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Moderna 2
LA STANZA DI ELIODORO
Data 1512-1514 e collocata
sempre all’interno delle Stanze
Vaticane a rescate da Ra aello.
Passaggio di Ra aello richiesto dalla committenza dal punto di vista narrativo, cio
che accade nella stanza della segnatura ovvero gli a reschi non includono la
presenza del papa, queste sono scene rimosse dalla cronaca del tempo mentre
nella stanza di Eliodoro il nostro Ra aello lavora diversamente.
Molto interessante come il committente, non viene inserito per la prima volta in un
dipinto sacro (esempio di Masaccio).
Ra aello qui fa un’operazione che riesce ad amalgamare molto meglio dal punto di
vista narrativo la presenza del committente, guardiamo come diventi una sorta di
variazione sul tema del ritratto di Giulio II, risale a quei secoli li. Riesce a separare il
gruppo nella scena d’azione e sull’altra parte, crea una composizione bilanciata, il
gruppo degli osservatori che come noi ma in uno spazio privilegiato e conservati
nell’eterna essendo nella pittura, vengono inseriti e possono osservare la scena.
Ra aello si pone nella cerchia di coloro che erano molto vicini al papa, viene inserito
nell’afresco. Ci fa vedere che è uno che ha raggiunto gli strati più alti della società.
Delega a dei suoi allievi ma anche ad artisti già formati. Aveva un gruppo di
collaboratori dati, in modo da poter lavorare su più cantieri contemporaneamente.
Il papa assiste a questo miracolo che avviene davanti a lui, c’è questo motivo che
torna in tutta la sala e poi vediamo anche
quanto Ra aello esplori nuovi stili e
soluzioni compositive luminaste, che non
aveva esplorato prima.
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LEONE MAGNO E ATTILA
La cosa interessante è che in
questo periodo ci fu un papa nuovo
nonostante l’avesse messa in piedi
con Giulio II tutta la realizzazione
delle stanza vaticane, in questo
caso c’è Leone X (ovvero un papa
Medici) che incontra Attila. Rapporti
che esplodono con i con itti degli
anni 20.
ARAZZI
ERCOLE INAUGURA I GIOCHI OLIMPICI
Datata 1455-70. Gli arazzi dovevano raccontare grandi storie, a questo progetto
viene associata la preziosità dei gradi architettonici più alti, la pittura viene
concepita come una versione a poco prezzo degli arazzi e dimostra che non è una
versione a poco prezzo, ma per Ra aello un eccezione.
Aveva un valore intriseco come oggetto, si tratta di tessuti preziosi e realizzati con
tecniche che necessitavano tecnologia ben sviluppate e una manualità molto
evidente. Poi non si potevano improvvisare, gli arazzi hanno bisogno di una struttura
per cui ci sono dei centri che li producono come Bruxelles, o i Medici a Firenze che
fondarono una arazzeria. Pochi se li potevano permettere , doveva coprire queste
pareti che non potevano essere lasciate nude.
Studia questi arazzi dandogli la sua versione, per la cappella Sistina avevano avuto
un’idea che solo la corte papale poteva produrre. Commissiona il papa a Ra aello
una serie di cartoni che poi sarebbero stati tradotti in arazzo con storie dei vangeli e
di san Pietro per quel registro.
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PREDICA DI SAN PAOLO
Lo spazio si è complicato tantissimo.
Architetture che erano prospetticamente
funzionati e anche che creavano spazi ben
mappabili, qui invece ci troviamo davanti
un’organizzazione spaziale divisa con
un’architettura, complesso il rapporto tra
un’architettura e un’altra. Scala dove sta
predicando San Paolo, la loggia, vediamo
un edi cio a pianta centrale. Tutto questo ci
crea uno spazio non più facilmente libero.
MARCANTONIO RAIMONDI da
Ra aello
Datato 1514-20. Incisione da parnaso,
realizzata da un’incisore amico di
Ra aello. Questo gli permetterà di
divulgare la sua maniera, il suo stile, ciò
che lui realizza. Si tratta di un’incisione
realizzata con una matrice di rame,
incisa, sulla quale poi viene applicato
l’inchiostro e poi sulla carta lascia
un’impronta.
INCENDIO DI BORGO
Datata 1514. Moltiplicazione e in qualche
modo una ricerca delle complessità della
architetture, ci danno uno squarcio
urbano. Piccola piazza con delle rovine, e
si apre su uno spazio più ampio, insieme
ad una scalinata. Non si comprende dove
appoggiano queste architetture, sono
molto complesse (forte ossessione per le
scale).
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TRASFIGURAZIONE
Composizione divisa su due registri, quello inferiore è dedicato alla dimensione più
terrena che gli permette di assistere al miracolo, queste gure sono studiate dalla
gestualità retorica e questi gesti torneranno e li vedremo per generazioni successive
invece Sebastiani del Piombo con questa composizione molto simile, si tratta di
gure molto vicine tra loro, sono simili ad un sarcofago antico.
Michelangelo gli realizza dei disegni, che poi lui traduce queste idee in un dipinto.
Provenienza veneta, colori accesi (visti da Giorgione). Figura di Lazzaro che risorge
come scultura, non la realizza lui ma qualcuno che lo conosce.
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Clemente VII. Michelangelo si dedicò alla sua realizzazione no al 1534, anno del
suo de nitivo trasferimento a Roma. Adottò il modello brunelleschiano della
Sagrestia vecchia costruendo un ambiente cubico sormontato da una cupola
emisferica e impiegando sempre la pietra serena a sottolineare gli elementi
architettonici. Inserì però due monumenti funebri sormontati da gruppi scultorei
animando lo spazio con una nuova concezione plastica.
Ra aello Sanzio e Castiglione erano amici e la testimonianza della stima tra i due è
anche raccontata in un passo del Cortegiano il trattato scritto da Castiglione in
forma di dialogo in quattro libri in cui descrive usi e costumi ideali del perfetto
cortigiano.
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AUTORITRATTO DI RAFFAELLO CON UN
AMICO
Nonostante lo sguardo indi erente il ritratto di Clemente VII mantiene il contatto con
lo spettatore che inevitabilmente si sente intimidito dalla visione della nobiltà del
papa.
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MICHELANGELO - CAPPELLA PAOLINA
La cappella dei Santi Pietro e Paolo, più conosciuta
con il nome di cappella Paolina, derivato da papa
Paolo III, che la fece progettare, costruire e a rescare,
è una cappella del Palazzo Apostolico nella Città del
Vaticano. Aveva funzioni di cappella palatina, cioè
piccola in contrapposizione alla cappella "magna",
cioè la Cappella Sistina.
A VENEZIA
Nel 500, Venezia divenne un importante centro geopolitico che permise di divenire
un punto di riferimento commerciale per i mercanti d’Europa. Questo aveva
innescato un mecenatismo di grandissima elevazione perché Venezia doveva
emergere come un centro al pari delle sue ricchezze, i membri della nobiltà erano
disposti a spendere moltissimo e ad apparire.
Gli artisti veneziani raggiunsero il suo massimo splendore con Giorgione, ovvero un
pittore estremamente attivo. Ebbe una carriera breve perché morì precocemente a
causa della peste.
