Sei sulla pagina 1di 117

1

Brigatti Christian

“Ed è subito sera”


di Salvatore Quasimodo

Campo di grano con volo di corvi - Vincent van Gogh

BIOGRAFIA
Salvatore Quasimodo è stato
un poeta italiano del XX
secolo, nato a Modica nel 1901
e morto a Napoli nel 1968. È
stato uno dei maggiori
esponenti della poesia
ermetica e ha vinto il Premio
Nobel per la letteratura nel
1959. La sua opera poetica si caratterizza per l'utilizzo di una
lingua chiara e semplice, che tuttavia esprime signi cati
complessi e profondi. Tra le sue opere più famose si possono
citare "Ed è subito sera" e "Acque e terre".

fi
Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra


Tra tto da un raggio di sole:
ed è subito sera.”

5
fi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
v.1 Ogni essere umano vive in solitudine (illudendosi di
essere) al centro del suo mondo
v.2 colpito dalla luce del sole (fonte di gioia e dolore),
v.3 poi all’improvviso cala la sera (giunge la morte).

METRICA:
Schema delle rime: non presente
I versi sono: di lunghezza variabile (rispettivamente di:
12, 9, 7 sillabe, contando la sinalefe presente nel verso 2)

FIGURE
RETORICHE:
Allitterazioni v.1: “Ognuno sta solo sul cuor della
terra”; v.3: “ed è subito sera”;
Enjambements vv. 1 2;
Assonanze vv. 1 3: “terra”/”sera”;
Paronomasia vv. 1 2: “solo”/”sole”;
Antitesi vv.1 2: “terra”/”sole”; vv. 2 3: “sole”/”sera”;
Sineddoche v. 2: “un raggio di sole” indica la luce
solare in generale (la parte per il tutto), fonte per l’uomo

6
-
-
-
-

della vita e della conseguente illusione di felicità, ma


anche origine della “ferita” e della rapida disillusione
dopo il suo tramonto;
Sinestesia v. 2: “tra tto da un raggio di sole”
Metafore/Analogie v. 1: “cuor della terra”= indica il
centro del mondo esteriore e interiore di ciascun uomo,
ma esprime al tempo stesso un senso di profondo
radicamento all’esistenza ; v. 2: “un raggio di sole” (
cfr. supra); v. 3: “ed è subito sera”=
l’arrivo della sera simboleggia la brevità della vita
umana, la fugacità del tempo e il sopraggiungere
improvviso della morte.

COMMENTO:
“Ed è subito sera” di Salvatore Quasimodo è una poesia con
caratteristiche dell’ermetismo, movimento letterario utilizzato
da alcuni poeti italiani del Novecento. In questa breve poesia
lirica Quasimodo utilizza un linguaggio essenziale e simbolico
per descrivere la solitudine dell’essere umano e la breve durata
della vita. Il verso “Ognuno sta solo sul cuor della terra”
esprime la separazione dal mondo di un uomo e dagli altri
individui, mentre il “Tra tto da un raggio di sole” può essere
interpretato come le disgrazie che ogni individuo è costretto a
subire nella propria vita. In ne il verso “ed è subito sera”
indica non solo la ne di un giorno, ma anche la ne della
vita, la fugacità dell’esistenza umana.
In breve possiamo dire che la poesia di Quasimodo è un
esempio di come la brevità e la sintesi in una poesia possono
nascondere signi cati profondi e simbolici.

7
fi
fi
fi

fi
fi

fi

De Capitani Gabriele

“A Zacinto”
di Ugo Foscolo

L’isola dei morti - Arnold Böcklin

9





BIOGRAFIA
Ugo Foscolo (1778 1827) è
stato un famoso poeta e
scrittore italiano
dell'epoca neoclassica e
romantica. Nato a Zante,
oggi in Grecia, Foscolo è
noto per opere come "Le
Ultime Lettere di Jacopo
Ortis" e la poesia "A
Zacinto". La sua scrittura
r i e tte va te m i co m e
l'amore, la morte e la
lotta per l'indipendenza.
Foscolo morì a Londra
durante un periodo di esilio, ma la sua eredità letteraria
continua a in uenzare la letteratura italiana.

10
fl
fl
-

A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde


Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde


Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque

Cantò fatali, ed il diverso esiglio


Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del glio,


O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura.

11

fi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
v.1 Non toccherò mai più le rive sacre
v.2 dove visse il mio corpo di bambino
v.3 Zacinto mia, che ti specchi sulle onde
v.4 del mare greco da cui vergine nacque

v.5 Venere, che rese feconde quelle isole


v.6 con il suo primo sorriso, e le onde da cui
v.7 le tue limpide nubi e i tuoi arbusti
v.8 l’opera gloriosa di colui il quale

v.8 morì in acqua e il diverso esilio


v.9 tramite il quale, reso noto da fama e sventura
v.10 Ulisse baciò la sua Itaca.
v.11 Tu, di tuo glio, non avrai che il racconto,
v.12 o mia madrepatria; per noi il fato decise
v.13 una sepoltura senza lacrime.

METRICA:
Questo sonetto è formato da quattro strofe (due terzine
e due quartine) per un totale di quattordici versi.
Lo schema metrico è ABAB - ABAB - CDE - CED. Nella
divisione in sillabe, in alcune occasioni viene utilizzata la
sinalefe.

12

fi

FIGURE
RETORICHE:
Enjambement:
("sponde / ove" vv. 1 2, "corpo fanciulletto / giacque"
vv. 2 3, "specchi / nell’onde" vv. 3 4, "vergine nacque /
Venere" vv. 4 5...)
Allitterazioni:
"sacre sponde" v. 1, "vergine Venere" vv. 4 5, "materna
mia" v. 13
Anastrofe:
("Né più mai" v. 1, "greco mar" v. 4, "da cui vergine
nacque / Venere" vv. 4 5, "colui che l’acque / cantò fatali"
vv. 8 9)

COMMENTO:
A Zacinto è il sonetto più famoso di Ugo Foscolo, poeta
italiano nato a Zante, in Grecia, nel 1778. Questo testo è stato
scritto tra il 1802 e il 1803 e fa parte di un brevissimo
canzoniere che comprende un totale di dodici sonetti e due
odi, caratterizzato dalla nostalgia della terra natale da parte
dell’autore. La poesia è dedicata alla madrepatria Zacinto, il
nome greco dell’isola di Zante. Il poeta vede la madre patria
come una terra ideale, e ne so re la mancanza, sapendo che
non ci tornerà più. Foscolo morirà poi a Londra in totale
povertà, insieme a sua glia.

13
-
-

-
-
fi

ff
-

Dell’ Era Pietro

14

“Novembre”
di Giovanni Pascoli

Novembre - Vincent van Gogh

15

BIOGRAFIA
Giovanni Pascoli
(1855 1912) è stato un
poeta e accademico
italiano. Nato in
Romagna, la sua vita fu
segnata da tragici eventi
familiari, tra cui
l'uccisione del padre e la
morte prematura della
madre. La sua poesia,
caratterizzata da un intenso lirismo e una profonda
sensibilità, a ronta temi come la natura, la solitudine e la
nostalgia. Pascoli fu anche un noto studioso di letteratura e
ricoprì la cattedra di Letteratura Latina all'Università di
Bologna. La sua opera in uenzò profondamente la letteratura
italiana del XX secolo.

