4 sono gli impianti a biogas da 1 MW approvati o in via di approvazione nel territorio di Filo, degli 8 preventivati, per il momento, nel Comune di Argenta (vedi cartella Impianti a biogas Argenta). Quello prossimo ad entrare in funzione limpianto dellazienda Valandro Flavio. Gli altri 3 previsti sono quello dellazienda Manaresi Tamara (non ancora autorizzato), limpianto di Alba Bioenergia in terreni della Coop Bellini, per il momento fermo, e quello previsto in via Tamerischi, sempre in terreni della Coop Bellini. Nella cartina rappresentato anche limpianto di Minghini, in via Cascine, che in territorio di S. Biagio ma al confine con quello di Filo. Sottrazione di terreni allagricoltura per destinarlo alla produzione di bio-energie La dimensione degli impianti non rende in alcun modo lidea del terreno necessario a coltivare il mais e altri prodotti per alimentare limpianto, che si aggira sui 300 ettari per ogni MW. Preoccupazioni su questa situazione ha espresso recentemente il Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania: Sulle energie rinnovabili in agricoltura ha detto serve una immediata inversione di tendenza, distinguendo tra le iniziative buone e quelle che non lo sono. In particolare per quanto riguarda il fotovoltaico ha sottolineato che sottrae terreni destinati a produrre beni alimentari e ha una ricaduta negativa sugli affitti, e propone una revisione dellattuale politica degli incentivi. Vediamo come funzionano questi incentivi per il biogas (informazioni tratte da Report, del 10.4, 8.10. e 18.12.2011): lenergia elettrica ottenuta bruciando il metano che deriva dalla bio-digestione viene a costare 22 centesimi al Kwh, sul mercato lo stesso Kwh costa per solo 7 centesimi; gli impianti sono quindi antieconomici. Considerati da un altro punto di vista hanno un pessimo il bilancio energetico: uno studio condotto negli USA mette in evidenza che, per coltivare un ettaro a bio-mais si spendono (macchine, fertilizzanti, carburanti etc.) 8.200.000 calorie e se ne ottengono in bio-mais appena 9.800.000. allora per rendere conveniente la produzione lo Stato versa un incentivo di 28 centesimi per Kwh, questo possibile grazie ad una norma del 20 febbraio 2009 che equipara gli impianti di biogas alle fonti di energia rinnovabile (solare ed eolico). Con questi incentivi lutile di un impianto di 1 MW si aggira sui 500.000 euro lanno E quali sono le conseguenze? Sempre pi terreni passano dallagricoltura tradizionale alle colture per il biogas. Il terreno agricolo ceduto per queste due attivit in Italia stato finora di quasi 2 milioni di ettari; la Lombardia la regione che ne ha ceduto di pi, e la sua terra coltivabile ora meno di un milione di ettari. Per il bio-gas il record spetta alla provincia di Cremona - con 123 impianti e un quarto della superficie agricola destinata a colture energetiche. Laffitto dei terreni nel cremonese triplicato e in alcuni casi quadruplicato (da 4-500 a 1.600, con punte fino a 2.000 euro per ettaro) mettendo in seria difficolt gli allevatori che producono il 10% del latte nazionale, destinato ad una produzione deccellenza: il grana padano. Per questa ragione pi di un anno fa la Coldiretti di Cremona, nella persona del suo direttore Simone Solfanelli, ha chiesto alla Regione e alla Provincia di non autorizzare pi impianti a biogas. La situazione che si venuta a creare stata definita un vero scandalo tutto italiano, dalling. Renato Guerzoni, Direttore Generale di Soelia S.p.A, la multiservizi del Comune di
Argenta, nel corso dellincontro sul tema del fotovoltaico organizzato dal Lyons Club ad Argenta, il 17.03.2012 (vedi approfondimento). Purtroppo lo scandalo pi che italiano globale: luso di prodotti agricoli nella produzione di biogas e bioetanolo aumenta in tutto il mondo a rapidit vorticosa, trascinato dallaumento altrettanto rapido del prezzo dei combustibili fossili (vedi approfondimenti di Report). Al tema ha dedicato una giornata di lavori anche lassociazione Gente di sinistra, il 3.3.2012 (vedi approfondimenti registrati in diretta). Nello stesso giorno il medesimo argomento stato oggetto di un incontro, organizzato anchesso dal Lyons Club nel castello di Ferrara, di cui non si dispone per il momento di un resoconto. Due agricolture, in rapporto di concorrenza sleale - Una cos massiccia sottrazione di territorio agricolo alle produzioni tradizionali, e il conseguente aumento del prezzo degli affitti, non stanno creando una situazione di concorrenza non proprio leale tra gli agricoltori che coltivano mais