposta, non devono
tenere alcun tipo di contabilità, né presentare la dichiarazione Iva annuale. L’unico
obbligo è la numerazione e conservazione delle fatture, ivi comprese le fatture
emesse dai clienti;
● Regime Ordinario sempre applicabile per opzione dall’imprenditore in regime
speciale o di esonero;
● Regime Speciale (regime naturale per le imprese agricole), secondo il quale per le
cessioni di prodotti agricoli e ittici, effettuate dai produttori agricoli, la detrazione è
forfettizzata in misura pari all'importo risultante dall'applicazione, all'ammontare
imponibile delle operazioni stesse, delle percentuali di compensazione stabilite, per
gruppi di prodotti.
Per l’imprenditore agricolo il regime speciale è il regime naturale di applicazione dell’iva però
può uscire optando per il regime ordinario e applicare così tutte le norme generalmente
impiegate dagli altri soggetti IVA per almeno 3 anni.

La convenienza dell’azienda nello scegliere l’opzione di regime ordinario sta quando ci


sono prodotti con basse percentuali di compensazione e rilevanti acquisti di beni strumentali
(con Iva da detrarre). Solo nel regime ordinario l’imprenditore agricolo potrà vantare somme
Iva a credito nei confronti dell’Erario.
L’azienda agricola operante in regime di esonero non è tenuta alla redazione di alcuna
scrittura contabile, mentre in regime di contabilità semplificata, deve tenere le sole scritture
ai fini della determinazione dell’Iva (regimi speciale o ordinario).

Tali scritture contabili si limitano a semplici annotazioni delle operazioni sui registri IVA degli
acquisti e delle vendite (o corrispettivi). Il semplice rispetto della normativa IVA (e relative
registrazioni contabili) non fornisce all’imprenditore agricolo alcuno strumento utile ai fini
dell’esercizio dell’attività imprenditoriale e del processo decisionale in particolare.

Le imprese di tipo Commerciale invece sono soggette alla tenuta di scritture contabili
ulteriori rispetto alle registrazioni ai fini IVA. A seconda della dimensione dell’impresa in
termini di fatturato l’obbligo riguarderà la tenuta di contabilità Semplificata oppure di
contabilità Ordinaria. Per le imprese minori il regime naturale è quello della Contabilità
Semplificata costituita da scritture semplici (registrazione di soli costi e ricavi) e che non
consente di gestire i conti di tipo patrimoniale (cassa, banca, crediti, debiti)

La Contabilità Ordinaria è il regime naturale per le imprese con fatturato che raggiunge
determinate soglie ed è l’unico regime contabile previsto per le società di capitali. Rileva tutti
i fatti di gestione che riguardano l’impresa, sia dal punto di vista patrimoniale che dal punto
di vista economico, riassumendoli nella redazione del Bilancio.
Lo strumento alla base della Contabilità Ordinaria è la tenuta della Partita Doppia secondo
il sistema del patrimonio e del risultato d’esercizio. Il regime ordinario rappresenta
sicuramente il sistema più analitico, più puntuale e più preciso per rilevare i fatti e gli
accadimenti aziendali nel corso dell’esercizio. Consiste, sostanzialmente, nell’analitica
annotazione di tutte le movimentazioni contabili che avvengono giornalmente all’interno
dell’impresa, analizzate sotto l’Aspetto Finanziario che riguarda le variazioni di liquidità, di
crediti, di debiti, e sotto l’Aspetto Economico che riguarda i ricavi e i costi (e le variazioni
del patrimonio netto).

L’imprenditore, in qualunque momento della vita dell’impresa, è in grado di conoscere con


assoluta precisione l’importo dei propri debiti e crediti, l’entità delle proprie risorse
finanziarie, nonché l’entità dell’utile o della perdita che la gestione sta producendo.

Tale analitica annotazione comporta la redazione di almeno due distinti prospetti di sintesi
(che compongono il bilancio di esercizio), il Conto Economico trasformare i fattori (costi) in
prodotti (ricavi) e lo Stato Patrimoniale che sintetizza la capacità dell’impresa di che è un
prospetto degli impieghi e delle fonti (crescita dell’impresa e autofinanziamento).