16
-
ff

fl
Novembre

Gemmea l'aria, il sole così chiaro


che tu ricerchi gli albicocchi in ore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno; solo, alle ventate
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.

17

fi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
v.1 L’aria è limpida e trasparente come una gemma, e il
sole è così chiaro
v.2 da portarti a ricercare gli albicocchi oriti
v.3 e (con l’immaginazione) il profumo penetrante e
amarognolo del biancospino.
v.4 a sentire nel cuore…
v.5 Ma il rovo è secco e le piante spoglie
v.6 tracciano disegni neri nel limpido
v.7 e vuoto cielo, e vuoto al passo che risuona
v.8 sembra il terreno. (=Il passo risuona sul terreno che
rimbomba come se fosse vuoto.)
v.9 Tutto intorno c’è silenzio: solo, al so o del vento,
v.10 senti da lontano, dai giardini e dagli orti,
v.11 il rumore delle foglie secche che cadono dagli alberi.
È l’estate
v.12 fredda, dei morti (la cosiddetta estate di San Martino
(11 novembre) contraddistinta da alcuni giorni di tempo
piuttosto mite).

METRICA:
La poesia “novembre”, di Giovanni Pascoli, è composta da
tre strofe, di cui tre versi sono endecasillabi, mentre l'ultimo è
quinario, e dodici versi. Le rime sono alternate. La struttura
della poesia è semplice e lineare.

18

ffi

fi

FIGURE
RETORICHE:
v.1 :chiasmo che colloca all’esterno gli aggettivi
Gémmea e chiaro e all’interno i sostantivi aria e sole
vv. 3 4: anastrofe e sinestesia nell’espressione
l’odorino amaro
v.5 : anastrofe
v.6 : anastrofe
vv. 7 8: anastrofe, ipallage perchè l’aggettivo è riferito
a piè e non a terreno
v.11: anastrofe, allitterazione del suono “f” e ipallage
perché fragile si lega a cader e non a foglie
vv. 11 12: ossimoro dicendo “L’estate, fredda”

COMMENTO:
Novembre di Giovanni Pascoli parla del giorno dei morti, il
2 Novembre e San Martino, che secondo le tradizioni popolari
si assiste alla “ estate di San Martino” dove il clima è
generalmente mite. Nella prima parte della poesia il poeta ci
fa immaginare la primavera descrivendola, nella seconda
parte fa svanire la primavera dando al posto all’autunno che
ci fa ricordare chi non è più tra noi. Alla ne la poesia si
conclude con “l’estate, fredda, dei morti” questo vuole farci
capire che “l’estate” di novembre non ha nulla del calore
dell’estate ma anzi al contrario è “fredda” perché gela il nostro
cuore nel ricordo di chi non c’è più.

19
-
-
-

fi

Erba Arianna

20

“Raccoglimi”
Di Saffo

La Primavera - Sandro Botticelli

21

BIOGRAFIA
Sa o (ca. 630 570 a.C.)
è stata una poetessa
lirica dell'antica Grecia,
nata sull'isola di Lesbo.
Considerata una delle
più importanti poetesse
della sua epoca, Sa o è
conosciuta per la sua
eloquente espressione delle emozioni, in particolare
dell'amore e del desiderio. Le sue poesie, principalmente in
forma di odi e inni, ri ettono l'intensità delle sue passioni
personali e la profondità dei suoi sentimenti. Nonostante gran
parte delle sue opere sia andata perduta nel corso dei secoli, il
suo stile poetico e il suo impatto sulla letteratura e sulla
cultura greca sono tuttora ammirati e studiati.

22
ff
-
ff

fl

Raccoglimi

Vieni
Inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell’angolo più nero,
osservami.
Raccoglimi dolcemente, scrollando la polvere dai
miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.

23

METRICA:
La poesia di Sa o, intitolata "Raccoglimi", è stata
tramandata attraverso frammenti e non possediamo la
versione completa. Tuttavia, gli studiosi hanno tentato di
ricostruire la metrica della poesia sulla base degli elementi
sopravvissuti. Nonostante ciò, la poesia di Sa o è
generalmente associata all'uso della metrica lirica greca. La
poesia di Sa o è spesso caratterizzata da un ritmo melodico e
musicale.

FIGURE
RETORICHE:
Similitudine: Sa o potrebbe aver utilizzato similitudini
per creare immagini vivide o per esprimere emozioni. Ad
esempio, potrebbe aver paragonato la notte al mare o al
vento per evocare un certo stato d'animo.

Metafora: vv. 2 3

Personi cazione: Potrebbe essere presente la


personi cazione, attribuendo qualità umane a oggetti o
entità astratte. Ad esempio, Sa o potrebbe aver
personi cato la notte, il mare o altre forze naturali per
comunicare una connessione emotiva o un desiderio di
essere abbracciata o accolta.

24
fi
fi
fi

ff
-
ff

ff

ff

ff

Ipallage: utilizzata per creare un e etto poetico


invertendo l'ordine delle parole o degli aggettivi.

COMMENTO:
Ho scelto questa poesia, perché lo stile di Sa o (poetessa
greca “dell’amore”) mi ha colpita, a di erenza delle molte altre
poesie d’amore che possiamo trovare in giro, dallo stile
sdolcinato the mieloso, Sa o è riuscita ha unire la delicatezza
e la grazia con l’amore, in un modo intriso di malinconia.

25
ff
ff
ff

ff

Fumeo Francesco

26

“L’uccello di fuoco”
di Alda Merini

La Colomba - Pablo Picasso

27

BIOGRAFIA
Alda Merini (1931 2009)
è stata una poetessa e
scrittrice italiana, nata
e vissuta a Milano. La
sua opera poetica si
distingue per la
profonda introspezione,
la sensibilità e la
capacità di esprimere
emozioni intense. Ha
a rontato temi come
l'amore, la follia e la
solitudine con uno stile unico e originale. La sua vita è stata
segnata da periodi di so erenza e ricoveri psichiatrici, ma la
sua voce poetica ha lasciato un segno indelebile nella
letteratura italiana del XX secolo.

28
ff
-

ff

L’uccello di fuoco

L’uccello di fuoco
della mia mente malata,
questo passero grigio
che abita nel profondo
e col suo pigolìo
sempre mi fa tremare
perché pare indifeso,
bisognoso d’amore,
qualche volta ha una voce
così tenera e nuova
che sotto il suo trionfo
detto la poesia.

29

METRICA:
L'uccello di fuoco è scritto in settenari ed è costituito da
una frase lunga, quel che contribuisce al suo ritmo, senza
rime apparenti, e da enjambements a quasi tutti i versi.

