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B.A.R.

ISSN 0066-6807 I BIBLIOTECA DELL’ «ARCHIVUM ROMANICUM»


Vol. 372 Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia
372

GIUSEPPE SQUILLACE

G. SQUILLACE – IL PROFUMO NEL MONDO ANTICO


IL PROFUMO
NEL MONDO ANTICO
CON LA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA
DEL «SUGLI ODORI» DI TEOFRASTO

Prefazione di
L ORENZO V ILLORESI

LEO S. OLSCHKI EDITORE


MMX
LEO S.
OLSCHKI

ISBN 978 88 222 5983 7


Giuseppe Squillace è Ricercatore in Storia Gre-

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ca presso il Dipartimento di Storia dell’Univer-
sità degli Studi della Calabria. Ha indirizzato
le sue indagini sia sui temi della propaganda ma-
cedone e antimacedone sotto Filippo II e Ales-
sandro Magno, pubblicando una serie di articoli
nonché le monografie Basileis o tyrannoi. Filippo
II e Alessandro Magno tra opposizione e consenso
(Rubettino 2004), e Filippo il Macedone (Laterza
2009), sia sui medici vissuti in Magna Grecia e
Sicilia nel IV secolo a.C. Su quest’ultima temati-
ca sta realizzando presso la Technische Univer-
sität di Dresda un progetto di ricerca internazio-
nale finanziato dall’Alexander von Humboldt
Stiftung di Bonn.
BIBLIOTECA DELL’ «ARCHIVUM ROMANICUM»
Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia
372

GIUSEPPE SQUILLACE

IL PROFUMO
NEL MONDO ANTICO
CON LA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA
DEL «SUGLI ODORI» DI TEOFRASTO

Prefazione di
LORENZO V ILLORESI

LEO S. OLSCHKI EDITORE


MMX
Tutti i diritti riservati

CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI


Viuzzo del Pozzetto, 8
50126 Firenze
www.olschki.it

versione digitale PDF


ISBN 978 88 222 7863 0
versione cartacea
ISBN 978 88 222 5983 7
Si accorse che non c’era moto dell’animo che
non avesse una corrispondenza nella vita dei sensi
e tentò di scoprire le loro vere relazioni domandan-
dosi perché l’incenso spinge al misticismo mentre
l’ambra eccita le passioni, le violette risvegliano il ri-
cordo dei morti amori, il muschio turba l’intelletto,
la magnolia ravviva l’immaginazione.
Più volte cercò di elaborare una vera psicologia
dei profumi calcolando le varie influenze di radici
odorose, di fiori ricchi di polline, di balsami aroma-
tici, di legni fragranti: il nardo che illanguidisce, la
hovenia che rende folli, l’aloe che, dicono, libera l’a-
nimo dalla malinconia.
OSCAR WILDE, II ritratto di Dorian Gray

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PREFAZIONE

Questa pubblicazione contiene la prima edizione in italiano con testo greco a


fronte del Sugli Odori (Peri; ojsmwn~ ) di Teofrasto, presentata unitamente ad una
raccolta di brani di altri importanti autori sulla profumeria nel mondo antico.
È un’opera di importanza straordinaria perché rende per la prima volta accessi-
bili anche al grande pubblico dei non addetti ai lavori testi fino a oggi pressoché
sconosciuti, mantenendo al tempo stesso un’impostazione scientifica.
L’idea di Giuseppe Squillace è indubbiamente quella di offrire una pano-
ramica più completa possibile del mondo degli aromi e dei profumi dell’anti-
chità. Vengono cosı̀ alla luce, sulla base di traduzioni serie e rigorose, testi af-
fascinanti e di impressionante ricchezza, mentre si apre la strada a nuovi studi
sui profumi nel mondo antico. Mai prima d’ora erano stati pubblicati i nomi
storici dei profumieri di allora, le ricette dei loro profumi più famosi, l’elenco
minuzioso degli ingredienti di quell’epoca, insieme alla più completa biblio-
grafia sull’argomento.

LA VISIONE DEL MONDO DEGLI AROMI ALL’EPOCA DI TEOFRASTO

Quale poteva essere lo sguardo degli antichi verso l’universo delle fragran-
ze? Come possiamo metterci nei panni di un contemporaneo di Aristotele e di
Teofrasto e guardare il mondo con i suoi occhi, in particolare il mondo degli
aromi? In un’epoca nella quale ci si interrogava sulle origini di tanti fenomeni
ancora ignoti cercandone la causa prima, aromi, profumi e odori apparivano
forse come uno dei modi nei quali si manifestavano l’essere e la natura.
Gli antichi furono particolarmente colpiti da tutto ciò che coinvolgeva
profondamente i sensi. Proprio gli aromi più forti e intensi attirarono l’atten-
zione dei popoli dell’antichità che ne fecero uso in ambito religioso, alimen-
tare e cosmetico. Come nei poemi omerici l’attenzione del narratore si soffer-
ma spesso su ciò che colpisce l’occhio 1 cosı̀, riguardo agli aromi, ciò che

1 Si parla di agili membra, di forti braccia e di veloci gambe in movimento, ma anche di nuvole
spinte dai venti, di mare schiumoso in tempesta, di vele che si gonfiano, di acque che si scagliano
violentemente contro le navi. Omero, Iliade e Odissea, passim.

— VII —
PREFAZIONE

impressiona maggiormente gli antichi è ciò che colpisce il senso dell’odorato,


provocando in tal modo una forte emozione: il calamo, il costo, il galbano, l’i-
ris, il nardo sono tutte radici o rizomi dal profumo intensissimo, al pari di spe-
zie come cannella, cardamomo, cumino, menta, timo, mirto e salvia, per citar-
ne alcune tra le più apprezzate. Lo stesso vale per legni come sandalo e cedro e
fiori come rosa, geranio, lavanda e meliloto. Per non parlare poi di tutte le re-
sine odorose, gli incensi – mirra, benzoino, incenso, opoponax, storace – veri e
propri cristalli magici, ricettacoli di un’altissima percentuale di essenza, capaci
di sprigionare una fragranza particolarmente intensa, quando venivano scal-
dati sulle pietre poste intorno ai fuochi o arsi nei bracieri. È intorno a questi
aromi straordinari che nascono miti e leggende di amore e seduzione, di amori
incestuosi, di nascite e morti: le storie di Adone e Mirra, di Afrodite e Perse-
fone, di Menta, Narciso, Mirto, Giacinto, di Dioniso, della Fenice 2 e molti altri
di cui si narra nei testi antichi e nei brani presentati in questo volume.
Quando si pensa alla visione del mondo degli antichi vengono in mente
film come Medea di Pasolini, a cavallo tra la storia e il mito, tra un’epoca re-
mota e la leggenda. Ma è davvero possibile immaginare lo sguardo di un uo-
mo dell’epoca di Teofrasto come assolutamente libero da sovrastrutture
mentali riguardo agli aromi? Probabilmente no. Nel Sugli odori il filosofo
peripatetico porta alla nostra attenzione uno spaccato della realtà del suo tem-
po, il IV-III secolo a.C.: idee, usi e consuetudini intorno agli aromi, che in
buona parte appartenevano alle età precedenti. Un uomo colto di quell’epoca
si trovava circondato da un’immensa teoria di miti e leggende molto più anti-
chi della sua generazione, sentiva intorno a sé favole che avvolgevano di mi-
stero le terre dalle quali provenivano gli aromi, assisteva a riti e cerimonie re-
ligiose nelle quali le piante aromatiche avevano un ruolo di rilievo, ascoltava le
indicazioni dei medici sulle proprietà e i benefici terapeutici delle essenze.
Quale poteva essere la visione del mondo di un greco dell’età di Teofrasto?
La natura era una continua fonte di meraviglia e mistero: il moto delle stelle di

2 La leggenda sulla Fenice è emblematica: uccello sacro del Sole e degli aromi, unico della sua
specie, sempre uguale a se stesso, l’araba Fenice disponeva di mirra e incenso per costruirsi il nido.
Aveva alcune penne d’oro, altre di color rosso vivo. Non lasciava mai la terra degli Arabi se non per
recarsi al santuario del dio Sole. Col passare degli anni, solo la fiamma profumata degli aromi riusciva
a restituirle tutto il passato vigore. Ormai vecchia, si costruiva un nido di rami di incenso, lo inon-
dava di profumi e vi moriva, arsa dal fuoco solare, per poi rinascere dalle proprie ceneri. Si nutriva
solo dei raggi più luminosi del Sole, dei vapori eterei portati dai venti marini, delle lacrime dell’in-
censo più puro. Sul tema vedi: Erodoto, Storie II 73 (testo 9.1 in Appendice documentaria); ma anche
M. DETIENNE, Dioniso e la pantera profumata, trad. it. Roma-Bari 1987, pp. 3 ss.; F. ZAMBON –
A. GROSSATO (a cura di), Il mito della Fenice in Oriente e in Occidente, Venezia 2004; F. LECOCQ,
L’oeuf du phénix. Myrrhe, encens et cannelle dans le mythe du phénix, «Schedae», XVII.2, 2009,
pp. 107-130.

— VIII —
PREFAZIONE

notte, l’alternarsi delle stagioni, la nascita, la crescita e la morte degli animali e


delle piante. Il mondo conosciuto non era vasto e la possibilità di viaggiare era
appannaggio di pochi. Se si escludono mercanti e soldati – come i reduci della
spedizione in Asia di Alessandro – la maggior parte delle persone doveva accon-
tentarsi di racconti recuperati solo per via indiretta. Le difficoltà del viaggio da-
vano alla distanza il suo pieno significato. Le piante e le radici portate da paesi
lontani avevano ancora l’inebriante gusto dell’esotico. Il loro profumo parlava
delle impervie montagne dell’India, delle distese deserte dell’Arabia Felix, della
Via degli Incensi e della Via delle Spezie, di piante, alberi e cespugli sconosciuti.
Storie vere mescolate a fiabe incastonate in paesi lontani, storie trasfigurate dal-
l’immenso e misterioso universo del mito: un insieme variegato e controverso
non sempre semplice da decifrare di fronte al quale si trovò anche Teofrasto.

ORIGINALITÀ DI TEOFRASTO

C’è qualcosa di estremamente nuovo e fresco nel filosofo di Ereso. Supe-


rando queste sovrastrutture culturali, per la prima volta egli affrontava il mon-
do degli odori in modo scientifico, in linea con l’impostazione trasmessagli dal
maestro Aristotele e seguita all’interno del Liceo. Teofrasto guardava il mon-
do degli aromi con l’occhio attento dell’osservatore guidato da infinita curio-
sità. Fu il primo studioso degli odori: nessuno prima di lui aveva trattato l’ar-
gomento in modo cosı̀ sistematico. Fu il primo a spiegare la preparazione dei
profumi e il loro impiego, descrivendo tutto il percorso necessario per mettere
a punto una fragranza in modo ‘armonico’, senza che uno o più ingredienti
prevalessero sugli altri.3 Si interrogò sulla natura degli odori, come già Aristo-
tele, ma in modo ancora più analitico, per comprenderne i numerosi misteri,
che in molti casi resteranno tali fino al secolo scorso. Teofrasto superò la sem-
plice ripartizione in odori più o meno piacevoli effettuata da Platone e seguita
anche da Aristotele.4 Fu il primo a trattare il tema della composizione di un
profumo e della sua creazione da un punto di vista artistico 5 e pose già allora
un problema, molto attuale anche per il profumiere di oggi, riguardante gli
ingredienti naturali: non sono mai uguali a se stessi e, di conseguenza, una fra-

3 Teofrasto, Sugli odori 57, capitolo nel quale il filosofo sottolinea la necessità di creare una fra-
granza equilibrata non dominata da un solo ingrediente.
4 Platone, Timeo 66d-67a; Aristotele, Sull’anima IX 421a-422a; Sul senso V 442b-445b. Vedi testi
nn. 5.1-5.3 in Appendice documentaria.
5 Il filosofo parla infatti di ‘combinazione delle essenze’ (Teofrasto, Sugli odori 8); di ‘amalgama’
tra le diverse componenti’ (Teofrasto, Sugli odori 19); di accostamento tra odorato e olfatto (ivi 9); di
mancanza di regole precise nell’accordo e nella mescolanza delle essenze (ivi 37).

— IX —
PREFAZIONE

granza con essi composta è suscettibile di essere diversa di volta in volta.6 Teo-
frasto fu forse il primo a porsi il problema della volatilità e della persistenza
delle materie aromatiche.7 Arrivò a un passo dal trovare la chiave della solu-
zione quando parlava della macerazione delle spezie 8 osservando come, essen-
do sottile, la fragranza di rosa evaporasse rapidamente lasciandosi sovrastare
dalle altre componenti aromatiche.9
Il Sugli odori è anche ricco di considerazioni precise, estremamente attuali
come, ad esempio, l’osservazione in base alla quale il miglior eccipiente per
diluire gli aromi deve essere «un olio dotato di una minor profumazione pos-
sibile».10 Teofrasto riferiva dell’impiego di coloranti per profumi e cosmetici,
indicava in luce e calore i nemici dei profumi e osservava che l’esaltazione del-
le note odorose e la conservazione delle essenze dipendevano dalla tempera-
tura.11 Inoltre, notava – una constatazione, questa, evidentemente valida per
tutte le epoche – che alle donne piacevano le fragranze persistenti 12 e rilevava
la vicinanza tra gusto e olfatto evidenziando come nessun sapore fosse sguar-
nito di odore e nessun odore potesse essere senza sapore.13 Infine rimarcava
come i profumi emanassero un odore dolcissimo se spalmati sul polso (per que-
sto motivo i profumieri li testavano su questa parte del corpo) 14 ed estendeva
l’uso delle fragranze alla profumazione dei vestiti, del letto e dei mantelli. 15

6 Secondo il filosofo il tutto era determinato dalla stabilità della stagione, o dal periodo di rac-
colta delle sostanze odorose: Teofrasto, Sugli odori 37.
7 Teofrasto, Sugli odori 12 : «Occorre domandarsi inoltre per quale motivo i fiori e le altre com-
ponenti odorose usate nella preparazione delle corone, pur avendo un profumo assai tenue riescano
tuttavia a emanarlo fino a grandi distanze, mentre l’iris, il nardo e altre sostanze secche dotate di pro-
fumazione assai intensa riescano a renderlo percepibile solo da vicino». Vedi anche Sugli odori 56, nel
quale risulta interessante l’osservazione del filosofo secondo il quale nardinon e irinon «rimanevano
più a lungo». Per quanto riguarda il nardinon la maggiore persistenza era senz’altro dovuta in primo
luogo alla presenza, nella formula, del nardo stesso, una ferula simile alla valeriana, ma anche all’im-
piego nella composizione di ingredienti come il costo (una radice) e la mirra, una resina particolar-
mente persistente.
8 «Prima si mettono a macerare le spezie dotate di un aroma meno intenso, alla fine si unisce la
fragranza, il cui aroma si desidera rimanga persistente». Teofrasto, Sugli odori 17.
9 Un profumo composto, contenente tuttavia un estratto o essenza di rosa, posto in un flacone,
quando viene aperto «emana solo ed esclusivamente la fragranza di rosa». Ma «tale effetto ha tuttavia
scarsa durata per la debolezza e la volatilità dell’essenza, che inizialmente prevale sulle altre»: Teo-
frasto, Sugli odori 47.
10 Teofrasto, Sugli odori 18. Inoltre «l’olio deve essere nuovo, non vecchio» e si può usare anche
quello ricavato da mandorle amare: ivi 15.
11 In generale il filosofo rilevava che il caldo alterava i profumi: Teofrasto, Sugli odori 40.
12 Ivi 42.
13 Ivi 67.
14 Teofrasto, Sugli odori 53, dove si riporta un’altra osservazione interessante perché implicita-
mente si considera la pelle dotata di un suo odore che, a sua volta, si mescola con quello del profumo.
15 Ivi 58.

—X—

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PREFAZIONE

L’ARTE DELLA PROFUMERIA TRA PASSATO E PRESENTE

Quando oggi si pensa alla filosofia e alla profumeria, si immaginano due


cose lontane e diverse. In realtà filosofi e profumieri hanno avuto da sempre
molto in comune, prima fra tutte la ricerca dell’essenza! Dico sempre cosı̀
quando qualcuno mi chiede come mai, dagli studi di filosofia antica, sia poi
diventato un profumiere: continuo la ricerca dell’essenza! A parte i giochi
di parole, tra gli autori che riportano notizie su spezie, aromi e profumi ci fu-
rono anche filosofi come Platone e Aristotele.16 La filosofia quale ‘amore della
sapienza’, quella antica in particolare, aveva come oggetto del proprio studio e
della propria indagine vari aspetti della realtà. Si trattava di una ricerca della
sintesi totale: parole e concetti dovevano essere attentamente meditati e dive-
nire ‘essenziali’, al pari delle gocce che escono dall’alambicco durante la distil-
lazione. Come il filosofo svolge la sua attività intellettuale mirando a una con-
cezione complessiva del reale, allo stesso modo il profumiere – cioè il creatore
di fragranze 17 – mira alla creazione di nuove dimensioni: un creatore di mondi
e di visioni sempre nuove, accompagnate da una profonda carica emozionale e
di sensualità. Il filosofo distilla parole e concetti per elaborare la sua visione
della realtà. Il creatore di fragranze distilla essenze ed estratti dalla natura
per elaborare le sue visioni odorose.
Un po’ filosofo e un po’ profumiere, l’alchimista si dedicava un tempo a
una disciplina vicina a entrambe le arti, che implicava per chi la praticava una
progressiva crescita conoscitiva proprio come la filosofia. Andava alla ricerca
della pietra filosofale per trasformare i metalli meno preziosi in quelli più no-
bili e la materia umile in una più ricca e pregiata, per creare l’elisir di lunga
vita. Alchimia (dall’arabo al-kimiya) e Elisir (dall’arabo al-iksir) hanno analogo
significato: la pietra (filosofale). Ma in greco chymeia vuol dire anche ‘mesco-
lanza di liquidi’, come quella caratteristica dei creatori di fragranze di ogni
tempo. Spesso ingredienti presi da soli e di limitato o di scarso interesse, messi
insieme secondo una certa architettura e ‘cosmeticamente’, cioè con ordine ed
eleganza, finiscono per rappresentare mosaici di straordinaria bellezza, ricchi
di innumerevoli e imprevedibili sfaccettature. Una fragranza, per un profu-
miere, è un mondo fatto di visioni, emozioni, immagini e ricordi altrimenti dif-
ficilmente definibili, mai veramente traducibili, indecifrabili, se non attraverso
l’esperienza della fragranza stessa.

16Vedi supra.
17Uso intenzionalmente questa espressione al posto di ‘profumiere’, perché in italiano, diver-
samente dalle altre lingue, il termine viene ormai ad indicare il negoziante di profumi, non più il loro
creatore.

— XI —
PREFAZIONE

Mago e psicologo, medico e artista, scienziato e alchimista, filosofo e stre-


gone. Il creatore di fragranze è un po’ tutte queste cose insieme, anzi è l’ulti-
mo discendente dei maghi e degli alchimisti accettato dalla società contempo-
ranea e segretamente lo sa. Manipola la materia per plasmare i suoi sogni. Il
profumiere ‘vede’ le sue composizioni odorose anche prima di realizzarle.
Userebbe qualsiasi cosa a questo scopo, come i profumieri più antichi e senza
alcuna distinzione se questa ‘cosa’, questa materia, fosse necessaria al comple-
tamento della sua opera, al mosaico di odori, visioni e sensazioni da lui imma-
ginate. In questo senso non c’è alcuna differenza fra i veri creatori di fragranze
di ogni epoca e luogo.
Esiste invece una distanza abissale tra la profumeria antica e quella con-
temporanea se si considerano i mezzi di cui quest’ultima dispone. Basti pen-
sare ai moderni e sofisticati sistemi di analisi 18 mediante i quali si conosce sem-
pre più la fitta trama di cui è fatta la natura, materie aromatiche comprese.
Oggi, ad esempio, si lanciano palloni aerostatici sopra l’Amazzonia per deci-
frare il puzzle di odori che ne costituiscono l’atmosfera. Sono stati creati siste-
mi di analisi adatti a operare immersi nell’acqua dei fiumi e dei mari. È stata
distillata la rosa in assenza di gravità sulle navicelle spaziali in orbita intorno
alla terra. Prima o poi saranno organizzate spedizioni alla ricerca di materie
importanti nascoste su pianeti lontani! Allo stesso tempo sono stati riscoperti
e sperimentati sistemi di estrazione abbandonati da molti anni, come la co-di-
stillazione, mentre di nuovi e sempre più sofisticati ne sono stati messi a punto
negli ultimi tempi.19 Metodi di gran lunga differenti da quelli – spremitura,
bollitura, macerazione – impiegati nel mondo antico.
Rispetto all’epoca di Teofrasto, oggi sappiamo che gli odori possono essere
classificati non solo, ad esempio, per tipologia (acetati, aldeidi, salicilati; oppu-
re balsami, resine, assolute, resinoidi) o per affinità odorosa (floreale, legnoso,
ambrato, speziato ecc.) ma anche in base alla volatilità relativa (testa, cuore,
fondo), cioè la durata dell’evaporazione di una sostanza di sintesi o di una ma-
teria aromatica naturale posta su una cartina. Il gruppo di aromatici più vola-
tili, quelli che evaporano più rapidamente, sono stati chiamati ‘note di testa’
(head notes); quelli a intermedia volatilità ‘note di cuore’ (middle notes); il
gruppo più persistente ‘note di fondo’ (base notes).20 L’effetto arpeggio, arpè-

18 Dallo Head-space system ad altri tipi di gas-cromatografia-spettrometria di massa avanzati.


19 Ecco i principali sistemi di estrazione moderni, tanto per dare un’idea: estrazione mediante
ultrasuoni; estrazione in CO2 supercritica; distillazione molecolare; distillazione sotto vuoto; distilla-
zione frazionata; distillazione in corrente di vapore; espressione (agrumi); estrazione con solventi
volatili.
20 Tuttavia questa ripartizione non deve essere concepita in modo rigido e si modifica laddove

— XII —
PREFAZIONE

ge, in cui le note vengono suonate in successione invece che simultaneamente, è


altamente descrittivo del comportamento di un profumo e delle sue costituenti.
Quanto all’uso dei profumi, l’antichità presenta numerose analogie con il
mondo attuale. Oltre che per la creazione di fragranze e cosmetici, all’epoca di
Teofrasto i profumi trovavano impiego, come oggi, anche in campo alimenta-
re. Ai vini aromatizzati di cui parla il filosofo, fanno da contrappunto vari tipi
di bevande, ma anche caramelle, chewing-gum, dolci e gelati, oltre a ogni ge-
nere di cibo confezionato, ai quali il mercato destina gran parte della produ-
zione di sostanze aromatiche per la composizione degli ‘aromi’.21 Campo ali-
mentare ma anche sfera religiosa. Gettate sulla fiamma, le resine fragranti da
sempre hanno avuto la funzione di mettere in comunicazione il mondo degli
uomini con quello degli dèi. Avevano lo scopo di attirare la loro attenzione e,
dal momento che stabilivano una comunicazione ‘verticale’, gli aromi consu-
mati sugli altari avevano un compito analogo a quello assolto dal fumo odo-
roso degli animali bruciati nei sacrifici. I profumi più preziosi e straordinari
erano privilegio degli dèi, appartenevano alla sfera divina. Quando nei sacri-
fici gli uomini lasciavano salire al cielo il fumo degli incensi e degli aromi, essi,
in un certo senso, non facevano altro che restituire al mondo celeste le sostan-
ze che a questo appartenevano. Ne rimane traccia ancora oggi nel largo impie-
go degli incensi e di altri aromi nei riti delle diverse religioni.
Se l’atteggiamento, il modo di porsi ‘creativamente’ verso i potenziali in-
gredienti della fragranza da parte del profumiere di oggi non è molto diver-
so da quello dei profumieri di un tempo, profonde sono le differenze che ci
separano dalla profumeria dell’epoca di Teofrasto. Diversamente dal passa-
to, oggi, ad esempio, esistono norme precise che stabiliscono quali ingre-
dienti il creatore di fragranze possa usare e in che misura. Inoltre, anche
se è vero che numerosi sono gli aromi antichi tuttora impiegati, bisogna tut-
tavia tenere presente che si tratta al massimo di alcune dozzine di compo-
nenti. Certamente straordinarie, ma assai limitate di numero rispetto alla ‘ta-
volozza’ di odori della quale può disporre il profumiere di oggi: perfino
migliaia in linea teorica, anche se in genere se ne impiegano al massimo
non più di duemila. Per avere un’idea della rapidissima evoluzione della
profumeria negli ultimi decenni basta pensare che, agli inizi del secolo scor-
so, i grandi profumieri ‘dell’età dell’oro’ della profumeria moderna, come

un ingrediente particolare venga usato in percentuali elevate. Ad esempio, l’assoluta di gelsomino è


normalmente una nota di fondo ma, se usata in proporzioni elevate, ‘sconfina’ nell’ambito delle note
di cuore e perfino in quelle di testa.
21 Cosı̀ si chiamano oggi le essenze il cui impiego è previsto nel settore alimentare.

