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Laura Paola Gnaccolini Il segreto dei segreti.

I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica


tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento

“Ermete padre dei teologi, dei maghi e degli no tuttora la loro validità, come vedremo nel
alchimisti contemporaneamente rivelò ai corso del testo.
suoi figli i segreti della teologia, della magia La maggior novità degli studi successivi con-
e dell’alchimia, quando disse: ciò che è su-
siste a mio parere nella sottolineatura, pro-
periore è come ciò che è inferiore, e ciò che
è inferiore è come ciò che è superiore per posta per la prima volta da Ruhmer, del le-
compiere i miracoli di una cosa sola. Di cui game del mazzo con l’attività del pittore cen-
il padre è il sole, la madre è la luna. Di que- tese Marco Zoppo e in particolare con la sua
sto pensiero si ricorda Aristotele, nel segreto produzione grafica (l’album dei disegni Rose-
dei segreti, al re Alessandro, quando dice: no- bery del British Museum di Londra). È solo a
stro padre Ermogene, che ha triplici meriti partire dai contributi più recenti che si è sot-
nella filosofia, ottimamente vaticinando dis-
se: la verità è in questi termini, e non c’è dub-
tolineata l’importanza di questo mazzo nel
bio che le cose inferiori rispondono alle su- percorso della storia del gioco dei tarocchi in
periori e le superiori alle inferiori.”* Italia.
1.1 Uomo illustre dell’antichità, (Ludovico Lazzarelli, Vade mecum) Restano alcuni problemi mai risolti dalla cri-
affresco strappato, Ancona, Palazzo tica, tra cui lo scioglimento della complessa
del Governo (Prefettura), salone di
Nel 2009 il ministero per i Beni e le Attività iconografia, l’identificazione della sequenza
rappresentanza
culturali, esercitando il diritto di prelazione, dei trionfi, il possibile nome dell’artista re-
ha acquistato il più antico mazzo di tarocchi sponsabile delle incisioni e anche la corretta
italiano completo1, noto come mazzo Sola Bu- datazione del mazzo, che oscilla tra il 1470 e
sca dal nome dei precedenti possessori (la gli inizi del XVI secolo4.
marchesa Busca e il conte Sola), e lo ha de-
stinato alla Pinacoteca di Brera, che lo pre- L’iconografia dei tarocchi Sola Busca.
senta per la prima volta al pubblico in que- 1. Il recupero del mondo classico
sta occasione. Il mazzo risulta composto da nei “trionfi”
una serie di 22 carte generalmente definite Il mazzo è caratterizzato dalla presenza, al
“trionfi” e da 56 carte di quattro semi, i se- posto delle più tradizionali immagini dei
1.2 Giovan Pietro Birago, Francesco I
Sforza tra otto figure di ‘capitani’ antichi, mi tradizionali italiani (denari, spade, basto- “trionfi”5, di una serie di Uomini famosi del-
miniatura frammentaria da un frontespizio ni e coppe)2, per un totale di 78 carte3. l’antichità classica, al punto che Giordano
della Sforziade di G. Simonetta, nella
traduzione di G. Landino, secondo l’editio Berti ha proposto recentemente di intitolar-
princeps Milano, Antonio Zaroto, 1490, La fortuna critica lo il mazzo degli Antichi Condottieri6, ma co-
Firenze, Gallerie degli Uffizi, inv. 1890, Esso è stato oggetto di attenzione fin dai pri- me vedremo questa non è l’iconografia pre-
n. 4425
mi dell’Ottocento, quando risulta citato nei valente.
Materiali per servire alla storia dell’origine e L’originalità del mazzo Sola Busca si misura
de’ progressi dell’incisione in rame e in legno infatti sulla complessità iconografica delle car-
di Pietro Zani (1802) e nella storiografia suc- te relative ai semi, dove sono introdotte diverse
cessiva che si è occupata dell’arte della stam- figurazioni: un caso questo assolutamente uni-
pa: questa tradizione di studio viene raccol- co nei mazzi quattrocenteschi italiani. Proprio
ta nei fondamentali contributi di Arthur May- lo studio delle carte numerali condotto in pre-
ger Hind del 1910 e poi del 1938 sulle incisio- parazione di questa mostra ha portato a ele-
ni italiane conservate nel British Museum, menti di grande novità, che hanno gettato nuo-
dove il mazzo risulta inserito tra i prodotti va luce sul vero significato dell’opera.
della scuola ferrarese. Molte delle osservazioni Ma andiamo per gradi. La scelta di introdur-
svolte in quelle sedi dallo studioso conserva- re le figure di condottieri, di grande origina-

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lità nel panorama dei mazzi di tarocchi ita- ti manoscritte, come la Cronaca Crespi mi- In Lombardia bisogna ricordare il caso di Mi- sonaggi molto noti della storia romana, co-
liani e di gusto fortemente antiquario, trova- niata da Leonardo da Besozzo14 o il cosiddet- lano, con l’incarico da parte di Francesco me Caio Mario25 (IIII. MARIO), Deiotaro26 (VII.
va in Italia una solida tradizione iconografi- to Libro di Giusto del Gabinetto delle Stam- Sforza a Bonifacio Bembo e altri artisti di af- DEO TAVRO, Nerone (VIII. NERONE), Catone l’U-
ca a cui poter agevolmente attingere nei cicli pe di Roma, pubblicato per la prima volta dal frescare uomini d’arme e donne famose nel ticense (XIII. CATONE), Bocco27 (XIIII. BOCHO), o
trecenteschi di “Uomini famosi” dell’antichità Venturi15. A quel modello si ritiene possa es- cortile del palazzo dell’Arengo, sede della fa- della storia biblica, come Nembroto28 (XX.
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classica presentati come exempla da imita- sersi ispirato fra gli altri il ciclo frammenta- miglia ducale, sulla base di un complesso pro- NENBROTO), Nabucodonosor (XXI. NABVCHO-
re7, che vanno dal ciclo per re Roberto d’An- rio del Palazzo del Governo di Ancona16, men- gramma iconografico stilato da Francesco Fi- DENASOR), sia personaggi di più difficile o per-
giò in Castel Nuovo a Napoli, il cui ricordo ci tre sempre nelle Marche va segnalato il salo- lelfo21, e il ciclo di Foppa nel Banco Mediceo lomeno ambigua identificazione: è il caso del-
è tramandato da Vasari e da un anonimo poe- ne degli Eroi attribuito a Giovanni Boccati17 per Pigello Portinari ricordato da Filarete, le omonimie per POSTVMIO (trionfo II), CATVLO30
ta8, agli esempi padovani all’esterno della log- nel Palazzo Ducale di Urbino. con otto imperatori (tra cui Traiano) accan- (trionfo V), SESTO (trionfo VI), TVLIO (trionfo
gia dei Carraresi (teste di imperatori)9 e nel Tracce di continuità della fortuna di questo to a Francesco Sforza e alla Vergine22. Il du- XI), CARBONE (trionfo XII), METELO31 (trionfo XV),
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salone della Reggia Carrarese (Uomini illustri soggetto nel XV secolo si riscontrano ampia- ca venne più tardi ritratto dal miniatore di LENTVLO (trionfo XVIII), SABINO (trionfo
a figura intera, accompagnati da cartigli, sul- mente nel territorio della Serenissima: dai corte Giovan Pietro Birago in amabile con- XVIIII); delle difficoltà di identificazione a cau-
la scorta del testo petrarchesco del De viris perduti Giganti di Paolo Uccello per casa Vi- versazione con i più famosi condottieri del- sa anche di probabili storpiature per PANFILIO33
illustribus)10. Sugli inizi del XV secolo trovia- taliani18, a Padova, a probabili cicli realizzati l’antichità23 sul frontespizio di uno degli (trionfo I) e LENPIO34 (trionfo III); dei personaggi
mo tracce della fortuna di questo tema nel- su tavola, di cui parrebbero testimoniare due esemplari della Sforziada del Simonetta, da- nominati FALCO (trionfo IX), VENTURIO (trionfo
l’importante ciclo completato nel 1414 nel- interessanti dipinti del vivarinesco “Maestro ta alle stampe a Milano nel 1491 (Firenze, X), OLIVO (trionfo XVI) e IPEO35 (trionfo XVII).
l’anticappella del Palazzo Pubblico di Siena11 delle Storie di Elena”19 che riproducono a fi- Galleria degli Uffizi, inv. 4425), che è possi- Qualsiasi tentativo di arrivare a una corretta
e nella Sala Imperatorum e nel corridoio di gura intera Scipione l’Africano (Praga, Na- bile riflettesse almeno in parte l’invenzione identificazione di questi soggetti rimane de-
palazzo Trinci a Foligno, del 1411-1412, con le rodni Galerie) e forse Giulio Cesare (Cam- foppesca. stinato a fallire finché non si compirà un’im-
classiche raffigurazioni di imperatori e la se- bridge, Harvard University, Fogg Art Mu- Tuttavia, al di là di un generico recupero del pegnativa disamina delle fonti classiche di-
rie dei Nove Prodi12. In Italia centrale un mo- seum)20, fino ai guerrieri di grandi dimensio- mondo classico, non mi pare possibile stabi- sponibili nel Quattrocento e dei compendi
dello imprescindibile dovette essere poi quel- ni entro finte nicchie abbigliati all’antica, più lire una connessione diretta tra i cicli appe- medievali, in relazione ai singoli personaggi.
lo degli affreschi di Masolino nella “Sala o meno di questo periodo, ancora appena leg- na ricordati e i personaggi scelti a illustrare La conoscenza di alcuni testi della tradizio-
Theatri” del palazzo del cardinal Orsini a gibili in quella che era la torre dell’ingresso le carte qui in discussione, come ora vedre- ne classica unita a una grande precisione nel-
Nicola di maestro Antonio e anonimo
miniatore, Tarocchi Sola Busca, stampa
Monte Giordano13, con ben 300 eroi antichi, principale del castello di Malpaga, feudo di mo. La serie comprende infatti (siamo aiuta- la caratterizzazione di questi “Uomini famo-
su carta da incisioni a bulino, 144 ✕ 78 il cui ricordo viene tramandato anche da fon- Bartolomeo Colleoni. ti dalle iscrizioni in capitale romana)24 sia per- si” sono infatti documentate almeno nel ca-
mm, Milano, Pinacoteca di Brera, invv.
7685-7743, 7745-7763 (cat. 1)
1.3 Mario, Trionfo IIII

1.4 Nenbroto, Trionfo XX 1.5 Panfilio, Trionfo I 1.6 Lenpio, Trionfo III 1.7 Falco, Trionfo IX 1.8 Venturio, Trionfo X 1.9 Ipeo, Trionfo XVII

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so di CATVLO che, come mi suggerisce gentil- me a personaggi facilmente identificabili (la 1485)42, letterato e umanista, oratore di cor-
mente Milena Raimondi36, va identificato in Regina di denari 13. ELENA; il Re di denari 14. te a Ferrara presso gli Estensi (sotto Leonel-
C. Lutazio Catulo, il console del 242 a.C. vin- R[EX] FILIPO, l’imperatore Filippo l’Arabo; il Ca- lo, Borso ed Ercole I), abile volgarizzatore, con
citore nella battaglia navale delle isole Egadi vallo di bastoni 12. APOLINO, cioè Apollo; la una produzione letteraria sterminata, pur-
nel 241 a.C., che pose fine alla prima guerra Regina di bastoni 13. PALAS, Pallade; la Regi- troppo quasi del tutto inedita, se si fa ecce-
punica: la ferita alla coscia che non gli aveva na di coppe 13. POLISENA), personalità di più zione per l’Orazione funebre per il Guarino,
impedito di partecipare ai combattimenti, co- difficile identificazione, come SARAFINO (12. la raccolta di Facezie e un trattato celebrati-
sì come è raffigurata nella carta, è attestata Cavallo di denari), LEVIO PLAVTO R[EX] (14. Re vo in onore delle iniziative urbanistiche di
dal solo Orosio37. di bastoni), LVCIO CECILIO R[EX] (14. Re di cop- Ercole I43.
A testimonianza del possibile utilizzo da par- pe). Queste ambiguità interpretative restano, Il secondo invece potrebbe contenere un ri-
te dell’estensore del programma iconografi- al di là della concreta possibilità che nel pe- ferimento all’umanista Pietro Sabino, nato
co anche di fonti medievali potrebbe essere nultimo personaggio ricordato (LEVIO PLAVTO) probabilmente a Poggio Mirteto, in Sabina,
poi l’inserimento dell’imperatore Filippo l’A- siano adombrate le personalità di due gran- verso la metà degli anni sessanta e morto a
rabo (riconoscibile per il motto “PAX”, che ri- di poeti latini, Levio, precursore dei neoteroi, Roma prima del 1502, noto raccoglitore di
corre sul verso di una moneta da lui conia- e il commediografo Plauto (che fu oggetto di epigrafi della cerchia di Pomponio Leto, di cui
ta)38 nel ruolo di Re di spade: egli venne cita- particolare studio da parte del Guarino e per la critica ha solo recentemente iniziato a in-
to come “primo, cristiano Imperatore”39 ne Il il quale si registra un crescente interesse nel dagare la ricca personalità44. Presente nel-
Dittamondo di Fazio degli Uberti, un’opera Rinascimento)41, così come a Catullo potreb- l’Urbe almeno dal 1484, quando risulta tito-
in volgare sulla storia di Roma che ebbe no- be forse alludere, in un doppio livello di let- lare della cattedra di retorica presso l’Uni-
tevole fortuna nel XV secolo40. Il problema tura, il “trionfo” V. versità (per la quale verrà pagato anche nel
della corretta identificazione dei personaggi Tra tutti quelli di ambigua interpretazione si 1495 e nel 1496), allievo l’anno seguente di
raffigurati coinvolge infatti, oltre ai “trionfi”, individuano poi tre nomi che potrebbero es- Giovanni Argiropulo per il greco, Pietro Sa-
anche alcune carte dei semi. A parte i prota- sere legati alla storia rinascimentale contem- bino, oltre a una produzione poetica abba-
gonisti della storia di Alessandro Magno, in- poranea: CARBONE (trionfo XII), SABINO (trionfo stanza consistente, realizzò la più completa
trodotti quasi tutti a illustrare il seme di spa- XVIIII) e SARAFINO (Cavallo di denari). Il primo raccolta di epigrafi classiche e cristiane del-
de, come vedremo, per le carte figurali degli si potrebbe leggere infatti come allusione a l’epoca che nelle sue intenzioni, come si ri-
altri semi l’autore del mazzo ha scelto insie- Ludovico Carbone (Cremona, 1430 – Ferrara, 1.14 Palas, Regina di bastoni 1.15 Polisena, Regina di coppe cava dalla corrispondenza con Marco Anto-
1.10 Catulo, Trionfo V

1.11 R[ex] Filipo, Re di denari 1.12 Elena, Regina di denari 1.13 Apolino, Cavallo di bastoni 1.16 Levio Plavto.R[ex], Re di bastoni 1.17 Lucio Cecilio.R[ex], Re di coppe 1.18 Carbone, Trionfo XII

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1.19 Sabino, Trionfo XVIIII 1.20 Sarafino, Cavallo di denari 1.21 Metelo, Trionfo XV 1.23 Tulio, Trionfo XI 1.24 Sesto, Trionfo VI 1.25 Catone, Trionfo XIII

nio Sabellico che era in Veneto, doveva esse- Catilinae potrebbero benissimo essere le fon- Gracchi, ricordato da Cicerone come “sum- alla bacinella con le fiamme nel “trionfo”
re destinata alla stampa. ti da cui trarre la serie di personaggi legati a mus orator” e “perfacetus”53. Più che un elen- XII, in relazione con gli Estensi56. Se poi fos-
Il terzo allude a mio parere a Serafino de’ Ci- Mario e alla congiura di Catilina (MARIO, BO- co di uomini illustri presentati come exem- se possibile leggere la “bombarda che scop-
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minelli de l’Aquila (L’Aquila, 1466 – Roma, CHO e forse anche METELO e LENTVLO ). Lo pla da imitare avremmo allora, se la lettura pia” sopra la colonna di Metello (“trionfo”
1500) “rimatore famosissimo”45 che, dopo un stesso Carbone ha scritto poi, tra le nume- qui proposta dovesse risultare corretta, una XV) come emblema dei Montefeltro e il
apprendistato da giovanissimo a Napoli rose opere retoriche, un De officio oratoris serie di personaggi legati alla congiura di Ca- “trionfo” di Olivo (XVI) come possibile allu-
(1478-1481) presso un famoso musicista fiam- dove vengono riportati gli autori che con i tilina e alle guerre civili, con una possibile sione alla nobile famiglia Oliva di Carpegna57,
mingo (Guillelmus Guarnerius) e qualche an- loro scritti avevano reso famose le opere re- allusione a eventi di politica interna che so- committente di Giovanni Santi, forse po-
no di nuovo in patria, fu a Roma alla corte toriche di Aristotele e Cicerone50. Questo fat- no oggi per noi difficili da precisare54. Resta tremmo avere qualche altro indizio per in-
del cardinal Ascanio Sforza e quindi, dal to, unito all’incarico dell’umanista come ora- ancora una suggestione che interessa la fi- dividuare lo scenario politico a cui l’autore
1492, presso le maggiori corti italiane (Na- tore di corte a Ferrara porterebbe portare a gura di POSTVMIO: tra i vari personaggi con del mazzo intendeva alludere58 e la possibile
poli, Urbino, Milano e Mantova) e dovunque identificare TVLIO con Cicerone51, console nel questo nome legati a un evento luttuoso, cui committenza.
riscosse un notevolissimo successo accom- 63 a.C., l’anno della congiura di Catilina, che evidentemente allude il teschio sull’altare a
pagnando la recita delle sue rime con il suo- rivendicò sempre a sua gloria di aver salva- sinistra, si propone prudentemente di iden- 2. Il mito di Alessandro Magno
no del liuto. Si tratta di un personaggio di to lo Stato52. Intorno a Cicerone potrebbero tificarlo in L. Postumio Albino che cadde con Nel mazzo un ruolo particolare, in veste di Re
grande spicco nell’ambito delle corti, cui si ruotare anche i personaggi SESTO e CATONE. La l’esercito in un’imboscata tesagli dai Galli di spade, viene riservato a un altro perso-
attribuisce il merito di aver rinnovato la li- scelta del primo è certamente legata anche Boi nella silva Litana (variamente localizza- naggio classico, questa volta in chiave deci-
rica petrarchesca46. alla posizione nel mazzo (“trionfo” VI) e se ta tra Bologna, Modena e l’Emilia Romagna) samente positiva. Si tratta di uno dei Nove
La possibile identificazione di CARBONE in Lu- letta in collegamento con Catone rimanda a a seguito della quale i Galli vincitori gli reci- Prodi: Alessandro Magno, che era stato cele-
dovico Carbone può forse aprire una sugge- Sesto figlio di Pompeo; l’Uticense, presente sero la testa e, riempitala d’oro, ne fecero un brato nel Rinascimento grazie alla circola-
stiva pista di ricerca sulle fonti a disposizio- anche nel De coniuratione di Sallustio per il vaso per libazioni religiose55. A questa sug- zione del romanzo medievale59, alle riedizio-
ni dell’umanista che ha elaborato il com- celebre discorso per la condanna a morte dei gestione, anche geografica, va ad aggiunger- ni del lavoro di Plutarco (la Vita di Alessan-
plesso programma iconografico: l’umanista Catilinari, è poi personaggio delle opere fi- si, nella sola carta miniata di Postumio (e dro Magno) e alla traduzione in volgare rea-
ferrarese ha volgarizzato le opere di Sallustio losofiche di Cicerone, che scrisse anche una non nell’incisione) l’inserimento nello scudo lizzata nel 1438 da Pier Candido Decembrio
dedicandole ad Alberto d’Este47 e, come mi Laus Catonis alla notizia del suicidio. CARBO- di una palma che, con grande prudenza si della Vita di Alessandro di Quinto Curzio Rufo.
fa notare ancora una volta la Raimondi, sia NE potrebbe allora alludere a C. Papirius Car- potrebbe leggere, in abbinamento al ramo di Eroe divinizzato, nuovo sole60, colui che ave-
1.22 Lentulo, Trionfo XVIII il Bellum Iugurtinum sia il De coniuratione bone, prima sostenitore e poi oppositore dei 1.26 Postumio, Trionfo II palma che produce frutto del 10 di denari e va raggiunto il cielo su un carro trasportato

