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La filiera olivicolo-olearia in Sicilia

Ricerche nellambito delle attivit istituzionali dellOsservatorio sul Sistema


dellEconomia Agroalimentare della Sicilia (OSEAAS)

Responsabile
Dott. Angelo Giovanni Pulvirenti

Catania, 2007

INDICE

1. INTRODUZIONE
2. GLI STRUMENTI DI POLITICA COMUNITARIA PER IL
COMPARTO OLIVICOLO-OLEARIO
2.1. Generalit
2.2. La riforma ponte dellOCM dellolio doliva
2.3. La nuova OCM
2.4. Le politiche di tutela della qualit: le produzioni DOP e IGP
2.5. La normativa sulla commercializzazione dellolio doliva:
etichettatura e confezionamento

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pag. 8
pag. 11
pag. 16
pag. 21

3. LOLIVICOLTURA DA OLIO NEL MONDO


3.1. Generalit
3.2. Produzioni e consumi
3.3. Scambi

pag. 28
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pag. 28
pag. 31

4. LOLIVICOLTURA DA OLIO IN ITALIA


4.1. Generalit
4.2. Analisi della filiera olivicolo-olearia

pag. 35
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pag. 37

5. LOLIVICOLTURA DA OLIO IN SICILIA


5.1. Generalit
5.2. Analisi strutturale del comparto olivicolo siciliano
5.3. La trasformazione in Sicilia
5.4. Analisi degli scambi commerciali dellolio doliva siciliano

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pag. 51
pag. 53
pag. 55
pag. 59

6. GLI STRUMENTI DI POLITICA REGIONALE A SOSTEGNO


DEGLI INVESTIMENTI NEL COMPARTO
OLIVICOLO-OLEARIO
6.1. Generalit
6.2. La misura 4.06 - Investimenti aziendali per lirrobustimento delle
filiere agricole e zootecniche
6.3. La misura 4.09 - Miglioramento delle condizioni di trasformazione
e commercializzazione
6.4. La misura 4.13 - Commercializzazione dei prodotti agricoli di
qualit

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pag. 81

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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BIBLIOGRAFIA

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1. INTRODUZIONE
Quella dellolio doliva una storia lunga almeno 7.000 anni, epoca in cui gli alberi
dulivo venivano coltivati nellarea siro-palestinese, dove sono state rinvenute le pi
antiche testimonianze della sua presenza. Le ricerche archeologiche hanno consentito di
collocarne le prime tracce intorno al V millennio a.C., nei pressi di Haifa, in Israele.
Le prime forme di civilt occidentali si manifestarono proprio nei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo orientale e che detennero il primato nella olivicoltura e
nella produzione di olio: Grecia, Turchia, Siria e Palestina fecero di questo prodotto la
fonte primaria della loro civilt e della loro ricchezza come testimoniano i reperti
archeologici ed i documenti del passato. comunque la Grecia la terra in cui l'ulivo
trova la sua collocazione pi feconda. Il mito attribuisce ad Atena il merito di aver
donato questa pianta agli uomini dell'Attica i quali, a loro volta, gratificarono la dea
assumendo l'ulivo come sacro simbolo della stessa divinit e della citt di Atene ad essa
dedicata. A partire dall'VIII sec. a.C., con la colonizzazione greca dell'Italia
meridionale, la coltivazione dell'ulivo viene introdotta in quella che verr chiamata
Magna Grecia.
Saranno poi i Romani a diffondere in tutto il loro impero, quindi anche nel bacino nordoccidentale del Mare Nostrum, la coltivazione dell'ulivo il cui prodotto finir per
assumere un ruolo sempre pi sostanziale nell'economia generale dell'Impero tanto che
produzione e vendita vennero sottoposte al controllo diretto dello Stato.
Dopo lanno 1.000, sotto le spinte religiose e politiche si assiste ad una ripresa
dellolivicoltura in virt, soprattutto, delle ricche donazioni di uliveti fatte alla Chiesa
da Longobardi, Normanni, Svevi e Angioini. Grazie alle repubbliche marinare si
riattiv, quindi, il commercio internazionale di olio.
La tradizionale millenaria coltivazione dell'ulivo solo nella nostra epoca ha ricevuto
nuova linfa grazie alla moderna Scienza Agronomica ed alla disponibilit di nuovi
mezzi tecnici. Le alterne vicende della storia non hanno scalfito la straordinaria forza e
bellezza di questa pianta che ancor oggi domina, incontrastata come un monumento, il
paesaggio mediterraneo e lo caratterizza profondamente.
Lolivo diffuso in tutti i territori che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.
presente anche in California (Usa), Argentina, Messico, Australia e Cina. L'olivo

coltivato appartiene alla vasta famiglia delle oleaceae che comprende ben 30 generi (fra
i quali ricordiamo il Ligustrum, il Syringa e il Fraxinus); la specie suddivisa in due
sottospecie, l'olivo coltivato (Olea europaea sativa) e l'oleastro (Olea europaea
oleaster). Il frutto una drupa ovale ed importante ricordare come loliva sia l'unico
frutto dal quale si estrae un olio (gli altri oli si estraggono con procedimenti chimici o
fisici da semi).
La composizione dell'olio di oliva costituita da:
70-80% di acido oleico (grasso insaturo);
4-12% di acido linoleico (grasso insaturo);
7-15% di acido palmitico (grasso saturo);
2-6% di acido stearico (grasso saturo).
Lolio di oliva , tra tutti gli oli vegetali, quello a pi alto grado di digeribilit da parte
dellorganismo umano. Oltre ai trigliceridi e grassi polinsaturi, contiene infatti sostanze
antiossidanti come vitamina E, polifenoli, fitosteroli, clorofille e carotenoidi, che
esplicano unazione protettiva per il nostro organismo. Grazie a questi elementi, lolio
extravergine di oliva pu contribuire a bloccare lattivit dei radicali liberi, cio i
composti chimici responsabili dellinvecchiamento delle cellule.
Numerosi studi hanno dimostrato che l'olio d'oliva riduce i fattori LDL (Low Density
Lipoproteine) e VLDL (Very Low Density Lipoproteine), che provocano depositi di
colesterolo "cattivo" sulle pareti delle arterie minacciandone drammaticamente
l'integrit, e potenzia invece il fattore HDL, il "colesterolo buono" che rimuove il
colesterolo dalle pareti delle arterie e lo riporta al fegato. Inoltre, noto che il consumo
abituale di olio doliva pu aiutare a prevenire i tumori del colon e della mammella.
Le opportunit di espansione che la filiera olivicola-olearia potenzialmente in grado di
esprimere sono estremamente promettenti. Da una parte le opportunit di carattere
generale, che consistono nella espansione della domanda di prodotto di qualit nei Paesi
ricchi (Nord Europa, Nord America, Oceania, ecc.), ma con bassi consumi procapite;
dallaltra linteresse derivante dagli effetti benefici che questo alimento determina sulla
salute dei consumatori, oltre allimmagine positiva dei prodotti alimentari italiani nel
mondo, a tal punto da essere definiti come italian food style.

Queste opportunit per il sistema olivicolo-oleario italiano sono supportate, nel


particolare, dalla presenza di aree vocate alla produzione di alta qualit, dalla possibilit
di differenziare lofferta grazie alla presenza di un rilevante numero di variet autoctone
e di numerose DOP distribuite allinterno del territorio nazionale e, in particolare, nelle
aree centro meridionali del Paese.
Nonostante le notevoli potenzialit del comparto, i risultati di diversi studi condotti
sulla filiera dell'olio di oliva, dimostrano come la struttura produttiva italiana
costituita prevalentemente da micro-aziende a conduzione famigliare, caratterizzate da
alti costi di produzione e da una bassa redditivit.
Le difficolt a coprire i costi di produzione (e quindi di realizzare utili) ha costretto
molti olivicoltori a investire poco per l'ammodernamento degli uliveti pertanto,
numerose aziende oggi si trovano nella condizione di dovere gestire uliveti secolari,
scarsamente meccanizzabili e soggetti all'alternanza produttiva. Sul piano commerciale,
molti produttori, non potendo contare su una dimensione aziendale economicamente
adeguata, non sono nelle condizioni di imporsi sul mercato, n tanto meno possono
attuare efficaci strategie di marketing.
Questa situazione certamente rappresenta una grossa ipoteca sul futuro assetto del
settore. Tenuto conto della situazione in cui versa il mondo della produzione e del
mercato dellolio di oliva, si ritiene che i nostri produttori per ridurre i costi e recuperare
margini di competitivit dovranno affrontare la realt con una logica imprenditoriale
che consenta di attuare programmi di interventi innovativi rivolti a migliorare la qualit
del prodotto oltre ad innalzare il livello colturale degli oliveti e a rafforzare la fase
commerciale realizzando una effettiva aggregazione dellofferta.
Salvaguardare il comparto olivicolo, pu risultare decisivo nellambito di una efficace
strategia nazionale di sviluppo del territorio specie per quelle aree del meridione
dItalia, dove lolivicoltura rappresenta lunica fonte di reddito e la sola coltura
possibile.
Risulta, quindi, essenziale individuare dei modelli di sviluppo che siano compatibili con
la struttura imprenditoriale locale se si vuole garantire un miglioramento lungo i diversi
livelli della filiera oleicola, ponendo particolare attenzione, non solo alla fase di
produzione, ma, anche, alle fasi di distribuzione e di commercializzazione del prodotto.

Lobiettivo della presente ricerca quello di analizzare il comparto olivicolo-oleario


siciliano a partire dalle politiche comunitarie riguardanti lolio doliva con particolare
riferimento allOrganizzazione Comune di Mercato (OCM), alle politiche di tutela della
qualit (produzioni DOP e IGP) e alle norme di commercializzazione ed etichettatura
dellolio doliva. Verr approfondito, quindi, il contesto internazionale (produzioni,
consumi e scambi) e i caratteri e le peculiarit della filiera dellolio doliva in Italia con
particolare riferimento alle informazioni riguardanti: la struttura e i flussi allinterno
della filiera, la dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio, le fasi di
trasformazione e commercializzazione, il bilancio nazionale e la bilancia commerciale
dellolio doliva, la dinamica dei consumi domestici e dei prezzi medi al consumo.
Per quanto riguarda la filiera siciliana dellolio doliva, si proceder allanalisi della
rilevanza che essa assume allinterno del contesto nazionale ed internazionale attraverso
lanalisi degli scambi commerciali, dei caratteri tecnico-strutturali e dei segmenti di
trasformazione e commercializzazione del prodotto. Particolare attenzione sar, inoltre,
riservata agli strumenti di politica regionale destinati al sostegno degli investimenti per
il comparto.

2. GLI STRUMENTI DI POLITICA COMUNITARIA PER IL COMPARTO


OLIVICOLO-OLEARIO

2.1. Generalit
Le politiche di sostegno della produzione di olio doliva nellUE sono andate
evolvendosi nel corso degli ultimi 40 anni a partire dalla prima Organizzazione Comune
di Mercato (OCM) del 1966 1 . Allepoca lItalia era praticamente lunico produttore in
una Comunit di sei Paesi e il testo del regolamento n. 136/66 tent di trovare un
compromesso tra gli interessi italiani e quelli dei Paesi partner produttori di oli di semi.
Le prime misure miravano a sostenere il prezzo di mercato dellolio doliva, offrendo un
sostegno speciale agli olivicoltori (specialmente i piccoli produttori), e ad incentivare la
produzione di olio doliva in lattina. LUE stabil limiti per le zone di produzione
ammissibili allaiuto (la quantit massima garantita - QMG), fiss prezzi minimi, pose
una protezione ai confini, istitu lammasso pubblico e privato per ritirare le eccedenze
dal mercato, concesse sovvenzioni allesportazione per favorire la commercializzazione
al di fuori dellUnione.
Il complesso sistema che scaturiva dallapplicazione del Regolamento 136/66 si basava
sui seguenti elementi:
- la fissazione di un insieme di prezzi di riferimento (prezzo indicativo, prezzo
rappresentativo di mercato, prezzo d'intervento, prezzo soglia) che regolamentava gli
interventi sul mercato;
- un aiuto alla produzione commisurato alle quantit prodotte;
- un aiuto al consumo, consistente in una sovvenzione versata alle imprese di
imbottigliamento (attuato per un certo numero di anni);
- un dispositivo di scorte d'intervento che funzionava come una garanzia di prezzo
minimo concessa ai produttori;
- la protezione del mercato interno mediante un prelievo sulle importazioni e
successivamente mediante l'istituzione di un dazio doganale;

Regolamento n. 136/66/CEE del Consiglio, del 22 settembre 1966, relativo allattuazione di unorganizzazione
comune dei mercati nel settore dei grassi (GU L 172 del 30.9.1966).

- la possibilit per gli esportatori di riscuotere restituzioni o sovvenzioni


all'esportazione.
Con ladesione della Grecia (1981), del Portogallo e della Spagna (1986), lUE pass da
importatore netto a esportatore netto e acquist un ruolo dominante nel commercio
mondiale dellolio doliva. Emerse allora chiaramente che le norme del regolamento
originario erano ormai superate. Furono cos introdotte modifiche nel 1998 e,
successivamente, nel 2001.

2.2. La riforma ponte dellOCM dellolio doliva


Nel giugno 1998 stata definitivamente approvata la riforma-ponte per il settore
dellolio doliva la cui attuazione, prevista a partire dal 1 novembre 1998, avrebbe
dovuto guidare transitoriamente il settore per tre anni fino al 2001. Le diverse
situazioni produttive e organizzative nei vari Paesi produttori di olio di oliva, non hanno
consentito di predisporre una definitiva riforma dellO.C.M. del comparto, ma soltanto
una proroga della riforma ponte, fino alla campagna 2003/04.
La riforma si muove nella direzione di rafforzare la competitivit del settore
migliorando lequilibrio tra domanda ed offerta, incrementando le politiche rivolte ad
ottenere produzioni di elevata qualit, nonch ad aumentare la trasparenza del mercato
degli oli. Dal punto di vista dei contenuti, a rigore, non si potrebbe parlare di riforma
ma, in termini pi realistici di regolamento-ponte. Non viene, infatti, cambiata
rispetto allimpostazione prevista nel 1966 ne la filosofia del sostegno, ne gli strumenti
adottati per fornirlo; piuttosto si prevede una ricalibratura degli stessi, in modo da
consentirne il funzionamento per un altro breve periodo di tempo. In unottica di lungo
periodo, infatti, la riforma-ponte rappresenta, di fatto, il passaggio da un regime di aiuti
accoppiati alla quantit prodotta, tipici di una PAC vecchia maniera, ad un nuovo
regime pi in linea con i nuovi obiettivi e i nuovi indirizzi di Agenda 2000.
Le modifiche sancite dalla riforma, sono contenute allinterno dei regolamenti (CE) n.
1638 e 1639 del 1998 2 .

Regolamento (CE) n. 1638/98 che modifica il regolamento (CEE) n. 136/66 e regolamento (CE) n. 1639/98 che
modifica il regolamento (CEE) n. 2261/84, del 20 Luglio 1998, G.u. della Comunit europea, serie L, 210, 28 luglio
1998.

La nuova normativa, introdotta con la riforma del 1998, ha sancito labolizione del
prezzo dintervento e del prezzo rappresentativo di mercato, mantenendo soltanto il
prezzo indicativo alla produzione (pari a 383,77 euro/quintale).
Contestualmente allabolizione del prezzo di intervento, stato eliminato il regime
dacquisto allintervento (ammasso pubblico) per evitare i costi connessi alla gestione
degli stoccaggi. Viene invece mantenuto il regime di aiuti allo stoccaggio privato, nei
casi di grave crisi di mercato.
Tale aiuto (pari al massimo a 166,4 euro/q.le) scatta nel momento in cui il prezzo medio
del mercato dovesse scendere per un determinato periodo di tempo al di sotto del 95%
dellultimo prezzo di intervento, pari a 175,16 euro/q.le.
A partire dal 1 novembre 1998 stato completamente eliminato il sistema di aiuti al
consumo di cui beneficiavano gli imbottigliatori, in quanto non ritenuto pi idoneo agli
obiettivi della riforma.
Laiuto alla produzione fissato in 132,25 euro/q.le. La distinzione esistente prima del
1998 tra piccoli produttori (meno di 500 Kg prodotti) e altri produttori stata eliminata
a causa delle difficolt in fase di controllo.
Due sono i vincoli introdotti dallultima riforma del settore per quanto riguarda laiuto
alla produzione:
- il Quantitativo Massimo Garantito (QMG) ripartito in Quantit Nazionali Garantite
(QNG) assegnate ai Paesi produttori;
- la limitazione dellaiuto ad oliveti esistenti al 1 maggio 1998, a partire dalla
campagna 2003/04.
Il Quantitativo Massimo Garantito comunitario, pari a 1.777.261 tonnellate, stato
ripartito in singole Quote Nazionali Garantite (QNG) allo scopo di responsabilizzare
maggiormente i produttori riguardo gli aumenti di produzione (tab. 1). Il superamento
della QNG da parte di uno Stato comunitario comporta una riduzione dellaiuto
proporzionale allentit delleccedenza produttiva riscontrata al suo interno,
penalizzando quindi gli Stati maggiormente eccedentari.
Ai singoli Stati Membri data la possibilit di destinare parte della quota nazionale al
settore delle olive da tavola, dietro approvazione da parte della Commissione.

Molto importante risulta essere il cosiddetto meccanismo di riporto che tiene conto
della caratteristica alternanza della produzione olivicola; se, infatti, in una campagna
la produzione dovesse risultare inferiore alla effettiva quota nazionale, lo Stato membro
ha la facolt di riportare l80% della quota non utilizzata alla campagna successiva. Il
restante 20% viene utilizzata da tutti gli Stati che hanno superata la propria quota
nazionale.
Laltro fondamentale vincolo riguarda laiuto alla produzione che non pu essere
concesso ad oliveti impiantati dopo il 1 maggio 1998: misura, anche questa, volta a
stabilizzare la produzione ed evitare eccedenze. stato concesso agli Stati membri la
possibilit di derogare a tale vincolo solamente in caso di riconversione di vecchi
impianti o per la realizzazione di nuovi impianti inquadrati nellambito di programmi
autorizzati dalla Commissione.
I produttori che vogliano beneficiare dellaiuto alla produzione devono, entro il 1
luglio di ogni anno, produrre una domanda di aiuto correlata da una dichiarazione di
coltivazione, da presentare entro il 31 ottobre dellanno precedente la presentazione
della domanda di aiuto dimostrando, inoltre, lavvenuta triturazione delle olive in un
frantoio riconosciuto. La quantit di olio ammissibile allaiuto pari alla quantit di olio
effettivamente prodotta, aumentata di una quota forfetaria pari all8% per lolio di
sansa.
Ai sensi del regolamento (CE) n. 2366/98 del Consiglio (recante modalit di
applicazione del regime di aiuto alla produzione di olio doliva), a partire dalla
campagna di commercializzazione 1998/99 i frantoi riconosciuti devono essere dotati di
un sistema automatico di pesatura delle olive e di registrazione del peso.
A decorrere dalla stessa campagna, deve inoltre essere tenuta una contabilit
comprendente informazioni relative alle quantit di olive entrate, alle quantit di olive
triturate e a quelle di olio ottenute, nonch i particolari relativi alla destinazione
dellolio doliva uscito dal frantoio.
Con il Regolamento (CE) n. 1513/2001, in vigore dal 1 novembre 2001, laiuto alla
produzione, rimasto fissato a 132 euro/q.le di olio prodotto, sar concesso, a partire dal
1 Novembre 2003, solo agli oliveti o allolio proveniente da alberi di olivo
regolarmente registrati allinterno del Sistema di Informazione Geografica (SIG) che,

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attraverso foto aeree, consentir una maggiore capacit di analisi e di controllo nel
settore, superando lattuale catasto olivicolo. Lo stesso Regolamento 1513/2001 ha
previsto, inoltre, una parziale riclassificazione delle tipologie degli oli provenienti
dalloliva (tab. 2).
In particolare sono state chiarite le denominazioni degli oli presenti nel commercio al
dettaglio. Il limite di acidit per classificare un olio di oliva come extra vergine stato
diminuito, stata eliminata la categoria dellOlio di Oliva Vergine Corrente,
inglobandola nella categoria dellOlio di Oliva Lampante.
stata prevista, inoltre, la possibilit di poter definire alcune menzioni facoltative da
utilizzare in etichetta, nonch di chiarire meglio in etichetta le miscele di olio di oliva
con altri grassi vegetali.

2.3. La nuova OCM


Il 22 aprile 2004 il Consiglio Agricolo europeo ha raggiunto laccordo sulle OCM
mediterranee (Olio, Tabacco, Cotone e Luppolo) a cui ha fatto seguito, il 29 aprile,
lemissione del Regolamento n. 864/2004 (modifiche al Reg. 1782/2003 con
lintroduzione di olio, tabacco, cotone e luppolo) e del Reg. Ce 865/2004 di riforma
dellOCM dellolio doliva.
La cosiddetta riforma Fishler (Reg. 864/04), oltre ad alcuni interventi settoriali (olio
doliva) o tesi a modificare il regime di sviluppo rurale, prevede una serie di misure
orizzontali:
- disaccoppiamento;
- condizionalit dei pagamenti (cross-compliance);
- sistema di consulenza aziendale (audit);
- modulazione e disciplina finanziaria.
Anche per quanto concerne il settore dellolio doliva viene introdotto il regime di
pagamento unico (RPU), basato su titoli individuali assegnati ai produttori, il cui valore
ricavato dalla media degli importi percepiti nel corso delle campagne olearie
1999/2000, 2000/2001, 2001/2002 e 2002/2003, rapportata alla media delle superfici
investite ad oliveto, oggetto delle domande di aiuto presentate nel quadriennio.

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A partire dalla campagna 2005/2006 laiuto comunitario, quindi, non viene pi erogato
sulla base del quantitativo di olio prodotto, ma sulla base dei titoli assegnati e della
superficie eleggibile olivetata condotta dal produttore, per la quale deve essere garantito
il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali, dei criteri di
condizionalit in materia di sanit pubblica, salute delle piante, ed il rispetto
dellambiente (cross compliance).
La nuova OCM dellolio doliva prevede, per gli agricoltori che conducono superfici
coltivate ad oliveto, il pagamento del 60% (disaccoppiamento totale - pagamento unico)
dellimporto spettante in relazione ai titoli assegnati, mentre il restante 40% verr
erogato

sulla

base

di

una

dotazione

nazionale

per

aiuto

supplementare

(disaccoppiamento parziale - dotazione nazionale).


