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PARTE 1

1. Settore Dell’abbigliamento

Il settore della moda e dell’abbigliamento in Italia ha un fatturato che supera i 22 miliardi di euro e con quasi 500mila
addetti rappresenta il 12,5% dell’occupazione dell’industria manufatturiera italiana.

Questo settore è uno dei più dinamici e attivi ma è caratterizzato da una reale difficoltà nel prevedere i trend futuri a
causa della variabilità dei gusti dei consumatori. Un’errata previsione può, infatti, comportare ingenti danni ai bilanci
delle imprese.

Con il termine abbigliamento indichiamo gli indumenti veri e propri indossati da qualcuno, ma in generale anche il modo
di vestire che determina l’aspetto esteriore di una persona. Gli articoli di abbigliamento sono marcatori sociali, ossia
hanno un significato culturale e sociale. Difatti la vestibilità può essere legata a canoni specifici di diverse comunità o
anche allo status sociale, civile e religioso.

In realtà bisogna sottolineare che oggigiorno, soprattutto nei paesi occidentali, attraverso il fenomeno della
globalizzazione, si sta assistendo ad un’omogeneizzazione generale che sta portando le popolazioni a vestirsi in maniera
sempre più simile, grazie anche alla diffusione delle grandi catene di negozi a basso costo. Un tempo invece ogni paese e
ogni cultura aveva i suoi vestiti tradizionali, caratterizzati da abiti sempre diversi l’uno dall’altro e l’attaccamento alla
tradizione manteneva viva la voglia di distinguersi.

Grazie anche al grande sviluppo dell’e-commerce, che ha permesso la vendita di abbigliamento online, molti negozi
riescono a riemergere e continuare a vendere bene sul mercato. Questo fenomeno ha però anche sancito la chiusura da
parte di piccole attività di abbigliamento, e secondo alcuni specifici dati per ogni 3 negozi fisici che chiudono, un nuovo
negozio online apre. Questo evento, chiamato in America, Retail Apocalypse, è anche conseguenza del cambiamento
comportamentale della società stessa.

Inoltre, il settore dell’abbigliamento è stato uno tra i colpiti dagli effetti della pandemia Covid-19. Infatti, la produzione
tessile, di abbigliamento, pelle e accessori hanno subito un calo dell’81% su base annua nel mese di aprile 2020. Il
periodo del lockdown e i successivi mesi caratterizzati da chiusure e aperture alternate hanno condizionato fortemente
tutto il settore dell’abbigliamento. Anche in questo caso, per far fronte agli stili di vita e di consumo degli italiani, l’e-
commerce è stato una soluzione e una nuova frontiera da esplorare soprattutto per chi ancora operava solo nei canali di
distribuzione tradizionali.
Secondo alcuni bilanci del 2020 raccolti da una Banca Dati, il ciclo di conversione delle vendite ha richiesto 13 giorni in
più rispetto al 2019, passando da una media di 97 a una media di 110 giorni. Vendere è divenuto più difficile, ma
soprattutto più lento.

Un incremento dei tempi legato soprattutto all’aumento dei giorni medi di incasso dei crediti commerciali, passati da 76
a 82 giorni, e all’aumento dei giorni di rotazione del magazzino, passati invece da 87 a 96 giorni. Le chiusure per
settimane degli esercizi commerciali, i lockdown prolungati, ma anche la ridotta propensione all’acquisto degli italiani,
sono i fattori alla base di questa tendenza che ha tolto ossigeno alla catena di fornitura italiana, dall’ingrosso al
dettaglio.

1.1 La formula del successo: il Fast Fashion

Fast fashion è un’espressione moderna usata dai rivenditori di moda per intendere un design che transita rapidamente
dalle passerelle e influenza le attuali tendenze della moda, in maniera economica e veloce. Ciò è possibile grazie
all’ottimizzazione di determinati aspetti della catena di produzione, in modo che queste linee di moda siano progettate e
prodotte in modo rapido ed economico, per consentire ai consumatori di acquistarle. Questa strategia di produzione
rapida a un prezzo accessibile riguarda i grandi rivenditori come H&M, Zara, Primark…

La strategia si basa sul concetto di “risposta rapida”. In realtà, la velocità della fast fashion è relativa sia alla velocità di
produzione e rifornimento dei negozi che alla velocità con cui un capo d’abbigliamento diventa obsoleto e va fuori
produzione e non è più in vendita. Prima della fast fashion le collezioni moda seguivano una ciclicità stagionale, ora,
grazie ai nuovi modelli produttivi e distributivi il turn over delle collezioni moda è molto più elevato e la vita media del
prodotto si riduce drasticamente. Infatti, la moda veloce è associata anche alla moda usa e getta perché immette sui
mercati prodotti a prezzi relativamente bassi, di contro troviamo il movimento slow fashion. Quest’ultimo accusa la fast
fashion di inquinamento, sia nella produzione di abiti che nello smaltimento dei rifiuti, di lavorazione scadente e di
enfatizzare le tendenze a breve termine rispetto allo stile classico. Inoltre, per avere un prezzo competitivo le aziende
hanno la necessità di abbassare i costi di produzione e del lavoro, e questo viene spesso ottenuto attraverso lo
sfruttamento della manodopera a basso costo nei Paesi in via di sviluppo, nei quali gli operai lavorano in condizioni di
scarsa sicurezza, in ambienti malsani e non sono pagati adeguatamente.

Inoltre, i danni ambientali causati dall’industria tessile sono stati amplificati dalla fast fashion, difatti l’industria tessile è
tra le più inquinanti del pianeta. Oggigiorno si consumano capi d’abbigliamento 4 volte di più rispetto a quelli consumati
negli anni 90. Si stima che nei paesi occidentali ogni persona in media porta solo il 70% dei capi che possiede e produce
70 kg di rifiuti tessili l’anno. I rifiuti provenienti dall’industria tessile rappresentano il 5% dei rifiuti globali. L’impatto
sull’ambiente comprende sia i rifiuti non degradabili, ma anche energia, prodotti chimici e acqua impiegati nella
produzione.

Solitamente il management aziendale fonda il proprio operato su un principio di base: soltanto alimentando sul mercato
un sentimento diffuso di scarsità e opportunità, si può riuscire a spingere la clientela all’acquisto di impulso,
condizionato dal timore di non trovare più ciò che ha visto la settimana precedente.

Punto focale nella realizzazione delle collezioni sono le informazioni provenienti dai punti vendita: una serie di analisti
del mercato analizzano sistematicamente una serie di dati per verificare il grado di successo delle collezioni e per
stimolare gli altri componenti dello staff commerciale affinché studino e implementino tempestivamente gli
aggiustamenti e le integrazioni più opportune sulla base degli andamenti dei mercati.

2. Settore Della Green Economy

L’impegno verso l’ambiente e la cura dell’habitat naturale sta diventato via via un argomento più trattato, posto sempre
al centro della maggior parte delle discussioni. Anche l’economia si sta perciò adattando a diminuire l’impatto sul
mondo e a limitare la propria impronta. Proprio per questo motivo si parla moltissimo ultimamente della green
economy, anche nota come “economia verde”, ossia un modello di sviluppo economico che prende però anche in
considerazione l’impatto ambientale provocato dall’attività di trasformazione delle materie prime. In sostanza la green
economy è un tipo di economia che mira a diminuire le emissioni di CO2 e quindi a ridurre l’inquinamento. Si cerca
quindi di innescare un meccanismo virtuoso, che permetta di gestire al meglio le risorse, ottimizzando quanto più
possibile la produzione e portando una crescita del PIL. Per puntare a questo tipo di sviluppo sostenibile è necessaria
una trasformazione profonda della società, che però richiede tanto impegno da parte della comunità e che non incontra
sempre l’interesse di tutti.

Fonte: www.Wikipedia.en

La green economy permette anche di avere una riduzione dei costi in quanto le materie prime vengono riconvertite e si
ha un abbassamento delle spese legate alla gestione dei rifiuti. Sicuramente il maggiore vantaggio è comunque la salute
dei cittadini che migliorerebbe notevolmente con un’aria più pulita e una minore emissione di polveri sottili.

In base a un rapporto dell’International Labour Organization con il nuovo settore della green economy si potrebbero
generare dai 15 ai 60 milioni di nuovi posti di lavoro nell’arco del prossimo ventennio

3. Settore degli articoli per la casa


Il settore degli accessori per la casa è in continuo sviluppo in quanto permette di dare un tocco unico e personale alla
propria abitazione. Questi accessori danno colore e armonia alla casa e “vestono” lo spazio, rendendolo più accogliente
e piacevole. Ogni dettaglio è in grado di dare forma allo spazio e combinarsi perfettamente con il resto
dell’arredamento. Con il termine accessori si intendono moltissimi elementi, dai cuscini e tappeti, alle piante, alle luci e
quadri e tutto ciò che rientra nell’arredamento di una casa.

Lo sviluppo di questo settore è avvenuto enormemente con l’avvenimento della pandemia Covid-19. Infatti quasi la
totalità delle persone che hanno vissuto il lockdown, ossia che sono state costrette a vivere tutti i giorni entro le mura
della propria abitazione, hanno comprato nuovi articoli per la casa stravolgendo o arricchendo l’intero arredamento, in
modo da rendere la convivenza il più piacevole possibile.