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da grifoni, aveva riscosso un notevole suc- Cavallo di spade. Il dio, in forma di serpente
cesso, soprattutto nell’ambiente delle corti. (seguendo la tradizione riportata da un fram-
Sono note le inclinazioni verso questo eroe di mento di una storia anonima del II secolo)65,
Leonello d’Este, che viene paragonato al re si sarebbe congiunto con la madre Olimpia-
macedone dal letterato di corte Piero Andrea de (OLINPIA), temuta signora dei serpenti, qui
de’ Bassi61, e probabilmente anche la corte mi- presente come Regina di spade. L’incarna-
lanese non si sottrasse al suo fascino, se si de- zione terrena di Zeus Ammone e quindi ve-
ve accettare l’ipotesi di una committenza ro padre del grande condottiero, secondo la
sforzesca per gli arazzi con Storie di Alessan- tradizione raccolta nel favoloso Romanzo di
dro conservate oggi a Roma in palazzo Doria Alessandro dello pseudo-Callistene, sarebbe
Pamphili62. Quanto alla longevità del mito ba- invece quel NATANABO66 “mago ed intendente”
sterà ricordare come ancora nel 1532 il duca (introdotto nel mazzo come Cavallo di cop-
di Milano Francesco II Sforza, in un docu- pe) che, insieme ad Aristotele, era insegnan-
mento di concessione degli Statuti alla co- te di Alessandro Magno. Dal Secretum secre-
munità di Vigevano, si paragoni nell’agire ad torum, attribuito ad Aristotele, uno scambio
Alessandro Magno63. epistolare tra maestro e discepolo su astrolo-
Alessandro viene accompagnato nelle altre gia, dietetica, alchimia e altri argomenti “in-
carte figurali di spade da personaggi legati al- quadrati in una dottrina della gestione del
la sua storia. Secondo Callistene, storico di potere”67, si apprende che il grande filosofo
Alessandro (IV secolo), il condottiero fu salu- avrebbe introdotto Alessandro ai misteri del
tato con l’appellativo di “figlio di Ammone”64 sapere alchemico, e questa notizia potrebbe
(Zeus Ammone, il dio serpente), quando si gettare qualche luce sul legame tra la figura
trovava in Egitto nell’oasi di Siwah, dal sa- del condottiero e l’iconografia più oscura del
cerdote che pronunciava l’oracolo di Ammo- mazzo, quella che ricorre nelle carte del se-
ne: nel nostro mazzo AMONE è presente come me di denari.

1.27 Alexandro M[agno], Re di spade 1.31 Due di spade 1.32 Quattro di spade

1.28 Amone, Cavallo di spade 1.29 Olinpia, Regina di spade 1.30 Natanabo, Cavallo di coppe 1.33 Cinque di spade 1.34 Sei di spade

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3. L’iconografia alchemica ed ermetica lunque corpo venisse proiettato70. Nel caso del-
Se infatti nelle carte numerali del seme di spa- l’elixir si trattava di vera medicina di lunga vi-
de, al di là dei numerosi riferimenti antiqua- ta, risposta concreta all’anelito di immorta-
ri e del 3 (il cuore trafitto) di cui poi si dirà, lità che avevamo già avvertito nella scelta di
sembrerebbero prevalere motivi narrativi e celebrare la figura di Alessandro Magno71.
decorativi più semplici (o forse per noi troppo L’interesse per i temi alchemici in epoca ri-
criptici), invece nell’iconografia delle carte nu- nascimentale venne riacceso dalla presenza
merali del seme di denari si trovano elemen- in Italia di due codici che raccoglievano quat-
ti che restano apparentemente inspiegabili. La tordici trattati attribuiti al mitico fondatore
prima e più semplice interpretazione riguar- dell’alchimia Ermete Trismegisto72: uno era
da alcune carte che parrebbero alludere a una venuto in possesso nel 1458 del cardinal Bes-
produzione monetale68: si tratta del trasporto sarione e l’altro poco dopo (1459) di Cosimo
dei fiorini da rifondere (3 di denari); il tra- de’ Medici il Vecchio73, che incaricò della tra-
sporto di monete vecchie (4 di denari); la sag- duzione dal greco in latino il figlio del medi-
giatura (5 di denari); l’orlatura (6 di denari); co di corte, Marsilio Ficino. Ermete nella Ta-
il controllo della dimensione dei tondelli (7 di bula Smaragdina74 faceva allusione alla pos-
denari); la cesta di decantazione (8 di dena- sibilità di passaggio della materia dall’alto in
ri); il riscaldamento del metallo prima della basso e viceversa. Questa sintetica allusione
battitura (9 di denari); la tesaurizzazione del- venne interpretata come apertura al sapere
le monete (10 di denari). Queste operazioni, alchemico e la figura di Ermete investita del-
intese in senso lato, possono però anche allu- l’autorità di padre fondatore75. La traduzione
dere alla complessità dell’opus alchemicum, dal greco venne completata da Ficino nel
che notoriamente era un procedimento di tra- 1463 con il titolo del primo trattato, e cioè Pi-
sformazione della materia, spesso condotto a mander, e subito dopo volgarizzata da Tom-
partire proprio dai metalli69 (oro e argento) per maso Benci. L’opera ebbe enorme diffusione
l’ottenimento del lapis philosophorum o eli- anche grazie alle edizioni a stampa, il 18 di-
1.35 Otto di spade 1.36 Nove di spade 1.39 Tre di denari sir, in grado di garantire la perfezione su qua- cembre 1471 a Treviso per i tipi di Van der

1.37 Dieci di spade 1.38 Fante di spade 1.40 Sette di denari 1.41 Otto di denari 1.42 Dieci di denari

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Leye e il 6 gennaio 1472 a Ferrara per i tipi di
André Belfort (da un diverso manoscritto)76.
Lo spirito profondo dell’ermetismo rinasci-
mentale consisteva in un particolare accen-
to sulle possibilità dell’uomo alchimista di
plasmare la materia, nella “ricerca di un li-
vello più alto di conoscenza in cui, mentre si
coglie l’unità del tutto, ci si identifica col tut-
to e nel tutto si opera trasformandolo” 77, per
arrivare fino a una visione salvifica, cioè “al-
la ricerca della salvezza attraverso il perfe-
zionamento della materia”78. La necessità di
far riferimento alle dottrine alchemiche ed
ermetiche79 per gettare luce sulla complessa
iconografia del mazzo e, per contro, la prova
della profonda riflessione che sottende alla
scelta dei soggetti80 trova conferma una vol-
ta che si identifichino con maggiore preci-
sione le rimanenti carte del seme di denari.
La donna pingue della carta 4 potrebbe in-
fatti raffigurare la Terra madre dei metalli,
che viene ingravidata grazie all’azione del-
l’alchimista e produce un frutto di perfezio-
ne, che toccherà poi all’alchimista nutrire (te-
ma che compare per la prima volta nel Te-
stamentum dello pseudo-Lullo e in seguito di-
venterà un topos nella letteratura rinasci-
mentale)81. Una simile lettura è giustificata
dalla sottolineatura del parallelo tra l’opus al- 1.44 Quattro di denari 1.45 Cinque di denari 1.46 Nove di denari
chemicum e l’agricoltura che, introdotto per
la prima volta nel trattato di Iside la profe- Una conferma dell’uso della metafora ses-
tessa a suo figlio Horus82 e ripreso nei testi er- suale come allusione al procedimento alche-
metici di VII-VIII secolo, diventa un tema im- mico del 4 di denari si esplicita nel 5 di de-
portante nel Testamentum dello pseudo-Lul- nari, dove il ragazzo travestito da uccello
lo, dove, ad esempio, l’alchimista viene raffi- (chiaro simbolo sessuale)85, con un fallo dise-
gurato come il seminatore dei semi d’oro e gnato sullo scudo, rappresenta il compimen-
d’argento: si veda la miniatura al f. 61v del- to dell’opus alchemicum, che si realizza tra-
l’importante codice lulliano della Biblioteca mite l’azione del calore86 (il fuoco che gli lam-
Nazionale Centrale di Firenze (B.R.52), mi- bisce un piede).
niato da Girolamo da Cremona. Questo fa- Un chiaro significato alchemico si individua
moso codice fiorentino di fatto rappresenta poi nel 7 di denari dove sette dischi, che sim-
un testimone molto significativo della tradi- boleggiano i sette metalli ma insieme anche
zione di testi attribuiti al filosofo maiorchino i sette gradi dell’opus87, sono disposti dentro
Raimondo Lullo (in realtà redatti nella terza un vaso: le ali d’aquila annodate ai due lati
decade del Trecento da un alchimista della potrebbero alludere all’aquila simbolo del
sua scuola)83, in quanto contiene la più anti- mercurio dei filosofi88. Di nuovo, solo in chia-
ca raccolta di tutti i trattati che circolavano ve alchemica è possibile interpretare il 9 di
sotto il suo nome, in uno sforzo di sintesi en- denari, dove si raffigura una caldaia che con-
ciclopedica di cui è consapevole anche il suo tiene sette dei nove dischi: infatti il ragazzo
estensore, come si ricava dell’incipit del te- nudo che muore in basso tra le fiamme allu-
sto84. Insieme ai codici ermetici i testi lullia- de alla nigredo o morte della prima materia,
1.47 Raimondo Lullo, Opera Chemica, 1.48 Giovanni Marcanova, Quaedam
ni divennero fondamentali per gli alchimisti manoscritto membranaceo, 273 carte, antiquitatum fragmenta, manoscritto cioè il primo gradino del processo alchemico
italiani, che vi trovarono una sorta di com- 330 ✕ 23 mm, f. 61v, Firenze, membranaceo, 252 carte, 340 ✕ 240 così come era stato codificato negli scritti di
Biblioteca Nazionale Centrale, mm, f. 226r, Modena, Biblioteca
pendio enciclopedico sia della riflessione fi- Morieno e dello pseudo-Lullo89.
Magliabechiano II.iii.27 (Banco Rari 52) Estense Universitaria, Ms Lat.992
losofica (la cosiddetta “alchimia teorica”) sia (cat. 11) A questo punto è chiaro che in chiave alche-
1.43 Sei di denari della parte tecnica (l’“alchimia pratica”). mica è possibile sciogliere anche la difficile

22 23
1.53 Due di coppe iconografia del 3 di spade, con tre spade che pertorio della miniatura classicheggiante pa-
1.54 Tre di coppe trafiggono un cuore: nei dizionari alchemici dovana dei primi anni settanta, dal “Maestro
1.55 Quattro di coppe il cuore è il simbolo del fuoco90, elemento in- dei Putti”94 a Giovanni Vendramin95 (almeno
dispensabile per l’opus, e le tre spade potreb- fino alla carta 9)96. La presenza nella carta 10
bero alludere ad oro, argento e mercurio91. Ma del ritratto frontale di un uomo col turban-
l’utilizzo del cuore nella simbologia alchemi- te, chiaramente un orientale, potrebbe leg-
ca serve anche, come ha dimostrato ampia- gersi invece come possibile allusione alla mi-
mente Michela Pereira in uno studio recente tica figura di Ermete, raffigurato con un ana-
sull’argomento92, a sottolineare il carattere vi- logo copricapo ad esempio nell’importante
tale del procedimento alchemico, in questo miscellanea di ambito veneto intitolata Se-
modo assimilato a un organismo vivente. creta secretorum philosophorum, i cui note-
Anche nelle carte numerali di coppe ricorre voli disegni acquerellati spettano con ogni
probabilmente un riferimento ermetico, sep- probabilità al pittore veneziano Lazzaro Ba-
pure esse più di quelle degli altri semi sem- stiani sul finire del settimo decennio del Quat-
brerebbero caratterizzate da una connota- trocento (Firenze, Biblioteca Medicea Lau-
zione decorativa93, con motivi tratti dal re- renziana, Ms. Ashburnam 1166, f. 1v)97.

1.49 Tre di spade 1.56-58 Anonimo, Secreta secretorum


philosophorum, manoscritto
1.50 Dieci di coppe
membranaceo, 32 carte, 212 ✕ 160 mm,
1.51 Lazzaro Bastiani, Cena in Emmaus, ff. 17r, 6r, 17v, Firenze, Biblioteca
Venezia, Gallerie dell’Accademia Medicea Laurenziana, Ms. Ashburnam
1166
1.52 Anonimo, Secreta secretorum
(cat. 12)
philosophorum, manoscritto
membranaceo, 32 carte, 212 ✕ 160 mm,
f. 1v, Firenze, Biblioteca Medicea
Laurenziana, Ms. Ashburnam 1166
(cat. 12)

24 25
1.65 Raimondo Lullo, Opera Chemica,
manoscritto membranaceo, 273 carte,
330 ✕ 23 mm, f. 21v, Firenze,
Biblioteca Nazionale Centrale,
Magliabechiano II.iii.27 (Banco Rari 52)
(cat. 11)

1.59 Cinque di coppe 1.60 Sei di coppe 1.61 Sette di coppe 1.66 Due di bastoni 1.67 Tre di bastoni

Nelle carte del seme di bastoni ricorrono nuo-


vamente temi alchemici e viene portato avan-
ti il paragone tra l’opus alchemicum e l’agri-
coltura di cui si è accennato in apertura, che
trova la propria consacrazione nei testi lul-
liani e un apparato iconografico particolar-
mente ricco ed elaborato nelle splendide illu-
strazioni del già citato codice della Bibliote-
ca Nazionale di Firenze. Infatti oltre all’am-
bientazione dichiaratamente agreste (2 di ba-
stoni)98 si trova nella carta 3 una chiara allu-
sione alla segretezza nella trasmissione del
sapere alchemico (raccomandata a lungo an-
che dallo pseudo-Lullo)99 di cui diviene em-
blema la testa trapassata da tre bastoni (oro,
argento e mercurio?), con la bocca sigillata da
una ghirlanda e la presenza delle consuete ali
d’aquila (il mercurio dei filosofi). Al mondo
contadino allude la zucca del 5 di bastoni, fre-
quentemente utilizzata per il trasporto del-
1.68 Anonimo, Secreta secretorum
l’acqua, che però a un lettore smaliziato im-
philosophorum, manoscritto mediatamente rimanda alla “cucurbita”100,
membranaceo, 32 carte, 212 ✕ 160 mm, cioè il vaso alchemico dove si realizza l’opus,
f. 4v, Firenze, Biblioteca Medicea
Laurenziana, Ms. Ashburnam 1166 una vera e propria zucca vuota utilizzata dal-
(cat. 12) l’alchimista, come appare ad esempio dalle
illustrazioni del già citato superbo manoscritto
1.62 Otto di coppe 1.63 Nove di coppe 1.64 Fante di coppe 1.69 Cinque di bastoni veneto (Firenze, Biblioteca Medicea Lauren-

26 27
ziana, Ms. Ashburnam 1166, f. 5r)101; sembra
controllare la semina il giovane alla carta 7,
mentre ormai sono sbocciate le spighe sullo
sfondo del Fante di bastoni, che nelle borsa
reca le monete d’oro, frutto dell’opus.
A questo punto occorrerà ritornare anche sul
rapporto di Alessandro Magno con l’alchimia,
che si sostanzia nell’immagine del sovrano
raffigurato come nuovo sole, antico simbolo
alchemico dell’oro102, il più perfetto dei me-
talli che la terra produce e quindi materia pri-
vilegiata per ricavare il lapis philosophorum.
Qualche elemento alchemico ricorre anche
nelle già analizzate carte dei “trionfi”, poiché
una possibile allusione alchemica è in VI. SE-
STO, raffigurato come Mercurio, mentre una
chiara allusione all’oro dei filosofi (cioè degli
alchimisti) è nella carta XVI. OLIVO, che illu-
stra, come vedremo tra breve, il trionfo del So-
le (raffigurato in alto a destra nella carta), cui
alludono anche le ginocchiere e la corona rag-
giata del soldato. In basso a destra in primo
piano è stato inserito un basilisco, un essere
mitico dal corpo di gallo e dalla coda di ser-
pente che già il monaco tedesco Theophilus,
nel suo trattato del XII secolo, indicava come
1.70 Sei di bastoni 1.71 Otto di bastoni 1.72 Nove di bastoni ingrediente indispensabile (una volta ridotto
in polvere) per ottenere l’oro dei filosofi103. Par-
ticolare è anche l’iconografia del trionfo del
Mondo (XXI. NABVCODONOSOR), dove il dragone,
simbolo alchemico del mercurio filosofico104,
occupa tutto il globo terrestre al posto delle
terre emerse, con una soluzione che è diffici-
le disgiungere dalle immagini rinascimentali
che riassumono tutto il processo alchemico
con una sfera contenente il dragone.
Il particolare significato attribuito, tra le car-
te numerali, al seme di denari pone in rilie-
vo la presenza di due ritratti in profilo, entro
ghirlande legate da un anello, scelti a illu-
strare il numero 2. I due ritratti costituisco-
no per qualche verso il trait d’union tra il re-
cupero del mondo classico (di cui testimo-
niano i “trionfi”), esemplificato dal profilo
laureato dell’imperatore Augusto105 nel me-
daglione superiore, e l’epoca contemporanea,
cui allude evidentemente il naturalistico pro-
filo di sapiente con berretta del medaglione
inferiore. Quest’ultimo è certamente un ri-
tratto, condotto con lo spirito un po’ causti-
co, di accentuazione dei tratti fisionomici, che
caratterizza lo stile dell’artista un po’ in tut-
te le carte (e si legge anche nella trasposizio-
ne del modello monetale in termini di ac-
centuazione quasi caricaturale). Già Arthur
1.73 Dieci di bastoni 1.74 Sette di bastoni 1.75 Fante di bastoni 1.76 Olivo, Trionfo XVI Hind nel 1938 aveva intravisto nella figura

