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f at t i e m i s f at t i

d i A l e s s a n d r o N aso

Proiettili antichi, battaglie moderne


Sul finire dell’Ottocento, il mercato antiquario fece registrare un improvviso e copioso afflusso di ghiande missili
romane. Ma presto si scoprí che solo una parte di esse erano state realmente scagliate dagli antichi frombolieri
Nel 1874 venne immesso sul mercato an-
tiquario di alcune città marchigiane un gran
numero di ghiande missili, i proiettili di
piombo usati nell’antichità dai frombolieri:
il pregio dei nuovi esemplari, che a detta
dei venditori sarebbero stati trovati nei din-
torni di Ascoli Piceno e presso il Tronto,
consisteva nelle numerose iscrizioni in
lingua latina che essi recavano incise.
La provenienza da Ascoli e dintorni era
connessa all’assedio e alle operazioni mi-
litari svoltisi in quel territorio nel 90 a.C. nel
corso della guerra (91-88 a.C.), che aveva
opposto l’esercito romano a quello della
coalizione italica. Questi scontri erano do-
cumentati da alcuni esemplari iscritti in
latino conservati non solo presso il piccolo
Museo di Ascoli Piceno, ma anche presso
i Musei Reali a Berlino e il British Museum
a Londra. Le ghiande di nuova scoperta
furono immediatamente acquistate da
antiquari e da collezionisti privati: gli anti-
quari e numismatici parigini Camille Rollin
e Félix Feuardent fecero la parte del leo-
ne, assicurandosi tre lotti rinvenuti in oc-
casioni diverse, rispettivamente costituiti
da 111, 174 e 472 esemplari. Nuclei mino-
ri, comprendenti da poche a diverse deci-
ne di esemplari, furono acquistati da colle-
zionisti tedeschi, come Ernst aus’m We-
erth di Bonn e Carl Anton Milani di Franco-
forte sul Meno, e da istituzioni museali

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Il mestiere dell’archeologo Saper vedere Quella città che chiamano Roma Fatti
Fatti ee misfatti
misfatti IlSaper
personaggio
vedere La
La lettura
lettura del
del mese
mese Libri
Libri

germaniche, quali il Museo Centrale Ro- Desjardins fresco di stampa, nel quale ri- Nella pagina accanto l’archeologo tedesco
mano-Germanico di Magonza e il Museo conobbe errori marchiani e una ingenuità Theodor Mommsen, premio Nobel nel 1902,
Regionale dell’Assia di Wiesbaden. di fondo, che non aveva consentito allo coinvolto nella questione dell’autenticità
delle ghiande missili rinvenute ad Ascoli.
studioso francese di riconoscere le gros-
Esse divennero ben presto numerosissime
Epigrafia e polemiche solane contraffazioni delle ghiande munite sul mercato antiquario, tanto da far
Il clamore suscitato dai ritrovamenti ebbe di numerosi testi, combinati arbitraria- nascere un’accesa polemica tra
un’eco immediata anche tra gli studiosi di mente dai falsari moderni. Bergk sottoli- archeologi, fino alla scoperta del falso.
epigrafia, che approntarono lo studio e l’e- neò l’autenticità degli esemplari a Bonn da In basso proiettili in piombo a forma di
lui esaminati, mentre ricusò quelli parigini. ghianda, da Casale Bondi, Ascoli Piceno.
dizione dei nuovi reperti. Il piú veloce fu
I sec. a.C. Ancona, Soprintendenza
Ernest Desjardins, titolare dell’insegna-
Archeologica.
mento di Geografia e Storia antica dell’O- Una vicenda intricata
riente presso la prestigiosa Scuola Norma- Una situazione cosí ingarbugliata merita-
le Superiore di Parigi, che, già nel 1874, va un intervento chiarificatore: nel 1875 i
pubblicò il primo nucleo rinvenuto, rimpro- Musei Reali di Berlino acquistarono circa
verando una grande negligenza agli studio- 600 ghiande dai due antiquari parigini, che
si che si erano in precedenza occupati di si impegnarono a riprenderle indietro qua-
ghiande missili iscritte, poiché non si erano lora ne fosse stata dimostrata la falsità. I
accorti che quasi ogni ghianda recava due Musei di Berlino e per essi Theodor
o piú iscrizioni sovrapposte. Mommsen affidarono lo studio di questa
In particolare l’occasione veniva sfruttata collezione, che comprendeva anche e-
per mettere sotto accusa il grande Theo- semplari già editi da Desjardins, a Karl
dor Mommsen, signore incontrastato de- Zangemeister, bibliotecario all’Università
gli studi di storia antica ed epigrafia non di Heidelberg. Le conclusioni alle quali egli
solo in Germania, nonché studioso di im- pervenne, dopo uno studio brevissimo
mensa statura, tale da meritare nel 1902 il ma intenso, furono sorprendenti: tutte le
premio Nobel per la letteratura per la pro- ghiande erano autentiche, poiché fuori
digiosa produzione scientifica, stimata in discussione erano la forma dei caratteri, la
circa 40 000 pagine. Pochi mesi dopo lo patina dei proiettili, l’uso dei segni di inter-
studio di Desjardins apparve l’edizione del- punzione, e la sola idea di un falso era as-
le raccolte di aus’m Weerth e dei musei surda, tanti e tali sarebbero stati il lavoro e
tedeschi, affidate a Theodor Bergk, studio- la spesa necessari per la falsificazione, il
so di chiara fama già ritiratosi dall’insegna- cui ammontare avrebbe superato la cifra
mento, il quale, oltre a rendere noto un ricavabile dalla vendita.
gran numero di proiettili sino ad allora ine- Per quanto riguarda le letture proposte da
diti, commentò brevemente lo studio di Desjardins, Zangemeister si trovò d’ac-