INDITEX

1. Storia
Il gruppo Inditex S.A. (Industrias de Diseño Textil Sociedad Anónima) è una delle più grandi società del mondo dedicate
alla moda, con sede in Galizia, Spagna. La società, fondata da Rosalia Mera e da suo marito Amancio Ortega, si è imposta
sul mercato implementando tecniche di business all’avanguardia e permettendo così, ai suoi fondatori, di diventare i più
ricchi d’Europa. Nonostante sia uno dei principali rivenditori di moda in tutto il mondo (è il primo gruppo europeo di
retailer e il secondo a livello mondiale più grande in termini di fatturato), la sua creazione è piuttosto recente. Inditex è
una delle rivenditrici di abbigliamento più grandi nel mondo, con dieci diversi brand: Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti,
Bershka, Stradivarius, Oysho, Zara Home, Uterqüe, Lefties e Tempe.

La scalata al successo di Amancio Ortega inizia alla giovane età di quattordici anni, quando il lavoro come commesso
presso un negozio di camicie gli fornisce l’opportunità di immergersi appieno nel mondo del commercio e di
comprendere le tecniche vincenti per vendere prodotti sul mercato.

Tutto quello che aveva appreso nel suo primo impiego, è stato trasformato in una formula vincente implementata, nel
1963, nella prima azienda fondata da Ortega, la GOA. Il modello di business che governava la GOA era incentrato, in
ogni aspetto, sul cliente, sui suoi bisogni e sulle sue esigenze finanziarie. Il tutto era accompagnato dall’impegno
dell’azienda ad offrire prodotti di ottima qualità. La formula vincente di Ortega era quindi incentrata, e lo è tutt’ora ma
con qualche fondamentale variazione, sull’offrire modelli in linea con le ultime tendenze della moda internazionale, ma
a prezzi molto più bassi. Il mix di tutti questi aspetti ha permesso alla GOA di crescere in maniera colossale, nonostante il
quadro economico-politico spagnolo non fosse dei più confortanti.

Il 1975 rappresenta per Ortega l’anno della svolta: nasce Zara. Alla buona qualità dei prodotti, ai prezzi contenuti e
all’importanza del cliente quale elemento fondamentale della strategia di business, la nascita di Zara ha permesso la
creazione di un altro tassello fondamentale per il successo dell’azienda: la capacità di saper rispondere a tempo record
agli input provenienti dalle grandi piazze della moda internazionale. L’approccio del tutto innovativo di Zara desta un
forte successo tra il pubblico che riesce a spingere materialmente la sua espansione. Nel 1976 il marchio possedeva
punti vendita nelle città più importanti della Spagna e la rapida crescita indusse Ortega ad aprire i battenti di una nuova
fabbrica presso Arteixo, una città galiziana molto vicina a Coruna, dove affida ad un professore del luogo, Josè Maria
Castellano, di studiare il modo per ridurre i tempi di progettazione e distribuzione dei capi di abbigliamento. Nel 1978
apre il primo negozio a Madrid e negli anni seguenti si diffonde in tutta la Spagna. Successivamente è stato adottato il
modello di controllare tutta la filiera in modo da portare il momento della produzione sempre più vicino a quello della
vendita: producendo piccole quantità e utilizzando il feedback dei clienti è stato possibile rifornire settimanalmente i
negozi grazie ad una efficiente rete produttiva.

Da questo punto in poi, le sue idee rivoluzionarie, rappresentano una vera e propria scalata verso il successo. Nel 1985
viene costituita la Inditex S.A., che un anno più tardi, diventerà la holding del gruppo di Ortega. È proprio a questo
punto che si iniziano a porre le basi per un sistema di distribuzione in grado di reagire alle mutevoli tendenze del
mercato in modo estremamente rapido. A partire dal 1988, il brand Zara inizia la sua ascesa internazionale con
l’apertura di punti vendita a Porto, New York e Parigi.

Nel 1991 il gruppo si espande sempre più acquisendo marchi del calibro di Massimo Dutti e Pull and Bear. Tutto ciò non
frena le idee rivoluzionarie di Ortega che, dopo aver aperto i battenti in Messico, Grecia, Belgio, Svezia, Malta, Cipro,
Norvegia e Israele, decide di ideare il marchio Bershka destinato a clienti adolescenti e di entrare, proprio attraverso
quest’ultimo, in mercati ancora inesplorati come: Regno unito, Turchia, Argentina, Venezuela, Emirati Arabi Uniti,
Giappone, Kuwait e Libano.

L’ascesa del gruppo Inditex sembra essere inarrestabile, tanto che nel 1999 viene acquisito il brand Stradivarius dando
così inizio all’inesorabile espansione in nuovi mercati quali: Paesi Bassi, Germania, Polonia, Arabia Saudita, Bahrain,
Canada, Brasile, Cile e Uruguay, Andorra, Austria, Danimarca e Qatar.

Il 23 maggio 2000, il gruppo Inditex S.A. si quota sulla borsa di Madrid ed esattamente un anno dopo entra a far parte
della famiglia un nuovo marchio Oysho il quale inizia a dominare il mercato della lingerie.

Dal 2002 al 2008, il Gruppo Inditex si ingrandisce sempre più con la creazione di due nuovi marchi, Uterqüe e Zara
Home attraverso l’ingresso in 43 nuovi mercati, tra cui anche quello italiano. Nel 2005 Pablo Isla, classe 1964 e laurea in
legge, è nominato CEO di Inditex, portando i negozi Zara nei paesi asiatici. Nel 2007 Zara Home diventa il primo negozio
online di Inditex, aprendo due nuove distribuzioni vicino a Madrid e Léon, in Spagna. Nel 2010 anche Zara inizia a
vendere i propri prodotti online, e alla fine dell’anno la piattaforma online è usata in 16 diversi mercati europei.

Alla fine del 2011 il gruppo conta 5500 punti vendita e la presenza, di enorme successo, in ben 82 mercati.

Già a partire dal 2007, il gruppo manifestava la sua presenza online con l’apertura di un e-commerce store del brand
“Zara Home”, ma è proprio nel 2011 che la grande famiglia Inditex decise di dominare anche il commercio elettronico
attraverso l’apertura di e-commerce store per ogni marchio presente in portafoglio.

Nel 2012 si raggiungono i 6000 negozi, cifra superata già nel 2015 con 7000 negozi. Oggigiorno il marchio Inditex è
conosciuto e consolidato in tutto il mondo e ha raggiunto un numero elevatissimo di clienti. Ad oggi, con 162.450
dipendenti, Inditex vende in 215 mercati attraverso la sua piattaforma online e in 95 mercati nei suoi oltre 6.477 negozi:
risulta essere una delle società più grandi del mondo e la più grande innovatrice nel settore del Fashion.

Tra i punti di forza del settore Moda made in Italy c’è l’attenzione sempre più importante alla sostenibilità. Un tema
decisivo per il futuro della moda in generale, che è la seconda industria più inquinante al mondo. La filiera italiana ha
avuto il merito degli ultimi anni di dimostrare impegno nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’introduzione di
nuovi metodi di lavorazione meno inquinanti anche a monte della filiera.

Inditex è presente in 95 mercati in tutti i cinque continenti,


con circa 6.477 punti vendita

Figura 1. Presenza internazionale del gruppo Inditex S.A

2. Struttura Organizzativa

La struttura organizzativa del gruppo è stata implementata in un modo tale da permettere lo sviluppo di un processo
produttivo flessibile che consente il passaggio dal disegno alla fabbricazione del prodotto in soli venti giorni e
l’introduzione di nuovi modelli sul mercato con cadenza bisettimanale. Lo schema organizzativo, caratterizzato dalla
presenza di un numero ristretto di persone per poter avere maggiore tempestività decisionale e facilità di
coordinamento, può essere ricondotto ad una struttura a trifoglio, che risulta essere molto flessibile ed efficace. La
struttura organizzativa si articola quindi in tre foglie:

● la prima è costituita dai vari dipartimenti corporativi di servizio centrale (direzione strategica, fiscale, giuridica,
finanziaria, risorse umane e la comunicazione finanziaria), che svolgono una funzione di coordinamento per
tutte le linee di negozio, permettendo rilevanti vantaggi economici in termini di economie di scala;
● la seconda è rappresentata dalle catene di negozi relative ai diversi brands (Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti,
Bershka, Stradivarius, Oysho, Zara Home, Uterqüe, Lefties e Tempe), che costituiscono il portafoglio Inditex,
condividono la stessa visione e si muovono nella filosofia del gruppo: essere leader del proprio segmento di
mercato grazie ad un modello commerciale flessibile. Nonostante ciò, esse sono formate da personale
indipendente, sono dotate di strutture organizzative proprie e della massima autonomia gestionale, ovviamente
beneficiando del coordinamento svolto dalla casa madre;
● l’ultimo livello organizzativo è costituito dalle aree di appoggio condivise da tutte le unità, cioè quelle funzioni al
di fuori della gerarchia aziendale che supportano tutte le catene del gruppo (la logistica, magazzinaggio, la
distribuzione dei prodotti finiti, che rappresenta il vero punto di forza del gruppo, e il dipartimento che si occupa
della gestione degli immobili e della localizzazione dei punti vendita). Le aree di appoggio condivise eliminano il
tipico svantaggio delle strutture divisionali, cioè la duplicazione di sforzi e lo spreco di risorse

3. I brand del Gruppo Inditex: segmentazione del mercato

Inditex opera un’efficace segmentazione del mercato e consolida la sua presenza internazionale grazie all’approccio
multibrand. Ogni catena di distribuzione è rivolta a un determinato segmento della domanda, possiede un team
manageriale indipendente e usufruisce di notevole autonomia operativa, sempre tenendo in considerazione il modello
di business del gruppo; inoltre gode del supporto centrale a livello amministrativo, giuridico e finanziario.

