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Responsabile
Dott. Angelo Giovanni Pulvirenti
Catania, 2007
INDICE
1. INTRODUZIONE
2. GLI STRUMENTI DI POLITICA COMUNITARIA PER IL
COMPARTO OLIVICOLO-OLEARIO
2.1. Generalit
2.2. La riforma ponte dellOCM dellolio doliva
2.3. La nuova OCM
2.4. Le politiche di tutela della qualit: le produzioni DOP e IGP
2.5. La normativa sulla commercializzazione dellolio doliva:
etichettatura e confezionamento
pag. 3
pag. 7
pag. 7
pag. 8
pag. 11
pag. 16
pag. 21
pag. 28
pag. 28
pag. 28
pag. 31
pag. 35
pag. 35
pag. 37
pag. 51
pag. 51
pag. 53
pag. 55
pag. 59
pag. 74
pag. 74
pag. 76
pag. 79
pag. 81
7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
pag. 90
BIBLIOGRAFIA
pag. 93
1. INTRODUZIONE
Quella dellolio doliva una storia lunga almeno 7.000 anni, epoca in cui gli alberi
dulivo venivano coltivati nellarea siro-palestinese, dove sono state rinvenute le pi
antiche testimonianze della sua presenza. Le ricerche archeologiche hanno consentito di
collocarne le prime tracce intorno al V millennio a.C., nei pressi di Haifa, in Israele.
Le prime forme di civilt occidentali si manifestarono proprio nei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo orientale e che detennero il primato nella olivicoltura e
nella produzione di olio: Grecia, Turchia, Siria e Palestina fecero di questo prodotto la
fonte primaria della loro civilt e della loro ricchezza come testimoniano i reperti
archeologici ed i documenti del passato. comunque la Grecia la terra in cui l'ulivo
trova la sua collocazione pi feconda. Il mito attribuisce ad Atena il merito di aver
donato questa pianta agli uomini dell'Attica i quali, a loro volta, gratificarono la dea
assumendo l'ulivo come sacro simbolo della stessa divinit e della citt di Atene ad essa
dedicata. A partire dall'VIII sec. a.C., con la colonizzazione greca dell'Italia
meridionale, la coltivazione dell'ulivo viene introdotta in quella che verr chiamata
Magna Grecia.
Saranno poi i Romani a diffondere in tutto il loro impero, quindi anche nel bacino nordoccidentale del Mare Nostrum, la coltivazione dell'ulivo il cui prodotto finir per
assumere un ruolo sempre pi sostanziale nell'economia generale dell'Impero tanto che
produzione e vendita vennero sottoposte al controllo diretto dello Stato.
Dopo lanno 1.000, sotto le spinte religiose e politiche si assiste ad una ripresa
dellolivicoltura in virt, soprattutto, delle ricche donazioni di uliveti fatte alla Chiesa
da Longobardi, Normanni, Svevi e Angioini. Grazie alle repubbliche marinare si
riattiv, quindi, il commercio internazionale di olio.
La tradizionale millenaria coltivazione dell'ulivo solo nella nostra epoca ha ricevuto
nuova linfa grazie alla moderna Scienza Agronomica ed alla disponibilit di nuovi
mezzi tecnici. Le alterne vicende della storia non hanno scalfito la straordinaria forza e
bellezza di questa pianta che ancor oggi domina, incontrastata come un monumento, il
paesaggio mediterraneo e lo caratterizza profondamente.
Lolivo diffuso in tutti i territori che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.
presente anche in California (Usa), Argentina, Messico, Australia e Cina. L'olivo
coltivato appartiene alla vasta famiglia delle oleaceae che comprende ben 30 generi (fra
i quali ricordiamo il Ligustrum, il Syringa e il Fraxinus); la specie suddivisa in due
sottospecie, l'olivo coltivato (Olea europaea sativa) e l'oleastro (Olea europaea
oleaster). Il frutto una drupa ovale ed importante ricordare come loliva sia l'unico
frutto dal quale si estrae un olio (gli altri oli si estraggono con procedimenti chimici o
fisici da semi).
La composizione dell'olio di oliva costituita da:
70-80% di acido oleico (grasso insaturo);
4-12% di acido linoleico (grasso insaturo);
7-15% di acido palmitico (grasso saturo);
2-6% di acido stearico (grasso saturo).
Lolio di oliva , tra tutti gli oli vegetali, quello a pi alto grado di digeribilit da parte
dellorganismo umano. Oltre ai trigliceridi e grassi polinsaturi, contiene infatti sostanze
antiossidanti come vitamina E, polifenoli, fitosteroli, clorofille e carotenoidi, che
esplicano unazione protettiva per il nostro organismo. Grazie a questi elementi, lolio
extravergine di oliva pu contribuire a bloccare lattivit dei radicali liberi, cio i
composti chimici responsabili dellinvecchiamento delle cellule.
Numerosi studi hanno dimostrato che l'olio d'oliva riduce i fattori LDL (Low Density
Lipoproteine) e VLDL (Very Low Density Lipoproteine), che provocano depositi di
colesterolo "cattivo" sulle pareti delle arterie minacciandone drammaticamente
l'integrit, e potenzia invece il fattore HDL, il "colesterolo buono" che rimuove il
colesterolo dalle pareti delle arterie e lo riporta al fegato. Inoltre, noto che il consumo
abituale di olio doliva pu aiutare a prevenire i tumori del colon e della mammella.
Le opportunit di espansione che la filiera olivicola-olearia potenzialmente in grado di
esprimere sono estremamente promettenti. Da una parte le opportunit di carattere
generale, che consistono nella espansione della domanda di prodotto di qualit nei Paesi
ricchi (Nord Europa, Nord America, Oceania, ecc.), ma con bassi consumi procapite;
dallaltra linteresse derivante dagli effetti benefici che questo alimento determina sulla
salute dei consumatori, oltre allimmagine positiva dei prodotti alimentari italiani nel
mondo, a tal punto da essere definiti come italian food style.
2.1. Generalit
Le politiche di sostegno della produzione di olio doliva nellUE sono andate
evolvendosi nel corso degli ultimi 40 anni a partire dalla prima Organizzazione Comune
di Mercato (OCM) del 1966 1 . Allepoca lItalia era praticamente lunico produttore in
una Comunit di sei Paesi e il testo del regolamento n. 136/66 tent di trovare un
compromesso tra gli interessi italiani e quelli dei Paesi partner produttori di oli di semi.
Le prime misure miravano a sostenere il prezzo di mercato dellolio doliva, offrendo un
sostegno speciale agli olivicoltori (specialmente i piccoli produttori), e ad incentivare la
produzione di olio doliva in lattina. LUE stabil limiti per le zone di produzione
ammissibili allaiuto (la quantit massima garantita - QMG), fiss prezzi minimi, pose
una protezione ai confini, istitu lammasso pubblico e privato per ritirare le eccedenze
dal mercato, concesse sovvenzioni allesportazione per favorire la commercializzazione
al di fuori dellUnione.
Il complesso sistema che scaturiva dallapplicazione del Regolamento 136/66 si basava
sui seguenti elementi:
- la fissazione di un insieme di prezzi di riferimento (prezzo indicativo, prezzo
rappresentativo di mercato, prezzo d'intervento, prezzo soglia) che regolamentava gli
interventi sul mercato;
- un aiuto alla produzione commisurato alle quantit prodotte;
- un aiuto al consumo, consistente in una sovvenzione versata alle imprese di
imbottigliamento (attuato per un certo numero di anni);
- un dispositivo di scorte d'intervento che funzionava come una garanzia di prezzo
minimo concessa ai produttori;
- la protezione del mercato interno mediante un prelievo sulle importazioni e
successivamente mediante l'istituzione di un dazio doganale;
Regolamento n. 136/66/CEE del Consiglio, del 22 settembre 1966, relativo allattuazione di unorganizzazione
comune dei mercati nel settore dei grassi (GU L 172 del 30.9.1966).
Regolamento (CE) n. 1638/98 che modifica il regolamento (CEE) n. 136/66 e regolamento (CE) n. 1639/98 che
modifica il regolamento (CEE) n. 2261/84, del 20 Luglio 1998, G.u. della Comunit europea, serie L, 210, 28 luglio
1998.
La nuova normativa, introdotta con la riforma del 1998, ha sancito labolizione del
prezzo dintervento e del prezzo rappresentativo di mercato, mantenendo soltanto il
prezzo indicativo alla produzione (pari a 383,77 euro/quintale).
Contestualmente allabolizione del prezzo di intervento, stato eliminato il regime
dacquisto allintervento (ammasso pubblico) per evitare i costi connessi alla gestione
degli stoccaggi. Viene invece mantenuto il regime di aiuti allo stoccaggio privato, nei
casi di grave crisi di mercato.
Tale aiuto (pari al massimo a 166,4 euro/q.le) scatta nel momento in cui il prezzo medio
del mercato dovesse scendere per un determinato periodo di tempo al di sotto del 95%
dellultimo prezzo di intervento, pari a 175,16 euro/q.le.
A partire dal 1 novembre 1998 stato completamente eliminato il sistema di aiuti al
consumo di cui beneficiavano gli imbottigliatori, in quanto non ritenuto pi idoneo agli
obiettivi della riforma.
Laiuto alla produzione fissato in 132,25 euro/q.le. La distinzione esistente prima del
1998 tra piccoli produttori (meno di 500 Kg prodotti) e altri produttori stata eliminata
a causa delle difficolt in fase di controllo.
Due sono i vincoli introdotti dallultima riforma del settore per quanto riguarda laiuto
alla produzione:
- il Quantitativo Massimo Garantito (QMG) ripartito in Quantit Nazionali Garantite
(QNG) assegnate ai Paesi produttori;
- la limitazione dellaiuto ad oliveti esistenti al 1 maggio 1998, a partire dalla
campagna 2003/04.
Il Quantitativo Massimo Garantito comunitario, pari a 1.777.261 tonnellate, stato
ripartito in singole Quote Nazionali Garantite (QNG) allo scopo di responsabilizzare
maggiormente i produttori riguardo gli aumenti di produzione (tab. 1). Il superamento
della QNG da parte di uno Stato comunitario comporta una riduzione dellaiuto
proporzionale allentit delleccedenza produttiva riscontrata al suo interno,
penalizzando quindi gli Stati maggiormente eccedentari.
Ai singoli Stati Membri data la possibilit di destinare parte della quota nazionale al
settore delle olive da tavola, dietro approvazione da parte della Commissione.
Molto importante risulta essere il cosiddetto meccanismo di riporto che tiene conto
della caratteristica alternanza della produzione olivicola; se, infatti, in una campagna
la produzione dovesse risultare inferiore alla effettiva quota nazionale, lo Stato membro
ha la facolt di riportare l80% della quota non utilizzata alla campagna successiva. Il
restante 20% viene utilizzata da tutti gli Stati che hanno superata la propria quota
nazionale.
Laltro fondamentale vincolo riguarda laiuto alla produzione che non pu essere
concesso ad oliveti impiantati dopo il 1 maggio 1998: misura, anche questa, volta a
stabilizzare la produzione ed evitare eccedenze. stato concesso agli Stati membri la
possibilit di derogare a tale vincolo solamente in caso di riconversione di vecchi
impianti o per la realizzazione di nuovi impianti inquadrati nellambito di programmi
autorizzati dalla Commissione.
I produttori che vogliano beneficiare dellaiuto alla produzione devono, entro il 1
luglio di ogni anno, produrre una domanda di aiuto correlata da una dichiarazione di
coltivazione, da presentare entro il 31 ottobre dellanno precedente la presentazione
della domanda di aiuto dimostrando, inoltre, lavvenuta triturazione delle olive in un
frantoio riconosciuto. La quantit di olio ammissibile allaiuto pari alla quantit di olio
effettivamente prodotta, aumentata di una quota forfetaria pari all8% per lolio di
sansa.
Ai sensi del regolamento (CE) n. 2366/98 del Consiglio (recante modalit di
applicazione del regime di aiuto alla produzione di olio doliva), a partire dalla
campagna di commercializzazione 1998/99 i frantoi riconosciuti devono essere dotati di
un sistema automatico di pesatura delle olive e di registrazione del peso.
A decorrere dalla stessa campagna, deve inoltre essere tenuta una contabilit
comprendente informazioni relative alle quantit di olive entrate, alle quantit di olive
triturate e a quelle di olio ottenute, nonch i particolari relativi alla destinazione
dellolio doliva uscito dal frantoio.
Con il Regolamento (CE) n. 1513/2001, in vigore dal 1 novembre 2001, laiuto alla
produzione, rimasto fissato a 132 euro/q.le di olio prodotto, sar concesso, a partire dal
1 Novembre 2003, solo agli oliveti o allolio proveniente da alberi di olivo
regolarmente registrati allinterno del Sistema di Informazione Geografica (SIG) che,
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attraverso foto aeree, consentir una maggiore capacit di analisi e di controllo nel
settore, superando lattuale catasto olivicolo. Lo stesso Regolamento 1513/2001 ha
previsto, inoltre, una parziale riclassificazione delle tipologie degli oli provenienti
dalloliva (tab. 2).