e altro per le centrali a biogas, i quali ricevono forti incentivi dallo Stato, e i loro colleghi che producono cibo per noi e per le bestie e i nostri prodotti caratteristici, i quali oltre a non ricevere incentivi, risultano penalizzati dallaumento degli affitti dei terreni? E che dire del fatto che questi prodotti per la nostra alimentazione vengono sempre pi importati, spesso da paesi che non applicano norme rigorose come le nostre a tutela della salute dei consumatori (lEuropa da grande esportatrice ne diventata la maggiore importatrice)? Se anche il Ministro delle Politiche Agricole manifesta delle perplessit a proposito di questuso degli incentivi, non forse venuto il momento di affrontare il problema della crisi dellagricoltura non con benefici puramente economici a favore di alcuni quelli, per intenderci che hanno accesso al credito bancario - a svantaggio delle piccole e medie aziende che costituiscono il tessuto connettivo della nostra agricoltura? Inquinamento Uno studio effettuato negli USA e riportato dallIstituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova mostra che linquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di biogas per produrre energia (il procedimento che sar adottato dagli impianti nel nostro territorio) presenta quantit di ossidi di azoto e zolfo e di polveri sottili, molto pi elevate di quelle prodotte dai derivati del petrolio. A questo si deve aggiungere linquinamento dovuto ai trasporti. Si tratta di un inquinamento che avviene a ciclo continuo, al quale va ad aggiungersi il calore immesso in atmosfera (si potrebbe utilizzare per teleriscaldamento ma questo richiederebbe, per essere conveniente, che gli impianti fossero vicini ai centri abitati, fatto che avrebbe una forte contropartita negativa). Impatto ambientale Oltre ai fenomeni gi segnalati vanno considerati: linquinamento generato dai mezzi di trasporto di insilati (in entrata) e digestato (in uscita), lusura delle strade, lo smaltimento degli impianti una volta dismessi etc.. Si fa sempre pi strada la convinzione che alla valutazione corrente di impatto ambientale si debba sostituire lanalisi del ciclo di vita, che consente una stima pi veritiera delle conseguenze delle attivit umane sullambiente (vedi approfondimento). Viabilit Poco o tanto il trasporto dei materiali da e per gli impianti di biogas avranno un impatto negativo anche sulla viabilit, gi cos provata. Non solo sulla provinciale ma anche sulle strade che si diramano verso nord (via Porto Vallone, strettissima, via Oca Pisana, che mostra cedimenti del fondo, via Beccaria, via Fossa Menate, via Argine circondario II). Si fa mai una rilevazione del numero dei mezzi che attraversano i nostri centri abitati e sulla loro velocit? Agli imprenditori agricoli chiediamo: quali materiali saranno utilizzati? Da dove verranno e quali saranno i tragitti percorsi, con quale frequenza? Quando gli impianti avranno esaurito
il loro ciclo di vita chi li smaltir e chi provveder alla bonifica? Agli amministratori chiediamo invece: come sar fatta la manutenzione delle strade e a spese di chi? Non si corre il rischio che tutto gravi su comuni e province, sottraendo fondi ad altre importanti voci di spesa? Compensazione La somma che spetta ai Comuni, allo scopo di compensare il disagio per la popolazione e il degrado ambientale, corrisposta una sola volta e non tutti gli anni. Nel caso degli impianti a biogas da 1 MW pari a 60.000 euro. Utilizzo di reflui animali negli impianti a biogas Tra i progetti ventilati per il territorio di Filo c anche un impianto a biogas da escrementi di allevamenti di pollame (pollina). Laumento dei consumi di carne, bovina, suina, ovina e avicola, e quello delle uova, ha moltiplicato numero ed estensione degli allevamenti, i quali devono smaltire gli escrementi e le lettiere di questi animali, che contengono pi o meno elevate percentuali di nitrati. Luso di questi reflui come fertilizzanti ha creato il problema della difesa delle acque, soprattutto quelle profonde, dallinquinamento da nitrati, in particolare nellarea dove pi massiccia la presenza di queste attivit, cio la pianura padano-veneta-friulana. Sulla tutela della qualit delle acque intervenuta la normativa europea, la cui conseguenza pi immediata stata il controllo e la limitazione nelluso dei nitrati in funzione della vulnerabilit allinquinamento delle diverse aree geografiche. Per gli approfondimenti vedere: la cartella Direttiva Europea Nitrati, il Dossier Pollina e il documento relativo allimpianto di Bedizzole.