Figura 2. Marchi del gruppo Inditex

Zara. Zara è un marchio di abbigliamento e accessori, fondato nel 1975 nella città costiera di Coruna, oggi ha sede ad
Arteixo, in Galizia. È il marchio di punta del gruppo, leader indiscusso del fast fashion a livello mondiale, i cui successi
sono dimostrati da un gran numero di riconoscimenti internazionali e dalle attraenti performance economiche. Zara
cerca sempre di soddisfare le esigenze dei propri clienti offrendo capi delle tendenze e dei gusti più popolari del
momento, per poter condividere la passione per la moda con il maggior numero di persone di età e culture diverse. Zara
possiede oltre 2.000 punti vendita in 88 Paesi nel mondo e non è facile fornire dati aggiornati a causa dell’estrema
velocità di apertura di nuovi negozi (quasi uno al giorno). La mission di Zara è quella di soddisfare le esigenze dei propri
clienti e allo stesso tempo contribuire ad informare gli stessi su idee, tendenze e gusti del fashion internazionale.
L’elemento distintivo del sistema di business di Zara è il legame indissolubile tra progettisti e clienti: un team di
specialisti riceve costantemente un feedback sulle decisioni di acquisto che i clienti portano avanti negli store a marchio
Zara. Il formidabile successo di Zara, in continua crescita fa sì che i suoi principali concorrenti la descrivano come “il più
innovativo e devastante marchio al mondo”. Ad oggi, il brand conta oltre 2000 punti vendita, con un fatturato, che si
attesta intorno ai 19,56 miliardi di euro.

Pull&Bear. La storia di Pull and Bear ha inizio nel 1991, quando il gruppo si pone una mission e una concezione del tutto
nuove: soddisfare le esigenze di un target maschile (esteso poi anche alle ragazze) giovane e metropolitano, amante
della moda, di età compresa fra i 14 e i 28 anni. Si pone quindi lo scopo di vestire i giovani di tutto il mondo che vivono
in comunità, che hanno un gusto informale nel vestire, che evitano gli stereotipi e che vogliono sentirsi loro stessi
attraverso quello che indossano. Le fonti di ispirazione di questa catena sono le nuove tecnologie, lo sport, le nuove
correnti musicali e le influenze che si vedono per strada e nei locali più alla moda, per poi rielaborarle secondo uno stile
preciso, rendendole così comode e facili da indossare. Il tutto ad un prezzo davvero molto competitivo. Pull & Bear
controlla tutta la fase del disegno dei capi, ma esternalizza la produzione, rivolgendosi a fornitori asiatici, spagnoli e
portoghesi. Ad oggi, Pull and Bear è presente in 65 paesi con circa 900 negozi, e il suo fatturato si attesta intorno ai 1,88
miliardi di euro.

Massimo Dutti. Nato come camiceria per uomo ed incorporato nel gruppo nel 1991, Massimo Dutti, a differenza degli
altri marchi, è quello destinato al target più adulto ed incarna lo stile classico, elegante ed universale, rappresentato
dagli uomini cosmopoliti ed indipendenti e dalle donne di oggi. Le sue collezioni di alta qualità spaziano da look
sofisticati a stili più casual. I negozi Massimo Dutti, situati in posizione strategica nelle principali città del mondo,
rappresentano uno spazio di alto design creato per il comfort del cliente, in cui, l’aiuto personalizzato e la consulenza
costituiscono la base essenziale del servizio reso al cliente. Massimo Dutti è presente in 68 mercati con circa 700 negozi
nelle migliori posizioni, con un fatturato che riesce a trascinare il gruppo, insieme a quello del brand Zara, ai vertici delle
classifiche mondiali del settore del fashion.

Bershka. Questa catena è stata creata nel 1998 per proporre un innovativo concetto sia di negozio che di moda, rivolto
agli adolescenti e i più giovani del mercato (tra i 13 e 23 anni). La sua nascita è stata ispirata dalla figlia di Ortega, Marta,
che all’età di 13-14 anni disse al padre che non riusciva a vestirsi con i capi creati per Zara. I suoi ampi punti vendita sono
caratterizzati da uno stile urbano e dal mix tra moda, musica e arte di strada. Il punto di forza di Bershka è rappresentato
dall’utilizzo di un modello di business flessibile che riesce ad adattarsi in modo rapido ai repentini cambi di tendenza che
si verificano durante le stagioni. Così come succede per Zara, i modelli per ogni stagione vengono sviluppati interamente
da team creativi che uniscono insieme dati di mercato, dati digitali, sociali e finanziari per andare incontro alle esigenze
della clientela. Anche Bershka controlla la fase del disegno, si rivolge a fornitori esterni per la produzione e possiede un
proprio centro logistico a Tordera dove è ubicata anche la sede centrale. I negozi di proprietà Bershka sono circa 1000
dislocati in 68 mercati.

Stradivarius. Pare che l’acquisto da parte di Ortega di questo brand, nel 1999, sia stato dettato dall’analogia con
Bershka, nato pochi mesi prima, quindi dalla volontà di eliminare un competitor diretto di una propria azienda.
Stradivarius è una catena di moda urbana che offre prodotti di media qualità a prezzo medio-basso, creata per il target
femminile a cui propone le ultime tendenze a livello di disegno, tessuti ed accessori. Proprio nel logo ritroviamo lo
spirito femminile, fresco e creativo del brand: la chiave di violino vuole rappresentare il ritmo, il dinamismo e la
differenza del marchio stesso. La produzione è interamente dislocata in Spagna e in Marocco, mentre il brand controlla
la fase del disegno e della distribuzione attraverso oltre 900 negozi in 59 Paesi diversi.

Oysho. È un’azienda fondata da Inditex nel 2001 per entrare in un nuovo settore di attività, ossia quello della lingeriè
femminile e maschile: fornisce le ultime tendenze della moda nel settore della biancheria intima, offrendo sia qualità
che prezzo competitivo. L’offerta comprende anche prodotti per il mare, articoli per lo sport e prodotti di cosmetica.
Punto di forza del brand, così come degli altri marchi made in Inditex, è la capacità di rinnovare in modo repentino
(quasi settimanale) le collezioni, riuscendo così a fornire ai clienti un prodotto sempre al passo con le ultime tendenze e
di alta qualità. Oysho è sinonimo di femminilità, sensualità, creatività ma allo stesso tempo riesce a combinare tutto ciò
con l’ergonomia e la comodità dei prodotti. Essa subcontratta la fabbricazione delle collezioni ad imprese specializzate in
lingerie; non è ancora riuscita ad integrarsi verticalmente e ha fornito risultati deludenti rispetto alle previsioni, forse a
causa della sua collocazione in un segmento del tutto nuovo per Inditex. Ad oggi, Oysho conta oltre 550 punti vendita in
40 mercati internazionali ed il suo fatturato annuo si attesta intorno ai 416 milioni di euro

Zara home. Ultima catena creata dal gruppo nel 2003 con sede centrale ad Arteixo, è specializzata in accessori ed
articoli per la casa: circa il 70% dei suoi prodotti è costituito da produzioni tessili per la camera da letto, oggettistica per
cucina e bagno, ornamenti decorativi, caratterizzati da eleganza e creatività e infine da articoli per la casa come stoviglie,
posate e bicchieri. Si tratta di un’offerta variegata che va dallo stile classico a quello etnico e contemporaneo,
caratterizzata da qualità, design e prezzi competitivi, attraverso cui Inditex punta a “vestire la casa” quindi adattare la
filosofia aziendale a un nuovo ambiente. Ad oggi, il brand conta oltre 480 punti vendita in 48 mercati internazionali, con
un fatturato, in rapida crescita, che si attesta intorno agli 830 milioni di euro.

Uterqüe. Nasce nel 2008 con un preciso obiettivo di business: la progettazione, produzione, distribuzione e
commercializzazione di accessori, che rappresentano dei “must have” nel guardaroba di una donna. Uterqüe è un
sofisticato marchio di accessori e complementi moda (scarpe, occhiali, ombrelli e articoli in pelle disegnati interamente
dal team creativo Uterqüe) che ostenta ottima qualità a prezzi accessibili. I prodotti che presentano questo marchio
sono in serie limitata, che combinano un prezzo medio-alto, all’ altissima qualità e alla cura del dettaglio. La produzione
è realizzata internamente dalle aziende del gruppo e dai fornitori che lavorano in esclusiva per Inditex. Il marchio
Uterqüe è stato lanciato nel 2008 e ha consolidato la sua presenza nei mercati nazionali ed internazionali con oltre 85
punti vendita in ben 16 paesi e, al momento, è un brand solido su cui il gruppo sta puntando.

Lefties. Nata nel 1933 come outlet di Zara, è una catena spagnola di negozi di moda (a basso costo) che lavora per
donne, uomini e bambini. Lefties è ancora un brand poco conosciuto e poco pubblicizzato dalla stessa Inditex,
probabilmente per la politica economica che ha adottato per tutto questo tempo, volta ad accentuare la presenza e la
vendibilità degli altri brand. Il marchio si distingue per essersi allontanata dallo stampo lasciato dalla sorella
maggiore Zara, per non esserne più un semplice outlet ma un brand con una produzione propria che mira a colpire un
target specifico: è una linea rivolta principalmente al mondo giovanile degli under 30, uomo o donna, fatta di
capi minimal, per uno stile casual, simply-chic e dallo spirito indie, senza considerare anche l’intera collezione sportiva e
quella dedicata ai bambini. Il suo pezzo forte, come si è potuto capire, è il prezzo, ancora più accessibile rispetto gli altri
brand della Inditex, e che ci permette di inserire la piccola Lefties nella classifica dei negozi d’abbigliamento più
economici di sempre. Conta 127 negozi e dal 2014 opera al di fuori della Spagna: è stata proprio la concorrenza del
colosso della moda ultra-low cost, Primark, a spingere Lefties a gettare le basi per la sua ascesa a livello internazionale.