In particolare sono state chiarite le denominazioni degli oli presenti nel commercio al
dettaglio. Il limite di acidit per classificare un olio di oliva come extra vergine stato
diminuito, stata eliminata la categoria dellOlio di Oliva Vergine Corrente,
inglobandola nella categoria dellOlio di Oliva Lampante.
stata prevista, inoltre, la possibilit di poter definire alcune menzioni facoltative da
utilizzare in etichetta, nonch di chiarire meglio in etichetta le miscele di olio di oliva
con altri grassi vegetali.
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A partire dalla campagna 2005/2006 laiuto comunitario, quindi, non viene pi erogato
sulla base del quantitativo di olio prodotto, ma sulla base dei titoli assegnati e della
superficie eleggibile olivetata condotta dal produttore, per la quale deve essere garantito
il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali, dei criteri di
condizionalit in materia di sanit pubblica, salute delle piante, ed il rispetto
dellambiente (cross compliance).
La nuova OCM dellolio doliva prevede, per gli agricoltori che conducono superfici
coltivate ad oliveto, il pagamento del 60% (disaccoppiamento totale - pagamento unico)
dellimporto spettante in relazione ai titoli assegnati, mentre il restante 40% verr
erogato
sulla
base
di
una
dotazione
nazionale
per
aiuto
supplementare
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Chi possiede una superficie olivetata inferiore a 0,3 ettari ricever, sotto forma di
premio (disaccoppiamento totale), lintero importo del periodo di riferimento.
Un massimo del 10% della dotazione nazionale pu essere destinata per il
finanziamento di programmi di lavoro realizzati da organizzazioni di operatori (come
previsto dal Decreto n. 31 del 30 gennaio 2006, recante modalit di applicazione del
regolamento CE n. 865/2004, concernente le organizzazioni di operatori del settore
oleicolo, i loro programmi di attivit e il relativo finanziamento) e destinati al
miglioramento della qualit dellolio prodotto attraverso:
- il monitoraggio e gestione amministrativa del mercato;
- il miglioramento dellimpatto ambientale dellolivicoltura;
- il miglioramento della qualit della produzione;
- lintroduzione di un sistema di tracciabilit, certificazione e tutela della qualit;
- la diffusione di informazioni sulle attivit svolte da tali organizzazioni ai fini del
miglioramento della qualit dellolio doliva.
Alle Regioni spetta il riconoscimento delle Organizzazioni di operatori a carattere
regionale e il compito di formulare un parere (vincolante) di ammissibilit al
finanziamento del programma
Il parere della Regione formulato anche sulla base degli indirizzi stabiliti dalla
Regione stessa e di criteri di valutazione che tengono conto di:
- qualit generale del programma (contenuto del programma e coerenza con la
programmazione regionale);
- credibilit finanziaria e congruenza dei mezzi;
- estensione della zona regionale interessata dal programma;
- vocazione olivicola delle zone interessate dal programma;
- settori di attivit interessati e partecipazione finanziaria degli operatori;
- la qualit degli indicatori di efficacia;
- dimensione finanziaria del programma;
- durata del programma.
Entro lagosto 2005, gli Stati membri potevano innalzare la percentuale prevista per il
pagamento unico oltre il 60%. LItalia, con il Decreto 1461 del 3 agosto 2005, ha deciso
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14
15
Una valutazione sullefficacia delle scelte operate dallItalia potr essere fatta solo nel
medio-lungo
periodo.
Alcuni
aspetti
della
riforma,
comunque,
modificano
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labolizione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative relative agli scambi tra i
Paesi.
La politica comunitaria di liberalizzazione degli scambi, tuttavia, ha imposto la
necessit di creare principi e regole comuni per definire e assicurare in modo certo ed
univoco la qualit delle merci allinterno del mercato comunitario.
Con la risoluzione 85/C136/01 del 7 maggio 1985, la Comunit europea ha definito il
"nuovo approccio della politica di armonizzazione". Questo criterio, fondamentale
nellambito della politica comunitaria, si basa sul principio del mutuo riconoscimento di
regole tecniche volontarie che fissano standard di produzione riguardanti i prodotti
industriali e alimentari attraverso il ricorso ad una certificazione basata su norme
europee (certificazione UNI EN ISO). La stessa risoluzione, inoltre, prevede la
progressiva armonizzazione dei requisiti essenziali di qualit che i prodotti devono
soddisfare per poter essere immessi sul mercato, in modo da consentire che i cittadini
europei abbiano completa fiducia nei prodotti e nei servizi che circolano liberamente
allinterno della UE.
Durante gli anni 80, oltre a una fitta regolamentazione tecnica obbligatoria, a livello
comunitario, si discute sul modo di fare agricoltura e viene pubblicato un importante
documento, il Libro verde sul futuro del mondo rurale del 1988. In questo documento,
si sottolinea come lobiettivo sociale al quale il mondo agricolo chiamato a rispondere
quello di garantire la qualit del nostro cibo, un cibo nutriente, saporito e sano,
preservando la qualit dei suoli, la qualit dellacqua, la sopravvivenza di specie animali
e vegetali selvatiche in pericolo di estinzione e la bellezza dei nostri paesaggi.
La Comunit europea, nel corso degli anni, si chiesta che cosa fosse la qualit: a
livello comunitario la qualit viene riconosciuta come intrinsecamente legata allorigine
geografica (legame con il territorio), alla tradizione della lavorazione (tradizionalit del
processo produttivo e talento delluomo) e allimpiego di pratiche ecocompatibili
rispettose dellambiente e della salute delluomo (ad es. prodotti biologici, ottenuti
mediante un impiego ridotto di pesticidi e fertilizzanti), caratteristiche concretizzatesi,
nei primi anni 90, in tre regolamenti che hanno costituito dei veri pilastri della politica
comunitaria per la qualit:
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del prodotto tutelato al disciplinare stesso (Reg. 2092/91, art. 10 del Reg. CEE 2081/92
e art. 14 del Reg. 2082/92).
I prodotti che possono ottenere lindicazione di qualit DOP o IGP sono: carni e
insaccati, latte e formaggi, uova, miele, ortofrutta e legumi, oli e materie grasse vegetali,
pesci, crostacei, molluschi, spezie, prodotti di confetteria, panetteria, pasticceria,
bevande a base di estratti di piante e birra.
Lo scorso 20 marzo 2006, lUnione Europea ha adottato due Regolamenti comunitari
relativi alla nuova politica comunitaria sulla qualit dei prodotti agricoli e alimentari:
il Regolamento CE n. 509/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alle specialit
tradizionali garantite dei prodotti agricoli e alimentari;
il Regolamento CE n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla
protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni dorigine dei prodotti
alimentari. Questi documenti abrogano i precedenti Regolamenti comunitari n. 2081/92
e n. 2082/92.
Con questa nuova normativa lUnione Europea ha adottato una procedura di
registrazione delle DOP e delle IGP pi efficace e compatibile con le norme
dellOrganizzazione Mondiale del Commercio.
il Reg. CE n 1898/2006 detta le modalit di applicazione del Reg. CE n 510/2006. Le
principali novit riguardano:
- la possibilit da parte di una persona fisica di richiedere la registrazione purch la
persona di cui trattasi, il solo produttore nella zona geografica delimitata e la zona
geografica delimitata ha caratteristiche sensibilmente diverse da quelle delle zone vicine
o le caratteristiche del prodotto lo differenziano da quelli prodotti nelle zone vicine (art.
2);
- le norme relative alla denominazione assumono caratteri maggiormente restrittivi per
evitare confusione nel consumatore circa la provenienza e lunicit del prodotto
registrato (art. 3);
- gli elementi costitutivi del disciplinare devono consentire di delimitare la zona
geografica in modo preciso e dettagliato (art. 4), facendo riferimento al legame tra la
qualit del prodotto e lambiente geografico. In particolare, gli elementi che giustificano
i legami con il territorio devono spiegare in che modo le caratteristiche della zona
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geografica delimitata influiscono sul prodotto finale (art. 7). Il disciplinare, inoltre, deve
individuare le procedure che gli operatori devono istituire per fornire gli elementi
relativi alla prova dellorigine del prodotto (art. 6) e norme dettagliate sullorigine e la
qualit degli alimenti somministrati (art. 5);
- relativamente alletichettatura, lart. 9, contempla la possibilit per uno Stato membro
di prevedere che il nome dellautorit che verifica il rispetto delle disposizioni del
disciplinare, compaia sulletichetta del prodotto, inoltre, lart. 14 disciplina le modalit
di riproduzione dei simboli e delle indicazioni;
- la domanda di registrazione deve essere redatta conformemente al modello riportato
nellAllegato I del Regolamento stesso composto da cinque diverse parti (art. 10).
Allart. 12, invece, prevista la possibilit che venga presentata una domanda che
designi una zona geografica transfrontaliera. Essa pu essere presentata da diverse
associazioni sotto forma di domanda comune;
- viene istituito il Registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni
geografiche protette (art. 15) conservato presso la Commissione Europea e contenente
linsieme delle indicazioni che individuano il prodotto registrato;
- vengono precisate, inoltre, le modalit relative alle modifiche del disciplinare e alla
eventuale cancellazione della registrazione (art. 16).
A livello nazionale, la Legge n 296/2006, contiene alcune novit relative al controllo
della qualit dei prodotti agroalimentari.
Lart. 1 di tale Legge attribuisce le funzioni di vigilanza sullattivit di controllo degli
organismi pubblici e privati, nellambito dei regimi inerenti le produzioni
agroalimentari di qualit registrata, allIspettorato centrale repressione frodi (ICRF) che
ha cambiato denominazione in Ispettorato centrale per il controllo della qualit dei
prodotti agroalimentari.
Lattribuzione di tali funzioni rappresenta, indubbiamente, una novit di importanza
fondamentale, in quanto va a regolamentare, in maniera uniforme per tutto il sistema dei
prodotti agroalimentari di qualit registrata, la materia della vigilanza sugli organismi di
controllo.
A febbraio del 2007, in Italia le denominazioni controllate da Organismi di controllo
privati sono complessivamente 130, mentre appena 24 fanno riferimento ad Autorit
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produttivo, alla tutela degli interessi economici degli olivicoltori ma, specialmente, alla
tutela del consumatore.
La legislazione comunitaria in materia di commercializzazione dellolio doliva,
ispirata ad un principio teso a garantire il consumatore, considerato il soggetto debole
essendo nella condizione di non poter controllare la regolarit dellalimento che intende
acquistare.
La normativa europea riguardante il confezionamento e letichettatura dellolio doliva
si sviluppata a seguito della richiesta da parte dei consumatori di una maggiore
informazione sullorigine del prodotto, sulle caratteristiche organolettiche (gusti e aromi
diversi) e sulle propriet salutari del prodotto.
Secondo le idee guida comunitarie, il prodotto sfuso non permette la conservazione
dellidentit dello stesso una volta acquistato, non lasciando al consumatore una traccia
visibile e permanente nel tempo del prodotto stesso. Inoltre, la commercializzazione in
contenitori riciclati e non chiusi ermeticamente, potrebbero essere oggetto di frodi
nonch determinare alterazioni, perdite della genuinit del prodotto e, pi in generale,
danni alla salute del consumatore.
Tali esigenze sono pi in generale trattate nellambito del Regolamento CE 1019/02
sulle norme di commercializzazione, i cui capisaldi sono:
- origine;
- etichettatura;
- presentazione del prodotto;
- menzioni aggiuntive;
- controlli.
Dal 1 Novembre 2003 sono divenuti obbligatori le norme riguardanti il
confezionamento, letichettatura e la chiusura ermetica del prodotto previsti dal Reg.
1019/92 e dal Decreto 109/92, aggiornato dal D.L. 181/03 del 23 giugno 2003, nel quale
vengono fissati gli obblighi per il mercato italiano.
La vendita al consumatore finale si deve effettuare in contenitori di capacit max. di litri
5, chiusi ermeticamente. Tuttavia, per le comunit (alberghi, ospedali ecc.), possibile
prevedere confezioni di capacit superiore (litri 25).
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23
24
Oltre alle indicazioni obbligatorie possibile inserire sulle etichette una serie di
indicazioni facoltative per fornire ulteriori informazioni sul prodotto.
La normativa italiana prevede la possibilit di indicare:
- i simboli metrologici, come la lettera minuscola "e" che costituisce il marchio CE per
gli imballaggi preconfezionati corrispondenti alla Direttiva n. 106/75;
- modalit di conservazione e materiali utilizzati;
- indicazioni ecologiche che invitano a non disperdere i contenitori nellambiente;
- altre indicazioni facoltative quali le modalit di estrazione, la provenienza delle olive e
le variet di olive da cui lolio deriva.
Il Regolamento comunitario 1019/02 sulle norme di commercializzazione, ha portato ad
una regolamentazione delle indicazioni facoltative introducendo il criterio secondo il
quale informazioni supplementari possono essere scritte in etichetta a patto che siano
veritiere e che possano essere dimostrate. Tra queste, le pi rilevanti riguardano:
- lindicazione prima spremitura a freddo per oli dello stesso genere ottenuti a meno
di 27 C con sistemi di estrazione per centrifugazione della pasta d'olive;
- le indicazioni delle caratteristiche organolettiche possono figurare, esclusivamente se
sono basate sui risultati di un metodo danalisi previsto dal regolamento n. 2568/91;
- lindicazione dellacidit o dellacidit massima pu figurare unicamente se
accompagnata dalla menzione dellindice dei perossidi, del tenore in cere e
dellassorbimento nellultravioletto, stabiliti a norma del regolamento n. 2568/91.