Disaccoppiare significa separare il livello di sostegno dalla quantit e dal tipo di
produzione. Per cui il sostegno non pi legato alla coltivazione per la produzione ma
sar legato ai premi assegnati nel quadriennio di riferimento (1999 - 2002).
Il pagamento unico riguarda le superfici a oliveto i cui impianti sono anteriori al 1
maggio 1998 o i nuovi oliveti di sostituzione di impianti preesistenti o ogni nuovo
impianto effettuato nellambito di programmi autorizzati e registrato in un GIS.
La restante quota aiuti (max 40%) va a costituire la dotazione nazionale al fine di
erogare un aiuto supplementare quale contributo per la manutenzione di oliveti di
particolare valore sociale o ambientale.
La riserva nazionale una parte del plafond nazionale che viene destinato alla
costituzione di titoli per gli agricoltori che si troverebbero ad avere oggi unazienda
senza rendita o con una rendita insufficiente.
Laiuto previsto dalla dotazione nazionale viene concesso sulla base degli ettari di
superficie olivetata ricavata dal GIS (ettaro GIS) sulla base di un algoritmo certificato
dalla Commissione europea. Laiuto pu essere differenziato sulla base di 5 categorie di
superfici olivicole definite in base al loro valore ambientale e sociale, connesso ai
paesaggi e alle tradizioni sociali, con una particolare attenzione per gli oliveti localizzati
allinterno di zone marginali. Spetta agli Stati membri fissare laiuto per ettaro GIS
olivo per le diverse categorie nei limiti della dotazione nazionale. Laiuto, comunque,
non pu superare le spese di manutenzione e non deve includere le spese di raccolta.

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Chi possiede una superficie olivetata inferiore a 0,3 ettari ricever, sotto forma di
premio (disaccoppiamento totale), lintero importo del periodo di riferimento.
Un massimo del 10% della dotazione nazionale pu essere destinata per il
finanziamento di programmi di lavoro realizzati da organizzazioni di operatori (come
previsto dal Decreto n. 31 del 30 gennaio 2006, recante modalit di applicazione del
regolamento CE n. 865/2004, concernente le organizzazioni di operatori del settore
oleicolo, i loro programmi di attivit e il relativo finanziamento) e destinati al
miglioramento della qualit dellolio prodotto attraverso:
- il monitoraggio e gestione amministrativa del mercato;
- il miglioramento dellimpatto ambientale dellolivicoltura;
- il miglioramento della qualit della produzione;
- lintroduzione di un sistema di tracciabilit, certificazione e tutela della qualit;
- la diffusione di informazioni sulle attivit svolte da tali organizzazioni ai fini del
miglioramento della qualit dellolio doliva.
Alle Regioni spetta il riconoscimento delle Organizzazioni di operatori a carattere
regionale e il compito di formulare un parere (vincolante) di ammissibilit al
finanziamento del programma
Il parere della Regione formulato anche sulla base degli indirizzi stabiliti dalla
Regione stessa e di criteri di valutazione che tengono conto di:
- qualit generale del programma (contenuto del programma e coerenza con la
programmazione regionale);
- credibilit finanziaria e congruenza dei mezzi;
- estensione della zona regionale interessata dal programma;
- vocazione olivicola delle zone interessate dal programma;
- settori di attivit interessati e partecipazione finanziaria degli operatori;
- la qualit degli indicatori di efficacia;
- dimensione finanziaria del programma;
- durata del programma.
Entro lagosto 2005, gli Stati membri potevano innalzare la percentuale prevista per il
pagamento unico oltre il 60%. LItalia, con il Decreto 1461 del 3 agosto 2005, ha deciso

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di optare per linnalzamento al 100% del disaccoppiamento totale mediante pagamento


unico rinunziando, di fatto, alla quota relativa alla dotazione nazionale.
La titolarit a richiedere il sostegno spetta al produttore che ha condotto lazienda nel
periodo di riferimento e che risulta ancora in attivit nel momento in cui parte il regime
di aiuto disaccoppiato. Non prevista lassegnazione di titoli a soggetti che non
esercitano lattivit agricola.
Per incassare ogni anno il pagamento disaccoppiato necessario presentare una
domanda e dimostrare di condurre un numero di ettari ammissibili corrispondente al
numero dei titoli di cui si dispone. Le superfici oggetto di pagamento disaccoppiato
possono essere destinate a qualsiasi utilizzo agricolo tranne che:
a) alle coltivazioni permanenti (salvo gli oliveti piantati prima del 1 maggio 1998);
b) alle orticole, comprese le patate da consumo.
consentito anche non coltivare la superficie ma, in tal caso, necessario garantire
comunque la manutenzione agronomica del fondo.
I titoli non utilizzati per tre anni, tranne per casi di forza maggiore, vengono revocati. I
titoli possono essere ceduti; la cessione definitiva pu essere perfezionata anche senza
cessione del relativo titolo di conduzione di una superficie corrispondente. La cessione a
titolo temporaneo (affitto e simili) valida solo se accompagnata dalla cessione della
superficie corrispondente.
Uno degli aspetti pi rilevati introdotti dalla riforma Fischler e contenuti allinterno
della nuova OCM dellolio doliva riguarda il concetto di condizionalit (Cross
compliance) che prevede lerogazione degli aiuti a condizione che vengano rispettati i
regolamenti e le direttive in materia ambientale, di sicurezza alimentare, di sanit
pubblica, di salute e benessere degli animali. Gli impegni a cui ogni agricoltore deve
fare riferimento sono suddivisi in due grandi categorie:
1 - Criteri di gestione obbligatori (CGO), che sono delle norme comunitarie in materia
di ambiente, benessere degli animali, sicurezza alimentare, e salute animale;
2 - Buone condizioni agronomiche ed ambientali (BCAA) stabilite a livello nazionale
per garantire il raggiungimento di quattro obiettivi prioritari fissati dallUE ovvero:
proteggere il suolo; mantenere i livelli di sostanza organica del suolo mediante

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opportune pratiche agronomiche; proteggere la struttura del suolo; assicurare un livello


minimo di mantenimento dellecosistema ed evitare il deterioramento degli habitat.
Per quanto concerne le denominazioni e definizioni degli oli di oliva e degli oli di sansa
di oliva riportati allarticolo 4 del Regolamento 865/04, essi risultano identici alla
descrizione inclusa nel Regolamento CE n. 1513/2001 (tab. 2).
Nella tabella 3 vengono riportate le scelte operate dai principali Paesi produttori di olio
doliva in termini di ripartizione delle risorse previste dalla nuova OCM dellolio
doliva. La Grecia e il Portogallo hanno deciso di dare applicazione allart. 69 del
Regolamento 1782/2003 per cui gli Stati membri possono trattenere una quota sino al
10% dei massimali nazionali destinati ad un pagamento supplementare destinato a tipi
specifici di agricoltura ritenuti importanti per tutelare o valorizzare l'ambiente ovvero
per migliorare la qualit e la commercializzazione dei prodotti agricoli.
Per quanto concerne lItalia, la distribuzione delle risorse per il comparto olivicolo (tab.
4) prevede che, per i programmi, sia messo a disposizione un importo complessivo
(triennio 2005/06- 2007/08) di poco meno di 108 milioni di Euro, di cui il 30% (circa
32,4 milioni) destinato alle attivit di monitoraggio, tracciabilit e diffusione delle
informazioni e laltro 70% (circa 75,6 milioni di Euro) destinati ad attivit di
miglioramento dellimpatto ambientale dellolivicoltura e della qualit della produzione.
La nuova OCM dellolio doliva comporta certamente alcuni aspetti positivi quali:
- maggiore semplificazione (a regime) nella gestione dellaiuto;
- superamento del problema della efficacia dei controlli sulle quantit prodotte
(eliminato il rischio di frodi);
- maggiore coerenza degli aiuti al settore con le regole generali di funzionamento della
PAC;
- maggiore flessibilit a disposizione degli Stati membri per intervenire sulla
distribuzione del sostegno in favore di determinati modelli di olivicoltura attraverso:
- la dotazione nazionale per gli aiuti agli oliveti;
- il finanziamento dei programmi di attivit;
- lapplicazione dellart. 69.

15

Una valutazione sullefficacia delle scelte operate dallItalia potr essere fatta solo nel
medio-lungo

periodo.

Alcuni

aspetti

della

riforma,

comunque,

modificano

sostanzialmente la struttura del comparto olivicolo nazionale in termini di:


- maggiore stabilit dei redditi per la parte legata allaiuto;
- aiuto fissato per un arco temporale definito e non pi legato allandamento
quantitativo della produzione;
- il totale disaccoppiamento comporta il mantenimento dello status quo distributivo;
- rinuncia ad utilizzare il potere decisionale dato dalla dotazione nazionale per
riequilibrare la distribuzione del sostegno e/o per incidere su definiti modelli olivicoli;
- il congelamento della distribuzione degli aiuti sui beneficiari storici legalizza i
comportamenti fraudolenti del passato;
- riorientamento al mercato della produzione determinato dal disaccoppiamento, dato
che non si obbligati a produrre per ottenere laiuto e, comunque, chi produce lo fa per
stare sul mercato o per lautoconsumo;
- permette interventi di ristrutturazione (potature, sostituzione di oliveti) che prima della
riforma Fischler non erano effettuati perch compromettevano lammontare degli aiuti
ricevuti;
- non obbliga al mantenimento delloliveto;
- comporta il rischio di smantellamento/abbandono degli oliveti.
Per quanto concerne gli effetti della riforma dellOCM sulla produzione olivicola
italiana, essi rimangono abbastanza incerti e legati alla rilevanza che assumer il
fenomeno dellabbandono che potrebbe interessare coloro che, sino al 2005, coltivavano
in funzione dellaiuto ma non chi produce per lautoconsumo. Tuttavia, il
riorientamento al mercato, dovrebbe condurre ad un miglioramento della qualit delle
produzioni.

2.4. Le politiche di tutela della qualit: le produzioni DOP e IGP


Sin dalla nascita della Comunit Economica Europea, con il Trattato di Roma del 1957,
la liberalizzazione degli scambi commerciali stato uno degli obiettivi prioritari (art. 3
del Trattato). Negli anni 60 e 70, la politica comunitaria stata indirizzata verso

16

labolizione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative relative agli scambi tra i
Paesi.
La politica comunitaria di liberalizzazione degli scambi, tuttavia, ha imposto la
necessit di creare principi e regole comuni per definire e assicurare in modo certo ed
univoco la qualit delle merci allinterno del mercato comunitario.
Con la risoluzione 85/C136/01 del 7 maggio 1985, la Comunit europea ha definito il
"nuovo approccio della politica di armonizzazione". Questo criterio, fondamentale
nellambito della politica comunitaria, si basa sul principio del mutuo riconoscimento di
regole tecniche volontarie che fissano standard di produzione riguardanti i prodotti
industriali e alimentari attraverso il ricorso ad una certificazione basata su norme
europee (certificazione UNI EN ISO). La stessa risoluzione, inoltre, prevede la
progressiva armonizzazione dei requisiti essenziali di qualit che i prodotti devono
soddisfare per poter essere immessi sul mercato, in modo da consentire che i cittadini
europei abbiano completa fiducia nei prodotti e nei servizi che circolano liberamente
allinterno della UE.
Durante gli anni 80, oltre a una fitta regolamentazione tecnica obbligatoria, a livello
comunitario, si discute sul modo di fare agricoltura e viene pubblicato un importante
documento, il Libro verde sul futuro del mondo rurale del 1988. In questo documento,
si sottolinea come lobiettivo sociale al quale il mondo agricolo chiamato a rispondere
quello di garantire la qualit del nostro cibo, un cibo nutriente, saporito e sano,
preservando la qualit dei suoli, la qualit dellacqua, la sopravvivenza di specie animali
e vegetali selvatiche in pericolo di estinzione e la bellezza dei nostri paesaggi.
La Comunit europea, nel corso degli anni, si chiesta che cosa fosse la qualit: a
livello comunitario la qualit viene riconosciuta come intrinsecamente legata allorigine
geografica (legame con il territorio), alla tradizione della lavorazione (tradizionalit del
processo produttivo e talento delluomo) e allimpiego di pratiche ecocompatibili
rispettose dellambiente e della salute delluomo (ad es. prodotti biologici, ottenuti
mediante un impiego ridotto di pesticidi e fertilizzanti), caratteristiche concretizzatesi,
nei primi anni 90, in tre regolamenti che hanno costituito dei veri pilastri della politica
comunitaria per la qualit:

17

- Reg CEE 2092/91 (relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli ed


alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari);
- Reg CEE 2081/92 (relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle
denominazioni dorigine dei prodotti agricoli e alimentari) - DOP/IGP;
- Reg CEE 2082/92 (relativo alle attestazioni di specificit dei prodotti agricoli e
alimentari) - STG ovvero Specialit Tradizionale Garantita;
Questi regolamenti costituiscono una novit nella gran parte dei Paesi dellUnione
europea. Per la prima volta uno strumento di differenziazione del prodotto sul mercato,
e quindi uno strumento di politica competitiva, viene ad assumere una veste
istituzionale, in quanto la stessa Comunit che diventa garante nei confronti del
consumatore della qualit dei prodotti a marchio.
Un prodotto che reca il marchio di Indicazione Geografica Protetta (IGP), presenta una
caratteristica o una reputazione specifica che lo associa a un determinato luogo e
garantisce che almeno una fase del processo produttivo avvenuta in quel luogo.
I prodotti che recano il marchio di Denominazione di Origine Protetta (DOP), hanno un
carattere di tipicit pi forte, infatti, tutte le fasi del processo produttivo devono essere
svolte nella zona di origine.
Il marchio Specialit Tradizionale Garantita (STG), infine, si usa per prodotti con
peculiari caratteristiche, fatti con ingredienti o secondo metodi tradizionali.
Per quanto riguarda i prodotti a DOP ed IGP, va sottolineato che essi devono rispettare i
dettami di un disciplinare, devono essere conformi alla normativa in materia igienico
sanitaria, etichettatura, norme comuni di qualit ecc. nonch, con le dovute distinzioni
tra i due tipi di protezione, presentare caratteristiche peculiari dovute allambiente pedoclimatico dellarea geografica che conferisce il nome al prodotto insieme a delle
pratiche di produzione e/o trasformazione costantemente in uso nellarea stessa.
Questa premessa rappresenta sicuramente un limite al numero dei prodotti eleggibili alla
protezione DOP e risponde pienamente alle aspettative del consumatore che vuole un
prodotto del tutto particolare ed unico.
Secondo il Reg. CEE n. 1935/95 sono previste delle strutture di controllo nazionali
(anche private) - accreditate in base alla norma EN 45011 - per assicurare la conformit

18

del prodotto tutelato al disciplinare stesso (Reg. 2092/91, art. 10 del Reg. CEE 2081/92
e art. 14 del Reg. 2082/92).
I prodotti che possono ottenere lindicazione di qualit DOP o IGP sono: carni e
insaccati, latte e formaggi, uova, miele, ortofrutta e legumi, oli e materie grasse vegetali,
pesci, crostacei, molluschi, spezie, prodotti di confetteria, panetteria, pasticceria,
bevande a base di estratti di piante e birra.
Lo scorso 20 marzo 2006, lUnione Europea ha adottato due Regolamenti comunitari
relativi alla nuova politica comunitaria sulla qualit dei prodotti agricoli e alimentari:
il Regolamento CE n. 509/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alle specialit
tradizionali garantite dei prodotti agricoli e alimentari;
il Regolamento CE n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006, relativo alla
protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni dorigine dei prodotti
alimentari. Questi documenti abrogano i precedenti Regolamenti comunitari n. 2081/92
e n. 2082/92.
Con questa nuova normativa lUnione Europea ha adottato una procedura di
registrazione delle DOP e delle IGP pi efficace e compatibile con le norme
dellOrganizzazione Mondiale del Commercio.
il Reg. CE n 1898/2006 detta le modalit di applicazione del Reg. CE n 510/2006. Le
principali novit riguardano:
- la possibilit da parte di una persona fisica di richiedere la registrazione purch la
persona di cui trattasi, il solo produttore nella zona geografica delimitata e la zona
geografica delimitata ha caratteristiche sensibilmente diverse da quelle delle zone vicine
o le caratteristiche del prodotto lo differenziano da quelli prodotti nelle zone vicine (art.
2);
- le norme relative alla denominazione assumono caratteri maggiormente restrittivi per
evitare confusione nel consumatore circa la provenienza e lunicit del prodotto
registrato (art. 3);
- gli elementi costitutivi del disciplinare devono consentire di delimitare la zona
geografica in modo preciso e dettagliato (art. 4), facendo riferimento al legame tra la
qualit del prodotto e lambiente geografico. In particolare, gli elementi che giustificano
i legami con il territorio devono spiegare in che modo le caratteristiche della zona

19

geografica delimitata influiscono sul prodotto finale (art. 7). Il disciplinare, inoltre, deve
individuare le procedure che gli operatori devono istituire per fornire gli elementi
relativi alla prova dellorigine del prodotto (art. 6) e norme dettagliate sullorigine e la
qualit degli alimenti somministrati (art. 5);
- relativamente alletichettatura, lart. 9, contempla la possibilit per uno Stato membro
di prevedere che il nome dellautorit che verifica il rispetto delle disposizioni del
disciplinare, compaia sulletichetta del prodotto, inoltre, lart. 14 disciplina le modalit
di riproduzione dei simboli e delle indicazioni;
- la domanda di registrazione deve essere redatta conformemente al modello riportato
nellAllegato I del Regolamento stesso composto da cinque diverse parti (art. 10).
Allart. 12, invece, prevista la possibilit che venga presentata una domanda che
designi una zona geografica transfrontaliera. Essa pu essere presentata da diverse
associazioni sotto forma di domanda comune;
- viene istituito il Registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni
geografiche protette (art. 15) conservato presso la Commissione Europea e contenente
linsieme delle indicazioni che individuano il prodotto registrato;
- vengono precisate, inoltre, le modalit relative alle modifiche del disciplinare e alla
eventuale cancellazione della registrazione (art. 16).
A livello nazionale, la Legge n 296/2006, contiene alcune novit relative al controllo
della qualit dei prodotti agroalimentari.
Lart. 1 di tale Legge attribuisce le funzioni di vigilanza sullattivit di controllo degli
organismi pubblici e privati, nellambito dei regimi inerenti le produzioni
agroalimentari di qualit registrata, allIspettorato centrale repressione frodi (ICRF) che
ha cambiato denominazione in Ispettorato centrale per il controllo della qualit dei
prodotti agroalimentari.
Lattribuzione di tali funzioni rappresenta, indubbiamente, una novit di importanza
fondamentale, in quanto va a regolamentare, in maniera uniforme per tutto il sistema dei
prodotti agroalimentari di qualit registrata, la materia della vigilanza sugli organismi di
controllo.
A febbraio del 2007, in Italia le denominazioni controllate da Organismi di controllo
privati sono complessivamente 130, mentre appena 24 fanno riferimento ad Autorit

20

pubbliche designate. Solo 5 denominazioni di recente registrazione risultano, al


momento, sprovviste di un Organismo di controllo specificamente autorizzato.
Alla stessa data risultavano riconosciuti 64 Consorzi di tutela su un totale di 159
prodotti a marchio comunitario. Per quanto concerne il comparto dellolio extravergine
di oliva risultano riconosciuti 14 Consorzi di tutela a fronte di 38 Denominazioni attive
sul territorio nazionale.
A livello europeo si contano complessivamente 754 denominazioni regolarmente
registrate, rappresentate da 425 DOP (56,2%), 315 IGP (41,7%) e 16 STG (2,1%). Di
queste, solo il 13,8% (102) riguardano i grassi e gli oli di oliva.
Nella graduatoria del numero di DOP e IGP per nazione il nostro paese continua a
figurare al primo posto con un peso del 21,5%, seguito dalla Francia con il 20,6%, dal
Portogallo e dalla Spagna con il 14% (fig. 1).
Fig. 1 - Peso % dei principali Paesi dellUE a 25 per numero di DOP e IGP riconosciute (*)

(*) Fonte: Ismea su dati UE

2.5. La normativa sulla commercializzazione dellolio doliva: etichettatura e


confezionamento
Il crescente consumo di olio di oliva ed il conseguente accresciuto interscambio tra i
Paesi produttori dellUnione europea, hanno spinto il legislatore comunitario a
promuovere una politica di sostegno verso il settore olivicolo orientata allo sviluppo

21

produttivo, alla tutela degli interessi economici degli olivicoltori ma, specialmente, alla
tutela del consumatore.
La legislazione comunitaria in materia di commercializzazione dellolio doliva,
ispirata ad un principio teso a garantire il consumatore, considerato il soggetto debole
essendo nella condizione di non poter controllare la regolarit dellalimento che intende
acquistare.
La normativa europea riguardante il confezionamento e letichettatura dellolio doliva
si sviluppata a seguito della richiesta da parte dei consumatori di una maggiore
informazione sullorigine del prodotto, sulle caratteristiche organolettiche (gusti e aromi
diversi) e sulle propriet salutari del prodotto.
Secondo le idee guida comunitarie, il prodotto sfuso non permette la conservazione
dellidentit dello stesso una volta acquistato, non lasciando al consumatore una traccia
visibile e permanente nel tempo del prodotto stesso. Inoltre, la commercializzazione in
contenitori riciclati e non chiusi ermeticamente, potrebbero essere oggetto di frodi
nonch determinare alterazioni, perdite della genuinit del prodotto e, pi in generale,
danni alla salute del consumatore.
Tali esigenze sono pi in generale trattate nellambito del Regolamento CE 1019/02
sulle norme di commercializzazione, i cui capisaldi sono:
- origine;
- etichettatura;
- presentazione del prodotto;
- menzioni aggiuntive;
- controlli.
Dal 1 Novembre 2003 sono divenuti obbligatori le norme riguardanti il
confezionamento, letichettatura e la chiusura ermetica del prodotto previsti dal Reg.
1019/92 e dal Decreto 109/92, aggiornato dal D.L. 181/03 del 23 giugno 2003, nel quale
vengono fissati gli obblighi per il mercato italiano.
La vendita al consumatore finale si deve effettuare in contenitori di capacit max. di litri
5, chiusi ermeticamente. Tuttavia, per le comunit (alberghi, ospedali ecc.), possibile
prevedere confezioni di capacit superiore (litri 25).

