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FORMATIVI IN AGRICOLTURA
TERZA ANNUALITA’
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INDICE
Suini pag. 34
Ovicaprini pag. 38
Equini pag. 70
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Il quadro generale del settore zootecnico
L’analisi dei dati statistici strutturali ed economici del settore zootecnico, risultanti dal
5° Censimento in agricoltura, evidenzia condizioni sfavorevoli per il settore nel
nostro paese e nell’intera Unione Europea.
Inoltre come per altri settori, la zootecnica deve tenere presente la trasformazione
richiesta all’agricoltura in questi ultimi anni: l’aumento delle produzioni non
costituisce più il fine ultimo dell’attività agrozootecnica, acquistano sempre più
importanza aspetti socio – economici , quali la salvaguardia ambientale, l’agricoltura
sostenibile o ecocompatibile, la difesa idrogeologica, la biodiversità, la qualità della
vita, la presenza dell’uomo sul territorio.
- forti eccedenze produttive a livello comunitario in diversi settori (latte, carne bovina)
ereditate da periodi precedenti caratterizzati dall’aumento delle produzioni, con una
conseguente politica di mercato tesa essenzialmente a salvaguardare i prezzi dei
prodotti con evidenti squilibri dei mercati
2. Politiche di settore:
3. Emergenze sanitarie:
- BSE, Blue Tongue, influenza aviare; problematiche legate alla rintracciabilità dei
prodotti animali che causano scarsa credibilità verso il consumatore ed un progressivo
declino della loro immagine e dei prezzi.
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4. Aspetti socio-culturali
- elevata età media dei conduttori e scarso ricambio generazionale negli allevamenti a
conduzione familiare con il conseguente abbandono da parte dei giovani
- maggiori costi derivanti dal giusto impegno rivolto alla tutela dell’ambiente e alla
protezione del benessere degli animali.
Con l’applicazione del Reg. CE n. 1782 /2003 si introduce in Italia a partire dal 1°
gennaio 2005 il nuovo regime del pagamento unico aziendale che sarà assegnato in
base agli aiuti comunitari percepiti da ciascuna azienda nel triennio di riferimento
2000-2002. L’Italia ha scelto la formula del disaccoppiamenti totale nel senso che
l’aiuto percepito non sarà più legato alla produzione/allevamento e quindi si ha una
piena autonomia e libertà di scelte nella gestione dell’impresa.
Beneficiari dell’aiuto
Possono beneficiare del regime di aiuto gli agricoltori che, in possesso in via
originaria o derivata di titoli all’aiuto, dispongono all’11 novembre 2004 delle
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parcelle per le quali presentano domanda di pagamento e su queste esercitano attività
agricola, salvo i casi di forza maggiore o di circostanze eccezionali.
Condizionalità
Il totale pagamento dei titoli, a cui ciascun agricoltore ha diritto, è legato ad una serie
di prescrizioni riguardanti le buone condizioni agronomiche ed ambientali che devono
essere rispettate.
Premio supplementare
Per tutte le colture che rientrano nei seminativi (segala, orzo, avena, altri cereali,
piselli, fave e favette, lupini dolci, ecc.), oltre all’obbligo dell’utilizzo di sementi
certificate ed esenti da ogm, si deve applicare l’avvicendamento almeno biennale con
una coltura miglioratrice della fertilità del terreno ( le leguminose sono considerate
colture miglioratrici perché in grado, attraverso la simbiosi con i batteri del genere
Rizobium, di fissare l’azoto atmosferico) o le colture da rinnovo. Il produttore che
vuole aderire alla misura seminativi dovrà la durata dell’avvicendamento e i
riferimenti catastali delle particelle interessate. L’importo massimo è di 180 €/ha.
Bovini
Il pagamento supplementare è previsto anche per le carni bovine sia sotto forma di
premio di mantenimento degli animali sia di premio di macellazione. Possono
accedere gli allevatori delle seguenti categorie di animali che assumono determinati
condizioni di ammissibilità:
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1. Vacche nutrici
Sono ammissibili al premio le vacche nutrici e giovenche ad attitudine carne iscritte ai
libri genealogici e ai libri di razza impegnandosi a mantenere gli animali in azienda
per almeno sei mesi dalla domanda.
In tutti i casi sopraddetti l’azienda deve essere in regola con quanto prescritto dalla
normativa sull’identificazione degli animali e l’iscrizione all’anagrafe bovina, che
costituisce la base dei controlli che verranno effettuati dall’AGEA.
Ovi-caprini
Modulazione
La modulazione consiste in una trattenuta dei pagamenti diretti per tutte quelle
aziende che ricevono titoli di aiuto superiori a 5.000 € allo scopo di finanziare la
nuova politica di sviluppo rurale. Tale trattenuta a regime è del 5% sulla parte
eccedente i 5.000 €
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Tab. 1 - Consistenza capi e aziende per specie (2000 - Var 1990-2000)
SPECIE E CATEGORIE Aziende Capi Variazioni percentuali
2000/1990
Aziende Capi
BOVINI 171.994 6.049.252 45,9 -21,2
Di età inferiore a 1 anno 127.947 1.784.605 -41,8 -26,2
Da 1 anno a meno di 2 anni 106.877 1.503.968 -39,0 -11,8
Da 2 anni e più 135.990 2.760.679 -49,0 -22,2
Vacche da latte 79.893 1.771.889 -61,0 -31,6
La zootecnica risulta più diffusa nel Nord-Centro dell’Italia meno al Sud (18,8%) e
nelle Isole (9,6%). 1/3 delle aziende zootecniche risulta concentrato in 3 Regioni:
Veneto (12,5%), Lombardia (11,4%) e Lazio (10,2%).
Tab. 2 - Numero aziende per regione e specie (2000)
REGIONI Totale Bovini Bufalni Ovini Caprini Suini Equini Allevamenti Conigli
aziende avicoli
Piemonte 42.555 18.537 16 2215 3.639 3.546 2921 27.431 15.539
Valle d'Aosta 2.822 1.586 - 169 282 107 145 1.489 619
Lombardia 35.619 19.684 59 2857 3.552 7.493 4.605 19.980 9.889
Trentino A. A. 17.789 11.217 5 2515 2.245 5.885 2389 11.262 2.740
Bolzano 12.812 9.476 4 2136 1.725 5.475 1.798 8.562 1.502
Trento 4.977 1.741 1 379 520 410 591 2.700 1.238
Veneto 84.555 21.575 27 1.054 2.385 10.674 3.581 71.586 20.343
Friuli V. Giulia 14.679 3.761 9 231 624 3.095 647 11.827 4.386
Liguria 11.832 1.702 4 1.389 1.067 374 780 9.888 5.891
Emilia R. 49.071 11.960 19 1.879 1.577 4.521 3.485 41.480 18.153
Toscana 49.805 4.964 13 4.635 2.028 5.471 4.233 42.057 24.893
Umbria 25.526 3.553 8 3.815 740 7.503 1.699 22.701 11.706
Marche 39.478 5.310 27 3.853 1.234 14.979 1.332 36.408 25.748
.
Lazio 68.721 10.872 647 13.037 3.442 18.881 5.996 58.907 23.868
Abruzzo 37.559 5.945 7 9.646 1.607 15.933. 1.932 33.338 12.543
Molise 14.374 4.043 20 3.884 1.364 7.714 855 13.008 4.380
Campania 70278 15.350 1.298 8.560 5.317 34.641 2.180 60.964 20.417
Puglia 7.946 4.386 46 2462 1.424 1.310 1.245 3.841 1.670
Basilicata 20.306 3.730 13 8.119 4.467 11.639 1.902 16.175 5439
Calabria 37.387 6.089 11 5.738 5.831 26.378 1.695 27.885 6.193
Sicilia 18.443 9.045 9 6.482 2496 2.416 2.575 6.771 1.588
Sardegna 27.566 8.685 8 14.478 3.290 12.945 4.492 4.897 837
ITALIA 676.311 171.994 2.246 97.018 48.611 195.505 48.689 521.895 216.842
Elaborazione su dati Istat.
8
In relazione alla diffusione di ciascuna singola specie, su 100 aziende zootecniche 77
allevano solo o anche specie avicole (polli da carne, galline da uova, oche, tacchini,
ecc…), seguite da conigli (32 su 100), suini (29 su 100) e bovini (25 su 100).
Stanno scomparendo i piccoli allevamenti: le diminuzioni percentuali più forti tra i due
censimenti si riscontrano nelle classi di ampiezza più piccole e riguardano tutti i tipi di
allevamenti.
Nel 1960 i capi bovini allevati per azienda erano in media 6 unità, nel 1990 erano 24
capi, attualmente raggiungono i 35 capi.
Analogamente, gli allevamenti ovini registrano attualmente 70 capi per azienda contro
i 18 del 1960 e i 54 dei 1990.
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Tab. 4 - Numero capi per regione e per specie. Var 1990-2000.
Numero Capi per specie
Regione Bovini Bufalini Ovini Caprini Suini Equini Avicoli Conigli
Piemonte 818.798 598 88.166 46.182 924.162 11.751 13.967.156 1.022.907
Valle d'Aosta 38.888 - 2.216 3.399 1.072 260 14.515 7.383
Lombardia 1.606.285 4.393 91.223 50.637 3.840.105 20.408 27.285.623 611.427
Trentino AA 189.343 24 60.381 21.177 22.158 6.739 1.362.251 114.526
Bolzano 144.196 22 39.739 151.714 15.804 4.725 250.863 27.753
Trento 45.147 2 20.642 5.463 6.354 2.014 1.111.388 86.773
Veneto 931.337 1.364 30.910 12.647 701.685 13.243 47.983.231 3.205.785
Friuli Venezia G. 100.766 569 6.270 6.128 191.663 2.310 8.638.393 719.412
Liguria 16.933 20 18.340 7.959 1.514 2.656 279.177 87.499
Emilia Romagna 621.748 1.179 79.481 10.483 1.552.952 15.680 29.088.217 945.388
Toscana 103.008 521 554.679 17.158 171.641 18.589 3.484.039 544.876
Umbria 62.994 126 149.814 6.302 250.492 8.251 8.170.282 193.293
Marche 78.329 493 162.774 6.929 147.750 5.064 7.691.275 984.638
Lazio 239.457 33.518 636.499 38.849 89.206 22.795 3.322.691 517.113
Abruzzo 82.862 58 281.613 15.403 115.120 8.436 3.601.858 478.842
Molise 56.594 489 113.160 10.322 47.447 7.550 4.034.421 82.448
Campania 212.267 130.732 227.232 49.455 141.772 4.967 5.765.546 656.294
Puglia 152.723 5.604 217.963 52.135 27.145 7.550 1.981.935 171.153
Basilicata 77.711 547 335.757 97.545 82.906 5.093 496.363 104.649
Calabria 101.983 169 237.016 139.408 101.273 3.632 1.412.464 136.856
Sicilia 307.876 563 708.182 122.150 41.649 8.453 1.678.455 100.929
Sardegna 249.350 984 2.808.713 209.487 193.947 16.487 1.139.323 202.126
ITALIA 6.049.252 131.951 6.810.389 923.755 8.645.659 184.838 171.399.215 10.887.544
Elaborazione su dati Istat.
I dati statistici rivelano che il patrimonio zootecnico, dal 1990 al 2000, ha subito forti
contrazioni in tutti i comparti, in termini di aziende (Tab. 5) e di capi. (Tab.6).
Negli ultimi dieci anni il numero delle aziende zootecniche è diminuito di 366.293
unità (-35,1%), interessando tutte le specie animali, ad eccezione delle aziende
bufaline (+5,2%) e dei capi suini (2,8% capi).
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Tab. 7 - Aziende con allevamenti per specie di bestiame e regione. Variazioni % 1990/2000
REGIONI Totale Specie di bestiame
aziende
Allevamen Bovini Bufalini Ovini Caprini Suini Equini Avicoli Conigli
ti
AZIENDE
Piemonte -53,2 -47,2 -51,5 -40,7 -52,0 -59,8 -25,8 -61,7 -69,1
Vale d'Aosta -38,4 -33,2 - -44 -36,8 -55,6 -16,2 -48,1 -49,3
Lombardia -50,7 -43,6 15,7 -42,1 -34,1 -52,8 -31,2 -61,8 -68,8
Trentino A. A. -25,5 -24,1 400,0 2,4 13,0 -37,1 2,5 -27,5 -48,6
Bolzano -9,6 -88,7 -95,2 -80,7 -88,4 -83,6 -85,6 -93,7 -98,2
Trento -48,7 -494 -0,5 -8,9 -55,5 -3,0 -56,6 -65,4
Veneto -30,5 -49,2 58,8 -21,5 -27,7 -52,2 -12,9 -29,3 -46,4
Friuli Venezia G. -53,8 -58,7 200,0 -45,3 -55,3 -57,5 -31,9 -56,3 -66,2
Liguria -55,4 -54,8 33,3 56,4 -56,4 -57,5 -29,6 -56,2 -61,1
Emilia Romagna -38,7 -50,1 18,8 -33,0 -38,6 -59,2 -17,4 -39,5 -50,8
Toscana -30,7 -46,0 -35,0 -38,7 -55,2 -54,0 -10,5 -33,0 -43,6
Umbria -20,8 -33,6 33,3 -38,6 -34,2 -48,8 -19,1 -21,7 -27,5
Marche -28,7 -41,7 170,0 -54,4 -37,3 -49,1 -21,0 -31,0 -36,0
Lazio -28,0 -55,1 -16,5 -39,6 -46,6 -52,6 -32,9 -29,0 -33,7
Abruzzo -31,0 -44,7 - -52,5 -46,1 -42,6 -37,5 -28,7 -39,5
Molise -28,7 -40,1 122,2 -40,2 -55,0 -38,9 -55,2 -25,2 -28,2
Campania -26,8 -49,5 18,2 -42,3 -53,1 -40,0 -48,0 -25,4 -25,4
Puglia -52,6 -45,6 -4,2 -50,8 -56,9 -59,2 -46,2 -63,1 -69,8
Basilicata -29,2 -45,1 -27,8 -268 -41,7 -38,9 -54,5 -31,7 -24,5
Calabria -29,8 -50,5 -8,3 -43,2 -54,2 -34,2 -52,5 -25,5 -26,9
Sicilia -38,5 -44,0 80,8 -46,9 -60,2 -57,4 -65,1 -40,0 -35,8
Sardegna -24,9 -31,4 300,0 -28,0 -30,5 -33,9 -27,9 -43,4 -53,0
ITALIA -35,1 -45,9 5,2 -40,5 -46,8 -45,3 -32,6 -36,9 -46,8
Elaborazione su dati Istat.
Dal confronto percentuale della contrazione del numero di capi dal 1997 al 2001
nell’Unione Europea ed in Italia, si nota che per i bovini e per gli ovini le riduzioni
sono minori in Italia rispetto alla media comunitaria, mentre accade l’inverso per i
caprini. Le tendenze sembrano essere comunque tuttora preoccupanti per gli
allevamenti ovicaprini, mentre per quelli bovini la situazione italiana è migliore
rispetto alla situazione dell’intera Unione Europea (Grafico 3).
I suini sono l’unico comparto che registra una crescita nel numero di capi allevati dal
2000 al 2001 sia in Italia che nel resto d’Europa (Tab. 9).
11
Tab. 8 - Numero di capi per specie di bestiame e regione. Variazioni % 1990/2000
Bovini Bufalini Ovini Caprini Suini Equini Avicoli Conigli
Regioni
Piemonte -17,1 75,4 -2,3 -17,3 22,2 4,5 1,8 -32,9
Vale d'Aosta -3,1 -46,5 -1,4 92,8 -6,1 -51,4 -53,9
Lombardia -18,0 81,8 -8,8 9,0 33,3 -14,0 -6,8 -25,9
Trentino A. A. -7,7 1.100,0 29,2 41,1 -33,0 36,2 -13,5 -27,1
Bolzano -95,4 -99,2 -82,5 -86,6 -99,8 -87,7 -99,4 -98,8
Trento -18,4 43,0 41,0 -18,3 23,7 -19,8 30,4
Tab. 9 - Confronto tra Unione Europea ed Italia sulle variazioni percentuali delle consistenze
dei capi nel periodo tra il 1997 ed il 2001
Il peso dei capi allevati in Italia rispetto all’Unione Europea, tra il 1999 ed il 2001,
registra un aumento per il comparto bovino ed ovino, una riduzione per quello caprino
ed è invece stazionario il comparto suino (Tab. 10).
12
Tab. 10 - Incidenza percentuale dei capi allevati in Italia rispetto all’Unione Europea.
Bovini Ovini Caprini Suini
% dei capi allevati in Italia 8,9% 11,4% 12,1% 6,8%
rispetto Europa nel 1999
% dei capi allevati in Italia 9,2% 12,2% 11,4% 6,8%
rispetto Europa nel 2001
Per il comparto bovino si può rilevare che in l’Italia i periodi di maggiore crisi si siano
verificati dal 1990 fino al 1996/1997, e nel 2000/2001 (primi casi di BSE). Al
contrario nel resto d’Europa, a causa dei numerosi casi di BSE soprattutto in Nord
Europa a partire dal 1996, le contrazioni della popolazione del bestiame ha avuto un
andamento diverso (Grafico 3).
Superfici
Vi è uno stretto rapporto fra diminuzione del numero delle aziende e superfici
aziendali. La forte contrazione, è causata in larga misura da una sensibile diminuzione
del numero delle aziende di piccole dimensioni. Per contro, si registra una stabilità
delle medie aziende, ed una forte crescita percentuale nel numero di aziende di grandi
dimensioni (40,4% in più in quelle superiori a 100 ettari). Vanno quindi riducendosi
sempre più le realtà “polverizzate” a fianco di una crescente razionalizzazione delle
strutture aziendali.
13
Nel sub-universo delle aziende zootecniche la distribuzione delle unità per classe di
SAU evidenzia una significativa connessione tra specie di bestiame allevato ed
ampiezza aziendale:
a) con riferimento alle classi di dimensione l’82% del totale è inferiore a 5 ettari di
SAU, che nell’universo aziendale censito rappresentano complessivamente:
— per le aziende con bovini l’aliquota sale al 7,3%, per quelle con bufalini al
6,3% e per quelle di ovini al 7,6%;
A fronte del 94,8% ascrivibile al complesso delle aziende a conduzione diretta del
coltivatore, la corrispondente aliquota di quelle zootecniche sale al 97,1% (656.815
unità) attribuendosi 6,8 milioni di superficie totale (49,4% della corrispondente
superficie totale del complesso delle aziende censite e 88,4% di quello delle aziende
zootecniche), di cui 5,3 milioni di SAU (rispettivamente 49,5% e 91,5%).
Nel 72,1% delle aziende zootecniche sono stati riscontrati indirizzi produttivi di tipo
specializzato (per maggiori dettagli sulla classificazione tipologica delle aziende
agricole adottata per il 5º Censimento generale dell’agricoltura 2000, cfr. Istat
14
"Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole" — Roma 2004: Introduzione nei
Fascicoli nazionale e regionali). Tuttavia, tale specializzazione si presenta indirizzata
più verso le produzioni vegetali che non verso quelle animali; infatti, circa 26 su 100
aziende con allevamenti sono specializzate nelle produzioni di coltivazioni permanenti
(vite, olivo, ecc…), altre 24 su 100 verso i "seminativi", e soltanto 22 su 100 nelle
produzioni animali, di cui 19 in quelle di "erbivori" (bovini e bufalini, ovini, caprini,
equini e colture foraggere permanenti).
Dimensioni economiche
Il 57,7% delle aziende allevatrici non raggiunge le 4 UDE (circa 10 milioni di lire a
valori "1996"), mentre tale aliquota è pari al 71,1% nell’universo; al contrario, le
aziende allevatrici con 40 UDE ed oltre rappresentano il 6,7% contro il 3,5%
nell’universo.
I ricoveri per gli animali risultano disponibili in 616.750 su circa 2.52.594.825 aziende
agricole censite, evidenziando che, in pratica, (24 su 100) aziende dispongono di una o
più stalle per bovini e/o equini e/o ovili e/o porcilaie e/o altri tipi di ricoveri per
allevamenti diversi dai precedenti, indipendentemente dal fatto se alla data del
censimento allevavano o meno bestiame.
Come vetustà dei locali, 44 su 100 ricoveri risalgono a più di 30 anni fa.
15
Il Lavoro
Il contributo lavorativo del coniuge e degli altri famigliari nelle unità allevatrici risulta
maggiore di quello prestato nelle aziende senza allevamenti. Infatti, su 100 aziende
zootecniche il coniuge coadiuva concretamente il conduttore nei lavori aziendali in
circa 55 e gli altri famigliari in 25. Al riguardo, tuttavia, è da evidenziare che le
aziende in cui sono presenti (lavoranti e non) coniuge e/o altri famigliari sono molte di
più, vale a dire rispettivamente 72 e 58 su 100.
La quasi totalità (91,3%) del volume di lavoro svolto nelle aziende in questione è
attribuibile alla manodopera familiare, di cui, come sopra accennato, il 53,5% al
conduttore.
Le famiglie agricole nelle aziende zootecniche erano, nel 2000, 672.790 con
complessivi 2.006.913 componenti (3,0 componenti per azienda contro i 2,5 delle
aziende non allevatrici). Dall’analisi della distribuzione secondo il numero dei
componenti, si evidenzia che il 48,4% circa delle famiglie nelle aziende zootecniche
non supera i 2 componenti ed addirittura il 13,9% risulta mononucleo. Al contrario,
soltanto il 3,2% di esse è composto da 6 e più componenti. Circa il 77,6% dei
componenti ricade in nuclei famigliari composti al massimo da 4 persone, ed in
particolare il 29,1% circa consiste in nuclei di 1 o 2 persone.
Nelle aziende zootecniche poco più di 545.000 conduttori (81,1%) non svolgono
alcuna altra attività remunerativa fuori della propria azienda (conduttori full-time).
Contemporaneamente, i part-timers secondari sono appena 10.067 (1,5% dei
conduttori).
All’interno di questa categoria, 44 su 100 di essi svolgono un’altra attività nel settore
agricolo: 23 su 100 sono impegnati anche nei servizi e appena 4 su 100 svolgono una
seconda attività nella pubblica amministrazione.
Nella quasi totalità delle aziende zootecniche il ruolo di capo azienda è rappresentato
dal conduttore (96 su 100 allevatori). Nel rimanente 3,7% il capo azienda è il coniuge
(1,8%) o un altro familiare (1,0%) o un parente (0,3%) oppure, infine, una "altra
persona" non famigliare (0,5%).
16
Istruzione
Età
Scarsamente diffuse tra gli allevamenti le produzioni di qualità: appena 12.774 aziende
con bestiame (1,9% del totale degli allevamenti). Di esse poco meno della metà ha una
superficie agricola utilizzata compresa tra 5 e 30 ettari. Le produzioni di qualità
riguardano prevalentemente gli allevamenti bovini con 7.928 aziende allevatrici
(62,1%), di cui 5.246 per produzione solo sottoposta a disciplinare. Le consistenze
bovine per produzioni di qualità ammontano a 493.870 capi (appena l’8,2%), di cui
384.011 capi per produzione solo sottoposta a disciplinare.
Circa 49 su 100 allevatori hanno dichiarato di aver commercializzato nel 2000 tutti o
parte dei prodotti ottenuti nella propria azienda. Trattasi di 334.532 allevatori in
complesso, di cui una buona parte (151.059 allevatori, pari al 45,2%) ha
commercializzato latte in complesso, ed in particolare quello di vacca e bufala
(28,4%), quello di pecora e capra (18,5%) mentre 103.299 di essi hanno venduto
bovini e bufalini come animali vivi (30,9%), cui fanno seguito altri 46.337 soggetti che
hanno commercializzato ovini e caprini vivi.
Tra il 2000 e il 2003 si riscontra lieve oscillazione del valore della produzione agricola
e delle produzioni zootecniche ai prezzi di base (Tab. 11). Va fatto notare che a partire
dal 30 Aprile 1999, l’Istat fornisce i dati macroeconomici del settore agricolo secondo
il nuovo schema contabile di riferimento SEC95. Tale schema non utilizza più la
“Produzione Lorda Vendibile “ ma la “Produzione ai prezzi di base “ cioè i prezzi dei
prodotti al netto delle imposte più i contributi pubblici alla produzione.
Tab. 11 - Produzione ai prezzi di base dei vari comparti zootecnici e delle carni
AGRICOLTURA ZOOTECNIA CARNI
1993 (mln €) 30.980 12.174 7.919
1994 (mln €) 31.612 12.466 8.019
1995 (mln €) 34.093 13.180 8.690
1996 (mln €) 35.416 13.879 8.640
1997 (mln €) 34.476 13.622 8.400
1998 (mln €) 42.261 13.470 8.318
1999 (mln €) 42.764 13.444 8.298
2000 (mln €) 42.630 13.986 8.790
2001 (mln €) 44.187 14.949 9.610
2002 (mln €) 44.163 14.294 8.958
2003 (mln €) 44.464 14.766 9.353
18
Tab. 12 - Produzione ai prezzi di base del comparto italiano carni
BOVINO SUINO AVICOLO CUNICOLO OVI- EQUINO TOTALE
BUFALINO SELVAGGINA CAPRINO CARNI
1993 Tot. (mln € ) 3.036 2.101 1.821 653 236 41 7,919
% 38,3 26,6 23,0 8,7 3,0 0,5 100,0
1994 Tot. (mln € ) 3.213 2.054 1.800 686 221 43 8,019
% 40,1 25,6 22,4 8,6 2,8 0,5 100,0
1995 Tot. (mln €) 3.525 2.189 1.722 712 217 46 8,411
% 41,9 26,0 20,5 8,5 2,6 0,5 100,0
1996 Tot. (mln €) 3.203 2.357 1.995 814 223 48 8,640
% 37,1 27,3 23,1 9,4 2,6 0,6 100,0
1997 Tot. (mln € ) 3.092 2.401 1.893 740 227 47 8,400
% 36,8 28,6 22,5 8,8 2,7 0,6 100,0
1998 Tot. (mln €) 3.318 1.977 1.860 770 348 44 8?318
% 39,9 23,8 Y 22,4 9,3 4,2 0,5 100,0
1999 Tot. (mln € ) 3.408 1.905 1.772 750 419 41 8,295
% 41,1 23,0 21,4 9,0 5,1 0,5 100,0
2000 Tot. (mln €) 3.484 2.172 1.954 786 355 40 8,790
% 39,6 24,7 22,2 8,9 4,0 0,5 100,0
2001 Tot. (mln €) 3.494 2.776 2.080 871 341 48 9,610
% 36,4 28,9 21,6 9,1 3,5 0,5 100,0
2002 Tot. (mln €) 3.549 2.358 1.940 777 284 50 8,958
% 39,6 26,3 21,7 8,7 3,2 0,6 100,0
2003 Tot. (mln €) 3.714 2.400 1.924 849 415 51 9,353
% 39,7 25,7 20,6 9,1 4,4 0,5 100,0
19
Le politiche di settore e il quadro istituzionale di riferimento
Nel settore zootecnico confluiscono molte leggi e norme, promulgate a diversi livelli:
comunitario, nazionale e regionale. Si riportano di seguito alcuni tra i principali
riferimenti normativi, attualmente vigenti, comunitari e nazionali.
Argomento Normativa Comunitaria Normativa Nazionale
• Riforma Pac
• Regolamentazione dei mercati • Reg. (CE) n. 1782/03 del Consiglio del 29 • L. 30 maggio 2003, n. 119 e
OCM dei settori settembre 2003, che stabilisce norme successivi decreti Conversione in
comuni relativi ai regimi di sostegno a legge del decreto 28 marzo 2003 n.
favore degli agricoltori che modifica tra 49 in applicazione del prelievo
gli altri il Reg. CE 1254/1999 Carne supplememtare del latte e dei
bovina, il Reg. CE 2529/2001Carne prodotti a base di latte
ovicaprina); • Decreto Ministeriale 31 luglio 2003
• Reg. (CE) n. 1787/03 del Consiglio del attuazione della legge n.119/2003
23 settembre 2003 che modifica il Reg. concernente il prelievo
(CE) n.1255/1999 relativo supplememtare del latte e dei
all’organizzazione comune dei mercati prodotti a base di latte
nel settore del latte e dei prodotti • Decreto Mipaf n 1787 del 5 Agosto
lattiero – caseari 2004 e di applicazione del
• Reg. (CE) n. 1788/03 del Consiglio del pagamento unico Disposizioni per
29 settembre 2003 che istituisce un l’attuazione della riforma della Pac
prelievo nel settore del latte e dei • Decreto Mipaf n. 2026 del 24
prodotti lattiero- casearii. Settembre 2004
• Decreto interministeriale del 27
maggio 2004recante “rintracciabilità
e scadenza del latte fresco
• Identificazione degli animali • Dir. 92/102/CEE del Consiglio relativa • DPr 317/96
• Etichettatura delle carni all’identificazione e alla registrazione • DPR 437/00 recante modalità per
degli animali ’identificazione e la registrazione
dei bovini.
• Reg. CE 1760/2000 relativo alla • Decreto Interministeriale
identificazione e registrazione dei bovini 31/01/2002 recante disposizioni in
e all’etichettatura delle carni bovine materia di funzionamento
dell’anagrafe bovina.
• Reg. CE 1825/2000 recante modalità di • D.M. 30/08/2000 e D.M.
applicazione del precedente. 12/12/2001 a recepimento dei
• Decisione della Commissione del 22 regolamenti comunitari
dicembre 1999 sull’identificazione degli sull’etichettatura
equidi da allevamento • Decreto Legislativo 29 gennaio
2004n. 58 Disposizioni
sanzionatorie per le violazioni ai
Reg. 1760 e 1825 del 2000
• Riproduzione animale • Dir. 77/504/CEE relativa agli animali • L. 30/91 (Disciplina della
della specie bovina riproduttori di razza riproduzione Animale) modificata
pura. dalla L. 280/99.
• Regolamento di esecuzione (D.M.
172/94) e nuovo regolamento (D.M.
403/00).
• Decreto MiPAF 12.02.01
20
Approvazione dei moduli tipo CIF e
CIE e registri).
• Miglioramento genetico animale • Dec. CE 90/254, Dec.CE 89/501 e Dec. • L. 30/91 (Disciplina della
CE 89/504 che determinano i criteri di riproduzione animale: al capo I
riconoscimento delle organizzazioni e tratta i LLGG e RRAA, controlli
associazioni di allevatori che tengono o funzionali e valutazioni genetiche
istituiscono libri genealogici o registri del bestiame) modificata dalla L
anagrafici per, rispettivamente, gli ovini e 280/99.
i caprini riproduttori di razza pura, peri • D.M. 26 luglio 1994 (attuazione
suini riproduttori di razza pura e per i dell'art. 3 della legge 30/91
suini ibridi riproduttori).
• Igiene e benessere degli • Reg. (CE) n. 1/2005 sulla protezione • D. Lgs. 338/1998 in attuazione
animali durante il trasporto degli animali durante il trasporto e le della Dir. 95/29/CEE
• Protezione degli animali al operazioni correlate” • D. Lgs. N. 333 del 01/09/1998 e
macello e all’abbattimento • Dir. 91/628/CEE (modificata dalla Dir. successive modifiche in
95/29/CEE) in materia di protezione attuazione della Dir. 93/119/CEE
degli animali durante il trasporto;
• Reg. CE 411/1998 e Reg. CE 1255/1997
recanti requisiti aggiuntivi per il trasporto
degli animali
• Dir. 3/119/CEE relativa alla protezione
degli animali durante la macellazione o
l’abbattimento
• Igiene e benessere degli • Dir. 98/58/CEE contenente • D. Lgs. n. 146 del 26/03/2001 in
animali negli allevamenti disposizioni generali per la protezione attuazione della Dir. 98/58/CEE
degli animali negli allevamenti; • DPR n. 233 del 24/051988 in
• Dir. 91/629/CEE sulla protezione dei attuazione della Dir. 88/166/CEE
vitelli. • D. Lgs. n. 534 del 30/12/1992 in
• Dir. 2001/88/CEE e 2001/93/CEE attuazione delle Dir.
sulla protezione di suini; • D.Lgs. n. 533 (e successive
• Dir. 1999/74/CEE) sulla protezione modifiche) in attuazione della
delle galline ovaiole; Dir. 91/629/CEE
• D.Lgsv n.53 del 20 febbraio
2004 benessere animale negli
allevamenti suini
• Decreto Legislativo 29 Luglio
2003 n 267 “ Attuazione delle
direttive 1999/74/CE e
2002/4/CE, per la protezione
delle galline ovaiole e la
registrazione dei relativi
stabilimenti di allevamento”,
• Produzioni di qualità • Reg.(CE) 27 dicembre 2004 n. 2254 • D.M. n. 91436 del 2000 in
che modifica il regolamento (CEE) n. attuazione del Reg. 1804/99
2092/91 del Consiglio relativo al sulle produzioni animali
metodo di produzione biologico di biologiche
prodotti agricoli e all’indicazione di • D.Lgs. 173/98, art. 8 e Decreto
tale metodo sui prodotti agricoli e del MiPAF n. 350/99 per
sulle derrate alimentari. l’istituzione di atlanti regionali dei
• Reg. CE 1804/99 relativo ai metodi prodotti agroalimentari
dell’allevamento biologico; tradizionali
• Reg. CE 2081/92 sulle DOP e IGP;
• Reg. CE 2082/92 sulle AS.
• Stabilimenti di produzione di • Dir. 91/497/CEE, poi modificata dalla • D. Lgs. 286/94 concernente
alimenti di origine animale • Dir. 95/23/CEE, sulle condizioni problemi sanitari in materia di
sanitarie per la produzione el’immissione produzione ed immissione sul
sul mercato di carni fresche; mercato di carni fresche (bovine,
• Dec. 98/202/CE della Commissione equine, suine,ovicaprine)
21
che autorizza l’Italia ad applicare le • D.M. 23 Nov. 1995 in attuazione
deroghe previste all’Art. 4 della della Dir. 95/23/CEE.
direttiva di cui sopra a taluni macelli
• Qualità igienico sanitaria del • Dir. 92/46/CEE e 92/47/CEE • DPR 54/1997 in attuazione delle
latte e dei prodotti a base di sull’immissione sul mercato di latte e direttive comunitarie
latte prodotti a base di latte) • L. 169/89 (Disciplina del
trattamento e della
commercializzazione del latte
alimentare vaccino)
• DM 17/06/2002 (trattamento di
microfiltrazione nel processo di
produzione del latte alimentare
• Igiene degli alimenti • Dir. 93/43/CEE e 96/3/CEE • D. Lgs. 155/97 in attuazione
• Sicurezza alimentare sull’introduzione dei sistemi HACCP delle
• Reg. CE 178/2002 che stabilisce i direttive comunitarie sull’igiene degli
principi e i requisiti generali della alimenti
legislazione alimentare, istituisce l'Autorità
europea per la sicurezza alimentare e
fissa procedure nel campo della sicurezza
alimentare.
• Alimentaz. del bestiame Reg. Cee n. 1774 /2002 recante norme • L. 281/63 (Disciplina della
• Sottoprodotti di origine animale sanitarie relative ai sottoprodotti di origine preparazione e commercio dei
animale mangimi) e successive modifiche
• Reg.CE. 999/2001 modificato dal e integrazioni. Modificata molte
270/02 (vedi sezione precedente). volte, ultimamente dal D.M.
Dir. 2002/32/CE (relativa alle sostanze 06.02.2002.
indesiderabili nell'alimentazione degli
animali). • Comunicazione Ministero della
• Dir. 96/25/CEE relativa alla Salute (linee guida relative alla
circolazione e all'utilizzazione delle disciplina igienico sanitaria in materia
materie prime per mangimi. di utilizzazione di sottoprodotti
• Dir. 95/53/CEE (che fissa i principi nell’alimentazione animale)
relativi all'organizzazione dei controlli pubblicata su GU del 02/08/2002.
ufficiali nel settore dell'alimentazione
animale).
22
• Indennizzi e contributi agli • Comunicazione della Commissione • L. 615/1964 modificata dalla L.
allevatori per le epizoozie “Orientamenti comunitari per gli aiuti di 23 gennaio 1968 n. 33: Bonifica
stato nel settore agricolo”, pubblicata nella sanitaria degli allevamenti dalla
GUCE n. C028 del 01/02/2000, pag. 2-22 tubercolosi e dalla brucellosi.
Questa legge prevede anche le
indennità per gli allevatori degli
animali abbattuti
• L. 218/1988: Misure per la lotta
contro l’afta epizootica ed altre
malattie epizootiche degli
animali, contenente anche
disposizioni per gli indennizzi.
• DM 20 luglio 1989 n. 298:
Regolamento per la
determinazione dei criteri per il
calcolo del valore di mercato
degli animali abbattuti ai sensi
della L 218/88.
• DM 28 giugno 2002:
Determinazione dell’indennità di
abbattimento di bovini e bufalini
infetti da tubercolosi e brucellosi,
di ovini e caprini infetti da brucellosi e
di bovini e bufalini infetti da leucosi
bovina enzootica per l’anno 2002.
• Ordinanza interventi a favore
degli
allevatori che partecipano alla
attuazione del piano di sorveglianza
sierologica per Blue Tongue e del
Piano vaccinale (indennizzi per gli
eventuali danni diretti edindiretti
conseguenti alla vaccinazione
obbligatoria)
• Ordinanze2 aprile 10 giugno
2004 e Ordinanza 8 febbraio
2005
23
- OCM della carne bovina e della carne ovicaprina; OCM del latte e dei prodotti
lattiero-caseari (secondo la riforma di medio termine del giugno 2003)
- Leggi e decreti che prevedono contributi, aiuti ed indennizzi agli allevatori il cui
bestiame sia stato colpito da epizoozie e che partecipano a programmi di lotta e
contenimento (influenza aviaria in Veneto e Lombarda, Lingua Blu nell’Italia Centro -
Meridionale).
- Piani Zootecnici Regionali (PZR) per dare nuovo impulso al settore zootecnico per
quanto gli sia consentito dall’osservanza delle norme vigenti e dalle disponibilità
finanziarie.
Gli attori istituzionali che hanno un ruolo nel settore sono molteplici:
24
lungaggini burocratiche altrimenti evitabili, opportunità non colte da parte dei possibili
beneficiari e talvolta un peggioramento della fiducia reciproca.
Il comparto bovino
Negli ultimi anni questo comparto produttivo ha attraversato e sta tuttora attraversando
una crisi dovuta a molteplici fattori. I risultati di questa crisi appaiono chiaramente
nelle flessioni piuttosto marcate sia nel numero delle aziende allevatrici che delle
relative consistenze.
Il dato può sembrare sconfortante, ma l'analisi del numero delle aziende con bovini
suddiviso secondo le dimensioni aziendali fornisce una lettura meno negativa del
fenomeno. Così, come già evidenziato con riguardo a tutte le aziende con allevamenti,
anche per il comparto bovino si assiste ad un trend regressivo con una forte
diminuzione dei numero di aziende con superficie agricola utilizzata compresa tra 2 e
3 ettari (-59,3%), ad una flessione sempre significativa di quelle comprese tra 20 e 30
ettari (-23,8%) ed ad una contrazione più contenuta di quelle comprese tra 50 e 100
ettari (-8,3%). Queste ultime tendono a registrare un numero sempre maggiore di capi
(+14,0) a fronte della riduzione del 62,4% nelle aziende senza SAU. Ciò conferma la
tendenza, comune sia alle aziende esclusivamente agricole che a quelle zootecniche,
alla scomparsa delle piccole aziende meno efficienti. Realtà quest'ultima che è
presente in molte regioni italiane dove un gran numero di aziende alleva un numero
ridotto di capi, anche se, in dette regioni, non va sottovalutato il ruolo dei presidio
ambientale che svolgono gli allevamenti bovini.
La contrazione del numero di capi dal 1997 al 2001 nell’Unione Europea ed in Italia,
denota che per i bovini è stata minore in Italia rispetto alla media comunitaria.
25
Tab. 14 – Variazioni consistenze del bestiame bovino UE/Italia (97/98 – 00/01)
Anni Bovini
UE - 15 Italia
97/98 -0,88% - 0,16%
98/99 -0,05% 0,62%
99/00 -1,81% 0,54%
00/01 -1,15% -0,08%
Elaborazione su dati Eurostat
Il valore della produzione bovina da carne ai prezzi di base, realtà economica del
settore zootecnico, come evidenzia la tabella 15.
Tab. 16 - Valore della produzione ai prezzi di base del comparto italiano carni
BOVINO SUINO AVICOLO CUNICOLO OVI- EQUINO TOTALE
BUFALINO SELVAGGINA CAPRINO CARNI
2000 Tot. (mio €) 3.484 2.172 1.954 786 355 40 8,790
% 39,6 24,7 22,2 8,9 4,0 0,5 100,0
2001 Tot. (mio €) 3.494 2.776 2.080 871 341 48 9,610
% 36,4 28,9 21,6 9,1 3,5 0,5 100,0
2002 Tot. (mio €) 3.549 2.358 1.940 777 284 50 8,958
% 39,6 26,3 21,7 8,7 3,2 0,6 100,0
2003 Tot. (mio €) 3.714 2.400 1.924 849 415 51 9,353
% 39,7 25,7 20,6 9,1 4,4 0,5 100,0
26
L’allevamento in Italia si distingue in due tipologie: “ciclo chiuso” (linea vacca-
vitello) / tradizionale e specializzato del vitello da ingrasso. La prima tipologia è
prevalente. Questo dato è confermato dai premi concessi per l’OCM carni: è stato
ammesso al premio un numero maggiore di vacche nutrici rispetto ai bovini maschi
(Tab. 17).
Tab. 17 - Carni Bovine Massimali Nazionali per Categorie di Premi (anni 2000-2003) (numero di capi)
Fonte: Agea
27
Per quanto riguarda i consumi di carne bovina in tutta Italia, ci sono state forti
ripercussioni della crisi BSE. Tali effetti – che hanno riguardato l’intera filiera - sono
stati tuttavia modulati a seconda del tipo di allevamento, della razza allevata e del tipo
di canale commerciale seguito dalle carni.
La prima crisi del 1996 aveva fatto calare i consumi pro-capite di carne rossa in tutta
Italia, con flessioni maggiori al Centro-Nord rispetto al Sud, più tradizionalmente
legato al consumo di carne rossa. I consumi, che dopo la prima crisi si stavano
riportando ai livelli precedenti, sono poi scesi nuovamente a partire da Novembre 2000
con i nuovi casi verificatisi in Francia.
La crisi dei consumi in Italia si è aggravata a partire da Gennaio 2001 con il verificarsi
del primo caso nel nostro Paese, che ha causato un calo negli acquisti, rispetto allo
stesso periodo del 2000, del 60-65 %. Successivamente c’è stata una certa ripresa e nel
Giugno 2001 la flessione rispetto a Gennaio 2000 si era ridotta al 26% (Fonte: dati
ISMEA). Questo può essere in parte spiegato con il fatto che il numero di casi in Italia
si è dimostrato esiguo e che comunque l’attenzione dei media ha allentato la presa. Va
comunque preso atto del fatto che il mercato dei consumi di carne in generale, e quello
di carne bovina in particolare, ha subito e continuerà a subire delle modificazioni
strutturali in cui la crisi BSE si è inserita come elemento dirompente ma non
scatenante. La crisi BSE ha avuto l’ingrato compito di focalizzare l’attenzione sui
sistemi e le tecniche di allevamento ed ha avuto come effetto principale prima la
sfiducia del consumatore nei confronti della carne bovina, e successivamente un
crescente interesse per le carni di qualità. Il problema che la crisi BSE ha messo a nudo
in tutta la zootecnia comunitaria ha riguardato non solo la messa in atto di
comportamenti illeciti da parte di alcuni allevatori o produttori di mangimi, ma
soprattutto la carenza di rintracciabilità delle carni bovine.
- Obbligo di test rapidi anti-prione sui bovini con più di 30 mesi di età o possibilità di
acquisto all’intervento con successiva macellazione e distruzione delle carcasse.
- Incenerimento delle carcasse di tutti gli animali morti per qualsiasi causa o abbattuti
per misure profilattiche.
28
Un primo passo verso una soluzione strutturale del problema è stato fatto con
l’approvazione e la successiva entrata in vigore del Reg. CE 1760/2000 sulla
etichettatura obbligatoria e volontaria delle carni bovine. Questo sanciva l’obbligo “di
minima” fino a Dicembre 2001 di indicare in etichetta il paese di macellazione e di
sezionamento dell’animale. Da Gennaio 2002 è obbligatorio indicare in etichetta anche
il paese di provenienza e di allevamento dell’animale. Il numero di identificazione
univoco dell’animale, che lo accompagna per tutta la vita e continua ad accompagnare
le parti macellate, deve garantire la tracciabilità dell’animale dall’allevamento ai punti
vendita. Il rispetto di questo provvedimento non è e non sarà probabilmente sufficiente
a risollevare i consumi e a ridare fiducia ai consumatori. La strada da percorrere dovrà
riguardare un’attenzione sempre maggiore verso le produzioni di qualità certificate. La
certificazione può percorrere diverse strade:
Per avere un quadro più completo sul comparto, è interessante descrivere brevemente
la situazione relativa ai consumi ed ai flussi commerciali.
L’andamento dei consumi – flessione nel 1996 con i casi BSE nel Regno Unito, ripresa
successiva e di nuovo flessione nel 2000 con i casi verificatesi in Francia – è stato
rispettato in modo speculare dall’andamento degli scambi commerciali che per l’Italia
29
hanno avuto una forte riduzione. Nei due momenti critici si sono infatti ridotte sia le
importazioni che le esportazioni, pur rimanendo a carico dell’Italia un forte saldo
negativo.
Il saldo commerciale è sbilanciato verso le importazioni. Questo deriva dal fatto che
soprattutto nel Nord Italia vi sia una forte prevalenza dell’allevamento di vitelli da
ingrasso che provengono quasi tutti dall’estero.
I complessi meccanismi dei mercati sono una delle maggiori preoccupazioni per le
produzioni agricole nazionali e comunitarie. L’UE ha sempre sentito come prioritaria
la difesa dei prodotti comunitari, attraverso la PAC e le varie OCM di settore. Per la
carne bovina come per altre produzioni, l’OCM mirava inizialmente a difendere gli alti
prezzi interni e a dare largo spazio ai meccanismi di intervento. Di fronte alla
globalizzazione dei mercati e soprattutto di fronte agli impegni presi dall’UE in sede
WTO di ridurre in misura sempre maggiore le politiche protezionistiche, l’UE aveva
fatto un primo passo in questa direzione con la prima riforma MacSharry del 1992.
Questa aveva come scopo l’azzeramento delle scorte e l’abbassamento del prezzo di
intervento. Le misure si articolavano sul ritiro del prodotto quando il prezzo scendeva
sotto il prezzo di intervento e l’introduzione dell’indennizzo compensativo (pagamento
diretto all’allevatore) per la riduzione del prezzo. Il premio diretto era ammissibile per
un numero massimo di 90 capi ad azienda con il vincolo di carico inferiore a 3,5
UBA/ha di SAU foraggera, poi ridotto a 2 nel 1996. In questo modo veniva favorito
l’allevamento estensivo rispetto a quello intensivo, penalizzando in qualche modo
l’allevamento delle aree industriali, mentre gli allevamenti di tipo pascolativo e semi-
pascolativo di zone collinari e montuose ne avrebbero potuto trarre beneficio.
L’ultima riforma della PAC e l’ OCM di settore pur continuando a mantenere il regime
di premi (premio speciale bovini maschi, premio alle vacche nutrici, premi alla
macellazione, per tori, manze, giovenche, premio alla macellazione per i vitelli) che
confluiscono nel pagamento unico per azienda, prevede una ulteriore diminuzione dei
prezzi di sostegno del mercato e della sostituzione dell’intervento pubblico con l’aiuto
all’ammasso privato.
Conclusioni
Le problematiche del comparto del bovino da carne si riscontrano lungo tutte le fasi
della filiera: allevamento, macellazione e trasformazione, commercializzazione. Il
settore sta subendo dei profondi cambiamenti sia strutturali che derivanti da situazioni
congiunturali, ultima in ordine temporale l’emergenza della Febbre Catarrale degli
Ovini (Blue Tongue).
Senza dilungarsi sulla malattia e sui relativi provvedimenti per contrastarla – parte che
verrà meglio analizzata nel capitolo sul comparto degli ovicaprini - va comunque
sottolineato il fatto che anche gli allevatori di bovini hanno risentito fortemente
dell’emergenza. Benché i bovini non contraggano la malattia, essi sono tuttavia
portatori sani del virus e rappresentano quindi un veicolo potenziale di diffusione
durante gli spostamenti. Da qui l’emanazione di tutta una serie di provvedimenti che
hanno limitato notevolmente la possibilità di movimentazione dei bovini, sia da vita
che da macello dal 2000.
In sintesi, gli effetti rilevati sul sistema allevatoriale dell’Italia Centro Meridionale
sono stati i seguenti:
La Lingua Blu è risultata una problematica ulteriore per un comparto in crisi da tempo
e comunque in evoluzione.
- riduzione del numero di allevamenti e aumento del numero di capi per azienda
- riduzione del numero di macelli ed aumento di capacità per quelli esistenti
- concentrazione della vendita al dettaglio presso la GDO e riduzione della quota parte
di mercato per i canali tradizionali.
Tuttavia, essendo questo processo ancora agli inizi, la situazione attuale mostra ancora
i retaggi dell’organizzazione tradizionale della filiera soprattutto nelle aree marginali:
Si assiste quindi all’esistenza di due tipi di economie che corrono a velocità diversa.
L’intersezione fra i due canali risulta fra l’altro di difficile attuazione in quanto i
piccoli allevatori o i piccoli macelli non riescono a piazzare i loro prodotti presso la
GDO dal momento che questa richiede la costanza della quantità e della qualità dei
prodotti da immettere sul mercato, cosa che nel circuito tradizionale a monte della
filiera non è sempre possibile ottenere. Questo può dipendere anche da una mancanza
di coordinamento o cooperazione in senso orizzontale fra gli operatori (es. intese fra
piccoli allevatori di una zona allo scopo di fornire il prodotto in modo costante per
tutto l’anno). La filiera è poi scarsamente integrata in senso verticale. Non esiste
un’unica filiera articolata in varie fasi discendenti ma dei blocchi spesso
contrattualmente isolati. A questo si affianca il fenomeno dell’invecchiamento dei
conduttori delle aziende. Nel caso dei bovini ben il 66% degli allevatori ha un’età
superiore a 51 anni e di questi quasi la metà ha più di 66 anni. Questo rappresenta un
limite evidente anche a breve termine poiché se non è garantito il ricambio
generazionale, molte aziende, soprattutto nelle zone montane andranno a scomparire
senza peraltro confluire in aziende di maggiori dimensioni per una migliore
razionalizzazione del tessuto produttivo.