Tra le indicazioni facoltative, una menzione particolare deve essere riservata allorigine
geografica del prodotto. Per la Commissione europea, la denominazione dellorigine
concerne una zona geografica limitata a: zone geografiche DOP e IGP, ai sensi del
regolamento 510/2006; uno Stato membro; la Comunit europea; un Paese terzo.
Allo stato attuale non c accordo tra le Organizzazioni europee del settore oleicolo su
come rendere obbligatoria lindicazione dellorigine nelletichettatura dellolio
extravergine di oliva.
La richiesta italiana, inoltrata alla Commissione europea alla fine del 2007, di indicare
sempre in etichetta il Paese di produzione delle olive e dellolio non stata condivisa
dalla Spagna, che ritiene sufficiente come obbligo il solo riferimento allorigine
comunitaria del prodotto.
25
Stato Membro
Quantit
(t)
Spesa
(000 di Euro)
718.334,4
1.005.135,7
554.827,1
67.770,2
4.360,3
2.350.426,4
543.164
760.027
419.529
51.244
3.297
1.777.260
Italia
Spagna
Grecia
Portogallo
Francia
Totale
(%)
30,6
42,8
23,6
2,9
0,2
100
Italia
Spagna
Grecia
Portogallo
Francia
Aiuto storico
Programma attivit
Articolo 69
100% RPU
5%
no
93,6% RPU e
6,4 Dot. Naz.
no
no
100% RPU
100% RPU
5%
no
4%
10%
100% RPU
10%
no
Plafond globale
Pagamento unico
Programmi di attivit (5%)
719.833.180
683.841.520
35.991.000
26
CARATTERISTICHE
ACIDITA LIBERA
(% DI ACIDO OLEICO)
27
3.1. Generalit
Il mercato internazionale dellolio doliva risulta particolarmente complesso se si pensa
che la produzione riguarda sia Paesi sviluppati che in via di sviluppo ed realizzata
attraverso sistemi produttivi molto differenti anche allinterno dello stesso Paese.
Il consumo mondiale di olio doliva ha fatto registrare, negli ultimi anni, un incremento
anche se i modelli di consumo variamo molto sia in termini di quantit che di qualit di
prodotto consumato. Nei Paesi avanzati, gli attributi qualitativi dellolio iniziano ad
assumere un ruolo non indifferente nelle decisioni dacquisto, a conferma delle mutate
esigenze del consumatore orientato verso prodotti in grado di soddisfarlo sia da un
punto di vista salutistico, specie alla luce delle recenti indicazioni emerse in campo
medico, sia da un punto di vista edonistico in relazione allimportanza ed al ruolo
assunto dalla cosiddetta dieta mediterranea.
Nel corso degli ultimi 5 anni, il valore degli scambi internazionali di olio doliva salito
da 2,2 ad oltre 5 miliardi di dollari, con una incidenza sul totale degli scambi
agroalimentari che, pur se in aumento, resta comunque sotto l1%.
28
14% della produzione mondiale. Se si confrontano i dati medi rilevati in questi Paesi,
durante i due quadrienni di indagine (1999-2002 e 2003-2006), si osserva una riduzione
dellincidenza delle produzioni spagnole e greche valutabili intorno al 2,5% a fronte di
un identico incremento registrato nel caso delle produzioni italiane.
I Paesi terzi mediterranei partecipano alla produzione mondiale di olio con una quota
percentuale che, nellultimo quadriennio, stata pari al 21,2% (poco meno di 600 mila
tonnellate con un incremento dell1% rispetto al quadriennio precedente) se confrontate
al periodo 1999-02, le produzioni in tale area geografica sono aumentate del 16%.
Durante lultimo quadriennio, i principali Paesi produttori risultano la Siria (156 mila
tonnellate), la Tunisia (153 mila tonnellate) e la Turchia (127 mila tonnellate) che
insieme contribuiscono alla produzione mondiale con una percentuale superiore al 15%.
Tra questi, la Siria con il 35% e la Tunisia con il 38%, sono quelli che presentano i pi
alti incrementi percentuali rispetto ai valori del quadriennio precedente.
Lapporto dei Paesi extramediterranei alla produzione olearia mondiale appare
marginale e valutabile, nel periodo 2003-06, intorno all1,7% rispetto all1,2% del
quadriennio precedente. In tale contesto, occorre rilevare la crescita delle produzioni,
rispetto al primo quadriennio di indagine, registrate in Messico (43%), Stati Uniti
(67%), Argentina (111%) e specialmente in Australia (517%) dove le produzioni medie
di olio di oliva hanno evidenziato un notevole incremento durante lintero periodo di
indagine sino ad attestarsi intorno alle 4,6 mila tonnellate del quadriennio 2003-06.
I consumi mondiali di olio di oliva sono passati, da poco pi di 2,5 milioni di tonnellate
del quadriennio 1999-02, ai quasi 2,8 milioni del periodo 2003-06 mostrando un
incremento percentuale dell11%. Nellultimo quadriennio, la crescita, come si evince
dai dati forniti dal COI, ha interessato tutti i principali Paesi produttori, anche se
significativi incrementi si osservano in relazione ad aree non tradizionalmente legate a
tale coltura come nel caso di Messico (+94%), Australia (+ 23%) e Stati uniti (+18%)
dove il consumo medio annuo di olio doliva ha sfiorato le 208 mila tonnellate rispetto
alle 176 mila tonnellate del quadriennio precedente.
I principali Paesi consumatori di olio doliva rimangono quelli dellUE dove si
concentra pi del 70% dei consumi mondiali (1.970 mila tonnellate) anche se,
29
nellultimo quadriennio, si assistito ad una leggera riduzione dei consumi medi passati
dal 71,3% del periodo 1999-02 allattuale 70,7%.
lItalia il principale consumatore mondiale di olio con una media di poco superiore
alle 800 mila tonnellate di olio immesso sul mercato nazionale durante lultimo
quadriennio, pari ad un incremento del 12% rispetto al dato relativo al periodo 1999-02.
Tali quantit, superano il volume delle produzioni oleicole italiane non riuscendo,
quindi, a garantire il fabbisogno interno e dovendo ricorrere a volumi di prodotto
provenienti da altri stati.
Seguono la Spagna e la Grecia, rispettivamente con 573 tonnellate, (pari al 20,6%) e
270 mila tonnellate (pari al 9,7%) di olio mediamente destinato al consumo interno
durante lultimo quadriennio. In tali Paesi, la situazione sostanzialmente diversa
rispetto allItalia in quanto, pur in presenza di un contenuto aumento dei volumi
mediamente consumati rispetto al primo quadriennio, questi rimangono, comunque,
inferiori se paragonati alle produzioni realizzate.
Osserviamo, infine, come allinterno dei Paesi terzi mediterranei i consumi medi di olio
registrati nellultimo quadriennio si attestino intorno alle 377 mila tonnellate con un
leggero incremento rispetto al quadriennio precedente ma in diminuzione (-0,5%) in
termini di incidenza percentuale rispetto al dato mondiale.
Si pu ragionevolmente prevedere che, agendo attraverso una maggiore divulgazione
delle propriet biologiche, nutrizionale e salutistiche dellolio insieme ad un
allargamento della segmentazione delle produzioni che consenta laffermarsi di una
cultura dellolio doliva, si potranno accrescere i consumi anche alla luce del fatto che
il consumo pro capite di olio, a livello mondiale, non supera i 400 grammi annui con un
peso di circa il 4% sul totale degli oli vegetali che in complesso ammontano a 11,1 kg.
Negli ultimi anni si potuto osservare (fig. 2) come la tendenza allincremento dei
consumi pro capite a livello mondiale sia da attribuirsi principalmente ai Paesi non
tradizionalmente produttori di olio. Questa tendenza, sembra destinata a proseguire
anche nei prossimi anni se si pensa che gli Stati Uniti, pur rappresentando il mercato
extraeuropeo pi importante, presentano un consumo pro capite annuo di olio doliva
che non supera i 700 grammi, pari a circa il 3% dei consumi complessivi interni di oli
vegetali.
30
* Australia, Austria, Canada, Germania, Giappone, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti
Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao.
3.3. Scambi
LItalia e la Spagna non solo sono i principali produttori mondiali di olio doliva, ma
risultano rispettivamente il primo e il terzo principale paese esportatore con una quota
nel quadriennio 2003-06 pari, rispettivamente, al 31,9% e al 17,9%; il secondo
esportatore in ordine di importanza la Tunisia (19,5%), che come produttore occupa la
quinta posizione (tab. 2). Tra il quadriennio 1999-2002 e quello 2003-06 il valore delle
esportazioni mondiali di olio doliva aumentato del 30% mentre, nello stesso periodo,
il volume della produzione cresciuto dell11%. Sia le esportazioni della Spagna che
quelle dellItalia sono aumentate, in quantit, meno delle esportazioni mondiali
(rispettivamente, del 22% e del 15%), tanto che si sono ridotte, di conseguenza, le loro
quote di mercato. Tra i principali Paesi produttori, occorre rilevare come la Grecia abbia
fatto registrare una considerevole crescita delle esportazioni che, nellultimo
quadriennio, sono aumentate del 34% (11, 8 mila tonnellate) rispetto al periodo 19992003. Nellambito dei Paesi dellUE le esportazioni di olio, tra i due quadrienni
considerati, sono aumentate del 17%, passando da 280,6 mila a 327,5 mila tonnellate.
Questa tendenza risultata pi evidente nel caso dei Paesi Terzi Mediterranei dove si
31
registrato un incremento del 46%, pari a 247,8 mila tonnellate, soprattutto grazie al
contributo fornito da Siria e Marocco che hanno fatto registrare una crescita delle
esportazioni di olio pari, rispettivamente, al 420% e al 352%. Infine, con un aumento
durante il periodo 2003-06 valutabile intorno al 102% (22,8 mila tonnellate), i Paesi
extramediterranei sono quelli che mostrano, nellultimo quadriennio, la pi alta crescita
percentuale delle esportazioni trainati dagli incrementi fatti registrare dagli Stati Uniti
(+103%), dallAustralia (+100%) e dallArgentina (+93%).
Come era prevedibile, le importazioni di olio doliva sono meno concentrate delle
esportazioni. LItalia, il maggiore esportatore di olio doliva, allo stesso tempo il
secondo principale importatore, con una quota del 22,1% del valore delle importazioni
mondiali durante il quadriennio 2003-06, pari a poco pi di 133 mila tonnellate, rispetto
al 19,6% (97,4 mila tonnellate) fatto registrare nel quadriennio precedente. Durante
lultimo quadriennio, il principale paese importatore di olio doliva sono gli Stati Uniti
poco meno del 36% delle importazioni mondiali, pari a circa 216 mila tonnellate; gli
altri maggiori Paesi importatori, esclusa la Spagna (6,3%), sono localizzati lontano dal
bacino del Mediterraneo tanto che, poco meno del 69% delle importazioni mondiali di
olio, risultano riferibili a Paesi extramediterranei.
La maggior parte di Paesi agisce, allo stesso tempo, sia come esportatore che come
importatore di olio doliva; tuttavia, alcuni arrivano al punto da mostrare che stanno
chiaramente svolgendo attivit di arbitraggio, vale a dire che in questi Paesi, gli
operatori trovano vantaggioso riesportare parte dellolio doliva importato, dopo averlo
manipolato. Tra i principali esportatori, quelli che, allo stesso tempo, importano grandi
quantit di olio doliva troviamo lItalia e, in misura minore, la Spagna; entrambi i Paesi
sono importatori netti.