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In basso particolare di uno dei rilievi della Colonna Nella pagina accanto rilievo con cinque frombolieri
Traiana con figure di frombolieri. II sec. d.C. Roma, (funditores) in atto di lanciare la ghianda.
copia del Museo della Civiltà Romana. Età repubblicana. Ascoli Piceno, Museo Civico.

Le ghiande missili romane


Gli antichi frombolieri avevano bisogno di proiettili piccoli e pesanti per le fionde in pelle: le pietre
utilizzate inizialmente vennero presto sostituite da appositi proiettili in piombo, che univano un peso
notevole a un costo basso. Per ampliare il raggio d’azione e gli effetti del proiettile si potevano anche
unire due ghiande tra loro con un laccio di pelle passato in un apposito occhiello. Utilizzate già in Etruria
come dimostrano rari esemplari iscritti, vennero in voga anche tra gli eserciti romani almeno dal II secolo
a.C. Presto si diffuse l’usanza di dotarle di iscrizioni, che si limitavano a ricordare la legione di

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cordo con Bergk nel ritenerle del tutto vati ai Musei Reali a Berlino e al British Una «pesca miracolosa»
inventate e arbitrarie, ma fu costretto dal- Museum a Londra, accorgendosi che non Lo scavo venne condotto nel 1877 nell’al-
la propria tesi a ricorrere a nuove soluzioni recavano mai due o piú iscrizioni, e notò veo del fiume Castellano, dove le ghian-
ardite e fantasiose, criticando quindi an- l’enorme quantità di ghiande iscritte ap- de venivano trascinate dal proprio peso:
che Bergk. Le perentorie conclusioni del- parse in poco tempo sul mercato antiqua- in tre giorni furono trovati oltre 200 pro-
lo Zangemeister suscitarono perplessità rio (circa 1400 esemplari): a questo punto iettili, ben pochi dei quali erano però i-
in Mommsen, che all’edizione aggiunse rigettò con disinvoltura la propria tesi ini- scritti. Nel soggiorno ascolano Zange-
una propria postilla, nella quale invitava il ziale, sostenendo di aver nutrito dubbi sin meister riuscí a conoscere lo stesso fal-
suo collaboratore ad approfondire alcuni dal suo primo studio. sario confesso, il fabbro Vincenzini, che
aspetti: in particolare risultavano proble- Nel frattempo fu pubblicato un nuovo rivelò di aver dotato ghiande antiche ane-
matiche le menzioni di legioni romane scritto dell’anziano Bergk, che attaccava pigrafi di iscrizioni latine, copiandole da
non ancora formate all’epoca dell’asse- con accuse pesantissime Zangemeister manuali di numismatica, o riprendendo
dio di Ascoli, ma solo per quello di Perugia e lo stesso Mommsen, suo avversario già dal primo studio del Desjardins le letture
(41-40 a.C.). in precedenza, tanto che Mommsen, de- che lo studioso francese aveva creduto
Dopo l’edizione degli scritti di Bergk e Zan- putato prussiano, ne accennò anche in di scorgere sulle prime ghiande falsifica-