La diffusione della contabilità ordinaria e delle regole della partita doppia nel mondo agricolo
trova notevoli resistenze e difficoltà connessa ad Assenza di obblighi, Assenza di
competenze e professionalità, Assenza di regole condivise, e Peculiarità legate al settore e
alla natura dei processi produttivi (e dunque peculiarità di alcune valutazioni e registrazioni
contabili).

Per Anticipazioni Colturali si intendono i prodotti in corso di maturazione non ancora


visibili, in quanto, alla fine dell’annata agraria, la coltivazione è in una fase di sviluppo
iniziale. Le anticipazioni colturali sono identificabili in quelle somme di denaro che servono
per anticipare i costi della nuova coltura. L’esigenza di imprenditorialità nel mondo agricolo si
fa sentire, infatti un’agricoltura sempre più professionale rende indispensabile il processo di
pianificazione e programmazione dell’attività d’impresa. I singoli imprenditori agricoli, le loro
aggregazioni (cooperative, associazioni di categoria), le pubbliche amministrazioni e tutti gli
altri soggetti interessati ad orientare le imprese del settore agricolo verso scelte di
convenienza dal punto di vista economico, si scontrano con il problema dell’analisi della
redditività. Occorrono strumenti in grado di guidare l’imprenditore rendendolo consapevole
delle conseguenze di tipo economico delle proprie decisioni.

La tenuta di un’ordinata contabilità, a prescindere dal livello di complessità e


organizzazione del sistema adottato, è un’esigenza ormai vitale per tutte le realtà aziendali
che intendano sopravvivere e competere nell’attuale scenario economico.

La scarsissima diffusione di strumenti e comportamenti di tipo contabile nel settore agricolo


rende molto difficoltoso il processo di adozione e alimentazione di un adeguato sistema di
rendicontazione dei fatti aziendali da parte dell’imprenditore. Occorre individuare regole e
comportamenti condivisi, in modo da diffondere le competenze e gli strumenti basilari
all’interno del mondo agricolo. La redazione di semplici rendiconti e bilanci annuali sarebbe
un passo fondamentale per dotare l’imprenditore una guida nel processo decisionale.
4.3 Il Bilancio dell’Azienda Agricola
Il bilancio è anzitutto uno strumento di comunicazione i cui destinatari/interlocutori possono
essere interni o esterni rispetto all’impresa.

Possibili destinatari dell’informativa di bilancio:


● Economista (per analisi e indagini settoriali);
● Politico (per supportare decisioni e riforme);
● Estimatore (per effettuare stime e perizie);
● Fisco (per verifiche e accertamenti);
● Funzionario di banca (per valutare l’affidabilità di un’impresa);
● Imprenditore.

Il bilancio è strumento di comunicazione, interna ed esterna, dell’attività d’impresa e delle


sue performance. Fornisce inoltre un quadro della situazione economica, finanziaria e
patrimoniale dell'azienda ed è la sintesi delle risultanze della gestione aziendale posta in
essere durante un determinato periodo di riferimento.

Il Bilancio Economico o Bilancio Colturale utilizzabile in ambito agrario consente una


organizzazione efficiente di tutte le attività legate alla vita dell'azienda ed è uno strumento
fondamentale per i processi di pianificazione e programmazione della gestione futura.

Tenuto conto degli scenari attuali e futuri, il bilancio economico può diventare, in particolare
per il piccolo e medio imprenditore agricolo, uno strumento di vitale importanza per misurare
in modo corretto e completo la performance ottenuta, al fine di garantire la continuità
dell’attività. Il più tradizionale (forse l’unico) strumento d’analisi e di pianificazione
dell’impresa agraria è il Bilancio Economico. L’Obiettivo fondamentale del bilancio
economico utilizzato direttamente dall’imprenditore agricolo diventa:
● La determinazione dei risultati della gestione di un determinato esercizio;
● La misurazione delle capacità produttive e reddituali di una determinata azienda;
● La valutazione dell’efficienza economica, ma anche tecnica e produttività dei
processi produttivi.