— XIII —
PREFAZIONE

Jacques Guerlain, Ernest Beaux, Henry Robert e François Coty, per citarne
solo alcuni tra i più famosi, lamentavano spesso la limitata disponibilità di so-
stanze aromatiche nuove e diverse. Tuttavia rispetto agli antichi, essi poteva-
no utilizzare un numero notevolmente maggiore di ingredienti, molti dei quali
erano sconosciuti ai profumieri egiziani, romani e greci. Basti pensare ad al-
cuni tra i più famosi, come il vetiver, il patchouli, l’ylang-ylang, l’ambra, il
musk, il castoreum, la civetta, la violetta, la tuberosa, il bergamotto, l’arancio,
i fiori d’arancio, il neroli, i chiodi di garofano, il muschio di quercia, la noce
moscata, la vaniglia ed altre ancora, per citare solo alcuni tra quelli naturali.
Ma le differenze non si fermano qui: gli sviluppi della scienza e, di conse-
guenza, dei sistemi di analisi, soprattutto a partire dai primi decenni dell’ ’800,
hanno permesso di conoscere sempre di più la composizione delle essenze
delle piante e di svelare in tal modo buona parte del mistero che da secoli cir-
condava gli aromi. Si è scoperto che la natura non è altro che un immenso
‘mosaico’ di costituenti diverse, più o meno aromatiche; che la componente
aromatica, ‘l’anima odorosa’, è di natura oleosa; che le singole essenze natu-
rali (dette ‘oli essenziali’ quando ottenute per distillazione) e gli altri tipi di
estratti, sono a loro volta un insieme complesso di numerose costituenti, in
percentuali variabili. L’essenza di rosa ottenuta per distillazione, ad esempio,
non è in realtà una cosa ‘singola’, bensı̀, al suo interno, un compound di so-
stanze diverse. Quindi ogni profumo finito è una ‘composizione’, che contie-
ne al suo interno vari ingredienti, alcuni dei quali (i naturali) sono in realtà a
loro volta delle ‘composizioni’ (ad esempio l’essenza di rosa o l’assoluta di gel-
somino). Questi estratti ed essenze naturali sono spesso mescolati insieme ad
altre sostanze di sintesi (‘singole’), come rodinolo, idrossicitronellale, alcool
feniletilico e molte altre per la creazione dei profumi. In altre parole, come
scatole cinesi, le essenze e gli estratti naturali sono quindi a loro volta compo-
sti da insiemi di sostanze di natura differente e in diversa proporzione, molte
delle quali sono presenti anche in essenze ottenute da altre parti di piante. Si
tratta di misture cangianti e in parte sfuggenti come tutto ciò che proviene
dalla natura.
La conoscenza delle costituenti delle essenze e degli estratti naturali è stata
successivamente approfondita, sia riguardo al loro profumo, sia in relazione
alle loro caratteristiche generali, decifrando in tal modo sempre di più il mi-
sterioso arabesco degli odori della natura. Dato che si scoprı̀ che molte di que-
ste costituenti erano presenti abbondantemente in natura anche in altre ma-
terie molto più diffuse e meno preziose di una essenza distillata, si studiò e
si trovò il modo di ottenerle da queste stesse materie producendole su larga
scala. Cosı̀ in pochi decenni le sostanze aromatiche disponibili per il profu-
miere da poco più di 100-120 sono quasi decuplicate, comprendendo nuovi

— XIV —
PREFAZIONE

tipi di estratti naturali, centinaia di sostanze di sintesi e altre materie chimiche


‘modellate’ in laboratorio e non esistenti in natura.
Bisogna capire l’importanza di ciò dal punto di vista del creatore di fra-
granze. Per la prima volta il profumiere non solo poteva disporre di tanti in-
gredienti che dalla natura non si riuscivano ad ottenere (come l’odore dell’er-
ba tagliata, del mare, dei fiori e dei frutti più insoliti) ma poteva impiegare a
piacimento i ‘pezzetti del mosaico’, vale a dire le costituenti delle essenze, pre-
se da sole. Ad esempio, una volta scoperto che la lavanda conteneva il linalolo,
l’acetato linalile, la canfora, il canfene, etc. questi pezzetti, ricorrenti anche al-
trove in natura, potevano essere prodotti singolarmente con procedimenti di-
versi, in quantità maggiore e a un costo inferiore.
Conoscendo in modo sempre più approfondito questo ‘mosaico’ – l’in-
sieme delle costituenti che compongono le essenze – fino ai tasselli più pic-
coli e potendone disporre, non solo si potevano sempre meglio ‘ricostruire’
artificialmente alcune fra le essenze e gli estratti più preziosi come la rosa e
il gelsomino (pur sempre ottenibili in modo naturale dai fiori) ma finalmen-
te si poteva ricostruire il profumo originale anche di piante e fiori, dai quali
non si era mai riusciti a ottenere risultati soddisfacenti, cioè una fragranza
vicina all’originale. Tra questi figurano il lillà, il mughetto, la gardenia, il
caprifoglio, l’orchidea e tanti altri, la cui fragranza ancora oggi viene ‘rico-
struita’ con le costituenti che compongono l’odore del fiore in natura, im-
piegate insieme nelle debite proporzioni. Negli ultimi decenni infine è pro-
gressivamente aumentata la domanda di essenze e profumi per usi diversi,
tra i più disparati: dall’uso nelle bevande e negli alimenti a quello nell’agri-
coltura; da profumi e cosmetici ai prodotti detergenti; dall’impiego nelle
vernici e nei collanti a quello in vari tipi di profumazione d’ambiente, tanto
che oggi il fabbisogno mondiale di sostanze aromatiche è quasi dieci volte
superiore alla quantità totale di essenze ed estratti naturali che è possibile
produrre.
Gli antichi Greci non conoscevano la complessità della natura, costituita
da insiemi di sostanze diverse in misura variabile, come lo sono le essenze del-
le piante e tutti i profumi. Per questo le costituenti degli aromi e le loro ca-
ratteristiche – come la volatilità, la persistenza, la densità e altre peculiarità –
erano praticamente sconosciute. Inoltre non erano in possesso della tecnolo-
gia attuale, dei sistemi di analisi, degli impianti di estrazione e delle metodo-
logie di produzione più avanzate, con le quali oggi si è in grado di realizzare
una gamma assai più ampia di ingredienti.
Nonostante questo, numerose sono, come si è detto, le affinità tra l’anti-
chità e i giorni nostri nell’uso delle fragranze, assai diffuso per profumi e co-

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PREFAZIONE

smetici, a scopo medicinale, nei riti e nelle cerimonie religiose, nel settore ali-
mentare per aromatizzare cibi e bevande. Un’arte, quella della profumeria,
senza confini nel tempo e nello spazio: analogo infatti è l’atteggiamento crea-
tivo, l’approccio artistico dei profumieri di ogni epoca per la composizione
delle fragranze, le basi dei profumi, al pari della libertà e della fantasia nella
scelta degli ingredienti.
Vissuto in un epoca straordinaria tra le lezioni di Platone e Aristotele e la
spedizione di Alessandro verso mondi sconosciuti, dai quali provenivano nuo-
ve piante e aromi, Teofrasto estese i suoi interessi dalla biologia alla fisica, dal-
l’etica alla metafisica. Le sue due opere di botanica giunte fino a noi, Storia
delle piante e Le cause delle piante, ebbero una grande influenza sulla scienza
medievale e rimasero importanti testi di riferimento fino al XVIII secolo inol-
trato. Certamente furono una fonte importante per il suo omonimo Paracel-
so,22 anch’egli medico, botanico, alchimista e astrologo del Rinascimento che,
come Teofrasto, fu attento osservatore delle opere della natura. Osservò, ad
esempio, molto acutamente che spesso la tossicità di una sostanza dipende
dal dosaggio – un concetto che anche Teofrasto aveva preso in considerazione –
e fece continui esperimenti nell’uso di piante medicinali usando il filosofo pe-
ripatetico come guida.23
Quando Aristotele partı̀ da Atene per Calcide nel 322 lasciò a Teofrasto la
sua biblioteca e gli originali dei suoi lavori e lo nominò suo successore nella
guida del Liceo. Teofrasto morı̀ a 85 anni, dedicando la sua vita a un intensa
opera di ricerca e di studio. Un’età assai avanzata per l’epoca, che il filosofo
tuttavia non riteneva sufficiente a colmare la sua sete di conoscenza. Diventato
ormai vecchio e giunto al crepuscolo della sua esistenza – riferisce Diogene
Laerzio – avrebbe esclamato con una certa amarezza: «si muore proprio quan-
do si comincia a vivere».24 Nonostante quasi due millenni li separino, il mot-
to di Paracelso «non appartenga ad altri l’uomo che può appartenere a se
stesso» 25 risuona attraverso i secoli: avrebbe potuto essere la massima di
Teofrasto.

Firenze, 10 agosto 2009


LORENZO VILLORESI

22 Theophrastus Philippus Aureolus Bombastus von Hohenheim (1493-1541), detto Paracelso.


23 La Storia delle piante venne pubblicata in latino nel 1483 e apparve per la prima volta in greco
per i tipi di Aldo Manuzio nel 1498.
24 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2, 41.
25 Alterius non sit qui suus esse potest, motto ripreso da Cicerone, Repubblica III 37.

— XVI —
Fig. 1. Donna che travasa un unguento. Affresco, Villa Farnesina, I sec. d.C., Roma.
2

3 4

Fig. 2. Preparazione e prova del profumo. Affresco, Casa dei Vettii, I sec. d.C. Pompei.
Fig. 3. Lekythos a figure rosse, V sec. a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.
Fig. 4. Lekythos a figure rosse, Atene, V sec. a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.
5 6

7 8

Fig. 5. Balsamario da Vetulonia, VI sec.


a.C. Firenze, Museo Archeologico Na-
zionale. Fig. 6. Alabastron da Rodi,
VI sec. a.C. Firenze, Museo Archeologi-
co Nazionale. Fig. 7. Alabastron da Ro-
di, VI sec. a.C. Firenze, Museo Archeo-
logico Nazionale. Fig. 8. Alabastron
da Rodi, VI sec. a.C. Firenze, Museo
Archeologico Nazionale. Fig. 9. Askos
da Vetulonia, IV sec. a.C. Firenze, Mu-
9 seo Archeologico Nazionale.
Fig. 10. Alabastron da Rodi, VI
sec. a.C. Firenze, Museo Archeo-
logico Nazionale. Fig. 11. Bal-
samario, VI sec. a.C. Firenze,
Museo Archeologico Nazionale.
Fig. 12. Balsamario, Pompei,
Museo Archeologico Nazionale
di Napoli.

10

11

12

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PREMESSA

Nel noto romanzo Il profumo, Patrick Süskind,1 riferendolo al protagoni-


sta Jean Baptiste Grenouille, rilevava che «gli uomini potevano chiudere gli
occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi
le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi
al profumo. Poiché il profumo era fratello del respiro. Con esso penetrava ne-
gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo
scendeva in loro, direttamente al cuore, e là distingueva categoricamente la
simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che do-
minava gli odori, dominava i cuori degli uomini». Innaturalmente privo di un
suo personale odore, Grenouille avrebbe trovato proprio nel profumo un’in-
credibile arma di seduzione ma, ancor più, di persuasione dopo avere appreso
a Parigi e nella capitale dei profumi Grasse le tecniche di estrazione delle es-
senze.
La vicenda di Jean Baptiste Grenouille, recentemente portata sul grande
schermo dal regista Tom Tickwer,2 richiama l’attenzione sul fugace mondo
degli odori e, nella fattispecie, sull’universo dei profumi e delle essenze del
quale Grenouille, nel suo folle progetto, fu signore incontrastato.
Pur ambientato in un’epoca assai differente quale la Francia del XVIII se-
colo, il romanzo di Süskind aiuta a penetrare nel regno delle sostanze aroma-
tiche che, già nell’antichità, fu avvolto da un alone di mistero. Nardo, mirra,
incenso, zafferano, cinnamomo descrivono fin dal Cantico dei cantici 3 un con-
testo, per lo più di tipo orientale, quasi fiabesco nel quale l’aroma si intreccia
al mito. L’Arabia – e complessivamente l’Oriente – assume i tratti della terra
del sogno, delle spezie fragranti, sede dell’araba Fenice ed essa stessa Felix

1 P. SÜSKIND, Das Parfum, Zürich 1985, trad. it. Milano 1988.


2 Profumo. Storia di un assassino, regia di Tom Tickwer, produttore Bernd Eichinger, 2006.
3 Cantico dei cantici, 2 e passim; vedi A. BRENNER, Aromatics and perfumes in the Song of the
Songs, «Journal for the Study of the Old Testament», XXV, 1983, pp. 75-81; A. LALLEMAND, Le safran
et le cinnamone dans les Homélies sur le Cantique des cantiques de Grégoire de Nysse, «AC», LXXI,
2002, pp. 121-130.

— XVII —
2
PREMESSA

perché capace di produrre in abbondanza aromi destinati a soddisfare l’olfat-


to di principi e re.4 Fiori e piante odorose diventano, nella trasfigurazione
operata dal mito, ipostasi di giovinetti e giovinette bellissimi trasformati dagli
dèi in alloro, anemone, croco, incenso, giacinto, menta, mirra.5
Un argomento cosı̀ affascinante, che si confonde e si intreccia spesso col
mito, tra IV e III secolo a.C. fu affrontato da Teofrasto da un’ottica scientifica
nell’ambito delle sue indagini sulle piante.6 Nel Sugli odori il filosofo margina-
lizzava la componente irrazionale per soffermarsi sulla natura delle osmai, ov-
verosia degli odori gradevoli o sgradevoli. Si trattava di una ricerca che teneva
conto delle riflessioni operate sul tema da Aristotele 7 e che si occupava della
natura degli odori e della composizione dei profumi da parte dell’uomo attra-
verso una techne specifica che consentiva di mescolare e armonizzare sostanze
aromatiche assai diverse per creare nuovi soggetti odorosi. Il loro impiego ri-
cadeva nella sfera dei piaceri destinati a soddisfare l’olfatto ma anche il gusto:
dai profumi per la persona ricavati per lo più dalla macerazione in olio di so-
stanze odorose, ai vini fragranti prodotti con l’aggiunta di sostanze aroma-
tiche.
A fronte di numerose ricerche e incontri di studio sul tema dei profumi
nel mondo antico,8 va rilevato come i lavori specifici relativi al Sugli odori

4 Vedi A. LALLEMAND, Le parfum comme signe fabuleux des pays mythiques, in F. JOUAN –
B. DEFORGE (eds.), Peuples et pays mythiques. Actes du Ve colloque du Centre de Recherches My-
thologiques de l’Université de Paris X, Chantilly 1986, Paris 1988, pp. 73-90.
5 Per i passi relativi vedi Appendice documentaria sezione 9.
6 Le cause delle piante; Storia delle piante, passim.
7 Aristotele, Sull’anima IX 421a-422a; Sul senso V 442b-445b; vedi testi 5.2; 5.3 in Appendice do-
cumentaria.
8 Vedi ad esempio J.I. MILLER , Roma e la via delle spezie, trad. it. Torino 1974; M.G. RASCHKE,
New studies in Roman commerce with the East, in ANRW, II, Berlin 1978, pp. 604-1361; G. DONATO –
M.E. MINARDI BRANCA – A. RALLO (a cura di), Sostanze odorose nel mondo classico, Venezia 1979;
N. GROOM, Frankincense and Myrrh. A study of the arabian incense trade, London - New York - Beirut
1981; P. FAURE, Parfums et aromates de l’Antiquité, Paris 1987; G. ROSSI OSMIDA, La scoperta della
vanità. Profumi e cosmetici nel mondo antico, «Archeo», LVIII, 1989, pp. 62-111; M. DAYAGI MENDE-
LES , Perfumes et cosmetics in the ancient world, Jerusalem 1989; D.J. MATTINGLY, Paintings, presses
and perfume production at Pompeii, «OJA», 9, 1990, pp. 71-90; E. PASZTHORY, Salben, Schminken
und Parfüme im Altertum, Mainz 1992; C. CLASSEN – D. HOWES – A. SYNNOTT (eds.), Aroma. The
cultural history of smell, London - New York 1994; M. BRIZZI, I profumi tra archeologia e fonti lette-
rarie: il mondo romano, in S. PENNESTRÌ (a cura di), Aromatica. Profumi tra sacro, profano e magico,
Torino 1995, pp. 31-57; M.N. PEARSON (ed.), Spice in the Indian Ocean world, London 1996; A. AVAN-
ZINI (a cura di), Profumi d’Arabia, Atti del Convegno, Roma 1997; C. CORN, The scents of Eden: a
history of the spice trade, New York 1998; A. CIARALLO, Verde pompeiano, Roma 2000; M. GRAS,
Commerci e scambi tra Oriente e Occidente, in Magna Grecia e Oriente mediterraneo prima dell’età
ellenistica. Atti del XXXIX Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1999, Taranto 2000,
pp. 125-165; A. DALBY, Empire of pleasures: luxury and indulgence in the Roman world, London -
New York 2000; A. D’AMBROSIO, La bellezza femminile a Pompei, Roma 2001; A. CIARALLO, I pro-

— XVIII —
PREMESSA

– probabilmente parte de Le cause delle piante – 9 siano complessivamente


pochi.10 Tale constatazione è all’origine di questo lavoro, che si propone di
valorizzare il contenuto dello scritto presentandolo per la prima volta in
traduzione italiana – laddove già nel 1916 Hort ne curò una in lingua inglese
e, più di recente, Eigler e Wöhrle ne hanno pubblicato una in lingua tede-
sca – 11 e corredandolo di due appendici: la prima raccoglie le fonti antiche
che meglio illustrano il tema della profumeria nelle sue varie sfaccettature:
dal mito, alla tecnica di estrazione delle essenze, dalla natura delle sostanze
aromatiche, ai profumieri celebri; la seconda presenta invece una serie di
tabelle a carattere sinottico utili a riassumere per schemi il contenuto del
Sugli odori nonché alcuni passi riportati nella prima appendice (soprattutto
Plinio il Vecchio e Ateneo).

Nel dare alle stampe questo volume desidero esprimere un vivo ringraziamento
alla mia maestra Prof.ssa Giovanna De Sensi Sestito per le continue esortazioni, all’a-

fumi nel mondo classico, in O. PASTORELLI (a cura di), La parole del profumo, Roma 2002, pp. 49-57;
A. CIARALLO, Flora Pompeiana, Roma 2004; M. SAIKO, Cura dabit facies. Kosmetik im Altertum, Bo-
chum 2005; A. CIARALLO, Pompei verde. Il tempo, la moda, le piante, Napoli 2006; J. KEAY, The spice
route. A history, Berkeley - Los Angeles 2006; F. DE ROMANIS, Cassia, cinnamomo, ossidiana. Uomini
e merci tra Oceano Indiano e Mediterraneo, edizione anastatica Roma 2006; A. CIARALLO, Flora pom-
peiana antica, Roma 2007; C. GIORDANO – A. CASALE, Profumi, unguenti e acconciature in Pompei
antica, Roma 20072; I profumi di Afrodite e i segreti dell’olio. Catalogo della mostra (Roma, Musei
Capitolini 2007; Firenze, Officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella 2008), Roma - Reg-
gio Calabria 2007; A. VERBANCK PIÉRARD – N. MASSAR – D. FRÈRE (eds.), Parfums de l’antiquité. La
rose et l’encens en Méditerranée, Mariemont 2008; L. BODIOU – D. FRÈRE – V. MEHL (eds.), Parfums
et odeurs dans l’antiquité, Rennes 2008; i convegni di studio: La ruse d’Idothée. Bonnes et mauvaises
odeurs dans les mondes grec et romain. Imaginaires, pratiques, savoirs, Université de Nantes 16-17 juin
2007; Archéologie des huiles et huiles perfumées en Méditerranée occidentale et en Gaule (VIIIe s. av.-
VIIe s. ap. J.-C.), Rome, École française, 16-18 novembre 2009.
9 Sul problema vedi infra.
10 G.R. THOMPSON , Theophrastus on plant flavours and odours. Studies on the philosophical and
scientific significance of De causis plantarum VI, accompanied by translation and notes, Diss. Prince-
ton 1941; R.W. SHARPLES, Theophrastus on tastes and smells, in W.W. FORTENBAUGH – P. HUBY –
M.A. LONG (eds.), Theophrastus of Eresus. On his life and work, New Brunswick - London 1985,
pp. 183-204; D.N. SEDLEY, Three notes on Theophrastus’ treatment of tastes and smells, ivi,
pp. 205-207; G. WÖHRLE, The structure and function of Theophrastus’ treatise De Odoribus, in
W.W. FORTENBAUGH – R.W. SHARPLES (eds.), Theophrastean studies. On natural science, physics
and metaphysics, ethics, religion, and rhetoric, New Brunswick - London 1988, pp. 3-13; B. TRIPODI,
Il profumo di Teofrasto. Considerazioni intorno a Od. 42, in Corona Aurea. Studii ı̂n onoarea Luciei
Teposu Marinescu, Bucarest 2005, pp. 529-535. Vedi anche FAURE, Parfums et aromates de l’Antiquité,
cit., pp. 181-185 e il lavoro in corso di stampa di B. NICOLAS, Quelques traces du savoir des parfumeurs
dans l’œuvre de Théophraste, in F. LE BLAY (ed.), Doctrinarum disciplina. La transmission des savoirs
dans le monde hellénistique et romain, Nantes 22-24 Mars 2007.
11 A. HORT (ed.), Enquiry into Plants and Minor Works on Odours and Weather signs, II voll.,
(London - Cambridge Mass. 1916), repr. London - Cambridge Mass. 1961; U. EIGLER – G. WÖHRLE
(eds.), Theophrast De odoribus: Edition, Ubersetzung, Kommentar von Ulrich Eigler, Georg Wöhrle
mit einem botanischen Anhang von Bernhard Herzhoff, Stuttgart 1993.

— XIX —
PREMESSA

mico prof. Bruno Tripodi per i preziosi consigli e le stimolanti discussioni sul tema
dei profumi, al personale della Biblioteca di Area Umanistica dell’Università degli
Studi della Calabria per avere recuperato da Atenei italiani e stranieri testi preziosi
sull’argomento, all’Alexander von Humboldt Stiftung (Bonn) e al prof. Martin Jehne
per avermi dato l’opportunità di completare il lavoro nella tranquillità della Sächsi-
sche Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek di Dresda, ad Antonella
Bevilacqua per l’aiuto prestato nella revisione finale dei testi, a Luciana De Rose e
Francesco Scornaienchi per l’elaborazione di alcune cartine geografiche, a Silvana
Autieri, Cinzia Citraro, Daniela ed Elena Coricello, Francesca De Fazio, Gino Ditadi,
Caterina e Lidia Gerardi, Ilaria Guasco, Francesco Imperio, Ornella Pastorelli,
Bertram Ringwald, Lucia Salatino, Sabrina Salerno, Angelina Squillace che in vario
modo hanno incoraggiato questa ricerca.

A oltre un anno dalla loro scomparsa, è mio desiderio dedicare il volume a Car-
mela e Giuseppe, che ero solito rivedere nelle settimane di Maggio all’epoca della fio-
ritura della rosa e del gelsomino calabrese: a loro, inconsapevoli esperti del mondo dei
profumi e per sempre compagni della mia memoria.