32
Se da un lato la tipologia di allevamento estensivo tradizionale posto in aree collinari o
montuose non riesce per il momento ad avere un forte potere contrattuale sul mercato,
dall’altra, visti i cambiamenti degli stili di vita in atto nella nostra società, può
rappresentare un punto di forza in quanto riesce a coniugare lo sfruttamento di zone
non altrimenti utilizzabili ad un tipo di attività a scarso impatto ambientale. A questo –
quando economicamente possibile - si dovrebbe riuscire ad accoppiare dei marchi di
qualità di processo o di prodotto per fornire valore aggiunto alle produzioni e per una
migliore collocazione sul mercato. Solo in questo modo e con la cooperazione
orizzontale fra allevatori per formare una massa critica si possono mitigare gli effetti
finanziari inizialmente negativi derivanti dall’adeguamento degli allevamenti e della
gestione aziendale alla normativa di settore (trasporto degli animali vivi, igiene e
benessere degli animali degli allevamenti, tracciabilità, ecc.).
Come per i bovini da carne le cause della diminuzione delle consistenze sono
molteplici. Oltre ad un riassetto strutturale del comparto, nel raffronto dei dati dal 1990
al 2000 si notano anche gli effetti dell’OCM di settore e della normativa sulle quote
latte. Il settore lattiero-caseario è quello che ha suscitato maggiori difficoltà ad essere
gestito a livello comunitario, soprattutto a causa delle profonde differenze esistenti
nelle realtà produttive dei vari stati membri. Il regime delle quote latte, entrato in
vigore nel 1992 (ma iniziato già a partire dal 1984), ha senz’altro penalizzato l’Italia,
paese cronicamente deficitario per la produzione di latte. I vincoli di quote individuali
imposti dalla UE hanno creato negli anni passati delle fortissime tensioni fra gli
allevatori italiani, e pagamento di multe (superprelievo) per gli allevatori in esubero.
Tab. 19 - Quantità e qualità del latte prodotto in Italia nel periodo 1992 – 2001 negli
allevamenti di Frisona iscritti al LG
33
OCM latte
Per quanto riguarda l’aspetto igienico sanitario il DPR 54/97 in attuazione delle Dir.
92/46/CEE e 92/47/CEE ha influito molto sulla gestione degli allevamenti del bovino
da latte. Il citato decreto regolamenta la produzione e l’immissione sul mercato del
latte e dei prodotti a base di latte. Non devono soltanto essere rispettati determinati
requisiti igienico-sanitari ma vengono anche imposti parametri relativi ai locali di
stalla, mungitura, raccolta latte, ecc. nonché stabilite norme di comportamento degli
operatori. Inoltre nel maggio 2004 è stato emanato il Decreto Interministeriale
“Rintracciabilità e scadenza del latte fresco” che prevede la redazione di un Manuale
aziendale per la rintracciabilità del latte alfine di consentire una efficace ricostruzione
del percorso produttivo del latte. Ogni operatore della filiera (allevamenti, primi
acquirenti, centri di raccolta, centri di standardizzazione, trasportatori, aziende di
trattamento) con riferimento alla propria realtà aziendale dovrà documentare e
registrare alcuni dati, e indicare in etichetta anche il riferimento territoriale di origine
cui fanno capo gli allevamenti.
Con l’obbligo della rintracciabilità del latte fresco, il consumatore può operare scelte
consapevoli circa la provenienza del latte acquistato.
Per l’allevatore il decreto non deve essere percepito come una imposizione bensì come
una opportunità di controllo delle attività da lui eseguite presupposto per qualsiasi
piano di promozione e valorizzazione del prodotto sul mercato.
Conclusioni
Il comparto suino
Secondo i dati UE i capi suini in Europa nel 2000 erano pari a 121.879.000.
34
Tab. 20 - Consistenza del bestiame suino in alcuni Paesi dell’UE (.000 di capi)
ANNI ITALIA FRANCIA U.K. GERMANIA OLANDA BEL.+LUX DANIMARCA SPAGNA TOTALE UE
1990 8.837 12.013 7.380 30.832 13.788 6.510 9.282 15.949 109.619
1991 8.549 12.067 7.519 26.063 13.727 6.597 9.767 17.209 106.378
1992 8.244 13.015 7.704 26.514 13.709 6.969 10.345 18.219 109.338
1993 8.348 14.291 7.868 26.075 13.991 6.948 10.870 18.188 108.298
1994 8.023 14.593 7.878 24.698 13.931 7.052 10.864 18.296 117.329
1995 8.061 14.530 7.367 23.737 13.935 7.226 10.709 18.125 116.007
1996 8.090 14.976 7.695 24.283 14.253 7.194 11.079 18.572 118.450
1997 8.281 15.473 8.036 24.795 11.437 7.426 11.494 19.480 118.918
1998 8.323 15.863 7.554 26.294 13.418 7.632 11.991 21.562 125.384
1999 8.415 15.991 7.037 26.003 13.139 7.404 11.914 22.418 124.348
2000 8.329 15.168 5.948 25.767 12.822 7.349 12.642 22.149 121.879
2001 8.766 15.276 5.687 25.958 11.514 6.851 12.975 23.858 122.713
2002 9.166 15.385 5.330 26.251 11.154 6.67(T 12.879 23.518 122.222
2003*** 9.157 15.265 4.812 26.495 10.766 6.442 12.961 23.987 121.513
%03/02 -0,1 -0,8 -9,7 0,9 -3,5 -3,5 0,6 2,0 -0,6
N.B. tutte le quantità sono espresse in equivalente carcassa. Il consumo alimentare è ottenuto sommando le macellazioni e l’import di
carni e sottraendo l’export espresso in peso equivalente carne fresca. Questo viene calcolato applicando al dato relativo alle carni
lavorate il coefficiente 1.25.
Fonte: ANAS su dati Istat e ISMEA
35
Tab. 22 - Consistenza del bestiame suino nel 2001 per categoria e per regione ( .000 di capi)
REGIONI Suinetti di Suini da Verri Scrofe di cui altre scrofe Totale Totale
peso < 50 kg. ingrasso di montate montate scrofe generale
peso la prima
> 50 kg. volta
I risultanti derivanti dal programma di selezione per il suino pesante vengono trasferiti
agli allevamenti attraverso la fornitura di suini selezionati. Gli allevamenti fornitori
sono quelli che aderiscono al piano di selezione nazionale con lo scopo di mettere a
37
disposizione degli allevatori interessati – soprattutto quelli esclusi dal circuito delle
DOP – una genetica nazionale specializzata comparabile con quella avanzata degli altri
paesi europei.
Sul fronte normativo nazionale rivestono molta importanza le regole sulla protezione
degli animali negli allevamenti. In particolare nel 2004 sono state recepite in un
decreto, le Dir. 2001/88/CEE e 2001/93/CEE che pur rispettando il benessere dei suini
introduce norme più severe per gli allevamenti e l’attuazione di corsi di formazione da
parte delle regioni per il personale che opera nelle aziende in merito al management
del bestiame.
Per il rispetto ambientale sono divenuti operativi alcuni provvedimenti previsti dalla
Direttiva IPCC sulla prevenzione ed il controllo dell’inquinamento. La Dir. 96/61/CEE
ha imposto adempimenti amministrativi e tecnici per gli allevamenti con più di 750
posti scrofa o 2000 posti ingrasso. Gli allevamenti di maggiori dimensioni dovranno
ottenere l’autorizzazione integrata ambientale e attuare le cosiddette Migliori Tecniche
Disponibili (BAT) per contenere le emissioni inquinanti.
Conclusioni
Il comparto ovicaprino
38
extracomunitarie di lana e carne. Un certo vincolo è, inoltre, rappresentato
dall'immagine modesta sia delle carni sia dei formaggi di origine ovina.
Il contesto mondiale
Nella maggior parte dei Paesi in cui è diffusa l’ovinicoltura fornisce principalmente
carne e lana; il latte e i suoi derivati sono, per la quasi totalità, destinati al consumo
diretto. Solo nell’Europa Mediterranea, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, nelle
aree in cui si è potuta sviluppare una adeguata catena del freddo, è sorto un mercato
del latte.
39
Tab. 24 - Variazioni consistenze ovicaprini UE/Italia (97/98 – 00/01)
L’esportazione di lana vede al primo posto l’Australia, seguita dalla Nuova Zelanda.
L’Ue è il maggiore importatore di lana per l’attività dell’industria italiana, inglese,
francese e tedesca.
L’esportazione dei formaggi vede al primo posto l’Italia, soprattutto per il Pecorino
romano verso gli Usa.
L’ovinicoltura nell’UE
La produzione mondiale di latte ovino rappresenta meno del 2% di quella di latte
bovino, ma è importante per le implicazioni ambientali, socioeconomiche (mancanza
di attività economiche alternative nelle aree interessate).
40
Pur peccando di approssimazione a causa della presenza di molti paesi riguardo ai
quali le statistiche non garantiscono certezze, secondo i dati disponibili, oltre il 70%
della produzione mondiale di latte ovino è concentrata nel bacino Mediterraneo e
nell’area dell’Est Europa, per il resto è distribuita senza rilevanti concentrazioni tra
Cina, area del Shael, Arabia Saudita ed altre aree di minore importanza.
Nel 2003 la produzione di latte ovino nell’ Unione Europea è stata stimata intorno a
2.836 migliaia di tonnellate, ed al suo interno, Italia e Grecia detengono una quota
produttiva di circa il 50% del totale Europa, seguite da Spagna, Romania, Francia,
Bulgaria e Portogallo.
Il contesto italiano
Secondo i dati del Censimento, il numero di aziende che alleva ovini è molto diminuito
(-40,5%), così come il numero di quelle che allevano caprini (-46,8%). L’analisi dei
dati ISTAT sulle dimensioni aziendali rivela come anche in questo comparto le
aziende di piccole dimensioni siano diminuite in misura maggiore rispetto a quelle
medio-grandi mentre si registra addirittura un lieve aumento per quelle con superficie
maggiore a 100 ha. Di conseguenza il numero di capi si è generalmente ridotto anche
se c’è stato un certo recupero degli stessi da parte delle aziende maggiori.
Benché in termini percentuali la consistenza degli ovini abbia subito una flessione di
circa il 22% - una diminuzione quindi di minore entità rispetto ad altri comparti (ad
es. quello bovino) - come valore assoluto dal 1990 al 2000 in Italia i capi si sono
ridotti di quasi 2 milioni di capi.
41
Sardegna, Lazio, Sicilia, Toscana, Puglia, Calabria, Abruzzo, Campania e Basilicata
(di cui le principali sono Sardegna, Lazio, Sicilia e Toscana) sono confermate come le
regioni più rappresentative dell’allevamento, sia come numero di capi totale che come
numero medio di capi per azienda.
Tab. 25 - Ovicaprini - numero di aziende e di capi al 2000 in Italia e raffronto con il 1990.
SPECIE Aziende Capi Variazioni percentuali
2000/1990
Aziende Capi
OVINI 97.018 6.810.389 -40,5 -22,1
CAPRINI 48.611 923.755 -46,8 -26,6
Le dinamiche più evidenti degli ultimi anni sono una decisa contrazione del numero di
pecore in Abruzzo, Basilicata e Toscana ed un aumento in Sicilia e nel Lazio.
Le consistenze di capre mostrano evidenti incrementi nelle due regioni del Nord in
Puglia e Sicilia contrariamente a Lazio, Campania, Basilicata e Sardegna dove il loro
numero è in diminuzione. Se nel secondo caso prevale l’abbandono di un allevamento
di tipo residuale condotto spesso parallelamente a quello ovino con metodi
estremamente estensivi, nel primo caso sembra prevalente il tentativo di diversificare
la produzione con un allevamento caratterizzato da sicure potenzialità inespresse.
Tab. 26 - Ovicaprini - numero di capi al 2000 in Italia per regione
Secondo stime Ismea per l’Italia, la situazione 2000 –2005 è rappresentata dalla tabella
che segue.
Tab. 27 - Ovini – situazione 2000/2005 in Italia
Tuttavia, dal punto di vista territoriale un’attività economica deve essere valutata
anche in termini dell’importanza che essa riveste nell’economia locale: in determinate
aree del Paese l’allevamento ovicaprino, sicuramente poco importante in termini
assoluti e strutturalmente arretrato, è rilevante per il peso che assume rispetto alle altre
produzioni agroalimentari, oppure per occupazione (per la mancanza di reali
alternative), di indotto, ecc.
43
Nel settore delle carni ovine e caprine un pagamento supplementare a capo viene
erogato agli allevatori con più di 50 capi che conducono gli animali al pascolo per
almeno 120 giorni all’anno.
Tab. 29 - Quantità latte ovino munto, consegnato a caseifici, trasformato in azienda in alcune regioni
2003
Regioni Tonnellate
Toscana 54.183
Lazio 63.948
Calabria 20.335
Sicilia 56.420
Sardegna 337.885
Tot. nazionale 628.281
Elaborazione su dati Istat – 5° Censimento
44
Tab. 31 - Produzione di formaggi ovini, 2003
Tonn. Coeff. Tonn.
Latte formaggio
Il comparto degli ovicaprini rappresenta una delle realtà più importanti non solo dal
punto di vista economico ma anche per il ruolo sociale ed ambientale che esso riveste.
Per questo motivo l’andamento decrescente delle consistenze desta molta
preoccupazione.
L’emergenza della Blue Tongue ha causato forti disagi e danni economici agli
allevatori di ovicaprini e bovini specie nelle regioni del Centro –Sud Italia: si tratta di
una malattia infettiva, virale, comparsa nel nostro Paese nel 2000, in Sardegna, Sicilia
e Calabria.
Nel 2003 la B.T. è spostata anche verso le regioni del Nord Italia, con alcuni focolai al
confine fra le Province toscane e le zone montane delle province emiliane di Parma,
Modena e Reggio, mettendo a serio rischio tutta l’area padana fortemente vocata alla
zootecnia bovina sia da latte che da carne. In queste zone si è attuato un piano di
vaccinazione preventivo su animali sani atto a creare una zona di cordone sanitario fra
le zone colpite dalla malattia e quelle sane.
Il nostro Paese, in linea con quanto disposto dalle direttive europee, si è rivolto
principalmente alla soluzione delle problematiche sanitarie. L’Ordinanza del Ministero
della Sanità dell’11 maggio 2001) ha istituito l’obbligo di misure urgenti di profilassi
vaccinale. Tali misure prevedono l’attuazione di un programma di controllo della
diffusione della malattia, attraverso la vaccinazione pianificata di ovini e ruminanti in
genere presenti nei territori e nelle province che vengono di volta in volta individuati.
Alla vaccinazione si aggiunge un piano di sorveglianza sierologico, che permette di
individuare, tramite prelievo periodico del sangue di bovini non vaccinati, cosiddetti
sentinelle, la presenza del virus; un territorio viene dichiarato con infezione in atto non
solo in conseguenza di un focolaio ma anche nel caso in cui ci sia positività ai controlli
degli animali sentinella (animali messi a disposizione degli allevatori). la
sieropositività al virus comporta l’apertura di un focolaio nel comune di ubicazione
dell’allevamento e l’estensione del territorio con infezione in atto ai comuni limitrofi i
cui confini ricadono all’interno di un raggio di 20 Km intorno all’azienda. Questo stato
impone dei limiti alla movimentazione degli animali sia per la transumanza che per la
macellazione.
Per il 2005, con l’Ordinanza dell’8 febbraio 2005, permane l’obbligo della
vaccinazione per gli ovicaprini e per i bovini che devono essere movimentati per
l’ingrasso sancisce nuove e più flessibili regole di governo della movimentazione dei
bovini apre all’utilizzo di vaccini alternativi, non appena disponibili, con particolare
riferimento ai vaccini spenti, riconosce agli allevatori indennizzi dei danni indiretti
sofferti a seguito della vaccinazione (calo quantitativo e qualitativo della produzione
di latte, ridotta fecondabilità degli animali atassia , alterazioni a carico del vello)
prevede indennizzi per i danni derivanti dal blocco delle movimentazioni a seguito dei
provvedimenti emessi dall’autorità sanitaria competente.
Altra questione che pesa sul comparto è la normativa igienico-sanitaria sul latte (DPR
54/97) sia vaccino che ovicaprino che ha sicuramente rappresentato un limite alla
sopravvivenza di allevamenti e caseifici, soprattutto di piccole dimensioni. La
normativa applicata al settore ovicaprino si è rivelata molto restrittiva, tenuto conto del
livello tecnologico di molti allevamenti, talvolta non dotati di attrezzature per la
mungitura meccanica.
Allo stesso modo, i requisiti che devono essere rispettati per i locali di trasformazione
del latte, hanno fatto sì che solo i caseifici di una certa dimensione potessero
adeguarsi, con conseguente scomparsa di molti caseifici aziendali.
La struttura dell’offerta
La grande maggioranza del latte ovino prodotto in Italia viene destinato alla
produzione di pecorino.
Le aziende industriali produttrici di formaggi ovini in Italia, sono circa 145, esse
trasformano circa il 75% del latte ovicaprino di produzione nazionale. Per la maggior
parte si tratta di aziende di piccola dimensione che occupano complessivamente circa
1.900 addetti fissi, cui vanno aggiunti gli stagionali. Di queste, circa 70 sono situate in
Sardegna, circa 30 in Toscana e circa 15 nel Lazio.
Nel corso degli anni, la produzione di pecorino non a marchio DOP è andata
riducendosi mentre risulta in crescita quella a marchio.
D’altro canto la perdita delle differenziazioni dei singoli prodotti aziendali può far
correre il rischio di una disaffezione dei consumatori “storici”, molto legati alle
produzioni locali.
Il mercato
Circa la materia prima, la situazione di mercato è assai complessa. Il comparto sta
attraversando una fase di estrema difficoltà causata dai radicali cambiamenti in corso
nel mercato del Pecorino Romano e dell’implementazione delle norme igienico
sanitarie. Ormai da anni, non si riesce a stabilire, se non occasionalmente, tra i
produttori di latte ed i trasformatori un accordo che soddisfi le parti e che le avvicini a
formare un vero e proprio sistema in grado di affrontare unitariamente il mercato.
Il mercato dei derivati è caratterizzato da prezzi instabili, condizionati più dalla
variabilità dell’offerta che dall’andamento della domanda.
La fase commerciale
Una buona parte delle imprese casearie private curano in proprio la distribuzione del
prodotto lungo i diversi canali commerciali, Tuttavia, si registrano una qualche
difficoltà esiste per le imprese cooperative in quanto la fase di distribuzione viene
sovente ceduta a terzi consentendo in taluni casi di assumere i connotati di un
oligopolio.
Da parte dell'industria privata viene prestata maggiore cura alle fasi post produttive
individuate come fattori chiave di successo.
L'export viene attivato per via diretta dalle singole imprese o da commercianti
esportatori, che si avvalgono di intermediari per la concentrazione dell'offerta.
La filiera del latte ovicaprino trova importanti limiti al suo sviluppo anche per carenze
di flussi di informazioni verso e dagli operatori.
Conclusioni
Così come in altri campi si sta già realizzando, il comparto ovicaprino deve orientarsi
sulla tipicizzazione del prodotto e sulla qualità identificando, da una parte i nuovi
mercati – nazionali ed internazionali – capaci di remunerare la qualità ed i servizi del
prodotto nazionale di alta gamma e, dall’altra, riqualificando l’immagine di un
prodotto che, nonostante l’elevato contenuto in tipicità, non gode che di una modesta
immagine presso i consumatori.
La filiera ovicaprina soffre in maniera ancora più marcata di altre della mancanza di
integrazione.
Sarà opportuno, quindi, favorire tutte quelle forme di organizzazione tra le componenti
della filiera e che potranno favorire tutte le espressioni di integrazione utili agli
operatori: dalla definizione del prezzo del latte, alla diversificazione del prodotto, alla
organizzazione di campagne comunicazionali, alla tracciabilità del prodotto e
all’identificazione dell’origine.
Allevamento avicolo
50
A livello mondiale, la filiera avicola, (sul modello realizzato negli Stati Uniti negli
anni ’30) prevede una struttura fortemente integrata, per realizzare elevate economie di
scala nella fase successiva alla produzione (trasformazione/distribuzione)
L’integrazione verticale diretta o basata su contratti con gli allevatori, è realizzata sia a
monte dell’industria (mangimistica) che a valle (macellazione/ trasformazione).
Attualmente, tale modello oltre agli USA, al Brasile si sta diffondendo anche in altri
paesi (Cina, Tailandia), (Ofival, Situation et perspective des productions avicoles sur
le plan mondial et européen, 2003).
Scambi commerciali
Le carni avicole rappresentano una tra le più importanti voci di scambio nei commerci
internazionali delle carni; l’80% del volume delle esportazioni è realizzato da USA,
Brasile, UE –15.
Gli Stati Uniti presentano una domanda prevalentemente di parti bianche (petto,
cosce), ed esportano fusi, ali, interiora, ecc,. in Cina in cui esiste una domanda di tali
prodotti, la Cina a sua volta è esportatrice di cosce e tagli trasformati verso il mercato
giapponese.
Altri paesi come il Brasile la Tailandia cosiddetti “emergenti” sono forti esportatori di
III e IV lavorazioni (crudi, panati,) ad alto valore aggiunto, in conseguenza della
crescita della filiera di produzione, dei minori costo di produzione, di politiche di
svalutazione della moneta nazionale a stimolo delle esportazioni (il Real si è
deprezzato rispetto all’Euro di 2,75 volte dal valore del 1998 rispetto alla quotazione
media dei primi otto mesi del 2003).
51
La perdita di posizione dell’export comunitario non è solo imputabile ad un più elevato
costo di produzione conseguente a vincoli comunitari di carattere sanitario,
ambientale, ecc., ma anche alla maggiore liberalizzazione degli scambi commerciali
introdotta dagli accordi GATT del 1995.
Tuttavia negli ultimi anni si è osservata una debole ripresa dell’export comunitario
attribuibile alla maggiore rispondenza del prodotto UE agli standard di salubrità
imposti da numerosi paesi importatori, Per quanto riguarda le importazioni, il 23%
dell’import mondiale è appannaggio della Russia, seguita da Giappone, Cina ed Hong
Kong, e Medio Oriente, con quote intorno all’11-12%.
Tab. 33 - Produzione, volumi scambiati e consumi mondiali di carne avicola (000 ton)
52
domanda, Cina (18%), Unione Europea (13%), Brasile (10%), Medio Oriente, Africa
del Nord. Altre aree rilevanti sono rappresentate da Russia, Messico, Paesi dell’Europa
Orientale e Giappone.
La domanda mondiale pro capite di carne di pollame, si attesta nel 2002 sugli 11,9 kg
per abitante.
Gli USA mostrano un consumo pro capite/anno di kg 50,9, seguono Brasile, Messico,
Russia, In altri paesi, le potenzialità di espansione dei consumi pro capite sono ancora
elevate, E’ questo il caso della Cina e dei paesi dell’Europa dell’Est, in relazione alla
crescita del reddito. Nei paesi PECO oltre il 60% dei consumi si concentrano in
Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca.
La produzione comunitaria
A livello comunitario la produzione di carni avicole (oltre il 70%, rappresentata da
carne di pollo) si attesta sui 9 milioni di tonnellate, terza produzione mondiale. Il
comparto è regolato da una Organizzazione Comune di Mercato (Reg. 2777/75 e sue
modificazioni) che non prevede misure di sostegno interno, ma definisce norme sulle
modalità di commercializzazione dei prodotti avicoli.
Il comparto è contraddistinto:
• perdita di competitività sul mercato internazionale, per uno svantaggio di costo, dei
mangimi, del lavoro, del denaro, per emergenze sanitarie (ad es. casi di influenza
aviare in Italia ed nei paesi Bassi);
• struttura eccedentaria, surplus medio annuo di oltre 320 mila tonnellate (2000-03)
anche se dovrebbe ridursi gradualmente, nel medio periodo, soprattutto grazie
all’espansione dei consumi nei nuovi stati membri a ritmi superiori rispetto agli
incrementi della loro produzione.
Oltre il 50% della produzione comunitaria è concentrata in tre paesi (Francia, 24%,
Gran Bretagna, 17%, ed Italia, 12%), seguono Spagna, Germania (circa l’11%
ciascuno) ed Olanda (7,5%) Francia ed Italia hanno però perso quote di produzione nel
corso dell’ultimo decennio, mentre Gran Bretagna ed Germania hanno guadagnato.
Nei cinque paesi leader la produzione presenta generalmente una struttura fortemente
integrata, prevalentemente ad opera dell’industria a valle della produzione. L’UE-15
nel periodo 2000-02 ha esportato 1,1 milioni di tonnellate (circa il 13% della
produzione, +4,3% all’anno rispetto al 1997), ed ha importato 734 mila tonnellate,
+19% all’anno rispetto al 1997.
53
L’industria avicola comunitaria sta sviluppando i segmenti a maggiore valore aggiunto
(prodotti III e IV gamma). Regno Unito e Germania si stanno specializzando nella
produzione di trasformati ed elaborati, di prodotto fresco, segmento tradizionalmente
di forza dell’Italia, mentre i paesi dell’Europa meridionale (Francia, Spagna) stanno
spostandosi verso il prodotto certificato (OFIVAL, Le marchè des produits carnes set
avicoles en 2002, 2002).
Consumi in Europa
L’Unione Europea si colloca al quarto posto per i consumi pro capite/anno (22,3 kg nel
triennio 2000-02), tra i paesi maggiori consumatori si annoverano Irlanda, Portogallo e
Regno Unito.
La domanda comunitaria è caratterizzata da un crescente richiesta di praticità con
servizi aggiunti (sezionati, disossati, elaborati e trasformati pronti per la cottura o
precotti; differenziazione del prodotto sul piano qualitativo (prodotto fresco
nell’Europa del nord e introduzione di marchi di qualità in quella del Sud).richiesta di
prodotto biologico (prevalentemente in Francia e nel Regno Unito), diffusione di
prodotto a marchio DOP e/o IGP (Francia e Spagna) e, soprattutto, una più larga e
crescente diffusione di marchi di produttori o della distribuzione basati su disciplinari
di produzione che certificano la tracciabilità del prodotto, l’ origine geografica, il
rispetto di requisiti in materia di benessere animale e tutela ambientale, e, soprattutto
la salubrità del prodotto (8% della produzione francese, 90% di quella inglese, in
diffusione in Germania, Paesi Bassi, Austria e Danimarca).
Il crescente interesse per tale tipo di certificazione è anche in conseguenza del
crescente timore sulla salubrità delle carni ingenerato da problemi di carattere sanitario
che hanno colpito il comparto delle carni.
Come noto, il pollo rappresenta la parte preponderante dei consumi di carni di pollame
in tutto il mondo: nell’UE la sua quota è superiore al 70%.
54
UOVA
a) la trasformazione in ovoprodotti;
In Italia si contavano nel 2000 circa 905 mila capi allevati in sistemi alternativi.
L’incidenza dei sistemi alternativi, è tra il 20 ed il 30% dei capi complessivi, in
Olanda, Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Svezia ed Austria ed in misura minore in
Francia e Germania. I sistemi alternativi, peraltro, in genere si accompagnano a
sistemi di marchi e certificazioni che permettono una valorizzazione del prodotto
presso i consumatori facendo leva sul maggiore livello di benessere animale. Al
riguardo, stime al 2002 riportate della Commissione Europea, evidenziano come i
maggiori costi di produzione dei sistemi alternativi, che si aggirano mediamente su 1-2
euro per 100 kg di uova, sono più che ampiamente coperti in termini di differenziali di
prezzo che i consumatori riconoscono al prodotto ottenuto con tale sistema (Tab. 1.25).
Analoghe considerazioni peraltro possono essere fatte per le uova ottenute con sistemi
di produzione di tipo biologico.
L’UE-15 si configura infatti come il primo esportatore mondiale sia di uova intere,
seguita da Stati Uniti, Malesia e Cina, che di ovoderivati. Tra i paesi emergenti
Malesia ed India, in grado di competere con l’UE sul versante dei costi. I paesi
55
principali importatori sono Messico, Canada, Sud-Est asiatico e medio Oriente.
L’export comunitario è rivolto a sette aree: I paesi principali esportatori sul mercato
comunitario sono, nell’ordine Olanda (40%), Belgio, Francia e Germania, mentre i
paesi principali importatori sono Germania (39%), Francia, Belgio e Regno Unito.
Il comparto nazionale
Gli allevamenti avicoli censiti sono 521.000, ripartiti soprattutto tra aziende di galline
ovaiole e di polli da carne.
Alla data del censimento il patrimonio nazionale è stato di oltre 171 milioni di capi. La
maggiore concentrazione territoriale si ha nell’Italia del Nord (Veneto, Lombardia,
Emilia Romagna, Piemonte), tale fenomeno della concentrazione territoriale degli
allevamenti avicoli permette di realizzare economie di costo organizzative e di
trasporto, ma crea tuttavia elementi di criticità e di rischio, in termini di gestione
ambientale e di contenimento delle emergenze sanitarie.
56
Basilicata 496.363 16.175
Calabria 1.412.464 27.885
Sicilia 1.678.455 6.771
Sardegna 1.139.323 4.897
ITALIA 171.399.215 521.895
Oltre il 50% dei capi cosiddetti avicoli in complesso ( polli da carne, galline ovaiole,
tacchini, faraone, oche, altri avicoli), si alleva in Veneto, in Emilia Romagna,
Lombardia e in Piemonte .
Il fenomeno della concentrazione degli allevamenti in areali ristretti si può apprezzare
meglio esaminando i dati censuari su scala regionale e provinciale.
Fatto cento il totale regionale:
Polli da carne: il 53,4% del patrimonio nazionale censito (96,7 milioni di capi) si
concentra nell’Italia nord-orientale, segnatamente in Veneto (29%) ed in Emilia
Romagna (15,9%), seguita, anche in questo caso dall’area nord-occidentale (22,5%) ed
in particolare, da Lombardia (12,9%) e da Piemonte (9,5%). La distribuzione su scala
provinciale, in queste regioni, segue andamenti analoghi a quelli riportati per gli
avicoli in complesso.
Ovaiole: anche i circa 44,8 milioni di galline ovaiole censite presentano una spiccata
concentrazione sul territorio, quasi simile a quella osservata per i broiler. Il 40% dei
capi si concentra infatti in Italia nord-orientale ed in particolare in Emilia Romagna
(19,2%) ed in veneto(18,2%). In questo caso la regione leader è la Lombardia, con il
22,4% dei capi, mentre il Piemonte detiene una quota prossima al 7%. In Piemonte,
Cuneo e Torino concentrano oltre il 55% del patrimonio regionale; Brescia il 42% di
quello lombardo, seguita da Mantova (23%); Verona e Vicenza detengono oltre il 65%
del patrimonio veneto, mentre Forlì-Cesena (51%) e Ravenna sono leader in Emilia-
Romagna.
Dimensioni allevamenti
La presenza di forti economie di scala anche nella fase primaria della filiera fa sì che
l’allevamento avicolo italiano sia anche molto concentrato in allevamenti di grandi
dimensioni, anche se non mancano, strutture diffuse e polverizzate per l’autoconsumo
o per mercati locali ristretti.
• Polli da carne: In particolare, alla data del censimento, il 18% del totale nazionale
18 milioni di broiler, risultavano presenti in allevamenti del Veneto, con capacità
superiore ai 50.000 capi. Nel Veneto si concentra circa un terzo degli allevamenti di
dimensioni medio-grandi e grandi italiani. Seguono Emilia Romagna Lombardia e
Piemonte.
La produzione avicola si compone per oltre il 57% da carne di pollo (-1,5% rispetto al
2001), per il 30% da carne di tacchino (-5,1% rispetto 2001) e per il resto da altre carni
avicole, come la faraona e l'oca, che si sono mantenuta stabili. Il settore mostra una
58
sostanziale situazione di autosufficienza con limitati flussi sia in importazione che in
esportazione.
Le esportazioni, soprattutto polli e tacchini, sono formate per oltre il 60% da animali
macellati in parti (disossati, metà o quarti, ali, cosce, colli, petti), e sono indirizzate
verso Germania, Grecia e Regno Unito in misura minore in Austria, Francia, Spagna,
Olanda.
Le importazioni sono ridotte anche a causa delle elevate esigenze del consumatore
italiano che preferisce di gran lunga le carni nostrane.
La filiera conta 80.000 addetti, di cui la metà negli allevamenti, 20% nella
macellazione e lavorazione delle carni ed il resto nella lavorazione delle uova e nel
trasporto. A monte della filiera ci sono circa 1000 imprese mangimistiche in grado di
produrre 5,9 milioni di ton di mangime per l’avicoltura.
La lunga crisi economica che coinvolge più in generale le famiglie italiane le rende più
attente ai consumi per le ristrettezze della capacità di spesa. Tale situazione sembra
così premiare un prodotto povero ma completo come il mercato delle uova. Le
famiglie che acquistano uova, dopo una leggera flessione nel 2001 (-1%) sono
aumentate del 2.4% nel 2002 con una tendenza che si conferma anche nel primo
semestre 2003 (+3.5% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente). Anche
l’acquisto medio, dopo una sostanziale stabilità nel 2001 e 2002, sembra aumentare
sensibilmente nel primo semestre 2003 (+12%). I prezzi medi si stanno invece
stabilizzando dopo continue crescite del 3% annuo negli ultimi due anni.
La crisi della BSE aveva sul momento innalzato le richieste di carni alternative, fra cui
quelle di pollo, con una immediato innalzamento fittizio dei prezzi che ha indotto
molti allevatori ad aumentare le produzioni con un conseguente crollo dei prezzi
successivo. Nei primi mesi del 2002 i prezzi per i produttori risultavano essere molto
al di sotto dei costi di produzione. Considerato anche che i consumi comunitari di
pollame stanno crescendo meno delle produzioni, e visto che le esportazioni verso i
paesi terzi saranno sempre meno vantaggiose per l’abbattimento delle restituzioni, se
non verranno adottate misure di controllo volontario delle produzioni, si potrà
incorrere nel rischio delle eccedenze.
60
possono acquisire quote consistenti nei mercati di altri stati membri, limitando
notevolmente le esportazioni dei prodotti italiani verso di essi.
Conclusioni
I problemi che colpiscono il settore avicolo in generale sono di natura diversa rispetto
a quelli strutturali tipici di altri comparti. Data l’estrema integrazione della filiera, gli
allevamenti medio-grandi conservano poco delle caratteristiche delle aziende agricole
ad indirizzo zootecnico. Fino a non molto tempo fa, le problematiche venivano
affrontate con un approccio spiccatamente industriale ed in qualche modo autonomo
rispetto all’ambito istituzionale. In seguito all’epidemia di influenza aviare nel Nord-
est a partire dal 1999, questo comparto ha evidenziato i suoi punti di debolezza, non
solo rappresentati dalle tematiche igienico sanitarie ed ambientali, ma anche strutturali
ed organizzative della filiera (vedi riquadro).
61
Inoltre, benché la filiera riesca a garantire una buona qualità igienico-sanitaria del
prodotto – con le dovute eccezioni come nel caso dell’influenza aviare – l’immagine di
cui questi allevamenti godono presso una parte dei consumatori, non è di buon livello,
talvolta a ragione ma più spesso a causa di una diffusa disinformazione
sull’argomento. Ne è una prova il fatto che la maggior parte dei consumatori crede che
il pollo da carne sia allevato in batteria, sistema usato invece esclusivamente per le
galline ovaiole. L’immagine che accompagna il prodotto è comunque “povera” forse
anche a causa dei prezzi bassi spuntati da questi prodotti rispetto ad altre carni.
Sul fronte delle tracciabilità di filiera e della certificazione dei sistemi di qualità,
occorre far presente che in questo comparto a certificazione di prodotto è diffusa da
anni. Inoltre recentemente è stato riconosciuto dal Mipaf un regolamento per un
sistema volontario di etichettatura delle carni di pollame, che prevede il rispetto di un
disciplinare di etichettatura per apporre una etichetta sulla carcassa intera o sul singolo
pezzo di carne o su pezzi di carne o sul relativo materiale di imballaggio, per la
comunicazione di informazioni appropriate fomite per iscritto ed in modo visibile al
consumatore nel punto vendita. Il controllo del rispetto del disciplinare è a cura di un
organismo indipendente autorizzato dal Mipaf e designato dall’organizzazione. Tale
organismo indipendente deve essere riconosciuto rispondente ai criteri stabiliti dalla
norma europea EN/45011.
Inoltre in base all’art. 14 del decreto 29 Luglio 2004 tutte le certificazioni volontarie di
prodotto a partire dal 14 aprile 2005, periodo transitorio, dovranno essere autorizzati
per riportare obbligatoriamente in etichettata:
• codice di rintraccabialità;
• paese di nascita e allevamento;
• macello;
• laboratorio di sezinamento
• informazioni circa l’alimentazione o la forma di allevamento.
La filiera avicola ha subìto nel corso degli ultimi anni una profonda evoluzione, in
relazione all’organizzazione ed al funzionamento del processo produttivo, per potersi
adattare ai continui cambiamenti in atto nel mercato globale in termini di qualità dei
prodotti, segmentazione e diversificazione dell’offerta e riduzione dei cicli di vita dei
prodotti. Tale evoluzione ha portato allo sviluppo di rapporti contrattuali tra
l’impresa di trasformazione e la fase agricola di allevamento che avvengono
principalmente con contratti cosiddetti di soccida, e meno frequentemente con
semplici contratti di compravendita e con integrazioni verticali che portano alla
fusione in un’unica impresa i due momenti produttivi. In Italia oltre il 70-80%(fonte:
62
UNA) dei rapporti contrattuali tra l’industria di trasformazione carni e gli allevatori è
regolato da contratti di soccida
Soccida
Nel caso più diffuso della stipula di contratti attraverso la soccida, le imprese di
trasformazione delle carni forniscono agli allevatori input produttivi - pulcini,
mangimi, farmaci, assistenza tecnica, ecc.- e questi ultimi provvedono a fornire la
struttura di allevamento (generalmente di proprietà dell’allevatore) e
all’accrescimento dei capi da utilizzare nel processo produttivo della stessa impresa di
trasformazione. Quindi, nel contratto di soccida, il soccidante (impresa di
trasformazione) e il soccidario (allevatore) si accordano per l’allevamento e lo
sfruttamento di una certa quantità di capi e per l’esercizio delle attività connesse al
fine di ripartire l’accrescimento del pollame e gli altri prodotti e utili che ne derivano.
Normalmente l’impresa di trasformazione riconosce agli allevatori, al momento del
ritiro del prodotto, il pagamento di un prezzo. Il prezzo riconosciuto è uguale al costo
per lo sfruttamento degli impianti più un compenso attribuito all’allevatore a titolo di
remunerazione dell’imprenditore, calcolato sulla base di precisi indicatori da parte
dell’impresa dominante. In generale, le quote di riparto sono stabilite in percentuale
sulla produzione conseguita, al netto dello scarto, tenendo conto dell' incidenza dei
rispettivi apporti sul costo di produzione e variano col variare dell' indice di
conversione del mangime in carne. La quota dell'allevatore può essere acquistata dal
conferente in forma forfettaria. La durata di solito è annuale ovvero per 4-5 cicli che
durano all'incirca 60 giorni ciascuno. Questo è quanto è avvenuto particolarmente
negli ultimi 2-3 anni.
63
moltiplicazione dei parents e l’incubazione delle uova è una fase direttamente o
indirettamente collegata a quella dell’allevamento.
Dalle evidenze emerge come la filiera del settore avicolo sia estremamente integrata e
gli operatori agricoli coinvolti mostrano un elevato grado di dipendenza rispetto alle
grandi imprese della trasformazione. In particolare, gli operatori agricoli – spesso di
piccole dimensioni- si rapportano con un mercato di sbocco fortemente concentrato e
gestito da poche aziende di grandi dimensioni. Questa situazione comporta debolezza
nella fase contrattuale da parte degli operatori agricoli e una quotazione a ribasso del
prezzo dei propri prodotti. Dall’altra parte però, il piccolo allevatore è protetto dalle
continue variazioni di mercato grazie a costi divenuti così costanti e prezzo di
riferimento certo.
Organismo Interprofessionale
Per tali fini, un’opportunità alla riorganizzazione della filiera avicola sono
rappresentate dalla predisposizione, da parte del Ministero delle politiche agricole e
forestali, di contratti di filiera (art.66, comma 2, legge 27 dicembre n. 289 – legge
finanziaria 2003).
Tali contratti di filiera hanno come obiettivo quello di favorire l'integrazione di filiera
del sistema agricolo ed agroalimentare ed il rafforzamento dei distretti agroalimentari
nelle aree sottoutilizzate.
Il comparto cunicolo
64
Oltre all’Italia (43,5% della produzione europea) i maggiori produttori europei sono la
Francia (25%), la Spagna (16%) e la Germania (5%).
Dal 1990 al 2000 il numero di aziende cunicole e' diminuito di oltre il 45%. Questa
diminuzione e' stato tuttavia meno sensibile in termini quantitativi di produzione in
quanto la chiusura ha riguardato allevamenti di dimensioni famigliari ed alcuni di
questi si sono evoluti da un indirizzo per autoconsumo a struttura di produzione
intensiva.
65
In Italia la produzione del coniglio da carne mostra differenze significative tra il Nord,
il Centro ed il Sud della penisola.
Le aziende a carattere intensivo che operano nel settore sono circa 8.000 con un
impiego di circa 10.000 addetti.
Provincia di Padova: rispetto alle altre province del Veneto vi è la maggior presenza di
allevamenti di grandi dimensioni. Si identificano in una sessantina gli allevamenti
professionali, per un totale. comprensivo degli allevamenti di piccole dimensioni, di
circa 70.000 fattrici che producono 3.500.000 capi/anno e una PLV attorno ai 20
miliardi.
66
Provincia di Venezia : conta una quarantina di allevamenti, per un totale complessivo
di circa 50.000 fattrici, che danno vita ad una commercializzazione di circa 2.500.000
conigli/anno con 15 miliardi di PLV.
Il Piemonte è senz'altro la seconda regione per importanza, sono presenti circa 350
allevamenti professionali di conigli. Molti di questi allevamenti sono localizzati in
collina e montagna o nei fondo valle alpini, in particolare nella provincia di Cuneo.
Cuneo 69%
Torino 15%
Alessandria 7%
Asti 4%
Vercelli 2,5%
Biella 1,5%
Novara 1,5%
Gli addetti all'allevamento possono essere così ripartiti: 250 addetti a tempo pieno e
250 addetti a tempo parziale. il coniglio è venduto ad peso vivo medio di 2,7 - 3 Kg.
si produce un coniglio pesante che spunta al mercato di Cuneo quotazioni differenziate
rispetto al mercato di Verona. Il carico negli allevamenti avviene una volta a
settimana. Il numero di capi prodotti annualmente in regione si aggira sui 10.000.000
di capi. La produzione è di 20.000 ton. all'anno.
Marche: produzione pari a circa 1,8 milioni di capi macellati l'anno e circa 14.000
quintali di carne. l'80% dei produttori ed il 100% dei trasformatori regionali è riunito
in cooperativa, la CLAM (Coop.va Lavoratori, Allevatori Marchigiani), raggruppa. Le
Marche approvigionano alcune regioni del centro (Toscana, Lazio e Umbria) e la
Sicilia. In quanto alla tipologia del venduto, per il 90% si tratta di carne fresca, il
restante 10% è congelata. Le priorità a livello regionale attualmente sono
l'ammodernamento delle strutture di allevamento che presentano impianti obsoleti.
Per quanto riguarda i costi di produzione occorre fare un'ulteriore precisazione: una
componente non trascurabile di tali costi, è costituita dal costo dello smaltimento dei
sottoprodotti della macellazione. Solo nel comparto cunicolo i costi di smaltimento si
sono, nell'arco di pochi anni, decuplicati.
Tale problema sussiste in particolare nelle aziende di dimensione media e piccola che
non dispongono di propri impianti di smaltimento e devono rivolgersi realtà
imprenditoriali operanti a livello nazionale.
Il mercato
La produzione italiana copre il 98% del fabbisogno nazionale per cui non vi è export di
prodotto finito. Minime quantità di carne di coniglio vengono importate
essenzialmente dalla Cina e dall’Ungheria. Secondo dati ISTAT il consumo pro capite
di carne di coniglio e selvaggina è stabile negli ultimi anni e nel 2000 si attestava sui
4,4 kg.
68
Al Nord il coniglio prodotto ha un peso alla macellazione di 2,6 - 2,8 Kg con punte di
3 Kg in Piemonte, in Centro Italia il peso scende a 2,4 - 2,5 Kg mentre al Sud si
macellano i conigli già attorno ai 2 Kg di peso vivo.
Dal punto di vista qualitativo e di immagine delle carni, la cunicoltura non ha subito
contraccolpi come altri comparti a causa delle emergenze sanitarie, per cui la
produzione ed il mercato mostrano una certa stabilità. Le carni vengono apprezzate per
le ottime caratteristiche organolettiche (rapporto proteine/grasso favorevole alle
proteine).
Sul fronte del biologico il comparto cunicolo è senz’altro quello che mostra meno
dinamicità nel settore zootecnico.
Problematiche di mercato
Esiste una situazione di dipendenza strutturale del settore cunicolo da altre attività
zootecniche. Questo potrebbe rappresentare un limite non solo per l'aspetto di struttura,
ma anche per quello sanitario ed organizzativo, i quali potrebbero rappresentare vere e
proprie barriere ad un reale sviluppo economico del settore. Il sistema di consegna
predominante per tutte le aree è quello che riguarda un solo macello ( 91% dei casi). I
tempi di consegna del prodotto sono principalmente settimanali (47%), seguiti da
quelli quindicinali (32%), trisettimanali (19%) e a ciclo unico (2%).
69
Conclusioni
La domanda, viene totalmente soddisfatta dalle ditte organizzate del Nord Italia.
Potrebbe essere tuttavia interessante per gli allevamenti intraprendere la strada
dell’adozione di un marchio privato per produzioni di qualità che sottostanno a
disciplinari sul tipo di alimentazione o allevamento. Data l’integrazione di filiera
esistente, la realizzazione di una completa tracciabilità delle carni di coniglio non
dovrebbe rappresentare un grosso ostacolo. Inoltre intraprendere la strada delle
produzioni certificate può rappresentare un salvagente nella prospettiva reale di un
progressivo aumento nelle quantità di carni importate anche da paesi extra europei (o
paesi comunitari) che vengono vendute a costi inferiori a quelle nazionali. Il costo
relativamente alto delle carni di coniglio rispetto alle altre carni è infatti uno dei fattori
limitanti il consumo, insieme all’assenza di prodotti innovativi sul mercato, come
avviene per le carni avicole. Dati i nuovi di stili di vita che accanto alla qualità
richiedono una sempre maggior valore aggiunto al prodotto, potrebbe essere
economicamente valida la commercializzazione di prodotti elaborati di 3a e 4a
generazione, ricalcando il notevole successo ottenuto dagli stessi prodotti ottenuto con
le carni avicole. Altre opportunità sono offerte dallo sviluppo dell’allevamento
biologico per aumentare il valore del prodotto e conquistarsi delle nicchie di mercato,
non sembra vi siano altri spazi per collocare le carni.
Il comparto equino
Alla data del 22 ottobre 2000 in Italia figuravano circa 184.838 capi equini ( cavalli,
asini, muli e bardotti), di cui 160.970 cavalli, divisi in poco più di 41.000 aziende.
Rispetto al censimento precedente (1990) come per altri settori, la flessione del
numero di cavalli è stata del 18%. Il patrimonio nazionale è suddiviso in 7 regioni, di
cui 4 al Nord in ordine di importanza Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna
e 3 al centro Lazio, Toscana, Sardegna. La dimensione media aziendale è stata nel
2000 pari a 4 capi ( 3 capi nel 1990).
Negli ultimi dieci anni il patrimonio equino in Italia è diminuito per diverse ragioni,
fra cui la scarsa o assente politica organica a difesa del settore.
Con il D.Lgs. 173/98 l’allevamento del cavallo è rientrato a far parte del mondo
agricolo, il possesso e l’allevamento del cavallo, è stato inteso come attività agricola,
non solo ristretta ad un numero limitato o privilegiato di persone, ma tradizionalmente
inserito in un ampio contesto socio-economico legato al territorio.
Inoltre sempre più diffuso è l’allevamento del cavallo per scopi diversi da quello
alimentare, per attività sportive, agonistiche che amatoriali, per il turismo equestre
(agriturismo) e per la riabilitazione equestre ( ippoterapia e onoterapia). Per i consumi
nazionale di carne di cavallo secondo dati ISTAT nel 2000 era di 0,8 kg pro capite –
70
essenzialmente stabile dal 1997 – anche se è probabile che a seguito della BSE, nel
2001 ci sia stato un aumento, considerato che le macellazioni di equini sul territorio
nazionale sono cresciute dal 2000 al 2001 del 23,8% (dati ISTAT).
Il D.Lgs. 449/99 sul riordino dell’UNIRE (Unione Nazionale per l’Incremento delle
Razze Equine) ha previsto, fra le altre misure, la confluenza di enti tecnici come il
Jockey Club Italiano per la disciplina del galoppo (purosangue inglese), l’ENCI (Ente
Nazionale del Cavallo Italiano da Sella) per l’area sella e l’ENCAT per il trotto (Ente
Nazionale Corse al Trotto) nell’UNIRE, che attualmente gestisce i libri genealogici dei
tre diversi settori (area purosangue inglese, area sella italiano, area trottatore).
L’articolo 3 dello stesso D.lgs. 499/99 prevede di destinare annualmente come
stabilito dal Mipaf, parte dei proventi delle scommesse alle Regioni e Province
Autonome per l’incentivazione di programmi diretti alla formazione e alla
qualificazione professionale degli addetti al settore.
L’UNIRE oltre alla gestione dei LG, per la quale, secondo quanto stabilito da decreto,
si avvale della collaborazione delle Associazioni Allevatori di Razza, riunisce
periodicamente la Commissione Tecnica Centrale e organizza i Performance Test.
A seguito della mancanza di dati precisi circa il numero dei soggetti iscritti ai LG, il
Mipaf ha nominato una commissione ministeriale che ha redatto una tabella con stime
relativamente all’anno 2000:
Il totale dei cavalli iscritti nei LG tenuti dall’UNIRE al 2000 in Italia risulta pertanto di
circa 15.000 unità mancano tuttavia i dati relativi alle fattrici e agli stalloni.