La fondamentale Divergenza tra il bilancio economico e un tradizionale bilancio di natura


contabile ricalca la distanza esistente tra le seguenti fattispecie:
● Costi espliciti, che sono i costi che generano un flusso di denaro, quali ad esempio
le spese varie (acquisto di fertilizzanti, carburanti) o il salario per la manodopera
dipendente;
● Costi impliciti, detti anche costi figurativi o virtuali sono costi che non generano
alcun flusso di denaro (costo del lavoro familiare, costo del capitale proprio).

La distinzione tra costi espliciti e impliciti sottolinea una differenza sostanziale tra il punto di
vista dell’economista e quello del contabile nell’analisi delle attività economiche. I
contabili si limitano a registrare tutti i movimenti monetari da e verso l’impresa (costi
espliciti). Gli economisti invece sono interessati a studiare le modalità secondo le quali le
imprese prendono le proprie decisioni di prezzo e di produzione (costi impliciti)
Il Bilancio Contabile è un documento che consente di analizzare la situazione economica
esterna, (patrimoniale e finanziaria) di un’impresa alla fine di un determinato periodo di
riferimento seguendo determinate procedure e si limita alla sola osservazione.

Il Bilancio Economico (creato dall’economia agraria) è uno strumento che si concentra


sull’analisi del processo di produzione con cui l’impresa realizza determinate produzioni e
consente di individuare eventuali inefficienze tecnico−economiche cui cercare poi di porre
rimedio; si fonda sulla distinzione tra reintegrazioni e redditi.

Il bilancio economico non coincide con il bilancio contabile ed è costituito da un unico


prospetto a due sezioni:
● Attivo che comprende il valore dei beni e servizi prodotti dall’impresa e delle entrate
accessorie;
● Passivo che comprende il valore dei beni impiegati e trasformati dall’azienda e la
remunerazione dei soggetti economici che li hanno forniti.

Il bilancio economico permette la rappresentazione del valore dei prodotti finiti ottenuti
dall’azienda e del contributo generato dai diversi fattori produttivi impiegati. I valori di attivo e
passivo possono essere rappresentati nella cosiddetta Equazione del tornaconto.

4.4 La Sezione Attiva e Passiva


La Sezione Attiva del bilancio economico è costituita dalla Produzione Lorda Vendibile
(PLV) e si intende il valore dei prodotti finali (beni, servizi, entrate accessorie), realizzati nel
corso del ciclo produttivo e venduti o vendibili e rappresenta il valore della produzione lorda
realizzata nell’azienda, al netto del valore dei prodotti reimpiegati nell’azienda e consumati
nella produzione.

La Produzione Lorda Vendibile (PLV) è anzitutto suddivisa tra le cosiddette reintegrazioni,


ossia fattori consumati nel processo produttivo. Rappresentano l’insieme dei costi oggettivi,
sostenuti per reintegrare il consumo dei fattori produttivi. Una volta reintegrato il consumo
dei beni impiegati nel processo produttivo, occorre remunerare l’impiego dei restanti fattori
produttivi (capitale e lavoro).

In caso di bilancio utilizzato anche ai fini di comunicazione e informativa esterna, diviene


fondamentale, per la comprensione dei successivi dati quantitativi, la preliminare
presentazione e descrizione dell’azienda, nonché dell’attività in essa esercitata.
Le Informazioni Primarie da fornire al lettore del bilancio economico sono:
● Definizione dell’attività d’impresa esercitata (attività principali e connesse, tipologie di
coltura);
● Determinazione della SAU e misura delle altre porzioni di SAT (superficie totale
aziendale);
● Misurazione della quota destinata alle singole colture e di quella destinata ad altre
funzioni.

Non sono compresi solo i beni e i servizi effettivamente venduti, ma anche quelli solo
potenzialmente collocabili sul mercato (ad esempio quelli auto consumati dall’imprenditore o
destinati ai lavoratori). Non rientrano nella PLV i prodotti destinati alla trasformazione in
azienda oppure destinati al reimpiego in azienda (paglia, letame).
La Produzione Lorda Vendibile non sempre coincide con la Produzione Totale Aziendale
in quanto per alcune produzioni può porsi il problema dei reimpieghi.