28 29
1.82 Denario dell’imperatore Tiberio, 1.83 Aureo dell’imperatore Claudio,
argento, ∅ mm 18, Milano, oro, ∅ 18 mm, Milano, Civiche Raccolte
Civiche Raccolte Numismatiche Numismatiche del Castello Sforzesco,
del Castello Sforzesco, inv. Ti 11 inv. Cl 422 (in deposito dalla
(Comune inv. 79) Pinacoteca di Brera, inv.845)
(cat. 9a) (cat. 9c)

dell’imperatore laureato del medaglione su-


periore una possibile allusione, seppure nei
tratti fisionomici un po’ caricati, al duca di
Ferrara Ercole I106. Se confrontiamo il profilo
con quello di Ercole come ci è stato traman-
dato dai medaglioni realizzati da Baldassar-
re d’Este nel 1472107 (tolta la berretta quattro-
centesca) sorprenderà ritrovarvi le stesse cur-
1.77 Nabuchodenasor, Trionfo XXII ve per il naso e per il mento, come se anche
il medaglista estense avesse letto il profilo du-
cale con il filtro di un modello augusteo.
Il ricorso a modelli numismatici da parte del-
l’autore del mazzo, probabilmente mediati da
miniature o bassorilievi, viene confermato
dalla possibilità di riconoscere il profilo del-
l’imperatore Tiberio, da un denaro d’argen-
to108, sotteso a quello di Deiotaro (“trionfo”
VII), quello riprodotto dall’aureo di Claudio
(una moneta realizzata sulla fine della Re-
pubblica)109 nel volto di Catone (“trionfo” XIII),
e il profilo di Nerone, così come viene ripro-
dotto nell’aureo coniato dopo la morte di Se-
neca110, nell’uomo ritratto nel 7 di spade.
Più difficile arrivare a una proposta precisa per
l’identificazione del personaggio contempora-
neo. Il carattere arcaico dell’abbigliamento po-
trebbe far pensare a un tributo postumo a un
grande studioso e alchimista, che potrebbe al-
1.78 Raimondo Lullo, Opera Chemica, 1.79 Due di denari 1.80 Aureo di Caligola con la testa 1.84 Deo Tauro, Trionfo VII 1.85 Catone (particolare), Trionfo XIII
manoscritto membranaceo, 273 carte, radiata di Augusto, oro, ∅ mm 19,
330 ✕ 23 mm, f, 115r, Firenze, Milano, Civiche Raccolte Numismatiche
Biblioteca Nazionale Centrale, del Castello Sforzesco, inv. Ca 1
Magliabechiano II.iii.27 (Banco Rari 52) (in deposito dalla Pinacoteca di Brera,
(cat. 11) inv. 717)
(cat. 9b)
1.81 Baldassarre d’Este, Medaglia
di Ercole I d’Este, 1472, Milano, Civiche
Raccolte Numismatiche del Castello
Sforzesco, inv. M.0.9.975 (in deposito
dalla Pinacoteca di Brera inv. 39)

30 31
1.86 Aureo dell’imperatore Nerone,
oro, ∅ mm 19, Milano, Civiche Raccolte
Numismatiche del Castello Sforzesco,
inv. Ne 280 (in deposito dalla
Pinacoteca di Brera, inv.983)
(cat. 9d)

1.87 Sette di spade 1.88 Mato, Trionfo 0

lora forse essere, vista la coincidenza con i trat- realtà solo Eberhard Pinder risultò convinto 1.89-1.91 Nicola di maestro Antonio, dere di vista uno dei livelli di lettura di gran- Amore124: VI. SESTO con la fiaccola accesa; la
III. Mario, V. Catvlo, VI. Sesto, carte da
ti fisionomici tramandati da un ritratto mi- della necessità di questa identificazione e ri- tarocchi, stampe su carta da incisioni
de importanza per la corretta comprensione Fortezza: XV. METELO con la colonna; il Dia-
niato111, il medico padovano Michele Savona- tenne di trovarsi davanti a “un mazzo com- a bulino, 144 ✕ 78 mm ciascuna, dell’iconografia del mazzo. Infatti alcuni dei volo125: XVII. IPEO; il Tempo – in seguito l’E-
rola112, nonno del più famoso Girolamo113 che, pleto di carte da gioco di tipo veneziano”, di della stessa serie dei tarocchi Sola Busca personaggi antichi sono stati scelti e colloca- remita126: XVIII. LENTVLO) e trionfi che non rie-
Vienna, Albertina, inv. DG 1935/935,
dopo aver a lungo insegnato all’Università pa- cui fornì la sequenza, sulla base dei più tar- DG 1935/936, DG 1935/937 ti in una determinata posizione proprio per- sco a identificare con un sufficiente grado di
tavina, si era trasferito nel 1450 a lavorare al- di tarocchi di Marsiglia114: I. IL MAGO, II. LA PA- (cat. 1a) ché rappresentativi o emblematici di un cer- sicurezza (le carte II. POSTVMIO; III. LENPIO;
la corte di Ferrara come medico personale di PESSA, III. L’IMPERATRICE, IV. L’IMPERATORE, V. IL to “trionfo”. VIIII. FALCO; XI. TVLIO; XVIIII. SABINO), che do-
Niccolò III d’Este (e dopo di lui di Leonello e PAPA, VI. GLI AMANTI, VII. IL CARRO, VIII. LA GIU- L’unico personaggio comune alla tradizione118 vrebbero essere, ma non sappiamo in quale
Borso). Studioso di chiara fama, dedito a ri- STIZIA, IX. L’EREMITA, X. LA RUOTA DELLA FORTU- è il Matto (0. MATO). Si tratta di una figura spes- ordine, la Papessa, l’Imperatrice, l’Imperato-
cerche alchemiche nel tentativo di affinare la NA, XI. LA FORZA, XII. L’IMPICCATO, XIII. LA MOR- so ritratta con vesti logore e strappate, in at- re, il Papa e l’Angelo (cioè il Giudizio).
sua scienza medica soprattutto sul versante dei TE, XIV. LA TEMPERANZA, XV. IL DIAVOLO, XVI. LA teggiamenti bizzarri (qui seminudo suona una A questo punto, se queste osservazioni sono
rimedi contro la peste, arrivò a distillare l’e- CASA DI DIO (la torre colpita da un fulmine), cornamusa, ha un corvo – simbolo dell’ini- valide, noi avremmo una sequenza molto par-
lixir di lunga vita, l’acqua vitae nel senso eti- XVII. LA STELLA, XVIII. LA LUNA, XIX. IL SOLE, zio del procedimento alchemico – sulla spal- ticolare, che non corrisponde a nessuno dei
mologico del termine, se non proprio elisir del- XX. IL GIUDIZIO UNIVERSALE, XXI. IL MONDO; car- la e in testa delle fronde e un flauto), che do- tre tipi italiani individuati dagli studiosi127,
l’immortalità rimedio contro molti malanni. ta non numerata IL MATTO. veva funzionare un po’ come il jolly, e quin- spia questa della grandissima originalità del
Purtroppo, però, la nostra serie di “trionfi” di valere per qualsiasi seme, anche se pare mazzo anche sotto questo punto di vista128.
La sequenza dei “trionfi”: problemi non segue, se non per alcuni accostamenti (le che non prendesse la gettata119. Per gli altri
e proposte carte 6, 7, 8, 10 e 11)115, la sequenza proposta trionfi ci sono identificazioni sicure (le Stel- Un’ipotesi per l’autore: il pittore
A questo punto, conclusa la descrizione del e neppure risulta confrontabile con le se- le: IIII. MARIO; il Carro: VII. DEOTAVRO; la Giu- anconetano Nicola di maestro Antonio
mazzo, bisognerà tornare un momento in- quenze che si ricavano dai testi più antichi stizia: VIII. NERONE, con intento sarcastico120; Terminata la descrizione del mazzo con l’i-
dietro alle premesse di questo studio e ricon- che parlano di tarocchi116, forse perché in que- la Fortuna: X. VENTVRIO; la Luna: XII. CARBO- dentificazione di gran parte delle iconografie
121
siderare tutta la serie dei “trionfi” come se- sta fase ancora iniziale della storia del gioco NE; la Morte: XIII. CATONE ; il Traditore: XIIII. si affaccia il problema ben più intrigante di
122
quenza di figure allegoriche utilizzabili per il essa non era ancora così codificata come og- BOCHO; il Sole: XVI. OLIVO; la Sagitta : XX. individuarne il possibile autore, volta a volta
gioco dei tarocchi. Tra tutti gli studiosi che si gi gli studiosi tendono a credere117. Ciò non NENBROTO; il Mondo: XXI. NABVCHODENASOR), indicato dalla critica come ferrarese o pado-
sono occupati del mazzo (che è stato sicura- rende agevole l’identificazione dei soggetti, identificazioni probabili (il Bagatto123: I. PAN- vano, ma senza riuscire a giungere a ulterio-
mente un vero mazzo di carte da gioco) in che però a mio parere va tentata per non per- FILIO; la Temperanza: V. CATVLO con la groma; ri precisazioni129.

32 33
1.92 Nicola di maestro Antonio,
X IIII. Bocho, carta da tarocchi,
stampa su carta da incisioni a bulino,
144 ✕ 78 mm, della stessa serie
dei tarocchi Sola Busca, Vienna,
Albertina, inv. DG 1935/945
(cat. 1a)
1.93 Bocho, Trionfo XIIII

Come è noto agli studiosi, il mazzo Sola Bu- I suoi tratti più rilevanti sono infatti, oltre al-
1.94 Nicola di maestro Antonio, sca è assolutamente unico nella sua redazio- la cultura classicheggiante già notata, un’at-
XVIIII. Sabino, carta da tarocchi, ne a stampa poi miniata, tuttavia esistono car- tenta riflessione sulla produzione di Marco Zop-
stampa su carta da incisioni a bulino, te sparse in vari musei che testimoniano del- po, una certa tendenza all’esasperazione pla-
144 ✕ 78 mm, della stessa serie
dei tarocchi Sola Busca, Vienna, la più semplice versione solo a stampa130, do- stica nelle muscolature, fortemente esibite, l’a-
Albertina, inv. DG 1935/950 ve si apprezza la qualità e la nettezza di segno more per pose in torsione, gli scatti improvvi-
(cat. 1a)
delle incisioni, in alcuni casi assai più espres- si, l’abitudine a disarticolare i polsi sull’esem-
1.95 Sabino, Trionfo XVIIII
sive del corrispondente miniato131, e anche la pio di Carlo Crivelli, una certa semplificazio-
presenza fin dall’origine, sui “trionfi”, delle ne nella resa delle mani, elementi tutti asso-
iscrizioni in capitale con il nome del perso- lutamente caratteristici dello stile dei tarocchi
naggio raffigurato e la numerazione della car- Sola Busca e di gran parte delle incisioni.
ta (mentre gli stemmi, di cui si dirà a breve, Nicola di maestro Antonio (su cui si soffer-
1.96 Nicola di maestro Antonio, furono aggiunti dal miniatore). Proprio gra- merà più diffusamente Andrea De Marchi),
Martirio di San Sebastiano, incisione,
197 ✕ 213 mm, New York,
zie al confronto con queste carte da tempo si figlio di un pittore fiorentino137, risulta docu-
The Metropolitan Museum of Art, è creato un corpus nell’insieme abbastanza mentato ad Ancona dal 1465 e testimonia del-
Harris Brisbane Dick Fund, omogeneo132 di opere grafiche attribuite allo la sua personalissima riflessione sulla produ-
inv. 28.97.108 (Hind E.III.22)
stesso maestro: il fatto che in anni molto re- zione dello Zoppo nella sua unica opera da-
1.97 Nicola di maestro Antonio,
San Sebastiano tra i santi Girolamo centi una di queste incisioni, raffigurante Il tata e firmata (1472), il polittico oggi nel Car-
e Rocco, tempera su tavola, martirio di san Sebastiano (New York, The Me- negie Museum of Art di Pittsburgh prove-
159 ✕ 138 cm, Berlino, Staatliche
tropolitan Museum of Art, Harris Brisbane niente dalla cappella Ferretti in San France-
Museen, Gemäldegalerie, inv. 1448
Dick Fund, inv. 28.97.108)133, sia stata effica- sco delle Scale ad Ancona, dove già la critica
1.98 Nicola di Maestro Antonio,
Madonna col Bambino in trono tra cemente avvicinata da Andrea De Marchi134 ha notato una precocissima risposta alla pa-
quattro santi e donatrice, 1472, tempera allo stile del pittore anconetano Nicola di mae- la inviata solo l’anno prima dallo Zoppo per
su tavola, 153 ✕ 199 cm, Pittsburgh,
Carnegie Museum of Art, Howard
stro Antonio sul finire del nono decennio del i padri zoccolanti di Pesaro138.
A. Noble Fund, inv. 71.4 XV secolo (per confronto con la pala dei San- È già stata messa in rilievo139, poi, l’attenta ri-
ti Girolamo, Sebastiano e Rocco di Berlino)135 flessione di Nicola sulle opere del pittore dal-
apre più di uno spiraglio per l’attribuzione al- mata Giorgio Ćulinović (lo Schiavone), rien-
lo stesso artista di tutto il gruppo di stampe e trato in patria nel 1461140 dopo l’esperienza
quindi anche delle nostre carte136. padovana nella bottega di Francesco Squar-

34 35
1.99 Nicola di maestro Antonio, Martirio
di san Sebastiano, stampa su carta,
207 ✕ 126 mm, Vienna, Albertina,
DG 1935/1030 [Hind E.III.21]
(cat. 4)
1.100 Nicola di maestro Antonio, Madonna
col Bambino tra i santi Giovanni Battista,
Lorenzo, Stefano e Antonio da Padova,
tempera su tavola, 182 ✕ 170 cm, Roma,
palazzo Massimo alle Colonne, cappella
1.102 Giorgio Ćulinovic´, detto
del Miracolo di San Filippo Neri
lo Schiavone, Madonna col Bambino
(cat. 2)
tra santi (particolare), polittico, Londra,
1.101 Fante di denari The National Gallery

cione, influenza che si avverte in particolare dalmata (si veda il polittico con la Madonna e
nella pala oggi in Palazzo Massimo alle Co- santi oggi alla National Gallery di Londra e
lonne a Roma141, dove la volumetria scultorea quello diviso tra la Gemäldegalerie di Berlino
dei santi del 1472, modulata sugli esempi del- e il Museo Diocesano di Padova)143. Debitori di
lo Zoppo, cede il posto a una tendenza all’ac- una riflessione sulle opere dello Schiavone so-
centuazione espressiva, ottenuta tramite il no anche i numerosi putti ritratti nelle carte
movimento, con pose sforzate, nervose, con- nelle pose più varie, l’espressione spesso un po’
trazione dello spazio, ricerca fisionomica ri- imbronciata, le gote piene, così come le carat-
solta in senso calligrafico, che molto deve ai teristiche figure di vecchio barbuto, così vici-
modelli dello Schiavone. A questo momento ne al San Francesco e san Girolamo (Padova,
dovrebbe risalire anche l’incisione raffigu- Museo Diocesano)144: si vedano i “trionfi” VIIII,
rante Il martirio di san Sebastiano (Vienna, XVIII, XVIIII, che trovano riscontro anche nel-
Albertina)142, con il volto del Cristo modella- la produzione su tavola di Nicola di maestro
to su quello della Madonna della pala Massi- Antonio, ad esempio nel vecchio Sant’Antonio
mo e il carnefice di sinistra fratello maggio- abate dello stendardo oggi in collezione Ala-
re del Gesù Bambino. na145. Questa linea privilegiata Ancona-Dal-
Numerosi sono i confronti con le opere dello mazia è già stata richiamata anche a proposi-
Schiavone proponibili anche per le carte, tra le to del probabile debito di Nicola nei confron- 1.103 Giorgio Ćulinović , detto
nervose fisionomie in profilo o in tre quarti (ad ti del valente scultore dalmata Giorgio di Mat- lo Schiavone, Madonna col Bambino,
tempera su tavola, 52 ✕ 44 cm,
esempio Regine e Fanti) e l’interpretazione un teo, attivo anche nella città marchigiana nel Venezia, Museo Correr, inv. 0545
po’ calligrafica e nervosa dei Santi del pittore portale di San Francesco delle Scale146. (cat. 14) 1.104 Asso di bastoni

36 37
1.105 Nicola di maestro Antonio,
Profilo di condottiero con elmo fantastico,
incisione 164 ✕ 88 mm (il foglio), Londra,
The British Museum,
Prints and Drawings, inv. 1870,0514.384
(Hind E.III.17)
1.106 Marco Zoppo (Marco De Ruggeri),
Libro dei disegni, f. 14v, Londra,
The British Museum, inv. 1920-2-14-I:1-16
1.107 Breviario, Venezia, Nicolas Jenson
1478, f. iiiv (medaglione nel bas de page),
Glasgow, University Library, Hunterian
Collection Bf.I.18

La presenza in alcune carte di un riferimento


piuttosto diretto al Libro dei disegni Rosebery
dello Zoppo (Londra, The British Museum, inv.
1920-2-14-I:1-26)147, penso in particolare al 4
di bastoni confrontabile con il f. 14v e alle fi-
sionomie delle Regine (si vedano per confron-
to le figure ai ff. 8v, 11v), potrebbero portare
nuovo sostegno all’ipotesi di un contatto più
ampio di Nicola con le opere dell’artista cen- 1.111 Nicola di maestro Antonio,
tese. A questo proposito bisognerà notare co- Santa Maria Maddalena, tempera
su tavola, 67,5 ✕ 41 cm, Oxford,
me il tema del busto di condottiero, così straor- Ashmolean Museum, inv. A96/WA1850.20
dinariamente declinato dallo Zoppo nel suo Li- 1.112 Nicola di maestro Antonio,
bro di disegni, trovi nella produzione di Nico- San Bartolomeo, tempera su tavola,
68 ✕ 40,2 cm (superficie dipinta
la un vertice di straordinaria qualità nell’inci- 60,2 ✕ 33 cm), La Spezia, Museo
sione raffigurante un Profilo di condottiero con Amedeo Lia, inv. 108
elmo fantastico (Londra, British Museum, (cat. 5)

Prints and Drawings, inv. 1870,0514. 384)148. Il 1.113 Nicola di maestro Antonio,
Due busti di donna in profilo con
fatto che un soggetto analogo ricorra nel bas acconciature fantastiche, incisione,
de page del mese di agosto del Breviario stam- 160 ✕ 87 mm (il foglio), 158 ✕ 84 mm
pato a Venezia nel 1478 da Nicolas Jenson (Gla- (la stampa), Berlino, Kupferstichkabinett,
inv. 167-1896 (Hind E.III.33)
sgow, University Library, Hunterian Collection (cat. 6)
Bf. I. 18, f. iiiv), attribuito per la decorazione
al maestro “Petrus V-”149, potrebbe far pensa-
re all’esistenza di un prototipo comune, ma-
gari di mano dello stesso Zoppo.
Una datazione dell’incisione sul finire degli
anni settanta potrebbe trovare una conferma
indiretta dall’analisi di un’altra incisione del-
l’artista, raffigurante Due donne in profilo con
1.108 Quattro di bastoni
acconciature fantastiche (Berlino, Kupferti-
1.109 Regina di spade (particolare)
shkabinett, inv. 167-1896, Hind E. III. 33),
1.110 Marco Zoppo (Marco De Ruggeri),
Libro dei disegni, ff. 8v, Londra,
identica alla precedente per dimensioni e sto-
The British Museum, inv. 1920-2-14-I:1-16 ria collezionistica, al punto da aver indotto
gli studiosi a ipotizzare che fosse stata rea-
lizzata sul retro della stessa lastra150. Questa
finissima composizione, infatti, che tradisce
un’attenta riflessione sulle eleganti fisiono-
mie di Carlo Crivelli, trova efficaci termini di
confronto nella smembrata pala Petrelli151,
realizzata da Nicola di maestro Antonio per
la cappella Petrelli in San Francesco delle Sca-
le ad Ancona probabilmente prima del 1481152.