Il settore equestre in Italia denuncia scarsa attenzione nei confronti del miglioramento
genetico e dell’addestramento, che di fatto rende l’equitazione in Italia poco
concorrenziale rispetto ad altri paesi. Va evidenziato che a seguito del crescente
sviluppo delle attività sportive amatoriali, del turismo equestre (agriturismo), della
riabilitazione, si sono potenziate numerose associazione di razza facenti parte
dell’Associazione Nazionale Allevatori (ANA) che a pieno titolo detengono
direttamente i LLGG, ( Ana Tiro rapido, quarter horse, murgese, aveglinese,
maremmano, trottatore, bardigiano, sella, cavallo arabo, halflinger ).
Conclusioni
Il mondo del cavallo, che non comprende solo l’allevamento ma altre fasi complesse a
valle, è una realtà particolare nel contesto zootecnico ed agricolo che presenta
problemi del tutto peculiari.
Ancor più rispetto agli altri comparti, per l’allevamento del cavallo è necessario un
articolato Piano di Interventi, in luogo di interventi limitati operativamente e
temporalmente. Questo sarà possibile attraverso una programmazione che prenda in
considerazione tutti gli aspetti legati all’allevamento, alla gestione del cavallo e delle
attività ad esso collegate.
Le opportunità di sviluppo sono molteplici per questo comparto rispetto agli altri
facenti parte della zootecnia. Il cavallo può essere impiegato per attività turistiche,
terapiche, per l’alimentazione, quindi non solo per le competizioni agonistiche. A
fianco quindi di un allevamento finalizzato all’ottenimento di animali da concorso o
per le corse – attività che automaticamente richiedono la presenza di figure
professionali specializzate – si dovrà cercare di promuovere l’allevamento del cavallo
secondo principi tecnici e manageriali corretti, ma destinata ad un bacino di utenza
diverso e più ampio:, i turisti, i giovani, i disabili.
72
BOVINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 BRESCIA 993.913
2 CUNEO 846.425
3 MANTOVA 682.566
4 VERONA 564.261
5 CREMONA 550.785
6 TORINO 491.341
7 TREVISO 467.665
8 PADOVA 381.639
9 VICENZA 343.590
10 REGGIO EMILIA 323.691
11 BERGAMO 316.801
12 PARMA 315.179
13 BOLZANO 291.076
14 LODI 230.196
15 MODENA 221.287
16 MILANO 216.113
17 SASSARI 196.771
18 PIACENZA 183.885
19 VENEZIA 150.950
20 ROMA 148.782
21 RAGUSA 139.570
22 MESSINA 133.155
23 ROVIGO 132.618
24 NUORO 129.786
25 BARI 127.357
26 SALERNO 123.383
27 UDINE 121.583
28 POTENZA 117.897
29 ORISTANO 115.030
30 BENEVENTO 109.016
31 LATINA 108.555
32 PALERMO 106.724
33 CASERTA 105.330
34 ALESSANDRIA 104.198
35 ENNA 103.160
36 PERUGIA 98.278
37 PAVIA 96.923
38 ASTI 95.714
39 TRENTO 93.095
40 COSENZA 92.578
73
41 BOLOGNA 86.734
42 TARANTO 86.685
43 FROSINONE 83.458
44 AOSTA 77.793
45 CAMPOBASSO 76.439
46 VITERBO 74.585
47 PORDENONE 74.182
48 AVELLINO 70.319
49 RIETI 63.582
50 FOGGIA 62.994
51 GROSSETO 60.266
52 CAGLIARI 57.527
53 FERRARA 56.985
54 SIRACUSA 55.837
55 TERAMO 54.475
56 SONDRIO 53.442
57 MACERATA 51.929
58 PESARO URBINO 51.566
59 NOVARA 49.428
60 L'AQUILA 44.839
61 BELLUNO 44.023
62 FORLI'-CESENA 43.206
63 COMO 40.956
64 MATERA 37.826
65 PESCARA 37.365
66 VARESE 37.348
67 ISERNIA 37.078
68 CATANIA 36.178
69 AREZZO 32.578
70 ASCOLI PICENO 32.003
71 BIELLA 31.953
72 CATANZARO 28.894
73 CHIETI 28.730
74 FIRENZE 28.121
75 SIENA 27.819
76 CROTONE 27.767
77 TERNI 27.748
78 VIBO VALENTIA 27.457
79 REGGIO CALABRIA 27.304
80 VERCELLI 24.199
81 LECCO 24.004
82 ANCONA 22.860
83 PISA 20.996
84 RAVENNA 20.343
85 AGRIGENTO 17.968
86 NAPOLI 16.985
74
87 LECCE 16.180
88 CALTANISSETTA 14.904
89 BRINDISI 12.403
90 LUCCA 11.824
91 GENOVA 10.775
92 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 9.928
93 GORIZIA 9.188
94 SAVONA 8.704
95 TRAPANI 8.464
96 PISTOIA 8.176
97 LA SPEZIA 7.896
98 MASSA-CARRARA 7.686
99 RIMINI 7.589
100 LIVORNO 7.568
101 IMPERIA 5.578
102 TRIESTE 1.439
103 PRATO 1.290
vecchia PAC (Politica Agricola Comunitaria) va in pensione per lasciare posto al sistema degli aiuti slegati dalla produzione. Infatti
75
BUFALINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 CASERTA 188.556
2 SALERNO 69.514
3 LATINA 41.358
4 FROSINONE 22.778
5 FOGGIA 10.742
6 CREMONA 2.708
7 NAPOLI 2.552
8 BRESCIA 2.330
9 TREVISO 2.180
10 CAGLIARI 1.922
11 ROMA 1.430
12 PARMA 1.036
13 RIETI 1.000
14 LODI 988
15 NOVARA 936
16 GROSSETO 844
17 ASCOLI PICENO 690
18 VARESE 678
19 FERRARA 650
20 MILANO 634
21 PORDENONE 604
22 MATERA 598
23 ISERNIA 594
24 REGGIO EMILIA 580
25 COMO 560
26 UDINE 534
27 MANTOVA 498
28 POTENZA 496
29 PADOVA 486
30 VITERBO 470
31 AGRIGENTO 440
32 BARI 434
33 BENEVENTO 426
34 AVELLINO 416
35 CAMPOBASSO 384
36 MESSINA 380
37 MACERATA 256
38 PERUGIA 252
39 BERGAMO 228
40 REGGIO CALABRIA 198
76
41 CALTANISSETTA 170
42 PAVIA 162
43 TORINO 144
44 COSENZA 126
45 SIRACUSA 114
46 AREZZO 112
47 ALESSANDRIA 66
48 CHIETI 60
49 BOLZANO 44
50 PRATO 44
51 L'AQUILA 38
52 PIACENZA 36
53 ANCONA 36
54 BOLOGNA 32
55 SASSARI 30
56 LECCE 28
57 CUNEO 24
58 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 24
59 VENEZIA 24
60 RAVENNA 22
61 FIRENZE 22
62 RAGUSA 22
63 GENOVA 20
64 LA SPEZIA 20
65 VERONA 18
66 TERAMO 18
67 NUORO 16
68 ROVIGO 14
69 MASSA-CARRARA 10
70 CATANZARO 8
71 VICENZA 6
72 LIVORNO 6
73 VIBO VALENTIA 6
74 TRENTO 4
75 SIENA 4
76 PESARO URBINO 4
77 TARANTO 4
78 VERCELLI 2
79 MODENA 2
80 ASTI 0
81 BIELLA 0
82 AOSTA 0
83 SONDRIO 0
84 LECCO 0
85 IMPERIA 0
86 SAVONA 0
77
87 BELLUNO 0
88 GORIZIA 0
89 TRIESTE 0
90 FORLI'-CESENA 0
91 RIMINI 0
92 LUCCA 0
93 PISTOIA 0
94 PISA 0
95 TERNI 0
96 PESCARA 0
97 BRINDISI 0
98 CROTONE 0
99 TRAPANI 0
100 PALERMO 0
101 ENNA 0
102 CATANIA 0
103 ORISTANO 0
78
SUINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 BRESCIA 2.226.199
2 MANTOVA 2.098.294
3 CUNEO 1.254.986
4 CREMONA 1.228.290
5 MODENA 991.876
6 REGGIO EMILIA 827.929
7 LODI 822.397
8 BERGAMO 525.951
9 PAVIA 494.546
10 VERONA 452.770
11 PERUGIA 446.960
12 PARMA 361.513
13 FORLI'-CESENA 310.010
14 TORINO 300.045
15 TREVISO 288.923
16 PIACENZA 248.977
17 PORDENONE 240.311
18 PADOVA 236.946
19 MILANO 225.123
20 ROVIGO 175.155
21 RAVENNA 164.475
22 AREZZO 156.768
23 CAGLIARI 152.756
24 POTENZA 138.687
25 UDINE 127.747
26 BOLOGNA 126.987
27 COSENZA 116.073
28 BENEVENTO 110.415
29 ASCOLI PICENO 107.265
30 NOVARA 106.768
31 SASSARI 102.666
32 NUORO 101.298
33 VICENZA 98.286
34 VENEZIA 90.338
35 SALERNO 84.384
36 ALESSANDRIA 81.706
37 MACERATA 81.149
38 TERAMO 80.762
39 CHIETI 76.972
79
40 BELLUNO 70.237
41 CAMPOBASSO 69.846
42 ANCONA 68.449
43 FROSINONE 63.618
44 FERRARA 59.420
45 TERNI 54.451
46 AVELLINO 48.795
47 SIENA 48.017
48 GROSSETO 47.549
49 PISA 45.542
50 VITERBO 44.854
51 ASTI 44.129
52 L'AQUILA 41.428
53 PESARO URBINO 39.523
54 VERCELLI 37.464
55 ORISTANO 35.725
56 BOLZANO 31.746
57 RIMINI 31.476
58 REGGIO CALABRIA 31.428
59 PESCARA 31.181
60 BIELLA 29.072
61 MATERA 27.642
62 ROMA 27.056
63 LATINA 26.236
64 NAPOLI 25.268
65 ISERNIA 25.143
66 RAGUSA 25.110
67 CATANZARO 23.546
68 VIBO VALENTIA 20.576
69 GORIZIA 20.558
70 FIRENZE 18.982
71 FOGGIA 18.742
72 CASERTA 18.172
73 BARI 17.880
74 MESSINA 16.834
75 RIETI 16.683
76 TRENTO 12.721
77 CROTONE 11.814
78 TRAPANI 10.952
79 LECCE 10.799
80 ENNA 9.876
81 PISTOIA 9.578
82 LECCO 9.478
83 MASSA-CARRARA 7.810
84 PALERMO 7.708
85 SONDRIO 6.108
80
86 TARANTO 5.052
87 LIVORNO 4.959
88 CATANIA 4.646
89 LUCCA 3.970
90 AGRIGENTO 3.881
91 SIRACUSA 3.831
92 COMO 3.564
93 AOSTA 2.829
94 VARESE 2.618
95 BRINDISI 1.872
96 TRIESTE 1.129
97 GENOVA 1.082
98 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 1.043
99 IMPERIA 877
100 SAVONA 727
101 LA SPEZIA 702
102 CALTANISSETTA 656
103 PRATO 536
81
AVICOLI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 VERONA 41.110.414
2 FORLI'-CESENA 36.050.408
3 BRESCIA 21.647.386
4 VICENZA 17.403.552
5 PADOVA 15.522.132
6 TREVISO 14.134.686
7 CUNEO 11.558.238
8 MANTOVA 11.445.930
9 UDINE 9.730.250
10 TERNI 8.979.152
11 BERGAMO 8.399.436
12 PERUGIA 7.361.412
13 CREMONA 7.031.092
14 PORDENONE 6.871.108
15 RAVENNA 6.726.760
16 ASTI 6.422.896
17 CAMPOBASSO 6.203.964
18 TORINO 6.044.654
19 NAPOLI 5.221.814
20 ASCOLI PICENO 5.211.868
21 ANCONA 4.697.296
22 VENEZIA 4.288.860
23 FERRARA 4.287.646
24 BOLOGNA 3.790.176
25 ROVIGO 3.264.006
26 MACERATA 3.236.546
27 TERAMO 3.125.206
28 VITERBO 2.772.560
29 PESARO URBINO 2.240.916
30 TRENTO 2.222.776
31 RIMINI 2.206.026
32 MODENA 2.179.794
33 FROSINONE 2.174.068
34 FOGGIA 2.143.192
35 AREZZO 2.087.850
36 BENEVENTO 2.068.406
37 PISA 2.048.626
38 PESCARA 2.033.592
39 ISERNIA 1.864.878
40 CHIETI 1.743.100
82
41 SALERNO 1.739.214
42 RAGUSA 1.620.578
43 SONDRIO 1.576.846
44 CASERTA 1.417.224
45 VERCELLI 1.400.930
46 NOVARA 1.385.400
47 MILANO 1.220.906
48 REGGIO EMILIA 1.191.554
49 AVELLINO 1.084.434
50 CAGLIARI 1.080.074
51 SIENA 991.558
52 PARMA 938.120
53 VARESE 877.746
54 LODI 845.760
55 PAVIA 830.616
56 CROTONE 794.246
57 ROMA 781.374
58 COSENZA 780.430
59 ALESSANDRIA 736.422
60 POTENZA 718.600
61 PIACENZA 703.450
62 BARI 691.132
63 VIBO VALENTIA 656.750
64 GORIZIA 647.506
65 FIRENZE 577.872
66 NUORO 569.764
67 BOLZANO 501.726
68 LATINA 497.288
69 GROSSETO 454.946
70 LECCO 431.168
71 RIETI 420.092
72 TARANTO 406.470
73 BRINDISI 401.028
74 SIRACUSA 375.648
75 CATANIA 350.144
76 LUCCA 341.178
77 REGGIO CALABRIA 330.814
78 MESSINA 325.740
79 SASSARI 325.728
80 LECCE 322.048
81 ORISTANO 303.080
82 L'AQUILA 301.818
83 PALERMO 275.112
84 MATERA 274.126
85 COMO 264.360
86 CATANZARO 258.050
83
87 GENOVA 250.830
88 BELLUNO 242.812
89 BIELLA 214.292
90 PISTOIA 187.190
91 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 170.436
92 TRAPANI 141.592
93 SAVONA 136.356
94 MASSA-CARRARA 130.682
95 AGRIGENTO 129.554
96 LIVORNO 120.680
97 LA SPEZIA 116.118
98 ENNA 85.988
99 CALTANISSETTA 52.554
100 IMPERIA 51.372
101 AOSTA 29.030
102 TRIESTE 27.922
103 PRATO 27.516
84
OVINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 SASSARI 1.941.482
2 NUORO 1.743.348
3 CAGLIARI 1.082.554
4 ORISTANO 850.042
5 VITERBO 577.236
6 GROSSETO 564.488
7 POTENZA 526.840
8 ROMA 311.236
9 MESSINA 292.794
10 SIENA 256.332
11 ENNA 251.444
12 PALERMO 247.682
13 L'AQUILA 242.468
14 PERUGIA 227.838
15 FOGGIA 195.972
16 TERAMO 182.276
17 TRAPANI 170.354
18 RIETI 169.908
19 COSENZA 164.822
20 AGRIGENTO 162.722
21 FROSINONE 157.734
22 MATERA 144.674
23 BENEVENTO 138.674
24 CAMPOBASSO 132.474
25 CATANIA 127.680
26 MACERATA 127.028
27 AVELLINO 118.562
28 SALERNO 115.824
29 BARI 115.776
30 ISERNIA 93.846
31 CALTANISSETTA 88.620
32 PISA 88.262
33 CATANZARO 86.242
34 ASCOLI PICENO 85.804
35 REGGIO CALABRIA 83.652
36 BOLZANO 79.478
37 CASERTA 79.436
38 PESCARA 76.636
39 PESARO URBINO 75.658
40 CROTONE 74.062
85
41 TERNI 71.790
42 AREZZO 68.742
43 VIBO VALENTIA 65.146
44 CHIETI 61.846
45 TORINO 59.958
46 BERGAMO 57.822
47 CUNEO 57.396
48 LATINA 56.884
49 FIRENZE 55.002
50 SIRACUSA 49.628
51 LECCE 49.244
52 TARANTO 46.956
53 FORLI'-CESENA 45.986
54 BRESCIA 45.770
55 TRENTO 41.284
56 ANCONA 37.058
57 LUCCA 28.580
58 BRINDISI 27.978
59 RAGUSA 25.440
60 BOLOGNA 21.568
61 MASSA-CARRARA 19.314
62 SONDRIO 18.986
63 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 17.932
64 LIVORNO 15.774
65 BIELLA 15.612
66 FERRARA 15.330
67 REGGIO EMILIA 15.108
68 COMO 13.930
69 PADOVA 13.584
70 RAVENNA 13.242
71 PARMA 13.226
72 GENOVA 12.766
73 MILANO 12.414
74 VICENZA 12.174
75 RIMINI 11.728
76 MODENA 11.698
77 BELLUNO 11.230
78 ALESSANDRIA 10.982
79 VERONA 10.774
80 PISTOIA 10.662
81 SAVONA 9.620
82 PIACENZA 9.460
83 LECCO 8.750
84 VERCELLI 8.100
85 LA SPEZIA 8.056
86 TREVISO 8.054
86
87 PORDENONE 7.444
88 VARESE 7.346
89 PAVIA 5.932
90 CREMONA 5.086
91 IMPERIA 4.992
92 ROVIGO 4.554
93 MANTOVA 4.506
94 AOSTA 4.432
95 UDINE 3.578
96 NOVARA 3.540
97 ASTI 2.804
98 PRATO 2.202
99 NAPOLI 1.968
100 LODI 1.904
101 VENEZIA 1.450
102 TRIESTE 1.022
103 GORIZIA 496
87
CAPRINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 CAGLIARI 185.162
2 NUORO 177.560
3 MESSINA 149.174
4 COSENZA 133.548
5 POTENZA 127.136
6 MATERA 67.954
7 SALERNO 67.110
8 REGGIO CALABRIA 63.830
9 FOGGIA 48.424
10 PALERMO 41.200
11 SASSARI 37.232
12 CROTONE 35.730
13 CATANZARO 35.370
14 BOLZANO 31.428
15 SONDRIO 31.170
16 FROSINONE 27.392
17 TORINO 24.928
18 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 21.110
19 BRESCIA 20.670
20 TARANTO 19.324
21 ORISTANO 19.020
22 CUNEO 18.942
23 LATINA 18.826
24 ENNA 17.418
25 COMO 15.884
26 L'AQUILA 15.464
27 BERGAMO 14.494
28 BENEVENTO 13.164
29 ROMA 12.764
30 LECCE 12.556
31 BRINDISI 12.278
32 CAMPOBASSO 11.820
33 BARI 11.688
34 TRENTO 10.926
35 VIBO VALENTIA 10.238
36 RIETI 9.716
37 CATANIA 9.074
38 VITERBO 9.000
39 CASERTA 8.896
40 ISERNIA 8.824
88
41 PERUGIA 8.534
42 AVELLINO 8.278
43 ALESSANDRIA 7.990
44 AGRIGENTO 7.822
45 UDINE 7.792
46 SIRACUSA 7.342
47 GROSSETO 7.324
48 CHIETI 7.116
49 AOSTA 6.798
50 LECCO 6.580
51 CALTANISSETTA 6.456
52 BIELLA 6.158
53 VICENZA 6.148
54 VARESE 6.106
55 ASTI 5.932
56 LUCCA 5.270
57 SAVONA 4.970
58 BOLOGNA 4.746
59 GENOVA 4.724
60 AREZZO 4.686
61 BELLUNO 4.636
62 PESARO URBINO 4.476
63 TERAMO 4.410
64 VERCELLI 4.276
65 PADOVA 4.160
66 FIRENZE 4.078
67 TERNI 4.070
68 MASSA-CARRARA 4.052
69 LA SPEZIA 3.922
70 PORDENONE 3.844
71 FORLI'-CESENA 3.838
72 PESCARA 3.816
73 TREVISO 3.396
74 MACERATA 3.380
75 PARMA 3.314
76 ASCOLI PICENO 3.142
77 VERONA 3.100
78 NOVARA 3.016
79 VENEZIA 2.980
80 RAGUSA 2.960
81 SIENA 2.948
82 ANCONA 2.860
83 TRAPANI 2.854
84 MILANO 2.462
85 PIACENZA 2.340
86 MODENA 2.180
89
87 PISA 2.080
88 IMPERIA 1.728
89 MANTOVA 1.620
90 PISTOIA 1.616
91 LIVORNO 1.610
92 NAPOLI 1.462
93 PAVIA 1.382
94 RAVENNA 1.340
95 REGGIO EMILIA 1.306
96 RIMINI 1.026
97 FERRARA 876
98 ROVIGO 874
99 PRATO 652
100 CREMONA 624
101 TRIESTE 408
102 LODI 262
103 GORIZIA 212
90
EQUINI - Numero di capi per provincia -
Classifica delle province maggiormente
rappresentative
1 ROMA 16.258
2 SASSARI 13.586
3 PERUGIA 12.498
4 L'AQUILA 11.504
5 NUORO 10.298
6 BERGAMO 9.942
7 RIETI 9.598
8 BOLZANO 9.450
9 FROSINONE 8.718
10 GROSSETO 8.696
11 POTENZA 7.758
12 VITERBO 7.298
13 TORINO 7.086
14 BRESCIA 6.754
15 TREVISO 5.964
16 BARI 5.896
17 PADOVA 5.720
18 BOLOGNA 5.448
19 FIRENZE 5.238
20 VICENZA 5.222
21 PARMA 4.994
22 ORISTANO 4.962
23 MILANO 4.958
24 PISA 4.780
25 SIENA 4.708
26 COSENZA 4.520
27 PALERMO 4.480
28 VARESE 4.396
29 MESSINA 4.392
30 AREZZO 4.352
31 COMO 4.288
32 SALERNO 4.266
33 REGGIO EMILIA 4.210
34 PESARO URBINO 4.170
35 CAGLIARI 4.128
36 MODENA 4.078
37 TRENTO 4.028
38 TERNI 4.004
39 CUNEO 3.882
40 TARANTO 3.838
91
41 LATINA 3.718
42 ALESSANDRIA 3.554
43 VERONA 3.498
44 FORLI'-CESENA 3.258
45 TERAMO 3.116
46 ISERNIA 2.974
47 PIACENZA 2.970
48 FOGGIA 2.958
49 MACERATA 2.906
50 ASTI 2.844
51 UDINE 2.758
52 RAVENNA 2.692
53 NOVARA 2.650
54 VENEZIA 2.646
55 GENOVA 2.530
56 CASERTA 2.504
57 MASSA-CARRARA 2.490
58 MATERA 2.428
59 MANTOVA 2.404
60 ENNA 2.362
61 BELLUNO 2.210
62 LIVORNO 2.090
63 FERRARA 1.990
64 CAMPOBASSO 1.974
65 SONDRIO 1.930
66 PAVIA 1.926
67 LUCCA 1.858
68 PISTOIA 1.806
69 ASCOLI PICENO 1.772
70 RIMINI 1.668
71 LECCO 1.624
72 BIELLA 1.526
73 CREMONA 1.504
74 LECCE 1.446
75 RAGUSA 1.432
76 BENEVENTO 1.380
77 PESCARA 1.366
78 LA SPEZIA 1.340
79 AVELLINO 1.296
80 PORDENONE 1.282
81 ANCONA 1.280
82 SIRACUSA 1.280
83 ROVIGO 1.226
84 PRATO 1.160
85 SAVONA 1.094
86 LODI 1.074
92
87 AGRIGENTO 1.064
88 VERBANO-CUSIO-OSSOLA 1.022
89 CROTONE 1.020
90 CATANIA 986
91 BRINDISI 962
92 VERCELLI 936
93 CHIETI 886
94 CATANZARO 626
95 CALTANISSETTA 602
96 REGGIO CALABRIA 580
97 AOSTA 520
98 VIBO VALENTIA 516
99 NAPOLI 488
100 GORIZIA 342
101 TRAPANI 308
102 TRIESTE 238
103 IMPERIA 206
93
Le prime 25 province italiane per numero di capi bovini
94
Le prime 25 province per numero di capi bufalini
95
Le prime 25 province per numero di capi suini
96
Le prime 25 province per numero di capi avicoli
97
Le prime 25 province per numero di capi ovini
98
Le prime 25 province per numero di capi caprini
99
Le prime 25 province per numero di capi equini
100
IL SETTORE DELL’ACQUACOLTURA
1
ai 23,01 kg della fine degli anni ’90. Questo trend si è stabilizzato
intorno ai 22 Kg pro-capite nel primo scorcio degli anni 2000.
2
L’attività di allevamento ittico, nell’ultimo triennio, ha risentito
negativamente del:
A fronte di uno scenario che potrebbe apparire con più ombre che luci,
non mancano elementi e prospettive di crescita, legati soprattutto alle
proprietà nutrizionali e organolettiche delle produzioni ittiche nazionali,
caratterizzate fra l’altro da elevati standard di freschezza, sicurezza
alimentare, reperibilità sul mercato, costi contenuti, ancora poco
conosciuti dalla grande massa dei consumatori italiani.
3
Bisogna poi tenere conto di altri fattori quali:
4
2. TAVOLE STATISTICHE
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
Acqua dolce, salmasrta e marina.
TOTALE TOTALE TOTALE
REGIONE
Impianti Produzione PLV (in migliaia di €)
Abruzzo 11 2.870 6.120
Basilicata 4 95 496
Calabria 5 70 266
Campania 16 370 1.890
Emilia Romagna 10 300 1.170
Friuli V.G. 81 13.430 30.723
Lazio 16 2.430 11.910
Liguria 2 500 2.980
Lombardia 68 6.150 18.051
Marche 9 2.890 6.063
Molise 3 440 2.407
Piemonte 26 3.060 6.492
Puglia 25 2.770 16.124
Sardegna 29 2.755 16.004
Sicilia 21 3.330 19.279
Toscana 41 3.650 17.064
Trentino A.A. 54 1.700 3.460
Umbria 9 1.950 3.977
Valle d'Aosta 2 80 165
Veneto 114 13.130 34.600
TOTALE 546 61.970 199.241
16
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
acqua dolce (trota)
Numero Impianti Produzione (ton) PLV (migliaia di €)
REGIONE
Acqua dolce Acqua dolce Acqua dolce
Abruzzo 9 70 408
Basilicata 1 15 31
Calabria 3 40 83
Campania 5 80 165
Emilia Romagna 6 160 330
Friuli V.G. 70 12.550 25.600
Lazio 8 600 1.224
Lombardia 61 6.150 18.051
Marche 8 2.850 5.815
Molise 1 40 83
Piemonte 24 3.000 6.120
Sardegna 2 15 31
Sicilia 1 20 41
Toscana 29 1.100 2.247
Trentino A.A. 54 1.700 3.460
Umbria 9 1.950 3.977
Valle D’Aosta 2 80 165
Veneto 86 11.200 23.100
TOTALE 379 41.620 90.931
17
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
acqua dolce (trota e anguilla)
Numero Impianti Produzione (ton) PLV (migliaia di €)
REGIONE
Acqua dolce Acqua dolce Acqua dolce
Abruzzo 9 70 408
Basilicata 1 15 31
Calabria 4 60 207
Campania 8 180 785
Emilia Romagna 7 200 570
Friuli V.G. 71 12.580 25.786
Lazio 11 730 2.030
Lombardia 68 6.650 21.051
Marche 9 2.890 6.063
Molise 1 40 83
Piemonte 26 3.060 6.492
Puglia 3 70 434
Sardegna 8 155 31
Sicilia 2 30 103
Toscana 29 1.100 2.247
Trentino A.A. 54 1.700 3.460
Umbria 9 1.950 3.977
Valle D’Aosta 2 80 165
Veneto 102 12.000 27.900
TOTALE 421 43.490 101.389
18
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
acqua dolce (anguilla)
Numero Impianti Produzione (ton) PLV ( migliaia di €)
REGIONE
Acqua dolce Acqua dolce Acqua dolce
Calabria 1 20 124
Campania 3 100 620
Emilia Romagna 1 40 240
Friuli V.G. 1 30 186
Lazio 3 130 806
Lombardia 7 500 3.000
Marche 1 40 248
Piemonte 2 60 372
Puglia 3 70 434
Sardegna 6 140 867
Sicilia 1 10 62
Veneto 16 800 4.800
TOTALE 42 1.870 11.325
19
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
Acqua salmastra e marina
(Spigola/Branzino, Orata e altre specie marine)
Numero Impianti Produzione (ton) PLV (migliaia di €)
REGIONE Acqua Acqua Acqua
salmastra/marina salmastra/marina salmastra/marina
Abruzzo 2 2.800 5.712
Basilicata 3 80 465
Calabria 1 10 59
Campania 8 190 1.105
Emilia Romagna 3 100 600
Friuli V.G. 10 850 4.937
Lazio 5 1.700 9.880
Liguria 2 500 2.908
Molise 2 400 2.324
Puglia 22 2.700 15.690
Sardegna 21 2.600 15.106
Sicilia 19 3.300 19.176
Toscana 12 2.550 14.817
Veneto 12 1.130 6.700
TOTALE 122 18.910 99.479
20
QUADRO GENERALE REGIONALE
ANNO 2002
Vallicoltura
Si considera l'allevamento in valle come una policoltura con produzioni
difficilmente rilevabili su base annua
(riportiamo quindi i dati maggiormente rilevanti).
TOTALE TOTALE TOTALE
REGIONE
Impianti Produzione PLV
Emilia Romagna 1
Friuli V.G. 27 75 337
Lazio 1
Toscana 1
Veneto 49 600 2.700
TOTALE 79 675 3.037
21
QUADRO GENERALE PROVINCIALE
ANNO 2002
Acqua dolce, salmastra e marina
Classifica
PROVINCIA Numero Impianti
TRENTO 51
UDINE 43
TREVISO 39
PORDENONE 32
BRESCIA 25
VICENZA 27
LUCCA 21
VERONA 17
CAGLIARI 14
CUNEO 11
TRAPANI 11
VENEZIA 11
PERUGIA 9
PADOVA 9
FOGGIA 8
SALERNO 7
MILANO 7
22
QUADRO GENERALE PROVINCIALE
ANNO 2002
Acqua dolce (trota)
Classifica
PROVINCIA Numero Impianti
TRENTO 51
UDINE 37
TREVISO 35
PORDENONE 32
BRESCIA 25
VICENZA 25
LUCCA 21
VERONA 15
CUNEO 10
PERUGIA 9
MILANO 7
MACERATA 6
BELLUNO 5
BERGAMO 5
MANTOVA 5
MASSA CARRARA 5
TORINO 5
23
QUADRO GENERALE PROVINCIALE
ANNO 2002
Acqua dolce (anguilla)
Classifica
PROVINCIA Numero Impianti
PADOVA 5
TREVISO 4
MILANO 4
CAGLIARI 3
MANTOVA 2
LATINA 2
FOGGIA 2
VERONA 2
VICENZA 2
VENEZIA 2
SIRACUSA 2
24
QUADRO GENERALE PROVINCIALE
ANNO 2002
Acqua dolce (trota e anguilla)
Classifica
PROVINCIA Numero Impianti
TRENTO 51
UDINE 37
TREVISO 39
PORDENONE 32
BRESCIA 25
VICENZA 27
LUCCA 21
VERONA 17
CUNEO 11
MILANO 11
PERUGIA 9
PADOVA 8
MANTOVA 7
MACERATA 6
BERGAMO 5
TORINO 5
BELLUNO 5
VENEZIA 5
MASSA CARRARA 5
25
QUADRO GENERALE PROVINCIALE
ANNO 2002
Acqua salmastra e marina
(Spigola/Branzino, Orata e altre specie marine)
Classifica
PROVINCIA Numero Impianti
CAGLIARI 11
TRAPANI 11
GROSSETO 8
UDINE 6
VENEZIA 6
LECCE 6
FOGGIA 6
ROVIGO 5
SALERNO 4
LATINA 4
BARI 4
SASSARI 4
ORISTANO 4
AGRIGENTO 4
LIVORNO 4
NAPOLI 3
TRIESTE 3
TARANTO 3
BRINDISI 3
26
PRODUZIONE DELL'ACQUACOLTURA ITALIANA IN TONNELLATE
E CORRISPETTIVO VALORE IN MIGLIAIA DI EURO PER IL 2002
SPECIE Allevamento Allevamento
TOTALE VALORE
intensivo estensivo
(tonnellate) (migliaia di euro)
(tonnellate) (tonnellate)
SPIGOLA 9.000 600 9.600 61.440
ORATA 8.000 1.000 9.000 50.400
SARAGHI 400 400 2.280
ANGUILLA 1.800 100 1.900 11.400
CEFALI 3.000 3.000 10.200
TROTA 41.500 41.500 (*) 122.840
PESCE GATTO 600 600 2.400
CARPE 650 650 1.885
STORIONI 750 750 4.650
ALTRI PESCI (**) 2.200 2.200 11.000
TOTALE PESCI 64.900 4.700 69.600 278.495
MITILI (+pesca) 135.000 87.750
VONGOLA VERACE 40.000 184.000
TOTALE MOLLUSCHI 175.000 271.750
TOTALE 244.600 550.245
ACQUACOLTURA
(*) viene considerato anche il valore aggiunto per il prodotto trasformato fresco in azienda.
(**) ombrina, dentice, persico spigola, luccio, etc. ELABORAZIONI API 2004
27
3. LE FILIERE PRODUTTIVE
28
FILIERA DELLA TROTA
FLUSSI MATERIALI
Fase 1 - ALLEVAMENTO
• Riproduttori
• Mangimi completi
ALLEVAMENTO
Vendita
e medicati RIPRODUTTORI uova
• Disinfettanti Produzione embrionate
Uova embrionate
• Uova embrionate
• Mangimi completi AVANNOTTERIA
e medicati Produzione
Vendita
• Disinfettanti Avannotti
avannotti
• Sanitizzanti (2-5 giorni)
Fase 2 – POST-ALLEVAMENTO
al consumo
Trote
Cattura
Trota bianca
Devitalizzazione
Trota salmonata
Cernita
Confezione
Consegna
29 alla lavorazione
FILIERA DELLA TROTA
OPERATORI
Produttori e distributori
Frigotrasportatori
di disinfettanti
Produttori e distributori
Piccoli distributori
di attrezzature per l’acquacoltura
Grande distribuzione
30
FILIERA DELLA SPIGOLA E DELL’ORATA
FLUSSI MATERIALI
Fase 1 - ALLEVAMENTO
MEZZI DESTINO
TECNICI PRODUZIONE
• Larve AVANNOTTERIA
• Alimenti larvali Allevamento larve Avannotti:
• Mangimi Svezzamento vendita ad
• Disinfettanti Sviluppo avannotti allevatori
• Ossigeno
• Avannotti ALLEVAMENTO
• Mangimi In vasche In gabbie
• Disinfettanti A terra a mare
• Ossigeno Preingrasso
Ingrasso
Digiuno
Fase 2 – POST-ALLEVAMENTO
al consumo
Cattura
Devitalizzazione
• Ghiaccio Pesce
Cernita
• Cassette confezionato
Confezione
Consegna
alla lavorazione
31
FILIERA DELLA SPIGOLA E DELL’ORATA
OPERATORI
Allevatori Fornitori
di riproduttori di materie prime per mangimi
Grande distribuzione
32
Massimo Buzzao
Roma - 2004
INDICE
- La ristrutturazione industriale
- L'impiego nella filiera lattiera
- Necessità di finanziamento e sgravio degli oneri
- Il miglioramento delle relazioni - industrie / distribuzione
- Revisione della regolamentazione delle strutture lattiere e gestione
dell'offerta
- Promozione e immagine dei prodotti lattieri
- Ricerca e innovazione
Sigle e abbreviazioni
2
Un programma strategico a favore della filiera lattiera francese
Principali Orientamenti
Premessa
L'entrata in vigore nel 2004 delle decisioni prese dal Consiglio europeo
di Berlino del 1999, completate nel giugno 2003 dagli accordi di
Lussemburgo, modifica profondamente l'organizzazione comune dei
mercati (OCM) del latte e dei prodotti lattieri.
4
A completamento dei lavori regionali, è stata richiesta agli addetti
agricoli francesi presenti negli Stati dell'Unione europea un'analisi delle
evoluzioni del settore lattiero dei vari partner europei.
5
· L'innovazione, la creazione di valore aggiunto, una politica di marca e
di espansione dei mercati sono indispensabili per confortare in maniera
sostenibile la filiera lattiera.
Situazione e difficoltà
Tenuto conto del contesto della riforma della PAC, bisogna considerare
tre obiettivi:
6
2. Migliorare le condizioni di lavoro
Proposte
7
2. Altre proposte in materia di riduzione degli oneri aziendali
8
Si è stabilito un largo consenso sui seguenti argomenti:
Risulta dalle tavole rotonde regionali che alcuni punti siano oggetto di
un disaccordo tra le zone in materia di gestione delle quote:
10
B. Rafforzare la competitività dell'industria lattiera francese
Situazione e difficoltà
Proposte
11
o Il miglioramento del mix-product, aumentando la parte dei
prodotti ben valorizzati;
o La differenziazione delle gamme di produzione;
o La ricerca di nuovi sbocchi alimentari e non alimentari.
12
o Un migliore riconoscimento delle competenze, in particolare
tramite passaggi certificati di qualifica professionale (CQP)
verso i diplomi (possibilità offerta agli studenti di cambiare
corso di studi durante gli stessi), soprattutto nel quadro della
certificazione degli elementi acquisiti dall'esperienza (CAE);
Ricerca e sviluppo
Dopo aver tracciato uno stato dell'arte dei mezzi dedicati alla Ricerca ed
allo Sviluppo (R&S) in questo settore, verranno realizzate analisi sulle
previsioni concrete dell'evoluzione del dispositivo R&S, sia sul tema
della Ricerca che sulle modalità della messa in opera.
15
LE TAVOLE ROTONDE REGIONALI
Punti principali:
16
Introduzione
17
Consenso sulle difficoltà che la filiera deve risolvere
Le zone intermedie
Le zone di montagna
20
Infine, l' Auvergne chiede una informativa sulle modalità di fine
campagna trasparente e la regione Rodano-Alpi il mantenimento del
sistema delle allocazioni provvisorie.
Infine si fa appello:
21
Gli obblighi della messa a norma, della modernizzazione e della difficoltà
del lavoro
22
mette in primo piano la comunicazione per mantenere un clima propizio
alla produzione lattiera.
In materia di impiego
24
In materia di commercializzazione
25
Questo sforzo di ricerca deve ugualmente portare alla definizione di
nuovi sistemi di produzione (tempo di lavoro, modernizzazione
economica, benessere degli animali), in particolare nel caso di
accorpamenti di reparti lattieri (Rodano-Alpi).
26
ANALISI E CONFRONTO CON LE FILIERE LATTIERE EUROPEE
Punti principali:
Introduzione
Il prezzo del latte tende a calare, ad eccezione dei nuovi Stati membri.
Questo fenomeno trova spiegazione in una evoluzione della ripartizione
dei margini, più a vantaggio dei trasformatori e dei distributori, e nei
guadagni di produttività realizzati dai produttori. In Danimarca, il prezzo
del latte si situava intorno ai 284 DKK nel 1988/1989, nel 2002/2003 è a
251 DKK. Tra il 1996 e il 2000, il prezzo "uscito dalla fattoria" del latte
britannico è calato di un terzo e si colloca tra l'8 ed il 13% sotto ai prezzi
degli altri paesi europei (anche se queste evoluzioni risultano in parte
dovute a fenomeni di cambio). In Germania, i recenti cali (-15% in tre
anni) hanno portato a degli scioperi nelle consegne e a forti tensioni con
la distribuzione.
31
I Paesi Bassi sembrano auspicare un calo dei costi di transazione
generati dalle loro borse alle quote, in cui queste ultime si scambiano
attualmente a 1,7 Euro al litro. A più lungo termine, è sembrato loro
logico abbandonare il sistema delle quote qualora ì corsi europei
avessero raggiunto quelli internazionali. L'aumento delle quote previsto
per il 2006 dovrebbe, secondo loro, essere oggetto di un attento esame
con un occhio alla situazione del mercato.
34
Nelle strategie, si distinguono l'investimento sui prodotti a valore
aggiunto più alto, lo sviluppo dei marchi, la separazione dei prodotti
industriali e l'integrazione verticale. In Germania, la riflessione sembra
più arretrata: le ristrutturazioni industriali sono percepite soprattutto
come conseguenza dell'evoluzione della geografia futura delle aziende.
Nei Paesi Bassi, si pone l'accento sullo sviluppo della valorizzazione dei
marchi, che si riorientano, mentre i progetti di fusione segnano il passo.
Una reciprocità di buone pratiche di allevamento è ricercata per la
produzione attraverso il programma KKM. L'accento si pone anzitutto su
una ottimizzazione permanente della capacità industriale, mentre la
diversificazione a fronte del rischio è operata tramite
l'internazionalizzazione piuttosto che attraverso lo sviluppo di altre
produzioni agricole.
36
APPROFONDIMENTO DELLE DIVERSE TEMATICHE
37
LA RISTRUTTURAZIONE INDUSTRIALE DEL SETTORE LATTIERO
38
Strutture industriali
Strumenti operativi:
40
forte potenziale d'esportazione, nonostante il suo minor valore aggiunto
rispetto a quello della produzione formaggiera francese attuale.
3. migliore collaborazione con gli esportatori, soggetti a numerosi
vincoli (in particolare prove di arrivo a destinazione).
4. riduzione delle quote per una migliore gestione della produzione,
richiesta dai produttori e da certi operatori.
La riduzione del numero degli operatori e dei volumi dei prodotti a debole
valore aggiunto sarà uno degli obiettivi di questo piano rivisto.
41
OCCUPAZIONE NELLA FILIERA LATTIERA
Se, nel settore della produzione lattiera, l'occupazione dei salariati non
sembra essere globalmente minacciata, la forza lavoro non salariata
preoccupa seriamente le OPA presenti (FNPL, FNSEA, Confederazione
contadina, Coordinazione rurale). Tuttavia, gli effetti delle evoluzioni
riguardano la produzione lattiera (quote, prezzo del latte, divisione dei
diritti di produzione...) delle grandi aziende specializzate, mentre le
piccole e medie aziende diversificate sono ancora oggetto di dibattiti.
42
· Portando dal 58 al 100% lo sgravio degli oneri sociali per imprenditori
che assumono lavoratori con contratto a tempo indeterminato (CTI);
· Sostenendo la costituzione di gruppo tramite un sostegno - consiglio
sui modi di organizzazione del lavoro e delle analisi concrete della
situazione. L'ONILAIT potrebbe ricorrere all'expertise dell'Istituto
dell'allevamento e trovare integrazioni, in particolare presso i consigli
regionali;
· Precisando, attraverso un regolamento interno standard o un accordo
di categoria, le condizioni di intervento per lavoratori dei gruppi di
imprenditori al fine di fidelizzarli e di evitare il turn-over.
44
NECESSITA' DI FINANZIAMENTO E SGRAVIO DEGLI ONERI
Proposte
48
L'integrazione delle specifìcità della filiera lattiera nel "Piano Edifici"
Inoltre:
- la razionalizzazione dei costi di modernizzazione degli edifici.
Essendo alti i costi della modernizzazione degli edifici, è stato chiesto
all'Istituto dell'Allevamento di dare un contributo alle soluzioni
economiche possibili in materia di alloggiamento degli animali. Si
auspica che la ricerca relativa alla limitazione dei costi di costruzione si
sviluppi e sia oggetto di informazione presso gli imprenditori.
50
questo piano non riesce a riflettere e realizzare un progetto adatto ai
bisogni dell'azienda.
Alla luce degli studi condotti dai CER bretoni ed il FRCUMA dell'Ovest
presso le aziende lattiere, risulta che la delegazione di lavoro ad una
CUMA diminuisca il tempo di lavoro dell'allevatore di 70 ore per UTH e
per anno. Potranno essere previste la ricerca e la diffusione di dati
riguardanti una diversa organizzazione del lavoro.
Proposta 10: Gli aiuti attribuiti nel quadro del "Piano Edifici" ai giovani
agricoltori saranno sottoposti alla maggiorazione di 10 punti del tasso di
51
sovvenzione degli investimenti ed alla soppressione dei massimali a
seguito della sovvenzione per una durata di 5 anni a partire dalla data di
installazione.
Il principale sostegno dello Stato consiste nel bonifico dei prestiti che
completino le sovvenzioni in capitale attribuite per gli aiuti agli edifici ed
alla meccanizzazione.
I prestiti agevolati
I produttori lattieri beneficiano di due categorie principali di prestiti
agevolati sulle quali si basa la politica di aiuto all'insediamento ed
all'investimento per mezzo dell’agevolazione: i prestiti speciali di
modernizzazione (PSM) ed i prestiti a medio termine speciali di
insediamento ai giovani agricoltori (MTS-GA). Tuttavia, come il settore
delle produzioni vegetali speciali, anche l'allevamento beneficia di una
categoria di prestito agevolato complementare, i prestiti speciali di
allevamento (PSA).
Dalla fine del 2001 e sino alla fine del 2003, il contesto è stato marcato
da un calo continuo dei tassi di mercato per i prestiti specializzati
agricoli a medio o lungo termine; ciò è stato favorevole per il mercato
52
agricolo che ha beneficiato di un basso costo di accesso al credito,
sempre attuale nel 2004. La tendenza si invertirà leggermente dopo il
2004, quando si noterà un aumento molto misurato dei tassi di mercato.
L’agevolazione, già attraente (il tasso di mercato medio per i prestiti
specializzati a medio e lungo termine nel 2003 era quasi del 5%), in
particolare per i giovani agricoltori in zona svantaggiata che devono
continuare a beneficiare dei tassi più bassi, lo diventa ancora di più, in
quanto i tassi dei prestiti agevolati erano fissati e non indicizzati sul
costo del credito.
Sgravio dell'onere
Si raccomanda di prevedere sgravi degli oneri in caso di crisi. Tra gli
strumenti esistenti, sono stati istituiti i fondi di sgravio degli oneri (FSO)
per assumere in maniera massimale gli interessi delle scadenze dei
prestiti specializzati a lungo e medio termine, agevolatiati e non, in caso
di crisi settoriale o di rischi climatici subiti dalle aziende agricole.
Queste modalità non sono state accolte dalla Commissione nel 2002;
quest'ultima considera che si tratta di un aiuto al funzionamento
suscettibile di creare delle distorsioni di concorrenza. Il suo ambito di
intervento è limitato agli eventi eccezionali (crisi dell'ESB o rischi
climatici per esempio), con riserva di rispettare le linee direttrici
agricole in materia di aiuti statali. In ogni caso, l'intervento dell'FSO in
occasione di una crisi di mercato derivante da un disequilibrio tra
l'offerta e domanda non è possibile.
53
MIGLIORAMENTO DELLE RELAZIONI DELLE INDUSTRIE LATTIERE
CON LA DISTRIBUZIONE
Situazione e difficoltà
Proposte di intervento
54
Vie e mezzi per una migliore cooperazione tra gli attori della filiera
Si sottolinea il calo delle vendite nei reparti da taglio delle GSM; questi
hanno la tendenza ad essere sostituiti da prodotti ritenuti più redditizi.
Alcuni negozi considerano che questi piccoli reparti non generino
abbastanza fatturato da coprire gli oneri legati a questo tipo di vendita
assistita. L'INAO auspica un partenariato con la distribuzione per
coordinare la comunicazione sull'origine dei prodotti, i marchi di qualità
(AOP/IGP) e la loro collocazione in rapporto ai marchi.
55
REVISIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE DELLE STRUTTURE LATTIERE
E GESTIONE DELL'OFFERTA
La Francia conta nel 2004 circa 115.000 aziende che consegnano latte di
vacca. Queste dispongono di un riferimento medio di 210.000 litri, uguale
al riferimento mondiale/europeo, ma di molto inferiore a quello di paesi
come i Paesi Bassi, il Regno Unito o la Danimarca. Queste aziende
impiegano poco meno di 280.000 attivi a tempo pieno, di cui il 5%
salariati.
Il calo dei prezzi di intervento previsto dalla riforma della PAC si tradurrà
in un calo medio del prezzo del latte stimato tra il 10% e il 20%. Sarà
compensato parzialmente da un aiuto diretto, che rappresenta poco più
del 10% del prezzo prima della riforma. Questo aiuto sarà diviso nel 2007
sulla base della quota dell'azienda al 31 marzo 2006, in ragione di 35,5
E/T (qualora lo stanziamento supplementare fosse allocato in funzione
della quota, come l'aiuto per tonnellata).
Gestione dell'offerta
56
mercati. Una gestione rinforzata dell'offerta diventa quindi
indispensabile in questo nuovo contesto.
L'aumento delle quote programmate a partire dal 2006 al 2008 (0,5% per
anno per 3 campagne), indipendentemente dalle condizioni di mercato,
le cui prospettive sono state riviste per difetto, va incontro
all'adeguamento tra produzione lattiera e domanda. Una riduzione
dell'offerta in un solo Stato membro in seno ad un mercato unico ha
tuttavia un effetto limitato.
Proposte di intervento
È necessario:
. Consolidare le quote prima del 31 marzo 2006, mettendo queste
ultime in adeguamento con la produzione reale, in modo che beneficino
durevolmente dell'aiuto lattiero;
. Attribuire le quote alle aziende che continueranno la produzione
lattiera dopo il disaccoppiamento;
. Conformare le aziende alle norme e aiutare quelle che potranno
conformarsi;
. Favorire lo sviluppo delle strutture associative che permettano di
ridurre il vincolo lavoro.
58
o 300.000 litri (invece di 200.000 l.): 30%;
o 400.000 litri (invece di 300.000 l.): 40%.
59
Annuncio anticipato dei rimborsi di fine campagna
60
PROMOZIONE E IMMAGINE DEI PRODOTTI
Situazione e difficoltà
Proposte
Occorre ristabilire una giusta opinione dei prodotti del latte, sulla quale
le marche potranno appoggiarsi, e riabilitare obiettivamente la materia
grassa del latte. La comunicazione dell'interprofessione sarà dunque
orientata sul tema del beneficio alla salute dei prodotti del latte, in
particolare per il calcio. Il lavoro dell'interprofessione continuerà a
inserirsi in una logica di immagine dei prodotti del latte. La
comunicazione su questo argomento, destinata a rafforzare le vendite,
deve rimanere di competenza delle imprese.
62
latte. La DGS è aperta alla comunicazione sul burro, ma unicamente su
caratteristiche non nutrizionali come il piacere, la naturalezza o il gusto.
65
MERCATO NAZIONALE
Gli acquisti delle famiglie sono diminuiti per tutti i prodotti del latte nel
2003, eccezion fatta per i prodotti ultra-freschi e la panna.