gemeister, Desjardins continuò a pubbli- una replica parlamentare: lo stesso Bergk te da Vincenzini stesso!
care le serie rinvenute successivamente: si vide costretto a interpretazioni acroba- I proiettili dotati di numerose iscrizioni
tra queste occorre annoverare un nucleo tiche per difendere l’autenticità delle non erano altro che prodotti mal riusciti e
di 787 ghiande iscritte, comprate dai soliti ghiande da lui edite. Una nuova edizione perfezionati sino a quando le iscrizioni
antiquari parigini presso un unico collezio- di Desjardins, apparsa nel 1876, fece as- non risultavano leggibili; il fabbro non ave-
nista di Ascoli, che furono smerciate nel sumere alla polemica toni incandescenti, va lavorato per denaro, ma al solo scopo
1875 ai Musei di Berlino e al Gabinetto dimensioni internazionali e sapori nazio- di mostrare la propria abilità. La polemica
delle Medaglie di Parigi. nalistici, poiché lo studioso francese re- non era finita, poiché uno studioso italia-
plicava violentemente ai tre epigrafisti no, il padre gesuita Raffaele Garrucci,
Emergono le incongruenze tedeschi. La disputa aveva travalicato gli pensò bene di sospettare dell’autenticità
A Zangemeister, incaricato di studiare gli aspetti scientifici e occorreva placarla. La anche delle due uniche ghiande iscritte
esemplari berlinesi, sorsero i primi dubbi soluzione fu trovata dallo stesso trovate ad Ascoli dallo stesso Zangemei-
quando su alcune ghiande, del tutto simili Mommsen, che fece affidare a Zange- ster: fu sommerso di repliche. Zangemei-
a quelle da lui ritenute autentiche, lesse i meister lo studio delle ghiande note pri- ster pubblicò infine nel 1885 l’edizione
nomi di Coriolano e di Marco Antonio, per- ma del 1874 e si recò ad Ascoli, dove co- definitiva delle proprie ricerche sulle
sonaggi ben noti, ma che non si potevano nobbe di persona il bibliotecario e diretto- ghiande missili iscritte, che costituisce
connettere in alcun modo all’assedio di re del Museo Civico, Giulio Gabrielli, con ancora oggi l’opera di riferimento, nella
Ascoli. Lo studioso tedesco riprese in esa- il quale prese accordi per far effettuare quale si metteva finalmente ordine in una
me i proiettili noti prima del 1874, conser- uno scavo allo stesso Zangemeister. vicenda cosí intricata.
°
appartenenza dei frombolieri (legio XI ) o la loro provenienza (Roma). Queste informazioni non sono di poco
conto, perché le ghiande a leggenda Opitergin(orum) hanno per esempio permesso di desumere la militanza
di un contingente da Opitergium (l’odierna Oderzo) nell’assedio di Ascoli, e quindi una partecipazione di
Veneti presumibilmente alleati dei Romani contro gli insorti italici. Altrimenti le iscrizioni potevano
contenere ingiurie ai nemici, come recita l’eloquente proiettile peto culum Octavia(ni) scagliato dalle
truppe fedeli a Marco Antonio contro l’esercito di Ottaviano in occasione dell’assedio di Perugia.

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