Tempe. Tempe è stata creata nel 1989 e la sua sede si trova a Elche, Alicante, una delle zone di design e produzione di
calzature più importanti della Spagna. L'azienda disegna, produce, commercializza e distribuisce le calzature e gli
accessori delle otto insegne del gruppo Inditex. In Tempe lavorano più di 2.000 persone con profili e nazionalità diverse,
con una cultura basata sull’innovazione, il miglioramento continuo, il lavoro di squadra e la passione per il prodotto. Fa
notizia il fatturato che ha raggiunto nel 2015: 1,117 miliardi di euro, contro i 963,4 milioni di euro del 2014, per una
crescita pari al 15,9%.
Figura 3. Contributo dei brand alle vendite complessive del gruppo Inditex

Il gruppo Inditex possiede quindi diversi brands posizionati in segmenti diversi e specifici del mercato. Vale la pena
notare la competitività interna crescente al gruppo Inditex: Pull&Bear sta affrontando la sorella maggiore Zara, per
questo motivo Zara sta attuando ormai da qualche anno un processo di upgrading e riprogettazione dei punti vendita. A
causa dell’inasprimento della concorrenza sia interna che esterna il management del brand sta attuando nuove
strategie. Ad esempio, Zara sta aumentando i prezzi, accrescendo la qualità e perfezionando degli accessori: queste
novità spingono i prodotti di Zara verso consumatori più attenti ai particolari ed alle rifiniture, cioè verso un target più
adulto.

Possiamo analizzare la situazione guardando il grafico successivo (Figura 4) che illustra il posizionamento dei brand di
abbigliamento di Inditex. Una concentrazione dei brand nella parte medio/bassa della figura è indice di poca
differenziazione o comunque diversificazione parzialmente confusa dei target. Quindi nonostante il fast fashion nel
senso di varietà e mutevolezza di stili e tendenze sia un fenomeno tipico della fascia di mercato più giovane (target
servito attraverso più brand da Inditex), Zara sta cercando di spostarsi nella parte superiore del grafico, conciliando
prezzi e qualità più alti ad elevato contenuto di moda.
Figura 4. Posizionamento dei brand di abbigliamento di Inditex

4. Modello di business di Index

I diversi marchi condividono lo stesso business model che rappresenta il punto di forza e l’elemento distintivo del
gruppo.
Il modello di business di Inditex è caratterizzato da:
● un forte orientamento al cliente, che rappresenta il cuore del business e l’elemento di riferimento per tutte le
funzioni aziendali in quanto fonte essenziale di vantaggio competitivo;
● un elevato grado di integrazione verticale, che determina il controllo di tutte le fasi dello sviluppo del
“prodotto-moda”, cioè design, fabbricazione, logistica e vendita in negozi di proprietà.
La fonte del successo di questo modello è la notevole flessibilità quindi la capacità di adattare l'offerta nel minor tempo
possibile per soddisfare le esigenze dei clienti, meglio e più rapidamente dei concorrenti.
Per Inditex il tempo è il fattore principale da considerare, ancora prima dei costi di produzione. L'integrazione verticale
permette di ridurre il time to market e nello stesso tempo disporre di una grande flessibilità, con una diminuzione delle
scorte di magazzino (tipico rischio associato al settore moda). Il successo delle collezioni risiede nella capacità di
riconoscere e interpretare i frequenti cambiamenti di tendenza nella moda, disegnando nuovi modelli che rispondono ai
bisogni dei clienti.
Come evidenziato dalla Figura 5, le componenti principali del modello di Inditex sono: l’attività di design, la
fabbricazione e l’approvvigionamento, la vendita al dettaglio e la logistica.
Figura 5. Il business model di Inditex

Esaminiamo ora questi elementi singolarmente:


1. L’attività di design è fortemente guidata dal cliente ed è frutto del lavoro creativo di oltre 500 stilisti (la
maggior parte dei quali lavora per Zara), i quali ogni anno sviluppano circa 36.000 nuovi modelli, che
combinano qualità e ultime tendenze a prezzi accessibili. La continua interazione con i clienti all’interno dei
punti vendita è la principale fonte di ispirazione per i team creativi delle catene del gruppo. Infatti, grazie ai
feedback quotidianamente ricevuti dai negozi in merito alle preferenze dei clienti, è possibile apportare
costanti modifiche alla collezione iniziale in base all’evoluzione della domanda e proporre i nuovi prodotti
sul mercato in tempi molto brevi: i nuovi modelli arrivano nei negozi almeno due volte a settimana.
2. La strategia produttiva si basa su piccoli lotti di produzione e sulla così detta “proximity production”. Una
parte rilevante della produzione si sviluppa all’interno delle fabbriche del gruppo, dove vengono realizzati i
capi con una maggiore componente di stile. Il gruppo si occupa direttamente dell'acquisto dei tessuti, del
design, del taglio e della rifinitura finale, delegando unicamente la fase di packaging ad aziende specializzate
ubicate nella zona nord occidentale della penisola iberica. Inditex si avvale anche della collaborazione di
fornitori esterni, con i quali intrattiene relazioni stabili, durature e improntate sulla stretta collaborazione. La
maggior parte di questi fornitori è situata in Europa e riceve da Inditex sia il tessuto che altri elementi
necessari per la produzione del capo.
3. Il punto vendita è l’elemento più importante di questa organizzazione e rappresenta allo stesso tempo la
fine e l’inizio del processo: un vasto spazio espositivo in cui la collezione diventa protagonista, il cui design è
creato per rendere confortevole l'incontro dei clienti con la moda e nel quale si ottengono informazioni
necessarie per adattare l'offerta in base alle loro richieste. Le vetrine hanno un ruolo fondamentale perché
costituiscono la prima e unica forma di pubblicità del gruppo. I negozi sono ubicati nelle principali vie
commerciali di tutto il mondo. Circa il 90% dei punti vendita è di proprietà del gruppo, quindi gestito da
società in cui Inditex detiene la totalità o la maggioranza del capitale sociale. In piccoli mercati, o in paesi di
culture differenti, il gruppo ha esteso la rete dei negozi attraverso accordi di franchising con aziende locali
leader nel settore del retail. All’interno dei punti vendita delle catene del gruppo sono impiegate più di
120.000 persone, motivate e valorizzate grazie a piani di formazione personalizzati e che rispecchiano i tratti
distintivi della cultura a livello corporate: spiccato orientamento commerciale, focus sul cliente, spirito di
iniziativa e capacità imprenditoriale, anticonformismo, ambizione e umiltà. I negozi Inditex sono definiti
“efficienti ed eco-sostenibili”: infatti il nuovo piano strategico di sostenibilità ha promosso la riduzione del
30% nell’emissione di anidride carbonica, una razionalizzazione nel consumo di acqua e l’utilizzo di prodotti
ecologici e a basso impatto ambientale.
4. Per quanto riguarda la logistica tutti prodotti, indipendentemente dalla loro provenienza, vengono inviati
nei centri logistici di ognuna delle catene, dai quali vengono distribuiti contemporaneamente a tutti i punti
vendita del mondo. La distribuzione si effettua due volte a settimana ed include sempre nuovi modelli:
questo permette un costante rinnovo dell'offerta nei negozi. Il sistema logistico si basa su avanzate
applicazioni informatiche sviluppate dai team dell'azienda, grazie alle quali si riduce notevolmente il tempo
che intercorre dal ricevimento dell'ordine nel centro di distribuzione alla consegna della merce in negozio:
circa 24 ore per gli stabilimenti europei ed un massimo di 48 ore per i negozi in America ed in Asia. Così,
avendo a disposizione nove canali diversi e un modello di business unico si riescono a soddisfare in maniera
efficiente suoi oltre 6.477 negozi in 95 mercati. Ovviamente è necessario pianificare le consegne o reagire in
modo rapido e flessibile ai cambiamenti della domanda. Anche la distribuzione e la logistica rientrano nelle
iniziative di sostenibilità del gruppo; a tal proposito gli obiettivi di Inditex sono in particolare due:
● la riduzione dell’emissione di gas a effetto serra generate dai mezzi di trasporto,
attraverso l’utilizzo di eco-veicoli alimentati elettricamente
● la previsione di adeguati piani di formazione per gli operatori e la costruzione e gestione
dei centri logistici secondo i criteri della bioedilizia. Tutti i centri logistici di Inditex
possiedono infatti la certificazione ISO 14001 e i loro dipendenti sono stati formati in
tema di gestione ambientale.