Santa Severina, 26 giugno 2009


GIUSEPPE SQUILLACE

— XX —
PARTE PRIMA

TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

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INTRODUZIONE

TEOFRASTO DI ERESO: NOTIZIE BIOGRAFICHE

La maggior parte delle notizie su Teofrasto di Ereso deriva dai capitoli


che Diogene Laerzio gli dedicò nelle sue Vite dei filosofi.1 La data di nascita
del filosofo si colloca tra il 372 e il 370 a.C. Originario di Ereso, nell’isola di
Lesbo, acquisı̀ il nome di Teofrasto per merito di Aristotele che, cambian-
done quello originario di Tirtamo, intese elogiarne la capacità quasi divina
di eloquio.2 Dopo essere stato allievo del concittadino Alcippo, il filosofo si
recò ad Atene dove frequentò l’Accademia ed ebbe modo di ascoltare le
lezioni di Platone.3 Fu in questo contesto che strinse rapporti di amicizia
con Aristotele.
Quando nel 347, alla morte di Platone, la guida dell’Accademia passò a
Speusippo,4 Teofrasto, seguendo Aristotele e Senocrate, si allontanò dalla
scuola. Mete del gruppo di intellettuali furono prima Asso, poi nel 345 Miti-

1 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,36-57. Sulla biografia di Teofrasto nell’opera di Dio-
gene Laerzio, vedi M. SOLLENBERGER, Diogenes Laertius 5,36-57: the vita Teophrasti, in FORTEN-
BAUGH – HUBY – LONG (eds.), Theophrastus of Eresus: on his life and work, cit., pp. 1-62; ma an-
che O. REGENBOGEN, s.v. Theophrastos (3), in RE, suppl. VII, 1940, coll. 1354-1362; F. WEHRLI,
Theophrast, in H. FLASHAR (ed.), Die Ältere Akademie. Aristoteles. Der Peripatos bis zum Beginn
der römischen Kaiserzeit, Basel 1983, pp. 474-522; W.W. FORTENBAUGH – P.M. HUBY – R.W. SHAR-
PLES – D. GUTAS (eds.), Theophrastus of Eresus: sources for his life, writings, thought and in-
fluence, II voll., Leiden 1992; P.M. FRASER, The world of Theophrastus, in S. HORNBLOWER
(ed.), Greek historiography, Oxford 1994, 167-191; W.W. FORTENBAUGH – J.M. VAN OPHUIJSEN –
P. MAURITSCH, s.v. Theophrastos, in DNP XII.1, 2002, coll. 385-386; P. MILLET, Theophrastus and
his world, Cambridge 2007, pp. 7 ss.
2 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,38, ma anche Strabone, Geografia XIII 2,4 C 618; Cice-
rone, Oratore 62; Plinio il Vecchio, Storia Naturale I, pref. 29; Quintiliano, Istituzione oratoria X 1,83;
Suda, s.v. Qeovfrasto".
3 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,36; vedi REGENBOGEN, s.v. Theophrastos, cit., coll. 1354-
1562; WEHRLI, Theophrast, cit., p. 477; J. GLUKER, Theophrastus, the Academy and the Athenian phi-
losophical atmosfere, in J.M. VAN OPHUIJSEN – M. VAN RAALTE (eds.), Theophrastus. Reappraising the
sources, New Brunswick - London 1998, pp. 281-298.
4 Sul personaggio e le vicende dell’Accademia alla morte di Platone: M. ISNARDI PARENTE
(a cura di), Speusippo. Frammenti, Napoli 1980.

—3—
PARTE PRIMA

lene a Lesbo dove Teofrasto rimase per circa 10 anni 5 raccogliendo un gran
numero di dati di argomento botanico 6 e svolgendo anche un’intensa attività
politica a Ereso.7 Solo nel 335 lasciò nuovamente la patria per fare ritorno ad
Atene, richiamato nella città attica dalla fondazione di una scuola filosofica, il
Liceo, a opera di Aristotele di ritorno dal suo soggiorno in Macedonia come
maestro di Alessandro Magno.8 Dopo avere seguito le lezioni del maestro per
oltre 10 anni, alla morte di questi nel 322, Teofrasto assunse la guida della
scuola e la mantenne fino al 288 anno della sua morte.9
Diogene Laerzio gli attribuisce oltre 200 opere.10 Si tratta di scritti di vario
genere che toccavano i più svariati argomenti: dalla politica alla logica, dalla
botanica alla zoologia, dalla fisica alla metafisica, dall’etica alla poetica, dalla
retorica alla psicologia. Il tutto in linea con gli interessi enciclopedici di Ari-
stotele e della sua scuola.

SUGLI ODORI (Peri; ojsmw~n)

Ne Le cause delle piante, ponendo a confronto sapori, colori e odori, Teo-


frasto distingueva tutti in sette tipi,11 proseguendo e approfondendo le inda-

5 Vedi A.H. CHROUST, Aristotle’s sojourn in Assos, «Historia», XXI, 1972, pp. 170-176.
6 Sembrano darne attestazione i numerosi riferimenti ai luoghi di soggiorno in Asia Minore pre-
senti nella Storia delle piante: vedi S. AMIGUES, Les traités botaniques de Théophraste, in S. AMIGUES,
Études de botanique antique, Paris 2002, pp. 14-15.
7 Secondo Plutarco (Opere morali 1126f; 1097b), insieme a Fania, Teofrasto per due volte avrebbe
liberato la sua patria Ereso dai tiranni, addirittura mandandoli a morte: FORTENBAUGH – HUBY – SHAR-
PLES – GUTAS (eds.), Theophrastus of Eresus: sources for his life, writings, thought and influence, cit.,
pp. 438; 453; 506; sul tema: REGENBOGEN, s.v. Theophrastos, cit.; A.J. PODLECKI, Theophrastus on
history and politics, in FORTENBAUGH – HUBY – LONG (eds.), Theophrastus of Eresus. On his life
and work, cit., pp. 231-249; G. DITADI (a cura di), Teofrasto. Sulla Pietà, Este 2005, pp. 33-34.
8 Vedi REGENBOGEN , s.v. Theophrastos, cit.; H.B. GOTTSCHALK, Theophrastus and the Peripatos,
in VAN OPHUIJSEN – VAN RAALTE (eds.), Theophrastus. Reappraising the sources, cit., pp. 299-316. Ivi
altra bibliografia.
9 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,37. Vedi REGENBOGEN , s.v. Theophrastos, cit., col. 1358.
Un riesame degli elementi biografici relativi a Teofrasto in J. MEJER, A life in fragments: the vita
Theophrasti, in VAN OPHUIJSEN – VAN RAALTE (eds.), Theophrastus. Reappraising the sources, cit.,
pp. 1-28. In questo lungo periodo Teofrasto poté contare sull’appoggio di sovrani e potenti dell’epoca
come Cassandro, Tolomeo di Lago, Demetrio Falereo: Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,37-38;
vedi T. DORANDI, Qualche aspetto della vita di Teofrasto e il Liceo dopo Aristotele, in VAN OPHUIJSEN –
VAN RAALTE (eds.), Theophrastus. Reappraising the sources, cit., pp. 29-38.
10 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi V 2,42-50. Vedi REGENBOGEN, s.v. Theophrastos, cit., col.
1370 ss.; FORTENBAUGH – VAN OPHUIJSEN – MAURITSCH, s.v. Theophrastos, cit., coll. 386 ss.
11 Teofrasto, Le cause delle piante VI 4,1: AiJ de; ijdevai twn cumwn eJpta; dokousin eij~jnai kaqavper kai;
~ ~ ~
tw~n ojsmw~n kai; tw~n crwmavtwn, tou~to de; a[n ti" to;n aJlmuro;n oujc e{teron tiqh~/ tou~ pikrou~ kaqavper kai; to;
faio;n tou~ mevlano". eja;n de; cwrivzh/ sumbaivnei tou~ton o[gdoon eij~nai. Gluku;" ga;r kai; liparo;" kai; pikro;"
kai; aujsthro;" kai; drimu;" kai; ojxu;" kai; strufno;" ajriqmoun~ tai. prostivqetai de; kai; oJ aJlmuro;" o[gdoo".

—4—
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

gini del maestro che, nel prendere in considerazione gli odori, li aveva suddi-
visi e posti a confronto con i sapori.12
Già Wimmer intorno alla metà dell’ ’800, inseriva il Sugli odori tra gli
opuscula di Teofrasto ponendolo come Fragmentum IV tra il De igne e il
De ventis.13 Sulla sua scia anche Hort, oltre 50 anni dopo, lo collocava tra
i Minor Works del filosofo di Ereso inserendolo nella parte finale della
sua edizione della Storia delle piante.14 Il problema legato alla struttura dello
scritto e alla sua originaria collocazione sembra avere trovato negli ultimi
anni una soluzione largamente condivisa nata sulla base di una vecchia ipo-
tesi di Thompson. Se già Regenbogen nel 1940 aveva posto il Sugli odori al-
l’interno de Le cause delle piante,15 con maggiori argomenti, negli stessi an-
ni, il Thompson, fondandosi su un passo da Le cause delle piante, nel quale
Teofrasto preannunciava di volere prendere in considerazione più avanti
l’effetto delle sostanze profumate sul vino,16 più precisamente inserı̀ lo scrit-
to all’interno della stessa opera in un libro VIII andato perduto che avrebbe
fatto seguito all’altrettanto smarrito libro VII dedicato invece a vini e oli.17
Nel riprendere e fare propria tale ipotesi, prima in uno studio specifico poi
nell’edizione tedesca del Sugli odori curata insieme a Eigler, il Wöhrle è ri-
tornato a sottolineare il carattere non isolato dello scritto e a ipotizzarne la
collocazione nell’VIII libro de Le cause delle piante,18 trovando il sostegno
degli studiosi.19
Nel Sugli odori Teofrasto affronta il tema delle osmai legandole ripetuta-
mente ai sapori e distinguendole in gradevoli e sgradevoli. Diviso in 68 capi-
toli, ai quali si aggiungono il capitolo 69, che comunque riprende concetti

12Aristotele, Sull’anima IX 421a-422a; Sul senso V 442b-445b, vedi infra.


13F. WIMMER (ed.), Theophrasti Eresii opera, quae supersunt omnia Graeca, recensuit Latine in-
terpretatus est F. Wimmer, voll. I-III, Leipzig 1854-1862.
14 HORT (ed.), Enquiry into Plants and Minor Works on Odours and Weather signs, voll. II, cit.
15 REGENBOGEN, s.v. Theophrastos, cit., col. 1452.
16 Teofrasto, Le cause delle piante VI 7,6: Sumbaivnei de; tw/ oi[nw/ th;n ejkstatikh;n tauJthn poieisqai
~ ~
fqora;n ejx ouJ~per kai; hJ fusikh; gevnesi": ejk ga;r tou~ ojxevo" kai; eij" to; ojxu; kaqavper eij" th;n u{lhn ajnaluov-
menon metabavllei. Kai; ajpokaqivstasqai pavlin sumbaivnei me;n wJsauvtw", spanivw" de; kai; mavlisq j o{tan h]
qalattwqh~/ h] ejpi; th~" tou~ a[strou ejpitolh~" parakinhvsh: kai; ga;r tovte paraplhvsion to; pavqo" a]n mh; gevnhtai
sfodrovn. ajll j uJpe;r me;n twn~ toiouvtwn ejn toi"~ eJpomevnoi" oijkeiovteron ejpelqein~ .
17 THOMPSON , Theophrastus on Plant Flavours and Odours. Studies on the philosophical and

scientific significance of De causis plantarum VI, cit.


18 WÖHRLE, The structure and function of Theophrastus’ treatise De odoribus, cit., p. 11; EIGLER –

WÖHRLE (eds.), Theophrast De odoribus: Edition, Ubersetzung, Kommentar, cit., p. 11.


19 Vedi, ad esempio, AMIGUES, Les traités botaniques de Théophraste, cit., p. 20.

—5—
PARTE PRIMA

espressi nel 57,20 e i capitoli 70 e 71 unanimemente considerati estranei al te-


sto,21 lo scritto sviluppa i seguenti argomenti:
Contenuti
1-3 Introduzione generale e classificazione degli odori
4 Gli odori degli animali
5 Analogie e differenze tra gusto e olfatto
6 Gli odori delle piante
7-13 Gli odori ottenuti attraverso la techne
14-20 Gli oli impiegati nell’estrazione delle essenze profumate
21-26 Il trattamento delle sostanze aromatiche
27-31 Le parti delle piante utilizzate nella preparazione dei profumi
32-35 Le proprietà di alcune spezie
35-36 Le proprietà terapeutiche di alcune fragranze
37-41 Composizione (krasis) e combinazione (mixis) delle essenze
42-56 Le proprietà dei profumi
57-60 La preparazione di diapasmata e syntheseis
61-63 Gli odori peculiari degli animali
64-68 L’odorato e gli altri sensi
69 Riprende il capitolo 57
70-71 Estranei al Sugli odori

TEOFRASTO E IL MONDO DEGLI ODORI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Sebbene la creazione dei profumi costituisse un’arte antica tanto che a Pi-
lo, a Cipro e a Creta sono state rinvenute officine di produzione risalenti al-
l’età del bronzo,22 tuttavia nessuno prima di Teofrasto, tanto meno il maestro

20 EIGLER – WÖHRLE (eds.), Theophrast De odoribus: Edition, Ubersetzung, Kommentar, cit.,


pp. 14; 77.
21 WÖHRLE, The structure and function of Theophrastus’ treatise De odoribus, p. 5; EIGLER –
WÖHRLE (eds.), Theophrast De odoribus: Edition, Ubersetzung, Kommentar, cit., p. 15.
22 Vedi H. GEISS , Ko-ri-ja-do-no, ku-pa-ro, die Abkürzung KO und B 123 = Aromata in der
Gruppe KN Ga, in W.C. BRICE (ed.), Europa. Studien zur Geschichte und Epigraphik der frühen Ägäis.
Festschrift für Ernst Grumach, Berlin 1967, pp. 113-119; H. GEISS, Ko-ri-a-da-na, ku-pa-ro, KO und B
123 = Aromata in den PY- und MY-Tafeln, «Klio», LXXII, 1970, pp. 117-121; M. WYLOCK, La fabri-
cation des parfums à l’époque mycénienne d’après les tablettes Fr. de Pylos, «SMEA», IX, 1970, 116-133;
C.W. SHELMERDINE, The perfume industry of Mycenaean Pylos, Göteborg 1985; FAURE, Parfums et aro-
mates de l’Antiquité, cit., pp. 99 ss.; Y. HAMILAKIS, Food technologies/technologies of the body: the
social context of wine and oil production and consumption in Bronze Age Crete, in K.D. THOMAS
(ed.), Food technology and its social context: production, processing and storage, London 1999, pp. 38-
54; Y. TZEDAKIS – H. MARTLEW, Minoans and Mycenaeans: flavours of their time. Catalogue de l’ex-
position présentée au Musée Archéologique National, 12 juillet - 27 novembre 1999, Athènes 1999;
A. SACCONI, L’industria dei profumi e la circolazione delle informazioni nel regno miceneo di Pilo,

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

Aristotele, aveva indagato in maniera cosı̀ approfondita e puntuale il tema di-


stinguendo le diverse componenti aromatiche, indicandone le caratteristiche,
evidenziando le fasi di lavorazione nella creazione di una fragranza. Le notizie
raccolte dal filosofo nel corso degli anni trascorsi in Asia Minore ad Asso e
durante la lunga permanenza a Lesbo dovettero essere notevolmente arricchi-
te, specie sul versante della provenienza delle spezie, da quelle che avevano
avuto origine nella spedizione di Alessandro Magno in Asia.23 Tra quanti l’a-
vevano seguita, infatti, c’erano stati tecnici incaricati di fare misurazioni e ri-
lievi dei posti attraversati, di segnare gli itinerari, di prendere nota delle carat-
teristiche degli ambienti,24 c’erano stati ricercatori, c’erano stati intellettuali,
come Nearco e Onesicrito, che nel 325 a.C. avevano condotto la flotta mace-
done dall’India alla Persia in un itinerario volto a esplorare le coste delle terre
che ormai, dopo le vittorie sui Persiani, ricadevano sotto il dominio di Ales-
sandro.25 Ma c’erano stati anche ingegneri, architetti, attori, atleti, medici e so-
prattutto soldati semplici.26 Reduci dalla strateia, essi avevano portato nelle lo-
ro comunità di appartenenza ricordi e notizie di terre che avevano attraversato
e conquistato.
Delle osservazioni di Nearco e Onesicrito si servı̀ nel II secolo d.C. Arria-
no di Nicomedia nella compilazione dei suoi Indike, opera nella quale è evi-
dente come i due generali, accanto a informazioni di tipo etnografico, avessero
annotato anche dati di carattere botanico e commerciale.27 Attingendo soprat-

«RAL», ser. IXa, vol. XIV.3, 2003, pp. 461-466; I profumi di Afrodite e i segreti dell’olio, cit., in par-
ticolare il contributo di A.M. JASINK, Gli oli profumati nel mondo miceneo, pp. 73-81.
23 Difficile pensare che Teofrasto le avesse raccolte di prima mano spostandosi di regione in
regione come pensa W. CAPELLE, Theophrast in Kyrene?, «RhMus», XCVII, 1954, pp. 169-187. Più
probabilmente gli furono trasmessi da chi personalmente ebbe modo di visitare i luoghi di produ-
zione delle spezie: AMIGUES, Les traités botaniques de Théophraste, cit., pp. 17-19.
24 Aristobulo di Cassandrea, FGH 139, F 55; Strabone, Geografia XVI 4,4 C 768 (vedi testi
nn. 11.10; 21.9 in Appendice documentaria) vedi M.A. LEVI, Alessandro Magno, Milano 1977, pp. 209-
210; S. AMIGUES, L’expédition d’Anaxicrate en Arabie occidentale, in ID., Études de botanique antique,
cit., pp. 58-59.
25 Nearco di Creta, FGH 134, F 15. Su Nearco e Onesicrito: H. BERVE, Das Alexanderreich auf
prosopographiscer Grundlage, II, München 1926, nn. 544; 583; L. PEARSON, The lost histories of Ale-
xander the Great, Chicago 1960, repr. 1983, pp. 112 ss.; M.A. LEVI, Introduzione ad Alessandro Magno,
Milano 1977, pp. 40 e passim; P. PÉDECH, Historiens compagnons d’Alexandre, Paris 1984, pp. 162-163
e passim; W. HECKEL, Who’s who in the age of Alexander. Prosopography in Alexander’s empire,
Oxford 2006, pp. 171-173; 183-184. Sulla spedizione esplorativa: LEVI, Alessandro Magno, cit., p. 398;
N.G.L. HAMMOND, Alexander the Great. King, commander and statesman, London 1980, repr. London
1994, pp. 231 ss.; sul numero delle imbarcazioni che vi parteciparono: W. HECKEL, The conquest of
Alexander the Great, Cambridge 2007, p. 162.
26 Su tutti questi personaggi vedi, da ultimo, L.A. TRITLE , Alexander and the Greeks. Artists and
soldiers, friends and enemies, in W. HECKEL – L.A. TRITLE (eds.), Alexander the Great. A new history,
London 2009, pp. 121-140.
27 Nearco di Creta, FGH 134 F 15.

—7—
PARTE PRIMA

tutto a loro due – ma anche a Tolomeo, Aristobulo e Clitarco che allo stesso
modo avevano riportato notizie sui paesi toccati dalla spedizione macedo-
ne 28 – Arriano rilevava, ad esempio, come gli abitanti dell’India facessero
uso di profumi; 29 ricordava l’approdo della flotta presso un promontorio del-
l’Arabia, denominato Maceta, dal quale gli Arabi erano soliti importare il cin-
namomo e le altre spezie; 30 annotava che presso un villaggio situato in pros-
simità di Babilonia e chiamato Diridoti i mercanti ammassavano l’incenso
raccolto nella regione di Gerra e le altre sostanze profumate prodotte in Ara-
bia.31 Tali dati si univano a tutta una serie di notizie sull’economia dei territori
attraversati e sulle piante che vi crescevano.32
Da questo ricchissimo bagaglio di conoscenze sul campo attingevano Ari-
stotele e la sua scuola. Di tali dati il maestro (e i suoi allievi) poté entrare in
possesso in tempi assai rapidi grazie al rapporto privilegiato che aveva con
Alessandro Magno e, soprattutto, per il tramite del nipote Callistene che ave-
va seguito il re macedone in Asia e della spedizione era diventato uno dei can-
tori più apprezzati.33 Ora, il flusso di dati che aveva in Callistene la fonte più
immediata si interruppe nel 327 a.C. anno nel quale – come è noto – accusato
di congiurare contro il re, lo storico fu condannato a morte e giustiziato.34 Solo
altre fonti, dunque, potevano documentare le campagne in India e la succes-
siva spedizione di Nearco e Onesicrito. Il Liceo, perciò, dopo il 327, dovette
giovarsi di altri canali che, dalle lontane terre orientali, erano in grado di por-
tare notizie in merito alle popolazioni, alla flora, alla fauna, ai commerci, al
mondo delle spezie. Alle informazioni di tipo naturalistico già raccolte prima

28 Aristobulo ricordava i commerci con gli Arabi (FGH 139, F 57; vedi testo n. 11.11 in Appendice
documentaria); Clitarco dava informazioni sulle popolazioni dell’India, sulle caratteristiche geografi-
che del territorio, sugli animali che lo popolavano: FGH 137, FF 12; 13; 18; 19; 21; 22; 23; 26. Altri passi
da Nearco, Onesicrito, Tolomeo sul tema delle spezie nei paesi orientali investiti dalla conquista di
Alessandro sono segnalati da REGENBOGEN, s.v. Theophrastos, cit., coll. 1464-1465, ma anche in Ap-
pendice documentaria, testi nn. 11.1-11.11.
29 Arriano, Indike VII 9.
30 Nearco di Creta, FGH 133, F 1; vedi testo n. 11.3 in Appendice documentaria.
31 Nearco di Creta, FGH 133, F 1; vedi testo n. 11.3 in Appendice documentaria; ma anche Nearco
di Creta, FGH 133, F 25.
32 Ad esempio, nell’isola di Organa crescevano vigne ed era coltivato il grano: Arriano, Indike
XXXVII 2. Sulle notizie di carattere botanico e geografico raccolte durante la spedizione: H. BRETZL,
Botanische Forschungen des Alexanderzuges, Leipzig 1903; P. HÖGEMANN, Alexander der Grosse und
Arabien, München 1985; AMIGUES, L’expédition d’Anaxicrate en Arabie occidentale, cit., pp. 57-62.
33 Sul personaggio: L. PRANDI, Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni, Milano 1985.
34 Vedi PRANDI, Callistene, cit., pp. 29 ss.; G. SQUILLACE, Basileis o tyrannoi. Filippo II e Ales-
sandro Magno tra opposizione e consenso, Soveria Mannelli 2004, pp. 84 ss.; W. HECKEL, Alexander’s
conquest of Asia, in HECKEL – TRITLE (eds.), Alexander the Great. A new history, cit., pp. 46-47.

—8—
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

del 335 a Lesbo, Teofrasto dovette dunque unire tutta una gamma di dati su
paesi come Arabia e India recuperati in vario modo da quanti avevano par-
tecipato alla spedizione di Alessandro.
Un’opera (o un libro di un trattato di argomento botanico) di taglio estre-
mamente tecnico sul mondo degli odori e, nella fattispecie, su quello delle fra-
granze odorose rappresentava senz’altro una novità nel panorama della filoso-
fia e della scienza greca. Sebbene la scuola peripatetica fosse nota per i suoi
ramificati interessi verso tutte le branche del sapere, tuttavia è solo con Teo-
frasto che l’attenzione si sposta in forma decisa e con alcuni elementi di rilievo
su questo versante. Se Platone aveva solo sfiorato tale tematica nelle pagine
del Timeo limitandosi a distinguere gli odori in gradevoli e sgradevoli,35 vice-
versa Aristotele aveva affrontato con maggiore profondità il tema.36 Nell’opera
Sull’anima, rilevando la difficoltà di distinguere con precisione i tipi di odori
rispetto a suoni e colori, il filosofo aveva notato come il senso dell’olfatto fosse
nell’uomo di gran lunga meno sviluppato che negli animali. A suo dire, gli
odori potevano essere messi in relazione ai sapori: in alcuni casi tra essi vi
era perfetta corrispondenza, in altri casi contrapposizione. Al pari dei sapori,
gli odori potevano essere distinti in pungenti, aspri, acidi, grassi, ma anche
dolci e risultavano percepibili agli esseri animati (uomo e animali) attraverso
l’aria.37 Riflessioni per molti versi analoghe aveva fatto nello scritto Sul senso,
nel quale aveva evidenziato come gli odori si diffondessero non solo nell’aria
ma anche nell’acqua, due dei quattro elementi costitutivi del mondo (fuoco,
aria, acqua, terra) inodori, al pari della pietra e dell’oro. Il filosofo si era in-
terrogato sulla natura degli odori: vapore secondo alcuni, esalazione secondo
altri, entrambe le componenti secondo altri ancora. Perciò li aveva distinti in
pungenti, dolci, aspri, forti, grassi, fetidi, li aveva accostati ancora ai sapori,
aveva confrontato la capacità percettiva di uomini e animali e legato l’odorato
al cervello e all’ispirazione dell’aria. Di contro non aveva fatto alcun cenno
(tanto meno l’aveva fatto Platone) ai profumi, alla loro preparazione, al loro
impiego.38 È già questo un elemento che pone il Sugli odori di Teofrasto su
binari differenti rispetto alla linea di ricerca di Aristotele. Per la prima volta,
infatti, il filosofo di Ereso indagava il mondo degli odori nella sua interezza

35 Platone, Timeo 66d-67a, vedi testo n. 5.1 in Appendice documentaria.


36 Aristotele, Sull’anima IX 421a-422a; Sul senso V 442b-445b; vedi testi nn. 5.2; 5.3 in Appendice
documentaria. Sugli elementi di comunanza tra Aristotele e Teofrasto in relazione alle teorie sulla for-
mazione degli odori: SHARPLES, Theophrastus on tastes and smells, cit., pp. 193-197; SEDLEY, Three no-
tes on Theophrastus’ treatment of tastes and smells, cit., pp. 205-207.
37 Aristotele, Sull’anima IX 421a-422a; vedi testo n. 5.2 in Appendice documentaria.
38 Id., Sul senso V 442b-445b; vedi testo n. 5.3 in Appendice documentaria.