Dalle fonti sappiamo che fu un artista estremamente in uente e fu colui che permise
a Tiziano di emergere come un grande astro della pittura
cinquecentesca.
GIOROGIONE
NUDO FEMMINILE
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Sotto una nta nicchia si trova una gura femminile nuda, coi capelli raccolti,
sicuramente un soggetto simbolico di cui però oggi non si conosce il signi cato,
anche per la perdita delle parti dipinte con gli eventuali attributi.
LA TEMPESTA
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Francesca sta lavorano ad Urbino per opere di committenza importante. Lo
vediamo qui essere padrone della prospettiva però allo stesso tempo pensare, ci
mette molto del suo perché la prospettiva dei dipinti centro italiani esauriva e mette
una sorta di cornice del quadro. Vergine come regina dei cieli, incornicia anche un
paesaggio, c’è una soluzione importantissima e ci getta subito verso un approccio
alla pittura molto più legata al paesaggio e al rapporto con la natura, legato alla
sensorialità che alla razionalità astratta del pavimento.
SACRA CONVERSAZIONE
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TRASFIGURAZIONE
Datata 1480-1485.
Queste opere vengono prese, tagliate e fatti diventare quadri e diventano oggetti
della collezione, sono anni in cui a Venezia tutto questo diventa ancora più forte.
Fatte da un collezionista. A meno che non troviamo un contratto noi capiamo
di cilmente cosa rappresenta questo dipinto, ma ci rendiamo conto che sia un
oggetto che esisteva per la sua valenza estetica, non è un oggetto devozione le e
nemmeno qualcosa paragonabile al 1509-10, con Giorgione le date sono sempre
ballerine. Diventano oggetti da collezione e a Venezia hanno una storia lunga e
molto orente per cui vediamo già con Tiziano che termina questo dipinto.
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sfondo per assumere un signi cato nuovo, di importanza pari a quella che
possiamo attribuire alla scena in primo piano. Questo paesaggio costituisce prima
di tutto un ideale poetico: rappresenta, infatti, la natura amica, con la quale l’uomo
può vivere sereno e in assoluta armonia.
La Venere di Dresda non era stata ancora ultimata alla morte dell’artista; così, due
anni dopo, fu richiesto l’intervento di Tiziano, amico e collaboratore di Giorgione, il
quale avrebbe agito sul paesino dello sfondo e avrebbe aggiunto un Cupido, poi
cancellato in un secondo tempo. Alcuni storici propendono ad attribuire a Tiziano
anche il setoso lenzuolo bianco su cui è sdraiata la dea e il vellutato cuscino rosso
su cui appoggia la testa.
C’è la presenta come Venere, ma serve per giusti care il nudo femminile e ci
troviamo di fronte ad un ritratto. Giochi di sguardi,
Tiziano ci ri ette tantissimo infatti lei ci guarda
direttamente e se fosse stata solo Venere, la dea
della natività, di cilmente ci avrebbe guardato così
diretta.
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JACOPO DI PALMA IL VECCHIO - VENERE
Ci propone un altro ritratto di donna come Venere
in un paesaggio, mentre Tiziano che lavorerà 20
anni dopo lui cambierà tutto.
TIZIANO - CONCERTO
Nato da una famiglia agiata, tra il 1488 e il 1490,
a Pieve di Cadore (oggi in provincia di Belluno),
Tiziano Vecellio è stato il più grande artista
veneziano del Rinascimento oltre che uno dei più
celebrati pittori di tutti i tempi. La sua importanza
è confrontabile soltanto a quella di Leonardo,
Michelangelo e Ra aello. Nonostante la relativa
ricchezza di informazioni sulla sua persona, è
sconosciuta la sua data di nascita. Giunto a
Venezia giovanissimo, Tiziano iniziò la sua
formazione presso la bottega di Giovanni Bellini.
Il Concerto campestre appartenne prima ai Gonzaga, poi, nel XVII secolo, a re Carlo
I di Inghilterra e in ne a Luigi XIV re di Francia. Per questo, oggi si trova al Louvre.
L’opera è stata attribuita sia a Giorgione sia a Tiziano sia a entrambi gli artisti. A
lungo si è pensato che il quadro fosse stato iniziato da Giorgione, cui erano
sicuramente assai congeniali i temi a rontati (la musica, l’ozio pastorale, la
convivenza di visibile e invisibile), per essere poi completato da Tiziano intorno al
1510. Oggi, sulla scorta di considerazioni di ordine formale, l’orientamento è di
attribuirlo al solo Tiziano. Questi, infatti, aveva raccolto in eredità il ricco allegorismo
giorgionesco, aggiornandolo con una cultura molto più ricca e multiforme; inoltre,
riprese la sua fusione coloristica, sviluppandone e accentuandone la morbidezza.
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In questo periodo i paesaggio sono più lussureggianti con questi verdi che vengono
esplorati dagli artisti e le luci sugli edi ci, qui si ricorda di Giorgione e vediamo
quanto si sta avvicinando a quel tipo di approccio.
Gli artisti stessi iniziano a contrapporsi con due linguaggi che li associano a delle
speci che tradizioni però c’è tantissimo dialogo.
Tutto questo lo porta ad essere in grado a costruire tutte queste forme senza essere
imbrigliato. Lui riesce a dare uno spessore e una materialità al tessuto che emerge
dalla qualità del colore, se ci pensiamo qui è il momento in cui la pittura ad olio
danno corpo alla pellicola pittorica segnando ormai la distanza più lontana possibile
dalla pittura quattrocentesca che rendeva possibile la di erenziazione tra le materie.
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marito geloso; il tutto sotto un cielo coperto da nubi
scure attraverso le quali un piccolo sole cerca a fatica di
fare capolino.
In primo piano si vede il cavaliere – il marito, rivestito di
un elegante abito a scacchi bianchi e rossi (i colori della
città di Padova), accecato dall’idea di essere stato
tradito dalla moglie, proteso in avanti con il braccio
destro alzato mentre brandisce un pugnale che già ha
squarciato il petto della moglie, dal quale zampilla un
otto di rosso sangue sul corsetto, che lascia intravedere
le forme muliebri.
La donna è trattenuta a terra con forza brutale dal marito
che le a erra i capelli con la mano sinistra. La moglie,
rivestita di un’ampia gonna di un intenso colore giallo (il
colore della gelosia), si contorce a terra e con il braccio
cerca di schivare gli ulteriori colpi del marito, così
concitato che un ciu o di capelli gli scende quasi davanti
all’occhio su un volto barbuto dai pro li appuntiti.
Tutto si svolge con rapidità. I due corpi sono coordinati fra loro; ma la violenza, la
subitaneità del fatto sono espressi dal divergere delle relative posizioni (la disperata
contorsione della moglie e l’inesorabile determinazione dell’uomo nel bilanciarsi su
una gamba spingendosi avanti con l’altra) e dai contrasti cromatici (l’ampio
panneggio giallo della gonna e la bianca camicia insanguinata di lei; la veste a
scacchi bianchi e rossi del marito). Dall’a resco emerge l’azione, non lap
meditazione.
In secondo piano, molto in piccolo, si vede il miracolo: il marito geloso
inginocchiato innanzi al Santo oramai pentito della propria violenza mentre la moglie
torna sana per intercessione del Santo.
