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- la figura di Giuda, che noi sappiamo sarà lui a tradirlo, si trova nella sua stessa
parte di tavolo, al contrario di molte altre versioni che lo rappresentano dalla parte
opposta del tavolo
- loro si trovano all’interno di una stanza, ma essa continua anche sulle mura
circostanti
- forte presenza delle linee di fuga, lui vuole renderle chiare e ben percepibili
- la tavola non è ribaltata
MICHELANGELO - LA CREAZIONE DI
ADAMO
- il pittore è consapevole di dove
posizionare il corpo e dello spazio
- l’anatomia molto ben marcata, nel
Rinascimento i pittori andavano alla ricerca
della bellezza ideale ( i corpi
Michelangioleschi rispecchiano al meglio
questa bellezza ideale, ovvero corpi
muscolosi)
- il suo scopo è quello di realizzare un canone di bellezza diverso
- la struttura che utilizza tende più verso il classico
GIOTTO
Giotto, ovvero Ambrogio di Bondone, fu uno dei più grandi pittori del 300. Sono pochi
i dati che ci permettono di sapere qualcosa in più sulla sua vita, ma alcuni dei punti
principali sono che la sua prima formazione fiorentina avvenne nel 1280 e si pensa
anche di una sua presenza nella bottega di Cimabue (infatti si suppone che sia stato
lui a riconoscere in Giotto del talento).
Mentre negli anni 80 del 200 Giotto è a Roma, dove studierà la pittura e i mosaici del
IV e V secolo (durante questo periodo incontrerà Pietro Cavallini e Arnolfo di
Cambio).
Tra il 1290 e il 1296 ad Assisi, dove partecipò alla decorazione della Chiesa
Superiore della Basilica di San Francesco. Abbiamo anche delle brevi presenza a
Rimini e Padova (dove realizzò gli affreschi per la Cappella degli Scrovegni).
Affrescò nella basilica fiorentina di Santa Croce la Capella Bardi, e lavoro anche al
cantiere di Santa Maria del Fiore realizzandone la torre.
Inoltre si recò anche a Milano, dalla famiglia Visconti ma ad oggi non abbiamo
traccia del suo lavorato. Alla fine tornò a Firenze dove morì nel 1337.
CIMABUE
Una delle maggiori figure di spicco del 200. Conosciuto anche come Cenni di Pepo,
ma chiamato da tutti Cimabue. Molti pensano che sia lui il maestro di Giotto, ma
come in questo caso ma anche in altri riguardanti le sue opere, ad oggi ci arrivano
veramente poche informazioni sul suo lavorato.
Sappiamo che nacque a Firenze nel 1240, fu attivo non solo nel suo capoluogo ma
anche a Roma, ad Assisi e a Pisa. La sua formazione è ancora fortemente legata a
quella bizantina.
LA TRINITÀ
-l’affresco è collocato nella terza navata sinistra della
basilica fiorentina di Santa Maria Novella, presenta una
struttura narrativa ripartita su diversi piani e tale artificio
crea un effetto di grande profondità spaziale, come se la
cappella non fosse solamente dipinta ma scavata nel
muro.
-in primo piano in basso, Masaccio raffigura un sarcofago
con sopra uno scheletro. La scritta esplicativa “Io fu già
quel che voi sete e quel ch’í son voi ancor sarete” allude
simbolicamente al memento mori. Sopra lo scheletro su
una predella, sorretta a sua volta da quattro colonnine con
capitelli corinzi, vi sono due figure inginocchiate in
preghiera, si tratta degli anonimi committenti dietro ai
GENTILE DA FABRIANO
Fu uno degli esponenti più autorevoli del Gotico internazionale in Italia, nato appunto
a Fabriano intorno al 1370 e morto a Roma nel 1427: artista eccelso, ricercatissimo
dai più nobili e facoltosi committenti della penisola, fiero avversario del Rinascimento
nascente, che egli ignorò valutandolo solo come una moda passeggera. Si sbagliò,
ovviamente, eppure non ce ne corrucciamo, giacché questo suo errore di
valutazione ci concede di godere di opere fantasmagoriche, sfavillanti, trionfanti di
grazia principesca ed eleganza, che solo i fedeli sostenitori di un Medioevo al
tramonto avrebbero potuto ancora concepire.
INTANTO A FIRENZE
Il Battistero di San Giovanni contiene al suo interno dei
mosaici molto importanti, ma di ancora più importante ha
le sue porte dove diversi artisti ci lavorarono (come ad
esempio Andrea Pisano, secondo lui la porta era uno degli
elementi più importanti dato che simbologicamente la
porta rappresentava una sorta di portale per un altro
regno. Lui decorò una parte dei portali utilizzando il
bronzo dato che materiali come il legno o il marmo non
LORENZO GHIBERTI
Nacque a Firenze nel 1378, dove svolse la sua maggior parte dei lavori e dove infine
morì. La sua formazione avvenne nella bottega orafa del padre dove imparo a
disegnare, ma anche la tecnica della fusione del cesello, specialmente su lamine
d’oro e d’argento.
LA FLAGELLAZIONE DI CRISTO
- si tratta di una della serie di formelle che Ghiberti
realizzò per il concorso del 1401. Ma fu anche la più
importante che venne messa a confronto con quella di
Brunelleschi.
- venne realizzata in bronzo con la tecnica della
fusione a cera persa e in seguito dipinta d’oro. Il suo
intento con la creazione di questa formella è quella di
recuperare le architetture classiche infatti, per seguire
il suo scopo, avrà dei problemi di spazio dovendo
realizzare questo episodio su una formella di piccole
dimensioni.
- per lo sfondo realizza un rilievo molto basso ( che in
seguito verrà utilizzato anche da Donatello prendendo
il nome di stiacciato).
- quello che va a rappresentare è una coppia di flagellatori, facendo in modo che il
rilievo prenda un tratto statico e ciò gli renda difficile trasmettere la profondità. Al
suo interno viene ricercata la bellezza ideale di Cristo, infatti Ghiberti lo rende
molto classicheggiante. Sul suo viso non vediamo espressioni di sofferenza, porta
soltanto una sorta di equilibrio visivo
- all’inizio l’opera era colorata totalmente d’oro, dato che ai tempi era molto
importante la scelta dei colori sopratutto in questo caso per la porta di un
battistero, con il tempo poi finì per scolorirsi ma non del tutto.
INFORMAZIONE: all’inizio del 1400 Cennino Cennini scrisse un libro che era una
sorta di manuale di bottega, dove nel quale lui stesso di si definì allievo di Giotto.
All’interno di questo libro spiega come rappresentare al meglio una montagna ovvero
mettendosi davanti un gruppo di sassi e di ritrarli così come sono
PISANELLO - SANT’EUSTACHIO
- questo dipinto di Antonio di Puccio Pisano, meglio noto con il soprannome di
Pisanello, racconta l'episodio della visione di sant'Eustachio, secondo cui il
LE PALE D’ALTARE: sono oggetti dipinti che si trovano di solito sopra l'altare e
contenevano immagini di santi
IL TRITTICO: è formato di solito da tre pannelli, dove nella parte centrale ci sono i
protagonisti mentre nei due lati i santi. Ci sono anche le cuspidi e in basso si trova il
registro inferiore (con una diretta relazione con
cosa c’è sopra).
GLI ATTRIBUTI: ci fanno intuire di che cosa
parla.
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CAPPELLA BRANCACCI
- collocata nella chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze. Voluta da Michele
Brancacci, un ricco mercante e uomo politico. Gli affreschi vengono iniziati da
Masaccio per poi essere terminati da Filippino Lippi.