5. Mission

La mission di Inditex S.A. è quella di offrire prodotti di alta qualità e, allo stesso tempo, sostenibili. Sono stati sviluppati
rigorosi standard di salute e di sostenibilità ambientale che rappresentano la base della strategia del gruppo. Il gruppo si
sforza di rimanere trasparente, questo significa mantenere linee aperte di comunicazione in modo continuo con tutti gli
stakeholder, sia primari che secondari. Le idee del gruppo si basano sui seguenti principi:
● Tutte le operazioni del gruppo devono essere sviluppate nell’ambito di una prospettiva etica e
responsabile;
● Tutte le procedure devono rispettare le leggi e i regolamenti di ogni paese;

● Il comportamento dei dipendenti di Inditex deve seguire alla lettera le disposizioni presenti nel codice di
condotta e pratiche responsabili;
● Tutte le persone, fisiche o giuridiche, che mantengono, direttamente o indirettamente, qualsiasi tipo di
servizio professionale, economico sociale o industriale, devono essere trattate in modo equo e
onorevole;
● Tutte le attività di Inditex sono effettuate nel rispetto dell’ambiente, promuovendo la biodiversità, la
conservazione e la gestione sostenibile delle risorse naturali
Inditex, inoltre, assicura agli azionisti che l’attività del gruppo verrà svolta in conformità con l’interesse sociale, essendo
questo inteso come la fattibilità e la massimizzazione del valore della società nel lungo periodo.
La mission di Inditex è quindi " dare ai clienti ciò che vogliono e farlo arrivare loro più velocemente di chiunque
altro ". Una dichiarazione così semplicistica, concisa e diretta mostra perché questa impresa è così fruttuosa. I brand di
Inditex sono più interessati ai gusti e agli interessi dei loro clienti piuttosto che semplicemente a spingere le mode sul
mercato. Ecco perché le aziende dedicano più tempo a conoscere questi "desideri", attraverso i feedback:
soddisfacendo le richieste dei clienti quando necessario, si può creare una sorta di fedeltà.

6. Vision

La dichiarazione della vision di Inditex è " contribuire allo sviluppo sostenibile della società e dell'ambiente con cui
interagiamo ". La dichiarazione mostra come l'azienda dia una priorità alla società e all'ambiente più che alle vendite e
ai profitti. Attraverso la sua responsabilità sociale d'impresa, il gruppo continua a dimostrare la sua responsabilità per il
miglioramento della vita delle persone. Inoltre, l'azienda supporta anche un'ampia gamma di programmi rispettosi
dell'ambiente per sostenere la stabilità e la conservazione delle risorse naturali.
Essere un'azienda leader nella produzione, commercializzazione e distribuzione di capi di abbigliamento che possono
raggiungere qualsiasi area dove esiste una nicchia di clienti, in modo che possano ottenere modelli e mode diversi.
7. Corporate and Social Responsibility: entro il 2023 è previsto il passaggio ad un’economia circolare

La gestione sostenibile e in generale la Responsabilità Sociale d’Impresa sono parte integrante della filosofia aziendale di
Inditex. Infatti, coinvolgono tutti i processi aziendali e si estrinsecano in termini di:

⮚ Environmental Management: la gestione ambientale permea tutto il modello di business del gruppo e
comprende tre iniziative essenziali, cioè la gestione efficiente delle risorse idriche, la riduzione di emissioni
nocive e la produzione della biodiversità. Inditex ritiene che una crescita sostenibile sia un valore strategico:
grazie a questa visione, vengono costantemente tenuti sotto controllo i processi coinvolti nel modello di
business del gruppo e viene analizzata l'efficienza ecologica di tutti i settori per determinare se sono necessari
miglioramenti e come questi possono essere attuati;
⮚ Stakeholder Engagement, che promuove il dialogo continuo e costruttivo con tutti i portatori di interesse
(fornitori, clienti, dipendenti, società civile, azionisti, ambiente) ai fini di comprendere e soddisfare le loro
aspettative adeguando le strategie aziendali.

Il piano di sostenibilità che il gruppo spagnolo ha deciso di portare avanti, in tutti i Paesi in cui è presente, prevede un
modello di negozi eco-efficienti e il passaggio ad un’economia circolare, sviluppando un ciclo di vita completo ed
efficiente per i prodotti, in cui nulla va sprecato. Entro il 2023 uno degli obiettivi che Inditex si è prefissa è Zero Waste:
non inviare più nulla alle discariche dalle sedi, centri logistici, negozi e stabilimenti. Si incoraggia l'uso di materiali più
sostenibili, collaborando con i partner e investendo in nuove tecnologie per prodotti di moda più ecologici e
puliti. Inditex sta anche rendendo più facile per i suoi clienti lasciare presso i negozi i loro capi usati, in modo che si
possa dare una seconda vita o riciclarli.

L’impegno nei confronti dell’Ambiente è inscritto all’interno della politica di Responsabilità Aziendale del gruppo Inditex.
Di seguito vengono elencati alcuni degli obiettivi e delle azioni intraprese nell’ambito dell’impegno ambientale,
direttamente connessi con i punti vendita e con il cliente:

● Nei punti di vendita. C’è la creazione di un modello di gestione eco-efficiente dei negozi che permette di ridurre
il consumo energetico del 20%, mediante criteri di sostenibilità ed efficacia. Questo modello di gestione
propone misure attuative che interessano tutti i processi, dal design del negozio, agli impianti del sistema di
illuminazione, di riscaldamento o refrigerazione, all’eventuale riciclaggio di mobili e decorazioni.
● Riduzione della produzione di rifiuti e riciclo. Il riciclaggio degli appendiabiti o delle placche degli allarmi che
vengono raccolti in negozio e poi riciclati per creare nuovi elementi in plastica sono un buon esempio della
gestione dei rifiuti. Milioni di appendiabiti ed allarmi sono riciclati ogni anno. Così come il cartone e la plastica
utilizzati negli imballaggi.
● Condivisione dell’impegno con tutto lo staff. Uno staff sensibilizzato. Campagne di comunicazione interna e
piani multimedia formativi specifici per sensibilizzare il personale sulle pratiche sostenibili come la
razionalizzazione del consumo energetico, il trasporto sostenibile e la variazione di modelli di comportamento,
sono solo alcune delle misure adottate.
● Nei confronti del prodotto. Il gruppo utilizza tessuti ecologici come il cotone organico e sostiene l’agricoltura
ecologica
● Nel trasporto. Utilizzo di combustibile biodiesel. Ad esempio, la flotta di camion Zara, che trasporta ogni anno
più di 200 milioni di capi, usa il 5% di combustibile biodiesel. Questa misura permette di ridurre le emissioni di
più di 500 tonnellate di CO2 nell’atmosfera.
● Politica di trattamento degli animali e fragranze. Tutti i prodotti di origine animale, compresi pelli e cuoi, in
vendita nei negozi provengono esclusivamente da animali allevati all’interno di aziende agricole per
l’alimentazione e non sono mai animali sacrificati per la vendita di pellame. Tutte le fragranze non sono testate
su animali

