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Introduzione
Machiavelli “uomo rinascimentale” fu , senz’ombra di dubbio, fu uno dei più grandi
polititologi che l’Europa abbia mai avuto, fondatore della moderna scienza
politica.Formalizzò il conflitto tra la libertà di coscienza dell’uomo e la ragione di
Stato. Ideò la scienza dello Stato. Il suo merito maggiore è l’aver coniugato
l’ideologia politica in arte di governo fino a renderla espressione etica della società e,
in antitesi, alternò la virtù al cinismo (un po’ come fece Mussolini che alternava alla
sua azione politica la dicotomia flessibilità/rigidità nella forma volgarizzata del
“bastone e la carota”. Ma venendo a tempi politici più recenti la dicotomia
virtù/cinismo si potrebbe applicare, e con buone argomentazioni, sia a Togliatti che a
Fini) .Grandi personaggi storici, come Cavour, Bismarck,Giolitti,Gramsci, Mussolini,
de Gasperi, Togliatti,Churchill e de Gaulle nutrirono ammirazione per Machiavelli
anche se criticarono il suo esasperato cinismo (il fine giustifica i mezzi). Il suo
pensiero politico non fu soltanto imbibito di cattiveria, ma rappresentò un modello
contro la decadenza politica e uno stimolo a realizzare “il buon governo”. Molti
considerarono la sua concezione politica come un mero strumento di fede religiosa e
la sua ideologia accentuò, in ogni caso, la loro devozione allo Stato e/o al gruppo di
appartenenza (partito).Nell’analisi politica spietata del suo tempo (ma il modello è
valevole tutt’oggi), propose delle norme di governo con schemi flessibili adeguabili
alle circostanze, che sembravano immorali e/o,comunque, spregiudicate.Per lui la
morte rappresentava una virtù estrema, la sublimazione del male, tenuto in debito
conto dell’ambiente in cui viveva realizzato da grossolanità,falsità, intrighi,
corruzione e scelleratezza e che collocava,quindi, l’uomo nel più profondo degli
inferni. Per le sua visione dell’universo politico dovette subire umiliazioni, carcere e
tortura e forse la cosa peggiore per questo genio dell’arte della politica:
l’emarginazione fisica ed intellettuale.
La sua opera “Il Principe”, a distanza di cinquecent’anni, ci rivela la sua grandezza e
carisma , restando l’espressione altissima di opera letteraria e,soprattutto, di scienza
della politica.
In tutti i paesi, i suoi trattati politici sono studiati con puntigliosità cartesiana e gli
viene tributato rispetto che rasenta la riverenza.
Machiavelli soffriva nel vedere che l’Italia non era unita sotto un unico principe: il
frazionamento politico rendeva il suo paese succube delle potenze straniere. Egli
sperò che l’unità d’Italia si realizzasse con Cesare Borgia, duca de Valentinois e
figlio del papa Alessandro VI Borgia (famiglia proveniente da Tarragona ,Catalunya,
Spagna, venuta in Italia nel XIII secolo con il cognome di Borja e che
successivamente assunse la forma italiana di Borgia). Cesare Borgia, con una
politica cinica e spregiudicata riuscì a crearsi un vasto principato nell’Italia
settentrionale ma, morto suo padre, gli venne a mancare l’humus politico e il
poderoso sostegno del genitore e anche lui morì dello stesso male del suo
congiunto(sifilide).
Machiavelli sostenne che il politico, una volta fissato un traguardo politico doveva
dinamizzarlo, nel senso di superare il traguardo stesso.
Per quanto riguarda l’unità d’Italia il maggior ostacolo alla sua realizzazione fu la
continua e pesante ingerenza esercitata dal papato. Basta pensare che solo con la
“Breccia di Porta Pia” nel 1870 si formerà l’unita d’Italia. Il potere temporale del
papato risale ai tempi dei Franchi con Carlo Magno. Avere un sovrano con poteri
assoluti, come negli altri paesi europei, avrebbe comportato nella nostra penisola
l’esautoramento del potere politico della Chiesa e per questo motivo Machiavelli
auspicava una forte autorità laica dello Stato e l’esercito doveva essere formato dal
popolo e non da mercenari venduti al miglior offerente.
Per Machiavelli l’uomo era per metà spirito e per la rimanente parte bestia: “volpe e
lione”. Secondo i casi doveva usare la forza del leone con decisione o l’intelligenza e
la diplomazia (volpe). Il Principe, secondo la sua visione, doveva farsi temere fino ad
essere scellerato, fingere e poi tenere un comportamento in antitesi a quello iniziale,
non farsi disprezzare dai sudditi privandoli della dignità e, soprattutto, dei beni
materiali. In altre parole doveva prevedere gli eventi per dominarli nel modo più
realistico possibile: fondamentale era tenere sempre in vista il traguardo e superarlo
con equilibrio ed anche con cinismo. Mancando di queste peculiarità era destinato a
cadere. Secondo il suo parere i vari signorotti della penisola , insensibili al
sentimento di amore verso la patria, erano i maggiori colpevoli della non unità ed
indipendenza dell’Italia.
(Dedico questo fascicolo a mia madre Elisa e a mia figlia Celine d’Amato)
Bibliografia
1) Tecniche di seduzione e brevi cenni storici -maggio 2004- Roberto
d’Amato,Gorizia
2) L’arte amatoria e il pensiero politico secondo il divino marchese Donatien
Alphonse de Sade -agosto 2004- Roberto d’Amato, Gorizia
3) Rivoluzione francese e le sue cause -dicembre 2004- Roberto d’Amato,
Gorizia
4) L’ideologia politica della destra- dicembre 2004- Roberto d’Amato,Gorizia
5) Concezione politica italiana ,Roberto d’Amato,Gorizia
6) Storia delle dottrine politiche,Milano 2003,H.Sabine
7) Antologia Pazzaglia per le superiori, Zanichelli, Bologna 1980
8) Il Principe, Nicolò Machiavelli,Paolo Rotta,SEI,Torino 1973
9) Nicolò Machiavelli,Il Principe, Newton, Roma 1955
10) Storia della filosofia occidentale,Autori vari,U.Hoepli,Milano 1990