Sei sulla pagina 1di 48

Ovidio-fetonte

contesto 2
incipit metamorfosi 2
fetonte alla ricerca del padre 4
la reggia del sole 8
fetonte incontra suo padre [εκφρασις] 11
la richiesta di fetonte 13
il discorso del sole 15
la suasoria 17
supplica finale 20
il carro del sole 21
le raccomandazioni del padre 24
l’inizio del viaggio di fetonte 27
i cavalli del sole 27
i cavalli procedono senza guida 33
il grande incendio 33
intervento del poeta 34
la terra in sofferenza 39
il grande incendio 40
la fine di fetonte 41
la metamorfosi 45

Annachiara Lamberti
1

contesto
Ovidio vive sotto Augusto, nel 44 muore Cesare, nel 43 nasce Ovidio.
Chiave di interpretazione per la sua lettura, età augustea dagli anni 40 no al 17 dc (morte di Ovidio stesso), limite
assolutamente convenzionale, che utilizzano come criterio lo sviluppo della storia letteraria, dunque diverso dalla storia
e ettiva.
Il periodo è denso di eventi (caduta di Cesare, Filippi, idi di marzo, con itto tra Antonio e Ottaviano, battaglia di Azio).
Comincia una rivoluzione silenziosa, la gura del monarca non è tale dal punto di vista formale.
Augusto, da AUGEO, favorito dagli dei, uomo della provvidenza, garante della res pub, mores romani.
Ovidio evoca un mondo in cui l’adulterio è una realtà accettata, al contrario dei mores augustei.
Dal punto di vista letterario, è fondamentale il rapporto dei personaggi con il potere; Ottaviano n dall’inizio è molto
attento alla cultura, in primo luogo letteraria. È necessario dialogare con l’ élite, che detiene un determinato potere
culturale. La poesia diventa un elemento chiave, Ottaviano esercita un controllo su questo aspetto, propaganda e consenso.
Dal punto di vista letterario si possono dividere due categorie, due generazioni di scrittori:
-dagli anni 40 no al 23, Augusto delega il compito di gestire il rapporto con gli scrittori a Mecenate, personaggio politico
che coltiva una densa passione letteraria, è un mediatore, tra esigenze politiche ed espressive dei letterati. A Virgilio e
Orazio viene a dato il compito di portare avanti la propaganda, portando avanti le esigenze artistiche e letterarie, in
maniera non troppo esplicito. Il tema politico non è il principale, molto probabilmente a Virgilio si richiede di scrivere una
Cesareide, discorso so sticato, l’esaltazione del potere non è principe. (Proprerzio, Orazio) Gli scrittori hanno un
atteggiamento positivo nei confronti di Augusto, non è una forzatura, avevano vissuto sulla loro pelle le guerre civili, hanno
una maggiore disponibilità a fare da ampli catore alla propaganda, la mediazione di mecenate permette di farlo senza
snaturare la propria poesia;
-dal 23, con la caduta in disgrazia di Mecenate, la situazione cambia: Augusto comincia ad essere pressante (odi IV), le
istanze celebrative sono più presenti e forzate, i poeti non hanno vissuto la guerra (Tibullo e Ovidio), vivono nella pax
augustea, Roma rinnovata, vita intellettuale intensa, libera dal punto di vista del divertimento; desiderio di Augusto di
presentarsi come precursore della tradizione, vi sono leggi sempre più rigide.
Tensione fra le esigenze di Augusto e nuova realtà (Properzio), Ovidio è un caso di rottura, viene allontanato da Roma per
ragioni non chiarissime, forse per la stesura dell’ARS AMATORIA, forse vi era uno scandalo legato a Giulia Minore (nipote di
Augusto), fu esiliato in Colchide.
Ovidio è trasgressivo anche nel codice dell’elegia, la domina cambia la sua valenza e il suo ruolo, SERVITIUM AMORIS, si
rompe l’idea assoluta di amore dominante, AMORES è un plurale concreto (gli amori), le storie di amore. [nota linguistica,
in latino, solitamente il singolare è astratto, il plurale].
Ovidio non si presenta come innamorato, MAGISTER AMORI, insegna come regolare i propri comportamenti.
É specchio di una trasgressione etica ed estetica.
L’esilio in Colchide era un’esperienza molto dura; è il risultato della disapprovazione di Augusto per l’ars amatoria.
Non si limita al carattere elegiaco, tratta anche l’epica.
Il mito scon na nella storia, la guerra di Troia è ripresa anche nelle metamorfosi di ovidio, ultima trasformazione è
appunto quella di Giulio Cesare, padre adottivo di Augusto, in astro.
Aveva l’esempio di Virgilio, Ovidio, da innovatore, decide di capovolgere il modello.
Virgilio aveva ripreso in maniera evidente Omero, con ulteriore capovolgimento, montaggio inedito: viaggio-guerra.
Ovidio riprende dei modelli molto meno canonici, ricerche del sorprendente, del poco noto; utilizza come fonti i poemi del
ciclo. Il tema dell’amore fa emergere l’Ovidio elegiaco.
Metamorfosi è già un plurale, deve mantenere vivo l’interesse del lettore. MIRUM, MIRARI
Ovidio è un poeta visivo, che ricompare in Calvino nelle lezioni americane, viene ripreso il mito di fetonte.
Descrizione analitica della natura arriva a scon nare in ambito scienti co, similmente a LUCREZIO.
Ovidio si serve spesso di un linguaggio simile a quello di Lucrezio, con uno scopo diverso, volontà di suscitare meraviglia, le
traiettorie di questi due poeti si incontrano molto spesso.
incipit metamorfosi
Il proemio comprende i primi quattro versi del poema. È un proemio semplice e stringato, e dal punto di vista lessicale non
è neppure troppo aulico: non c’è ricerca espressiva per un linguaggio particolarmente elevato. Il tono è dimesso, non
tuonato come poteva essere in altri poemi del passato.
Non troviamo nell’esametro il titolo e ettivo dell’opera, che verrà utilizzato solo a partire da Seneca e Quintiliano, ma
Ovidio a erma di voler narrare le mutatae formae.
Forse il più corto, certo il più denso proemio a un’opera epica antica. Ovidio riesce a comprimere nello spazio di quattro
versi una serie di suggerimenti molto signi cativi su tema, struttura, poetica e implicazioni della sua lunga opera.

2
ff
ff

fi

ffi
fi
fi

ff
fi
fi
fi
fi

fi
fi
fl

fi

In nova fert animus mutatas dicere formas corpora; di, L’animo mi spinge a cantare le forme mutate
coeptis (nam vos mutastis et illa) adspirate meis primaque in nuovi corpi. Ispirate i miei progetti,
ab origine mundi d i (poich avete mutato anche quelli), e traete il lo del
ad mea perpetuum deducite tempora carmen! mio canto ininterrotto, dai primordi del mondo ai miei
tempi.
Parole chiave⇢nova, mutata, perpetua, carmen
Nova⇢si riferisce a corpora, osservato da diversi critici, che se si legge no a ‘animus’, la traduzione può essere: ‘l’animo
spinge verso delle novità’. Novus vuol dire quello che si allontana dalla consuetudine, per quanto rassicurante, la applica alla
condizione del corso trasformato, non sempre positivo, molte volte mette paura. FREUD lo chiama perturbante
(unheimlich), un’altra commutazione è quella con il signi cato di ‘innovazione’, ricercato in ambito letterario da Ovidio,
novitas è una dimensione per lui importantissima.
In nova⇢l'espressione è completata in iperbato ed enjambement da corpora all’inizio del secondo esametro, ma dato che
nei proemi latini le parole iniziali tendono ad assumere un valore emblematico di titolo alternativo la scelta va considerata
non
casuale: in nova fert animus potrebbe essere una confessione del poeta, una svolta nella carriera poetica; l’emistichio
appare a prima vista una unità di senso compiuto, ma il completamento successivo modi ca questa momentanea
implicazione fornendo a livello verbale un equivalente dell'idea stessa del titolo del progetto,“mutazione, metamorfosi”; la
ripresa in Manilio di in nova surgentem mostra la fortuna dell'incipit e la tendenza a rendere autonomo in nova nella
memoria dei lettori.
fert animus⇢indica lo slancio, quasi precipita verso il nuovo (Parmenide, paragonato a delle cavalle che lo trascinano).la
locuzione non ha fortuna poetica in latino prima di Ovidio; la ripresa di Lucano mostra che la funzione proemiale si è
impressa nei lettori; non sembrano esserci modelli della frase in poemi epici e mitologici a noi noti; Omero ha in entrambi
i poemi “canta” o “narra” rivolto a una Musa, Virgilio innova con la prima persona cano; potrebbe essere una trasposizione
dal greco θῦμος ὔμνεν, “l’animo mi spinge a cantare” (si trova in Odissea riferito a Telemaco e in un fr. di Alceo).
dicere⇢il verbo dico è convenzionalmente un verbo standard, non è cosi in ambito poetico, ove è sinonimo di cano.
mutatas formas⇢soggetto di dicere, oggetto del poema, parafrasi del titolo, il titolo è una parola latina, μορφη è sinonimo
del latino forma. Invocazione, sceglie una divinità che vada bene per ciò che deve trattare. implica la sottolineatura di forma,
termine presente nel titolo greco del poema; il termine greco è calcato nel latino transformare attestato in Virgilio;
privilegiando le forme sui corpi Ovidio anticipa la dimensione programmatica del suo proemio: vuole mostrare come il suo
poema sia una forma letteraria nuova, che nasce da metamorfosi di generi e tradizioni preesistenti.
Ovidio sceglie gli dei tutti, indi erenziati; tutte le divinità sono interessate perché le metamorfosi interessano tutti quanti,
chiede loro (ADSPIRATE).
di⇢ è la più sintetica e globale invocazione agli dei nella storia dell'epica; sono presenti invocazioni a divinità multiple
(Virgilio nelle Georgiche, Varrone) ma mai così omnicomprensive e indi erenziate; Ovidio o re uno sviluppo
modernizzante del tradizionale modulo religioso romano; d'altra parte un’invocazione così generica collegata a una
cosmogonia, tale da fondere insieme la funzione di apostrofe agli dei con il riferimento autori essivo alla propria opera, fa
pensare più alla grande prosa loso ca che alla poesia mitologica.
adspirate⇢ vuol dire ‘so are su qualcosa’, rimanda alla navigazione, sono i venti che so ano in maniera favorevole
a nché la navigazione sia buona, metafora destinata ad essere molto fortunata [poesia=navigazione].
Tarrant propone l’interpretazione della parentesi come una diversa concezione di poesia, ma gli dei l’hanno portato verso
l’epoca, in altra versione illas, si riferirebbe a formas. (Et dovrebbe trovarsi davanti al verbo).
et illa⇢ la lezione dei codici principali preferita da tutti gli editori no agli anni ‘90 ad eccezione del Lejay è et illas,
interpretato in rapporto a formas; convincenti obiezioni erano state sollevate da Kenney e da Tarrant = è perciò giusta la
preferenza accordata alla congettura illa di Lejay, tanto più che questa lezione è anche trasmessa singolarmente da un solo
codice; si tratta di un esempio memorabile di come un testo famosissimo può essere rivisto con successo dopo secoli e
secoli di fraintendimento indisturbato; illa è da riferire inevitabilmente a coepta, “impresa, progetto”; interpretando
dunque “o dei assistite la mia impresa perché voi avete mutato anche la mia impresa” Ovidio si propone ai lettori come il
maestro dell'elegia romana moderna e si converte in poeta epico = si passa da un genere leggero in distici a un genere serio
in esametri; può essere percepita quindi l'idea di un progetto iniziale che l'in usso divino modi ca e oriente in modo
diverso; Kenney nota che c'è nella poesia alessandrina cara a Ovidio una tradizione di epifanie divine che ispirano una
nuova direzione di poetica: il caso più famoso e imitato è l'apparizione di Apollo nel prologo degli αιτια di Callimaco; esso
suggerisce che si voglia insinuare l'idea di un originario poema epico greve noioso, come quelli che Callimaco denunciava,
che sarebbe stato cambiato in meglio con l'aiuto degli dei; occorre notare che in Amores 1 Ovidio apre la sua opera elegiaca
dicendo che di aver inizialmente composto un solenne poema epico e di aver subito il furto di un piede metrico da parte del

3
ffi



ffi

fi
ff
fi


fi

fi

fi
ff
fi
fl
ffi
fi
ff

fl
fi

dio Amore; può darsi quindi che Ovidio implichi che il suo nuovo testo che sorprendentemente per la prima volta non è
elegiaco sia il risultato di un cambio di piani sostenuto dall'intervento divino = come Cupido negli Amores aveva cambiato
l’epica in elegia, qui gli dei hanno trasformato Ovidio da elegiaco in epico; sarebbe questa, prima ancora del passaggio dal
caos al cosmo, la prima metamorfosi del poema.
deducite⇢ traete il lo del mio canto ininterrotto, il verbo deduco fa riferimento ad una tessione e infatti fa riferimento
alla latura, il tirare di un lo. Dux-ducere, è un perpetuum carmen, canto ininterrotto, idea di movimento dal verbo peto con
il signi cato non di chiedere.
Tema della leptotes [λεπτοτεσ], la poesia è qualcosa di ne, che va tessuto con grande cura, epillio.
C’è una convergenza tra le poesie di Ovidio e Lucrezio, il mito di Fetonte è un punto di incontro.
Il racconto di Fetonte è il racconto di una catastrofe; il giovane Fetonte, che in greco signi ca splendente, glio del sole,
chiede al padre di poter guidare il suo carro, quadriga di cavalli. Fetonte nisce per causare un incendio terribile, il padre
fulmina Fetonte e lo sbalza fuori dal carro; questo racconto è in uenzato da Lucrezio, magnanimo indica una persona
negativa, visione distorta della realtà.
Lucrezio cercherà spiegazioni razionali, il mito viene raccontato per essere messo da parte.
ad mea tempora⇢è una de nizione del tutto adeguata all'incredibile estensione cronologica del progetto di questo epos
anomalo, dato che l'ultimo evento metamor co presentato nel poema è la trasformazione dell'anima di Giulio Cesare in
stella cometa risalente all'estate del 44 a.C., allorquando il poeta Ovidio è nato nel 43 a.C.
GUBERNANS, gubernare, deriva dal greco utilizzata per indicare l’atto di guidare, solitamente la nave, in questo caso il
carro. Finisce per entrare nel campo della politica, infatti la gura di Elios è una gura rappresentativa del potere, è spesso
utilizzata come icona del potere (molto riprodotta in età Augustea, nel tempio di Atena). Fetonte, riportato alla realtà, è
quasi un monito, vi era il problema della successione e vi era la possibilità che salisse al potere una persona inopportuna.
Il mito aveva alle spalle una tradizione letteraria, la fonte più importante è il Fetonte di Euripide, come tutte le cose molto
note si scatena in Ovidio l’idea della s da, di riprenderlo e rinnovarlo. Molto importante è la gura della madre di Fetonte.
Euripide mette a fuoco la vicenda e il dispiacere della madre, che ha avuto una relazione con una divinità.
In Ovidio è importantissimo il rapporto di Fetonte con il padre, pater.

ANALISI SINTATTICA
In nova (corpora) fert animus⇢proposizione principale
mutata formas⇢ part. attr. (Subordinata relativa di primo grado)
dicere⇢in nito nominale oggetto di fert

di, coeptis...adspirate meis⇢preposizione principale


primaque ab origine...deducite tempora carmen!⇢coordinata alla principale
nam vos mutastis et (= etiam) illas⇢ parentetica
fetonte alla ricerca del padre
Il racconto di Fetonte è costruito in maniera tipicamente ovidiana, non c’è un distacco sostanziale fra un racconto e l’altro.
La storia di Fetonte comincia con un litigio con Epafo perché hanno vicende simili: Epafo è glio di Giove, partorito da Io e
Fetonte è glio di Climene e Febo, ma il riconoscimento di Fetonte è minore, non riesce a far valere la sua discendenza
divina come Epafo.
Con questa uida transizione laterale, l’interesse si sposta verso la saga di Fetonte, il glio del Sole che con la sua folle corsa
provoca quasi la combustione del mondo. Il movimento di Fetonte verso oriente alla ne del libro completa lo spostamento
dalla Grecia all’Egitto che caratterizzava il mito di Io. La storia è sviluppata con ampio respiro e corrisponde a un “piccolo
epos” di circa quattrocento versi, tra le più grandi unità narrative del poema.
Ovidio sperimenta in questa parte un linguaggio spesso solenne e prezioso, adeguato a un tema tradizionale della tragedia
attica; importante per lui anche la grandiosissima immagine di Lucrezio, V 396-406, in cui il fascino della distruzione
cosmica viene prima attenuato dall'aggiunta "se si vuole credere ai poeti greci antichi", poi smentita dalla personalità epicurea.
Il nucleo del racconto, il fallito tentativo di Fetonte di subentrare al padre Sole nei suoi poteri cosmici, ha una forte
attrattiva per un romano di età augustea: da quest'epoca in poi, i temi della successione imperiale, dell'educazione del
principe, della responsabilità universale, e della continuazione del potere diventeranno centrali nell'immaginario romano.
L'utilizzo del mito di Fetonte nel discorso politico nel periodo fra Caligola e Nerone è particolarmente intenso, ma la
tradizione deve risalire più indietro, sino alla trattatistica politica greca. Augusto stesso opera sia come sovrano dalle
origini astrali, sia come promotore del culto solare, con applicazioni corte egizia orientale. Ai tempi di Ovidio la
rappresentazione del greco Helios come divino re dell'Oriente è particolarmente presente nell'arte gurativa: secondo le
ricostruzioni, Elios sul carro con la sua corona di raggi è la prima gura, a partire da est, in una schiera di forze asiatiche
che si oppongono a guerrieri greci sulla metopa nord del tempio di Atena a Ilio, un'immagine che doveva essere in stretto

4
fi
fi
fi
fi
fl

fi
fi
fi

fi

fi

fi

fi
fl

fi

fi

fi
fi
fi

fi
fi
fi

fi
fi

rapporto con la metopa nord del Partenone di Atene, anch’essa con Elios come gura d'angolo in una Ilioupersis. In Ovidio è
fondamentale il bisogno di trovare un'identità, di provare la paternità del sole e di ascendere alla dimensione divina.
Sembra che Ovidio abbia largamente modi cato la trama del dramma di Euripide, forse tenendo conto anche di altra
letteratura drammatica. Fra le modi che più pregnanti, la citazione del ruolo di Climene, la madre, che compare con grande
evidenza nel post mortem luttuoso, ma non incide sullo sviluppo iniziale della vicenda, e quindi l’enfasi cade sul rapporto tra
padre e glio. A rontandosi, il Sole e Fetonte danno luogo a un potente dramma di successione, carico di signi cati politici
contemporanei nel quadro dell'ideologia augustea. Come avevano fatto i tragici romani della media repubblica, anche se
con stili e tecniche di erenti, Ovidio ripropone Euripide in un contesto romano che ne trasforma, ma non ne cancella la
valenza politica.
... fuit huic animis aequalis et annis …aveva lo stesso carattere e la stessa et
Sole satus Phaethon, quem quondam magna loquentem Fetonte, il glio del sole, che una volta, mentre si vantava
nec sibi cedentem Phoeboque parente superbum e non gli cedeva, superbo per via del padre Febo,
non tulit Inachides 'matri'que ait 'omnia demens l'Inachide non sopport e gli disse: 'pazzo, tu credi
credis et es tumidus genitoris imagine falsi.' in tutto a tua madre e sei tron o per l'illusione di un padre
inventato'.

Sole satus…pudore repressit ⇢ il con itto fra Epafo e Fetonte è sottilmente adatto alle convenzioni sociali dell'aristocrazia
romana, in cui lo spirito competitivo si alimenta dell'ossessione di essere all'altezza del proprio padre.
Inachides⇢ è un cosiddetto ‘papponimico’, cioè un derivato dal nome del nonno, invece di un più normale patronimico:
Epafo è nipote di Inaco in quanto sua madre è Io. Ovidio porta al punto di rottura l'uso dell'eclittica que, che qui coordina ait
al verbo precedente, ma si appoggia la prima parola del discorso diretto riferito. Il manierismo risulta tanto più audace nel
quadro di una cultura gra ca che non conosce le virgolette o altri diacritici.
“aveva lo stesso carattere e la stessa età “huic” ⇢ di questo, cioè di Epafo.
animis et annis ⇢ ablativi di limitazione, indicano un ambito in cui si è uguali
satus ⇢ verbo sero che vuol dire seminare quindi seminato dal sole perché Fetonte è stato appunto generato (seminato) dal
Sole
Sole satus ⇢ perifrasi e indica una paternità quindi un patronimico (stilema tipico dell’epica)
magna loquentem ⇢ diceva cose grandi
“non gli cedeva” ⇢ non voleva essere da meno di lui. Quem va con superbum
Febo ⇢ Sole
tumidus ⇢ sinonimo di superbo
imago ⇢ riproduzione visiva, una statua, una copia e in questo caso ci si riferisce ad un’illusione, qualcosa che sembra una
realtà ma non lo è. Fetonte, quindi, per Epafo, è un illuso.

ANALISI SINTATTICA
fuit huic animis aequalis et annis... (Phaethon) ⇢ proposizione principale
Sole satus ⇢ participio attributivo (subordinata di primo grado)
quem quondam... non tulit Inachides ⇢ subordinata relativa di primo grado
magna loquentem ⇢ participio congiunto (subordinata di secondo grado)
nec sibi cedentem Phoeboque parente superbum ⇢ participio congiunto (coordinata alla subordinata di secondo grado)
'matri'que ait ⇢ coordinata alla relativa
'(matri...) omnia demens credis ⇢ proposizione principale
et es tumidus genitoris imagine falsi ⇢ coordinata alla principale

erubuit Phaethon iramque pudore repressit Fetonte arross , so oc la rabbia nella vergogna, rifer a sua
et tulit ad Clymenen Epaphi convicia matrem madre Cl mene gli insulti di pafo
'quo' que 'magis doleas, genetrix' ait, 'ille ego liber, e disse: 'Per farti ancora pi male, madre, io,
ille ferox tacui. pudet haec opprobria nobis cos franco, cos impulsivo, sono stato zitto. vergogna che
et dici potuisse et non potuisse refelli. si possano rivolgere a noi queste o ese e che non si possa
respingerle.

Ovidio ragiona con la mentalità romana: non avere una paternità era svantaggioso
iramque pudore repressit ⇢ da collerico comincia a vergognarsi

5

fi

fi



ff

ff
ff


fi


fi


ff

fi

fl

fi











fi

fi

Clymen ⇢ -en, accusativo greco. A partire da Euripide è costantemente la madre di Fetonte. Nella tradizione Euripidea è
sposata con Merope, ma il vero padre di suo glio Fetonte è il dio Elios. Ovidio utilizza il nome Climene in contesti
signi cativi, in cui è costantemente a ancato da idee di ‘fama’ o ‘di amazione’, per cui può essere attiva un’associazione
etimologica con la famiglia verbale di κλυτοσ e κλυμενοσ [celebre, inclito].
que ⇢ enclitica si riferisce ad ait, ma in questo è attaccata a quo
tacui ⇢ Fetonte esprime alla madre il disagio di non aver saputo dare una risposta ad Epafo, perché si era vergognato
troppo
genetrix ⇢ vocativo, sintomo di stile molto elevato
ait ⇢ verbo tipicamente posposto
ille ⇢ è un’apposizione rispetto a ego
pudet ⇢ verbo impersonale, regge potuisse
Il discorso di Fetonte rinvia a una sorta di magnanimità altera e anche i tratti che il personaggio rivendica a sé, l'essere liber
e ferox, suonano come rivendicazione di una natura illustre, che però chiede con ansia di essere messa alla prova.