38 39
1.114 Nicola di maestro Antonio, Un ulteriore tassello in questo mosaico po- Louvre158, nell’iconografia di NERONE (VIII)
Ercole e Anteo, stampa su carta,
241 ✕ 180 mm (il foglio); 224 ✕ 163 mm trebbe venire dal riconoscere un’originale ri- trionfo della Giustizia; mentre la testa trafit-
(la stampa), Vienna, Albertina, flessione su modelli del Pollaiolo, nelle ten- ta da una freccia ai piedi di CATONE (XIII) po-
DG 1935/493 (Hind E.III.25)
sione anatomica e nell’incisività della linea, trebbe tradire un ricordo dal ciclo padovano
(cat. 3)
in un’altra delle incisioni realizzate da Nico- degli Eremitani.
1.115 Pollaiolo, Ercole e Anteo, bronzetto,
Firenze, Museo del Bargello la, l’Ercole e Anteo (Vienna, Albertina)153, un Di un possibile aggiornamento diretto di Ni-
soggetto oltretutto molto caro all’artista fio- cola sulla grafica fiorentina (ricordiamo le
rentino154. Ricordiamo solo di passaggio co- origini fiorentine del padre, pittore angeli-
me ancora nel 1474 lo Schiavone risultasse in chiano) potrebbero testimoniare altre due in-
possesso di un gruppo di disegni sottratti al- cisioni dell’artista: il Carro d’amore (ubica-
la bottega di Squarcione, che ne rivendicava zione sconosciuta)159 e il Tritone tra una cop-
la restituzionetramite il pittore Marinello, cui pia con anello e ghirlanda e in alto cupido
aveva prestato un cartone con nudi del Pol- (Istanbul, Topkapi Palace Museum)160. Nella
laiolo155. Sullo sfondo dell’incisione è però un prima, come già notato161, il soggetto e il ti-
albero spoglio con un uccello di derivazione po di bordura circolare a fogliami carnosi po-
chiaramente mantegnesca, molto vicino a trebbero aver trovato più di uno spunto in
1.118 Nicola di maestro Antonio, Tritone
tra una coppia con anello e ghirlanda,
quello introdotto da Bernardo Parentino nel- un’incisione appartenente al gruppo fioren-
con cupido, incisione, 160 ✕ 160 mm circa, l’Allegoria di Berlino156; mentre il sintetico tino noto come “Otto Prints”, dal nome di
Istanbul, Topkapi Museum paesaggio collinare e le pietre nel primo pia- uno dei possessori. Più originali i motivi di
(Hind, I, 1938, A.IV.21)
no, con le ombre portate, assumono un’evi- origine nordica introdotti ai quattro lati del-
denza simile nella miniatura ferrarese già a la stampa, che però potrebbero essere giun-
partire da Giorgio d’Alemagna157. La riflessio- ti al nostro sempre per il tramite di incisio-
1.116 Nerone, Trionfo VIII
ne su Mantegna arriva fino ai primi anni no- ni disponibili sulla piazza fiorentina162, così
1.117 Marco Zoppo (Marco De Ruggeri),
Testa del Battista, tempera su tavola, vanta, poiché nei tarocchi Sola Busca si può come parrebbe anche per la “tartaruga”163 in-
∅ 28 cm, Pesaro, Musei Civici, inv. Gen. leggere un ricordo da un’invenzione tipo quel- serita nella stampa oggi a Istanbul, per il re-
Polidori, n. 4545 delle aggiunte
(cat. 15)
la sottesa a Il giudizio di Salomone oggi al sto più legata a reminiscenze padovane (nel
tritone e nei putti). Inoltre, una testa come
quella che illustra il 3 di bastoni è difficile da
immaginare senza la cruda espressività del-
la Faccia grottesca164, possibile modello per
un piatto.
Vanno probabilmente inserite negli anni ot-
tanta, per il soggetto antiquario e una certa
tendenza a esasperare le muscolature, accanto
a un trattamento metallico nelle capigliatu-
re, le due incisioni raffiguranti un Mendicante
1.119 Nicola di maestro Antonio, cieco col cane (Parigi, Bibliothèque nationa-
Concordia, incisione, 146/47 ✕ 193/95 mm, le de France)165 e la “CONCORDIA”166, che po-
collezione privata (Vitali 1949, n. 4)
trebbero essere frutto di un rapporto dell’ar-
1.120 Nicola di maestro Antonio,
tista con il mondo degli umanisti romani, pro-
Mendicante cieco col cane, incisione,
225 ✕ 110 mm, Parigi, Bibliothèque babilmente mediato dal letterato responsa-
Nationale de France bile del programma iconografico dei tarocchi
(Hind, I, 1938, E.III.23)
(come vedremo). Il soggetto della prima tro-
va un singolare riscontro in un sonetto del
già citato Serafino Aquilano167 e induce il so-
spetto che anche la concettosa iconografia del-
la seconda168 possa dipendere da un testo let-
terario. In questo stesso filone umanistico
classicheggiante, ma probabilmente con una
datazione un po’ più tarda, si inserisce la “IV-
LIA PIA” (Londra, The British Museum), un ri-
tratto femminile in profilo entro una ghir-
landa, liberamente tratto da una moneta di
Iulia Domna, seconda moglie di Settimio Se-
vero, imperatrice di grande potere e notevo-
le cultura169.

40 41
1.123 Nicola di maestro Antonio, 1.124 Nicola di maestro Antonio, degalerie)175, dove i tratti di stile già notati ven-
San Giovanni Battista, tempera San Giacomo maggiore, tempera
su tavola, 122,9 ✕ 40 cm, Baltimora, su tavola, 123 ✕ 39 cm, Avignone, gono come “raggelati”, accanto alle solite ma-
Walters Art Museum, inv. 37.687 Musée du Petit Palais, inv. Calvet 22873 schere facciali, all’esasperazione muscolare,
(cat. 7)
si nota un allungamento delle figure, una cer-
ta tendenza allo sviluppo bidimensionale e al-
la semplificazione delle forme, e l’insistenza
sulle linee di contorno, tratti che parrebbero
già oltrepassare lo stile delle incisioni dei ta-
rocchi, probabilmente editi qualche tempo
1.121 Nicola di maestro Antonio, prima del 1491 ricordato, come vedremo tra
Pupila Augusta, incisione, breve, sullo scudo del BOCHO.
120/107 ✕ 182 mm (il foglio),
collezione privata (Vitali 1949, n. 3)
1.122 Albrecht Dürer, Pupila Augusta, Un’ipotesi per l’ideatore: Ludovico
penna e inchiostro su carta, Lazzarelli di San Severino Marche
254 ✕ 194 mm, Windsor Castle, Gli indizi che si ricavano dai tarocchi e an-
Royal Collection RL 12175
che da alcune delle appena esaminate inci-
sioni portano a mio parere alla necessità di
attribuire a un umanista l’invenzione del pro-
gramma iconografico. I dati che possiamo ri-
cavare dalle opere ci parlano di una notevo-
le conoscenza delle fonti classiche, che com-
prende probabilmente anche le fonti epigra-
fiche e numismatiche e insieme le opere de-
gli umanisti che intendevano gareggiare con
gli antichi ( è il caso dell’epigramma del Cam-
pana), delle conoscenza della tradizione al-
chemica medievale, probabilmente nella li-
nea dei testi dello pseudo-Lullo (si veda il già
ricordato paragone tra l’opus e l’agricoltura
introdotto nei tarocchi), e della probabile co-
noscenza dei testi della tradizione ermetica
in connessione a quella alchemica. Il ritratto
così delineato potrebbe attagliarsi alla perfe-
zione alla figura di un umanista marchigia-
no che, negli stessi anni in cui risulta attivo
il pittore Nicola di maestro Antonio, riscuo-
teva grandi successi in tutta Italia: si tratta di
Ludovico Lazzarelli di San Severino Marche176.
Nato nel 1447 da madre di nobile famiglia
abruzzese, alla prematura morte del padre
compì gli studi classici presso Cristoforo da
Questa interpretazione viene confermata, una della donna nel disegno di Albrecht Dürer con Montone in Abruzzo, a Campli, città d’origi-
volta che si riconosca la possibile fonte per lo stesso titolo, in parte ispirato all’incisione ne della madre. La sua vita ci è stata tra-
l’incisione intitolata “PVPILA AVGVSTA” (ubica- (Londra, Windsor Castle, Royal Collection mandata dalla biografia latina manoscritta
zione sconosciuta)170, in un famoso epigram- RL12175)173. stesa dal fratello Filippo177 e da quella tarda
ma intitolato “Nympha super ripam Danu- Quanto allo stile, il volto tondeggiante pen- posta da Francesco Lancilloti a introduzione
bii”, composto a quanto pare a Roma da Gio- sieroso che spicca su due spalle poderose, sot- dell’edizione del Bombyx, uscito a Jesi pres-
vanni Antonio Campano tra il 1464 e il 1470171, tolineate dal giro del panneggio, e una certa so Pietro Paolo Bonelli nel 1765178, con alcu-
che ispirò tanta produzione sia grafica sia incisività nelle linee della veste svolazzante ne aggiunte che si ricavano da citazioni di au-
scultorea in tutto il Rinascimento172. L’inci- mi paiono portare al momento cronologico tori contemporanei. Da queste fonti risulta
sione raffigura una donna vestita all’antica del San Giovanni Battista (Baltimora, Walters che il Lazzarelli, terminati gli studi (durante
con un elmo alato, sdraiata sulla riva di un Art Museum, inv. 37.687), probabilmente nel- i quali già si distinse per una produzione poe-
fiume, che traccia con un dito dei segni su un la seconda metà degli anni ottanta174. tica), fu per un certo periodo nel Regno di Na-
bacile, forse una profetessa che annuncia la Si arriva così sul finire degli anni ottanta al- poli presso Francesco Colocci, quindi istitu-
nascita di Venere (o Venere stessa ?), se è cor- la pala raffigurante San Sebastiano tra i san- tore ad Andria di Bernardino Acquaviva, fi-
retta l’identificazione proposta a proposito ti Girolamo penitente e Rocco (Berlino, Gemäl- glio di Matteo signore della città. Alla par-

42 43
tenza di Matteo per la corte napoletana l’u- patriarca di Antiochia ed espertissimo astro- noscenza razionale a una conoscenza-illu- turale”, “congiunzione del corpo nel corpo”
manista passò due anni a Teramo per istrui- logo, in visita ai Da Varano, apprezzò il Laz- minazione, visione immediata di Dio. Nelle da cui deriva “la pietra dei filosofi”202, in re-
re Antonio Campano179, fratello del già ricor- zarelli al punto da condurlo con sé nella città due prefazioni premesse dall’umanista egli si lazione con il testo del Picatrix, traduzione
dato vescovo umanista Giovanni Antonio eterna. Qui l’umanista ebbe contatti con i definisce “allievo e figlio rigenerato”198 di Gio- medievale di un famoso testo islamico sulla
Campano180 (amico e corrispondente di Mar- membri dell’Accademia Romana e completò vanni da Correggio. magia203. Recentemente la Crisciani ha indi-
silio Ficino) e qui studiò il greco, l’ebraico, la i Fasti che lo portarono alla fama di “novel- Nella stessa linea si pone il poemetto allego- viduato anche una sua trascrizione del trat-
matematica e l’astrologia. La stessa notizia di lo Ovidio”. Fu proprio a Roma che potè ap- rico Bombyx, dedicato ad Angelo Colocci199, ni- tato Preziosa Margarita Novella di Pietro Bo-
una pubblica disputa, condotta sui testi sacri profondire i suoi interessi ermetici, abban- pote dell’antico protettore Francesco, e inti- no, alchimista nel solco di Geber latino (Mo-
e sulla cabala, svoltasi a Teramo con un Vi- donando gradualmente la poesia per dedi- tolato al baco da seta, ma in realtà inteso a un dena, Biblioteca Estense, Lat. 299)204.
tale ebreo sul tema della Trinità181 e conclu- carsi alla filosofia e agli studi sacri, una con- parallelo tra la rinascita del baco e la resurre- Gli studiosi tendono a far coincidere la na-
sasi a favore del Lazzarelli, potrebbe avere versione da Elicona a Sion, secondo l’espres- zione di Cristo, nel senso di una profonda ri- scita dei suoi studi in campo alchemico con
qualche collegamento con la Messa pontifi- sione da lui stesso coniata, che si rivelerà “una generazione interiore, “la santa Palingenesi”200. la notizia che suo maestro in questa discipli-
cale celebrata in diocesi dal vescovo Campa- vera e propria rigenerazione”188 di tipo erme- Dopo la morte di papa Sisto IV nel 1484, mu- na sia stato, intorno al 1494, il borgognone
no nel 1465 o, più probabilmente, nel 1468182 tico. Nel 1481 Lazzarelli ebbe un primo in- tando il clima romano per l’ascesa al soglio Jean Rigaud de Branchiis205, ma in realtà si
proprio per questa festività. Questo episodio contro con Giovanni da Correggio189, discus- pontificio di Innocenzo VIII, Lazzarelli pen- trattò probabilmente dell’approfondimento
resta anche a testimoniare la sua precocissi- so personaggio dell’epoca che si presentava sò dapprima di cercare protezione presso Mat- di interessi precedenti già presenti, in paral-
1.126 Carbone, Trionfo XII (particolare)
ma conoscenza della cabala, in anticipo su come reincarnazione di “Mercurio” (cioè Er- tia Corvino poi, alla morte del re ungherese e lelo con lo studio delle tematiche ermetiche.
Pico della Mirandola183. mete) e profetizzava con venature apocalitti- dopo un certo periodo in patria intorno al A mio parere, il Lazzarelli potrebbe essere il
Da Teramo Lazzarelli si spostò a Venezia, do- che la necessità di rinnovamento. Questi nel 1486 per una grave malattia, alla corte ara- candidato ideale per l’estensione del pro-
ve studiò greco alla scuola di Giorgio Meru- 1484 mise in atto “una portentosa dimostra- gonese (a questo periodo risale il rimaneggia- gramma iconografico ermetico-alchemico dei
la. Nel 1468 risulta documentato a Padova, zione mistica”190, un rito ispirato dallo pseu- mento dei Fasti). A Napoli dovette dimorare nostri tarocchi, che vengono a rappresentare
dove partecipò ai giochi universitari in ono- do-ermetico Liber Hermetis Mercurii Tripli- con certezza, come dimostra la dimestichez- il manifesto di questa corrente di ermetismo
re del rettore del Collegio dei Giuristi, e quin- cis191 declinato però in chiave escatologica, co- za con il vecchio re Ferrante, ritratto insieme cristiano, che crede nella possibilità di una ri-
di in quel torno di tempo a Pordenone, dove me si ricava dalle iscrizioni che recava sulla al Pontano nella posizione di discepolo del generazione del sapiente per mezzo e grazie
ricevette la corona poetica dall’imperatore Fe- corona192. Alla testa di una processione di fa- Lazzarelli nel Crater Hermetis del 1493-1494, alla sua esperienza di discepolo (in questo ca-
derico III. Del 1468 è l’Inno a Prometeo indi- miliari e servi si fermò in Laterano, Campo un dialogo ermetico noto in varie redazioni so di Giovanni da Correggio). Gli uomini per
1.125 Ludovico Lazzarelli, De gentilium rizzato a Francesco Giustininani, ambascia- dei Fiori e San Pietro compiendo strani riti e sul tema della rigenerazione universale201 che effetto di questa rigenerazione “si elevano in
deorum imaginibus, manoscritto,
30 carte, 190 ✕ 120 mm, f. 24r [46],
tore veneto presso l’imperatore, un tributo al annunciando la fine del mondo. L’episodio, “descrive, in uno stile estremamente esalta- un’esistenza divina e ricevono la facoltà del-
Mars, San Severino Marche, Biblioteca mito prometeico che si mescola a tematiche leggibile solo in chiave ermetico-cristiana, su- to, la trasmissione dell’esperienza rigenera- la profezia e del miracolo”206: infatti il Lazza-
Comunale, ms.135 umanistiche e platoniche. Nel 1469, una vol- scitò un’enorme eco nella popolazione, ma trice dal maestro al discepolo”: l’uomo-dio, il relli fu noto tra i suoi contemporanei anche
(cat. 13)
ta rientrato nelle Marche, si stabilì a Cameri- anche tra i prelati193. sapiente che si è rigenerato nello spirito per per le sue profezie, magie207 e guarigioni, con-
no presso Giulio Cesare Da Varano, per istrui- Il Lazzarelli venne folgorato dall’incontro con ciò stesso ha il potere di creare esseri divini. dotte sotto il segno della croce. I suoi docu-
re il nipote Fabrizio. A questi anni (ante 1471) questo singolare personaggio, al punto da de- A testimonianza di un diretto interesse al- mentati contatti con la corte estense posso-
risale la composizione del poemetto De Gen- finirsi apertamente suo discepolo e dedicar- chemico del Lazzarelli resta poi il Vade me- no giustificare l’inserimento nel mazzo di una
tilium Deorum imaginibus, inizialmente de- gli già nel 1482, firmandosi con lo pseudoni- cum (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. citazione dell’umanista ferrarese Ludovico
dicato a Borso d’Este (quindi, alla sua morte, mo di Enoch194, la trascrizione del testo fici- 984), una raccolta di ricette di Raimondo Lul- Carbone208 (trionfo XII); la sua lunga fre-
a Federico di Montefeltro), noto agli studiosi niano del Pimander, con una prefazione, in- lo e altri, probabilmente trascritte per uso quentazione romana può spiegare una possi-
soprattutto perché i due codici urbinati184 che sieme alla traduzione dell’ultimo trattato del 1.127 Mario ( particolare), Trionfo IIII personale dall’umanista, che nell’introdu- bile amicizia con Pietro Sabino, così come a
lo tramandano sono illustrati con immagini Corpus Hermetis, con il titolo Definitiones 1.128 Metelo (particolare), Trionfo XV zione presenta l’alchimia come “magia na- Roma o a Napoli (se non in Abruzzo) potreb-
chiaramente tratte da alcune carte della se- Asclepii, che mancava dal codice antigrafo be essere avvenuto il suo incontro con quel
rie E dei cosiddetti “Tarocchi del Mantegna”185. utilizzato da Marsilio Ficino195, in abbina- Serafino Aquilano poeta, musico e improvvi-
Nel periodo in cui si trovava a Pioraco (nei mento all’Asclepius latino (Viterbo, Bibliote- satore che fu famosissimo nelle corti italiane
pressi di Camerino), sempre stipendiato dai ca Comunale, II D 14)196, testi fondamentali della seconda metà del Quattrocento.
Da Varano, intraprese la stesura dei Fastorum dell’umanesimo ermetico, caratterizzati da Quanto al luogo di stampa delle incisioni è
Christianae Religionis186, un’opera enciclope- un sincretismo tra teologia cristiana e teolo- molto più difficile ipotizzare. Potrebbero in-
dica di amplissimo respiro relativa ai santi e gia ermetica, dai quali si evince la posizione fatti essere state stampate nelle Marche209, a
alle feste del calendario cristiano ed ebraico, del Lazzarelli nel senso della ricerca di una Roma ovvero più probabilmente a Ferrara210
con la quale intendeva offrire un contraltare vera e propria rigenerazione universale. In o nel Veneto. Una debolissima traccia a fa-
cristiano ai Fasti di Ovidio. L’esemplare del- particolare l’Asclepio è l’unica opera autenti- vore di quest’ultima ipotesi potrebbe venire
l’opera oggi conservato a New Haven (Bei- ca dell’ermetismo filosofico religioso di età dal fatto che il mazzo Sola Busca, una volta
necke Library, ms. 391), come riconosciuto ellenistica nota nel Medioevo occidentale pri- acquistato, venne fatto miniare sicuramente
recentemente da De Marchi187, venne affida- ma della traduzione ficiniana e come tale te- a Venezia nel 1491, come si ricava dalle iscri-
to dal Lazzarelli per essere miniato al pitto- sto cardine dell’ermetismo197: vi si propugna zioni (oggi non completamente decifrabili,
re severinate Lorenzo d’Alessandro. la divinizzazione dell’uomo, il suo ritorno a ma interamente trascritte dallo Hind)211 “SE-
L’occasione di trasferirsi a Roma giunse nel Dio, tramite vari gradi di elevazione, sotto la NATVS VENETVS” sul trionfo IIII. MARIO, “ANNO
212
1480 quando il nobile veneto Lorenzo Zane, guida di un maestro. Il passaggio da una co- AB URBE CONDITA MLXX” sul trionfo XIIII. BO-