32
2.542,1
100
961,5
100
576,1
100
420,3
100
1.997,4
100
35,0
100
50,0
100
113,3
100
147,5
100
120,0
100
515,3
100
0,8
100
1,8
100
0,8
100
7,9
100
29,5
100
(000) t
1999-2002
%
(000) t
Produzioni
37,8
22,7
16,5
78,6
1,4
2,0
4,5
5,8
4,7
20,3
0,0
0,1
0,0
0,3
1,2
2.820,4
111
999,1
104
713,4
124
395,3
94
2.173,4
109
38,5
110
67,5
135
156,3
138
153,0
104
127,3
106
597,9
116
1,3
167
2,5
143
4,6
617
16,6
211
49,1
167
2003-06
Spagna
Italia
Grecia
Unione europea
Algeria
Marocco
Siria
Tunisia
Turchia
Paesi Terzi Mediterranei
Stati Uniti
Messico
Australia
Argentina
Paesi extramediterranei
Totale mondiale
(000) t
1999-2002
35,4
25,3
14,0
77,1
1,4
2,4
5,5
5,4
4,5
21,2
0,0
0,1
0,2
0,6
2.512,9
100
560,8
100
720,8
100
262,5
100
1.791,6
100
34,3
100
53,8
100
93,5
100
48,8
100
68,1
100
351,9
100
175,9
100
6,1
100
27,0
100
6,6
100
369,4
100
1,7
(000) t
Consumi
2003-06
22,3
0,3
1,1
0,2
7,0
14,0
2,7
1,9
3,7
2,1
1,4
71,3
10,4
28,7
572,9
102
808,0
112
270,3
103
1.970,0
110
40,1
117
55,8
104
126,9
136
42,0
86
51,5
76
377,4
107
207,8
118
11,9
194
33,3
123
5,4
81
439,9
119
14,7
2.787,3
111
20,6
29,0
9,7
70,7
1,4
2,0
4,6
1,5
1,8
13,5
7,5
0,4
1,2
0,2
15,8
33
1999-2002
(000) t
28,0
100
97,4
100
0,0
100
127,9
100
0,5
100
3,5
100
0,0
100
0,0
100
0,0
100
17,5
100
180,8
100
4,4
100
26,3
100
2,9
100
350,6
100
496,0
100
2003-06
37,7
135
133,1
137
0,0
100
173,6
136
0,0
0
3,0
86
0,0
100
0,0
100
0,0
100
13,5
77
215,6
119
9,8
223
30,0
114
0,0
0
414,1
118
(000) t
Importazioni
%
5,7
19,6
0,0
25,8
0,1
0,7
0,0
0,0
0,0
3,5
36,4
0,9
5,3
0,6
70,7
601,3
121
68,9
0,0
5,0
1,6
35,9
2,2
0,0
0,0
0,0
0,5
0,0
28,9
0,0
22,1
6,3
Spagna
Italia
Grecia
Unione europea
Algeria
Marocco
Siria
Tunisia
Turchia
Paesi Terzi Mediterranei
Stati Uniti
Messico
Australia
Argentina
Paesi extramediterranei
Totale mondiale
1999-2002
(000) t
88,0
100
166,0
100
8,4
100
280,6
100
0,0
100
4,1
100
5,5
100
101,0
100
55,6
100
169,9
100
5,0
100
0,0
100
0,0
100
5,0
100
11,3
100
461,8
100
2003-06
107,3
122
191,0
115
11,3
134
327,5
117
0,0
100
18,6
452
28,6
520
116,8
116
71,6
129
247,8
146
10,1
203
0,4
100
1,4
200
9,6
193
22,8
202
(000) t
Esportazioni
19,1
35,9
1,8
60,8
0,0
0,9
1,2
21,9
12,0
36,8
1,1
0,0
0,0
1,1
2,4
598,0
130
17,9
31,9
1,9
54,8
0,0
3,1
4,8
19,5
12,0
41,4
1,7
0,1
0,2
1,6
3,8
34
4.1. Generalit
L'olivicoltura italiana vanta una tradizione millenaria e rappresenta uno dei comparti pi
importanti nel panorama agricolo nazionale.
In base alle statistiche ufficiali confortate dalle rilevazioni del Consiglio Oleicolo
Internazionale, l'Italia si conferma come il pi grande importatore mondiale di olio di
oliva, il principale mercato di consumo in assoluto e, nello stesso tempo, il maggiore
paese esportatore di olio di oliva confezionato, sia nell'area europea che nei Paesi d'oltre
oceano. In effetti, le imprese italiane esportano olio di oliva in oltre 50 Paesi nel mondo
e controllano una quota rilevante dei pi importanti mercati europei ed extraeuropei.
Sul piano territoriale, questo settore svolge un ruolo socio-economico fondamentale,
soprattutto in alcune regioni meno favorite dallo sviluppo economico del meridione
dove, normalmente, ogni anno genera una domanda di manodopera pari a non meno di
30 milioni di giornate di lavoro.
In diverse aree della Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia l'olivicoltura costituisce una
fonte importante di reddito per milioni di famiglie e in alcune aree rappresenta l'unica
occasione di lavoro per molti agricoltori.
Uno degli aspetti pi preoccupanti che, a causa di alcuni fenomeni legati ai costi di
produzione e alla struttura della domanda e dellofferta, la filiera dell'olio di oliva in
Italia sta attraversando una fase molto delicata.
La nostra attuale olivicoltura, definibile globalmente di tipo tradizionale, in crisi
economica ormai da molti anni, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Le spese di
gestione sono divenute insostenibili, ed in molti casi, superano abbondantemente i
ricavi. I criteri tecnici ed agronomici su cui basata sono da considerarsi, alla luce
dellodierna situazione economica e di mercato, decisamente obsoleti.
Le considerevoli oscillazioni delle quotazioni di mercato, hanno reso lolio italiano
poco competitivo rispetto a quello spagnolo, greco e tunisino. Di fatto, questi fenomeni
hanno determinando molte incertezze fra gli operatori della filiera che continuano a
registrare margini di redditivit poco soddisfacenti.
35
36
37
Nel settore oleario molto diffusa la pratica di imbottigliare per conto terzi come
attivit esclusiva o, comunque, preminente rispetto alla commercializzazione del
prodotto con il proprio marchio.
La fase di commercializzazione e distribuzione del prodotto avviene principalmente
attraverso i canali della moderna distribuzione che assorbe circa il 70% del totale
domestico, mentre il canale di vendita tradizionale al dettaglio interessa una quota di
mercato intorno al 15%. In questo contesto, emerge il ruolo sempre crescente assunto
dallHo.Re.Ca (canale di vendita comprendente hotel, ristoranti e catering) e dalla
vendita tramite e-commerce sebbene la loro quota rimanga ancora molto bassa rispetto
al canale domestico.
Dallanalisi dei flussi nella filiera dellolio doliva nel periodo compreso tra il 2002 e il
2005 (fig. 4), emerge come le disponibilit complessive (costituite per il 58% dalle
produzioni interne e per il rimanente 42% dalle importazioni) varino tra 1,1 e 1,3
milioni di tonnellate. Di queste, quasi i due terzi (65%) sono destinati al consumo
interno, il 27% viene esportato e il rimanente 8% viene utilizzata nellambito
dellindustria alimentare. Solo il 12% del consumo interno di natura extra domestica
mentre il resto utilizzato dalle famiglie per scopi alimentari. In Italia ancora molto
radicata lusanza, da parte dei privati, di acquistare lolio sfuso direttamente dai
proprietari presso i frantoi. Tale pratica, presto non potr pi essere attuata a causa del
divieto, imposto dalla normativa comunitaria, di vendere olio non confezionato o in
contenitori superiori ai i 5 litri.
Il 76% dellolio viene, attualmente, confezionato prima di essere commercializzato. Si
stima che la dimensione complessiva del mercato italiano dellolio doliva vari tra i 4,5
e i 5 milioni di Euro. Il principale canale di distribuzione quello legato alle grandi
catene di Super+Iper mercati in cui si effettuano circa il 62% delle vendite; il dettaglio
tradizionale interessa il 15% del commercio di olio destinato al consumo domestico
mentre i rimanenti canali di vendita (Discount, Porta a porta, ecc.) commercializzano il
restante 23%.
Per quanto concerne la dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio a
livello nazionale nel periodo compreso tra il 1999 e il 2006 (tab. 7), si nota una
complessiva stabilit delle superfici investite ad olivo (+ 1%), passate da poco pi di
38
1.161. mila ettari del 2000 ai quasi 1.168 mila del 2006. Al contrario, la produzione
nazionale di olio cresciuta sensibilmente (+10%) raggiungendo, nel periodo compreso
tra il 2003-06, un valore medio di poco inferiore alle 671 mila tonnellate a fronte delle
609 mila tonnellate registrate nel periodo compreso tra il 1999 e il 2002.
I valori relativi al 2006 dimostrano come la regione italiana che presenta la maggiore
estensione di superfici olivetate la Puglia con 376 mila ettari, seguita dalla Calabria
con 183 mila ettari e dalla Sicilia con quasi 159 mila ettari. La produzione di olio
pugliese ha raggiunto, nel periodo 2003-06, un valore medio di poco inferiore alle 245
mila tonnellate, pari al 36,5% dellintera produzione nazionale con una crescita del 4%
rispetto al dato medio rilevato per il periodo 1999-2003. In Calabria, si registrato un
notevole incremento delle produzioni olearee (+37%) passate da poco meno di 168 mila
tonnellate del periodo 1999-2003 a quasi 230 mila tonnellate del periodo 2003-06 (34,2
% del totale nazionale) nonostante le superfici investite ad olivo siano rimaste
complessivamente invariate. La Sicilia rimane la terza regione italiana sia per quanto
concerne le superfici investite che le produzioni di olio. Anche nellIsola, nonostante il
territorio interessato dallolivicoltura sia rimasto pressoch invariato tra il dato riferito
al 2000 e quello relativo al 2006, si registrata una sensibile crescita delle produzioni di
olio (+5%) che si sono incrementate di circa 2,5 mila tonnellate tra i due quadrienni
analizzati passando da 48,3 mila tonnellate, del periodo 1999-2003, alle 50,8 mila
tonnellate del quadriennio successivo, pari al 7,6% della produzione olearia italiana.
I dati sopra riportati dimostrano come si sia assistito ad una generale, pur se contenuta,
crescita delle produzioni di olio nelle principali aree olivicole nazionali pur in assenza
di una rilevante crescita delle superfici coltivate a dimostrazione di una maggiore
efficienza e razionalit delle tecniche aziendali di coltivazione, a cui va aggiunto il
processo di modernizzazione degli impianti di prima trasformazione.
La tecnologia italiana del settore oleario vanta un ruolo di prestigio consolidato nel
tempo. Da diversi decenni, infatti, i costruttori italiani, controllano oltre l'80% del
mercato e, quindi, sono i principali fornitori di impianti oleari a livello internazionale.
Nonostante la crescita delle produzioni, le caratteristiche strutturali della filiera
olivicolo-olearia, caratterizzata dalla polverizzazione delle imprese, soprattutto al Sud,
non hanno reso possibile una piena diffusione e valorizzazione delle produzioni
39
certificate. Infatti, nonostante in Italia siano presenti ben 38 consorzi di tutela che hanno
ottenuto il riconoscimento comunitario di cui 37 DOP e una IGP (tab. 8), la produzione
certificata ammonta a circa il 2% dellintera produzione nazionale di extravergine.
Allinterno del comparto, quindi, la produzione di qualit resta ancora un fenomeno di
nicchia a causa delle difficolt che riguardano il collocamento del prodotto sul mercato
interno ed estero, insieme ad un prezzo in grado di coprire i maggiori costi di
produzione legati soprattutto alle operazioni di certificazione.
Si rileva, comunque, una certa crescita dinteresse nei confronti dellolio di qualit sia
da parte di consumatori pi esigenti ed attenti agli aspetti salutistici del cibo, sia da
parte dei ristoratori che dimostrano una diffusa tendenza allampliamento dellofferta
degli oli DOP specie se abbinati a ricette tipiche.
La fase industriale dellolio di oliva particolarmente complessa e presenta una
struttura molto articolata caratterizzata dalla mancanza di una netta separazione tra
prima trasformazione, e quindi lattivit legata ai frantoi, e seconda trasformazione,
relativa allindustria di imbottigliamento.
Lindustria olearia caratterizzata dalla presenza sul territorio di realt che presentano
una evidente dicotomia strutturale, tipica dellagroalimentare italiano (Bellia, 1995), con
molte aziende di micro-piccole dimensioni, pi strettamente agganciate allattivit
agricola e localizzate, in prevalenza, nelle aree interne meridionali spesso maggiormente
vocate e poche aziende di medio-grandi dimensioni concentrate in prossimit dei centri
urbani pi rilevanti delle zone di produzione o nellarea centro-settentrionale del Paese.
Al crescere del livello di integrazione tra attivit primaria (produzione) e secondaria
(trasformazione ed imbottigliamento), si incrementa la possibilit per le micro-piccole
imprese di realizzare la cosiddetta filiera cortagrazie alla quale, un numero sempre
crescente di frantoi aziendali, riesce a collocare il prodotto sul mercato attraverso un
contatto diretto con il consumatore.
I dati relativi alla campagna 2003/04 (tab. 9), mostrano come in Italia sono stati attivi
poco meno di 5,7 mila frantoi per una quantit di olio molito, pari a circa 700 mila
tonnellate, con una produzione media di 123 tonnellate di olio per frantoio. Le regioni
con il maggior numero di frantoi attivi sono risultate la Puglia (1.157), la Calabria
(1.057) e la Sicilia (676) dove si registrano, inoltre, le pi alte medie di olio prodotto per
40
frantoio. Nel complesso, il 73% dei frantoi localizzato al Sud, per una quota di olio
prodotto pari al 92% del totale nazionale mentre le regioni del Centro Nord detengono
una quota del 27% di frantoi attivi, cui corrisponde una quota dell8% di olio molito.
Analizzando il bilancio nazionale dellolio doliva nel periodo compreso tra il 2001 e il
2005 (tab. 10), si osserva come, nel biennio 2004/05, si sia verificata una considerevole
crescita della produzione media di olio che ha raggiunto le 840 mila tonnellate, a fronte
delle 607 mila tonnellate del biennio 2001/02. Contemporaneamente, si verificata una
crescita, pur se limitata, delle importazioni tanto che le risorse di olio disponibile hanno
raggiunto, nel biennio 2004/05, il valore medio di 1.396 mila tonnellate, contro le 1.126
del periodo 2001/02. Sul fronte degli impieghi, si osserva una notevole crescita dei
consumi interni che si sono attestati, nellultimo biennio considerato, intorno alle 985
mila tonnellate, rispetto alle 755 mila tonnellate del biennio 2001/02. La contemporanea
crescita delle esportazioni, registrata nel biennio 2004/05, conduce ad un livello di
impieghi che supera, pur di poco, le disponibilit rendendo impossibile laccumulo di
scorte come, invece, era stato possibile nel biennio 2001/02.