ANALISI SINTATTICA
erubuit Phaethon ⇢ proposizione principale
iramque pudore repressit ⇢ coordinata alla principale
et tulit ad Clymenen Epaphi convicia matrem ⇢ coordinata alla principale
(-que) ait ⇢ coordinata alla principale
'quo'... 'magis doleas, genetrix’ ⇢ subordinata nale di primo grado
'ille ego liber, ille ferox tacui. ⇢ proposizione principale
pudet ⇢ proposizione principale
haec opprobria nobis et dici potuisse ⇢ subordinata soggettiva della principale
et non potuisse refelli ⇢ coordinata all’in nitiva soggettiva della principale

at tu, si modo sum caelesti stirpe creatus, Ma tu, se davvero sono nato da una stirpe divina,
ede notam tanti generis meque adsere caelo.' mostra un segno di una nascita cos nobile e rivendicami al
dixit et inplicuit materno bracchia collo cielo.
perque suum Meropisque caput taedasque sororum Parl e gett le braccia al collo delle madre
traderet oravit veri sibi signa parentis. e per la sua testa, per la testa di Merope e per le accole
nuziali delle sorelle, la preg di dargli le prove del suo vero
padre.

si ⇢ Introduce una subordinata


adsero ⇢ ha un valore particolare nella cultura di Ovidio e nella cultura giuridica, perché è un verbo che si usa quando si
vuole indicare l’atto con cui si mette in libertà uno schiavo, adsertio libertatis=verbo con cui si indica la liberazione di uno
schiavo, si a erma che una persona non è schiava ma libera, è una dichiarazione che riguarda lo status di una persona.
Fetonte la pregò di darle le prove sigma del suo vero padre. Fetonte non si accontenta dei racconti della madre, vuole che
ella giuri che il suo vero padre sia il sole e che lo faccia giurando sulla sua testa, su Merope (padre umano adottivo) e sulle
accole nuziali delle sue sorelle. Il giuramento aveva una grandissima importanza perché giurare signi cava chiamare a
testimoniare gli dei. Altrimenti lo spergiuro aveva delle pesanti conseguenze. Alla ne la brutta ne sarà fatta dalle sorelle
nominate.
adsere caelo ⇢ rivendicami al cielo
oravit ⇢ verbo che regge tutto in particolare la subordinata con traderet (composto di do). Con oro non c’è ut perché si
tratta di una costruzione paratattica, ha le sue origine nel parlato, tendenza ad economizzare gli elementi ipotattici.
giuramento ⇢ atto estremamente solenne, chiamare a testimoni gli dei.

ANALISI SINTATTICA
at tu... ede notam tanti generis ⇢ proposizione principale (apodosi di primo tipo)
si modo sum caelesti stirpe creatus ⇢ subordinata di primo grado ipotetica (protasi di primo tipo)
... meque adsere caelo. ⇢ coordinata all’apodosi

dixit ⇢ proposizione principale


et inplicuit materno bracchia collo ⇢ coordinata alla principale
perque suum Meropisque caput... oravit ⇢ coordinata alla principale
6
fi

fi


ff


ffi


fi


fi


fi
fi

ff

fi
fi

fi

traderet... veri sibi signa parentis. ⇢ subordinata di primo grado sostantiva paratattica

ambiguum Clymene precibus Phaethontis an ira Cl mene, non si sa se mossa dalle preghiere di Fetonte
mota magis dicti sibi criminis utraque caelo o piuttosto dalla collera per l'accusa lanciata contro di lei,
bracchia porrexit spectansque ad lumina solis alz entrambe le braccia al cielo e guardando i raggi del sole,
'per iubar hoc' inquit 'radiis insigne coruscis, disse: 'Per quest'astro che spicca per i suoi raggi splendenti,
nate, tibi iuro, quod nos auditque videtque, che ci sente e ci vede, ti giuro, glio, che da questo Sole
hoc te, quem spectas, hoc te, qui temperat orbem, che vedi, da questo Sole che governa il mondo, tu sei nato;
Sole satum; si cta loquor, neget ipse videndum se dico il falso, lui mi impedisca di poterlo vedere,
se mihi, sitque oculis lux ista novissima nostris. questa sua luce sia l'ultima per i miei occhi.

Climene non può esimersi dalla richiesta del glio.


ambiguum ⇢ dovrebbe essere ambiguum est, nominativo alla greca
Climene prende la cosa sul serio, assume l’attegiamento dell’orante, si prepara a parlare agli dei, ssa un luogo preciso del
cielo dove risiede il Sole perché deve esserle testimone (il Sole spesso chiamato a testimoniare sulla veridicità dei
giuramenti perché vede tutto) e anche perché il Sole è parte in causa perché padre di Fetonte.
iubar ⇢ spesso usato per indicare la luce in questo caso del sole, in generale degli astri.
insignis ⇢ resa evidente.
quod-quem ⇢ relative che introducono una descrizione, i poteri e le capacità della divinità che si sta invocando (colui che
governa il mondo, che vede, ecc..), è una cosa che si fa quando si invocano gli dei.
hoc te… hoc te ⇢ anafora
sole satum ⇢ sei nato dal sole.
'Sole satum’ e 'se mihi, sitque oculis lux ista novissima nostris’ sono formule asseverative per autenticare il suo giuramento,
intese a garantire la realtà di un fatto.
Iubar…orbem ⇢la corona di raggi è attributo tipico del dio Sole. Qui è elegantemente confusa con la percezione visiva del
lampeggiante [coruscis] irraggiamento solare. Cilene sfrutta, non senza abilità retorica, la tradizione di giurare ‘per il sole
che tutto vede’, in un caso di paternità controversa in cui il Sole non è solo testimone, ma parte in causa. Il discorso è
insieme una rassicurazione al glio e una preghiera al dio, che mutua lo stile di inni e preghiere tradizionali.

ANALISI SINTATTICA
ambiguum (est) ⇢ proposizione principale
Clymene precibus Phaethontis... mota (sit) an ira… criminis⇢ subordinata interrogativa indiretta disgiuntiva di primo
grado
utraque caelo bracchia porrexit ⇢ coordinata alla principale
(-que)... inquit ⇢coordinata alla principale
spectans... ad lumina solis ⇢ participio congiunto (subordinata di primo grado)

nate, tibi iuro ⇢ proposizione principale


(per iubar hoc) quod nos auditque ⇢ subordinata relativa di primo grado
videtque ⇢ coordinata alla relativa
hoc (Sole) te .... satum (esse) ⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo grado
quem spectas ⇢ subordinata relativa di secondo grado
qui temperat orbem ⇢ coordinata alla relativa di secondo grado

neget ipse ⇢ proposizione principale, apodosi di primo tipo


si cta loquor ⇢ subordinata ipotetica di primo grado (protasi di primo tipo)
videndum (esse) se mihi ⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo grado
sitque oculis lux ista novissima nostris ⇢ coordinata alla principale

7

fi

fi

fi
fi

fi



fi
fi






fi

nec longus labor est patrios tibi nosse penates. E non una gran fatica per te conoscere la casa di tuo
unde oritur, domus est terrae contermina nostrae. padre. la sede da cui sorge con nante con la nostra terra:
si modo fert animus, gradere et scitabere ab ipso’. se davvero ne hai desiderio, vai e informati da lui stesso.
emicat extemplo laetus post talia matris felice dopo queste parole di sua madre, Fetonte
dicta suae Phaethon et concipit aethera mente si lancia subito e si riempie la mente di cielo:
Aethiopasque suos positosque sub ignibus Indos supera i suoi Etiopi e gli Indi posti sotto le amme
sidereis transit patriosque adit inpiger ortus. dell'astro, e, sollecito, arriva al luogo di nascita del padre.

concipit aethera mente ⇢ si riempie la mente di cielo [in accusativo plurale], comincia a pensare in maniera ambiziosa al
cielo, ha la mente proiettata al cielo, si pensa già dio glio di un dio. L’uso del plurale in poesia è frequente per comodità
metrica e perché il plurale dà evidenza al termine e in questo caso sottolinea l’immensità del cielo. Già sua madre gli dice
che non è lontano e che il sole sta al con ne con la loro terra, sappiamo che si sta parlando dell’Egitto perché è il luogo in
cui tutto comincia con la nascita di Io, madre di Epafo. La terra è una terra orientale, ma non ben de nita. Dall’africa
raggiunge l’india, terra esplorata da Alessandro Magno. Augusto è particolarmente legato ad Apollo, in ambito di
sincretismo religioso, ha un epiteto che consente di associarlo al Sole, manifestazione del sole stesso.
adit ⇢ in adeo, la preposizione ‘ad’ è incorporata, per questo motivo troviamo patrios in accusativo
emicat….ortus ⇢ la marcia di Fetonte verso le terre del sole è caratterizzata da un ardore (emicat) non solo metaforico era
un’ispirazione all’altezza (concipit aethera mente): emico è usato in poesia per azioni veloci e intense ma signi ca anche
"brillare" e " ammeggiare", e l’etere è la parte "ignea" dell'aria, lo strato leggero infuocato in cui ardono le stelle. Nella sua
ricerca del presunto padre, Fetonte già sia assimila a lui e al proprio stesso nome, lo Splendente.
Aethiopasque ⇢ la citazione degli Etiopi contiene un tocco di anticipazione paradossale, non è solo un dato geogra co:
nonostante l’etimologia greca sia ‘facce bruciate’, cioè annerite dal sole, gli Etiopi diventeranno scuri solo più tardi, proprio
per l’azione catastro ca di Fetonte [splendore bruciante, da φαοσ ‘luce’ e αιθω ‘brucio’]. Per il linguaggio Ovidio ricorda una
descrizione di servitori esotici (la cui pelle scura ne fa degli accompagnatori prestigiosi di una donna romana).
ortus⇢ una parola volutamente incongrua per un nale di libro, e tale da creare un e etto di suspense: confonde insieme i
valori di ‘origine familiare’ e di ‘alba’.

ANALISI SINTATTICA
nec longus labor est ⇢ proposizione principale
patrios tibi nosse penates ⇢ in nito nominale, soggetto della principale

unde oritur ⇢ subordinata relativa di primo grado


domus est terrae contermina nostrae ⇢ proposizione principale

si modo fert animus ⇢ subordinata ipotetica di primo grado (protasi di primo grado)
gradere ⇢ proposizione principale (apodosi di primo tipo)
et scitabere ab ipso’ ⇢ coordinata all’apodosi

emicat extemplo laetus post talia matris dicta suae Phaethon ⇢ proposizione principale
et concipit aethera mente ⇢ coordinata alla principale
Aethiopasque suos... sub ignibus Indos sidereis transit ⇢ coordinata alla principale
positosque (Indos) ⇢ participio attributivo (subordinata relativa di primo grado)
patriosque adit inpiger ortus ⇢ coordinata alla principale

la reggia del sole


Regia Solis erat sublimibus alta columnis, La reggia del Sole sorgeva su alte colonne,
clara micante auro ammasque imitante pyropo, cuius fulgida di oro splendente e di piropo simile al fuoco, l'avorio
ebur nitidum fastigia summa tegebat, lucido copriva le sommit del suo tetto,
argenti bifores radiabant lumine valvae. le porte a doppio battente brillavano di luce d'argento.

Fetonte compie un viaggio verso l’Oriente inde nito, si parla genericamente degli Indi e non sappiamo dove sia questa
dimora del Sole che verrà descritta. Questa potrebbe essere celeste per via dell’enfasi presente nei versi “Regia solis erat
sublimibus alta columnis” e quest’enfasi sull’altezza fa pensare che si trovi in un luogo celeste poiché anche l’Oriente è


fi
fl
fi



fi
fi




fi


fi

fi

fi

fi

ff

fi

fi

fi
inde nito. Ci sono diversi motivi secondo i quali la gura del Sole evocava al lettore di Ovidio l’immagine di un monarca
orientale pensando si potesse alludere ad Augusto; Augusto è una gura ambigua dal punto di vista del potere perché, da un
lato, a Roma cerca di porsi come custode delle tradizioni ed evita di presentarsi come un monarca e di associare la sua
gura ad un dio perché non sarebbe stato tollerato a Roma e Augusto sceglie come divinità che lo protegge Apollo, divinità
con la quale è molto legato e ne fa costruire un tempio sul palatino. Apollo è una divinità sincretistica (sincretismo=due
facce della stessa divinità), Apollo è associato al sole, è considerato la manifestazione del sole.
Augusto evita di farsi venerare come Apollo sole a Roma, ma aveva un rapporto privilegiato con l’Egitto: nel 30, quando
Antonio e Cleopatra vengono eliminati, Augusto diventa prefetto dell’Egitto, l’Egitto diventa provincia romana governata da
Augusto e quindi in Egitto, dove c’era una città Eliopoli, che prediligeva il culto del Sole; l’Egitto è inoltre una terra in cui il
sole era associato ai faraoni e qui Augusto è considerato faraone. Dall’Egitto Augusto fa arrivare a Roma degli Obelischi che
venerano il sole, quindi egli si identi ca nel sole ma sta attento a non promuovere quest’identi cazione a Roma perché non
era ben vista.
Il secondo libro si apre nel vivo di una storia e si chiude in un momento di tensione di un'altra; il ritmo principale, come
nella seconda parte del primo libro dopo il diluvio, ha come protagonisti un’alternanza di divinità maschili nelle loro
avventure erotiche; dopo il lungo episodio di Fetonte che bilancia la cosmogonia e il diluvio del libro precedente, la
struttura presenta due importanti vicende legate a Giove: quella di Callisto e quella di Europa, che richiamano Io nel primo
libro e tra di esse una serie di storie più brevi, in gran parte legate ad Apollo e Mercurio; i due libri sono inoltre accomunati
dall’ekphrasis iniziale.
La reggia del sole (ekphrasis) ⇢ descrizione della regia, di un’opera architettonica ed esprime il modo in cui in occidente
era visto l’oriente, era un luogo in cui il lusso dilagava nelle forme più iperboliche. L’esagerazione, l’utilizzo delle pietre
preziose, l’elemento dominante della luce saranno riprese da Lucano nella Pharsalia in maniera ancora più esasperata.
pyropo ⇢ grecismo, da ‘πυρ’ in greco [fuoco], è una lega preziosa in cui c’erano l’oro e il bronzo e spldendeva
particolarmente per questo si dice che è simile al fuoco. Nobile lega di oro e di bronzo, citata da Lucrezio e Properzio.
ebur ⇢ l’uso architettonico dell’avorio riporta anch’esso al tempio augusteo di Apollo Palatino, mentre in una tragedia
repubblicana caratterizza lo sfarzo orientale della reggia di Troia.
bifores ⇢ portali doppi con elaborate decorazioni in rilievo colpiscono gli osservatori del tempio di Apollo sul Palatino
intorno al 28 a.C. e cominciano ad apparire in monumenti e immagini con le Georgiche e l’Eneide.
cuius ⇢si riferisce alla reggia. In questa descrizione emerge un ordine, si parte dal tetto e si scende, l’elemento dominante
è la luce perché nella reggia del sole tutto splende, ci sono lemmi che rimandano alla luce, ci sono le pietre preziose che
sottolineano il lusso, la struttura è realizzata interamente con materiali preziosi (avorio, argento, comunque tutto luminoso)

ANALISI SINTATTICA
Regia Solis erat sublimibus alta columnis clara ⇢ proposizione principale
micante auro ⇢ participio attibutivo (subordinata relativa di primo grado)
ammasque imitante pyropo, ⇢ coordinata al participio attributivo
cuius ebur nitidum fastigia summa tegebat, ⇢ subordinata relativa
argenti bifores radiabant lumine valvae. ⇢ coordinata alla relativa

materiam superabat opus; nam Mulciber illic l'arte superava il valore del materiale; infatti l
aequora caelarat medias cingentia terras Mulcibero aveva sbalzato l'oceano che circonda le terre
terrarumque orbem caelumque, quod imminet orbi. centrali, il globo terrestre e il cielo che sovrasta il globo.

materiam superabat opus; nam Mulciber illic ⇢ frase iperbolica, non solo vengono usati materiali preziosissimi ma l’arte
è ancora più straordinaria.
Mulciber ⇢ è l’epiteto di Vulcano, il fabbro degli dei, l’artigiano per eccellenza ⇢ mulcheo= ammorbidire, plasmare.
illic⇢ avverbio, laggiù, deriva dal dimostrativo ille ⇢ apocope di ‘e’, infatti la forma originaria era illiche.
aequora⇢ indica una super cie tutta pari ed è un plurale poetico che sottolinea la vastità del mare.
materiam…Mulciber⇢ materia e opus sono termini comuni all’arte gurativa e alla critica letteraria.
caelarat….caelmque⇢ c’è un complesso gioco di parole/gioco paraetimologico tra caelare ‘cesellare’, caelum ‘cielo’,
caeruleus ‘azzurro cielo’; viene sottolineata la capacità di abbracciare tutto il cosmo da parte dell’artista divina, e la simpatia
fra divina creazione artistica e cosmologia. La spiegazione grammaticale, secondo cui il caelum si chiama così perché è
ornato da stelle che vi sono come cesellate, è oggetto di una tipica inversione ovidiana tra arte e natura: ora il ‘cesellato’ cielo
esso stesso parte di un’opera d’arte metallurgica.

9
fi
fl
fi

fi
fi


fi

fi

fi

fi

imminet ⇢ ‘sovrasta’, il cielo, in questo contesto, sembra neutrale, ma nel seguito del racconto costituirà una minaccia per
la terra sottostante.

ANALISI SINTATTICA
materiam superabat opus nam Mulciber illic aequora caelarat …⇢ proposizione principale
terrarumque orbem caelumque ⇢ coordinata alla principale
medias cingentia terras⇢ participio attributivo (subordinata relativa di primo grado)
quod imminet orbi⇢ subordinata relativa di primo grado

caeruleos habet unda deos, Tritona canorum L'acqua contiene gli d i marini: Tritone che suona,
Proteaque ambiguum ballaenarumque prementem Proteo ambiguo, Egeone, che con le sue braccia
Aegaeona suis inmania terga lacertis stringe il dorso immenso delle balene,
Doridaque et natas, quarum pars nare videtur, e Doride e le sue glie: una parte di loro la si vede
pars in mole sedens viridis siccare capillos, nuotarealtre asciugarsi i verdi capelli, sedute sugli scogli,
pisce vehi quaedam: facies non omnibus una, qualcuna cavalcare un pesce: non hanno tutte lo stesso
non diversa tamen, qualem decet esse sororum. aspetto, ma neppure del tutto diverso, come giusto che sia
per le sorelle

Caelureos ⇢ è un aggettivo cromatico, indica un colore tra azzurro e verde e gli antichi attribuivano questo colore al mare;
dovrebbe essere “l’acqua contiene gli dei azzurri”. Gli dei del mare venivano rappresentati con una pelle un po’ azzurrina,
verdastra e lo sappiamo per gli a reschi antichi che ci sono rimasti (divinità cerulee).
Tritona, Proteaque, Aegaeona, Dorida ⇢ hanno la desinenza in “a”, è una forma greca di accusativo che viene utilizzata per
i nomi Greci e che fa parte del repertorio di grecismi che aiutano Ovidio per sottolineare il suo rapporto con il genere
epico. La s lata di personaggi marini include Tritone, già visto con il suo strumento musicale nel primo libro, suona,
perché produce musica, so a dentro una conchiglia e fa musica; Proteo capace di in nite metamorfosi, è una divinità
metamor ca e profetica, ci racconta Virgilio nelle Georgiche che Aristeo quando cerca di a errarlo per farsi dire la verità su
qualcosa, Proteo cerca di sfuggirgli prendendo varie forme (in italiano esiste il termine proteiforme che vuol dire
multiforme); quindi è ambiguo perché non si ha la certezza della sua forma e anche perché Proteo era famoso per la sua
capacità divinatoria, cioè rilasciava degli oracoli, delle profezie sul futuro, ma queste potevano non essere espresse
chiaramente, quindi sono ambigue; Egeone, mostruoso glio di Nettuno dalle cento braccia, e Doride, madre delle
cinquanta ninfe marine, le Nereidi, fra cui incontreremo Galatea. Il dettaglio delle balene sottolinea le mostruose
dimensioni di Egeone.
inmania terga ballaenarum ⇢ lett. “i dorsi delle balene”, plurale distributivo
quarum ⇢ si riferisce a nata, le Nereidi sono rappresentate in momenti della loro vita quotidiana sotto il mare.
videtur⇢videor, verbo deponente che vuol dire sembrare, ma all’interno dell’ekphrasis vuol dire quello che “si vede”
nare, siccare, vehi ⇢ in nito predicativo che completa videtur.
capillos ⇢ l’uso di capilli nell’epica è sottoposti a restrizioni di livello stilistico che Ovidio ignora volutamente, usando il
termine ben più di coma e crinis.
viridis ⇢ forma di accusativo plurale che va con capillos.
omnibus [est] ⇢ dativo di possesso (a tutte non è la stessa faccia)
qualem ⇢ aggettivo relativo che introduce una relativa se guardiamo alla forma dell’elemento che introduce o una
comparativa se guardiamo alla funzione della proposizione.

ANALISI SINTATTICA
caeruleos habet unda deos, Tritona canorum Proteaque ambiguum... Doridaque et natas ⇢ proposizione principale
ballaenarumque prementem Aegaeona... lacertis ⇢ participio attributivo
quarum pars nare videtur ⇢ subordinata relativa con valore nale
pars... viridis siccare capillos ⇢ coordinata alla relativa ellittica del verbo (videtur)
in mole sedens ⇢ participio attributivo
pisce vehi quaedam (videtur) ⇢ coordinata alla relativa ellittica del verbo

facies non omnibus una non diversa tamen ⇢proposizione principale ellittica del verbo (est)
qualem decet ⇢subordinata relativa di primo grado
esse sororum (faciem) ⇢ subordinata in nitiva soggettiva di secondo grado

10
fi
fi

fi


fi
ffi
ff

fi






fi

fi

fi

ff

terra viros urbesque gerit silvasque ferasque Sulla terra ci sono uomini, citt , boschi e animali
uminaque et nymphas et cetera numina ruris. selvatici, umi, ninfe e gli altri dei della campagna.
haec super inposita est caeli fulgentis imago Sopra queste cose stato rappresentato il cielo splendente,
signaque sex foribus dextris totidemque sinistris. sei costellazioni sul battente destro e altrettante sul sinistro

gerit ⇢ porta con sé, su di sé, ma dato che c’è viros si traduce con “sulla terra ci sono”
urbesque, silvasque, ferasque e uminaque ⇢ riportano l’enclitica “que” ed è tipico della poesia scriverne tanti in
sequenza polisintetica come questa.
super ⇢ anastrofe, si riferisce come preposizione ad haec anche se sta dopo
fulgentis ⇢ può essere un epiteto del cielo o semplicemente un aggettivo per indicare il fatto che il cielo splenda
foribus dextris ⇢ determinazione di luogo, stato in luogo (in+ablativo), ma in poesia accade di trovare le determinazioni di
luogo senza “in”, solo ablativo.
caeli…immago ⇢ l’uso di fulgentis, che può essere riferito sia all’oggetto che alla sua rappresentazione in metallo rilucente,
sottolinea la perfetta unione di arte e materia: un’immagine del cielo, nella reggia del Sole, plasmata dal dio del fuoco,
investita dalla luce celeste. La frase è parallela alla creazione del mondo in I, 67.
signa…sinistris ⇢ i dodici segni dello Zodiaco, qui immagine di ordine simmetrico e immutabile, dominato dall’artista
divino a immagine delle geometrie universali che il sole percorre, ricompaiono nella storia di Fetonte come concausa della
catastrofe, instabile e animati da una sorta di magia dinamica.