8. Swot Analysis

Figura 6. Swot Analysis di Inditex

1) Punti di forza: Il successo di Inditex, come rivenditore di moda leader nel mondo, è basato su numerosi punti di
forza, che lo rendono anche un avversario formidabile nel mercato.
● Integrazione verticale. L’industria del fast fashion è altamente competitiva. La vita del prodotto
è breve e si deve differenziare dai concorrenti, al fine di costruire la migliore brand image. Le
imprese, in questo settore, competono anche sul prezzo e ciò si è intensificato nel momento in
cui le aziende hanno iniziato a utilizzare l'outsourcing a basso costo. Oggi, però, la concorrenza
dipende principalmente dal tempo di risposta dei consumatori. Pertanto, l'integrazione verticale
di Inditex dà un vantaggio nei processi che accorciano il ciclo di produzione dei prodotti, facendo
attenzione a come il personale di Inditex sia coinvolto in ogni fase della catena del valore, dal
design alla vendita al dettaglio.
● Marchio. L'elevato investimento nel marchio Zara è un punto saldo per Inditex, così come i punti
vendita al dettaglio. Per esempio, i clienti che associano a Zara prodotti a prezzi accessibili,
saranno più propensi a fare acquisti presso Zara Home durante la ricerca per l’arredamento
della casa, perché vedono positivamente questo marchio. Inditex spende solo lo 0,3% sul
marketing, mentre il suo alto investimento nel settore immobiliare con vetrine uniformi ispirate
al layout delle vetrine Prada, dà ai marchi del gruppo un'unica immagine inconfondibile al
cliente. Il rapido successo della società ha continuato a generare la forza del marchio, grazie
soprattutto al passaparola e alla pubblicità gratuita. In un certo senso, Inditex non solo ha creato
un marchio forte con Zara, ma ha creato una cultura.
● Ampiezza del mercato servito. Inditex ha una vasta portata, sia a livello globale e sia all'interno
del settore. Con negozi attualmente in 95 paesi, Inditex acquisisce una vasta gamma di clienti
globali. Questa portata globale riduce al minimo il rischio associato a fluttuazioni economiche
regionali. Il lancio di formati di vendita al dettaglio on-line permette anche ad Inditex di
raggiungere i clienti più lontani dai punti vendita.
● Comunicazione e dati in tempo reale. Inditex mantiene un forte legame tra i team di prodotto e
il personale del negozio. Ogni ufficio è formato da un team creativo, costituito dal designer, dal
merchandiser e dagli store manager che sviluppano insieme nuovi prodotti e analizzano i dati di
vendita attuali. I progettisti utilizzano una varietà di informazioni sulle preferenze dei clienti, tra
cui le sfilate di Milano e Parigi per sviluppare nuovi capi sempre più in linea con le tendenze del
momento. I dipendenti del punto vendita hanno il compito di sollecitare i feedback dagli
acquirenti su ciò che vorrebbero vedere ed acquistare di più in negozio. Inditex prende le
decisioni sulla base dei feedback dei clienti e le idee da loro proposte e questo rappresenta
l'elemento centrale del processo di fornitura, andando così incontro al cambiamento di
domanda dei clienti.
2) Punti di debolezza:
● Sottosviluppo degli altri marchi, ad esclusione di Zara. Attualmente, Zara ricopre il 62% del
totale delle entrate di Inditex, mentre i restanti marchi della società ricoprono il resto. Dopo
Zara, il più grande generatore di vendita della società è Bershka, pari a circa il 10% delle vendite,
Zara però genera circa 6,5 volte di più con le sue vendite.
● Eccessiva dipendenza sui mercati europei e nazionali. Nel 2015, l'Europa ha rappresentato il
44% delle vendite Inditex, con il 17,7% delle vendite provenienti dalla Spagna. Tale pesante
dipendenza dall’ Europa potrebbe lasciare l'azienda più vulnerabile alle fluttuazioni economiche
in tempi di crisi fiscale. Nonostante la diminuzione delle sue vendite da quelle europee e
spagnole, Inditex è ancora fortemente ancorata al suolo nazionale nel suo modello di business.
Tutti i centri di produzione e di logistica della società sono situati in Spagna. Continua però a
perseguire mercati extra-europei e sta muovendo la maggior parte delle sue transazioni
commerciali su questa porzione di mercato.
3) Opportunità:
● Vendite online. Secondo uno studio condotto dagli analisti di Forrester Research, la spesa online
dagli americani aumenterà del 17% entro i prossimi anni. Questa ricerca portata avanti dagli
analisti di Forrester prevede che questa crescita interesserà i siti web e i servizi ad esso associati,
per incrementare la vendita dell’abbigliamento e dei gioielli online. Le vendite aumenteranno
notevolmente anche grazie allo sviluppo di applicazioni per la vendita al dettaglio. I clienti
decidono di acquistare online, perché il loro obiettivo principale è quello di trovare il design e la
qualità che vogliono a un buon prezzo, in qualsiasi luogo e in ogni momento.
● Espansione continua. Uno studio condotto dalla Deutsche Bank ha concluso che una crescita del
6% - 9% nello spazio di vendita al dettaglio di Inditex dovrebbe essere sostenibile per i prossimi
10 anni, data la forza della società finanziaria, poco debito, e forti riserve di cassa. Inditex
attualmente sta favorendo l'espansione in Cina.
4) Minacce: Mentre lo stato delle economie europee e spagnole continua a rappresentare una minaccia globale
per Inditex a causa della sua forte dipendenza da questi mercati per la maggior parte delle entrate, ci sono 4
minacce più specifiche caratterizzanti Inditex.
● Fast Fashion. La moda è volubile, e le tendenze possono cambiare durante la notte, le tendenze
che non solo influenzano l’abbigliamento che compriamo, ma anche il modo in cui compriamo.
● Competizione in aumento. Inditex non solo deve preoccuparsi di concorrenti imitativi, ma
anche di altre aziende (Mango, H&M…) che competono nell'acquisizione di significative quote di
mercato attraverso mezzi diversi.
● Crescita più veloce rispetto al modello di Business. Inditex continua ad espandersi al di fuori
dell'Europa: il gruppo si sta muovendo più lontano dalla sua struttura centralizzata, dai centri di
logistica e di distribuzione. Il gigante spagnolo sembra essere in enorme crescita ma la crescita
del modello di business adottato, procede più lentamente rispetto all’espansione territoriale.

9. Competitors

L’industria dell’abbigliamento rappresenta uno dei settori più flessibili e imprevedibili, caratterizzato da una concorrenza
molto intensa e agguerrita. Questo è particolarmente vero per i brands specializzati nel così detto “fast fashion”, dal
momento che oggi il fattore competitivo più importante sembra essere il tempo. Nel contesto attuale il protagonista
assoluto è il consumatore, divenuto “proattivo, evoluto, competente, autonomo, selettivo ed esigente” e le
trasformazioni nelle modalità di consumo hanno determinato un’elevata frammentazione del target, a maggior ragione
se si parla del prodotto-moda che è transitorio per definizione. Risulta quindi fondamentale per le aziende del settore
moda adottare una strategia pull ed essere capaci di rispondere alle esigenze del mercato (o addirittura anticiparle)
meglio e soprattutto più rapidamente dei concorrenti.

I principali competitors nell’ambito del fast fashion a livello internazionale sono: Inditex, Benetton, H&M e Gap. Si tratta
di aziende per molti aspetti simili, nel senso che ognuna di esse ha un raggio d’azione verticale, vende abbigliamento per
donna, uomo e bambino e la linea donna è quella principale. Le maggiori differenze riguardano il modello produttivo:
Inditex è l'unica con un lead time molto basso, caratteristica che la rende più competitiva e ha contribuito al suo
successo. Inoltre, realizza gran parte della sua produzione e possiede la maggior parte dei suoi negozi; Gap e H&M sono
proprietari della maggior parte dei negozi, ma esternalizzano tutta la produzione; Benetton, al contrario, ha investito
maggiormente sulla produzione, ma i licenziatari gestiscono i suoi negozi.

1. Inditex vs Benetton
Il gruppo Benetton è stato costituito nel 1965 in provincia di Treviso sulla base di un’idea di Gilberto
Benetton insieme ai fratelli Luciano, Carlo e Giuliana: proporre ed imporre un’immagine, riuscendo ad
attirare l’attenzione degli altri. Non a caso, il nome del marchio di punta del gruppo si chiama United Colors
of Benetton, nome che richiama proprio l’importanza della maglieria colorata, tratto distintivo del brand.
Nata da un piccolo laboratorio artigianale che produce maglioni di lana per i rivenditori locali indipendenti,
molto presto Benetton riscuote grande successo anche tra i giovani, grazie all’offerta di un prodotto con un
taglio classico, ma proposto in molte colorazioni diverse.
La strategia di Benetton presenta alcuni elementi che la mettono in relazione alle altre aziende di fast
fashion, come per esempio la flessibilità industriale grazie all’outsourcing delle attività produttive, l’utilizzo
di una piattaforma logistica automatizzata e le avanzate tecnologie distributive, e alcune caratteristiche
distintive. Tra queste la più importante è il ruolo dato alla comunicazione e alla leva della promozione: dagli
anni Ottanta il gruppo Benetton ha sviluppato una concezione avanzata di relazione tra il marchio e il
pubblico, fondata su campagne pubblicitarie istituzionali provocatorie spesso a sostegno di temi sociali.
Inoltre, il fast fashion di Benetton si distingue da quello dei concorrenti perché, invece di imitare i trend più
influenti, cerca di portare sul mercato tagli e colori basici.
Il modello di business utilizzato dal gruppo Inditex presenta notevoli analogie con le soluzioni adottate dal
gruppo Benetton negli anni ’90, dall’attenzione per gli aspetti logistici, all’integrazione verticale della
produzione. Nel caso del gruppo spagnolo però, è la gestione diretta dei punti vendita e l’estrema
frammentazione delle collezioni a consentire la capacità di rispondere in “tempo reale’’ alle tendenze del
mercato.
Sin dai primi anni ’90 i tentativi di Benetton di rendere più efficiente la formula a livello internazionale
avevano messo in evidenza alcune rigidità intrinseche al modello adottato, con successo, nei decenni
precedenti. Il tentativo dell’azienda trevigiana di stipulare nel 1997 un accordo con il gruppo spagnolo
Inditex, allo scopo di partecipare in join venture all’apertura in Italia dei primi negozi Zara, rappresentava un
sinonimo di quanto l’entrata dei grandi retailer sul mercato venisse avvertita come una minacciosa
trasformazione che l’azienda non era in grado di contrastare. Il progetto di collaborazione commerciale con
Zara non venne realizzato, ma l’episodio risulta significativo per comprendere come funzionassero i
meccanismi di competizione fra i grandi gruppi.
Mettendo a confronto i marchi del gruppo spagnolo e Benetton vediamo come entrambe si presentano sul
mercato proponendo un prodotto globale, non soggetto a sostanziali trasformazioni per la penetrazione in
diversi mercati. In entrambe le aziende si attua una strategia di segmentazione del brand in diverse catene.
Si possono infatti riconoscere delle somiglianze nella gamma dei prodotti offerti. Differenze si riscontrano
nella linea dei prodotti offerti: ad esempio Zara, con la linea per adulti, azzarda con capi che riportano a
prezzi contenuti, i tagli e i modelli tratti dalle ultime tendenze dell’alta moda. Il gruppo Benetton, invece si
caratterizza per una linea classica fatta di colori e tagli basici. Nelle sue collezioni Zara propone un prodotto
in continua evoluzione, mentre l’azienda italiana ha per anni prodotto delle collezioni standard rifornite di
anno in anno. Mentre Zara non prende in considerazione l’idea di proporre delle campagne pubblicitarie,
Benetton affronta il mercato in maniera aggressiva, puntando alla pubblicità istituzionale.