22

Le nuove norme di confezionamento riguardano esclusivamente la vendita del prodotto


al consumatore finale. Sono pertanto escluse le movimentazioni di olio di oliva dal
frantoio allazienda agricola o dallazienda agricola (o frantoio) al centro di
confezionamento.
Il Decreto 109/92 allarticolo 26 prevede che:
- gli oli di oliva commestibili e gli oli di semi commestibili, destinati al consumatore,
devono essere posti in vendita esclusivamente preconfezionati in recipienti chiusi
(comma 1);
- la disposizione di cui al comma 1 non si applica quando venga trasferito olio di oliva
dal frantoio al deposito del produttore e dal deposito di questi a quello del primo
destinatario;
- gli oli di oliva commestibili e gli oli di semi commestibili, fino a 5 litri, debbono
essere confezionati esclusivamente nelle quantit nominali unitarie seguenti espresse in
litri: 0,10 - 0,25 - 0,50 - 0,75 - 1,00 - 2,00 - 3,00 - 5,00.
L'etichettatura l'insieme delle mansioni: disegni, marchi, immagini, simboli ecc., che
descrivono il prodotto alimentare, pertanto rappresenta una guida che il consumatore
avveduto legge attentamente.
Il D.Lgs. n. 109 del 27/01/92 e successive modificazioni, in attuazione delle direttive n.
CE 89/395 e n. 89/396 del consiglio del 14/06/1989, ha introdotto regole importanti
riguardo l'etichettatura dei prodotti alimentari, sul loro imballaggio, sulla loro
presentazione e pubblicit. Ora, considerando il caso specifico dell'olio d'oliva,
l'etichettatura, la presentazione e la pubblicit, oltre ad essere disciplinate come norma
di base dal D.Lgs. 109/92, vengono ulteriormente subordinate alle prescrizioni
contenute nel Regolamento CE n. 1019/2002.
L'art. 3 del D.Lgs. dispone che i prodotti alimentari preconfezionati, destinati al
consumatore, devono riportare le seguenti indicazioni obbligatorie:
- denominazione di vendita. Per gli oli di oliva, la normativa comunitaria ha modificato
la loro classificazione e, a partire dal 1 novembre 2003, la denominazione di vendita
deve essere accompagnata dalla definizione del prodotto (Reg. 1019/02) distinguendo
tra le seguenti categorie:

23

a - olio extravergine di oliva: Olio di oliva di categoria superiore ottenuto


direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici;
b - olio vergine di oliva: Olio doliva ottenuto direttamente dalle olive e
unicamente mediante procedimenti meccanici;
c - olio di oliva - composto di oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini: Olio
contenente esclusivamente oli di oliva che hanno subito un processo di
raffinazione e oli ottenuti direttamente dalle olive;
d - olio di sansa di oliva: Olio contenente esclusivamente oli derivati dalla
lavorazione del prodotto ottenuto dopo lestrazione dellolio di oliva e oli
ottenuti direttamente dalle olive.
- nome o ragione sociale o marchio depositato e sede del produttore o del
confezionatore o del venditore;
- sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento. Pu essere omessa nel
caso di impresa produttrice o confezionatrice che disponga di un unico stabilimento
ubicato allo stesso indirizzo della sede legale o sociale;
- volume nominale del prodotto. Il volume nominale deve essere indicato in litri (L o l),
centilitri (cl) o millilitri (ml). Gli oli di oliva, destinati al consumatore, devono essere
posti in vendita esclusivamente preconfezionati in recipienti ermeticamente chiusi. Il
reg. 1019/02, allarticolo 2, ha portato il limite massimo a 5 litri quando lacquirente il
consumatore finale, contrariamente a quanto fissava la normativa nazionale che poneva
tale limite a 10 litri;
- lotto. Per lotto si intende un insieme di unit di prodotto confezionate in circostanze
praticamente identiche. Il lotto determinato dal produttore o dal confezionatore
dellolio o, nel caso di prodotti importati, dal primo venditore stabilito nell'Unione
europea, ed apposto sotto la propria responsabilit (circolare n. 165 del 31 marzo
2000);
- data di preferibile consumo. La data di preferibile consumo o termine minimo di
conservazione (espressa almeno con lindicazione del mese e dellanno), la data fino
alla quale lolio conserva le sue specifiche propriet in adeguate condizioni di
conservazione.

24

Oltre alle indicazioni obbligatorie possibile inserire sulle etichette una serie di
indicazioni facoltative per fornire ulteriori informazioni sul prodotto.
La normativa italiana prevede la possibilit di indicare:
- i simboli metrologici, come la lettera minuscola "e" che costituisce il marchio CE per
gli imballaggi preconfezionati corrispondenti alla Direttiva n. 106/75;
- modalit di conservazione e materiali utilizzati;
- indicazioni ecologiche che invitano a non disperdere i contenitori nellambiente;
- altre indicazioni facoltative quali le modalit di estrazione, la provenienza delle olive e
le variet di olive da cui lolio deriva.
Il Regolamento comunitario 1019/02 sulle norme di commercializzazione, ha portato ad
una regolamentazione delle indicazioni facoltative introducendo il criterio secondo il
quale informazioni supplementari possono essere scritte in etichetta a patto che siano
veritiere e che possano essere dimostrate. Tra queste, le pi rilevanti riguardano:
- lindicazione prima spremitura a freddo per oli dello stesso genere ottenuti a meno
di 27 C con sistemi di estrazione per centrifugazione della pasta d'olive;
- le indicazioni delle caratteristiche organolettiche possono figurare, esclusivamente se
sono basate sui risultati di un metodo danalisi previsto dal regolamento n. 2568/91;
- lindicazione dellacidit o dellacidit massima pu figurare unicamente se
accompagnata dalla menzione dellindice dei perossidi, del tenore in cere e
dellassorbimento nellultravioletto, stabiliti a norma del regolamento n. 2568/91.
Tra le indicazioni facoltative, una menzione particolare deve essere riservata allorigine
geografica del prodotto. Per la Commissione europea, la denominazione dellorigine
concerne una zona geografica limitata a: zone geografiche DOP e IGP, ai sensi del
regolamento 510/2006; uno Stato membro; la Comunit europea; un Paese terzo.
Allo stato attuale non c accordo tra le Organizzazioni europee del settore oleicolo su
come rendere obbligatoria lindicazione dellorigine nelletichettatura dellolio
extravergine di oliva.
La richiesta italiana, inoltrata alla Commissione europea alla fine del 2007, di indicare
sempre in etichetta il Paese di produzione delle olive e dellolio non stata condivisa
dalla Spagna, che ritiene sufficiente come obbligo il solo riferimento allorigine
comunitaria del prodotto.

25

Tab. 1 - Quantitativi Nazionali Garantiti (QNG), approvati dal Consiglio


europeo, per singolo Stato membro (*)

Stato Membro

Quantit
(t)

Spesa
(000 di Euro)
718.334,4
1.005.135,7
554.827,1
67.770,2
4.360,3
2.350.426,4

543.164
760.027
419.529
51.244
3.297
1.777.260

Italia
Spagna
Grecia
Portogallo
Francia
Totale

(%)

30,6
42,8
23,6
2,9
0,2
100

(*) Fonte: Regolamento CE n. 1638/98

Tab. 3 - Decisioni nazionali circa la ripartizione del plafond destinato


al settore dell'olio d'oliva (*)
Stato membro

Italia
Spagna
Grecia
Portogallo
Francia

Aiuto storico

Programma attivit

Articolo 69

100% RPU

5%

no

93,6% RPU e
6,4 Dot. Naz.

no

no

100% RPU
100% RPU

5%
no

4%
10%

100% RPU

10%

no

(*) Fonte: Inea, 2007.

Tab. 4 - Risorse per il settore olivicolo in Italia (Euro) (*)

Plafond globale
Pagamento unico
Programmi di attivit (5%)

719.833.180
683.841.520
35.991.000

(*) Fonte: AGEA, 2005.

26

Tab. 2 - Descrizione e classificazione degli oli di oliva e di sansa (*)


DENOMINAZIONE

CARATTERISTICHE

Oli di oliva vergini

Sono oli ottenuti mediante processi


meccanici o altri processi fisici in
condizioni tali da non provocare
alterazioni dellolio, e che non
hanno subito alcun trattamento
diverso dal lavaggio, dalla
decantazione, dalla centrifugazione
e dalla filtrazione, esclusi gli
oli ottenuti mediante solvente o
con coadiuvanti ad azione chimica
o biochimica, o con
processi di riesterificazione e
qualsiasi miscela con oli di altra
natura.

ACIDITA LIBERA
(% DI ACIDO OLEICO)

- Olio extra vergine di oliva


(acidit libera al massimo di 0,8
g per 100 g)

- Olio di oliva vergine (al


massimo di 2 g per 100 g)

- Olio di oliva lampante


(superiore a 2 g per 100 g)

Olio di oliva raffinato

Ottenuto dalla raffinazione


dell'olio di oliva vergine

Non superiore a 0,3 g per 100 g

Olio doliva composto da oli


doliva raffinati e oli doliva
vergini

Ottenuto dal taglio di olio di oliva


raffinato con olio di oliva vergine
diverso dall'olio di oliva lampante

Non superiore a 1 g per 100 g

Olio di sansa di oliva greggio

Ottenuto dalla sansa d'oliva


mediante trattamento con solventi
o mediante processi fisici, oppure
olio corrispondente all'olio di oliva
lampante, fatte salve talune
specifiche caratteristiche, escluso
l'olio ottenuto attraverso la
riesterificazione e le miscele con
oli di altra natura, e avente le altre
caratteristiche conformi a quelle
previste per questa categoria

Olio di sansa di oliva raffinato

ottenuto dalla raffinazione dell'olio


di sansa di oliva greggio

Non superiore a 0,3 g per 100 g

Olio di sansa doliva

ottenuto dal taglio di olio di sansa


di oliva raffinato e di olio di oliva
vergine diverso
dall'olio di oliva lampante

Non superiore a 1 g per 100 g

(*) Fonte: Regolamento CE n. 1513/2001.

27

3. LOLIVICOLTURA DA OLIO NEL MONDO

3.1. Generalit
Il mercato internazionale dellolio doliva risulta particolarmente complesso se si pensa
che la produzione riguarda sia Paesi sviluppati che in via di sviluppo ed realizzata
attraverso sistemi produttivi molto differenti anche allinterno dello stesso Paese.
Il consumo mondiale di olio doliva ha fatto registrare, negli ultimi anni, un incremento
anche se i modelli di consumo variamo molto sia in termini di quantit che di qualit di
prodotto consumato. Nei Paesi avanzati, gli attributi qualitativi dellolio iniziano ad
assumere un ruolo non indifferente nelle decisioni dacquisto, a conferma delle mutate
esigenze del consumatore orientato verso prodotti in grado di soddisfarlo sia da un
punto di vista salutistico, specie alla luce delle recenti indicazioni emerse in campo
medico, sia da un punto di vista edonistico in relazione allimportanza ed al ruolo
assunto dalla cosiddetta dieta mediterranea.
Nel corso degli ultimi 5 anni, il valore degli scambi internazionali di olio doliva salito
da 2,2 ad oltre 5 miliardi di dollari, con una incidenza sul totale degli scambi
agroalimentari che, pur se in aumento, resta comunque sotto l1%.

3.2. Produzioni e consumi


Se si confrontano i dati relativi alle produzioni mondiali medie di olio doliva nei
quadrienni 1999-2002 e 2003-2006 (tab. 5) si osserva come esse risultino in aumento
passando da 2,5 a poco pi di 2,8 milioni di tonnellate con un incremento valutabile
intorno all11%. LUnione Europea, con poco meno di 2,2 milioni di tonnellate di olio
prodotto in media nellultimo quadriennio, rimane la protagonista principale del
mercato internazionale anche se i valori relativi al periodo 2003-06 confermano una
leggera diminuzione percentuale delle produzioni nel vecchio continente rispetto al dato
mondiale (77,1% contro il 78,6% del 1999-02).
Il principale paese produttore di olio rimane la Spagna con poco meno di 1 milione di
tonnellate, nel quadriennio 2003-06, pari al 35,4% della produzione totale, seguita
dallItalia con poco oltre le 700 mila tonnellate, durante lultimo quadriennio, pari al
25,3% e dalla Grecia con poco meno di 400 mila tonnellate, che incidono per circa il

28

14% della produzione mondiale. Se si confrontano i dati medi rilevati in questi Paesi,
durante i due quadrienni di indagine (1999-2002 e 2003-2006), si osserva una riduzione
dellincidenza delle produzioni spagnole e greche valutabili intorno al 2,5% a fronte di
un identico incremento registrato nel caso delle produzioni italiane.
I Paesi terzi mediterranei partecipano alla produzione mondiale di olio con una quota
percentuale che, nellultimo quadriennio, stata pari al 21,2% (poco meno di 600 mila
tonnellate con un incremento dell1% rispetto al quadriennio precedente) se confrontate
al periodo 1999-02, le produzioni in tale area geografica sono aumentate del 16%.
Durante lultimo quadriennio, i principali Paesi produttori risultano la Siria (156 mila
tonnellate), la Tunisia (153 mila tonnellate) e la Turchia (127 mila tonnellate) che
insieme contribuiscono alla produzione mondiale con una percentuale superiore al 15%.
Tra questi, la Siria con il 35% e la Tunisia con il 38%, sono quelli che presentano i pi
alti incrementi percentuali rispetto ai valori del quadriennio precedente.
Lapporto dei Paesi extramediterranei alla produzione olearia mondiale appare
marginale e valutabile, nel periodo 2003-06, intorno all1,7% rispetto all1,2% del
quadriennio precedente. In tale contesto, occorre rilevare la crescita delle produzioni,
rispetto al primo quadriennio di indagine, registrate in Messico (43%), Stati Uniti
(67%), Argentina (111%) e specialmente in Australia (517%) dove le produzioni medie
di olio di oliva hanno evidenziato un notevole incremento durante lintero periodo di
indagine sino ad attestarsi intorno alle 4,6 mila tonnellate del quadriennio 2003-06.
I consumi mondiali di olio di oliva sono passati, da poco pi di 2,5 milioni di tonnellate
del quadriennio 1999-02, ai quasi 2,8 milioni del periodo 2003-06 mostrando un
incremento percentuale dell11%. Nellultimo quadriennio, la crescita, come si evince
dai dati forniti dal COI, ha interessato tutti i principali Paesi produttori, anche se
significativi incrementi si osservano in relazione ad aree non tradizionalmente legate a
tale coltura come nel caso di Messico (+94%), Australia (+ 23%) e Stati uniti (+18%)
dove il consumo medio annuo di olio doliva ha sfiorato le 208 mila tonnellate rispetto
alle 176 mila tonnellate del quadriennio precedente.
I principali Paesi consumatori di olio doliva rimangono quelli dellUE dove si
concentra pi del 70% dei consumi mondiali (1.970 mila tonnellate) anche se,

29

nellultimo quadriennio, si assistito ad una leggera riduzione dei consumi medi passati
dal 71,3% del periodo 1999-02 allattuale 70,7%.
lItalia il principale consumatore mondiale di olio con una media di poco superiore
alle 800 mila tonnellate di olio immesso sul mercato nazionale durante lultimo
quadriennio, pari ad un incremento del 12% rispetto al dato relativo al periodo 1999-02.
Tali quantit, superano il volume delle produzioni oleicole italiane non riuscendo,
quindi, a garantire il fabbisogno interno e dovendo ricorrere a volumi di prodotto
provenienti da altri stati.
Seguono la Spagna e la Grecia, rispettivamente con 573 tonnellate, (pari al 20,6%) e
270 mila tonnellate (pari al 9,7%) di olio mediamente destinato al consumo interno
durante lultimo quadriennio. In tali Paesi, la situazione sostanzialmente diversa
rispetto allItalia in quanto, pur in presenza di un contenuto aumento dei volumi
mediamente consumati rispetto al primo quadriennio, questi rimangono, comunque,
inferiori se paragonati alle produzioni realizzate.
Osserviamo, infine, come allinterno dei Paesi terzi mediterranei i consumi medi di olio
registrati nellultimo quadriennio si attestino intorno alle 377 mila tonnellate con un
leggero incremento rispetto al quadriennio precedente ma in diminuzione (-0,5%) in
termini di incidenza percentuale rispetto al dato mondiale.
Si pu ragionevolmente prevedere che, agendo attraverso una maggiore divulgazione
delle propriet biologiche, nutrizionale e salutistiche dellolio insieme ad un
allargamento della segmentazione delle produzioni che consenta laffermarsi di una
cultura dellolio doliva, si potranno accrescere i consumi anche alla luce del fatto che
il consumo pro capite di olio, a livello mondiale, non supera i 400 grammi annui con un
peso di circa il 4% sul totale degli oli vegetali che in complesso ammontano a 11,1 kg.
Negli ultimi anni si potuto osservare (fig. 2) come la tendenza allincremento dei
consumi pro capite a livello mondiale sia da attribuirsi principalmente ai Paesi non
tradizionalmente produttori di olio. Questa tendenza, sembra destinata a proseguire
anche nei prossimi anni se si pensa che gli Stati Uniti, pur rappresentando il mercato
extraeuropeo pi importante, presentano un consumo pro capite annuo di olio doliva
che non supera i 700 grammi, pari a circa il 3% dei consumi complessivi interni di oli
vegetali.

30

Fig. 2 - Evoluzione dei consumi pro capite di olio doliva tra


nuovi Paesi consumatori e resto del Mondo (kg/anno) (*)

* Australia, Austria, Canada, Germania, Giappone, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti
Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao.

(*) Fonte: Ismea

3.3. Scambi
LItalia e la Spagna non solo sono i principali produttori mondiali di olio doliva, ma
risultano rispettivamente il primo e il terzo principale paese esportatore con una quota
nel quadriennio 2003-06 pari, rispettivamente, al 31,9% e al 17,9%; il secondo
esportatore in ordine di importanza la Tunisia (19,5%), che come produttore occupa la
quinta posizione (tab. 2). Tra il quadriennio 1999-2002 e quello 2003-06 il valore delle
esportazioni mondiali di olio doliva aumentato del 30% mentre, nello stesso periodo,
il volume della produzione cresciuto dell11%. Sia le esportazioni della Spagna che
quelle dellItalia sono aumentate, in quantit, meno delle esportazioni mondiali
(rispettivamente, del 22% e del 15%), tanto che si sono ridotte, di conseguenza, le loro
quote di mercato. Tra i principali Paesi produttori, occorre rilevare come la Grecia abbia
fatto registrare una considerevole crescita delle esportazioni che, nellultimo
quadriennio, sono aumentate del 34% (11, 8 mila tonnellate) rispetto al periodo 19992003. Nellambito dei Paesi dellUE le esportazioni di olio, tra i due quadrienni
considerati, sono aumentate del 17%, passando da 280,6 mila a 327,5 mila tonnellate.
Questa tendenza risultata pi evidente nel caso dei Paesi Terzi Mediterranei dove si

31

registrato un incremento del 46%, pari a 247,8 mila tonnellate, soprattutto grazie al
contributo fornito da Siria e Marocco che hanno fatto registrare una crescita delle
esportazioni di olio pari, rispettivamente, al 420% e al 352%. Infine, con un aumento
durante il periodo 2003-06 valutabile intorno al 102% (22,8 mila tonnellate), i Paesi
extramediterranei sono quelli che mostrano, nellultimo quadriennio, la pi alta crescita
percentuale delle esportazioni trainati dagli incrementi fatti registrare dagli Stati Uniti
(+103%), dallAustralia (+100%) e dallArgentina (+93%).
Come era prevedibile, le importazioni di olio doliva sono meno concentrate delle
esportazioni. LItalia, il maggiore esportatore di olio doliva, allo stesso tempo il
secondo principale importatore, con una quota del 22,1% del valore delle importazioni
mondiali durante il quadriennio 2003-06, pari a poco pi di 133 mila tonnellate, rispetto
al 19,6% (97,4 mila tonnellate) fatto registrare nel quadriennio precedente. Durante
lultimo quadriennio, il principale paese importatore di olio doliva sono gli Stati Uniti
poco meno del 36% delle importazioni mondiali, pari a circa 216 mila tonnellate; gli
altri maggiori Paesi importatori, esclusa la Spagna (6,3%), sono localizzati lontano dal
bacino del Mediterraneo tanto che, poco meno del 69% delle importazioni mondiali di
olio, risultano riferibili a Paesi extramediterranei.
La maggior parte di Paesi agisce, allo stesso tempo, sia come esportatore che come
importatore di olio doliva; tuttavia, alcuni arrivano al punto da mostrare che stanno
chiaramente svolgendo attivit di arbitraggio, vale a dire che in questi Paesi, gli
operatori trovano vantaggioso riesportare parte dellolio doliva importato, dopo averlo
manipolato. Tra i principali esportatori, quelli che, allo stesso tempo, importano grandi
quantit di olio doliva troviamo lItalia e, in misura minore, la Spagna; entrambi i Paesi
sono importatori netti.

32

2.542,1
100

961,5
100
576,1
100
420,3
100
1.997,4
100
35,0
100
50,0
100
113,3
100
147,5
100
120,0
100
515,3
100
0,8
100
1,8
100
0,8
100
7,9
100
29,5
100

(000) t

1999-2002
%

(000) t

Produzioni

37,8
22,7
16,5
78,6
1,4
2,0
4,5
5,8
4,7
20,3
0,0
0,1
0,0
0,3
1,2

2.820,4
111

999,1
104
713,4
124
395,3
94
2.173,4
109
38,5
110
67,5
135
156,3
138
153,0
104
127,3
106
597,9
116
1,3
167
2,5
143
4,6
617
16,6
211
49,1
167

2003-06

Tab. 5 - Produzioni e consumi mondiali di olio di oliva (1999-2006) (*)

Spagna
Italia
Grecia
Unione europea
Algeria
Marocco
Siria
Tunisia
Turchia
Paesi Terzi Mediterranei
Stati Uniti
Messico
Australia
Argentina
Paesi extramediterranei

Totale mondiale

(000) t

1999-2002

35,4
25,3
14,0
77,1
1,4
2,4
5,5
5,4
4,5
21,2
0,0
0,1
0,2
0,6

2.512,9
100

560,8
100
720,8
100
262,5
100
1.791,6
100
34,3
100
53,8
100
93,5
100
48,8
100
68,1
100
351,9
100
175,9
100
6,1
100
27,0
100
6,6
100
369,4
100
1,7

(*) Fonte:Nostre elaborazioni su dati COI (Consiglio Oleicolo Internazionale).