—9—
PARTE PRIMA

comprendendo nell’analisi anche quello dei profumi creati dall’uomo attraver-


so la techne. Un filone di ricerca del tutto nuovo che Teofrasto – staccandosi,
come del resto aveva fatto già in altri ambiti, dalle teorie del maestro 39 – to-
glieva dalla marginalità nella quale la scienza greca, e anche Platone e Aristo-
tele, l’aveva relegato.
Già nella Storia delle piante il filosofo si soffermava sulle piante odorose
descrivendo i metodi di raccolta delle resine fragranti,40 nonché l’impiego
di incenso e mirra,41 cinnamomo e cassia,42 del balsamo della Mecca,43 delle
piante aromatiche originarie dell’Oriente.44 Tale tema, legato alla botanica
ma comunque a lui caro, Teofrasto l’aveva sviluppato anche in alcuni capitoli
de Le cause delle piante 45 riprendendolo e ampliandolo in relazione alle osmai
nel Sugli odori. Pur partendo da dati e considerazioni che già Aristotele aveva
sviluppato in Sull’anima e Sul senso, quali la distinzione dei diversi odori e
l’accostamento dell’olfatto al gusto, Teofrasto tuttavia lo approfondiva soffer-
mandosi sulle proprietà delle diverse sostanze aromatiche e sui metodi di
composizione dei profumi. Si trattava di una ricerca che per la prima volta
indagava questo settore da un punto di vista tecnico: sistemi di estrazione del-
le essenze, composizione delle sostanze aromatiche, diversi tipi di fragranze
odorose, proprietà terapeutiche delle stesse o di alcuni loro ingredienti. Solo
nella parte finale dello scritto, certamente sulla scia di un metodo di confronto
tra mondo animale e vegetale che Aristotele era solito proporre, Teofrasto

39 Se fino a qualche tempo fa si marginalizzava la figura di Teofrasto ponendola all’ombra del


maestro (vedi, ad esempio, CH. SINGER, Greek biology and greek medicine, Oxford 1922), è ormai ac-
clarato che il filosofo di Ereso non solo si differenziò da Aristotele ma in talune circostanze vi si pose
in polemica. Ad esempio, a differenza del maestro che paragonava la testa dell’animale alla radice
della pianta (Le parti degli animali IV 686b,35), egli evitava di porre in parallelo mondo animale e
sistema vegetale (Storia delle piante I 1,4 ma anche I 1,3). Sul distacco di Teofrasto da molte delle
teorie di Aristotele esiste una bibliografia ampia. Mi limito perciò a segnalare: O. REGENBOGEN, Eine
Polemik Theophasts gegen Aristoteles, «Hermes», 77, 1937, pp. 469-475; REGENBOGEN, s.v. Theophra-
stos, cit., coll. 1354 ss.; G. REALE, Teofrasto e la sua aporetica metafisica, Brescia 1964, pp. 156-157;
G. MARENGHI (a cura di), [Aristotele]. Profumi e miasmi, Napoli 1991, pp. 15; 23 ss.; M. BATTEGAZZORE,
L’originalità della posizione teofrastea nel contesto del pensiero animalistico aristotelico e della fisiono-
mica zoo-etica tra Peripato, Stoa e loro critici, in VAN OPHUIJSEN – VAN RAALTE (eds.), Theophrastus:
reappraising the sources, cit., pp. 223-266; B. BOTTER, Teofrasto e i limiti della teleologia aristotelica,
in C. NATALI – S. MASO (a cura di), Antiaristotelismo, Amsterdam 1999, pp. 41-62; M. MIGNUCCI,
La critica di Teofrasto alla logica aristotelica, ibid., pp. 22 ss.; S. AMIGUES, À l’origine de la botanique,
les recherches sur les plantes de Théophraste, in ID., Études de botanique antique, cit., pp. 3-4.
40 Teofrasto, Storia delle piante IX 2.
41 Ivi IX 4.
42 Ivi IX 5.
43 Ivi IX 6.
44 Ivi IX 7.
45 Teofrasto, Le cause delle piante VI 1,1; VI 17.

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

analizzava gli odori tipici delle bestie rilevando come essi diventassero più in-
tensi nel periodo dell’accoppiamento.46
La frequente citazione dei profumieri e delle loro tecniche specifiche nella
creazione delle fragranze sta a indicare che il filosofo di Ereso (direttamente o
per il tramite di qualche suo allievo) potesse avere raccolto proprio da essi – del
resto numerosi ad Atene con i loro negozi all’interno dell’agora 47 – tutte le in-
formazioni relative alla loro techne. Lo fanno credere le notizie precise sui pro-
cedimenti di preparazione dei diversi prodotti odorosi, come l’estrazione in
olio (a caldo o a freddo) delle essenze,48 la minuziosa descrizione del difficile
e lungo processo di combinazione tra i diversi ingredienti aromatici,49 le det-
tagliate informazioni sui metodi di conservazione delle fragranze.50 Solo nella
bottega di un profumiere avrebbe potuto carpire alcuni «segreti del mestiere»
quali, ad esempio, le modalità per testare una fragranza, ma anche l’impiego
del profumo di rosa (rhodinon) in grado di impedire la percezione di altri aro-
mi e perciò deliberatamente spalmato sui clienti indecisi al fine di impedire
loro ogni acquisto in botteghe concorrenti.51 Solo un profumiere poteva cono-
scere tale trucco e avrebbe potuto rivelarlo con una certa tranquillità a Teo-
frasto: nella sua veste di scienziato, il filosofo non rappresentava certo un ri-
vale nel settore.
In virtù dunque delle dettagliatissime informazioni contenute, il Sugli odo-
ri costituisce un vero e proprio manuale della profumeria antica, tanto più
prezioso in funzione della sua unicità e specificità. Da esso attinsero a piene
mani sia Ateneo, che lo citava ripetutamente nella parte del libro XV dei suoi
I Sofisti a banchetto dedicata al tema dei profumi,52 sia soprattutto Plinio il
Vecchio che, pur senza menzionarlo esplicitamente, lo condensava nei primi
sei capitoli del libro XIII della sua Storia naturale,53 consegnando al mondo
romano il patrimonio di conoscenze raccolto e tramandato dal filosofo peri-
patetico oltre tre secoli prima.

46 Teofrasto, Sugli odori 61-63.


47 R.E. WYKERLEY, The market of Athens. Topography and monuments, «G&R», ser. II, vol.
III.1, 1956, pp. 2-23, vedi anche infra.
48 Teofrasto, Sugli odori 14-20.
49 Ivi 25-26; 37-39.
50 Ivi 40-41.
51 Ivi 45.
52 Ateneo, I sofisti a banchetto XV 674f-692e; vedi testo n. 7.1 in Appendice documentaria.
53 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 1-6; vedi testo n. 6.2 in Appendice documentaria.

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»
TRADUZIONE ITALIANA
CON TESTO GRECO A FRONTE

3
QEOFRASTOU
PERI OSMWN

1. AiJ ojsmai; to; me;n o{lon ejk mivxewv" eijsi kaqavper oiJ culoiv. to; ga;r
a[mikton a{pan a[odmon w{sper a[culon, dio; kai; ta; aJpla~ a[odma, oiJ~on
u{dwr ajh;r pu~r. hJ de; gh~ mavlista movnh ojdmh;n e[cei dio; mavlista mikthv.
tw~n d j ojdmw~n aiJ me;n w{sper ajeidei~" kai; uJdarei~" kaqavper ejpi; tw~n
culwn~ , aiJ d j e[cousaiv tina" ijdeva". aiJ d j ijdevai dokous
~ i me;n ajkolouqein~
tai~" tw~n culw~n, ouj mh;n e[cousiv ge pa~sai ta;" aujta;" proshgoriva",
w{sper ejn toi"~ provteron ei[pomen, oujd j o{lw" ou{tw diwrismevnai toi"~ ei[-
desin w{sper oiJ culoi; ajll j wJ" a]n toi~" gevnesin, o{ti ta; me;n eu[osma ta;
de; kavkosma.1

2. Th~" d j eujwdiva" kai; kakwdiva" oujkevti ta; ei[dh katwnovmastai


kaivper e[conta diafora;" megavla" ejpeivper aujtwn~ twn~ glukevwn kai;
pikrw~n culw~n, ajlla; drimei~a levgetai kai; ijscura; kai; malakh; kai;
glukeia ~ kai; bareia~ ojdmhv. koinai; d j e[niai touvtwn kai; twn~ kakwdwn~ .
hJ de; kaqovlou kai; w{sper ejpi; pa~si toi~" diafqeiromevnoi" saprovth".
a{pan ga;r to; shpovmenon kakwd~ e", eij mhv ti" th;n ojcuvthta levgei tou~ oi[-
nou saprovthta th~/ oJmoiovthti th~" fqora~".

3. Ej n a{pasi d j ejsti;n hJ tou~ saprou~ kakwdiva kai; ejn futoi"~ kai; ejn
zw/voi" kai; ejn toi~" ajyuvcoi". ejn a{pasi de; diafqeiromevnoi" wJ~n mh; hJ

1 Il testo greco segue l’edizione curata da EIGLER – WÖHRLE (Theophrast De odoribus: Edition,
Übersetzung, Kommentar von Ulrich Eigler, Georg Wöhrle mit einem botanischen Anhang von
Bernhard Herzhoff, Stuttgart 1993).

— 14 —
TEOFRASTO
«SUGLI ODORI»

1-3. INTRODUZIONE GENERALE E CLASSIFICAZIONE DEGLI ODORI

0
1. Gli odori come i sapori sono determinati in linea generale da mescolan-
za. Infatti tutto ciò che non deriva da mescolanza non ha odore né sapore.
Per questo motivo risultano prive di odore le sostanze semplici come acqua,
aria, fuoco. La terra invece è l’unica sostanza semplice dotata di un suo odo-
re, per il fatto che risulta più composita rispetto alle altre.2 Tra gli odori al-
cuni sono indistinti e inconsistenti, come del resto alcuni sapori, altri invece
dotati di caratteristiche precise. Tali caratteristiche sembrano accostarli ai sa-
pori, tuttavia gli odori non hanno tutti gli stessi nomi, come si è detto in re-
lazione ai sapori, né come i sapori sono completamente distinti per caratteri-
stiche ma piuttosto per origine dal momento che alcuni sono gradevoli altri
invece ripugnanti.

2. I diversi tipi di odori, siano essi gradevoli o sgradevoli, non hanno rice-
vuto denominazioni particolari. Sebbene tra essi ci siano grandi differenze dal
momento che esistono odori dolci e odori aspri, tuttavia essi sono generica-
mente classificati come piccanti, forti, deboli, dolci, pesanti. Alcune di queste
denominazioni sono comuni anche ai cattivi odori. Lezzo in linea generale è
usato per tutte quelle sostanze che marciscono. Infatti ogni cosa in fase di pu-
trefazione emana cattivo odore, tranne la fermentazione del vino, che nessuno
ritiene un processo di putrefazione analogo alla decomposizione.

3. Il cattivo odore determinato dal processo di putrefazione è comune a


piante, animali, esseri inanimati. Vale a dire in tutte le sostanze in decompo-
sizione che non si sono formate da un processo complessivo di putrefazione.

2 Il riferimento è ai quattro elementi costitutivi del mondo ipotizzati dai primi filosofi e, soprat-
tutto, da Empedocle di Agrigento: J. LONGRIGG, Philosophy and Medicine: some early interactions,
«HSCP», LXVII, 1963, pp. 147-175; G.E.R. LLOYD, The hot, the cold, the dry and the wet in Greek
Philosophy, «JHS», LXXXIV, 1964, pp. 92-106.

— 15 —
PARTE PRIMA

suvstasi" eujqu;" ejk toiauvth" u{lh". e[cei ga;r e[nia kai; th;n th"~ u{lh"
ojsmhvn, ouj mh;n ejpi; pavntwn ouj kakwvdh. ta; ejk tw~n saprw~n, wJ" oujd j
oiJ muvkhte" oiJ ejk th"~ kovprou fuovmenoi. ta; d j ejk shvyew" fuovmena
kai; sunistavmena kakwvdh. eu[osma me;n ouj~n wJ" aJplw~" eijpei~n ta; pepem-
mevna kai; lepta; kai; h{kista gewvdh. to; ga;r th"~ ojsmh"~ ejn ajnapnoh/.~
kakwvdh de; dhlonovti tajnantiva. polla; d jw{sper tw~n glukevwn ejmfaivnei
tina; pikrovthta, kai; twn~ eujwdwn~ baruvthta tai"~ ojsmai"~ .

4. [Ecei d je{kaston ojsmh;n ijdivan kai; zvw/vwn kai; futw~n kai; tw~n
ajyuvcwn o{sa ojsmwvdh. polla; d j hJmi~n ouj faivnetai dia; to; ceirivsthn
e[cein th;n ai[sqhsin tauvthn wJ" eijpei~n. ejpei; toi~" ge a[lloi" kai; ta; pan-
telw~" a[odma fainovmena divdwsiv tina ojsmhvn, w{sper aiJ kriqai; toi~"
uJpozugivoi" aiJ ejk th"~ Kedropovlio", a}" oujk ejsqivousi dia; th;n kakwdivan.
hJma~" de; kai; aiJ tw~n zw/vwn lanqavnousin tw~n ojsmwdw~n dokouvntwn.
eujwdiva/ me;n ouj~n oujqe;n faivnetai kaq j auJto; caivrein wJ" eijpei~n, ajll j
o{sa pro;" th;n trofh;n kai; th;n ajpovlausin. ponei~n d j e[nia faivnetai
tai~" ojsmai~" kai; tai~" eujwdivai", ei[per ajlhqe;" to; ejpi; tw~n gupw~n kai;
tw~n kanqavrwn. tou~to de; wJ" me;n aJplw~" eijpei~n { dh~lon tw~n { di j ejnan-
tivwsin th"~ ejnantiva" fuvsew". wJ" de; kaq j e{kaston a{ma dei~ thvn te kras~ in
th;n eJkavstou kai; th;n th~" ojsmh~" lambavnein duvnamin.

5. Eijsi; me;n ouj~n e[niai tw~n eujovsmwn kai; ejn tai~" trofai~", oiJ~on aiJ
tw~n ajkrodruvwn kai; ajpivwn kai; mhvlwn. auJ~tai ga;r a[neu th~" prosfora~"
hJdei~ai, kai; ma~llon wJ" eijpei~n. ouj mh;n ajll j w{" g j aJplw~" dielei~n aiJ
mevn eijsi kaq jauJta;" aiJ de; kata; sumbebhko;". aiJ me;n tw~n culw~n kai;
th~" trofh~" kata; sumbebhko;", aiJ d j w{sper th~" ajnapnoh~" kaq j auJtav".
wJ" ga;r ejpivpan ta; eu[osma, kaqavper kai; provteron ejlevcqh duvscula
kai; strufna; kai; uJpovpikra. e[nia de; twn~ eujcuvlwn kai; kakwvdh, kaqavper

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

Alcune infatti presentano l’odore della materia, anche se questo non vale per
tutte. Molte sostanze infatti, sebbene siano state generate da un processo di
putrefazione, non emanano cattivo odore, come i funghi che nascono dallo
sterco; altre, invece, ugualmente nate per putrefazione, messe insieme, emana-
no cattivi odori. In sintesi, tutte le sostanze cotte, delicate e poco legate alla
terra presentano una profumazione gradevole. E infatti la genesi dell’odore
sta nella sua diffusione aerea. Viceversa hanno cattivo odore tutte le cose do-
tate di natura differente. E tuttavia, come molte sostanze dolci al gusto mo-
strano una certa asperità, cosı̀ anche molte sostanze dall’odore gradevole pos-
sono procurare qualche fastidio all’olfatto.

4. GLI ODORI DEGLI ANIMALI

4. Tutte le cose, animali, piante, esseri inanimati dotati di odore, possiedo-


no una loro peculiare profumazione. Molti odori non ci risultano percepibili
dal momento che noi abbiamo, per cosı̀ dire, un pessimo olfatto. Infatti le co-
se che ci sembrano prive di profumazione sono percepite dagli altri animali,
come l’orzo di Cedropoli per le bestie da soma le quali non lo mangiano
per il suo tanfo. In realtà noi non percepiamo nemmeno l’odore di quegli ani-
mali che sembrano emanare un loro tipico sentore. Ora, nessun animale pare
trarre piacere di per sé dalla soavità di un odore, se non da quelli legati al cibo
e alla sfera sessuale. E infatti alcuni animali sembrano essere infastiditi dagli
aromi anche se gradevoli se è vero quanto raccontano a proposito degli avvol-
toi e degli scarabei. In realtà, per dirlo in forma più chiara, ciò si verifica poi-
ché essi sono per natura intolleranti a questi. Perciò bisogna prendere in con-
siderazione separatamente il temperamento e la capacità di percepire gli odori
propri di ciascun animale.

2
5. ANALOGIE E DIFFERENZE TRA GUSTO E OLFATTO

2 5. Alcuni profumi risiedono negli alimenti come nelle bacche, nelle pere,
nelle mele. Esse infatti emanano un profumo dolce – e direi quanto più inten-
so – se non le consumiamo. In ogni caso, per fare una distinzione generale,
alcuni profumi esistono di per sé stessi, altri invece sono accidentali. Sono ac-
cidentali quelli legati al gusto e all’alimentazione, esistono in sé quelli che si
annusano. Come detto, ciò che emana un buon odore in genere presenta
un gusto sgradevole, aspro e alquanto amaro. Invece alcune sostanze che han-

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PARTE PRIMA

kai; to; Aijguvption kalouvmenon suk ~ on, gluku; o]n. kai; eij mh; pantacou~
ajll j ejniacou~ kai; hJ a[rkeuqo" ejmfaivnei tina; th/~ mashvsei kakwdivan
glukeia ~ ouj~sa. to; d j ouj~ron poiei~ eujwd~ e".

1
6. Ej pei; de; twn~ ojsmwn~ 3 aiJ me;n ejn futoi"~ kai; toi"~ touvtwn morivoi",
oiJ~on klwsi; fuvlloi", floioi~" karpoi~" dakruvoi", aiJ d j w{sper dieivlomen
ejn zw/voi" [kai; futoi"~ ] kai; toi"~ ajyuvcoi", auJ~tai me;n fanero;n o{ti pevyin
e{kastai lambavnousin ejn toi~" oijkeivoi" h/J~ kai; to; eujw~de" kai; kakw~de"
ajkolouqei~ kata; ta;" oijkeiva" fuvsei", hJ de; pevyi" tw/~ oijkeivw/ qermw/.~ ejn
de; toi~" ajyuvcoi" tai~" tw~n aJplw~n dunavmesi kai; givnontai kai; meqivstan-
tai kaqavper oiJ culoiv.

7. {Osai de; dh; kata; tevcnhn kai; ejpivnoian givnontai peri; touvtwn
peiratevon eijpein~ w{sper kai; peri; twn~ culwn~ . ejn ajmfoin~ de; dhl ~ on
.
wJ" ajei; pro;" to; bevltion kai; h{dion hj~n hJmi~n hJ ajnaforav pa~sa ga;r tevcnh
stocavzetai touvtwn. eijsi; me;n ouj~n kai; toi"~ ajmivktoi" ojsmaiv tine" pro;"
a}" sunergei~n peirw~ntai kai; tai~" para<skeuai~", wJ" kai; pro;"> tai~"
tw~n culw~n eujsto<mivai">. ouj mh;n ajll j w{" g j aJplw~" eijpei~n ejn mivxei
to; plevon, kai; ou{tw" aiJ <mivxei"> duoi~n me;n wJ" tw/~ gevnei labei~n, uJgrou~
kai; xhrou~. tricw~" de; givnontai o{tan h] oJmogene;" oJmogenei~, h] paravllat-
ton tw/~ parallavttonti, h] uJgrw/~ uJgro;n h] xhrw/~ xhro;n, <h] uJgrw/~ xhrovn>.

3 In questo caso ho preferito tradurre la vox media ojsmhv con ‘profumo’ piuttosto che con
‘odore’ considerato il riferimento successivo dell’autore a sostanze aromatiche tratte da rami, foglie,
corteccia, frutti e resina delle piante.

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

no un buon sapore presentano un odore sgradevole, come il cosiddetto ficus


aegyptia,4 che è dolce non ovunque ma solo in alcune regioni. Allo stesso mo-
do anche il cedro del Libano 5 presenta un sapore dolce, produce tanfo se ma-
sticato, rende profumata l’urina.

6. GLI ODORI DELLE PIANTE

6. Dal momento che tra gli odori alcuni si trovano nelle piante e in parti di
esse, come rami, foglie, corteccia, frutti, resina, altri, in funzione della distin-
zione che ho fatto, negli animali [nelle piante] e negli esseri inanimati, è chiaro
allora che ciascuno di essi raggiunge la propria maturazione nella propria sede
di origine. Il profumo e l’olezzo sono legati all’originaria natura, la maturazio-
ne invece è connessa al calore innato. Negli esseri inanimati, invece, gli odori,
come i sapori, si generano e modificano in funzione delle proprietà degli ele-
menti semplici che li compongono.

7-13. ODORI OTTENUTI ATTRAVERSO LA TECHNE

7. Adesso occorre parlare di quegli odori e quei sapori che sono prodotti
5
attraverso la techne e su preciso disegno.6 In entrambi i casi è chiaro che mi-
riamo sempre a ciò che risulta migliore e maggiormente gradevole. Del resto
ogni techne persegue questo obiettivo. Ora, esistono alcuni profumi anche
nelle sostanze semplici, per ottenere i quali gli uomini ricorrono a procedi-
menti artificiali, cosı̀ come per ricavare sapori gradevoli. In ogni caso, per dirla
in forma semplice, il risultato deriva da una mescolanza. Si combinano due
elementi di natura diversa: umido e secco. Ci sono tre tipi di combinazioni:
tra componenti identiche o diverse; tra sostanze umide o sostanze secche;
tra un ingrediente umido e uno secco.

4 Sukon/sukh (Ficus Carica): albero che cresce in Egitto dotato di svariate proprietà medicinali:
~ ~
Teofrasto, Storia delle piante I 5,1-3; I 11,2; Dioscoride, Materia Medica I 183 Gunther; vedi S. AMI-
GUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, Paris 2006, s.v., p. 336. Sull’etimologia dei nomi
di pianta: J. ANDRÉ, Lexique des termes de botanique en latine, Paris 1956; A. CARNOY, Dictionnaire
étymologique des noms grecs de plants, Louvain 1959; P. CHANTRAINE, Dictionnaire étymologique de la
langue grecque. Historie des mots, Paris 19992.
5 [Arkeuqo" (Juniperus Communis o Juniperus Phoenicea): Teofrasto, Storia delle piante I 9,3; III
3,3; V 7,6; Dioscoride, Materia Medica I 105 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plan-
tes, V, cit., ss.vv., p. 272.
6 Il riferimento è a composizioni odorose e a preparati alimentari creati dall’uomo.

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PARTE PRIMA

8. Ej k duoi~n ga;r touvtwn kai; hJ tw~n culw~n kai; tw~n ojsmw~n gevnesi".
wJ" me;n oiJ ta; ajrwvmata kai; ta; diapavsmata suntiqevnte" xhroi~" pro;"
xhrav. wJ" d j oiJ ta; muvra kerannuvnte" h] tw/~ oi[nw/ ejpicevonte" uJgroi~"
pro;" uJgrav. to; de; trivton, o} kai; plei~stovn ejstin, wJ" oiJ mureyoi; xhroi~"
pro;" uJgrav. panto;" ga;r muvrou kai; crivsmato" hJsuvnqesi" au{th. dei~ d j
eijdevnai poi~ai poivai" eu[miktoi kai; poi~ai poivai" sunergou~sin eij" to;
poiein~ mivan w{sper ejpi; twn~ culwn~ . kai; ga;r ejkei~ taujto; tout~ o zhtous ~ in
oiJ mignuvnte" kai; oiJo~ n ajrtuvonte". taut~ a me;n oujn~ ejn oiJ"~ kai; di j wJn~ aiJ
tevcnai poioun~ tai ta; tevlh.