- Masaccio e Masolino lavorano di nuovo insieme. Decidono di dividersi per bene le
parti da dipingere per non contrastarsi e lavorare in armonia come con Sant’Anna
Metterza.
- la tematica principale è la vita di San Pietro e a queste scene si aggiungono altre
delle storie della Genesi.
MASACCIO - IL TRIBUTO
- Masaccio illustra un episodio del
vangelo di Matteo, nel quale è
descritto l’ingresso di Cristo e dei suoi
apostoli nella città di Cafarano.
- nell’ affresco il gabelliere prende un
tributo per il tempio di Gerusalemme,
Gesù indica a Pietro di pescare un
pesce dove dalla bocca sarebbe
uscita una moneta d’argento per
pagare la tassa dovuta.
- vengono raffigurati nel dipinto tre momenti diversi: il prima al centro corrisponde a
quando il gabelliere chiede di pagare la tassa dovuta. Masaccio mette in evidenza
lo stupore nei volti degli apostoli che si guardano sorpresi tra di loro per la
richiesta e ci preannuncia anche la seconda scena, ovvero Gesu che indica a
Pietro di pescare infatti a sinistra vediamo la figura di quest’ultimo da solo intento
a pescare. Nella terza scena, quella a destra, Pietro ricompare per consegnare
con fare deciso la moneta appena pescata.
- Masaccio definisce con il chiaroscuro i loro possenti volumi e i realistici panneggi,
ricorrendo a pochi colori
- il paesaggio appare desolato, con le montagne disposte in successione cromatica.
Anche le architetture contribuiscono a una chiara determinazione spaziale
- iniziamo a notare le prime ombre dietro ai personaggi
DONATELLO
Donato di Niccolò di Betto Bardi nasce a Firenze nel 1386. Di modestissime origini,
inizia il suo apprendistato artistico presso la bottega del già affermato Ghiberti dal
quale acquisisce sia le teachine che l’amore per l’arte classica.
Con Brunelleschi compie il suo primo viaggio importante a Roma, agli inizi del 400,
che gli da l’opportunità di ammirare opere di tradizione classica.
La sua attività artistica si svolse maggiormente a Firenze, tranne alcuni casi come un
viaggio a Pisa per ammirare i lavori di Nicola e Giovanni Pisano. In seguito anche a
Prato o a Siena.
Morì ottantenne nel 1466 nella sua piccola casa fiorentina nei pressi del Duomo.
BANCHETTO DI ERODE
- Donatello collabora insieme a Ghiberti per la realizzazione della fonte battesimale
del Battistero di Siena, così lui gli propone questa formella.
- in primo piano mostra un servo inginocchiato con la testa di San Giovanni Battista
che gliela offre, il sovrano viene raffigurato nell’atto di ritrarsi con i palmi delle mani
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MATERIALI: ai tempi scegliere i materiali con il quale fare un’opera era molto
importante. Il bronzo era molto complicato da lavorare e a causa della difficoltà di
lavorazione i prezzi erano molto elevati, quindi per
questo molto altri scultori preferivano utilizzare altri
materiali anche più economici, preferivano risparmiare.
Erano pochi coloro che lavoravano il bronzo, ma uno che
lavorò diversi materiali fu Donatello.
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PAOLO UCCELLO
L’artista nacque da una famiglia poverissima. Inizialmente si formò nella bottega di
Ghiberti, poi affascinante ancora dal gotico internazionale compie il suo primo
viaggio verso Venezia, infatti lavorò per qualche anno come mosaicista a San
Marco.
Soltanto dopo il suo ritorno si rese conto di cosa gli avevano lasciato grandi artisti
come Brunelleschi e Donatello, infatti preso da queste nuove influenze decise di
applicarsi maggiormente mettendosi alla prova con nuove costruzioni prospettiche.
- LA BATTAGLIA DI SAN ROMANO
-quest’opera risale circa al 1438 ed è
divisa in tre enormi tavole. (divise tra
Londra, Parigi e Firenze)
-inizialmente quest’opera venne
commissionata da Lionardo di Bartolomeo
per la sua residenza fiorentina, ma
all’incirca nel 1480 - 1485 venne aggiunta
alla collezione privata di Lorenzo il
Magnifico ( si presuppone che a causa di
questo spostamento le tavole vennero rese
rettangolari con delle aggiunte nei pressi
degli angoli, ovvero per farle aderire meglio alle pareti del salone di Palazzo
Medici)
- il dipinto narra la battaglia guidata da Niccolò di Tolentino, sconfissero l’esercito
senese nel 1432.
- Paolo Uccello è molto interessato alla prospettiva e all’interno di queste tre tavole
ci lavora molto, allontanandosi persino da quella precedentemente utilizzata da
Brunelleschi. Vedendo bene la divisione delle tre tavole possiamo notare che le
tavole di Londra e Firenze riportano un solo punto di vista, a differenza di quella di
Parigi che ne riporta ben due differenti.
- nella tavola londinese ci viene mostrato il comandante Niccolò da Tolentino (da
notare come Paolo Uccello eleva la sua immagine soltanto impreziosendo il suo
copricapo e le sue vesti), collocato al centro su un cavallo
bianco mentre dietro di lui il paesaggio viene coperto da
una schiera di lance spezzate, elmi, scudi e una serie di
di alberi/siepi.
-il volume all’interno di questo quadro viene stabilito
dalle lance stesse, che vengono elevate in alto e
formano una sorta di schiera prospettica.
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DONATELLO - CANTORIA
-datato all’incirca 1433-1438.
-notiamo diverse presenze di putti all’interno di
questo rilievo, che si scatenano in una danza
sfrenata.
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FIRENZE
Durante questo periodo Firenze fu un fervore di cantieri
senza paragoni.
Venne portato a compimento il progetto per la
realizzazione della cupola di Brunelleschi per la
Cattedrale di Santa Maria del fiore. Inizialmente erano
tutti convinti che fosse impossibile la realizzazione di
questa cupola ma il progetto di Brunelleschi venne
definito una sorta di miracolo ingegneria e quello che
realizzò divenne una sorta di opera emblematica.
Successivamente alla perdita del concorso (1400-1401)
Brunelleschi viaggiò a Roma, iniziando a studiare le
architetture e iniziando a fare il confronto con l’antico
(infatti per la realizzazione della cupola si ispirò al
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vesti vengono conservate, quindi uno spazio privato. In questo caso viene
considerato uno spazio privato per la famiglia de Medici.
- al suo interno possiamo trovare uno spazio occupato da una tomba, ovvero quella
di Cosimo il Vecchio. Per la realizzazione di questa tomba venne utilizzata la
pietra rossa, anche conosciuta come porfido rosso, ovvero una pietra che
troviamo su diversi monumenti funebri imperiali. Non era una pietra molto
utilizzata anche perché perse il suo valore nel Medioevo nonostante ai tempi
fosse molto più reperibile, ma in principio veniva utilizzata nell’età romana e ad
oggi tutto il porfido che troviamo nelle chiese rinascimentali, risale a una sorta di
rielaborazione di alcuni monumenti dell’impero romano.
- nonostante fu la famiglia de Medici a commissionarla, c’è da dire che si tempi non
era la famiglia sovrana di Firenze, nonostante controllassero e amministrassero la
maggior parte della città.
- si tratta di un ambiente al quale si accede dal braccio sinistro del transetto della
Basilica ed è composto da uno spazio cubico al quale è sovrapposto una cupola
emisferica ombrelliforme. La cupola, raccordata da quattro pennacchi sferici, ha
dodici finestre ed è rafforzata da altrettante nervature che le conferiscono l’aspetto
di un ombrello aperto (le nervature sarebbero la parte in vista delle lame murarie).