(000) t

Consumi

2003-06

22,3

0,3

1,1

0,2

7,0

14,0

2,7

1,9

3,7

2,1

1,4

71,3

10,4

28,7

572,9
102
808,0
112
270,3
103
1.970,0
110
40,1
117
55,8
104
126,9
136
42,0
86
51,5
76
377,4
107
207,8
118
11,9
194
33,3
123
5,4
81
439,9
119

14,7

2.787,3
111

20,6

29,0

9,7

70,7

1,4

2,0

4,6

1,5

1,8

13,5

7,5

0,4

1,2

0,2

15,8

33

1999-2002
(000) t
28,0
100
97,4
100
0,0
100
127,9
100
0,5
100
3,5
100
0,0
100
0,0
100
0,0
100
17,5
100
180,8
100
4,4
100
26,3
100
2,9
100
350,6
100

496,0
100

2003-06

37,7
135
133,1
137
0,0
100
173,6
136
0,0
0
3,0
86
0,0
100
0,0
100
0,0
100
13,5
77
215,6
119
9,8
223
30,0
114
0,0
0
414,1
118

(000) t

Importazioni

%
5,7
19,6
0,0
25,8
0,1
0,7
0,0
0,0
0,0
3,5
36,4
0,9
5,3
0,6
70,7

601,3
121

68,9

0,0

5,0

1,6

35,9

2,2

0,0

0,0

0,0

0,5

0,0

28,9

0,0

22,1

6,3

Tab. 6 - Importazioni ed esportazioni mondiali di olio di oliva (1999-2006) (*)

Spagna
Italia
Grecia
Unione europea
Algeria
Marocco
Siria
Tunisia
Turchia
Paesi Terzi Mediterranei
Stati Uniti
Messico
Australia
Argentina
Paesi extramediterranei

Totale mondiale

(*) Fonte:Nostre elaborazioni su dati COI (Consiglio Oleicolo Internazionale).

1999-2002
(000) t
88,0
100
166,0
100
8,4
100
280,6
100
0,0
100
4,1
100
5,5
100
101,0
100
55,6
100
169,9
100
5,0
100
0,0
100
0,0
100
5,0
100
11,3
100

461,8
100

2003-06

107,3
122
191,0
115
11,3
134
327,5
117
0,0
100
18,6
452
28,6
520
116,8
116
71,6
129
247,8
146
10,1
203
0,4
100
1,4
200
9,6
193
22,8
202

(000) t

Esportazioni

19,1

35,9

1,8

60,8

0,0

0,9

1,2

21,9

12,0

36,8

1,1

0,0

0,0

1,1

2,4

598,0
130

17,9

31,9

1,9

54,8

0,0

3,1

4,8

19,5

12,0

41,4

1,7

0,1

0,2

1,6

3,8

34

4. LOLIVICOLTURA DA OLIO IN ITALIA

4.1. Generalit
L'olivicoltura italiana vanta una tradizione millenaria e rappresenta uno dei comparti pi
importanti nel panorama agricolo nazionale.
In base alle statistiche ufficiali confortate dalle rilevazioni del Consiglio Oleicolo
Internazionale, l'Italia si conferma come il pi grande importatore mondiale di olio di
oliva, il principale mercato di consumo in assoluto e, nello stesso tempo, il maggiore
paese esportatore di olio di oliva confezionato, sia nell'area europea che nei Paesi d'oltre
oceano. In effetti, le imprese italiane esportano olio di oliva in oltre 50 Paesi nel mondo
e controllano una quota rilevante dei pi importanti mercati europei ed extraeuropei.
Sul piano territoriale, questo settore svolge un ruolo socio-economico fondamentale,
soprattutto in alcune regioni meno favorite dallo sviluppo economico del meridione
dove, normalmente, ogni anno genera una domanda di manodopera pari a non meno di
30 milioni di giornate di lavoro.
In diverse aree della Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia l'olivicoltura costituisce una
fonte importante di reddito per milioni di famiglie e in alcune aree rappresenta l'unica
occasione di lavoro per molti agricoltori.
Uno degli aspetti pi preoccupanti che, a causa di alcuni fenomeni legati ai costi di
produzione e alla struttura della domanda e dellofferta, la filiera dell'olio di oliva in
Italia sta attraversando una fase molto delicata.
La nostra attuale olivicoltura, definibile globalmente di tipo tradizionale, in crisi
economica ormai da molti anni, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Le spese di
gestione sono divenute insostenibili, ed in molti casi, superano abbondantemente i
ricavi. I criteri tecnici ed agronomici su cui basata sono da considerarsi, alla luce
dellodierna situazione economica e di mercato, decisamente obsoleti.
Le considerevoli oscillazioni delle quotazioni di mercato, hanno reso lolio italiano
poco competitivo rispetto a quello spagnolo, greco e tunisino. Di fatto, questi fenomeni
hanno determinando molte incertezze fra gli operatori della filiera che continuano a
registrare margini di redditivit poco soddisfacenti.

35

In questa situazione di turbolenza, ad essere maggiormente penalizzati sono gli


olivicoltori del Mezzogiorno perch, nonostante l'ottima qualit degli oli prodotti, hanno
difficolt a collocare il prodotto sul mercato ad un prezzo equo e remunerativo.
Nemmeno i consorzi di tutela degli oli IGP e DOP, nonostante gli sforzi fatti e le
energie impiegate, sono riusciti ad assicurare un valore aggiunto al prodotto sufficiente
a garantire un reddito soddisfacente almeno per la maggior parte delle aziende agricole
produttrici. Infatti, la forbice dei prezzi spuntati allingrosso fra gli oli a denominazione
ed origine protetta e quelli dellitaliano comune si costantemente ridotta, fino a
divenire minima e poco gratificante.
Innanzitutto, occorre una drastica riduzione dei costi colturali e contemporaneamente un
sensibile incremento della produttivit per ettaro, senza mai perdere di vista la qualit e
di conseguenza la differenziazione e la commercializzazione del prodotto finale.
Unefficace soluzione sembra provenire dai criteri dellolivicoltura superintensiva che, a
fronte di unalta densit di piante per ettaro con un impiego ottimale del suolo, di una
maggiore efficienza delle cultivars che si prestano meglio alle tecniche di coltivazione
intensive e di una completa idoneit alla meccanizzazione integrale, potrebbe
consentire un drastico abbattimento dei costi relativi alla gestione colturale.
Il nostro paese ha sempre avuto un ruolo da protagonista a livello mondiale nella
produzione di olio extra vergine doliva di alta qualit ed proprio su questa prerogativa
che si sono concretizzati i nostri maggiori successi imprenditoriali e commerciali.
Perci occorre tener fede a questa importante fama ed a questa consolidata tradizione e
riuscire ad impostare un nostro modello di olivicoltura intensiva che sia in grado di
produrre, promuovere e commercializzare oli extravergini doliva di qualit superiore.
La situazione appare diversa, invece, per gli olivicoltori che operano in alcune aree
Centro-Settentrionali (Toscana, Umbria, Liguria e lago di Garda), dove si produce una
limitata quantit di olio di alto pregio. In queste aree, grazie anche alle azioni di
sostegno da parte dei Consorzi di tutela e delle Camere di Commercio locali, da diversi
anni si realizzata la piena valorizzazione del prodotto, spuntando prezzi remunerativi
anche per i piccoli olivicoltori.

36

4.2. Analisi della filiera olivicolo-olearia


I soggetti che, nelle diverse fasi, realizzano il processo produttivo allinterno della
filiera olivicolo-olearia sono elencati in figura 3. I produttori agricoli, se non
dispongono di un autonomo impianto di trasformazione, conferiscono le olive (tranne
una piccola porzione destinata allautoconsumo) ai frantoiani per la molitura. Il
passaggio attraverso i frantoi rappresenta la fase di prima trasformazione che conduce
alla produzione delle diverse tipologie di olio (extravergine, vergine, lampante e sanse).
Alcuni dei circa 5.000 frantoi attivi in Italia sono dotati di impianti di imbottigliamento
grazie al quali immettono il prodotto confezionato nei normali circuiti distributivi, ma
nella maggior parte dei casi i frantoiani, salvo una piccola parte destinata
allautoconsumo o allindustria agroalimentare, commercializzano lolio direttamente in
maniera sfusa a grossisti/intermediari o alle industrie di imbottigliamento o di
raffinazione dove si concentra, inoltre, la stragrande percentuale del prodotto importato
dallestero.
Lindustria di raffinazione rappresentata da quelle aziende che trasformano lolio
lampante e di sansa miscelandoli con diverse percentuali di olio vergine allo scopo di
ottenere le categorie denominate commercialmente olio doliva e olio di sansa
doliva. Per seconda trasformazione, invece, si intende la fase di confezionamento ed
imbottigliamento dellolio da parte della grande industria che lo produce in proprio o lo
acquista da terzi sul mercato. La commercializzazione dellolio confezionato pu
avvenire o attraverso la cosiddetta filiera lunga, che usufruisce dellintermediazione
del grossista, o attraverso la filiera corta dove il prodotto viene venduto direttamente
al consumatore.
Il mercato dellolio di oliva presenta un basso livello di concentrazione industriale
nellextravergine/vergine, dove le prime due o tre aziende del settore coprono poco
meno del 40% delle vendite destinate al canale della grande distribuzione. invece
molto concentrato nel segmento dellolio di oliva normale, con le prime quattro realt
industriali italiane che assorbono, congiuntamente, attorno ai due terzi delle vendite
totali in volume.

37

Nel settore oleario molto diffusa la pratica di imbottigliare per conto terzi come
attivit esclusiva o, comunque, preminente rispetto alla commercializzazione del
prodotto con il proprio marchio.
La fase di commercializzazione e distribuzione del prodotto avviene principalmente
attraverso i canali della moderna distribuzione che assorbe circa il 70% del totale
domestico, mentre il canale di vendita tradizionale al dettaglio interessa una quota di
mercato intorno al 15%. In questo contesto, emerge il ruolo sempre crescente assunto
dallHo.Re.Ca (canale di vendita comprendente hotel, ristoranti e catering) e dalla
vendita tramite e-commerce sebbene la loro quota rimanga ancora molto bassa rispetto
al canale domestico.
Dallanalisi dei flussi nella filiera dellolio doliva nel periodo compreso tra il 2002 e il
2005 (fig. 4), emerge come le disponibilit complessive (costituite per il 58% dalle
produzioni interne e per il rimanente 42% dalle importazioni) varino tra 1,1 e 1,3
milioni di tonnellate. Di queste, quasi i due terzi (65%) sono destinati al consumo
interno, il 27% viene esportato e il rimanente 8% viene utilizzata nellambito
dellindustria alimentare. Solo il 12% del consumo interno di natura extra domestica
mentre il resto utilizzato dalle famiglie per scopi alimentari. In Italia ancora molto
radicata lusanza, da parte dei privati, di acquistare lolio sfuso direttamente dai
proprietari presso i frantoi. Tale pratica, presto non potr pi essere attuata a causa del
divieto, imposto dalla normativa comunitaria, di vendere olio non confezionato o in
contenitori superiori ai i 5 litri.
Il 76% dellolio viene, attualmente, confezionato prima di essere commercializzato. Si
stima che la dimensione complessiva del mercato italiano dellolio doliva vari tra i 4,5
e i 5 milioni di Euro. Il principale canale di distribuzione quello legato alle grandi
catene di Super+Iper mercati in cui si effettuano circa il 62% delle vendite; il dettaglio
tradizionale interessa il 15% del commercio di olio destinato al consumo domestico
mentre i rimanenti canali di vendita (Discount, Porta a porta, ecc.) commercializzano il
restante 23%.
Per quanto concerne la dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio a
livello nazionale nel periodo compreso tra il 1999 e il 2006 (tab. 7), si nota una
complessiva stabilit delle superfici investite ad olivo (+ 1%), passate da poco pi di

38

1.161. mila ettari del 2000 ai quasi 1.168 mila del 2006. Al contrario, la produzione
nazionale di olio cresciuta sensibilmente (+10%) raggiungendo, nel periodo compreso
tra il 2003-06, un valore medio di poco inferiore alle 671 mila tonnellate a fronte delle
609 mila tonnellate registrate nel periodo compreso tra il 1999 e il 2002.
I valori relativi al 2006 dimostrano come la regione italiana che presenta la maggiore
estensione di superfici olivetate la Puglia con 376 mila ettari, seguita dalla Calabria
con 183 mila ettari e dalla Sicilia con quasi 159 mila ettari. La produzione di olio
pugliese ha raggiunto, nel periodo 2003-06, un valore medio di poco inferiore alle 245
mila tonnellate, pari al 36,5% dellintera produzione nazionale con una crescita del 4%
rispetto al dato medio rilevato per il periodo 1999-2003. In Calabria, si registrato un
notevole incremento delle produzioni olearee (+37%) passate da poco meno di 168 mila
tonnellate del periodo 1999-2003 a quasi 230 mila tonnellate del periodo 2003-06 (34,2
% del totale nazionale) nonostante le superfici investite ad olivo siano rimaste
complessivamente invariate. La Sicilia rimane la terza regione italiana sia per quanto
concerne le superfici investite che le produzioni di olio. Anche nellIsola, nonostante il
territorio interessato dallolivicoltura sia rimasto pressoch invariato tra il dato riferito
al 2000 e quello relativo al 2006, si registrata una sensibile crescita delle produzioni di
olio (+5%) che si sono incrementate di circa 2,5 mila tonnellate tra i due quadrienni
analizzati passando da 48,3 mila tonnellate, del periodo 1999-2003, alle 50,8 mila
tonnellate del quadriennio successivo, pari al 7,6% della produzione olearia italiana.
I dati sopra riportati dimostrano come si sia assistito ad una generale, pur se contenuta,
crescita delle produzioni di olio nelle principali aree olivicole nazionali pur in assenza
di una rilevante crescita delle superfici coltivate a dimostrazione di una maggiore
efficienza e razionalit delle tecniche aziendali di coltivazione, a cui va aggiunto il
processo di modernizzazione degli impianti di prima trasformazione.
La tecnologia italiana del settore oleario vanta un ruolo di prestigio consolidato nel
tempo. Da diversi decenni, infatti, i costruttori italiani, controllano oltre l'80% del
mercato e, quindi, sono i principali fornitori di impianti oleari a livello internazionale.
Nonostante la crescita delle produzioni, le caratteristiche strutturali della filiera
olivicolo-olearia, caratterizzata dalla polverizzazione delle imprese, soprattutto al Sud,
non hanno reso possibile una piena diffusione e valorizzazione delle produzioni

39

certificate. Infatti, nonostante in Italia siano presenti ben 38 consorzi di tutela che hanno
ottenuto il riconoscimento comunitario di cui 37 DOP e una IGP (tab. 8), la produzione
certificata ammonta a circa il 2% dellintera produzione nazionale di extravergine.
Allinterno del comparto, quindi, la produzione di qualit resta ancora un fenomeno di
nicchia a causa delle difficolt che riguardano il collocamento del prodotto sul mercato
interno ed estero, insieme ad un prezzo in grado di coprire i maggiori costi di
produzione legati soprattutto alle operazioni di certificazione.
Si rileva, comunque, una certa crescita dinteresse nei confronti dellolio di qualit sia
da parte di consumatori pi esigenti ed attenti agli aspetti salutistici del cibo, sia da
parte dei ristoratori che dimostrano una diffusa tendenza allampliamento dellofferta
degli oli DOP specie se abbinati a ricette tipiche.
La fase industriale dellolio di oliva particolarmente complessa e presenta una
struttura molto articolata caratterizzata dalla mancanza di una netta separazione tra
prima trasformazione, e quindi lattivit legata ai frantoi, e seconda trasformazione,
relativa allindustria di imbottigliamento.
Lindustria olearia caratterizzata dalla presenza sul territorio di realt che presentano
una evidente dicotomia strutturale, tipica dellagroalimentare italiano (Bellia, 1995), con
molte aziende di micro-piccole dimensioni, pi strettamente agganciate allattivit
agricola e localizzate, in prevalenza, nelle aree interne meridionali spesso maggiormente
vocate e poche aziende di medio-grandi dimensioni concentrate in prossimit dei centri
urbani pi rilevanti delle zone di produzione o nellarea centro-settentrionale del Paese.
Al crescere del livello di integrazione tra attivit primaria (produzione) e secondaria
(trasformazione ed imbottigliamento), si incrementa la possibilit per le micro-piccole
imprese di realizzare la cosiddetta filiera cortagrazie alla quale, un numero sempre
crescente di frantoi aziendali, riesce a collocare il prodotto sul mercato attraverso un
contatto diretto con il consumatore.
I dati relativi alla campagna 2003/04 (tab. 9), mostrano come in Italia sono stati attivi
poco meno di 5,7 mila frantoi per una quantit di olio molito, pari a circa 700 mila
tonnellate, con una produzione media di 123 tonnellate di olio per frantoio. Le regioni
con il maggior numero di frantoi attivi sono risultate la Puglia (1.157), la Calabria
(1.057) e la Sicilia (676) dove si registrano, inoltre, le pi alte medie di olio prodotto per

40

frantoio. Nel complesso, il 73% dei frantoi localizzato al Sud, per una quota di olio
prodotto pari al 92% del totale nazionale mentre le regioni del Centro Nord detengono
una quota del 27% di frantoi attivi, cui corrisponde una quota dell8% di olio molito.
Analizzando il bilancio nazionale dellolio doliva nel periodo compreso tra il 2001 e il
2005 (tab. 10), si osserva come, nel biennio 2004/05, si sia verificata una considerevole
crescita della produzione media di olio che ha raggiunto le 840 mila tonnellate, a fronte
delle 607 mila tonnellate del biennio 2001/02. Contemporaneamente, si verificata una
crescita, pur se limitata, delle importazioni tanto che le risorse di olio disponibile hanno
raggiunto, nel biennio 2004/05, il valore medio di 1.396 mila tonnellate, contro le 1.126
del periodo 2001/02. Sul fronte degli impieghi, si osserva una notevole crescita dei
consumi interni che si sono attestati, nellultimo biennio considerato, intorno alle 985
mila tonnellate, rispetto alle 755 mila tonnellate del biennio 2001/02. La contemporanea
crescita delle esportazioni, registrata nel biennio 2004/05, conduce ad un livello di
impieghi che supera, pur di poco, le disponibilit rendendo impossibile laccumulo di
scorte come, invece, era stato possibile nel biennio 2001/02.
La bilancia commerciale dellolio doliva (tab. 11) ha evidenziato, nel 2006, un
disavanzo valutabile in 133 mila tonnellate, per un importo pari a 136 milioni di Euro.
LItalia conferma cos la propria posizione di importatore netto (anche se in misura
minore rispetto ai dati del biennio precedente) con pi di 456 migliaia di tonnellate di
olio importato, a fronte di 323 mila tonnellate di prodotto esportato.
Il valore delle importazioni stato di 1.482 milioni di Euro mentre le esportazioni
hanno fruttato introiti di poco inferiori ai 1.350 milioni di Euro.
La categoria merceologica maggiormente scambiata, stata quella dellolio
extravergine e vergine doliva con 328 mila di tonnellate di prodotto importato a fronte
delle 200 mila tonnellate esportate, per un disavanzo valutabile in poco meno di 200
milioni di Euro.
Le uniche categorie merceologiche che hanno evidenziato una bilancia commerciale
positiva sono: lolio raffinato doliva con un avanzo di 31 mila tonnellate, per un valore
di poco inferiore ai 170 milioni di Euro e lolio di sansa raffinato con un avanzo di 24
mila tonnellate, pari ad un saldo attivo di 55 milioni di Euro.

41

Da questi dati emerge chiaramente come, la produzione nazionale di olio vergine ed


extravergine doliva, non sia in grado di coprire le richieste del mercato interno tanto da
rendere necessario lacquisto di partite di prodotto proveniente dallestero maggiori
rispetto alle quantit esportate. Di contro, si nota come nel campo degli oli raffinati,
siano essi di olio di oliva o di sansa, i prodotti italiani siano riusciti a ritagliarsi un
considerevole spazio sui mercati esteri.
Gli acquisti domestici di olio di oliva, secondo le rilevazioni Ismea-AcNielsen, hanno
raggiunto, nel corso del 2006 (tab. 12), un livello pari a 276 mila tonnellate,
evidenziando un leggero calo (-1%) rispetto al 2005, con un aumento in termini di
spesa, pari al 7,3%. Tranne che per lolio biologico (+29%), tutte le categorie
merceologiche hanno fatto registrare una riduzione dei volumi acquistati ma, in
particolare, allinterno degli oli confezionati, le contrazioni pi rilevanti hanno
interessato gli acquisti di olio di sansa (-26%) e di olio DOP/IGP (-39%).
Nel corso del 2006, si verificato un incremento dei prezzi medi al consumo,
particolarmente accentuato per lolio confezionato che ha fatto registrare un incremento
di quasi 15 milioni di Euro. In particolare, sono cresciuti i costi per lacquisto
dellextravergine (+16%) che costituisce quasi l80% della spesa complessiva per gli oli
di oliva e del biologico (+31,5%). Solo gli oli di sansa, tra i prodotti confezionati, hanno
mostrato una riduzione percentuale sia delle quantit acquistate (-26%) che dei prezzi
medi al consumo (-20%). Nello stesso anno, il consumo di oli sfusi, diversamente da
quanto evidenziato dai prodotti confezionati, si ridotto di una quantit pari all1,8%
rispetto al 2005, con una riduzione dei prezzi valutabile intorno al 13%.
Nellambito degli oli extra-vergine, poco meno del 2% della spesa relativa agli oli di
qualit e a quelli biologici, a conferma che si tratta ancora di produzioni di nicchia,
caratterizzate da un basso grado di diffusione tra le famiglie.
Lanalisi della distribuzione a livello territoriale degli acquisti (tab. 13), evidenzia come
sia il Sud, con il 35,8% sul totale nazionale, larea nella quale si acquistano le maggiori
quantit di olio di oliva, in ragione della pi radicata abitudine al consumo di tale
alimento.
LItalia meridionale si conferma, inoltre, la parte del Paese nella quale si consuma la pi
alta percentuale di olio acquistato direttamente al frantoio, anche in virt di un numero

42

pi elevato di impianti di prima trasformazione delle olive rispetto al resto della


penisola. Analizzando i canali di vendita, per le famiglie italiane, quello preferito per
lacquisto di olio di oliva rappresentato dai supermercati, nei quali durante il 2006,
stato acquistato il 27% del totale. Segue, per importanza, il canale degli ipermercati
(21%) e quello del porta a porta che copre quasi il 7% degli acquisti. Nel corso del 2006
gli hard discount hanno visto aumentare la loro importanza rispetto al 2005, attestandosi
su una quota di olio di oliva acquistata attraverso tale canale pari al 6%. Di minore
importanza sono risultati il dettaglio tradizionale, i liberi servizi e il commercio
ambulante. Limitatamente agli oli sfusi, la stragrande maggioranza delle vendite,
concentrate per il 90% nelle aree centrali e meridionali del paese, avviene direttamente
presso gli impianti di trasformazione (Altri).
Analizzando la dinamica dei prezzi medi dellolio doliva al consumo in Italia, tra il
2001 e il 2005 (tab. 14), si evidenzia un tendenziale rialzo per tutte le categorie
merceologiche considerate, con aumenti che vanno da +41% dellolio extravergine
(passato da 2,3 Euro/kg del 2001 a 3,7 Euro/kg del 2005) a +87% dellolio di sansa
rettificato (da 1 a 1,8 Euro/kg tra le due annate considerate).