44 45
pur non essendo laureato aveva ricevuto una ziano oggi alla biblioteca del Trinity College
buona educazione umanistica (secondo Lu- di Dublino (Q.3.12, ff. 138v-174v). Diretta-
dovico Carbone era addirittura allievo di Gua- mente dalle pagine dei Diarii possiamo poi
rino Veronese)224 e faceva parte della ristret- avere testimonianza del suo personale inte-
ta cerchia di patrizi veneziani umanisti, co- resse per la figura di Giovanni “Mercurio” da
sì ben ricostruita dal Lowry225 e dalla King226, Correggio, sul cui arrivo a Lione lo informa
della seconda generazione: un ristretto grup- nel 1501 con due lettere Pietro Aleandro233.
po di personaggi molto influenti, che rico-
privano spesso incarichi pubblici di rilievo e Conclusioni
mantenevano tra loro stretti rapporti sia di Alla luce di tutte le considerazioni svolte il
tipo professionale sia di studio, e sostanzial- mazzo di tarocchi Sola Busca si rivela quin-
mente utilizzavano l’umanesimo come stru- di essere una sorta di raffinatissimo gioco al-
mento per giustificare le azioni di governo, chemico-ermetico che, alludendo probabil-
che decise in prima persona. Erano forte- mente a vicende storiche contemporanee pro-
mente coinvolti nel recupero dei testi classi- pone Alessandro Magno come modello per il
ci e nell’impresa tipografica veneziana im- signore e sviluppa quindi un percorso di ele-
piantata da Nicolas Jenson. In particolare vazione attraverso le carte dei quattro semi
dalle annotazioni contenute nel Libro dei che tocca tutti i gradini della conoscenza
conti del Sanudo il Lowry ha ricostruito una umana fino ai segreti più reconditi della na-
trama di rapporti227, tra i quali spiccano i no- tura, che solo l’alchimista è in grado di pe-
mi di diversi scrittori e collezionisti venezia- netrare234. In modo assolutamente singolare
ni e, tra i familiari, il nipote Marco, figlio del il mazzo di tarocchi Sola Busca squarcia il ve-
fratello Francesco228. Nel 1457 Leonardo Sa- lo su uno degli aspetti fondanti, eppure tan-
nudo incaricò Leonardo Bellini, che “era te volte trascurato, dell’umanesimo italiano:
senz’altro il più moderno miniatore a Vene- quello che riguarda la fortissima tensione al-
zia”229, di miniare il suo codice con le opere la conoscenza, che non teme di fare ricorso
di Lattanzio. Venne quindi inviato come vi- a tutte le fonti possibili nella ricerca della ve-
sdomino a Ferrara, per difendere gli interes- rità, arrivando così a un utopistico sincreti-
1.129 Asso di spade 1.130 Asso di denari 1.131 Asso di coppe si dei cittadini veneziani, tra il dicembre 1457 smo che fonde cristianesimo ed ermetismo,
e la primavera del 1459, anni in cui a Ferra- autori classici e cabala, con posizioni ancora
ra insegnava Guarino Veronese ed era medi- a queste date considerate nei limiti dell’orto-
CHO, completate dall’“S.P.Q.V.” [Senatus Po- morto precocemente nel 1474219, e Letizia Ve- co di corte Michele Savonarola. Il patrizio ve- dossia, ma che solo pochi anni dopo non sa-
pulusque Venetus] del trionfo XV. METELO, do- nier di Pellegrino, che una volta vedova lo al- neto in quel torno di tempo ebbe modo di in- ranno più sostenibili. È un momento affasci-
ve ricorre anche la sigla “V.F.” [Venetiae Fac- levò con l’aiuto degli zii nel castello della fa- caricare due tra i più importanti miniatori nante, sull’orlo di una voragine, e leggendo
tum ?]213 alla base della colonna214. miglia materna di Sanguinetto (presso Vero- che lavoravano per il duca Borso, Guglielmo tra le righe delle personalità di Ludovico Laz-
na)220. Questo fatto, e un legame particolare Giraldi e Giorgio d’Alemagna, di miniare una zarelli e di Giovanni da Correggio sembra di
Iscrizioni e stemmi degli antichi con la famiglia della madre221, potrebbero for- copia di Virgilio da lui stesso trascritta (oggi avvertire quasi una vertigine. Soltanto attra-
possessori se spiegare l’insistenza sullo stemma Venier, Parigi, Bibliothèque nationale de France, la- verso un percorso di tipo ermetico, da com-
Grazie all’identificazione dei due stemmi no- riproposto nelle carte anche in abbinamento tin 7939A)230. Tornato a Venezia Leonardo si piersi in un rapporto molto stretto tra sapiente
biliari presenti in varie carte, effettuata per con le iniziali “M.S.” (che però non lo affian- fece esemplare un altro codice di Virgilio dal- e discente, l’uomo saggio è in grado di per-
la prima volta in occasione di questo studio, cano mai: asso di spade e asso di bastoni), e l’atelier di Bartolomeo Sanvito (Parigi, Bi- correre tutti i gradini della conoscenza e di
con quelli relativi alle importanti famiglie ve- il perché nelle carte nessuna iniziale alluda bliothèque nationale de France, lat. 11309), “rinascere” secondo un processo di vera ri-
neziane dei Venier (fasciato d’argento e di ros- direttamente alla famiglia Venier222. Al suo che venne miniato da Marco Zoppo, “a sua generazione in forma di uomo-dio. Una vol-
so)215 e dei Sanudo (d’argento alla banda az- personale interesse di storico potrebbe ri- volta di ritorno da un soggiorno emiliano” ta ri-generato vive in una forma simile a quel-
zurra)216 e alla presenza delle iniziali “M.S.” mandare anche la data riportata dal “trionfo” poco oltre la metà degli anni sessanta231. la divina e in quanto tale possiede la capacità
ai lati dello stemma Sanudo217 ritengo che il XIIII, calcolata a partire dall’anno mitico di Per completare il quadro bisogna ricordare di formulare oracoli, di interpretare i sogni,
possessore del mazzo Sola Busca possa esse- fondazione di Venezia, così come risulta ri- ancora come gli interessi ermetici di Marin di effettuare guarigioni, tratti tutti che, come
re con buona probabilità identificato in Ma- portata proprio nell’introduzione al suo stu- Sanudo siano stati recentemente sostanziati documentano le fonti, caratterizzano la sin-
1.132 Asso di bastoni (particolare) rin Sanudo il Giovane (Venezia, 1466-1536)218. dio De origine, situ et magistratibus. dal Kristeller232, che ne ha riconosciuto una golare personalità del Lazzarelli, a testimo-
Storico e politico veneziano, egli attese fin Se si indaga nella storia della famiglia, già la nota di possesso su un codice cabalistico ed nianza della sostanziale autenticità del suo
dalla giovinezza a studi classici ed eruditi, che figura del padre Leonardo appare con dei ermetico proveniente da un monastero vene- percorso di rigenerazione interiore.
si concretizzarono nella stesura dei famosi tratti che risultano particolarmente signifi- 1.133 Bocho (particolare), Trionfo XIIII
Diari, vivace cronaca degli avvenimenti ve- cativi se dobbiamo pensare a un legame dei
neziani redatta tra il 1° gennaio 1496 e il set- Sanudo con le nostre carte. Egli infatti, nato
tembre 1533. Egli nacque nel 1466 da Leo- nel terzo decennio del XV secolo da una del-
nardo Sanudo, senatore della Serenissima le più antiche famiglie della Serenissima223,