ANALISI SINTATTICA
terra viros urbesque gerit silvasque... ruris haec ⇢ proposizione principale
super inposita est caeli fulgentis imago ⇢ proposizione principale
signaque sex foribus dextris totidemque sinistris ⇢ coordinata alla principale, ellittica del verbo [imposita sunt]

fetonte incontra suo padre [εκφρασις]


Ovidio ci ha introdotti in questo ambiente che vuole risultare meraviglioso, vuole suscitare stupore e naturalmente Fetonte
a sua volta sarà stupito da ciò che vedrà e qui Ovidio inizia a descrivere la sua reazione.
Quo simul adclivi Clymeneia limite proles Appena il glio di Climene giunse qui, per una ripida via, ed
venit et intravit dubitati tecta parentis, entr nella casa del genitore di cui si dubitava subito si
protinus ad patrios sua vertit vestigia vultus diresse al cospetto del padre
consistitque procul; neque enim propiora ferebat e si ferm a una certa distanza; non riusciva, infatti, a
lumina. purpurea velatus veste sedebat sopportarne da vicino lo splendore. Febo sedeva, coperto di
in solio Phoebus claris lucente smaragdis. una veste di porpora, sul suo trono fulgido di smeraldi
sfavillanti.

simul ⇢ è l’elemento subordinante che introduce una temporale


proles Clymeneia ⇢ è un patronimico;
quo ⇢ è un nesso relativo espresso con un avverbio relativo
limes ⇢ limite è il bordo di un campo e in questo caso per metonimia indica una strada che costeggia al con ne e poi la
strada in generale.
dubitati ⇢ ri ette l’incertezza di Fetonte nei confronti della sua paternità. Egli si ferma ad una certa distanza perché è
abbagliato da tutto ciò che lo circonda e dal sole stesso.
propiora ⇢ comparativo che non introduce un secondo elemento di paragone, ma ha un valore intensivo.
(5)lumina=plurale (poetico) per sottolineare quanta luce ci sia.
purpurea ⇢ rimanda alla luce, in latino non sempre vuol dire “rosso”, a volte anche “splendente”, quindi la veste potrebbe
essere rossa o splendente
smaragdis ⇢ smeraldi, sempre per indicare la luce
Phoebus ⇢ il Sole ha l’epiteto di Febo, nel momento in cui viene rappresentato sul trono ha lo stesso epiteto della divinità
tutelare di Augusto
accliui...parentis⇢ Il percorso in salita di Fetonte non permette al lettore di decidere se ci troviamo in un palazzo orientale
sito in un luogo elevato o se in qualche modo si è giunti in cielo: l'intera vicenda poggia sull'ambiguità tra un punto di
origine del giorno e geogra a del Levante. In tutta la storia la ricerca di altezza e sublimità ha implicazioni morali, politiche
11
fl


fi
fi

fl

fi


fl



fi

ed estetiche. Il giovane è chiamato " glio di Climene" nel momento in cui il nostro autore focalizza il suo ansioso dubbio
sulla propria paternità: per questo Ovidio utilizza in modo innovativo il participio passivo dubitatus, normalmente riferito
in latino a cose e non persone.
vultus…smaragdis⇢ ambiguità legate alla luce e agli occhi domineranno tutto il racconto e ne metteranno alla prova le
convenzioni. Il dio del sole è doppiamente abbagliante, in quanto re orientale, circondato di sfarzo esotico, e in quanto
astro del cielo. Phoebus in poesia augustea è normalmente un alias di Apollo e questo pone al lettore che il di cile quesito
della distinzione fra Apollo e il Sole, che Ovidio continua volte a mantenere in questo poema, e che spesso è annullata nella
cultura a lui contemporanea.

ANALISI SINTATTICA
Quo simul adclivi Clymeneia limite proles venit ⇢ subordinata temporale di primo grado
et intravit ... tecta ⇢ coordinata alla temporale
dubitati... parentis ⇢ participio attributivo
protinus ad patrios sua vertit vestigia vultus ⇢ proposizione principale
consistitque procul ⇢ coordinata alla principale
neque enim propiora ferebat lumina ⇢ coordinata alla principale

purpurea velatus veste ⇢ participio attributivo


sedebat in solio Phoebus claris lucente smaragdis ⇢ preposizione principale

a dextra laevaque Dies et Mensis et Annus A destra e a sinistra stavano il Giorno, i Mesi e l'Anno, i
Saeculaque et positae spatiis aequalibus Horae Secoli e le Ore, distanziate a intervalli uguali,
Verque novum stabat cinctum orente corona, c'era la Primavera, cinta di una corona di ori,
stabat nuda Aestas et spicea serta gerebat, c'era l'Estate, nuda, e portava ghirlande di spighe, c'era
stabat et Autumnus calcatis sordidus uvis l'Autunno, imbrattato dell'uva pigiata,c'era l'Inverno, ispido
et glacialis Hiems canos hirsuta capillos. di capelli bianchi.

a dextra…capillos ⇢ l'ordinata e simmetrica descrizione continua lo stile della precedente εκφρασις del tempio, e si può
dire che Ovidio stia completando il lavoro di Vulcano, mostrando il potere del Sole sul Tempo, dopo che l'artista divino ne
ha illustrato il controllo sullo Spazio.
Horae ⇢ la presentazione delle dodici Horae è di grande importanza storica e culturale. Le greche Ωραι, spesso associate al
dio Sole e ad Apollo, possono essere tre o quattro; sono popolari nell'arte gurativa contratti di bellezza e giovinezza così
come emblemi delle Stagioni, ma qui sembra chiaro dal contesto che Ovidio, sulla base del latino hora [tempo, ora del
giorno], sta introducendo, forse per primo nella letteratura latina, personi cazioni delle dodici ore del giorno e insieme dei
dodici mesi, pur suggerendo un’assimilazione con le greche Ωραι.. Presenza interessante, perché questo termine ha due
diversi signi cati: in greco Ωραι. vuol dire “le stagioni” e di solito vengono rappresentate come quattro gure femminili
messe ad intervalli regolari e rappresentano le stagioni, ma si pensa anche che in questo caso Ovidio le romanizzi per
indicare le ore della giornata, questo perché dopo vengono descritte le stagioni, ma non sono gure femminili, autunno e
inverno sono maschili.
Stabat ⇢ idea di stare in piedi
stabat nuda aestas ⇢ ripresa da D’Annunzio
Hiems ⇢ in latino è femminile infatti è concordato con hirsuta (ghiacciato)
canos capillos ⇢ accusativo retto da hirsuta è un accusativo di relazione

ANALISI SINTATTICA
a dextra laevaque Dies et Mensis et Annus Saeculaque et... Horae ⇢ proposizione principale ellittica del verbo (stabat)
positae spatiis aequalibus ⇢ participio attributivo
Verque novum stabat ⇢ coordinata alla principale
cinctum ... corona ⇢ participio attibutivo
orente (corona) ⇢ participio attributivo
stabat nuda Aestas ⇢ coordinata alla principale
et spicea serta gerebat ⇢ coordinata alla coordinata
stabat et Autumnus ⇢ coordinata alla principale
calcatis sordidus uvis ⇢ participio attributivo

12
fl
fi

fl

fi


fi

fi
fi

fi
fi
ffi

et glacialis Hiems canos hirsuta capillos ⇢ coordinata alla principale

la richiesta di fetonte
Inde loco medius rerum novitate paventem Da l il Sole, al centro di tutto, scorse, con gli occhi
Sol oculis iuvenem, quibus adspicit omnia, vidit con cui vede ogni cosa, il ragazzo intimidito dallo
'quae' que 'viae tibi causa? quid hac' ait 'arce petisti, straordinario spettacolo, e gli chiese: "Qual il motivo del
progenies, Phaethon, haud in tianda parenti?' tuo viaggio? Che cerchi in questo palazzo, Fetonte, glio
che il
padre non pu sconfessare?"

quibis adspicit omnia vidi ⇢ indica la potenza del sole che riesce a vedere tutto in anticipo, in questo caso suo glio
Fetonte al quale chiede subito il motivo del suo viaggio
in tianda ⇢ gerundivo concordato con progenies, usato come attributo. In tior in quanto verbo deponente non appartiene
alla lingua poetica ma alla lingua del diritto: indica l’atto di negare qualcosa che è dovuto. In Ovidio troviamo spesso l’uso di
termini giuridici per descrivere cose che giuridiche non sono (in uenzato dalla retorica dell’epoca).
progenies…parenti⇢ la solenne domanda implica che il dio, famoso per la sua conoscenza panoramica dell'universo, ha già
capito il signi cato della visita: nel seguito del dialogo, però, verranno mostrati i limiti della celebrata, panoramica e
penetrante, lucidità divisione del Sole, che cadrà in trappola contro il suo volere. L'uso di in tior è attestato nella poesia
repubblicana ma mai nei poeti augustei prima di Ovidio.

ANALISI SINTATTICA
Ipse loco medius... Sol oculis iuvenem... vidit ⇢ proposizione principale
(iuvenem) rerum novitate paventem ⇢ participio predicativo [dipendente da vidit]
(oculis) quibus adspicit omnia ⇢ subordinata relativa di primo grado
ait(-que) ⇢ coordinata alla principale

quae... viae tibi causa?⇢ proposizione principale [interrogativa indiretta], ellittica del verbo (est)
quid hac... arce petisti... Phaethon ⇢ coordinata alla principale
(progenies) haud in tianda parenti ⇢ gerundivo attributivo

ille refert: 'o lux immensi publica mundi, Lui risponde: "Luce condivisa dall'immenso universo,
Phoebe pater, si das usum mihi nominis huius padre Febo, se mi concedi di avvalermi di questo nome
nec falsa Clymene culpam sub imagine e se Climene non nasconde la sua colpa con una storia
celat pignora da generis per quae tua vera propago falsa,
credar, et hunc animis errorem detrahe nostris'. dammi delle prove della mia nascita, grazie alle quali si
possa credere che io sono la tua autentica prole e allontana
dal mio cuore questo dubbio".

credar ⇢ verbo “credo” è al passivo, lo traduciamo con “si creda”


generis ⇢ chiede al padre di dargli prove della sua nascita. C’è incertezza su questo punto del testo. Si dice che una parte
della tradizione manoscritta propone genitor in vocativo. I commentatori notano che in realtà generis è preferibile perché ci
fa capire come Fetonte non sia ancora sicuro della sua nascita, della sua gens.
o lux…pater ⇢ il giovane comincia la sua allocuzione come un generico inno al sole, ma Phoebe pater al v 36 riconnette il
registro innico alla situazione concreta; l’uso di o con il vocativo denota solennità e anche emozione.

ANALISI SINTATTICA
ille refert o lux inmensi publica mundi, Phoebe pater... ⇢proposizione principale
pignora da, genitor ⇢ proposizione principale (apodosi di primo tipo)
si das usum mihi nominis huius ⇢ subordinata ipotetica (protasi di primo tipo)
nec falsa Clymene culpam sub imagine celat ⇢ coordinata all’ipotetica
(pignora) per quae tua vera propago credar ⇢ subordinata relativa di primo grado
et hunc animis errorem detrahe nostris ⇢ coordinata alla principale

13

fi




fi
fi

fi




fi

fl

fi

fi

fi
dixerat, at genitor circum caput omne micantes Aveva terminato, ma il padre si tolse dal capo
deposuit radios propiusque accedere iussit i raggi splendenti che lo circondavano tutto, lo fece
amplexuque dato 'nec tu meus esse negari avvicinare, e, dopo averlo abbracciato, gli disse: "tu non
dignus es, et Clymene veros' ait 'edidit ortus. meriti che si dica che non sei mio, e Climene ha raccontato
quoque minus dubites, quodvis pete munus, ut illud di una nascita autentica. E perch tu non abbia dubbi,
me tribuente feras. promissi testis adesto chiedi qualsiasi cosa tu voglia, per averla per mia
dis iuranda palus, oculis incognita nostris'. concessione.
Sia testimone della promessa la palude su cui giurano
gli d i, che ignota ai miei occhi".

Il Sole per farsi avvicinare si toglie la corona di raggi, simbolo del suo potere. Questo è un primo gesto di rassicurazione nei
confronti del glio (come se dicesse: io per te sono padre, non Dio). Viene notato da Galasso che questo passo ne ricorda un
altro, che viene da Omero ossia quello di Ettore che per prendere in braccio Astianatte, il glio, si toglie l’elmo. Ma in
entrambi i casi questo gesto nirà con una tragedia: Astianatte e Ettore verranno uccisi, mentre la storia di Fetonte avrà un
triste epilogo.
iussit ⇢ il verbo iuveo non signi ca solo “ordinare”, ma spesso viene usato in modo causativo “far fare qualcosa”. Quindi il
Sole lo fa avvicinare.
meus esse ⇢ è di nuovo un termine giuridico usato per asserire in sede u ciale la proprietà. È come se il Sole riconoscesse
u cialmente Fetonte come glio.
quoque minus… ⇢ nale con comparativo
iuranda ⇢ gerundivo attributivo
Il Sole addirittura giura sulla palude Stigia, la palude infera sulla quale gli Dei devono giurare. Questa palude è un elemento
ricorrente nell’epos Omerico, spesso invocato dalla divinità (in tutti i giuramenti servono divinità è quando devono giurare
gli dei chiamano in causa gli dei inferi). Palude de nita anche sconosciuta ai nostri occhi perché è tipicamente sotto terra.
Questo giuramento è prolettico, o meglio anticipa l’evoluzione tragica della vicenda perché il Sole vedrà spaccarsi la terra e
vedrà le divinità infernali a causa di Fetonte. Si è anche ri ettuto sul perché il Sole sia pronto a donare qualunque cosa a
Fetonte: c’è chi dice che si rifà al Fetonte di Euripide, ma sappiamo che lì c'è una piena evoluzione che porta alla promessa
del Sole, mentre qui Ovidio riassume rapidamente questo elemento che era al centro della tragedia di Euripide. Lui ci fa
percepire uno sviluppo psicologico in cui la madre era importante ecc… qui non c’è e questa è una mossa tipica di Ovidio:
quando c’è un testo noto prima del suo tende a distaccarsi e a raccontare cose nuove.
circum…radios ⇢ la corona di raggi è un preciso tratto di riconoscimento del Sole/Elios nella tradizione gurativa greca a
partire dal V secolo a.C., e compare poi come emblema del sovrano nelle monarchie ellenistiche di area orientale.
ortus ⇢per nascita, parto è poetico, ed è curioso che il Sole usi un termine il cui senso normale è sorgere.
Si giura sul Sole, fondamentale nei giuramenti, poiché l’unico testimone per eccellenza. La variazione sul tema del
giuramento divino per le acque infernali si rivelerà presto anticipazione ironica: proprio a causa degli e etti imprevisti di
questa promessa, il con ne naturale tra luce del sole e Inferi sarà violato in modo catastro co. I raggi del sole sono pensati
come sguardi del dio.

ANALISI SINTATTICA
dixerat ⇢ proposizione principale
at genitor... deposuit radios ⇢ coordinata alla principale
(radios) circum caput omne micantes ⇢ participio attributivo
propiusque... iussit ⇢ coordinata alla principale
accedere ⇢ in nitiva nominale oggettiva di iussit
amplexuque dato ⇢ ablativo assoluto
ait (-que) ⇢ coordinata alla principale

nec tu... dignus es ⇢ proposizione principale


meus esse negari ⇢ in nitiva nominale
et Clymene veros... edidit ortus ⇢ coordinata alla principale
quo(que) minus dubites ⇢ subordinata nale di primo grado
quodvis pete (-que) munus ⇢ coordinata alla principale
ut illud... feras ⇢ subordinata nale di secondo grado
me tribuente ⇢ ablativo assoluto

14
ffi



fi

fi
fi

fi
fi
fi
fi
fi
fi

fi

fi


fl

ffi

fi
fi
ff

fi

promissi testis adesto ... oculis incognita nostris ⇢ proposizione principale


dis iuranda palus ⇢gerundivo con valore attributivo

vix bene desierat; currus rogat ille paternos Non aveva ancora terminato, e lui chiede il carro del padre
inque diem alipedum ius et moderamen equorum. Paenituit e, per un giorno, il comando e la guida dei cavalli con le ali ai
iurasse patrem: qui terque quaterque concutiens inlustre piedi. Il padre si pent di aver giurato: scuotendo tre, quattro
caput 'temeraria' dixit 'vox mea facta tua est; utinam volte la testa splendente, disse: "Con le tue parole, hai reso
promissa liceret temerarie le mie; magari potessi non concederti quanto ti ho
non dare; con teor, solum hoc tibi, nate, negarem. promesso;
lo confesso, glio mio, ti negherei soltanto questo.

alipes ⇢ viene usato da Lucrezio e Virgilio prima di lui per indicare i cavalli terrestri in senso iperbolico. Qui però non
abbiamo cavalli normali, ma quelli celesti, del Sole. alipedum equorum sono in iperbato.
qui ⇢ si riferisce al Sole ed è un nesso relativo.
vox ⇢ ha signi cato di verba quindi parola e non voce.
currus rogat ⇢ la richiesta di guidare il carro, che è il punto focale dell’intero episodio, viene presentata da Ovidio in modo
volutamente brusco e impulsivo, eliminando i presupposti drammatici che rendevano più comprensibile e graduale l’azione
nel modello Euripide. L’immagine del carro solare tirato da una quadriga di cavalli si a erma in varie civiltà in rapporto alla
di usione del carro da guerra , ma non è testimoniato direttamente in Omero: l’idea trova appoggio in una assimilazione
complessa tra ruota del carro, disco solare, e percorso curvo del sole. In greco è attestato sin dagli inni omerici e da
Mimnermo.
Il narratore assegna al Sole un discorso di lunghezza sinora insolita nel poema: c’è riferimento a modelli tragici e alla
tradizione romana della suasoria, discorso deliberativo volto al perfezionamento delle abilità retoriche.

ANALISI SINTATTICA
vix bene desierat ⇢ proposizione principale
currus rogat ille paternos... ius et moderamen equorum ⇢ coordinata alla principale

Paenituit iura(vi)sse patrem ⇢ proposizione principale con in nito nominale oggettivo


qui... dixit ⇢ coordinata alla principale con nesso relativo
terque... concutiens inlustre caput ⇢ participio congiunto

temeraria vox mea facta tua est ⇢ proposizione principale


utinam... liceret ⇢ coordinata alla principale con congiuntivo indipendente ottativo
(promissa) non dare ⇢in nito nominale soggetto di liceret

con teor ⇢ proposizione principale


solum hoc tibi, nate, negarem ⇢ coordinata alla principale con congiuntivo indipendente
il discorso del sole
dissuadere licet. non est tua tuta voluntas; Posso per dissuaderti. Il tuo desiderio pericoloso;
magna petis, Phaethon, et quae nec viribus istis chiedi un grande dono, Fetonte, e che non
munera conveniant nec tam puerilibus annis. adatto a queste tue forze e nemmeno ai tuoi anni di
sors tua mortalis; non est mortale, quod optas. ragazzo:
il tuo destino mortale, ma non cosa da mortali, quello
che chiedi.

Il Sole cerca un discorso più complesso per convincere il glio a rivedere la sua richiesta. Il discorso che il Sole sta per fare
è introdotto da dissuadere licet (io non posso revocare la mia promessa ma posso provare a dissuaderti). Ancora una volta
vediamo l’interesse di Ovidio per la retorica perché quest’idea di dissuadere tramite la parola ricorreva in questa pratica.
Questi discorsi si chiamavano suasoria, esercizi di retorica. Il Sole si getta in una suasoria, il primo argomento che il Sole
mette in campo è molto noto nella poetica antica, ossia i limiti della natura mortale (uomini colpiti dagli Dei per eccessiva
υβρισ, ossia arroganza). Questo è ciò che rischia Fetonte. Munera, posto dopo il suo relativo.

15
ff
fi



fi

fi
fi


fi







fi

fi

ff

conveniant ⇢ si trova al congiuntivo ma noi traduciamo con l’indicativo. Questo perché si tratta di un congiuntivo
caratterizzante: il latino usa spesso il congiuntivo nelle relative o per indicare e che la relativa non ha valore di proposizione
relativa, oppure, come in questo caso, per indicare che la relativa segnala una caratteristica speci ca del referente a cui il
relativo si riferisce. Si tratta di un dono inadatto perché troppo ambizioso e quindi segnalato col congiuntivo.
pigmus ⇢ Fetonte chiede al padre come prova della sua paternità di potergli lasciare guidare il suo carro: all’inizio il Sole
aveva detto che gli avrebbe concesso tutto, ma si irrigidisce alla richiesta del carro perché per guidarlo occorrono delle
capacità soprannaturali che Fetonte, in quanto mortale, non ha e quindi sa che il glio mettendosi alla guida del carro
sarebbe andato incontro a rovina sicura e allora cerca di dissuaderlo con un’orazione: non gli può negare nulla perché
ormai non può rimangiarsi la parola con la quale aveva concesso tutto al glio perché quello di una divinità è un
giuramento solenne, però può provare a dissuaderlo. Come primo argomento gioca la carta della mortalità. La condizione
mortale impone dei limiti ed è frequente nella tragedia antica.

ANALISI SINTATTICA
dissuadere licet ⇢ proposizione principale con in nito nominale soggettivo
non est tua tuta voluntas ⇢ coordinata alla principale

magna petis, Phaethon ⇢ proposizione principale


et (petis) ⇢ coordinata alla principale ellittica del verbo

quae nec viribus istis munera conveniant nec tam puerilibus annis ⇢ subordinata relativa di primo grado con antecedente
(munera) attratto
sors tua mortalis (est) ⇢ proposizione principale ellittica del verbo
non est mortale ⇢ coordinata alla principale
quod optas ⇢ subordinata relativa di primo grado con antecedente sottinteso (id)

plus etiam, quam quod superis contingere fas sit, senza rendertene conto, pretendi anche pi
nescius adfectas; placeat sibi quisque licebit, di quel che pu toccare agli d i; ognuno potr
non tamen ignifero quisquam consistere in axe fare quel che gli pare, ma nessuno pu resistere
me valet excepto. vasti quoque rector Olympi, sul carro che porta il sole, tranne me. Anche il
qui fera terribili iaculatur fulmina dextra, governatore del grande Olimpo, che scaglia con la
non agat hos currus: et quid Iove maius habemus? sua mano terribile i tremendi fulmini, non potrebbe guidare
questo carro: e cosa abbiamo pi grande di Giove?

consistere ⇢ mostra che si tratta di un auriga di tipo eroico, da audace gara ippica o da rappresentazione religiosa e
trionfale, non di un normale guidatore di carro, che sarebbe stato comodamente seduto.
fulmina⇢ la menzione del fulmine è carica di ironia tragica
neschius ⇢ senza rendertene conto, aggettivo ma con funzione predicativa, ci fa capire come viene svolta l’azione di
adfectare, cioè pretendere, quindi l’azione di adfectare viene svolta da incosciente perché appunto non si rende conto.
contingere fas sit ⇢proposizione relativa: le relative di norma hanno l’indicativo, ma qui c’è un congiuntivo perché è
caratterizzante, la relativa serve ad indicare le caratteristiche speci che della richiesta, il congiuntivo è indipendente con
valore concessivo.
placeat sibi licebit ⇢ licebit è paratattico, appoggiato lì senza un nesso che lo colleghi a placeat e il congiuntivo sottolinea il
valore concessivo di placeat, ognuno decida pure per se stesso
sibi⇢ dativo di vantaggio
in axe ignifero ⇢ il carro ha un asse infuocato perché sostiene il sole
ignifero⇢ ignis+fero= porto il fuoco
agat⇢ congiuntivo indipendente potenziale (è improbabile che possa riuscirci)
Giove viene rappresentato nell’atto di scagliare i fulmini ed è interessante perché sarà proprio ciò che farà nei confronti di
Fetonte, si tratta di una prolessi cioè di un’anticipazione degli elementi che verranno dopo.
hos⇢ plurale poetico

ANALISI SINTATTICA
plus etiam... nescius adfectas⇢ proposizione principale
quam quod... fas sit⇢ subordinata relativa di primo grado

16














fi

fi
fi

fi

fi

superis contingere⇢ subordinata in nitiva di secondo grado


quisque licebit⇢ proposizione principale
placeat sibi⇢ subordinata completiva parallattica di primo grado
non tamen ... quisquam consistere ... valet⇢ coordinata alla principale con in nito nominale oggettivo

me…excepto⇢ ablativo assoluto

la suasoria
C’è una descrizione articolata del viaggio, il Sole descrive a suo glio i pericoli del percorso da fare e lo fa in modo da far
intravedere proprio le emozioni paurose che questo viaggio suscita con l’intento di dissuadere Fetonte che invece sembra
intrigato proprio da questi caratteri spaventosi.
ardua prima via est et qua vix mane recentes Il percorso all'inizio in salita e per di l i cavalli,
enituntur equi; medio est altissima caelo, per quanto freschi la mattina, fanno fatica;
unde mare et terras ipsi mihi saepe videre a met del cielo nel punto pi alto, da dove
t timor et pavida trepidat formidine pectus; persino a me, tante volte, viene timore a vedere
ultima prona via est et eget moderamine certo: il mare e le terre e il cuore trema per la paura tremenda;
tunc etiam quae me subiectis excipit undis, Alla ne la strada in discesa e richiede una guida sicura:
ne ferar in praeceps Tethys solet ipsa vereri. a quel punto anche Teti, che mi accoglie nelle onde
sottostanti, ha sempre paura che io precipiti.

qua⇢ avverbio relativo e si risolve con una coordinata, per di lì


vix⇢ spesso è utilizzato con il signi cato di “non” e in questo caso vuol dire “non fanno forza”= “fanno fatica”
via⇢ rimane sempre il soggetto anche nel secondo verso medio est altissima caelo
ipse⇢ aggettivo determinativo e in latino ha sempre un valore oppositivo e serve a marcare una contrapposizione implicita
nel testo
timor, pavida, formidine⇢ sono tre tipi di paura e in particolare pavere nella radice “pa” contiene la palpitazione del cuore,
quindi descrive il sintomo sico del palpito, formido viene da forma ed è una paura paralizzante e determina incapacità di
agire, anche il verbo trepido ha un valore onomatopeico perché richiama il brivido. (
prona⇢ scende giù, va in avanti, sporge
praeceps⇢ a testa in giù
medio…caelo⇢ l’insolito punto di vista del discorso -il Sole visto dalla prospettiva del guidatore e non degli spettatori della
sua corsa- è ben reso dallo spiazzamento della formula ternaria abituale terra-mare-cielo; senza saperlo, il padre anticipa
la prospettiva del glio quando sarà colto dalle vertigini.