Tra le due lame murarie su impostano delle volte unghiate che seguono una
doppia curvatura. La cupola è coperta da una superficie tronco- conica.
- sul lato opposto all’ingresso si apre la scarsella, ovvero un ambiente a pianta
quadrata coperto sui pennacchi da ornamenti a conchiglia.
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- Giovanni Rucellai decise di donare a Santa Maria Novella una facciata come si
deve, regolata da sistemi proporzionali che stabiliscono relazioni interne reciproche (
unità proporzioni spaziali).
- davanti questa facciata l’architetto si trovò di fronte a una parziale realizzazione
trecentesca. La porzione inferiore aveva già i portali laterali, gli archi acuti con le
tombe gotiche e le alte arcate cieche.
- Alberti fu costretto ad armonizzare il vecchio con ciò che divenne nuovo. Infatti
nella parte inferiore limitò il suo intervento inserendo solamente all’interno di un
arco a tutto sesto, due semicolonne corinzie su dei alti piedistalli. L’arco introduce
la volta a botte cassettonata che appoggia su superfici murarie scandite da coppie
di lesene corinzie scanalate. Le due semicolonne vennero riproposte nelle due
estremità della facciata. Il tutto rivestito da fasce orizzontali di marmo
alternativamente bianco e verde.
DONATO BRAMANTE
Nacque a Monte Asduraldo, preso Urbino nel 1444 e si formò nella scuola del
cantiere urbinate. Dopo un probabile viaggio a Mantova, da, 1478 era già attivo a
Milano dove all’inizio degli anni Ottanta fu in rapporti strettissimi con Leonardo.
Una volta a Roma fu li che iniziò durante il pontificato di Giulio II una grande impresa
architettonica che avrebbe cambiato il volto della città eterna, avviando l’architettura
del 500.
Quando si sente parlare della famiglia Medici si pensa subito a tutta la gestione che
ebbero nella maggior parte dell’epoca a Firenze, ma quello che c’è da sapere è che
in realtà i Medici non sono la famiglia ufficiale della città di Firenze e per questo non
hanno alcun ruolo politico di comando
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Alla destra troviamo Santa Lucia con in mano un piatto con sopra gli occhi che le
hanno cavato. Mentre San Francesco viene rappresentato per primo a sinistra.
DONATELLO - DAVID
- collocato in un luogo strategico, nel cortile di Palazzo Medici. Venne
commissionato nel 1440 da Cosimo de Medici. I Medici vogliono mostrare questa
immagine per creare un’analogia con loro stessi. Il David potrebbe avere un
duplice significato ovvero è formato da un messaggio molto più complesso di
quello che sembra, ma anche minaccioso data la testa del nemico ai suoi piedi.
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DONATELLO - LA GIUDITTA
-datata 1456- 1457.
-la storia narra di Giuditta che riesce ad entrare nel campo
dell’esercito governato dal generale Oloferne. Durante una
festa lo seduce, lo fa ubriacare e durante la notte gli taglia
la testa.
-questo si tratta di un messaggio politicamente esplicito da
parte della famiglia De Medici.
-Cosimo de Medici quando il suo potere viene meno e
viene esiliato, è costretto a spostarsi scegliendo Padova
una città altrettanto fiorente in ambito artistico. Quando
venne esiliato tutti presero le opere dai suoi palazzi.
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DONATELLO - ALTARE
- datata 1447- 1450.
- gli vengono commissionate le lastre maggiori nella Basilica del Santo a Padova.
- rappresentazione della Madonna con bambino e santi.
La vediamo suo trono nell’atto di alzarsi, non è seduta
e sembra quasi che si alzi per mostrarcelo.
-rapporto molto vivo con lo spettatore. L’altare venne
smantellato, ma lo possiamo ricostruire.
-la Madonna con bambino e santi rappresentano una
sacra conversazione.
-le architetture organizzano i personaggi che
popolavano fisicamente l'altare in un modo dissimile
dall’originale.
-Donatello ha occasione di confrontarsi con gli altri
artisti, ma vuole superare la pittura.
DONATELLO - ANNUNCIAZIONE
- datata 1435 e collocata a Santa Croce, Firenze.
- un altro importante esempio in questa linea anche perché la struttura è in
materiale lapideo, non in marmo.
- il suo intento è quello di utilizzare la pietra serena (visto precedentemente da
Brunelleschi). Di base la pietra serena non veniva spesso usata per la scultura per
diversi motivi. Prima di tutto per il pregio del materiale, si tratta di una pietra
comune e locale, a differenza del marmo bianco di Carrara che veniva solo da una
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DONATELLO - CANTORIA
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duranti questi anni, viene raffigurata come colei che di dispera molto di più rispetto
agli altri personaggi).
- Donatello per la realizzazione di quest’opera si confronta con i precedenti
raggiungendo poi livelli estremi. Rimane comunque qualcosa di distaccato rispetto
al soggetto, ma il materiale e il modo in cui viene lavorato sono una parte attiva e
imprescindibile della costruzione del significato.
- sono capelli di una persona che non si lava da mesi (si tratta di un’opera brutale,
vuole non farci sentire a nostro agio e vuole farci vedere quanto questa donna sta
martoriando il suo corpo).
- se fosse stata in marmo bianco e traslucente non avrebbe funzionato. La scelta di
Donatello è una scelta semantica per soggetto, materiale e stile, il modo in cui il
materiale viene lavorato (concorrono ognuno in modo ineludibile, se ne togliamo
uno crollano tutti e tre).
- si tratta di un artista importante nell’arte occidentale, nessuno potrà tornare
indietro da questi strumenti ed è stato l’unico ad avere la capacità di mostrarci
quali possono essere le tante diverse situazioni.
CASSONE
- si trovavano nelle camere queste specie di bauli donati in occasione di matrimoni.
Quando si trattava di un matrimonio importante si avevano doni importanti regalati
con dipinti che in realtà venivano smontati in alcuni casi, sopratutto nel momento del
mercato dell’arte rinascimentale 1800/900 ovvero quando i mercanti non si facevano
scrupoli a smontarli perché veniva percepita come arte decorativa e non valeva
quanto il dipinto, per questo veniva buttato, mentre il dipinto si vendeva al museo.
- contenevano anche pezzi di scultura
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-manifestazione dell’eleganza.
- Giovanna Tornabuoni uno dei membri della famiglia Albizzi (
morì di parto due anni prima di questo ritratto). Chiaramente
non posò per il ritratto, si tratta di una notizia utile per capire
come questi ritratti venissero realizzati dal vero, poteva
accadere e accadrà sempre più spesso (ritratti postumi e
quindi copie di altri). Per la loro realizzazione si fornirono di
una sorta di maschera mortuaria, formata da un calco in cera
o in materiali come il gesso che veniva realizzato sul volto di
una persona da morta per preservarne il sembiante e le
fattezze, ovviamente in vista di possibili ritratti. Questi calchi
davano la possibilità anche di riflettere sull’ espressività del
volto, se si lavora su un volto vivo ma se la morte lo
impedisce, l’artista non può immaginarselo. Ci sono
tantissime circostanze su cui l’artista si trovava a riflettere.
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rosso con altrettanto un copricapo rosso, tipici della moda maschile di quei tempi.
Non vogliono emergere come coloro con un lusso sfrenato.
- la loro idea con questo ritratto è quelli di funzionare quasi come medaglie ma
dipinte, dove la lettura è possibile da entrambe le facciate.