FIGURE
RETORICHE:
Impersoni cazione: vv. 1, 2, 3 (“L’uccello di fuoco della
mia mente malata questo passero grigio”) e v. 9 (“qualche
volta ha una voce”)

Anastrofe: v. 6 (“sempre mi fa tremare”)

30
fi

COMMENTO:
Ho scelto questa poesia, perché lo stile di Sa o (poetessa
greca “dell’amore”) mi ha colpita, a di erenza delle molte altre
poesie d’amore che possiamo trovare in giro, dallo stile
sdolcinato the mieloso, Sa o è riuscita ha unire la delicatezza
e la grazia con l’amore, in un modo intriso di malinconia.

31
ff
ff

ff

Gilardi Andrea
e
Rusconi Leonardo

32

“Infinito”
di Giacomo Leopardi

Il viandante sul mare di nebbia -


Caspar David Friedrich

33

BIOGRAFIA
Giacomo Leopardi
(1798 1837) è stato un
poeta, losofo e scrittore
italiano. Nato a
Recanati, Leopardi è
noto per le sue poesie
liriche intense e
malinconiche, che
a rontano temi come la
solitudine, la condizione
umana e la ricerca della
felicità. La sua opera
più famosa, "Le Canti",
rappresenta un'analisi
profonda delle disillusioni della vita e una ri essione sulla
natura umana. Leopardi è considerato uno dei più grandi
poeti italiani e una gura fondamentale nel Romanticismo
italiano.

34

ff
-
fi

fi

fl
In nito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,


E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi ngo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
In nito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

35
fi
fi

fi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
v.1 Questo colle solitario mi è sempre stato caro, 
v.2 e cara mi è sempre stata questa siepe che impedisce
 v.3 la vista di una larga parte della linea dell'orizzonte. 
v.4 Ma sostando e guardando davanti a me, mi guro 
v.5 con l'immaginazione spazi scon nati oltre quella siepe
e silenzi sconosciuti all'umanità
v.6 e una immensa quiete; 
v.7 e davanti a questi pensieri il mio cuore è sul punto di
smarrirsi.
v.8 E non appena sento il vento frusciare
 v.9 tra le foglie delle piante, 
v.10 io confronto quell'in nito silenzio alla voce del vento: 
v.11 e mi vengono in mente l'eternità,
 v.12 il tempo passato e la stagione presente e viva e la sua
voce.
 v.13 Così il mio pensiero sprofonda in questa immensità
 v.14 e in essa si annega: e il sentirmi naufragare
 v.15 provoca in me una sensazione di dolcezza.

METRICA:
È una poesia di soli 15 versi, endecasillabi sciolti, senza
strofe e senza rima con il ritmo spezzato e dilatato da
numerosi enjambements

36

fi

fi

fi

FIGURE
RETORICHE:
Anafora: ripetizione di "in nito" all'inizio di diverse strofe
per l'idea di un'in nità senza limiti.
Allitterazione: ripetizione della consonante "m" nella
seconda strofa ("muta, immobile, e sola").
Anastrofe: inversione dell'ordine normale della frase in "e
il naufragar m'è dolce in questo mare".
Antitesi: contrapposizione di due concetti opposti in "son
io l'in nito" e "nulla", sottolineando la dimensione
immanente dell'io poetico.
Epifora: ripetizione di "me" alla ne di alcune strofe per
indicare la relazione tra il poeta e l'in nito.
Iperbole: esagerazione dell'immensità dell'in nito ("Vago
sogno").
Metafora: paragone tra l'in nito e il mare per suggerire
l'idea di un'immensità che si perde all'orizzonte.
Personi cazione: attribuzione di caratteristiche umane
all'in nito ("silenzioso").

COMMENTO:
Rappresenta un'esperienza spirituale grandiosa. Leopardi
percepisce l'in nito come un modo per evadere da una realtà,
rappresentata dalla siepe e dalla voce del vento. Egli desidera
perdersi nell'in nito temporale, nell'eternità, dove si può
trovare conforto dai mali e smarrirsi dolcemente per sempre.

37
fi
fi

fi
fi
fi
fi

fi
fi
fi

fi

fi

Gorno Valentina

38

“A Silvia”
di Giacomo Leopardi

Il sogno di Ossian -
Jean-Auguste-Dominique Ingres

39

BIOGRAFIA
Giacomo Leopardi
(1798 1837) è stato un
poeta, losofo e
scrittore italiano. Nato
a Recanati, Leopardi è
noto per le sue poesie
liriche intense e
malinconiche, che
a rontano temi come
la solitudine, la
condizione umana e la
ricerca della felicità. La
sua opera più famosa,
"Le Canti", rappresenta
un'analisi profonda delle disillusioni della vita e una
ri essione sulla natura umana. Leopardi è considerato uno
dei più grandi poeti italiani e una gura fondamentale nel
Romanticismo italiano.

40

ff
fl
-
fi

fi
A Silvia

Silvia, rimembri ancora


quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

41

PARAFRASI
AFFIANCATA:
v.1 Silvia, ricordi ancora
v.2 quel tempo della tua breve vita mortale
v.3 quando nei tuoi occhi ridenti e timidi
v.4 splendeva la bellezza, e tu, felice
v.5 e pensierosa, ti avvicinavi
v.6 al orire della giovinezza? Il tuo canto perpetuo
risuonava
v.7 nel silenzio delle stanze, e nelle vie attorno,
v.8 quando sedevi presa dai lavori femminili,
v.9 felice di quel futuro misterioso
v.10 che provavi a immaginarti. Era il maggio
v.11 profumato: e tu passavi così ogni tua giornata.

METRICA:
È una canzone libera di endecasillabi e settenari con
prevalenza di quest'ultimi: 34 settenari e 29 endecasillabi.
L'ultimo verso di ciascuna strofa rima con uno dei versi che
lo precedono.

42
fi

FIGURE
RETORICHE:
ossimoro: lieta e pensosa v.5
allitterazione: della lettera “r” in tutta la strofa e di “vi”
anastrofe: femminili intenta/sedevi… v.10 11
enjambement: Sonavan le quiete/ Stanze, e le vie dintorno
v.7 8

COMMENTO:
Dopo un periodo di silenzio, nel 1828 Leopardi apre una
nuova stagione poetica, caratterizzata dai cosiddetti “canti
pisano-recanatesi”.
In questa poesia Leopardi rievoca una gura femminile del
sua giovinezza, Silvia (Teresa Fattorini), morta
prematuramente.
La giovane, con la sua precoce morte, diventa l'emblema
della disillusione dell'età adulta.

43
-

fi

Greppi Andrea

44

“Nostalgia”
di Giosuè Carducci

Il bacio - Klimt

45

BIOGRAFIA
Giosuè Carducci nacque
presso Lucca nel 1835.
La sua carriera fu
lunga: iniziò con una
raccolta di poesie nel
1857 e proseguì no al
premio Nobel del 1906,
un anno prima della sua
morte. Già nella prima
raccolta sono ben
espressi i suoi
orientamenti giovanili: ripresa della poesia antica e ferma
opposizione alla poesia del Romanticismo.