9. Mivgnuntai de; ta; me;n aujth~" th~" ojsmh~" e{neka kai; pro;" tauvthn
th;n ai[sqhsin, ta; d j w{sper hJduvnein boulovmena th;n geus ~ in, oiJ~on wJ"
oiJ ta; muvra toi~" oi[noi" ejjpicevonte" h] ta; ajrwvmata ejmbavllonte". aiJ
ga;r aijsqhvsei" suvneggu" ouj~sai poious ~ iv tina ajpovlausin ajllhvlwn,
o{qen kai; aujtoi~" toi~" geustoi~" zhtou~si ta;" eujosmiva".

10. Aj porhvseie d j a[n ti" i[sw" dia; tiv pote muvron kai; taj~lla eu[osma
tou;" me;n oi[nou" hJduvnei tw~n de; brwmavtwn oujde;n, ajlla; pavnta lumaivne-
tai kai; ajpuvrwta kai; pepurwmevna. to; d j ai[tion uJpolhptevon o{ti sum-
baivnei tw~n me;n xhrw~n ajfairei~sqaiv te to;n oijkei~on culo;n dia; th;n
ijscu;n kai; a{ma sunepifaivnein to;n auJtou~ o[nta strufno;n kai; uJpovpikron.
a{pan ga;r to; eu[osmon toiout~ on, diamaswmevnoi" de; kai; mal~ lon ejmfane;"
diav te th;n qlivyin kai; tomh;n kai; e[ti tw/~ cronivzesqai.

11. To;n d j oi[non oujdevteron poiei~. kai; ga;r oJ culo;" ijscurovtato" kai;
pleivwn eij" to; mh; krateis ~ qai kai; oujdevna th/~ geuvsei crovnon ejpidia-
trivbwn ajll j o{son ejpiqiggavnwn, w{ste to; me;n hJdu; didovnai th/~ aijsqhvsei
to; de; pikro;n kai; duvsculon th/~ geuvsei mh; ejmfaivnein, ajlla; sumbaivnein
tw/~ o[nti kaqavper h{dusma givnesqai tw/~ povmati th;n ojsmhvn. tw/~ me;n ga;r
glukei~ kai; mavlista deomevnw/ dia; to; mhde;n e[cein, toi"~ d j a[lloi" w{sper

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

8. Alle prime due combinazioni si riconduce l’origine di sapori e odori.


Dunque alcuni creano profumi e polveri fragranti 7 mescolando sostanze sec-
che a sostanze secche, altri invece o unendo le essenze al vino o combinando
ingredienti liquidi con ingredienti liquidi. Il terzo metodo, il più diffuso, è
quello seguito dai profumieri e consiste nell’unire componenti secche a so-
stanze umide. È questo il procedimento di preparazione di tutte le fragranze
e di tutti gli oli profumati.8 Peraltro bisogna conoscere quali essenze ben si
fondino con altre e quale combinazione generi una buona fragranza. Lo stesso
vale per i sapori. Infatti anche per essi coloro che mescolano e preparano fan-
no attenzione a come combinare i sapori. Perciò i procedimenti artificiali rag-
giungono i loro scopi attraverso gli ingredienti e i metodi di combinazione e
preparazione.

9. Alcune sostanze vengono mescolate per creare un profumo e stimo-


lare l’olfatto, altre invece per soddisfare il palato, come quando si aggiun-
gono al vino sostanze profumate o vi si buttano dentro delle spezie. I
due sensi dell’olfatto e del gusto sono infatti cosı̀ vicini che traggono un cer-
to giovamento l’uno dall’altro. Per questo gli uomini cercano nei cibi odori
gradevoli.

10. Ci si potrebbe chiedere come mai talora un’essenza e altre sostanze


aromatiche profumino dolcemente i vini, mentre rovinino i cibi, crudi o cotti
che siano. La causa va trovata nel fatto che il profumo, grazie alla sua forza, è
in grado di togliere l’odore proprio delle sostanze secche e nello stesso tempo
di sovrapporvi il proprio che è aspro e alquanto amaro. Ogni sostanza profu-
mata infatti ha questa caratteristica: si manifesta in modo assai più chiaro
quando si mastica poiché il cibo viene schiacciato e triturato e rimane a lungo
in bocca.

11. La sostanza profumata non ha quest’effetto sul vino, il cui sapore è cosı̀
forte e intenso da non essere sopraffatto. Il vino inoltre non rimane a lungo in
degustazione e tocca la bocca solo per breve tempo, cosicché esso è percepito
nella sua nota dolce, mentre il profumo non sembra amaro e di sapore sgra-
devole, anzi esso diventa per il vino quasi un additivo aromatico. Dell’aggiun-
ta di profumo necessitano, per un verso, soprattutto i vini dolci che non pos-
siedono profumazione alcuna, per un altro, anche gli altri vini nei quali, a

7 Per i significati di ajrwvmata e diapavsmata vedi l’Introduzione alla seconda parte.


8 Per i significati di muvron e cri~sma, vedi l’Introduzione alla seconda parte.

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PARTE PRIMA

mia"~ ejx ajmfoin~ genomevnh" dia; th;n mivxin. oJ ga;r oij~no", w{sper kai; prov-
teron ejlevcqh, deino;" devxasqai ta;" ojsmav".

12. E[ cei d j ajpovrhsin kai; tovde, di j o{ti ta; me;n a[nqh kai; ta; stefanwv-
mata ajsqenevstera o[nta tai~" ojsmai~" kai; povrrwqen o[zei, hJ d j i[ri" kai;
to; navrdon kai; ta; a[lla ta; eu[osma tw~n xhrw~n ijscurovtera ejgguvqen. kai;
e[niav ge prosenegkamevnoi", e[nia de; kai; trivyew" prosdei~tai kai;
diairevsew", ta; de; kai; purwvsew" w{sper hJ smuvrna kai; oJ libanwto;"
kai; pa~n to; qumiatovn.

13. Ai[tion d j o{ti tw~n me;n ajnqw~n ejpipolh~" to; poiou~n th;n ojsmh;n a{te
manwn~ o[ntwn kai; oujk ejcovntwn bavqo", tw~n de; rJizw~n kai; pavntwn tw~n
sterew~n ejn bavqei, ta; d j e[xwqen ajpexhrammevna kai; pepuknwmevna.
dio; kai; ajfia~si povrrw ta;" ajpopnoiva", ta; d j oiJ~on ajnoivxew" devontai
twn~ povrwn, o{qen diairouvmena kai; koptovmena pavnt j eujwdevstera, ta;
d j a[nqh kakwdevstera tribovmena. ta; me;n ga;r ejkfaivnei to; oijkei~on
ta; de; proslambavnei to; ajllovtrion. oJ de; libano;" kai; hJ smuvrna pukno-
tevran e[ti th;n fuvsin e[conta prosdevontai purwvsew" malakh~", h} kata;
mikro;n ejkqermaivnousa poihvsei th;n ajnaqumivasin. eja;n ga;r kovpth/ ti" h]
trivbh/ tau~ta prosoivsontai me;n ojsmh;n oujc oJmoivw" de; hJdei~an oujd j euj-
tamiveuton. touvtwn me;n ouj~n toiaut~ aiv tine" aiJ aijtivai.

14. Tw~n de; muvrwn hJ suvnqesi" kai; hJ kataskeuh; to; o{lon oiJ~on eij"
qhsaurismovn ejsti twn~ ojsmwn~ . diovper eij" tou[laion tivqentai. tout~ o

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

causa della mescolanza, da due componenti nasce una sola fragranza. Infatti,
come si è detto in precedenza, il vino è una sostanza in grado di assorbire gli
odori.9

12. Occorre domandarsi inoltre per quale motivo i fiori e le altre compo-
nenti odorose usate nella preparazione delle corone, pur avendo un profumo
assai tenue, riescano tuttavia a emanarlo fino a grandi distanze, mentre l’iris, il
nardo 10 e altre sostanze secche, sebbene dotate di profumazione assai intensa,
riescano a renderlo percepibile solo da vicino. Alcune sostanze rilasciano il lo-
ro profumo quando sono masticate, altre quando sono sfregate e tagliuzzate,
altre ancora – come la mirra, l’incenso e tutte le resine in grado di sprigionare
fumo 11 – quando sono bruciate.

13. La causa sta nel fatto che nei fiori l’odore è rilasciato dalla parte più alta
della pianta: per questo risulta debole e poco pungente. Nelle radici e in tutte
le sostanze secche invece l’aroma risiede più in profondità essendo le loro par-
ti esterne secche e compatte. Per questo motivo i fiori sono in grado di man-
dare più in lontananza i loro effluvi odorosi, le radici invece non riescono a
diffonderli a grande distanza. Perciò ogni tipo di radice rilascia più soavemen-
te il suo profumo se frantumata e triturata, a differenza dei fiori che, se pesta-
ti, emanano cattivo odore. In questo modo le radici diffondono la loro fra-
granza, ne assumono un’altra i fiori. L’incenso e la mirra, che sono le
sostanze dotate di una natura più densa, hanno bisogno di essere sottoposti
a fuoco lento, affinché, riscaldati, rilascino gradualmente il loro aroma. Se
qualcuno li ammacca o li tritura essi offrono comunque la loro fragranza
ma senza che essa si mostri dolce e pervasiva. Dunque sono questi alcuni mo-
tivi per i quali insorgono tali fenomeni.

14-20. GLI OLI IMPIEGATI NELL’ESTRAZIONE DELLE ESSENZE PROFUMATE

14. La composizione e la preparazione degli oli profumati va di pari passo


con la conservazione delle fragranze. Per questo esse vengono tenute nell’olio,

9 Su una serie di vini noti dotati di profumazione e, talora, di proprietà terapeutiche riferiscono
Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIV 6 ss.; Dioscoride, Materia Medica V 7 ss. Gunther; Ateneo, I
sofisti a banchetto I 25f ss.; Eliano, Le storie varie XII 31; XIII 6.
10 Su iris e nardo vedi capitoli successivi, ma anche le Tabelle poste in appendice.
11 Su mirra e incenso vedi capitoli successivi, ma anche le Tabelle poste in appendice.

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PARTE PRIMA

ga;r croniwvtaton kai; a{ma pro;" th;n creivan mavlisq j aJrmovtton. ejpei;
fuvsei h{kista dektiko;n ojsmh~" dia; th;n puknovthta kai; to; livpo",
aujtw~n de; touvtwn to; liparwvtaton oiJ~on to; ajmugdavlinon. to; de; shsav-
minon kai; to; ejk tw~n ejlaiw~n mavlista.

15. Crw~ntai de; mavlista tw/~ ejk th~" balavnou th~" Aijguptiva" kai;
Suriva", h{kista ga;r liparo;n. ejpei; kai; tw/~ ejk tw~n ejlaiw~n mavlista
crw~ntai tw/~ wjmotribei~ th~" fauliva". dokei~ ga;r ajlipevstaton e[cein
kai; leptovtaton. kai; touvtw/ nevw/ kai; mh; palaiw./~ to; ga;r uJpe;r ejniauto;n
ajcrei~on pacuvteron ga;r kai; liparwvteron genovmenon. e[laion me;n
ouj~n toiou~ton oijkeiovtaton, ajjeidevstaton gavr. fasi; dev tine" kai; tw/~
crivsmati to; ejk tw~n pikrw~n ajmugdavlwn. polla; de; givnetai peri;
Kilikivan kai; poiou~sin ejx aujtw~n crivsma.

~ twn~ muvrwn aJrmovttein. w{sper kai;


16. Fasi; de; kai; eij" ta; spoudaia
to; ejk th~" balavnou kai; tou~to poiei~ de; keluvfh aujtw~n eu[osma eij" to;
e[laion ejmballovmena. ejpei; kai; ta; tw~n pikrw~n. ijdei~n de; pw~" oujk ej-
nantivon a{ma me;n to; ajosmovtaton zhtei~n, w{sper kai; to; wjmotribe;" ejk
tw~n fauliw~n, a{ma d j ejn touvtoi" poiei~n. drimuvthta ga;r e[cei to;
tw~n ajmugdavlwn. eij mh; a[r j o{ti to; e[laion eJyovmenon kakw~de". tau~ta
me;n ouj~n ejpiskeptevon.

17. Crw~ntai de; pro;" pavnta toi~" ajrwvmasi, toi~" me;n uJpostuvfonte"
to; e[laion toi"~ de; kai; th;n ojsmh;n ejk touvtwn ejmpoioun~ te". uJpostuvfousi
ga;r pa~n eij" to; devxasqai ma~llon th;n ojsmh;n, w{sper ta; e[ria eij" th;n

— 24 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

che è in grado di preservarle molto a lungo e può essere agevolmente utiliz-


zato. È dotato infatti di una natura tale da riuscire a mantenere in forma mi-
nima il proprio odore grazie alla sua densità e viscosità. Tra tutti i tipi di olio il
più grasso è l’amygdalinon; 12 ancora di più lo è il sesaminon 13 e soprattutto
quello di oliva.14

15. Si fa un uso massiccio dell’olio ricavato dal balano egiziano e siriano,15


che solo in forma minima è grasso. Si impiega anche l’olio di olive selvatiche,
che risulta poco denso e soprattutto per niente grasso. L’olio deve essere nuo-
vo, non vecchio. Se esso infatti ha superato l’anno risulta inutilizzabile dal mo-
mento che diventa alquanto grasso e denso. Dunque, l’olio di oliva è il più
adatto perché, più di tutti, non ha odori. Alcuni includono come olio per pro-
fumi anche quello ricavato dalle mandorle amare. Ne produce in grande
quantità la Cilicia dove lo estraggono per ricavarne un unguento.

16. Si dice che l’olio di mandorle amare sia il più adatto per la creazione
dei profumi più raffinati, come anche quello ricavato dal balano. Lo produco-
no i gusci profumati delle mandorle amare lasciati macerare nell’olio, anche in
quello ricavato dalle stesse mandorle. Occorre cercare un olio dotato di una
minore profumazione possibile come quello estratto dalle olive selvatiche, e
custodire in esso le fragranze. L’olio di mandorle infatti ha un odore pungen-
te. Esso acquista un cattivo odore quando è sottoposto a cottura. Ma su que-
sto argomento occorre un’ulteriore riflessione.

17. Si usano le spezie per tutti i profumi, in alcuni casi impregnadone l’o-
lio, in altri ricavando direttamente il profumo da esse. Si impregna ogni olio
quanto più esso sia in grado di assorbire le fragranze, allo stesso modo con il
quale si inzuppa la lana nella tintura. Prima si mettono a macerare le spezie

12 Olio ottenuto dalla ajmugdalhv o Prynus Dulcis/Amygdalus Communis: Teofrasto, Storia delle
piante I 6,3; I 9,6; I 11,1; Dioscoride, Materia Medica I 39; 176 Gunther; Ateneo, I sofisti a banchetto II
52b-53e; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 268. Sulla denominazione dei
profumi o oli profumati con suffisso neutro in ‘inon’, vedi B. NICOLAS, Le vocabulaire de la parfume-
rie ancienne, in BODIOU – FRÈRE – MEHL (eds.), Parfums et odeurs dans l’antiquité, cit., p. 34.
13 Olio ricavato dai semi di sesamo (Sesamum Indicum): Teofrasto, Storia delle piante IV 8,14;
Dioscoride, Materia Medica I 41; II 121 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes,
V, cit., s.v., pp. 331-332.
14 Sui diversi tipi di olio di oliva: Ateneo, I sofisti a banchetto II 56a-d; 66d-67b (vedi testo n. 19.1
in Appendice documentaria); ma anche Plinio il Vecchio, Storia Naturale XV 1 ss.
15 Olio estratto dal bavlano" o Balanites Aegyptiaca, albero tipico dell’Egitto: Teofrasto, Storia
delle piante IV 2,1; IV 2,6; Dioscoride, Materia Medica I 40 Gunther.

— 25 —
PARTE PRIMA

bafhvn. uJpostuvfetai de; toi"~ ajsqenestevroi" twn~ ajrwmavtwn, eij~q j u{ste-


ron ejmbavllousin ajf j ouJ~ a]n bouvlwntai th;n ojsmh;n labei~n. ejpikratei~
ga;r ajei; to; e[scaton ejmballovmenon kai; a]n e[latton h/j~. oiJ~on eja;n
eij" kotuvlhn smuvrnh" ejmblhqh/~ mna~ kai; u{steron ejmblhqw~si kinamwv-
mou dracmai; duvo, kratei~ aiJ tou~ kinamwvmou duvo dracmaiv.

18. Qaumavseie d j a[n ti" i[sw" tou~tov te kai; dia; tiv pote ta; ajrwvmata
proemballovmena dektikwvteron poiei~ tou[laion ojsmh;n e[conta. dei~ ga;r
ajwd~ e" eijn~ ai to; dexovmenon, to; de; kateilhmmevnon uJf j eJtevrou oujk ajwd~ e",
w{sq j hJ~tton ejcrhn~ eij~nai dektikovn. ai[tion d j ajmfotevrwn h] pavntwn to;
aujtov. xhra; ga;r o[nta to; livpo" e{lkei pro;" eJauta; kai; ajnadevcetai,
dio; kai; th;n sunevceian ejxairei.~ mano;n de; genovmenon kai; tou~ livpou"
ajfaireqevnto", ejn w/J~ kai; hJ oijkeiva mavlist j ojsmh;, dektikwvteron ejgevneto
tou~ ejpemballomevnou dia; to; mh; ajntistatein~ .

19. H
J de; ajpo; tw~n ajrwmavtwn ojdmh; kai; ajsqenh;" a{te eij" to; liparo;n
ajnhlwmevnh, kai; e[ti katevcetai touvtw/ dia; to; plhrw~sai tou;" povrou".
w{ste kata; lovgon ka]n e[latton h/j~ to; ejpiballovmenon ejpikratei~n th;n
touvtou ojsmhvn. eijj ajsqenevstaton ga;r ejmpivptei kai; dektikwvteron. ajna;
lovgon d j e[cei kai; hJ polucroniovth" hJ ejn eJkavstw/ kai; hJ pro;" th;n puvrwsin
eujsqevneia kai; taj~lla ta; toiau~ta. to; ga;r dektikwvtaton, oiJ~on th~"
balavnou, kai; croniwvtaton, kai; dia; th;n aujth;n aijtivan. mavlista ga;r
w{sper e}n givnetai kai; sumfue;" to; mavlista decovmenon. ajei; ga;r to;
toiou~ton diamonwvtaton, dio; kai; purouvmenon mavlista ajpaqev".

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

dotate di un aroma meno intenso, alla fine si unisce la fragranza il cui aroma si
desidera rimanga persistente. Per questo motivo l’ultimo ingrediente aggiunto
mantiene una nota dominante, sebbene esso sia in quantità minore rispetto
agli altri. Cosı̀ se in una cotila di olio 16 si mette una libbra di mirra e alla fine
si addizionano due dracme di cinnamomo,17 prevalgono le due dracme di cin-
namomo.

18. Analogamente uno potrebbe meravigliarsi del fatto che le sostanze aro-
matiche, aggiunte nell’olio, lo rendano ancora più in grado di assorbire l’es-
senza. Infatti occorre che l’olio destinato a ricevere la fragranza sia inodore
e si lasci sopraffare dall’essenza profumata, in modo tale da diventare meno
recettivo ad altre sostanze. La causa di entrambi questi procedimenti è la me-
desima. Infatti le spezie secche attraggono l’elemento oleoso e vi si avvolgono.
In questo modo tolgono all’olio la sua densità. Rarefattosi e privato ormai del-
la sua componente grassa cui si lega soprattutto il caratteristico odore, esso è
in grado di assorbire meglio la fragranza aggiunta, alla quale non riesce a op-
porre resistenza.

19. L’odore delle sostanze aromatiche si indebolisce allorché si fonde con


l’olio e ne viene imprigionato poiché esso chiude ogni passaggio. Di conse-
guenza, sebbene la componente aromatica aggiunta sia in quantità minore ri-
spetto all’olio, tuttavia ne sovrasta l’odore: infatti penetra in una sostanza più
debole e assai predisposta ad assorbire la fragranza. Un discorso analogo può
essere fatto in relazione alla durata dell’olio, alla sua resistenza al fuoco e ad
altre sue proprietà. L’olio maggiormente in grado di trattenere gli odori – ad
esempio, quello ricavato dal balano – per lo stesso motivo è anche il più du-
raturo. Infatti l’olio capace di assorbire al meglio le fragranze è soprattutto
quello nel quale da due sostanze 18 ne nasce una sola nella quale le componenti
siano perfettamente amalgamate. Questo tipo di olio è in grado di durare più
a lungo degli altri e, soprattutto, è resistente al fuoco.

16 Corrisponde nel sistema attico a circa 0,273 litri; a 0,205 litri nel sistema tolemaico.
17 Cinnamomum Cassia. Appartenente alla famiglia delle Lauracee, il cinnamomo si distingueva
dalla cassia (Cinnamomun Iners, della famiglia delle Leguminose) per l’aroma più intenso e raffinato
della corteccia. Cinnamomum Cassia: Teofrasto, Storia delle piante IV 4,14; IX 4,2; IX 5,1-2; IX 7,2;
Dioscoride, Materia Medica I 13 Gunther; Cinnamomum Iners: Teofrasto, Storia delle piante IV 4,14;
IX 4,2; IX 5,1-3; IX 7,2-3; Dioscoride, Materia Medica I 12 Gunther; su cinnamomo e cassia: MILLER,
Roma e la via delle spezie, cit., pp. 154 ss.; AMIGUES, L’expédition d’Anaxicrate en Arabie occidentale,
in ID., Études de botanique antique, cit., p. 58 e nota 2; DE ROMANIS, Cassia, cinnamomo, ossidiana.
Uomini e merci tra Oceano Indiano e Mediterraneo, cit., pp. 97 ss.
18 Olio e sostanze odorose.

— 27 —
PARTE PRIMA

20. W J sauvtw" de; kai; tw~n a[llwn to; shsavminon, toiou~to ga;r
dektikwvtaton. to; d j ajmugdalivnon parakmavzei tacu; kai; ojligocroniwvtaton
dia; th;n ejnantivan. to; ga;r h{kista dexavmenon tavcista meqivsthsi. Tou~
rJodivnou de; mavlista dektiko;n to; shsavminon dia; th;n liparovthta.
purouvmenon de; ejxovzei shsavmou kaqavper ajnaluovmenon. AiJ me;n ouj~n
tw~n ejlaivwn fuvsei" kai; dunavmei" toiau~tai.

21. Ta; ajrwvmata de; pavnta [de;] scedo;n kai; eu[osma plh;n tw~n ajnqw~n
xhra; kai; qerma; kai; stuptika; kai; dhktikav. ta; de; kai; e[contav tina
pikrovthta, kaqavper kai; ejn toi"~ provteron ei[pomen, w{sper i[ri" smuvrna
libanwtov", wJ" d j aJplw~" eijpei~n kai; ta; muvra. koinovtatai de; tw~n dunav-
mewn tov te stuptiko;n kai; to; qermantiko;n, a} dh; kai; ejrgavzontai.

22. U
J postuvfontai me;n ouj~n pavnta purouvmena, ta;" d j ojsma;" ta;"
kuriva" e[nia lambavnei yucra; kai; ajpuvrwta. kai; e[oiken w{sper tw~n
ajnqw~n ta; me;n yucrobafh~ ta; de; qermobafh~ paraplhsivw" e[cein kai;
ejpi; tw~n ojsmw~n. pavntwn de; hJ e{yhsi" kai; ei[" te th;n uJpovstuyin kai;
ta;" kuriva" ojsma;" ejnistamevnwn tw~n ajggeivwn ejn u{dati givnetai kai;
oujk aujtw/~ tw/~ puri; crwmevnwn. tou~to d j o{ti malakh;n eij~nai dei~ th;n
qermovthta, kai; ajpousiva pollh; gevnoit j a]n th/~ flogi; crwmevnwn,
kai; e[ti kau~sin a]n o[zoi.