66
MERCATO GRANDI ESPORTAZIONI
Fusi 38,22%
Formaggi freschi 5,66%
Roquefort 0,73%
Caprini, altre paste Molli 11,78%
Tipi italiani 3,39%
Formaggi Grattugiati 0,68%
Brie 9,47%
St Paulin e simili 3,07%
Cheddar, cantaI 0,27%
Feta 6,96%
Camembert 2,17%
Edam 0,21%
Emmental 6,84%
Altri blu 1,11 %
Gouda 0,11%
Altre paste dure 5,99%
Fontal, Larvati 1,07%
Al tri 2,27%
67
RICERCA E INNOVAZIONE
Punti di forza
Punti di debolezza
Lo stato dei mezzi dedicati alla R&S della filiera è sintetizzato nelle
tabelle allegate. Si limita ai mezzi pubblici e si declina in funzione dei
tipi istituzionali, dei temi e dei luoghi. Questi mezzi pubblici raggiungono
300 elementi a tempo pieno, di cui la metà spetta all'INRA. Gli ENIL
sembrano ben collocati per gestire la tensione tra la necessità di
sviluppare le conoscenze fondamentali sulla materia prima, e quella di
rispondere in maniera rapida e semplice alle sollecitazioni di piccole
strutture che non dispongono di R&S ma si trovano su mercati stretti e
segmentati.
Proposte
· la sicurezza sanitaria.
69
Assi di lavoro nuovi
70
Disporre di luoghi di diffusione e trasferimento ed anche di
contestualizzazione delle questioni tecniche
71
Adattare i finanziamenti alla natura delle azioni di R&S
Sintesi regionale
72
Sintesi internazionale
LA "FONDAZIONE - RICERCA"
73
Conformemente agli statuti-tipo le Fondazioni di ricerca sono dotate di
un consiglio scientifico. Il Ministero della Ricerca, gli organismi di
ricerca o gli istituti di insegnamento superiore sono rappresentati nel
consiglio di amministrazione di queste Fondazioni.
74
mobilitazione dei Francesi attorno a questi lavori di ricerca nel momento
in cui corrispondono a poste in gioco chiare.
75
L'oggetto della Fondazione è di contribuire alla lotta contro l'effetto
serra, all'indipendenza energetica della Francia e alla creazione di
processi e filiere innovativi e alternativi, economicamente competitivi
per il mondo rurale.
LA RETE TEMATICA
· la valorizzazione.
77
Sigle e abbreviazioni
ACTA - Associazione di coordinamento tecnico agricolo
ACTIA - Associazione di coordinamento tecnico per l'industria agro-
alimentare
ESAR - Ente di sviluppo agricolo e rurale
F- Fatturato
BCRD - Budget civile di ricerca e sviluppo
CAS - Contratto da agricoltura sostenibile
CSP - Contratto da studio prospettivo
CNIEL - Centro nazionale interprofessionale dell'economia lattiera
CPSR - Contratto piano Stato Regione
COPERCI - Comitato permanente di coordinamento delle ispezioni
CQP - Comitato di qualificazione professionale
CROA - Commissione regionale di orientamento agricolo
CUMA - Cooperativa di utilizzo del materiale in comune
CVO - Contributo volontario obbligatorio
DGS - Direzione generale della sanità
EBA - Eccedente lordo d'azienda
FSO - Fondi di sgravio degli oneri
FCD - Federazione del commercio e della distribuzione
FNCL - Federazione nazionale delle cooperative lattiere
FNIL - Federazione nazionale dell' industria lattiera
GMS - Grandi e medie superfici
GlS - Gruppo di interesse scientifico
FNPL - Federazione nazionale dei produttori di latte
IAA - Industria agricola e alimentare
IGP - Indicazione geografica protetta
ICIC - Istituto di collegamento delle industrie e del commercio
MTS-GA - Prestiti a medio termine speciali giovani agricoltori
OPA - Organizzazioni professionali agricole
OCM - Organizzazione comune dei mercati
PAD - Progetto agricolo dipartimentale
PSRN - Programma di sviluppo rurale nazionale
PMQVAL- Progetto di miglioramento della qualità della vita negli
allevamenti lattieri
PLC - Prodotto di largo consumo
PGIOA - Programma di gestione degli inquinanti di origine agricola
PI - Prodotto industriale
POA - Premio di orientamento agricolo
PNNS - Piano nazionale nutrizione salute
PSA - Prestiti speciali di allevamento
78
ANALISI DEL COMPARTO FLORICOLO E INDIVIDUAZIONE
DELLE PROVINCE
MAGGIORMENTE RAPPRESENTATIVE
1
INDICE
2
1. IL QUADRO INTERNAZIONALE
3
Tabella 1 – Superfici coltivate e valore della produzione
di fiori e piante in vaso a livello mondiale
Valore della
Grandi aree Superfici produzione
di produzione (ettari) (milioni di Euro)
Europa 59.724 10.771
Medio Oriente 3.306 272
Africa 6.622 342
Asia-Pacifico 173.608 *38.000
Nord America 24.172 3.024
America Latina 30.343 1.406
Totale mondiale 297.775 54.392
In Europa, l’Olanda detiene la superficie più vasta, sia in piena aria che in
serra, ed è al primo posto anche per il valore della produzione, che rappre-
senta circa un terzo di tutta la produzione europea. Al secondo posto per
superficie e valore, l’Italia. Seguono Germania, Francia, Spagna e Gran
Bretagna.
4
In Nord America, gli Stati Uniti detengono la quasi totalità della superficie
coltivata a fiori e piante.
Anche negli ultimi anni, secondo gli annuari statistici dell’AIPH 2000-
2002, le superfici coltivate sono aumentate in tutte le grandi aree mondiali
ed è parallelamente aumentato il valore delle produzioni.
5
Le caratteristiche del fenomeno non sono dovunque le stesse. Nei tradizio-
nali paesi produttori, l’aumento di produzione dipende essenzialmente
dall’incremento di produttività, mentre nei paesi di nuova produzione di-
pende dalla riconversione produttiva di ampie superfici agricole.
6
Il Medio Oriente, che si riduce sostanzialmente a Israele, ha come principa-
le destinazione l’Europa.
7
Fonte – De Groot, WCHR, 1998
8
Tabella 2 – Principali paesi esportatori di prodotti floricoli (000$)
9
2. IL QUADRO NAZIONALE
10
dicava solo alla coltivazione in piena aria, il 38% solo alla coltivazione pro-
tetta, il restante 28% ad entrambe le coltivazioni.
Tale fenomeno risulta peraltro da due andamenti divergenti: quello del sub-
comparto vivaistico, che ha segnato un consistente aumento (+7.000 azien-
de e +10.000 ha), e quello del sub-comparto floricolo, che ha subito un calo
di quasi 2.900 aziende e di 1.000 ettari di superfici, anche se va registrato,
all’interno del sub-comparto floricolo, un aumento della superficie protetta
di 538 ettari, a fronte di una diminuzione di 942 aziende, indice di
un’evoluzione strutturale verso dimensioni aziendali più efficienti.
2.2 Produzione
11
La produzione lorda vendibile del comparto florovivaistico ha raggiunto
nel 2002 un valore di circa 2,5 miliardi euro.
2.3 Il lavoro
13
La media degli addetti per azienda era di 3,4 persone.
Giornate
Giornate Occupati per
lavoratore
Mano d’opera familiare 10.388.232 103.582 100,3
Mano d’opera salariata a tempo 2.320.320 10.010 231,8
indeterminato
Mano d’opera salariata a tempo 3.072.260 37.683 81,5
determinato
Totale 15.780812 151.275 104,3
Fonte: Istat
Dati più recenti sulla occupazione nel settore sono offerti dalle statistiche
del Sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere, in collabora-
zione con il Ministero del lavoro.
14
La rilevazione effettuata nel 2001 nelle imprese agricole con almeno un di-
pendente ha conteggiato 24.553 dipendenti addetti al florovivaismo, di cui
9.989 fissi.
15
Tabella 6 – Dinamica delle assunzioni nel settore agricolo
e florovivaistico (Previsioni per il 2002)
Assunzioni Assunzioni %
Figure professionali effettuate previste extra
nel 2001 nel 2002 comunitari
Giardiniere 541 529 18
Vivaista 302 494 42
Floricoltore 54 155 58
16
2.4 Le aree di produzione
La concentrazione regionale
17
Le tabelle 8 e 9 presentano le prime dieci regioni per quota di superficie
destinata rispettivamente alla floricoltura e al vivaismo
ha %
Liguria 2.750,84 21,6
Toscana 1.807,89 14,2
Lombardia 1.332,14 10,5
Campania 1.177,67 9,3
Sicilia 1.017,76 8,0
Lazio 986,88 7,7
Veneto 806,92 6,3
Puglia 584,71 4,6
Piemonte 566,74 4,4
Emilia Romagna 487,09 3,8
ha %
Toscana 4.815,81 18,6
Lombardia 3.626,19 14,0
18
Veneto 2.970.05 10,4
Emilia Romagna 2.678,47 7,6
Friuli Venezia Giulia 1.832,99 7,1
Puglia 1.618,97 6,3
Piemonte 1.553,01 6,0
Sicilia 1.552,40 6,0
Marche 1.114,89 4,3
Lazio 787,92 3,0
I dati censuari offrono una rappresentazione statica del peso che le diverse
regioni rivestono nel settore florovivaistico.
Per quanto riguarda i fiori e le piante in vaso, più del 95% della produzione
è concentrato in dieci regioni: la Liguria, che da sola copre il 30% della
produzione nazionale, seguita da Campania, Sicilia, Lazio, Puglia, Lom-
bardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte.
Anche per quanto riguarda le piante da vivaio, più del 93% della produzio-
ne è concentrato in nove regioni: la Toscana, che da sola copre più del 40%
della produzione nazionale, seguita da Lombardia, Emilia Romagna, Sici-
lia, Piemonte, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio e Campania.
19
Il peso e la dinamica delle singole regioni sono riassunti nelle tabelle 10 e
11.
Quota % Rank
Regione 1996 2002 1996 2002
Liguria 29,4 29,7 1 1
Campania 13,5 13,8 2 2
Sicilia 11,8 12,1 3 3
Lazio 5,0 8,6 7 4
Puglia 11,4 8,6 4 4
Lombardia 5,6 6,5 6 6
Veneto 4,6 5,4 8 7
Emilia Romagna 2,4 5,1 9 8
Toscana 8,1 4,6 5 9
Piemonte 2,3 1,2 9 10
Quota % Rank
Regione 1996 2002 1996 2002
Toscana 34,8 41,1 1 1
Lombardia 12,4 12,9 2 2
Emilia Romagna 6,5 7,3 4 3
Sicilia 7,9 6,9 3 4
20
Piemonte 6,4 6,4 5 5
Puglia 5,6 5,1 6 6
Friuli Venezia Giulia 5,3 4,8 7 7
Veneto 3,3 3,8 8 8
Lazio 3,0 3,0 9 9
Campania 1,5 1,9 10 10
Come si può osservare, per quanto concerne il valore della produzione flo-
ricola, la Liguria è nettamente al primo posto e consolida la sua posizione
di leader nel periodo 1996-2002. Nello stesso periodo, migliora nettamente
il suo peso il Lazio, che passa dal 7° a 4° posto, migliorano il Veneto e
l’Emilia Romagna, che guadagnano una posizione, e consolidano la propria
quota di produzione Campania e Sicilia; perde posizioni, invece, la Tosca-
na.
I “distretti” florovivaistici
21
locali e gli operatori economici, di questi tra di loro e con gli altri settori
produttivi, si può parlare di veri e propri “distretti florovivaistici”.
Le principali aree produttive di fiori recisi sono quelle della Riviera di Po-
nente in Liguria, di Pescia e della Versilia in Toscana, di Latina nel Lazio,
di Napoli-Salerno in Campania, di Terlizzi e di Lecce in Puglia, di Marsala,
Scicli e Vittoria in Sicilia.
22
Utilizzando questi criteri, sono state elaborate due classifiche: una delle
prime venticinque province per superficie destinata alla floricoltura e una
delle prime venticinque province per superficie destinata al vivaismo.
Allo scopo di tener conto del dato produttivo, sono state prese in considera-
zione le province che ricadevano nelle prime dieci regioni per produzione
lorda vendibile. In questo modo, si è formata una griglia che evidenzia la
quota di superficie floricola e vivaista di ciascuna provincia all’interno del-
la regione di appartenenza (Tabelle 12 e 13).
Dalla griglia sono rimaste escluse, data l’esiguità della produzione delle re-
gioni di appartenenza, le province di Cagliari e Perugia, presenti nella clas-
sifica per superfici. E’ stata invece inclusa la provincia di Forlì, data la con-
sistenza della plv della regione di appartenenza.
23
- 9 province sono specializzate nella produzione floricola: Imperia, Savona,
Bergamo, Forlì, Lucca, Latina, Napoli, Salerno, Ragusa;
Inoltre, data la contiguità con il distretto del Lago Maggiore è stata inserita
la provincia di Novara, che si trova al 26° posto nella classifica delle pro-
vince floricole.
% su Plv % su Sau
Regioni naz.le Province reg.le
2002 2000
LIGURIA 29,7 Imperia 76,6
Savona 19,6
24
CAMPANIA 13,8 Napoli 58,7
Salerno 19,6
SICILIA 12,1 Ragusa 35,0
Catania 19,0
Messina 17,7
LAZIO 8,6 Latina 46,2
Roma 42,8
PUGLIA 8,6 Lecce 37,8
Bari 35,5
LOMBARDIA 6,5 Milano 18,6
Bergamo 14,9
Como 12,8
Varese 12,4
VENETO 5,4 Padova 25,3
Verona 23,5
Treviso 15,3
Venezia 13,8
EMILIA ROMA- 5,1 Forlì 15,4
GNA
TOSCANA 4,6 Pistoia 39,7
Lucca 26,1
Grosseto 11,3
PIEMONTE 1,2 Torino 43,0
25
Tabella 13 – Principali province per superficie a vivai
per regione di appartenenza
26
Principali aree produttive di fiori recisi
Fonte: Ismea
27
Principali aree e sub-aree produttive
di piante ornamentali in vaso
Fonte: Ismea
28
3. PROBLEMI E PROSPETTIVE
Dalla metà degli anni ’90, le esportazioni di fiori verso l’Europa sono di-
minuite, mentre sono aumentate le importazioni di fiori dall’Olanda. Nono-
stante questo, la bilancia commerciale si è mantenuta positiva per merito
del consistente saldo attivo delle piante ornamentali
Si prevede un aumento rilevante nei consumi dei paesi dell’Est Europa, de-
gli Usa e della Cina. Ma, nello stesso tempo, si prevede una concorrenza
intensificata da parte dei paesi africani, asiatici e latinoamericani.
Spazi di sviluppo che dovrebbero essere favoriti dal superamento dei punti
di debolezza del sistema.
30
1968, relativo alla determinazione di norme di qualità per i fiori recisi e il
fogliame fresco, che gli esperti giudicano troppo generico.
4. IL FLOROVIVAISMO E L’AMBIENTE
Negli ultimi anni si sono avviate alcune iniziative nei singoli “distretti” al
fine di affrontare le suddette tematiche, offendo in queste sedi non solo una
maggiore informazione circa le problematiche in esame, ma anche alcune
soluzioni tecnologiche e/o organizzative, che sono state di fatto impiegate
e che potrebbero avere una maggiore diffusione, consentendo così di af-
frontare con maggiore efficacia i problemi ambientali.
Infine, occorre sottolineare che molte di queste iniziative sono state con-
dotte in collaborazione con istituti di ricerca e università, a dimostrazione
di come si possa giungere a positivi risultati quando si innescano meccani-
smi di collaborazione tra le diverse parti, con ricadute benefiche in termini
di innovazione tecnologica e gestionale e di qualità dell’occupazione pro-
dotta.
L'industria del verde si trova di fronte a molti problemi, non solo economi-
ci (costi di produzione, prezzi e richiesta di mercato, le sfide dei paesi e-
mergenti) ma anche ambientali (qualità del terreno e dell'acqua irrigua,
stress per le colture ecc.). Questa situazione si ripercuote anche sull'indu-
stria dell'arredo urbano verde (progettazione, realizzazione e gestione di
31
parchi, giardini, aree verdi ecc.) oltre che sulla clientela ed sul pubblico in
generale.
4.1 L’energia
32
L’energia costituisce sicuramente una voce di spesa significativa per le im-
prese florovivaistiche che risultano essere sicuramente tra le attività ener-
givore, avendo necessità di forti quantitativi di energia e calore per suppor-
tare la produzione. Considerando il quadro geopolitico internazionale che
si è venuto a creare (specie nel settore energetico) e il fatto che, qualunque
soluzione il nostro paese sceglierà di adottare come sistema a livello strut-
turale e strategico, e che l’applicazione di tale soluzione ad ogni modo ri-
chiederà tempo (siamo nell’ordine di una decina di anni almeno), sarebbe
opportuno che le aziende si impegnino a trovare adeguate soluzioni, singo-
larmente o in forme collaborative, ad un problema che già costituisce e
rappresenterà sempre più, una delle voci maggiormente significative di
spesa e, quindi, di competitività. Tale costo di produzione, si presta ad es-
sere diminuito e razionalizzato e il consumo energetico reso più efficiente
anche dal punto di vista ambientale. Infatti, le soluzioni tecnologiche e or-
ganizzative per ridurre il consumo energetico sono possibili sia dal punto
di vista tecnico che normativo.
33
La scelta di tali comportamenti maggiormente rispettosi dell’ambiente ma,
a questo punto, anche economicamente convenienti, andrebbero adeguata-
mente incentivati da parte pubblica e resi più comuni, come succede in altri
paesi, e occorrerebbe che sia la parte pubblica che quella privata, e i centri
di ricerca e di formazione esistenti, si impegnassero a collaborare mettendo
a disposizione professionalità, conoscenze, risorse e competenze
35
impiegano tecniche e tecnologie in grado di aumentare l’efficienza
dell’irrigazione. Il problema è il trasferimento di queste tecnologiche nelle
aziende più piccole e più deboli economicamente.
In realtà, con riferimento all’uso della risorsa idrica nel settore, il problema
è duplice: non è solo relativo alla quantità di acqua utilizzata a scopi irri-
gui, ma anche di qualità della stessa, sia in entrata che in uscita dal proces-
so produttivo.
L'acqua è stata considerata per anni un bene di scarso valore in quanto rite-
nuta di fatto inesauribile e di nessun costo reale.
36
In passato, infatti, a seguito di questa distorta e poco corretta visione, nes-
suna azienda agricola si è mai veramente preoccupata di fare un uso accor-
to e tecnicamente corretto di questo elemento, anche quando l'acqua viene
di fatta pagata sulla base di specifici parametri economici.
Tali concetti, pur non essendo estranei alla nostra coltura, non hanno mai
trovato un'applicazione estesa, in quanto il concetto che l'acqua fosse un
bene privo di costo monetario ha fatto aggio su ogni altra considerazione.
37
E’ opportuno per le aziende agricole, soprattutto quelle che per la loro spe-
cializzazione colturale utilizzino grandi volumi d'acqua, un ripensamento
sui modi d'utilizzo dell'acqua irrigua individuando metodi d'irrigazione e
d'utilizzazione che riducano al minimo gli sprechi di questa risorsa.
Occorre però dire che per molte colture non si hanno dati sufficienti sulle
effettive esigenze di acqua e nutrienti. L’assorbimento di alcune sostanze,
come l’azoto ad esempio, è di tipo asintotico.
39
Generalmente le specie floricole ornamentali di serra e di vivaio sono sen-
sibili alla salinità soprattutto per le caratteristiche estetiche della pianta fi-
nita. L'impiego nel florovivivaismo, per le ragioni indicate in precedenza,
dei sistemi di coltivazione a ciclo chiuso (cioè, con recupero e riutilizzo
delle acque di drenaggio) rende cruciale gestire la fertilizzazione in modo
da evitare la salinizzazione.
Nella realtà del vivaismo possono essere messi in pratica diversi accorgi-
menti per risparmiare acqua e fertilizzanti, con benefici effetti per
l’ambiente, accorgimenti che non presentano difficoltà o grossi investi-
menti. Senza addentrarci in eccessivi tecnicismi le possibili strade che pos-
sono essere seguite sono di seguito individuate.
40
ornamentali sia in serra che in vivaio. In molti casi si è notato un andamen-
to ciclico che si esprime a livello stagionale (mensile), settimanale, giorna-
liera e perfino orario che suggerisce la possibilità di modulare la distribu-
zione dell'acqua e dei fertilizzanti su scale temporali diverse.
Gli impianti per il ricircolo dell’acqua sono assai diversi per tecnologia
impiegata e costi di investimento e presentano comunque alcuni problemi.
Sono tre i fattori principali che possono frenare l’impiego di questi sistemi:
Circa il pregiudizio che il recupero delle acque possa essere causa di un in-
cremento delle malattie delle piante possiamo semplicemente affermare
che non ci sono mai state evidenze che questa possibilità corrisponda a ve-
rità.
Al contrario il punto 3 costituisce uno dei punti dolenti del processo di re-
cupero delle acque. Le alghe sono l’effetto della presenza di fertilizzanti e
sostanze nutrienti nelle acque recuperate.
Il problema è ben conosciuto dagli addetti al settore e vari sono stati i ri-
medi proposti ma pochi i risultati ottenuti.
Anche in questo caso però una corretta gestione del recupero delle acque
può venire in aiuto per limitare i danni: l’ abbattimento mediante tecniche
di fitodepurazione può costituire un grosso contributo alla soluzione di
questa problema.
42
Inoltre, se un trattamento di fitodepurazione fosse attuato anche alle acque
in uscita dai depuratori di acque urbane avremo meno nitrati nei corsi d'ac-
qua e, per logica conseguenza, meno alghe nelle vasche di irrigazione delle
aziende che attingono acqua a valle di un depuratore.
E’ ovvio che uno dei metodi per ridurre il consumo di acqua nel settore
consiste nell’adozione di un adeguato sistema di irrigazione che aumenti
l'efficienza di distribuzione e di conseguenza ne diminuisca il consumo: se
tutte le aziende sostituissero gli impianti di irrigazione aerei con impianti a
goccia il consumo di acqua subirebbe un calo drastico.
43
L'irrigazione localizzata, negli ultimi anni si è notevolmente estesa, a sca-
pito del sovrachioma, perché permette di apportare ad ogni singola pianta il
volume di acqua ad essa necessaria e perché è rilasciata direttamente nel
contenitore di allevamento, evitando inutili sprechi fuori dal vaso. Si ritie-
ne, a titolo indicativo, che un impianto a goccia consumi fino a dieci volte
di meno rispetto a quello a pioggia.
Sempre all'interno del vivaismo, possono essere attuate altre pratiche per
incrementare l'efficienza dell'irrigazione, contenendo le perdite. La pro-
grammazione degli interventi irrigui sulla base di una attenta valutazione
del fabbisogno di ogni singola specie è una delle azioni prioritarie, oltre
all’irrigazione nelle ore più fresche o tecniche per limitare le perdite per
evapotraspirazione (teli ombreggianti).
45
In conclusione, i risultati ottenuti in alcune ricerche per verificare
l’utilizzabilità delle acque reflue nel florovivasimo e che hanno riguardato
diverse specie di piante in vaso, non hanno messo in luce particolari pro-
blemi ed anzi emerge una sostanziale validità dell'acqua reflua urbana co-
me risorsa idrica alternativa per l'irrigazione in vivaio.
¾ miglioramento della qualità delle acque reflue dato che il loro utiliz-
zo per fini irrigui può essere paragonato ad una fitodepurazione;
46
¾ sanitario per quanto riferibile ai reflui urbani
48
qua a disposizione e che quindi si renderà necessario un aumento consi-
stente dell'efficienza d'uso sia dell'acqua sia dei fertilizzanti. L'adozione di
tecniche innovative riguardanti l'irrigazione e la fertilizzazione è il primo
passo in quella direzione.
49
zioni gestionali di tipo territoriale che possono aiutare nel superamento dei
problemi ambientali e nell’innalzamento della qualità complessiva del pro-
dotto.
50
gie, così da superare i problemi tipici della piccola dimensione aziendale,
sono i seguenti:
51
¾ Attività di ricerca, sviluppo e divulgazione delle principali innova-
zioni, sia tecnologiche che gestionali, con riferimento particolare alle
PMI.
52
APPENDICE STATISTICA
53
Superfici e aziende florovivaiste
Per regione (2000)
Sau n. Az.
PIEMONTE 1867,5 2121
VALLE D'AOSTA 6,86 34
LOMBARDIA 4618,4 3917
TRENTINO A. A. 195,68 568
VENETO 2899,4 3143
FRIULI-V.G. 1836,2 800
LIGURIA 2915,4 8428
E.ROMAGNA 2037,4 1748
TOSCANA 6279,2 5258
UMBRIA 453,7 432
MARCHE 982,21 929
LAZIO 1627,6 1900
ABRUZZO 422,38 565
MOLISE 58,98 83
CAMPANIA 1557,1 3482
54
PUGLIA 1820 2234
BASILICATA 154,13 228
CALABRIA 497,84 507
SICILIA 2312,5 2912
SARDEGNA 583,26 940
ITALIA 33126 40229
55
Trentino-Alto Adige 222 76,09 115 34,78 196 41,31
Verona 144 200,10 62 119,22 123 80,88
Vicenza 116 93,13 61 60,27 97 32,86
Belluno 36 10,66 17 4,91 33 5,75
Treviso 200 118,65 72 65,35 180 53,30
Venezia 183 123,43 76 58,75 148 64,68
Padova 318 216,05 160 130,16 254 85,89
Rovigo 91 44,90 26 15,54 85 29,36
Veneto 1.088 806,92 474 454,20 920 352,72
Udine 121 92,18 46 41,91 107 50,27
Gorizia 23 12,36 12 7,41 21 4,95
Trieste 35 5,41 28 3,71 22 1,70
Pordenone 64 28,82 24 12,49 59 16,33
Friuli-Venezia Giulia 243 138,77 110 65,52 209 73,25
Imperia 4.611 2.139,30 3792 1.484,01 2219 655,29
Savona 975 532,02 743 320,48 714 211,54
Genova 161 63,61 118 36,13 119 27,48
La Spezia 44 15,91 23 7,36 36 8,55
Liguria 5.791 2.750,84 4.676 1.847,98 3.088 902,86
Piacenza 46 32,00 27 17,47 40 14,53
Parma 32 32,91 16 23,67 21 9,24
Reggio nell'Emilia 48 54,18 19 43,39 41 10,79
Modena 103 65,68 54 43,60 74 22,08
Bologna 105 65,97 48 46,22 85 19,75
Ferrara 94 67,52 28 31,32 84 36,20
Ravenna 74 76,63 27 59,15 64 17,48
Forlì-Cesena 108 65,59 61 44,05 85 21,54
Rimini 35 26,61 18 17,55 34 9,06
Emilia Romagna 645 487,09 298 326,42 528 160,67
Massa-Carrara 30 14,39 12 7,43 24 6,96
Lucca 618 483,30 407 264,18 488 219,12
Pistoia 858 765,65 582 565,47 538 200,18
Firenze 106 89,05 76 47,59 78 41,46
Livorno 67 36,00 40 18,17 50 17,83
Pisa 59 41,05 33 29,74 45 11,31
Arezzo 119 65,24 65 39,29 81 25,95
Siena 24 85,14 14 7,51 17 77,63
Grosseto 103 204,36 68 184,51 53 19,85
Prato 9 23,71 8 23,26 5 0,45
Toscana 1.993 1.807,89 1.305 1.187,15 1.379 620,74
Perugia 110 62,47 45 27,51 91 34,96
Terni 32 45,96 22 9,02 14 36,94
Umbria 142 108,43 67 36,53 105 71,90
Pesaro e Urbino 87 54,91 51 32,78 53 22,13
Ancona 53 50,58 28 37,85 44 12,73
Macerata 44 25,75 20 15,49 35 10,26
Ascoli Piceno 124 88,23 79 68,38 75 19,85
Marche 308 219,47 178 154,50 207 64,97
Viterbo 53 30,94 35 22,47 31 8,47
Rieti 11 3,97 8 3,26 8 0,71
Roma 448 473,67 348 274,90 286 198,77
Latina 273 455,43 117 179,45 214 275,98
56
Frosinone 200 22,87 172 13,84 39 9,03
Lazio 985 986,88 680 493,92 578 492,96
L'Aquila 22 15,15 14 12,33 10 2,82
Teramo 53 31,98 26 13,94 42 18,04
Pescara 102 54,72 40 24,76 91 29,96
Chieti 67 34,33 29 20,30 52 14,03
Abruzzo 244 136,18 109 71,33 195 64,85
Campobasso 21 7,07 16 4,14 11 2,93
Isernia 6 0,89 4 0,72 2 0,17
Molise 27 7,96 20 4,86 13 3,10
Caserta 48 41,74 37 24,66 18 17,08
Benevento 28 17,48 20 6,69 14 10,79
Napoli 1.765 741,10 753 252,78 1332 488,32
Avellino 86 70,60 75 62,89 18 7,71
Salerno 409 306,75 139 75,41 311 231,34
Campania 2.336 1.177,67 1.024 422,43 1.693 755,24
57
Foggia 42 85,66 31 61,23 15 24,43
Bari 246 205,71 115 60,30 165 145,41
Taranto 64 17,55 58 12,52 10 5,03
Brindisi 160 39,89 136 18,05 29 21,84
Lecce 397 235,90 99 86,48 338 149,42
Puglia 909 584,71 439 238,58 557 346,13
Potenza 61 34,42 53 11,73 13 22,69
Matera 12 7,21 3 2,29 10 4,92
Basilicata 73 41,63 56 14,02 23 27,61
Cosenza 67 49,44 36 11,91 37 37,53
Catanzaro 31 26,72 17 6,28 17 20,44
Reggio di Calabria 45 43,76 19 8,40 32 35,36
Crotone 7 9,62 3 2,25 6 7,37
Vibo Valentia 20 50,26 8 6,26 14 44,00
Calabria 170 179,80 83 35,10 106 144,70
Trapani 140 117,51 82 42,66 77 74,85
Palermo 64 22,10 45 9,23 27 12,87
Messina 269 186,21 212 132,98 120 53,23
Agrigento 71 41,51 31 8,45 45 33,06
Caltanissetta 21 11,54 9 1,95 12 9,59
Enna 77 14,74 71 11,37 9 3,37
Catania 195 197,52 160 136,71 86 60,81
Ragusa 412 385,11 79 42,68 366 342,43
Siracusa 32 41,52 21 23,89 21 17,63
Sicilia 1.281 1.017,76 710 409,92 763 607,84
Sassari 109 70,40 87 50,96 44 19,44
Nuoro 23 13,25 12 4,25 15 9,00
Cagliari 193 145,62 102 48,16 130 97,46
Oristano 23 33,69 9 16,97 22 16,72
Sardegna 348 262,96 210 120,34 211 142,62
-
ITALIA 19.010 12.693,40 11.914 7.200,87 12.504 5.492,53
Fonte: Istat
58
Aziende e superfici vivaistiche di fiori e piante ornamentali
Censimento 2000
59
Piacenza 78 81,22 15 2,60 36 11,02 19 32,71 27 34,89
Parma 57 83,84 5 1,78 25 17,98 14 34,71 21 29,37
Reggio Emilia 146 242,36 10 5,67 17 28,97 53 95,7 92 112,02
Modena 161 215,44 11 12,04 14 5,04 62 90,88 93 107,48
Bologna 186 495,34 16 7,22 30 40,77 90 367,93 62 79,42
Ferrara 146 724,63 5 1,72 44 247,49 28 38,48 84 436,94
Ravenna 128 579,84 18 11,98 30 54,91 35 186,53 65 326,42
Forlì-Cesena 142 202,04 25 7,29 86 59,58 24 52,68 26 82,49
Rimini 58 53,76 10 4,06 25 7,97 18 21,67 19 20,06
Emilia Romagna 1.102 2.678,47 115 54,36 307 473,73 343 921,29 489 1.229,09
Massa-Carrara 51 4,01 7 0,92 40 2,09 8 1 -
Lucca 189 266,62 67 35,12 52 19,77 57 79,41 50 132,32
Pistoia 1.381 2.870,29 123 37,04 33 10,40 1087 2553,87 261 268,98
Firenze 138 158,53 18 7,26 26 26,64 58 61,72 66 62,91
Livorno 99 95,57 16 7,54 42 29,53 36 32,12 23 26,38
Pisa 108 247,72 16 6,27 21 15,59 31 40 65 185,86
Arezzo 295 511,93 36 17,16 58 30,81 94 192,28 161 271,68
Siena 110 254,52 7 6,66 23 28,73 27 77,55 66 141,58
Grosseto 165 357,23 22 36,34 26 28,83 73 201,58 54 90,48
Prato 45 49,39 4 2,36 2 0,12 30 37,29 15 9,62
Toscana 2.581 4.815,81 316 156,67 323 192,51 1.501 3.276,82 761 1.189,81
Perugia 228 351,66 30 12,51 83 90,69 67 80,74 87 167,72
Terni 55 57,10 10 3,96 10 5,82 17 19,93 28 27,39
Umbria 283 408,76 40 16,47 93 96,51 84 100,67 115 195,11
Pesaro e Urbino 65 143,23 4 1,37 26 59,28 30 72,62 15 9,96
Ancona 86 314,80 14 2,99 30 14,64 38 79,31 42 217,86
Macerata 81 180,88 15 44,62 45 48,65 25 40,05 20 47,56
Ascoli Piceno 341 475,98 27 9,62 20 45,99 269 365,91 54 54,46
Marche 573 1.114,89 60 58,60 121 168,56 362 557,89 131 329,84
Viterbo 116 134,17 12 7,60 36 69,40 48 23,67 36 33,50
Rieti 30 59,52 6 0,68 14 3,03 10 42,1 18 13,71
Roma 331 272,61 52 44,67 129 36,51 124 119,09 88 72,34
Latina 140 251,82 38 92,66 53 95,23 27 37,92 31 26,01
Frosinone 167 69,80 28 7,13 94 18,21 39 32,12 41 12,34
Lazio 784 787,92 136 152,74 326 222,38 248 254,90 214 157,90
L'Aquila 46 28,92 6 1,61 13 6,57 6 8,51 29 12,23
Teramo 78 102,73 7 3,85 16 12,48 28 52,99 34 33,41
Pescara 48 80,29 5 0,54 13 12,38 26 62,73 13 4,64
Chieti 125 119,24 9 1,64 27 19,80 14 9,82 84 87,98
Abruzzo 297 331,18 27 7,64 69 51,23 74 134,05 160 138,26
Campobasso 36 52,88 6 0,66 12 7,45 4 2,58 19 42,19
Isernia 22 6,98 2 0,15 7 0,96 6 2,47 11 3,40
Molise 58 59,86 8 0,81 19 8,41 10 5,05 30 45,59
Caserta 124 110,20 13 6,44 53 25,50 20 26,7 52 51,56
Benevento 129 98,03 10 16,71 58 23,44 15 19,85 57 38,03
Napoli 269 157,60 78 28,72 102 76,75 74 39,53 52 12,60
Avellino 149 58,50 13 3,38 64 13,06 32 15,09 57 26,97
Salerno 321 332,19 59 26,62 153 195,59 65 50,5 91 59,48
Campania 992 756,52 173 81,87 430 334,34 206 151,67 309 188,64
60
Foggia 114 242,71 4 4,86 29 47,58 4 12,05 78 178,22
Bari 396 483,05 24 10,53 68 74,97 124 84,53 203 313,02
Taranto 299 371,37 14 1,72 30 32,01 107 26,8 165 310,84
Brindisi 307 123,24 121 11,67 75 35,97 88 30,41 61 45,19
Lecce 300 398,60 36 17,78 75 49,64 94 65,54 137 265,64
Puglia 1.416 1.618,97 199 46,56 277 240,17 417 219,33 644 1.112,91
Potenza 142 89,32 27 3,79 55 19,32 25 23,05 49 43,16
Matera 45 76,53 3 3,86 15 43,54 9 4,31 23 24,82
Basilicata 187 165,85 30 7,65 70 62,86 34 27,36 72 67,98
Cosenza 198 145,64 10 2,87 116 97,37 29 16,44 51 28,96
Catanzaro 97 187,51 11 7,64 50 21,46 18 31,04 32 127,37
Reggioi Calabria 146 86,96 13 1,54 91 26,28 29 32,76 37 26,38
Crotone 20 54,42 9 27,26 6 22,57 8 4,59
Vibo Valentia 145 85,65 9 10,48 127 51,29 6 1,28 11 22,60
Calabria 606 560,18 43 22,53 393 223,66 88 104,09 139 209,90
Trapani 237 313,07 8 0,83 12 11,13 33 14,41 187 286,70
Palermo 118 113,42 11 2,79 25 11,07 41 11,84 54 87,72
Messina 674 330,37 28 4,73 96 10,11 132 74,96 487 240,57
Agrigento 100 106,70 2 2,93 5 4,06 34 18,52 68 81,19
Caltanissetta 66 116,11 3 25,50 3 0,37 34 23,14 30 67,10
Enna 86 27,61 3 0,33 11 7,22 55 7,48 24 12,58
Catania 195 315,73 13 5,65 26 10,30 100 227,48 65 72,30
Ragusa 130 126,26 21 8,76 19 11,71 41 27,45 55 78,34
Siracusa 45 103,13 5 2,37 9 11,60 25 80,49 11 8,67
Sicilia 1.651 1.552,40 94 53,89 206 77,57 495 485,77 981 935,17
Sassari 166 128,27 24 20,36 26 60,31 69 14,28 69 33,32
Nuoro 124 82,10 13 6,52 32 21,87 14 5,56 79 48,15
Cagliari 227 238,42 33 22,01 106 37,44 32 13,13 70 165,84
Oristano 52 55,72 2 1,01 12 23,42 5 4,05 37 27,24
Sardegna 569 504,51 72 49,90 176 143,04 120 37,02 255 274,55
ITALIA 17.058 25.847,40 2.313 1.163,12 4.171 3.164,38 6.586 11.138,58 6.364 10.381,32
Fonte: Istat
61
Aziende e superfici florovivaistiche per provincia -
Censimento 2000
62
Piacenza 96 113,22 46 32,00 78 81,22
Parma 78 116,75 32 32,91 57 83,84
Reggio nell'Emilia 172 296,54 48 54,18 146 242,36
Modena 237 281,12 103 65,68 161 215,44
Bologna 259 561,31 105 65,97 186 495,34
Ferrara 222 792,15 94 67,52 146 724,63
Ravenna 191 656,47 74 76,63 128 579,84
Forlì-Cesena 230 267,63 108 65,59 142 202,04
Rimini 82 80,37 35 26,61 58 53,76
Emilia Romagna 1.567 3.165,56 645 487,09 1.102 2.678,47
Massa-Carrara 75 18,40 30 14,39 51 4,01
Lucca 751 749,92 618 483,30 189 266,62
Pistoia 2.019 3.635,94 858 765,65 1.381 2.870,29
Firenze 214 247,58 106 89,05 138 158,53
Livorno 145 131,57 67 36,00 99 95,57
Pisa 148 288,77 59 41,05 108 247,72
Arezzo 360 577,17 119 65,24 295 511,93
Siena 128 339,66 24 85,14 110 254,52
Grosseto 248 561,59 103 204,36 165 357,23
Prato 51 73,10 9 23,71 45 49,39
Toscana 4.139 6.623,70 1.993 1.807,89 2.581 4.815,81
Perugia 294 414,13 110 62,47 228 351,66
Terni 82 103,06 32 45,96 55 57,10
Umbria 376 517,19 142 108,43 283 408,76
Pesaro e Urbino 143 198,14 87 54,91 65 143,23
Ancona 118 365,38 53 50,58 86 314,80
Macerata 109 206,63 44 25,75 81 180,88
Ascoli Piceno 433 564,21 124 88,23 341 475,98
Marche 803 1.334,36 308 219,47 573 1.114,89
Viterbo 159 165,11 53 30,94 116 134,17
Rieti 36 63,49 11 3,97 30 59,52
Roma 731 746,28 448 473,67 331 272,61
Latina 386 707,25 273 455,43 140 251,82
Frosinone 336 92,67 200 22,87 167 69,80
Lazio 1.648 1.774,80 985 986,88 784 787,92
L'Aquila 63 44,07 22 15,15 46 28,92
Teramo 117 134,71 53 31,98 78 102,73
Pescara 143 135,01 102 54,72 48 80,29
Chieti 184 153,57 67 34,33 125 119,24
Abruzzo 507 467,36 244 136,18 297 331,18
Campobasso 52 59,95 21 7,07 36 52,88
Isernia 26 7,87 6 0,89 22 6,98
Molise 78 67,82 27 7,96 58 59,86
Caserta 170 151,94 48 41,74 124 110,20
Benevento 150 115,51 28 17,48 129 98,03
Napoli 1.950 898,70 1.765 741,10 269 157,60
Avellino 227 129,10 86 70,60 149 58,50
Salerno 696 638,94 409 306,75 321 332,19
Campania 3.193 1.934,19 2.336 1.177,67 992 756,52
63
Foggia 151 328,37 42 85,66 114 242,71
Bari 620 688,76 246 205,71 396 483,05
Taranto 358 388,92 64 17,55 299 371,37
Brindisi 427 163,13 160 39,89 307 123,24
Lecce 660 634,50 397 235,90 300 398,60
Puglia 2.216 2.203,68 909 584,71 1.416 1.618,97
Potenza 195 123,74 61 34,42 142 89,32
Matera 53 83,74 12 7,21 45 76,53
Basilicata 248 207,48 73 41,63 187 165,85
Cosenza 248 195,08 67 49,44 198 145,64
Catanzaro 119 214,23 31 26,72 97 187,51
Reggio di Calabria 184 130,72 45 43,76 146 86,96
Crotone 24 64,04 7 9,62 20 54,42
Vibo Valentia 161 135,91 20 50,26 145 85,65
Calabria 736 739,98 170 179,80 606 560,18
Trapani 371 430,58 140 117,51 237 313,07
Palermo 177 135,52 64 22,10 118 113,42
Messina 912 516,58 269 186,21 674 330,37
Agrigento 171 148,21 71 41,51 100 106,70
Caltanissetta 87 127,65 21 11,54 66 116,11
Enna 157 42,35 77 14,74 86 27,61
Catania 368 513,25 195 197,52 195 315,73
Ragusa 528 511,37 412 385,11 130 126,26
Siracusa 76 144,65 32 41,52 45 103,13
Sicilia 2.847 2.570,16 1.281 1.017,76 1.651 1.552,40
Sassari 248 198,67 109 70,40 166 128,27
Nuoro 139 95,35 23 13,25 124 82,10
Cagliari 381 384,04 193 145,62 227 238,42
Oristano 73 89,41 23 33,69 52 55,72
Sardegna 841 767,47 348 262,96 569 504,51
- -
ITALIA 33.181 38.540,80 19.010 12.693,40 17.058 25.847,40
Fonte: Istat
64
Produzione ai prezzi di base di fiori e piante
(Milioni di euro a prezzi correnti)
Quota Quota
% %
Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
Reg. Reg.
'96 '02
Piemonte 44 44 43 40 21 21 19 2,3 1,2
Valle d'Aosta 0 0 0 0 0 0 0 - -
Lombardia 108 108 109 97 99 101 101 5,6 6,5
Trentino A.A. 10 10 9 8 5 4 4 0,5 0,3
Veneto 88 86 86 80 79 82 84 4,6 5,4
Friuli V.G. 24 24 23 20 18 18 18 1,3 1,2
Liguria 565 559 558 549 528 521 460 29,4 29,7
Emilia Romagna 46 45 44 37 78 79 79 2,4 5,1
Toscana 156 152 149 140 77 82 72 8,1 4,6
Umbria 5 4 4 4 4 4 4 0,2 0,2
Marche 23 22 22 20 14 14 14 1,2 0,9
Lazio 96 91 88 83 133 139 133 5,0 8,6
Abruzzo 18 17 17 16 15 15 15 0,9 0,9
Molise 0 0 0 0 0 0 0 - -
Campania 260 260 260 213 203 207 214 13,5 13,8
Puglia 219 210 209 196 145 134 133 11,4 8,6
Basilicata 1 1 1 1 1 0 1 0,1 -
Calabria 11 10 10 10 7 7 6 0,6 0,4
Sicilia 227 225 223 193 182 184 188 11,8 12,1
Sardegna 20 19 19 17 6 6 6 1,0 0,4
Italia 1.920 1.887 1.875 1.724 1.613 1.616 1.550 100,0 100,0
65
Produzione ai prezzi di base del settore vivaistico
(Milioni di euro a prezzi correnti)
% Reg. % Reg.