Venezia inizia una sua storia tipologica in base alle sue decorazioni, gli interni non
sono mai realizzati ad a resco giocando sull’idea del clima ma anche pensando a
quanto l’a resco avrebbe impedito ai pittori di realizzare queste luminosità e queste
rese materiche.
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Cupido con la mano immersa all’interno della fontana sembra smuovere alcuna per
agitare le due forme dell’amore, ovvero quello umano e quello divino.
ASSUNTA
PALA PESARO
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Baccanale per Alfonso I d’Este a Ferrara, qui ci
sono scene che parlano dell’antichità di cui si
circondava.
BACCO E ARIANNA
Datato 1520-1523. Rappresenta l’incontro e
l’innamoramento di Bacco e Arianna sull’isola di Nasso
dove la fanciulla venne abbandonata da Teseo.
POLITTICO AVEROLDI
Datato 1519-1522. L’opera serve per esaltare i principi
fondamentali della dottrina cattolica, il concepimento di
Maria e la divinità di Cristo dove l’angelo annunciante e
la Vergine vengono collocati nei due riquadri superiori,
poi troviamo dei contenuti della passione e della
resurrezione nella tavola centrale, posizionati secondo
una visione trionfante della fede e l’invito a combattere e
a sopportare so erenze il nome di essa con i santi
martiri Nazaro e Celso a sinistra, con il committente, e il
martire San Sebastiano e San Rocco a destra.
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favore di un accentuato chiaroscuro e di un’immensa drammaticità di matrice
michelangiolesca.
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con ciò che avevamo visto con Bellini negli anni precedenti.
Il colore è importantissimo anche per Lorenzo Lotto. Gioca molto su colori che sono
cangianti, accostamenti di colore che non sono quelli di Giorgione o Giovanni
Bellini. Verdi che tendono ai gialli, aranci accostati al blu, un blu violaceo del manto
della Maddalena. Lui crea dei contrasti che andavano oltre quella che era la norma
della gamma cromatica a cui si identi cano i loro committenti, i rende chiaro perché
lui frequentasse centri artistici meno battuti dalla committenza più alta.
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Problema del trasporto del Cristo morto, le gure sono
molto più patetiche nel loro modo di esprimere le
espressioni, quanto è tutto molto più caricato e in
proporzione di queste anatomie, molto meno
classicheggianti. Sceglie di percorrere strade che sono in
contraddizione, in contrasto, con quello che era il
classicismo e la grazia di Ra aello.
Rappresenta la dea vestita da una semplice veste bianca mentre codice tra le
nuvole del cielo il proprio sontuoso carro, tirato da due cerve delle quali possiamo
vedere solo le zampe posteriori. Il personaggio, con i biondi capelli raccolti dietro la
nuca che scendono uenti sulle spalle e sulla faretra, porta un falcetto di luna
d’argento sulla testa, mentre con la mano destra indica la direzione verso la quale
vuole vuole dirigersi e con la sinistra tende in alto un mantello azzurro gon ato dal
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vento. La strana postura sottolinea la singolarità della visione come se la dea serena
e giocosa ci apparisse all’improvviso fra le nebbie di un sogno.
L’opera consiste nel dipingere sulla volta della sala un nto pergolato di legno
ricoperto da una tta vegetazione, nei quali si aprono sedici ovati da cui si
a acciano vari putti intenti ai loro giochi. Alla base di ciascuni dei sedici spicchi nei
quali il pergolato è diviso sono ra gurate, entro delle lunette concave, alcune gure
allegoriche tratte dalla mitologia classica. Dipinte in monocromia cioè con diverse
sfumature del medesimo colore.
Al bordo inferiore della cupola a acciati su una densa corona di nubi sono disposti
gli apostoli in atteggiamento solenne intenti a dialogare tra loro. Da dietro di essi le
nuvole vanno gradualmente per diminuire di densità in uno squarcio di luce
sfolgorante coronato da una moltitudine di cherubini festanti. Su questo
luminosissimo sfondo si staglia la maestosa gura del Cristo dell’apocalisse la sua
presenza soprannaturale è percepita solo da San Giovanni Evangelista che dal
limite di imposta della cupola emerge a mezzobusto anche i ra gurati una
prospettiva molto ardita con le mani aperte verso il cielo e lo sguardo rapito dalla
divina visione. Correggio ci rappresenta Gesù come si immagina che lo stesso
Giovanni possa averlo visto, ovvero immerso nella luce e dalla veste agitata da un
vento invisibile.
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Il pittore dà vita a uno spazio prospettico di incredibile profondità collocando una
serie di ulteriori strati di nubi abitati da una moltitudine sterminata di santi, beati,
angeli e cherubini in atto di muoversi verso la sommità della cupola stessa. I
personaggi sembrano roteare nel cielo immaginario ideato dal Correggio e anche la
Vergine partecipa, con gli occhi le braccia levate in alto al soprannaturale volo che la
porterà al centro del dorato vortice di luce.
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EDUCAZIONE DI CUPIDO
PARMIGIANINO
Un artista che anch’egli si cimenta con una ricerca
estetica molto approfondita ma con soluzioni
assolutamente diverse. Aveva un talento eccezionale
(AUTORITRATTO), era già un pittore a ermato ed
estremamente so sticato. Ritratto con uno specchio
convesso che ampli ca e deforma la mano, un modo
per mettere in evidenza la mano del pittore, ovvero
quella che permette all’artista di realizzare queste
opere.
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Ra aello, dato che aveva segnato è impresso un’intensità senza precedenti per
questo per 12 anni cambiò tutto.
Sono dei putti, ma anche un modo per pensare a cosa aveva fatto Ra aello con la
sua architettura vegetale.
Maniera, nel 500 signi cava stile. Quando Vasari usa questa
parola, la utilizza parlando di “questo artista che dipinge in
questa maniera”. Nella storiogra a il 500 diventa, sopratutto
dalla morte di Ra aello in avanti, diventa un omento in cui la
ri essione sulla maniera acquisisce un’intensità sempre
crescente per cui gli artisti invece di guardare prima di tutto
la natura, guardano alla maniera stessa. Si imita non la
natura ma Ra aello, Michelangelo e in parte Leonardo, sono
loro che avendo raggiunto l’apice delle arti devono essere
imitati.
OPERA
Il San Giovanni Battista che indica, è una citazione al Battista di Leonardo ma per la
posizioni delle mani e delle dita diventa di Michelangelo. Esagera per la proporzione
delle mani, relazione con le altre opere d’arte. Le opere
diventano sempre più di cilmente comprensibili, qui
vediamo tre gruppi di gure che stanno quasi in tre spazi
separati non comunicanti (sono anche di tre scale
diverse).
CONVERSIONE DI SALLO
Figure allungate, del cavallo, si tratta di un cavallo che ha
cambiato la propria anatomia con una gura così
allungata come lo stesso Sallo.
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FRA BARTOLOMEO - MATRIMONIO
MISTICO DI SANTA CATERINA
Datato 1512. Ci sono una serie di distanze
complicate. Si tratta di un pittore celeberrimo a
Firenze che quando il centro di sposta a Roma,
Fra Bartolomeo ha grande successo.