La bilancia commerciale dellolio doliva (tab. 11) ha evidenziato, nel 2006, un
disavanzo valutabile in 133 mila tonnellate, per un importo pari a 136 milioni di Euro.
LItalia conferma cos la propria posizione di importatore netto (anche se in misura
minore rispetto ai dati del biennio precedente) con pi di 456 migliaia di tonnellate di
olio importato, a fronte di 323 mila tonnellate di prodotto esportato.
Il valore delle importazioni stato di 1.482 milioni di Euro mentre le esportazioni
hanno fruttato introiti di poco inferiori ai 1.350 milioni di Euro.
La categoria merceologica maggiormente scambiata, stata quella dellolio
extravergine e vergine doliva con 328 mila di tonnellate di prodotto importato a fronte
delle 200 mila tonnellate esportate, per un disavanzo valutabile in poco meno di 200
milioni di Euro.
Le uniche categorie merceologiche che hanno evidenziato una bilancia commerciale
positiva sono: lolio raffinato doliva con un avanzo di 31 mila tonnellate, per un valore
di poco inferiore ai 170 milioni di Euro e lolio di sansa raffinato con un avanzo di 24
mila tonnellate, pari ad un saldo attivo di 55 milioni di Euro.
41
42
43
44
45
Tab. 7 - Dinamica delle superfici olivicole e delle produzioni di olio nelle diverse regioni italiane (1999-2006) (*)
Superfici
Regioni
2000
ha
Piemonte
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Produzioni
0
-2.285
100
384
100
5.318
100
130
100
14.679
100
1.907
100
105.361
100
27.633
100
7.425
100
86.815
100
43.672
100
13.735
100
69.297
100
369.605
100
31.350
100
185.481
100
158.252
100
38.254
100
1.161.583
100
2006
%
0,0
0,2
0,0
0,5
0,0
1,3
0,2
9,1
2,4
0,6
7,5
3,8
1,2
6,0
31,8
2,7
16,0
13,6
3,3
100,0
ha
32
-2.387
104
384
100
4.872
92
116
89
14.774
101
3.051
160
98.792
94
27.827
101
8.306
112
88.634
102
44.740
102
13.606
99
73.867
107
376.446
102
31.358
100
183.405
99
158.830
100
36.435
95
1.167.862
101
1999-2002
%
0,0
0,2
0,0
0,4
0,0
1,3
0,3
8,5
2,4
0,7
7,6
3,8
1,2
6,3
32,2
2,7
15,7
13,6
3,1
100,0
t
0
-545
100
147
100
1.163
100
121
100
4.181
100
677
100
18.525
100
13.251
100
3.924
100
26.010
100
21.347
100
5.045
100
41.535
100
235.160
100
10.894
100
167.795
100
48.319
100
10.099
100
608.736
100
2003-06
%
0,0
0,1
0,0
0,2
0,0
0,7
0,1
3,0
2,2
0,6
4,3
3,5
0,8
6,8
38,6
1,8
27,6
7,9
1,7
100,0
5
-631
116
195
133
1.330
114
82
68
4.135
99
818
121
17.874
96
10.724
81
3.942
100
25.488
98
22.878
107
5.748
114
36.597
88
244.986
104
6.436
59
229.758
137
50.752
105
8.574
85
0,0
0,1
0,0
0,2
0,0
0,6
0,1
2,7
1,6
0,6
3,8
3,4
0,9
5,5
36,5
1,0
34,2
7,6
1,3
670.951
110
100,0
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.
46
Denominazione
Alto crotonese
Aprutino Pescarese
Brisighella
Bruzio
Canino
Cartoceto
Chianti Classico
Cilento
Collina di Brindisi
Colline di Romagna
Colline Salernitane
Colline Teatine
Dauno
Garda
Laghi Lombardi
Lametia
Lucca
Molise
Monte Etna
Monti Iblei
Penisola Sorrentina
Pretuziano delle colline teramane
Riviera Ligure
Sabina
Sardegna
Tergeste
Terra di Bari
Terra d'Otranto
Terre di Siena
Terre Tarentine
Toscano
Tuscia
Umbria
Valdemone
Val di Mazara
Valle del Belice
Valli trapanesi
Veneto Valpolicella, Veneto
Euganei e Berici, Veneto del
Grappa
Tipologia di
denominazione
Riferimento normativo
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
IGP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
Calabria
Abruzzo
Emilia Romagna
Calabria
Lazio
Marche
Toscana
Campania
Puglia
Emilia Romagna
Campania
Abruzzo
Puglia
Lombardia-Veneto
Lombardia
Calabria
Toscana
Molise
Sicilia
Sicilia
Campania
Abruzzo
Liguria
Lazio
Sardegna
Friuli Venezia Giulia
Puglia
Puglia
Toscana
Puglia
Toscana
Lazio
Umbria
Sicilia
Sicilia
Sicilia
Sicilia
DOP
Veneto
47
Tab. 9 - Frantoi attivi e olio prodotto nelle diverse regioni italiane nel corso
della campagna produttiva 2003/04 (*)
Frantoi
Regioni
n.
Olio prodotto
%
Media
Liguria
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Altre regioni
150
382
229
160
375
472
120
522
1.157
175
1.057
676
131
89
2,6
6,7
4,0
2,8
6,6
8,3
2,1
9,2
20,3
3,1
18,6
11,9
2,3
1,6
2.373
11.336
3.868
5.199
20.023
18.638
5.482
38.584
267.393
16.783
241.533
55.507
10.534
3.015
0,3
1,6
0,6
0,7
2,9
2,7
0,8
5,5
38,2
2,4
34,5
7,9
1,5
0,4
15,8
29,7
16,9
32,5
53,4
39,5
45,7
73,9
231,1
95,9
228,5
82,1
80,4
33,9
ITALIA
5.695
100,0
700.268
100,0
123,0
Tab. 10 - Bilancio nazionale dell'olio d'oliva nel periodo compreso tra il 2001 e il 2005 (*)
Annate
agrarie
2001/02
2004/05
Risorse (000 t)
Produzioni Importazioni
607
840
518
555
Impieghi (000 t)
Totale
1.126
1.396
Consumi
755
985
Altri usi
37
43
Scorte (000 t)
Export
309
377
24
-10
48
Tab. 11 - Consistenza della bilancia commerciale dell'olio d'oliva in Italia (2006) (*)
Import
Tipologie di olio
Quantit
(000 t)
Olio di oliva
Olio extravergine e vergine
Olio di oliva lampante
Olio raffinato di oliva
Oli di sansa
Olio di sansa greggio
Olio di sansa raffinato
Totale
Export
Valore
(Mln di Euro)
437
328
59
50
19
10
9
456
Quantit
(000 t)
1.454
1.111
175
167
28
12
16
1.482
288
200
7
81
35
2
33
323
Saldo
Valore
(Mln di Euro)
1.273
914
24
335
73
2
71
1.346
Quantit
(000 t)
Valore
(Mln di Euro)
-149
-128
-52
31
16
-8
24
-133
-181
-197
-151
168
45
-10
55
-136
Tab. 12 - Consistenza dei consumi domestici di oli vegetali in Italia (2006) (*)
2006
Var. % '06/05
Tipologie di olio
t
Totale olio d'oliva
Confezionato
Extravergine
-Biologico
-Dop/Igp
Normale
Sansa
Sfuso
275.977
214.673
169.130
1.506
1.790
35.206
1.241
61.304
Mln Euro
1.459
1.135
938
13
19
163
4,0
324,0
t
-1,2
-1,0
-0,9
16,3
-36,8
-5,7
-26,4
-1,8
Mln Euro
7,3
14,9
15,9
31,5
6,8
7,9
-20,0
-12,7
49
Tab. 13 - Ripartizione dei consumi di olio d'oliva per area geografica e canali di distribuzione in Italia (2006) (*)
Totale olio d'oliva
Quota %
Confezionato
Var. 06/05
Quota %
Sfuso
Var. 06/05
Quota %
Var. 06/05
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud
23,4
16,9
24,0
35,8
0,5
0,1
0,9
-1,4
27,7
20,1
24,5
27,7
0,9
-0,6
0,8
-1,1
8,2
5,4
22,5
63,9
-1,1
2,2
1,2
-2,2
Ipermercati
Supermercati
Liberi servizi
Hard Discount
Dettaglio tradizionale
Porta a porta
Cash & carry
Ambulanti
Altri
20,5
27,4
2,0
5,6
2,1
6,8
3,6
1,2
30,9
0,4
-0,4
-0,6
0,7
0,0
0,1
-0,5
0,1
0,1
26,3
35,2
2,5
7,3
2,6
8,0
0,2
1,3
16,7
0,5
-0,6
-0,7
0,9
0,0
-0,5
-0,1
0,3
0,1
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,6
15,6
1,1
80,6
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,2
-2,1
-0,7
0,6
Tipologie di olio
2001
(Euro 2005
/kg)
(Euro
/kg)
2,32
100
1,89
100
1,50
100
1,88
100
0,98
100
3,26
141
2,90
153
2,66
177
3,17
169
1,84
187
50
5.1. Generalit
La coltivazione dellolivo in Sicilia conta attualmente circa 18 milioni di piante (AGEA,
2005), che insistono su una superficie complessiva di poco inferiore ai 159 mila ettari
(fig. 5), costituendo uno degli elementi pi tipici dellagricoltura e del paesaggio della
regione.
Lolivicoltura siciliana caratterizzata da una notevole diversificazione varietale di
specie autoctone localizzate allinterno di estese aree vocate e in grado di fornire elevate
qualit e quantit di prodotti in tutte le categorie di fruttato. La ricchezza
dellolivicoltura isolana attestata, infatti, dalle numerose variet presenti, sia nella
Sicilia occidentale (Cerasuola, Nocellara del Belice, Biancolilla, ecc.) che orientale
(Moresca, Tonda Iblea, Nocellara Etnea, ecc.) e dagli importanti riconoscimenti ottenuti
dagli oli siciliani nei principali concorsi effettuati a livello nazionale ed internazionale.
Accanto al notevole significato ambientale, paesaggistico, storico, culturale e
antropologico che assumono le superfici olivetate siciliane, si va sempre pi affermando
la valenza multifunzionale della coltivazione dellolivo in termini di tipologia di
allevamento (oliveti irrigui e in asciutto), di tecniche colturali (tradizionali e moderne) e
di destinazione degli impianti (olio, olive, piante ornamentali, agriturismo, biomassa,
ecc.). Il carattere multifunzionale delle coltivazioni olivicole rappresenta una importante
risorsa che andrebbe sfruttata per una diversificazione delle produzioni e degli impieghi
delle superfici olivicole che trarrebbero notevoli benefici da una stretta correlazione con
i flussi turistici nelle principali zone di produzione.
Nonostante la rilevanza ambientale ed economica di questa coltivazione, le produzioni
olivicole siciliane evidenziano, come nel resto del meridione dItalia, una consistente
polverizzazione della struttura produttiva di base (aziende olivicole) con conseguenti
riflessi sulla competitivit dellintero comparto, accompagnata da una considerevole
variabilit sia qualitativa che quantitativa delle produzioni. I costi di produzione
risultano abbastanza elevati ed emerge una certa difficolt di reclutamento della
manodopera specializzata (attribuibile ad un mancato ricambio generazionale).
Nellambito della trasformazione e commercializzazione del prodotto, si nota una
51
diffusa difficolt nella concentrazione dellofferta ed una certa fatica a collegare le fasi
di produzione con quelle di trasformazione e commercializzazione (accordi verticali) in
mancanza di intese commerciali con i confezionatori e con la GDO.
La distribuzione altimetrica della coltura in Sicilia, vede prevalere gli oliveti collinari
pari al 65% del totale, mentre in montagna e pianura si rilevano, rispettivamente, il 17 e
18% degli impianti. Lolivicoltura siciliana, come gi evidenziato, caratterizzata da
unelevata polverizzazione, testimoniata dal fatto che quasi il 70% delle aziende insiste
su una superficie minore di due ettari. Tale fenomeno si fa pi accentuato nelle province
di Messina, Catania e Palermo.
La quasi totalit (95%) delle aziende che producono olive da olio condotta
direttamente dal coltivatore. Il comparto si caratterizza per unelevata senilizzazione dei
conduttori che, nel 54% dei casi, appartengono alla classe di et dai 60 anni in su con
una prevalenza degli ultra sessantacinquenni (ISTAT, V Censimento Generale
dell'Agricoltura, 2000).
Il valore della produzione olivicola siciliana ai prezzi di base (tab. 15), relativamente ai
bienni 2000-01 e 2005-06, mostra una tendenza allincremento passando dai 189,5
milioni di Euro del 2000-01 ai 224,1 del 2005-06 con un aumento percentuale pari al
18%. Ci risulta in linea con i dati relativi alla PPB olivicola nazionale cresciuta di circa
il 9% (2.217 milioni di Euro dellultimo biennio contro i 2.029 del primo). Lincidenza
percentuale della PPB olivicola siciliana rispetto alla PPB olivicola nazionale risulta
anchessa in crescita tanto da passare dal 9,3% del biennio 2000-01 al 10,1% del 200506. Anche nei confronti della PPB agricola siciliana, lincidenza della PPB del
comparto olivicolo, evidenzia una certa tendenza ad incrementarsi attestandosi, durante
lultimo biennio, intorno al 5,8 %, rispetto al 5,3% del 2000-01.