- il volto viene molto meno idealizzato. Lui ci viene reso in un modo molto più simile
del naturale da Piero della Francesca, anche se questo e una sorta di inganno.
- Piero della Francesca fu un pittore urbinate, che lavorò nella corte di Urbino per la
famiglia Montefeltro, ad un certo punto arrivò in Toscana dove iniziò a stabilire
diversi contatti con alcuni pittori di quella zona, uno di loro fu proprio Domenico
Veneziano.
- il suo scopo però nella realizzazione di questo ritratto rimane quello di
rappresentare le figure con una sorta di teorema geometrico. Una sorta di
linguaggio dei cerchi e delle linee curve che si spostano e si muovono in linea dei
disegni. Ad esempio per i capelli di Battista Sforza utilizza una serie di cerchi che
si ripropongono. Questo ci mostra anche la bravura dell’artista che riesce a
trovare e ad individuare nella fisionomia una serie di cerchi che si intersecano tra
di loro.
DONATELLO - NICCOLÒ DA UZZANO
-il ritratto nel 400 subì una spinta fortissima
principalmente nella scultura, uno tra i primi artisti a
riproporre un ritratto con la scultura fu Donatello.
-datato 1425- 1430.
-si pone in diretto confronto con questo genere artistico
realizzando questo busto in terracotta policroma. Non
si tratta di marmo ma di terracotta, un altro materiale
considerato non nobile che viene addirittura colorato
per garantirne la verosimiglianza dell’opera. La
terracotta è un materiale che si plasma, non si
scolpisce quindi si tratta di una scultura per via di
levare, ovvero il processo inverso. C’è un blocco da cui
si toglie il materiale finché non si arriva alla forma
desiderata. Anche le opere in bronzo vengono
realizzate attraverso un modello in cera che gli
permette di essere molto più libero all’adesione al dato
reale e ciò accade per vari motivi, per esempio con la terracotta è molto più
semplice e garantito l’utilizzo della maschera mortuaria, bastava realizzare un
calco sulla persona e successivamente imprimerla, così ottenendo una traccia
ben verosimile da seguire per la scultura.
- riguardo questo volto, mostra questo volto scavato dalla vecchiaia e dalla malattia.
I capelli sono molto corti, ed emerge un accenno di calvizia.
- il panneggio è il modo in cui ci lascia scoperto una parte del petto, nonostante non
fosse molto congrua con la moda del tempo che proiettasse nel ribaltato un modo
classico antico.
- il busto ritratto da al 400 una spinta verso la ritrattistica e la lega molto alla
celebrazione postuma, sopratutto in scultura , e anche in particolare al busto
ritratto.
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venire da una famiglia che aveva una sua storia. Questi ritratti iniziano a venire
raccolti, e diventano la storia della famiglia dentro una casa.
- questi dipinti vengono acquisiti da Lorenzo de Medici e vengono mutilati, il dipinto
si deve adeguare alla parete e per questo viene tagliato.
PAOLO UCCELLO - MICHELETTO
ATTENDOLO INTERVIENE A FIANCO DI
NICCOLÒ DA TOLENTINO
-datato 1438. Realizzato negli anni 30 del 400
per un interno domestico.
-doveva collocarsi all’interno di una residenza.
Sono dipinti che si impongono all’interno di
questa residenza.
-c’è una battaglia.
BOTTICELLI - LA NASCITA DI
VENERE
-datato 1485- 86.
-Sandro Botticelli lo realizza per
la famiglia De Medici sotto
commissione. Si tratta di un altro
dipinto realizzato per un interno
domestico (la villa di Castello del
cugino del Magnifico) che va a
raffigurare una scena mitologica
(interno domestico che viene
popolato di oggetti che sono
quadri che raccontano storie).
- l’iconografia viene ripresa da degli scritti di Poliziano.
- gli oggetti non sono di lusso, ma nella loro cognizione del tempo permettevano di
essere visti in una serie di rimandi alla letteratura e alla mitologia, davano quel
tipo di vita agli interni domestici.
- Venere viene ricomposta da delle frammentazioni delle Veneri antiche e Botticelli
le ridà vita come un nuovo classico.
- opere realizzate per pensare in questi tempi, andavano pensate.
- il soggetto principale si trova al centro della composizione in posizione eretta,
affiancata a destra da una seconda figura che gli tiene un braccio sollevato sopra
la testa, infine alte sue figure sono collocate a sinistra.
- Venere appena nata dalla schiuma del mare, si trova nuda su un’enorme
conchiglia e viene spinta da Zefiro abbracciato a Clori (lei sparge fiori di rosa),
verso il litorale dell’isola di Cipro. Dove Flora l’accoglie porgendole un mantello
rosso cosparso di fiori per coprirla.
- si passa alla quasi mancanza di profondità, alla bidimensionalità e al pure gioco
lineare.
- il paesaggio è ridotto all’essenziale, le onde del mare sono delle semplici
increspature a V, la costa è una linea spezzata che ripete e amplifica le curve del
manto che Flora porge alla Venere.
- alla parte sinistra del suo corpo, disegnata da una linea sottile, continua e
morbida, si contrappone quella destra dominata dalla sfrangiatura dei lunghi
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capelli biondi mossi dal vento. La dea ci appare fragile e delicata. Le spalle però ci
appaiono spioventi, il braccio sinistro presenta un impossibile conformazione e il
collo è troppo lungo.
BOTTICELLI - LA PRIMAVERA
- datata 1477-82.
-Botticelli realizza un opera che
innesca conversazioni su tutte
le scelte dell’artista. In questa
stagione è fortemente attento a
questi movimenti.
-idea della favola, mitologia e
racconto letterario. I personaggi
danzano, idea distaccata
dall’esperienza del reale e
danzano senza peso perché
nessuno di queste figure e in
grado di piegare uno stele di
fiori, rimane tutto intonso questo giardino. Idea di una società estremamente
raffinata ed estremamente attenta alla qualità delle cose alle quali si circonda.
- si deve a Botticelli l’aver riportato in vita i soggetti mitologici, ad un pubblico
abituato a vedere solo soggetti sacri.
- realizza quest’opera per la residenza fiorentina in via Larga di Lorenzo, il cugino
del Magnifico. In seguito poi portato nella Villa di Castello dopo il 1516.
- la scena si svolge su una radura verdeggiante, punteggiata da innumerevoli
piante e fiori. La delineano alberi d’arancio con fiori e frutti maturi, e fronte
incurvate di alloro.
- la lettura del dipinto viene da destra a sinistra in base alle posture,
all’orientamento e alle andature dei vari personaggi. A destra Zefiro, il vento,
insegue la ninfa della terra Clori che unendosi con il nume si trasforma in Flora, la
personificazione stessa della Primavera (Botticelli raffigura ben due volte la
fanciulla, sia velata con Clori che le sbucano dei fiori dalla bocca, sia come Flora).
Flora indossa una veste ornata da fiori, gli stessi che in ghirlande gli circondano il
collo e la testa, mentre sciolti le riempiono il grembo. Lei li prende. li sparge per
terra. Al centro, come incorniciata in una nicchia di rami, troviamo Venere che si
trova vicino ad una pianta di mirto e avanza con un passo di danza. Cupido le
volteggia sopra mentre scocca una freccia infuocata nella direzione delle tre
grazie che sono impegnate a danzare intrecciando le loro mani, mentre Mercurio
al margine sinistro allontana le dubbi dal giardino con io caduceo.
- la scena rappresentata ha delle assonanze con dei versi delle Stanze per la
giostra di Poliziano (tratta da un passo dell’asilo d’oro).