PIETÀ DI LUCCO
Datato 1523. Madonna che prende la mano del proprio
glio, non possiamo pensare a questo senza
Michelangelo. Adornata di emozioni umane rispetto a
questa dove vediamo 26 anni dopo, vicina al Sacco di
Roma.
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Andrea del Sarto è anche un grande decoratore, ra gura interi come nel caso della
Santissima Annunziata. (1513-1514). Vediamo quando realizza opere come questa
cerca di adeguarsi a quella tradizione di una narrati vita che deve essere più
possibile leggibile e la narrazione per immagini è molto diversa, per il registro.
I segni di inquietudine che vediamo emergere dal primo decennio del secolo, qui
vanno a evolversi in modo drammatico, c’è una serie di segnali visivi che ci portano
verso un linguaggio gurativo molto diverso rispetto a quello del Rinascimento
maturo.
Spazio inde nito, c’è una base sul piano di calpestio che vediamo nella parte del
primo piano in basso che è anche poco realistica dal punto di vista materico,
roccioso e inclinato. Pontormo cela tutte queste informazioni, ci possiamo chiedere
se è inclinato perché questo groviglio di gure è compresso verso il primo piano,
con una tridimensionalità poco evidente e porta le gure a seguire un andamento
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che sale verso l’alto. Noi non sappiamo alcune gure dove poggiano i piedi o dove
sono sedute.
La Madonna che sta svenendo, non si capisce se si sta sedendo o se cadrà nel
vuoto. Non che Pontormo non fosse in grado di realizzare delle lievitaizoni spaziali,
ma quando le realizza lo fa secondo una complessità che veramente ha pochi rivali.
Qui è tutta una ri essione e una risposta al classicismo di Ra aello, che non esiste
più. Questa lettura così agevole dello spazio viene completamente sgretolata da
Pontormo, così come le espressioni e i sentimenti di queste gure. Ra aello ci
mostra le so erenze seguendo una certa compostezza. Qui invece vediamo le
gure con espressioni di disperazione e preoccupazione, gli sguardi non hanno
preoccupazione verso il contegno ma sono chiaramente tristi e immaginati in un
momento che tende verso la perdita della speranza.
Loro non possono più guardare la realtà, ma devono prendere il migliore da Ra ello
e Michelangelo. Si perde sempre di più il contatto con la realtà, anche dal punto di
vista dei soggetti. Opere che costruiscono narrazioni sempre più complesse,
intellettualizzare, per cui solo l’artista e il committente conoscevano il signi cato,
infatti alcuni dipinti ad oggi sono ancora misteriosi in relazione su ciò che
rappresentano. Arte estremamente concettuale.
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commissionata per il matrimonio di Francesco Borcherini e Margherita nel 1515. Si
vede la carrozza della loro camera, dipinti che ora vediamo separati ma che erano
parte di una copertura di tutta una parete, pensata con tutta una scultura di legno,
anche la cornice stessa era riportata. Con scene dell’antico testamento e Pontormo
realizza alcune di esse.
Circolazione di idee molto accelerate e accentuate. Così come Durer scende a sud
delle alpi e guarda Venezia, allo stesso modo artisti Italiani guardano ciò che
succedeva a nord. Tutti i personaggi sullo sfondo sono presi quasi di peso da
stampe nord europee.
Lo spazio ben evidente ma non più facilmente percorribile, non capiamo dove le
scale niscono. Riprende opere tardo quattrocenteschi come la Cappella Sassetta
del Ghirlandaio.
Pontormo inserisce una colonna per chiudere un’eventuale porta alla nostra vista, lo
fa apposta (quella colonna non ha nessuna funzione strutturale). Colonna svuotata
della sua funzione strutturale così come queste che sono un riferimento romano.
Riceve una serie di commissioni dalla famiglia De Medici, decora una serie di Ville
come quella di Poggio a Caiano. Vediamo quanto lui ri etta sull’operato di
Michelangelo, riferimenti assolutamente ovvi e palesi.
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questo blu così intenso, vediamo sulla sinistra una strada che sembra scendere e
sulla destra delle scale che sembrano portare ad una porta che salgono,
biforcazione dello spazio dove si trovano queste gure e cancellano molto di quello
che era stato realizzato.
Pontormo era anche un grande ritrattista, infatti lo vediamo negli anni 20 parlare
un linguaggio con un certo denominatore comune con Parmigianino, palesa questo
interesse verso questi colori così accesi, costruiti da una luce che gli da quasi una
consistenza metallica così come il volto stesso. Questa pelle sembra più una
super cie statuaria che una pelle umana che tocchi la carne, in un ritratto come
questo vediamo tutta la distanza rispetto a quello che negli anni 20 facevano a
Venezia. Ritratti costruiti completamente con il colore, anche s e non sono ritratti
autonomi.
Vediamo un certo rigore disegnativo che rende queste super ci di una lucidità quasi
metallica, ne nega la consistenza materica. Rendono una perfezione, un bello
ideale, distillando dalla materia della realtà un’idea tutta concettuale.
Pittore quasi che sparisce, al contrario di quello che succede con Tiziano lui
dimostra sempre il suo pennello. Sparisce il pennello lasciando sempre il disegno
ben presente, anche sicamente e visibilmente in opere come quelle di Rosso
Fiorentino.
ROSSO FIORENTINO
Ci sono alcuni pentimenti come gli occhi di Cristo, panneggi così con parti
anatomiche dive manca uno strato di pigmento. Notiamo il disegno sottostanti, non
come nell’Adroazione dei Magi di Leonardo.
DEPOSIZIONE
Vediamo in alcuni punti dove i colori sono ancora chiari, c’è
ancora la gra a di Rosso stesso. Il disegno è ciò che regola
tutto.
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PALA DI SPEDALINGO
Datata 1518. Ra gurato sempre molto secco, così
scheletrico. Immagina senza pensare ad un’altra che si
con na in un’eredità che distrugge il suo corpo cioè la
Maddalena, che Donatello stesso aveva scolpito
(completamente s gurata). Vediamo che ci troviamo
difronte ad una ri essione su Donatello.
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modo in cui il volto si abbandona a sinistra. Quasi se fosse visto dall’altra parte.
Ra aello prima della sua morte creò una sorta di scuola, un’accademia e si creo un
certo seguito insieme a tutti i suoi allievi. Era il suo atelier che funzionava come una
macchina produttiva della quale gli artisti erano maturi che collaboravano con lui e
venivano controllati, ciò gli permetteva di avere una conducibilità ma anche un
vuoto enorme una volta che rimasero senza il loro datore di lavoro ma anche il loro
maestro, il loro mentore. Alcuni artisti rimangono a Roma, il principale Giulio
Romano, mentre altri si sparpagliano. Iniziano a, in qualche modo, esportare l’arte di
Ra aello verso altri centri (Genova, Mantova dove andò Giulio Romano stesso). Da
una parte erano liberi ma divetterò adattare stili propri, si tratta di un momento di
ri essione su ciò che era stato Ra aello.
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L’idea di spazi percorribili nei quali le gure sono leggibili in modo chiaro. Varietà di
espressioni e di momento, sempre molto regolata da principi di simmetria molto ben
studiati, una simmetria che non è ovvia o schematica ma una simmetria che crea un
equilibrio nella composizione.