ANALISI SINTATTICA
ardua prima via est⇢ proposizione principale
et (est)⇢ coordinata alla principale ellittica del verbo
qua vix mane recentes enituntur equi⇢ subordinata relativa di primo grado

medio est altissima caelo⇢ proposizione principale


unde... mihi saepe videre t timor ⇢ subordinata relativa di primo grado, con in nito nominale oggettivo
et pavida trepidat formidine pectus⇢ coordinata alla relativa

ultima prona via est⇢ proposizione principale


et eget moderamine certo⇢ coordinata alla principale

tunc etiam... Tethys solet ipsa vereri ⇢ proposizione principale con in nito nominale oggettivo
quae me... excipit⇢ subordinata relativa di primo grado
subiectis... undis⇢ participio attributivo
ne ferar in praeceps⇢ subordinata completiva di primo grado

17
fi
fi


fi


fi
fi

fi
fi










fi

fi

fi
fi

adde quod adsidua rapitur vertigine caelum Aggiungi che il cielo trascinato in un vortice eterno:
sideraque alta trahit celerique volumine torquet. trascina le stelle sovrastanti e le fa girare un una rapida
nitor in adversum nec me, qui cetera, vincit vertigine.
impetus et rapido contrarius evehor orbi. Faccio forza in senso opposto, la spinta che travolge tutto
non riesce a resistermi e cos vado in direzione contraria alla
rapida ruota.

quod⇢ compeltiva
evehor ⇢ medio passivo perché vuol dire andare con un mezzo
adsidua…me ⇢ gli antichi concepivano il cielo come una sfera che conteneva altre sfere e al centro di tutto c’era la Terra,
anch’essa sferica, il sole viaggia in direzione contraria a questa sfera più esterna dove ci sono le costellazioni e il movimento
di questo cielo procede in senso opposto rispetto al senso del sole e questo genera il senso di vertigine: questo è ciò che
racconta il Sole a Fetonte per intimorirlo facendogli credere che per fare il giro ci voglia un giorno, ma in realtà sono delle
azioni che si distribuiscono in un anno.

ANALISI SINTATTICA
adde⇢ proposizione principale
quod adsidua rapitur vertigine caelum ⇢ subordinata completiva di primo grado
sideraque alta trahit⇢ coordinata alla completiva
celerique volumine torquet⇢ coordinata alla completiva

nitor in adversum⇢ proposizione principale


nec me... vincit impetus⇢ coordinata alla principale
qui cetera (vincit)⇢ subordinata relativa di primo grado
et rapido contrarius evehor orbi⇢ coordinata alla principale

nge datos currus: quid ages? poterisne rotatis Immagina che ti venga concesso il carro: che farai? Sarai
obvius ire polis, ne te citus auferat axis? capace di andare incontro alla rotazione dei poli, senza che
forsitan et lucos illic urbesque deorum l'asse veloce di sbalzi fuori?
concipias animo delubraque ditia donis? Forse sogni anche, lass , boschi e citt degli d i, templi
ricchi di doni?

polis⇢ notevole l’uso di polus e il gioco di parole su axis, “asse del carro”/asse astronomico.
delubra…donis⇢ la triplice allitterazione in clausola di verso è insolita in Ovidio e suona arcaizzante
ngo⇢ verbo che nella retorica antica si usa per fare un esperimento mentale
axis⇢ asse, non è solo l’asse del carro che fatica a mantenere la rotta poiché il percorso è disturbato da movimenti esterni,
ma anche quello terrestre che produce, nella concezione antica, questo moto rotatorio e che quindi provoca disturbo al
carro. Le sfere di cui parlavamo prima hanno tutte un proprio moto di rotazione e la più esterna gira attorno all’asse
terrestre in senso contrario rispetto agli altri cieli.
urbesque⇢ urbesque deorum si aggiunge a lucos e delubraque ditia si aggiunge a urbesque deorum, c’è un problema di
traduzione che nasce dalla confusione generata dall’ulitizzo molteplice dell’enclitica “que”, nel latino standard si usa un
solo “que” per saldare strettamente una coppia, ma nella lingua epica il “que” è utilizzato come un “et”
delubraque ditia donis⇢ allitterazione, Ovidio ne usa poche ma in questo caso la usa con valore espressivo per far
intravedere l’immaginazione di Fetonte.
forsitan⇢ è un avverbio (parte del discorso invariabile) e al suo interno si distinguono “an” e “sit”! forme avverbiali che
hanno mantenuto la loro capacità sintattica, perché è come se dicesse “forse che tu concepisci?”

ANALISI SINTATTICA
nge⇢ proposizione principale
datos (esse) currus⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo grado

quid ages?⇢ proposizione principale


poterisne... obvius ire⇢ coordinata alla principale con in nito nominale oggettivo

18
fi
fi
fi





fi




fi

rotatis... polis⇢ participio attributivo


ne te citus auferat axis⇢ subordinata nale di primo grado
forsitan... concipias animo delubraque ditia donis?⇢ proposizione principale

ecce per insidias iter est formasque ferarum, Ecco il percorso attraversa pericoli e apparizioni di belve,
utque viam teneas nulloque errore traharis, e, posto che tu tenga la strada senza essere trascinato fuori
per tamen adversi gradieris cornua Tauri da nessuna deviazione, comunque passerai attraverso le
Haemoniosque arcus violentique ora Leonis corna del Toro, che ti starà di fronte, e attraverso l'arco
saevaque circuitu curvantem bracchia longo Emonio, e per la bocca del Leone violento, e attraverso lo
Scorpion atque aliter curvantem bracchia Cancrum. Scorpione, che curva le chele crudeli in un lungo cerchio e
attraverso il Cancro, che curva le sue in un altro senso.

Le belve di cui parla il Sole sono le costellazioni, infatti negli aggregati di stelle vengono visti gli animali, animali insidiosi
dai quali guardarsi bene. Le costellazioni si trasformano in animali pericolosi che attaccheranno Fetonte.
ut⇢ ammesso che, posto che, valore causale, indica una premessa
error⇢ movimento che devia
haemonios⇢ è un aggettivo etnico, indica qualcosa che proviene dalla Tessaglia e qui si tratta della costellazione del
sagittario, questo centauro con l’arco e le frecce, dalla Tessaglia perché si pensava che i Centauri venissero proprio da lì. Gli
archi Emoni quindi sono gli arcieri della Tessaglia, i sagittari.
ora⇢ plurale poetico, sottolinea la grandezza del pericolo delle fauci del leone. os, oris è un tema in sibilante
rotacizzata.
per insidias…illis⇢ Il Sole, con chiara motivazione retorica, enumera cinque fra le gure più agguerrite dello zodiaco: Toro
(adversus, cioè ostile, in quanto toro, e in senso contrario al tuo dal punto di vista astronomico), con enfatica disgiunzione tra
per e cornua, espressiva del pericoloso tragitto; Sagittari, visto come un Centauro di Tessaglia pronto a scoccare frecce;
Leone, Scorpione, Cancro. La spiegazione è insieme didattica [error nel senso di “conoscenza erronea”] e, ancor di più,
pratica [error nel senso di “vagare fuori strada”]. Per i suoi ni, il Sole non ha interesse ad aggiungere che l’attraversamento
completo dei dodici segni richiederebbe un anno, non una giornata. Ovidio riutilizza moduli della poesia astronomica che
risalgono al poema sulle stelle di Arato, i Fenomeni, da lui tradotto in latino prima della pubblicazione delle Metamorfosi, ma
qui il destinatario per una volta non dovrà limitarsi a contemplare e riconoscere queste gure da una distanza di sicurezza.
Come poi nella straordinaria rivelazione del pericolo ai vv. 195-200, è evidente una contraddizione fra i diversi aspetti del
poema di Arato, il lettore è invitato a distinguere e a combinare una logica mitologica, una logica provvidenziale e una logica
di osservazione: il viaggio di Fetonte crea una confusione catastro ca tra queste diverse istanze.
scorpion…bracchia⇢ nel panegirico di Ottaviano che apre le Georgiche di Virgilio, il poeta suggerisce iperbolicamente che
lo Scorpione farà posto con le sue chele al sovrano divinizzato: ora l’ambizioso Fetonte sta sta per scoprire che quella è una
zona del cielo assai scomoda.

ANALISI SINTATTICA
ecce per insidias iter est formasque ferarum⇢ proposizione principale
ut(que) viam teneas⇢ subordinata concessiva di primo grado
nulloque errore traharis⇢ coordinata alla concessiva
per(-que) tamen adversi gradieris... Cancrum ⇢ coordinata alla principale
curvantem bracchia... Scorpion ⇢ participio attributivo
curvantem bracchia Cancrum ⇢ participio attributivo

nec tibi quadripedes animosos ignibus illis, E poi non è da te guidare li per lì i miei cavalli, impetuosi per
quos in pectore habent, quos ore et naribus e ant, quel fuoco che hanno nel petto, che sbu ano dalla bocca e
in promptu regere est; vix me patiuntur, ubi acres dalle narici;
incaluere animi cervixque repugnat habenis. a fatica sopportano me, quando il loro istinto violento li
riscalda e il collo si ribella alle briglie.

quadripedes ⇢ sostituto epico di equi: i cavalli sono un ulteriore ostacolo, sbu ano fuoco e sono dunque pericolosi e
di cili da domare
quos ⇢ si ripete due volte, si chiama parallelismo

19
ffi

fi

ff






ffl


fi

fi

ff
fi
fi

ubi ⇢ valore temporale


acres ⇢ sinonimo di violento
incaluere ⇢ forma di perfetto, 3 persona plurale

supplica finale
Dopo aver elencato tutti i pericoli, il Sole passa alla supplica nale, peroratio ⇢ l’oratore termina di esporre tutti i suoi
argomenti e chiede alla giuria di assecondarlo, fare quello che gli viene chiesto. Nei primi versi abbiamo tutti gli elementi
tipici della peroratio; l’oratore sottolinea il contatto diretto con il suo destinatario, gli elementi che sottolineano questo
contatto diretto sono: tu, cave e Nate. C’è una funzione conativa, cioè di supplica.
at tu, funesti ne sim tibi muneris auctor, Ma tu, perché io non sia responsabile di un dono mortale,
nate, cave, dum resque sinit tua corrige vota. glio mio, stai attento, e cambia la tua richiesta,
scilicet ut nostro genitum te sanguine credas nché la situazione lo consente. E così chiedi una prova
pignora certa petis? do pignora certa timendo sicura
et patrio pater esse metu probor. per crederti generato dal mio sangue? Ti do una prova
sicura
con il mio timore e dimostro di essere tuo padre con la mia
paura di padre.

timendo ⇢ gerundio e si comporta come un ablativo neutro; si tradurrebbe “il mio timore”
patrio metu ⇢ timore di padre, sta ripetendo la stessa cosa di Do pignora certa timendo ) però in forma diversa, riprende il
discorso del timore
patrio metu e timendo ⇢ sono due ablativi strumenti, il primo è un nesso in ablativo e il secondo è un gerundio.

ANALISI SINTATTICA
at tu… nate, cave ⇢ proposizione principale
funesti ne sim tibi muneris auctor ⇢ subordinata nale di primo grado
tua (-que) corrige vota ⇢ coordinata alla principale
dum res(que) sinit ⇢ subordinata temporale di primo grado

scilicet... pignora certa petis ⇢ proposizione principale


ut... credas ⇢ subordinata nale di primo grado
nostro genitum te sanguine (esse) ⇢ subordinata in nitiva oggettiva di secondo grado

do pignora certa ⇢ proposizione principale


timendo ⇢ gerundio valore strumentale
et patrio pater esse metu probor ⇢ coordinata alla principale con in nito nominale predicativo

aspice vultus Ecco, guardami in viso: e magari tu potessi ssare


ecce meos; utinamque oculos in pectora posses i tuoi occhi nel mio cuore e cogliere, al suo interno,
inserere et patrias intus deprendere curas. le mie ansie di padre. Ma poi guarda, intorno a te,
denique quidquid habet dives, circumspice, mundus tutti i beni che il ricco mondo possiede e,
eque tot ac tantis caeli terraeque marisque di tanti e tanto grandi ricchezze del cielo, della terra e del
posce bonis aliquid; nullam patiere repulsam. mare, chiedine una qualsiasi: non subirai alcun ri uto.
deprecor hoc unum, quod vero nomine poena, Metto da parte quest'unica cosa, che, a chiamarla con il suo
non honor est; poenam, Phaethon, pro munere poscis. vero nome, è una dannazione, non un onore; tu, Fetonte,
quid mea colla tenes blandis, ignare, lacertis? stai chiedendo in dono una dannazione. Ma perché mi
ne dubita! dabitur (Stygias iuravimus undas) abbracci il collo con dolcezza, senza sapere? Non dubitare!
quodcumque optaris; sed tu sapientius opta' Ti sarà data qualunque cosa tu scelga (abbiamo giurato
sulle onde dello Stige); ma tu scegli con più saggezza.

vultus ⇢ non è la faccia intesa come parte del corpo, ma la sua espressione, tant’è che può anche essere tradotto
con“sguardo”.

20
fi
fi



fi






fi





fi


fi


fi



fi
fi

aspice [ad-spice] ⇢ imperativo, elemento fondamentale della peroratio; è un verbo composto: il verbo è specio, la e ha una
quantità breve e quindi la seconda persona singolare la leggeremo adspicis.
ecce ⇢ è il nostro ecco (in Plauto aveva una sua essione, nel latino standard è sempre uguale)
inserere ⇢ inserire, magari tu potessi inserire i tuoi occhi nel mio cuore, nel senso magari potessi guardare dentro di me e
vedere, capire come sto
circumspic(h)e ⇢ guarda attorno a te, specio+apofonia latina, altro composto di specio.
posce ⇢ chiedi
aliquid ⇢ valore inde nito
patiere ⇢ desinenza “re” è una variante morfologica rispetto alla desinenza standard che è la seconda persona singolare
passiva che è “ris”, in poesia si usa più la desinenza “re”
ignare ⇢ ria ora sempre l’inesperienza di Fetonte, non sa a cosa va incontro
blandis ⇢ qui traduciamo con “dolcemente”, ma potremmo anche fare riferimento alle lusinghe, Fetonte con i gesti dolci
vuole ottenere qualcosa, Fetonte ricorre al linguaggio del corpo a scopo di persuasione
optaris ⇢ forma sincopata di optaveris. Perché c’è un perfetto e nella principale c’è un futuro semplice? E come mai è
tradotto come un presente? Il latino tende a marcare la successione temporale, è una lingua abbastanza ossessionata dal
concetto di tempo, quindi la scelta del latino è quella di rendere evidente quale azione viene compiuta prima e quale dopo,
prima c’è la scelta e poi c’è la concessione.
vultus…curas ⇢ c’è forte e paradossale ironia drammatica: non solo è proverbialmente impossibile vedere nell'anima, ma il
personaggio, in quanto Sole, non è neppure osservabile nel volto da occhi umani, proprio lui che tutto vede.
quid…lacertis ⇢ lo sviluppo del discorso reagisce ad azioni che il narratore epico non descrive ma lascia implicite, secondo
una tecnica innovativa per l’epos.

ANALISI SINTATTICA
adspice vultus ecce meos ⇢ proposizione principale
utinamque oculos in pectora posses inserere ⇢ coordinata alla principale con in nito nominale oggettivo
et patrias intus (posses) deprendere curas ⇢ coordinata alla coordinate

denique... circumspice ⇢ proposizione principale


quidquid habet dives... mundus ⇢ subordinata relativa di primo grado
eque tot ac tantis... posce bonis aliquid ⇢ coordinata alla principale
nullam patiere repulsam ⇢ coordinata alla coordinata (apodosi paratattica)

deprecor hoc unum ⇢ proposizione principale


quod vero nomine poena, non honor est ⇢ subordinata completava di primo grado

poenam, Phaethon, pro munere poscis ⇢ proposizione principale

quid mea colla tenes blandis, ignare, lacertis? ⇢ proposizione principale


ne dubita! ⇢ proposizione principale
dabitur ⇢ proposizione principale
(Stygias iuravimus undas) ⇢ proposizione indipendente parentetica
quodcumque optaris ⇢ subordinata relativa di primo grado
sed tu sapientius opta ⇢ coordinata alla principale
il carro del sole
Finierat monitus; dictis tamen ille repugnat Aveva nito di dare consigli; ma quello ri uta le sue parole,
propositumque premit agratque cupidine currus. insiste sul suo proposito e brucia per il desiderio del carro.
ergo, qua licuit, genitor cunctatus ad altos Allora il padre, dopo aver temporeggiato per quanto
deducit iuvenem, Vulcania munera, currus. possibile, conduce il giovane al suo carro celeste, dono di
aureus axis erat, temo aureus, aurea summae Vulcano.
curvatura rotae, radiorum argenteus ordo; L'asse era d'oro, d'oro il timone, d'oro il cerchio della ruota
per iuga chrysolithi positaeque ex ordine gemmae esterna, d'argento la la dei raggi; lungo il giogo, topazi e
clara repercusso reddebant lumina Phoebo. gemme disposte in la, con il ri esso del sole, restituivano
luce chiara.

21
fi

ffi

fi
fi
fi

fl

fl



fi

fl

fi

Vulcania munera ⇢ vulcania=apposizione fra due termini è un manierismo neoterico proprio dello stile dell’elegia e della
poesia patetica.
aureus…argenteus ⇢ sulla tradizione stilistica della triplicazione dell’aggettivo; c’è una tradizione speci ca di
aggettivazione “aurea”, in anafora e poliptoto, quando si parla di accessori e attributi divini: per carri divini dotati di
nimenti aurei.
crysolithi…Phoebo ⇢ sul crisolito (topazio); l’uso di Phoebo è paradossale: le pietre preziose del sole scintillano per il sole/
sole abbagliando il sole

ANALISI SINTATTICA
Finierat monitus ⇢ proposizione principale
dictis tamen ille repugnat ⇢ coordinata alla principale
propositumque premit ⇢ coordinata alla coordinata
agratque cupidine currus ⇢ coordinata alla coordinata

ergo... ad altos deducit iuvenem... currus ⇢ proposizione principale


genitor cunctatus ⇢ participio congiunto
qua licuit ⇢ subordinata relativa di secondo grado

aureus axis erat ⇢ proposizione principale


temo aureus ⇢ coordinata alla principale, ellittica del verbo (erat)
aurea summae curvatura rotae ⇢coordinata alla principale, ellittica del verbo (erat)
radiorum argenteus ordo ⇢ coordinata alla principale, ellittica del verbo (erat)

per iuga chrysolithi... gemmae... clara... reddebant lumina ⇢ proposizione principale


positaeque ex ordine ⇢ participio attributivo
repercusso... Phoebo ⇢ ablativo assoluto

dumque ea magnanimus Phaethon miratur opusque E mentre il coraggioso Fetonte ammirava queste cose
perspicit, ecce vigil nitido patefecit ab ortu e contemplava l'opera, ecco l'Aurora vigile dal limpido oriente
purpureas Aurora fores et plena rosarum apr le porte di porpora e il suo atrio pieno
atria; di ugiunt stellae, quarum agmina cogit di rose; si disperdono le stelle, di cui Lucifero strige le la ed
Lucifer et caeli statione novissimus exit. esce per ultimo dalla sua postazione nel cielo.
quem petere ut terras mundumque rubescere vidit quanto vide che (Lucifero) si dirigeva a terra e vide il cosmo
cornuaque extremae velut evanescere lunae, arrossarsi e quasi svanire il corno dell'ultima luna,
iungere equos Titan velocibus imperat Horis. il Titano ordin alle ore veloci di aggiogare i cavalli.
iussa deae celeres peragunt ignemque vomentes, Le dee eseguono rapide l'ordine e conducono
ambrosiae suco saturos, praesepibus altis quadripedes dalle celesti mangiatoie, sazi di succo di ambrosia
ducunt adduntque sonantia frena. i cavalli che vomitano fuoco, e mettono il morso sonante.
tum pater ora sui sacro medicamine nati Allora il padre mise un unguento divino sul viso
contigit et rapidae fecit patientia ammae di suo glio e lo rese capace di tollerare il fuoco rapinoso, gli
inposuitque comae radios praesagaque luctus pos sui capelli i raggi ed emettendo ripetuti sospiri, in
pectore sollicito repetens suspiria dixit: previsione del lutto, con il cuore ansioso gli disse:

dum… Horis ⇢ descrizioni di albe elaborate da riferimenti coloristici e mitologici sono tradizionali n da Omero nell’epos:
qui, per una volta, l’azione epica si trova già nel punto esatto da cui il sole nasce, e il carro solare è protagonista dell’azione,
non solo riferimento temporale esornativo. L’Aurora che in Omero è dalle dita di rosa e in poesia latina spesso rosea, è qui
concretizzata come una divina portinaia che schiude il nobile palazzo ornato di rose. La ra nata rappresentazione delle
luci di luna e stelle che svaniscono all’alba entra in competizione con la descrizione precedente, in cui l’immagine del
rmamento era mediata dall’arte gurativa della reggia solare.
magnanimus ⇢ epiteto di Fetonte in Lucrezio; nell’epos ha di solito valore aulico e nobilitante, ma qui è in discussione la
natura di Fetonte e il suo disastro deriva da un eccesso di aspirazioni sublimi.