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
'96 '02
Piemonte 33 34 35 35 41 43 57 6,4 6,4
Valle d'Aosta 0 0 0 0 0 0 0 - 0,0
Lombardia 64 66 70 62 71 82 114 12,4 12,9
Trentino A.A. 2 2 2 2 2 2 2 0,3 0,3
Veneto 17 17 18 17 18 20 34 3,3 3,8
Friuli V. G. 28 28 30 29 31 34 43 5,3 4,8
Liguria 1 2 1 1 2 2 5 0,3 0,5
Emilia Romagna 33 34 36 34 38 42 65 6,5 7,3
Toscana 180 185 210 206 243 290 363 34,8 41,1
Umbria 3 3 3 3 3 4 4 0,6 0,4
Marche 14 14 14 14 15 16 16 2,7 1,9
Lazio 15 16 16 17 19 22 26 3,0 3,0
Abruzzo 4 4 4 4 4 5 6 0,7 0,7
Molise 1 1 1 1 1 1 1 0,1 0,1
Campania 8 9 9 9 10 11 17 1,6 1,9
Puglia 29 30 31 31 34 38 45 5,6 5,1
Basilicata 3 3 3 3 3 3 2 0,6 0,3
Calabria 10 10 10 9 9 10 9 1,9 1,0
Sicilia 41 42 43 42 45 50 61 7,9 6,9
Sardegna 32 33 35 33 36 39 15 6,2 1,7
Italia 518 531 568 550 622 711 885 100,0 100,0
66
Graduatoria province "floricole"
Floricoltura
Sau n.Aziende
1 Imperia 1 2172,97 1 6241 2
2 Napoli 3 765,46 2 2220 5
3 Pistoia 2 808,44 4 1285 6
4 Savona 5 556,49 3 1584 8
5 Lucca 7 530,89 5 1012 12
6 Roma 6 536,07 6 730 12
7 Torino 10 310,83 7 589 17
8 Salerno 9 349,65 8 553 17
9 Milano 11 297,07 9 534 20
10 Ragusa 8 394,4 12 474 20
11 Latina 4 579,48 17 381 21
12 Padova 13 260,05 10 514 23
13 Lecce 12 262,04 11 501 23
14 Bergamo 17 238,93 15 385 32
15 Varese 20 199,34 13 401 33
16 Messina 21 195,08 14 399 35
17 Bari 15 246,12 21 333 36
18 Como 19 205,62 18 375 37
19 Brescia 22 188,82 16 384 38
20 Verona 16 242,77 27 268 43
21 Treviso 24 157,49 19 355 43
22 Catania 18 209,96 25 276 43
23 Cagliari 23 179,52 20 336 43
24 Venezia 26 142,46 24 279 50
25 Grosseto 14 254,78 44 157 58
26 Novara 32 118,13 28 233 60
27 Vicenza 29 123,72 31 216 60
28 Perugia 28 131,52 33 212 61
29 Udine 36 109,47 29 228 65
30 Sassari 27 139,76 39 182 66
31 Forli'-Cesena 38 100,89 30 217 68
32 Genova 47 81,87 22 299 69
33 Ascoli Piceno 33 117,09 36 194 69
34 Mantova 25 155,88 45 155 70
35 Firenze 35 110,46 37 185 72
36 Trapani 31 121,43 41 174 72
37 Arezzo 43 87,91 35 204 78
38 Lecco 41 92,16 38 182 79
39 Ravenna 30 121,94 52 124 82
40 Brindisi 60 54,17 23 295 83
41 Cosenza 34 114,09 53 123 87
42 Rovigo 44 87,59 46 145 90
43 Ferrara 42 91,39 48 135 90
44 Modena 48 80,78 43 159 91
45 Bologna 51 75,96 40 175 91
46 Avellino 45 82,51 49 135 94
47 Cuneo 55 64 42 165 97
48 Bolzano-Bozen 67 48,46 32 215 99
67
49 Viterbo 40 94,85 61 94 101
50 Pescara 54 67,31 47 145 101
51 Pavia 52 75,6 56 105 108
52 Frosinone 83 36,3 26 271 109
53 Trento 77 41,1 34 204 111
54 Alessandria 49 79,47 63 93 112
55 Pesaro e Urbino 58 60,38 54 121 112
56 Verbania-Cusio-Ossola 64 50,19 51 128 115
57 Potenza 68 48,31 50 131 118
58 Macerata 50 78,17 70 82 120
59 Cremona 46 81,97 75 76 121
60 Caserta 56 62,98 65 92 121
61 Foggia 37 109,26 84 55 121
62 Livorno 70 47,87 55 118 125
63 Reggio di Calabria 59 60,14 66 89 125
64 Siena 39 100,43 87 51 126
65 Pisa 69 48,25 58 101 127
66 Chieti 71 46 57 102 128
67 Reggio nell'Emilia 57 61,67 72 81 129
68 Vibo Valentia 53 72,26 80 68 133
69 Pordenone 74 43,93 60 94 134
70 Agrigento 66 48,5 69 85 135
71 Biella 63 51,5 76 75 139
72 Piacenza 81 37,98 64 93 145
73 Palermo 87 27,23 59 98 146
74 Ancona 80 39,19 68 88 148
75 Catanzaro 65 49,23 83 59 148
76 Teramo 78 40,83 71 82 149
77 Terni 62 51,67 88 50 150
78 Taranto 89 22,54 62 94 151
79 Benevento 73 44,04 79 70 152
80 Lodi 61 53,7 92 39 153
81 Enna 91 21,32 67 89 158
82 Siracusa 72 44,79 86 52 158
83 Asti 86 32,25 73 78 159
84 Rimini 85 35,17 77 75 162
85 La Spezia 90 21,8 74 78 164
86 Nuoro 79 39,33 85 53 164
87 Parma 76 41,44 89 48 165
88 Belluno 95 12,19 78 74 173
89 Massa-Carrara 93 16,6 82 62 175
90 Matera 75 42,49 100 21 175
91 Oristano 84 35,56 94 36 178
92 Caltanissetta 82 37,41 97 27 179
93 Trieste 100 5,98 81 63 181
94 Gorizia 94 13,14 91 46 185
95 Vercelli 96 12,07 90 46 186
96 L'Aquila 92 19,36 95 35 187
97 Prato 88 26,13 101 18 189
98 Campobasso 99 7,88 93 36 192
99 Sondrio 98 8 98 26 196
100 Rieti 101 5,84 96 28 197
68
101 Crotone 97 9,62 103 9 200
102 Aosta 102 4,61 99 24 201
103 Isernia 103 1,26 102 9 205
Vivaismo
Sau n.Aziende
1 Pistoia 1 2748,9 1 1261 2
2 Padova 4 563,87 3 415 7
3 Treviso 5 521,44 4 368 9
4 Pordenone 2 1416,2 7 259 9
5 Ascoli Piceno 8 403,87 5 304 13
6 Mantova 3 873,11 11 207 14
7 Arezzo 7 436,05 9 230 16
8 Taranto 13 309,11 8 252 21
9 Lecce 11 318,85 12 206 23
10 Milano 10 353,77 15 180 25
11 Brescia 14 297,78 13 200 27
12 Bari 22 270,78 6 296 28
13 Trapani 21 273,26 10 218 31
14 Messina 30 196,7 2 443 32
15 Como 17 286,6 19 152 36
16 Venezia 20 273,43 16 175 36
17 Catania 18 279,15 18 154 36
18 Bologna 9 400,53 29 124 38
19 Varese 19 274,32 20 150 39
20 Torino 27 202,39 17 171 44
21 Grosseto 16 286,97 30 123 46
22 Cuneo 15 288,99 32 117 47
23 Roma 33 176,89 14 182 47
24 Perugia 24 227,65 24 133 48
25 Verona 23 243,45 28 125 51
26 Reggio nell'Emilia 29 199,77 23 135 52
27 Vicenza 32 179,94 22 135 54
28 Modena 34 172,62 21 136 55
29 Cremona 6 463,76 50 76 56
30 Bergamo 39 124,9 25 132 64
31 Udine 25 217,09 40 89 65
32 Ravenna 12 315,66 56 69 68
33 Lecco 31 191,76 39 90 70
34 Asti 38 132,12 34 98 72
35 Siena 26 213,92 47 85 73
36 Pisa 28 202,02 46 85 74
37 Alessandria 35 166,64 42 87 77
38 Firenze 44 114,44 36 96 80
39 Lucca 37 145,16 45 85 82
69
40 Salerno 53 84,79 31 123 84
41 Ragusa 46 94,09 38 91 84
42 Cagliari 48 89 37 95 85
43 Novara 45 102,5 43 86 88
44 Foggia 36 164,99 52 75 88
45 Brindisi 62 62,15 26 127 88
46 Verbania-Cusio-Ossola 42 115,57 49 80 91
47 Agrigento 50 87,17 41 89 91
48 Trento 59 69,63 33 106 92
49 Chieti 51 86,65 44 86 95
50 Palermo 47 93,14 48 83 95
51 Ancona 41 121,15 60 60 101
52 Sassari 77 42,57 27 126 104
53 Biella 43 115,46 63 56 106
54 Napoli 75 43,27 35 98 110
55 Pavia 40 124,7 71 47 111
56 Caltanissetta 49 88,3 62 58 111
57 Viterbo 70 52,17 54 72 124
58 Teramo 57 78,54 68 52 125
59 Rovigo 58 72,14 69 51 127
60 Benevento 69 52,25 59 66 128
61 Latina 64 61,13 65 55 129
62 Potenza 68 54,07 61 59 129
63 Pesaro e Urbino 56 79,47 74 41 130
64 Forli'-Cesena 55 81,17 76 39 131
65 Macerata 54 82,89 77 39 131
66 Livorno 66 55,44 66 54 132
67 Imperia 82 33,34 51 76 133
68 Piacenza 60 65,49 75 40 135
69 Siracusa 52 85,56 84 34 136
70 Nuoro 83 30,67 53 75 136
71 Frosinone 80 38,34 58 67 138
72 Avellino 85 30,06 55 71 140
73 Reggio di Calabria 71 51,36 70 48 141
74 Caserta 78 42,12 67 54 145
75 Pescara 61 63,57 86 31 147
76 Cosenza 84 30,54 64 56 148
77 Ferrara 67 54,83 82 35 149
78 Catanzaro 63 61,24 87 31 150
79 Prato 74 43,52 78 38 152
80 Enna 95 14,99 57 68 152
81 Parma 65 58,71 88 28 153
82 Bolzano-Bozen 81 36,49 73 43 154
83 Terni 76 42,86 79 37 155
84 Rimini 79 41,35 83 35 162
85 Rieti 72 46,57 92 20 164
86 Campobasso 73 44,57 91 21 164
87 Genova 96 14,73 72 46 168
88 Oristano 88 26,85 80 37 168
89 Savona 92 20,15 81 35 173
90 L'Aquila 93 20,12 85 32 178
91 Gorizia 87 28,47 94 18 181
70
92 Vercelli 90 25,36 93 19 183
93 Lodi 86 29,42 97 16 183
94 Belluno 94 18,84 89 23 183
95 La Spezia 97 14,04 90 21 187
96 Crotone 89 26,51 99 11 188
97 Vibo Valentia 91 22,85 98 13 189
98 Isernia 99 5,27 95 17 194
99 Matera 98 9,26 96 17 194
100 Aosta 100 2,25 100 10 200
101 Sondrio 102 1,22 102 5 204
102 Trieste 101 1,9 103 3 204
103 Massa-Carrara 103 1 101 8 204
71
Metodologia dell'indagine e le aziende intervistate
Il campione sul quale è stata effettuata l’indagine può essere definito di tipo ragionato,
dal momento che l’individuazione degli intervistati è stata effettuata da coloro che
hanno predisposto il piano di rilevazione dell’indagine, seguendo criteri di scelta
prefissati:
sulla scorta delle analisi settoriali svolte nella fase di avvio della ricerca, sono state
determinate regioni e province maggiormente significative per le produzioni dei due
settori (si vedano i primi capitoli del presente lavoro): le aziende da intervistare
dovevano prima di tutto ricadere all'interno di tali territori;
l'obiettivo dell'indagine non era quello della mera rappresentazione statistica dei
fabbisogni generali presente nell'intero universo delle aziende italiane dei settori
zootecnico e florovivaistico, ma l'individuazione di figure e tipologie professionali
nuove o emergenti o da riqualificare. Tenendo conto che la stragrande maggioranza
delle aziende agricole italiane, anche dei due settori oggetto di indagine, sono di
dimensioni molto ridotte, non impiegano manodopera assunta e non inglobano al
loro interno tutti i processi produttivi (produzione-trasformazione-
1
commercializzazione), come per le indagini già svolte per gli altri comparti agricoli,
per andare ad intercettare la “domanda” di professionalità specifiche lungo l'intera
filiera produttiva, si è scelto di intervistare un campione di aziende predefinite nel
numero e nella tipologia, adatto a rispondere a tale esigenza.
La metodologia adottata, ha permesso di ottenere una selezione del campione snella con
tempi di realizzazione rapidi e costi contenuti.
Le aziende intervistate
L'indagine, impostata secondo i criteri indicati, è stata realizzata tra luglio e settembre
2005 e sono state intervistate le seguenti aziende per i due settori:
Suini 27
Bovini da carne 25
Bovini da latte 52
Bufalini 8
Ovicaprini 31
Cavalli 12
Avicoli 25
Ittici 16
Totale 196
2
Aziende zootecniche intervistate per comparto e provincia (v.a. e v.%)
Comparto produttivo
3
Aziende intervistate per comparto zootecnico (%)
8,2% 13,8%
12,8%
12,8%
6,1%
15,8%
4,1% 26,5%
Suini Bovini da carne Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici
Aziende florovivaistiche
intervistate per provincia
(v.a. e v.%)
Aziende
Provincia
v.a. %
Imperia 3 11,1%
Latina 4 14,8%
Napoli 2 7,4%
Messina 4 14,8%
Padova 5 18,5%
Pistoia 3 11,1%
Ragusa 5 18,5%
Roma 1 3,7%
Totale 27 100,0%
4
Dati i particolari criteri di scelta, che sono alla base dell’individuazione delle aziende
che compongono il campione su cui è stata effettuata l’indagine, i risultati ottenuti non
sono statisticamente generalizzabili all'intero universo dei due comparti, sebbene essi
possano comunque essere ritenuti indicativi e attendibili per il fenomeno che si vuole
rappresentare.
Infatti, le aziende intervistate sono specializzate nel loro specifico settore produttivo ed
hanno per lo più dimensioni medio-grandi (per fatturato, numero di capi in allevamento,
sau specializzata florovivaistica), caratteristiche che consentono di ritenere che le
esigenze manifestate riguardino le aziende più interessate a fenomeni di innovazione e
sviluppo dei processi produttivi collegate alla richiesta di nuove professionalità.
Comparto
% produzione
Ovicaprini
Bovini da
Bovini da
specializzata sul
Bufalini
Cavalli
Avicoli
Totale
carne
Suini
Ittici
latte
fatturato aziendale %
5
Bovini da latte – Aziende intervistate per
numero di vacche in lattazione (v.a e v.%)
Vacche v.a %
Fino a 50 8 61,5%
Tra 51 e 100 5 38,5%
Totale 13 100,0%
6
Avicoli – Aziende intervistate per numero
di galline ovaiole o broiler (v.a e v.%)
Broiler v.a %
Fino a 30.000 4 30,8%
Tra 30.001 e 300.000 6 46,2%
Oltre 300.000 3 23,1%
Totale 13 100,0%
7
Suini – Aziende intervistate per numero di
scrofe o capi all’ingrasso (v.a e v.%)
Scrofe v.a %
Fino a 100 4 17,4%
Tra 101 e 500 8 34,8%
Oltre 500 11 47,8%
Totale 23 100,0%
Avannotti v.a %
Fino a 300.000 5 62,5%
Oltre 300.000 3 37,5%
Totale 8 100,0%
Quintali v.a %
Fino a 5.000 8 50,0%
Tra 5.001 e 10.000 5 31,3%
Oltre 10.000 3 18,8%
Totale 16 100,0%
8
Aziende zootecniche intervistate per comparto e fatturato aziendale 2004 (v.a e v.%)
Comparto
Ovicaprini
Bovini da
Bovini da
Bufalini
Avicoli
Cavalli
Fatturato
carne
Suini
Ittici
latte
Totale
2004
%
v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.%
meno di 50.000
35 18,1%
euro 2 7,7% 7 28,0% 15 48,4% 6 50,0% 5 20,8%
da 50.001 a
35 18,1%
100.000 euro 2 7,7% 2 8,0% 9 17,3% 1 14,3% 11 35,5% 4 33,3% 6 25,0%
da 100.001 a
51 26,4%
500.000 euro 5 19,2% 5 20,0% 24 46,2% 3 42,9% 4 12,9% 1 8,3% 7 29,2% 2 12,5%
da 500.001 a
1.000.000 di 26 13,5%
euro 8 30,8% 1 4,0% 10 19,2% 2 28,6% 1 8,3% 3 12,5% 1 6,3%
oltre 1.000.000
46 23,8%
di euro 9 34,6% 10 40,0% 9 17,3% 1 14,3% 1 3,2% 3 12,5% 13 81,3%
Totale 26 25 52 7 31 12 24 16 193
Per n° operai OTI 82 71,9% 17 14,9% 8 7,0% 5 4,4% 2 1,8% 114 100,0%
Per n° operai OTD 92 86,8% 9 8,5% 3 2,8% 1 0,9% 1 0,9% 106 100,0%
Per n° impiegati 31 91,2% 1 2,9% 2 5,9% 34 100,0%
Per n° quadri 5 83,3% 1 16,7% 6 100,0%
Per n° dirigenti 11 100,0% 11 100,0%
Per n° lavoratori
67 93,1% 5 6,9% 72 100,0%
immigrati
9
Aziende florovivaistiche intervistate per percentuale della produzione
specializzata sul fatturato aziendale (v.a. e v.%)
Totale 24 100,0%
10
Aziende florovivaistiche intervistate per numero di lavoratori ( v. a. e v.%)
Il questionario e le interviste
Con l’obiettivo di predisporre uno strumento il più possibile chiaro, semplice e breve,
sono stati individuati ed eliminati i quesiti ridondanti, è stata ridotta l’ambiguità di
alcune domande, è stata rivolta particolare attenzione all’ordine di presentazione delle
domande per meglio rispettare l’importanza accordata alla conoscenza di taluni aspetti,
riducendo al minimo la probabilità di commettere errori di compilazione.
La scelta finale ha però solo in parte potuto ottemperare al criterio della brevità dal
momento che, per individuare i fabbisogni formativi, sono state predisposte numerose
11
schede tecniche - per figura professionale e processo produttivo - individuando, per
ciascuna, anche conoscenze-competenze-mansioni richieste.
La validazione dello strumento è stata effettuata nell’ambito di una più ampia iniziativa
di fine tuning dell’indagine di campo, che si è concretizzata nella realizzazione di un
seminario di formazione degli intervistatori, con l’obiettivo di ridurre la possibilità di
commettere errori di compilazione.
12
Tabella A.1 -Aziende zootecniche per comparto (v.a e v.%)
8,2% 13,8%
12,8%
12,8%
6,1%
15,8%
4,1% 26,5%
Suini Bovini da carne Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici
Tabella A.2 -Aziende zootecniche per comparto e provincia (v.a. e v.%)
Comparto produttivo
Mancanti: 2
Tabella A.2.1 -Aziende zootecniche per comparto e ripartizione geografica (v.a. e
v.%)
Ripartizione geografica
Comparto Nord Centro Sud e isole Totale
v.a v.% v.a v.% v.a v.%
Suini 19 19,0% 4 11,8% 4 6,7% 27
Bovini da carne 15 15,0% 5 14,7% 5 8,3% 25
Bovini da latte 44 44,0% 2 5,9% 5 8,3% 51
Bufalini 8 13,3% 8
Ovicaprini 1 1,0% 9 26,5% 21 35,0% 31
Cavalli 6 17,6% 6 10,0% 12
Avicoli 13 13,0% 6 17,6% 5 8,3% 24
Ittici 8 8,0% 2 5,9% 6 10,0% 16
Totale 100 100,0% 34 100,0% 60 100,0% 194
% per ripartizione
51,5% 17,5% 30,9% 100,0%
geografica
Mancanti: 2
44
21
19
15
13
8 9 8
6 6 6 6
4 4 5 5 5 5
2 2
1
e
l li
tt e
i
i
i
ici
in
ol
lin
in
rn
va
pr
ic
la
Itt
Su
fa
ca
Ca
Av
ca
Bu
a
id
a
vi
id
O
vin
vin
Bo
Bo
Tabella A.3 -Aziende zootecniche per percentuale sul fatturato del comparto (v.a. e v.%)
Comparto
% del comparto
Bovini da latte
Ovicaprini
Bovini da
sul fatturato
Bufalini
Avico li
Cavalli
Totale
carne
Suini
Ittici
aziendale %
Mancanti 6
Tabella A.4 -Aziende zootecniche per comparto e ragione sociale (v.a. e v.%)
Comparto
Ragione sociale
Bovini Bovini
Suini Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici Totale %
da carne da latte
D.i. 11 12 23 6 28 7 12 86 44,3%
Coop. 2 1 1 2 4 2,1%
S.s. 13 10 24 1 3 8 3 56 28,9%
S.r.l. 2 2 2 6 4 2,1%
S.a.s 1 1 1 2 3 1,5%
S.p.a. 1 1 1 1 4 3 1,5%
Altre forme
societarie non 1 1 1 0,5%
specificate
Totale 26 25 51 8 31 12 25 16 194 100,0%
Mancanti 2
Tabella A.5.1 -Bovini da latte - vacche in lattazione (v.a e v.%)
Vacche in
v.a v.%
lattazione
Fino a 60 14 27,5%
Tra 61 e 100 13 25,5%
Tra 101 e 400 18 35,3%
Oltre 400 6 11,8%
Totale 51 100,0%
Mancanti 1
Vacche in
v.a v.%
lattazione
Fino a 60 14 27,5%
Tra 61 e 100 13 25,5%
Tra 101 e 400 18 35,3%
Oltre 400 6 11,8%
Totale 51 100,0%
Mancanti 1
Comparto
Ovicaprini
Bovini da
Bovini da
Bufalini
Avicoli
Cavalli
carne
Suini
Ittici
latte
Fatturato 2004
Totale
%
v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.%
meno di 50.000
35 18,1%
euro 2 7,7% 7 28,0% 15 48,4% 6 50,0% 5 20,8%
da 50.001 a 100.000
35 18,1%
euro 2 7,7% 2 8,0% 9 17,3% 1 14,3% 11 35,5% 4 33,3% 6 25,0%
da 100.001 a
51 26,4%
500.000 euro 5 19,2% 5 20,0% 24 46,2% 3 42,9% 4 12,9% 1 8,3% 7 29,2% 2 12,5%
da 500.001 a
26 13,5%
1.000.000 di euro 8 30,8% 1 4,0% 10 19,2% 2 28,6% 1 8,3% 3 12,5% 1 6,3%
oltre 1.000.000 di
46 23,8%
euro 9 34,6% 10 40,0% 9 17,3% 1 14,3% 1 3,2% 3 12,5% 13 81,3%
Totale 26 25 52 7 31 12 24 16 193
Mancanti 3
Tabella A.6.1 -Aziende zootecniche per Comparto e variazione del fatturato aziendale tra il 2003 e il 2004 (v.a e
v.%)
Comparto
Fatturato 2004 Suini Bovini da carne Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici
Totale %
v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.%
stabile 3 12,0% 17 70,8% 27 51,9% 4 57,1% 10 34,5% 5 45,5% 10 45,5% 7 43,8% 83 44,6%
Totale 25 100,0% 24 100,0% 52 100,0% 7 100,0% 29 100,0% 11 100,0% 22 100,0% 16 100,0% 186 100,0%
Mancanti 10
Tabella A.7 -Aziende zootecniche per numero di lavoratori ( v.a. e v.%)
Per n° totale di
lavoratori 103 64,8% 31 19,5% 8 5,0% 13 8,2% 4 2,5% 159 100,0%
Per n° operai OTI 82 71,9% 17 14,9% 8 7,0% 5 4,4% 2 1,8% 114 100,0%
Per n° operai OTD 92 86,8% 9 8,5% 3 2,8% 1 0,9% 1 0,9% 106 100,0%
Per n° impiegati 31 91,2% 1 2,9% 2 5,9% 34 100,0%
Per n° quadri 5 83,3% 1 16,7% 6 100,0%
Per n° dirigenti 11 100,0% 11 100,0%
Per n° lavoratori
immigrati 67 93,1% 5 6,9% 100,0%
72
Mancanti 37
Tabella A.8 -Utilizzo delle consulenze specialistiche nelle aziende zootecniche nel 2004 ( v.a. e
v.%)
Comparto
Utilizzo Bovini da Bovini da
Suini
carne latte
Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici Totale %
consulenze
v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.%
no 2 7,7% 2 8,3% 1 2,2% 1 12,5% 4 13,3% 1 8,3% 4 16,7% 0,0% 15 8,1%
si 24 92,3% 22 91,7% 45 97,8% 7 87,5% 26 86,7% 11 91,7% 20 83,3% 16 100,0% 171 91,9%
Totale 26 100,0% 24 100,0% 46 100,0% 8 100,0% 30 100,0% 12 100,0% 24 100,0% 16 100,0% 186 100,0%
Mancanti 10
Tabella A.8.1 -Ricorso a consulenze specialistiche nei prossimi 2/3 anni ( v.a. e v.%)
Comparto
Ricorso a
Bovini da Bovini da
consulenze Suini
carne latte
Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici Totale %
specialistiche
v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.% v.a v.%
In crescita 6 23,1% 6 24,0% 14 28,6% 5 71,4% 6 19,4% 1 9,1% 4 17,4% 5 31,3% 47 25,0%
Stabile 18 69,2% 19 76,0% 29 59,2% 2 28,6% 21 67,7% 9 81,8% 15 65,2% 10 62,5% 123 65,4%
In diminuzione 2 7,7% 6 12,2% 4 12,9% 1 9,1% 4 17,4% 1 6,3% 18 9,6%
Totale 26 100,0% 25 100,0% 49 100,0% 7 100,0% 31 100,0% 11 100,0% 23 100,0% 16 100,0% 188 100,0%
Mancanti 8
Tabella A.9 -Tipo di consulenza specialistica utilizzata nel 2004 dalle aziende zootecniche ( v.a.e v.%)
Comparto
Comparto
Comparto
Nuove assunzioni Suini Bovini da carne Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici Totale %
v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%
si 19 70,4% 19 76,0% 41 78,8% 4 50,0% 22 71,0% 10 83,3% 22 91,7% 10 62,5% 147 75,4%
Totale 27 100,0% 25 100,0% 52 100,0% 8 100,0% 31 100,0% 12 100,0% 24 100,0% 16 100,0% 195 100,0%
Mancanti 1
Comparto
Totale
Tipologia Suini Bovini da carne Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici %
risposte
v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%
B.1.1 - Comparto Suini - Aziende zootecniche per dimensione aziendale, nuove assunzioni e loro tipologia nei prossimi due/tre anni ( v.a.)
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
B.1.3 - Comparto Bovini da latte - Aziende zootecniche per dimensione aziendale, nuove assunzioni e loro tipologia nei prossimi due/tre anni ( v.a.)
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
B.1.4 - Comparto Bufalini - Aziende zootecniche per dimensione aziendale, nuove assunzioni e loro tipologia nei prossimi due/tre anni ( v.a.)
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
Oltre 500.000 euro e con un numero di dipendenti anche superiore a 15 1 5,6% 0 0,0% 1 3,7%
B.1.6 - Comparto Cavalli - Aziende zootecniche per dimensione aziendale, nuove assunzioni e loro tipologia nei prossimi due/tre anni ( v.a.)
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
Oltre 500.000 euro e con un numero di dipendenti anche superiore a 10 1 12,5% 0 0,0% 1 10,0%
B.1.7 - Comparto Avicoli - Aziende zootecniche per dimensione aziendale, nuove assunzioni e loro tipologia nei prossimi due/tre anni ( v.a.)
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
Oltre 500.000 euro e con un numero di dipendenti anche superiore a 10 5 31,3% 1 100,0% 6 35,3%
No Si
Dimensione aziendale Totale %
v.a. v.% v.a. v.%
Oltre 500.000 euro e con un numero di dipendenti anche superiore a 10 8 80,0% 6 100,0% 14 87,5%
Comparto
Bovini da Totale
Qualifica Suini Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici %
carne risposte
Comparto
Bovini da Totale
Mansione Suini Bovini da latte Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici
carne risposte
Comparto
Bovini da Bovini da Totale
Area Suini
carne latte
Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici %
risposte
v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%
gestionale/amministrativa 2 10,5% 2 8,0% 6 14,0% 2 50,0% 3 15,8% 1 8,3% 16 10,8%
lavorazioni di campo 2 10,5% 7 28,0% 8 18,6% 2 25,0% 1 25,0% 4 21,1% 7 58,3% 31 20,9%
cura animali/stalla 14 73,7% 11 44,0% 18 41,9% 2 25,0% 11 61,1% 1 25,0% 10 52,6% 4 33,3% 71 48,0%
trasformazione prodotti 1 5,3% 4 9,3% 3 37,5% 3 16,7% 2 10,5% 13 8,8%
commercializzazione 5 20,0% 7 16,3% 1 12,5% 4 22,2% 17 11,5%
Totale 19 100,0% 25 100,0% 43 100,0% 8 100,0% 18 100,0% 4 100,0% 19 100,0% 12 100,0% 148 100,0%
Tabella B.3 -Commenti generali
Comparto
Commenti Bovini Bovini Totale
Suini Bufalini Ovicaprini Cavalli Avicoli Ittici
da carne da latte
"per come vanno oggi le cose non credo proprio (di poter assumere nuovo personale)" 1 1
Ampliamento caseificazione 1 1
Azienda estensiva a regime biologico, stabilizzata nel regime produttivo e nell'assetto gestionale.
Imprenditore di media età con buone capacità manageriali e tecniche. Linea produttiva carne:
capretto leggero quasi esclusivamente 1 1
Azienda in regime di agricoltura biologica. Giovane imprenditore recentemente insediatosi in
azienda. Buone capacità tecniche ed imprenditoriali. Interessanti prospettive di crescita
dell'impresa. Attualmente l'azienda produce solo carne: capretto legger 1 1
Azienda operante da diversi anni, stabilizzata negli assetti gestionali ed operativi. Si produce
esclusivamente capretto leggero. Gli animali sono tenuti al pascolo per l'intero anno e vengono
ricoverati solo i nuovi nati fino all'età della macellazione 1 1
Beneficia dello scambio di manodopera agricola fra agricoltori 1 1
C16, C11, C10, C12 non sono stati biffati sul questionario 1 1
è in soccida con completa assistenza tecnica, il carico polli è meccanizzato 1 1
è socio di un OP che fornisce completa consulenza 1 1
il personale addetto all'allevamento deve svolgere più funzioni. Le definizioni dei profili devono
essere sommate, perché si dia più stabilità del lavoro. Ad es. il trattorista facendo solo quella
mansione lavorerebbe solo qualche giorno: vi è la necessi 1 1
il proprietario è agronomo e quindi segue direttamente i settori produttivi dell'azienda 1 1
Impresa stabilizzata negli assetti operativi e gestionali. Imprenditore anziano poco incline a
modifiche gestionali. Azienda estensiva con alimentazione esclusivamente al pascolo. Si produce
esclusivamente carne: capretto leggero e limitatamente capretto 1 1
in soccida, si avvale di coop.carico polli; giudica pesantissima la crisi da inflazione aviaria ed è
pessimista sul proseguo attività 1 1
la crisi di mercato comporta una contrazione del ricorso a consulenze esterne; necessità della
figura specifica del mungitore 1 1
La figura professionale non è facilmente rintracciabile in zona 1 1
L'azienda da circa 2 anni ha iniziato la trasformazione in proprio. Gestisce un punto vendita
prodotti casari con peersonale famigliare 1 1
l'azienda ritiene di avere bisogno di un veterinario specializzato nel settore, con molta esperienza
pratica e che offra reperibilità continua 1 1
le assunzioni eventuali dovrebbero essere a tempo determinato 1 1
le ditte commerciali che forniscono mezzi tecnici garantiscono, pr poter vendere, consulenza
completa 1 1
l'impiegato dovrebbe essere fornito dalle associazioni di categoria e seguire più aziende agricole di
grosse dimensioni. Ad esempio potrebbe essere presente in ogni azienda circa 1 giorno a settimana 1 1
Non ci sono figure professionali formate 1 1
non si ritiene necessaria l'acquisizione di nuove figure professionali 1 1
sarebbe auspicabile trovare operai più specializzati 1 1
si avvale dello scambio di manodopera agricola (fra agricoltori) 1 1
si ritiene di assumere solo figure professionali già esistenti in azienda 1 1
utilizza coop. carico polli, si avvale di scambio di manodopera fra agricoltori, è in soccida e
beneficia di completa assistenza tecnica 1 1
Totale 1 4 4 0 9 1 7 0 26
Tabella A.1 -Aziende florovivaistiche per provincia (v.a. e
v.%)
Aziende
Provincia
v.a. v.%
Imperia 3 11,1%
Latina 4 14,8%
Napoli 2 7,4%
Messina 4 14,8%
Padova 5 18,5%
Pistoia 3 11,1%
Ragusa 5 18,5%
Roma 1 3,7%
Totale 27 100,0%
Tabella A.2 -Percentuale dei comparti fiori recisi e vivai sul fatturato delle
aziende florovivaistiche (v.a. e v.%)
Aziende
Ragione sociale
v.a. v.%
D.i. 13 48,1%
Coop. 2 7,4%
S.s. 11 40,7%
S.r.l. 1 3,7%
Totale 27 100,0%
Tabella A.4 -Aziende florovivaistiche per superficie agricola
specializzata (SAS) e superficie coltivata a serre (v.a. e v.%)
Superfici v.a %
Fino a 10 HA di SAS e tra 0 e 1.000 m di serre 10 37,0%
Fino a 10 HA di SAS e tra 1.001 e 10.000 m di serre 1 3,7%
Fino a 10 HA di SAS e oltre 10.000 m di serre 5 18,5%
Tra 10 e 50 HA di SAS e tra 0 e 1.000 m di serre 1 3,7%
Tra 10 e 50 HA di SAS e tra 1.001 e 10.000 m di serre 4 14,8%
Tra 10 e 50 HA di SAS e oltre 10.000 m di serre 1 3,7%
Oltre 50 HA di SAS e tra 0 e 1.000 m di serre 4 14,8%
Oltre 50 HA di SAS e oltre 10.000 m di serre 1 3,7%
Totale 27 100,0%
Tabella A.5 -Aziende florovivaistiche per fatturato aziendale 2004 (v.a. e
v.%)
Aziende
Fatturato 2004
Totale %
da 100.001 a 500.000
8 33,3%
euro
da 500.001 a 1.000.000 di
4 16,7%
euro
Totale 24 100,0%
Mancanti 3
Tabella A.5.1 -Aziende florovivaistiche per trend del fatturato tra il 2003 e 2004 (v.a e
v.%)
Aziende
Fatturato 2004
Totale %
In crescita 9 36,0%
Stabile 10 40,0%
In diminuzione 6 24,0%
Totale 25 100,0%
Mancanti 2
Tabella A.6 -Aziende florovivaistiche per numero di lavoratori ( v.%)
Mancanti 4
Utilizzo consulenze nelle aziende florovivaistiche nel 2004 (%)
Tabella A.7 -Utilizzo delle consulenze specialistiche nelle aziende
florovivaistiche nel 2004 ( v.a. e v.%)
26,9
no
si
Utilizzo Aziende
consulenze 73,1
v.a v.%
no 7 26,9%
si 19 73,1%
Totale 26 100,0%
Mancanti 1
Ricorso a Aziende
consulenze 10%
specialistiche in diminuzione 33%
v.a v.% in crescita
In crescita 7 33,3% In crescita stabile
Stabile 12 57,1% Stabile
In
In diminuzione 2 9,5% diminuzione
Totale 21 100,0%
57%
Mancanti 6
Tabella A.9 -Tipo di consulenza specialistica utilizzata nel 2004 dalle aziende florovivaistiche ( v.a. e v.%)
Fisiopatologiche 8 26,7%
Meristematiche 2 6,7%
Genetiche 0 0,0%
Gestione pedoclimatica 0 0,0%
Agronomiche (altro) 1 3,3%
Amministrativo/contabili 7 23,3%
Legali 4 13,3%
Informatiche 3 10,0%
Commerciali 2 6,7%
Per certificazione 0 0,0%
Altro 3 10,0%
Totale 30 100,0%
Nuove si
v.a. v.% 63
assunzioni
no 37
si 17 63,0%
no 10 37,0%
Totale 27 100,0%
Totale
Tipopologia %
risposte
apprendisti 2 20,0%
operai
60,0%
qualificati 6
operai
20,0%
specializzati 2
Totale 10 100,0%
Dimensione aziendale
da 100.001 a oltre
da 100.001 a
Nuove fino a 100.000 euro 1.000.000 di 1.000.000 di oltre 1.000.000 di
1.000.000 di euro e
e con fino a 10
con fino a 10
euro e con euro e con euro e con oltre 50 Totale %
assunzioni lavoratori tra 11 e 50 tra 11 e 50 lavoratori
lavoratori
lavoratori lavoratori
v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%
Dimensione aziendale
da 100.001 a oltre
da 100.001 a
Tipo di fino a 100.000 euro 1.000.000 di 1.000.000 di oltre 1.000.000 di
1.000.000 di euro e
e con fino a 10
con fino a 10
euro e con euro e con euro e con oltre 50 Totale %
personale lavoratori tra 11 e 50 tra 11 e 50 lavoratori
lavoratori
lavoratori lavoratori
v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%
apprendisti 2 50,0% 0,0% 0,0% 2 25,0%
operai
qualificati 1 100,0% 2 50,0% 0,0% 1 100,0% 0,0% 4 50,0%
operai
specializzati 0,0% 0,0% 1 100,0% 0,0% 1 100,0% 2 25,0%
Totale 1 100,0% 4 100,0% 1 100,0% 1 100,0% 1 100,0% 8 100,0%
Mancanti 2
Tabella B.2 -Figure necessarie nei prossimi anni - qualifica, mansione e area ( v.a. e v.%)
Totale
Qualifica %
risposte
operai 14 58,3%
impiegati 4 16,7%
dirigenti 3 12,5%
consulenti 3 12,5%
Totale 24 100,0%
Totale
Mansione
risposte
addetto all'irrigazione e alla fertilizzazione 1
curatore fase commerciale e nuovi mercati 2
esperto commerciale 1
generico 1
giardiniere 1
operaio specializzato 1
operaio 2
raccoglitore fiori -addetto all'irrigazione e capo operaio 1
raccolta 1
raccolta e lavorazione fiori 1
responsabile produzione 1
trattorista, autista 1
venditore 1
agronomo esperto 1
funzioni amministrative 1
informatica 1
comunicazione 1
marketing 1
Totale 20
Totale
Area %
risposte
gestionale/amministrativa 3 14,3%
lavorazioni di campo 11 52,4%
commercializzazione 7 33,3%
Totale 21 100,0%
consulenti 12,5
dirigenti 12,5
impiegati 16,7
operai 58,3
% 0 10 20 30 40 50 60 70
Tabella B.3 -Commenti generali florovivaistico
Commenti
Azienda di dimensioni medio-grandi, ben strutturata e commercilamente affermata che opera nel
settore da diversi decenni. Buone le capacità imprenditoriali del conduttore che controlla e gestisce
le fasi produttive e coimmerciali. La gran parte della pr
Azienda di medie dimensioni che opera da 18 anni nella produzione di viti selvatiche ed innestate,
agrumi ed olivi. L'azienda possiede già un buon grado di stabilità economica e produttivae,
conseguentemente, l'impiego di manodopera è sostanzialmente fer
Aziende vivaistica di limitata dimensioni economiche che opera da circa 20 anni, stabile nele
attività e nel personale impiegato. Si producono piante ornamentali da esterno.
Giovane imprenditore, insediato ai sensi della normativa comunitaria, da soli 2 anni che gestisce
un'azienda ancora non ben strutturata dal punto di vista produttivo e commerciale
Tabella C.1 -Aziende del comparto suini per fasi di processo, grado di innovazione, figure da
aggiornare/riqualificare e emergenti (v.a. e v.%)
Non pertinenti 1
assente 0 0,0% no 10 40,0% no 15 60,0%
minimo 14 56,0% si 15 60,0% si 10 40,0%
gestione degli forte 11 44,0% Totale 25 100,0% Totale 25 100,0%
animali Totale Non pertinenti 0 Non pertinenti 0
25 100,0%
Non pertinenti 0
assente 3 12,0% no 11 44,0% no 15 60,0%
minimo 10 40,0% si 14 56,0% si 10 40,0%
Non pertinenti 0
assente 0 0,0% no 10 40,0% no 13 52,0%
minimo 13 52,0% si 15 60,0% si 12 48,0%
gestione delle forte 12 48,0% Totale 25 100,0% Totale 25 100,0%
deiezioni Totale Non pertinenti 0 Non pertinenti 0
25 100,0%
Non pertinenti 0
gestione e cura assente 1 4,2% no 13 54,2% no 17 70,8%
macchine e minimo 16 66,7% si 11 45,8% si 7 29,2%
attrezzature forte 7 29,2% Totale 24 100,0% Totale 24 100,0%
Totale 24 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
assente 1 4,5% no 3 13,6% no 6 27,3%
minimo 9 40,9% si 19 86,4% si 16 72,7%
percorsi di forte 12 54,5% Totale 22 100,0% Totale 22 100,0%
certificazione Totale Non pertinenti 3 Non pertinenti 3
22 100,0%
Non pertinenti 3
assente 6 26,1% no 10 43,5% no 13 56,5%
minimo 13 56,5% si 13 56,5% si 10 43,5%
forte 4 17,4% Totale 23 100,0% Totale 23 100,0%
trasformazione
Totale 23 100,0% Non pertinenti 2 Non pertinenti 2
Non pertinenti 2
assente 2 8,3% no 13 54,2% no 18 75,0%
minimo 16 66,7% si 11 45,8% si 6 25,0%
forte 6 25,0% Totale 24 100,0% Totale 24 100,0%
vendita
Totale 24 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
Tabella C.3 -Aziende del comparto bovini da latte per fasi di processo, grado di innovazione, figure da
aggiornare/riqualificare e emergenti (v.a. e v.%)
minimo si si
gestione e cura 32 62,7% 25 52,1% 11 24,4%
macchine e forte 17 33,3% Totale 48 100,0% Totale 45 100,0%
attrezzature Totale Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
51 100,0%
Non pertinenti 1 Mancanti 3 Mancanti 6
assente 13 35,1% no 18 56,3% no 19 59,4%
minimo 16 43,2% si 14 43,8% si 13 40,6%
forte 8 21,6% Totale 32 100,0% Totale 32 100,0%
trasformazione
Totale 37 100,0% Non pertinenti 15 Non pertinenti 15
Non pertinenti 1
assente 0 0,0% no 3 42,9% no 4 57,1%
minimo 5 71,4% si 4 57,1% si 3 42,9%
gestione degli forte 2 28,6% Totale 7 100,0% Totale 7 100,0%
animali Totale Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
7 100,0%
Non pertinenti 1
assente 1 14,3% no 3 42,9% no 4 57,1%
minimo 3 42,9% si 4 57,1% si 3 42,9%
alimentazione degli forte 3 42,9% Totale 7 100,0% Totale 7 100,0%
animali Totale Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
7 100,0%
Non pertinenti 1
assente 1 14,3% no 2 28,6% no 4 57,1%
minimo 3 42,9% si 5 71,4% si 3 42,9%
forte 3 42,9% Totale 7 100,0% Totale 7 100,0%
mungitura
Totale 7 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
deposito e consegna assente 0 0,0% no 5 71,4% no 6 85,7%
latte minimo 4 57,1% si 2 28,6% si 1 14,3%
forte 3 42,9% Totale 7 100,0% Totale 7 100,0%
Totale 7 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
assente 1 14,3% no 6 85,7% no 7 100,0%
minimo 4 57,1% si 1 14,3% si 0 0,0%
gestione e cura Totale Totale
forte 2 28,6% 7 100,0% 7 100,0%
macchine e
attrezzature Totale 7 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
assente 2 28,6% no 4 57,1% no 4 57,1%
minimo 4 57,1% si 3 42,9% si 3 42,9%
forte 1 14,3% Totale 7 100,0% Totale 7 100,0%
trasformazione
Totale Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
7 100,0%
Non pertinenti 1
assente 1 14,3% no 5 83,3% no 4 57,1%
minimo 5 71,4% si 1 16,7% si 3 42,9%
forte 1 14,3% Totale 6 100,0% Totale 7 100,0%
commercializzazione
Totale 7 100,0% Non pertinenti 1 Non pertinenti 1
Non pertinenti 1
percorsi di assente 6 60,0% no 9 90,0% no 7 77,8%
certificazione minimo 1 10,0% si 1 10,0% si 2 22,2%
forte 3 30,0% Totale 10 100,0% Totale 9 100,0%
Totale 10 100,0% Non pertinenti 2 Non pertinenti 2
Non pertinenti 1
assente 2 33,3% no 5 83,3% no 5 83,3%
minimo 2 33,3% si 1 16,7% si 1 16,7%
forte 2 33,3% Totale 6 100,0% Totale 6 100,0%
trasformazione
Totale 6 100,0% Non pertinenti 19 Non pertinenti 19
Non pertinenti 19
assente 5 41,7% no 8 66,7% no 9 75,0%
minimo 4 33,3% si 4 33,3% si 3 25,0%
forte 3 25,0% Totale 12 100,0% Totale 12 100,0%
commercializzazione
Totale Non pertinenti 13 Non pertinenti 13
12 100,0%
Non pertinenti 13
Tabella C.8 -Aziende del comparto ittico per fasi di processo, grado di innovazione, figure da
aggiornare/riqualificare e emergenti (v.a. e v.%)
Non pertinenti 5
assente 1 9,1% no 7 70,0% no 3 30,0%
minimo 7 63,6% si 3 30,0% si 7 70,0%
riproduzione
forte 3 27,3% Totale 10 100,0% Totale 10 100,0%
alimentazione degli
animali Totale 11 100,0% Non pertinenti 5 Non pertinenti 5
Non pertinenti 2
assente 1 9,1% no 2 18,2% no 2 20,0%
minimo 1 9,1% si 9 81,8% si 8 80,0%
forte 9 81,8% Totale 11 100,0% Totale 10 100,0%
trasformazione
Totale 11 100,0% Non pertinenti 5 Non pertinenti 5
Veterinario
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
Tipologia di personale da
personale
già formato
formare in Totale
personale azienda
Addetto ai verri-fecondatore
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
personale da
personale
Tipologia di personale già formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale
Tipologia di personale già formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale
Tipologia di personale già formato
formare in Totale
azienda
Addetto al mangimificio
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
personale da
personale
Tipologia di personale già formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
Podologo
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
personale da
personale già
formato
formare in Totale
azienda
1 100,0% 0 0,0% 1 100,0%
Stalliere
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
Alimentarista
Livello di concordanza tra definizione degli esperti e
opinione intervistato
Specifiche
concordo abbastanza no Totale
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
Consulente
Posizione nell’azienda
competenze in malattie infettive. Piani di profilassi e
Competenze metafilassi
Dipendente
Posizione nell’azienda
Conosce e utilizza le usuali macchine e atrezzature, norme di
Competenze sicurezza ed effettua manutenzioni e riparazioni
Consulenti esterni
Posizione nell’azienda
Conoscenza del processo produttivo e delle successive fasi di
Competenze trasformazione e vendita
Dipendente
Posizione nell’azienda
Titolare dell'azienda
Posizione nell’azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
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Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
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Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
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personale da
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personale da
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personale da
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Titolare
Posizione nell’azienda
conoscenze agronomiche - lavorazione terreni. Conoscenza
Competenze maccchinari
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
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azienda
personale da
personale già
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azienda
personale da
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personale da
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personale da
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personale da
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azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
Dipendente
Posizione nell’azienda
Conosce le modalità di gestione dell'alllevamento. Effettua
Competenze tutte le operazioni connesse
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
personale già
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formare in Totale
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personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
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formare in Totale
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Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
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formare in Totale
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Tipologia di personale formato
formare in Totale
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Tipologia di personale formato
formare in Totale
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personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
personale da
personale già
Tipologia di personale formato
formare in Totale
azienda
Titolare
Posizione nell’azienda
conoscenze agronomiche - lavorazione terreni. Conoscenza
Competenze maccchinari
Nel corso della prima annualità della Ricerca è stata messa a disposizione dell’analisi
teorica sui fabbisogni formativi, nel settore ortofrutticolo, un primo studio su quanto
era stato prodotto dalla contrattazione circa le figure professionali di settore in dieci
Province italiane.
Quello studio era basato su una comparazione della distribuzione della forza-lavoro
agricola sul territorio in rapporto all’inquadramento, all’assetto retributivo ed alla sua
distribuzione parametrale, così come regolamentati dagli accordi fra le Parti Sociali ai
vari livelli.
I principali “risultati” del lavoro furono:
Nel corso della seconda annualità, intervenendo sui settori vitivinicolo ed olivicolo,
si è proseguito con un’indagine parallela sulla classificazione del personale presente
negli accordi definiti dalle Parti Sociali.
Sono stati analizzati 28 Contratti Provinciali di Lavoro identificandone la struttura
distributiva in livelli ed aree di inquadramento, oltre a svilupparne la comparazione
con quanto veniva suggerito dagli esperti coinvolti nella ricerca.
II° area 25 51 8 84
250
200
150
100
50
0
I° area II° area III°area
3
Il lavoro di impostazione del database ha mostrato i principali aspetti critici e come la
complessità di questa prima sperimentazione si esprima già nella fase di
codificazione delle declaratorie.
Infatti, come era già emerso dai lavori della prima e della seconda annualità, i modi di
definire le professionalità nei diversi territori si traducono in un moltiplicarsi “senza
limiti” delle declaratorie, con la conseguenza di rendere molto complessa la codifica
omogenea e comprensibile o, come nel caso di declaratorie uguali ma corrispondenti
a figure professionali diverse (per le diverse organizzazioni del lavoro, ecc.), di
poterne cogliere le differenze e tradurle in differenti codici.
D’altra parte, per poter sviluppare un “motore di ricerca” elettronico che consenta di
analizzare le migliaia di informazioni sulla professionalità, gli inquadramenti, le
retribuzioni, ecc. è stato necessario trasformare le definizioni, le terminologie e le
gergalità territoriali e settoriali con cui si descrive il “modo di lavorare”, in forme
appropriate dal punto di vista informatico (codici e stringhe gestibili dal software)
Per affrontare il problema si sono individuati tre diverse modalità di “interpretazione”
delle declaratorie:
4
Si sono quindi realizzati due elenchi di codifiche e declaratorie distinte:
b. un elenco dei termini che si è deciso di non inserire nel database conservandone
però memoria e collocazione.
che vengono implementati costantemente dal lavoro di analisi e codifica dei vari
contratti provinciali e nazionali.
DECLARATORIA ORIGINALE
“Addetto alle operazioni necessarie al trattamento dei pesci comprese quelle di
riproduzione e allevamento nonché alla diagnosi dei sintomi interni ed esterni delle
malattie, con capacità di individuazione di adeguate misure di trattamento”
codifica immessa:
ADDALLITT
Pur sulla base del numero esiguo di Contratti inseriti è possibile “estrarre”
informazioni interessanti sul complesso sistema di relazioni sindacali che
intervengono sulla definizione della classificazione del personale in agricoltura.
5
Per esempio, la verifica dell’esistenza di figure di CUOCO e/o ADDETTO, AIUTO,
ecc. IN AGRITURISMO per qualsiasi livello di inquadramento dell’AREA II ha dato
questi risultati:
6
• un allargamento del settore su terreni professionali innovativi per
competenza e specializzazione (agriturismo e attività collaterali,
ecc);
• una forte spinta alla gestione completa della filiera produttiva che
tende ad inglobare professionalità finora allocate in segmenti
diversi della filiera (commercializzazione, ricerca, ecc);
Nel caso in cui il lavoro di codifica venisse allargato a tutti i sub settori della
contrattazione agricola, si stima di poter elaborare circa 10.000 posizioni lavorative
che, attualmente, sono identificate in modo completamente autonomo da ogni realtà
provinciale.
Per la prima volta esse potrebbero essere osservate da un punto di vista nuovo e
mostrare i margini di sviluppo o di contrazione che intervengono sulle professionalità
del mondo agricolo.
Inoltre l’archivio elettronico svolgerebbe la funzione di “dizionario” con cui tutti gli
operatori delle Parti Sociali potrebbero confrontarsi ed arricchirsi reciprocamente con
soluzioni specifiche ed originali - espresse dai territori - ma potendo anche
“rinunciare” a ridefinizioni nominalistiche che, attualmente, sono solo di ostacolo per
un mercato del lavoro efficiente.
Non esistono nel nostro Paese altre esperienze di questo tipo e - se si potrà proseguire
nella sperimentazione allargandola alle figure a Tempo Determinato, inserendo i dati
parametrali e di addensamento salariale, comprendendo le voci accessorie, ecc. - si
potrà offrire uno strumento di analisi del settore, delle sue professionalità e dei suoi
fabbisogni formativi anche e principalmente in funzione della reale organizzazione
del lavoro esistente e non sulla base di “ipotesi generali” determinate da una
necessariamente superficiale lettura e codifica nazionale.
Attualmente il software utilizzato è di largo impiego e non particolarmente complesso
da gestire ed utilizzare, quindi potrà essere messo a disposizione di tutti gli operatori
del settore, sia per consultazione che per implementazione del sistema stesso.
7
L’ANALISI DEI FABBISOGNI NEL SETTORE AGRITURISTICO
LA DOMANDA PAG. 35
L’OFFERTA PAG. 38
2
PREMESSA – AGRITURISMO E TURISMO RURALE
Nella nostra realtà agricola il territorio rurale si presenta in modo via via
più rilevante come uno spazio in cui si incontrano risorse che hanno un
valore naturalistico, culturale e paesaggistico da promuovere, conservare e
tutelare. In tale contesto prende forma con intensità crescente, il turismo
rurale inteso in senso ampio, comprensivo quindi di “agriturismo” e
“turismo rurale” in senso stretto.
A partire dagli anni ’80, anche sullo scenario della normativa comunitaria
si è fatta strada la concezione di paesaggio inteso in senso globale e come
bene culturale, aspetto che emerge in modo particolare nella Convenzione
europea del paesaggio siglata a Firenze il 29 ottobre del 2000 dagli Stati
membri del Consiglio d’Europa. Tale Convenzione designa con il termine
3
paesaggio “una determinata parte del territorio, così com’è percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e
dalle loro interrelazioni”.
Nel caso del turismo rurale si comprende invece una serie di offerte di
ospitalità turistica in campagna caratterizzate da un’ospitalità rurale
proveniente da strutture estranee all’azienda agricola, dalla fruibilità del
patrimonio ambientale, nonché delle risorse naturali.
4
A favore dell’agriturismo intervengono politiche e strumenti diversi che
possono essere raggruppati a seconda delle finalità principali che si
propongono.
La normativa comunitaria
5
Leader Plus a sostenere l'asse valorizzazione del patrimonio naturale e del
patrimonio culturale, consentendo comunque il finanziamento delle azioni
di investimento e di formazione nel settore del turismo.
6
Successivamente , con il Regolamento CEE 797/85, nel quadro di sostegno
strutturale alle aziende agricole, la Comunità aveva previsto investimenti di
"carattere turistico" o artigianale da effettuare nelle aziende agricole
ubicate nelle zone svantaggiate come delimitate dalla direttiva 268/75.
7
possibilità di disciplinare la cosiddetta attività turistica rurale ai singoli
Stati e Regioni che hanno qualificato di volta in volta tali attività come
agricole o commerciali. La Comunità europea ha pertanto ritagliato per se
stessa il ruolo di polmone finanziario del fenomeno.
8
incentivazione delle attività turistiche e artigianali e ricomprende al proprio
interno le misure di sviluppo rurale.
Il regolamento in oggetto segna inoltre la nascita del II° pilastro della PAC,
accorpando tutti i regolamenti esistenti in materia di sviluppo rurale e
individuando tre obiettivi strategici generali:
9
ambientale e alla conservazione della natura e dello spazio rurale".
10
– migliorare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso un sostegno alla
gestione del territorio (comprendendo le iniziative di sviluppo rurale
legate ai siti natura 2000);
11
b) le infrastrutture ricreative di accesso agli spazi naturali e gli alloggi con
capacità di accoglienza ridotta;
12
sempre nel Parere si sottolinea che “ va definito, infine, un nuovo statuto
d’impresa rurale diversificata (pluriattiva) nella quale ogni attività
ammissibile sia conforme alla logica d’impresa agricola che resti
prevalente”; infine il Comitato delle regioni “ ritiene utile che nello
sviluppo ulteriore delle iniziative tendenti a realizzare interventi
agroambientali, di agricoltura biologica, di agriturismo e turismo rurale, di
sostegno, promozione e commercializzazione di prodotti alimentari tipici e
rurali, di qualità e caratteristici dell’ambiente di produzione di
valorizzazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti del
bosco e del sottobosco, siano da considerare prioritariamente le presenze,
singole o associate, di giovani agricoltori”.