Lo vediamo con la sala dei Giganti sembra di trovarci di fronte ad un altro artista, un
artista che ha sia la volontà che la necessità di trovare una strada nuova, era un
artista che era stato tenuto sotto controllo da Ra aello.
Gli a reschi si capiscono se visti solo con approccio critico verso quello che aveva
fatto prima. Visti in questa linea di sviluppo storico.
I giganti che vogliono conquistare l’olimpo e gli dei non essendo d’accordo lottano.
Vengono scon tti. In questa caduta dei giganti, momento di distruzione bellica,
quella che era stato il soggetto principale vuole far crollare la super cie della parete,
crollo quanto narrativo in relazione al soggetto stesso ma anche come meta
pittorica che sta crollando. Un’architettura costruita da colonne che in qualche
modo dialogano con quelle dell’esterno, tozze, con delle proporzioni armoniche
degli ordini classici. L’organizzazione delle pareti si disintegra e l’a resco scorre
senza che il nostro occhio abbia una possibilità certa, misurata, armoniosamente
costruita dell’architettura per potersi fermare.
Il rapporto tra pitture e ambiente, ma anche il modo con cui possiamo interagire,
viene stravolto. Questi mostri dalle espressioni grottesche, caricate dalle proporzioni
deformi diventano l’esatto opposto rispetto a tutto quello a cui aveva teso Ra ello
tutta la sua carriera, la grazia delle proporzioni anatomiche qua viene deformata,
gon ata, manipolata per farla divenire qualcosa di evidentemente fresco. Questo
vortice che creano le pareti torna e viene in qualche modo concluso dalla volta
stessa. La vediamo sulla sinistra con un andamento circolare organizzato dalle
nuvole.
MANIERISMO
Si caratterizza con una ri essione sullo stile stesso e si capisce perché poi gli artisti
complicano la visione, è un momento in cui tutti gli oggetti per esperienza artistica
diventano sempre più complessi e allusivi, sempre più intellettualizzati, un momento
dove la fantasia degli artisti viene coltivata apprezzata e stimolata dai committenti
stessi.
Vediamo che Giulio Romano inizia a sbizzarrirsi in un modo che non si poteva
immaginare, quindi a erodere sempre di più il con ne tra la pittura e le arti
decorative, processo che esploderà più in avanti.
BENVENUTO CELLINI
Artista attivo nella corte di Federico I, poi torna a Firenze. Nasce come argentiere e
cerca di fare tutto l’opposto, si avvicina alla scultura e vuole monumentalizzare,
crescere in scala, perché comunque i grandi artisti erano coloro che realizzavano
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sculture. Nascita e sviluppo di un genere di scultura ovvero quella colossale, dal
David di Michelangelo in avanti, sarà un banco di prova il momento di arrivo per le
carriere di molti artisti. In qualche modo si inserisce in quella traiettoria.
SALIERA
Nel 1550 esce la prima edizione delle Vite di Vasari. Stabilisce lo sviluppo stilistico.
Sceglie di includere soltanto artisti morti con l’unica eccezione di Michelangelo che
è il divino, l’alice, il punto più alto ma anche il punto di non ritorno, un sentimento
che chiaramente non nasce in quel momento ma si tratta di un’idea che sedimenta
attraverso il tempo per cui gli artisti iniziano a misurare la loro capacità e la loro
qualità nel modo in cui riescono ad assorbire e confrontarsi con quelli che erano i
grandi della generazione precedente. Non è più un rapporto diretto tra pittura e
natura ma un rapporto tra gura e pittura.
VITTORIA
Datato 1530.Questi corpi che si contorcono,
serpentinata. Soluzione stilistica per la scultura.
Michelangelo propone un canone posturale quindi
compositivo che per molti versi supera il modello di
composizione romano.
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VINCENZO DANTI - ONORE TRIONFANTE
Datato 1561. Arrivano soggetti sempre più intellettualizzanti.
Vediamo quanto quest’idea del corpo, della gura serpentinata,
ma anche di questi corpi che si allungano e si distendono, si
comprimono. Lo studio dell’anatomia viene portato a
conseguenze estreme.
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alza, e da cui compare questa gura. Idea di creare tipologie anatomiche diverse,
questi artisti stanno esibendo il loro virtuosismo. Siamo a 120 anni di distanza ad un
mondo opposto.
Spazio che contiene una moltitudine di gure a fatica, le gure si papà stellano
avanti e indietro, le vediamo in stato di frammento. Anatomie nubile e gure che
destabilizzano.
Bronzino glaciale, ci porta e ci mette di fonte ad una donna con la quale non
possiamo interagire facilmente. Ci porta a pensare al ruolo del ritratto e alla
tipologia, (Baldassarre un ritratto da cortigiano), qui ci troviamo davanti una
regnante che deve stabilire il suo ruolo in circostanze politiche e sociali rispetto al
ritratto di ra aello. Siamo nel 1545, periodo di turbolenze politiche. Cosimo I
divenne suo marito, in realtà volevano controllarlo (ancora molto giovane), ma lui
aveva un’intelligenza geniale e non si fece manipolare, stabili un controllo ferreo sul
suo stato che era diventano un sovrano dinastico, nel 1737 morì l’ultimo erede
maschio della famiglia De Medici. Un duca che pur giovanissimo si cimentò in
guerre cruente e si libero dei suoi oppositori esiliandoli da Firenze o facendoli
uccidere. Ruolo di creare una corte, creare un ambiente con un sovrano, una
famiglia regnante è una serie di persone al servizio di questa famiglia, perché
Firenze non c’è l’aveva più. Venivano dai rituali della corte, stai attorno al sovrano
che è ritualizzato e il suo grande compito è quello di creare una grande corte a
Firenze (l’idea di Eleonora da Toledo).
Bronzino è l’unico in grado di fornire questa identità. Crea un dipinto che deve
conferire un’idea, un’idea opposta a quello di Ra aello. Dimostrazione che si tratta
di ritratti meditati, profondamente, per il tipo di messaggio. Oggetto di estremo
valore nanziario, qualcosa che stabiliva la distanza tra lei e gli altri, basato sull’idea
della distanza non colmabile, lei è una regnante, una sovrana.
Programma politico di cui si deve la continuazione, lei ha già compiuto uno dei suoi
principali.
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Immagine politica, non è un ritratto privato che tiene il marito, è un ritratto che una
funzione di conferire l’immagine pubblica della sovrana.
RITRATTO E IDENTITÀ
Si tratta di un genere che prevale, ogni contesto storico ha i suoi parametri. Il ritratto
è sempre un genere che ambisce. I ritratti creano delle narrazioni relative alle
persone, narrazioni che sono spesso negoziate tra il pittore e il committente (spesso
la persona in posa, altre volte no. Sopratutto nel caso dei ritratti femminili). Questo
tipo di negoziato porta alla costruzione di una speci ca identità.
TIZIANO, PAOLO
Datato 1543.