43

44

45

Tab. 7 - Dinamica delle superfici olivicole e delle produzioni di olio nelle diverse regioni italiane (1999-2006) (*)
Superfici
Regioni

2000
ha

Piemonte
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna

ITALIA

Produzioni

0
-2.285
100
384
100
5.318
100
130
100
14.679
100
1.907
100
105.361
100
27.633
100
7.425
100
86.815
100
43.672
100
13.735
100
69.297
100
369.605
100
31.350
100
185.481
100
158.252
100
38.254
100
1.161.583
100

2006
%
0,0
0,2
0,0
0,5
0,0
1,3
0,2
9,1
2,4
0,6
7,5
3,8
1,2
6,0
31,8
2,7
16,0
13,6
3,3

100,0

ha
32
-2.387
104
384
100
4.872
92
116
89
14.774
101
3.051
160
98.792
94
27.827
101
8.306
112
88.634
102
44.740
102
13.606
99
73.867
107
376.446
102
31.358
100
183.405
99
158.830
100
36.435
95
1.167.862
101

1999-2002
%
0,0
0,2
0,0
0,4
0,0
1,3
0,3
8,5
2,4
0,7
7,6
3,8
1,2
6,3
32,2
2,7
15,7
13,6
3,1

100,0

t
0
-545
100
147
100
1.163
100
121
100
4.181
100
677
100
18.525
100
13.251
100
3.924
100
26.010
100
21.347
100
5.045
100
41.535
100
235.160
100
10.894
100
167.795
100
48.319
100
10.099
100
608.736
100

2003-06
%
0,0
0,1
0,0
0,2
0,0
0,7
0,1
3,0
2,2
0,6
4,3
3,5
0,8
6,8
38,6
1,8
27,6
7,9
1,7

100,0

5
-631
116
195
133
1.330
114
82
68
4.135
99
818
121
17.874
96
10.724
81
3.942
100
25.488
98
22.878
107
5.748
114
36.597
88
244.986
104
6.436
59
229.758
137
50.752
105
8.574
85

0,0
0,1
0,0
0,2
0,0
0,6
0,1
2,7
1,6
0,6
3,8
3,4
0,9
5,5
36,5
1,0
34,2
7,6
1,3

670.951
110

100,0

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.

46

Tab. 8 - Elenco delle DOP e IGP italiane dell'olio d'oliva (*)

Denominazione

Alto crotonese
Aprutino Pescarese
Brisighella
Bruzio
Canino
Cartoceto
Chianti Classico
Cilento
Collina di Brindisi
Colline di Romagna
Colline Salernitane
Colline Teatine
Dauno
Garda
Laghi Lombardi
Lametia
Lucca
Molise
Monte Etna
Monti Iblei
Penisola Sorrentina
Pretuziano delle colline teramane
Riviera Ligure
Sabina
Sardegna
Tergeste
Terra di Bari
Terra d'Otranto
Terre di Siena
Terre Tarentine
Toscano
Tuscia
Umbria
Valdemone
Val di Mazara
Valle del Belice
Valli trapanesi
Veneto Valpolicella, Veneto
Euganei e Berici, Veneto del
Grappa

Tipologia di
denominazione

Regioni in cui ricade


l'area geografica

Riferimento normativo

DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
IGP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP
DOP

Calabria
Abruzzo
Emilia Romagna
Calabria
Lazio
Marche
Toscana
Campania
Puglia
Emilia Romagna
Campania
Abruzzo
Puglia
Lombardia-Veneto
Lombardia
Calabria
Toscana
Molise
Sicilia
Sicilia
Campania
Abruzzo
Liguria
Lazio
Sardegna
Friuli Venezia Giulia
Puglia
Puglia
Toscana
Puglia
Toscana
Lazio
Umbria
Sicilia
Sicilia
Sicilia
Sicilia

Reg. CE 1257/03 del 15/7/03


Reg. CE 1263/96 del 1/7/96
Reg. CE 1263/96 del 1/7/96
Reg. CE 1065/97 del 12/6/97
Reg. CE 1263/96 del 1/7/96
Reg. CE 1897/04 del 29/10/04
Reg. CE 2446/00 del 6/11/00
Reg. CE 1065/97 del 12/6/97
Reg. CE 1263/96 del 1/7/96
Reg. CE 1491/03 del 25/8/03
Reg. CE 1065/97 del 12/6/97
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 2107/99 del 5/10/99
Reg. CE 1845/04 del 22/10/04
Reg. CE 1257/03 del 15/7/03
Reg. CE 1491/03 del 25/8/03
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 1065/97 del 12/6/97
Reg. CE 1491/03 del 25/8/03
Reg. CE 123/97 del 23/1/97
Reg. CE 1263/96 del 1/7/96
Reg. CE 148/07 del 15/02/07
Reg. CE 1845/04 del 22/10/04
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 644/98 del 20/3/98
Reg. CE 2446/00 del 6/11/00
Reg. CE 1898/04 del 29/10/04
Reg. CE 644/98 del 20/3/98
Reg. CE 1623/05 del 4/10/05
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97
Reg. CE 205/05 del 4/2/05
Reg. CE 138/01 del 24/01/01
Reg. CE 1486/04 del 20/8/04
Reg. CE 2325/97 del 24/11/97

DOP

Veneto

Reg. CE 2036/01 del 17/10/01

(*) Fonte: GazzettaUfficiale della Comunit Europea.

47

Tab. 9 - Frantoi attivi e olio prodotto nelle diverse regioni italiane nel corso
della campagna produttiva 2003/04 (*)
Frantoi

Regioni
n.

Olio prodotto
%

Media

Liguria
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Altre regioni

150
382
229
160
375
472
120
522
1.157
175
1.057
676
131
89

2,6
6,7
4,0
2,8
6,6
8,3
2,1
9,2
20,3
3,1
18,6
11,9
2,3
1,6

2.373
11.336
3.868
5.199
20.023
18.638
5.482
38.584
267.393
16.783
241.533
55.507
10.534
3.015

0,3
1,6
0,6
0,7
2,9
2,7
0,8
5,5
38,2
2,4
34,5
7,9
1,5
0,4

15,8
29,7
16,9
32,5
53,4
39,5
45,7
73,9
231,1
95,9
228,5
82,1
80,4
33,9

ITALIA

5.695

100,0

700.268

100,0

123,0

(*) Fonte:Ismea su dati Agecontrol, 2006.

Tab. 10 - Bilancio nazionale dell'olio d'oliva nel periodo compreso tra il 2001 e il 2005 (*)

Annate
agrarie

2001/02
2004/05

Risorse (000 t)
Produzioni Importazioni
607
840

518
555

Impieghi (000 t)
Totale
1.126
1.396

Consumi
755
985

Altri usi
37
43

Scorte (000 t)
Export
309
377

24
-10

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Ismea ed Istat.

48

Tab. 11 - Consistenza della bilancia commerciale dell'olio d'oliva in Italia (2006) (*)
Import
Tipologie di olio

Quantit
(000 t)

Olio di oliva
Olio extravergine e vergine
Olio di oliva lampante
Olio raffinato di oliva
Oli di sansa
Olio di sansa greggio
Olio di sansa raffinato
Totale

Export

Valore
(Mln di Euro)

437
328
59
50
19
10
9
456

Quantit
(000 t)

1.454
1.111
175
167
28
12
16
1.482

288
200
7
81
35
2
33
323

Saldo

Valore
(Mln di Euro)
1.273
914
24
335
73
2
71
1.346

Quantit
(000 t)

Valore
(Mln di Euro)

-149
-128
-52
31
16
-8
24
-133

-181
-197
-151
168
45
-10
55
-136

(*) Fonte:Ismea su dati Istat, 2007.

Tab. 12 - Consistenza dei consumi domestici di oli vegetali in Italia (2006) (*)
2006

Var. % '06/05

Tipologie di olio
t
Totale olio d'oliva
Confezionato
Extravergine
-Biologico
-Dop/Igp
Normale
Sansa
Sfuso

275.977
214.673
169.130
1.506
1.790
35.206
1.241
61.304

Mln Euro
1.459
1.135
938
13
19
163
4,0
324,0

t
-1,2
-1,0
-0,9
16,3
-36,8
-5,7
-26,4
-1,8

Mln Euro
7,3
14,9
15,9
31,5
6,8
7,9
-20,0
-12,7

(*) Fonte:Ismea-AcNielsen, 2007.

49

Tab. 13 - Ripartizione dei consumi di olio d'oliva per area geografica e canali di distribuzione in Italia (2006) (*)
Totale olio d'oliva
Quota %

Confezionato

Var. 06/05

Quota %

Sfuso

Var. 06/05

Quota %

Var. 06/05

Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud

23,4
16,9
24,0
35,8

0,5
0,1
0,9
-1,4

27,7
20,1
24,5
27,7

0,9
-0,6
0,8
-1,1

8,2
5,4
22,5
63,9

-1,1
2,2
1,2
-2,2

Ipermercati
Supermercati
Liberi servizi
Hard Discount
Dettaglio tradizionale
Porta a porta
Cash & carry
Ambulanti
Altri

20,5
27,4
2,0
5,6
2,1
6,8
3,6
1,2
30,9

0,4
-0,4
-0,6
0,7
0,0
0,1
-0,5
0,1
0,1

26,3
35,2
2,5
7,3
2,6
8,0
0,2
1,3
16,7

0,5
-0,6
-0,7
0,9
0,0
-0,5
-0,1
0,3
0,1

0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,6
15,6
1,1
80,6

0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
2,2
-2,1
-0,7
0,6

(*) Fonte:Ismea-AcNielsen, 2007.

Tab. 14 - Dinamica dei prezzi medi correnti dell'olio di oliva al


consumo (IVA esclusa) in Italia tra il 2001 e il 2005 (Euro/kg) (*)

Tipologie di olio

2001

(Euro 2005
/kg)

Olio Extravergine d'oliva


Olio Vergine d'oliva
Olio d'oliva Lampante
Olio d'oliva Vergine Rettificato
Olio di Sansa Rettificato

(Euro
/kg)

2,32
100
1,89
100
1,50
100
1,88
100
0,98
100

3,26
141
2,90
153
2,66
177
3,17
169
1,84
187

(*) Fonte:Nostre elaborazioni su dati Ismea.

50

5. LOLIVICOLTURA DA OLIO IN SICILIA

5.1. Generalit
La coltivazione dellolivo in Sicilia conta attualmente circa 18 milioni di piante (AGEA,
2005), che insistono su una superficie complessiva di poco inferiore ai 159 mila ettari
(fig. 5), costituendo uno degli elementi pi tipici dellagricoltura e del paesaggio della
regione.
Lolivicoltura siciliana caratterizzata da una notevole diversificazione varietale di
specie autoctone localizzate allinterno di estese aree vocate e in grado di fornire elevate
qualit e quantit di prodotti in tutte le categorie di fruttato. La ricchezza
dellolivicoltura isolana attestata, infatti, dalle numerose variet presenti, sia nella
Sicilia occidentale (Cerasuola, Nocellara del Belice, Biancolilla, ecc.) che orientale
(Moresca, Tonda Iblea, Nocellara Etnea, ecc.) e dagli importanti riconoscimenti ottenuti
dagli oli siciliani nei principali concorsi effettuati a livello nazionale ed internazionale.
Accanto al notevole significato ambientale, paesaggistico, storico, culturale e
antropologico che assumono le superfici olivetate siciliane, si va sempre pi affermando
la valenza multifunzionale della coltivazione dellolivo in termini di tipologia di
allevamento (oliveti irrigui e in asciutto), di tecniche colturali (tradizionali e moderne) e
di destinazione degli impianti (olio, olive, piante ornamentali, agriturismo, biomassa,
ecc.). Il carattere multifunzionale delle coltivazioni olivicole rappresenta una importante
risorsa che andrebbe sfruttata per una diversificazione delle produzioni e degli impieghi
delle superfici olivicole che trarrebbero notevoli benefici da una stretta correlazione con
i flussi turistici nelle principali zone di produzione.
Nonostante la rilevanza ambientale ed economica di questa coltivazione, le produzioni
olivicole siciliane evidenziano, come nel resto del meridione dItalia, una consistente
polverizzazione della struttura produttiva di base (aziende olivicole) con conseguenti
riflessi sulla competitivit dellintero comparto, accompagnata da una considerevole
variabilit sia qualitativa che quantitativa delle produzioni. I costi di produzione
risultano abbastanza elevati ed emerge una certa difficolt di reclutamento della
manodopera specializzata (attribuibile ad un mancato ricambio generazionale).
Nellambito della trasformazione e commercializzazione del prodotto, si nota una

51

diffusa difficolt nella concentrazione dellofferta ed una certa fatica a collegare le fasi
di produzione con quelle di trasformazione e commercializzazione (accordi verticali) in
mancanza di intese commerciali con i confezionatori e con la GDO.
La distribuzione altimetrica della coltura in Sicilia, vede prevalere gli oliveti collinari
pari al 65% del totale, mentre in montagna e pianura si rilevano, rispettivamente, il 17 e
18% degli impianti. Lolivicoltura siciliana, come gi evidenziato, caratterizzata da
unelevata polverizzazione, testimoniata dal fatto che quasi il 70% delle aziende insiste
su una superficie minore di due ettari. Tale fenomeno si fa pi accentuato nelle province
di Messina, Catania e Palermo.
La quasi totalit (95%) delle aziende che producono olive da olio condotta
direttamente dal coltivatore. Il comparto si caratterizza per unelevata senilizzazione dei
conduttori che, nel 54% dei casi, appartengono alla classe di et dai 60 anni in su con
una prevalenza degli ultra sessantacinquenni (ISTAT, V Censimento Generale
dell'Agricoltura, 2000).
Il valore della produzione olivicola siciliana ai prezzi di base (tab. 15), relativamente ai
bienni 2000-01 e 2005-06, mostra una tendenza allincremento passando dai 189,5
milioni di Euro del 2000-01 ai 224,1 del 2005-06 con un aumento percentuale pari al
18%. Ci risulta in linea con i dati relativi alla PPB olivicola nazionale cresciuta di circa
il 9% (2.217 milioni di Euro dellultimo biennio contro i 2.029 del primo). Lincidenza
percentuale della PPB olivicola siciliana rispetto alla PPB olivicola nazionale risulta
anchessa in crescita tanto da passare dal 9,3% del biennio 2000-01 al 10,1% del 200506. Anche nei confronti della PPB agricola siciliana, lincidenza della PPB del
comparto olivicolo, evidenzia una certa tendenza ad incrementarsi attestandosi, durante
lultimo biennio, intorno al 5,8 %, rispetto al 5,3% del 2000-01.
Ad oggi, la Sicilia conta ben otto denominazioni di origine protetta (DOP) per la
produzione di olio (tab. 16) distribuite sullintero territorio regionale (fig. 6).
Di queste, sei (Monti Iblei, Valli Trapanesi, Val di Mazara, Monte Etna, Valle
del Belice, Valdemone) sono state riconosciute da parte della Comunit europea e
due (Colli Nisseni e Colline Ennesi) risultano ancora in fase di protezione
transitoria accordata a livello nazionale e per le quali stata inviata istanza alla
Commissione europea per la registrazione come denominazione di origine protetta.

52

Nonostante il considerevole numero di DOP presenti in Sicilia, la produzione di olio


certificato da parte degli organismi di controllo, nel 2005, risulta di poco inferiore
all1% della produzione olearia totale regionale (ISMEA, 2006).
Le principali opportunit per lo sviluppo del comparto sono riconducibili ad una
crescita della richiesta di olio doliva a livello internazionale legata alla notevole
rilevanza del prodotto in termini salutistici (crescente rilevanza assunta dalla dieta
mediterranea in ambito internazionale) insieme ad una maggiore sensibilit dei
consumatori nei riguardi delle produzioni di qualit che consenta la valorizzazione delle
produzioni siciliane.

5.2. Analisi strutturale del comparto olivicolo siciliano


Lanalisi del quadro strutturale relativo alla consistenza delle aziende e delle superfici
per classi di SAU (tabb. 17 e 18), ha lo scopo di delineare il grado di suddivisione della
realt olivicola siciliana. Il numero complessivo di aziende che in Sicilia praticano
lolivicoltura risultano di poco inferiore alle 199 mila unit. In particolare, dai dati
riportati nella tabella 17, si osserva come quasi il 70% di esse risultino inferiori ai 2
ettari. Per quanto concerne le aziende comprese nellintervallo tra 2 e 5 ettari e 5 e 10
ettari, emerge come esse superino di poco, rispettivamente, il 17% ed il 7% del totale.
Ancora pi esigue appaiono le aliquote ascrivibili alle aziende di maggiori dimensioni
che rientrano nelle classi comprese tra i 10 e i 50 ettari (5,5%) e quelle superiori ai 50
ha (0,7%), che insieme riescono appena a raggiungere il 6% circa del totale.
Le province in cui si concentrano il maggior numero di aziende olivicole sono quelle di
Messina (41,5 mila), Palermo (34,2 mila) ed Agrigento (28,4 mila).
La maggiore percentuale di aziende di medio-grandi dimensioni (superiori ai 10 ettari)
si riscontra nellennese (10,1%) e nelle province di Ragusa e Siracusa (entrambe con il
9,6%). Al contrario, la pi alta frammentazione aziendale (aziende inferiori ai 2 ettari)
presente in provincia di Messina (85,2%) e di Catania (75,7%).
Da tali dati emerge come, da un lato, esistano un gran numero di aziende di piccole e
piccolissime dimensioni destinate ad attivit produttive ad integrazione dei redditi
familiari dei conduttori/imprenditori mentre, dallaltro, risultano estremamente ridotte le
realt aziendali di ampie dimensioni in grado di realizzare economie di scala che

53

consentano labbattimento dei costi di produzione necessari ai fini dellintroduzione di


innovazioni tecnologiche pi avanzate rispetto alla concorrenza.
Per quanto riguarda le superfici olivetate distinte per classi di ampiezza (tab. 18), si
rileva una situazione complessivamente pi uniforme. Leccezione riguarda la classe di
ampiezza superiore ai 50 ettari che intercetta appena il 6,6% delle superfici totali
destinate alla produzione olivicola. Limitatamente alle restanti classi, sebbene con
aliquote nettamente inferiori rispetto a quanto osservato per le aziende, si nota una
preponderanza delle superfici investite ad olivo con classi dampiezza inferiori a 2
ettari, che rappresentano oltre il 37,3% del totale, seguite, in ordine decrescente, da
quelle con classi di ampiezza tra 2 e 5 ettari (23,6%), da quelle tra 10 e 50 ettari (18,3%)
ed, infine, da quelle tra 5 e 10 ettari (14,4%).
Analizzando la dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio doliva in
Sicilia durante il periodo compreso tra il 1999 e il 2006 (tab. 19), emerge come il
territorio interessato da questa coltivazione sia rimasto pressoch invariato tra il 2000 e
il 2006 attestandosi intorno ai 159 mila ettari. Nel 2006, la provincia con la pi alta
consistenza di superficie olivetata risulta quella di Messina con poco pi di 35 mila
ettari pari al 22,8% del totale, seguita da Agrigento e Palermo rispettivamente con poco
meno di 26 mila (15,8%) e 23 mila ettari (14,1%). La pi bassa concentrazione di
territorio olivetato in ambito regionale si rileva in provincia di Ragusa, dove ubicata
appena il 4% (poco pi di 6 mila ettari) della superficie totale siciliana interessata dalla
coltura.
Confrontando, infine, la produzione media di olio doliva siciliano tra i quadrienni
1999-2002 e 2003-06, si osserva come nellultimo periodo considerato la quantit annua
di olio prodotto in Sicilia sia risultata di poco inferiore alle 51 mila tonnellate con un
incremento di circa il 5% (2,5 mila tonnellate) rispetto al quadriennio precedente.
I maggiori incrementi, rispetto al periodo 1999-2003, si sono registrati nelle province di
Agrigento (+42%), Enna (+39%) e Catania (+23%) mentre nel messinese e nel ragusano
si concentrano le riduzioni pi rilevanti (rispettivamente, -21% e -17%).
Nellultimo quadriennio la provincia che ha contribuito maggiormente alla produzione
complessiva di olio in Sicilia stata quella di Agrigento con il 23,2% del totale (poco

54

meno di 12 mila tonnellate), seguita dalle province di Palermo e Catania dove si sono
concentrati, rispettivamente, il 17,3% e il 16,4% delle produzioni olearie regionali.