46 47
Desidero ringraziare sentitamente Sandrina 2002, pp. 257-263 cat. 13. ri di Orosio, conserva il dettaglio raffigurato nella carta. tribus, qua ratione orator docere delectare, ac mouere
18
Bandera, Carlo Bertelli, Andrea De Marchi, Cfr. Vasari II ed. 1906, p. 214 e Anonimo Morelliano La presenza nel mazzo di un particolare fornito dal so- debeat, plene docetur: in reliquis uero, de pronuntiatio-
Rodolfo Martini, Matteo Mazzalupi, Gherardo [Michiel] 1888, pp. 27-28; Ragghianti 1937, pp. 236-250. lo Orosio in relazione alle imprese di C. Lutazio Catulo ne & memoria accurate scribitur: in secundo speciatim
19
Ortalli, Milena Raimondi, Mariacristina Terzaghi Joost-Gaugier 1976, pp. 184-195; A. De Marchi in Co- potrebbe forse curiosamente gettare qualche luce sulla de iocis, siue ridiculis absolutissima habetur tractatio.
e tutti i colleghi che mi hanno supportato smè Tura 2007, p. 493. presunta patina antica del nome FALCO nella carta IX del Quibus accessit catalogus auctorum qui de rhetorica Gre-
20
(e sopportato) in questi mesi. Abbigliati all’antica, con uno spirito simile a quello che mazzo. Non sono infatti noti personaggi antichi con que- ce, Latine, & Italice aliquid scripserunt: atque eorum qui
Questo saggio è dedicato alla memoria permea il Libro dei disegni di Jacopo Bellini. sto nome. Tuttavia solo un paio di paragrafi dopo la vi- Aristotelis & M. Tullij rhetoricos libros suis scriptis illu-
21
di Miklós Boskovits, che ho avuto la fortuna Zaist 1774, p. 52; Bandera 1987, pp. 162, 171 n. 50; Ca- cenda di Catulo, proprio Orosio ricorda il console del 238 strarunt. Auctore Ludouico Carbone a Costaciaro”. Nel-
di avere come maestro. glioti 1994, pp. 183-217. a. C. con il nome di Falco (Orosio: 4, 11, 10-12, 1): in la stessa biblioteca si conservano del Carbone anche un
22
Averlino 1972, p. 700. realtà il nome del console è Q. Valerius Falto e solo Oro- De elocuzione oratoria libri iiii stampato a Venezia nel
* 23
La traduzione è di Tenerelli 1991, p. 57; per il testo la- Caglioti 1994, p. 195 fig. 9, p. 213 n. 96; L.P. Gnacco- sio presenta il nome in quella forma; viene da pensare 1592 presso Ioannem Baptistam Ciottum e un De quae-
tino si veda Ludovico Lazzarelli 1955, p. 75. lini, ad vocem Birago, Giovan Pietro, in DBMI 2004, pp. per i tarocchi, più o meno direttamente, a qualcuno che stionibus oratoris libri duo stampato a Venezia nel 1593
104-110. Si tratta di FABIVS, SCIPIO, POMPEIVS, CAESAR, HAN- sta leggendo Orosio o lo sta copiando (M.R.). presso Damianum Zenarium; nella Bodleian Library si
1 38
La bibliografia sui tarocchi quattrocenteschi miniati è NIBAL, EPAMINVDAS, TEMISTOCLES e un ottavo dal nome il- Mattingly, Sydenham, Sutherland 1949, p. 73, pl. 5,5 conserva invece un trattato De oratoria et dialectica
piuttosto ampia; basterà qui rimandare agli studi seguenti leggibile. e 5,6; Vagi 1999, p. 420. inuentione stampato a Venezia nel 1589 presso Ioannem
24 39
e alla bibliografia in essi citata: Schreiber 1937, pp. 73- Innovazione questa rispetto agli altri mazzi di taroc- Il “Dittamondo”, 1826, p. 121. Variscum e Paganinum de Paganinis; un De arte retori-
40
80; Kaplan 1978; Dummett 1980, pp. 68-76; Tarot 1984; chi noti. Il “Dittamondo”, 1826; Oreti 1921-1922, pp. 105-126 ca libri tres, stampato a Colonia nel 1591 presso Gosui-
25
Le carte di corte 1987; Dummett 1993; Franceschini 1996, Luogotenente di Metello, protagonista della guerra Giu- (pp. 111-114 in particolare), 165-187, 249-259; 1922-1923, num Cholinum si trova nella Queen’s College Library,
pp. 170-174; Ortalli 1996a, pp. 163-169; Ortalli 1996b, gurtina insieme a Silla e poi suo avversario nella guerra pp. 20-29, 113-121, 325-332, 366-374; Fazio degli Uber- sempre a Oxford. In queste biblioteche sono conservati
pp. 175-205; I tarocchi 1999; Luberti 2003, pp. 178-193; civile. ti 1952; Brambilla 2008, pp. 433-456. anche diversi testi del Carbone di argomento teologico.
26 41
Franceschini 2004, p. 199; Berti 2007. Tetrarca della Galazia, in Asia Minore e fedele alleato Le opere di Plauto registrano un grande interesse nel Devo la segnalazione a M.R.
2 51
Dummett 1993, pp. 143-169. dei Romani, cfr. V. Viale, ad vocem Deiotaro, in EISLA, secondo Rinascimento, dopo la scoperta nella bibliote- Si vedano in proposito le considerazioni di Cracolici
3
Per le caratteristiche tecniche, la descrizione e la bi- XII, Milano 1931, pp. 503-504. ca del duomo di Colonia di dodici commedie da parte di 2005, p. 51.
27 52
bliografia si rimanda alla scheda 1 in catalogo. Re di Mauritania, che dopo una cocente sconfitta con- Niccolò Cusano (per conto del cardinale Giordano Orsi- L’identificazione di TVLIO con Cicerone sembra inoltre
4
M. Faietti, in Le Muse 1991, pp. 262-77 nn. 71 e 71 bis; segnò il suo alleato Giugurta in catene a Caio Mario, è ni) ritenute autentiche (che venivano ad aggiungersi al- confermata dalla presenza nel mazzo di DEO TAVRO che
Dummett 1993, pp. 188-190, 195; Berti 1995, pp. 12-16; stato scelto qui (come vedremo tra breve) per raffigura- le otto trasmesse dalla tradizione medievale), in un co- evoca la Pro rege Deiotaro ciceroniana (M.R.).
Zucker 1997, pp. 181-194; Zucker 2000, pp. 63-152; C. Al- re il “trionfo” del Traditore. M.A. Levi, ad vocem Bocco, dice che nel 1429 il Cusano portò con sé a Roma (oggi Si noti anche la voluta storpiatura per Deiòtaro = DEO TA-
bonico, in Un Rinascimento singolare 2003, pp. 160-161 in EISLA, VII, 1930, p. 236. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. VRO, più o meno scherzosa allusione al dio toro, colloca-
28
cat. 112; G. Sassu, in Cosmè Tura 2007, pp. 482-484 catt. Personaggio biblico (Genesi 10, 8-10), “fu prode cac- Lat. 3870), cfr. C. Questa, G.M. Fachechi, in Vedere i clas- to nella settima posizione dal forte valore simbolico, che
159-160. ciatore al cospetto di Dio”, venne letto da Dante (Inf. sici 1996, pp. 192-196 cat. 16, con ampia bibliografia. Da potrebbe alludere velatamente ai culti mitraici del dio
XXXI, 46-81; Purg. XII, 34-36; Par. XXVI, 126) come un questo codice Guarino trasse all’inizio degli anni trenta sole (numero 7 e sole guarda caso fortemente significa-
L’iconografia dei tarocchi Sola Busca. gigante che istigò i popoli alla costruzione della torre di “un prezioso apografo che probabilmente nei sessanta tivi anche per i temi alchemici, come vedremo). Sul re-
1. Il recupero del mondo classico nei “trionfi” Babele e per questo punito da Dio, cfr. A. Vaccari, ad vo- si trovava ancora a Ferrara, in casa della famiglia” (Ma- cupero dell’immagine di Mitra nell’ambito neoplatoni-
5
Dal Bagatto al Mondo o all’Angelo (Giudizio), in una cem Nembrod, in EISLA, XXIV, 1934, pp. 541-542. riani Canova 1995, p. 74). co e sul famoso rilievo proveniente dal Mitreo che si tro-
29 42
sorta di percorso di elevazione del giocatore dalle con- Re di Babilonia, responsabile della rovina di Giuda e L. Paoletti, ad vocem Carbone, Ludovico, in DBI, XIX, vava sotto l’Aracoeli noto sin dal Medioevo, che ebbe for-
dizioni più legate alla terra fino a Dio: si vedano in pro- Gerusalemme (che conquistò nel 586). Il dragone può 1976, pp. 699-703; E. Corradini, in Le Muse 1991, pp. 175- tuna tra gli artisti di cultura padovano-squarcionesca, si
posito i mazzi ferraresi e lombardi miniati che ci sono essere letto come simbolo del male, la nuova Babilonia 76 cat. 44. rimanda a Casu 2000, pp. 43, 52 nn. 59-62.
43 53
pervenuti, illustrati ad esempio in Kaplan 1978, pp. 63- di cui parla il Libro dell’Apocalisse (capitoli 17-18). Carbone 1900; Lazzari 1919, pp. 125-149; Garin 1952, Ricordato con particolare attenzione da Cicerone co-
30
107, 112-113; Algeri 1987, pp. 21-29, 32-39 catt. 2-6; Cie- P. Fraccaro, ad vocem Catulo, in EISLA, IX, 1931, pp. pp. 381-400. me summus orator nel Brutus (102-106 e 159: in Brut.
44
ri Via 1987, pp. 158-182; I tarocchi 1999, pp. 26-27, 52- 481-482. Weiss 1969, pp. 151, 157, 159; Di Bernardo 1975, p. 6; 105 tra le caratteristiche di Carbone come oratore Cice-
31
53, 64-65; Dummet 1993, pp. 13-91, 171-241, 409-427; Difficile è identificare Metello a causa delle molte omo- Gionta 2005, pp. 107-187; Buonocore 2007, pp. 456, 459- rone lo definisce perfacetus che potrebbe rinviare alle
Berti 2007, pp. 3-26. nimie (G. Cardinali, G. De Sanctis, M.A. Levi, ad vocem 463. Facezie di Ludovico Carbone). La faretra con l’abbre-
6 45
Berti 1995, pp. 12-16; Berti 2007, pp. 36-37. Metelli, in EISLA, XXIII, 1934, pp. 65-68; anonimo, ad G. Rei, ad vocem Serafino dell’Aquila, in EISLA, XXXI, viazione convenzionale “S.P.Q.R.” nel tarocco potrebbe
7
Schubring 1900, pp. 424-25; Joost-Gaugier 1982, pp. vocem Metello, in DE, VII, Roma 1970, pp. 678-79). 1936, p. 409; M. Vigilante, ad vocem Ciminelli, Serafi- far pensare alla legge elettorale (lex tabellaria) per favo-
32
97-115; Donato 1985, pp. 97-124; Galassi 2001, pp. 273- Molte omonimie caratterizzano anche Lentulo: cfr. G. no, in DBI, XXV 1981, pp. 562-566; La Face Bianconi, rire il voto segreto (prima il voto era palese e quindi al-
276, 287-291. Cardinali, ad vocem Lentulo, in EISLA, XX, 1933, pp. Rossi 1999, p. 5. tamente condizionabile), fatta approvare da questo per-
8 46
Vasari I ed. 1906, pp. 390-391; De Blasiis 1900, pp. 65- 852-853. Per una possibile identificazione bisognerà te- La Face Bianconi, Rossi 1999, p. 6. sonaggio come tribuno della plebe del 131 a.C. e che è
47
67; Schubring 1900, pp. 424-25; Donato 1985, pp. 100, nere presente il gesto del vecchio, che si tira la barba in Cracolici 2005, pp. 15-52. ricordata sempre nel medesimo passo del Brutus di Ci-
48
111-112; Bodon 2009, pp. 17 n. 54 , 18. segno di sconfitta, come mi suggerisce gentilmente An- Il caso di Metelo è complesso, perché gli omonimi so- cerone (M.R.).
9 54
Mommsen 1952, pp. 113-116 (in particolare p. 115 n. drea De Marchi. no veramente molti e già nelle due opere di Sallustio ci- In proposito si vedano le considerazioni di S. Cracoli-
33
155); Donato 1985, pp. 97-152; Scalabroni 1988, pp. 63- Secondo Cicognara 1831, p. 162, Panfilio è negli stati tate nel testo ritroviamo Metello Numidico (impegnato ci, in Il principe e la storia, 2005, pp. 43-46.
55
65; Parlato 1988, pp. 73-85. veneti il nome di un gioco di carte “che riceve il nome nella guerra contro Giugurta), Metello Cretico e Q. Me- Livio, 23, 24. (M.R).
10 56
Mommsen 1952, p. 95; Donato, 1985, pp. 103-124; Arm- dal Fante di spade, che è la carta superiore, e chiamasi tello Celere (il pretore in carica nel 63 durante la con- Si veda l’emblema del ramo di palma che produce frut-
strong 1999, pp. 329-331 cat. 135, pp. 513-522; Bodon tuttora Panfilio”. giura di Catilina). La presenza nella carta della sigla ti nella Bibbia di Borso d’Este (Modena, Biblioteca Esten-
34
2009, pp. 3-23. Forse per Lepido? In questo caso potrebbe trattarsi di “S.C.”, tradizionale abbreviazione di senatus consultum, se, La. 422 = Ms. V.G.12) f. 110r e la “bacinella con le
11
Rubinstein 1958, pp. 190-207. Marco Emilio Lepido, cfr. Vagi 1999, pp. 72-74. potrebbe suggerire una curiosa identificazione proprio fiamme” ai ff. 2v, 252v.
12 35 57
Salmi 1919, pp. 159-173, 176-180; Donato 1985, p. 99 e Ippia tiranno di Atene? L’ipotesi Hippias è di Zucker con Metello Celere il pretore del 63 a.C., che fu inviato Ringrazio del suggerimento Andrea De Marchi.
58
nota 7 ivi; Galassi 2001, pp. 273-276, 287-291; Guerri- 2000, p. 144. con l’esercito a presidiare il Picenum contro i Catilinari Forse la riabilitazione di Alberto d’Este che dopo un
36
ni, Caciorgna et al. 2001, pp. 337-536; De Marchi 2006, Devo tutte le suggestive identificazioni delle righe se- (Sall. Cat. 30; 57), e che a seguito di una indagine auto- lungo esilio nel settembre 1484 rientrava nella Ferrara
pp. 18-30; Dunlop 2009, pp. 195-206. guenti (e la bibliografia relativa) alla gentilezza e alla rizzata ex senatus consulto aveva provveduto all’arresto di Ercole I? Cfr. N. Covini, ad vocem Este, Alberto d’, in
13
Simpson 1966, pp. 135-159; Mode 1972, pp. 369-378; competenza di Milena Raimondi, che desidero sentita- di alcuni di loro (Sall. Cat. 42) (M. R. ). DBI, XLIII, 1993, pp. 297-300; Chiappini 2001, pp. 170-
49
Mode 1973, pp. 167-172; Donato 1985, pp. 99-100; Sca- mente ringraziare (in nota come M.R.). Se è corretta le lettura iconografica di Lentulo che si 172.
37
labroni 1988, pp. 63-66. Cfr. Orosio (Historiae adversus paganos, 4, 10, 5: tran- tira la barba come segno di sconfitta, LENTVLO potrebbe
14
Scalabroni 1988, pp. 64-65; Parlato 1988, pp. 76-79. sfixo femore aegerrime). A seguito della celebre battaglia essere un famoso seguace di Catilina di cui parla sem- 2. Il mito di Alessandro Magno
15 59
Venturi 1899, pp. 345-376; Venturi 1902, Appendice; il personaggio celebrò un trionfo navale de Poenis ex Si- pre Sallustio (P. Cornelius Lentulus Sura), che fu arre- Per il mito medievale cfr. Cary 1956, pp. 9-74, 134-135,
Scalabroni 1988, pp. 67-70 cat. 11; De Marchi 2008a, p. cilia e dedicò un tempio a Iuturna nel Campo Marzio, stato e messo a morte (M.R.). 260-272; Settis, Frugoni 1973. Sulle fonti della leggenda
50
62 (attribuito all’artista senese Nicola di Ulisse). cfr. E. Groag, C. Lutatius Catulus, 4, in Real-Encyclopä- Il titolo della cinquecentina stampata a Venezia nel cfr. Cary 1956, pp. 9-74; Ross 1963, pp. 2, 11-12, 28-29,
16
De Marchi 2008a, pp. 62-63; Mazzalupi 2008a, p. 184. die 1927, coll. 2068-2071. Diverse altre fonti antiche ri- 1596 presso Ioannem Guerillium (Oxford, Christ Chur- 38-39, 67-68, 81-82.
17 60
Rotondi 1950, pp. 155-167; F. Marcelli, in De Marchi cordano la ferita di Catulo, ma nessun autore, al di fuo- ch Library), recita: “De officio oratoris libri v. In quorum Settis, Frugoni 1973, pp. 5-24, 85-120, 147-263.