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consenso.
le tre gure emergono dalla penombra ovattata di uno sfondo nel quale un pesante
drappo rosso pende da una parete verde scuro. La tecnica mette in evidenza l’uso
di pennellate sempre più rapide e meno precise al ne di abbozzare le forme più che
de nirle dettagliatamente lasciando addirittura alcune zone incompiute. In questo
modo il maestro riesce a costruire un’atmosfera tetra e quasi so ocante.
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uno sguardo feroce e l’armatura, quello che può dar la scultura e non la pittura
ovvero il rapporto della scala dimensionale, si può anche
paragonare ad una persona, più grande della realtà.
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Palazzo Vecchio, sta cercando di
educare il marito alla vita di corte,
abbiamo delle testimonianze
interessantissime per noi, ambasciatori
che vanno a Firenze e vedono il duca
che compie i pasti con la moglie e i gli.
Viene incaricato nché palazzo vecchio diventa da Palazzo della signoria a Reggia
Medicea, viene incaricato di decorare le
pareti con scene mitologiche. Realizza una
serie di dipinti, Allegoria degli elementi,
La Terra, diventa sempre più decorativo.
Datato 1560-72. Un’area, una stanza, dove Francesco I ( glio di Cosimo I, nominato
reggente del Ducato di Toscana) si poteva ritirare poteva collezionare le sue
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collezioni all’interno di armadi con dipinti che
evocavano ciò che c’era dentro.
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Viene deriso a Firenze per essere così tozzo e statico.
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corpo di Cristo e su come la pittura come medium riesce a e
incollare tutte queste sensazioni, il sangue, l’idea del pianto
e le lacrime, gli occhi rossi, sono un grande momento di
virtuosismo.
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DOMENICO PASSIGNANO, RICOGNIZIONE DEL CORPO DI SANT’ANTONIO
Datato 1589. Faceva parte della famiglia Salviati, si trova nella cappella Salviati a
San Marco a Firenze.
Diverse categorie di personaggi che occupano una serie di diverse aree, idee molto
manieriste di questi personaggi che fungono da diaframma tra lo spazio e quello del
dipinto, che ci pone di fronte agli evidenti riferimenti a Michelangelo.
PAOLO VERONESE,
CONVITTO IN CASA DI LEVI
Datato 1573. Paolo Veronese
andò nei guai con la legge,
venne denunciato perché questo
dipinto era stato fatto per essere
un ultima cena e alla ne gli
cambia il titolo per salvarsi la
carriera e la reputazione.
Abbiamo l’interrogatorio che gli
fu imposto durante il processo,
ci fu un processo al tribunale e gli
fecero delle domande che gettavano degli argomenti interessanti. Interrogatorio
molto lungo, ci fa vedere cosa guardavano gli spettatori delle gerarchie
ecclesiastiche che avevano in mente come l’arte dovesse funzionare nel luogo
pubblico, l’interrogatorio ci da la dimensione della prospettiva di cosa i committenti
volevano.
Controllo di ciò che veniva pubblicato (se contenevano qualche eresia non veniva
pubblicato).
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Un 600 nel quale i sensi sono uno degli elementi
principali del modo di leggere le opere d’arte,
non tanto la razionalità quanto l’idea della
meraviglia e gli stimoli sensoriali.
BAROCCO
BERNINI, ESTASI DI SANTA TERESA
Datata 1642-45.
nelle pareti laterali troviamo delle nte nicchie che vanno a rappresentare una sorta
di spettatori della scena teatrale, si tratta infatti della famiglia Cornaro in persona.
CARAVAGGIO
In origine chiamato Michelangelo da Merisi si tratta di un pittore milanese e
contemporaneo dei Carracci. La sua prima formazione iniziò dopo i vent’anni
quando andò a Roma. Il suo primo maestro fu Simone Peterzano ovvero un grande
allievo di Tiziano. Durante il suo viaggio a Roma lui andò a lavorare nella stessa
bottega dei fratelli Carracci ovvero la bottega del cavalier d’Arpino. Nel 1606 ucciso
una persona e difatti i suoi ultimi anni di vita furono molto complicati dato che se ne
andò dall’Italia ci furono una serie di spostamenti no alla sua morte.
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NATURA MORTA
Datata 1597-1598. donata dal cardinale Federico
Borromeo alla pinacoteca Ambrosiana di Milano
da lui fondata nel 1618. La canestro di frutta si
staglia su uno sfondo chiaro e luminoso, in lieve
aggetto rispetto al piano sopra il quale è
appoggiata. In modo straordinariamente
verosimile la luce ci restituisce quasi in maniera
tattile frutti e foglie sia freschi sia nel momento in
cui stanno marcendo o appassendo. Nel frutto
bacato e nella foglia accartocciata si è letto un
rimando simbolico al tema della vanitas della
precarietà di tutto ciò che è vivente ovvero un
memento mori.
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BARTOLOMEO PASSAROTTI, MACELLERIA
Qualcosa da cui Annibale Carracci prende le distanze, perché nelle sue opere c’è
una dignità molto diversa. Rappresenta pur sempre contadini, ma la tovaglia resta
pulita e non diventa volgare.
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della narrazione.
ANNIBALE CARRACCI,
MADONNA CON BAMBINO
E SANTI
Datato 1588. Grovigli di
corpi che andavano contro a
questa idea della statuaria
monumentale, erano statue
ma complesse e aggrovigliante, compresse in uno
spazio.
(Haskell, uno dei più grandi storici dell’arte del 900. I mecenate si organizzavano
spesso, anche in base di provenienza.)
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Lo abbiamo visto a Bologna
esplorare le vie della
controriforma, attenzione alla
natura, lo abbiamo visto cercare
di trovare vie alternative a quello
che era visto come un
Manierismo che ri etteva su se
stesso. A Roma lui viene
sconvolto dalla città degli antichi.
Fu responsabile di tutta la
decorazione di questo ambiente,
anche delle pareti decorate a
stucco.
Spazio in cui le pareti sono controvate da queste porte, nestre e nicchie che
ospitavano statue, ad oggi ci sono delle copie.
Contorna con cornici questi quadri (realizzati anche da altri pittori). Si tratta solo di
pittura, gli stucchi qui diventano nti e ngendo sulla volta quella che è una galleria
che dovrebbe stare su una parete però lui c’è la mette sulla volta.
TRIONFO DI BACCO E
ARIANNA
Costruito sfruttando forma, con
queste gure che guardano
attentamente Michelangelo.
ERCOLE AL BIVIO
Quando inizia a lavorare per la
famiglia Farnese non va subito a
lavorare per la Galleria. Per il
camerino di Odoardo Farnese (più
precisamente si trova sul so tto,
crea una griglia compositiva in
stucco che serve per tenere altri
elementi gurati e per sostenerli)
1595-1596, realizza Ercole al Bivio.
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Dipinto installato nel camerino, lo vediamo già che ci troviamo ad un soggetto della
mitologia, Ercole che deve scegliere tra Virtù e Vizio. Tema che allude a quella che è
la ricerca e il percorso di virtù di colui che occupa questo studio, deve essere
ispirato da questa pittura.
Studio della statuaria antica e un confronto con la classicità. Linguaggio visivo che
non è più quello dei primi dipinti come il Mangiafagioli, sistema completamente
diverso.