23. Poiei~ d j ejlavttw th;n ajpousivan o{sa purouvmena lambavnei ta;" ku-
riva" ojsma;" mal~ lon h] o{sa yucra; dia; to; profuras
~ qai ta; purouvmena, ta;

— 28 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

20. Tra tutti gli oli il più ricettivo è quello di sesamo; al contrario quello di
mandorle amare invecchia velocemente e dura pochissimo. Infatti l’olio in gra-
do di assorbire pochi aromi muta assai velocemente. Per la sua densità l’olio di
sesamo riesce ad assorbire meglio di altri l’essenza di rosa (rhodinon) 19 e,
quando è accostato al fuoco, emana, quasi sprigionandolo, un caratteristico
odore di sesamo. Questi dunque sono i tipi di oli e le loro proprietà.

21-26. IL TRATTAMENTO DELLE SOSTANZE AROMATICHE

21. Gli aromi e quasi tutte le fragranze profumate, tranne quelle estratte
dai fiori, sono secche, calde, astringenti e piccanti. Alcune poi, come detto
in precedenza, hanno un certo sentore di amaro, come l’iris,20 la mirra,21 l’in-
censo 22 e, in genere, le resine profumate. I profumi hanno in comune le se-
guenti proprietà: sono astringenti e in grado di produrre calore.

22. Tutte le spezie diventano astringenti quando sono esposte al fuoco, an-
che se alcune di esse, di natura fredda, sprigionano comunque la loro fragran-
za senza l’ausilio del fuoco. Come tra le tinture ottenute dai fiori alcune si ap-
plicano calde, altre fredde, lo stesso pare avvenga per i profumi. La bollitura,
finalizzata sia a restringere il composto, sia a separare gli oli essenziali, viene
effettuata in recipienti pieni di acqua in modo tale che le spezie non vengano
in contatto diretto con il fuoco. In questa operazione occorre un calore blan-
do dal momento che, aumentando la temperatura e usando il fuoco diretta-
mente sulle sostanze odorose, ci sarebbe il rischio di bruciarle.

23. In ogni caso si rovinano di meno le componenti odorose che rilasciano


il proprio profumo grazie all’esposizione al calore, che non, al contrario, quel-

19 Sul rhodinon vedi infra.


20 Iri"
j~ (Iris Germanica ma anche Iris Florentina e Iris Pallida). Se ne utilizzava la radice: Teofra-
sto, Storia delle piante I 7,2; IV 5,2; VI 8,3; VII 13,1-2; IX 7,3-4; IX 9,2; Dioscoride, Materia Medica I 1
Gunther; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 19; 83; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plan-
tes, V, cit., s.v., p. 291. Vedi Tabelle in appendice.
21 Smuvrna/muvrra (Commiphora Myrrha): Teofrasto, Storia delle piante IV 4,12; IX 1,2; IX 1,6; IX
4,1-10; IX 7,3; Dioscoride, Materia Medica I 77; I 78 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur
les plantes, V, cit., s.v., p. 335. Vedi Tabelle in appendice.
22 Livbano"/libanwtov" (Boswellia Sacra): Teofrasto, Storia delle piante IV 4,14; IX 1,6; IX 4,1-10;
IX 11,3; IX 11,10; IX 20,1; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 308. Vedi
Tabelle in appendice. Di mirra e incenso si utilizzava la resina fatta sgorgare dalla corteccia dell’al-
bero attraverso apposite incisioni.

— 29 —
4
PARTE PRIMA

me;n oi[nw/ eujwvdei, ta; d j u{dati. hJ~tton ga;r ajnapivnei. ta; de; yucra; xhra;
o[nta ma~llon kaqavper i[ri" kopei~sa. lambavnonto" ga;r tou~ ajmforevw"
xhra"~ i[rido" kekommevnh" mevdimnon kai; duvo hJmivekta pollh;n poiein~
fasi;n ajpousivan, eja;n de; metrivw" furavsh leivpein o{son duvo cova",
toi"~ de; polloi"~ e[latton.

24. Givnetai de; [to;] bevltion to; i[rinon eja;n h/j~ xhra; kai; ajpuvrwto" hJ
i[ri". ajkratestevra ga;r hJ duvnami" h] eja;n furaqei~sa kai; puroumevnh.
sumbaivnei d j w{sper kai; ejkqlivbesqai mal~ lon ejk twn~ propefuramevnwn
dia; to; hJ~tton ajnadevcesqai kai; e{lkein eij" auJtov. prostuvfonte" d jouj
polu;n crovnon ejw~si ta; ajrwvmata ajll j ejxairou~sin, o{pw" mh; polu;
ejkpivnwsi.

25. Pro;" e{kaston de; tw~n muvrwn ejmbavllousi ta; provsfora tw~n
ajrwmavtwn oiJ~on eij" me;n th;n kuvpron kardavmwmon ajspavlaqon ajnafu-
ravsante" tw/~ eujwvdei. Eij" de; to; rJovdinon scoi~non ajspavlaqon kavla-
mon hJ d jajnafuvrasi" oJmoivw". Kai; toi~" a[lloi" a} dei~ ta; aJrmovttonta.

— 30 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

le trattate a freddo. Le prime, sottoposte a ebollizione, vengono fatte macerare


alcune in vino odoroso, altre in acqua. Infatti cosı̀ esse assorbono di meno.
Viceversa le spezie trattate a freddo, essendo secche, hanno una maggiore ca-
pacità di assorbimento, come i rizomi di iris triturati. Infatti se si mette un’an-
fora 23 di radice di iris triturata in un medimno 24 e due emiecte 25 di olio, si dice
ci sia una grande perdita. Se il composto è lasciato macerare a sufficienza, si
perdono quasi due congi.26 La perdita è minore per altre sostanze.

24. L’irinon 27 diventa più intenso se estratto dalla radice secca di iris e non
sottoposto al calore, poiché in questo modo la sua fragranza risulta più natu-
rale, che non se sottoposto invece a macerazione e bollitura. Capita poi che le
sostanze lasciate a macerare rilascino di più la loro essenza se assorbono meno
olio e non se ne impregnano. Perciò (i profumieri) quando queste hanno or-
mai liberato la loro essenza, non le lasciano a lungo nell’olio, ma le tolgono
affinché non ne assorbano una quantità eccessiva.

25. Nella creazione di ogni profumo intervengono determinate sostanze


aromatiche. Ad esempio, per preparare il kypros occorre il cardamomo 28 e l’a-
spalato 29 dopo aver fatto macerare le due sostanze in vino dolce. Per prepa-
rare il rhodinon 30 occorre giunco,31 aspalato e calamo 32 sottoposti anch’essi a

23 Unità di misura corrispondente a 1 metretes. Equivaleva a 38,88 litri all’epoca di Solone (inizio
del VI secolo a.C.), a 39,29 litri in epoca successiva.
24 Unità di misura impiegata per il grano. Nel sistema ateniese equivaleva a 48 chenici, cioè 52
litri.
25 Mezzo moggio, vale a dire 4,5 litri.
26 Il congio o boccale equivaleva a circa 3,25 litri.
27 Il profumo di iris. Dioscoride, Materia Medica I 66 Gunther. Sulla pianta vedi supra.
28 Kardavmwmon (Elettaria Cardamomum): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,2-3; Dioscoride, Ma-
teria Medica I 5 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 295. Vedi
Tabelle in appendice.
29 jAspavlaqo" (Alhagi Maurorum): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,3; Cytisus Lanigerus: Dio-
scoride, Materia Medica I 19 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v.,
p. 272. Vedi Tabelle in appendice.
30 Profumo di rosa. Sulle diverse specie di rosa: Erodoto, Storie VIII 138,2-3 (testo n. 15.1 in Ap-
pendice documentaria); Teofrasto, Storia delle piante VI 6,6 (centifolia); I 9,4; I 13,1-5; IV 8,7; IV 10,3;
VI 1,1-3; VI 6,4-6; VI 8,2-6; IX 19,1; Dioscoride, Materia Medica I 53; I 130 Gunther; Plinio il Vecchio,
Storia Naturale XXI 10 (testo n. 15.2 in Appendice documentaria); AMIGUES, Theophraste. Recherches
sur les plantes, V, cit., s.v., p. 330. Vedi Tabelle in appendice.
31 Scoino" (Cymbopogon): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,1-3; Dioscoride, Materia Medica I 16
~
Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 339. Vedi Tabelle in appendice.
32 Kavlamo" (Acorus Calamus): Teofrasto, Storia delle piante IV 8,4; IX 7,1-3; Dioscoride, Materia
Medica I 17 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., pp. 293-294. Vedi
Tabelle in appendice.

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PARTE PRIMA

Tw/~ rJodivnw/ d j ejmbavllontai kai; a{le" polloi; kai; tou~t j i[dion para;
taj~lla, dio; kai; pleivsth ajpousiva givnetai. mivgnutai ga;r eij" to;n ajmforeva
duvo mevdimnoi.

26. Th~" de; kuvprou hJme;n ejrgasiva paraplhsiva kai; tou~ rJodivnou.
plh;n ajll j ejanv ti" mh; tacevw" ejxaivrh/ kai; ajpoqlivbh/ shy
~ i" ejgginomevnh
fqeivrei ta; muvra dia; th;n duswdivan. poiei~ ga;r sh~yin ajnugrainomevnh.
paraplhsiva d j ejrgasiva kai; tou~ mhlivnou. prostufevnto" ga;r ejlaivou
kai; ta; mh~la ejmbavllousin eij" yucro;n, eij~t j ejxairou~si pavlin pro;
tou~ melaivnesqai kata; pavsa" ta;" ejmbolav". melainomevnwn ga;r shy ~ i"
dia; to; ajnugraivnesqai, kaqavper kai; ejpi; th~" kuvprou.

27. A { panta de; suntivqentai ta; muvra ta; me;n ajp j ajnqw~n ta; de; ajpo;
fuvllwn ta; d j ajpo; klwno;" ta; d j ajpo; rJivzh" ta; d j ajpo; xuvlwn ta; d j ajpo;
karpou~ ta; d j ajpo; dakruvwn. mikta; de; pavnq j wJ" eijpein~ . ajp j ajnqwn~ me;n
oiJ~on to; rJovdinon kai; to; leukovi>non. kai; to; souvsinon. kai; ga;r tou~to ejk

— 32 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

macerazione. E anche per gli altri è necessario seguire i procedimenti adatti.


Per il rhodinon si aggiungono anche una massiccia quantità di sale – ingre-
diente, questo, peculiare di questa fragranza rispetto alle altre – che comporta
un enorme spreco. Si aggiungono infatti per due medimni di profumo un me-
trete di sale.33

26. La preparazione del kypros 34 richiama quella del rhodinon. Tuttavia se


non si tolgono subito i fiori e non li si spreme, il profumo si rovina assumendo
un odore sgradevole. Ne è causa l’eccessiva immersione nel liquido. Una pre-
parazione analoga riguarda il melinon.35 In questo caso infatti si immergono in
olio freddo le mele cotogne, poi si tolgono prima che esse si anneriscano ri-
petendo l’operazione diverse volte. La decomposizione sopraggiunge se esse,
una volta anneritesi, rimangono immerse a lungo nell’olio. Questo va fatto an-
che per il kypros.

27-31. LE PARTI DELLE PIANTE UTILIZZATE NELLA PREPARAZIONE DEI PROFUMI

27. I profumi sono composti da varie parti delle piante: fiori, foglie, rami,
radici, resina. In molti casi il profumo nasce per cosı̀ dire dalla loro mescolan-
za. Il rhodinon e il leukoı̈non 36 si ottengono dai fiori, come il susinon. Que-
st’ultimo si ottiene dai gigli.37 E ancora (si ricavano dai fiori) il sisymbrinon,38

33Per queste unità di misura vedi supra. Sul sale come conservante e disinfettante vedi C. CA-
RUSI, Il sale nel mondo greco (VI a.C. - III d.C.), Bari 2008, pp. 25-30. Più particolarmente in relazione
agli aromi: M. TORELLI, Gli aromi e il sale. Afrodite ed Eracle nell’emporia arcaica dell’Italia, in
A. MASTROCINQUE (ed.), Ercole in Occidente, Trento 1993, pp. 91-117.
34 Secondo Dioscoride, invece, il kypros era composto da fiori di cipero ma anche da aspalato,
calamo aromatico, mirra, cardamomo: Dioscoride, Materia Medica I 65 Gunther. Vedi Tabelle in
appendice.
35 Dalla mela cotogna assai profumata nella buccia. Riferimenti a vari tipi di mela in Teofrasto,
Storia delle piante I 3,3; IV 13,2 ecc.; Dioscoride, Materia Medica I 55; I 159 Gunther; Ateneo, I sofisti a
banchetto I 80e-82e; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 313. Vedi Tabelle
in appendice.
36 Dalla viola. Per le diverse varietà della pianta: Teofrasto, Storia delle piante VII 13,9; Diosco-
ride, Materia Medica III 138 Gunther; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 14-15; 38; 76. Vedi Tabelle
in appendice.
37 Krivnon o Lilium Candidum: Teofrasto, Storia delle piante I 13,2; II 2,1; IV 8,6; IV 8,9; VI 6,3;
VI 6,8-9; VI 8,3; IX 1,4; Dioscoride, Materia Medica III 116 Gunther; Plinio il Vecchio, Storia Naturale
XXI 11-12; 74; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 303. Vedi Tabelle in
appendice.
38 Dal sisuvmbrion o Calamintha Nepeta: Teofrasto, Storia delle piante I 3,1; II 1,3; II 4,1; VI 1,1; VI
6,2-3; VI 7,2; VI 7,4; VI 7,6; IX 16,3; Dioscoride, Materia Medica III 42 Gunther; AMIGUES, Theoph-
raste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 333. Vedi Tabelle in appendice.

— 33 —
PARTE PRIMA

twn~ krivnwn. e[ti de; to; sisuvmbrinon kai; to; eJrpuvllinon kai; hJ kuvpro"
kai; pro;" touvtoi" to; krovkinon. bevltisto" d j ejn Aijgivnh/ kai; Kilikiva/.
ajpo; de; twn~ fuvllwn oiJ~on tov te muvrrinon kai; to; oijnavnqinon. au{th d j ejn
Kuvprw/ fuvetai ojreinh; kai; poluvodmo". ajpo; de; th~" ejn th~/ JEllavdi ouj
givnetai dia; to; a[odmon.

28. Aj po; rJizw~n de; tov te i[rinon kai; to; navrdinon kai; to; ajmaravkinon
ejk tou~ kovstou. tout~ o ga;r ojnomavzousi th;n rJivzan. to; de; crivsma to; ejre-
triko;n ejk tou~ kupeivrou. komivzetai de; ajpo; tw~n Kuklavdwn to; kuvpei-
ron. ajpo; xuvlou de; oJ foivnix kalouvmeno". ejmbavllousi ga;r th;n ojnoma-
zomevnhn ejlavthn xhravnante". ajpo; karpw~n de; tov te mhvlinon kai; to;
muvrtinon kai; to; davfninon. to; d j Aijguvption ejk pleiovnwn e[k te tou~
kinamwvmou kai; ejk smuvrnh" kai; ejx a[llwn.

— 34 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

l’erpyllinon 39 e il kypros e, oltre a questi, anche il krocinon.40 Il croco migliore


si produce a Egina e in Cilicia. Alcuni profumi sono ricavati invece dalle foglie
come il myrrinon 41 ma anche l’oinanthinon.42 Le piante che forniscono le fo-
glie crescono a Cipro in una zona collinare e ricca di aromi. Non sono utiliz-
zabili per quest’uso quelle che invece attecchiscono in Grecia dal momento
che risultano prive di profumazione.

28. Dalle radici invece si ricavano l’irinon, il nardinon,43 l’amarakinon 44


nonché l’essenza estratta dalla cosiddetta radice di costo.45 Invece il profu-
mo Eretrikon si ottiene dal cipero 46 importato dalle Cicladi. Dal legno si ri-
cava il profumo detto di palma (phoinix).47 Mettono a macerare la cosiddet-
ta spathe (rami di palma) dopo averla fatta essiccare. Dai frutti si ottiene il
melinon (dalla mela) e il myrtinon (dal mirto) 48 ma anche il daphninon.49 Il

39 Dall’eJrpuvllo", una varietà di timo (Thymus): Teofrasto, Storia delle piante VI 7,2; VI 7,5; AMI-
GUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 285. Vedi Tabelle in appendice.
40 Dai pistilli del croco o zafferano (Crocus Sativus): Teofrasto, Storia delle piante IV 3,1; VI 6,5;
VI 6,10; VI 8,3; VII 7,4; IX 7,3; Dioscoride, Materia Medica I 25; I 64 Gunther; Strabone, Geografia
XIV 5.5 C 670 (testo n. 15.3 in Appendice documentaria); Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 17
(testo n. 15.4 in Appendice documentaria); Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 81; AMIGUES,
Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 303. Vedi Tabelle in appendice. Vedi A. LIND-
SELL , A note on greek crocus (1937), ora in J.E. RAVEN, Plants and plant lore in ancient Greece, Oxford
2000, pp. 49-54; J. MANESSY GUITTON, Le nom grec du crocus, in Les phytonymes grecs et latins, Actes
du colloque international de Nice 1992, Nice 1993, pp. 223-244.
41 Dalle foglie dell’albero della mirra.
42 Dalle foglie dell’oijnavnqh o Filipendula Vulgaris. Per i vari tipi di pianta: Teofrasto, Storia delle
piante III 12,6-9; III 15,4; V 9,6; Dioscoride, Materia Medica I 56; III 135 Gunther; AMIGUES, Theoph-
raste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 317. Vedi Tabelle in appendice.
43 Dalla radice del nardo (Nardostachys Jatamansis): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,2-4; Dio-
scoride, Materia Medica I 6; I 74 Gunther; ma anche Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 20; AMI-
GUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 315. Vedi Tabelle in appendice.
44 Dalla maggiorana o ajmavrako" (Origanum Majorana): Teofrasto, Storia delle piante I 9,4; VI
1,1; VI 7,4; VI 8,3; IX 7,3; Dioscoride, Materia Medica I 68 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recher-
ches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 267. Vedi Tabelle in appendice.
45 Kovsto" (Saussurea Lappa): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,3; Dioscoride, Materia Medica
I 15 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 301. Vedi Tabelle in
appendice.
46 Kupeivro" (Cyperus). Varietà di giunco: Teofrasto, Storia delle piante IX 7,3; Le cause delle
piante VI 11,13; Dioscoride, Materia Medica I 4; 148 Gunther; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI
70-72; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 306. Vedi Tabelle in appendice.
47 Foivnix (Phoinix Dactylifera): Teofrasto, Storia delle piante II 6,6; IX 4,4; Dioscoride, Materia
Medica I 148 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., pp. 344-345.
48 Murrivnh/muvrrino" (Myrthus Communis): Teofrasto, Storia delle piante I 3,3; I 9,3; I 10,2; I 10,4;
I 10,8; I 12,1; I 13,3; I 14,1; I 14,4; II 1,4; II 2,6; II 5-6; II 7,2-3; III 6,2; III 12,4; III 15,5; III 16,4; IV 2,6; IV
3,1; IV 5,3-4; V 8,3; VI 8,5; IX 11,9; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXIII 81-82; Dioscoride, Materia
Medica I 155 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 315.
49 Profumo a base di alloro o Davfnh (Laurus Nobilis): Teofrasto, Storia delle piante I 5,2; I 6,4;

— 35 —
PARTE PRIMA

29. [Eti d j ejk pleiovnwn touvtou to; megalei~on. kai; ga;r { ejk kinamwv-
mou { kai; ejk th~" smuvrnh" koptomevnh" ga;r e[laion rJei~. stakth; de;
kalei~tai dia; to; mikro;n stavzein. o} dh; movnon tinev" fasin aJplou~n eij~nai
kai; ajsuvnqeton tw~n muvrwn ta; d j a[lla pavnta suvnqeta, plh;n ta; me;n ejk
pleiovnwn, ta; d j ejx ejlattovnwn, ejx ejlacivstwn de; to; i[rinon. oiJ me;n ouj~n
ou{tw levgousin, oiJ de; th;n ejrgasivan th~" stakth~" eij~nai toiavnde. th;n
smuvrnan o{tan kovywsi kai; diathvxwsi ejn ejlaivw/ balanivnw/ puri;
malakw/~ u{dwr ejpicei~n qermovn. sunizavnein eijj buqo;n th;n smuvrnan
kai; tou[laion kaqavper ijluvn. o{tan de; tout~ o sumbh/~ to; me;n u{dwr ajphqein~
th;n d j uJpovstasin ajpoqlivbein ojrgavnoi".

30. To; de; megalei~on ejk rJhtivnh" kekaumevnh" suntivqesqai kai;


ejlaivou balanivnou. mignuvein de; kasivan kinavmwmon smuvrnan.
Pleivsthn de; pragmateivan peri; to; megalei~on kai; to; Aijguvption eij~nai,
pleivstwn ga;r mivxin kai; polutelestavtwn. tw/~ de; megaleivw/ kai; to;
e[laion e{yesqai devc hj mJ evra" kai; devka nuvkta", eijt~ a ou{tw" th;n rJhtivnhn
ejmbavllesqai kai; tajl~ la. dektikwvteron ga;r ajfeyhqevn. to; d j ajmaravkinon
to; crhsto;n ejk twn~ beltivstwn ajrwmavtwn suntivqesqai cwri;" ajmaravkou.
touvtw/ d j ouj crh~sqai movnw/ tw~n ajrwmavtwn tou;" mureyou;" oujd j eijj e}n
muvron, ajlla; yeudwvnumov" ti" hJ ejpivklhsi".

31. Poiou~si de; kai; ta; me;n ajcrwmavtista ta; de; kecrwmatismevna.
crwmativzousi de; ajmaravkinon, rJovdinon, megaleio ~ n, ajcrwmavtista de;
tw~n me;n polutelw~n Aijguvption, mhvlinon, kuvpro", ta; d jeujtelh~ pavnta.
taut~ a de; ajcrwmavtista diovti to; me;n Aijguvption kai; th;n kuvpron leuka;
eijn~ ai bouvlontai, to; de; mhlivnon th;n twn~ mhvlwn crovan, toi~" d j eujtelevsin
ouj lusitelei~ to; crw~ma prostiqevnai. crwmativzousi de; ta; me;n

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

profumo detto Aegyption 50 si ricava invece dal cinnamomo, dalla mirra e da


altri ingredienti.

29. Il megaleion 51 si ottiene da molte parti delle piante. Infatti è composto


da cinnamomo ma anche da mirra la resina che l’albero della mirra, inciso nel-
la corteccia, secerne. Essa è detta stakte poiché stilla (stazein) goccia a goccia.
Alcuni ritengono che questa sia la più semplice ed elementare tra le fragranze,
le altre invece risultano complesse. Alcune infatti sono ottenute da molti in-
gredienti, altre da pochi, altre ancora, come l’irinon, da pochissimi. Alcuni af-
fermano questo, altri invece ritengono che il processo di lavorazione della mir-
ra stakte sia il seguente: dopo avere ammaccato la mirra, la immergono in olio
di balano messo a riscaldare a fuoco lento. Aggiungono quindi acqua calda.
La mirra e l’olio si sedimentano sul fondo come fango. Appena si verifica
ciò occorre scolare l’acqua e schiacciare in una pressa la parte sedimentata.

30. Il megaleion si ricava da resina bruciata e olio di balano. Vi si uniscono


cassia, cinnamomo, mirra. La preparazione tanto del megaleion quanto del-
l’Aegyption è laboriosissima, dal momento che prevede l’uso di molti ingre-
dienti peraltro assai costosi. Per preparare il megaleion occorre far bollire
per dieci giorni e dieci notti dell’olio, poi si aggiunge la resina e gli altri ingre-
dienti, dal momento che l’olio ormai cotto è in grado di assorbire nella forma
migliore le componenti profumate. L’amarakinon è il miglior profumo. È com-
posto dalle spezie più pregiate ma non dalla maggiorana (amarakos). In effetti
questo è il solo ingrediente che i profumieri non usano nella preparazione del-
le fragranze. Perciò il nome dato non ne indica l’autentica composizione.

31. Ad alcuni profumi viene addizionato del colorante, ad altri no. Sono
colorati l’amarakinon, il rhodinon, il megaleion, non lo sono le fragranze più
raffinate come l’Aegyption, il melinon, il kypros, ma anche tutte quelle sca-
denti. Non sono sottoposti a colorazione artificiale per il fatto che si desi-
dera che l’Aegyption e il kypros mantengano il loro colore bianco naturale
e che nel melinon risalti il colore della mela cotogna. L’aggiunta di colorante
invece non riveste grossa importanza nei profumi a buon mercato. Si fa uso

I 8,1; I,9,3; I 11,3; I 12,1; I 14,4; II 1,3 e passim; Dioscoride, Materia Medica I 106 Gunther; AMIGUES,
Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., pp. 277-278. Sui diversi tipi di Daphne: Diosco-
ride, Materia Medica IV 147-149 Gunther. Vedi Tabelle in appendice.
50 Altra fragranza composita come il megaleion. Vedi Tabelle in appendice.
51 Su questa fragranza anche Dioscoride, Materia Medica I 69 Gunther. Vedi Tabelle in appen-
dice.