2. Inditex vs H&M
Hennes & Mauritz è un gruppo svedese specializzato nella vendita al dettaglio di abbigliamento, nato nel
1968 dalla fusione tra la Hennes, azienda che vendeva abiti femminili e la Mauritz Widforss, azienda di
abbigliamento maschile. L’idea commerciale che fin dagli esordi caratterizza la mission dell’azienda è:
“moda e qualità al miglior prezzo”. Questo obiettivo è raggiungibile grazie all’acquisto in grandi volumi sui
mercati più convenienti assiduamente ricercati, una efficace organizzazione logistica e la totale assenza di
intermediari. L’assortimento proposto da H&M garantisce una vasta gamma di articoli, che varia dai capi più
basici a quelli più di tendenza e prevede anche più linee per ogni target. Il punto vendita, quindi contempla
un’offerta di prodotto molto variegata a seconda del tipo di consumatore che si vuole attrarre, ma a
differenza dei suoi concorrenti, H&M ha deciso di mantenere sempre lo stesso brand e di non creare
insegne diverse, indipendentemente dal target, dalla fascia di prezzo e del Paese estero di riferimento.
L'internazionalizzazione è avvenuta, infatti, proponendo un solo marchio relativamente ai punti vendita,
contemplando però, all'interno di essa, un'offerta di prodotto molto varia con grandi diversità a seconda del
tipo di consumatore che si vuole attrarre. La linea dei prodotti proposti da Inditex è minimal, mentre quella
proposta da H&M comprende make-up e prodotti per la cura del corpo. L'assortimento viene rinnovato
costantemente con nuove stoffe, profumi e prodotti che rispecchiano gli ultimi trend. Il lead time del gruppo
Inditex è brevissimo, al contrario in H&M il reparto acquisti pianifica l'assortimento, mentre gli aspetti
pratici sono gestiti dagli uffici di produzione. Tali uffici, in cui la maggior parte dello staff è composto dalla
popolazione locale, sono sempre in contatto con i fornitori. Gli uffici di produzione si assicurano che gli
ordini siano affidati al fornitore e che le merci siano prodotte al prezzo corretto, che siano di buona qualità e
che vengano consegnate al momento giusto. Svolgono inoltre i controlli necessari a garantire che le
condizioni di lavoro presso gli stabilimenti di produzione siano buone. Anche i controlli di sicurezza e qualità
effettuati sulle merci si svolgono presso gli uffici di produzione, attraverso accurati test che comprendono
verifiche su restringibilità dei capi, durata dei colori e sul rispetto delle norme relative all'uso di sostanze
chimiche. Il lead time varia da due-tre settimane fino a sei mesi. Dal punto di vista di H&M, un lead time
breve non è sempre l'opzione migliore, dal momento che il giusto lead time deve corrispondere al giusto
equilibrio di prezzo, tempi e qualità. Per quanto riguarda la promozione l’azienda spagnola si è fatta spazio
nel mercato dell’abbigliamento solo attraverso l’apertura di grandi centri di distribuzione, dove il prodotto si
faceva pubblicità da solo. Il ciclo di produzione è troppo breve e non permette la creazione di linee da
promuovere. Zara, dunque, investe in pubblicità in maniera indiretta, proponendo negozi all’avanguardia e
ponendosi sempre in prima linea con il cliente finale. Invece H&M collabora da anni con importanti nomi
della moda internazionale: da Lagerfeld a Stella McCartney.

3. Inditex vs GAP

Gap Inc. è una multinazionale rivenditrice di abbigliamento ed accessori fondata nel 1969 da Doris e Don
Fisher e con sede a San Francisco. Il nome nasce da "the generation gap" (il "distacco generazionale"),
locuzione assai diffusa all’epoca per descrivere la distanza psicologica tra i giovani della generazione che
negli Stati Uniti viene definita dei "baby boomers" (i nati tra il 1950 ed il 1960) ed i loro genitori. I fondatori
di Gap godono di un vantaggio notevole rispetto ai concorrenti: aver compreso la fortuna che avrebbe
apportato il commercio del jeans, interpretato come il prodotto nuovo per eccellenza, il prodotto dei
giovani, che presto avrebbe acquisito sempre più popolarità, come in effetti è stato. Questa idea
imprenditoriale ha consentito all'azienda di crescere molto negli anni Ottanta e Novanta, dai piccoli negozi
dedicati al commercio dei jeans fino ai livelli attuali di elevata redditività e di estendere l’offerta ad un’ampia
gamma di capi d’abbigliamento per uomo, donna e bambino, oltre che accessori, calzature e cosmetici.
Come le sue concorrenti, anche Gap Inc. possiede alcuni marchi all’interno del gruppo, tra cui Gap, Banana
Republic, BR Factory Stores, Old Navy, Piperlime, Athleta e Intermix, per incontrare le esigenze di diversi
target.
Gap è la più grande catena di negozi degli Stati Uniti, si configura come uno dei pochissimi esempi di aziende
distributive americane che si sono internazionalizzate vendendo capi di abbigliamento di più tipologie e non
solo jeans. A differenza del gruppo spagnolo, presenta una forte razionalizzazione della gamma di prodotti,
vista la concentrazione su pochi modelli e su un ridotto numero di tessuti di tipo basico. La segmentazione
del mercato di riferimento risulta puntuale e l’organizzazione dei brand in diverse e distinte 24 linee di
prodotto è stato uno dei fattori chiave di successo di Gap. Rispetto ai marchi del gruppo Inditex, il core
business, rappresentato dall’abbigliamento casual, costituisce il punto di partenza per una politica di analisi
dei differenti segmenti presenti in questo settore, la differenziazione operata sul target ha portato alla
creazione di un’articolata architettura dell’offerta commerciale, basata non solo su criteri demografici ma
anche sul prezzo e l’occasione d’uso. Il fattore che unifica l’intero assortimento di Gap è la ricerca di uno
stile giovanile e comodo, attento alle tendenze della moda, con un riconoscibile stile americano.

Di seguito (Figura 5) si propone un posizionamento dei vari competitors in base a due dimensioni: il prezzo e il
“contenuto fashion” cioè la percezione del cliente che li considera più o meno “alla moda”.

Figura 5. Il posizionamento competitivo dei marchi commerciali considerati


La concorrenza appare sempre più frontale e sempre più concentrata sul prodotto anziché sull’immagine, specialmente
se in una stessa città sono presenti negozi di più catene distributive. Il prodotto visto in un’ottica multidimensionale è
rappresentato dal rapporto tra la qualità, il contenuto moda ed il prezzo. Le prime due variabili considerate identificano
due tipologie di offerta: quello di tipo basic, low fashion, nella quale la collezione è standardizzata e non molto lontana a
quella delle collezioni precedenti, e quella di tipo high fashion caratterizzata da un attento studio delle tendenze del
momento. Il prezzo invece identifica due tipologie di mercato: quello di massa nella quale i clienti spesso si fanno
guidare nella scelta d’acquisto dalla variabile prezzo anziché da altre e quello selettivo nel quale il prezzo è più alto e al
quale solitamente corrisponde un livello qualitativo superiore. Come si nota dalla figura sovrastante la tendenza dei
marchi commerciali è quella di concentrarsi nella parte centrale, ricercando valori medi per entrambe le variabili
considerate. Le differenze di posizionamento, sono ben sentite e riconosciute dal mercato determinando di
conseguenza il successo di un marchio rispetto ad un altro. Di seguito vengono riportate le quote di mercato del settore
Fashion Retail:

NAZENA S.r.l.

1. La storia

Nazena s.r.l. è una Start Up Innovativa che porta l’economia circolare nel settore tessile.

Nasce il 15 aprile 2019 da un’idea di Giulia De Rossi, prima founder e amministratrice dell’azienda, il cui obiettivo era
quello di trovare soluzioni tangibili allo smaltimento degli scarti in tessuto. Successivamente si unisce al team anche
Stefano Lora, per contribuire con la sua esperienza a sviluppare l’attività manifatturiera. Appena pochi mesi dopo la sua
costituzione, Nazena si è piazzata seconda a Startcup Trentino, competizione tra progetti imprenditoriali allo stadio
iniziale di sviluppo (aggiudicandosi un grant di 10mila euro e 12 mesi di insediamento presso gli spazi di Progetto
Manifattura a Rovereto). Questo premio è stato molto importante, in quanto ha permesso alla Start up di quello che ci
ha permesso di aprire il loro laboratorio. Nel 2021 Nazena poi è stata selezionata per il Global Start Up Program,
programma di accelerazione internazionale, organizzato da Agenzia ICE su indicazione del Ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazionale.
Figura 1 - Il viaggio di Nazena

I valori seguititi dalla Start Up sono:

▪ Rispetto: «Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato» (L’ultimo messaggio

di B.P. agli Esploratori);

▪ Recupero: riduzione degli sprechi derivanti sia dal sovraconsumo sia dalla sovraproduzione. I loro prodotti sono

l’emblema di quanto si possa recuperare in natura senza attingere a risorse vergini.

▪ Eco design: Una progettazione ambientalmente consapevole comprende l’intero ciclo di vita di un prodotto.

Miriano all’ottimizzazione della vita utile dei prodotti limitando il consumo di risorse, in un’ottica di “recupero,
riutilizzo, riciclo”.

▪ Sperimentazione: vengono sperimentate nuove opportunità. Crediamo che la collaborazione sia l’unico modo

per trovare soluzioni innovative per un ambiente ed una società più sani.
2. Mission e vision
Il mondo della moda impatta in maniera fortemente negativa sull'ambiente, soprattutto a causa delle logiche del fast-
fashion: questa industria è responsabile del 10% delle emissioni di CO2 a livello globale. Non solo. Ogni anno una
persona getta 34 chilogrammi di vestiti usati e il 95% di questi va negli inceneritori e in discarica.
L’obiettivo di Nazena è quindi quello di trasformare gli scarti tessili in nuovi prodotti, in un’ottica di economia circolare e
di accompagnare le aziende nel loro percorso verso l’innovazione sostenibile.
“In natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (Antoine De Lavoisier)
Era aprile 2019 quando Giulia De Rossi, dopo un viaggio in Giappone, ha iniziato a fare ricerche nel settore del fashion e
della sostenibilità ambientale. Ad oggi l'azienda dà nuova vita agli scarti tessili, mettendo in atto un processo di
upcycling che trasforma il materiale di scarto in nuovi prodotti a maggior valore aggiunto (come ad esempio in:
packaging, oggettistica, mobili). Per fare ciò, è importante che la Start up si interfacci con le aziende tessili e che gli
proponga il modo in cui gestire al meglio gli scarti di produzione. Questi vengono lavorati per diventare nuovi prodotti
fruibili dall'azienda stessa oppure vengono rimessi nel mercato, creando una vera e propria economia circolare.