48 49
61
Donato 1985, pp. 115, 116 n. 15; Tissoni Benvenuti 1991, Si noti come Marsilio Ficino sostenesse la maggiore an- ai due lati della fogliolina in oro e sotto la tempera vio- colin 2011. Sul rapporto tra alchimia e medicina Cri-
p. 69. tichità di Mosé rispetto ad Ermete, mentre il rapporto la sono appena visibili due lettere in capitale, la prima sciani, Pereira 1998, pp. 7-39; Pereira 2003a, pp. 77-108;
62
Forti Grazzini 1991, p. 61. viene decisamente invertito dal Lazzarelli, nella prefa- delle quali si presenta di più difficile lettura: S. (?) Crisciani 2003, pp. 217-245.
63 113
Che “pronunciavit cum magis laboriosum et longe cla- zione al testo ficiniano del Pimander nel codice del 1482 S[culpsit]. Hind, I, 1938, p. 242 aveva proposto l’identificazione
94
rius sit parta ordinare et bene gubernare quam acqui- per Giovanni da Correggio (Tenerelli 1991, pp. 27-28, 52- Armstrong 1981; M. Saffiotti, G. Mariani Canova, F. del ritrattato in Gerolamo Savonarola, pur consapevole
rere”. Il documento, inedito, è stato esposto alla mostra 53; Saci 1999, p. 73). A questo proposito sarebbe inte- Bevilacqua, T. D’Urso, in La miniatura a Padova 1999, dei problemi di questa ipotesi, anche per quanto con-
Splendori di corte 2009, ma non citato in catalogo. Vi- ressante stabilire se esiste un legame tra l’umanista set- pp. 295-303; L.P. Gnaccolini, ad vocem Maestro dei Put- cerneva la cronologia.
gevano, Archivio di Stato, art. 60. par. 2 n. 9. Privilegi: tempedano e il testo anonimo intitolato Conversio phi- ti, in DBMI 2004, pp. 466-468.
95
Privilegio di Francesco II Sforza alla città di Vigevano, losophorum (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, A. De Nicolò Salmazo, U. Bauermeister, C. Bellinati, G. La sequenza dei “trionfi”: problemi e proposte
114
31 luglio 1532. ms. lat. VI. 215 = 3599), un trattato dell’alchimia da un Mariani Canova, M. Benetazzo, in La miniatura a Pa- Pinder 1953; Pinder 1961. Il suo parere scritto fornito
64
Cary 1956, pp. 256-57 tav. VIII; Settis, Frugoni 1973, punto di vista filosofico scritto a Venezia nel 1475, par- dova 1999, pp. 267-290; B. Bentivoglio Ravasio, ad vo- nel 1963 viene riportato da Ruhmer 1966, pp. 62-63.
115
pp. 91, 101, 134. zialmente pubblicato da Pereira (2001, pp. 17-18, 26-28), cem Vendramin, Giovanni, in DBMI 2004, pp. 982-988. Dummett 1993, pp. 307-319, 327.
65 96 116
Settis, Frugoni 1973, p. 91. dove si sottolinea nella genealogia la precedenza di Er- È forse possibile però leggere significati più profondi Kaplan 1978, pp. 24-30; Vitali, Berti 1987, p. 136; Dum-
66
Settis, Frugoni 1973, p. 91 n. 38; Centanni 1992, pp. mete rispetto a Mosé. dietro motivi apparentemente solo decorativi: se così fos- mett 1993, pp. 171-179, 410-412; Berti 2007, pp. 23, 165-
76
194-199. S. Gentile, in Marsilio Ficino 1999, pp. 59-61 cat. VIII, se il tritone della carta 9 potrebbe essere il cuoco Andrea 189, 220-228.
67 117
Cfr. Carbonelli 1925, pp. 59, 66; Ross 1963, p. 2; Mar- pp. 124-126 scheda 2; P. Cadelano, in Magia, Alchimia che beve l’acqua dalla fonte miracolosa e si trasforma in Kaplan 1978, pp. 2-5; Dummett 1993, pp. 171-190, 217-
silio Ficino 1999, p. 198 cat. 28 (C. Gilly); Pereira 2001, 2005, pp. 36-41 cat. 8-1 e 8-3. un demone marino, conservando un po’ di acqua “per 228, 325-350, 409-427.
77 118
pp. 140-141, 147 n. 37. Bacone “identificò questo segre- La citazione è da Garin 1954, pp. 150-191; Garin 2006, comperare con l’immortalità l’amore di Kalè-Bella figlia Sul significato dei “trionfi” Dummett 1993, pp. 413-
to con la sommaria ed enigmatica enunciazione dei prin- pp. 24-75. Festugière 1949-1953; Yates 1969, pp. 13-99; di Alessandro che diverrà Nereide-Acqueterna, anch’es- 427.
119
cipi dell’alchimia legata alla Tabula Smaragdina, inse- Festugière 1991, pp. 31-98; Matton 1993, pp. 123-152; Pe- sa immortale divinità del mare”, cfr. Centanni 1992, p. Algeri 1987, pp. 24-25, 36; Cieri Via 1987, pp. 159, 161-
rita nel testo e ugualmente denominata maximum se- reira 2001, pp. 21, 37; Hermetism 2003. 198. 162; Dummett 1993, p. 413; Berti 2007, p. 223.
78 97 120
cretum”, cfr. Pereira 2001, p. 141. La citazione è da Pereira 2001, p. 21, 37. Sul codice Laurenziano Ashburnam 1166 si rimanda Si veda l’iconografia, che ricorda quella del Giudizio
79
L’alchimia era considerata parte dell’ermetismo “po- alla scheda 12 in catalogo. di Salomone, così come è raffigurato ad esempio nella
98
3. L’iconografia alchemica ed ermetica polare” (Festugière, I, 1950, pp. 217-282; 1991, p. 35). Pe- Sulla possibile allusione farsesca a Cosimo il Vecchio tempera di Mantegna e bottega conservata a Parigi (Mu-
68
Questa interessante interpretazione, che condivido pie- reira 2000a, p. 115-120; Pereira 2000b, pp. 131-144. nel personaggio che illustra il 2 di bastoni, per confron- sée du Louvre), cfr. S. L’Occaso, in Mantegna 2008, cat.
80
namente, mi è stata suggerita gentilmente da Rodolfo Sull’iconografia dei testi alchemici bisogna considera- to con la fisionomia nota dai ritratti postumi di Pontor- 127 pp. 314-315.
121
Martini, che desidero sentitamente ringraziare. Sul pro- re almeno Carbonelli 1925; Obrist 1982; Gabriele 1986, mo (Firenze, Gallerie degli Uffizi) e di Bronzino e botte- Il miniatore ha inserito nella carta la stella e il motto
cedimento della coniazione si veda ad esempio Belloc- pp. 35-45; F. Cardini, Faust e il Santo Graal, in Cardini, ga (S. Giordani, in Bronzino 2010, pp. 144-45 cat. 17a) “TRAHOR FATIS”, che non esistevano nella versione a stam-
chi 1997, pp. 41-43. Gabriele 1992 (solo l’apparato iconografico); Obrist 1995; basterà questo cenno. pa.
69 99 122
Si veda in proposito l’interpretazione di Eliade 1980. Obrist 2003; Gabriele 1997, pp. 27-96, 143-163; Criscia- A proposito del carattere occulto dell’alchimia, com- In seguito più noto come Torre, ovvero Fuoco, ovvero
70
Carbonelli 1925, pp. V-XI; Pereira 1992, pp. 2, 103-104, ni, Pereira 2008, pp. 67-150; Haaning 2006, pp. 23-39; prensibile solo agli adepti, si veda Pereira 1992, pp. 43- Casa del Diavolo. Nei mazzi quattrocenteschi superstiti
111-112, 229-230; Pereira 1995, pp. 103-146; Pereira 1999, Wamberg 2006, pp. 41-81. 45; Halleux 1996, pp. 281-291; Pereira 2001, pp. 116-117, si trova solo nei “Tarocchi di Carlo VI”, cfr. Berti 2007,
81
pp. IX-XXIX; Mandosio 1993, pp. 11-42; Obrist 1993, Pereira 2001, pp. 160, 167 n. 35; Pereira 2006, pp. XX- 122-124. p. 223. Vitali 1987, pp. 145-148 e Cieri Via 1987, pp. 158-
100
pp. 43-64. Per un percorso critico sulla storia dell’alchi- VIII-XXXII. Cfr. Pereira 2001, p. 59. 160.
82 101 123
mia sono fondamentali Crisciani, Pereira 1996 e Perei- Pereira 2001, pp. 39, 56; Pereira 2006, pp. 30-34. Cfr. Carbonelli 1925, p. 52 fig. 55, p. 54; Gabriele 1997, A causa della posizione della carta nella sequenza, D.
83
ra 2001. Pereira 1984; Pereira 1992, pp. 87-101; Pereira 1996a, fig. 2. Pagliai, in Le carte di corte 1987, pp. 162-163.
71 102 124
Si vedano anche le considerazioni di Pereira 2001, p. pp. 68-75; Pereira 1996d, pp. 189-202; Marsilio Ficino Il sole è l’oro, “figlio del sole celeste, da cui si fa la pie- Immediatamente prima del Carro, Dummett 1987, pp.
25. 1999, pp. 219-224 catt. 35-36; Pereira 1999, pp. IX-LXII; tra dei filosofi, generato dagli influssi del sole nelle vi- 80 n. 6, 136.
72 125
Festugière 1949-1953; Yates 1969, pp. 13-32; Festugiè- Pereira 2001, pp. 152-174; Pereira 2003a, pp. 68-75, 77- scere della terra”, cfr. Pereira 2001, p. 170. Dalla radice greca della parola potrebbe indicare “ciò
103
re ed. 1991, pp. 36-98; Crisciani 1996, pp. 3-21; Gentile 83; Pereira 2006, pp. 554-604; Pereira 2009a; Pereira Pereira 2001, pp. 111-112; Pereira 2006, p. 136. che sta sotto”, quindi un essere infernale. Il diavolo è
104
1999, pp. 19-26, 56-61 cat. VIII; Pereira 2001, pp. 17-33, 2009b. Ma anche del male di Babilonia, cfr. Apocalisse 17,8. raffigurato in veste di frate ad esempio nella vetrata neo-
84
37-40, 82-85, 113-116; Schiavone 2001, pp. 5-7, 15-17; Sul codice si rimanda alla scheda 11 in catalogo. Obrist 1982, fig. 64: nell’immagine dell’Aurora Consur- testamentaria del duomo di Milano realizzata su carto-
85
Matton 2003, pp. 621-649; Pereira 2003c, pp. 651-679; Si veda per confronto l’incisione Hind 1938 E. III. 30, gens il dragone è allusione al mercurio soldificato; Obri- ni di Vincenzo Foppa: ill. in Pirina 1986, p. 181. Si trat-
I. Caiazzo, Mandosio 2003, pp. 681-711; P. Cadelano, in riprodotta in Zucker 2000, cat. 2408.028b. st 2003, pp. 131-170. Se ne veda l’utilizzo nell’iconogra- ta invece dell’Eremita secondo Dummett 1993, pp. 80
86
Magia, Alchimia 2005, p. 10, 36-38 catt. 8-1 e 38-39 catt. Il fuoco sta alla base del procedimento alchemico, cfr. fia del codice lulliano miniato da Girolamo da Cremo- n. 6, 136.
126
8-2; Pereira 2006, pp. 27-29, 226-243. Pereira 1996a, p. 60. na, in particolare al f. 115r (cat. 11). L’identificazione parrebbe confortata dal confronto
73 87 105
Carbonelli 1925, pp. X-XI; Kristeller 1938 (ed. 1956), p. Sui sette gradi dell’opus: Eliade 1980, pp. 132-134, 137- Martini 1990b, pp. 248-249, Ca 1 e qui cat. 9a. La de- della posa e della fisionomia (anche se qui una fiamma
223; Yates 1969, pp. 25-30, 33-58; P. Eleuteri, in Bessa- 151; Pereira 1992, pp. 87-112; Pereira 2001, pp. 59-61, rivazione, in questo come nei casi seguenti, probabil- ha sostituito la clessidra) con il cosiddetto “Eremita” (de-
rione e l’Umanesimo 1994, p. 424 cat. 40; Gentile 1999, 101-102, 137-139. mente non avvenne direttamente dal modello numi- nominazione più tarda per il “Tempo”) nei due mazzi
88
pp. 19-26, 59-61 cat. VIII; Schiavone 2001, pp. 5-17; Pe- Si veda la miniatura al f. 9r del Lullo di Firenze (cat. smatico, ma tramite una mediazione grafica o scultorea. ferraresi noti come “Tarocchi di Alessandro Sforza” e
reira 2001, p. 189; Magia, Alchimia 2005 p. 10; Parri 11). Pereira 2001, p. 195; Pereira 2006, pp. 301, 1258; Pe- Devo l’identificazione di questo e dei successivi profili “Tarocchi di Carlo VI”, cfr. Algeri 1987, pp. 32-35 catt.
2005, pp. 5-6. Il codice in possesso del Bessarione è en- reira 2009a, p. 209. Secondo Halleux 1996, p. 289 “aqui- imperiali alla gentilezza di Rodolfo Martini, che deside- 2-3; Cieri Via 1987, pp. 170-171.
127
trato a far parte con la donazione del 1468 della Libre- la” è il mercurio filosofico, “aquila alba” il sale armo- ro sentitamente ringraziare. Dummett 1993.
106 128
ria Marciana, mentre quello di Cosimo il Vecchio è sta- niaco. Hind, I, 1938, p. 242. La sequenza sembra, almeno quanto alla posizione
89 107
to riconosciuto nel manoscritto laurenziano Plut. 71. 33. Cfr. Eliade 1980, pp. 132-134, 138, 142-143; Pereira Hill 1967, p. 13, fig. 37; Hill 1984, p. 23 n. 100, p. 28; delle virtù, una mescolanza del tipo B, tipicamente fer-
74
Pereira 1996b, pp. 115-117; Marsilio Ficino 1999, pp. 1992, pp. 87-112; Pereira 1996b, pp. 59, 69-70. Johnson, Martini 1986, pp. 6-7 nn. 24-26. rarese (con la Temperanza collocata sotto il trionfo più
90 108
196-202 catt. 28-29, pp. 207-209 cat. 31; Pereira 2000a, Rulando 1612, p. 170. Martini 1990a, pp. 158-159, Ti 11, tav. L e qui cat. 9b. basso del secondo segmento della sequenza, cioè 6. Amo-
91 109
p. 131; Pereira 2001, pp. 82-85; Pereira 2006, pp. 146- Le “tre parti filosofiche” con cui “unite o divise, Er- Martini 1990b, pp. 360-363, Cl 422, tav. CXXIII e qui re), e del tipo C, milanese. Molte sono le particolarità: si
147, 240-243. mete seppe fare la tintura”: cito dal manoscritto Ash- cat. 9c. segnala l’inserimento dei “trionfi” di Stelle, Luna e So-
75 110
Ermete è definito padre dell’alchimia nell’introduzio- burn. 1166 della Laurenziana di Firenze (Carbonelli 1925, Martini 1990c, pp. 458-459, Ne 280, tav. CLII e qui cat. le uno per ogni segmento; il fatto che il segmento ini-
ne di Roberto di Chester (XII secolo) alla traduzione la- p. 51); oppure si potrebbero identificare con sale, zolfo e 9d. ziale parrebbe composto solo da quattro “trionfi” (anzi-
111
tina del Testamento di Morieno (Pereira 2000a, p. 117, mercurio, le tre sostanze di cui si compongono tutte le Si veda nel codice bolognese del 1450 Bologna, Bi- ché cinque) e una virtù (Temperanza); le altre virtù ven-
Pereira 200b, p. 132; Pereira 2006, p. LXII n. 40) e in cose secondo i Septem tractatus seu capitula di Ermete, blioteca dell’Archiginnasio, A,125: cfr. Carbonelli 1925, gono inserite separatamente nel secondo (Giustizia) e nel
questa luce è raffigurato ad esempio nelle tarsie del pa- cfr. Marsilio Ficino 1999, pp. 210-212 cat. 32. La mede- p. 10 fig. 5. terzo segmento (Fortezza), seguendo la posizione relati-
112
vimento del duomo di Siena, in parallelo con Mosè e ac- sima identificazione si può evidentemente proporre per Segarizzi 1900; Carbonelli 1925, pp. 10, 154-157; Sa- va del tipo C. La sequenza del secondo segmento ri-
compagnato dalle Sibille, cfr. Yates 1969, p. 13; Festu- i tre bastoni della carta numerale 3 di quel seme, sulla maritani 1976, pp. 1-95 (in particolare la bibl. pp. 21-22 specchia in linea di massima l’ordine dei tarocchi di Mar-
gière ed. 1991, pp. 31-32; Gabriele 1997, pp. 107-120; quale si veda più avanti nel testo. in nota 46); Jacquart 1993, pp. 109-122; F. Toniolo, in La siglia (a parte l’inserimento della Luna), e non è chiara-
92
Guerrini 2004, pp. 13-51. Su alchimia ed ermetismo, cfr. Pereira 2003b. miniatura a Ferrara 1998, pp. 99-101 cat. 12; Pereira mente di tipo B perché la Giustizia è all’ottavo posto. Il
93
Pereira 2000a, pp. 115-120. Segnalo che sul fronte del basamento dell’8 di coppe, 2001, p. 171; Crisciani 2005, pp. 53-68; Crisciani, Zuc- terzo segmento è il più difficile da valutare, in quanto