La normativa italiana
13
soggetta allo statuto dell’imprenditore commerciale.
14
Pertanto, è solo con la legge 5 dicembre 1985 n. 730 (in seguito chiamata
anche legge nazionale o legge quadro), che si ha una legge organica
sull’esercizio dell’attività agrituristica.
15
L’art. 2 riconduce l’agriturismo nell’ambito dell’attività agricola
definendola attività di ricezione ed ospitalità esercitata dagli imprenditori
agricoli ai sensi dell’art. 2135 c.c., singoli o associati e dai loro familiari di
cui all’art. 230 bis del Codice Civile, attraverso l’utilizzazione della propria
azienda. Rientrano tra le finalità: dare stagionalmente ospitalità,
somministrare pasti e/o bevande (che devono essere costituiti per lo più da
prodotti propri), organizzare attività ricreative o culturali nell’ambito
dell’azienda.
Gli unici soggetti che possono esercitare le attività agrituristiche sono gli
imprenditori agricoli, singoli o associati, ed i loro familiari (quali il coniuge
e parenti sino al terzo grado ed affini sino al secondo) che le possono
svolgere mediante l'utilizzazione della propria azienda. Tali attività, inoltre,
non possono essere svolte in maniera disgiunta dalle attività agricole, ma in
rapporto di connessione e complementarietà a quelle di coltivazione del
fondo, di allevamento del bestiame e di silvicoltura. In quanto tale, l'attività
agrituristica viene considerata dalla norma nazionale un’attività agricola
per connessione.
16
fortemente differenziato da quello dell'impresa commerciale.
17
ricompreso nell’articolo 230 bis c.c. e dedito all’attività agricola) e
soggettivi (assenza di determinate condanne penali nel triennio precedente,
assenza di misure di prevenzione o di dichiarazione di delinquenza
abituale, ecc.).
18
rurale familiare” presenta lo stesso orientamento e chiama le regioni a
disciplinare l’attività relativa al servizio di alloggio e di prima colazione
nella propria abitazione, precisando che se dette attività hanno carattere
professionale e continuativo e sono esercitate da imprenditori agricoli
rientrano tra le attività agrituristiche.
Queste nuove tendenze si collocano sulla scia del più recente orientamento
comunitario e vedono l’offerta di ospitalità turistica in aree rurali come uno
strumento di valorizzazione del territorio rurale in ogni suo aspetto. Inoltre
l’impresa agricola si prospetta in una dimensione più moderna che ne esalta
la sua multifunzionalità, come una struttura erogatrice di servizi in
collaborazione con altre iniziative imprenditoriali e culturali che si
collocano all’interno delle aree rurali spogliata del suo tradizionale abito di
mero produttore di beni.
19
agricola e ubicati in luogo diverso dal fondo ove si intende esercitare
l'agriturismo. Ogni altra forma turistica esercitata in campagna, anche
all'interno di una azienda agricola, con criteri difformi dalla legge 730
viene considerata turismo rurale ed è quindi inquadrata dalla legge quadro
n. 217 del 17 maggio 1983. In questo caso l'attività comporta: la
deruralizzazione degli edifici e del fondo interessati; la necessità di fare
richiesta di variazione nella destinazione d'uso del territorio dei comuni
competenti; il rischio per l'imprenditore di perdere la qualifica di
imprenditore agricolo a titolo principale o di coltivatore diretto, per
l'esistenza di un consistente reddito extragricolo. Nei casi in cui la
normativa in vigore per l'agriturismo e il turismo rurale non fornisca
specifiche direttive bisogna fare riferimento alle leggi vigenti in materia di
turismo, commercio, igiene e sanità.
20
bosco o dall’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura
di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse
dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi
comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e
forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge”.
21
amministrativi e gestionali.
E’ ora possibile infatti organizzare iniziative per condurre gli ospiti alla
degustazione dei prodotti aziendali compresa la mescita del vino, ai sensi
della legge n. 268 del 27 luglio 1999 intitolata “Disciplina delle strade del
vino”, nonché alla scoperta dell’ambiente naturale, paesaggistico, culturale
e artistico in cui si colloca l’azienda agricola, come nel caso delle fattorie
didattiche.
22
2001. Dall'indagine, sono emerse 273 esperienze di fattorie didattiche
(ubicate prevalentemente nel Nord Italia) gestite sia da cooperative che da
singoli imprenditori e 3 "city farms".
23
familiari ai sensi dell’art. 230 bis c.c.
24
restandone connessa.
La normativa regionale
Le Regioni che hanno adottato delle norme prima della legge quadro nel
1985, sono state tredici Prime ad emanare norme specifiche erano state nel
1973 la regione Valle D'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano,
fissando la massima ricettività delle unità che potevano accede ad un
25
contributo regionale. Tuttavia tali norme erano caratterizzate da un’
ambiguità derivante dall'assenza di un quadro normativo consolidato. Così,
la disciplina dell'agriturismo veniva ricondotta a quella del turismo extra-
alberghiero (affittacamere), con tutte le conseguenti difficoltà interpretative
ed attuative.
Con l’entrata in vigore della legge quadro c’è stata una riedizione delle
norme sull'agriturismo e la legiferazione da parte delle regioni che non
avevano ancora prodotto una normativa in materia.
26
numero di posti letto e dei campeggiatori; tali soluzioni si presentano in
modo semplificativo rispetto ai criteri individuati dalla legge nazionale,
vale a dire: la complementarietà dei redditi agrituristici ai redditi agricoli
principali, le caratteristiche del territorio, le dimensioni dell’azienda e del
fondo.
27
beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale”.
All’incirca nello stesso senso la legge della regione Marche 28/10/ 1999 n.
27.
28
Per quanto riguarda le attività agrituristiche, tale legge menziona due
componenti dell'attività aziendale non esplicitamente indicate nella legge-
quadro del 1985, quali la commercializzazione diretta delle produzioni
aziendali (o dei beni ricavati da materie prime aziendali) e l'allevamento di
cavalli o di altre specie al fine di richiamo turistico. Tali attività (come tutte
le attività agrituristiche) possono essere esercitate esclusivamente da
imprenditori agricoli (o loro familiari) che siano impegnati in tale attività
da almeno un biennio e che abbiano frequentato uno specifico corso.
Per quanto riguarda la complementarietà il criterio assunto è quello
temporale.
Conclusioni
29
La loro funzione è fondamentale, essi infatti si presentano non solo come
elementi che racchiudono i caratteri distintivi del patrimonio storico,
artistico, culturale, folcloristico, religioso, paesaggistico, ecc. dell'ambiente
in cui si inseriscono, ma anche come occasione di conoscenza di una realtà,
quella agricola e rurale, ricca di interessanti risorse.
30
1. DEFINIZIONE DEL SETTORE
- alloggio;
31
Alcuni aspetti della connessione con l’attività agricola sono precisati dalla
legge:
32
Si può identificare la data di nascita del settore, con la data di costituzione
della prima associazione di settore, l’Agriturist, nel 1965, per iniziativa
della Confagricoltura.
33
di servizi connessi, secondo una concezione multifunzionale dell’impresa
agricola.
34
alla costituzione di presupposti concreti per il suo sviluppo. La presenza di
alcune preesistenti e spontanee iniziative di ospitalità in azienda agricola,
ha costituito lo “starter” per coinvolgere nuove imprese.
Oggi l’agriturismo italiano conta circa 13 mila aziende, con 135 mila posti
letto e 300 mila posti tavola.
3. LA DOMANDA
35
molto semplice, e lo spirito di adattamento dell’ospite era compensato dalla
“sincerità” di una esperienza che concedeva poco al comfort e a richieste di
servizi accessori.
36
Il punto distintivo e di forza dell’agriturismo è comunque rimasta la
caratterizzazione agricola dell’accoglienza. Non è più pensabile
immaginarla, come nei primi sviluppi del settore, sotto forma di diretta
partecipazione dell’ospite alle attività agricole, partecipazione che peraltro
già allora collideva con norme sindacali e antinfortunistiche. Ma
l’aspettativa di essere comunque vicino all’agricoltura, alla creazione dei
suoi prodotti “da tavola”, all’esperienza enogastronomica e naturalistica dei
diversi territori, resta nell’ospite ed è potente fattore attrattivo a
disposizione dell’agricoltore. Nell’agriturismo di oggi si manifesta in
forme più organizzate e protette, che richiedono lo sviluppo di sempre
nuove professionalità.
37
I comportamenti della domanda sono comunque molto cambiati nel tempo,
sia perchè, come ricordato, l’agriturismo interessa ormai tutti i settori del
mercato turistico e quindi risente delle tendenze generali, sia perchè le
stesse tendenze generali sono mutate. Così ai soggiorni di lunga durata (la
“villeggiatura” per molti durava un mese) si vanno sostituendo permanenze
più brevi, fino a qualche anno fa attestate sulla settimana, oggi, anche in
alta stagione, addirittura meno. Sono invece molto più diffuse le presenze
per fine settimana, che tendono a distribuirsi nell’intero arco dell’anno. Le
prenotazioni, anche per effetto di questa tendenza alla vacanza “spot”,
tendono a spostarsi sempre più vicine all’ultimo momento. Sommando
queste tendenze, si constata come anche la gestione delle prenotazioni
richieda oggi una attività più intensa e complessa, dovendosi gestire, a
parità di presenze, un numero di arrivi molto più elevato che nel passato.
4. L’OFFERTA
Alcuni profili evolutivi dell’offerta sono già delineati dalla sintetica analisi
della domanda proposta nel capitolo precedente. Dalla logica semplicistica
del “metti una camera di casa tua a disposizione dell’ospite”, oppure
“aggiungi un posto a tavola”, immaginata agli albori dell’agriturismo, si è
passati ad una organizzazione puntuale dell’accoglienza, alla soddisfazione
delle esigenze più diverse dell’ospite, alla ricerca di un’offerta di alta
qualità.
38
una ricerca di stile e funzionalità resa particolarmente complessa e costosa
dalla necessità di conservare le caratteristiche di ruralità dell’edificio. La
soluzione di restaurare gli edifici ricavandone degli appartamenti
sostanzialmente corrispondenti a quelli preesistenti, spesso è ora messa da
parte a favore della realizzazione di camere con bagno quotidianamente
assistite dal personale aziendale per il rifacimento dei letti e i cambi di
biancheria.
39
Ma l’innovazione dell’offerta si concentra soprattutto sulle attività
ricreative, sportive e culturali, e in modo particolare su quelle culturali,
riferite alla presentazione ed al racconto dell’agricoltura, dei suoi prodotti,
delle tradizioni connesse, delle sue relazioni con l’ambiente naturale. Qui
possono emergere le peculiarità dell’agriturismo, qui l’agriturismo può far
valere una propria specificità difficilmente imitabile da altro tipo di
ospitalità. Così la capacità di raccontare l’agricoltura e il suo “mondo”,
attraverso le iniziative più diverse, diventa una nuova professionalità, una
attitudine all’“interpretazione”, così come già esistono gli “interpreti
ambientali”.
40
In verità l’agricoltura aveva già sconfinato nel settore del commercio con la
normativa che autorizzava la vendita diretta al consumatore dei prodotti
propri (Legge 9 febbraio 1963, n. 59). Ed è proprio da lì che ha preso le
mosse la legge sull’agriturismo, con l’estensione della vendita diretta alla
somministrazione diretta dei prodotti propri, attraverso la preparazione di
pasti.
41
statale per l’agriturismo (Legge n. 730/85), la nuova formulazione
dell’articolo 2135 del Codice Civile di cui al Decreto Legislativo n.
228/2001, prevede, fra le attività connesse dell’agricoltura, anche le
iniziative volte alla conoscenza e alla valorizzazione del paesaggio, del
territorio e del patrimonio naturalistico (...ivi comprese le attività di
valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale), estendendo
quindi l’azione imprenditoriale dell’agricoltore oltre i confini della propria
azienda.
42
ordinamenti produttivi, utilizzando così appieno l’agriturismo come
strumento di valorizzazione dei prodotti, attraverso sia la ristorazione, sia la
vendita diretta, anche per corrispondenza.
I dati che seguono, e quelli riportati nelle tabelle dei capitoli successivi,
sono il risultato di una ricerca effettuata dall’Agriturist sulla consistenza
generale del settore agrituristico e, più in dettaglio, su un campione di 1588
aziende pubblicate sulla Guida Agriturist 2004.
43
(quindi munite di autorizzazione per agriturismo) e aziende agricole che
offrono ospitalità turistica con autorizzazione amministrativa diversa da
quella agrituristica.
agricampeggio 8%
disabili 40%
ristorazione 60%
alloggio 80%
totale
44
è l’alloggio, che interessa circa l’80% dei casi. Segue la ristorazione poco
oltre il 60%; le aziende con produzione biologica hanno raggiunto il 25%,
quelle che vendono i propri prodotti in locali organizzati anche per la
degustazione sono il 15%, le attività didattiche interessano ormai quasi il
10%, mentre l’agricampeggio è proposto dal 8%. Le aziende offrono in
generale più servizi. La combinazione più frequente è quella fra alloggio e
ristorazione (45%). Circa il 40% è attrezzato per accogliere disabili.
LE CIFRE DELL'AGRITURISMO:
CONSUNTIVO 2003 - PREVISIONI 2004
45
La dislocazione geografica dell’offerta agrituristica italiana evidenzia due
aree con sviluppo sensibilmente superiore al resto del territorio nazionale:
la prima interessa il nord-est (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia
Giulia), con circa 4000 aziende; la seconda riguarda invece le regioni
(Toscana, Marche e Umbria) in cui più alta è stata la diffusione della
mezzadria (che ha lasciato sul territorio un patrimonio edilizio
particolarmente ingente), con circa 3900 aziende. Queste due aree, con le
sei in esse comprese, partecipano all’offerta agrituristica nazionale per
circa il 60%. Le restanti 14 regioni rappresentano dunque il 40%.
46
CONSISTENZA DELL'AGRITURISMO ITALIANO
Aziende autorizzate 1999/2003
47
Regioni che raccolgono il 60% dell'offerta agrituristica italiana
48
Consistenza dell'agriturismo nelle regioni italiane
49
7. LE TIPOLOGIE AZIENDALI
50
indirizzato, rischia di essere in gran parte ridimensionato nei propri ritorni,
proprio dalla latitanza di chi dovrebbe “raccontarlo”. Eccezioni di
collaboratori capaci di sostituire “alla pari” il titolare dell’attività, esistono,
ma sono una eccezione e spesso non durano.
51
Il rapporto fra edifici e terra sconta le divisioni successorie, il mancato
adattamento alle nuove logiche di impresa da parte dei vecchi proprietari,
l’esigenza di ridimensionare le superfici a vantaggio di una gestione più
intensiva, le vendite per necessità familiari. Così, insieme a situazioni in
cui le proporzioni originarie sono sostanzialmente integre, abbiamo borghi
ormai quasi senza terra, oppure singoli edifici intorno ai quali si accorpano
diversi poderi le cui case sono tuttavia passate a proprietari non agricoltori.
Nei casi più “squilibrati” evidentemente l’agriturismo è arrivato troppo
tardi, oppure gli investimenti necessari per il restauro di alcuni edifici sono
stati pagati con la vendita di altri edifici.
52
dell’azienda: questa importante opportunità è però ancora scarsamente
sfruttata dalle aziende agrituristiche.
8. LA GESTIONE AGRITURISTICA
2) realizzazione dell’accoglienza;
3) promozione.
53
Nella maggior parte dei casi, il servizio con il quale ha inizio l’attività
agrituristica, è la dazione di alloggio, collegata al recupero di uno o più
fabbricati esistenti nell’azienda e non più utili alla conduzione del fondo.
E’ tuttavia anche frequente un avvio dell’attività basato sulla ristorazione,
soprattutto quando la disponibilità di locali da recuperare a fini agrituristici
è limitata, e quando le produzioni aziendali sono suscettibili di essere
proficuamente commercializzate attraverso la ristorazione.
54
CAMPIONE AGRITURIST 2004 - Distribuzione regionale
delle aziende e dei posti letto (valori assoluti)
Regione Aziende Posti letto Posti letto Posti letto Posti letto
totali / azienda camere appartamento
55
Alloggio e ristorazione tendono nel tempo a combinarsi: si comincia con
l’alloggio e, una volta consolidata la clientela, si organizza la ristorazione;
oppure si comincia con la ristorazione, si riscontra dalla clientela una
richiesta anche di soggiorno, e si avvia l’allestimento degli alloggi. Nella
maggior parte dei casi, intraprendere la ristorazione comporta anche una
modifica degli ordinamenti produttivi aziendali, allo scopo di raggiungere
la quota di autoapprovvigionamento prevista dalla legge. L’impianto di
coltivazioni e allevamenti adatti alla tavola comporta anche uno sviluppo
della trasformazione e della vendita diretta del prodotto, essendo la
ristorazione un momento importante di presentazione del prodotto stesso, al
quale segue, da parte degli ospiti, una richiesta di acquisto per la dispensa
di casa.
Le attività culturali, sportive e ricreative, salvo rari casi (come quello, già
ricordato, delle fattorie didattiche, o come i centri di turismo equestre), si
svolgono come complementi dell’alloggio. Esse rappresentano un efficace
momento di caratterizzazione dell’ospitalità e sono molto importanti per
creare motivi di richiamo, nei diversi periodi dell’anno, legati alle fasi
dell’attività agricola (es. vendemmia, raccolta delle olive, ecc.) o alle
tradizioni locali (fine settimana per eventi folcloristici).
56
Intorno ad alloggio e ristorazione, come peraltro intorno all’assetto
complessivo di accoglienza dell’azienda, vi è la scelta, non solo di proporre
o meno il servizio, ma anche di come realizzarlo: a che livello di comfort e
organizzazione, per quale “target” di ospite e, di conseguenza, per quale
prezzo. Si può scegliere, ad esempio, di offrire il pernottamento in camere
con bagno privato (provvedendo quotidianamente al rifacimento dei letti e
alle pulizie), oppure in appartamenti autonomi (dove l’ospite non richiede
alcuna assistenza per tutto il periodo di soggiorno, salvo la periodica
fornitura del cambio biancheria). E si può scegliere una ristorazione a menu
fisso che varia di giorno in giorno, oppure scelte di più piatti affidate al
gusto dell’ospite.
57
CAMPIONE AGRITURIST 2004 - Distribuzione regionale delle aziende
e incidenza entro la Regione dei diversi servizi (dati %).
NORD 439 6 55 36 14 14
CENTRO 877 4 38 43 16 63
SUD 278 16 82 44 24 26
TOTALE 1.588 7 51 41 17 43
58
Nel corso dell’attività, sia per correggere soluzioni che l’esperienza
dimostra poco efficaci, sia per offrire qualcosa di più e di nuovo,
l’organizzazione dei diversi servizi ha bisogno di costante osservazione e
aggiornamento, soprattutto per quanto riguarda servizi accessori e proposte
tematiche adatti a richiamare clientela, ad esempio, nei periodi di bassa
stagione.
59
di sicurezza e di igiene, ma non solo... Ogni attività che si intende svolgere,
ha propri regolamenti, propri limiti, proprie specifiche problematiche
organizzative ed economiche.
60
L’operazione non è semplice perchè l’azienda agrituristica resta comunque
una piccola azienda turistica, con ricettività limitata, con periodi di
accoglienza spesso molto discontinui, con tanti “piccoli” servizi che
raramente arrivano ad occupare a tempo pieno un addetto. Ogni addetto
deve dunque avere più mansioni e, spesso, vista l’intersezione fra
accoglienza e attività agricola, essere capace di sostituire altri addetti
all’ospitalità temporaneamente impegnati da urgenti incombenze agricole.
E’ facile dedurre, da queste brevi note, quanto sia complessa, pur nelle sue
dimensioni ricettive contenute, la gestione dell’attività agrituristica. Quanto
l’imprenditore debba saper coordinare con attenzione la manodopera
disponibile. Quanto si tratti di un lavoro “multifunzione”, certamente mai
troppo ripetitivo e quindi “noioso”, ma altrettanto certamente bisognoso di
una versatilità e di una intelligenza non facili da reperire “già pronte” sul
mercato del lavoro.
61
8.3. La promozione
62
mercato stesso. D’altra parte, la sofferenza di alcuni settori dell’offerta
agrituristica, trova conferma nella ancora insufficiente capacità di
utilizzazione del computer e di internet in modo particolare. Si stima che
almeno un 30% delle aziende agrituristiche non abbia un proprio sito
internet, e un 15% non abbia, o non usi con la dovuta continuità, il
collegamento di posta elettronica.
63
soluzioni adottate, non affidandosi a percezioni generiche spesso non
veritiere.
9. LE AREE DI MIGLIORAMENTO
I prezzi dei servizi agrituristici hanno fatto registrare, negli ultimi cinque
anni una generalizzata tendenza al rialzo.
64
- forte eccesso di domanda rispetto all’offerta;
Per completare il quadro, occorre anche tenere presente che, almeno nel
primo periodo di sviluppo, l’agriturismo è stato “raccontato” (soprattutto
dai mas media) come vacanza, magari spartana, ma anche molto
economica. Vi è quindi, nel consumatore, una inerzia culturale che lo porta
a sottolineare il prezzo senza tenere conto che attualmente, di spartano,
nell’agriturismo c’è ben poco, anche per effetto degli standard di
confortevolezza richiesti dalle normative.
Oggi, per effetto del mutato quadro economico, l’eccesso di domanda tende
a ridursi.
65
deve costare poco. In realtà l’ospite il prezzo lo conosce al momento in cui
fa la prenotazione, e, se lo ha accettato, evidentemente, non si dimostra
indisponibile a spendere la cifra concordata. Il problema sta in quello che si
aspetta in cambio per quella cifra. Ogni motivo di insoddisfazione, come
una informazione preventiva fuorviante, o un alloggio poco pulito, fanno
immediatamente giudicare il prezzo eccessivo. Evidente che il correttivo a
questa percezione negativa sta in un accurato controllo di ogni aspetto della
qualità di accoglienza, e nella scelta di offrire magari meno servizi ma tutti
accuratamente organizzati.
66
CAMPIONE AGRITURIST 2004 - Distribuzione regionale delle
aziende secondo fascia di prezzo (pernottamento - dati %)
NORD 100 17 33 40 10
CENTRO 100 36 42 19 3
SUD 100 15 42 37 6
TOTALE 100 26 36 32 6
67
La prevalente occupazione dell’operatore agrituristico nell’attività agricola,
determina spesso, soprattutto quando coltivazioni ed allevamenti
richiedono maggior impegno, carenze di controllo sull’organizzazione
dell’ospitalità. La giustificazione ricorrente è: non siamo albergatori.
Oppure: siamo in campagna, la nostra è una accoglienza rustica. Giuste
osservazioni se intese come caratterizzazione in senso “familiare”
dell’ospitalità, se intese a sottolineare gli aspetti peculiari del contesto
agricolo e della informalità del rapporto fra ospite e ospitante. Non “giuste”
se invece si intendono come “licenza” di approssimazione, scarsa
sensibilità verso le legittime aspettative degli ospiti.
68
presente che, come sta accadendo in questi ultimi tre anni, una crisi
economica complessiva può incidere in misura rilevante sulla disponibilità
a spendere, di tutto il mercato.
69
Per quanto riguarda la pulizia, siamo di fronte a un tipico caso di
professionalità insufficiente, tanto più considerando che una casa di
campagna, tanto più se antica, è oggettivamente più esposta alla presenza di
insetti, di polvere proveniente dall’esterno. Gli addetti alle pulizie sono, di
solito, o familiari che dividono il proprio tempo fra tante incombenze,
oppure personale esterno privo di specifica esperienza. E sul lavoro degli
uni e degli altri raramente viene esercitato un puntuale controllo da parte
della direzione aziendale. Anche in questo caso una breve attività formativa
può risolvere il problema.
Per quanto riguarda invece l’allestimento degli alloggi, non è raro il ricorso
a mobilio smesso, magari di pregevole fattura e quindi coerente con il
contesto, ma non adeguatamente restaurato. Talvolta gli arredi sono anche
insufficienti o fastidiosamente eterogenei sotto il profilo estetico. E magari
l’illuminazione è fioca e mal distribuita. La sensazione complessiva che
l’ospite ha è quella di un ambiente squallido e non rustico.
Gli effetti negativi sul gradimento della vacanza sono, in questi casi,
dirompenti, soprattutto, poi, se il prezzo è sostenuto. Correggere questi
difetti con la formazione, non è facile: si tratta di esaminare casistiche
esemplificative concrete, aprendo su ciascuna di esse una discussione
attraverso la quale stabilire almeno dei principi base di buon gusto;
evidentemente più semplice è trasmettere indicazioni precise circa gli
aspetti di funzionalità.
70
9.4. La qualità della ristorazione
71
impostazione dei menù senza le necessarie spiegazioni sulle
caratteristiche essenziali dei piatti che si offrono e dei prodotti utilizzati per
prepararli;
72
Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante ai fini del
consolidamento di una clientela affezionata, che può, nei casi più
favorevoli, raggiungere e superare il 50% delle presenze con evidenti
benefici sugli investimenti promozionali tesi a reperire dal mercato nuovi
clienti. Anche in questo caso, i correttivi investono soprattutto
l’atteggiamento complessivo dell’imprenditore nell’organizzare l’attività
agrituristica. Tanto più tale organizzazione tende a valorizzare il lavoro
dell’azienda, i suoi prodotti, le sue risorse ambientali, e il territorio ad essa
circostante, tanto più l’ospite riconosce nell’agriturismo una offerta di
vacanza “diversa” dalle altre, ricca di attrattive che meritano di essere
rinnovate con nuovi soggiorni nello stesso luogo... tanto maggiore sarà il
beneficio per l’azienda in termini di reddito e qualità del lavoro.
73
CAMPIONE AGRITURIST 2004
Distribuzione regionale di alcuni servizi
74
9.6. La trasparenza della pubblicità
Il giusto equilibrio sta nel saper raccontare quello che realmente si offre,
facendo attenzione a dire “tutto” per attrarre, ma facendo anche attenzione
a non dire più di quello che effettivamente un ospite medio può trovare e
gradire. Promettere più di quello che poi si è in grado di offrire, è un errore:
si avranno ospiti scontenti, che creano problemi per qualsiasi cosa, e che
certamente non ritorneranno ne suggeriranno ad altri di farlo. Nella
maggior parte dei casi, l’informazione non corretta è involontaria, non
risponde ad un atteggiamento consapevolmente insincero; essa nasce da
una scarsa identificazione nelle aspettative di chi visita l’agriturismo, e non
tiene conto del fatto che molti ospiti hanno una idea non sempre nitida di
cosa effettivamente sia “agriturismo”.
75
valide, che il nuovo ospite potrebbe aver già sperimentato creandosi così un
determinato tipo di aspettative. Solo una informazione obiettiva e non
“emotiva” può superare questi inevitabili problemi di comprensione.
76
calcola, dunque, sulla base degli estimi catastali, come avviene per il
reddito agrario, ma si calcola sulla base degli introiti e delle spese
effettivamente afferenti all’attività di accoglienza.
77
• mancata annotazione dei passaggi interni, cioè dei prodotti propri
“passati” dalla contabilità agricola (cessioni) alla contabilità agrituristica
(acquisti).
78
• mancata esposizione dei prezzi all’interno di ciascuna unità abitativa;
79
• somministrazione o vendita, come propri, di prodotti acquistati sul
mercato e resi in seguito “anonimi”.
80
L’ospitalità, e, attraverso essa, la ristorazione, consente di “saltare” tutte le
intermediazioni alla cessione dei prodotti, conservando all’azienda agricola
tutti i possibili valori aggiunti, fino alla somministrazione diretta ai
consumatori. Valori aggiunti che evidentemente si realizzano attraverso
maggiori e diversificate prestazioni di lavoro, talune di alta qualità
professionale.
81
E’ facile dedurre che, grazie all’agriturismo, la professionalità agricola può
compiere notevoli progressi, affrancando intere zone del Paese dalla
dipendenza dai grandi mercati agricoli, dove i prezzi si allineano verso il
basso, stabiliti dalle zone più produttive del pianeta.
82
Le stagioni morte dell’attività agricola, un tempo dedicate alle riparazioni,
ai lavori di preparazione per la nuova buona stagione, ora sono dedicate
anche alla manutenzione degli alloggi, alla attuazione di nuove attività per
rendere l’accoglienza più gradevole e attraente. E magari, almeno nel punto
di ristoro, almeno nel fine settimana, gli ospiti ci sono sempre. E verso
Natale ordinano cesti regalo composti con i prodotti dell’azienda. In vista
della stagione delle vacanze, si partecipa alle borse turistiche dove
incontrare tour operator ai quali presentare i programmi di soggiorno, e si
aggiorna il sito internet affinchè sia sempre più incisivo, sempre più capace
di esprimere i tratti salienti di quel che l’azienda agrituristica può offrire.
Arrivano anche ospiti stranieri, si imparano così rapidamente le lingue,
prima arrangiandosi con l’inglese, poi anche col tedesco o il francese, con
l’aiuto dei figli che ne apprendono dalla scuola le prime nozioni. Qualcuno
mette a frutto una buona conoscenza dei cavalli dotandosi del patentino di
istruttore accompagnatore, qualcun altro prende l’abilitazione di guida
escursionistica. Aumenta anche il lavoro di ufficio, per tenere la contabilità,
gestire le prenotazioni, rispondere quotidianamente alla posta elettronica.
83
Ma si tratta di un lavoro molto “sui generis”, nel quale una sola persona
deve essere capace di fare tante cose, difficile da codificare nei tradizionali
mansionari dei contratti collettivi, sempre bisognoso di aggiornamenti.
84
L’imprenditore agrituristico è una figura professionalmente molto
complessa. Deve infatti saper coordinare e valorizzare obiettivi e risorse,
molteplici e interdisciplinari.
85
gestione familiare, nelle quali il marito dirige l’agricoltura e la moglie
dirige l’agriturismo. Questa soluzione si conferma anche in aziende di
grandi dimensioni condotte con alcuni dipendenti, mentre è raro che la
direzione dell’attività agrituristica sia affidata ad un dipendente.
pubblicità,
pulizia dell’agricampeggio,
86
organizzazione delle attività ricreative e culturali,
manutenzione generale,
87
gestione della corrispondenza e delle prenotazioni, tramite telefono,
computer e, ormai raramente, posta;
88
E’ molto importante, soprattutto per ciò che riguarda le relazioni con gli
ospiti, anche nella fase di prima informazione (ospiti potenziali) che
l’addetto alla segreteria agrituristica sia ben inserito nella filosofia di
conduzione dell’azienda, trasmettendo negli interlocutori una autorevolezza
e una capacità di informazione il più possibile paragonabile a quella
espressa dal direttore.
89
12.5. Gli addetti alla ristorazione
servizio a tavola;
90
Non è possibile individuare modelli organizzativi prestabiliti. Molto
dipende dalla dimensione dell’attività e dalla qualità degli operatori. Si
può, in linea del tutto orientativa, distinguere aziende che preparano un
limitato numero di pasti per i soli ospiti che pernottano, e aziende che
gestiscono un punto di ristoro che accoglie anche ospiti che non pernottano.
Non mancano, in funzione delle diverse norme regionali, aziende che,
avendo un numero rilevante di posti letto, svolgono una attività di
ristorazione molto impegnativa anche limitandosi alla preparazione dei
pasti solo per chi pernotta, ed aziende che ricevono solo ospiti “esterni” ma
con un numero di posti tavola molto contenuto.
91
famiglia conduttrice), partecipa, eventualmente in modo saltuario,
all’attività di cucina, imprimendo alla ristorazione il profilo stabilito “dalla
casa”.
92
acquistano da altri agricoltori, scegliendo prodotti con caratteristiche
particolari). Dalla “qualità” di queste “spiegazioni” dipendono quei
contenuti culturali della ristorazione agrituristica che, combinati con il
“gusto”, contribuiscono a determinare il gradimento dell’ospite e la
preferenza verso l’agriturismo.
- piscina;
- pesca;
- caccia;
- campo da golf;
93
- area atterraggio elicotteri;
- escursioni in bicicletta;
- visite culturali;
- fattoria didattica;
- corsi di cucina;
- corsi di pittura;
- beauty farm;
Sono soltanto alcuni esempi, dai quali è tuttavia già possibile distinguere
alcune caratteristiche di queste attività:
94
L’approccio imprenditoriale alle attività ricreative e culturali può
schematizzarsi in due modelli sostanzialmente opposti:
95
personale dipendente, o con “soci” che abbiano specifiche competenze in
materia, presenza sul territorio di attività artigianali (es. corsi di ceramica,
cesteria, tessitura, ecc.).
96
Ma, oltre gli aspetti di natura economica, la diffidenza verso le
certificazioni di qualità, nasce da radicata mentalità di conduzione
“pragmatica” dell’accoglienza, che mal sopporta sia pur contenuti aggravi
di lavoro resi necessari dall’esigenza di un monitoraggio accurato della
gestione al fine di ottimizzarne le diverse fasi.
97
14. I PROGRAMMI FORMATIVI
98
quadro di insieme che indirizzi al meglio il progetto di futura attività. Per
questo sono sufficienti 24 ore, ripartite in sei lezioni di durata non
superiore alle 4 ore (oltre questo limite l’attenzione tende rapidamente a
decrescere e di solito molti si allontanano dall’aula prima della
conclusione).
- la promozione dell’offerta;
Per quanti hanno già intrapreso l’attività, è opportuno realizzare corsi brevi,
su temi specifici, a carattere squisitamente pratico. La durata può variare
dalle 8 alle 16 ore, sempre ripartite in lezioni di 4 ore ciascuna. Ogni
operatore sceglierà l’argomento che ritiene di voler approfondire, e non è
opportuno che gli siano proposte nel “pacchetto” lezioni su materie che non
lo riguardano (es. ristorazione se non offre ristorazione).
99
- disciplina fiscale con prove pratiche di assolvimento dei diversi
adempimenti;
100
ragazzi di età diverse, alla produzione di documenti informativi, alla
sicurezza;
101
Denominazione proposta DIRETTORE AGRITURISTICO
102
Denominazione proposta SEGRETARIO AGRITURISTICO
103
Denominazione proposta ADDETTO AGLI SPAZI APERTI
Conoscenze Giardinaggio
Uso dei mezzi di pulizia meccanizzata
104
Denominazione proposta CUOCO
Impiegabilità Dipendente
105
Denominazione proposta COLLABORATORE DI CUCINA
Impiegabilità Collaboratore
106
Denominazione proposta ADDETTO ALL’AGRICAMPEGGIO
Impiegabilità Collaboratore
107
Denominazione proposta ADDETTO AL TURISMO EQUESTRE
Impiegabilità Collaboratore
108
Denominazione proposta ADDETTO AL CICLOTURISMO
Impiegabilità Collaboratore
Impiegabilità Collaboratore
109
Denominazione proposta ADDETTO ALLE ATTIVITA’ RICREATIVE
Impiegabilità Collaboratore
110
Denominazione proposta ADDETTO AI CORSI E AGLI INCONTRI
CULTURALI
Impiegabilità Collaboratore
111
16. LA RICERCA
Agriturist
112
a) titolare....
b) coniuge...
c) figlio/a...
d) dipendente...
a) titolare....
b) coniuge...
c) figlio/a...
d) dipendente...
a) consulente...
b) azienda esterna...
113
6. Potreste indicare quali sono gli aspetti dell’attività che ritenete
maggiormente importante migliorare e per i quali, quindi, gradireste l’aiuto
di corsi formativi? (scrivere sì accanto alle voci che interessano, aggiungete
altre voci che ritenete importanti)
g) turismo a cavallo
e) fattoria didattica
g) strategie pubblicitarie
h) altro....
114
b) da 300 a 600 euro
Per quanto riguarda i temi formativi più richiesti, i risultati sono sintetizzati
nella tabella che segue.
115
La ricerca ha evidenziato innanzitutto una forte incidenza del lavoro
familiare nella gestione dell’attività agrituristica, soprattutto per quanto
riguarda l’impegno a tempo pieno. Nella maggior parte dei casi una unità
lavorativa a tempo pieno si riferisce alla moglie dell’imprenditore agricolo.
I dipendenti a tempo pieno sono soprattutto presenti nelle aziende con
servizio di ristorazione. L’impiego dei figli è poco frequente a tempo pieno
(circa 10% delle aziende), mentre cresce a tempo parziale (circa 30%). I
dipendenti a tempo parziale sono impegnati soprattutto nella attività di
governo degli alloggi.
Oltre il 70% delle aziende ricorre a servizi e consulenze esterne per quanto
riguarda il lavaggio della biancheria, la tenuta della contabilità e i contratti
di lavoro.
116
voler investire nulla in formazione e quelle che non intendono investire più
di 300 euro l’anno, arriviamo al 75% del campione. Questo atteggiamento
non corrisponde realmente a una sottovalutazione del momento formativo,
ma trova ragione nella frequenza di corsi di formazione organizzati
gratuitamente dalla Pubblica Amministrazione o dalle Associazioni di
settore su finanziamento pubblico. Con queste premesse, il 25% di aziende
che si è dichiarato disponibile ad investire dai 600 ai 900 euro l’anno,
costituisce un segno di crescente attenzione per l’aggiornamento
professionale e per una ulteriore diversificazione dei servizi agrituristici.
Non sorprende che fra gli argomenti formativi più richiesti vi sia ai primi
posti la combinazione fra le strategie pubblicitarie e l’uso dei mezzi
informatici (che attualmente costituiscono un efficace strumento di
pubblicità). Suscita tuttavia qualche riflessione il divario di incidenza fra la
prima e la seconda voce (59% contro 42%), che fa pensare non tanto ad una
117
(oltre l’80% degli agrituristi dichiara di voler consumare almeno un pasto
nell’azienda in cui pernotta).
118
L’ANALISI DEI FABBISOGNI NEL SETTORE DELLA CERTIFICAZIONE
NEI COMPARTI AGRICOLO E AGROALIMENTARE
Settembre 2005
1
Indice
- Premessa pag. 3
2
Premessa
3
strategie di qualità, ma non avrebbero evidenziato le specifiche figure professionali e
le competenze da sviluppare.
4
La qualità nel sistema agroalimentare
Questa è un’acquisizione abbastanza recente nel dibattito tra gli operatori, gli addetti
ai lavori, opinionisti e mondo scientifico. Per molto tempo, infatti, il ruolo dei
consumatori è stato relativamente sottovalutato e l’attenzione è stata rivolta quasi
esclusivamente alle caratteristiche qualitative intrinseche dei prodotti.
Nel dibattito sulla qualità negli anni passati si è sviluppata una forte contrapposizione
tra una visione della qualità cosiddetta mediterranea ed una anglosassone.
5
La qualità di prodotto è la base delle strategie vincenti nei sistemi agricolo-
alimentari; ma occorre anche fornire garanzie al mercato ed al consumatore sulle
caratteristiche dichiarate nei prodotti e sulla loro costanza nel tempo.
Si riporta un modello scaturito dalla sintesi di posizioni diverse e viste nell’ottica dei
diversi stakeholders della qualità agroalimentare e, in particolare, del consumatore
finale. E’ evidente che i singoli prodotti alimentari non possono sempre soddisfare
tutte le attese elencate in tabella, ma la qualità di un prodotto agricolo alimentare è
sempre l’insieme complesso di vari requisiti, in risposta a bisogni impliciti ed
espliciti dei consumatori.
Tra questi requisiti di gran lunga più importanti sono quelli relativi alla sicurezza. In
questo contesto c’è una grande attenzione dei consumatori ed è in atto una profonda
trasformazione della legislazione di riferimento, basata sull’estensione
dell’autocontrollo documentato, sull’obbligo della tracciabilità, sull’azione di un
Autority europea.
I requisiti essenziali
Come già accennato, questi aspetti sono centrali per lo sviluppo dei sistemi agricoli
italiani e per impostare delle strategie di qualità legate al territorio.
7
Tra i requisiti psicologici devono essere considerati anche i cosiddetti requisiti etici. I
consumatori orientano il proprio processo di consumo anche in forza di valori
generali.
I requisiti di servizio
Questi requisiti rispondono ad attese diversificate degli operatori della filiera e dei
consumatori.
Da varie indagini e ricerche si evidenzia che queste attese hanno un’enorme influenza
nel determinare i comportamenti di acquisto dei consumatori.
8
Questo raramente è vero. Se si pensa all’informazione, per esempio, una etichetta
esauriente e di facile lettura può accompagnare un prodotto industriale
standardizzato, ma anche un prodotti tipico (in questo caso possono essere fornite
informazioni sulla storia, sugli usi tradizionali, eccetera). Questo stesso discorso,
però, può essere esteso a quasi tutti i requisiti di servizio.
I requisiti di sistema
Prima di tutto occorre garantire la costanza degli attributi di qualità. Questo requisito
è di intuitiva comprensione se visto nell’ottica dell’operatore commerciale o del
consumatore, ma spesso ha generato discussioni e confronti accesi.
Tra i cosiddetti requisiti di sistema deve essere infine considerato quello del giusto
rapporto qualità/prezzo. Questo fattore potrebbe essere espresso in questo modo: se si
vuole vendere un prodotto ad un prezzo superiore al minimo di mercato è necessario
fornire evidenza al cliente e/o al consumatore del di più che sta acquistando, rispetto
allo standard minimo di mercato.
9
Le strategie di qualità
La maggior parte degli osservatori ritiene che le strategie di qualità sono centrali per
l’ulteriore sviluppo dei sistemi agricoli ed agroalimentari italiani.
In questi anni sono state avanzate diverse proposte e sviluppati dibattiti molto accesi.
Qualsiasi tentativo di classificazione evidenzia limiti e rischi di eccessiva
semplificazione rispetto alle tante variabili in gioco.
Molte aziende vendono direttamente i propri prodotti a consumatori locali, con i quali
si instaurano relazioni di conoscenza ed amicizia. In questi casi la garanzia più che
sulla certificazione è fondata sulla conoscenza diretta. Molte aziende raggiungono
anche livelli di eccellenza, adottando, di fatto, dei sistemi di qualità che non hanno
alcun bisogno di certificare. Devono semplicemente implementare un sistema di
autocontrollo igienico sanitario documentato, secondo il metodo haccp (Hazard
Analysis, Critical Control Point) introdotto con il D.lgs 155/97 ed ulteriormente
sviluppato, con il cosiddetto “pacchetto igiene” definito dalla Unione Europea, che
entrerà in vigore dal primo gennaio 2006.
10
Ancora più complesse sono le strategie della qualità che coinvolgono più
direttamente le filiere e/o il territorio. In questo ambito troviamo:
- filiere del fresco (per esempio carne ed ortofrutta);
- i prodotti cosiddetti tradizionali, fortemente caratterizzati dall’origine,
trasformati in azienda o in piccole imprese artigianali;
- filiere agroindustriali con stabilimenti di trasformazione (piccoli o medi) che
operano, in genere, a livello regionale o interregionale.
In alcuni casi può essere l’industria locale a gestire il disciplinare, ma anche in questa
situazione l’organizzazione dei produttori della materia prima garantisce una migliore
razionalizzazione degli approvvigionamenti e dei controlli interni, una maggiore
forza contrattuale del mondo agricolo ed una più equa distribuzione del valore
aggiunto.
Più complessa appare la situazione dei prodotti cosiddetti tradizionali (D.lgs 173/98).
In questo caso, la struttura organizzatrice ha una valenza territoriale e può assumere
diverse forme: per esempio Consorzi promossi dalla Regione con la partecipazione
delle organizzazioni imprenditoriali e delle Camere di Commercio; oppure possono
essere direttamente le tecnostrutture regionali a gestire il disciplinare, registrare il
marchio ed attuare i controlli interni, mentre la commercializzazione può essere
gestita dalle singole aziende produttrici.
11
strategie è nota; ma sono note anche le difficoltà che molte denominazioni incontrano
prima di essere attivate, commercializzate e valorizzate.
Infine, dobbiamo considerare le grandi filiere agroindustriali, con politiche di qualità
che travalicano di molto l’ambito regionale e spesso anche quello nazionale, talvolta
con prodotti molto innovativi, con forte implementazione di nuove tecnologie. In
queste situazioni, le strategie della qualità devono riguardare l’intera filiera e
ricercare il reciproco beneficio tra fornitori e trasformatori. Gli schemi di
certificazione sono complessi ed integrati, con requisiti di prodotto di sistema e,
sempre di più, anche agroambientali.
In Italia, la maggior parte delle strategie competitive di qualità sono fondate sui
fattori della tipicità e della territorialità.
Le motivazioni che stanno alla base del successo delle strategie della qualità legate al
territorio sono ampiamente note. In questa sede sono riportate sinteticamente.
12
scientifico e del rinnovato interesse intorno alla cosiddetta “dieta
mediterranea”.
Nella realizzazione di tutte le strategie della qualità sono riscontrabili quattro macro
fasi comuni: la pianificazione della qualità, la creazione di un sistema qualità, la
certificazione, la promozione.
Macrofasi Descrizione
La pianificazione Si definisce il profilo della qualità dei prodotti
sulla base della propria strategia competitiva
ed i relativi processi.
La creazione di un sistema qualità Si pianificano e realizzano tutte le attività di
produzione e di controllo per garantire
all’interno dell’azienda o della filiera il
raggiungimento degli obiettivi pianificati ed il
loro miglioramento nel tempo, al minimo
costo.
La certificazione E’ il principale strumento per dare evidenza ai
consumatori, agli operatori di mercato ed alle
istituzioni della conformità dei prodotti e/o del
sistema di gestione agli obiettivi pianificati.
La promozione Una volta realizzata e certificata la qualità
deve essere opportunamente promossa al
proprio target di mercato sulla base della
strategia competitiva predefinita dall’azienda
e/o dalla filiera.
Questa errata impostazione, riscontrata sia in aziende certificate ISO 9000, sia in
sistemi territoriali dop ed igp, evidenzia diversi problemi operativi e limita
fortemente i vantaggi della scelta della qualità e della stessa certificazione.
La certificazione, nata come procedura per creare confidenza tra le parti, sta
assumendo sempre più, soprattutto per l’azione dell’Unione Europea, il ruolo di
strumento informativo a valenza generale, nei confronti dei consumatori e delle
amministrazioni pubbliche.
15
La certificazione è fondamentalmente un atto di garanzia verso terzi, i consumatori, i
propri clienti, le istituzioni.
16
In Italia il SINCERT si è formalmente costituito nel 1991, ha natura giuridica di
associazione senza fini di lucro.
Sono soci di SINCERT: gli organismi di normazione UNI e CEI, il CNR, l’ENEA,
molti Ministeri, l’Unioncamere, la maggior parte delle rappresentanze delle categorie
professionali, associazioni ed organismi interessati a vario titolo nelle problematiche
della qualità.
L’Unione Europea negli ultimi venti anni, a partire dalla risoluzione conosciuta
come Nuovo Approccio (1985), ha progressivamente incrementato gli interventi e le
indicazioni nel campo della normazione e certificazione di qualità.
17
siano conformi ai principi ed ai metodi delle norme EN 45000, relative alla
certificazione volontaria.
La normazione viene definita, in ambito ISO, come l’attività volta a fornire regole,
linee guida o caratteristiche tecniche per la soluzione di problemi effettivi o
potenziali, nel campo della scienza, della tecnica e dell’economia.
- accessibili da chiunque;
- proposti ed elaborati dalle parti interessate;
- emessi da organismi competenti e riconosciuti a livello nazionale ed
internazionale;
- evolutivi, sottoposti cioè a verifiche continue sulla base dell’esperienza e
delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche.
In linea di massima esistono due sistemi di organismi di normazione: uno, più antico,
per il settore elettrotecnico, l’altro generale per tutti gli altri settori. Il settore
elettrotecnico ha svolto storicamente un ruolo di precursore per evidenti necessità di
garantire standard e sicurezza, ma, attualmente, i due sistemi sono sempre più
integrati.
18
Gli organismi di normazione dei principali paesi industrializzati sono stati fondati
all’inizio del secolo (in Italia: il CEI nel 1906 e l’UNI - al tempo denominato UNIM -
nel 1921).
L’ISO è stata fondata a Londra nel 1947. Ad esso aderiscono gli organismi di
normazione di oltre cento Paesi.
19
Diverse forme di certificazione
La norma di riferimento è l’UNI EN ISO 9001:2000, detta anche vision 2000, come
evoluzione di due versioni precedenti: la norma ISO 29000 e le ISO 9000:94. Più che
una norma tecnica, rappresenta una potente linea guida per le organizzazioni che
intendono adottare le logiche del “total quality”.
20
• eccezionale flessibilità: può essere adottata da qualsiasi forma di
organizzazione: piccole e grandi aziende, istituzioni pubbliche, strutture del
terzo settore;
La norma ISO più che per i consumatori è orientata a favorire gli scambi ed a creare
confidenza tra gli operatori economici. In questo ambito rappresenta uno strumento di
facilitazione dell’organizzazione delle filiere agroalimentari e di supporto alla
esportazione.
La norma è fondata su “otto principi della qualità” che riportiamo nella tabella 6.
Questi principi hanno una grande validità per le aziende e le filiere agroalimentari e
la loro applicazione è opportuna anche se le aziende intendono adottare sistemi di
certificazione di prodotto.
21
Tabella 7 – Le certificazioni ISO 9000 in Italia (tutti i settori)*
Anno Organizzazioni
certificate ISO
9000
1992 457
1994 2.336
1996 7.370
1998 18.283
2000 39.411
2002 62.214
*Nostra elaborazione su dati Sincert
Anno Organizzazioni
certificate ISO 14000
1996 31
1998 156
2000 717
2002 2.117
Nostra elaborazione su dati SINCERT
23
Tabella 10 – Certificazioni ISO 14000 in agricoltura e nell’agroalimentare
Nei primi mesi del 2005 è stata emanata una nuova versione della norma, la ISO
14001:2004, che specifica meglio gli obiettivi della qualità ambientale, accresce la
compatibilità con i principi, i metodi e le procedure della norma ISO 9001:2000 e
impone una maggiore attenzione ai requisiti cogenti.
Un altro modo, più istituzionale, per comunicare l’impegno aziendale per l’ambiente
è costituito dalla Registrazione EMAS, normata dalla Unione Europea.
25
- la preferenza del consumatore italiano per le certificazione biologica, più
conosciuta e considerata efficace anche e soprattutto relativamente agli
impatti ambientali.