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andare a Firenze, dato che Roma sta crescendo e in seguito diventerà uno dei
grandi centri delle arti. Molte delle produzioni vengono da Roma, in questi anni
uno che emerge particolarmente è Piero della Francesca.
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L’INCONTRO DI
SALOMONE CON LA
REGINA DI SABA
-una ferrea geometria divide
esattamente in due parti
uguali gli spazi dedicati agli
episodi della regina di Saba
che venera il legno della
Croce e di Salomone che
incontra la regina. Venuta da
un lontano regno arabo la
regina di Saba riconosce la
santità di un legno, quello attribuito alla realizzazione della Croce di Cristo, gettato
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- si tratta di un gioco, una sorta di avventura per parlarsi e rispondersi tra pittori per
fare un piccolo passo in avanti, che
viene delineato dal dialogo.
-il pavimento è geometricamente
corretto e definitivo (ha guardato
chiaramente tutta la tradizione da Piero
della Francesca a Paolo Uccello).
-ci troviamo nella Firenze degli anni 20
del 400, dove lavorano quotidianamente
e vediamo un’energia diversa (questi
sono dei momenti irripetibili).
ANDREA MANTEGNA - LA CAMERA
DEGLI SPOSI
-datata 1465- 74 e collocata all’interno
della corte dei Gonzaga a Mantova.
- riesce a pensare come l’utilizzo dei criteri della rappresentazione spaziale
permetta di creare uno spazio non solo amplificato con quello architettonico ma
anche con l’architettura di una sala chiusa e dei possibili paesaggi.
- queste pareti affrescate si tengono in stretto dialogo con personaggi raffigurati,
ovvero con coloro che al tempo popolavano queste sale (va a creare una sorta di
rapporto diretto).
- nella volta lui apre un ruolo prospettico e successivamente porta la prospettiva a
dei livelli che prima non erano nemmeno stati pensati. Si tratta di una prospettiva
illusionistica (più vicina a quella di san Satiro di Bramante a Milano, dove lui ha
questa idea di una prospettiva illusionistica per il coro e per l’abside però sono
passaggi che avvengono anche gradualmente).
-per cui lui riesce a creare uno spazio che si
amplia verso un paesaggio, ma anche verso il
cielo e permette così anche di cimentarsi in
una serie di raffigurazioni in scorcio, come i
putti visti dal sottinsù (una sorta di gioco
prospettico).
-raffigura questo grande vaso con questa
pianta messo un po’ in bilico, potrebbe
cadergli sulla testa da un momento all’altro e
facendo così insiste sull’idea di questo spazio
potenzialmente ingannevole. Ci troviamo di
fronte ad un approccio nuovo della cultura
prospettica e grazie ad esso vediamo quanto c’è
di innovativo.
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vediamo con Masaccio, si tratta di una pittura per la quale lui gioca molto, una pittura
nella quale la densità della pellicola pittorica può lasciare trasparire una luce che
viene da sotto perché è anche una pittura che si ottiene attraverso l’uovo, ovvero un
legante che da un’opacità alla pellicola pittorica e permette di assorbire la luce).
Piero della Francesca ci mostra come le luci nel dipinto venissero riflessa da una
pellicola pittorica con uno spessore superiore, mentre tutta la tradizione nordica
utilizzando leganti oleosi otteneva una pellicola pittorica molto più spessa.
Il loro intento era quello di creare uno spessore del genere, ovvero molto più
evidente che mantiene anche un rapporto con la luce molto diverso rispetto a quella
che è la tempera per cui da una percezione oculare e ottica molto diversa.
Persino Piero della Francesca andando avanti con il tempo divenne sempre più
attento (come vediamo con la Pala di Montefeltro per la quale ebbe una concezione
ottica molto più diversa).
Negli anni 30 Gentile da Fabriano realizzò la Pala dei Magi, usò l’oro e le borchie
come riferimenti per i cavalli in rilievo, dato che la tempera non poteva dare quella
possibilità di mimesis e di aderenza al dato naturale ottico così profonda quanto
quello che si può ottenere con un legante ad olio,
perciò Piero della Francesca fu uno dei primi che si
cimentò con i colori ad olio per conoscerli.
Persino Vasari scrisse che nelle corti avevano già
inventato la pittura ad olio. Ma l’interesse maggiore fu
nelle fiandre, vedevano questo tipo di tecnica come
qualcosa che coincide con tecnica e stile, qualcosa
che difficilmente può difficilmente essere scisso l’uno
dall’altro, non ne viene uno prima.
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CERAMICHE FIAMMINGHE
All’interno di vari musei nel modo possiamo
trovare dei tipici vasi risalenti al periodo
fiammingo. Lo scopo dei pittori con la
realizzazione di queste opere è quello di
dare l’idea della mimesis nella pittura, ma
sopratutto nel quotidiano e quanto servisse per
le scene sacre dell’aspettatore.
Uno dei dettagli principali è quello del bicchiere trasparente, che
tale trasparenza viene ottenuta
solo in base alla pittura ad olio.
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La cappella Sistina fu eretta per volere di papà Sisto IV della Rovere attorno al 1475,
riservata principalmente alle funzioni liturgiche del pontefice e della sua corte (le
misure di questo posto possono essere messe in paragone con il tempio di
Salomone a Gerusalemme.
Il 27 ottobre del 1481 quattro pittori tra i più famosi dell’epoca firmarono il contratto
per terminare le decorazioni ad affresco delle pareti (Pietro Perugino, Sandro
Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Cosimo Rosselli).
La decorazione quattrocentesca si articola in tre registri sovrapposti. Nella parte
centrale abbiamo le Storie di Mosè sulla parte sinistra e le Storie di Cristo sulla parte
destra (confronto tra Antico e Nuovo Testamento).
DOMENICO GHIRLANDAIO
Ghirlandaio diventa molto più libero per la
realizzazione degli affreschi per questa
stanza. Non ha più tutte quelle briglie che
gli mettono i committenti e si apre a nuovi
paesaggi con san Pietro e san Paolo,
immagina un momento altro della storia, un
momento che non è quello suo. È
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cronachistico, riesce a creare qualcosa di molto più distante, un altro artista che
conosciamo già e che lavora da un’altra parte è Botticelli.
PIETRO PERUGINO - LA
CONSEGNA DELLE CHIAVI
Si tratta di un pittore
importantissimo che ha una
produzione sconfinata, due grandi
botteghe mantiene una a Perugia
e una a Firenze. Essendo di
cultura Umbra aveva anche molti
punti di contatto con tutto
quell’ambito di Piero della
Francesca. Qui riflette molto sulla
prospettiva, ma non solo. Questo
pavimento che all’altezza del 1481
sembra una sorta di riflessione e citazione sulle città ideali. Serve anche la griglia
prospettica e la mappatura, i gruppi dei personaggi che si articolano bene su questa
prospettiva. Per creare anche dei livelli gerarchici, quasi come se fosse su un palco
scenico e tutto il resto fosse un fondale.
Cristo che gli consegna le chiavi per le porte del Paradiso. Si tratta dell’affresco più
direttamente legato al papa stesso, in contatto fisico con il Cristo.
Si tratta di un’architettura ricomposta, estremamente geometrica. Gli archi di trionfo
portano verso Roma, rapporto con la classicità, edificio al centro con una cupola
molto interessante (ha una pianta ottagonale come il battistero di Firenze, la cupola
del Brunelleschi). Quello che dice Perugino è che sta cercando di riportarci li. Anche
la prospettiva ci riconduce li, le linee rosse che spartiscono il pavimento svaniscono
arrivando all’esterno, sono tutte concentrate li. Architetture ricreata.