46
fi

Nostalgia

Tra le nubi ecco il turchino Là rivola il pensier mio


Cupo ed umido prevale: Con i tuoni e la bufera:
Sale verso l’Appennino Là nel ciel nero librarmi
Brontolando il temporale. La mia patria a riguardar,
Oh se il turbine cortese Poi co ’l tuon vo’
hhiSovra l’ala aquilonar sprofondarmi
Mi volesse al nel paese Tra quei colli ed in quel
Di Toscana trasportar! mar.

Non d’amici o di parenti


Là m’invita il cuore e il volto:
Chi m’arrise a i dí ridenti
Ora è savio od è sepolto.
Né di viti né d’ulivi
Bel desío mi chiama là:
Fuggirei da’ lieti clivi
Benedetti d’ubertà.

De le mie cittadi i vanti


E le solite canzoni
Fuggirei: vecchie ciancianti
A marmorëi balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
Le maligne crete, e al pian
Di rei sugheri irto e fósco
I cavalli errando van,

Là in maremma ove orío


La mia triste primavera,

47

fi

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Tra le nuvole ecco farsi strada a tratti uno spiraglio di
azzurro, ma l’umidità e l’oscurità prevalgono mentre si
avvicina un temporale che avanza tuonando lungo le vette
degli Appennini. Oh, se questa tempesta gentile volesse
trasportarmi come un aquilone nel mio bel paese toscano.
Non è il richiamo di amici o di parenti che là mi invita,
ormai coloro che mi sorrisero nei giorni della giovinezza sono
ormai anziani oppure sepolti da tempo.
Non è neppure il desiderio di rivedere le viti e gli ulivi a
richiamarmi là, infatti fuggirei da quei lieti colli fertili e
benedetti d’abbondanza.
Fuggirei i soliti discorsi, le glorie e i vanti del popolino, le
antiche canzoni della mia città, così come le vecchie ciarliere
sempre a acciate ai balconi di marmo. Fuggirei là dove
nell’ombra del bosco, nella selva oscura dove ci sono le rocce
sedimentarie e il cammino si in ttisce tra le piante di sughero
sino ad arrivare alle pianure dove vanno errando i cavalli
selvatici.
È là in Maremma che vola il mio pensiero, là dove un
tempo orì la mia triste primavera. Ci ritorna adesso il mio
pensiero accompagnato dai tuoni e dalla bufera. Mi sembra di
librarmi nel cielo e guardare la mia patria perduta, per poi
sprofondare con il rombo del tuono in quei colli e in quel
lontano mare.

48
fi

ff

fi

METRICA:
La poesia “Nostalgia” di Giosuè Carducci è composta da 4
ottave con versi ottonari. La rima della poesia è alternata,
quindi, con schema metrico ABAB.

FIGURE
RETORICHE:
Anafora v.v. 10 25 26 27 29 30
Anastrofe v.v 21, v.v 22, v.v 26
Enjambement v.v 3, v.v 19, v.v 22, v.v 31
Personi cazione v.v 20 “A marmorei balconi!”, v.v 26
“triste primavera”

COMMENTO:
La lirica, come suggerisce il titolo Nostalgia, è intessuta di
rimpianto e si muove in bilico tra il presente, in cui il poeta
osserva l’incombere del temporale, e la visione immagini ca di
una terra inondata dal sole, la Maremma, dove tutto è
rimasto immutato come un tempo.
Il temporale imminente che rimbomba in lontananza lo
conduce a guardare il mondo dall’alto e lui, Giosuè Carducci,
vorrebbe solo ritrovarsi lì, nell’ombra inquieta dei boschi
toscani, lontano dalla inutile vanità del mondo e dai
pettegolezzi delle vecchie comari ciancianti.

49
fi
-

-
-
-
-

fi
Guglielmana Matteo

50

“Allegria di naufraghi”
di Giuseppe Ungaretti

Le bagnanti - Paul Cézanne

51

BIOGRAFIA
G i u s e p p e
U n g a r e t t i
(1888 1970) è
stato un poeta
italiano di
grande rilievo.
Nato in Egitto, si
trasferì a Parigi
nel 1912 e fu
profondamente
in uenzato dalle
avanguardie
artistiche e
letterarie dell'epoca. La sua poesia si caratterizza per
l'essenzialità e la brevità, con versi intensi e carichi di
emotività. Durante la prima guerra mondiale, partecipò
attivamente come soldato e questa esperienza segnò
profondamente la sua produzione poetica. Opere come
"L'allegria" e "Sentimento del tempo" esplorano temi come la
memoria, la morte e l'esistenza umana. Ungaretti è
considerato uno dei più grandi poeti del Novecento italiano.

52
fl
-

Allegria di naufraghi

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

53

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Si riprende a viaggiare proprio come un veterano del mare
(vecchio lupo di mare) riuscito a sopravvivere ad un
naufragio.

METRICA:
La poesia è caratterizzata da una metrica libera

FIGURE
RETORICHE:
Ossimoro = "Allegria di naufragi" del titolo. La gura
retorica che accosta due termini non conciliabili tra loro.

Similitudine = "come un superstite lupo di mare" (vv.


3 6).

Enjambements = vv. 1 2; 5 6.

54
-

-
-

fi

COMMENTO:
Il superstite del naufragio riprende il suo viaggio
nonostante gli altri naufragi sono tutti morti
Questa poesia mi piace perché ra gura la forza di
quest'uomo

55

ffi

Mauri Milena

56

“Alla sera”
di Ugo Foscolo

Notte stellata - Vincent Van Gogh

57

BIOGRAFIA
Ugo Foscolo nasce a
febbraio 1778 da padre
italiano e madre greca
sull’Isola di Zacinto,
nelle Isole Ionie, allora
appartenenti alla
Repubblica di Venezia.
Nel 1792 Foscolo si
trasferisce a Venezia,
dove già vive la madre dal 1788 a seguito della morte del
marito.
Nel 1799 interrompe la prima stesura del romanzo
epistolare Ultime Lettere di Jacopo Ortis, pubblicandolo nel
1802.
Sempre agli inizi del nuovo secolo compone Odi e i Sonetti.
Nel 1806 compone Dei Sepolcri, in cui a erma l’importanza
della tomba per chi sopravvive.
Nel 1811, a Firenze compone il poema Le Grazie, rimasto
incompiuto. Dopo una breve permanenza in Svizzera, nel
settembre del 1816 é a Londra, dove vive gli ultimi anni della
sua vita. Muore nel settembre del 1827.

58

ff
Alla Sera

Forse perché della fatal quiete


tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i ze ri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete


tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l’orme


che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;


e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch’entro mi rugge.