— 37 —
PARTE PRIMA

ejruqra; th/~ ajgcouvsh/, to; d j ajmaravkinon tw/~ kaloumevnw/ crwvmati. tout~ o


d jejsti; rJizivon o} a[gousin ejk th~" Suriva". <sunergei~ de; kai; th~"
ajgcouvsh" to; rJizivon eij" th;n crovan tou~ rJodivnou kai; th"~ i[rido">.

32. Sunergei~n de; dokou~si pro;" ta;" geuvsei" oujc aiJ ojdmai; movnon
ajlla; kai; aiJ drimuvthte" kai; aiJ qermovthte" ejnivwn, dio; kai; tw~n oi[nwn
tisi; ta; toiau~ta mignuvnte" w{sper kevntron ejmpoiou~sin. e[sti d jhJ me;n
smuvrnh qermh; kai; dhktikh; meta; stuvyew", e[cei de; kai; pikrivan. to;
de; kinavmwmon drimuvthtav tina metrivan meta; qermovthto". paraplhsivw"
de; kai; to; kovston. hJ de; kasiva touvtwn uJperbavllei qermovthti kai; dri-
muvthti kai; stuvyei. qermh; de; kai; stuptikh; kai; hJ i[ri", kaq j uJperbolh;n
de; kai; pikra; neva oujs
~ a kai; to;n crwt~ a twn~ ejrgazomevnwn aujth;n ajfelkoi.~
dhktiko;n de; kai; to; kardavmwmon meta; qermovthto". tou~ de; balsavmou oJ
me;n ojpo;" kai; to; karpivon ajndrikwvtera pro;" ajmfovtera tau~ta, to; de;
xuvlon ajsqenevsteron. paraplhsivan d j e[cei touvtw/ th;n duvnamin kai; to;
a[mwmon.

33. JO de; scoi~no" dhktikwvteron me;n tou~ kalavmou kai; qermovteron,


stuptika; de; oJmoivw" a[mfw. Touvtwn de; stuptikwvteron to; kuvpeiron.
stuvfei de; kai; hJ ajspavlaqo" hJ eujwvdh", hJ de; navrdo" dhktikh; meta;
qermovthto". to; de; mavron kai; to; crwm ~ a to; eij" to; ajmaravkinon ejmmignuv-
menon qermantikav. [sunergei~ de; kai; th~" ajgcouvsh" to; rJizivon eij" th;n
crovan tou~ rJodivnou kai; th~" i[rido"].

— 38 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

dell’anchusa 52 per dare il colore rosso porpora, l’amarakinon invece è colo-


rato con la cosiddetta chroma, una piccola radice importata dalla Siria. <Le
piccole radici di anchusa, infine, conferiscono colore al rhodinon e all’irinon>.

32-34. LE PROPRIETÀ DI ALCUNE SPEZIE

32. Sembrano giovare al gusto non solo i profumi in generale, ma anche il


carattere caldo e piccante di alcuni di essi. Per questo motivo essi sono addi-
zionati ad alcuni vini per renderli più briosi. La mirra, oltre che astringente, ha
un profumo caldo e pungente cui si unisce una nota piccante. Il profumo del
cinnamomo è caldo e moderatamente aspro, al pari di quello del costo. La
cassia,53 più di tutte le altre sostanze odorose, è calda, aspra, astringente. L’iris
invece è caldo e astringente e, quando è fresco, eccessivamente piccante tanto
da ustionare la pelle di quanti lo lavorano. Il cardamomo,54 oltre che caldo, è
anche piccante. Hanno entrambe queste proprietà anche il succo e il frutto
del balsamo,55 mentre ne è meno provvisto il legno. Ha proprietà simili anche
l’amomon.56

33. Il giunco è più pungente e più caldo del calamo, anche se entrambi so-
no astringenti. Il cipero è più astringente di questi. Risulta astringente anche
l’aspalato profumato. Il nardo è pungente e caldo. Il maron 57 e il chroma, in
aggiunta all’amarakinon, sono caldi. [Le piccole radici di anchusa, infine, con-
feriscono colore al rhodinon e all’irinon].

52 [Agcousa (Alkanna Tinctoria): Teofrasto, Storia delle piante VII 8,3; VII 9,3; Dioscoride, Ma-
teria Medica IV 23 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 263.
Vedi Tabelle in appendice.
53 Vedi supra.
54 Kardavmwmon (Elettaria Cardamomum). Se ne utilizzavano i semi: Teofrasto, Storia delle piante
VII 7,2-3; Dioscoride, Materia Medica I 5 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes,
V, cit., s.v., p. 295. Vedi Tabelle in appendice.
55 Bavlsamon (Commiphora Opobalsamum): Teofrasto, Storia delle piante IX 1,2; IX 1,7; IX 4,1;
IX 6,1-4; IX 7,3; Dioscoride, Materia Medica I 18 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les
plantes, V, cit., s.v., p. 274. Vedi Tabelle in appendice.
56 [Amwmon (Amomum Subulatum): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,2; Dioscoride, Materia Me-
dica I 14 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 268. Vedi Tabelle
in appendice.
57 Maron (Origanum Sipyleum): Teofrasto, Storia delle piante IX 7,3; Dioscoride, Materia Me-
~
dica I 49 Gunther; AMIGUES, Theophraste. Recherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 310. Vedi Tabelle
in appendice.

— 39 —
PARTE PRIMA

34. Neva me;n ouj~n o[nta tw~n ajrwmavtwn e[nia dunavmei" me;n eujqu;" e[cei
bareiva" kai; drimeiva", palaiouvmena de; mevcri th~" ajkmh~" glukaivnetai,
eij~t j ajnaluvetai pavlin. oiJ~on hJ ij~ri" eij" me;n th;n ejrgasivan ajkmavzei meta;
th;n sullogh;n triva e[th, kai diamevnei de; plei~ston e}x e[th. to; de; mavron
e[th duvo. hJ de; smuvrna devka e[th diamevnei beltivwn genomevnh. paraplh-
sivw" de; touvtoi" hJ th~" ajkmh~" diamonh; kai; tou~ kinamwvmou kai; tou~ kov-
stou kai; th"~ kasiva". scoin~ o" de; kai; kavlamo" parakmavzei tacuv. twn~
d j ajnqw~n ta; me;n eujqu;" clwra; o[nta ta;" dunavmei" e[cei, kaqavper to;
rJovdon, ta; de; xhranqevnta, kaqavper oJ krovko" kai; oJ melivlwto". clwra;
ga;r uJgrovtera. Ta;" me;n ouj~n fuvsei" kai; dunavmei" tw~n ajrwmavtwn ejk
touvtwn qewrhtevon.

35. Dokei~ de; to; megalei~on ajflevgmanton eij~nai panto;" trauvmato".


to; de; rJovdinon a[riston pro;" ta; wj~ta. taut~ a d j oujk ajlovgw". tou~ me;n
ga;r hJ suvnqesi" ejk rJhtivnh" kekaumevnh", w{sper ejlevcqh, kai; kasiva"
kai; kinamwvmou kai; smuvrnh", a{panta de; taut~ a stuptika; kai; xhrantikav.
to; de; rJovdinon toi~" wjsi;n ajgaqo;n o{ti aJlsi;n hJ poivhsi". ajnaxhraivnei ga;r
kai; ejkqermaivnei dia; tou;" a{la" dio; kai; hJ aJlosavcnh ajgaqovn. ajlla; to;
th~" straggouriva" lovgou dei~tai. kai; ga;r tauvth/ levgousi mavlista
bohqein~ . ai[tion d j a]n ei[h diovti pan~ to; uJpexavgon mal ~ lon ajnalus
~ ai
.
dei~ provteron to; uJpexacqhsovmenon tou~to de; oiJ a{le" poiou~sin, hJ
d jeujwdiva th;n oJrmh;n ajpevdwke.

36. Diovti de; to; i[rinon eu[osmon me;n, ouj poiei~ de; th;n oJrmhvn; h] diovti
stuptiko;n kai; sunavgei tou;" povrou", w{ste sugkleivsei kwluvein th;n
divodon; ajlla; kai; koiliva" lutikh; diav te th;n qermovthta kai; dia; to;
ajpostuvfein tou;" ejpi; th;n kuvstin povrou". ajpokleiomevnwn ga;r touvtwn
eij" th;n koilivan hJ surrohv. to; d jo{lon farmakw~de" kai; to; i[rinon kai;
a[lla twn~ muvrwn. hJ d j aijtiva pavntwn wJ" kaqovlou eijpein~ ejn tai"~ dunavmesi

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

34. Alcune sostanze profumate, quando sono fresche, hanno un profumo


forte e penetrante, ma, lasciate maturare pienamente, lo addolciscono diffon-
dendolo nuovamente. La radice di iris, ad esempio, prima di essere lavorata,
deve essere lasciata maturare dopo la raccolta per tre anni fino a un massimo
di sei. Il maron viene fatto maturare per due anni, la mirra per dieci affinché
diventi di eccellente qualità. Analogo a quello delle sostanze menzionate è il
periodo di maturazione del cinnamomo, del costo, della cassia. Il giunco e
il calamo rimangono a maturazione per un breve periodo. Tra i fiori invece,
alcuni, come la rosa, mostrano le loro proprietà profumanti appena raccolti,
altri invece, come il croco e il meliloto,58 lo fanno solo dopo l’essiccazione. Ap-
pena raccolti infatti presentano un odore piuttosto debole. Da quanto si è det-
to è possibile osservare la natura e le proprietà delle sostanze odorose.

35-36. LE PROPRIETÀ TERAPEUTICHE DI ALCUNE FRAGRANZE

35. Il megaleion sembra riesca a togliere l’infiammazione alle ferite, il rho-


dinon pare efficace contro il mal d’orecchi. Ciò ha una spiegazione logica. Il
megaleion, infatti, come detto, è composto da resina bruciata, cassia, cinnamo-
mo, mirra, sostanze dotate di proprietà astringenti e cicatrizzanti. Il rhodinon
invece è efficace contro il mal d’orecchi per il fatto che, nella sua preparazio-
ne, interviene il sale. Infatti riesce a seccare e a riscaldare proprio grazie alla
quantità di sale che contiene. Per questo stesso motivo è efficace anche la
schiuma del mare. Occorre ora parlare della stranguria,59 dal momento che
si ritiene che i malati traggano sollievo contro questa malattia dall’impiego
del rhodinon. La spiegazione sta nel fatto che la sostanza idonea a drenare
per prima cosa deve sciogliere ciò che poi andrà espulso. Il sale espleta questa
funzione, mentre la fragranza offre lo stimolo iniziale.

36. Perché l’irinon non dà stimolo? Forse perché è astringente e chiude
perciò ogni poro cosı̀ da impedire il passaggio? Esso agisce come diuretico
o lassativo grazie al suo calore innato e alla capacità di serrare i passaggi
che portano alla vescica. Riempiendosi questi, convoglia i liquidi verso l’inte-
stino. Dunque anche l’irinon ha proprietà medicamentose cosı̀ come altri. In

58 Melivlwto" (Melilotus o Melilotus Italicus): Teofrasto, Storia delle piante VII 15,3; Dioscoride,
Materia Medica I 48 Gunther; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXI 87; AMIGUES, Theophraste. Re-
cherches sur les plantes, V, cit., s.v., p. 311. Vedi Tabelle in appendice.
59 Emissione difficoltosa dell’urina durante la minzione.

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PARTE PRIMA

tai~" eijrhmevnai", o{ti stuptika; kai; qermantikav. ta; ajrwvmata ga;r


toiau~ta farmakwvdh. tau~ta me;n ouj~n e[xw th~" tevcnh".

37. Kra~si" de; kai; mivxi" oujk e[stin wJrismevnh tw~n ajrwmavtwn, w{st j
ejk tw~n aujtw~n ajei; crhsta; kai; o{moia givnesqai, ajlloi~a de; sumbaivnei
dia; th;n ajnwmalivan tw~n dunavmewn tw~n ejn toi~" ajrwvmasi. th~" d j ajnwma-
liva" aijtivai pleivou". miva me;n, h{per kai; toi~" a[lloi" karpoi~", hJ tou~
e[tou" katavstasi". au{th ga;r polucoustevra", oJte; d j ajsqenestevra"
ta;" dunavmei". eJtevra de; ejn th/~ sullogh/~, to; proterh~sai th~" ajkmh~"
h] uJsterhs ~ ai. kai; ga;r tout~ o ouj mikro;n diafevrei. Trivth d j hJ meta;
th;n sullogh;n, o{sa crovnou dei~tai pro;" th;n ajkmhvn, w{sper ejlevcqh.
kai; ga;r ejntauq ~ av ejsti to; proterein~ kai; uJsterein~ .

38. Touvtwn de; to; me;n tw~n ejtw~n oujk ejf j hJmi~n, plh;n eij" to; eijdevnai ta;
poia~ sfodrotevra" kai; ajsqenestevra" e[cei ta;" dunavmei". ta; de; kata;
ta;" ajkma;" th~" te sullogh~" kai; meta; th;n sullogh;n ejf j hJmi~n ejsti;,
w{ste taut~ jeijdovti mal
~ lon to; ejpitugcavnein. hJ me;n ouj~n gevnesi" kai; suvn-
qesi" tw~n muvrwn ejk touvtwn. polucroniwvtaton d j ejsti; tov t jAijguvption
kai; to; i[rinon kai; to; ajmaravkinon kai; to; navrdinon, pavntwn de; mavlista
hJ stakth;, diamevnei ga;r oJposonou~n crovnon. muropwvlh" dev ti" e[fh par j
aujtw/~ memenhkevnai Aijguvption me;n ojktw; e[th, i[rinon de; ei[kosi, kai; e[ti
diamevnein bevltion o]n tw~n ajkmazovntwn. hJ me;n ouj~n croniovth" ejn touvtoi".

39. Ta; d j a[nqina pavnta ajsqenh.~ sumbaivnei de; toi"~ ajnqivnoi" ajkmav-
zein me;n wJ" ejpi; to; pa~n meta; divmhnon, metabavllein d j ejpi; to; cei~ron
ejniautou~ proelqovnto" kai; perikatalabouvsh" th"~ w{ra" ejn h/J~ th;n
ajkmh;n lambavnei to; a[nqo". ajna; lovgon de; th/~ ajsqeneiva/ kai; to; eujek
v pauta
eij~nai kai; o{lw" eujdiavpneusta. ta; d j ejk twn~ rJizwn~ kai; twn~ loipwn~
croniwvtera. pleivwn ga;r hJ ojsmh; kai; ijscurotevra kai; swmatwdestevra.

40. Diafqeivrei de; ta; muvra kai; w{ra qermh; kai; tovpo" kai; oJ h{lio"
a]n teqw~si. dio; kai; oiJ muropw~lai zhtou~si ta;" oijkiva" uJperw/vou" kai; mh;

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

sintesi, il motivo sta nelle caratteristiche precedentemente menzionate: astrin-


genti e riscaldanti. Queste sono dunque le fragranze dotate di proprietà tera-
peutiche. In ogni caso il tema è marginale a questa ricerca.

37-41. COMPOSIZIONE (KRASIS) E DI COMBINAZIONE (MIXIS) DELLE ESSENZE

37. Non esistono regole precise nella mescolanza e nella combinazione del-
le essenze, cosı̀ da ricavare sempre prodotti uguali dalle medesime sostanze.
Talora capita che, per qualche anomalia degli ingredienti utilizzati, il prodotto
finale sia diverso. Le cause di tale discrepanza sono svariate. La prima riguar-
da i frutti e risiede nella stabilità della stagione, che può rendere più o meno
intense le proprietà odorose dei prodotti. La seconda sta nel periodo di rac-
colta: occorre considerare cioè se le sostanze odorose siano state raccolte pri-
ma o dopo rispetto al momento della loro piena maturazione. La terza è legata
alla fase di conservazione dopo la raccolta e riguarda quegli ingredienti che,
come detto, richiedono un tempo di riposo per raggiungere la loro piena ma-
turazione aromatica. Anche per questo occorre considerare se vengono tenute
a riposo più o meno rispetto al tempo necessario.

38. Tra le tre cause elencate quella legata alla stagione non dipende da noi
che possiamo solo sapere quali sostanze abbiano un aroma più o meno intenso
in un dato momento dell’anno. Dipendono invece da noi il periodo della rac-
colta e quello dopo la raccolta. Siamo noi, cioè, che dobbiamo osservare i
giusti tempi. A ciò è legata l’origine e la composizione dei diversi profumi.
Si conservano assai a lungo l’Aegyption, l’irinon, l’amarakinon, il nardinon e,
soprattutto, il profumo a base di mirra stakte che si mantiene per un lungo
periodo. Qualche profumiere afferma di aver conservato l’Aegyption per otto
anni e l’irinon per venti, e che questo si mantiene meglio che non quelli pro-
dotti di recente. Sono questi dunque i profumi che durano a lungo.

39. Invece tutti i profumi a base di fiori hanno breve durata. Essi raggiun-
gono la loro perfetta maturazione dopo due mesi, ma cominciano a sciuparsi
già dopo un anno quando arriva nuovamente la stagione della fioritura. La ra-
gione di questa debolezza sta nella precoce maturazione e nella facilità con la
quale evaporano le essenze. Si conservano più a lungo invece i profumi a base
di radici. La loro fragranza infatti è più decisa, pungente, corposa.

40. I profumi si rovinano a causa della stagione calda, del luogo, dell’espo-
sizione al sole. Per questo motivo i profumieri cercano di trovare case collo-

— 43 —
PARTE PRIMA

proshlivou" ajll j o{ti mavlista paliskivou". ajfaireit~ ai ga;r ta;" ojsma;" oJ


h{lio" kai; to; qermo;n kai; o{lw" ejxivsthsi th~" fuvsew" ma~llon tou~
yucrou.~ to; de; yucro;n kai; oJ pavgo" eij kai; ajosmovteron poiei~ [de;]
dia; to; sustevllein, ajll j oujk ajfairei~taiv ge th;n duvnamin televw". hJ
ponhra; ga;r fqora;, kaqavper twn~ oi[nwn kai; twn~ a[llwn culwn~ , tw/~ to;
oijkei~on ajfairei~sqai qermovn.

41. Dio; kai; eij" ajggeia


~ molubda~ ejgcevousi kai; tou;" ajlabavstrou"
zhtou~si toiouvtou livqou. yucro;n ga;r kai; pukno;n kai; oJ movlubdo"
kai; oJ livqo" oJ toiout~ o". kai; a[risto" toi"~ muvroi" oJ mavlista toiout~ o".
w{ste di ja[mfw throu~si, kai; tw/~ yucrw/~ kai; tw/~ puknw/~, mhvte dievnte"
e[xw th;n ojsmh;n mhvq j o{lw" ejpidecovmenoi mhdevn. kai; ga;r hJ ajnapnoh;
fqeivrei kai; to; e[xwqen ejpeisio;n kai; ajllovtrion. ejpei; kai; ta; pneuvmata
fqeivrei kai; katanalivskei, kaqavper ejlevcqh, ta;" ojsma;", a[llw" te kai;
ta;" mh; fusikav".

42. Kefalalgh~ de; twn~ me;n polutelwn~ to; ajmaravkinon kai; to; navr-
dinon kai; to; megalei~on, tw~n d j eujtelw~n o{lw" me;n ta; plei~sta mavlista
de; to; davfninon. ejlafrovtata de; to; rJovdinon kai; hJ kuvpro", a} kai; toi"~
ajndravsi mavlista aJrmovttein dokei~, kai; pro;" touvtoi" to; krivnon. tai~"
de; gunaixi;n hJ stakth; kai; to; megaleio ~ n kai; to; Aijguvption kai; to;
.
ajmaravkinon kai; to; navrdinon dia; ga;r th;n ijscu;n kai; to; pavco" oujk
eujapovpnoa oujd j eujafaivreta zhtou~si ta; crovnia.

43. jEpei; de; ta; me;n ajsqenh~ ta; d j ijscura;, kai; ijscurovtera ta; ajpo;
twn~ rJizwn~ kai; ta; a[lla ta; proeirhmevna, dia; tout~ o ta; me;n a[nqina mh;
tribovmena eujosmovtera, ta; d j ajpo; tw~n rJizw~n kai; ta; loipa; tribovmena.
ta; me;n ga;r diapneit~ aiv te kai; a{ma diaqermainovmena dia; th;n trivyin

— 44 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

cate in una posizione elevata ma anche poco esposte al sole e perciò quanto
più ombrose. Il sole infatti – o comunque un posto caldo – distrugge i profu-
mi più di un luogo freddo. Il fresco e il gelo, invece, sebbene li rendano meno
fragranti gelandoli, tuttavia non ne distruggono completamente le proprietà.
Perciò la più grande sciagura che può loro capitare, come del resto ai vini e
agli altri sapori, è di perdere il calore innato.

41. È questo il motivo per il quale li conservano in contenitori di piombo e


tentano di preservarli in boccette di alabastro. Infatti tanto il piombo quanto
l’alabastro sono freddi e compatti. Soprattutto quest’ultimo costituisce il mi-
glior materiale per la conservazione dei profumi. Per la loro freddezza e com-
pattezza, perciò, i contenitori di piombo e di alabastro riescono a preservare i
profumi. Essi non lasciano evaporare l’essenza tanto meno permettono ad altri
odori estranei di filtrare all’interno. Infatti distruggono il profumo tanto l’eva-
porazione quanto la penetrazione di altri aromi. Come detto, questi ultimi ro-
vinano e alterano i profumi soprattutto quelli che non si trovano in natura.

42-56. LE PROPRIETÀ DEI PROFUMI

42. Tra i profumi di pregio causano mal di testa l’amarakinon, il nardinon,


il megaleion, tra quelli a buon mercato in linea di massima tutti, in particolar
modo il daphninon. I più leggeri invece sono il rhodinon e il kypros – fragranze
che sembrano adatte anche agli uomini – ma anche il profumo a base di giglio.
Alle donne invece si addicono il profumo a base di mirra stakte, il megaleion,
l’Aegyption, l’amarakinon, il nardinon, fragranze queste che. per la loro forza e
corposità, tendono a non evaporare e a durare. Del resto le donne ricercano i
profumi persistenti.60

43. Poiché i profumi si distinguono in leggeri e forti e quelli più intensi


sono composti da radici e da tutte le altre sostanze aromatiche di cui si è
già parlato, per questo motivo le fragranze floreali, dal momento che i fiori
che le compongono non sono stati macinati, sono più avvolgenti, al contrario
di quelle ricavate da radici e da altre sostanze odorose sottoposte invece a tri-
turazione. Riscaldandosi sulla pelle per lo sfregamento, le fragranze floreali

60 Per approfondimenti sul capitolo, vedi B. TRIPODI, Il profumo di Teofrasto. Considerazioni


intorno ad Od. 42, in Corona Aurea. Studii ı̂n onoarea Luciei Teposu Marinescu, Bucarest 2005,
pp. 529-535.

— 45 —
5
PARTE PRIMA

ejxivstatai kai; ajlloiout~ ai, ta; de; dia; th;n ijscu;n w{sper ajnoigomevnwn
tinw~n povrwn ejk th~" trivyew" ejmfanestevran poiei~ th;n ojsmhvn.

44. O} kai; ejp j aujtw~n tw~n rJizw~n kai; o{lw" tw~n sterew~n sumbaivnei,
kaqavper ejlevcqh. kata; de; tw~n ajnqw~n ejnantivw", <w{s>te hjkolouvqhken
eJkavtera th/~ ajrch/~. ta; d j ejk th~" smuvrnh" eujlogwvtata di j a[mfw. kai; ga;r
mivgnutai ma~llon kai; hJ qermovth" hJ th~" trivyew" oujk ajllotriva, malakhv
ti" ouj~sa. kai; ga;r hJ smuvrna zhtei~ tina puvrwsin. ajplw"~ de; pan~ to;
poluvodmon a[n t j eujw~de" a[n te kakw~de" a[n te drimu; a[n t j ojxu; a[n q j
oJpoionoun~ tugcavnh/, kinouvmenon ejmfanevsteron. tovte ga;r w{sper ejner-
geiva/ ajnamivgnutai ma~llon tw/~ ajevri. tw~n de; muvrwn to; Aijguvption kai; hJ
stakth; kai; ei[ ti a[llo poluvodmon [kai;] mignuvmena tw/~ oi[nw/ tw/~ eujwvdei
hJdivw. parairei~tai ga;r hJ baruvth" aujtw~n. ejpei; kai; hJ smuvrnh aujth; pro;"
th;n ajnaqumivasin brecqeis ~ a ejn tw/~ glukei~ kaqavper ejn toi"~ provteron
ejlevcqh.