Nonostante queste considerazioni si ritiene che le imprese italiane saranno sempre più
interessate anche a questi schemi di certificazione, soprattutto se intenzionate ad
espandersi nei mercati scandinavi e, più in generale, nord europei ed anglosassoni.
Ai fini della valutazione dei fabbisogni formativi, inoltre, bisogna tener conto che gli
aspetti ambientali, e le competenze professionali relative, interessano sempre di più
tutti gli schemi di certificazione, più o meno integrati.
26
Lo standard SA 8000 non ha avuto, per il momento una grande diffusione in Italia,
specie nei settori agricolo ed agroalimentare, soprattutto perché le prescrizioni
indicate sono, in genere, inferiori a quanto previsto dalla legislazione vigente in
materia di lavoro e dagli accordi sindacali in essere.
In altri Paesi Europei, lo Standard SA 8000 comincia ad essere richiesto alle imprese
anche agroalimentari, che importano e trasformano materie prime e semilavorati da
Paesi in via di sviluppo e con limitate tutele sindacali e/o legali del lavoro. Al
momento, questa sensibilità sembra meno evidente o, comunque, più limitata in
Italia.
Le norme ISO 9001 e SO 14001 sono fondate sugli stessi principi e sugli stessi
metodi gestionali e sistemici. Questo isomorfismo permette alle organizzazione di
integrarle facilmente, mettendo sotto controllo sia i processi relativi alla qualità ed
alla soddisfazione dei clienti, sia tutti gli aspetti ed impatti ambientali.
27
“total quality food oriented”, che si imporrà, secondo molti esperti ed osservatori,
come standard di riferimento negli scambi alimentari internazionali.
Questo approccio ha, come si vedrà meglio in seguito, conseguenze anche nella
definizione delle figure professionali e dei relativi fabbisogni di formazione e
qualificazione, rendendo necessario sia competenze sistemiche generali, sia
specialistiche.
28
I principi ed i metodi della certificazione di prodotto sono leggermente differenti da
quella di sistema. Per questo motivo le norme di riferimento per l’accreditamento
sono diverse EN 45011 per i prodotti, EN 45012 per i sistemi gestionali.
Si distingue tra:
29
Questo lavoro ha consentito l’affermarsi di filiere e distretti produttivi, che hanno
costituito un primo sistema delle denominazioni, con un peso culturale ed economico
significativo sia in sede nazionale che internazionale. Tutto questo è andato di pari
passo con il crescente interesse dei consumatori verso i prodotti tipici.
Questo, infatti, è un elemento caratteristico del sistema italiano (anche in Francia per
la verità esiste un sistema di filiera delle Dop a carattere interprofessionale assai
avanzato).
Nella maggior parte dei casi i comitati promotori delle Dop e Igp non erano Consorzi
già costituiti e la presenza di nuovi settori produttivi (vedi olio e ortofrutta) ha posto
l’esigenza anche di nuove forme organizzative.
Nei prodotti Igp, invece, parte della filiera, per esempio la produzione delle materie
prime, può essere esterna all’area geografica di riferimento, ma è da questo territorio
30
che il prodotto assume le sue essenziali caratteristiche qualitative che lo rendono,
anche in questo caso, irripetibile altrove.
Il documento normativo di base dei prodotti Dop ed Igp è il disciplinare che deve
essere approvato e pubblicato dall’Unione Europa.
Su un totale europeo di poco più di 600 denominazioni, quelle italiane sono 149 (101
dop e 48 Igp), contro le 141 della Francia, le 93 del Portogallo, le 90 della Spagna e
via via gli altri Paesi.
31
Con un’impostazione simile a quella delle Dop e delle Igp, il Regolamento
Comunitario 2082/92 disciplina l’attribuzione a prodotti agroalimentari
dell’attestazione di specificità (STG – specialità tradizionale garantita). Per essere
registrato il nome deve essere specifico, chiaramente distinto da eventuali prodotti
simili. In questo caso non è il territorio di origine a caratterizzare il prodotto, ma il
suo metodo di produzione tradizionale. A differenza di quanto accade per le Dop e le
Igp, qualsiasi produttore dell’Unione Europea può utilizzare l’attestazione STG,
rispettando le indicazioni e le prescrizioni del disciplinare registrato e sottoponendosi
ad adeguate forme di controllo/certificazione.
Attualmente solo due prodotti hanno ottenuto la registrazione e tra questi, nel nostro
Paese, la Mozzarella italiana. Sono state, inoltre, avanzate le proposte di registrazione
del Miele Vergine Integrale, dell’Antico Cioccolato Artigianale e del Gallo Ruspante.
Nonostante l’alto numero di registrazioni solo una minoranza delle Dop e delle Igp
italiane sono realmente commercializzate con il marchio. Questa situazione è
determinata da diversi fattori interagenti:
32
Anche in questo caso è il disciplinare di produzione, registrato attualmente con
Decreto Dirigenziale del Mipaf, a rappresentare il documento normativo di base,
mentre i controlli di conformità sono al momento svolti essenzialmente dalle Camere
di Commercio. In Italia i vini di qualità con origine controllata sono oltre 450, con
continue ulteriori implementazioni.
Le produzioni biologiche
33
L’agricoltura biologica si è molto diffusa nel nostro Paese insieme alla crescente
sensibilità ecologica ed ambientalista della società ed ha ricevuto un forte impulso dai
regolamenti di sostegno alle tecniche agroambientali della Pac. Attualmente gli
operatori sottoposti al sistema di controllo/certificazione sono circa 50.000, con oltre
un milione di ettari di superficie interessata (considerando anche quella in fase di
conversione).
L’agricoltura biologica è stata normata con il Regolamento CEE 2092/91, che, tra
l’altro, prevede un sistema di controllo esterno conforme alla Norma EN 45011. Si
tratta quindi operativamente di un sistema di controllo/certificazione di parte terza.
Gli organismi operanti in Italia ed autorizzati dal Mipaf sono attualmente 17, molti
dei quali anche accreditati dal Sincert, per favorire la conformità alla EN 45011.
34
Nel biologico i documenti normativi di riferimento sono gli strumenti di
pianificazione aziendale, che devono essere conformi alle indicazioni della
regolamentazione comunitaria.
Relativamente al secondo punto c’è da considerare che ancora oggi parte significativa
della produzione biologica viene commercializzata come convenzionale, per assenza
di canali di commercializzazione specifici, e che, nel settore, si evidenziano alti costi
logistici e di transazione, che ne frenano l’ulteriore sviluppo.
35
Il secondo caso è relativo ad iniziative delle Regioni, che hanno cercato di favorire
una valorizzazione commerciale ai sistemi di agricoltura integrata, sviluppati a
seguito delle cosiddette misure agroambientali comunitarie: i disciplinari sono
predisposti dalla Regione (tramite propri enti strumentali) mentre il
controllo/certificazione viene delegato ad organismi terzi accreditati dal Sincert.
Il documento base è il disciplinare che contiene una parte pubblica con l’indicazione
degli obiettivi e dei requisiti della qualità, la descrizione del prodotto, i riferimenti
legislativi e normativi e che dovrebbe essere portata a conoscenza dei consumatori.
36
La seconda parte, invece, è più tecnica e contiene le procedure di controllo e di
sistema.
37
Altro aspetto importante è la cosiddetta gestione delle non conformità. E’ evidente
che in tutte le fasi del processo produttivo i controlli evidenziano una certa
percentuale di non conforme (se tutto fosse sempre conforme il controllo sarebbe
inutile!).
Gestire il non conforme vuol dire non limitarsi ad evidenziare la sua segregazione,
ma pianificare la possibilità di rilavorazione per raggiungere i requisiti di
accettabilità, oppure di vendita declassata (fuori certificazione), oppure, nei casi
peggiori, di scarto. In ogni caso una corretta e documentata gestione del non
conforme fornisce, oltre a maggiori garanzie sul rispetto dei requisiti pianificati,
anche elementi fondamentali da analizzare e valutare per ridurre il ripetersi di
situazioni indesiderate e/o migliorare i processi produttivi.
38
- certificazioni orientate ai requisiti di servizio – ad esempio quando si
vuole evidenziare l’identificazione e la tracciabilità degli alimenti e delle
materie prime;
L’opportunità data dalla certificazione di prodotto volontaria, sia pure non ancora
molto sfruttata, è stata proposta anche per promuovere organizzativamente e
commercialmente i cosiddetti prodotti tradizionali, di cui all’art.8 del D-lgs 173/98.
Si tratta attualmente di oltre 2000 specialità iscritte negli atlanti regionali dei prodotti
tradizionali, nati per l’interesse del legislatore di garantire autorizzazioni sanitarie
specifiche che favorissero il permanere di metodiche produttive tradizionali, efficaci
per la sicurezza igienica anche se non standardizzate; ma che rappresentano in
generale delle grandi opportunità di sviluppo locale.
39
produttori, promuovere accuratamente le specialità sui mercati locali e verso i
consumatori.
Da alcuni anni questi concetti, sono usciti dall’ambito ristretto degli addetti ai lavori
dei sistemi operativi e gestionali della qualità (la tracciabilità è un requisito
necessario dei sistemi qualità già a partire dalla norma ISO 29000 degli anni ‘80) per
diventare motivo di discussione tra operatori, esperti, istituzioni, organizzazioni
professionali e dei consumatori.
Il secondo fattore che ha alimentato l’interesse è dato da settori del mondo produttivo
agricolo, che hanno riscontrato nella tracciabilità la possibilità di rendere cogenti
sistemi di etichettatura, che menzionassero l’origine dei prodotti agricoli.
Questo interesse ha spinto alla emanazione di due norme volontarie, la UNI 10939
sulla tracciabilità di filiera e la UNI 11020 per la tracciabilità aziendale.
Un certo interesse è stato riscontrato al momento specie per la prima, per il fatto che
la tracciabilità può dare valore aggiunto, perché, interessa al consumatore soprattutto
quando riguarda tutto il processo produttivo dal campo alla tavola, mentre la seconda
40
può interessare le aziende agricole, che vendono direttamente proprie produzioni e/o
che intendono garantirsi maggiormente rispetto alla vigilanza pubblica.
Attualmente le filiere commerciali certificate a fronte della norma UNI 10939 sono
stimate in circa duecento, per le considerazioni esposte la maggior parte degli
osservatori ritiene che l’incremento futuro sarà sempre più limitato, a vantaggio della
certificazione volontaria di prodotto e di filiera e degli standard internazionali.
Uno standard è, come abbiamo visto, lo SA 8000, definito dal CEP per la gestione
etica.
Di una certa importanza per i sistemi agricolo ed agroalimentari italiani sono gli
standard BRC (British Retail Consortium), IFS (International Food Standard) ed
EUREPGAP.
Sono standard proposti dalla Grande Distribuzione Organizzata, che deve la sua
autorevolezza alla posizione dominante assunta nelle filiere commerciali.
41
Proponendo e/o imponendo questi standard la GDO opera verso la qualificazione dei
propri fornitori e riduce i costi dei propri controlli, riversandoli, sui fornitori stessi
che si accollano le spese della certificazione.
L’utilizzo della certificazione per creare fiducia tra le parti, per qualificare prodotti ed
organizzazioni produttive e per ridurre, in generale, i costi di transazione rappresenta,
come abbiamo visto, una grande opportunità.
Occorre considerare, comunque, che questi standard non nascono dal nulla o
cervelloticamente, ma da analisi approfondite dei requisiti richiesti dai consumatori e
dalla legislazione.
Il BRC è uno standard proposto da un consorzio formato dalle più importanti centrali
della GDO inglese in collaborazione con l’UKAS, l’ente di accreditamento britannico
(corrispondente al nostro SINCERT).
42
Il BRC, rivolto ai prodotti a marchio delle aziende agroalimentari, richiede
fondamentalmente:
Il BRC, inoltre, prevede due livelli di adesione: foundation (di base) ed higher (livello
superiore) e fornisce strumenti, metodi e raccomandazioni per il miglioramento.
1. tracciabilità
2. gestione della documentazione
3. varietà e portinnesti
4. gestione dei siti produttivi
5. gestione del terreno e dei substrati
6. impiego dei fertilizzanti
7. irrigazione
8. difesa integrata delle colture
9. raccolta
43
10. trattamenti post raccolta
11. gestione dei rifiuti
12. salute, sicurezza sul lavoro e condizione dei lavoratori
13. aspetti ambientali
14. gestione dei reclami
15. audit interno
Lo standard EUREPGAP, richiede, per ogni aspetto trattato, requisiti aggiuntivi oltre
il livello cogente e suddivisi in obbligatori e raccomandati. L’impiego degli OGM
non è espressamente vietato, ma deve essere effettuato in conformità alla legislazione
vigente sia nel Paese del produttore, sia in quello del cliente.
Lo standard EUREPGAP, sta diventando di fatto obbligatorio per esportare, nei Paesi
dell’Europa Centro Settentrionale, prodotti ortofrutticoli freschi e ciò è alla base della
sua rapida diffusione in Italia.
Attualmente le aziende certificate a fronte degli standard BRC e IFS sono alcune
centinaia (si stima circa trecento), le aziende interessate singolarmente o in gruppo
allo standard EUREPGAP sono ancora di più. Moltissime (difficili da stimare) hanno
avviato l’iter di certificazione. Nei prossimi mesi questo numero è destinato a
crescere rapidamente, per la dipendenza effettiva delle filiere dalla GDO e per la
difficoltà delle aziende agricole (e delle loro associazioni di prodotto) di
implementare schemi di certificazione “autodeterminati” ma anche affidabili per le
fasi a valle della filiera commerciale.
44
problemi, che influiscono direttamente sulla definizione e formazione delle figure
professionali richieste.
Una visione strategica orientata alla qualità deve poter coniugare in modo coerente le
aspettative dei consumatori, le risorse aziendali e territoriali, le aspirazioni ed i
comportamenti imprenditoriali. In assenza o carenza di questa visione competitiva i
tanti schemi di certificazione invece di rappresentare una risorsa, perché favoriscono
la flessibilità e l’adattabilità degli stessi alle diverse condizioni e realtà operative,
rappresentano un problema, perché sono adottati in modo estemporaneo sulla base di
valutazione di vario genere (richieste immediate del mercato, mode, sollecitazioni
non sempre ben ponderate di consulenti ed esperti, prese di posizioni delle
Istituzioni).
In questa situazione sono disorientati sia i consumatori che i produttori. I primi sono
frastornati da ciò che appare come una “giungla” di segnali della qualità, dove, tra
l’altro, i loghi della qualità certificata, si confondono con quelli istituzionali e cogenti
e con quelli commerciali. Gli imprenditori, invece, cominciano ad evidenziare segni
di frustrazione di fronte al mancato riscontro economico e tendono a considerare
inefficace in generale la certificazione di qualità, invece di verificare la coerenza e la
validità complessiva della propria strategia competitiva.
La sottovalutazione degli aspetti organizzativi della qualità è già stata più volte
evidenziata. E’ doveroso sottolineare la sproporzione tra l’enfatizzazione (peraltro
corretta e sostenuta da valide argomentazioni) del tipico e la reale capacità di
commercializzazione: un prodotto tipico non organizzato rimane un’aspirazione o un
“alimento souvenir”.
45
Questi problemi sono rafforzati da diversi fattori:
- la complessità del settore: è più difficile organizzare una filiera produttiva che
un’impresa;
- sproporzione dei rapporti di forza contrattuali tra produzione e distribuzione;
- difficoltà di aggregazione organizzata soprattutto dei produttori agricoli con
evidenti carenze dell’associazionismo di prodotto che rappresentano, invece,
un nodo fondamentale per le strategie di qualità di filiera.
Occorre sottolineare però che questa situazione sta mutando, anche se molto
lentamente ed in modo non uniforme: alcune Regioni, per esempio, dedicano una
maggiore attenzione a questi approcci, rispetto al Governo Statale. Il ritardo e la
lunga gestazione della riforma del sistema di certificazione ed accreditamento (in
discussione a livello ministratale da alcuni anni) rappresenta, secondo molti esperti ed
osservatori, una conferma di questo problema.
46
Le figure professionali nei sistemi di certificazione
- la struttura di certificazione.
Come si vedrà in seguito questa distinzione non sempre risponde pienamente alle
situazioni operative: è più logica che reale; ma è comoda per un approccio razionale
al problema.
- può richiedere una modifica del prodotto (anche solo, nei casi più semplici,
per gli aspetti relativi al confezionamento ed all’etichettatura)
- può richiedere una modifica dei processi produttivi (per esempio l’adozione
di tecniche tradizionali e/o a basso impatto ambientale)
- richiede una generalizzata adozione di sistemi di autocontrollo documentato
non solo relativamente agli aspetti legati alla sicurezza, ma anche, per
esempio, ai requisiti della tracciabilità e della stessa qualità intrinseca dei
prodotti
- richiede una particolare attenzione alle esigenze del cliente: consumatore
(con l’adozione di tecniche di customer satisfaction) o del cliente
commerciale (anche solo per una corretta gestione degli ordini e degli
aspetti logistici)
- richiede una pianificata gestione del prodotto non conforme e l’adozione di
metodi di miglioramento continuo.
47
Si tratta di competenze nuove spesso di grande impatto. Per esempio nelle aziende
agricole o nelle piccole aziende di trasformazione agroalimentare la semplice
documentazione di ciò che si fa, attraverso una gestione pianificata di documenti e
moduli di registrazione incontra, spesso, resistenze di tipo culturale molto forti.
Più in generale, la qualità richiede una modifica nei comportanti della leadership, il
passaggio da un approccio per funzioni a quello sistematico per processi, il pieno
coinvolgimento del personale.
Nella piccola azienda, invece, molto spesso diverse competenze vengono assunte
dalle stesse persone e talune funzioni sono obbligatoriamente esternalizzate.
Molto spesso è esternalizzata la figura del valutatore interno, svolta dalla società di
consulenza convenzionata o da personale operante lungo la filiera (per esempio il
valutatore opera, per conto dell’organizzazione di prodotto o della cooperativa di
trasformazione, in tutte le aziende agricole associate e conferitrici del prodotto o della
materia prima).
48
A differenza di quanto può intuitivamente apparire, questa necessità di
esternalizzazione rappresenta un fattore di complessità e pone complessi problemi
organizzativi: una cosa è pianificare e gestire la documentazione di un’azienda, ed
un’altra è pianificare e gestire la documentazione di più aziende diverse, anche se per
alcuni aspetti omogenee.
Si pensi, per fare un altro esempio, alla figura del valutatore interno: esternalizzare
questa figura è, anche letteralmente, un ossimoro. Una cosa è un responsabile
aziendale che vive i problemi dell’azienda e che, su incarico della direzione, svolge
un’azione di audit, verificando l’applicazione e l’efficacia del sistema di qualità o del
piano degli autocontrolli; cosa molto diversa è quando questa figura è un tecnico
convenzionato o un operatore della struttura alla quale l’azienda conferisce i prodotti.
Queste differenze sono sostanziali ed impattano anche sui percorsi formativi, per
esempio relativamente alle diverse competenze comunicative in gioco.
Queste differenze nella realtà attuale sono molto spesso sottovalutate e talvolta non
considerate affatto, con l’errata, ma diffusa, convinzione che la qualità sia possibile
solo nella grande impresa, con molto personale.
Questi approcci favoriscono, per esempio nelle aziende agricole, l’opinione che
queste funzioni non siano esternalizzate, ma esterne; non a servizio dell’impresa, ma
imposte da altri. Da qui a considerare le procedure del controllo di qualità come
adempimenti burocratici il passo è brevissimo, con il rischio di vanificare le logiche e
la filosofia di fondo della qualità.
Nella maggior parte di casi l’adozione di una strategia della qualità certificata
richiede l’azione di strutture di consulenza.
49
- centri di assistenza tecnica regionali;
- strutture tecniche promosse dalle organizzazioni professionali.
50
- consulente dei sistemi qualità gestionali e di prodotto
Le prime due figure hanno una valenza strategica, pur conoscendo approfonditamente
i diversi schemi di certificazione, svolgono una funzione diversa dalla “semplice”
definizione di un sistema di qualità o di controllo di qualità. Queste figure sono
particolarmente importanti nei nostri settori di riferimento, caratterizzati da piccole e
medie aziende, non sempre con una strategia competitiva definita ed esplicitata.
51
Queste figure sono quelle consolidate anche a livello internazionale, che, sulla base
soprattutto della certificazione dei sistemi di gestione per la qualità, distinguono:
Oltre a questa distinzione, che mantiene una certa validità operativa, però, occorre
considerare che, per la ricchezza di opportunità dettate dai vari schemi di
certificazione e per la loro dinamica evolutiva, è sempre più richiesta una certa
specializzazione di queste figure, con la possibilità, in taluni casi, di lavorare in
equipe.
In genere la figura professionale del valutatore non viene distinta tra valutatore
interno (o più correttamente di parte prima) e valutatore dell’organismo di
certificazione (o più correttamente di parte terza).
52
- un’esaltazione in ogni caso del fattore tecnico su quello relazionale;
- una spinta alla commistione tra azioni di valutazione e consulenza.
Prima di passare alla descrizione delle figure professionali indicate è opportuno fare
qualche considerazione sui processi formativi che attualmente coinvolgono le
tematiche della qualità in agricoltura e nell’agroalimentare.
E’ anche evidente che la schematizzazione è di comodo e fra i tre sub sistemi esistono
contatti, zone grigie e diverse forme di collaborazione operativa.
Il sistema definito regionale di formazione professionale, ma che fa anche ampio
ricorso ai fondi comunitari FSE, è finalizzato alla preparazione di figure professionali
ed all’acquisizione di nuove competenze legate in vario modo alla qualità. In generale
svolge un’importante azione di base, di riqualificazione professionale ed anche azioni
53
di formazione continua, centrate soprattutto, ma non esclusivamente, sui processi
produttivi e commerciali, senza, in genere, poter affrontare le tematiche organizzative
e strategiche (se non a livello di informazione e prefigurazione di scenario).
54
L’analisi e la descrizione di questi fabbisogni, che si iscrivono nella logica della
formazione continua lungo tutto l’arco della vita (almeno) lavorativa, non rientrano
negli scopi di questo lavoro, anche perché significherebbe tratteggiare i fabbisogni
formativi complessivi dei sistemi agricolo ed agroalimentare.
Allo stesso modo, occorre puntualizzare che nell’adozione delle diverse strategie di
qualità, vengono coinvolte, molto spesso, figure specialistiche consulenziali, esperte
di particolari segmenti del processo produttivo: per esempio analisti chimici,
tecnologi alimentaristi, informatici, ma anche enologi, fitopatologi o esperti nella
lavorazione della carne. Anche questi fabbisogni, che in genere vengono soddisfatti
da professionisti, società specializzate, Università e centri di ricerca, sono
assolutamente compositi e diversificati ed esulano dagli obiettivi di questo lavoro.
Queste figure, come già indicato, saranno distinte in tre sottosistemi interagenti:
- sottosistema impresa
- sottosistema consulenza
- sottosistema organismo di certificazione.
Si riportano nelle pagine successive delle schede sintetiche che descrivono 19 figure
professionali necessarie ed innovative nei sistemi di certificazione.
Tra queste, alcune appaiono particolarmente importanti sia per il ruolo che dovranno
svolgere in questa fase di riconversione dell’agricoltura e dell’agroalimentare
italiano, sia per la carenza attuale di operatori qualificati, sia perché marginalmente
toccati dall’offerta formativa tradizionale.
55
¾ il consulente animatore per la qualità territoriale e di filiera (opera a
supporto delle strutture territoriali )
56
Sottosistema impresa
57
Responsabile della qualità
58
Valutatore interno dei sistemi gestionali (auditor di parte prima)
59
Valutatore interno dei sistemi qualità riferiti al prodotto (auditor di parte
prima)
60
Responsabile sicurezza igienico-sanitaria
61
Responsabile gestione della documentazione
62
Sottosistema consulenza
63
Consulente strategico animatore per la qualità territoriale e/o di filiera
64
Consulente per la gestione della qualità
65
Consulente per la gestione della qualità ambientale
67
Consulente sistemi gestionali di autocontrollo igienico sanitario
68
Il consulente per la qualità di prodotto e la tracciabilità di filiera
70
Consulente per i sistemi biologici di produzione
71
Consulente per la gestione degli standard internazionali di qualità di prodotto
agroalimentare
72
competenze specialistiche relative alla qualità di prodotto.
73
Sottosistema valutazione di parte terza (organismi di certificazione)
74
La formazione è standardizzata sulla base delle indicazioni della
norma ISO 19011 ed è sottoposta alla vigilanza di strutture di
accreditamento. Questa formazione rappresenta però un minimo
indispensabile e potrebbe essere accompagnata da attività di
approfondimento e sviluppo di competenze connesse.
In genere, attualmente, non esiste in concreto differenza tra auditor
e consulente e tra auditor di parte prima e terza. Queste distinzioni
andrebbero, invece, operativamente sviluppate in futuro, sia per
accrescere la funzionalità dell’intero sistema, sia per rappresentare
un elemento di definizione di percorsi professionali (acquisizione di
competenze e specializzazione).
75
Valutatore dei sistemi di qualità ambientale
77
Valutatore per la qualità di prodotto e la tracciabilità
78
Impiegabilità Discreta nei prossimi anni e relativa all’attività degli organismi di
certificazione, nel settore agricolo ed agroalimentare, specie per
quanto riguarda la certificazione di prodotti di qualità, con filiera
tracciata e controllata
Note Operativamente è opportuno prefigurare questa figura professionale
come evolutiva rispetto al valutatore di sistemi qualità, con
acquisizione di competenze e sviluppo della professionalità.
79
Valutatore dei sistemi di produzione biologica
81
Valutatore per la gestione degli standard internazionali di qualità di prodotto
agroalimentare
82
Norma UNI EN ISO 19011
La sicurezza igienico sanitaria ed il metodo haccp
Metodi e tecniche di monitoraggio e misura dei parametri e degli
indicatori di qualità
Tecniche relazionali e di comunicazione
Tecniche di auditing
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
Impiegabilità Discreta nei prossimi anni e relativa all’attività degli organismi di
certificazione nel settore agricolo ed agroalimentare.
Note Operativamente è opportuno prefigurare questa figura professionale
come evolutiva rispetto al valutatore di sistemi qualità, con
acquisizione di competenze e sviluppo della professionalità
83
Glossario essenziale
84
mercato, per mancanza di garanzie da offrire sul proprio processo
produttivo.
Disciplinare di produzione E’ un documento normativo che indica le caratteristiche di un
prodotto e del processo produttivo necessario per ottenerlo.
Haccp Hazard Analysis Critical Control Point. Metodo di analisi che
individua i rischi per la salute dei consumatori relativi
all’assunzione di sostanze alimentari e le misure di preventive per
il loro controllo.
ISO International Organization for Standardization. Organizzazione
internazionale cui aderiscono gli enti di normazione di oltre 100
Paesi.
Lo scopo dell’ISO è di armonizzare le norme di qualità a livello
internazionale.
L’ISO è una organizzazione volontaria basata sui principi della
partecipazione e del consenso.
Le norme ISO 9000 sono relative ai sistemi di assicurazione
qualità.
Lotto di produzione Quantità definita di un prodotto o di una materia prima ottenuta,
nei limiti del possibile, nelle medesime condizioni.
La definizione dei lotti di produzione è indispensabile per gestire
un sistema di rintracciabilità del prodotto.
Manuale della qualità E’ il primo documento di un sistema qualità ISO: enuncia la
politica di qualità dell’organizzazione (azienda) e descrive il suo
sistema qualità.
Marchio Genericamente il termine marchio viene utilizzato per indicare un
segnale della qualità. Più nello specifico il marchio è un titolo di
proprietà, normato in Italia dal D.lgs 480/92 ed indica una parola,
un segno, una figura che contraddistingue i prodotti di un
determinato soggetto, generalmente imprenditoriale.
Marchio collettivo E’ un marchio utilizzato su concessione del suo titolare da diversi
produttori sulla base di un regolamento d’suo del marchio stesso.
Il D.lgs 480/92 estende la possibilità di registrare un marchio
collettivo a qualsiasi soggetto che si proponga di garantire
determinati requisiti di qualità o caratteristiche dei prodotti.
Miglioramento continuo L’insieme delle azioni intraprese in seguito all’analisi ed alle
verifiche del sistema qualità per accrescere l’efficacia e
l’efficienza delle attività e dei processi a vantaggio sia
dell’azienda che dei clienti.
E’ una delle caratteristiche più importanti dei sistemi di qualità.
Non conformità Non soddisfacimento di requisiti predeterminati.
Norma In ambito ISO è un documento, prodotto mediante consenso ed
approvato da organismi riconosciuti, che fornisce indicazioni,
regole, linee guida per svolgere determinate attività; in questo
caso si parla di norma volontaria.
Il termine norma viene usato anche per indicare prescrizioni di
legge; talvolta in questa accezione viene usato il termine norma
cogente.
Organismo di certificazione Organismo, pubblico o privato che effettua la certificazione di
conformità: di prodotto (in base alla norma ISO 45011) e/o di
sistema (norma ISO 45012).
L’organismo di certificazione è sottoposto al controllo da parte di
85
Enti di Accreditamento.
Politica della qualità Con questo termine in genere si indicano gli indirizzi e gli
obiettivi di un’azienda (o di una organizzazione) orientata alla
qualità.
Procedura Documento della qualità che descrive come deve essere eseguita
una determinata attività.
Processo Insieme di attività e di risorse organizzate per ottenere dei
prodotti o dei servizi a partire da materie prime, mezzi tecnici ed
informazioni.
Prodotto Risultato di un processo o di un’attività.
Qualità Il grado con cui un insieme di caratteristiche di un’entità (per
esempio un prodotto, un sistema gestionale, una figura
professionale) soddisfano esigenze dei consumatori, dei clienti o
degli utenti di servizi.
Qualità totale La qualità totale corrisponde alla politica di un’azienda che
adotta un sistema qualità fondato sul miglioramento continuo
della propria gestione per soddisfare le esigenze dei clienti, per
accrescere i benefici di tutti gli operatori aziendali e della
collettività.
Tra i benefici della collettività devono essere considerati per
esempio l’apporto allo sviluppo locale, l’occupazione, la tutela e
la valorizzazione dell’ambiente.
Requisiti per la qualità Rappresentano le caratteristiche di un prodotto e/o di un servizio
individuate per soddisfare le esigenze del cliente, del
consumatore e/o dell’utente.
Responsabilità da Indica in generale l’obbligo di un produttore di risarcire gli
prodotto/servizio eventuali danni arrecati ai consumatori causati da un prodotto o
da un servizio difettoso.
Riesame del sistema qualità E’ l’attività di verifica e di analisi del sistema qualità, per
controllare la sua efficacia ed efficienza e per favorire il
miglioramento continuo della gestione.
Rintracciabilità Capacità di ricostruire la storia di un prodotto a partire dalla sua
origine.
SICEV L’organismo che certifica i valutatori dei sistemi qualità.
Sicurezza Assenza di rischi non accettabili. La sicurezza igienico sanitaria è
un prerequisito della qualità.
SINAL Associazione senza fini di lucro che accredita e controlla in Italia
i laboratori di analisi.
SINCERT Associazione senza fini di lucro che accredita e controlla in Italia
gli organismi di certificazione.
Sistema qualità Rappresenta l’insieme delle attività e dei controlli svolti in modo
pianificato per garantire il perseguimento degli obiettivi della
qualità, al minimo costo.
Soddisfazione del cliente E’ la principale finalità di una politica della qualità.
Terza parte Indica l’indipendenza di una persona o di un organismo rispetto
alle parti coinvolte in un contratto o in una relazione economica.
UNI Organismo italiano di normazione, aderente all’ISO. Opera in
tutti i settori, eccetto quelli elettrico ed elettronico, nei quali
agisce il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
86
Bibliografia consultata
Caldarini C. Giarè F., Formazione e divulgazione. Sistemi locali e dispositivi globali per lo sviluppo
dell’agricoltura, Inea, Roma, 1999
Caldarini C. Satta M., Metodologia della divulgazione, Inea, Cifda Sicilia e Sardegna, Cagliari,
2000
Cipat (a cura di), Linee per lo sviluppo di un sistema di gestione per la qualità e per l’autocontrollo
igienico sanitario nelle aziende agroalimentari, Università del Molise, Campobasso, 2002
De Stefano F.(a cura di), Qualità e valorizzazione nel mercato dei prodotti agroalimentari tipici,
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2000
Gregori M. e Prestamburgo M., Produzioni biologiche e adattamenti d’impresa, Franco Angeli,
Milano 1996
Inea, Le politiche comunitarie per lo sviluppo rurale" - Un bilancio di metà percorso
Rapporto 2003/2004, Inea, Roma, 2005
Malevoli I., Evoluzione strutturale dell’agricoltura e fabbisogni formativi, Agritec, Firenze, 2001
Mantino F. (a cura di), L’impresa agraria ed dintorni, Inea, Roma, 1995
Mariani A. (a cura di), Sviluppo dei sistemi di qualità nelle filiere agroalimentari del Mezzogiorno,
Università del Molise, Campobasso, 2001.
Mattana G., Qualità, affidabilità, certificazione, Franco Angeli, IX ed, Milano 1995
Micheli M. Moretti G., Qualità in Agricoltura e Agroindustria, Edagricole, Bologna, 2005
Nomisma (a cura di), La qualità per competere. Nuove sfide per l’agroalimentare italiano, Indicod
AGRA, Roma, 2003
Peri C., Qualità: Concetti e metodi, Franco Angeli, Milano II ed., 1995
Reda C., Del Gobbo G., Le verifiche ispettive interne della qualità nelle ISO 9000, Franco Angeli,
Milano, 1998
Weiller G., La gestione della qualità nell’azienda medio-piccola, Franco Angeli, Milano, 2002
Sacconi L., Economia Etica Organizzazione, Laterza, Bari, 1997
Marcantoni C. Torresani A., Guida alla vision 2000, Franco Angeli, Milano, 2000
Inea, Rapporto sullo stato dell’Agricoltura 2004, Inea, Roma, 2005.
Eurispes, Rapporto Italia 2004, Eurispes, Roma, 2004
UNI (a cura di), ISO 9000 per le piccole imprese, UNI, Milano 1997
Hoyle D. e Thompson J., Conoscere le ISO 9000:2000. Trasformare un sistema qualità con
l’approccio per processi, UNI, Milano 2001
87
LE FIGURE PROFESSIONALI EMERSE DALL’INDAGINE
Il settore zootecnico
BOVINI DA CARNE
Denominazione TRATTORISTA
Definizione
Operaio specializzato addetto alla conduzione di trattrici e altre macchine
operatrici e alla loro manutenzione
Attività
Provvede alla conduzione di trattori, pale meccaniche, carri miscelatori ed
alla manutenzione ordinaria dei mezzi meccanici
Competenze
Conoscere l’uso delle macchine e avere competenze meccaniche di base
Requisiti/
Conoscenze Livello studi MEDIO
1
ATECO: A.01.2.85.20 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 2.3.1.4
Attività Assistenza ostetrica al parto, cura della fertilità delle fattrici, cure delle
malattie neonatali dei vitelli, piani di profilassi.
Competenze
Competenze ginecologiche e ostetriche nelle fattrici, competenze nelle
malattie neonatali dei vitelli, competenze malattie infettive
2
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 8.5.2.2
Denominazione STALLIERE
Definizione Operaio specializzato addetto in via generale alla pratica di allevamento del
bestiame, capace anche nell’uso delle macchine
Competenze
Figura specializzata che deve conoscere tutte le manualità nel maneggio e
contenimento del bestiame; il comportamento animale ( etologia) e avere
competenze sanitarie di base (presidi disinfettanti e loro applicazione); le
normative di legge per la registrazione degli animali (anagrafe bovina).
3
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.2
Competenze
Conoscenze agronomiche, alimentaristiche, nelle varie fasi di allevamento,
ingrasso e fattrici
4
ATECO: K.74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 3.1.5.2
Definizione
Tecnico che provvede alla realizzazione e consulenza specialistica del
processo di certificazione
Competenze
Conoscenza dei disciplinari di produzione, omeopatia veterinaria
5
BOVINI DA LATTE
Denominazione BERGAMINO/STALLIERE
Definizione
Operaio addetto alla stalla ed alla cura degli animali
Attività Cura la mandria e le fasi di mungitura, pulizia locali mungitura, cura i vitelli,
e si occupa di tutte le attività inerenti alla cura del bestiame
Posizione Dipendente
nell’ azienda
6
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 8.5.2.2
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Approfondita conoscenza degli animali, dei lavori e attività di stalla, delle
attrezzature ed impianti aziendali. Ha conoscenze di base che gli permettono
di assistere il veterinario e gestire la programmazione dei piani di
fecondazione.
7
ATECO: A.01.2.85.20 ISCO:2.2.1.1 ISTAT: 2.3.1.4
Denominazione VETERINARIO
Posizione Consulente
nell’ azienda
8
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 8.3.3.2 ISTAT: 7.4.3.1
Denominazione TRATTORISTA
Definizione
Operaio specializzato addetto in via generale alla pratica di allevamento del
bestiame, capace anche nell’uso delle macchine
Attività
Provvede a stoccare i foraggi e mangimi. Prepara e distribuisce la razione.
Provvede alla gestione del liquame e letame.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Conosce le pratiche di alimentazione, usa le macchine e attrezzature per
l’alimentazione e la gestione delle deiezioni
9
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.2
Denominazione ALIMENTARISTA
Definizione
Professionista addetto all’elaborazione delle razioni alimentari, specializzato
nelle tecniche di produzione e stoccaggio degli alimenti
Competenze
Conoscenze agronomiche, alimentaristiche, nelle varie fasi di allevamento.
10
BUFALINI
Definizione
Operaio che cura la gestione dei foraggi ed insilati
Posizione Dipendente
nell’ azienda
11
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 8.5.2.2
Denominazione
ADDETTO AI VITELLI
Definizione
Operaio a cui è affidata la cura e la responsabilità dei vitelli aziendali
Attività
Si occupa dello svezzamento – nutrizione, pulizia è e cura sanitaria di base
dei vitelli
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Ottima conoscenza della fisiologia e patologie del vitello e delle tecniche di
nutrizione.
12
ATECO: A.01.21.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 8.5.2.2
Denominazione
MUNGITORE
Definizione
Operaio specializzato addetto alla mungitura
Attività Si occupa della mungitura delle bufale e della cura dei locali e dei
macchinari di mungitura. Gestisce la raccolta degli animali, la loro pulizia,
con particolare riferimento alla salute della mammella. E’ responsabile
dell’igiene della sala di mungitura e del corretto funzionamento e
manutenzione dell’impianto di mungitura
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Ottima conoscenza della fisiologia e patologie degli animali soprattutto
relativamente alle mammelle ed all’apparato produttivo del latte. Conosce i
macchinari della sala di mungitura e sa usarli correttamente. Ha approfondite
conoscenze sulle tecniche di igienizzazione degli animali, delle attrezzature
e dei locali.
Mungitura
Segmento della
produzione
Requisiti/
Conoscenze Istruzione medio bassa. Ottima conoscenza del comportamento animale.
Buona conoscenza sanitaria della mammella e delle sue eventuali anomalie o
patologie. Buona conoscenza tecnica dell’impianto di mungitura.
13
SUINI
Denominazione VETERINARIO
Posizione Consulente esterno – Nel caso di aziende di grandi dimensioni può essere
nell’ azienda dipendente.
Competenze
Quelle proprie della professione medico-veterineria. Particolari conoscenze
dei suini. Capacità di utilizzo delle specifiche strumentazioni tecniche.
Capacità di organizzare e gestire le procedure e le attività sanitarie aziendali.
Conosce e sa gestire tutte le problematiche relative alla qualità igienico-
sanitaria della produzione.
14
ATECO: A.01.23.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 6.4.2
Attività Si occupa del prelievo del materiale seminale nel caso dei centri verri
aziendali e della fecondazione delle scrofe.
Competenze
Conoscenza della fisiologia dell’apparato riproduttivo del verro e della
scrofa. Conoscenza delle tecniche specifiche di inseminazione strumentale e
particolare attitudine nel processo di inseminazione e nell’uso degli
strumenti. Capacità di valutare la qualità del materiale seminale. Sa
riconoscere i calori nelle scrofe.
Requisiti/ Deve aver frequentato un corso per l’abilitazione allo svolgimento della
Conoscenze fecondazione strumentale ed acquisito le necessarie capacità nell’uso delle
strumentazioni e del trattamento degli animali.
15
ATECO: A.01.23.0 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 6.4.2
Definizione Operaio che segue la fase di fine gestazione e parto delle scrofe.
Attività E’ costantemente presente (sia di giorno che di notte) in sala parto, seguendo
le scrofe nelle ultime fasi della gestazione e nel parto. Sorveglia e cura gli
animali, provvedendo alle loro necessità, anche sanitarie, in queste
specifiche fasi. Si occupa dei neonati nei primi giorni di vita.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Deve avere elementari conoscenze di fisiologia e patologia del suino.
Conosce in modo particolare la fisiologia e le più comuni patologie connesse
alle fasi di gestazione e parto delle scrofe. Sa intervenire per risolvere i
problemi di ordine sanitario più comuni connessi a queste fasi e sa
somministrare i farmaci necessari. Sa valutare la sanità ed il benessere dei
neonati. Deve avere molta esperienza e particolare attitudine al trattamento
degli animali.
Segmento della
Gestione degli animali
produzione
Requisiti/ Grado di istruzione medio basso. Si richiede molta esperienza nello specifico
Conoscenze settore e nella particolare mansione.
16
ATECO: A.01.23.0 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.2
Denominazione NUTRIZIONISTA
Competenze Conoscenze proprie conseguite negli studi per acquisire diplomi o lauree nel
settore agrario, nutrizionale o veterinario. Deve conoscere le tecniche e le
attrezzature che si usano per lo stoccaggio e conservazione degli alimenti. Ha
conoscenza approfondita della normativa sanitaria di riferimento. Deve saper
effettuare il monitoraggio della produzione (incrementi ponderali, indici di
conversione, ecc.). Di concerto col veterinario, deve saper gestire e
interpretare il monitoraggio dello stato sanitario degli animali.
Requisiti/
Conoscenze Diploma o laurea in veterinaria o agronomia. Conoscenze specialistiche
sull’alimentazione del suino e le relative tecniche e strumentazioni.
17
ATECO: A.01.23.0 ISCO: 3.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.2.
Definizione Operaio addetto alla preparazione del mangime e al trasporto nei silos
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Sa gestire e operare sui sistemi informatici che governano e controllano il
mangimificio. Conosce le materie prime, gli integratori ed i medicamenti
impiegati e sa utilizzarli per la preparazione degli alimenti. Ha conoscenze di
base che gli consentono di comprendere le indicazioni dell’alimentarista.
Conosce molto bene i macchinari (mulino, miscelatore, coclea, ecc) e sa
utilizzarli correttamente. Conosce e applica le norme di prevenzione e
sicurezza.
Requisiti/ Grado di istruzione medio alto, preferibilmente con diplomi di tipo tecnico.
Conoscenze Patenti o abilitazioni speciali per l’utilizzo di macchinari o l’impiego di
integratori e medicamenti.
18
OVICAPRINI
Denominazione PASTORE
Definizione
Operaio responsabile della gestione degli animali
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Ha approfondite conoscenze del comportamento animale (in particolare degli
ovicaprini ) ed esperienza nella loro cura e modalità di movimentazione.
Conosce le minime regole di fisiologia e gli elementari rudimenti di
patologie e malattie degli armenti e sa intervenire di conseguenza con
operazioni di pronto intervento sanitario. Deve saper gestire il gregge al
pascolo. Riconosce le varie essenze di cui si nutrono gli animali.
19
ATECO: A.01.22.1 ISCO: 9.2.1.1 ISTAT: 8.5.2.2
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Ha buone conoscenze nelle tecniche di gestione e somministrazione degli
alimenti. Ha approfondite conoscenze del comportamento animale (in
particolare dei montoni) e esperienza nella loro cura e movimentazione.
Conosce le tecniche e sa gestire i gruppi di monta. Conosce e sa provvedere
alle cure basilari dei giovani capi.
20
AVICOLI
Definizione
Operaio addetto al carico degli animali sugli automezzi.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Questa figura attualmente non necessita di particolari competenze tecniche,
ma con l’introduzione delle norma di benessere dovrà essere formato e
conoscere aspetti pratici del maneggiamento degli animali e concetti di stress
negli animali.
21
ATECO: A.01.24.0 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.2
Denominazione ALIMENTARISTA
Definizione
Professionista addetto all’elaborazione delle razioni alimentari, specializzato
nelle tecniche di produzione e stoccaggio degli alimenti
Posizione Consulente esterno – Nelle aziende più grandi può essere dipendente
nell’ azienda
Competenze
Conoscenze alimentaristiche, nelle varie fasi di allevamento, specifiche per il
settore avicolo. Conosce le tecniche e gli strumenti di distribuzione delle
razioni alimentari proprie degli allevamenti avicoli.
22
ATECO: A.01.24.0 ISCO: 8.3.3.2 ISTAT: 7.4.3.1
Definizione
Operaio addetto alle operazioni di asportazione della lettiera, di lavaggio e di
disinfezione del capannone.
Attività
Provvedono, prima dell’accasamento, alla sistemazione della lettiera e al
riscaldamento dei capannoni con lampade solitamente I.R. Possono essere
utilizzate macchine ed attrezzature quali ad esempio idropulitrice a getto
d’acqua e vapore in pressione.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
L’addetto deve saper condurre il trattore e deve saper utilizzare eventuali
pompe per la distribuzione di disinfettanti o detergenti. Spesso alla
produzione di vapore è associata una centrale termica, di cui deve conoscere
il funzionamento.
23
ATECO: A.01.24.0 ISCO: 7.2.3.3 ISTAT: 6.2.3.5
Definizione
Tecnico che gestisce gli impianti che controllano i fattori ambientali,
(riscaldamento, ventilazione, raffreddamento)
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Deve avere conoscenze in campo elettronico, meccanico, idraulico per
eventuali interventi immediati sui sistemi di condizionamento ambientale e
buon utilizzo delle macchine e delle attrezzature, sia per tenerle efficienti sia
per effettuare le riparazioni di emergenza in caso di guasti. Deve conoscere
la legislazione di riferimento relativamente alla sicurezza sul lavoro.
Requisiti/
Diploma tecnico ed esperienza nel settore impiantistico.
Conoscenze
24
EQUINI
Denominazione ARTIERE
Definizione
Operaio specializzato che ha la responsabilità della cura giornaliera e
dell’alimentazione del cavallo
Posizione
nell’ azienda Dipendente
25
ATECO: A.01.24.0 ISCO: 3.4.7.5 ISTAT: 5.3.1.3
Denominazione TRAINER
Attività Gestisce la preparazione tecnico sportiva degli animali. Si occupa dei puledri
in tutte le fasi dalla doma alla preparazione sportiva.
Posizione Consulente
nell’ azienda
Competenze
Ha approfondite conoscenze del comportamento animale (in particolare dei
cavalli). Ha nozioni di fisiologia e patologia equina. Conosce molto bene
regolamenti ippici, storia e geografia del cavallo, e sa utilizzare
correttamente le tecniche di corsa, scuderizzazione, grooming, equitazione di
base, volteggio, cavallo meccanico, impostazioni a cavallo, ecc.
26
ITTICOLTURA
Competenze
Conoscenze di base di meccanica e idraulica. Conosce gli impianti e le
attrezzature, sa usarli correttamente ed è in grado di adempiere alle
operazioni di manutenzione ordinaria. Deve essere aggiornato sulle nuove
tecnologie e trasmettere (e quindi istruire) le conoscenze al personale
dipendente.
Segmento della
produzione
Requisiti/
Conoscenze
27
ATECO: B. 72.60.0 ISCO: 3.1.2.1 ISTAT: 3.1.1.3
Definizione
Addetto alla gestione dei sistemi informatici.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Deve essere in possesso delle conoscenze informatiche e
amministrativo/contabili. Deve saper utilizzare sistemi applicativi quali:
software di elaborazione testi e/o di gestione dati, fogli di calcolo elettronico,
programmi di gestione vasche (alimentazione, stock allevamento e parametri
chimico-fisici.
28
ATECO: B. 05.02.1 - 2 ISCO: 3.1.1.1 ISTAT: 6.4.5.1
Definizione
Tecnico che sovraintende alle fasi di macellazione e/o trasformazione del
prodotto ittico
Competenze
Conoscenze ed esperienza nel campo dell’acquacoltura e lavorazione e
conservazione degli alimenti. Capacità di gestione e formazione del
personale.
Trasformazione.
Segmento della
produzione
Requisiti/ Istruzione medio alta, laurea e grande esperienza nella filiera alimentare.
Conoscenze
29
ATECO: B. 05.02.1 - 2 ISCO: 3.4.1.9.3 ISTAT: 3.3.4.9
Definizione
Tecnico addetto alle ricerche di mercato per l’innovazione dei prodotti e alle
relazioni con la distribuzione.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Deve avere conoscenze di marketing aziendale, del mercato locale, nazionale
ed internazionale. Deve saper gestire i rapporti con i clienti relativamente
alla contrattazione dei prezzi e quantità, conoscere le linee di produzione per
lo sviluppo dei prodotti innovativi.
Commercializzazione
Segmento della
produzione
30
ATECO: B.05.02.1 - 2 ISCO: 4.1.2.1 ISTAT: 4.1.4
Definizione
Addetto alla gestione burocratico/amministrativa dell’azienda.
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Competenze
Propensione alle relazioni pubbliche e conoscenze di base relative alla
normativa di settore. Deve avere capacità di archiviazione, aggiornamento
della normativa, predisposizione a compilare la documentazione e la
modulistica relativa agli adempimenti burocratici e a piani di sviluppo
aziendali (finanziamenti).
31
Il settore florovivaistico
Posizione
Dipendente. Quadro tecnico - Assistente di produzione.
nell’ azienda
32
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.1
Posizione
Dipendente. Quadro tecnico - Assistente di produzione.
nell’ azienda
Competenze
Conoscenza dei cicli biologici delle diverse specie colturali, anche in
relazione al clima e al suo impatto. Conoscenza delle diverse tecniche irrigue
e capacità di gestire/utilizzare gli impianti e gli strumenti per l’irrigazione.
33
ATECO: A.01.12.3 – 4 ISCO: 3.4.1.9.3 ISTAT: 3.3.4.9
Posizione
Dipendente in azienda di grandi dimensioni – Consulente in altre realtà
nell’ azienda
aziendali.
Commercializzazione
Segmento della
produzione
34
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.1
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Ha conoscenza tecnico pratica per la gestione degli impianti. Ha elementi di
base relativi alla progettazione e costruzione degli impianti. Capacità di
gestione di gruppi di lavoro e di programmazione per la gestione delle
operazioni di manutenzione.