Ad oggi, la Sicilia conta ben otto denominazioni di origine protetta (DOP) per la
produzione di olio (tab. 16) distribuite sullintero territorio regionale (fig. 6).
Di queste, sei (Monti Iblei, Valli Trapanesi, Val di Mazara, Monte Etna, Valle
del Belice, Valdemone) sono state riconosciute da parte della Comunit europea e
due (Colli Nisseni e Colline Ennesi) risultano ancora in fase di protezione
transitoria accordata a livello nazionale e per le quali stata inviata istanza alla
Commissione europea per la registrazione come denominazione di origine protetta.
52
53
54
meno di 12 mila tonnellate), seguita dalle province di Palermo e Catania dove si sono
concentrati, rispettivamente, il 17,3% e il 16,4% delle produzioni olearie regionali.
55
56
57
Nella tabella 22, vengono riportate le informazioni relative alla distribuzione dei frantoi,
distinti per potenzialit produttiva (in 8 ore), nelle diverse province siciliane durante le
annate agrarie 2001/02 e 2004/05. Analizzando tale tabella, si osserva come, durante
lultima campagna, si sia verificata una apprezzabile crescita del numero di impianti di
elevata potenzialit (oltre le 10 tonnellate di olive molite nellarco di 8 ore) che hanno
raggiunto nellIsola le 364 unit rispetto alle 319 dellannata agraria 2001/02 al
contrario degli impianti di piccola-media capacit (al di sotto delle 10 tonnellate) il cui
numero rimasto sostanzialmente invariato. Limitatamente alla campagna 2004/05 si
nota come, il numero pi elevato di molini di elevata potenzialit produttiva siano
localizzati in provincia di Agrigento (75) seguita da Palermo (70) e Trapani (58); il
maggior numero di impianti di ridotte capacit si rileva, al contrario, nel messinese dove
risultano attivi ben 103 molini con potenzialit produttive inferiori alle 10 tonnellate di
olive trasformate ogni 8 ore.
Per quanto concerne, infine, la distribuzione provinciale dei molini distinti per tipo di
impianto tra le annate agrarie 2001/02 e 2004/05 (tab. 23) si osserva come si sia
registrata una riduzione percentuale dei vecchi impianti a pressione passati dal 25,5%
del 2001/2 al 21,9% della campagna 2004/05. Al contrario, gli impianti continui di
molitura, che utilizzano il sistema delle centrifughe, sono aumenti di circa il 2%
passando da 458 a 480 nellultima campagna considerata. Il numero di impianti
percolanti sono rimasti invariati tra le due campagne analizzate con appena due frantoi
localizzati in provincia di Caltanissetta che utilizzano questa metodologia di prima
trasformazione. I molini che usano il processo integrale di molitura delle olive sono
scomparsi durante lannata agraria 2004/05 mentre si rileva un incremento degli
impianti misti che risultano raddoppiati (21) durante la campagna 2004/05 rispetto alla
consistenza rilevata nellannata 2001/02 (10) raggiungendo una rilevanza pari al 3,3%
rispetto al totale dei frantoi siciliani.
La seconda trasformazione nel comparto delle olive consiste nella lavorazione delle
sanse e degli oli lampanti al fine di renderli idonei alluso alimentare. In particolare, la
fase di raffinazione rende commestibile lolio lampante eccessivamente acido, la
sansificazione trasforma i residui della prima lavorazione delle olive in sottoprodotti per
58
59
dellolio siciliano sono quelli extraeuropei che hanno assorbito, nellultimo biennio di
indagine, poco pi del 73% del totale delle esportazioni siciliane con un incremento
percentuale del 10% rispetto al biennio 2000-01. Le quantit medie di olio siciliano
esportate, durante lultimo biennio, nellambito dei Paesi dellUE, ammontano a circa
2,6 mila tonnellate, pari al 25,4% del totale con un incremento in termini di quantit,
rispetto al biennio 2000-01, valutabile intorno al 226% anche se lincidenza percentuale
rispetto allentit complessiva delle esportazioni evidenzia, nellultimo biennio, un
decremento rispetto al periodo precedente valutabile in circa il 10%. La rimanente quota
di olio esportato dalla Sicilia (1,4% nel biennio 20005-06, pari a poco meno di 140
tonnellate) stata indirizzata verso i mercati di quei Paesi europei non appartenenti
allUE.
Gli Stati Uniti rimangono il principale mercato di destinazione dellolio siciliano tanto
da assorbire, nellultimo biennio di indagine, pi del 60% delle esportazioni totali di
olio proveniente dallIsola (circa 6,3 mila tonnellate) con un crescita, in termini di
prodotto, valutabile in poco pi di 5 mila tonnellate annue rispetto al biennio 2001-02,
pari ad un incremento percentuale del 442% in termini assoluti mentre, per quanto
concerne la quantit complessiva di olio siciliano esportato allestero, laumento
percentuale rispetto al primo biennio considerato risulta di circa il 13%.
Il valore complessivo delle esportazioni di olio siciliano ha raggiunto, nel 2006, i 31
milioni di Euro con un incremento del 317% rispetto al 2000. Confrontando i dati
riferiti alle due annate considerate per singole aree geografiche, si osserva come nel
2006, si sia verificato un aumento dellincidenza percentuale dei ricavi derivanti dalle
esportazioni extraeuropee (+15%) a fronte di una riduzione registrata sui mercati
dellUE (15,3%) mentre il contributo derivante dalle esportazioni verso il resto
dEuropa rimasto pressoch invariato (intorno al 3% del totale).
Per quanto riguarda le importazioni di olio verso la Sicilia (tab. 25), si osserva, durante
il biennio 2005-06, una rilevante riduzione delle quantit di prodotto importato rispetto
al periodo 2000-01 (-31% pari a poco meno di 1,8 mila tonnellate) a fronte di un
notevole aumento dellesborso sostenuto (+75% corrispondente ad un valore di circa 5,5
milioni di Euro) a conferma della progressiva crescita registrata, negli ultimi anni, del
prezzo dellolio sui mercati internazionali.
60
la Spagna si conferma il principale Paese da cui acquistiamo olio (poco meno di 2,7
mila tonnellate nel biennio 2005-06, pari al 67,8% del totale delle importazioni olearie
siciliane) anche se lincidenza dellolio iberico rispetto al totale delle importazioni si
ridotta, nellultimo biennio, di circa il 20% rispetto al periodo 2001-02. Durante
lultimo biennio considerato, oltre che dalla Spagna, continuiamo ad importare rilevanti
partite di olio anche dalla Tunisia (745 tonnellate) e dalla Grecia (475 tonnellate). I dati
sul valore delle importazioni di olio relative al biennio 2005-06 dimostrano, inoltre, la
notevole differenza di prezzo tra lolio proveniente dalla Grecia e quello di derivazione
tunisina tanto che il primo, pur se importato in quantit nettamente inferiori rispetto al
secondo, incide sul valore complessivo delle importazioni con una percentuale pari al
23,8% del totale, rispetto ad appena il 6,7% dellolio africano.
Nel complesso, la bilancia commerciale dellolio doliva siciliano ha fatto registrare, nel
corso del biennio 2005-06, un saldo positivo sia in termini di quantit di prodotto (+6,4
mila tonnellate) che di valore (+18,3 milioni di Euro).
61
62
63
Anni
PPB olio
Sicilia (a)
PPB olio
Italia (b)
Incidenza
percentuale
PPB Agricola
Sicilia (c)
Incidenza
percentuale
Mil. di Euro
Mil. di Euro
(a/b)
Mil. di Euro
(a/c)
2000-01
189,5
100
224,1
118
2005-06
2.029,1
100
2.217,2
109
9,3
10,1
3.601,0
100
3.836,5
107
5,3
5,8
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.
DOP
Monte Etna
Monti Iblei
Val di Mazara
Valdemone
Valle del Belice
Valli Trapanesi
Colline Ennesi
Colli Nisseni
Ambito
Superfice
territoriale olivetata (ha)
Ct, En, Me
Sr, Rg, Ct
Pa, Ag
Me
Tp
Tp
En
Cl
Data
riconoscimento
4.687
Settembre 2003
19.292
Giugno 2003
41.171
Marzo 2001
24.036
Marzo 2005
7.360
Settembre 2004
7.747
Ottobre 1998
9.331 Protezione transitoria
8.830 Protezione transitoria
(*) Fonte: Siti Web Associazioni dei produttori delle singole DOP.
64
2-5 ha
5-10 ha
10-50 ha
oltre 50 ha
Totale
Tab. 17 - Consistenza delle aziende olivicole, per classi di superficie agricola utilizzata, nelle diverse province siciliane (2000) (*)
fino a 2 ha
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Province
28.411
14.238
18.656
15.890
41.544
34.186
13.979
11.234
20.851
100,0
0,4
0,9
0,5
1,6
0,4
0,9
1,0
1,2
0,5
198.989
n.
127
129
99
252
147
291
140
135
100
0,7
%
5,7
6,2
3,8
8,5
2,0
6,0
8,6
8,4
6,9
1.420
n.
1.620
879
709
1.346
823
2.064
1.197
939
1.444
5,5
%
10,3
8,0
5,3
8,4
2,7
7,1
7,6
8,1
10,7
11.021
n.
2.930
1.145
987
1.327
1.113
2.444
1.063
915
2.234
7,1
24,5
19,1
14,6
17,0
9,8
15,6
18,6
18,4
23,0
14.158
n.
6.967
2.713
2.730
2.700
4.057
5.323
2.594
2.062
4.801
17,1
59,0
65,8
75,7
64,6
85,2
70,4
64,3
63,9
58,9
33.947
n.
16.767
9.372
14.131
10.265
35.404
24.064
8.985
7.183
12.272
69,6
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
138.443
n.
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, V Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000.
65
ha
18,5
17,1
15,5
19,6
13,9
16,2
24,4
24,6
22,4
9.065
766
666
713
935
1.171
2.363
558
979
914
ha
6,6
2,9
7,4
6,8
9,8
4,8
9,7
6,7
11,0
5,4
26.208
9.011
10.532
9.539
24.412
24.376
8.367
8.930
16.933
ha
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tab. 18 - Consistenza delle superfici olivicole, per classi di superficie agricola utilizzata, nelle diverse province siciliane (2000) (*)
4.861
1.538
1.636
1.866
3.382
3.940
2.042
2.198
3.795
18,3
Totale
ha
21,0
13,1
11,5
12,6
10,0
12,4
13,8
14,0
17,1
25.258
oltre 50 ha
5.513
1.179
1.206
1.204
2.434
3.031
1.159
1.248
2.894
14,4
10-50 ha
ha
29,1
22,8
21,8
21,4
21,5
21,7
22,5
20,7
25,4
19.869
5-10 ha
%
7.635
2.051
2.291
2.041
5.249
5.291
1.880
1.844
4.305
23,6
2-5 ha
ha
28,4
39,7
44,5
36,6
49,9
40,0
32,6
29,8
29,7
32.587
fino a 2 ha
7.432
3.577
4.686
3.494
12.175
9.750
2.728
2.661
5.027
37,3
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
51.530
138.309 100,0
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, V Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000.
66
2000
158.252
100
25.300
100
8.857
100
13.513
100
16.260
100
35.122
100
22.800
100
7.200
100
11.200
100
18.000
100
ha
Superfici
100,0
11,4
7,1
4,5
14,4
22,2
10,3
8,5
5,6
16,0
158.830
100
2006
25.715
102
8.800
99
13.513
100
16.260
100
35.122
100
22.870
100
6.450
90
11.100
99
19.000
106
ha
100,0
12,9
6,8
4,0
14,1
22,8
10,0
8,3
5,3
15,8
1999-2002
48.319
100
8.284
100
1.966
100
6.800
100
1.818
100
7.975
100
8.322
100
2.825
100
3.225
100
7.105
100
Tab. 19 - Dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio in Sicilia (1999-2006) (*)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.