5.3. La trasformazione in Sicilia


La prima trasformazione delle olive rappresentata dalla fase di molitura che avviene
presso i frantoi (strutture in cui si svolge il processo di oleificazione). I prodotti che si
ottengono dal processo di estrazione (molitura, gramolatura ecc.), possono essere
immediatamente commestibili o meno.
Allinterno del frantoio le olive, gi lavate e ripulite dalle foglie e da eventuali impurit,
vengono sottoposte a frangitura e gramolazione che sono le due operazioni che,
successive luna allaltra, portano ad ottenere la pasta di oliva che sar sottoposta alla
spremitura vera e propria. Frangere vuol dire letteralmente rompere; in questa fase
infatti la polpa e i noccioli delle olive vengono lacerati a fondo attraverso un energico
trattamento, eseguito con la molazza o con i pi moderni e rapidi frangitori a martelli.
Da questa prima fase, si ottiene una massa ancora grossolana che a sua volta verr
sottoposta ad un lento rimescolamento nelle macchine gramolatrici, in modo da rompere
le emulsioni acqua-olio formatesi durante la frangitura, riunendo le goccioline di olio
mosto in gocce sempre pi grandi. Una volta separato il mosto oleoso, si procede alla
fase dellestrazione vera e propria, che porta alla definitiva separazione delle tre
componenti della pasta, ossia sansa, acqua di vegetazione ed olio. Esistono vari metodi
per giungere al prodotto finito che possono essere ricondotti a due grandi gruppi,
fondati sul carattere discontinuo o continuo dell'operazione. Al primo gruppo, ad
esempio, fa capo il pi tradizionale dei sistemi, l'estrazione per pressione meccanica; la
pasta viene posta su dischi di fibra vegetale (i fiscoli, che oggi pi spesso sono fatti di
materiali sintetici che vengono impilati sotto la pressa, dove la pressione crescente,
nellarco di circa un'ora, fa fuoriuscire la componente liquida oleosa - olio mosto). La
parte solida, che dopo la spremitura resta aderente ai fiscoli, la sansa.
Tra i metodi continui vanno menzionati:
- il sistema estrattivo per centrifugazione rappresenta il metodo continuo per
eccellenza. Sfrutta il diverso peso specifico dei singoli componenti e conduce prima alla

55

separazione di sansa e parte liquida, e in seguito isola la componente oleosa dallacqua


di vegetazione;
- il sistema per percolamento si basa sulla differenza tra le tensioni interfacciali dellolio
e dellacqua di vegetazione rispetto ad una lamina di acciaio. La lamina viene immersa
nellimpasto, si bagna preferenzialmente di olio che si lascia sgocciolare quando la
lamina viene ritratta, formando un flusso di mosto oleoso. Lolio residuo estratto per
pressione o per centrifugazione dovr essere riunito a quello derivante dal
percolamento;
- il sistema integrale utilizzato allo scopo di ottenere un prodotto di alta qualit, si
sviluppa a basse temperature e differisce dalla quello basato sulla centrifugazione in
quanto non utilizza l'aggiunta di acqua di diluizione, al fine di evitare il dilavamento
dellolio, preservando le sue parti aromatiche di maggior pregio.
I processi misti, infine, utilizzano sia metodologie continue (estrazione per pressione )
che discontinue (centrifuga).
La Sicilia, nel settore della prima trasformazione olearia, certamente allavanguardia
nel panorama nazionale. Non avendo alle spalle una tradizione consolidata come in
Puglia o in Calabria, nellIsola ci si trovati nella fortunata circostanza di poter
realizzare un sistema produttivo tecnologicamente avanzato a cominciare dalla seconda
met degli anni 80. Il parco macchine di oggi, quindi, piuttosto moderno essendo stati
abbandonati, nella maggior parte dei frantoi, i sistemi a pressa in quanto causavano
problemi di controllo del processo, di sicurezza, di funzionamento ed ergonomici. Oggi
il pi sviluppato il sistema continuo di estrazione con frangitori meccanici di diverso
tipo (martelli, dischi denocciolatici) regolabili, pulibili e che consentono di
caratterizzare lolio per soddisfare le diverse esigenze dei consumatori.
Attualmente, i sistemi di trasformazione pi moderni, utilizzano le gramole in atmosfera
controllata che possono lavorare fino a 500 chili di olive in unora e grazie alle quali
possibile mantenere la temperatura voluta nei tempi indicati dalloperator,e a seconda
delle caratteristiche delle olive: tempi pi brevi per avere oli pi profumati, tempi pi
lunghi per avere pi resa estrattiva. Con le nuove gramole ermetiche possibile
controllare la concentrazione di ossigeno in atmosfera a contatto con la pasta evitando
cos processi ossidativi.

56

Il sistema descritto controllato da un computer. Un software registra le diverse fasi del


processo e, al termine della lavorazione, stampa un resoconto con tutte le informazioni
utili a caratterizzare il prodotto consentendo la rintracciabilit delle fasi di lavorazione
cos come richiesto dalla normativa vigente. Questa nuova tecnologia, dal 2007, stata
applicata ad un numero limitato di aziende siciliane per valutarne i parametri di
funzionamento.
Il numero di frantoi operanti nellIsola durante la campagna 2004/05, risultano
complessivamente 687 (AGECONTROL, 2005), con un incremento del 5% rispetto alla
campagna 2001/02 (tab. 20). Le province in cui si rileva, durante lultima annata agraria
considerata, la pi alta concentrazione di molini sono quelle di Palermo (143 impianti
pari al 20,8% del totale regionale) e di Messina (131 molini che rappresentano il 19,1%
del totale) mentre il valore pi basso riguarda la provincia di Ragusa dove risultano
localizzati appena 31 impianti (4,5%).
Confrontando i dati relativi alla quantit di olive molite e di olio prodotto in Sicilia nel
corso delle campagne 2001/02 e 2004/05 (tab. 21), si osserva come, nellannata agraria
2004/05, ad una notevole crescita delle quantit di prodotto destinato alla
trasformazione rispetto alla campagna 2001/02 (+87%), corrisponda un incremento
delle quantit di olio ottenuto valutabile in appena il 15%, tanto che la resa passata dal
20,3% della campagna 2001/02 al 12,5% dellannata 2004/05. Ci , probabilmente,
imputabile alle caratteristiche delle olive che, nella campagna 2004/05, presentavano un
contenuto di acqua maggiore rispetto alla prima annata considerata; ci ha provocato un
aumento delle produzioni per quanto concerne laspetto ponderale ma, al tempo stesso,
una notevole riduzione in termini la resa. Durante la campagna 2004/05, le pi alte
percentuali di olio prodotto rispetto al totale regionale si sono realizzate in provincia di
Agrigento (24,5%), Trapani (17,9%) e Palermo (17%). Nellambito territoriale
palermitano si assistito ad un incremento delle produzioni olearee valutabile intorno al
62% rispetto alla campagna 2001/02 a fronte, per, di una quantit di olive molite
enormemente superiore (+372%) con una resa valutabile in appena il 7,8%. Al
contrario, nelle aree del ragusano e del siracusano si registrato il dato pi basso in
termini di olio prodotto rispetto al totale regionale con valori percentuali di poco
inferiori al 5% (rispettivamente, 4,8% e 4,6%).

57

Nella tabella 22, vengono riportate le informazioni relative alla distribuzione dei frantoi,
distinti per potenzialit produttiva (in 8 ore), nelle diverse province siciliane durante le
annate agrarie 2001/02 e 2004/05. Analizzando tale tabella, si osserva come, durante
lultima campagna, si sia verificata una apprezzabile crescita del numero di impianti di
elevata potenzialit (oltre le 10 tonnellate di olive molite nellarco di 8 ore) che hanno
raggiunto nellIsola le 364 unit rispetto alle 319 dellannata agraria 2001/02 al
contrario degli impianti di piccola-media capacit (al di sotto delle 10 tonnellate) il cui
numero rimasto sostanzialmente invariato. Limitatamente alla campagna 2004/05 si
nota come, il numero pi elevato di molini di elevata potenzialit produttiva siano
localizzati in provincia di Agrigento (75) seguita da Palermo (70) e Trapani (58); il
maggior numero di impianti di ridotte capacit si rileva, al contrario, nel messinese dove
risultano attivi ben 103 molini con potenzialit produttive inferiori alle 10 tonnellate di
olive trasformate ogni 8 ore.
Per quanto concerne, infine, la distribuzione provinciale dei molini distinti per tipo di
impianto tra le annate agrarie 2001/02 e 2004/05 (tab. 23) si osserva come si sia
registrata una riduzione percentuale dei vecchi impianti a pressione passati dal 25,5%
del 2001/2 al 21,9% della campagna 2004/05. Al contrario, gli impianti continui di
molitura, che utilizzano il sistema delle centrifughe, sono aumenti di circa il 2%
passando da 458 a 480 nellultima campagna considerata. Il numero di impianti
percolanti sono rimasti invariati tra le due campagne analizzate con appena due frantoi
localizzati in provincia di Caltanissetta che utilizzano questa metodologia di prima
trasformazione. I molini che usano il processo integrale di molitura delle olive sono
scomparsi durante lannata agraria 2004/05 mentre si rileva un incremento degli
impianti misti che risultano raddoppiati (21) durante la campagna 2004/05 rispetto alla
consistenza rilevata nellannata 2001/02 (10) raggiungendo una rilevanza pari al 3,3%
rispetto al totale dei frantoi siciliani.
La seconda trasformazione nel comparto delle olive consiste nella lavorazione delle
sanse e degli oli lampanti al fine di renderli idonei alluso alimentare. In particolare, la
fase di raffinazione rende commestibile lolio lampante eccessivamente acido, la
sansificazione trasforma i residui della prima lavorazione delle olive in sottoprodotti per

58

limpiego alimentare. Le raffinerie ed i sansifici lavorano, dunque, lolio lampante e le


sanse al fine di produrre olio commestibile e trasferirlo ai miscelatori e confezionatori.
Nel complesso, lammontare dei volumi direttamente confezionati dalle imprese locali
appare modesta. Questa situazione , in parte, dovuta al forte impiego per autoconsumo
e vendita diretta da parte dei produttori agricoli e dei frantoiani.
La filiera olivicola in Sicilia sconta problemi legati alla mancanza di aziende di
stoccaggio e confezionamento che sono prevalentemente concentrate nel centro-nord,
anche se negli ultimi anni il numero di tali aziende risulta in aumento, soprattutto tra i
produttori confezionatori, grazie, soprattutto, alle azioni intraprese per sostenere lintero
sistema produttivo (Misure 4.06, 4.09 e 4.13 del POR Sicilia 2000-06). Questa tendenza
allincremento delle strutture di trasformazione viene, inoltre, confermata dalle
informazioni fornite dalle camere di commercio siciliane. Da tali dati emerge come il
numero di imprese agricole operanti nel comparto olivicolo ammontino a pi di 5.000
mentre le imprese agro-alimentari risultano, nel complesso, 362 di cui 315 impegnate
nella trasformazione e commercializzazione dellolio di oliva grezzo ed 47 dellolio di
oliva raffinato.
Limitatamente alle produzioni di qualit, occorre rilevare come le DOP siciliane
dellolio doliva riconosciute, durante la campagna 2004/05, hanno immesso sul
mercato, nel complesso, una quantit di olio extravergine pari a poco pi di 494
tonnellate derivanti dalla molitura di olive provenienti da 129 aziende olivicole. La
quasi totalit dellolio DOP siciliano stata trasferita ai grossisti per le successive fasi
di imbottigliamento e commercializzazione del prodotto, tranne una esigua quantit,
destinata allesportazione allestero (poco meno di 4 tonnellate). Solo nel caso della
DOP Valli Trapanesi, una percentuali pari al 60% della produzione (poco pi di 80
tonnellate) stata imbottigliata e commercializzata attraverso la GDO (ISMEA, 2007).

5.4. Analisi degli scambi commerciali dellolio doliva siciliano


Analizzando i dati relativi alle esportazioni di olio doliva siciliano nel periodo
compreso tra il 2000 e il 2006 (tab. 24), emerge come, nel biennio 2005-06, le quantit
medie di prodotto esportato risultino di poco inferiori alle 10,3 mila tonnellate con un
incremento del 357% rispetto al biennio 2001-02. I principali mercati di destinazione

59

dellolio siciliano sono quelli extraeuropei che hanno assorbito, nellultimo biennio di
indagine, poco pi del 73% del totale delle esportazioni siciliane con un incremento
percentuale del 10% rispetto al biennio 2000-01. Le quantit medie di olio siciliano
esportate, durante lultimo biennio, nellambito dei Paesi dellUE, ammontano a circa
2,6 mila tonnellate, pari al 25,4% del totale con un incremento in termini di quantit,
rispetto al biennio 2000-01, valutabile intorno al 226% anche se lincidenza percentuale
rispetto allentit complessiva delle esportazioni evidenzia, nellultimo biennio, un
decremento rispetto al periodo precedente valutabile in circa il 10%. La rimanente quota
di olio esportato dalla Sicilia (1,4% nel biennio 20005-06, pari a poco meno di 140
tonnellate) stata indirizzata verso i mercati di quei Paesi europei non appartenenti
allUE.
Gli Stati Uniti rimangono il principale mercato di destinazione dellolio siciliano tanto
da assorbire, nellultimo biennio di indagine, pi del 60% delle esportazioni totali di
olio proveniente dallIsola (circa 6,3 mila tonnellate) con un crescita, in termini di
prodotto, valutabile in poco pi di 5 mila tonnellate annue rispetto al biennio 2001-02,
pari ad un incremento percentuale del 442% in termini assoluti mentre, per quanto
concerne la quantit complessiva di olio siciliano esportato allestero, laumento
percentuale rispetto al primo biennio considerato risulta di circa il 13%.
Il valore complessivo delle esportazioni di olio siciliano ha raggiunto, nel 2006, i 31
milioni di Euro con un incremento del 317% rispetto al 2000. Confrontando i dati
riferiti alle due annate considerate per singole aree geografiche, si osserva come nel
2006, si sia verificato un aumento dellincidenza percentuale dei ricavi derivanti dalle
esportazioni extraeuropee (+15%) a fronte di una riduzione registrata sui mercati
dellUE (15,3%) mentre il contributo derivante dalle esportazioni verso il resto
dEuropa rimasto pressoch invariato (intorno al 3% del totale).
Per quanto riguarda le importazioni di olio verso la Sicilia (tab. 25), si osserva, durante
il biennio 2005-06, una rilevante riduzione delle quantit di prodotto importato rispetto
al periodo 2000-01 (-31% pari a poco meno di 1,8 mila tonnellate) a fronte di un
notevole aumento dellesborso sostenuto (+75% corrispondente ad un valore di circa 5,5
milioni di Euro) a conferma della progressiva crescita registrata, negli ultimi anni, del
prezzo dellolio sui mercati internazionali.

60

la Spagna si conferma il principale Paese da cui acquistiamo olio (poco meno di 2,7
mila tonnellate nel biennio 2005-06, pari al 67,8% del totale delle importazioni olearie
siciliane) anche se lincidenza dellolio iberico rispetto al totale delle importazioni si
ridotta, nellultimo biennio, di circa il 20% rispetto al periodo 2001-02. Durante
lultimo biennio considerato, oltre che dalla Spagna, continuiamo ad importare rilevanti
partite di olio anche dalla Tunisia (745 tonnellate) e dalla Grecia (475 tonnellate). I dati
sul valore delle importazioni di olio relative al biennio 2005-06 dimostrano, inoltre, la
notevole differenza di prezzo tra lolio proveniente dalla Grecia e quello di derivazione
tunisina tanto che il primo, pur se importato in quantit nettamente inferiori rispetto al
secondo, incide sul valore complessivo delle importazioni con una percentuale pari al
23,8% del totale, rispetto ad appena il 6,7% dellolio africano.
Nel complesso, la bilancia commerciale dellolio doliva siciliano ha fatto registrare, nel
corso del biennio 2005-06, un saldo positivo sia in termini di quantit di prodotto (+6,4
mila tonnellate) che di valore (+18,3 milioni di Euro).

61

62

63

Tab. 15 - Dinamica e rilevanza economica della produzione a prezzi di base (PPB)


dell'olio d'oliva siciliano (2000-2006) (*)

Anni

PPB olio
Sicilia (a)

PPB olio
Italia (b)

Incidenza
percentuale

PPB Agricola
Sicilia (c)

Incidenza
percentuale

Mil. di Euro

Mil. di Euro

(a/b)

Mil. di Euro

(a/c)

2000-01

189,5
100
224,1
118

2005-06

2.029,1
100
2.217,2
109

9,3
10,1

3.601,0
100
3.836,5
107

5,3
5,8

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.

Tab. 16 - DOP olio d'oliva siciliane (*)

DOP

Monte Etna
Monti Iblei
Val di Mazara
Valdemone
Valle del Belice
Valli Trapanesi
Colline Ennesi
Colli Nisseni

Ambito
Superfice
territoriale olivetata (ha)

Ct, En, Me
Sr, Rg, Ct
Pa, Ag
Me
Tp
Tp
En
Cl

Data
riconoscimento

4.687
Settembre 2003
19.292
Giugno 2003
41.171
Marzo 2001
24.036
Marzo 2005
7.360
Settembre 2004
7.747
Ottobre 1998
9.331 Protezione transitoria
8.830 Protezione transitoria

(*) Fonte: Siti Web Associazioni dei produttori delle singole DOP.

64

2-5 ha

5-10 ha

10-50 ha

oltre 50 ha

Totale

Tab. 17 - Consistenza delle aziende olivicole, per classi di superficie agricola utilizzata, nelle diverse province siciliane (2000) (*)
fino a 2 ha

100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0

Province

28.411
14.238
18.656
15.890
41.544
34.186
13.979
11.234
20.851

100,0

0,4
0,9
0,5
1,6
0,4
0,9
1,0
1,2
0,5

198.989

n.

127
129
99
252
147
291
140
135
100

0,7

%
5,7
6,2
3,8
8,5
2,0
6,0
8,6
8,4
6,9

1.420

n.
1.620
879
709
1.346
823
2.064
1.197
939
1.444

5,5

%
10,3
8,0
5,3
8,4
2,7
7,1
7,6
8,1
10,7

11.021

n.
2.930
1.145
987
1.327
1.113
2.444
1.063
915
2.234

7,1

24,5
19,1
14,6
17,0
9,8
15,6
18,6
18,4
23,0

14.158

n.

6.967
2.713
2.730
2.700
4.057
5.323
2.594
2.062
4.801

17,1

59,0
65,8
75,7
64,6
85,2
70,4
64,3
63,9
58,9
33.947

n.

16.767
9.372
14.131
10.265
35.404
24.064
8.985
7.183
12.272
69,6

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
138.443

n.

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, V Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000.

65

ha

18,5
17,1
15,5
19,6
13,9
16,2
24,4
24,6
22,4

9.065

766
666
713
935
1.171
2.363
558
979
914

ha

6,6

2,9
7,4
6,8
9,8
4,8
9,7
6,7
11,0
5,4

26.208
9.011
10.532
9.539
24.412
24.376
8.367
8.930
16.933

ha

100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0

Tab. 18 - Consistenza delle superfici olivicole, per classi di superficie agricola utilizzata, nelle diverse province siciliane (2000) (*)

4.861
1.538
1.636
1.866
3.382
3.940
2.042
2.198
3.795

18,3

Totale
ha

21,0
13,1
11,5
12,6
10,0
12,4
13,8
14,0
17,1

25.258

oltre 50 ha

5.513
1.179
1.206
1.204
2.434
3.031
1.159
1.248
2.894

14,4

10-50 ha

ha
29,1
22,8
21,8
21,4
21,5
21,7
22,5
20,7
25,4

19.869

5-10 ha

%
7.635
2.051
2.291
2.041
5.249
5.291
1.880
1.844
4.305

23,6

2-5 ha

ha
28,4
39,7
44,5
36,6
49,9
40,0
32,6
29,8
29,7
32.587

fino a 2 ha

7.432
3.577
4.686
3.494
12.175
9.750
2.728
2.661
5.027
37,3

Province

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
51.530

138.309 100,0

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, V Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000.

66

2000

158.252
100

25.300
100
8.857
100
13.513
100
16.260
100
35.122
100
22.800
100
7.200
100
11.200
100
18.000
100

ha

Superfici

100,0

11,4

7,1

4,5

14,4

22,2

10,3

8,5

5,6

16,0

158.830
100

2006

25.715
102
8.800
99
13.513
100
16.260
100
35.122
100
22.870
100
6.450
90
11.100
99
19.000
106

ha

100,0

12,9

6,8

4,0

14,1

22,8

10,0

8,3

5,3

15,8

1999-2002

48.319
100

8.284
100
1.966
100
6.800
100
1.818
100
7.975
100
8.322
100
2.825
100
3.225
100
7.105
100

Tab. 19 - Dinamica delle superfici olivetate e delle produzioni di olio in Sicilia (1999-2006) (*)

Province

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat, Statistiche dell'Agricoltura, varie annate.

Produzioni

17,1
4,1
14,1
3,8
16,5
17,2
5,8
6,7
14,7

100,0

2003-06

11.792
142
1.845
94
8.331
123
2.534
139
6.310
79
8.765
105
2.337
83
2.754
85
6.659
94

50.752
105

23,2

3,6

16,4

5,0

12,4

17,3

4,6

5,4

13,1

100,0

67

Tab. 20 - Dinamica dei frantoi, per provincia, in Sicilia (*)


Campagne oleicole
Province

2001/2002
n

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani

Sicilia

2004/2005
%

89
100
37
100
78
100
43
100
113
100
136
100
36
100
47
100
74
100

13,6

653
100

100,0

5,7
11,9
6,6
17,3
20,8
5,5
7,2
11,3

%
95
107
47
127
76
97
42
98
131
116
143
105
31
86
47
100
75
101

13,8

687
105

100,0

6,8
11,1
6,1
19,1
20,8
4,5
6,8
10,9

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agecontrol, varie annate.