Due allegorie della virtù e vizio, che sono due variazioni sul tema dei corpi classici. L
virtù è quella sulla sinistra mentre il vizio quella sulla destra, indica delle maschere
(qualcosa che potrebbe ingannare). La virtù ci indica la via tortuosa, attraverso un
territorio che non è ospitale e piacevole come l’altro, cammino faticoso e privo di
qualsiasi piacere momentaneo.
Stanza nella quale si iniziano a provare una serie di soluzioni che vengono
sviluppate nella galleria.
Spazio di intrattenimento degli ospiti. La galleria diventa uno spazio associato con
le esposizioni dell’arte.
CARAVAGGIO, BACCO
Datato 1595-1596. Commissionato forse dal
cardinal Del Monte.
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rappresentazione mistica. In un’altra ottica lui alluderebbe allo stesso Salvatore
(grazie anche all’insieme di elementi che riconducono alla Passione di Cristo).
Caravaggio realizzò per questa cappella una serie di 3 dipinti con al loro interno le
storie di San Matteo (ovvero uno degli evangelisti).
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Nella seconda versione San Matteo viene rappresentato in modo più consapevole,
nel momento in cui scrive il vangelo e si ispira alla versione precedente (San Matteo
in ginocchio sullo sgabello).
LA CAPPELLA CERASI
Sotto committenza del tesoriere del papa (Tiberio Cerasi), vengono commissionate
una serie di opere e in questo caso abbiamo due dipinti laterali di Caravaggio
mentre quello centrale di Annibale Carracci (L’ascensione della Vergine).
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CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO
Datato 1600-1601. San Pietro venne croci sso a
Roma ovvero dove Bramante eresse il Tempietto di
San Pietro in Montorio.
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un volto così vinto dal dolore che Caravaggio non ce lo fa vedere.
DEPOSIZIONE
Datato 1602-1604. Commissionata da Gerolamo
Vittrici, ovvero il guardarobiere del papa, per la
cappella di Santa Maria in Vallicella.
RESURREZIONE DI LAZZARO
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Datato 1609. La sua pittura si fa sempre più rapida e
sintetica ma rimane comunque se stesso.
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IN EGITTO
Datato 1610. Pittore a ascinato da
Caravaggio.
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GIUDITTA
Datato 1625. Scene in cui i contrasti tra luce ed
ombra stanno diventando un elemento molto
impronte del modo di dipingere. Si iniziano ad inserire
candele che squarciano le tenebre.
GIUDITTA E OLOFERNE
Datato 1620.
CARAVAGGIO, GIUDITTA E
OLOFERNE
Datato 1598-1599. Sta tagliando la testa
senza nessuno sforzo.
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Guarda Caravaggio per l’illuminazione, per questi corpi
che stanno osservando Caravaggio. Questi aguzzini
sono anche degli atleti, hanno dei corpi che escono da
una collezione di antichità.
DAVID
Datato 1605. Caravaggesco per un contrasto tra
luci e ombre. David vestito elegante, cappello con
una piuma e con il corpo di un Apollo, che
contrasta con la deformità del gigante (ovvero il
mostro). Manifestazione sica della sua immoralità.
IL RAPIMENTO DI ELENA
Datato 1631. Concezione dell’arte diversa,
arte che deve puri care. Ratto di Elena,
statue che prendono vita ma sono statue.
Retorica dei gesti che costituisce il rito del
dipinto stesso, sembra quasi un passo di
danza.
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RUBENS, SAN GREGORIO CON ALTRI SANTI IN
ADORAZIONE DELLA VERGINE
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Il suo primo successo lo ebbe a vent’anni, origini napoletane e suo padre era uno
scultore. Andarono a lavorare a Roma, lui collaborava con il padre (collaborazione
per la Barcaccia). Lavorò per Scipione Borghese.
RATTO DI PROSERPINA
Datato 1621-1622. Quello che Bernini va a
rappresentare è un momento esatto (era anche una
delle principali caratteristiche del barocco).
Rappresenta Plutone che rapisce Proserpina, ma
lo rappresenta in modo come se stesse
succedendo tutto proprio in quel momento e riesce
ad intrappolare questa scena nel marmo.
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APOLLO E DAFNE
Datato 1622-1625. Commissionata dal cardinale
Borghese. Elabora quest’opera sempre seguendo
una tematica mitologica, delle Metamorfosi, si tratta
di un’inseguimento amoroso.
DAVID
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BALDACCHINO
Datato 1624-1633. Si tratta di un ciborio colossale,
ovvero molto grande. In origine il baldacchino si
trattava di una struttura di legno e tessuti, che
sotto nella maggior parte delle volte custodiva
sotto il trono.
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MONUMENTO FUNEBRE DI ALESSANDRO VII
Datato 1671-1678. Monumento funebre del nuovo
papa, realizzato questa volta con il marmo rosso di
sicilia e il marmo bianco, questa volta Bernini decide
di non utilizzare il bronzo.
LA VISIONE DI COSTANTINO
Datato 1654-1670. Opera che ci apre tutto un mondo verso
Bernini attento al teatro.
Nel 1669 divenne Papa Clemente X Altieri sotto il ponti cato del
quale si inaugurò la Scala Regia ai piedi della quale si pose la
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statua di Costantino, nella quale l'artista rappresenta l'imperatore nel momento in cui
ha la visione della Croce: rappresentato con un'espressione di stupore accentuata
dal movimento del cavallo. Sullo sfondo è presente un tendaggio mosso dal vento
che da un senso di profondità spaziale all'insieme.
CAPPELLA CORNARO
ESTASI DI SANTA TERESA
Datato 1642-1645. Descrizione pagina 44.
lezione del 29
GIAMBOLOGNA, MERCURIO
IL MANIERISMO A ROMA
È un luogo dove si vede molto del Manierismo. Oratorio di San Giovanni
Decollato, con una serie di a reschi di Francesco Salviati.
VISITAZIONE
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permetteva di complicare lo spazio.
Due gure che indicano quello che sta succedendo, il soggetto del dipinto è
spostato verso un piano più arretrato. In primo piano vediamo una serie di
personaggi che non si curano e iniziano a complicare la narrazione. Memoria
Ra elllesca.
Figure più libere nello spazio che compiono dei gesti. Salviati inizia a mettere una
serie di mani, dita e gesti che ci portano verso questo spazio urbano.
BATTESIMO DI CRISTO
Datato 1541. Dove troviamo Cristo fortemente
reminiscente, gura scocciata che vediamo distesa
e di spalle ed è ovviamente una variazione su temi
michelangioleschi.
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stava scrivendo Le Vite, e si vanta di riuscire a dipingere tantissimo in poco tempo,
non gli piaceva Leonardo Da Vinci.
Figure nelle nicchie che mimano della culture e riescono ad entrare lì dentro solo
perché hanno le gambe piegate.
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Castel Sant’Angelo, qui Perin del Vaga
(viene dalla scuola di Ra aello).
(1545-1547)
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FRANCESCO SALVIATI, STORIE DI DAVID a Palazzo ricci
sacchetti
Datato 1553. Idea della parete trasformata in un supporto per la
pittura viene portata alle sue estreme conseguenze, ci sono gli
arazzi riportati. La pittura nge tutti gli altri media.