22
fi
fl
fi


fi
ff

fl
fi




fi

ffi
fi
fi
patefecit ⇢ richiama una delle albe epiche di Ennio (Annales)
Lucifer… Horis ⇢ apparizione serale, e già dagli antichi identi cato correttamente con il pianeta Venere. Il linguaggio di
tutta la frase è ricco di metafore militari: Lucifero chiude la ritirata dell’esercito delle stelle abbandonando per ultimo il suo
posto di guardia (statio). L’ordine cosmico, che sta per essere sconvolto, ricorda la disciplina militare. Il Sole dà ordini alle
Horae. Il loro ruolo ricorda Omero quando scrive che i cavalli vennero sciolti dal cocchio di Era. In Igino (scrittore romano
che scriveva di astronomia) erano le Eliadi che si occupavano del carro solare, ma Ovidio riserva a queste sorelle di Fetonte
un ruolo in una fase successiva della storia.
rubescere ⇢ riferito a mundus è assai prezioso: Virgilio usa il verbo per l’e etto dell’Aurora nel cielo e nel mare in due
momenti importanti della storia, ma il nuovo accostamento ha un e etto ancora più cosmico
Horis ⇢ le Ore sono al servizio di Era in Omero, ma è probabile che Omero presupponga uno speci co modello greco a
proposito del Sole
ambrosiae… ammae ⇢ l’ambrosia è il cibo degli dei e in Omero veniva dato anche ai loro cavalli, quindi anche i cavalli
hanno uno status di immortalità, mentre l’unguento applicato su Fetonte dal Sole non basterà a proteggerlo
aurore ⇢ termine rotacizzato, in origine era Ausosa

ANALISI SINTATTICA
dumque ea magnanimus Phaethon miratur ⇢ subordinata temporale di primo grado
opusque perspicit ⇢ coordinata alla temporale
ecce vigil nitido patefecit... Aurora fores et... atria ⇢ proposizione principale

di ugiunt stellae ⇢ proposizione principale


quarum agmina cogit Lucifer ⇢ subordinata relativa di primo grado
et caeli statione novissimus exit ⇢ coordinata alla principale

quem petere ut terras.... vidit ⇢ subordinata temporale di primo grado con nesso relativo
mundumque rubescere (vidit) ⇢ coordinata alla temporale ellittica al verbo
cornuaque extremae velut evanescere lunae (vidit) ⇢ coordinata alla temporale ellittica al verbo
iungere equos ⇢ in nitiva nominale oggettiva (imperat)
Titan velocibus imperat Horis ⇢ proposizione principale

iussa deae celeres peragunt ⇢ proposizione principale


ignem(que) vomentes ⇢ participio attributivo
ambrosiae suco saturos... quadripedes ducunt (-que) ⇢ coordinata alla principale
adduntque sonantia frena ⇢ coordinata alla principale

tum pater ora sui sacro medicamine nati contigit ⇢ proposizione principale
et rapidae fecit... ammae ⇢ coordinata alla principale
patientia (ora) ⇢ participio predicativo oggettivo
inposuitque comae radios ⇢ coordinata alla principale
praesaga (-que) luctus... repetens suspiria ⇢ participio congiunto
pectore sollicito dixit(-que) ⇢ coordinata alla principale

23
ff
fl
fl

fi

fi

ff

ff

fi

le raccomandazioni del padre


Dopo che l’Aurora apre i cancelli, il Sole spalma un unguento su Fetonte che dovrebbe proteggerlo dal forte calore che il
sole emana; in seguito il Sole fa un altro discorso dove fa delle raccomandazioni a Fetonte ed è un discorso importante
perché si è visto emergere il tema dell’educazione del principe (il principe viene educato alla politica, possiamo pensare
anche al De
Clementia di Seneca volto a condurre il giovane principe verso la clemenza).

'si potes his saltem monitis parere parentis Se puoi almeno alscoltare queste raccomandazioni di tuo
parce, puer, stimulis et fortius utere loris. padre,
sponte sua properant; labor est inhibere volentes. ragazzo, lascia stare la frusta e usa con energia le redini.
nec tibi derectos placeat via quinque per arcus. I cavalli vanno veloci spontaneamente: la fatica sta nel
sectus in obliquum est lato curvamine limes trattenere la loro volontà. E non prendere la via diritta
zonarumque trium contentus ne polumque attraverso i cinque archi,
e ugit australem iunctamque aquilonibus Arcton. C'è, tagliato di sbieco, un sentiero che forma un'ampia curva,
hac sit iter (manifesta rotae vestigia cernes) e si limita a toccare tre zone, evita il polo australe
utque ferant aequos et caelum et terra calores, e l'Orsa, assieme ai suoi aquiloni.
nec preme nec summum molire per aethera currum. Sia questa la tua strada (vedrai chiare tracce di ruote) Perché
altius egressus caelestia tecta cremabis, cielo e terra ricevano uguale calore
inferius terras; medio tutissimus ibis. non abbassare il carro e non spingerlo in alto nel cielo. Se
andrai troppo in alto, brucerai le dimore celesti, troppo in
basso, la terra; a mezza via invece procederai con la massima
sicurezza.

puer ⇢ termine a ettuoso (ragazzo mio)


saltem ⇢ avverbio limitativo = “se potessi ascoltare almeno questo”, perché Fetonte non ha ascoltato la raccomandazione
più importante, quella di non guidare il carro
parce ⇢ risparmiare, astenersi da qualcosa ed è completato da un dativo perché non sempre i verbi transitivi sono
completati dall’accusativo
stimulis ⇢signi ca “frusta”, ma in poesia possiamo trovare dei termini al plurale che vanno tradotti al singolare; il Sole dice
di non usare la frusta perché i cavalli vanno avanti soli, ma di usare le redini per controllarli
fortius ⇢ ha un valore intensivo, non comparativo
nec placeat ⇢ “non ti piaccia”, ma piacere non è inteso come qualcosa che passa per gli istinti umani, ma una decisione che
passa per la testa, quindi “non ti piaccia (decidere)”= “non fare, non decidere di fare questo”
aquilonibus ⇢ sono i venti del nord. Dunque cosa gli sta dicendo di fare? Intanto è interessante la terminologia che viene
usata: Arcton è un termine astronomico e indica una porzione del cielo; noi abbiamo visto che la Terra, secondo la teoria di
Eratostene, era divisa in cinque zone: una caldissima (equatore), zone fredde e i poli che sono zone gelide. Tutte queste
zone hanno la loro proiezione nel cielo e Fetonte dovrà muoversi su una pista che è la proiezione celeste dell’eclittica,
quindi su una circonferenza che interseca la zona equatoriale ma ne esce subito e soprattutto non passa per le zone polari,
è un percorso che non deve passare attraverso tutti i cinque archi
arcus ⇢ termine usato già da Virgilio nelle Georgiche, che fa un excursus astronomico e usa questo termine poi ripreso da
Ovidio che conosceva Virgilio (suo contemporaneo), ciò fa capire che i poeti augustei incorporano molte conoscenze che
facevano parte della loro formazione, siamo in un periodo in cui l’astronomia è frequentemente trattata in poesia perché
essa viene espressa in versi. Ovidio si intende di astronomia e traduce il poeta Arato che già Cicerone aveva tradotto, è un
poeta di età alessandrina ed è in quell’età che in Grecia si comincia a trattare la poesia astronomica perché nasce la s da di
comporre testi molto complicati, tecnici e Ovidio, anche se parla di miti ha bene in mente queste conoscenze. Dunque
Fetonte nel fare il suo percorso non dovrà passare per tutte le cinque zone, ma le taglierà, taglierà i due poli celesti che
sono freddissimi. Vedrà tracce chiare di ruote perché è il percorso che il sole compie giornalmente; da notare l’abbondanza
di imperativi e di congiuntivi esortativi, perché questo è un discorso didascalico poiché sta dando delle informazioni e il
discorso didascali come la suasoria è un discorso che esorta a seguire le istruzioni, ha funzione quindi conativa
ut ⇢ ha un valore nale, infatti lo scopo del percorso è quello di dare calore a cielo e terra, non deve scendere sotto la linea
dell’eclittica e nemmeno salire, il carro deve sempre seguire il tracciato.
medio tutissimus ibis ⇢ a ermazione importante perché fa capire come questo discorso possa essere letto su un piano
metaforico e i consigli non sono necessariamente legati alla situazione, possono essere letti anche in generale, medio

24
ff

fi
ff
fi

ff
fi






fi
ire=prendere la via di mezzo, è un consiglio di tipo epico, Aristotele ha un’etica che si basa sul concetto del giusto mezzo,
non si deve esagerare. Vengono poi date delle indicazioni più speci che.
ANALISI SINTATTICA
si potes his saltem monitis parere parentis ⇢ subordinata suppletiva
parce, puer, stimulis ⇢ proposizione principale [apodosi di primo tipo]
et fortius utere loris. ⇢ coordinata alla principale

sponte sua properant ⇢ proposizione principale


labor est inhibere ⇢ coordinata alla principale con in nito nominale predicativo
volentes ⇢ participio attributivo
nec tibi derectos placeat via quinque per arcus. ⇢ proposizione principale

sectus in obliquum ⇢ participio attributivo


est lato curvamine limes... contentus ne ⇢ proposizione principale
polumque e ugit australem ⇢ coordinata alla principale
iunctamque aquilonibus Arcton ⇢ participio attributivo

hac sit iter ⇢ proposizione principale

(manifesta rotae vestigia cernes) ⇢ proposizione indipendente parentetica


utque ferant aequos et caelum et terra calores ⇢subordinata nale di primo grado
nec preme ⇢ proposizione principale
nec summum molire per aethera currum. ⇢ coordinata alla principale

altius egressus ⇢ participio congiunto


caelestia tecta cremabis inferius terras ⇢ proposizione principale

medio tutissimus ibis. ⇢ proposizione principale

neu te dexterior tortum declinet ad Anguem Le ruote non ti facciano piegare troppo a destra,
neve sinisterior pressam rota ducat ad Aram; verso il serpente ritorto, né troppo a sinistra, verso l'Altare,
inter utrumque tene. Fortunae cetera mando, schiacciato in basso; resta tra l'uno e l'altro. A do il resto
quae iuvet et melius quam tu tibi consulat opto. alla Fortuna, che spero ti aiuti e provveda a te meglio di
quanto fai tu.

neu e neve ⇢ neu ha una connotazione negativa, “neu” e “neve”= né uno né l’altro
dexeterior ⇢ predicativo
Fortuna ⇢ può essere inteso come buona sorte o cattiva sorte; è chiaro che il Sole auguri a suo glio una buona sorte
iuvet e consulat ⇢ dipendono da opto e se fossimo in prosa troveremmo “opto ut” perché opto esprime un desiderio e la
costruzione tipica di questi verbi è con ut e congiuntivo, ma qua c’è una struttura paratattica. Nella paratassi si capisce che
opto gerarchicamente sta sopra rispetto a ciò che desidero, ma questa gerarchia non è marcata da un elemento
subordinante esplicito, si basa su un semplice accostamento e nell’ipotassi il rapporto di subordinazione esplicito
presuppone la presenza di un elemento subordinante come il quae che è un pronome relativo e introduce una proposizione
subordinata.

ANALISI SINTATTICA
neu te dexterior... declinet ad Anguem ⇢ proposizione principale
tortum ⇢ participio attributivo
neve sinisterior... rota ducat ad Aram ⇢ coordinata alla principale
pressam ⇢ participio attributivo
inter utrumque tene ⇢ coordinata alla principale

Fortunae cetera mando ⇢ proposizione principale

25
ff



fi




ffi



fi

fi

fi

fi

quae... opto ⇢ subordinata relativa di primo grado


iuvet ⇢ subordinata parallattica completava di secondo grado
et melius quam tu tibi consulat ⇢ coordinata alla subordinata di secondo grado

dum loquor, Hesperio positas in litore metas Mentre parlo, la notte umida ha toccato la sua meta posta
umida nox tetigit. non est mora libera nobis; sulla spiaggia dell'Esperia. Non abbiamo la possibilità di
poscimur: et fulget tenebris Aurora fugatis. tardare. C'è bisogno di noi: e l'Aurora splende, cacciate le
corripe lora manu, vel, si mutabile pectus tenebre. Prendi in mano le redini, oppure, se hai un cuore
est tibi, consiliis, non curribus utere nostris. che può cambiare, sèrviti dei miei consigli, non del mio
[dum potes et solidis etiamnum sedibus adstas] carro.
dumque male optatos nondum premis inscius axes, [Finché puoi e ancora stai in una posizione stabile]
quae tutus spectes sine me dare lumina terris.' e nché ancora non sei sul carro che, da incosciente, hai
fatalmente desiderato, lascia che io dia alla terra la luce
mentre tu la contempli al sicuro.

tetigit ⇢ raddoppiamento del verbo tango che vuol dire toccare, s orare
mora ⇢ ritardo (non abbiamo tempo in più, non abbiamo la possibilità di tardare
metas ⇢ carro della notte
Aurora ⇢immagine del giorno.
si mutabile pectus est sibi ⇢ dativo di possesso; pectus in latino funziona come psiconimo, si rifersice all’ambito
dell’interiorità (anche sostantivi come cor (associato ai sentimenti), mens (alla ragione) e animus) mentre pectus indica la
persona che può cambiare idea, quindi questi sostantivi in latino hanno un’intercambiabilità semantica
utor ⇢ regge l’ablativo
adstas ⇢ indica la postura dell’auriga nel carro
inscius ⇢ che non sa, non sapere
sine ⇢ è un verbo che signi ca lasciare
spectes ⇢ indica uno sguardo stabile, come se fosse uno spettatore, infatti il Sole dice a Fetonte che potrebbe lasciare a lui
il carro e starlo semplicemente ad osservare.
quae tutus spectes ⇢ una proposizione relativa, c’è il verbo spectare e in questo caso è un congiuntivo presente. Si tratta di
una relativa avversativa

ANALISI SINTATTICA
dum loquor ⇢ subordinata temporale di primo grado
Hesperio... in litore metas umida nox tetigit ⇢ proposizione principale
positas ⇢ participio attributivo

non est mora libera nobis. ⇢ proposizione principale

poscimur ⇢ proposizione principale


et fulget... Aurora ⇢ coordinata alla principale
tenebris... fugatis ⇢ ablativo assoluto

corripe lora manu ⇢ proposizione principale


vel.... consiliis, non curribus utere nostris ⇢ coordinata alla principale [apodosi di primo tipo]
si mutabile pectus est tibi ⇢ subordinata suppletiva di primo grado [protasi di primo tipo]

dum potes ⇢subordinata temporale di primo grado


et solidis etiamnum sedibus adstas ⇢ coordinata alla temporale
dumque... nondum premis inscius axes ⇢ coordinata alla temporale
male optatos ⇢ participio attributivo

sine ⇢ proposizione principale


me dare lumina terris ⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo grado
quae tutus spectes ⇢ subordinata relativa di secondo grado impropria
26
fi

fi

fi






fi

l’inizio del viaggio di fetonte

Occupat ille levem iuvenali corpore currum Lui occupa il carro leggero con il suo giovane corpo se ne sta
statque super manibusque leves contingere habenas eretto, gioisce di stringere le redini leggere e da l ringrazia
gaudet et invito grates agit inde parenti. suo padre, che non vorrebbe.
occupat ⇢ prende posto; il carro è leggero perché il corpo di Fetonte è esile e non aggiunge peso, mentre quando c’è Il sole
sopra è più pesante sia perché egli è più robusto, ma anche perché è un dio.
invito ⇢ non volente, volo=volere ! in+volo= nolente
grates agit ⇢ tradizionalmente in latino ringraziare si dice “ago gratias”; gratias (tema in a) e grates (tema in i) e in poesia
troviamo la forma grates
gaudet contingere habenas ⇢ lui è felice di avere queste redini in mano ! quest’espressione è una memoria di un episodio
Virgiliano e viene dal II libro dell’Eneide (v 123): quando il cavallo di Troia si trova davanti alla città, i troiani si interrogano
se farlo entrare e l’espressione viene utilizzata per descrivere l’azione di gruppo dei ragazzi e delle ragazze che
festosamente tirano delle funi a cui il cavallo viene agganciato per trascinarlo dentro la città ed è un’espressione importante
a livello intertestuale. Ovidio sa che l’espressione è famosa e che i lettori conoscendola capiranno che sta per succedere
qualcosa di fatale. Si tratta dunque di una prolessi perché anticipa ciò che accadrà e in questo caso una catastrofe.

ANALISI SINTATTICA
Occupat ille levem iuvenali corpore currum ⇢ proposizione principale
statque ⇢ coordinata alla principale
super manibusque... contingere habenas gaudet ⇢ coordinata alla principale con in nito nominale oggettivo
et invito grates agit inde parenti ⇢ coordinata alla principale

i cavalli del sole


Compare la prima fonte di problemi: i cavalli del Sole. Pirois vuol dire infuocato, Eoo indica l’Oriente dove sorge il sole,
infatti potremmo chiamarlo Levante e Eton ci dà l’idea del fuoco: questi cavalli hanno dei nomi che indicano le loro
caratteristiche.
Interea volucres Pyrois et Eous et Aethon, Intanto i cavalli del Sole, gli alati Pirois, E o e Et ne,
Solis equi, quartusque Phlegon hinnitibus auras e per quarto, Fleg ne riempiono il cielo
ammiferis inplent pedibusque repagula pulsant. di nitriti infuocati e colpiscono con gli zoccoli le sbarre.

volucres ⇢ vuol dire che hanno le ali ai piedi


ammifer ⇢ amma + fero ! composto nominale

ANALISI SINTATTICA
Interea... Solis equi... auras... inplent ⇢ proposizione principale
pedibusque repagula pulsant ⇢ coordinata alla principale

quae postquam Tethys, fatorum ignara nepotis Dopo che Teti, ignara del destino del nipote,
reppulit et facta est immensi copia caeli, le tolse e si spalanc l'ampiezza del cielo immenso,
corripuere viam pedibusque per aera motis (i cavalli) si lanciarono sulla via e scalciando nell'aria,
obstantes scindunt nebulas pennisque levati lacerano le nubi che si parano di fronte e librati sulle ali,
praetereunt ortos isdem de partibus Euros. superano gli Euri nati dalle stesse zone.

quae ⇢ nesso relativo, non subordina


reppulit ⇢ da pello, aprire, spalancare
facta est ⇢ si presentò, si spalancò
motis aera ⇢ sarebbe mossi nell’aria, quindi traduciamo “scalciando”
Euros ⇢ sono i venti, in questo verso vediamo il topos dei cavalli che correndo a gran velocità spostano, superano il vento.
isdem partibus ⇢ anastrofe
corripuere ⇢ è un perfetto in ere, terza persona plurale, la forma standard sarebbe corripuerunt

27
fl
fl
fl







fi

Teti ⇢ Teti spalanca si riferisce a repagula, cioè ai cancelli di cui si è parlato sopra. Teti è una divinità marina, madre di
Climene, quindi nonna di Fetonte e viene introdotto un dettaglio patetico (da pathos), ella senza sapere la situazione apre
questi cancelli, ma sarà fatale per il nipote e qui abbiamo un’allusione alla ne di Fetonte, è un elemento sentimentale
introdotto da Ovidio, quest’azione abituale della nonna di Fetonte sarà per egli fatale.

ANALISI SINTATTICA
quae (repagula) postquam Tethys... reppulit ⇢ subordinata temporale di primo grado [nesso relativo]
et facta est immensi copia caeli ⇢ coordinata alla temporale
corripuere viam ⇢ proposizione principale
scindunt (que) nebulas ⇢ coordinata alla principale
pedibus(que)... per aera motis ⇢ ablativo assoluto
obstantes (nebulas) ⇢ participio attributivo
pennis(que) levati ⇢ participio congiunto
praetereunt(que) ⇢ coordinata alla principale
ortos isdem de partibus Euros. ⇢ participio attributivo

I cavalli del sole sentendo un peso più leggero del solito non riconoscono il loro solito auriga, il Sole, capiscono che c’è
qualcun altro e questo li renderà più ribelli del solito. livello metaforico, sul piano etico, del comportamento, noi diamo una
connotazione positiva alla leggerezza rispetto alla pesantezza, ma per gli antichi era diverso perché una persona leggera è
instabile e ina dabile, quindi la gravitas è la qualità di una persona seria perché non è volubile e quindi capace se ci
spostiamo nell’ambito del governo. Una similitudine ci fa capire quanto questa faccenda della gravitas sia importante,
ribadisce la necessità di una lettura che si sposti sul piano metaforico. Come le navi concave oscillano e sono in balìa del mare
è una similitudine
sed leve pondus erat nec quod cognoscere possent Ma il carico era lieve, non era tale che i cavalli del Sole
Solis equi, solitaque iugum gravitate carebat; potessero riconoscerlo, e il giogo mancava del peso
utque labant curvae iusto sine pondere naves abituale; e come le navi concave, senza la giusta zavorra,
perque mare instabiles nimia levitate feruntur, sbandano, e, instabili per l'eccessiva leggerezza, vengono
sic onere adsueto vacuus dat in aera saltus trascinare per il mare, cos il carro, privo del solito carico,
succutiturque alte similisque est currus inani. sobbalza nell'aria,
viene scosso con violenza ed uguale a un carro vuoto.
fero ⇢ è al passivo, indica che le navi vengono trasportate. Quindi come le navi eccessivamente leggere vengono
trasportate dal mare, così il carro è leggero quasi da sembrare vuoto e si mette a sobbalzare (saltius sono i balzi)
succutitur ⇢ verbo composto da quatio che vuol dire scuotere.

ANALISI SINTATTICA
sed leve pondus erat ⇢ proposizione principale
nec (id) ⇢ coordinata alla principale
quod cognoscere possent Solis equi ⇢ subordinata relativa impropria di primo grado con in nito nominale oggettivo
solitaque iugum gravitate carebat ⇢ coordinata alla principale
ut(que) labant curvae iusto sine pondere naves ⇢ subordinata comparativa di primo grado
perque mare instabiles nimia levitate feruntur ⇢ coordinata alla comparativa
sic(que)... vacuus dat in aera saltus ⇢ coordinata alla principale
onere adsueto ⇢ participio attributivo
succutiturque alte ⇢ coordinata alla principale
similisque est currus inani ⇢ coordinata alla principale

Quod simul ac sensere, ruunt tritumque relinquunt Non appena se ne rendono conto, i quattro aggiogati
quadriiugi spatium nec quo prius ordine currunt. si precipitano e lasciano la pista battuta: non corrono nel
ipse pavet nec qua commissas ectat habenas senso di prima.
nec scit qua sit iter, nec, si sciat, imperet illis. Lui si spaventa e non sa da che parte tirare le briglie che gli
sono state a date, né per dove passi la strada e, se pure lo
sapesse, non riuscirebbe a guidarli.

28
ffi
ffi




fl



fi

fi

La traduzione presenta i verbi al presente, ma in Ovidio i verbi sono perfetti e presenti storici.
ruo ⇢ verbo che ha la stessa radice del sostantivo ruino che è la frana quindi è qualcosa che viene giù con violenza.
quadriugi ⇢ composto numerale, sono frequenti nello stile epico
spatium ⇢ movimento in una pista, quindi indica un movimento nell’orbita
paveo ⇢ dà l’idea della palpitazione
qua ⇢ avverbi interrogativi di luogo e derivano da un originario ablativo che si chiama prosecutivo che indica il luogo di
passaggio; questi due versi ci danno l’idea dello smarrimento di Fetonte che nonostante tutte le dritte del Sole si è già
disorientato.