59

ffi

PARAFRASI
DISCORSIVA:
O Sera, mi sei così cara quando arrivi forse perché sei
l’immagine della morte! Sia quando le nuvole estive e i venti
del bel tempo ti circondano allegramente sia quando dal cielo
nevoso fai scendere sul mondo lunghe e tempestose tenebre
sempre scendi desiderata, e occupi dolcemente le vie nascoste
del mio cuore.
Mi fai vagare di pensiero in pensiero sulle orme che
conducono al nulla eterno; e intanto fugge questo tempo
malvagio, e con lui se ne vanno tutte le ansie, nelle quali esso si
distrugge insieme a me; e mentre contemplo la tua pace, si
placa quello spirito guerriero che in me ruggisce.

METRICA:
Questo sonetto è composto da 14 endecasillabi divisi in
quartine e terzine con rime alternate secondo lo schema:
ABAB ABAB CDC CDC.
Il componimento si articola in due momenti con
andamento ritmico e sintattico di erente:
le quartine, nelle quali prevale il movimento descrittivo-
meditativo, hanno un andamento più lento (contengono solo 2
periodi)
le terzine, in cui prevale l’aspetto soggettivo-meditativo,
hanno un andamento più lento e drammatico, dovuto alla

60

ff

presenza di verbi di movimento (vagar, vanno, fugge, van, si


strugge)

FIGURE
RETORICHE:
-personi cazione; v3 “O sera”
-metafora; “fatal quiete”, “stato d’animo leone ruggente”
-ossimoro; “fatal quiete”, “nulla eterno”
-enjambement; (vv. 1 2, 2 3, 5 6, 7 8, 9 10, 10 11, 11 12,
13 14)
-anafora; “e quando” (vv 3 e 5)
-sineddoche; v4 “ze ri”
-allitterazione; “Sempre, Scendi, Secrete”, (v. 7), “spiRto,
gueRRieR, entRo, Rugge” (v.14)
-antitesi; “non e mentre io guardo la tua pace, si placa /
quello spirito guerriero che si agita nel mio animo”

COMMENTO:
Questa poesia è stata composta tra il 1802 e il 1803.
Alla sera è uno dei sonetti più signi cativi di Ugo Foscolo. I
sentimenti che qui ritroviamo erano già stati espressi nelle
lettere di Jacopo Ortis: la sera, che porta il riposo, rappresenta
per il poeta un'immagine di morte.
La morte infatti, non è vista come un nemico “da
scon ggere”, piuttosto come l’immersione dell’Io inglobato nel
“nulla eterno” della “fatal quïete”.

61
-
fi

fi
ffi
-

-
-

fi
-

-
-

Mazzoleni Simone

62

“Mattina”
di Eugenio Montale

Impression, soleil levant - Claude Monet

63

BIOGRAFIA
Eugenio Montale
(1896 1981) è stato un poeta
e critico letterario italiano.
Nato a Genova, Montale è
considerato uno dei più
importanti poeti del
Novecento. La sua opera
poetica è caratterizzata da
una scrittura essenziale e
lucida, spesso associata a
un sentimento di
malinconia e al tema
dell'instabilità del mondo. Montale ha ottenuto il premio
Nobel per la letteratura nel 1975. La sua vasta produzione
letteraria include raccolte come "Ossi di seppia" e "Le
occasioni", in cui esplora temi universali come l'amore, la
morte e la solitudine.

64
-

Mattina

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,


arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore da ubriaco.

Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto


alberi, case, colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

65

PARAFRASI
AFFIANCATA:
V.1 Forse un mattino, camminando nell’aria limpida
v.2 e secca, girandomi, vedrò compiersi la rivelazione:
V.3 vedrò, stordito come un ubriaco,
V.4 il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me.

V.5 Poi, come se fossero su uno schermo, di colpo


prenderanno
posto
V.6 gli alberi, le case, i colli, per ricostruire l’inganno
consueto della realtà.
V.7 Ma sarà troppo tardi; e io me ne andrò in silenzio,
V.8 mantenendo il mio segreto, tra gli uomini che non si
voltano.

METRICA:
La poesia presenta due quartine a rima alternata, con i
versi dispari della prima strofa in assonanza con i versi pari
della seconda strofa

66

FIGURE
RETORICHE:
sinestesia - “un’aria di vetro, arida” v1 2
metafora - “terrore da ubriaco” v4
disorientamento provocato dalla rivelazione del vuoto del
reale
similitudine - “come s’uno schermo s’accamperanno”
allitterazione - della lettera r

COMMENTO:
Questa poesia, costituisce una epifania negativa. Il poeta è
di fronte ad una rivelazione, ma si tratta di una rivelazione
terribile, di una rivelazione in negativo. Infatti Montale
ipotizza che un giorno vedrà, compiersi il miracolo, ma sarà
un miracolo negativo, cioè avrà la scoperta del nulla dietro di
sé, del vuoto esistenziale, della paura che trova l'uomo di
fronte al vuoto

67

Palese Jacopo
e
Siani Leonardo

68

“Veglia”
di Giuseppe Ungaretti

Guernica - Pablo Picasso

69

BIOGRAFIA
Giuseppe Ungaretti
(1888 1970) è stato un
poeta italiano di
grande rilievo. Nato in
Egitto, si trasferì a
Parigi nel 1912 e fu profondamente in uenzato dalle
avanguardie artistiche e letterarie dell'epoca. La sua poesia si
caratterizza per l'essenzialità e la brevità, con versi intensi e
carichi di emotività. Durante la prima guerra mondiale,
partecipò attivamente come soldato e questa esperienza segnò
profondamente la sua produzione poetica. Opere come
"L'allegria" e "Sentimento del tempo" esplorano temi come la
memoria, la morte e l'esistenza umana. Ungaretti è
considerato uno dei più grandi poeti del Novecento italiano.

70
-

fl

Veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato


tanto
attaccato alla vita

71

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Una nottata intera accasciato a anco ad un compagno
massacrato, guardando quella bocca serrata, a denti stretti,
con i suoi occhi rivolti alla luna piena, guardando le sue mani
gon e che penetrano nel mio silenzio, ho scritto lettere piene
d’amore. Non mi sono mai sentito tanto attaccato alla vita.

METRICA:
Versi liberi, in due strofe di lunghezza diversa.

FIGURE
RETORICHE:
Sineddoche: "bocca / digrignata / volta al plenilunio"
Metafora: "la congestione / delle sue mani / penetrata / nel
mio silenzio"
Allitterazioni: "nottata", "buttato", "lettere", "attaccato"...
Parallelismi: "compagno massacrato", "bocca digrignata",
"congestione penetrata".
Per la sua natura così frammentaria, il testo è ricco di
enjambement.

72
fi

fi

COMMENTO:
"Veglia" di Ungaretti è una poesia intensa e commovente
che a ronta il tema della morte e della solitudine, ma che allo
stesso tempo suggerisce l'importanza di trovare un senso e una
speranza nella vita, nonostante tutto.