50 51
142 163
nelle due posizioni più alte ricorrono la Sagitta (20) e il Hind, I, 1938, n. E.III.21; Zucker 2000, cat. 2408.022. Si confronti con il foglio fiorentino con una serie di cfr. Ludovico Lazzarelli 1955, pp. 23-30; Tenerelli 1991,
Mondo (21), mentre non è chiara la posizione dell’Ange- Si rimanda alla scheda 4 in catalogo. animali – tra cui la tartaruga (Zucker 1994, n. 2405.011). p. 9; Saci 1999, p. 17; Saci 2000, p. 29.
143 164 178
lo (Giudizio). La quantità di varianti della sequenza So- Mantegna e Padova 2006, pp. 216-219 cat. 37 (G. Man- Hind, I, 1938, n. A.IV.23. Ludovici Lazzarelli 1765, pp. 5-11, 12-20 (elenco del-
165
la Busca rispetto ai tre tipi individuati dal Dummett, e cini, R. Billinge), pp. 284-287 catt. 66-67 (A. Nante). Hind, I, 1938, n. E.III.23. le opere), 50-59 (il Bombyx).
144 166 179
da lui ricondotti rispettivamente all’area bolognese, fer- Mantegna e Padova 2006, pp. 284-287 cat. 67 (A. Nan- Di collezione privata pubblicata per la prima volta da Di Bernardo 1975, p. 23 e n. 16 ivi. Antonio Campano
rarese e milanese, conferma che ci troviamo davanti ad te). Vitali 1949, pp. 368-69 e fig. 4; Zucker 2000, n. 2408.016. dal 1472 risulta curare a Teramo gli interessi del fratel-
145 167
una serie ideata e realizzata in una zona diversa da quel- A. De Marchi, Nicola di maestro Antonio da Ancona, Citato in un’antologia di Tusiani 1971, p. 109; Zucker lo vescovo; fu poi canonico della Cattedrale.
180
le citate, stante il legame molto stretto tra sequenza e in Oro 1998, pp. 72-81; A. Galli, in The Alana Collection 2000, p. 170. Di Bernardo 1975.
168 181
territorio d’origine a più riprese ribadito dallo studioso. 2009, pp. 148-151. Con una figura all’antica di uomo nudo in profilo se- Saci 1999, pp. 35-44.
129 146 182
Dopo le indicazioni di ambito ferrarese di Hind 1910 De Marchi 2008a, pp. 76, 78; Mazzalupi 2008a, pp. duto sopra un vaso che colloca dentro un altro vaso una Di Bernardo 1975, p. 179.
183
e 1938, Byam Shaw 1939, p. 245 proponeva di identifi- 231-232. testa colossale, sul tipo di quella che ricorre a lato del Tenerelli 1991, pp. 19-21, 43-49; Saci 1999, p. 43; sul-
147
care l’autore in Franco dei Russi. La critica successiva Waagen 1857, pp. 77-78; Dodgson 1923; Popham, Poun- Marc’Aurelio (f. 29r) nella Collectio Antiquitatum del Mar- la visione rinascimentale della cabala, “tradizione mi-
concorda sostanzialmente con l’ambito ferrarese (con cey 1950, n. 260, vol. II, pl. CCXXII-CCXXIII; Ruhmer canova (Modena, Biblioteca Estense, Lat. 992; cat. 10), stica ebraica, che si supponeva fosse stata tramandata
l’eccezione di Ruhmer 1966, che pensa a Marco Zoppo), 1966, pp. 77-81 catt. 88-135; Armstrong 1976, pp. 228- mentre sulla sinistra un guerriero vestito all’antica in oralmente dallo stesso Mosé”, cfr. Yates 1969, pp. 100-
si veda la bibliografia nella scheda relativa. Non con- 322, cat. D19, pp. 417-423, pl. I-XXVI; Fiorio 1981, pp. piedi regge un vessillo e uno scudo, e al centro è un bu- 102, 108-124, 193 n. 7; Idel 2003, pp. 385-428.
184
vincono i più recenti tentativi di allargare il suo catalo- 66-73; Disegni italiani 1986, p. 65; De Nicolò Salmazo sto marmoreo di guerriero. Sullo sfondo il consueto al- Donati 1958, pp. 48-129; O’Neal 1997, p. 148 n. 3; Sa-
go, cfr. Natale, Sassu 2007, pp. 55, 57 figg. 19-22, pp. 482- 1989, p. 21 n. 42; Armstrong 1993, pp. 79-95; Elen 1995, bero spoglio con un uccello. ci 1998; Saci 1999, pp. 49-55; Saci 2000, pp. 41-43; Me-
169
485 catt. 159-160 (G. Sassu). n. 29; Chapman 1998, pp. 64-67 cat. 15; A. De Nicolò Hind, I, 1938, n. E.III.48; Zucker 2000, n. 2408.012. loni 2001; Corfiati 2006.
130 185
Tre carte si conservano a Londra, British Museum Salmazo, in La miniatura a Padova 1999, p. 249; Dise- L’immagine ben si potrebbe confrontare con esempi mi- Si veda la scheda 13 in catalogo, relativa al manoscritto
(invv. 1845, 0825. 483-485); 23 a Vienna, Albertina (inv. gni del Rinascimento 2001, cat. 4, pp. 92 e 94. niati sul tipo di quelli che illustrano il testo degli Scrip- del Lazzarelli della Biblioteca Comunale di San Severi-
148
DG 1939/929-951); 4 ad Amburgo, Kunsthalle (inv. 49- Hind, I, 1938, n. E.III.32. Al punto da creare un ri- tores Historiae Augustae (Roma, Biblioteca Nazionale no.
186
286, 49-287, 49-289, 49-290); 4 a Parigi (Musée du Pe- sultato per così dire in sintonia con il disegno di Leo- Centrale, Vitt. Em. 1004) di Gaspare da Padova e Barto- Entro il 1480 ne completa la redazione, cui seguirono
tit Palais, inv. Grav. Dutuit, 10262-10265), cfr. Passavant nardo da Vinci (Londra, The British Museum, lomeo Sanvito, cfr. O. Pecere, in Vedere i classici 1996, varie correzioni, cfr. Saci 1999, pp. 61, 68, 76, 78, 83-96;
1864, p. 128; Hind 1910, p. 260; Hind, I, 1938, p. 242; 1895,0915.474, cfr. Popham, Pouncey 1950, I, n. 96, II, pp. 467-469 cat. 136. De Marchi 2008.
170 187
“Tarocchi” 1988, p. 38; Zucker 2000, pp. 66, 67 n. 2. pl. LXXXVIII), che parrebbe risalire agli anni nella bot- Vitali 1949, pp. 368-369 e fig. 3; Zucker 1997, fig. 12; De Marchi 2008b, pp. 421-430.
131 188
È il caso, in particolare, delle intense caratterizzazio- tega del Verrocchio e potrebbe ispirarsi, se l’ipotesi di Zucker 2000, pp. 174-175 n. 2408.013. Kristeller 1938 [ed. cons. 1956], p. 229; Tenerelli 1991,
171
ni fisionomiche di Lenpio, Mario, Catulo, Sesto, Bocco, Caglioti 2011 è corretta, al perduto rilievo raffigurante Kurz 1953, pp. 171-177; MacDougall 1975, pp. 357-365, pp. 27, 29, 51-54; Crisciani 2000, pp. 145-159.
189
Sabino, che vengono notevolmente semplificate dall’in- Dario realizzato dal Verrocchio per re Mattia Corvino aggiornati dagli studi citati alle note seguenti. Kristeller 1941 [ed. cons. 1956], pp. 249-257; Ruder-
172
tervento dell’anonimo miniatore nel 1491, di cui si dirà. verso il 1476 o poco dopo. Sull’argomento si vedano però anche le ipotesi di Ri- man 1975, pp. 309-322; Tenerelli 1991, pp. 24-29, 48; S.
132 149
Hind, I, 1938, p. 242; Zucker 1997; Zucker 2000. Spet- Cfr. Armstrong 1990, fig. 9. Il codice venne miniato toókné Szalay 1983, pp. 67-74; Ritoókné Szalay 2002, Foà, ad vocem Giovanni da Correggio, in DBI, LV, 2000,
tano a Nicola di maestro Antonio, oltre alle incisioni di- forse per Leonardo Botta ambasciatore milanese a Ve- pp. 74-75, 79 n. 33, a proposito dell’esistenza a Buda nel pp. 784-786; Troncarelli 2000, pp. 9-26.
190
scusse nel testo, Il Cristo in pietà e strumenti della pas- nezia. settecento di una lastra con l’immagine della ninfa ac- Ludovico Lazzarelli 1955, p. 24; Troncarelli 2000, pp.
150
sione (Hind E.III.38; Zucker 2000, cat. 2408.017); il Lat- Si veda nella scheda 6 in catalogo. compagnata dall’epigramma, da cui Felice Feliciano 13-18.
151 191
taiolo (Zucker 2000, cat. 2408.026). Sono probabilmen- In particolare nella figura della Maddalena (Oxford, avrebbe tratto una copia in una raccolta di epigrammi Ludovico Lazzarelli 1955, p. 46 n. 30; Yates 1969, p.
te da espungere: la Villana che va al mercato (Hind Ashmolean Museum, inv. A96) e cat. 5. durante il suo viaggio in Ungheria del dicembre 1479 al 26 n. 36, 63-64 n. 16; Lucentini, Perrone Compagni 2001,
152
E.III.27; Zucker 2000, cat. 2408.025); Varie occupazioni De Marchi 2008a, pp. 79-83; Mazzalupi 2008, pp. 252- seguito del cardinale Giovanni d’Aragona, cfr. Ritoókné pp. 63-64. Breve testo insieme all’Asclepius fondamen-
(Hind E.III.29; Zucker 2000, cat. 2408.028a) e Scena di 257, 284-285. Szalay 1983; Ricci 2002, pp. 134, 137 nn. 37-43; Ritoókné tale per l’ermetismo medievale. Vi si descrive la fabbri-
153
accoppiamento (Hind E.III.30; Zucker 2000, cat. Hind, I, 1938, n. E.III.25 Szalay 2002, pp. 59-60, 67-79. La Ricci (2002, p. 134) ri- cazione di due anelli di Mercurio, capaci di procurare
154
2408.028b), San Girolamo penitente (Hind A. I. 86; Già Byam Shaw 1934, pp. 5, 6 fig. 2, notava nell’inci- corda come la studiosa ungherese ricolleghi agli appun- grandi virtù al loro autore, entro una complessa sceno-
Zucker 2000, cat. 2408. 029); San Giovanni Battista che sione una vicinanza con il bronzetto di Pollaiolo del Bar- ti del viaggio di Feliciano del 1479 le testimonianza del grafia al centro della quale è l’operatore che compie il ri-
beve (Vitali 1949, n. 7; Zucker 2000, cat. 2408. 030), I gello. Ferrarini (1488-1493) (Reggio Emilia, Biblioteca Comu- to tre volte per tre notti, “cavalcando un asino bianco
155
sette sacramenti (Vitali 1949, n. 5; Zucker 2000, cat. 2408. Prijatelj 1960, pp. 49-50; I. Furlan, Giorgio Ćulinović, nale, Ms 398, f. 28v “in quo est sculta nympha ad amoe- (animale sacro a Mercurio) con un libro in mano e una
019), Marzo (Hind E. III. 36; Zucker 2000, cat. 2408. 020), in Dopo Mantegna 1976, p. 29; Christiansen 1992, p. 97; num fontem dormiens”) e del Della Fonte (1489) (Oxford, corona in testa”.
192
Ottobre (Hind E. III. 37; Zucker 2000, cat. 2408. 021). Di A. De Nicolò Salmazo, ad vocem Giorgio Schiavone, in Bodleian Library, Ms. lat. Misc. D. 85) in merito alla fa- “Hic est puer meus Pimander, quem ego elegi. Pi-
cultura affine, ma forse non tutte della stessa mano: La pittura nel Veneto II 1990, p. 766; De Marchi 1996, mosa epigrafe metrica “Nympha di Aquincum” [Corpus mander enim hic ipse parvulus meus altissimus et ac-
Sant’Antonio abate (Hind E. III. 24; Zucker 2000, cat. pp. 78-79. Inscriptionum Latinarum, VI, Berlino 1873, 3*e], poiché crescens, in quo et mihi sic bene complacui eiicere de-
156
2408. 023); Il contadino che va al mercato (Hind E. III. Byam Shaw 1934, pl. 5. la lastra era segnalata nella silloge del Ferrarini come monia, et facere iudicium et veritatem in gentibus »,
157
26; Zucker 2000, cat. 2408. 024); la Mendicante con tre M. Medica, in La miniatura a Ferrara 1998, pp. 92-96 presente a Roma, ma di provenienza danubiana. cfr. Ludovico Lazzarelli 1955, p. 37; Tenerelli 1991, p. 26.
173 193
bambini (Hind E.III.28; Zucker 2000, cat. 2408.027). cat. 9. Per un trattamento analogo delle rocce in primo Panofsky II 1943, p. 97 n. 938; De Tervarent 1950, p. Troncarelli 2000, pp. 14-26. Della processione del 1484
133
Hind, I, 1938, n. E.III.22. piano si veda anche l’incisione, di cui si discuterà a bre- 198. La derivazione del disegno di Dürer dalla stampa egli diede una descrizione nell’Epistola Enoch, che ven-
134
De Marchi 1998, pp. 79, 81 n. 21; Mazzalupi 2008b, ve nel testo, raffigurante un Mendicante cieco col cane. del nostro viene ora riconosciuta anche da Faietti 2011, ne stampata più tardi, verso la metà degli anni novan-
158
p. 288 cat. 12. K. Christiansen, in Andrea Mantegna 1992, pp. 404- p. 29 n. 10 ivi. La figura della fanciulla sdraiata presso ta, probabilmente dallo stampatore Pachel di Milano, cfr.
135
Mazzalupi 2008, pp. 288-289 cat. 13. 406 cat. 130; S. L’Occaso, in Mantegna 2008, pp. 314-15 il corso d’acqua è vicina alla Venere di una delle inci- Ludovico Lazzarelli 1955, pp. 24, 34-50; Saci 1999, pp.
136
Per le carte sono debitrice di un’intuizione di Andrea cat. 127. sioni della già ricordata serie fiorentina delle “Otto 73, 100; Nagel 2011, pp. 269-270.
159 194
De Marchi, che desidero sentitamente ringraziare. Zucker 2000 cat. 2408.014. Si noti come i curiosi pie- Prints” (Hind, I, 1938, n. A.II.11 e A.IV.9). La scelta dello pseudonimo allude alla mescolanza di
137 174
Antonio di Domenico, sul quale cfr. Mazzalupi 2008, dini a ricciolo del vaso da cui nascono i tralci trovino un Mazzalupi 2008, p. 291 cat. 15 e qui catt. 7-8. componente ermetica – poiché è un altro nome per Er-
175
pp. 237-238. efficace termine di confronto nei piedini della graticola Mazzalupi 2008, pp. 288-89 cat. 13. mete, nel Secretum Secretorum e nel prologo di XII se-
138
De Marchi 1998, pp. 72-76; De Marchi 2008a, pp. 69- su cui viene bruciato san Lorenzo nella predella di Ni- colo di Roberto di Chester al Testamento di Morieno (Lu-
78; Mazzalupi 2008, pp. 274-278 cat. 1. cola di maestro Antonio oggi a New York, Brooklyn Mu- Un’ipotesi per l’ideatore: Ludovico Lazzarelli dovico Lazzarelli 1955, p. 29, 38, 47 n. 43; Yates 1969,
139
De Marchi 1996a, pp. 67, 76-79; De Marchi 2008a, pp. seum (Pittori ad Ancona 2008, p. 282). di San Severino Marche p. 63; Tenerelli 1991, pp. 28-29; Pereira 2001, p. 18), e
160 176
73-74. Hind, I, 1938, n. A.IV.21; Zucker 2000 cat. 2408 015 Tenerelli 1991; Saci 1998, pp. 115-130; Saci 1999 (su cristiana – in quanto personaggio biblico che non vide
140 161
Sull’artista cfr. Prijatelj 1960; Chiappini di Sorio 1962; Come già notato dallo Zucker 1997, pp. 188-190. cui si basa in gran parte la breve biografia che presento la morte, presunto autore del Liber Enoch, un corpus di
162
Callegari 1997; Zampetti 1997, pp. 15-23; Casu 2000; P. Per l’uomo con la berretta floscia in alto a destra nel- nel testo); Crisciani 2000, pp. 145-159; Saci 2000, pp. 27- scritti magico-astrologici del II secolo (Kristeller 1938 [ed.
Astrua, G. Mancini, R. Billinge, A. Nante, M. Blanc, in la prima incisione è possibile si sia ispirato al cacciatore 62; Meloni 2001, pp. 91-173; Pereira 2001, pp. 203-204; 1956], p. 231; Tenerelli 1991, p. 29; Pereira 2001, p. 57;
Mantegna e Padova 2006, pp. 214-221, 228-229, 250- della Caccia all’orso (Hind, I, 1938, n. A.II.17) ovvero ai Saci 2001, pp. 183-195; G. Arbizzoni, ad vocem Lazza- Idel 2003, pp. 402-503).
195
251, 254-257, 284-287; A. De Marchi, in Mantegna 2008, personaggi che compaiono nelle scene de Il bacio di Giu- relli, Ludovico, in DBI, LXIV, Roma 2005, pp. 180-184.; Sul rapporto Lazzarelli-Ficino cfr. Kristeller 1938, pp.
pp. 61-62 cat. 1; N. Rowley, ibidem, pp. 95-96 cat. 21. da e dell’Incoronazione di spine nella cosiddetta “Pas- Corfiati 2006, pp. VII-X, XIX-XX. 237-267 [ed. 1956, pp. 221-247]. Secondo lo studioso do-
141 177
Mazzalupi 2008, pp. 279-284 catt. 3-5 e qui la sche- sione di Vienna”, cfr. Zucker 1980, pp. 30-33, nn. 17 (78), Il testo si conserva in due copie tarde in un codice del- po il Ficino Lazzarelli è colui che ha dato “il maggiore
da 2 in catalogo. 20 (79). la biblioteca comunale di San Severino Marche, cod. 3, contributo alla diffusione degli scritti ermetici”. Yates

52 53
1969, p. 194 ricorda come nel 1554 a Parigi Adrien Turné- denari e nell’asso di coppe. Nell’asso di denari lo stem-
se pubblicò la prima edizione del testo greco del Corpus ma è circondato da un cartiglio con l’iscrizione in capi-
Hermetis, insieme con la traduzione latina di Ficino e tale romana “SERVIR CHI PERSEVERA INFIN OTIENE”; in bas-
quella del Lazzarelli per il trattato mancante. so a sinistra è una stella accompagnata dal cartiglio
196
Kristeller [1938] 1956, p. 228; Kristeller 1960. “TRAHOR FATIS”, che si trova anche nei “trionfi” II e XIII.
197
Yates 1969, pp. 16-24; Festugière 1991, p. 36; Lucenti- Purtroppo non ho trovato riscontri a questo motto.
217
ni, Perrone Compagni 2001, pp. 11-18, 63-64; Pereira E in parte quando c’è lo stemma Venier.
218
2001, p. 32; Mahé 2003, pp. 5-23; Parri 2005. Le due famiglie Venier e Sanudo si incrociano solo
198
Tenerelli 1991, pp. 27, 29, 51-55; Saci 1999, p. 74. ancora, per quanto ho potuto appurare, con Elena Sa-
199
Tenerelli 1991, pp. 29-33; Saci 1999, pp. 55-57, 102- nudo (sorella di Marino, nata nel 1451), che sposa nel
103; Saci 2001, p. 189 dice tra 1480 e 1492-1493. Del te- 1469 Francesco Venier, podestà di Padova: sono loro i
sto verrà data edizione a stampa a Roma nel 1495 o 1498 genitori dell’amato nipote Marcantonio Venier, amba-
per i tipi di Silber, forse a cura dello stesso dedicatario sciatore, 1483-1566. Un’altra ipotesi potrebbe portare a
Colocci. sciogliere le iniziali “M.S.” in Marco Sanudo, cugino di
200
Tenerelli 1991, p. 32. Marino, figlio di Francesco (fratello di Leonardo), noto
201
Kristeller 1938 [ed. 1956], pp. 236-239; Ludovico Laz- astronomo e matematico allievo di Luca Pacioli, morto
zarelli 1955, pp. 27, 51-74; Yates 1969, p. 193 e n. 7 ivi; nel 1505, cfr. Bettinelli 1786, p. 231 n. b; Quadri 1826,
Tenerelli 1991, pp. 35-42; Saci 1999, pp. 83-96. p. 398; Veratti 1860, p. 90 n. 167; I Diarii 1879-1902,
202
Ludovico Lazzarelli 1955, pp. 24, 72 n. 31, 75-77; Te- nota d. Sui libri in possesso di Marco, nipote di Leo-
nerelli 1991, pp. 46-47, 57-58. nardo Sanudo, Lowry 2002, pp. 61-62, 306. In questo
203
Ludovico Lazzarelli 1955, p. 75; Yates 1969, pp. 64- caso tuttavia non mi spiegherei la presenza dello stem-
71; Tenerelli 1991, pp. 23, 43-49, 57-58; Pereira 2001, pp. ma Venier.
107-108. Sulla figura di Marino Sanudo, uomo di ampia cultura,
204
Crisciani 2000, pp. 145-146. Cfr. Pietro Bono da Fer- con una biblioteca di 6500 volumi, “stimato come figu-
rara 1976. ra di non comune rilievo” nel panorama della Venezia
205
Thorndike, V, 1941, pp. 532-34; Saci 1999, pp. 99-100; umanistico-rinascimentale si rimanda a A. Caracciolo
Pereira 2001, p. 204 (alchimista di tradizione lulliana). Aricò, Introduzione, in Sanudo 1980, pp. X-XVII.
206 219
Kristeller 1938 [ed. 1956], p. 239; Festugière, III, 1953, A. Caracciolo Aricò, Introduzione, in Sanudo 1980, pp.
pp. 211-257; Ludovico Lazzarelli 1955, pp. 27-30; Festu- XLVIII, p. 310, nota 91.
220
gière 1991, pp. 69-72. I Diarii 1879-1902, pp. 12-13 n. 14, parte 6, nota j.
207 221
Ludovico Lazzarelli 1955, p. 75; Yates 1969, p. 65; Te- Per cui nel testamento del 1533 viene citato Marco An-
nerelli 1991, pp. 23, 43-49, 57-58. tonio Venier “signor di Sanguenè, mio nepote, qual sem-
208
Del quale per il momento non siamo a conoscenza di pre ho computà per fiol, et li ho infinite obligation”, si-
interessi alchemici – ma è raffigurato nel “trionfo” del- to web Wikisource.
222
la Luna, cioè l’argento, prima materia dell’opus. Purtroppo non trovo a conforto alcun fatto significa-
209
Dove parrebbero individuabili diverse imprese edito- tivo nella biografia di Marino Sanudo relativo all’anno
riali concentrate in anni ben precisi, che non sembrano 1491 se non che compie i venticinque anni e viene quin-
però avvicinarsi al nostro probabile 1485-1490, cfr. Pri- di presentato al Gran Consiglio, Lowry 2002, p. 59.
223
ma mostra 1936; Moranti 1967; Borraccini Verducci 1996, King 1989b, pp. 635-637; Sanudo 1989, p. 6 nota 10.
224
pp. 68-81, 341-343; Bigliardi Parlapiano 2005, pp. 29- Mariani Canova 1995, p. 57.
225
38; Borraccini Verducci 2005, pp. 97-104. Lowry 2002, pp. 14-15
210 226
Sulla produzione ferrarese dell’epoca cfr. Baruffaldi King 1989a, passim (e in particolare le pp. 61, 309-
1777; Rovida 1931. 316); King 1989b, pp. 390-396, 635-637.
211 227
Hind, I, 1938, p. 243. Lowry 2002, p. 364.
212 228
Il 25 marzo 421 è stato scelto tradizionalmente come Sanudo 1989, p. 296 n. 360, con bibliografia e supra
origine di Venezia; tutti i diplomi ufficiali recano questa nota 213.
229
data, che è ricordata da Sanudo 1980, p. 9. Mariani Canova 1995, p. 60.
213 230
Hind, I, 1938, p. 243. G. Mariani Canova, in The Painted Page 1994, p. 109
214
Resta da spiegare la sigla “D.P.” sul fiancale del trono cat. 42; Toniolo 1994, p. 236; Mariani Canova 1995, pp.
della Regina Pallade, forse da sciogliere in D[IVA] P [ALLAS] 40-45 tavv. 8-13, 57-71; F.Toniolo, in Mariani Canova
o D[OMINA] P[ALLAS], come mi suggerisce gentilmente An- 1995, pp. 160-164, cat. 4; Mariani Canova 1998, pp. 27,
drea De Marchi. 137-141 cat. 17; F. Toniolo, ad voces Giorgio d’Alemagna
e Giraldi, Guglielmo, in DBMI 2004, pp. 268-270, 307.
231
Iscrizioni e stemmi degli antichi possessori L. Armstrong, in The Painted Page 1994, cat. 72 pp.
215
Crollalanza 1890, p. 76; Libro d’Oro 1965-1968, pp. 154-155 (1466-1468 circa); Mariani Canova 1993, pp. 121-
1603-1604; Spreti 1981, pp. 848-51; Sturdza 1999, p. 445. 135 (1463-1464 o poco più tardi); Mariani Canova 1995,
Lo stemma Venier ricorre negli scudi miniati nei “trion- pp. 63-64; A. De Nicolò Salmazo, in La miniatura a Pa-
fi” I, IIII, XIIII, XV, nell’asso di spade e nell’asso di ba- dova 1999, pp. 247-249 cat. 95 (settimo decennio); S.
stoni; in queste ultime due carte ricorrono anche le ini- Marcon, ad vocem Ruggieri, Marco di Antonio, in DBMI
ziali in capitale romana “M.S”. La presenza sopra lo stem- 2004, pp. 922-924 (1466-1467). Zoppo dovette essere a
ma di una banda d’oro tra due teste di leone, se l’iden- Bologna forse anche prima del giugno 1461 e trattener-
tificazione della famiglia è corretta, potrebbe forse allu- si almeno fino al 1467, Benati 1984, p. 191 n. 8; Biagi
dere al ramo dei Venier di san Marco, che allo stemma Maino 1993, pp. 65-67.
232
fasciato comune a tutta la famiglia associarono il leone Kristeller 1983, p. 196.
233
di san Marco al naturale (cfr. Sturdza 1999, p. 445). Vecce 1988, pp. 16-17; Saci 1999, p. 71; Saci 2000, pp.
216
Lo stemma Sanudo, con ai lati le iniziali “M.S.”, mol- 47-48.
to più abraso e di difficile lettura (è uno stemma inter-
zato d’argento alla banda azzurra, di cui si conservano Conclusioni
234
solo poche tracce) ricorre negli scudi miniati nell’asso di Si veda nel codice lulliano miniato da Girolamo da

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