ANALISI SINTATTICA
Quod simul ac sensere ⇢ suboridinata temporale di primo grado
ruunt ⇢ proposizione principale
relinquunt(que) quadriiugi spatium ⇢ coordinata alla principale
tritum(que) ⇢ participio attributivo
nec... currunt ⇢ coordinata alla principale
quo prius ordine (cucurrerunt) ⇢ subordinata relativa di primo grado [ellittica, con antecedente attratto]

ipse pavet ⇢ proposizione principale


nec (scit) ⇢ coordinata alla principale [ellittica]
qua... ectat habenas ⇢ subordinata interrogativa indiretta di primo grado
commissas ⇢ participio attibutivo
nec scit ⇢ coordinata alla principale [ellittica]
qua sit iter ⇢ subordinata interrogativa indiretta di primo grado
nec... imperet illis ⇢ subordinata interrogativa indiretta di primo grado
si sciat ⇢ subordinata interrogativa indiretta di primo grado

Cosa succede dopo questa deviazione: succedono tutte le cose che il Sole aveva presentato a Fetonte come dei pericoli da
evitare. Gli aveva detto di tenersi nella mezza via, di non andare né troppo in alto né troppo in basso, ma i cavalli si lanciano
e vanno verso l’alto e le costellazioni della zona polare (si parla della proiezione nel cielo (orsa maggiore, serpente!
intermedia tra le orse) vengono disturbate da questa perdita di controllo da parte di fetonte. Si tratta di animali e di Boote, il
guardiano e Ovidio le rappresenta come se prendessero vita, Ovidio mette in atto un catasterismo alla rovescia, cioè
normalmente quando si parla di metamorfosi si parla di una persona trasformata in astro (catasterismo), invece qua gli
astri diventano esseri animati che disturbati fanno cose che normalmente non fanno.
Tum primum radiis gelidi caluere Triones Allora prima di tutto le gelide orse si scaldarono sotto i raggi
et vetito frustra temptarunt aequore tingui, e tentarono invano di bagnarsi nel mare proibito,
quaeque polo posita est glaciali proxima Serpens, e il Serpente, che si trova vicino al polo glaciale,
frigore pigra prius nec formidabilis ulli, prima in letargo per il freddo e incapace di fare paura ad
incaluit sumpsitque novas fervoribus iras; alcuno, si scaldò e dal fuoco attinse un'insolita collera
te quoque turbatum memorant fugisse, Boote, quamvis dicono che anche tu, Boote, sia fuggito via sconvolto, benché
tardus eras et te tua plaustra tenebant. fossi lento e il tuoi carro ti frenasse.
Triones ⇢ sono le stelle che compongono le orse. Le orse si scaldano e tentano di bagnarsi nel mare che di solito è proibito
perché nel movimento apparente dell’Orsa, da un punto di vista astronomico, non scende mai sotto la linea dell’orizzonte,
cioè sotto il livello del mare, quindi Ovidio gioca su questo movimento per dire che le Orse adesso esposte al sole fanno
cose che normalmente non facevano e questo è un primo segno di sconvolgimento che Fetonte sta causando.
temptarunt ⇢ forma sincopata
tinguit ⇢ valore medio passivo
Serpens ⇢ è sia maschile che femminile ed è una costellazione che si trova tra le due orse.
novas ⇢ inteso come insolito. Il serpente normalmente non si muove, è così lenta che sembra immobile e adesso invece si
agita insolitamente per il calore
memorare ⇢ non vuol dire solo ricordare, ma ricordare qualcosa raccontandola (si pensi alla memorialistica, ai diari)
Boote ⇢ Boote è una costellazione e viene de nito dagli antichi un guardiano, è un giovane che viene trasformato in astro,
sta nel cielo, ha un moto lento e per questo viene de nito tardus e in questo caso scappa via per sottrarsi alle amme. Boote
è il guardiano della costellazione dell’Orsa e per questo viene de nito anche guardiano del carro e viene rappresentato su

29
fl








fi




fi

fi



fi

questo carro che rallenta il suo moto apparente di costellazione. Dunque viene sconvolto il moto usuale di queste
costellazioni.
ANALISI SINTATTICA
te quoque... fugisse, Boote ⇢ subordinata in nitiva di primo grado
memorant ⇢ proposizione principale
turbatum ⇢ participio attributivo
quamvis tardus eras ⇢ subordinata concessiva di primo grado
et te tua plaustra tenebant. ⇢ coordinata alla concessiva

Troviamo una serie di sintomi sici che rimandano alla paura. Fetonte, paradossalmente, pur trovandosi nella posizione
più luminosa (per tantum lumen) non riesce a vedere niente.
ut vero summo despexit ab aethere terras ma appena lo sventurato Fetonte dall'alto del cielo
infelix Phaethon penitus penitusque patentes, guardò giù la terra, che si splancava sempre più in basso,
palluit et subito genua intremuere timore impallidì e di colpo le ginocchia presero a tremare di paura e,
suntque oculis tenebrae per tantum lumen obortae. in una luce così forte, sugli occhi gli calarono le tenebre.

infelix ⇢ non fa riferimento solo a uno stato psicologico, ma fa riferimento alla mancanza di buona sorte.
patentes ⇢ si rifersice a terras. da patere, essere aperto, spalancare
despexit ⇢ viene da despicio, è un perfetto sigmatico
penitus penitusque ⇢ geminatio, ripetizione che rende l’idea di una voragine che si spalanca sotto Fetonte; penitus è un
avverbio
intremuere ⇢ perfetto in ere

ANALISI SINTATTICA
ut ... despexit ab aethere terras infelix Phaethon ⇢ subordinata temporale di primo grado
penitus penitusque patentes ⇢ participio attributivo
palluit ⇢ proposizione principale
et subito genua intremuere timore ⇢ coordinata alla principale
suntque oculis tenebrae per tantum lumen obortae. ⇢ coordinata alla principale

Si comincia ad andare più a fondo sulla psicologia di Fetonte che si pente di ciò che ha fatto.
et iam mallet equos numquam tetigisse paternos, e ora vorrebbe non aver mai toccato i cavalli
iam cognosse genus piget et valuisse rogando, del padre, ora gli rincresce di aver voluto conoscere la sua
iam Meropis dici cupiens ita fertur ut acta origine, a forza di chiedere, e, mentre desidera essere
praecipiti pinus Borea, cui victa remisit chiamato glio di Mérope, viene trascinato come una nave
frena suus rector, quam dis votisque reliquit. spinta dal precipitoso Bòrea, di cui il pilota lascia il timone
scon tto,

cognosse ⇢ forma sincopata di cognovisse.


rogando ⇢ gerundio in ablativo strumentale
mallet ⇢ da malo, congiuntivo imperfetto in una frase indipendente; malo nella sua semantica ha un valore di desiderio,
qui però dà l’idea dell’irrealizzabilità dell’azione, quindi è un congiuntivo irreale perché avrebbe preferito ma ormai non
può tornare più indietro
piget ⇢ verbo impersonale, qui non è espressa la persona a cui dispiace, ma andrebbe in accusativo (dovrebbe essere eum
piget) e la cosa di cui ci si pente va in genitivo; quando l’azione di cui ci si pente viene espressa e non la cosa si possono
trovare delle preposizioni di tipo completivo che completano direttamente il verbo.
Merope ⇢ Merops, is ! padre adottivo di Fetonte di cui non si era accontentato.
acta ⇢ va con pinus
victa ⇢ si concorda con frena (le briglie scon tte), ma dovrebbe essere concordato con rector: si tratta di un trasferimento
semantico tipico della poesia e si chiama ipallage
pinus ⇢ femminile per questo si concorda con acta; pinus inoltre si concorda con quam

30
fi

fi

fi





fi

fi

ANALISI SINTATTICA
et iam mallet equos numquam tetigisse paternos ⇢ proposizione principale
iam cognosse genus piget ⇢ coordinata alla principale con in nito nominale soggettivo
et valuisse ⇢ coordinato all’in nitiva nominale
rogando ⇢ gerundio strumentale
iam Meropis dici ⇢ in nitiva nominale oggettiva [di cupiens]
cupiens ⇢ participio congiunto
ita fertur ⇢ coordinata alla principale
ut... praecipiti pinus Borea ⇢ subordinata di primo grado comparativa
acta (pinus) ⇢ participio attributivo
cui... remisit frena suus rector ⇢ subordinata relativa di secondo grado
victa ⇢ participio attributivo
quam dis votisque reliquit ⇢ coordinata alla relativa di secondo grado

quid faciat? multum caeli post terga relictum, Che fare? Gran parte del cielo è rimasta alle spalle,
ante oculos plus est: animo metitur utrumque ma davanti agli occhi ce n'è di più: con la mente misura
et modo quos illi fatum contingere non est entrambe le parti e ora guarda davanti a sé l'occidente
prospicit occasus, interdum respicit ortus, che non è destinato a toccare, ora si volta a guardare l'oriente
quidque agat ignarus stupet et nec frena remittit e, non sapendo che fare, resta attonito, non allenta le briglie,
nec retinere valet nec nomina novit equorum. e neppure riesce a tirarle e non conosce neanche i nomi dei
cavalli

faciat ⇢ congiuntivo in una frase indipendente e in questo caso è dubitativo che è il congiuntivo che esprime il dubbio di
chi si trova in una situazione disperata. In questo passo Fetonte si trova nel bel mezzo del suo viaggio e non può tornare
indietro.
occasus ⇢ occidente, non fatum est (non è destinato a toccare l’Occidente)
orior ⇢ (ortus), si volta a guardare l’oriente perché è da lì che è partito ed è anche la sua origine biologica
modo, interdum ⇢ ora… ora ! sono avverbi.
stupet ⇢ resta attonito, è bloccato
ignarus ⇢ parola tema che indica inesperienza, la sua incapacità di governare il carro. Ci sono anche molti verbi che
indicano l’atto del guardare.

ANALISI SINTATTICA
quid faciat?⇢ proposizione principale
multum caeli post terga relictum (est) ⇢ proposizione principale ellittica del verbo
ante oculos plus est: ⇢ coordinata alla principale

animo metitur utrumque ⇢ proposizione principale


et modo... prospicit occasus ⇢ coordinata alla principale
quos illi fatum contingere non est ⇢ subordinata relativa con in nito nominale soggettivo di primo grado
interdum respicit ortus ⇢ coordinata alla principale
quidque agat ⇢ subordinata di interrogativa indiretta oggettiva di primo grado
ignarus stupet ⇢ coordinata alla principale
et nec frena remittit ⇢ coordinata alla principale
nec retinere valet ⇢ coordinata alla principale
nec nomina novit equorum ⇢ coordinata alla principale

31

fi


fi














fi
fi

sparsa quoque in vario passim miracula caelo vastarumque Vede anche qua e là, nelle diverse parti del cielo,
videt trepidus simulacra ferarum. le meraviglie e, impaurito, le immagini di belve immense.
est locus, in geminos ubi bracchia concavat arcus C'è un punto in cui lo Scorpione curva le sue chele a formare
Scorpios et cauda exisque utrimque lacertis un doppio arco e, con la coda e con gli arti piegati da
porrigit in spatium signorum membra duorum; entrambe le parti, stende le sue membra nella zona di due
hunc puer ut nigri madidum sudore veneni costellazioni: il ragazzo, appena lo vede trasudare veleno,
vulnera curvata minitantem cuspide vidit, minacciare colpi con l'aculeo ricurvo, fuori di sé per la paura
mentis inops gelida formidine lora remisit. raggelante, lascia le redini.

passim ⇢ avverbio
vario caelo ⇢ il cielo è vario perché composto da tante parti
miracula ⇢ in italiano traduciamo con meraviglie, ma in realtà qui si sta parlando di uno spettacolo pauroso. Essendo
salito verso il polo vede anche le costellazioni del rmamento, della parte più alta del cielo e sulla parete di questa sfera che
contiene tutto l’universo ci sono le costellazioni spesso rappresentate da animali (scorpione, cancro, sagittario); il Sole lo
aveva avvisato che avrebbe trovato questi monstra e quando li vede si spaventa perché appaiono come animali feroci
spatium ⇢ questo punto viene messo a fuoco con l’espressione “est locus” che è tipica della ekphrasis, che è la descrizione
dei luoghi propria dei manuali di retorica che venivano utilizzati in un certo tipo di istruzione. Ovidio attira l’attenzione nel
punto in cui si trova lo scorpione perché subito dopo c’è la bilancia e sembra trattarsi di un riferimento ad Augusto perché
egli è nato sotto il segno della bilancia e dopo la sua morte sarebbe stato catasterizzato e la sua costellazione si sarebbe
collocata in quella zona del cielo, dove lo scorpione si allunga dato il vasto spazio, spazio che verrà utilizzato per Augusto.
hunc ⇢ è lo scorpione
ut vidit ⇢ proposizione temporale che precede l’azione del vedere e del lasciare andare le briglie e fa capire quindi che c’è
una sequenza narrativa molto rapida, è una temporale di successione immediata.
madidum ⇢ essere pieno di liquido, essere umido, grondante e Fetonte lo vede minacciare (minitantem) di colpirlo con la
punta della coda.
videor ⇢ per fare una proposizione subordinata da videro normalmente mettiamo il verbo all’in nito e qui invece si usa un
participio presente perché indica un’azione imperfettiva; la scelta del participio presente rispetto all’in nito mette a fuoco
il processo imperfettivo dell’azione, cioè Fetonte non vede che lo scorpione sta lì minaccioso, ma lo vede mentre lo sta
minacciando
minitantem ⇢ participio predicativo, si vuole sottolineare il fatto che l’azione avviene sotto gli occhi di Fetonte che si
spaventa perché si sente minacciato.

ANALISI SINTATTICA
sparsa quoque in vario passim... caelo ⇢ participio attributivo
miracula vastarumque videt trepidus simulacra ferarum ⇢ proposizione principale

est locus ⇢proposizione principale


in geminos ubi bracchia concavat arcus Scorpius ⇢ subordinata temporale di primo grado
et cauda... lacertis porrigit in spatium signorum membra duorum ⇢ coordinata alla principale
exis (lacertis) ⇢ participio attributivo

puer ut nigri madidum sudore veneni vulnera... vidit ⇢ subordinata temporale di primo grado
curvata (cuspide) ⇢ participio attributivo
minitantem (hunc) ⇢ participio predicativo
mentis inops gelida formidine lora remisit ⇢ proposizione principale

32
fl

fl


fi



fi
fi

i cavalli procedono senza guida


Quae postquam summum tetigere iacentia tergum, Ma quando le redini abbandonate s orarono il loro dorso,
exspatiantur equi nulloque inhibente per auras i cavalli uscirono dalla rotta e, senza nessuno che li
ignotae regionis eunt, quaque inpetus egit, trattenesse, se ne andarono per l'aria di una zona
hac sine lege ruunt altoque sub aethere xis sconosciuta, e, dove il loro slancio li spinge, là corrono senza
incursant stellis rapiuntque per avia currum. guida, corrono contro le stelle sse nella parte più alta del
et modo summa petunt, modo per declive viasque cielo, e trascinano il carro fuori strada. E ora vanno verso la
praecipites spatio terrae propiore feruntur sommità del cielo, ora si lanciano in discesa per vie
inferiusque suis fraternos currere Luna precipitose nella zona vicina alla terra. La Luna vede stupita
admiratur equos ambustaque nubila fumant che i cavalli del fratello corrono più in basso dei suoi
e le nubi bruciate fumano.

avia…ambusta ⇢ la selezione dei termini rimanda a due precedenti allusioni latine del mito di Fetonte [Lucrezio e Orazio]
fraternos…equos ⇢il concetto presuppone una fratellanza fra il Sole e la Luna che è mediata dalla loro identi cazione con
Apollo e Diana, e l’esistenza di cavalli della Luna, meno attestati rispetto a quelli del Sole.

ANALISI SINTATTICA
Quae postquam summum tetigere... tergum ⇢ subordinata temporale di primo grado [con nesso relativo]
iacentia ⇢ participio attributivo
exspatiantur equi ⇢ proposizione principale
nullo(que) inhibente ⇢ ablativo assoluto
per auras(que) ignotae regionis eunt ⇢ coordinata alla principale
qua(que) inpetus egit ⇢ coordinata alla principale
hac(que) sine lege ruunt ⇢ participio attributivo
altoque sub aethere... incurs ant... stellis ⇢ coordinata alla principale
xis ⇢ participio attributivo
rapiuntque per avia currum ⇢ coordinata alla principale
et modo summa petunt ⇢ coordinata alla principale
modo per declive viasque… feruntur ⇢ coordinata alla principale

inferiusque suis... Luna admiratur ⇢ proposizione principale


fraternos currere equos ⇢ subordinata oggettiva in nitiva di primo grado
ambusta(que) ⇢ participio congiunto
nubila(que) fumant ⇢ coordinata alla principale

il grande incendio
È rappresentata una scena paradossale: le stesse messi bruciando alimentano un incendio che le devasterà completamente,
sono l’esca per accendere il fuoco e le cose che al tempo stesso bruceranno; nel latino il paradosso si comprende a pieno se
si comprende il signi cato del termine Damnum, che vuol dire perdita, termine di origine eco nomica che indica una
perdita patrimoniale, può indicare le eclissi di luna (damna luna) quindi la mancanza della luna, in sostanza il termine
indica una mancanza etimologicamente parlando.
corripitur ammis ut quaeque altissima tellus Appena le parti più alte della terra prendono fuoco, spaccate,
ssaque agit rimas et sucis aret ademptis; crepano e, prosciugati i liquidi, bruciano;
pabula canescunt, cum frondibus uritur arbor, i pascoli imbiancano, gli alberi ardono con le loro foglie le
materiamque suo praebet seges arida damno. messi aride o rono alimento per la loro devastazione.

ut ⇢ temporale di precedenza immediata


quisque+superlativo ⇢ indica una categoria (quaeque altissima tellus)
ssa ⇢ viene dal verbo ndo (spaccare), verbo usato spesso da Ovidio.
canescunt ⇢ diventare bianchi e in questo caso i campi diventano bianchi perché seccano

33
fi
fi
fi
fl
ff
fi
fi

fi

fi


fi





fi





fi

ANALISI SINTATTICA
corripitur ammis ut quaeque altissima tellus ⇢ subordinata temporale di primo grado
ssa(que) ⇢ participio congiunto
agit(que) rimas ⇢ proposizione principale
et... aret ⇢ participio congiunto
sucis ademptis ⇢ ablativo assoluto

pabula canescunt ⇢ proposizione principale


cum frondibus uritur arbor ⇢ coordinata alla principale
materiamque suo praebet seges arida damno ⇢ coordinata alla principale

intervento del poeta


Ovidio gioca con il racconto del diluvio universale in cui i monti sono gli ultimi ad essere sommersi, mentre in questa
catastrofe i monti sono i primi, perché più vicini al sole; utilizza una tecnica utilizzata nella poesia alessandrina secondo la
quale bisognava dare spazio nella versi cazione a temi e immagini tecniche, la s da era di fare bella poesia a partire da una
materia che de nivano arida, di cile, ostica, bisognava renderla interessante, come i cataloghi (geogra ci o di stranezze,
di animali…), quindi una serie di cose che normalmente sarebbero parte delle scienze naturali, sono oggetto della poesia. In
questo caso viene mostrato un catalogo di monti: questo catalogo che a noi appare come una sequenza di nomi voleva
essere una dimostrazione di bravura; intanto Ovidio gioca sulla sonorità delle parole di origine greca e la funzione di questi
grecismi è quella di impreziosire il verso e poi non segue un ordine geogra co, ma segue un ordine del movimento
irrazionale del carro di Fetonte: tendenzialmente si muove da est verso ovest ma con sbandamenti e lo notiamo da questo
catalogo i monti sono elencati da est verso ovest, ma poi ci sono anche dei ritorni all’indietro e soprattutto monti che
nella realtà sono vicini, nel catalogo non vengono mai accostati per rendere l’idea del movimento irrazionale del carro di
Fetonte. Si comincia dal monte Atos.
parva queror: magnae pereunt cum moenibus urbes, ma piango per delle inezie: grandi città vengono
cumque suis totas populis incendia gentis annientate
in cinerem vertunt. silvae cum montibus ardent con le loro mura e gli incendi inceneriscono intere
ardet Athos Taurusque Cilix et Tmolus et Oete nazioni
et tum sicca, prius creberrima fontibus, Ide con i loro popoli. Assieme ai monti bruciano le foreste
virgineusque Helicon et nondum Oeagrius Haemus. e brucia l'Ida, prima ricchissima di sorgenti, ma in quel
momento secca, bruciano l'Elicona sacro alle vergini e
l'Emo, non ancora di Eagro.
quaeror ⇢ verbo deponente
vertunt+in ⇢ trasformano in
ardet ⇢ verbo al singolare ma si riferisce ad una serie di monti
Taurus ⇢ parte nord della grecia, detto cilix perché è originario della Cilicia.
Oeagrius ⇢ vuol dire glio di Egro e c’è un riferimento al poeta Orfeo, gura importante nella poesia originario di quella
zona della grecia e il suo patronimico viene applicato al monte Emo.
Ide ⇢monte della Troade e Ovidio rifacendosi appunto ad Omero dice che prima era ricchissimo di sorgenti

ANALISI SINTATTICA
parva queror ⇢ proposizione principale
magnae pereunt cum moenibus urbes ⇢ coordinata alla principale
cumque suis.. populis incendia gentis in cinerem vertunt ⇢ coordinata alla principale

silvae cum montibus ardent ⇢ proposizione principale


ardet Athos Taurusque Cilix et Tmolus et Oete ⇢ coordinata alla principale
et tum sicca, prius creberrima fontibus, Ide ⇢ coordinata alla principale [ellittica del verbo]
virgineusque Helicon et nondum Oeagrius Haemus ⇢ coordinata alla principale [ellittica del verbo]

34
fi

->
fl

fi
fi

ffi

fi









fi

fi

fi

fi
ardet in inmensum geminatis ignibus Aetne Brucia l'Etna raddoppiando le amme nell'immensità,
Parnasosque biceps et Eryx et Cynthus et Othrys bruciano il Parnàso, con le sue due vette, e l'Èrice, il Cinto e
et tandem nivibus Rhodope caritura Mimasque l’Otri e il Ròdope, senza più le sue nevi, il Mimante,
Dindymaque et Mycale natusque ad sacra Cithaeron. il Dìndimo e Mìcale, e il Citeròne nato per le cerimonie
nec prosunt Scythiae sua frigora: Caucasus ardet sacre. Neppure la Scizia riceve bene cio dal suo freddo:
Ossaque cum Pindo maiorque ambobus Olympus bruciano il Caucaso, l'Ossa con il Pindo, l'Olimpo, più alto di
aeriaeque Alpes et nubifer Appenninus. entrambi, le Alpi aeree e il nuvoloso Appennino.