73
ff

Paroli Filippo

74

“Il porto sepolto”


di Giuseppe Ungaretti

Il Cavaliere azzurro - Vasilij Kandinskij

75

BIOGRAFIA
G i u s e p p e
U n g a re t t i
(1888 1970) è
stato un poeta
italiano di
grande rilievo.
Nato in Egitto, si
trasferì a Parigi
nel 1912 e fu
profondamente
in uenzato dalle
avanguardie
artistiche e
letterarie dell'epoca. La sua poesia si caratterizza per
l'essenzialità e la brevità, con versi intensi e carichi di
emotività. Durante la prima guerra mondiale, partecipò
attivamente come soldato e questa esperienza segnò
profondamente la sua produzione poetica. Opere come
"L'allegria" e "Sentimento del tempo" esplorano temi come la
memoria, la morte e l'esistenza umana. Ungaretti è
considerato uno dei più grandi poeti del Novecento italiano.

76
fl
-

Il porto sepolto

Vi arriva il poeta
E poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde

Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
Di inesauribile segreto.

77

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Il poeta vi scende (nel porto sepolto) e poi risale alla luce
con le sue poesie e le di onde.
Di questa poesia mi rimane quel mistero insondabile e
inesauribile.

METRICA:
Questo componimento conta sette versi di misura variabile,
tutti brevi (due sono trisillabi), divisi in due strofe, la prima di
tre versi e la seconda di quattro versi.

FIGURE
RETORICHE:
Anafora = "e poi" "e li" (vv. 2 3).
Anafora = "di cui è stata" e "di inesauribile" (vv. 4 7).
Metafora = "torna alla luce" (v. 2).
Ossimoro = "nulla / di inesauribile" (vv. 6 7).
Enjambements = vv. 1 2; 2 3; 4 5; 5 6; 6 7.

78

-
ff
-
-

COMMENTO:
Il porto sepolto è un breve componimento scritto da
Giuseppe Ungaretti che è stato pubblicato per la prima volta
nel 1916. Questa poesia ha dato il titolo alla prima raccolta
dell’autore e, insieme ad altri componimenti, ha dato vita a
Allegria di naufragi nel 1919.
Nel titolo si trova un elemento fondamentale per
comprendere la poesia: il porto, infatti è il simbolo del viaggio
introspettivo che il poeta compie dentro se stesso alla ricerca
del senso dell’essere umani.

79

Pirovano Emilia

80

“Canto 33 Paradiso”
di Dante Alighieri

La creazione di Adamo - Michelangelo Buonarrotti

81

BIOGRAFIA
Dante Alighieri (1265 1321) è stato
un poeta, scrittore e losofo
italiano. Nato a Firenze, Dante è
conosciuto principalmente per la
sua opera monumentale, la
"Divina Commedia". Questo
poema epico descrive un viaggio
allegorico attraverso l'Inferno, il
Purgatorio e il Paradiso, e
rappresenta uno dei capolavori della letteratura mondiale.
Dante è considerato uno dei padri fondatori della lingua
italiana, poiché ha contribuito alla sua standardizzazione
attraverso il suo stile poetico. La sua opera ha in uenzato
profondamente la cultura e la letteratura occidentale,
stabilendo Dante come una delle gure più importanti della
letteratura medievale e rinascimentale.

82
-

fi
fi

fl
Canto 33 Paradiso

Qual è 'l geomètra che tutto s'a ge


per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,

tal era io a quella vista nova:


veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;

ma non eran da ciò le proprie penne:


se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.

A l'alta fantasia qui mancò possa;


ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,

l'amor che move il sole e l'altre stelle.

83

ffi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
V.1 Come il matematico che s'a atica
V.2 per misurare la circonferenza, senza trovare,
V.3 pensando, quel raggio che egli cerca,

V.4 così ero io a quella nuova vista:


V.5 volevo vedere come poteva adattarsi
V.6 l'immagine umana a quella del cerchio e come potesse
trovarvi luogo;

V.7 ma non fui in grado di capirlo:


v.8 ed ecco che la mia mente fu colpita
V.9 da un lampo che esaudì la sua voglia.

v.10 Alla mia immaginazione venne meno la forza;


V.11 ma già governava il mio desiderio e la mia volontà,
V.12 come una ruota ch'è mossa in modo regolare,

V.13 quell'Amore che governa il sole e tutte le stelle.

METRICA:
È scritto in terzine, la forma metrica caratteristica
dell'intero poema. Le terzine sono versi endecasillabi,
composti da undici sillabe metriche.

84

ff

Lo schema di rima è dunque "ABA BCB CDC DED..." e così


via.

FIGURE
RETORICHE:
Similitudine ai vv. 133 138 144
Latinismo ai vv. 135 e 136
Metafora al v. 139-->penne-facoltà
Perifrasi al v. 145

COMMENTO:
Dante si so erma ad osservare il secondo cerchio (il Figlio),
che sembra il ri esso del primo, e gli pare di vedere al suo
interno l'immagine umana, dello stesso colore del cerchio e,
tuttavia, perfettamente visibile. Il poeta è simile allo studioso
di geometria, che cerca in ogni modo di risolver il problema
della quadratura del cerchio e non vi riesce perché gli manca
un elemento fondamentale: anche lui cerca di capire quale sia
il rapporto tra l'immagine e il cerchio, benché le sue sole forze
siano insu cienti. Dante riconosce la propria incapacità a
comprendere il mistero dell'Incarnazione dell'umano nel
divino, no a quando la sua mente viene colpita da un alto
fulgore che, in una sorta di rapimento mistico, appaga il suo
desiderio. Alla sua immaginazione ora mancano le forze,
tuttavia l'amore divino ha ormai placato la sua volontà di
conoscere.

85

fi

ffi
ff
fl

Riva Davide

86

“San Martino del Carso”


di Giuseppe Ungaretti

I funerali di Patroclo - Jacques-Louis David

87

BIOGRAFIA
G i u s e p p e
U n g a r e t t i
(1888 1970) è
stato un poeta
italiano di grande
rilievo. Nato in
Egitto, si trasferì
a Parigi nel 1912 e
fu profondamente
in uenzato dalle
avanguardie
artistiche e
l e t t e r a r i e
dell'epoca. La sua poesia si caratterizza per l'essenzialità e la
brevità, con versi intensi e carichi di emotività. Durante la
prima guerra mondiale, partecipò attivamente come soldato e
questa esperienza segnò profondamente la sua produzione
poetica. Opere come "L'allegria" e "Sentimento del tempo"
esplorano temi come la memoria, la morte e l'esistenza
umana. Ungaretti è considerato uno dei più grandi poeti del
Novecento italiano.

88
fl
-

San Martino del Carso

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore


nessuna croce manca

E' il mio cuore


il paese più straziato

89

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Delle case di questo paese non è rimasto più niente, sono
rimasti solo qualche pezzo di muro.
Tutte quelle persone che conoscevo non vi sono più, sono
tutte morte.
Ma nel mio cuore c’è spazio per ognuno di loro.
Il mio cuore è molto più straziato di questo paese

METRICA:
La poesia è composta da versi liberi distribuiti in quattro
strofe, le prime due composte di 4 versi, le ultime due di 2
versi. Come tutte le poesie di Ungaretti, non troviamo la
punteggiatura.