68

t
53.630
100
14.291
100
31.564
100
12.208
100
13.703
100
23.417
100
11.918
100
14.072
100
41.146
100
215.951
100

2001/2002
Olio prodotto (b)

t
73.318
137
19.225
135
35.838
114
35.169
288
29.062
212
110.531
472
23.197
195
13.823
98
63.846
155
404.009
187

2004/2005

Resa
(b/a*100)

17,9

4,6

4,8

17,0

10,9

3,2

11,1

6,0

24,5

12,5

14,2

16,9

10,4

7,8

18,9

4,6

15,7

15,7

16,9

100,0

Olio prodotto (b)

18,1
4,8
8,9
8,7
7,2
27,4
5,7
3,4
15,8

100,0

50.602
115

12.412
109
3.025
112
5.625
96
1.619
69
5.503
184
8.626
162
2.417
109
2.332
88
9.042
108

Olive molite (a)

Campagne oleicole

Resa
(b/a*100)

18,6

13,4

19,1

5,3

21,8

6,8

22,8

12,2

18,6

21,3

5,0

18,8

26,0

6,0

20,3

24,8

19,1

20,3

18,8

100,0

6,1

6,6
14,6
5,7
6,3
10,8
5,5
6,5
19,1

100,0

43.823
100

11.401
100
2.693
100
5.856
100
2.337
100
2.986
100
5.338
100
2.213
100
2.646
100
8.354
100

Olive molite (a)

Tab. 21 - Dinamica delle attivit di trasformazione delle olive per provincia in Sicilia(*)

Province

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agecontrol, varie annate.

69

Sicilia

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani

Campagne Province

2001/02

2004/05

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia

frantoi
n.
-445
7
151
295
1.416
103
-55

olive molite
t

293

22
16
32
24
79
63
18
21
18

frantoi
n.

6.116
6.967
10.200
4.777
15.883
13.300
12.624
3.374
5.372

56.571

6.788
5.329
9.629
5.227
8.267
9.428
3.753
3.518
4.633

olive molite
t

317

60
18
44
19
28
64
14
22
48

286

56
15
43
16
22
48
14
24
48

frantoi
n.

235.545

39.049
9.178
21.100
4.183
12.405
90.551
6.603
8.232
44.245

121.451

30.744
6.761
21.146
5.144
4.947
9.248
5.276
9.467
28.717

olive molite
t

47

15
4
3
2
-6
3
4
10

33

10
3
2
2
-4
3
2
7

frantoi
n.

85.621

27.730
2.686
4.519
26.116
-5.485
3.970
2.218
12.899

34.294

15.821
1.756
781
1.686
-2.635
2.787
1.087
7.742

olive molite
t

687

95
47
76
42
131
143
31
47
75

653

89
37
78
43
113
136
36
47
74

frantoi
n.

404.009

73.318
19.225
35.838
35.169
29.062
110.531
23.197
13.823
63.846

215.951

53.630
14.291
31.564
12.208
13.703
23.417
11.918
14.072
41.146

olive molite
t

Totale

olive molite
t
-3
1
1
6
15
1
-1
2.472

17
20
28
20
91
58
14
21
14

78.612

Oltre 25 tonnellate

frantoi
n.
278
---194
690
---28

233
364
20
93
573
1.109
--1.330

283

Da 10 a 25 tonnellate

1
---6
6
---1.162

1
3
1
1
7
13
--3

3.721

Da 4 a 10 tonnellate

13

191
30
--201
86
----

29

Da 2 a 4 tonnellate

2
2
--5
2
---508

Fino a 2 tonnellate

11

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agecontrol, varie annate.

70

Tipologie di impianti

-2
--2
2
2
2
--

1,6

-5,4
--1,8
1,5
5,6
4,3
--

misti

----0,9
-----

10

1,1
7,0
1,4
2,7
4,1
1,4
12,9
4,3
3,1

integrali

----1
-----

0,2

1
3
1
1
5
2
4
2
2

3,3

percolanti

-5,4
--------

----------

21

continui
incidenza %

-2
--------

0,3

----------

--

a pressione

Tab. 23 - Consistenza provinciale dei frantoi, per tipo di impianto presente nello stabilimento di molitura, in Sicilia (*)

Frantoi
n.

95,5
70,3
59,5
72,5
68,2
73,5
52,8
63,8
79,7

-4,7
--------

--

incidenza %

incidenza %
84
26
44
29
75
100
19
30
51

72,5

-2
--------

0,3

n.

n.
4,5
18,9
40,5
27,5
29,1
25,0
41,7
31,9
20,3
458

96,6
72,1
64,4
67,6
68,9
75,7
54,8
73,9
80,0

incidenza %

4
7
30
11
32
34
15
15
13
25,5

84
31
47
25
84
106
17
34
52

74,5

n.

88
37
74
40
110
136
36
47
64
161

2,3
16,3
34,2
29,7
27,0
22,9
32,3
21,7
16,9

480

incidenza %

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
632

2
7
25
11
33
32
10
10
11

21,9

n.

Sicilia

87
43
73
37
122
140
31
46
65

141

n.

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
644

Campagne Province

2001/02

2004/05

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agecontrol, varie annate.

71

2000-01

2.254,3
100

85,4
0
69,6
100
367,1
100
200,8
100
20,0
0
799,0
100
37,0
0
38,2
100
1.066,0
100
189,1
100
67,5
0
41,9
100
1.417,3
100

2005-06

39,8
100
52,0
75
294,0
80
260,7
129
1.749,1
100
2.616,7
326
95,8
0
139,6
357
6.252,8
542
766,1
392
261,5
100
20,9
50
7.541,6
498

Quantit esportate

%
3,8
3,1
16,3
8,9
0,9
35,4
1,6
1,7
47,3
8,4
3,0
1,9
62,9

10.297,8
457

0,4
0,5
2,9
2,5

73,2

0,2

2,5

7,4

60,7

1,4

0,9

25,4

17,0

Tab. 24 - Dinamica delle esportazioni all'estero di olio siciliano (*)

Paesi

Francia
Paesi Bassi
Germania
Regno Unito
Spagna
Unione Europea (25)
Svizzera
Resto d'Europa
Stati Uniti
Canada
Giappone
Australia
Paesi extraeuropei

Totale mondiale

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat.

2000
000 di Euro
377,5
100
331,0
100
1.291,1
100
609,9
100
50,6
100
2.854,0
100
223,8
100
227,4
100
3.077,1
100
595,4
100
380,2
100
150,6
100
4.381,6
100

7.463,1
100

2006

278,0
74
328,5
99
1.568,6
100
1.126,7
184
3.524,4
6.629
7.134,9
250
978,4
437
1.085,6
477
17.340,5
549
2.635,2
438
1.639,3
427
220,0
146
22.870,0
511

000 di Euro

Valore esportazioni

%
5,1
4,4
17,3
8,2
0,7
38,2
3,0
3,0
41,2
8,0
5,1
2,0
58,7

31.090,5
417

0,9

1,1

5,0

3,6

11,3

22,9

3,1

3,5

55,8

8,5

5,3

0,7

73,6

72

Quantit importate
2000-01
%
9,1

2,4
0,0

2005-06
%
12,2

19,1
1,0

2000
000 di Euro

2006

000 di Euro

Valore importazioni

%
17,0

3.029,7
245
8.864,2
149
851,5
924
0,6
24
0,0

1,3

81,7

1.237,7
100
5.964,8
100
92,2
100
2,4
100

12.746,0
175

67,8

475,3
91
2.649,5
53
745,0
555
40,0
6.590

7.297,0
100

88,5

519,6
100
5.026,0
100
134,2
100
0,6
100

3.909,8
69

Tab. 25 - Dinamica delle importazioni di olio dall'estero verso la Sicilia (*)

Grecia
Spagna
Tunisia
Altri Paesi

Totale mondiale

5.680,4
100

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat.

23,8

69,5

6,7

0,0

73

6. GLI STRUMENTI DI POLITICA REGIONALE A SOSTEGNO DEGLI


INVESTIMENTI NEL COMPARTO OLIVICOLO-OLEARIO

6.1. Generalit
La politica di sviluppo rurale dellUnione Europea (UE), nasce nella seconda met degli
anni 80 nellambito della prima riforma dei fondi strutturali sollecitata dallAtto Unico
(1987), prosegue con le riforme del 1984-85 e del 1992, per concludersi con il
Regolamento sullo sviluppo rurale 1257/99 approvato a Berlino il 25 marzo 1999
nellambito della riforma detta AGENDA 2000.
Una delle pi importanti novit introdotte da tale riforma, consiste nella semplificazione
normativa delle politiche per cui vengono raccolte in un unico regolamento, appunto il
Reg. CE 1257/99, tutti gli interventi che riguardano lo sviluppo rurale che nella passata
programmazione facevano riferimento a numerosi regolamenti (Regg. 1610/89, 867/90,
2078/92, 2079/92, 2080/92, 950/97, 951/97, 952/97).
Il Regolamento 1257/99, conosciuto come II pilastro della PAC, rappresenta un capitolo
di bilancio che si affianca al pi consistente capitolo delle politiche di sostegno al
mercato (I pilastro).
Tradizionalmente, la PAC viene finanziata tramite due fondi dedicati: FEOGAGaranzia, utilizzato per le politiche di mercato (Pilastro I) e FEOGA-Orientamento
utilizzato per le politiche di sviluppo rurale nelle regioni Obiettivo 1 (Pilastro II). Con
Agenda

2000,

le

cosiddette

misure

di

accompagnamento

(agro-ambiente,

prepensionamento e forestazione) e le misure per le zone svantaggiate e soggette a


vincoli ambientali, sono finanziate dal fondo FEOGA-Garanzia.
La natura e gli obiettivi dei due Pilastri sono molto differenti. Il Pilastro I, che assorbe
circa l86% del bilancio agricolo della UE, viene utilizzato per stabilizzare il mercato
agricolo e per sostenere il reddito degli agricoltori. Il restante 14% del bilancio, che
ammonta a poco pi di 4 miliardi di Euro medi allanno, dedicato allo sviluppo rurale
(Pilastro II).
Le misure di sviluppo rurale destinate alle strutture (ammodernamento e
competitivit) e previste dal Regolamento (CE) n. 1257/1999, nelle regioni obiettivo 1

74

sono inserite allinterno del Programma operativo Regionale (POR), insieme agli altri
interventi finanziati dai Fondi strutturali.
Il POR Sicilia 2000-06 , quindi, lo strumento attraverso il quale vengono attuate le
strategie contenute allinterno del documento per la programmazione delle politiche
strutturali a livello nazionale (Quadro Comunitario di Sostegno - QCS) per le regioni
italiane in ritardo di sviluppo.
Tale documento, approvato dalla Commissione Europea con decisione CE (2000) n.
2050 del 1 agosto 2000 e recepito dalla regione siciliana in data 08/08/2000, si articola
in sei assi prioritari di intervento:
1 - Risorse naturali e ambientali;
2 - Risorse culturali e storiche;
3 - Risorse umane;
4 - Sistemi locali di sviluppo;
5 - Citt;
6 - Reti e nodi di servizio.
Gli investimenti attinenti lagricoltura e lo sviluppo rurale riguardano una serie di
interventi strutturali, infrastrutturali e servizi per il cui funzionamento si fa ricorso in
parte preminente ai fondi provenienti dallUE. Tali interventi si realizzano attraverso
una serie di misure che mirano:
- al miglioramento strutturale delle aziende agricole e di quelle operanti nei settori della
trasformazione e della commercializzazione dei prodotti dellagricoltura;
- allinsediamento dei giovani agricoltori;
- alla formazione in ambito agricolo;
- allattuazione delle misure, previste dallart. 33 del Reg.CE 1257/99, finalizzate alla
promozione delladeguamento e dello sviluppo delle zone rurali. La maggior parte di
queste misure ricadono nellasse IV sistemi locali di sviluppo, e soltanto 3 nellasse I
risorse naturali.
Per quello che riguarda il comparto olivicolo, i principali interventi finanziati attraverso
il POR Sicilia sono quelli contenuti nelle misure:
- 4.06 (ex 4.2.1) Investimenti aziendali per lirrobustimento delle filiere agricole e
zootecnica;

75

- 4.09 Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione;


- 4.13 Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualit.

6.2. La misura 4.06 - Investimenti aziendali per lirrobustimento delle filiere agricole e
zootecniche
La misura 4.06 mira al conseguimento di due obiettivi specifici connessi al settore
agricolo e riportati sia nel QCS che nel POR Sicilia:
- migliorare la competitivit dei sistemi agricoli ed agro-industriali in un contesto di
filiera;
- sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, forestali,
ambientali e storico culturali.
Gli interventi previsti dalla misura, considerata lentit in termini di superficie della
maggior parte delle aziende siciliane, si pongono lobiettivo di promuovere un
complessivo ampliamento delle aziende agricole, oltre che la loro ristrutturazione e
ammodernamento.
La misura 4.06 si articola nelle seguenti azioni:
Azione 1 - Investimenti aziendali per le colture vegetali;
Azione 2 - Investimenti aziendali per la zootecnia e per il miglioramento delle
condizioni di igiene e benessere degli animali;
Azione 3 - Investimenti da realizzare nei territori della rete ecologica;
Azione 4 - Investimenti per il solo acquisto di impianti, macchine e attrezzature agricole
nuove, ivi compresi quelli finalizzati allintroduzione di sistemi agricoli di gestione
ambientale.
La misura soggetta a territorializzazione nellambito di Progetti Integrati Territoriali
(P.I.T.) e dei Programmi Integrati Regionali (P.I.R) per una quota finanziaria
rispettivamente del 65% e del 10% di quelle programmate. Al fine di accedere agli aiuti
previsti dalla misura, gli imprenditori agricoli dovranno assicurare che lazienda rispetti
la normativa igienico-sanitaria ed ambientale e dimostri la propria redditivit attraverso
il calcolo del Reddito Lordo Standard Aziendale (RLSA), che deriva dallinsieme dei
R.L.S. delle singole attivit produttive.

76

Nellambito delle differenti Azioni in cui articola la Misura, gli interventi ed i


finanziamenti previsti per il comparto olivicolo-oleario, sono riconducibili allAzione1
Investimenti aziendali per le colture vegetali.
Per tale comparto, senza che venga aumentato il numero di piante, sono ammissibili
investimenti finalizzati al miglioramento della qualit, alla protezione dellambiente,
alla riconversione varietale, al contenimento dei costi di produzione ed al risparmio
energetico, alla valorizzazione di prodotti DOP e IGP, alla produzione biologica, al
miglioramento delle tecniche agronomiche per la valorizzazione della qualit. Sono,
inoltre, ammissibili investimenti a livello aziendale che prevedono la realizzazione di
impianti per lo stoccaggio, la lavorazione e limbottigliamento di olio doliva nonch
lammodernamento e/o il potenziamento degli impianti gi esistenti commisurato alla
produzione aziendale.
Gli interventi per la realizzazione di nuovi impianti di olivi, attraverso estirpazione e
reimpianto, sono ammissibili soltanto nel caso di razionalizzazione e diversificazione
varietale di impianti obsoleti. Ladeguamento delle strutture e lacquisto di attrezzature
per la trasformazione e la lavorazione a livello aziendale, non potranno, comunque,
determinare un incremento della capacit molitoria regionale del comparto.
Gli altri settori interessati dal regime di aiuto previsto dalla 4.06 sono quelli orticolo
(con leccezione del pomodoro), agrumicolo, della frutta fresca e secca, delle
proteaginose, zootecnico, olivicolo da olio, floricolo-vivaistico, cerealicolo, delle piante
officinali ed industriali, del carrubo, della manna e delle olive da mensa.
Laiuto concesso sotto forma di contributo in conto capitale pari al 40%
dellinvestimento ammissibile al finanziamento, elevato al 50% nelle aree svantaggiate.
Nel caso di investimenti realizzati da giovani agricoltori entro cinque anni dalla data di
insediamento, il tasso di aiuto pubblico pu raggiungere - conformemente a quanto
stabilito dallart. 7 del Reg. (CE) 1257/99 e come modificato dal Reg (CE) 1783/03 - il
50% nelle zone svantaggiate e il 60% nelle altre zone. Gli importi massimi di spesa
ammissibile al contributo pubblico nel 2001 ammontavano a 180.000,00 Euro per
singola azienda e fino ad un massimo di 720.000,00 Euro per le aziende a conduzione
associata. Tali valori sono stati aggiornati, nel bando del 2005, a 500.000,00 Euro per
lazienda singola e 1.500.000,00 Euro per lazienda associata. Nel caso di investimenti

77

di filiera, tali limiti possono essere rispettivamente aumentati a 1 milione e 2,5 milioni
di Euro.
I soggetti destinatari sono tutti gli imprenditori agricoli singoli e associati, anche
aderenti ad Organizzazioni di Produttori per il settore olivico-oleario.
Come previsto dal Complemento di Programmazione e dalla circolare dellAssessorato
Regionale Agricoltura e Foreste del 26 giugno 2001 e relative integrazioni, al fine di
utilizzare le risorse previste per lanno 2000, si deciso di valutare le istanze gi
presentate conformemente alle misure 8.1, 8.2, 8.4, 8.5, 8.6, 8.7, 9.3 e 11.1 (Piani di
Miglioramento Materiale) del POP Sicilia 1994/99 che non hanno trovato copertura
finanziaria durante la pregressa programmazione a patto che posseggano i requisiti di
ammissibilit previsti e siano coerenti con gli obiettivi della presente misura.
Relativamente alla Misura 4.06, nel corso dellattuale periodo di programmazione
(2000-06), sono stati pubblicati tre successivi bandi nel 2001, 2003 e 2005. I
finanziamenti assegnati allAzione 1 sono stati, rispettivamente, di 43,8 milioni di Euro
nel 2001, di 65 milioni di Euro nel 2003 e di 40,8 milioni di Euro nel 2005.
Analizzando i dati riguardanti lapplicazione della Misura 4.06 in Sicilia durante il
periodo di programmazione 2000-06 e limitatamente al comparto olivico-oleario (tab.
26) emerge come, in tutta lIsola, le istanze approvate (relative ai tre bandi pubblicati
compreso il pregresso) ammontino a 184, per un totale di somme impegnate pari a poco
meno di 6,7 milioni di Euro, di cui poco pi di 4,9 milioni effettivamente erogati a
dicembre del 2007.
La provincia in cui si registrato il pi alto numero di domande approvate quella di
Trapani con 65 istanze (35,3% del totale) per un impegno complessivo di poco
superiore ai 2 milioni di Euro (30,4%), di cui poco pi di 1,1 milioni di Euro
effettivamente erogati (22,4%). Segue la provincia di Agrigento con 38 istanze
approvate (20,7%), pari a poco meno di 3 milioni di Euro (19%) di somme impegnate,
di cui ben 1,05 milioni effettivamente erogati (21,4%).
Il minor numero di domande approvate riguarda la provincia di Ragusa (10 istanze, pari
al 5,4% del totale) mentre nel messinese, a fronte di 23 domande approvate (12,5%), si
registrato il valore pi basso per quanto riguarda le somme impegnate (poco meno di
300 mila Euro, pari al 4,5% del totale) che, comunque, sono state interamente erogate.

78

6.3. La misura 4.09 - Miglioramento delle condizioni di trasformazione

commercializzazione
Le azioni previste dalla misura sono volte alla realizzazione, allammodernamento ed al
potenziamento di impianti per la lavorazione, la trasformazione, il confezionamento e la
commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici. Lobiettivo della misura il
miglioramento delle strutture di trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli che si inserisce in un contesto pi ampio mirante a Migliorare la competitivit
dei sistemi agricoli ed agroindustriali in un contesto di filiera nel settore agricolo
industriale.
Gli investimenti ammissibili riguardano i seguenti interventi:
a) costruzione, ampliamento, potenziamento e ammodernamento di centri di
condizionamento

e/o

di

lavorazione,

confezionamento,

trasformazione

commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici;


b) acquisizione di impianti esistenti destinati alla lavorazione, trasformazione e
commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici;
c) acquisto di macchine e attrezzature nuove, compresi programmi informatici.
I settori di intervento della misura 4.09 sono: della carne e di altri prodotti degli
allevamenti, florovivaistico, lattiero-caseario, olio doliva, ortofrutta, vitivinicolo,
cereali, sementi, miele, oliva da mensa, leguminose per alimentazione umana, carrubo,
manna e piante officinali.
Per il settore dellolio doliva gli interventi sono rivolti alla realizzazione di impianti per
lo stoccaggio, la lavorazione e l'imbottigliamento dellolio d'oliva, nonch miranti
allammodernamento e/o al potenziamento di impianti esistenti.
Potranno essere prese in considerazione iniziative che, in aggiunta, prevedano anche la
realizzazione di impianti di trasformazione delle olive in olio, sempre che trattasi di
sostituzione di impianti esistenti obsoleti, dei quali venga comprovata la contestuale
cessazione dell'attivit, senza aumento della capacit molitoria a livello regionale.
Laumento della capacit giornaliera dei singoli impianti potr essere prevista soltanto
per gli interventi finalizzati allottenimento di prodotti di qualit (biologico, DOP, IGP),
che siano sostenibili economicamente, nei limiti delle produzioni a premio.

79

Sono esclusi gli interventi riguardanti i prodotti che non rientrano nelle categorie olio
extra vergine d'oliva e olio vergine d'oliva.
I soggetti destinatari dellintervento sono: cooperative di produttori/produttrici agricoli
o

loro

consorzi,

associazioni

produttori/produttrici

agricoli

riconosciute
singoli

di

produttori/produttrici

associati,

societ

di

agricoli,
capitali,

imprenditori/imprenditrici singoli o associati.