Scizia ⇢ famosa per il freddo

ANALISI SINTATTICA
ardet in inmensum... Cithaeron ⇢ proposizione principale
geminatis ignibus ⇢ ablativo assoluto
caritura (Mimas) ⇢ participio attributivo
natus (Cithaeron) ⇢ participio attributivo

nec prosunt Scythiae sua frigora ⇢ proposizione principale


Caucasus ardet... et nubifer Appenninus ⇢ coordinata alla principale

Il paragone con la fornace vuole far intendere un fenomeno sico, serve a dare concretezza; Lucrezio usa quest’immagine
in maniera molto simile: Ovidio usa delle similitudini diverse da omero e simili a Lucrezio, vengono usate per dare visibilità
e immediatezza a dei fenomeni di carattere naturale, hanno una funzione didascalica: Omero lo faceva per gli eroi, Ovidio
per i fenomeni naturali.
Tum vero Phaethon cunctis e partibus orbem Allora Fetonte vede, da tutte le parti, l'universo
adspicit accensum nec tantos sustinet aestus in amme, non regge un calore così forte, trae respiri
ferventesque auras velut e fornace profunda ardenti dalla gola come da una profonda fornace e sente
ore trahit currusque suos candescere sentit; che il suo carro si fa incandescente

cunctis et partibus ⇢ anastrofe

ANALISI SINTATTICA
Tum vero Phaethon... adspicit ⇢ proposizione principale
accensum ⇢ participio attributivo
nec tantos sustinet aestus ⇢ coordinata alla principale
ferventes(que) ⇢ participio attributivo
auras... ore(que) trahit ⇢ coordinata alla principale
currus(que) suos candescere ⇢ subordinata in nitiva di primo grado
sentit (que) ⇢ coordinata alla principale

et neque iam cineres eiectatamque favillam e non riesce più a sopportare la fuliggine e le scintille
ferre potest calidoque involvitur undique fumo, sprigionate, da ogni parte è avvolto da fumo bollente,
quoque eat aut ubi sit picea caligine tectus non sa dove sta andando, né dove si trovi, coperto da
nescit et arbitrio volucrum raptatur equorum una nebbia di pece e viene trascinato via secondo il
capriccio dei cavalli alati

favilla ⇢ imparentata con il verbo foveo (riscaldare)


eiectatam ⇢ singolare collettivo da eicio (indica che le amme vengono sprigionate).
arbitrio ⇢ decisione arbitraria

ANALISI SINTATTICA
et neque iam cineres favillam ferre potest ⇢ coordinata alla principale [con in nito nominale oggettivo]
eiectatamque ⇢ participio attributivo
calidoque involvitur undique fumo ⇢ coordinata alla principale
quo(que) eat ⇢ subordinata interrogativa indiretta di primo grado
35
fi

fi

fi




fi






fi

fi

fi

aut ubi sit picea caligine ⇢ coordinata all’interrogativa


tectus ⇢ participio congiunto
nescit (que) ⇢ coordinata alla principale
et arbitrio volucrum raptatur equorum ⇢ coordinata alla principale

sanguine tum credunt in corpora summa vocato si pensa che allora i popoli dell'Etiopia, per il sangue
Aethiopum populos nigrum traxisse colorem; risalito alla super cie del corpo, abbiano assunto il
tum facta est Libye raptis umoribus aestu colore nero;
arida, tum nymphae passis fontesque lacusque allora la Libia divenne arida, quando per il calore tutte
de evere comis; le acque furono prosciugate, allora le ninfe piansero,
con i capelli sciolti, le sorgenti e i laghi
credunt ⇢ plurale generico (si pensa, tutti pensano). Il colore nero degli Etiopi è implicito nel loro stesso nome ! Aifeo è
un verbo latino che signi ca bruciare + ops= sostantivo greco che vuol dire “faccia” quindi Aethiopi= facce bruciate.
Ovviamente questa è una credenza popolare.
Libye raptis umoribus aestu ⇢ si parla di un fenomeno ad oggi osservabile e si spiega con l’incendio= la Libia è arida
aestu ⇢ la amma, stessa radice della Dea del focolare Estia
de evere ⇢ le ninfe piangono le sorgenti e i laghi perché sono i posti associati alle dee minori come le ninfe ed erano
oggetto di venerazione, i capelli sciolti indicano, nella cultura del tempo, un segno di lutto. Questo riferimento alle ninfe da
ad Ovidio l’occasione di introdurre un altro elemento che riguarda le sorgenti e i umi che vengono prosciugati da questo
terribile incendio

ANALISI SINTATTICA
sanguine... vocato ⇢ ablativo assoluto
tum credunt ⇢proposizione principale
in corpora... populos nigrum traxisse colorem ⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo grado
tum facta est Libye... arida ⇢ coordinata alla principale
raptis umoribus aestu ⇢ ablativo assoluto
tum nymphae... lacusque de evere comis ⇢ coordinata alla principale
passis ⇢ participio attributivo

quaerit Boeotia Dircen, la Beozia cerca Dirce, Argo Amìmone,


Argos Amymonen, Ephyre Pirenidas undas. È ra, le onde di Pirène. Non sono al sicuro nemmeno
nec sortita loco distantes umina ripas i umi cui sono toccate in sorte rive tra loro lontane:
tuta manent: mediis Tanais fumavit in undis, il Tànai si mise a fumare nel mezzo del suo corso,
Peneosque senex Teuthranteusque Caicus il vecchio Penéo e il Caìco di Teutrante,
et celer Ismenos cum Phegiaco Erymantho il rapido Ismèno assieme all'Erimànto di Fègia,
arsurusque iterum Xanthos avusque Lycormas, lo Xanto che avrebbe bruciato una seconda volta
quique recurvatis ludit Maeandros in undis, e il biondo Licòrma, il Meandro che scherza tra le onde
Mygdoniusque Melas et Taenarius Eurotas. tortuose, il Migdònio, il Mela e l'Euròta di Ténaro.
quaerit ⇢ verbo che si riferisce a tutte e tre queste regioni: le Beozia, la città di Argo e Corinto (E ra è un altro nome di
Corinto); queste regioni cercano (quaero) le loro sorgenti ! la fonte Dircea era situata proprio fuori Tebe; Argo cerca
Amimone (amimonem= accusativo greco); E ra (nominativo greco) cerca la fonte di Pirène (Pirenidas ha un su sso
patronimico=idas). Così come Ovidio aveva parlato dei monti facendo un elenco, adesso fa la stessa cosa per i umi facendo
un elenco che va da est a ovest, ma ogni tanto torna indietro proprio per esprimere questo movimento disordinato del
carro.
fumavit ⇢ si riferisce ai umi che vengono elencati, il Peneo (grecia), il Caico (asia minore), l’Ismeno e l’Erimanto (entrambi
greci), lo Xanto (uno dei umi di Troia, reso famoso da Omero), Licorma (grecia), il Meandro (autonomasia= noi oggi
parliamo di meandro di un palazzo, di percorsi interni, curvilinei e si tratta di un percorso tortuoso anche nel caso di
questo ume), il Megdonio e il Mela (scorre sul Mar Nero) e l’Eurota ( ume di sparta).

ANALISI SINTATTICA
quaerit Boeotia Dircen ⇢ proposizione principale
Argos Amymonen (quaerit) ⇢ coordinata alla principale [ellittica]
Ephyre Pirenidas undas (quaerit) ⇢ coordinata alla principale [ellittica]
nec... umina... tuta manent ⇢ coordinata alla principale
36
fi
fi
fl
fl
fl

fi
fi

fi

fi
fi
fi
fl
fl
fl










fi







fi

fi

fi

fi
fi
ffi

sortita loco distantes ripas ⇢ participio attributivo


mediis Tanais fumavit in undis Peneosque... cum Phegiaco Erymantho... Lycormas... Eurotas ⇢ proposizione principale
arsurusque ⇢ participio attributivo
quique... ludit Maeandros in undis ⇢ subordinata relativa di primo grado
recurvatis ⇢ participio attributivo

arsit et Euphrates Babylonius, arsit Orontes bruciò anche l'Eufrate di Babilonia, bruciò l'Oronte
Thermodonque citus Gangesque et Phasis et Hister. il rapido Termodonte, il Gange, il Fasi e l'Istro.
aestuat Alpheos, ripae Spercheides ardent, Bolle l'Alfèo, bruciano le rive dello Sperchèo,
quodque suo Tagus amne vehit uit ignibus aurum, e l'oro che il Tago trasporta con la sua corrente si fonde con
et, quae Maeonias celebrabant carmine ripas il fuoco e, quegli uccelli di ume che a ollavano le rive di
umineae volucres, medio caluere Caystro. Meonia con il loro canto, bruciano in mezzo al Caìstro.
volucres ⇢ dovrebbe andare dopo quae quindi dopo il relativo, ma in questo tipo di poesia viene messo ancora dopo
Moenia ⇢ è una regione.
Gli uccelli presenti in questi versi hanno un riferimento preciso, ce ne parla Omero dei cigni di Meonia a volte ripresi anche
dai poeti latini contemporanei di Ovidio; il cigno è l’immagine in cui solitamente il poeta si rispecchia, si diceva che il cigno
alla sua morte emettesse un canto meraviglioso che i poeti invidiano e cercano di riprodurre eccellenza nella loro poesia;
da notare l’ambiguità del verbo celebro che porta alla memoria Lucrezio che parla di questi cigni e celebro viene usato con
valore di “a ollare”, ma dato che la gura del cigno evoca la poesia, celebro è ambiguo perché richiama anche il signi cato
di celebrare.

ANALISI SINTATTICA
arsit et Euphrates Babylonius ⇢ proposizione principale
arsit Orontes... et Phasis et Hister. ⇢ coordinata alla principale

aestuat Alpheos ⇢ proposizione principale


ripae Spercheides ardent ⇢ coordinata alla principale
quod(que) suo Tagus amne vehit ⇢ subordinata relativa di primo grado
uit(que) ignibus aurum ⇢ coordinata alla principale
et... umineae volucres medio caluere Caystro ⇢ coordinata alla principale
quae Maeonias celebrabant carmine ripas ⇢ subordinata relativa di primo grado

Nilus in extremum fugit perterritus orbem Il Nilo fugge spaventato ai limiti del mondo e nasconde la
occuluitque caput, quod adhuc latet; ostia septem sua sorgente, che è ancora occulta; restano secche le sette
pulverulenta vacant, septem sine umine valles. foci, piene di sabbia, sette valli senza un ume.
occulit ⇢ traduciamo con il presente, ma è un perfetto. Ancora adesso la sorgente del Nilo è nascosta. Si fa ancora poesia
eziologica perché Ovidio da una spiegazione al perché gli antichi non trovassero la sorgente del Nilo e ci mostra
un’immagine desolante della foce del Nilo.
ostia ⇢ da os che vuol dire bocca ma anche ingresso e nel caso del ume è il punto dal quale sbocca.

ANALISI SINTATTICA
Nilus in extremum fugit... orbem ⇢ proposizione principale
perterritus ⇢ participio attributivo
occuluitque caput ⇢ coordinata alla principale
quod adhuc latet ⇢ subordinata relativa di primo grado
ostia... vacant, septem sine umine valles ⇢ proposizione principale

fors eadem Ismarios Hebrum cum Strymone siccat lo stesso destino dissecca i traci Ebro e Strìmone,
Hesperiosque amnes, Rhenum Rhodanumque Padumque i umi d'Esperia, il Reno, il Rodano, il Po
cuique fuit rerum promissa potentia, Thybrin. e il Tevere a cui fu promessa l'egemonia.
dissilit omne solum, penetratque in Tartara rimis Il suolo, tutto, si spacca e la luce penetra dalle fessure nel
lumen et infernum terret cum coniuge regem. Tartaro e terrorizza il re degli inferi con la sua sposa.

37
fl
fl
fi
fl
ff

fi
fl
fl
fl

fi


ff

fi














fi

fi

potentia ⇢ Ovidio inserisce il potere di Roma, ogni tanto introduce degli elementi celebrativi anche se non troppo espliciti
e in queste perifrasi geogra che si cerca di mettere in evidenza il fatto che Roma sia il centro del mondo
Tartara… ⇢ normalmente il mondo dei vivi è separato dal mondo dei morti e il fatto che la luce entri nel Tartaro sconvolge
gli Inferi e questo è un segno dello stravolgimento dell’ordine naturale.
infernum terret cum coniuge regem ⇢ riferimento, un’anticipazione al rapimento di Proserpina (la sposa del re degli
inferi).

ANALISI SINTATTICA
fors eadem Ismarios... siccat... Padumque... Thybrin ⇢ proposizione principale
cuique fuit rerum promissa potentia ⇢ subordinata relativa di primo grado

dissilit omne solum ⇢ proposizione principale


penetratque in Tartara rimis ⇢ coordinata alla principale
lumen et infernum terret cum coniuge regem ⇢ coordinata alla principale

et mare contrahitur siccaeque est campus harenae, Anche il mare si riduce, quel che prima era Oceano
quod modo pontus erat, quosque altum texerat aequor è una spianata di sabbia inaridita, e le montagne che
exsistunt montes et sparsas Cycladas augent. la distesa d'acqua, profonda, copriva, emergono e
ima petunt pisces, nec se super aequora curvi aumentano
tollere consuetas audent delphines in auras; il numero delle Cicladi, sparse qua e là. I pesci cercano le
acque profonde e i del ni arcuati non osano sollevarsi
come al solito nell'aria, sopra le acque.
Cicladi ⇢sono isole e in questo caso vengono ra gurate come delle punte rocciose che a orano dall’acqua in cerchio e
alle Cicladi si aggiungono altre punte rocciose che emergono in cerchio e aumenta il numero delle Cicladi sparse
Del ni ⇢ indica il movimento tipico dei del ni che emergono dall’acqua saltando disponendosi in forma di arco, formando
quindi una linea curva, ma adesso non saltano più fuori dall’acqua, si rifugiano nel profondo.

ANALISI SINTATTICA
et mare contrahitur⇢ proposizione principale
siccaeque est campus harenae ⇢ coordinata alla principale
quod modo pontus erat ⇢ subordinata relativa di primo grado
quos(que) altum texerat aequor ⇢ coordinata alla relativa
exsistunt(que) montes⇢ coordinata alla principale
et sparsas Cycladas augent. ⇢ coordinata alla principale

ima petunt pisces⇢ proposizione principale


nec se... tollere... audent delphines in auras ⇢ coordinata alla principale
consuetas ⇢ participio attributivo

corpora phocarum summo resupina profundo i cadaveri delle foche galleggiano senza vita
exanimata natant: ipsum quoque Nerea fama est a pancia in su sulla super cie del mare: si dice che persino
Doridaque et natas tepidis latuisse sub antris; Nereo, Doride e le loro glie si siano nascosti in tiepide
ter Neptunus aquis cum torvo bracchia vultu caverne; per tre volte Nettuno con espressione truce si
exserere ausus erat, ter non tulit aeris ignes. azzardò a sollevare le braccia; per tre volte non resse il
calore dell'aria.

examinata⇢ ex privativo ! senza respiro, inanimata.


summo profundo ⇢ profudum è usato come sostantivo al neutro ed è un sinonimo di mare; profundus in latino signi ca
senza fondo e indica l’abisso e non ha un’accezione positiva perché in latino un’assenza di fondo non è ben vista. Troviamo
una specie di ossimoro nel senso che usando questo termine per indicare la profondità del mare insieme a summo che
invece indica l’altezza estrema si crea la combinazione di contrasti e questo esprime la spettacolarità inseguita da Ovidio
perché sappiamo che vuole suscitare meraviglia nel lettore.
ter Neptunus aquis cum torvo bracchia vultu ⇢ non solo le creature marine sono a disagio in questa situazione, ma anche
lo stesso Nettuno, le stesse divinità iniziano a reagire male di fronte a questo scompiglio dell’ordine tradizionale.
38
fi

fi
fi
fi
fi


fi




ffi





ffi

fi
ter ⇢ riferimento al numero tre che nell’antichità era un numero magico e spesso associato all’ambito del soprannaturale;
Nettuno per tre volte prova a uscire fuori dall’acqua per vedere cosa succede, ma non regge il calore dell’aria infuocata.

ANALISI SINTATTICA
corpora phocarum... natant ⇢ proposizione principale

exanimata⇢ participio attributivo


ipsum quoque Nerea... latuisse sub antris ⇢ subordinata in nitiva soggettiva di primo grado
fama est ⇢ proposizione principale

ter Neptunus... bracchia exserere ausus erat⇢ proposizione principale


ter non tulit aeris ignes ⇢ coordinata alla principale

la terra in sofferenza
Qui arriviamo a una svolta nel racconto Ovidiano e cioè la Terra che nora è stata rappresentata come la parte centrale
dell’universo da cui Fetonte deve tenersi lontano, ma qui viene personi cata, abbiamo una divinità antropomorfa; la Terra
devastata dall’incendio decide di parlare con Giove per incitarlo ad intervenire in questa situazione di estrema emergenza.
Alma tamen Tellus, ut erat circumdata ponto, La Terra nutrice, però, circondata com'era dal mare,
inter aquas pelagi contractosque undique fontes tra le acque dell'Oceano e le sorgenti ridotte da ogni parte,
qui se condiderant in opacae viscera matris che si erano nascoste nelle viscere della madre oscura,
sustulit oppressos collo tenus arida vultus sollevò, inaridita, all'altezza del collo, il volto abbassato
opposuitque manum fronti magnoque tremore portò una mano alla fronte e scuotendo ogni cosa
omnia concutiens paulum subsedit et infra con un grande tremito, si abbassò un poco e, più in basso di
quam solet esse fuit fractaque ita voce locuta est: quanto non sia di solito, con voce rotta, disse così:
alma⇢ tipico epiteto della Terra, viene da Alo che vuol dire nutrire ed è una parola che viene usato in poesia e in ambito
religioso, ma nei poeti latini è spesso associato a una divinità che esprime una forza generatrice. Il periodo in questa parte è
abbastanza complesso ! La terra nutrice circondata com’era dal mare perché gli antichi rappresentavano la terra
circondata dall’oceano come fosse un anello), poi si parla queste sorgenti, non dimentichiamo il caso nel Nilo, che si erano
inabissate per sfuggire al calore nelle viscere oscure della madre. Qui l’innaturalità della situazione è resa dall’espressione
qui se condiderant in opacae viscera matris
se condiderant⇢è un modo per enfatizzare una situazione innaturale. Si parla del volto abbassato, quest’espressione viene
utilizzata per indicare le condizioni siche della terra in quel momento, abbassata, perché tutto si era ritirato e tutto si
concentra in se stesso senza emergere nell’aria e fa fatica a sollevare il suo volto alzando il collo
sustulit⇢ perfetto del verbo tollo, derivante da fero. Il movimento innaturale della terra produce un terremoto.
concutiens⇢ dal verbo cuatio, vuol dire scuotere. Inoltre la terra inizia ad occupare una posizione più bassa rispetto a dove
dovrebbe stare in questo sistema di sfere e questo per sfuggire al calore. Comincia il discorso della terra che in realtà è una
supplica a Giove per far cessare tutto questo.

ANALISI SINTATTICA
Alma tamen Tellus... inter aquas pelagi... fontes sustulit... collo tenus arida vultus ⇢ proposizione principale
contractosque undique (fontes)⇢ participio attributivo
oppressos (vultus) ⇢ participio attributivo
ut erat circumdata ponto⇢ subordinata completiva di primo grado
qui (fontes) se condiderant in opacae viscera matris ⇢ subordinata relativa di primo grado
opposuitque manum fronti⇢ coordinata alla principale
magnoque tremore... paulum subsedit⇢ coordinata alla principale
omnia concutiens⇢ participio congiunto
et... fuit infra⇢ coordinata alla principale
quam solet esse⇢ subordinata completiva di primo grado
fractaque ita voce locuta est ⇢ coordinata alla principale

39

fi







fi


fi

fi

il grande incendio
si placet hoc meruique, quid o tua fulmina cessant, "Se questa la tua decisione e io l'ho meritata, cosa
summe deum? liceat periturae viribus ignis aspettano i tuoi fulmini, divinit suprema?
igne perire tuo clademque auctore levare. A me che sto per morire per la violenza del fuoco, sia
vix equidem fauces haec ipsa in verba resolvo'. almeno concesso di morire per il tuo fuoco e
di alleviare la mia sciagura considerandone l'autore. Io
davvero fatico ad aprire la bocca anche solo
per proferire queste parole".

ANALISI SINTATTICA
si placet hoc ⇢ subordinata ipotetica di primo grado [protasi di primo tipo]
meruique ⇢ coordinata all'ipotetica
quid o tua fulmina cessant, summe deum? ⇢ proposizione principale
liceat…iene perire tuo ⇢ proposizione principale [congiuntivo indipendente]
periturare viribus ignis ⇢ participio congiunto
clademque…levare [liceat] ⇢ coordinata alla principale

vix equide fauces hace ipsa in verba resolvo ⇢ proposizione principale

(presserat ora vapor) 'tostos en adspice crines (il fumo aveva stretto la gola): "ecco: guarda i miei
inque oculis tantum, tantum super ora favillae! capelli bruciati e quanta cenere ho negli occhi e sulla bocca!
hosne mihi fructus, hunc fertilitatis honorem questo il compenso che mi dai, questo il riconoscimento
o ciique refers, quod adunci vulnera aratri per la mia fertilit e per la mia lealt , per il fatto che
rastrorumque fero totoque exerceor anno, sopporto
quod pecori frondes alimentaque mitia fruges le ferite dell'aratro adunco e dei rastrelli, e vengo torturata
humano generi, vobis quoque tura ministro? tutto l'anno? perch procuro le biade al bestiame,
il dolce nutrimento e le messi al genere umano, e anche a
voi l'incenso?
ANALISI SINTATTICA
(presserat ora vapor) ⇢ parentetica [indipendente]

tostos ⇢ participio attributivo


en adspice crines... favillae ⇢ proposizione principale

hosne mihi fructus...refers ⇢ proposizione principale


quod... fero ⇢ subordinata causale di primo grado
totoque exerceor anno ⇢ coordinata alla causale
quod pecori frondes... ministro ⇢ coordinata alla causale

sed tamen exitium fac me meruisse: quid undae e però metti che io mi sia meritata la ne: che cosa
quid meruit frater? cur illi tradita sorte hanno meritato le acque, che cosa, tuo fratello? Perché
aequora decrescunt et ab aethere longius absunt? i mari che gli sono stati assegnati in sorte diminuiscono
quodsi nec fratris nec te mea gratia tangit, e sono più distanti dal cielo? E se non ti importa
at caeli miserere tui! circumspice utrumque: dell'approvazione mia
o di tuo fratello, abbi almeno pietà del tuo cielo! Guarda
entrambi (i poli):

sed tamen exitium fac ⇢ proposizione principale


me meruisse ⇢ subordinata completiva in nitiva di primo grado

quid undae (sott. meruerunt) ⇢ proposizione principale [interrogativa diretta]


quid meruit frater? ⇢ coordinata alla principale
40

ffi







fi


fi





cur illi ... aequora decrescunt ⇢ proposizione principale


tradita sorte (aequora) ⇢ participio attributivo
et ab aethere longius absunt?⇢ coordinata alla principale

quodsi nec fratris nec te mea gratia tangit ⇢ subordinata ipotetica di primo grado [protasi di primo tipo]
at caeli miserere tui! ⇢ proposizione principale

circumspice utrumque: ⇢ proposizione principale

fumat uterque polus! quos si vitiaverit ignis, Entrambi i poli fumano! Se il fuoco li intaccherà,
atria vestra ruent! Atlas en ipse laborat i vostri palazzi crolleranno. Ecco: persino Atlante fatica
vixque suis umeris candentem sustinet axem! e a malapena regge sulle spalle l'asse rovente
si freta, si terrae pereunt, si regia caeli, se i mari e le terre vanno in rovina, se va in rovina la reggia
in chaos antiquum confundimur! eripe ammis, del cielo, torniamo a fonderci nel caos delle origini! Se
si quid adhuc superest, et rerum consule summae!' qualcosa ancora rimane, strappalo alle amme e
preoccupati dell'universo intero!