FIGURE
RETORICHE:
Anafora= “di” e “di” (vv. 1 e 5) ripetizione della stessa
parola a inizio verso.
Metafora=”brandello di muro” (v.4) si parla di muro ,
distrutto a colpi di cannone che, anche essendo un oggetto,
richiama un corpo senza vita fatto a pezzi dai proiettili e
stremato dalla guerra.

90

Epifora=”tanti” e “tanto” (vv. 5 e 8) ripetizione per


sottolinearne l’importanza.
Anafora = “non è rimasto” (vv. 2 e 7) ripetizione della
stessa parola.
Metafora=”ma nel mio cuore nessuna croce manca” (vv.
8 9) si intende dire che seppur i suoi compagni sono morti, e di
loro nulla rimane, neanche i corpi, i loro ricordi saranno
sempre presenti nel suo cuore, come fosse un grande cimitero.
Anafora=cuore(vv. 9 e 11) ripetizione della parola.
Analogia=”E’ il mio cuore il paese più straziato” (vv. 10 11)
cuore- paese, con ciò il poeta a erma allegoricamente che la
sua anima è più martoriata quanto il paese e la sua gente.
Allitterazione della A=case-rimasto-qualche-tanti-tanto-
manca-straziato.
Allitterazione della R=rimasto-brandello-muro-
corrispondevano-neppure-cuore-croce-straziato.
Allitterazione della C= cuore-croce-manca.

COMMENTO:
"San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti è un potente
e commovente canto di dolore sulla guerra e sulle sue terribili
conseguenze. Attraverso immagini evocative e parole
essenziali, Ungaretti trasmette l'orrore e la disumanità del
con itto, rivelando la tragica perdita di vite umane. La poesia
suscita una profonda empatia e ci spinge a ri ettere
sull'assurdità della guerra e sulla fragilità della vita umana.
Con il suo stile lirico e vibrante, "San Martino del Carso"
rimane un inno alla memoria delle vittime e un monito per il
futuro.

91
-
fl

ff

fl
-

Rolle Riccardo

92

“Il vento scrive”


di Gabriele D’Annunzio

La notte stellata sul Rodano - Vincent van Gogh

93

BIOGRAFIA
Gabriele D'Annunzio
(1863 1938) è stato uno
scrittore, poeta,
drammaturgo e politico
italiano. Nato a
Pescara, D'Annunzio è
noto per la sua
produzione letteraria
caratterizzata da uno
stile lussurioso,
sensuale e decadente.
Ha scritto numerosi
romanzi, raccolte di poesie e opere teatrali, esplorando temi
come l'estetismo, la passione erotica e la mitologia classica.
Oltre alla sua carriera letteraria, D'Annunzio è stato anche un
personaggio politico controverso e attivo, sostenitore del
nazionalismo e del fascismo. La sua vita è stata caratterizzata
da avventure, scandali e gesta eroiche, rendendolo una gura
iconica nel panorama culturale e politico italiano.

94
-

fi
Il vento scrive

il vento scrive
su la docile sabbia il vento scrive con le penne dell’ala; e in
sua favella parlano i segni per le bianche rive.
Ma quando il sol declina, d’ogni ombra lene si crea, d’ogni
ondicella, quasi di ciglia su soave gota.
E par che nell’immenso arido viso della pioggia s’immilli il
tuo sorriso.

95

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Il vento scrive sulla sabbia che si muove dolcemente con le
penne dell’ala (è personi cato come un dio con le ali); e i segni
lasciati sulle spiagge bianche parlano la sua lingua.
Ma, quando il sole tramonta, da ognuno dei segni, da ogni
piccola ondulazione lasciata dal vento sulla sabbia, si crea
un’ombra lieve come quella di una ciglia sul viso di una
donna.
E sembra che nell’immensa aridità della spiaggia il tuo
sorriso si moltiplichi in nite volte.

METRICA:
La poesia "Il vento scrive" di Gabriele d'Annunzio è
composta da quattro strofe di versi endecasillabi. La metrica
predominante nella poesia è l'endecasillabo, un verso
composto da undici sillabe metriche.

FIGURE
RETORICHE:
sono presenti numerosi enjambements (v.1, v.2, v.4 e v.7).
personi cazione, “il vento scrive con le penne dell’ala)
la similitudine “quasi di ciglia su soave gota” e in ne
“s’immili il tuo sorriso”.

96

fi
fi

fi

fi

COMMENTO:
Il vento scrive" è una poesia che evoca immagini di una
natura in continuo movimento e trasformazione. La gura del
vento diviene una sorta di messaggero di un universo sempre
mutevole, in cui ogni elemento, dall'erba al cielo, è sospinto
dal suo alito.

La poesia è caratterizzata da una grande uidità e


leggerezza, che richiamano proprio l'andamento del vento,
ma allo stesso tempo esprime una certa malinconia. In questo
senso, la poesia invita alla ri essione su quanto sia
importante cogliere ogni attimo della propria esistenza, come
se fosse l'ultimo, e saper apprezzare la bellezza del mondo che
ci circonda, sapendo che tutto può svanire in un so o di
vento.

97

fl

fl
fi
ffi
Soldo Diego

98

“Solo et pensoso”
di Francesco Petrarca

Ritratto del dottor Gachet - Vincent van Gogh

99

BIOGRAFIA
F ra n ce s c o Pe t ra rc a
(1304 1374) è stato un
poeta e umanista
italiano, considerato uno
dei più importanti poeti
lirici del XIV secolo e il
padre del movimento
letterario del
Petrarquismo. Nato a
Arezzo, Petrarca è noto
soprattutto per la sua
raccolta di sonetti
intitolata "Il Canzoniere", in cui esprime il suo amore
idealizzato per Laura, una donna immaginaria. Oltre alla
poesia, Petrarca fu un fervente studioso dell'antichità classica
e contribuì allo sviluppo del movimento umanista. La sua
opera e il suo stile in uenzarono profondamente la poesia e la
letteratura successiva in Italia e in Europa.

100
-
fl

Solo et pensoso

Solo et pensoso i più deserti campi


vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:
sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et umi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.
Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

101
fi

PARAFRASI
AFFIANCATA:
V.1 Solo e pensieroso i più deserti campi
V.2 percorro a passo lento
V.3 e tengo gli occhi attenti a nché io possa fuggire
V.4 i luoghi segnati da piede umano.
V.5 Non trovo altro riparo per salvarmi
V.6 dal fatto che la gente comprende (=il poeta si riferisce
alla comprensione del suo stato interiore),
V.7 perché negli atti privi di allegria
v.8 si legge esteriormente come io dentro ardo;
V.9. tanto che io credo ormai che sia i monti, le pianure,
V.10 i umi e i boschi sappiano di che tenore
V.11 sia la mia vita, che è nascosta agli altri.
V.12 Ma tuttavia vie così impervie e solitarie
V.13 non so cercare, che Amore non venga sempre
V.14 a parlare con me ed io con lui.