DEPOSIZIONE
Datato 1560. Sta pensando tanto alla tradizione come
quella di Rosso Fiorentino.
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PELLEGRINO TIBALDI, ADORAZIONE
DEL BAMBINO
Datato 1549. Dipinto che per molti versi è un
emblema di Michelangelo. Tutte queste
gure sono variazione sul tema di
Michelangelo, ma anche un soggetto che
andiamo a cercare con tanta fatica. Perché
questo dipinto è risolto tutto in un omaggio
è una ricerca della forma pittorica del
soggetto, uno dei modi e caci che
possiamo sintetizzare il manierismo è una
ricerca continua della forma perfetta.
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Datato 1582-1585. In un’architettura vuota, che
nella sua leggibilità spaziale conferisce un’idea
di razionalità e calma, qui il silenzio (meditativo)
di un croci sso in bronzo dorato difronte al
quale giace una statua antica di una divinità
pagana ridotta in frammento, rotta nel
momento in cui la guardiamo.
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lezione lunedì 12 dicembre
GUERCINO, AURORA
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pittore che viene da queste zone dove Parma
vede e studia, assorbe capisce Correggio, però
lo riformula in un’idea di luminosità abbagliante
seicentesca e vortici compositivo che
ampli cano quello che era una lettura molto
razionale nel 500 che nel 600 sovraccarica
l’occhio dello spettatore. Avevano una
grandissima rivalità (Domenichino e Lanfranco).
Sovrastate dalla tiara del ponte ce che vediamo da sotto in su. Si tratta dell’unica
persona che può indossare quello speci co oggetto, c’è lo mette in evidenza in uno
spazio.
Basi delle colonne del Baldacchino, scudo reale con le chiavi di San Pietro e la tiara.
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I progetti di costruzione
di Palazzo Barberini
partirono dal riuso di una
fabbrica della famiglia
Sforza che, per un
improvviso rovescio
nanziario, nel 1625
vendeva l’immobile alla
famiglia.
Nel 1629, Gian Lorenzo Bernini, pupillo di Urbano VIII, subentrava nella direzione
dei lavori realizzando la facciata sul giardino con una rampa di accesso.
Borromini realizzò il vano al piano terra, situato dopo il porticato, prima del
giardino, utile ad ospitare le carrozze e la straordinaria scala elicoidale a colonne
binate, una scultura circolare di grandissimo e etto.
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verso il buon governo, attraverso la costante presenza in tutte le sale di tre
personaggi chiave, ovvero la divinità dell’Olimpo, il principe, ed Ercole, simbolo
delle virtù del principe e protettore della famiglia Medici.
Al centro del so tto della sala di Venere un giovane principe viene strappato dalle
braccia della dea, simbolo del piacere, e condotto da Minerva verso Ercole, simbolo
di virtù. Nelle otto lunette, recanti iscrizioni esplicative in latino, sono ra gurati
personaggi illustri del mondo antico, e negli ovali di stucco bianco i ritratti dei più
importanti membri del granducato, nonché i due papi della famiglia Medici, Leone X
e Clemente VII.
La Sala fu la prima della serie delle sale dei Pianeti ad essere dipinta da Pietro da
Cortona al suo ritorno a Firenze nel 1641 ed è quella dove meno si avverte il
cambiamento dell’organizzazione spaziale rispetto alla costruzione rinascimentale
sottostante: i ritmi delle lunette, delle vele e dei pennacchi, anche se attutito dalla
presenza dei talamoni in stucco dorato e dai medaglioni in stucco bianco, seguono
un andamento che ricorda ancora la sequenza degli interni rinascimentali.
GIOVANNI BATTISTA
GAULLI, LA GLORIA DEL
MONOGRAMMA DI
CRISTO
Datata 1676-1679. Gaulli ha
preso in prestito l’idea della
luce con il monogramma di
Cristo che sovrasta la
cattedra di San Pietro e l’ha
messa sulla volta per cui
abbiamo un altro a resco
che rappresenta qualcosa di
veramente concettuale, la
memoria del monogramma
di Cristo.
Vediamo il sovraccarico di segnale che però si concentra nel punto in cui c’è
qualcosa di assolutamente astratto, non c’è una gura. La pittura che diventa
abbagliante, non è più pittura ma scrittura (idea barocca della decorazione). Pittura
che scon na.
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la chiesa gesuita dedicata a
Sant’Ignazio di Loyola
costruita nel 1626 su
progetto dell’architetto
gesuita Orazio Grassi
ospita uno straordinario
esempio tardo barocco di
illusionismo prospettico.
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Siamo negli stessi anni rispetto la chiesa del gesù, ci
mostrano quanto siano scelte che gli artisti fanno e che
corrisposo anche ai gusti dei committenti.
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panneggi di Bernini (che sembravano avere vita propria). Pieghe del panneggio
molto attaccate, come se fosse bagnato. Composta con una postura e una
sionomia da classicismo greco.
Uno che lavorò molto a Roma all’inizio del secolo, già prima di arrivare ed essere
Barocco è uno che ha già questa idea, c’era in modo molto di uso questa idea di
una attenzione alla natura e alla qualità epidermica delle cose.
IL GIUDIZIO DI PARIDE
(1599)
La composizione, tagliata
orizzontalmente, presenta
sulla destra tre dee, avvolte in trasparenti veli: Venere (riconoscibile grazie alla
presenza di Eros che è aggrappato alle sue gambe e un amorino che le cinge il
capo con una corona oreale) tra Minerva e Giunone.
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Sulla sinistra è Paride che o re alla più bella (Venere) il pomo d'oro datogli da
Mercurio, che, appoggiato su un albero in compagnia di un cane, assiste alla scena.
Alle spalle dei protagonisti si apre un incantevole paesaggio ricco di sfumature
cromatiche che lasciano intendere che l'episodio si svolge al tramonto.
I corpi opulenti delle donne rappresentano il pieno trionfo della carnalità, così come
era intesa da Rubens, sempre pronto a ra gurare donne dall'armonica sensualità.
Certamente il suo ideale di bellezza doveva corrispondere a quello della giovane
moglie Elena Fourment che qui posò per il marito assumendo le sembianze di
Venere.
L'opera era parte del ciclo decorativo della Torre della Parada eseguito da Rubens
per Filippo IV di Spagna, con la larga partecipazione della bottega a causa delle sue
precarie condizioni di salute.
MARCANTONIO RAIMONDI, IL
GIUDIZIO DI PARIDE
Lui lavora per Ra aello. Trasforma
statue in gure fatte di carne e
sangue, non solo ossa e muscoli (ci
mette qualcosa di più).
(1608 - 1609)
CROCIFISSIONE (1610-1611)
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Inginocchiata nell’atto di baciargli i
piedi, gesto di profonda
sottomissione oltre che a
dimostrazione di deferenza, troviamo
Maria Maddalena mentre con
notevole dolcezza abbraccia la croce.
Con questo di
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Dipinto che venne tagliato per esigenze di mercato, prima di essere venduto. In
origine si vedeva molta più architettura, più paesaggio.
Arricchita dai gioielli che può permettersi, capacità di dare volto a questa
aristocrazia.
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RUBENS, MARIA DE MEDICI
APPRODA A MARSIGLIA (1622-1625)
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