3. Il processo

Il materiale Nazena è realizzato attraverso un processo brevettato che garantisce il riciclo delle fibre tessili in una logica
di upcycling di prodotto. In questo modo, viene garantita una seconda vita a tessuti che ad oggi non vengono recuperati.
Il metodo Nazena è un processo brevettato di upcycling e innovability – innovazione sostenibile. Permette di recuperare
fino al 100% delle fibre tessili e di ottenere un materiale resistente che può essere modellato in base alle preferenze del
cliente.
Con il termine upcycling non si intende solo riciclo: il prodotto o materiale di scarto che ha esaurito la sua funzione di
partenza torna in gioco con un nuovo aspetto, una nuova funzionalità e anche un più alto valore aggiunto.

Figura 2 - Il processo. Innovazione e sostenibilità

Mentre con il termine Innovability si fa riferimento all’innovazione sostenibile: Innovability (innovation + sustainability)
significa, appunto, mettere l’innovazione tecnologica al servizio della sostenibilità. Le pratiche aziendali di Nazena sono
particolarmente attente all’impatto ambientale, economico e sociale. Il loro obiettivo è quello di diffondere un modello
di innovazione e sostenibilità nelle imprese del settore tessile.
Il metodo Nazena per il riciclo delle fibre tessili, si articola in cinque step:
1. Ritiro dello scarto tessile post-industriale e post consumo:
▪ AZIENDE TESSILI: viene recuperato lo scarto di produzione che viene mandato in discarica;

▪ COOPERATIVE E ASSOCIAZIONI: viene recuperato lo scarto post-consumo che non può più essere
reimmesso nel mercato di seconda mano;
2. Sanificazione e selezione dei materiali: selezione del materiale dividendolo per tipologia e colorazione.
Eliminazione di ogni eventuale applicazione: bottoni, parti metalliche, paillettes, altro;
3. Lavorazione del materiale: i capi e gli scarti di produzione tornano ad essere fibre grazie ad una operazione di
sfibratura;
4. Lavorazione delle fibre con dei collanti naturali: il processo brevettato esclude qualunque utilizzo di sostanze
chimiche inquinanti;
5. Creazione di diversi concept di prodotto: dal packaging al mobilio passando per oggettistica e pannelli acustici. Il
prodotto finito viene formato direttamente oppure assemblato.
Le fibre che possono essere riciclate possono essere divise in due categorie principali:
1. Materiali utilizzati – STANDARD: fibre naturali (cotone, lana, viscosa, seta), fibre sintetiche (poliestere, nylon,
elastomero);
2. Materiali utilizzati – CUSTOM: impregno continuo in attività di R&S sui materiali più complessi forniti dai clienti
(pellami, poliaccoppiati e membrane).

4. I prodotti

I nuovi prodotti sostenibili marchiati Nazena nascono dal tessuto ritirato e che viene lavorato per farlo tornare alla
forma di fiocco. Attraverso il processo brevettato Nazena, la fibra così ottenuta viene trasformata in pannelli da cui
prenderanno forma varie tipologie di prodotto.
Tra i vari prodotti sostenibili Nazena, sono presenti:

▪ Packaging ed espositori sostenibili per il settore dell’abbigliamento o della gioielleria come, ad esempio,
appendini per abiti e accessori, confezioni ed espositori per gioielleria, etichette, scatole e custodie;
▪ Imballaggio e riutilizzo dello stesso prodotto per una doppia funzione: packaging sostenibili con creatività, ad
esempio wine-box riutilizzabili come vassoio o portalampada;
▪ Allestimenti ecosostenibili per interni, come pannelli da rivestimento modulari e sagomati, con proprietà
fonoassorbenti.

5. SWOT Analysis

1 Strenghts

I punti di forza di Nazena, su cui questa ha realizzato il proprio vantaggio competitivo sono essenzialmente quattro:

▪ Green Economy: Nazena utilizza un modello di business green, trasforma gli scarti tessili in nuovi prodotti
sostenibili e circolari;
▪ Impatto positivo sullo stato di salute dei cittadini e dell’ambiente: il suo obiettivo è quello di stravolgere il
mercato del fashion e del packaging, responsabile del 10% delle emissioni di CO2 a livello globale, adottando un
sistema di economia circolare. Dagli scarti tessili, infatti, Nazena realizza imballaggi, arredi per negozi, articoli di
design e pannelli acustici.
▪ Costi fissi ridotti

▪ Elevata scalabilità nel business

▪ Componente tecnologica innovativa

▪ Flessibilità e personalizzaizone della piattaforma

▪ Applicabilità universale

2 Weaknesses

Tale modello di business presenta anche dei punti di debolezza:

▪ Presenza di barriere normative sovranazionali

▪ Sicurezza informatica e protezione dei dati

▪ Dipendenza dall’utenza dei partner

3 Opportunities

▪ Crescita del settore green a livello globale


▪ Miglioramento tecnologico
▪ Forte potenzialità di espansione globale

4 Threats

▪ Competizione concentrata

▪ Nuovi competitors entranti

Concorrenti
■ Pigmento : Un modello a economia circolare con l’obiettivo di ridimensionare lo spreco di genere
tessile e cosmetico. Questa realtà si occupa della produzione di colore 100% naturale, estratto
direttamente dalle piante e proveniente da scarti agricoli e alimenti. Lo scopo è quello di
contrastare l’impatto ambientale dato dai coloranti chimici, molto spesso considerati tossici per la
natura. Venduti sotto forma di polvere o di liquido, questi coloranti sono perfetti per le aziende di
vari settori: tessile, alimentare, cosmetico e bioedilizio. Pensa che al momento, per effettuare la
produzione di colori, la startup ha utilizzato più di 9,000 kg di scarti.
■ Drexcode: Nata per sostenere il mercato della moda e del design, Drexcode è una startup che si
occupa di noleggio di capi d’abbigliamento e accessori. Si tratta di un vero e proprio “armadio
virtuale” in cui gli utenti possono scegliere il look che preferiscono indossare risparmiando tempo e
denaro. Tutto ciò a favore di una moda circolare che ha lo scopo di creare un futuro più sostenibile.
Drexcode punta così al riutilizzo di abiti e oggetti per ridurre inutili sprechi. In più, offre la possibilità
non solo di noleggiare ma anche di acquistare un capo in particolare, sempre di seconda mano.
■ Good Sustainable Mood: Good punta a una sostenibilità a lungo termine, investendo nella ricerca
di materiali e metodi produttivi per ridurre il più possibile l’impatto ambientale. I capi
d’abbigliamento presenti nella loro sezione shop sono, quindi, tutti derivati da fibre naturali fino al
packaging. Questo, infatti, è creato con carta riciclata e stampato con inchiostro vegetale.
■ calzaturificio Acbc (Anything Can Be Changed). Quest’ultimo, basato a Milano, è nato nel 2017 ed
è stata la prima azienda italiana di calzature certificata B-Corp: le scarpe sono tutte in materiali
riciclati come il poliestere ricavato dalle bottiglie o scarti della produzione di mele in Tirolo.
■ Aquafil , l’azienda che ha brevettato l’Econyl, nylon ricavato da riciclo di reti da pesca e tappezzerie
dismesse, sempre più usato anche dai marchi di moda più importanti, e Manteco, fondata nel 1941
a Prato e sin da allora attiva nella circolarità, dal momento che inizia riciclando vecchi capi di
abbigliamento e coperte militari dismesse: oggi punta sulla nuova lana riciclata MWool, disponibile
in oltre mille colori grazie a un processo di colorazione innovativo che si basa sulla combinazione di
fibre in diverse tonalità, e Woolten, nata da MWool e Tencel.
■ Radici Group, il gruppo bergamasco che ha di recente lanciato il primo collant riciclato, in
collaborazione con Oroblu, e le innovative calze sportive in Renycle, tessuto nato dal riciclo di fibre
di nylon 6.
■ Santori Pellami di Monte Urano, nelle Marche, fondata nel 1890 e guidata oggi dalla quarta generazione
della famiglia, che ha brevettato la pelle Naturella, priva di cromo e con livelli minimi di metalli pesanti,
biodegradabile al 77%.
■ Atelier Riforma, progetto a vocazione sociale di Elena Ferrero e Sara Secondo basato a Torino, che
in un anno e mezzo di vita ha raccolto 8mila capi, salvandoli dalle discariche: i capi raccolti dal
conferimento di abiti usati sono selezionati e lavorati da un network di artigiani, sartorie sociali
soprattutto, che li trasformano in nuovi capi e venduti su un e-store con tanto di certificato di
tracciabilità.
■ Blue of a Kind, di Milano, trasforma capi vintage di qualità, recuperati in Italia e Francia, in abiti
sartoriali, secondo un processo condotto interamente a mano da artigiani specializzati.

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