L’assenza di principi contabili specifici per il settore agricolo e la mancanza di comportamenti


condivisi può rendere problematica la fase di valorizzazione delle grandezze da inserire nel
bilancio agricolo. Per quanto riguarda i beni e i servizi destinati alla vendita il valore
corrisponde al valore di mercato corrisposto all’azienda. Per le fattispecie relative ad
autoconsumo e remunerazioni in natura, solitamente si fa riferimento al prezzo di mercato
decurtato dei costi di commercializzazione. I reimpieghi sono invece valutati sulla base dei
prezzi di mercato, se esistenti, o con riferimento a prodotti similari.

Per ottenere un valore di Produzione Lorda Vendibile coerente con l’effettivo risultato dei
cicli produttivi aziendali occorre considerare, accanto ai veri e propri ricavi di vendita, la
variazione intervenuta nelle scorte di magazzino durante l’annata agraria (prodotti
accumulati in magazzino consumati o venduti in esercizi successivi rispetto a quelli di
produzione).

Accanto alla tradizionale valutazione dei prodotti accumulati in magazzino, alcune aziende
agrarie sono chiamate a procedere al calcolo di grandezze del tutto particolari:
● ULS acronimo di utile lordo stalla (attività zootecnica), ovvero il valore delle variazioni
quantitative e qualitative del bestiame, nell’arco dell’annata agraria;
● ULB acronimo di utile lordo bosco (selvicoltura).

I proventi che non derivano da una specifica attività aziendale sono Entrate Accessorie
(trattamento in bilancio non sempre chiaro e condiviso). Possono ragionevolmente rientrare
nella definizione di entrate accessorie:
● Le somme riscosse dalle imprese di assicurazione quali compensazione dei danni
subiti dalle produzioni per eventi accidentali verificatesi durante l’anno;
● Gli interessi attivi sul conto corrente aziendale;
● I vari contributi integrativi alla produzione o alla realizzazione di servizi, previsti dalla
politica agraria comunitaria (PAC), contributi regionali.

La Sezione Passiva del bilancio economica presenta grandezze di costo Esplicito ed altre
di costo Implicito. Il passivo comprende il valore dei beni materiali impiegati e trasformati e la
remunerazione delle persone economiche che li hanno forniti.

Con il termine Spese Varie (SV) si è soliti indicare tutti gli acquisti di beni e servizi extra
aziendali a fecondità semplice (fattori produttivi a utilità immediata), che vengono cioè
utilizzati nel corso di un solo ciclo produttivo e che si distruggono con esso. Appare dunque
evidente come in questa voce del bilancio economico rientrino una pluralità di costi molto
eterogenei tra loro. Costi per acquisto di beni materiali, mezzi tecnici, servizi (carburanti e
lubrificanti, fertilizzanti, antiparassitari ed erbicidi, mangimi, spese di stalla, noleggi, servizi
elettrici e telefonici, consulenze varie).

Aldilà della eterogeneità e della variabilità delle componenti della voce SV (a seconda delle
attività esercitate dalla singola impresa), la valutazione di tale voce del bilancio economico
non comporta particolari problematiche. I costi di beni e servizi sono infatti ricavabili da
documenti cartacei solitamente a disposizione dell’imprenditore (fatture, ricevute).
Le Quote(Q) rappresentano il costo annuo necessario per mantenere costante l’entità e
l’efficienza dei capitali a logorio parziale. Sono quote di costo relative a beni a utilità ripetuta
che esplicano la loro funzione in più esercizi o cicli produttivi.

Le reintegrazioni relative ai capitali fissi sono riassumibili in Quote di Ammortamento


intendendo la stima della misura in cui il capitale perde di valore durante un periodo, a causa
di usura per l’uso, usura dovuta al tempo e obsolescenza, e Quote di Manutenzione (QM)
che rappresenta la spesa relativa agli interventi effettuati sugli elementi di capitale a logorio
parziale affinché gli stessi conservino le migliori condizioni di funzionamento ed efficienza
(manutenzione ordinaria e straordinaria).