Gli stessi devono dimostrare il possesso dei requisiti di redditivit e rispetto delle
condizioni minime in materia di ambiente, igiene, e benessere degli animali, pena la non
ammissibilit delle richieste di sostegno economico.
La misura , inoltre, soggetta a territorializzazione nellambito di Progetti Integrati
Territoriali (P.I.T.) e dei Programmi Integrati Regionali (P.I.R) per una quota finanziaria
pari allammontare delle risorse finanziarie pubbliche per i PIT, mentre ai PIR stata
destinata una quota pari a 5 milioni di Euro nel 2003 divenuti 3.269.371,00 nel 2005.
Per quanto concerne i livelli di aiuto, la misura 4.09 prevede un contributo in conto
capitale pari al 50% della spesa ritenuta ammissibile.
Le spese ammissibili riguardano:
- la costruzione, lampliamento, il potenziamento e lammodernamento di centri di
condizionamento

e/o

di

lavorazione,

confezionamento,

trasformazione

commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici;


- lacquisizione di impianti esistenti destinati alla lavorazione, trasformazione e
commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici, come quota parte, non superiore
al 30%, dellinvestimento complessivo;
- lacquisto di macchine e attrezzature nuove, compresi i programmi informatici e le
relative licenze duso;
- le spese di locazione finanziaria (Leasing);
- le spese di trasporto e montaggio dei macchinari;
- le spese generali, nella misura massima del 10%;
- fino ad un massimo del 5 e 7% per la progettazione, direzione lavori, predisposizione
elaborati economici e finanziari, ecc.;
Sono esclusi dal finanziamento:

80

- acquisto di impianti per la cui realizzazione sono stati concessi finanziamenti pubblici
nellultimo decennio, calcolato dalla data di erogazione dellaiuto;
- lacquisto del terreno;
- gli investimenti a livello di commercio al dettaglio;
- la commercializzazione e la trasformazione di prodotti provenienti da paesi terzi.
Il Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-06, approvato con delibera n.
532 del 21 dicembre 2007, assegna alla misura 4.09 la dotazione finanziaria di
419.042.074,00 Euro, di cui 125.503.101,00 a carico del fondo FEOGA, 84.017.936,00
di fondi nazionali e 209.521.037,00 a carico dei privati; mentre laiuto addizionale
regionale previsto, pari a 200.000.000,00 Euro.
Come nel caso della misura 4.06, al fine di utilizzare le risorse previste per lanno 2000,
si deciso di valutare le istanze gi presentate allinterno del POP Sicilia 1994/99 che
non hanno trovato copertura finanziaria ma che possedevano i requisiti di ammissibilit
previsti e fossero coerenti con gli obiettivi della presente misura.
Relativamente alla Misura 4.09, nel corso dellattuale periodo di programmazione
(2000-06), sono stati pubblicati due successivi bandi nel 2003 e nel 2005. La dotazione
finanziaria assegnata stata, rispettivamente, di 50 milioni di Euro nel 2003 e di 30
milioni di Euro nel 2005.
Per quello che riguarda il grado di applicazione della misura 4.09 in Sicilia durante il
periodo di programmazione 2000-06 e limitatamente al comparto olivicolo-oleario (tab.
27), si osserva come le domande approvate risultino, nel complesso, appena 9 per un
totale di somme impegnate che superano di poco i 16,5 milioni di Euro, di cui poco pi
di 9 milioni effettivamente erogati. Le province in cui si concentra il maggior numero di
istanze approvate (2) sono quelle di Palermo e Trapani con una percentuale di somme
erogate (2007) pari, rispettivamente, al 56,4% e al 23,3% del totale. Nessuna delle
domande approvate risulta localizzata nelle province di Caltanissetta e Siracusa.

6.4. La misura 4.13 - Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualit


La misura orientata a favorire la commercializzazione di prodotti di qualit nel settore
agroalimentare, andando incontro alle esigenze dei consumatori di tracciabilit,
sicurezza e controllo qualitativo dei prodotti e realizzando, nel contempo, gli obiettivi

81

del rafforzamento della competitivit delle filiere agroalimentari, attraverso lo sviluppo


delle produzioni ad alto valore aggiunto, e dello sviluppo locale, valorizzando le
produzioni locali di alta qualit, suscettibili di riconoscimento a livello comunitario e
nazionale e promuovendo la certificazione ambientale.
In particolare, la misura, si prefigge di valorizzare le produzioni di qualit attraverso
due azioni: una riguardante la conoscenza del mercato delle filiere e degli strumenti di
valorizzazione dei prodotti e del territorio, laltra attraverso una serie di iniziative
finalizzate allottenimento di certificazioni di sistemi di qualit aziendali, ambientali, di
processo produttivo e di prodotto.
Allinterno della misura si distinguono due differenti linee di intervento:
Sottomisura 4.13 a - Sostegno alla commercializzazione di prodotti regionali di
qualit. Questa sottomisura, prevede azioni a sostegno della domanda e dellofferta di
prodotti regionali di qualit, attraverso una serie di azioni orizzontali tese a rafforzare la
competitivit delle rispettive filiere. In particolare, le tipologie di intervento previste
dalla sottomisura a riguardano:
- costituzione di una enoteca regionale nei comuni di Alcamo (presso il Castello dei
Conti di Modica) e nel comune di Castiglione di Sicilia. Le spese ammissibili possono
riguardare la progettazione, ladeguamento della struttura ai servizi dellenoteca in
funzione della normativa europea;
- creazione di un network di enoteche locali (una enoteca per singola strada del vino
riconosciuta dalla Regione) che rappresentino gli strumenti di attuazione, a livello
locale, delle politiche di valorizzazione adottate dallAmministrazione regionale;
- realizzazione di sistemi integrati di monitoraggio denominati Osservatori di filiera
per il settore cerealicolo, dellolio doliva, dei prodotti zootecnici e lattierocaseari,
dellortofrutta con particolare riferimento agli agrumi. Le spese ammissibili, pertanto,
sono quelle relative alla costituzione di una rete telematica;
- realizzazione di un portale per la produzione agro-alimentare regionale che rappresenti
una vetrina per i prodotti dellIsola e che metta in rete banche dati centrali connesse con
reti periferiche di aziende agricole ed agro-alimentari. Le spese ammissibili possono
riguardare la progettazione e la realizzazione del predetto sistema, compreso lacquisto
di attrezzature e materiale informatico;

82

- Potenziamento dellOsservatorio Vitivinicolo attraverso la realizzazione di un sistema


informativo che contenga i dati relativi alle scorte, alle produzione ed alle vendite della
filiera vitivinicola. Anche in questo caso, le spese ammissibili riguarderanno la
realizzazione di un sistema informativo telematico;
- creazione di sistemi di qualit che consentano alle imprese agricole e agro-alimentari
siciliane di adottare sistemi riconosciuti in ambito nazionale o regionale ai sensi del
Reg. 1783/2003.
I soggetti destinatari della sottomisura sono lintera collettivit attraverso Enti pubblici e
soggetti pubblici e privati. Il livello di aiuto previsto pari al 100% delle spese
ammesse a finanziamento come indicate nel bando.
Sottomisura 4.13 b - Sostegno alla creazione, al riconoscimento comunitario e al
controllo di prodotti regionali di qualit.
Le tipologie di intervento previste sono le seguenti:
1 - avviamento dei Consorzi di Tutela e valorizzazione dei prodotti agricoli di qualit o
suscettibili di ottenimento del marchio di qualit, ai sensi dei paragrafi 10.5 e 10.7 degli
orientamenti comunitari per gli aiuti di stato nel settore agricolo;
2 - realizzazione di studi e investimenti per il controllo della qualit (compreso
ladozione dei marchi collettivi di qualit);
3 - creazione di punti collettivi per la valorizzazione e commercializzazione di prodotti
regionali di qualit nel territorio regionale, con particolare riferimento alle strade del
vino riconosciute ai sensi della normativa regionale con esclusione degli aiuti alla
promozione dei prodotti agricoli.
I soggetti destinatari degli interventi previsti dalla sottomisura b sono:
- consorzi di tutela e di valorizzazione per gli interventi di cui ai punti 1, 2 e 3;
- imprese singole e associate di produzione e/o lavorazione e/o trasformazione e/o
commercializzazione, consorzi di commercializzazione per gli interventi di cui al punto
2;
- Enti pubblici, consorzi pubblici e imprese singole e associate di produzione e/o
lavorazione e/o trasformazione e/o commercializzazione per gli interventi di cui al
punto 2;

83

- G.A.L. purch non finanziati nellambito del PIC Leader Plus, per gli interventi di cui
al punto 2.
La sottomisura b soggetta a territorializzazione per cui, una quota finanziaria, deve
essere destinata ai Progetti Integrati Territoriali (P.I.T.) e ai Progetti Integrati Territoriali
(P.I.R.).
Il Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-06 del 21 dicembre 2007,
assegna alla misura 4.13 una dotazione finanziaria di 17.034.813,00 Euro, di cui,
5.123.249,00 a carico del fondo FEOGA, 7.684.881,00 di fondi nazionali e
4.226.683,00 Euro a carico dei privati.
Non sono previsti aiuti agli investimenti materiali nelle aziende agricole n nelle
imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Le tipologie di intervento e di aiuti previsti dalla sottomisura 4.13 b, in relazione alla
natura dei soggetti beneficiari, sono quelli contenuti nei tre quadri sinottici di seguito
riportati.
A - AVVIAMENTO
Tipologia d'intervento
Affitto dei locali;
Acquisto attrezzatura d'ufficio
compresi materiali e programmi
informatici
costi del personale;
costi di esercizio;
spese amministrative

Soggetti beneficiari

Livello di aiuto

Consorzi di tutela e di
valorizzazione
Consorzi di tutela e di
valorizzazione

Decrescente (100%, 80%, 60%,


40%, 20%) 50%

Consorzi di tutela e di
Decrescente (100%, 80%, 60%,
valorizzazione
40%, 20%)
Consorzi di tutela e valorizzazione Decrescente (100%, 80%, 60%,
40%, 20%) Consorzi di tutela e di
Decrescente (100%, 80%, 60%,
valorizzazione
40%, 20%) -

B - STUDI E INVESTIMENTI SUL CONTROLLO DELLA QUALIT

1.

2.

Tipologia d'intervento

Soggetti beneficiari

Spese di progettazione;

tutti i soggetti

Studi preliminari riguardanti la conoscenza Consorzi Tutela e di valorizzazione.


dei mercati (geografici) attuali di vendita
dei prodotti delle aziende associate al
consorzio nonch i canali distributivi
attualmente utilizzati per la vendita dei
prodotti dop, Igp, Vqprd, As e Biologici;
Ricerche
di
mercato
riguardanti: Consorzi Tutela; e di valorizzazione.
lindividuazione dei nuovi mercati di
sbocco dei prodotti dop, Igp, Vqprd, As e
Biologici, lindividuazione di nuovi canali
distributivi di vendita dei suddetti prodotti,
il posizionamento competitivo, il grado di
soddisfacimento nel consumatore, lo
studio di packaging innovativi.

Livello di aiuto
- fino al 100%
c.s.

c.s.

84

3.

4.
5.

6.

7.
8.
9.

10.
11.
12.
13.
14.
15.

16.

17.
18.
19.
20.
21.

22.
23.

Progettazione e creazione del marchio


consortile incluse le spese di prima
registrazione;
Progettazione e creazione del marchio
collettivo di qualit
Consulenze tecnico-scientifiche per la
revisione dei disciplinari di produzione di
dop, Igp, DOGC, DOC, Igt;
Consulenze tecnico-scientifiche per la
stesura dei disciplinari di produzione dei
prodotti biologici;
Acquisto dotazioni strumentali per la
realizzazione di specifiche analisi;
- Acquisto attrezzature di laboratorio;
Studi concernenti lapplicazione delle ISO
9000, ISO 14000 e la rintracciabilit di
filiera.
Formulazione manuale della qualit per la
certificazione ISO 9000 (Vision 2000).
Adeguamento delle ISO 9000 ed. 94 alle
Iso 9000 ed. 2000;
Formulazione manuale della qualit per la
certificazione ISO 14000;
Revisione o integrazione con norme ISO
del manuale di autocontrollo HACCP;
Rilascio prima certificazione ISO 9000 e
14000;
Formulazione
manuale
della
rintracciabilit di filiera UNI 10939
11020;
Estensione della certificazione ISO 14000
alla registrazione EMAS (programma
europeo per la gestione aziendale);
Studi
per
lintroduzione
della
certificazione SA 8000;
Rilascio della certificazione SA 8000;
Studi
per
lintroduzione
della
certificazione Eurepgap;
rilascio della certifazione Eurepgap
introduzione delle certificazioni OHSAS
(cert. Di sistema di gestione della
sicurezza e salute dei lavoratori), IFS
(International food standard) e BRC
(british retail consumer)
Certificazioni BRC, OHSAS e IFS;
certificazione della rintracciabilit di
filiera UNI 10939 11020;

Consorzi di tutela edi valorizzazione.

c.s.

Enti pubblici, consorzi pubblici e/o misti gestori


di aree naturali protette e G.A.L.
Consorzi Tutela e di valorizzazione

c.s.
c.s.

c.s.
50%
50%

Consorzi di tutela e valorizzazione

100%

Imprese singole e associate di produzione e/o


trasformazione e/o lavorazione e/o
commercializzazione

100%

c.s.

c.s.

c.s.

c.s.

c.s.

c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.

c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
c.s.
G.A.L. e enti e consorzi pubblici e/o misti gestori
di aree naturali protette

24. Studi
di
fattibilit
riguardanti
l'applicazione delle norme ISO 14000 e la c.s.
registrazione EMAS II a favore delle
imprese di trasformazione, assimilabili a
quelle che svolgono attivit industriali, che
operano all'interno aree naturali protette o
nei territori dei GAL;
25. studi di fattibilit sullapplicazione delle
norme ISO 9000;
26. Studi di fattibilit sulla tracciabilit di
filiera UNI 10939 11020;

c.s.

c.s.

C - CREAZIONE DI PUNTI COLLETTIVI DI VALORIZZAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE


Tipologia d'intervento
Spese per la creazione di punti di
degustazione
affitto dei locali, larredamento interno, le
attrezzature tecniche e informatiche Non
sono previste spese di ristrutturazione dei
locali.

Soggetti beneficiari
Consorzi di tutela e valorizzazione,

Livello di aiuto
50%

85

I dati relativi allapplicazione della misura 4.13 nelle diverse province siciliane,
limitatamente al comparto olivicolo-oleario, durante il periodo di programmazione
2000-06 (tab. 28) evidenziano come il numero totale di istanze approvato sia stato di 30.
Di queste, 8 (pari al 26,7% del totale) hanno interessato la provincia di Trapani e 6
(20%) quella di Agrigento mentre non risulta che siano state approvate istanze
provenienti dalla provincia di Enna. Le somme complessivamente impegnate risultano
di poco superiori ai 1,5 milioni di Euro. Di questi, poco pi di 450 mila Euro, pari al
28,9% del totale regionale, riguardano le istanze approvate localizzate nel trapanese
mentre, circa 275 mila Euro (17,4%), sono legate alle domande provenienti
dallagrigentino.
Le somme effettivamente erogate, a dicembre del 2007, ammontano a poco pi di 474
mila Euro di cui, ben 174 mila (36,7% del totale), destinati alla provincia di Trapani e
poco meno di 130 mila (27,3%) a quella di Agrigento.

86

Istanze
approvate

Somme
impegnate

Somme
erogate

19,0
10,8
-10,9
4,5
14,4
10,1
-30,4

4.936.681

1.058.772
687.875
-480.508
298.794
849.234
454.382
-1.107.117

100,0

21,4
13,9
-9,7
6,1
17,2
9,2
-22,4

%
1.272.541
721.329
-728.624
298.794
963.286
675.866
-2.036.704

100,0

Euro

20,7
8,2
-7,6
12,5
10,3
5,4
-35,3

6.697.143

Euro

38
15
-14
23
19
10
-65

100,0

184

Tab. 26 - Applicazione della Misura 4.06 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)

Province

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.

87

n.
11,1
-11,1
11,1
11,1
22,2
11,1
-22,2

%
2 bando
-2 bando
Pregresso
2 bando
1 e 2 bando
2 bando
-2 bando

Bando

3,1
-0,3
5,7
2,3
61,7
1,7
-25,2

9.053.493

515.337
-45.392
938.298
190.895
5.110.660
142.861
-2.110.050

Euro

100,0

5,7
-0,5
10,4
2,1
56,4
1,6
-23,3

Somme
erogate

515.337
-45.392
938.298
381.790
10.221.320
285.721
-4.176.040

100,0

Euro

16.563.898

Somme
impegnate

Tab. 27 - Applicazione della Misura 4.09 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)

1
-1
1
1
2
1
-2

Istanze approvate

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
9

Province

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.

88

Somme
impegnate

Somme
erogate

Tab. 28 - Applicazione della Misura 4.13 del POR Sicilia 2000-06 per il comparto olivicolo-oleario (*)
Istanze
approvate

27,3
----14,9
12,1
9,1
36,7

Province

129.327
----70.578
57.451
43.017
173.850

100,0

%
17,4
6,9
14,1
-2,1
7,8
16,4
6,4
28,9

474.223

Euro
274.418
108.926
221.830
-32.655
122.978
258.150
101.096
455.351

100,0

20,0
6,7
10,0
-3,3
10,0
13,3
10,0
26,7

1.575.405

Euro

6
2
3
-1
3
4
3
8

100,0

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
30

Sicilia

(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste Dipartimento Interventi Strutturali - U.O.B. n. 241, Palermo, 2007.

89

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Il comparto olivicolo-oleario italiano sta attraversando una fase molto delicata, sia per
quanto concerne la struttura agricola che a livello industriale. Sono, infatti, in atto
rilevanti cambiamenti che riguardano la struttura della filiera che si orienta verso una
migliore razionalizzazione delle attivit (attraverso lintroduzione di innovazioni di
prodotto e di processo) e verso una maggiore attenzione alla qualit delle produzioni.
A livello internazionale il settore risulta in crescita, con una produzione in aumento e
una domanda che continua a svilupparsi radicandosi, soprattutto, allinterno di quei
Paesi non tradizionalmente consumatori.
Lelemento determinante per il futuro del mercato mondiale degli oli doliva sembra
legato proprio allespansione della domanda. Essa continuer a crescere in molti Paesi,
con ampi margini per ulteriori ampliamenti nei livelli di consumo pro capite, sia nei
Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Lespansione quantitativa dei mercati
andr di pari passo con un incremento nella loro segmentazione e nella differenziazione
delle abitudini di consumo; una quota crescente dei consumatori richieder oli doliva
differenziati sulla base di attributi di qualit di prodotto e di processo, come quelli legati
allorigine o ai processi di ottenimento dellolio doliva.
Nonostante la crescita delle produzioni di olio registrata, nelle principali aree olivicole
nazionali durante gli ultimi anni in seguito ad una pi razionale gestione delle tecniche
aziendali di coltivazione e ad un continuo processo di modernizzazione degli impianti di
prima trasformazione, la nostra olivicoltura, specie nel meridione, non riuscita ad
uscire del tutto dallo stato di crisi in cui versa da anni generata da una molteplicit di
cause. Tra queste, assumono una rilevanza non trascurabile lestrema polverizzazione
aziendale che rende difficilmente sostenibili i costi di gestione, a cui si aggiunge una
struttura della filiera particolarmente complessa ed articolata, lincapacit della base
produttiva di collegarsi alla grande distribuzione attraverso lofferta di un prodotto
quantitativamente rilevante e qualitativamente omogeneo, non ultimo lentit dei prezzi
unitari che difficilmente risultano particolarmente remunerativi per gli imprenditori.
Nellambito della trasformazione e commercializzazione del prodotto si nota, inoltre,
una diffusa difficolt nella concentrazione dellofferta ed una certa fatica a collegare le

90

fasi di produzione con quelle di trasformazione e commercializzazione (accordi


verticali) in mancanza di intese commerciali con i confezionatori e la GDO.
In Sicilia, le produzioni imbottigliate di olio extravergine, specialmente DOP, risultano
assai limitate anche se si nota una notevole disponibilit di fonti di approvvigionamento
e una elevata potenzialit di differenziazione delle produzioni per variet, per processo e
per tipicit a cui si accompagna una capillare diffusione dei frantoi (particolarmente
presenti allinterno delle principali aree produttive), il che implica una riduzione dei
tempi di trasformazione a garanzia di una migliore qualit del prodotto.
Le principali opportunit per lo sviluppo del comparto olivicolo-oleareo siciliano sono
riconducibili:
- al carattere multifunzionale delle coltivazioni olivicole che potrebbe essere sfruttato
per una diversificazione delle produzioni e degli impieghi delle superfici olivetate che
trarrebbero notevoli benefici da una stretta correlazione con i flussi turistici nelle
principali zone di produzione;
- al regime di sostegni previsto dalla PAC che andrebbe interpretato come una
opportunit di crescita per il comparto nellottica di una complessiva ristrutturazione
dellolivicoltura siciliana in termini di qualit delle produzioni e di miglioramento delle
tecniche di coltivazione, trasformazione e commercializzazione del prodotto.
I rischi a cui potrebbe andare incontro il comparto sono essenzialmente legati
allingresso di produzioni di scarsa qualit provenienti da Paesi terzi che andrebbero ad
inficiare la qualit dellolio siciliano e alla possibilit che vengano abbandonati gran
parte delle superfici olivetate localizzate nelle aree marginali con conseguente impatto
negativo sulla salvaguardia del territorio e sul paesaggio rurale.
Gli interventi prioritari che potrebbero essere avviati nel prossimo futuro, al fine di
garantire una maggiore razionalit ed efficienza della filiera olivicola-olearia siciliana,
riguardano essenzialmente i seguenti punti:
- la concentrazione dell'offerta, sostenendo lassociazionismo della base agricola e
creando strutture in grado di gestire strategicamente l'offerta aggregata riorganizzandola
e valorizzandola attraverso iniziative di differenziazione del prodotto, nuove modalit di
vendita dei prodotti oleari (cosmesi, olii aromatici, ecc.), promozione e sviluppo di
nuovi sbocchi commerciali;

91

- lapproccio integrato di filiera, incentivando le operazioni di potatura e raccolta,


favorendo

investimenti

strutturali

di

ammodernamento

degli

impianti

di

trasformazione e/o imbottigliamento dellolio doliva, la vendita diretta in azienda e


linserimento dei prodotti olivicoli nei circuiti regionali di ristorazione e di ospitalit
(agriturismo);
- lincentivazione di iniziative per una olivicoltura di qualit, attraverso divulgazione
delle iniziative di interesse olivicolo-oleario (frantoi aperti, ecc.), potenziamento e
razionale utilizzo delle leve di marketing territoriale (strade dellolio doliva),
realizzazione di sistemi di tracciabilit e di progetti destinati alla valorizzazione dei
prodotti DOP ;
- il sostegno dellolivicoltura marginale, quale patrimonio ambientale, attraverso il
recupero degli oliveti abbandonati e il contrasto dei fenomeni di degrado;
- la formazione, mirata soprattutto ai giovani per favorire un ricambio generazionale
professionalmente qualificato.
In definitiva, la qualit del prodotto, unitamente alle attivit di promozione e
comunicazione, rappresentano gli elementi essenziali attraverso cui le imprese
dovrebbero agire per raggiungere quelle fasce di consumatori sempre pi attenti ed
orientati ai prodotti di qualit.

92

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