ANALISI SINTATTICA
fumat uterque polus ⇢ subordinata suppositiva di primo grado [quos, nesso relativo], protasi di primo grado con
anteriorità
quos si vitiaverit ignis ⇢ proposizione principale [apodosi di primo tipo]

atria vestra ruent ⇢ proposizione principale

Atlas en ipse laborat ⇢ proposizione principale


vixque suis umeris... sustinet axem ⇢ coordinata alla principale
candentem ⇢ participio attributivo

si freta... terrae pereunt... regia caeli ⇢ proposizione subordinata suppositiva di primo grado [con anafora di si], protasi di
primo tipo
in chaos antiquum confundimur ⇢ proposizione principale [apodosi di primo tipo]

eripe ammis ⇢ proposizione principale [apodosi di primo tipo]


si quid adhuc superest ⇢ proposizione subordinata suppositiva di primo grado [con anafora di si], protasi
et rerum consule summae ⇢ coordinata alla principale

la fine di fetonte
dixerat haec Tellus (neque enim tolerare vaporem Questo aveva detto la Terra (non riusc , infatti, a sopportare
ulterius potuit nec dicere plura) suumque oltre l'aria bollente, n a dire di pi ) e chin
rettulit os in se propioraque Manibus antra. il volto su di s e verso le profondit pi vicine ai Mani.

neque enim tolerare vaporem ⇢ tipica espressione dell’etica di chiusura del discorso. In questa rappresentazione Ovidiana
si vede un compromesso tra la gura antropomorfa e quella geogra ca.

ANALISI SINTATTICA
dixerat haec Tellus ⇢ proposizione principale

(neque enim tolerare vaporem ⇢ in nito nominale, oggetto di potuit


.... nec dicere plura ⇢ in nito nominale, coordinato a tolerare
ulterius potuit ... ) ⇢ proposizione parentetica indipendente

41
fl



fi
fi



fi



fi
fl











fi


suumque rettulit os in se... antra ⇢ coordinata alla principale
Entra nalmente in scena anche Giove, che prende una posizione:
at pater omnipotens superos testatus et ipsum ma il padre onnipotente, chiamando gli d i a testimoni, (e
qui dederat currus, nisi opem ferat, omnia fato anche colui che aveva concesso il carro), che, se lui non
interitura gravi, summam petit arduus arcem, porta soccorso, ogni cosa sar annientata
unde solet nubes latis inducere terris, da un terribile destino, sale in alto, in cima alla rocca da cui
unde movet tonitrus vibrataque fulmina iactat. di solito conduce le nuvole sopra la vasta terra, da cui agita i
tuoni, brandisce e scaglia i fulmini.

testatus ⇢ participio congiunto che introduce il successivo periodo ipotetico “nisi opem ferat, omnia fato interitura gravi”
ipsum ⇢ valore oppositivo. Questo fato di chiamare a raccolta tutti gli dei signi ca che Giove non si presenta come un
autocrate, ma cerca di coinvolgere in questa decisione tutti gli dei, li chiama a testimoni e gli fa prendere atto che se non
interviene andrà tutto a rotoli e chiama in particolare il Sole perché verrà colpito nei suoi a etti, visto che Fetonte è suo
glio. Raggiunge il punto più alto dell’Olimpo.
unde…unde ⇢ anafora, Giove governa tuoni, fulmini e nubi e sta appunto in alto.

ANALISI SINTATTICA
at pater omnipotens... summam petit... arcem ⇢ proposizione principale
superos testatus et ipsum ⇢ participio congiunto
qui dederat currus ⇢ subordinata relativa di primo grado
nisi opem ferat ⇢ subordinata suppletiva di terzo grado [protasi periodo ipotetico indipendente]
omnia fato interitura (esse) gravi ⇢ subordinata completava in nitiva oggettiva di secondo grado [apodosi di primo tipo,
indipendente]
unde solet nubes latis ⇢ subordinata relativa di primo grado
inducere terris ⇢ in nito nominale oggetto di solet
unde movet tonitrus ⇢ coordinata alla relativa di primo grado
vibrata(que) ⇢ participio congiunto [fulmina]
(et) fulmina iactat ⇢ coordinata alla relativa di primo grado

sed neque quas posset terris inducere nubes ma in quel momento non aveva n nuvole che potesse
tunc habuit, nec quos caelo demitteret imbres; condurre sopra la terra, n piogge che potesse far scendere
intonat et dextra libratum fulmen ab aure dal cielo; emette un tuono e, scagliando dall'orecchio di
misit in aurigam pariterque animaque rotisque destra un fulmine lo lanci contro l'auriga e, allo stesso
expulit et saevis conpescuit ignibus ignes. tempo, lo cacci dalla vita e dal carro e trattenne le amme
con amme feroci.
habuit ⇢ aveva, il perfetto latino ha in se un valore aspettuale dell’azione compiuta e include anche un valore temporale
dell’azione passata, ma a volte in latino ha anche un valore di passato generico, cioè serve a collocare in maniera generica
un’azione nel passato, va ad evocare un passato inde nito, ad esempio fuit quondam (c’era una volta), in latino si rende con
il perfetto e in italiano con l’imperfetto.
quas posset e quos demitteret ⇢ sono due relative con il congiuntivo e hanno una funzione avverbiale
intonat et dextra libratum fulmen ab aure ⇢ nella cultura mitologica Giove tiene i fulmini dietro le orecchie e da lì li
scaglia sulla terra e sta volta li scaglia contro il carro e lo espulse dalla vita e dal carro= sineddoche
roti ⇢ la ruota indica il carro
misit in aurigam pariterque animaque rotisque ⇢ scacciare dalla vita e dal carro= sillessi, quando lo stesso termine
(expello in questo caso) viene usato in senso concreto (dal carro) e anche gurato (dalla vita), viene usato in accezioni
diverse
ignibus ignes ⇢ stessa parola in casi diversi è un poliptoto e in questo caso delinea che amma e fulmine hanno la stessa
natura, l’igne, il fuoco, Giove combatte il fuoco con il fuoco.

ANALISI SINTATTICA
sed neque tunc habuit... nubes... nec... imbres ⇢ proposizione principale
quas (nubes) posset ⇢ subordinata relativa di primo grado impropria
terris inducere ⇢ in nitiva nominale oggetto di posset
nec quos (imbres) caelo demitteret imbres ⇢ subordinata relativa di primo grado impropria
42
fi
fi
fi


fi
fi








fi
fi

fi

fi

fi

fi
ff

intonat et dextra... fulmen ab aure... misit in aurigam ⇢ proposizione principale


libratum (fulmen) ⇢ participio congiunto
pariterque animaque rotisque expulit ⇢ coordinata alla principale
et saevis conpescuit ignibus ignes ⇢ coordinata alla principale

consternantur equi et saltu in contraria facto I cavalli impazziscono e, compiendo un balzo nella
colla iugo eripiunt abruptaque lora relinquunt: direzione opposta, strappano il collo dal giogo e lasciano le
illic frena iacent, illic temone revulsus redini spezzate: Qui stanno abbandonate le briglie, l l'asse,
axis, in hac radii fractarum parte rotarum staccato dal timone, da questa parte ci sono i raggi delle
sparsaque sunt late laceri vestigia currus. ruote infrante, e sono sparsi in un ampio spazio i resti del
carro frantumato.

consterno ⇢ composto di sterno, stratum è il supino e fa capire il signi cato del verbo (distruggere).

ANALISI SINTATTICA
consternantur equi ⇢ proposizione principale
et ... colla iugo eripiunt ⇢ coordinata alla principale
saltu in contraria facto ⇢ ablativo assoluto
abrupta(que) ⇢ participio congiunto riferito a lora
(et) lora relinquunt ⇢ coordinata alla principale

illic frena iacent... axis... radii ⇢ proposizione principale


temone revulsus (axis) ⇢ participio attributivo riferito a lora
in hac... parte rotarum fractarum ⇢ participio attributivo
sparsaque sunt late laceri vestigia currus ⇢ coordinata alla principale

At Phaethon rutilos amma populante capillos Ma Fetonte, con il fuoco che devasta i capelli in amme
volvitur in praeceps longoque per aera tractu cade a precipizio e scende per un lungo tratto nell'aria,
fertur, ut interdum de caelo stella sereno come, qualche volta, una stella, pur non cadendo dal cielo
etsi non cecidit, potuit cecidisse videri. sereno, pu dare l'impressione di essere caduta

At ⇢ avversativa, sul piano logico serve a contrapporre un punto di vista molto diverso, sul piano narrativo serve ad
introdurre un cambiamento di scena.
amma populante ⇢ ablativo assoluto o di causa con un participio attributivo.
fertur ⇢ valore mediopassivo, perché cade spinto dal suo stesso peso.
rutilos ⇢ capelli rossi in questo caso perché sono in amme.

ANALISI SINTATTICA
At Phaethon... volvitur in praeceps ⇢ proposizione principale
rutilos amma populante capillos ⇢ ablativo assoluto
longoque per aera tractu fertur ⇢ coordinata alla principale
ut interdum de caelo stella sereno... potuit ⇢ subordinata comparativa di primo grado
etsi non cecidit ⇢ subordinata concessiva di secondo grado
cecidisse ⇢ ini nitiva nominale pred. di videri
videri⇢ in nitiva nominale oggetto di potuit

Fetonte va a nire lontano dal suo paese, in un mondo diverso e lo accoglie l’Eridano

43
fl
fl

fi
fi
fi

fl

fi


fi

fi

quem procul a patria diverso maximus orbe Lontano dal suo paese, in un mondo diverso
excipit Eridanus fumantiaque abluit ora. lo accoglie l'Erìdano grandissimo e gli lava la faccia ardente.
Naides Hesperiae tri da amma Le Naiadi dell'Esperia consegnano alla tomba il corpo
corpora dant tumulo, signant quoque carmine saxum: fumante per la amma a tre punte e incidono anche dei
versi sulla pietra:

ora⇢ vuol dire faccia, in latino usiamo il plurale ma traduciamo al singolare. Abbiamo visto che per quanto il suo moto si
disordinato tende ad andare verso l’occidente e nisce nel ume Eridano che ha avuto varie identi cazioni: alcuni pensano
che sia nito invece nel Po, altri come Virgilio lo identi cano come un ume dell’oltretomba, altri con il Rodano, ma perché
noi pensiamo al Po? Si tratta di un frammento di una tragedia di Eschilo (le Eliadi, sorelle di Fetonte) di cui sappiamo molto
poco ma possiamo evincere che la tragedia si svolgeva sulle rive del Po e parteciperanno al lutto di Fetonte anche le donne
di Adria, quindi le donne dell’adriatico. In un’altra tragedia il funerale di Fetonte si svolge al palazzo del Sole, invece Ovidio
sceglie la versione del ume. Il cadavere di Fetonte viene raccolto dalle ninfe e incidono in un sasso dei versi.

ANALISI SINTATTICA
quem procul a patria... excipit Eridanus ⇢ proposizione principale
fumantia(que)⇢ participio attributivo
(et) abluit ora⇢ coordinata alla principale

Naides Hesperiae... corpora dant tumulo ⇢ proposizione principale


signant quoque carmine saxum⇢ coordinata alla principale

HIC SITVS EST PHAETHON CVRRVS AVRIGA PATERNI Qui giace Fetonte, auriga del carro del padre:
QVEM SI NON TENVIT MAGNIS TAMEN EXCIDIT se non riusc a reggerlo, tuttavia cadde in una grande
AVSIS impresa. In e etti il padre, triste per un doloroso lutto
Nam pater obductos luctu miserabilis aegro aveva nascosto il volto coprendolo, e dicono, se solo ci
condiderat vultus, et, si credimus, unum crediamo, che un giorno se ne and senza sole: la luce
isse diem sine sole : incendia lumen praebebant la davano gli incendi e in quel male ci fu una qualche
aliquisque malo fuit usus in illo. risorsa.

Notiamo in questa parte un esempio di epigrafe funeraria, viene indicato il luogo in cui si trova il corpo e poi c’è l’elogio
immancabile, anche se ha fallito ha tentato una grande impresa. Al lutto parteciperà il padre, le sorelle e l’amico di Fetonte e
il lutto culminerà nella metamorfosi. Il sole in lutto nasconde il suo volto e vuol dire quindi che c’è stata un’eclissi di sole e
si dice che ci fu un giorno senza sole, erano gli incendi causati quel giorno a fornire la luce.
ausis⇢ da audeo
ferunt⇢ plurale generico

ANALISI SINTATTICA
HIC SITVS EST PHAETHON CVRRVS AVRIGA PATERNI⇢ proposizione principale
QVEM SI NON TENVIT⇢ subordinata ipotetica di primo grado [protasi di primo tipo]; quem nesso relativo
MAGNIS TAMEN EXCIDIT AVSIS⇢ coordinata alla principale

Nam pater... luctu miserabilis aegro... condiderat vultus ⇢ proposizione principale


obductos⇢ participio congiunto
et... ferunt⇢ coordinata alla principale
si modo credimus⇢ proposizione parentetica
unum isse diem sine sole⇢ subordinata in nitiva oggettiva di primo tipo

incendia lumen praebebant ⇢proposizione principale


aliquisque malo fuit usus in illo ⇢coordinata alla principale

44

fi


ff
fi

fi
fi
fl




fi




fi

fi

fi

fi

fi

at Clymene postquam dixit, quaecumque fuerunt Ma Cl mene, dopo aver gridato tutto quello
in tantis dicenda malis, lugubris et amens che c'era da dire in una sventura cos grande, in lutto,
et laniata sinus totum percensuit orbem fuori di s e battendolsi il petto, si mise a cercare per il
exanimesque artus primo, mox ossa requirens mondo e, cercando prima il corpo senza vita e poi le ossa,
repperit ossa tamen peregrina condita ripa, trov le ossa, per quanto sepolte in terra straniera,
incubuitque loco nomenque in marmore lectum e si gett a terra in quel punto e, dopo aver letto il nome
perfudit lacrimis et aperto pectore fovit. sulla lapide, lo bagn di lacrime e cerc di scaldarlo al seno
scoperto.

lugubris at amens⇢ in lutto e fuori di sé


laniata⇢ lanio signi ca lacerare, quindi percuotersi
sinus⇢ struttura peculiare della poesia, participio perfetto+accusativo [di relazione o alla greca]
censuit⇢ composto di censor, censore che fa il censimento dei cittadini per giudicare la moralità, per è un preverbio
perfettivizzante
primo, mox⇢ avverbi tra loro in tensione
peregrina ripa⇢ terra straniera, dettaglio patetico che spesso è sfruttato dall’epigra a epica
aperto pectore fovit⇢ la madre del lutto tipicamente si scopre il seno per esibire il legame con il glio defunto
lectum⇢ participio congiunto che mette in rilievo la successione delle azioni; avremmo potuto trovare un cum con
congiuntivo piuccheperfetto

ANALISI SINTATTICA
at Clymene... lugubris et amens... totum percensuit orbem⇢proposizione principale
postquam dixit⇢ subordinata temporale di primo grado
(ea) quaecumque fuerunt in tantis dicenda malis⇢ subordinata relativa di secondo grado [con perifrastica passiva]
et laniata sinus⇢ participio attributivo riferito a Clymen
exanimesque artus primo, mox ossa requirens⇢ participio congiunto
(et) repperit ossa⇢ coordinata alla principale
tamen peregrina condita ripa⇢ participio congiunto
incubuitque loco⇢coordinata alla principale
nomenque in marmore... perfudit lacrimis⇢ coordinata alla principale
lectum⇢ participio congiunto
et... pectore fovit⇢ coordinata alla principale
aperto⇢ participio attributivo riferito a pectore
la metamorfosi
Ovidio introduce ex abruto le Eliadi perché i suoi lettori sanno benissimo chi sono e sanno la tradizione mitica precedente,
ne aveva parlato anche Apollinio Rodio. Il lutto delle Eliadi per il fratello era un lutto estremo perché in una versione del
mito queste si sentono in colpa, il lutto è così estremo che Giove e gli dei le puniscono con una metamorfosi, così termina
l'episodio ovidiano.
nec minus Heliades lugent et inania morti non piangono di meno le Eliadi e o rono lacrime,
munera dant lacrimas et caesae pectora palmis vani doni, alla morte, e dopo essersi percosse il petto con le
non auditurum miseras Phaethonta querellas palme aperte, invocano giorno e notte Fetone, che non può
nocte dieque vocant adsternunturque sepulcro. sentirei loro lamenti disperati, e si prostrano sul suo
sepolcro

inania munera⇢ espressione poetica già utilizzata da Virgilio nel libro VI dell'Eneide dov’è Anchise a fruire di un tono
inutile che viene fatto e non occhi di Marcello.
casea pectora⇢ accusativo alla greca o di relazione
non auditurum⇢ non potrà sentire
miseras querellas⇢ lamenti infelici
adsternuntur sepulcro⇢ ancora gesti tipici del lutto: pianto, percuotere il petto, sdraiarsi a terra
auditurum⇢ participio futuro attributivo perché caratterizza Fetonte come defunto che in quanto tale non può sentire
Phaetonta⇢ accusativo alla greca

45






fi

ff










fi

fi

ANALISI SINTATTICA
nec minus Heliades lugent⇢proposizione principale
et inania morti munera dant lacrimas⇢coordinata alla principale
et... nocte dieque vocant... Phaethonta⇢ coordinata alla principale
caesae pectora palmis⇢ participio congiunto
(Phaethonta) non auditurum miseras querellas⇢ participio attributivo
adsternunturque sepulcro⇢ coordinata alla principale

luna quater iunctis inplerat cornibus orbem; la luna aveva riemputo il suo disco quattro volte, unendo i
illae more suo (nam morem fecerat usus) suoi corni; quelle, secondo la loro regola (perch la
plangorem dederant. e quis Phaethusa, sororum consuetudine aveva creato una regola)
maxima, cum vellet terra procumbere, questa est si erano percosse il petto. Tra lorro Fetusa, la sorella pi
deriguisse pedes; ad quam conata venire grande, volendo gettarsi a terra, si lament
candida Lampetie subita radice retenta est; che i piedi erano rigidi; la bianca Lampezia,
tentando di venirle incontro, fu, all'improvviso, bloccata da
una radice.

Phaethusa…Lampetie⇢ I due nomi delle Elia the citati da Ovidio sono attestati insieme in Omero: Phaethusa è la forma
femminile di Phathon, e quindi signi ca "risplendente", mentre Lampezia “brillante".

ANALISI SINTATTICA
luna quater... inplerat orbem⇢ proposizione principale
iunctis... cornibus⇢ ablativo assoluto

illae more suo... plangorem dederant⇢ proposizione principale


(nam morem fecerat usus)⇢ proposizione parentetica indipendente

e quis Phaethusa, sororum maxima... questa est ⇢ proposizione principale con nesso relativo
cum vellet⇢ subordinata di primo grado
terra procumbere⇢ in nito nominale, oggetto di vellet
deriguisse pedes⇢ subordinata completiva di primo grado

ad quam conata⇢ participio congiunto con nesso relativo


venire⇢ in nito nominale, oggetto di conata
candida Lampetie subita radice retenta est⇢ proposizione principale

tertia, cum crinem manibus laniare pararet, la terza, mentre con le mani si preparava a strapparsi i
avellit frondes; haec stipite crura teneri, capelli,
illa dolet eri longos sua bracchia ramos. strapp delle foglie; questa so re del fatto che le gambe
dumque ea mirantur, conplectitur inguina cortex siano intrappolate nel legno; quella che le sue braccia
perque gradus uterum pectusque umerosque manusque divengano lunghi rami. E mentre si stupiscono di questi
ambit, et exstabant tantum ora vocantia matrem. prodigi, la corteggia avvolge
l'inguine e a poco a poco circonda il ventre, il petto, le spalle
e le braccia.
e restava fuori solo la bocca, che invocava la madre.

ambit…matrem⇢ la metrica accentua il pathos fantastico della scena con l'incontro vocalico fra tantum e ora, proprio nel
punto del testo in cui la voce umana sta per essere sigillata nella scorza dall’albero.

ANALISI SINTATTICA
tertia... avellit frondes ⇢ proposizione principale
cum... pararet ⇢ subordinata di primo grado
crinem manibus laniare ⇢ in nito nominale oggetto di pararet

46


fi
fi


fi

fi
ff
fi









haec (dolet) ⇢ proposizione principale


stipite crura teneri ⇢ subordinata di primo grado

illa dolet ⇢ proposizione principale


eri longos sua bracchia ramos ⇢ subordinata di primo grado

dum(que) ea mirantur ⇢ subordinata di primo grado temporale


(et) conplectitur inguina cortex ⇢ proposizione principale
perque gradus... ambit ⇢ coordinata alla principale
et exstabant tantum ora ⇢ coordinata alla principale
vocantia matrem ⇢ participio attributivo

quid faciat mater, nisi, quo trahat inpetus illam, Che potrebbe fare la madre, se non andare qua e l ,
huc eat atque illuc et, dum licet, oscula iungat? dove l'istinto la porta e, nch pu , unire la sua bocca nei
non satis est: truncis avellere corpora temptat baci? Non abbastanza: cerca di strappare i corpi dai
et teneros manibus ramos abrumpit, at inde tronchi
sanguineae manant tamquam de vulnere guttae. e spezza i rami teneri con le mani, ma da l
escono gocce di sangue, come da una ferita.

truncis…guttae ⇢ inevitabilmente il motivo del sangue e chi porta alla mente un modello virgiliano, a sua volta in uenzato
dalla letteratura metamor ca, l'arbusto sanguinante della storia di Polidoro. L'apostrofe parce in anafora conferma questo
riferimento.

ANALISI SINTATTICA
quid faciat mater ⇢ proposizione principale con congiuntivo dubitativo, apodosi
nisi huc eat atque illuc ⇢ subordinata di primo grado suppositiva, protasi di secondo tipo
quo trahat inpetus illam ⇢ subordinata di terzo grado e relativa
et... oscula iungat ⇢ coordinata alla suppositiva
dum licet ⇢ subordinata di terzo grado temporale

non satis est ⇢ proposizione principale

truncis avellere corpora ⇢ in nito nominale oggetto di temptat


temptat ⇢ proposizione principale
et teneros manibus ramos abrumpit ⇢ coordinata alla principale
at inde sanguineae manant... guttae ⇢ coordinata alla principale

parce, precor, mater' quaecumque est saucia clamat, 'parce, 'ti prego, matre, smetti!', esclama la glia ferita, qualunque
precor; nostrum laceratur in arbore corpus sia, 'smetti, ti prego, il nostro corpo, nell'albero, si spezza:
iamque vale' cortex in verba novissima venit. addio, ormai!' Alle sue ultime parole, sopraggiunge la
inde uunt lacrimae, stillataque sole rigescunt corteccia. Da l scorrono lacrime e si rapprendono al sole,
de ramis electra novis, quae lucidus amnis stillate dai rami appena spuntati, gocce d'ambra, che il
excipit et nuribus mittit gestanda Latinis. ume
limpido riceve e manda, da indossare come ornamenti, alle
spose dei Latini.

lacrime…nouis ⇢ l'azione del sole è doppiamente pregnante: ricorda il tema centrale dell'interazione mitica, e l'azione
solare delle Eliadi, ma allude anche all'associazione linguistica del greco ἢλεκτρον con ηλιος.
amnis…Latinis ⇢ una rara allusione alla realtà contemporanea, una delle ultime del poema: il dolore e delle Eliadi si
condensa in un bene di lusso, l'ambra, come se l'estetica del lusso femminile a Roma si nutrisse direttamente di questi
mitici lutti.

47
fi
fi
fl




fi
fi

fi

fi






fl
ANALISI SINTATTICA
parce precor, mater ⇢ proposizione principale, con inciso: precor

quaecumque est ⇢ subordinata di primo grado relativa


saucia clamat ⇢ proposizione principale

parce, precor ⇢ proposizione principale, con inciso: precor


nostrum laceratur in arbore corpus ⇢ coordinata alla principale
iamque vale ⇢ coordinata alla principale

cortex in verba novissima venit ⇢ proposizione principale

inde uunt lacrimae ⇢ proposizione principale


stillataque sole ⇢ participio attributivo
rigescunt de ramis electra novis ⇢ coordinata alla principale
quae lucidus amnis excipit ⇢ subordinata di primo grado relativa
et nuribus mittit ... Latinis ⇢ coordinata alla principale
gestanda ⇢ gerundivo predicativo dell’oggetto (quae)

48
fl

Potrebbero piacerti anche