METRICA:
Schema delle rime: ABBA ABBA CDE CDE e i versi sono
endecasillabi e settenari

102
fi

ffi

FIGURE
RETORICHE:
enjambement; vv.1, 3, 5, 7, 9, 10, 12, 13
allitterazione; vv.1, 2, 12
Metafora; vv.2, 8 ("vo mesurando", "dentro avampi")
Anafora; vv.12, 13 ("cercar non so")
Polisindeto; vv.9, 10(..monti et piagge / et umi et selve... —
>la serie di congiunzioni accelera il ritmo e suggerisce
l'a anno del procedere inquieto del poeta);
Antitesi; vv.8 (fuor-dentro —>nello stesso verso di questi
due termini antitetici mette in rilievo il tormentato)

COMMENTO:
Il poema è incentrato sulla gura del poeta che, solo e
immerso nei propri pensieri, ri ette sulla natura dell'amore e
sulla propria condizione.
Il linguaggio utilizzato da Petrarca è elegante e ra nato,
con l'impiego di immagini evocative e metafore, che
contribuiscono a creare un'atmosfera malinconica e ri essiva.
La poesia è pervasa da una profonda malinconia e da una
certa disillusione nei confronti dell'amore, che viene descritto
come un sentimento che porta so erenza e delusione.
In sintesi, "Solo et pensoso" di Francesco Petrarca è
un'opera poetica che ri ette sulla solitudine, la malinconia e
la disillusione dell'amore.

103
ff
fl

fi
fl
ff

fi

ffi

fl

Valsecchi Tommaso

104

“Fratelli”
di Giuseppe Ungaretti

Statue of Brothers

105

BIOGRAFIA
G i u s e p p e U nga re tt i
(1888 1970) è stato un
poeta italiano di
grande rilievo. Nato in
Egitto, si trasferì a
Parigi nel 1912 e fu
profondamente
in uenzato dalle avanguardie artistiche e letterarie
dell'epoca. La sua poesia si caratterizza per l'essenzialità e la
brevità, con versi intensi e carichi di emotività. Durante la
prima guerra mondiale, partecipò attivamente come soldato e
questa esperienza segnò profondamente la sua produzione
poetica. Opere come "L'allegria" e "Sentimento del tempo"
esplorano temi come la memoria, la morte e l'esistenza
umana. Ungaretti è considerato uno dei più grandi poeti del
Novecento italiano.

106
fl
-

Fratelli

Di che reggimento siete


Fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli

107

PARAFRASI
AFFIANCATA:
V.1“A quale reggimento appartenete,
V.2. fratelli?”

V.3 La parola fratelli è come se tremasse


nell’essere pronunciata

V.4 nella notte

V.5 Essa è come una foglia appena nata

V.6 Nell’aria della notte, lacerata da scoppi e


lamenti affannosi,

V.7 Essa è un’involontaria e inconsapevole
rivolta

V.8 dell’uomo del nostro tempo contro la
propria

V.9 Fragilità:

V.10 Fratelli.

METRICA:
Versi liberi, disposti in cinque strofe, due delle quali
composte in una sola unità

108

FIGURE
RETORICHE:
Personi cazione= v3 tremante(come se la parola fosse
una persona che trema
Metafora=v5 foglia appena nata(si riferisce alla parola
fratelli che trema come una foglia appena nata)
Allitterazione= v 9 10 fragilità fratelli
Enjambement= v 3 4 v7 8 v 8 9

COMMENTO:
La poesia "Fratelli" di Giuseppe Ungaretti è un'opera
toccante e commovente che parla dell'amore tra i fratelli.
L'autore descrive l'a etto tra fratelli come un legame
inscindibile che trascende le vicissitudini della vita e le
di erenze individuali.
Il linguaggio utilizzato da Ungaretti è semplice e diretto,
ma al tempo stesso carico di emotività. L'uso di parole come
"fratello", "cuore" e "sangue" evoca immediatamente l'idea di
un rapporto intimo e profondo, fatto di vicinanza e
comprensione reciproca.

109
ff
fi
-
-

ff
-

Xu Wenkai

110

“Ho sceso, dandoti il


braccio, almeno un milione di
scale”
di Eugenio Montale

L’escalier du Montmartre -
Maurice Utrillo

111

BIOGRAFIA
Eugenio Montale (1896 1981) è
stato un poeta e critico
letterario italiano. Nato a
Genova, Montale è considerato
uno dei più importanti poeti del
Novecento. La sua opera poetica
è caratterizzata da una scrittura
essenziale e lucida, spesso associata a un sentimento di
malinconia e al tema dell'instabilità del mondo. Montale ha
ottenuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975. La sua
vasta produzione letteraria include raccolte come "Ossi di
seppia" e "Le occasioni", in cui esplora temi universali come
l'amore, la morte e la solitudine.

112
-

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale


e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto o uscate,
erano le tue.

113

ff

PARAFRASI
DISCORSIVA:
Ho sceso, tenendoti sottobraccio, almeno un milione di
scale, e adesso che non ci sei più mi pare di sentire il vuoto
scendendo ogni gradino. Anche se in realtà il nostro tempo
insieme è stato lungo anni, a me pare breve. La mia vita
continua senza di te e io adesso non ho più bisogno delle
piccole cose quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, le
trappole di tutti i giorni, e le delusioni di chi è convinto che la
realtà sia solo quella che vediamo con gli occhi. Ho sceso,
tenendoti sottobraccio, almeno un milione di scale e non
perché con quattro occhi era possibile vivere meglio e con più
sicurezza, le ho scese insieme a te perché sapevo che fra noi
due, anche se i tuoi occhi sicamente erano malati, la sola a
saper vedere davvero la vita, eri tu.

METRICA:
Il componimento non ha una vera e propria struttura
metrica: coerentemente con la maggior parte delle poesie del
Novecento ci troviamo di fronte a dei versi liberi, alcuni dei
quali endecasillabi sciolti. Poche le rime.

114
fi

FIGURE
RETORICHE:
Iperbole: Ho sceso almeno un milione di scale.
Ossimoro: breve/lungo,
Metafora: il nostro viaggio,
Anafora: Ho sceso…

COMMENTO:
La poesia di Eugenio Montale, "Ho sceso, dandoti il
braccio, almeno un milione di scale", esprime molteplici
sentimenti che il poeta ha provato durante l'esperienza
narrata nella poesia. Inizialmente, si percepisce un senso di
apprensione e incertezza quando il poeta si avventura nelle
scale scure e anguste, tuttavia, questo stato d'animo si dissolve
quando Montale si rende conto di non essere solo, ma di avere
la compagnia della persona amata.
Inoltre, si nota anche una sensazione di fatica e di
so erenza che Montale prova durante la discesa delle molte
scale, ma questa è accompagnata da un senso di
determinazione e di speranza nell'incontro con la persona
amata.
In ne, emerge un sentimento di profonda gratitudine e di
dolcezza nei confronti dell'amata, quando Montale si rende
conto di quanto sia stata preziosa la sua compagnia in questo
percorso complicato e faticoso.

115
fi
ff

116
117

Potrebbero piacerti anche