Si tratta di corpi idealizzati. C’è anche del paesaggio (alberi in lontananza).
COSIMO ROSSELLI viene da Firenze. Ci porta una sorta di mondo tutto un po’ più
dorato (anni 80 del 400), quando gli artisti iniziano ad essere un po’ più in ritardo qua
invece vengono condannati. Troviamo uno scritto di Vasari che parla di questo
artista.
Cosimo non si sentiva alla loro altezza. Siccome non era un gran dipinto utilizza
materiali preziosi per abbagliare l’osservatore e con l’utilizzo dell’oro abbellisce
l’opera. Ci fa notare quanto questo sia un momento di passaggio, abbiamo visto l’oro
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essere imposto ma ormai sembra essere qualcosa che non è più parte del gusto del
tempo (chi usa troppo oro è arretrato). Nasceranno diversi dibattiti sul suo utilizzo.
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PERUGINO - CROCIFISSIONE
-datato 1496
- per Santa Maria Maddalena de Pazzi. Commissionata dalla famiglia
Pucci.
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(interazione che avviene nel contesto intimo). Insiste molto su questa questione.
- dettaglio del supporto per il braccio della sedia. Ma torna anche nelle opere di
Andrea della Robbia, non solo si guardavano ma si copiavano le idee.
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arriva a toccare fino alla terza base (non serviva nella pittura, ma serviva nella
scultura).
- Pollaiuolo riesce a far diventare ciò che gli serve come un elemento identificativo
dell’opera.
INCISIONE A STAMPA
Circolazione di idee con una diffusione senza
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precedenti.
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conformazione
molto diversa. Porta la prospettiva aerea. I
colori si attenuano, come i contorni che
perdono la messa a fuoco. Le ombre
iniziano a delimitare le figure secondo un
sistema che lascia sempre meno visibili i contorni.
- sul volto di San Giovanni Battista vediamo le linee di contorno, mentre nell’angelo
di Leonardo quelle linee si sfumano (sfumato leonardesco). La bottega non
doveva essere un luogo dove solo si imparava, ma poteva superare anche il
maestro.
LEONARDO DA VINCI -
ANNUNCIAZIONE
-nella metà degli anni 70 Leonardo avviò
la sua carriera con l’esecuzione di una
pala d’altare per la chiesa di San
Bartolomeo a Monteoliveto.
- datata 1473
- si tratta di una semplice immagine di un
annunciazione. Gabriele si inginocchia nel
prato fiorito di un hortus conclusus,
portando il suo saluto alla vergine che si siede sulla soglia della propria dimora.
Da Vinci decide di collocare Maria dietro un leggio, dato che secondo una
tradizione antica l’annuncio sarebbe arrivato durante il momento della lettura
dell’Antico Testamento.
- riconosciamo però degli evidenti segni degli insegnamenti di Verrocchio. Come le
vesti plasmate dalla luce, l’eleganza dei volti e nelle fisionomie, inoltre lo notiamo
anche nella costruzione piramidale della figura di Maria.
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Ludovico il Moro e ritrae Cecilia Gallerani, una nobildonna è favorita del sovrano.
- la figura è rappresentata di tre quarti con lo sguardo rivolto verso l’esterno, come
se fosse colta di sorpresa.
- Cecilia fine in mano un ermellino. Animale domestico come allusione al nome o
allo status della persona, dato che dalla pelliccia si ricavavano le pellicce per l’alta
società. Vuole mostrare quindi di star ritraendo una persona di altissima levatura.
- ritorna lo stile delle mani. Stesse del disegno precedente, lui riflette su ritratti che
diventano narrativi e non è semplicemente il volto, include altre parti del volto per
includere la partecipazione.
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l'andamento curvilineo del profilo delle spalle e delle braccia, che si chiudono in
moto circolare verso le mani, placidamente abbandonate e ornate di gioielli
- la posa di Maddalena è chiaramente ispirata a quella della Gioconda, ma senza
quel senso di ambigua inquietudine che pervade il dipinto leonardesco. Raffaello
ritrae in modo realistico la pienezza delle carni e l'imperfetta bellezza della donna,
cercando però di aggraziarne i lineamenti e addolcirne lo sguardo, secondo la
prassi per cui i volti femminili venivano idealizzati e raffigurati più genericamente
rispetto a quelli maschili. Anche qui il pittore indugia con compiacimento sulle
stoffe (il raso rosso del corsetto e il broccato blu della veste, il velo che copre le
spalle) e sui preziosi gioielli, segno di status sociale.
LEONARDO DA VINCI - L’ULTIMA
CENA
-datato 1495-1498. Venne realizzato per
una delle pareti del refettorio del
convento domenicano di Santa Maria
delle Grazie a Milano e venne
commissionato dal luca Ludovico il Moro.
-per la realizzazione utilizza una nuova
tecnica muraria, ovvero utilizza una
nuova tipologia di pittura a tempera
grassa, con olio di lino e uovo come
legante (ma che nel tempo non resse
portando diverse restaurazioni).
- Leonardo decide di evolversi e rappresentare il momento preciso in cui annuncia
agli apostoli del tradimento di Giuda. Inoltre lo rappresenta in mezzo agli apostoli
ma un po’ più distaccato, con i 30 denari in mano.
- al centro domina la figura assorta di Cristo che allarga le braccia, andando a
formare uno schema piramidale. Il gruppo di apostoli comunica il loro turbamento
alle parole di Gesù con i gesti, gli sguardi e le espressioni dei volti.
- un illusionistica cornice marmorea dipinta separa la scena da tre lunette con gli
stemmi sforzeschi e circondati da ghirlanda.
- la sua idea è quella di veicolare i moti nell’animo, le figure devono essere in grado
di esprimere e vincolare le loro sensazioni e sentimenti. Ci mostra quanto con
questo dipinto Leonardo stia offrendo allo spettatore un catalogo di diversa
interpretazione. Attenzione al ritratto e alla rappresentazione delle emozioni sul
volto estremamente attenta.
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MICHELANGELO- BACCO
-datato 1497. Collocato a Firenze, Museo del Bargello.
Michelangelo terminò l'opera nel luglio del 1497, un anno
dopo averla iniziata.
-successivamente la scultura fu venduta dal cardinale Riario
a Jacopo Galli (la persona che fece da tramite tra il cardinale
e l'artista), anche se non conosciamo il motivo della
cessione. Nel secolo successivo fu poi acquistata dai Medici
ed entrò a far parte delle loro collezioni (e da qui pervenne
poi nelle collezioni dei musei fiorentini).
-si rifà alla statuaria antica: tiene in mano una coppa di vino e
nell'altra un grappolo d'uva, che un piccolo satiro alle sue
spalle tenta di mangiucchiare. La postura lievemente
barcollante, lo sguardo assente con gli occhi che guardano in
alto e la testa inclinata ci suggeriscono che il dio è piuttosto
ebbro, e questo rappresenta un tratto originale della scultura
di Michelangelo. L'unicità della sua opera sta nell'aver
realizzato un dio Bacco dalle fattezze volutamente ambigue,
perché sembra "avergli dato la sveltezza della gioventù del
maschio e la carnosità e la tondezza della femina": una qualità molto lodata dallo
stesso Vasari.
- Michelangelo non solo aveva grande padronanza degli studi anatomici, ma era
anche molto familiare con l'arte antica, che aveva approfondito sia a Firenze nel
Giardino di San Marco, il luogo voluto da Lorenzo il Magnifico perché fosse
frequentato dai migliori artisti fiorentini del tempo,
sia, ovviamente, a Roma con lo studio diretto
delle opere antiche.