Requisiti/
Diploma specifico per gli studi di impiantistica e formazione di base
Conoscenze
specifica a seconda dei diversi tipi di impianto: elettrico, idraulico, e di
struttura. Esperienza elevata e formazione in ambito aziendale.
35
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.2.2.1
Denominazione IBRIDATORE
Posizione
Collaboratore stabile o occasionale alle dirette dipendenze dell’imprenditore
nell’ azienda
Competenze
Oltre alle competenze scientifiche proprie relative agli studi e
specializzazioni effettuate come agronomo o biologo, occorre una buona
conoscenza delle varietà commerciali già esistenti, con ottima conoscenza
dei mercati nazionali e internazionali. Capacità spiccata di capire le esigenze
dei consumatori e finalizzare l’attività di ricerca.
36
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 6.1 ISTAT: 3.2.2.1
Denominazione TECNICO
CAPO OPERAIO
DI LABORATORIO
Posizione
Dipendente
nell’ azienda
37
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 2.3.1.3
Denominazione FITOPATOLOGO
Posizione
Collaboratore stabile o occasionale alle dirette dipendenze dell’imprenditore.
nell’ azienda
Competenze
Oltre alle conoscenze proprie derivanti dagli studi effettuati, deve possedere
anche buona conoscenza delle varietà coltivate nel settore florovivaistico,
con ottima conoscenza delle patologie più comuni.
38
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 8.3.3 ISTAT: 3.1.5.4
Definizione Addetto alla raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti aziendali, che
organizza le diverse operazioni necessarie al loro corretto smaltimento.
Attività Cura tutte le fasi di raccolta, gestione e corretto smaltimento dei diversi
rifiuti, organici, residui speciali e plastica. Organizza lo schema migliore di
raccolta differenziata: olii – fitosanitari- plastiche. Opera in stretto contatto
con esperti esterni, sia del Consorzio che di ditte esterne che vendono i
prodotti che più andranno smaltiti.
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Sa riconoscere e selezionare i differenti tipi di rifiuti. Ne gestisce le diverse
fasi di raccolta, trasporto, smaltimento, in completa sicurezza per sé, per i
lavoratori tutti e per l’ambiente.
Segmento della
produzione Gestione dei rifiuti
39
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 6.1 ISTAT: 3.2.2.1
CAPO SQUADRA
Denominazione
Definizione
Operaio con capacità tecniche nel settore della produzione, che gestisce una
squadra di lavoratori.
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Oltre alle conoscenze e capacità proprie di un operaio specializzato del
settore, deve saper organizzare e gestire una squadra di operatori.
Requisiti/
Conoscenze Istruzione medio bassa e professionalità acquisita soprattutto con
l’esperienza in azienda.
40
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.1.2.1 ISTAT: 2.1.1.4
SISTEMISTA FLORICOLO
Denominazione
Definizione
Consulente per l’implementazione di sistemi informatici gestionali per
l’impiantistica e la logistica, specifici per il settore florovivaistico.
Attività Sulla base delle scelte aziendali, sviluppa (e gestisce) sistemi gestionali
informatici dedicati all’automazione ed al corretto funzionamento delle
strutture produttive e della logistica.
Posizione
nell’ azienda Consulente
Competenze
Elevate conoscenze gestionali informatiche. Conoscenza specifica del settore
florovivaistico. Buon livello di conoscenza di informazioni strategiche di
mercato. Conoscenza di base della normativa di certificazione.
Requisiti/
Diploma o laurea in informatica. Conoscenze di base di meccanica e di
Conoscenze
idraulica. Specifica esperienza nel settore florovivaistico.
41
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Conoscenza approfondita dell’area amministrativa specifica del settore
florovivaistico. Conoscenza di almeno una lingua straniera. Conoscenza
della normativa di settore nei paesi di sbocco della produzione.
Requisiti/
Diploma specifico del settore. E’ necessaria esperienza nel settore
Conoscenze
florovivaistico.
42
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Denominazione IBRIDATORE
Posizione
nell’ azienda Collaboratore stabile o occasionale alle dirette dipendenze dell’imprenditore
Competenze
Oltre alle competenze scientifiche proprie relative agli studi e
specializzazioni effettuate come agronomo o biologo, occorre una buona
conoscenza delle varietà commerciali già esistenti, con ottima conoscenza
dei mercati nazionali e internazionali. Capacità spiccata di capire le esigenze
dei consumatori e finalizzare l’attività di ricerca.
43
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Definizione Soggetto addetto alla verifica della qualità del terreno/terricci e scelta e
selezione dei composti in collegamento con i rappresentanti addetti.
Posizione
Dipendente
nell’ azienda
44
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Denominazione FITOPATOLOGO
Posizione
Collaboratore stabile o occasionale alle dirette dipendenze dell’imprenditore.
nell’ azienda
Competenze Oltre alle conoscenze proprie derivanti dagli studi effettuati, deve possedere
anche buona conoscenza delle varietà coltivate nel settore florovivaistico,
con ottima conoscenza delle patologie più comuni.
45
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Definizione Addetto alla raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti aziendali, che
organizza le diverse operazioni necessarie al loro corretto smaltimento.
Attività Cura tutte le fasi di raccolta, gestione e corretto smaltimento dei diversi
rifiuti, organici, residui speciali e plastica. Organizza lo schema migliore di
raccolta differenziata: olii – fitosanitari - plastiche. Opera in stretto contatto
con esperti esterni, sia del Consorzio che di ditte esterne che vendono i
prodotti che più andranno smaltiti.
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Sa riconoscere e selezionare i differenti tipi di rifiuti. Ne gestisce le diverse
fasi di raccolta, trasporto, smaltimento, in completa sicurezza per sé, per i
lavoratori tutti e per l’ambiente.
Requisiti/
Non elevato livello di istruzione di base ma formazione specifica ed interna
Conoscenze
sulle modalità di trattamento dei diversi tipi di rifiuti, sulla loro pericolosità e
sui possibili percorsi di recupero e/o di riutilizzazione.
46
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Oltre alle conoscenze e capacità proprie di un operaio specializzato del
settore, deve saper organizzare e gestire una squadra di operatori.
Requisiti/
Istruzione medio bassa e professionalità acquisita soprattutto con
Conoscenze
l’esperienza in azienda.
47
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Definizione
Consulente per l’implementazione di sistemi informatici gestionali per
l’impiantistica e la logistica, specifici per il settore florovivaistico.
Attività Sulla base delle scelte aziendali, sviluppa (e gestisce) sistemi gestionali
informatici dedicati all’automazione ed al corretto funzionamento delle
strutture produttive e della logistica.
Posizione
nell’ azienda Consulente
Competenze
Elevate conoscenze gestionali informatiche. Conoscenza specifica del settore
florovivaistico. Buon livello di conoscenza di informazioni strategiche di
mercato. Conoscenza di base della normativa di certificazione.
Requisiti/
Conoscenze Diploma o laurea in informatica. Conoscenze di base di meccanica e di
idraulica. Specifica esperienza nel settore florovivaistico.
48
ATECO: A.01.12.3 - 4 ISCO: 3.4.3.3 ISTAT: 4.1.2.3
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Competenze
Conoscenza approfondita dell’area amministrativa specifica del settore
florovivaistico. Conoscenza di almeno una lingua straniera. Conoscenza
della normativa di settore nei paesi di sbocco della produzione.
Requisiti/
Diploma specifico del settore. E’ necessaria esperienza nel settore
Conoscenze
florovivaistico.
49
Il settore dell’agriturismo
50
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 4.1.1.5 ISTAT: 5.2.1.3
51
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 6.1.1.3 ISTAT: 8.2.2
Attività/mansioni Cura del verde negli spazi aperti destinati agli ospiti
Pulizia della piscina e di altri spazi ricreativi
Conoscenze Giardinaggio
Uso dei mezzi di pulizia meccanizzata
52
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.2.3 ISTAT: 5.2.2.3
53
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.2.2 ISTAT: 5.2.2.1
Impiegabilità Dipendente
54
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.2.2 ISTAT: 5.2.2.1
Impiegabilità Collaboratore
55
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.2.3 ISTAT: 5.2.2.3
56
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 9.1.4.1 - 5.1.2.3 ISTAT: 8.2.2.1
Impiegabilità Collaboratore
57
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 3.3.4.0 ISTAT: 8.5.2.2
Impiegabilità Collaboratore
58
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.1.3 ISTAT: 3.4.4
Impiegabilità Collaboratore
59
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 3.4.4
Impiegabilità Collaboratore
60
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 3.3.1.0 ISTAT: 3.4.4
Impiegabilità Collaboratore
61
ATECO: H 55.23.5 ISCO: 5.1.1.3 ISTAT: 3.4.4
Impiegabilità Collaboratore
62
Il settore della certificazione
Sottosistema impresa
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera nelle imprese agroalimentari medio grandi, nelle Organizzazioni
dei Produttori (OP) impegnati in strategie di filiera, nella grande
distribuzione organizzata.
Nelle imprese piccole e medie è una competenza manageriale “inclusa”
nella figura dell’imprenditore, del direttore generale o altra figura
equivalente.
Atteggiamenti e Assertività,
comportamenti
Motivazione al cambiamento
Leadership
63
Gestione dei gruppi
Relazioni e comunicazione
Ambito operativo Opera nelle aziende agroalimentari, nelle Organizzazioni dei Produttori
(OP) certificate, nelle strutture cooperative di trasformazione e/o
commercializzazione. Nelle aziende agricole o nelle piccole imprese
dell’artigianato alimentare questa funzione è “inclusa” nella figura
dell’imprenditore o di un suo collaboratore manageriale (per esempio: il
direttore tecnico)
Requisiti di base E’ richiesta una laurea o diploma con almeno 5 anni di esperienza nelle
funzioni organizzative aziendale.
Atteggiamenti e Coscienziosità
comportamenti
Atteggiamento positivo
Obiettività e precisione
64
Norma ISO 9001
Norma ISO 22000
Approccio per processi
Problematiche tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti del settore di riferimento
65
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.5.1.3
Denominazione Valutatore interno (auditor dei sistemi di gestione per la qualità e/o per
l’ambiente)
Ambito operativo Opera nelle grandi imprese agroalimentari e nelle holding con diverse
strutture operative. Spesso è un professionista che opera su incarico
dell’imprese, le cui dimensioni non permettono un auditor interno
(dipendente).
Conoscenze Conoscenza approfondita della norma ISO 9001, della norma ISO 22000,
della norma 19011, e, eventualmente delle Norme ISO 14000 (se
interessato anche al sistema di gestione ambientale – SGA-)
Tecniche di comunicazione.
Conoscenze del settore di riferimento e della relativa della legislazione
cogente e, eventualmente, delle principali problematiche ambientali (se
interessato anche al SGA)
Atteggiamenti e Obiettività
comportamenti
Stabilità emotiva
Empatia
Accettazione di responsabilità
Cooperatività
66
privato convenzionato con le imprese
Note Talvolta le piccole e medie imprese, per svolgere l’auditing del sistema di
gestione per la qualità, più che incaricare un professionista, forma un
proprio dipendente incaricandolo di questa funzione insieme ad altre.
Tale scelta non sempre risulta molto efficace per due motivi principali:
limitata competenza specifica e possibili problemi nella valutazione delle
funzioni e/o dei processi operativi che coinvolgono direttamente il
dipendente
67
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera nelle organizzazioni di filiera o territoriali: per esempio in una
struttura associativa, con compiti di verifica ispettiva anche sulle aziende
aderenti, conferitrici del prodotto fresco o della materia prima alimentare -
Può operare in strutture titolari di uno schema di certificazione di prodotto
relativa a marchi collettivi (prodotti tradizionali, prodotti di qualità
controllata, eccetera) - Talvolta è un professionista che opera su incarico
di organizzazioni, che per dimensioni o opportunità non possono
impiegare un valutatore interno.
Atteggiamenti e Obiettività
comportamenti
Stabilità emotiva
Empatia
Accettazione di responsabilità
Cooperatività
Contenuti fondamentali del Principi della qualità, strumenti e tecniche della qualità
percorso formativo
Norma ISO 19011 ed ISO 22000
Organizzazione aziendale ed interaziendale dei sistemi agricoli (filiera,
distretto, reti di imprese)
Tecniche relazionali e di comunicazione e di auditing
Problematiche tecnologie e processi del settore di riferimento
68
Normative cogenti del settore di riferimento
Impiegabilità Ampia nelle filiere di qualità che intendono certificarsi, nei distretti
agricoli o agroalimentari con schemi di certificazione di prodotto relativi a
marchi collettivi di diverso genere (prodotti tradizionali, processi
produttivi di qualità, eccetera)
69
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.2.1.1 ISTAT: 2.3.1
Ambito operativo Opera in alcune imprese della filiera agroalimentare medio grandi, nella
commercializzazione, della distribuzione alimentare e nel catering:
ovunque il sistema di gestione dell’autocontrollo igienico sanitario
assume caratteri di particolare criticità e complessità.
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Accettazione di responsabilità
70
Impiegabilità Discreta, all’interno dei ruoli manageriali connessi con la gestione e la
qualità, assume una certa rilevanza in alcune tipologie di aziende
agroalimentari (aziende producono alimenti per bambini, precotti, aziende
di catering, eccetera).
71
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera nelle imprese agroalimentari o nelle organizzazioni di filiera e/o
territoriali, con sistemi informativi centralizzati.
Ruolo Cura la gestione dei dati e delle informazioni operative relative alla
tracciabilità, alla sicurezza igienico sanitaria ed alla qualità. Quasi sempre
è una figura che unisce responsabilità relative al sistema qualità, con
quelle inerenti alle normative cogenti sulla privacy.
Atteggiamenti e Precisione
comportamenti
Orientamento all’efficienza
Impiegabilità Ampia, assume una certa rilevanza soprattutto nei sistemi organizzativi di
filiera e/o territoriali, quando il sistema informativo acquista una valenza
interaziendale.
72
Sottosistema consulenza
Ambito operativo Opera a supporto delle piccole e medie imprese agroalimentari o nelle
aziende agricole medio grandi che commercializzano direttamente i propri
prodotti.
Atteggiamenti e Empatia
comportamenti
Flessibilità
Pensiero divergente
Curiosità
Controllo emotivo
Atteggiamento positivo e socievolezza
73
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
Note E’ una figura fondamentale che attualmente soffre della diffusa genericità
relativa al concetto di consulenza.
74
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera nei sistemi agricoli e/o agroalimentari territoriali (distretti agricoli,
distretti agroalimentari, distretti rurali)
Atteggiamenti e Empatia
comportamenti
Curiosità
Pensiero divergente
Controllo emotivo
Atteggiamento positivo
Leadership
75
Management strategico
Principi e strumenti della qualità
Strategie di qualità e principali schemi di certificazione
Elementi di psicosociologia e sociologia rurale
Tecniche relazionali e comunicative
Metodi e tecniche della consulenza
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
76
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera a supporto delle imprese agricole ed agroalimentari che intendono
implementare un sistema di gestione per la qualità.
Requisiti di base Laurea e due anni di esperienza nella consulenza e/o in funzioni gestionali
ed organizzative; oppure diploma e cinque anni di esperienza nella
consulenza e/o in funzioni gestionali ed organizzative.
Atteggiamenti e Empatia
comportamenti
Agilità mentale nell’affrontare i problemi
Controllo emotivo
Accettazione di responsabilità
Atteggiamento positivo
Obiettività e precisione
77
applicazione. Anche se questa distinzione non è attualmente diffusa e
consolidata, essa è fondamentale specie in settori caratterizzati da imprese
pmi ed in profonda trasformazione.
La prima è orientata alla definizione strategica, focalizzata sui problemi e
sulle opportunità ed è finalizzata alla valutazione e scelta tra le diverse
strategie della qualità. L’altra è focalizzata sulla norma ed è finalizzata
all’implementazione di un sistema gestionale efficace ed efficiente.
E’ evidente che queste due figure hanno ambiti operativi distinti, ma
interagenti e possono anche coesistere e collaborare negli stessi
programmi e strutture di consulenza.
78
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.3.1
Ambito operativo Opera a supporto delle imprese agricole ed agroalimentari che intendono
implementare un sistema di gestione per la qualità ambientale
Ruolo E’ un consulente professionista che, sulla base del piano strategico dell’impresa,
aiuta l’organizzazione ad implementare e gestire un sistema di qualità ambientale
e l’accompagna alla certificazione.
Requisiti di base Laurea, preferibilmente in una disciplina scientifica, e due anni di esperienza
nella consulenza e/o in funzioni gestionali ed organizzative; oppure diploma e
cinque anni di esperienza nella consulenza e/o in funzioni gestionali ed
organizzative.
Atteggiamenti e Empatia
comportamenti Agilità mentale nell’affrontare i problemi
Attitudine ad affrontare sistemi e problemi complessi
Accettazione di responsabilità
Atteggiamento positivo
Obiettività e precisione
79
Normative ambientali
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
Impiegabilità Discreta per il grande numero potenziale di aziende che intende approcciare un
sistema di gestione per la qualità ambientale.
80
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.2.1.1 ISTAT: 2.3.1
81
Impiegabilità Molto ampia per l’estensione generalizzata del fabbisogno di questa
competenza professionale in tutte le imprese agricole e d agroalimentari.
82
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.5.1.3
Requisiti di base Laurea e due anni di esperienza nella consulenza e/o in funzioni gestionali
ed organizzative; oppure diploma e cinque anni di esperienza nella
consulenza e/o in funzioni gestionali ed organizzative.
83
Progettazione e gestione data base
Metodo haccp
Tecniche relazionali e comunicative
Metodi e tecniche della consulenza
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
84
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.3.1
Ambito operativo Opera nei sistemi territoriali agricoli a supporto della conversione
aziendale ai metodi biologici di produzione
Requisiti di base Laurea in scienze agrarie e due anni di esperienza nel settore della
assistenza tecnica e della divulgazione; oppure diploma di perito agrario
(o equivalente) e cinque anni di esperienza nel settore dell’assistenza
tecnica e della divulgazione
Conoscenze Agroecologia
Agronomia in senso lato e metodi biologici di produzione
Zootecnia in senso lato e metodi biologici di produzione
Tecnologie alimentari
Regolamentazione sul biologico e relativo iter di controllo/certificazione
Principi di gestione della qualità
Normativa igienico sanitaria e metodi di autocontrollo (haccp)
Norma ISO 22000
Organizzazione e pianificazione di sistemi gestionali complessi
85
Documentazione della qualità e relativa gestione
Normativa igienico sanitaria, metodo haccp, norma ISO 22000
Logiche, metodi e strumenti della tracciabilità
Tecniche relazionali e comunicative
Metodi e tecniche della consulenza
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
86
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Ambito operativo Opera nei sistemi agricoli territoriali e a supporto delle imprese
agroalimentari
Requisiti di base Laurea in agraria o tecnologie alimentari e due anni di esperienza nella
consulenza e/o in funzioni gestionali ed organizzative; oppure diploma e
cinque anni di esperienza nella consulenza e/o in funzioni gestionali ed
organizzative.
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Agilità mentale nell’affrontare i problemi
Accettazione di responsabilità
Obiettività e precisione
87
Documentazione della qualità e relativa gestione
Logiche, metodi e strumenti della tracciabilità aziendale e di filiera
Sicurezza igienico sanitarie e metodo haccp
Tecniche relazionali e comunicative
Metodi e tecniche della consulenza
Tecniche di audit
Elementi relativi alla legislazione sull’impresa e sui settori di riferimento
88
Sottosistema valutazione di parte terza (organismi di certificazione
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Stabilità emotiva
Accettazione di responsabilità
Coscienziosità ed obiettività
Socievolezza
89
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
90
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.3.1
Requisiti di base Laurea in facoltà scientifiche e tre anni di esperienza nel settore oppure
diploma e cinque anni di esperienza.
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Stabilità emotiva
Accettazione di responsabilità
Coscienziosità ed obiettività
Attitudine ad affrontare sistemi e problemi connessi
Socievolezza
91
Norma ISO 22000
Regolamentazione EMAS
Norme ed indicazioni LCA
Documentazione del sistema e relativa gestione
Norma UNI EN ISO 19011
Tecniche relazionali e di comunicazione
Tecniche di auditing
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
92
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Stabilità emotiva
Accettazione di responsabilità
Coscienziosità ed obiettività
Socievolezza
93
accreditamento, norma UNI 10939, UNI 11020
Sistema di qualità di prodotto e di tracciabilità
Disciplinare tecnico, documentazione della qualità e relativa gestione
Norma UNI EN ISO 19011 ed ISO 22000
La sicurezza igienico sanitaria ed il metodo haccp
Metodi e tecniche di monitoraggio e misura dei parametri e degli
indicatori di qualità
Tecniche relazionali e di comunicazione
Tecniche di auditing
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
94
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 3.1.1.9 ISTAT: 2.3.1
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Stabilità emotiva
Accettazione di responsabilità
Coscienziosità ed obiettività
Socievolezza
95
Sistema di qualità di prodotto e di tracciabilità
Norma UNI EN ISO 19011
La sicurezza igienico sanitaria ed il metodo haccp
Metodi e tecniche di monitoraggio e misura dei parametri e degli
indicatori di qualità
Tecniche relazionali e di comunicazione
Tecniche di auditing
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
96
ATECO: K 74.30.2 ISCO: 2.4.1.9.2 ISTAT: 2.5.1.3
Atteggiamenti e Assertività
comportamenti
Stabilità emotiva
Accettazione di responsabilità
Coscienziosità ed obiettività
Socievolezza
97
Sistemi agricoli ed agroalimentari territoriali e di filiera
Sistema normativo volontario e sistema di certificazione ed
accreditamento
Sistema di qualità di prodotto e di tracciabilità
Standard internazionali e schemi di certificazione BRC, IFS, EUREPGAP
Disciplinare tecnico, documentazione della qualità e relativa gestione
Norma UNI EN ISO 19011
La sicurezza igienico sanitaria ed il metodo haccp
Metodi e tecniche di monitoraggio e misura dei parametri e degli
indicatori di qualità
Tecniche relazionali e di comunicazione
Tecniche di auditing
Problematiche, tecnologie e processi del settore di riferimento
Normative cogenti relative al settore di riferimento
98
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Allevamenti avicoli
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
AVICOLI – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la sua
azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o la
presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE DEGLI professionali aggiornare
ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DELLE Assente emergenti riqualificare
DEIEZIONI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE E CURA
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
Minimo
ATTREZZATURE Si Si
Forte
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
TRASFORMAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
COMMERCIALIZ Assente emergenti riqualificare
ZAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
AVICOLI – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono state
individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo punto,
potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO
E. TRASFORMAZIONE: ALTRO
F. COMMERCIALIZZAZIONE: ALTRO
AVICOLI – Per le figure che anche lei ha indicato, può segnalarci il suo grado di accordo rispetto alle definizioni date
dagli esperti?
Definizione Tecnico che sovraintende alle diverse attività legate all’incubazione delle
uova, effettuate sotto la sua responsabilità e coordinamento, da operai
addetti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione medio alta e grande esperienza nel settore avicolo.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. ADDETTO ALL’INCUBATOIO
Definizione Operaio che svolge le diverse attività legate all’incubazione delle uova,
sotto la guida del responsabile del settore.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Deve avere conoscenza delle fasi di sviluppo dell’uovo. Deve poter
riconoscere le diverse fasi dello sviluppo embrionale, evidenziare eventuali
morti embrionali, separare e scartare eventuali uova inidonee; saper sessare i
soggetti, saper utilizzare eventuali pompe per la distribuzione di disinfettanti
o detergenti per la pulizia
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 3. ADDETTO AL CARICO DEI POLLI
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. ALIMENTARISTA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Consulente esterno – Nelle aziende più grandi può essere dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
5. TRATTORISTA ADDETTO ALLA PULIZIA DEI POLLAI
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze
L’addetto deve saper condurre il trattore e deve saper utilizzare eventuali
pompe per la distribuzione di disinfettanti o detergenti. Spesso alla
produzione di vapore è associata una centrale termica, di cui deve conoscere
il funzionamento.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
6. ADDETTO AGLI IMPIANTI
Definizione Tecnico che gestisce gli impianti che controllano i fattori ambientali,
(riscaldamento, ventilazione, raffreddamento)
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Bovini da carne
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda, sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
BOVINI DA CARNE – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per
la sua azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali
nuove/emergenti o la presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
Assente riqualificare emergenti
GESTIONE DEGLI Si Si
Minimo
ANIMALI No No
Forte
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo Si Si
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
GESTIONE DELLE Assente riqualificare emergenti
DEIEZIONI Minimo Si Si
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
GESTIONE E CURA aggiornare professionali
MACCHINE E Assente riqualificare emergenti
ATTREZZATURE Minimo Si Si
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
PERCORSI DI Assente riqualificare emergenti
CERTIFICAZIONE Minimo Si Si
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
TRASFORMAZIONE Assente riqualificare emergenti
Minimo Si Si
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
VENDITA Assente riqualificare emergenti
Minimo Si Si
Forte No No
BOVINI DA CARNE – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo
sono state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su
questo punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO ………………………
VETERINARIO
Figura 4 PODOLOGO
Figura 5 STALLIERE
ALTRO ………………………
Figura 7 ALIMENTARISTA
ALTRO ………………………
ALTRO ………………………
ALTRO ……………………….
PROCESSO
ALTRO …………………………
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 2 Veterinario ginecologo e patologo
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Assistenza ostetrica al parto, cura della fertilità delle fattrici, cure delle
malattie neonatali dei vitelli, piani di profilassi.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
LAURE IN MEDICINA VETERINARIA , INDIRIZZO ZOOTECNICO
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 3 Tecnico analista veterinario
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 4 Podologo
Definizione Figura professionale specializzata nella cura e manutenzione dei piedi degli
animali
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Provvede alla toilettatura e pareggio funzionale degli unghioni nella terapia e
prevenzione delle zoppie
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 5 Stalliere
Definizione Operaio specializzato addetto in via generale alla pratica di allevamento del
bestiame, capace anche nell’uso delle macchine
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Figura specializzata che deve conoscere tutte le manualità nel maneggio e
contenimento del bestiame; il comportamento animale ( etologia) e avere
competenze sanitarie di base (presidi disinfettanti e loro applicazione); le
normative di legge per la registrazione degli animali (anagrafe bovina).
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Livello studi MEDIO
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 6 Stalliere - TRATTORISTA
Definizione Operaio specializzato addetto in via generale alla pratica di allevamento del
bestiame, capace anche nell’uso delle macchine
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 7 Alimentarista
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 8 Agronomo specializzato nello smaltimento delle deiezioni
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
LAUREA IN AGRONOMIA
Requisiti/
Conoscenze Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione FIG. 10 Certificatore di processo e consulente tecnico di processo di
certificazione
Definizione Tecnico che provvede alla realizzazione e consulenza specialistica del
processo di certificazione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Bovini da latte
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
BOVINI DA LATTE – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per
la sua azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali
nuove/emergenti o la presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
COLTIVAZIONI PER professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DEGLI Assente emergenti riqualificare
ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
MUNGITURA Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
DEPOSITO E Assente emergenti riqualificare
CONSEGNA DEL Minimo
LATTE Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DELLE Assente emergenti riqualificare
DEIEZIONI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE E CURA Assente emergenti riqualificare
MACCHINE E Minimo
Forte Si Si
ATTREZZATURE
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
TRASFORMAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
COMMERCIALIZ professionali aggiornare
ZAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
Assente emergenti riqualificare
PERCORSI DI
Minimo
CERTIFICAZIONE Si Si
Forte
No No
BOVINI DA LATTE – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo
sono state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su
questo punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
Figura 3 VETERINARIO
Figura 4 TRATTORISTA
ALTRO
ALTRO
ALTRO
H. TRASFORMAZIONE: ALTRO
I. COMMERCIALIZZAZIONE: ALTRO
L. CERTIFICAZIONE: ALTRO
Denominazione 1. BERGAMINO/STALLIERE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Cura la mandria e le fasi di mungitura, pulizia locali mungitura, cura i vitelli,
e si occupa di tutte le attività inerenti alla cura del bestiame
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione media. Deve avere approfondite conoscenze sul comportamento
Conoscenze dei bovini e conoscenze di base relative alle patologie più frequenti e sulle
tecniche di assistenza al parto. E’ necessaria esperienza nel settore.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. CAPO STALLA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Approfondita conoscenza degli animali, dei lavori e attività di stalla, delle
attrezzature ed impianti aziendali. Ha conoscenze di base che gli permettono
di assistere il veterinario e gestire la programmazione dei piani di
fecondazione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 3. VETERINARIO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Consulente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. TRATTORISTA
Definizione Operaio specializzato addetto in via generale alla pratica di allevamento del
bestiame, capace anche nell’uso delle macchine
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 5. ALIMENTARISTA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 6. MECCANICO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 7. RESPONSABILE AZIENDALE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Controllare e dirigere i lavori e le attività svolti nell’azienda sia in stalla che
nei campi. Si rapporta con la proprietà aziendale e gestisce il personale.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Bufalini
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
BUFALINI – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la sua
azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o la
presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
COLTIVAZIONI PER
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo Si Si
ANIMALI
Forte No No
Figure da Figure
Grado di innovazione
aggiornare professionali
GESTIONE DEGLI Assente riqualificare emergenti
ANIMALI Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
MUNGITURA Assente emergenti riqualificare
Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
DEPOSITO E Grado di innovazione
professionali aggiornare
CONSEGNA DEL Assente emergenti riqualificare
LATTE Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE E CURA professionali aggiornare
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
ATTREZZATURE Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
TRASFORMAZIONE
Assente emergenti riqualificare
Minimo Si Si
Forte No No
Figure Figure da
COMMERCIALIZ Grado di innovazione
professionali aggiornare
ZAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo Si Si
Forte No No
BUFALINI – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono state
individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo punto,
potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO
G. TRASFORMAZIONE: ALTRO
H. COMMERCIALIZZAZIONE: ALTRO
BUFALINI – Per le figure che anche lei ha indicato, può segnalarci il suo grado di accordo rispetto alle definizioni date
dagli esperti?
Denominazione
1. ADDETTO ALLA GESTIONE DEI FORAGGI ED INSILATI
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
2. ADDETTO AI TORI
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Figura specializzata che deve conoscere tutte le manualità nel maneggio e
contenimento del bestiame; il comportamento animale e specificamente dei
tori e avere competenze sanitarie di base (presidi disinfettanti e loro
applicazione).
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
3. ADDETTO AI VITELLI
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Ottima conoscenza della fisiologia e patologie del vitello e delle tecniche di
nutrizione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
4. MUNGITORE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Si occupa della mungitura delle bufale e della cura dei locali e dei
macchinari di mungitura. Gestisce la raccolta degli animali, la loro pulizia,
con particolare riferimento alla salute della mammella. E’ responsabile
dell’igiene della sala di mungitura e del corretto funzionamento e
manutenzione dell’impianto di mungitura
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Istruzione medio bassa. Ottima conoscenza del comportamento animale.
Buona conoscenza sanitaria della mammella e delle sue eventuali anomalie o
patologie. Buona conoscenza tecnica dell’impianto di mungitura.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Equini
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
EQUINI (Cavalli) – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la
sua azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o
la presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE DEGLI professionali aggiornare
ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DELLA Assente emergenti riqualificare
STALLA Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
ASSISTENZA professionali aggiornare
SANITARIA Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
PERCORSI DI Assente emergenti riqualificare
CERTIFICAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE E CURA
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
Minimo
ATTREZZATURE Si Si
Forte
No No
EQUINI (Cavalli) – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono
state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo
punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
Figura 2 STALLONIERE
Figura 3 TRAINER
ALTRO
ALTRO
ALTRO
Denominazione 1. ARTIERE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. STALLONIERE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Consulente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Grado di istruzione medio alto. Abilitazione e/o qualifica professionale
Requisiti/ specifica acquisita in corsi specializzati.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 3. TRAINER
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Gestisce la preparazione tecnico sportiva degli animali. Si occupa dei puledri
in tutte le fasi dalla doma alla preparazione sportiva.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Consulente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Grado di istruzione indifferente. Abilitazione e/o qualifica professionale
specifica acquisita in corsi specializzati. Grande esperienza acquisita nella
pratica coi cavalli.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. MANISCALCO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Si occupa specificamente della ferratura degli zoccoli dei cavalli: "ferratura
normale" - "ferratura correttiva" - "ferratura terapeutica".
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Grado di istruzione indifferente. Abilitazione e/o qualifica professionale
specifica acquisita in corsi specializzati. Grande esperienza acquisita nella
pratica professionale.
Concordo: si abbastanza no
Mo
difiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Suini
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
SUINI – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la sua
azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o la
presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE DEGLI professionali aggiornare
ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DELLE Assente emergenti riqualificare
DEIEZIONI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
VENDITA E Assente emergenti riqualificare
MACELLAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
TRASFORMAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE E CURA
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
Minimo
ATTREZZATURE Si Si
Forte
No No
SUINI – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono state
individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo punto,
potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO
Denominazione 1. VETERINARIO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Consulente esterno – Nel caso di aziende di grandi dimensioni può essere
nell’ azienda dipendente.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Laurea in medicina veterinaria. Specializzazione nel comparto. Conoscenze
di gestione haccp e sistemi di qualita’.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. ADDETTO AI VERRI-FECONDATORE
Definizione Tecnico che si occupa della gestione della fase di inseminazione artificiale
con “seme” di origine esterna o interna all’azienda.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Si occupa del prelievo del materiale seminale nel caso dei centri verri
aziendali e della fecondazione delle scrofe.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Deve aver frequentato un corso per l’abilitazione allo svolgimento della
Conoscenze fecondazione strumentale ed acquisito le necessarie capacità nell’uso delle
strumentazioni e del trattamento degli animali.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 3. ADDETTO ALLA SALA PARTO
Definizione Operaio che segue la fase di fine gestazione e parto delle scrofe.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività E’ costantemente presente (sia di giorno che di notte) in sala parto, seguendo
le scrofe nelle ultime fasi della gestazione e nel parto. Sorveglia e cura gli
animali, provvedendo alle loro necessità, anche sanitarie, in queste
specifiche fasi. Si occupa dei neonati nei primi giorni di vita.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Grado di istruzione medio basso. Si richiede molta esperienza nello specifico
settore e nella particolare mansione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. NUTRIZIONISTA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Conoscenze proprie conseguite negli studi per acquisire diplomi o lauree nel
settore agrario, nutrizionale o veterinario. Deve conoscere le tecniche e le
attrezzature che si usano per lo stoccaggio e conservazione degli alimenti. Ha
conoscenza approfondita della normativa sanitaria di riferimento. Deve saper
effettuare il monitoraggio della produzione (incrementi ponderali, indici di
conversione, ecc.). Di concerto col veterinario, deve saper gestire e
interpretare il monitoraggio dello stato sanitario degli animali.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 5. ADDETTO AL MANGIMIFICIO
Definizione Operaio addetto alla preparazione del mangime e al trasporto nei silos
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/
Conoscenze Grado di istruzione medio alto, preferibilmente con diplomi di tipo tecnico.
Patenti o abilitazioni speciali per l’utilizzo di macchinari o l’impiego di
integratori e medicamenti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Ovicaprini
SI NO
Agronomiche
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
OVICAPRINI – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la sua
azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o la
presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE DEGLI professionali aggiornare
ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
ALIMENTAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEGLI ANIMALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
MUNGITURA E professionali aggiornare
STOCCAGGIO DEL Assente emergenti riqualificare
LATTE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
PRODUZIONE DI professionali aggiornare
FORMAGGIO Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
PERCORSI DI Assente emergenti riqualificare
CERTIFICAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE E CURA
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
Minimo
ATTREZZATURE Si Si
Forte
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
COMMERCIALIZ- Assente emergenti riqualificare
ZAZIONE / Minimo
VENDITA Forte Si Si
No No
OVICAPRINI – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono
state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo
punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO
Denominazione 1. PASTORE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Grado di istruzione medio basso. Specifica esperienza in materia di
Conoscenze allevamento ovicaprino e gestione del gregge al pascolo.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. ADDETTO DI STALLA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
Allevamenti ittici
(specificare………………………………………………………………….)
6. Nel 2004, nella sua azienda, quanti ¾ N° totale di lavoratori dipendenti |_|_|_|_|
sono stati i lavoratori dipendenti?
- di cui OTI |_|_|_|_|
- di cui OTD |_|_|_|_|
- di cui impiegati |_|_|_|_|
- di cui quadri |_|_|_|_|
- di cui dirigenti |_|_|_|_|
- di cui immigrati |_|_|_|_|
SI NO
Veterinarie
Zootecniche a. mangimistica
b. genetica
c. Altro (specificare……………………….……………………)
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Per certificazioni
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda,
sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
ITTICOLTURA – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per la
sua azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali nuove/emergenti o
la presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
RIPRODUZIONE
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
Assente emergenti riqualificare
GESTIONE ALIMENTAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE RESIDUI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
AVANNOTTERIA
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
Assente emergenti riqualificare
GESTIONE ALIMENTAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE RESIDUI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
ALLEVAMENTO
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE ANIMALI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
Assente emergenti riqualificare
GESTIONE ALIMENTAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE RESIDUI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
GESTIONE E CURA Grado di innovazione
professionali aggiornare
MACCHINE E Assente emergenti riqualificare
ATTREZZATURE E Minimo
INFORMATIZZAZIONE Forte Si Si
AZIENDALE No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
Assente emergenti riqualificare
TRASFORMAZIONE
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
COMMERCIALIZ Assente emergenti riqualificare
ZAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
INTEGRAZIONE Assente emergenti riqualificare
PROCESSO DI Minimo
FILIERA Forte Si Si
No No
ITTICOLTURA – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo sono
state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su questo
punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
RIPRODUZIONE
ALTRO
AVANNOTTERIA
ALTRO
ALLEVAMENTO
ALTRO
TRASFORMAZIONE
ALTRO
COMMERCIALIZ
ZAZIONE
ALTRO
INTEGRAZIONE
PROCESSO DI
FILIERA
ALTRO
ITTICOLTURA – Per le figure che anche lei ha indicato, può segnalarci il suo grado di accordo rispetto alle definizioni
date dagli esperti?
Definizione Tecnico che sovraintende alla selezione e alla gestione dei riproduttori e alle
diverse attività legate all’incubazione delle uova, effettuate sotto la sua
responsabilità e coordinamento, da operai addetti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione medio alta, in taluni casi laurea e/o grande esperienza nel settore
Conoscenze acquacoltura.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. RESPONSABILE AVANNOTTERIA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione media e grande esperienza nel settore acquacoltura.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
3. ADDETTO PRODUZIONE ALIMENTI VIVI (Rotiferi/Artemia)
Definizione Addetto alla produzione di prede vive (Rotiferi e Artemia) per lo sviluppo
delle larve di specie euraline.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Conosce il ciclo biologico delle prede vive, gestisce l’impianto di produzione
di fito e zoo plancton. E’ in grado di far funzionare le attrezzature e le
strutture dedicate al processo e di eseguire le opere di manutenzione
ordinaria.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. RESPONSABILE TECNOLOGIE ALLEVAMENTO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione media ed esperienza nel settore meccanico e idraulico.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
5. ADDETTO ALLE TECNOLOGIE INFORMATICHE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze
Deve essere in possesso delle conoscenze informatiche e
amministrativo/contabili. Deve saper utilizzare sistemi applicativi quali:
software di elaborazione testi e/o di gestione dati, fogli di calcolo elettronico,
programmi di gestione vasche (alimentazione, stock allevamento e parametri
chimico-fisici.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione media ed esperienza nel settore informatico.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
6. RESPONSABILE LABORATORIO
Definizione Tecnico che sovraintende alle fasi di macellazione e/o trasformazione del
prodotto ittico
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione medio alta, laurea e grande esperienza nella filiera alimentare.
Conoscenze
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 7. RESPONSABILE COMMERCIALE INNOVAZIONE PRODOTTI E RAPPORTI CON
LA DISTRIBUZIONE
Definizione Tecnico addetto alle ricerche di mercato per l’innovazione dei prodotti e alle
relazioni con la distribuzione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Deve avere conoscenze di marketing aziendale, del mercato locale, nazionale
ed internazionale.Deve saper gestire i rapporti con i clienti relativamente alla
contrattazione dei prezi e quantità, conoscere le linee di produzione per lo
sviluppo dei prodotti innovativi.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione medio alta, laurea, grande esperienza nel settore marketing e
Conoscenze agroalimentare.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
3. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
4. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
8. RESPONSABILE CONTROLLO QUALITA’ / CERTIFICAZIONI
Definizione Tecnico o professionista che segue il controllo della qualità e gli iter di
certificazione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Deve avere conoscenze specifiche di tutte le fasi della filiera e dei protocolli
di certificazione. Conosce e sa applicare le procedure legate alla
certificazione. De essere l’anello di congiunzione tra il certificatore, le
esigenze aziendali ed il fabbisogno formativo del personale dipendente.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Istruzione medio alta e grande esperienza nella filera alimentare e nel settore
Conoscenze certificazioni. Preferibilmente essere in possesso della qualifica di
certificatore (aver seguito dei corsi di certificazione).
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
5. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
6. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione
9. ADDETTO AGLI ADEMPIMENTI BUROCRATICI E ADEMPIMENTI CON LA P.A.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
7. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
8. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
AGRIFORM
3^ annualità – DD 195/I/2004
4. Indicare:
Agronomiche: 1. fitopatologiche
2. meristematiche
3. genetiche
4. gestione pedoclimatica
5. altro ……………………..
Amministrative/contabili
Legali
Informatiche
Commerciali
Certificazione
Altro (specificare…………………………………………………………………………)
8. Nei prossimi due/tre anni ritiene che il ricorso a consulenze specialistiche esterne, nella sua azienda, sarà:
Operai qualificati
Operai specializzati
Impiegati
Quadri
Dirigenti
3. A prescindere dall’assunzione, potrebbe indicare se esistono figure professionali di cui potrebbe avere
bisogno nei prossimi anni? (Se ne possono descrivere, in ordine di importanza, una, due o tre a seconda delle esigenze
aziendali espresse)
2.
3.
Eventuali commenti
SEZIONE C – FIGURE PROFESSIONALI
FLOROVIVAISMO – Per ogni fase del processo produttivo indicata di seguito, potrebbe indicare(per
la sua azienda) il grado di innovazione presente e le necessità di figure professionali
nuove/emergenti o la presenza di figure professionali da aggiornare/riqualificare?
Figure Figure da
Grado di innovazione
MOLTIPLICAZIO- professionali aggiornare
NE DELLE PIANTE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
PREPARAZIONE Assente emergenti riqualificare
DEL TERRENO Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
LAVORAZIONI Assente emergenti riqualificare
COLTURALI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
CONCIMAZIONI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
IRRIGAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
PREVENZIONE E professionali aggiornare
LOTTA MALATTIE Assente emergenti riqualificare
E INSETTI Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
RACCOLTA Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
CONSERVAZIONE Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
CONFEZIONAMEN- Assente emergenti riqualificare
TO Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
COMMERCIALIZ- Assente emergenti riqualificare
ZAZIONE Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
GESTIONE DEI professionali aggiornare
RIFIUTI Assente emergenti riqualificare
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
GESTIONE DELLE
Assente emergenti riqualificare
STRUTTURE
Minimo
Forte Si Si
No No
Figure Figure da
Grado di innovazione
professionali aggiornare
CONTENUTI Assente emergenti riqualificare
CULTURALI E Minimo
Forte Si Si
PAESAGGISTICI
No No
FLOROVIVAISMO – Con il contributo di esperti del settore, per ogni fase del processo produttivo
sono state individuate alcune figure professionali particolarmente importanti/innovative. Anche su
questo punto, potrebbe dirmi se tali indicazioni sono valide anche per la sua azienda?
(indicare con una X quando si concorda)
ALTRO
G. RACCOLTA: ALTRO
I. CONFEZIONAMENTO: ALTRO
Denominazione 1. IBRIDATORE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Collaboratore stabile o occasionale alle dirette dipendenze dell’imprenditore
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Moltiplicazione delle piante – Lavorazioni colturali
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Laurea in Agronomia o Biologia. Conoscenza e pratica delle tecniche di
Conoscenze laboratorio. Particolare conoscenza del ciclo produttivo delle principali
colture floricole. Conoscenza delle lingue (in modo particolare inglese) e
degli strumenti, processi e programmi informatici specialistici.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 2. TECNICO DI LABORATORIO
Definizione Soggetto addetto alla verifica della qualità del terreno/terricci e scelta e
selezione dei composti in collegamento con i rappresentanti addetti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Studio e analisi delle diverse caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche
Attività del terreno/terricci, anche in relazione al clima, alla varietà colturale e
tipologia di produzione. Se responsabile del settore, stabilisce direttive
tecniche e trasferisce nozioni/competenze al tecnico che eseguirà il lavoro.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Figura interna se l’azienda ha una certa dimensione, altrimenti ci si affida a
nell’ azienda
figure e/o strutture esterno.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Moltiplicazione delle piante – Preparazione del terreno
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Biologia, chimica, alta conoscenza di base nella tecnica delle analisi di
Conoscenze laboratorio integrata da formazione specifica e dalla conoscenza dei cicli
biologici del terreno. Alta conoscenza di base integrata con formazione
specifica.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 3. CAPO OPERAIO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Preparazione del terreno – Lavorazioni colturali
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 4. TRATTORISTA
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Utilizza i trattori aziendali e gli altri mezzi meccanici semoventi soprattutto
nella preparazione del terreno per la fase di produzione. Cura l’ordinaria
manutenzione dei mezzi ed è capace di intervenire per le piccole riparazioni.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Preparazione del terreno – Lavorazioni colturali
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Requisiti/ Patente. Livello di studi non elevato ma preparazione specifica nell’uso dei
Conoscenze mezzi agricoli
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 5. POTATORE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Cura le varie fasi relative alla manutenzione del verde con estro intuitivo ed
artistico. Partecipa alla progettazione di carattere paesaggistico.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente o collaboratore.
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Lavorazioni colturali
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 6. GIARDINIERE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente.
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Conoscenza del ciclo produttivo, del ciclo biologico e del fabbisogno delle
colture. Conoscenza dei riferimenti sia tecnici che legislativi in materia di
somministrazione di sostanze fertilizzanti e conoscenza degli effetti
ambientali e sulla salute umana della somministrazione di sostanze idonee
per la lotta fitosanitaria.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Lavorazioni colturali
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 7. SPECIALIZZATO PER LA CONCIMAZIONE E FERTILIZZAZIONE
DEL TERRENO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente. Quadro tecnico - Assistente di produzione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Concimazione
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 8. ADDETTO ALL’IRRIGAZIONE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente. Quadro tecnico - Assistente di produzione.
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Conoscenza dei cicli biologici delle diverse specie colturali, anche in
relazione al clima e al suo impatto. Conoscenza delle diverse tecniche irrigue
e capacità di gestire/utilizzare gli impianti e gli strumenti per l’irrigazione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Irrigazione
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 9. FITOPATOLOGO
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Oltre alle conoscenze proprie derivanti dagli studi effettuati, deve possedere
anche buona conoscenza delle varietà coltivate nel settore florovivaistico,
con ottima conoscenza delle patologie più comuni.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Prevenzione e lotta malattie e insetti
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 10. ESPERTO IN SOMMINISTRAZIONE SOSTANZE FITOSANITARIE
Definizione Tecnico specializzato che, sotto le direttive del fitopatologo (ove esistente) o
sotto la propria responsabilità, gestisce la somministrazione delle sostanze
fitosanitarie coordinando anche il lavoro degli operai addetti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
Denominazione 11. MAGAZZINIERE
Definizione Operaio specializzato nelle tecniche di conservazione dei fiori recisi, con
buona conoscenza dei principi di gestione del magazzino.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente.
nell’ azienda
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Competenze Buona conoscenza delle proprietà specifiche relative alle varietà coltivate in
azienda, con conoscenza e capacità di utilizzare le tecniche di conservazione
e di applicare la normativa fitosanitaria.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Conservazione
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
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Denominazione 12. ADDETTO COMMERCIALE
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
Dipendente in azienda di grandi dimensioni – Consulente in altre realtà
nell’ azienda
aziendali.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Commercializzazione
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
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13. ADDETTO ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI AZIENDALI
Denominazione
Definizione
Addetto alla raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti aziendali, che
organizza le diverse operazioni necessarie al loro corretto smaltimento.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Cura tutte le fasi di raccolta, gestione e corretto smaltimento dei diversi
rifiuti, organici, residui speciali e plastica. Organizza lo schema migliore di
raccolta differenziata: olii – fitosanitari - plastiche. Opera in stretto contatto
con esperti esterni, sia del Consorzio che di ditte esterne che vendono i
prodotti che più andranno smaltiti.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Gestione dei rifiuti
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
14. RESPONSABILE IMPIANTI
Denominazione
Definizione
Tecnico specializzato che ha la responsabilità della gestione e manutenzione
degli impianti aziendali.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Gestione e manutenzione impianti e strutture
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
15. CONDUTTORE DI IMPIANTI ENERGETICI
Denominazione
Definizione
E’ il Capo settore (specializzato) che ha la responsabilità di gestire, condurre
e mantenere gli impianti di produzione energetica dell’azienda.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Gestione e manutenzione impianti e strutture
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
16. RESPONSABILE DI PRODUZIONE
Denominazione
Definizione
Quadro tecnico che dirige una squadra di operai, con diverso livello di
specializzazione, e collabora con altri soggetti in diversi settori della
produzione.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente in aziende medio grandi e grandi
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
Eventuali commenti
17. CAPO SQUADRA
Denominazione
Definizione
Operaio con capacità tecniche nel settore della produzione, che gestisce una
squadra di lavoratori.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Figura Trasversale
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
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18. SISTEMISTA FLORICOLO
Denominazione
Definizione
Consulente per l’implementazione di sistemi informatici gestionali per
l’impiantistica e la logistica, specifici per il settore florovivaistico.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Attività Sulla base delle scelte aziendali, sviluppa (e gestisce) sistemi gestionali
informatici dedicati all’automazione ed al corretto funzionamento delle
strutture produttive e della logistica.
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Consulente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Figura Trasversale
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
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Denominazione 19. ASSISTENTE AMMINISTRATIVO
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Posizione
nell’ azienda Dipendente
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Segmento della Figura Trasversale
produzione
Concordo: si abbastanza no
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Modifiche/integrazioni:………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
1. Per questa figura professionale, preferirebbe assumere/utilizzare... (leggere) (una sola risposta)
2. Secondo Lei ci sono difficoltà a trovare questo tipo di figura professionale sul mercato del lavoro?
A livello locale Si
No
A livello nazionale Si
No
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