Produzioni
17,1
4,1
14,1
3,8
16,5
17,2
5,8
6,7
14,7
100,0
2003-06
11.792
142
1.845
94
8.331
123
2.534
139
6.310
79
8.765
105
2.337
83
2.754
85
6.659
94
50.752
105
23,2
3,6
16,4
5,0
12,4
17,3
4,6
5,4
13,1
100,0
67
2001/2002
n
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia
2004/2005
%
89
100
37
100
78
100
43
100
113
100
136
100
36
100
47
100
74
100
13,6
653
100
100,0
5,7
11,9
6,6
17,3
20,8
5,5
7,2
11,3
%
95
107
47
127
76
97
42
98
131
116
143
105
31
86
47
100
75
101
13,8
687
105
100,0
6,8
11,1
6,1
19,1
20,8
4,5
6,8
10,9
68
t
53.630
100
14.291
100
31.564
100
12.208
100
13.703
100
23.417
100
11.918
100
14.072
100
41.146
100
215.951
100
2001/2002
Olio prodotto (b)
t
73.318
137
19.225
135
35.838
114
35.169
288
29.062
212
110.531
472
23.197
195
13.823
98
63.846
155
404.009
187
2004/2005
Resa
(b/a*100)
17,9
4,6
4,8
17,0
10,9
3,2
11,1
6,0
24,5
12,5
14,2
16,9
10,4
7,8
18,9
4,6
15,7
15,7
16,9
100,0
18,1
4,8
8,9
8,7
7,2
27,4
5,7
3,4
15,8
100,0
50.602
115
12.412
109
3.025
112
5.625
96
1.619
69
5.503
184
8.626
162
2.417
109
2.332
88
9.042
108
Campagne oleicole
Resa
(b/a*100)
18,6
13,4
19,1
5,3
21,8
6,8
22,8
12,2
18,6
21,3
5,0
18,8
26,0
6,0
20,3
24,8
19,1
20,3
18,8
100,0
6,1
6,6
14,6
5,7
6,3
10,8
5,5
6,5
19,1
100,0
43.823
100
11.401
100
2.693
100
5.856
100
2.337
100
2.986
100
5.338
100
2.213
100
2.646
100
8.354
100
Tab. 21 - Dinamica delle attivit di trasformazione delle olive per provincia in Sicilia(*)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia
69
Sicilia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Campagne Province
2001/02
2004/05
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia
frantoi
n.
-445
7
151
295
1.416
103
-55
olive molite
t
293
22
16
32
24
79
63
18
21
18
frantoi
n.
6.116
6.967
10.200
4.777
15.883
13.300
12.624
3.374
5.372
56.571
6.788
5.329
9.629
5.227
8.267
9.428
3.753
3.518
4.633
olive molite
t
317
60
18
44
19
28
64
14
22
48
286
56
15
43
16
22
48
14
24
48
frantoi
n.
235.545
39.049
9.178
21.100
4.183
12.405
90.551
6.603
8.232
44.245
121.451
30.744
6.761
21.146
5.144
4.947
9.248
5.276
9.467
28.717
olive molite
t
47
15
4
3
2
-6
3
4
10
33
10
3
2
2
-4
3
2
7
frantoi
n.
85.621
27.730
2.686
4.519
26.116
-5.485
3.970
2.218
12.899
34.294
15.821
1.756
781
1.686
-2.635
2.787
1.087
7.742
olive molite
t
687
95
47
76
42
131
143
31
47
75
653
89
37
78
43
113
136
36
47
74
frantoi
n.
404.009
73.318
19.225
35.838
35.169
29.062
110.531
23.197
13.823
63.846
215.951
53.630
14.291
31.564
12.208
13.703
23.417
11.918
14.072
41.146
olive molite
t
Totale
olive molite
t
-3
1
1
6
15
1
-1
2.472
17
20
28
20
91
58
14
21
14
78.612
Oltre 25 tonnellate
frantoi
n.
278
---194
690
---28
233
364
20
93
573
1.109
--1.330
283
Da 10 a 25 tonnellate
1
---6
6
---1.162
1
3
1
1
7
13
--3
3.721
Da 4 a 10 tonnellate
13
191
30
--201
86
----
29
Da 2 a 4 tonnellate
2
2
--5
2
---508
Fino a 2 tonnellate
11
70
Tipologie di impianti
-2
--2
2
2
2
--
1,6
-5,4
--1,8
1,5
5,6
4,3
--
misti
----0,9
-----
10
1,1
7,0
1,4
2,7
4,1
1,4
12,9
4,3
3,1
integrali
----1
-----
0,2
1
3
1
1
5
2
4
2
2
3,3
percolanti
-5,4
--------
----------
21
continui
incidenza %
-2
--------
0,3
----------
--
a pressione
Tab. 23 - Consistenza provinciale dei frantoi, per tipo di impianto presente nello stabilimento di molitura, in Sicilia (*)
Frantoi
n.
95,5
70,3
59,5
72,5
68,2
73,5
52,8
63,8
79,7
-4,7
--------
--
incidenza %
incidenza %
84
26
44
29
75
100
19
30
51
72,5
-2
--------
0,3
n.
n.
4,5
18,9
40,5
27,5
29,1
25,0
41,7
31,9
20,3
458
96,6
72,1
64,4
67,6
68,9
75,7
54,8
73,9
80,0
incidenza %
4
7
30
11
32
34
15
15
13
25,5
84
31
47
25
84
106
17
34
52
74,5
n.
88
37
74
40
110
136
36
47
64
161
2,3
16,3
34,2
29,7
27,0
22,9
32,3
21,7
16,9
480
incidenza %
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
632
2
7
25
11
33
32
10
10
11
21,9
n.
Sicilia
87
43
73
37
122
140
31
46
65
141
n.
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
644
Campagne Province
2001/02
2004/05
Sicilia
71
2000-01
2.254,3
100
85,4
0
69,6
100
367,1
100
200,8
100
20,0
0
799,0
100
37,0
0
38,2
100
1.066,0
100
189,1
100
67,5
0
41,9
100
1.417,3
100
2005-06
39,8
100
52,0
75
294,0
80
260,7
129
1.749,1
100
2.616,7
326
95,8
0
139,6
357
6.252,8
542
766,1
392
261,5
100
20,9
50
7.541,6
498
Quantit esportate
%
3,8
3,1
16,3
8,9
0,9
35,4
1,6
1,7
47,3
8,4
3,0
1,9
62,9
10.297,8
457
0,4
0,5
2,9
2,5
73,2
0,2
2,5
7,4
60,7
1,4
0,9
25,4
17,0
Paesi
Francia
Paesi Bassi
Germania
Regno Unito
Spagna
Unione Europea (25)
Svizzera
Resto d'Europa
Stati Uniti
Canada
Giappone
Australia
Paesi extraeuropei
Totale mondiale
2000
000 di Euro
377,5
100
331,0
100
1.291,1
100
609,9
100
50,6
100
2.854,0
100
223,8
100
227,4
100
3.077,1
100
595,4
100
380,2
100
150,6
100
4.381,6
100
7.463,1
100
2006
278,0
74
328,5
99
1.568,6
100
1.126,7
184
3.524,4
6.629
7.134,9
250
978,4
437
1.085,6
477
17.340,5
549
2.635,2
438
1.639,3
427
220,0
146
22.870,0
511
000 di Euro
Valore esportazioni
%
5,1
4,4
17,3
8,2
0,7
38,2
3,0
3,0
41,2
8,0
5,1
2,0
58,7
31.090,5
417
0,9
1,1
5,0
3,6
11,3
22,9
3,1
3,5
55,8
8,5
5,3
0,7
73,6
72
Quantit importate
2000-01
%
9,1
2,4
0,0
2005-06
%
12,2
19,1
1,0
2000
000 di Euro
2006
000 di Euro
Valore importazioni
%
17,0
3.029,7
245
8.864,2
149
851,5
924
0,6
24
0,0
1,3
81,7
1.237,7
100
5.964,8
100
92,2
100
2,4
100
12.746,0
175
67,8
475,3
91
2.649,5
53
745,0
555
40,0
6.590
7.297,0
100
88,5
519,6
100
5.026,0
100
134,2
100
0,6
100
3.909,8
69
Grecia
Spagna
Tunisia
Altri Paesi
Totale mondiale
5.680,4
100
23,8
69,5
6,7
0,0
73
6.1. Generalit
La politica di sviluppo rurale dellUnione Europea (UE), nasce nella seconda met degli
anni 80 nellambito della prima riforma dei fondi strutturali sollecitata dallAtto Unico
(1987), prosegue con le riforme del 1984-85 e del 1992, per concludersi con il
Regolamento sullo sviluppo rurale 1257/99 approvato a Berlino il 25 marzo 1999
nellambito della riforma detta AGENDA 2000.
Una delle pi importanti novit introdotte da tale riforma, consiste nella semplificazione
normativa delle politiche per cui vengono raccolte in un unico regolamento, appunto il
Reg. CE 1257/99, tutti gli interventi che riguardano lo sviluppo rurale che nella passata
programmazione facevano riferimento a numerosi regolamenti (Regg. 1610/89, 867/90,
2078/92, 2079/92, 2080/92, 950/97, 951/97, 952/97).
Il Regolamento 1257/99, conosciuto come II pilastro della PAC, rappresenta un capitolo
di bilancio che si affianca al pi consistente capitolo delle politiche di sostegno al
mercato (I pilastro).
Tradizionalmente, la PAC viene finanziata tramite due fondi dedicati: FEOGAGaranzia, utilizzato per le politiche di mercato (Pilastro I) e FEOGA-Orientamento
utilizzato per le politiche di sviluppo rurale nelle regioni Obiettivo 1 (Pilastro II). Con
Agenda
2000,
le
cosiddette
misure
di
accompagnamento
(agro-ambiente,
74
sono inserite allinterno del Programma operativo Regionale (POR), insieme agli altri
interventi finanziati dai Fondi strutturali.
Il POR Sicilia 2000-06 , quindi, lo strumento attraverso il quale vengono attuate le
strategie contenute allinterno del documento per la programmazione delle politiche
strutturali a livello nazionale (Quadro Comunitario di Sostegno - QCS) per le regioni
italiane in ritardo di sviluppo.
Tale documento, approvato dalla Commissione Europea con decisione CE (2000) n.
2050 del 1 agosto 2000 e recepito dalla regione siciliana in data 08/08/2000, si articola
in sei assi prioritari di intervento:
1 - Risorse naturali e ambientali;
2 - Risorse culturali e storiche;
3 - Risorse umane;
4 - Sistemi locali di sviluppo;
5 - Citt;
6 - Reti e nodi di servizio.
Gli investimenti attinenti lagricoltura e lo sviluppo rurale riguardano una serie di
interventi strutturali, infrastrutturali e servizi per il cui funzionamento si fa ricorso in
parte preminente ai fondi provenienti dallUE. Tali interventi si realizzano attraverso
una serie di misure che mirano:
- al miglioramento strutturale delle aziende agricole e di quelle operanti nei settori della
trasformazione e della commercializzazione dei prodotti dellagricoltura;
- allinsediamento dei giovani agricoltori;
- alla formazione in ambito agricolo;
- allattuazione delle misure, previste dallart. 33 del Reg.CE 1257/99, finalizzate alla
promozione delladeguamento e dello sviluppo delle zone rurali. La maggior parte di
queste misure ricadono nellasse IV sistemi locali di sviluppo, e soltanto 3 nellasse I
risorse naturali.
Per quello che riguarda il comparto olivicolo, i principali interventi finanziati attraverso
il POR Sicilia sono quelli contenuti nelle misure:
- 4.06 (ex 4.2.1) Investimenti aziendali per lirrobustimento delle filiere agricole e
zootecnica;
75
6.2. La misura 4.06 - Investimenti aziendali per lirrobustimento delle filiere agricole e
zootecniche
La misura 4.06 mira al conseguimento di due obiettivi specifici connessi al settore
agricolo e riportati sia nel QCS che nel POR Sicilia:
- migliorare la competitivit dei sistemi agricoli ed agro-industriali in un contesto di
filiera;
- sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, forestali,
ambientali e storico culturali.
Gli interventi previsti dalla misura, considerata lentit in termini di superficie della
maggior parte delle aziende siciliane, si pongono lobiettivo di promuovere un
complessivo ampliamento delle aziende agricole, oltre che la loro ristrutturazione e
ammodernamento.
La misura 4.06 si articola nelle seguenti azioni:
Azione 1 - Investimenti aziendali per le colture vegetali;
Azione 2 - Investimenti aziendali per la zootecnia e per il miglioramento delle
condizioni di igiene e benessere degli animali;
Azione 3 - Investimenti da realizzare nei territori della rete ecologica;
Azione 4 - Investimenti per il solo acquisto di impianti, macchine e attrezzature agricole
nuove, ivi compresi quelli finalizzati allintroduzione di sistemi agricoli di gestione
ambientale.
La misura soggetta a territorializzazione nellambito di Progetti Integrati Territoriali
(P.I.T.) e dei Programmi Integrati Regionali (P.I.R) per una quota finanziaria
rispettivamente del 65% e del 10% di quelle programmate. Al fine di accedere agli aiuti
previsti dalla misura, gli imprenditori agricoli dovranno assicurare che lazienda rispetti
la normativa igienico-sanitaria ed ambientale e dimostri la propria redditivit attraverso
il calcolo del Reddito Lordo Standard Aziendale (RLSA), che deriva dallinsieme dei
R.L.S. delle singole attivit produttive.
76
77
di filiera, tali limiti possono essere rispettivamente aumentati a 1 milione e 2,5 milioni
di Euro.
I soggetti destinatari sono tutti gli imprenditori agricoli singoli e associati, anche
aderenti ad Organizzazioni di Produttori per il settore olivico-oleario.
Come previsto dal Complemento di Programmazione e dalla circolare dellAssessorato
Regionale Agricoltura e Foreste del 26 giugno 2001 e relative integrazioni, al fine di
utilizzare le risorse previste per lanno 2000, si deciso di valutare le istanze gi
presentate conformemente alle misure 8.1, 8.2, 8.4, 8.5, 8.6, 8.7, 9.3 e 11.1 (Piani di
Miglioramento Materiale) del POP Sicilia 1994/99 che non hanno trovato copertura
finanziaria durante la pregressa programmazione a patto che posseggano i requisiti di
ammissibilit previsti e siano coerenti con gli obiettivi della presente misura.