La Quota di Assicurazione (QA) infine rappresenta la spesa sostenuta per assicurare i vari
elementi del capitale dall’eventuale rischio di danneggiamento per cause accidentali. A
differenza delle quote di ammortamento e manutenzione, quelle di assicurazione non
interessano solo ed esclusivamente i fattori a utilizzo pluriennale, ma anche gli elementi del
capitale circolante come i prodotti di scorta, e addirittura le produzioni attese: si pensi al
caso delle assicurazioni contro i danni provocati dalla grandine.

4.5 Imposte e Contributi


Tra le Imposte troviamo:
● Irpef, Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche
● Irap, Imposta Regionale sulle Attività Produttive
● IVA, Imposta sul Valore Aggiunto
● IMU, Imposta Municipale Unica
● TASI, tributo per i servizi indivisibili

Tra le voci, che la dottrina inserisce nella categoria dei Redditi, vi sono i compensi per le
attività umane (di tipo lavorativo) prestate presso l’azienda agraria.
Tali compensi sono riassumibili in:
● Salario (SA) rappresenta il compenso del lavoro manuale ovvero quello impiegato
nell’esecuzione delle attività aziendali;
● Stipendio (ST) corrisponde invece al compenso del lavoro intellettuale che
comprende le attività di amministrazione, direzione e sorveglianza.

Entrambe le tipologie di prestazioni lavorative, manuale e intellettuale, possono poi essere


fornite da personale extra aziendale oppure direttamente dall’imprenditore e dai suoi
famigliari. Nel primo caso salario e stipendio rappresentano costi espliciti, la cui
determinazione è immediata e non pone alcun problema, ossia emolumenti fissati sulla base
di un contratto collettivo nazionale e dati effettivi ricavabili dal libro unico del lavoro (LUL).
Nel caso di apporto lavorativo proveniente dall’agricoltore e dai membri della sua famiglia
invece la valutazione monetaria dei compensi da lavoro presenta più di una difficoltà.

Di norma per la Determinazione dei Costi Impliciti si ricorre al tradizionale criterio del
costo−opportunità. La remunerazione dei fattori apportati dall’imprenditore è determinata
sulla base dei compensi che tali fattori riceverebbero qualora destinati ad analoghi impieghi
fuori dall’azienda.
La quantificazione del costo del lavoro secondo criteri di mercato comporterebbe per molte
aziende agricole la determinazione di un risultato di reddito netto negativo (l’attività
d’impresa risulterebbe antieconomica). Il criterio più idoneo per la Valutazione dei Costi
Impliciti ai fini della compilazione del bilancio economico sembra essere quello definito
come retribuzione minima soddisfacente, in quanto connesso alle esigenze del singolo
agricoltore.

Per la determinazione dei Salari e degli Stipendi Impliciti, a prescindere dal criterio scelto,
occorre procedere al calcolo delle giornate (o delle ore di lavoro) prestate dall’imprenditore e
dai componenti della famiglia, distinguendo le qualifiche dei vari soggetti prima di attribuire
un valore monetario ai relativi compensi.

4.6 Interessi sul Capitale Agrario


Il capitale agrario è costituito da tutti i mezzi produttivi fisicamente mobili necessari per
ottenere la produzione e comprende il capitale di scorta e il capitale di anticipazione.

Il Capitale di Scorta è formato dagli strumenti di scorta quindi mezzi e fattori produttivi
utilizzabili in azienda per più ciclo produttivi (macchine e bestiame) e dai prodotti di scorta
quindi capitali utilizzati in un unico ciclo produttivo (foraggi, concimi, carburanti). Il valore del
capitale di scorta sul quale devono essere calcolati gli interessi è individuato nel valore delle
scorte presenti in azienda all’inizio dell’anno.

Il Capitale di Anticipazione è costituito dalla somma di denaro necessaria per sostenere le


spese di gestione dell’attività produttiva. Poiché le spese di gestione si verificano durante
tutto il processo della produzione, mentre i ricavi sono di norma concentrati alla fine del
processo stesso, il capitale di anticipazione è visto come la somma di denaro necessaria per
affrontare tali spese in attesa della produzione.

4.7 Beneficio Fondiario e Tornaconto


Con la locuzione Beneficio Fondiario (BF) l’economia agraria è solita indicare la
remunerazione spettante alla figura economica che concede all’attività aziendale l’uso del
capitale fondiario di sua proprietà.