LEONARDO DA VINCI - PAESAGGIO
Lui attraverso i suoi paesaggi ci vuole mostrare
una griglia prospettica, ovvero la prospettiva
aerea. Un paesaggio come questo non è
differente dalle sue creazioni giovanili. La linea è
già tracciata.
Agosto 1473 (lui scriveva al contrario)
LEONARDO DA VINCI - ADORAZIONE DEI MAGI
- quest’opera venne realizzata per i monaci agostiniani di San Donato a Scopeto,
presso Firenze. Venne iniziata nel 1481 poi abbandonata successivamente nel
1482.
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bottega dove si lavorava con le mani e basta, lui riceve un’istruzione umanistica
(sappiamo che era poeta, scriveva tantissimo. Notiamo una persona con una
grandissima padronanza del linguaggio).
MICHELANGELO - LA PIETÀ
-collocata dentro San Pietro e datata
1498-1500. Realizzata per volere del
cardinale Jean Bilheres, che voleva
lasciare un ricordo di se a Roma e per
questo incaricò il giovane Michelangelo
per la realizzazione di quest’opera
(quest’opera venne conclusa già nel
1499).
-non si tratta di un’opera di soggetto
mitologico ma religioso, si pone il
problema delle iconografie. Iconografia
della pietà, ovvero la Vergine che
compiange il figlio morto mentre lo
tiene in grembo (molto importante per
l’Europa a nord delle alpi). Ne esistono anche tantissimi altri esempi di questa
iconografia.
- la Vergine che rappresenta Michelangelo è una Vergine fanciullesca, dal volto
appena velato di tristezza, che così come lo aveva tenuto sin da bambino lo
sorregge amorevolmente anche in questo caso. L’ampio gesto che esprime con il
suo braccio sinistro, ovvero portarlo verso l’esterno come per indirizzarci a provare
per Gesù il suo stesso dolore. Mentre una fascia con sopra il nome dell’artista le
circonda il busto.
- Gesù viene tenuto sollevato dal braccio destro della Madre che gli cinge le spalle,
mentre Gesù ha la testa e rovesciata all’indietro. Il suo braccio sinistro
accompagna la postura del corpo mentre quello destro ricade abbandonato verso
terra.
MICHELANGELO- MADONNA CON BAMBINO
-continua a riflettere su questa tematica. Datata
1503-1506. Quest’opera venne realizzata per la famiglia
dei Mouscron ovvero dei importanti mercanti fiamminghi di
tessuti e clienti della banca di Jacopo Galli, amico e
protettore di Michelangelo, che dovette fare da
intermediario.
-l'opera in seguito venne imbarcata quasi segretamente a
Livorno verso il 1506, come testimoniano alcune lettere
dell'artista indirizzate al padre. Questa scrupolosa
riservatezza era probabilmente legata al fatto che l'artista
volesse evitare di far spazientire gli altri committenti che
stavano aspettando da ben più a lungo i suoi lavori.
-l’opera venne inizialmente collocata nella cappella
Mouscron della cattedrale, dove la vide Dürer. Durante
l'occupazione napoleonica venne portata a Parigi, per
essere restituita poi intorno al 1815. La scultura venne
rimossa una seconda volta nel 1944, nel corso della
seconda guerra mondiale, durante la ritirata dei soldati
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tedeschi che la trafugarono in Germania, per essere restituita due anni dopo,
rinvenuta in una miniera ad Altaussee.
- presenta alcuni elementi di estrema originalità. Questi particolari riguardano
soprattutto i tratti relativi al rapporto madre-figlio. Gesù viene rappresentato in
piedi, quasi senza sostegno, tenuto lievemente dal braccio sinistro della madre, e
pare che stia per muovere i primi passi verso il mondo. Lo sguardo di Maria,
caratterizzato da una fredda compostezza, non è rivolto al figlio, ma, quasi
assente, guarda verso il terreno, come se la Madonna intravedesse già il suo
destino.
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muro, sperimentando tecniche che non sono quelle dell’affresco, c’è lo dice anche
Vasari, mentre dipinge inizia a sfaldarsi e a cadere, mentre Michelangelo lo
abbandona perché è chiamato ad andare a Roma.
Le copie che ci rimangono ad oggi
sono di Rubens per la battaglia di
Anghiari e di Aristotile da Sangallo con
la battaglia di Cascina. Quello di
Rubens è un episodio soltanto,
episodio della presa dello stendardo,
momento di lotta dato che puoi
sbandierare lo stendardo e dichiarare
la vittoria, vediamo che Leonardo si
confronta molto di più con la violenza
della battaglia. Michelangelo fa tutt’altra
scelta, sceglie il momento in cui i soldati
fiorentini si stanno riposando, stanno facendo un bagno nell’Arno, leva la maggior
parte di paesaggio e si concentra sui corpi. I bagnanti stanno facendo un bagno e
suona l’allarme perché le truppe nemiche stanno arrivando, quindi loro si rivestono di
fretta e vanno alla battaglia. Michelangelo evita di concentrarsi sullo scontro cruento
ed è una scelta narrativa che gli permette di confrontarsi con quello che gli interessa
veramente, ovvero i corpi umani e le anatomie. Quello che sta risalendo dall’acqua,
quello che si lava le mani e quello che sta seduto, altri sono fuori dall’acqua e gli
permettere di muovere le macchine corporee in tutte le posizioni. C’è anche quello
che è arrivato a dare l’allarme.
Michelangelo si rende conto di quanto Leonardo sia figlio del suo tempo.
Guardare le sue opere ci fa capire quanto Michelangelo avesse assorbito
criticamente il 400, per girarsi
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RAFFAELLO E PERUGINO
Parallelamente in questo periodo accade qualcosa, ovvero Raffaello che inizia ad
emanciparsi dal suo maestro. Lui non realizzerà mai battaglie come quelle di
Leonardo e Michelangelo.
RAFFAELLO - LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE
- realizzato nel 1504 da Raffaello che la dipinse a l’età di 21 anni, per la cappella di
San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello (si tratta di
un’opera ripresa dalla Consegna delle Chiavi di Perugino, suo maestro).
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LA CREAZIONE DI ADAMO
Vediamo quanto Michelangelo è
concentrato sul corpo di Adamo e
quanto pensa da scultore. Abbiamo
visto come a questa altezza
cronologica tra l’8 e il 12, si tratta la
sua di una scelta di campo quasi
programmatica e deliberata, non che
lui non sapesse dipingere un albero
ma sceglie di ridurre il paesaggio al
minimo possibile perché ciò che gli
interessa è il corpo umano. Lo rivediamo essere scultore, sono gli anni in cui lui
dipinge ma nella testa ha costantemente ossessivamente il monumento funebre.
L’anatomia sia idealizzata in un’opera come questa dove si vede il dettaglio della
mano di Dio, tutta tensione dei muscoli, forza ed energia, contrapposta a quella di
Adamo che non ha ancora tutta questa energia. Corpo molto molle, non è stata
trasferita l’energia, vediamo molto questa differenza però allo stesso tempo ci
rendiamo conto di quanto la ricerca architettonica per Michelangelo diventa anche
una forma di espressione visiva di un’architettura teologica. Qui viene visualizzato
Dio che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, un corpo perfetto. Un corpo che
esaurisce la sua bellezza, si tratta un corpo che riflette la perfezione divina, qui sta il
momento anche per molti versi geniale di Michelangelo perché l’utilizzo del nudo e
l’idealizzazione non è fine a se stessa, ma in questo specifico momento è qualcosa
che non può essere diverso. L’Adamo prima del
peccato originale, prima di diventare un essere umano
con tutti i suoi difetti, questa perfezione ideale è
qualcosa che ha una sua portata semantica.