Relativamente alla Misura 4.06, nel corso dellattuale periodo di programmazione
(2000-06), sono stati pubblicati tre successivi bandi nel 2001, 2003 e 2005. I
finanziamenti assegnati allAzione 1 sono stati, rispettivamente, di 43,8 milioni di Euro
nel 2001, di 65 milioni di Euro nel 2003 e di 40,8 milioni di Euro nel 2005.
Analizzando i dati riguardanti lapplicazione della Misura 4.06 in Sicilia durante il
periodo di programmazione 2000-06 e limitatamente al comparto olivico-oleario (tab.
26) emerge come, in tutta lIsola, le istanze approvate (relative ai tre bandi pubblicati
compreso il pregresso) ammontino a 184, per un totale di somme impegnate pari a poco
meno di 6,7 milioni di Euro, di cui poco pi di 4,9 milioni effettivamente erogati a
dicembre del 2007.
La provincia in cui si registrato il pi alto numero di domande approvate quella di
Trapani con 65 istanze (35,3% del totale) per un impegno complessivo di poco
superiore ai 2 milioni di Euro (30,4%), di cui poco pi di 1,1 milioni di Euro
effettivamente erogati (22,4%). Segue la provincia di Agrigento con 38 istanze
approvate (20,7%), pari a poco meno di 3 milioni di Euro (19%) di somme impegnate,
di cui ben 1,05 milioni effettivamente erogati (21,4%).
Il minor numero di domande approvate riguarda la provincia di Ragusa (10 istanze, pari
al 5,4% del totale) mentre nel messinese, a fronte di 23 domande approvate (12,5%), si
registrato il valore pi basso per quanto riguarda le somme impegnate (poco meno di
300 mila Euro, pari al 4,5% del totale) che, comunque, sono state interamente erogate.
78
commercializzazione
Le azioni previste dalla misura sono volte alla realizzazione, allammodernamento ed al
potenziamento di impianti per la lavorazione, la trasformazione, il confezionamento e la
commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici. Lobiettivo della misura il
miglioramento delle strutture di trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli che si inserisce in un contesto pi ampio mirante a Migliorare la competitivit
dei sistemi agricoli ed agroindustriali in un contesto di filiera nel settore agricolo
industriale.
Gli investimenti ammissibili riguardano i seguenti interventi:
a) costruzione, ampliamento, potenziamento e ammodernamento di centri di
condizionamento
e/o
di
lavorazione,
confezionamento,
trasformazione
79
Sono esclusi gli interventi riguardanti i prodotti che non rientrano nelle categorie olio
extra vergine d'oliva e olio vergine d'oliva.
I soggetti destinatari dellintervento sono: cooperative di produttori/produttrici agricoli
o
loro
consorzi,
associazioni
produttori/produttrici
agricoli
riconosciute
singoli
di
produttori/produttrici
associati,
societ
di
agricoli,
capitali,
e/o
di
lavorazione,
confezionamento,
trasformazione
80
- acquisto di impianti per la cui realizzazione sono stati concessi finanziamenti pubblici
nellultimo decennio, calcolato dalla data di erogazione dellaiuto;
- lacquisto del terreno;
- gli investimenti a livello di commercio al dettaglio;
- la commercializzazione e la trasformazione di prodotti provenienti da paesi terzi.
Il Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-06, approvato con delibera n.
532 del 21 dicembre 2007, assegna alla misura 4.09 la dotazione finanziaria di
419.042.074,00 Euro, di cui 125.503.101,00 a carico del fondo FEOGA, 84.017.936,00
di fondi nazionali e 209.521.037,00 a carico dei privati; mentre laiuto addizionale
regionale previsto, pari a 200.000.000,00 Euro.
Come nel caso della misura 4.06, al fine di utilizzare le risorse previste per lanno 2000,
si deciso di valutare le istanze gi presentate allinterno del POP Sicilia 1994/99 che
non hanno trovato copertura finanziaria ma che possedevano i requisiti di ammissibilit
previsti e fossero coerenti con gli obiettivi della presente misura.
Relativamente alla Misura 4.09, nel corso dellattuale periodo di programmazione
(2000-06), sono stati pubblicati due successivi bandi nel 2003 e nel 2005. La dotazione
finanziaria assegnata stata, rispettivamente, di 50 milioni di Euro nel 2003 e di 30
milioni di Euro nel 2005.
Per quello che riguarda il grado di applicazione della misura 4.09 in Sicilia durante il
periodo di programmazione 2000-06 e limitatamente al comparto olivicolo-oleario (tab.
27), si osserva come le domande approvate risultino, nel complesso, appena 9 per un
totale di somme impegnate che superano di poco i 16,5 milioni di Euro, di cui poco pi
di 9 milioni effettivamente erogati. Le province in cui si concentra il maggior numero di
istanze approvate (2) sono quelle di Palermo e Trapani con una percentuale di somme
erogate (2007) pari, rispettivamente, al 56,4% e al 23,3% del totale. Nessuna delle
domande approvate risulta localizzata nelle province di Caltanissetta e Siracusa.
81
82
83
- G.A.L. purch non finanziati nellambito del PIC Leader Plus, per gli interventi di cui
al punto 2.
La sottomisura b soggetta a territorializzazione per cui, una quota finanziaria, deve
essere destinata ai Progetti Integrati Territoriali (P.I.T.) e ai Progetti Integrati Territoriali
(P.I.R.).
Il Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-06 del 21 dicembre 2007,
assegna alla misura 4.13 una dotazione finanziaria di 17.034.813,00 Euro, di cui,
5.123.249,00 a carico del fondo FEOGA, 7.684.881,00 di fondi nazionali e
4.226.683,00 Euro a carico dei privati.
Non sono previsti aiuti agli investimenti materiali nelle aziende agricole n nelle
imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Le tipologie di intervento e di aiuti previsti dalla sottomisura 4.13 b, in relazione alla
natura dei soggetti beneficiari, sono quelli contenuti nei tre quadri sinottici di seguito
riportati.
A - AVVIAMENTO
Tipologia d'intervento
Affitto dei locali;
Acquisto attrezzatura d'ufficio
compresi materiali e programmi
informatici
costi del personale;
costi di esercizio;
spese amministrative
Soggetti beneficiari
Livello di aiuto
Consorzi di tutela e di
valorizzazione
Consorzi di tutela e di
valorizzazione
Consorzi di tutela e di
Decrescente (100%, 80%, 60%,
valorizzazione
40%, 20%)
Consorzi di tutela e valorizzazione Decrescente (100%, 80%, 60%,
40%, 20%) Consorzi di tutela e di
Decrescente (100%, 80%, 60%,
valorizzazione
40%, 20%) -
1.
2.
Tipologia d'intervento
Soggetti beneficiari
Spese di progettazione;
tutti i soggetti
Livello di aiuto
- fino al 100%
c.s.
c.s.
84
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
50%
50%
100%
100%
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
G.A.L. e enti e consorzi pubblici e/o misti gestori
di aree naturali protette
24. Studi
di
fattibilit
riguardanti
l'applicazione delle norme ISO 14000 e la c.s.
registrazione EMAS II a favore delle
imprese di trasformazione, assimilabili a
quelle che svolgono attivit industriali, che
operano all'interno aree naturali protette o
nei territori dei GAL;
25. studi di fattibilit sullapplicazione delle
norme ISO 9000;
26. Studi di fattibilit sulla tracciabilit di
filiera UNI 10939 11020;
c.s.
c.s.
Soggetti beneficiari
Consorzi di tutela e valorizzazione,
Livello di aiuto
50%
85
I dati relativi allapplicazione della misura 4.13 nelle diverse province siciliane,
limitatamente al comparto olivicolo-oleario, durante il periodo di programmazione
2000-06 (tab. 28) evidenziano come il numero totale di istanze approvato sia stato di 30.
Di queste, 8 (pari al 26,7% del totale) hanno interessato la provincia di Trapani e 6
(20%) quella di Agrigento mentre non risulta che siano state approvate istanze
provenienti dalla provincia di Enna. Le somme complessivamente impegnate risultano
di poco superiori ai 1,5 milioni di Euro. Di questi, poco pi di 450 mila Euro, pari al
28,9% del totale regionale, riguardano le istanze approvate localizzate nel trapanese
mentre, circa 275 mila Euro (17,4%), sono legate alle domande provenienti
dallagrigentino.
Le somme effettivamente erogate, a dicembre del 2007, ammontano a poco pi di 474
mila Euro di cui, ben 174 mila (36,7% del totale), destinati alla provincia di Trapani e
poco meno di 130 mila (27,3%) a quella di Agrigento.
86
Istanze
approvate
Somme
impegnate
Somme
erogate
19,0
10,8
-10,9
4,5
14,4
10,1
-30,4
4.936.681
1.058.772
687.875
-480.508
298.794
849.234
454.382
-1.107.117
100,0
21,4
13,9
-9,7
6,1
17,2
9,2
-22,4
%
1.272.541
721.329
-728.624
298.794
963.286
675.866
-2.036.704
100,0
Euro
20,7
8,2
-7,6
12,5
10,3
5,4
-35,3
6.697.143
Euro
38
15
-14
23
19
10
-65
100,0
184
Tab. 26 - Applicazione della Misura 4.06 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.
87
n.
11,1
-11,1
11,1
11,1
22,2
11,1
-22,2
%
2 bando
-2 bando
Pregresso
2 bando
1 e 2 bando
2 bando
-2 bando
Bando
3,1
-0,3
5,7
2,3
61,7
1,7
-25,2
9.053.493
515.337
-45.392
938.298
190.895
5.110.660
142.861
-2.110.050
Euro
100,0
5,7
-0,5
10,4
2,1
56,4
1,6
-23,3
Somme
erogate
515.337
-45.392
938.298
381.790
10.221.320
285.721
-4.176.040
100,0
Euro
16.563.898
Somme
impegnate
Tab. 27 - Applicazione della Misura 4.09 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)
1
-1
1
1
2
1
-2
Istanze approvate
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
9
Province
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.
88
Somme
impegnate
Somme
erogate
Tab. 28 - Applicazione della Misura 4.13 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)
Istanze
approvate
27,3
----14,9
12,1
9,1
36,7
Province
129.327
----70.578
57.451
43.017
173.850
100,0
%
17,4
6,9
14,1
-2,1
7,8
16,4
6,4
28,9
474.223
Euro
274.418
108.926
221.830
-32.655
122.978
258.150
101.096
455.351
100,0
20,0
6,7
10,0
-3,3
10,0
13,3
10,0
26,7
1.575.405
Euro
6
2
3
-1
3
4
3
8
100,0
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
30
Sicilia
(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.
89
7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Il comparto olivicolo-oleario italiano sta attraversando una fase molto delicata, sia per
quanto concerne la struttura agricola che a livello industriale. Sono, infatti, in atto
rilevanti cambiamenti che riguardano la struttura della filiera che si orienta verso una
migliore razionalizzazione delle attivit (attraverso lintroduzione di innovazioni di
prodotto e di processo) e verso una maggiore attenzione alla qualit delle produzioni.
A livello internazionale il settore risulta in crescita, con una produzione in aumento e
una domanda che continua a svilupparsi radicandosi, soprattutto, allinterno di quei
Paesi non tradizionalmente consumatori.
Lelemento determinante per il futuro del mercato mondiale degli oli doliva sembra
legato proprio allespansione della domanda. Essa continuer a crescere in molti Paesi,
con ampi margini per ulteriori ampliamenti nei livelli di consumo pro capite, sia nei
Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Lespansione quantitativa dei mercati
andr di pari passo con un incremento nella loro segmentazione e nella differenziazione
delle abitudini di consumo; una quota crescente dei consumatori richieder oli doliva
differenziati sulla base di attributi di qualit di prodotto e di processo, come quelli legati
allorigine o ai processi di ottenimento dellolio doliva.
Nonostante la crescita delle produzioni di olio registrata, nelle principali aree olivicole
nazionali durante gli ultimi anni in seguito ad una pi razionale gestione delle tecniche
aziendali di coltivazione e ad un continuo processo di modernizzazione degli impianti di
prima trasformazione, la nostra olivicoltura, specie nel meridione, non riuscita ad
uscire del tutto dallo stato di crisi in cui versa da anni generata da una molteplicit di
cause. Tra queste, assumono una rilevanza non trascurabile lestrema polverizzazione
aziendale che rende difficilmente sostenibili i costi di gestione, a cui si aggiunge una
struttura della filiera particolarmente complessa ed articolata, lincapacit della base
produttiva di collegarsi alla grande distribuzione attraverso lofferta di un prodotto
quantitativamente rilevante e qualitativamente omogeneo, non ultimo lentit dei prezzi
unitari che difficilmente risultano particolarmente remunerativi per gli imprenditori.
Nellambito della trasformazione e commercializzazione del prodotto si nota, inoltre,
una diffusa difficolt nella concentrazione dellofferta ed una certa fatica a collegare le
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investimenti
strutturali
di
ammodernamento
degli
impianti
di
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BIBLIOGRAFIA
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