Il Capitale Fondiario è il capitale fisso è costituito dalla terra nuda e dai capitali stabilmente
investiti su di essa, i cosiddetti miglioramenti fondiari.

Il beneficio fondiario corrisponde al costo esplicitamente sostenuto per il canone di locazione


in caso di terreni condotti in affitto. Più problematica è la determinazione del BF in caso di
fondo di proprietà dell’imprenditore stesso. In questo caso il costo implicito può essere
calcolato:
● Facendo riferimento al canone d’affitto per fondi simili, al netto di tutte le spese che
colpiscono il capitale fondiario (es. imposte, manutenzione straordinaria);
● Applicando un tasso d’interesse, generalmente pari al 2%, al valore di mercato del
fondo comprensivo dei miglioramenti fondiari.
L’imprenditore considerato nella costruzione di un bilancio economico è dunque un
soggetto che non apporta direttamente alcun fattore produttivo, non è proprietario del fondo,
non è proprietario del capitale agrario, non svolge lavoro manuale e intellettuale all’interno
dell’azienda.
4.8 Determinazione Reddito Netto
La differenza tra quanto viene ricavato e quanto effettivamente speso dall’imprenditore è il
complesso delle retribuzioni spettanti a figure concrete di imprenditori agricoli che assume
configurazioni differenti in base all’apporto dei fattori produttivi da parte dell’agricoltore.

La Determinazione Reddito Netto consiste semplicemente nel detrarre dalla produzione


lorda vendibile tutti i costi esplicitamente sostenuti dall’azienda, cosicché nel reddito netto
residuino solamente i costi impliciti. Il RN è dunque l’unica grandezza il cui valore può
essere considerato attendibile: essendo dato dalla differenza tra quanto ricavato e quanto
effettivamente speso, la sua determinazione prescinde da tutte quelle valutazioni poco
ortodosse o altamente soggettive conseguenti all’applicazione del criterio del
costo−opportunità piuttosto che della retribuzione minima soddisfacente.

Tra gli Indici Tecnici troviamo:


● SAU/UL: il rapporto tra superficie agraria utilizzata e unità di lavoro, fornisce una
misura dell’intensità del fattore lavoro, esprimendo gli ettari di superficie agraria
utilizzata dalla singola unità di lavoro.
● KF/UL, esprime il valore del capitale fondiario per unità di lavoro;
● KA/UL, capitale agrario per unità di lavoro, è simile al parametro precedente, ma
include al numeratore il valore del bestiame, delle scorte e delle anticipazioni
colturali, offrendo una misura degli investimenti aziendali non legati al possesso dei
terreni;
● KF/SAU, esprime il valore del capitale fondiario per ettaro di SAU;
● KA/SAU, esprime il valore del capitale agrario investito per ettaro di SAU.
Tra gli Indici Economici troviamo:
● PLV/UL, esprime la produttività del lavoro impiegato per unità lavorativa;
● PLV/SAU, misura la produttività per ettaro di terreno;
● RN/UL, esprime il valore del reddito netto, calcolato nel bilancio economico e al lordo
dei costi del lavoro familiare, che rimane a disposizione di ogni unità lavorativa;
● RN/SAU, analogamente al precedente indice e esprime il valore del reddito netto per
ettaro di superficie agraria utilizzata.

Il Ricorso a Capitali di Terzi impone di effettuare valutazioni in merito all’equilibrio


finanziario nel breve e nel lungo periodo, di monitorare il livello di disponibilità e liquidità, le
esposizioni. I tradizionali strumenti forniti dall’economia agraria non sembrano in questo
senso fornire all’imprenditore l’adeguato supporto informativo che consenta di implementare
un processo di pianificazione che tenga conto non solo del profilo economico, ma anche di
quello patrimoniale e finanziario.

Per l’imprenditore agricolo conoscere con precisione la misura effettiva della redditività
dell’attività svolta diventa un aspetto sempre più cruciale. Il bilancio economico fornisce, in
tal senso, informazioni indispensabili e costituisce al contempo la base informativa da cui
partire per pianificare e programmare l’attività futura.

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