IL GIUDIZIO UNIVERSALE
E’ un grandioso affresco che decora la parete di fondo
della Cappella Sistina, quella dell’altare. L’opera fu
commissionata da papa Clemente VII (al secolo Giulio
dei Medici, cugino e successore di Leone X), il quale
però morì prima che l’artista potesse iniziare il lavoro.
L’incarico fu confermato all’artista dal successivo
pontefice, Paolo III Farnese.
Buonarroti elaborò la rappresentazione di una
catastrofe immane, dove un’umanità inerme e
sgomenta viene travolta dall’ira di Dio. Per rendere la
scena più efficace, abbandonò ogni intelaiatura architettonica, sconvolgendo il
concetto rinascimentale di spazio e di struttura prospettica. L’iconografia tradizionale
del tema, che di norma prevedeva una rappresentazione gerarchica dei beati e dei
dannati, venne profondamente alterata: Michelangelo, infatti, non organizzò le figure
per fasce parallele ma le inserì in una sorta di gorgo, generato dal gesto impetuoso
di Gesù.
Cristo, al centro, ostenta un fisico possente, con un giovane volto privo di barba.
Immane e terribile, con la sua mano destra salva i beati, mentre con la sinistra
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condanna i peccatori alla pena della dannazione eterna. Accanto a lui, quasi
spaventata da tanto divino furore, si rannicchia la Vergine.
San Pietro, timoroso, gli restituisce le chiavi del Paradiso.
Tutti gli altri personaggi, sgomenti, nudi e variamente
atteggiati, ruotano attorno al Giudice supremo in senso orario:
da sinistra (dove assistiamo alla resurrezione dei morti) a
destra (dove i dannati sono accolti da Caronte e Minosse), dal
basso in alto e ancora in basso.
Questo modello compositivo “ruotante” fu adottato dall’artista
per esprimere la sua concezione tragica dell’umanità, inerme
di fronte al giudizio divino eppure grande ed eroica, anche
nella colpa. Ai piedi di Gesù, san Bartolomeo, che morì
scuoiato vivo, tiene in mano la sua pelle, afflosciata come un
sacco vuoto: in questo macabro particolare, si riconosce
l’autoritratto di Michelangelo.
TORSO DEL BELVEDERE
Si tratta di un antico blocco di muscolature con diverse
posture che mettono in evidenza queste muscolature
tese.
LAOCOONTE
Viene riscoperto nel 1506 nella terra di Roma.
Contemporaneo a questi eventi.
Sappiamo che quando veni scoperto diventò una cosa
sensazionale, di solito trovavano copie o frammenti che
venivano fuori ogni giorno, ma erano molto frammentarie
sopratutto oltre ad essere frammenti erano opere
anonime, di chi non si sapeva nemmeno il nome
dell’artista o qualsiasi informazione.
Di questa statua avevano scritto gli antichi. Si tratta di
una statua celebrata da Plinio, autore che tutti leggevano e autorità della critica
d’arte. Quando emerge questo gruppo statuario dalla terra non è frammentato come
gli altri, quindi ci si può fare un’idea, ma sopratutto si insospettiscono di cosa possa
essere riconoscendo i personaggi.
Chiamano Michelangelo che andò a vedere di corsa quest’opera. Non è un
frammento qualunque ma è un capolavoro riconosciuto dagli
artisti stessi.
Antico ipertrofico, ultra muscoloso ed eroico che Michelangelo
aveva scelto per le sue realizzazioni, da quel momento lui non
ebbe più freni nel prendere un certo tipo di via per la
realizzazione delle sue opere ispirandosi all’antico.
IL PROFETA GIONA
Variazioni su quegli specifici temi.
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maschile.
LA SCUOLA DI ATENE
Abbiamo la filosofia, la religione, la poesia
e la legge. Allude a tutti questi elementi. Il
papa è al centro di tutti questi elementi,
serve anche per creare un’identità
specifica per colui che è il committente.
All’interno di quest’opera Raffaello, sembra
ricordarsi di tutta la cultura di Urbino grazie
alle tavolette prospettiche (lui viene da
Urbino) con questa architettura che regola
lo spazio secondo una mappatura
prospettica assolutamente perfetta dal
punto di vista del calcolo matematico e geometrico, una cultura che diventa
un’allusione a San Pietro stesso che non aveva ancora una copertura e una cupola.
Dialogo che torna con l’architettura contemporanea.
Al centro ci sono Platone e Aristotele circondati, loro stessi diventano il fulcro della
filosofia stessa ma lui utilizza questi calcoli per mostrarci la mente, la filosofa.
Qualcosa che in se è astratto, tanto quanto lo è la prospettiva stessa.
Platone indica al cielo per ciò che non è terreno, mentre Aristotele fa il contrario
indicando verso il basso. Si tratta di una scelta formale.
LA DISPUTA
Fa una scelta completamente diversa,
sembra quasi un altro artista dal punto di
vista della concezione. La prospettiva c’è
nel registro inferiore di questa scena,
abbiamo un pavimento che ci porta verso
l’altare.
Divide l’opera in due registri, mettendo
nella parte sopra il registro divino non
governato dalle leggi della gravità,
risiedono su delle nubi, non è
particolarmente propenso ad una visione
necessariamente prospettica. Recupera in
un colpo di genio assoluto l’oro, il fondo
oro (perché quello è lo spazio divino, lo capisce e lo ripropone).
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Dio padre stesso sta su un empireo fatto d’oro, è uno spazio impercorribile così
come non può essere conoscibile, solo attraverso al fede che può essere accettata
ma non indagata.
IL PARNASO
Apollo sul monte Parnaso circondato dalle
muse, da poeti e poetesse dell’antichità.
Rappresentazione idilliaca, la poesia, le arti
che sono qualcosa che ha l’idea del bello.
C’è un paesaggio ideale nel quale Apollo
può suonare e cantare, erano qualcosa che
coincideva per l’antichita.
IL TRIONFO DI GALATEA
A Roma negli anni successivi, Raffaello si lega anche a
committenti privati uno di loro è Agostino Chigi, un mercante
senese un banchiere, che era uno degli uomini più ricchi di
Europa. Si fa realizzare questa villa suburbana da
Baldassarri Peruzzi, al suo interno ci sono diverse prove ad
affresco di Raffaello che già dal 1512 si cimenta con la
Galatea, una riflessione sul nudo femminile contrapposto a
questi trionfi, come mostri marini.
Molto simile alla copia di Leda, creata precedentemente da
Leonardo da Vinci e datata 1504-09.
LOGGIA DI PSICHE
Vediamo che Raffaello con le storie di Amore e Psiche, riflette ad un’architettura che
funziona come un diagramma tra esterno ed interno per cui vediamo come si inventa
quelli che vengono chiamati Arazzi Riportati, cioè inventa una sorte di pergolato, una
struttura che per quanto imiti quella architettonica non è realizzata in muratura ma è
una struttura vegetale, sono piante dipinte è tutto finito. Dialogo tra l’architettura
interna e architettura in quanto spazio di riparo dalle intemperie e dall’esterno,
perché la loggia dialoga e si apre verso il giardino con alberi e fiori veri, erano curati
periodicamente e rappresentavano la vista che si aveva affacciandosi a questa
loggia. Sono arazzi riportati perché di fatto mimano e imitano quella che era, sono
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