45. Pro;" de; ta;" dunavmei" skopoumevnoi" dovxeien a]n a[topon eij~nai
to; sumbai~non ejpi; tou~ rJodivnou. koufovtaton ga;r o]n kai; ajsqenevstaton
ajfanivzei ta;" tw~n a[llwn ojsma;" o{tan promurisqw~si. dio; kai; oiJ
muropw~lai tou;" ejpidistavzonta" kai; mh; wjnoumevnou" par j aujtw~n
ejpimurivzousi touvtw/ pro;" to; mh; aijsqavnesqai ta; para; twn~ a[llwn.
ai[tion d j o{ti leptovtaton o]n kai; prosfile;" th/~ aijsqhvsei dia; th;n
koufovthta mavlista diiknei~tai kai; sumplhroi~ tou;" povrou", w{sq j hJ
ai[sqhsi" kateilhmmevnh kai; plhvrh" ouj~sa krivnein ajdunatei~.

46. Duvo gavr eijsi trovpoi, tavca de; trei"~ , oiJ kwluvonte" th;n krivsin.
EiJ~" me;n oJ nu~n eijrhmevno". a[llo" d j oJ ajpo; twn~ ijscurwn~ w{sper mequvskwn
th;n ai[sqhsin kai; karhbaran~ poiwn~ . trivto" d j o{tan prokatalhfqh/~ tw/~
beltivoni. to; ga;r ejpeisavgein to; ceir~ on ouj rJa/vdion. ouj devcetai ga;r hJ
ai[sqhsi", w{sper oujd j ejpi; tw~n culw~n kai; o{lw" tw~n kata; th;n trofhvn.

47. Katiscnaivnein de; dokei~ to; rJovdon kai; th;n suvnqeton ojsmhvn.
o{tan ga;r ajkmavzh/ to; a[nqo", rJodivzousi ta;" sunqevsei", ajnoigovmenai d j
ejxovzousi touvtou movnou kai; mavlista. pauvetai de; tacu; kai; lhvgei dia;

— 46 —

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

evaporano, si alterano e mutano. Le altre fragranze, invece, facilitando con le


loro note intense l’apertura di alcuni pori a seguito dello sfregamento, assu-
mono un carattere più marcato.

44. Ciò si verifica, come osservato, nel caso delle essenze ricavate da radici
e da componenti solide. Avviene invece il contrario nei profumi ottenuti dai
fiori, cosicché ciascuna tipologia segue la sua origine. Questo stesso principio
riguarda anche il profumo ricavato dalla mirra per due motivi. Infatti esso de-
riva soprattutto da un processo di mescolamento e il calore generato dallo
sfregamento non è nocivo alla sostanza ma le è adatto. La mirra infatti ha bi-
sogno di una certa quantità di calore. Del resto, ogni odore gradevole o ripu-
gnante, acuto, penetrante o di qualsiasi altro genere assume una nota più mar-
cata a seguito del movimento e acquista una profumazione tanto più decisa
quanto più si mescoli all’aria. Tra le fragranze l’Aegyption, il profumo a base
di mirra stakte e qualsiasi altro dall’aroma intenso, mescolati a vino odoroso,
diventano più dolci. In questo modo infatti si liberano della loro asprezza. Co-
me detto, la stessa mirra, lasciata macerare in vino dolce, diventa ancora più
gradevole nei suoi effluvi odorosi.

45. A quanti indagano sulle proprietà dei profumi potrebbe apparire stra-
no quanto avviene con il rhodinon. Infatti, sebbene sia il più leggero e debole,
tuttavia distrugge le altre fragranze delle quali una persona si sia in preceden-
za cosparsa. I profumieri perciò ungono con esso i clienti indecisi e intenzio-
nati a non comprare nulla presso di loro, affinché essi non riescano a sentire
alcunché presso i profumieri concorrenti. La spiegazione sta nel fatto che, es-
sendo assai leggero e gradevole all’olfatto per la sua soavità, il rhodinon pene-
tra nei canali sensoriali occupandoli totalmente, cosicché l’olfatto, completa-
mente assorbito da questa fragranza, non è in grado di percepire altro.

46. Ci sono due sistemi o probabilmente tre per impedire la percezione. Il


primo è quello di cui si è appena parlato, il secondo si manifesta quando il
senso dell’olfatto, colpito da sensazioni più forti, ne rimane stordito; il terzo
quando l’olfatto, completamente assorbito da sensazioni migliori, non è dispo-
sto a percepire stimoli di minore intensità. Perciò esso li respinge cosı̀ come fa
il gusto in relazione ai cibi.

47. Sembra che la rosa riesca ad alterare anche i profumi composti. Infatti
quando il fiore è nel momento migliore per la raccolta, allora si preparano
prodotti profumati a base di rosa. Tuttavia quando questi vengono aperti, essi
emanano solo ed esclusivamente la fragranza di rosa. Tale effetto ha tuttavia

— 47 —
PARTE PRIMA

th;n ajsqevneian kai; leptovthta, di j h}n kai; ejxovzei twn~ a[llwn. lepth;
ga;r oujs
~ a hJ ajnapnoh; kai; hjqroismevnh th/~ katakleivsei proterei~ te twn~
loipwn~ kai; diadivdotai pantacou.~ dia; taujto; de; tout~ o kai; ajpolhvgei
tacu; kai; katakrateit~ ai pavlin. ajsqenei~ ga;r to; lepto;n kai; malakovn.

48. Poiou~si dev tine" tou~to kai; tw~n oi[nwn, w{ste propoqevnte" ajfa-
nivzein th;n twn~ a[llwn hJdonhvn. e[nioi d j w{ste mh; ejpidevcesqai rJa/divw"
tou;" a[llou", w{sper oJ E j ruqrai~a" aJlukov" ti" w]n kai; malakov". th;n
aijtivan peiratevon ejk tw~n oJmoivwn lambavnein. e[cei de; kai; tou~t j i[dion
to; rJovdinon, o{per scedo;n kai; mikrw/~ provteron ei[rhtai. ta; me;n ga;r
a[lla pavnta ta; plei~sta kefalalgh~, tou~to d j, w{sper ejlevcqh, lutiko;n
kai; bavrou" kai; ajlghdovno" kai; th~" ajpo; tw~n muvrwn.

49. H
J d j aijtiva fanera; dia; tw~n proeirhmevnwn, ei[per ejpikratei~ kai;
diaduvetai pantacou.~ ta; me;n ga;r a[ll j o{sa kefalalgh~ bareva dia; to; ejk
toiouvtwn sugkei~sqai ta; me;n rJizw~n ta; d j ojpw~n. tou~to de; kai; th/~ ojsmh/~
ejlafro;n kai; th/~ qermovthti suvmmetron eij" to; sumpevyai kai; dianoi~xai
tou;" povrou". oiJ ga;r dh; povnoi th"~ kefalh"~ h] kaqugrainomevnh" h] pneu-
matoumevnh" tw/~ ejnapolambavnesqai, w{ste to; me;n ejkkri~nai dei~ to; de;
pevyai h] ajfelei~n.

50. Pro;" a{panta de; hJ qermovth" crhvsimon, kai; eij" ajfaivresin kai;
e[ti mal~ lon eij" to; pevttein kai; dianoivgein tou;" povrou", eij" a} sumbavl-
letai to; ejn tw/~ aJli; pepoih~sqai. kai; ga;r ajnastomou~si kai; diaqermaiv-
nousin oiJ a{le". hJ d j eujosmiva kai; oJrmhvn tina poiei~ pro;" th;n kivnhsin.
ajgaqo;n de; dokei~ kai; pro;" tou;" kovpou" eij~nai th/~ qermovthti suvmmetron
o]n kai; th/~ koufovthti kai; th/~ diaduvsei pro;" tou;" ejnto;" povrou". wJ" dev
tinev" fasin, oujc hJ~tton hJ kuvpro" e[ti touvtou. malakh; ga;r hJ ojsmh;
kai; prosfilh;" tw/~ crwti; kai; hJ tauvth". kai; taut~ a me;n kai; ta; o{moia
touvtoi" w{sper i[dion a]n ei[h.

51. Tou~ rJodivnou de; aiJ mivxei" kai; ejn tai~" ojsmai~" kai; ejn toi~" cumoi~"
eja;n hJrmosmevnai tugcavnwsin, e[cousiv tina creivan, aiJ me;n ajfairou~sai
th;n baruvthta kai; th;n ijscu;n, aiJ d j eujosmivan tina; aiJ de; glukuvthta
ejmpoiou~sai kaqavper kai; ejpi; tw~n oi[nwn. kai; ga;r oJ ejn Qavsw/ oJ ejn tw/~
prutaneivw/ didovmeno", qaumastov" ti" wJ" e[oike th;n hJdonh;n hjrtumevno"
ejstivn. ejmbavllousi ga;r eij" to; keravmion stai"~ mevliti furavsante",
w{ste th;n me;n ojsmh;n ajp j aujtou~, th;n de; glukuvthta ajpo; tou~ staito;"
lambavnein to;n oij~non.

— 48 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

scarsa durata per la debolezza e la volatilità dell’essenza, che inizialmente pre-


vale sulle altre. Infatti, essendo sottile, la fragranza di rosa evapora preceden-
do le altre e diffondendosi ovunque. Per questo motivo essa sfuma rapi-
damente ed è nuovamente sovrastata dalle altre componenti aromatiche.
Infatti ogni ingrediente delicato e leggero è di per sé debole.

48. Producono analogo effetto anche alcuni vini: se bevuti per primi tol-
gono il piacere degli altri, cosicché alcune persone non sono disposte a assu-
merne altri dopo avere assaggiato il primo. Questo, ad esempio, è l’effetto di
un vino di Eritre che è salato e leggero. Si può cercare di recuperarne la causa
dal confronto con casi analoghi. Come detto poc’anzi, ha effetto analogo il
rhodinon. Infatti mentre tutti gli altri profumi – direi la maggior parte – cau-
sano mal di testa, il rhodinon scioglie il senso di pesantezza e di sofferenza
creato dalle altre fragranze.

49. La ragione di ciò appare chiara da quanto è stato già detto, se si tiene
presente che il rhodinon si impone sulle altre fragranze e penetra ovunque.
Infatti tutti gli altri profumi causano fastidiosi mal di testa poiché sono ricavati
alcuni da radici, altri da resine. Il rhodinon invece ha una fragranza leggera e
dal calore equilibrato adatto a dare una temperatura giusta ai pori e a farli
aprire. Infatti i mal di testa sono determinati dalla ritenzione di umidità o
di aria, cosicché è necessario, per un verso, espellerla, per un altro, lasciarla
maturare o liberarsene.

50. Il calore del rhodinon è utile nella soluzione di tutti questi problemi, sia
per la sua capacità di far secernere, sia soprattutto di far maturare e aprire i
pori. Ciò avviene anche perché il rhodinon è composto da sale, ingrediente
che aiuta ad aprire i passaggi e a riscaldarli. Questo profumo favorisce inoltre
il movimento. Infatti sembra stimolare al lavoro per il suo calore equilibrato,
per la sua leggerezza, per la sua capacità di penetrare nelle parti più profonde
dei pori. Secondo alcuni non è da meno il kypros. Come il rhodinon possiede
infatti una fragranza delicata e gradevole alla pelle. Queste e simili proprietà
possono essere considerate peculiari di questi profumi.

51. La composizione del rhodinon, se ben fatta, può apportare benefici sia
nel campo degli odori che dei sapori; gli uni ne assumono l’acutezza e la forza,
gli altri la dolcezza dell’aroma, come avviene per i vini. Cosı̀ il vino servito nel
pritaneo di Taso, capace di offrire una sensazione meravigliosa, è preparato
con questo procedimento: mettono in un contenitore di terracotta mescolan-
doli farina di spelta e miele, cosicché il vino possa prendere dal miele il pro-
fumo, dalla farina la dolcezza.

— 49 —
PARTE PRIMA

52. Sumbaivnein de; tou~to kai; kata; ta;" tw~n oi[nwn mivxei". oiJ~on ejavn
ti" keravsh/ [eij"] sklhro;n kai; eu[osmon malakw/~ kai; ajovsmw/, kaqavper
ton HJ raklewvthn kai; to;n E j ruqrai~on, tou~ me;n th;n malakovthta tou~ de;
th;n eujosmivan parecomevnou. sumpivptei ga;r a{ma [kai;] ta; kaka;
ajllhvlwn ajfanivzein th/~ malakovthti qatevrou polla;" de; kai; a[lla" oiJ
e[mpeiroi levgousi kai; i[sasi kravsei". o} kai; ejpi; tw~n ojsmw~n eu[logon
sumbaivnein, kai; ejpi; twn~ crwmavtwn a[n ti" lambavnh/ ta;" aJrmottouvsa"
mivxei". tou~to me;n ouj~n i[dion tou~ rJodivnou.

53. To; de; koino;n ejpi; pavntwn ajpovrhma, tiv dhv pote ajpo; tou~ karpou~ th"~
ceiro;" h{dista faivnetai, dio; kai; oiJ muropwl~ ai tout~ o murivzousi to; mevro".
th;n d j aijtivan ejk tou~ ejnantivou lhptevon, o{ti to; qermo;n ejxivsthsi kai;
ajlloioi.~ taceia~ de; dh; hJ ai[sqhsi" toi"~ muvroi" ajnamignumevnoi" tw/~ crwtiv.

54. A
j porei~tai de; divoti oiJ mh; eijwqovte" murivzesqai ma~llon ejxovzou-
si tw~n sunecw~" murizomevnwn. ei[h me;n ga;r a]n levgein kai; o{ti fantasiva/
kai; oujk ajlhvqeia/ dia; to; mh; eijwqov". eij d j ouj~n kai; ajlhqe;", e[oike to; me;n
oiJ~on sunanamivgnusqai pleivosin ojsmai~" eJtevrai" uJf j wJ~n ajmaurou~tai,
sugkatamignumevnou kai; tou~ crwto;", to; de; w{sper ajkevraion devcesqai
to; mano;n kai; ejkfaivnein th/~ aijsqhvsei cronizovmenon. ei[h d j a]n kai;
ejnantivw" labein~ wJ" hJ~tton decomevnou dia; to; ajsuvnhqe", braduvteron
d j ajnamignuvmena pleivw crovnon ejxovzein. kai; tou~to me;n e[latton kai;
ouj fanerw"~ oJmologouvmenon.

55. A
{ ptetai de; mavlista tou~ crwto;" kai; kefalh~" kai; tw~n a[llwn
kai; pleis~ ton crovnon ejmmevnei tai"~ ijscurotavtai" tai"~ ojsmai"~ , oiJ~on
megalei~on, Aijguvption, ajmaravkinon. ta; d j ajsqenh~ kai; poluvodma,
kouvfhn e[conta th;n ajnapnoh;n, kai; taceia ~ n poieit~ ai th;n ajpovleiyin
w{sper tov te rJovdinon kai; hJ kuvpro".

56. E[ nia de; kai; eij" th;n uJsteraivan ouj cei~ron o[zei, diapepneukuiva"
ei[ ti" ejnhn~ baruvth". Ta; de; kai; o{lw" e[mmona mal ~ lon w{sper hJ navrdo" kai;
to; i[rinon, pavntwn de; mavlista <ta;> ijscurovtata. Kai; ta; me;n e[n te toi~"
loutroi"~ kai; th/~ ajnevsei diathrei~ pw" th;n ojsmh;n h] ouj sugkakuvnei. ta; de;
kakunovmena pleivw poiei~ duswdivan aujtw~n tw~n iJdrwvtwn wJ" a]n shvyewv"
tino" h] diafqora~" ginomevnh". Kai; ta; me;n peri; th~" tw~n muvrwn poihvsewv"
te kai; dunavmew" ejpi; tosou~ton eijrhvsqw.

— 50 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

52. Questo si verifica anche quando si mescolano i vini. Se si unisce un vi-


no aspro ma profumato a un vino dolce ma privo di aroma, come il vino di
Eraclea e il vino di Eritre, uno darà la dolcezza, l’altro la fragranza. Capita cioè
che l’uno sovrasti la qualità più debole dell’altro, con la dolcezza il primo, con
la fragranza il secondo. Gli esperti riferiscono e conoscono molte altre com-
posizioni. Ciò avviene per i profumi, ma anche per i colori nel caso si trovino
le combinazioni equilibrate. Queste dunque sono le proprietà del rhodinon.

53. C’è una questione comune a tutti i profumi: perché essi emanano un
odore dolcissimo se spalmati sul polso, e i profumieri per questo testano la
fragranza proprio su questa parte del corpo? La risposta va cercata osservan-
do il caso contrario, ovvero quando il calore altera e distrugge la fragranza.
Perciò la sensazione destata dai profumi è immediatamente percepibile allor-
ché essi vengano messi a contatto diretto con la pelle.

54. Ci si deve interrogare anche per quale motivo chi non fa uso di profu-
mi emani un odore più pungente rispetto a chi invece ne fa un uso abituale. Si
potrebbe rispondere, ma più facendo leva sulla suggestione che non sulla real-
tà dei fatti, che questo dipende dal mancato impiego dei profumi. Se questo
corrispondesse a verità, sarebbe naturale che il profumo si mescolasse agli altri
odori, dai quali è sovrastato. Unendosi il sentore della pelle al profumo, que-
sto, puro, assorbe quello poroso e si porta all’attenzione dell’olfatto rimanen-
dovi. Si potrebbe anche proporre una soluzione differente: il profumo rimane
meno in quelli che non ne fanno un uso frequente, dal momento che essi man-
tengono per più tempo il loro odore a cui la fragranza assai lentamente riesce
a mescolarsi. Ma questa è solo una piccola spiegazione non condivisa comple-
tamente da altri.

55. Tra le fragranze più forti, il megaleion, l’Aegyption e l’amarakinon ri-


mangono più a lungo soprattutto sulla pelle della testa e anche delle altre parti
del corpo. Quelle più leggere e semplici invece, come il rhodinon e il kypros,
dal momento che evaporano facilmente, svaniscono rapidamente.

56. Ci sono comunque alcuni profumi la cui fragranza risulta migliore il se-
condo giorno, dopo che hanno perso, se mai la possedevano, la pesantezza ini-
ziale. Certe fragranze rimangono a lungo, come il nardinon e l’irinon che sono le
più forti tra tutte. Alcune poi resistono anche a bagni rilassanti senza esserne ro-
vinate, altre invece, alterandosi sensibilmente, producono un odore simile al su-
dore, come se fosse in atto un processo di putrefazione e di decomposizione.
Sulle creazione e le proprietà dei profumi è sufficiente quanto detto finora.

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PARTE PRIMA

57. Ta; de; peri; th;n tw~n xhrw~n mivxin, ejx wJ~n <ta;> diapavsmata kai;
aiJ sunqevsei", oujk e[ti zhtei~ mivxin tw~ndev tinwn wJrismevnwn, ajll j o{sw/
a[n ti" pleivw kai; poikilwvtera mivxh/, tosouvtw/ kai; hJ ojsmh; lamprotevra
kai; hJdivwn. w{sper kai; ejx aujtw~n tw~n ajrwmavtwn tw~n proceivrwn eij" tauj-
to; ga;r mignuvnte" a{panta crw~ntai. zhtou~si de; touvtoi" kai; speuvdousin
w{ste mh; eJno;" ajlla; pavntwn koinhvn tina th;n ojsmh;n eij~nai. dio; kai; ajnoiv-
gonte" diav tinwn hJmerwn~ to; ejxovzon ejxairous ~ in ajei; kai; twn~ ijscurwn~
ejlavttw mignuvousin, { w{s t n to; d j o{lw" { ouj mignuvousin w{sper to;
ejrusivskhptron, uJpe;r ouJ~ kai; ajrtivw" ejlevcqh.

58. Brevcousi de; suntiqevnte" tw/~ oi[nw/ tw/~ eujwvdei. kai; e[oike d j ouj~n
crhvsimo" eij~nai pro;" ta;" eujosmiva", ei[ ge kai; oiJ mureyoi; crwn~ tai.
mevnousi de; polu;n crovnon aiJ sunqevsei". hJ de; crh~si" touvtwn me;n eij"
th;n twn~ iJmativwn ojsmh;n twn~ de; diapasmavtwn eij" th;n strwmnh;n o{pw"
pro;" to;n crw~ta prospivpth/. kai; ga;r { a[rcetai ma~llon kai; ejmmo" newv-
teron tout~ o, kai; w{sper ajnt j ejkeivnou tout~ o poious ~ in {. oiJ de; provte-
ron ejnevbalon oi[nw/ katabrevconte" eujwvdei pro;" to; parairei~sqai th;n
ojsmh;n, e[nia de; kai; melikravtw/ kai; oi[nw/ mignuvnte" ajnevdeuon, ta; de;
kai; aujtw/~ tw/~ melikravtw/. to; ga;r o{lon a[mfw tau~ta sunergei~ pro;"
eujosmivan. diamevnousi de; aiJ sunqevsei". fanero;n d j ejk touvtwn o{per
kai; provteron ejlevcqh, diovti ta; xhra; kai; eujosmovtera pro;" a[llhla
<micqevnta> tai~" ojsmai~".

59. AiJ de; tw~n zw/vwn ojsmai; kata; ta;" ijdiva" givnontai fuvsei". eJkavstw/
gavr ejstiv ti" oijkeiva kata; th;n kras
~ in. auJ~tai d j hJdeia
~ i me;n kai; kaqarai;
kai; kata; ta;" ajkma;" kai; o{tan euj~ e[cwsin eJautw~n, e[ti de; hJdivou"
aJpalw~n kai; nevwn o[ntwn. plei~stai de; kai; kakwdevstatai peri; ta;"
ojceiva" kai; o{lw" sunthkomevnwn kai; kamnovntwn <tw~n> swmavtwn.
dio; kai; oiJ travgoi kai; oiJ e[lafoi kai; lagoi; kai; taj~lla tovte mavlista
o[zei.

— 52 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

57-60. LA PREPARAZIONE DI DIAPASMATA E SYNTHESEIS

57. Riguardo alla mescolanza di sostanze secche da cui si ottengono polveri


profumate 61 e composizioni aromatiche, non interessa parlare dell’unione di al-
cuni ingredienti, ma di come un profumiere riesca ad armonizzare al meglio sia
gli elementi più rari, in modo tale da comporre un profumo magnifico e dolce,
sia gli ingredienti più a portata di mano. Per questa operazione (i profumieri)
hanno bisogno di mescolare tutti gli ingredienti. Durante questo procedimento
si preoccupano e si sforzano di creare una fragranza che non sia dominata da
un solo componente ma sia costruita sull’armonia di tutte le note aromatiche.
Per questo motivo, a distanza di qualche giorno, essi aprono il contenitore, ri-
muovono l’ingrediente profumato dominante e aggiungono una piccola quan-
tità di spezie dall’aroma intenso come [...] tuttavia non sempre fanno delle ag-
giunte come nel caso dell’erysiskeptron,62 del quale si è parlato poco prima.

58. Si lasciano macerare mescolandole le sostanze odorose in vino fragran-


te. Pare che questo procedimento sia utile nella produzione dei profumi, dal
momento che gli stessi profumieri ne fanno uso. Le fragranze composte hanno
lunga durata. Esse trovano impiego nella profumazione dei vestiti e, sotto for-
ma di polveri odorose, in quella del letto: l’obiettivo è di portarli a contatto
diretto con la pelle. [...]. Alcuni in passato hanno messo a macerare le sostan-
ze aromatiche in vino odoroso per ricavare il profumo, altri le inzuppavano
mescolandole in latte, miele e vino, altri ancora in latte e miele. In ogni caso
entrambi questi procedimenti sono efficaci nella preparazione del profumo.
Le fragranze composte durano comunque a lungo. Da quanto è stato detto
in precedenza risulta chiaro che le sostanze secche, mescolate ad altre sostanze
secche, acquisiscono un profumo ancora più intenso.

59. Gli odori degli animali sono rapportabili alla loro natura. Infatti ciascu-
no ha un sentore peculiare che si accorda alla sua particolare composizione.
Tali odori sono dolci e puri quando l’animale è nel fiore dell’età e in buona
salute, ancora più dolci quando è tenero e giovane. Essi risultano insopporta-
bili durante il periodo dell’accoppiamento e quando l’animale è deperito e
malato. Perciò le capre, i cervi, le lepri e tutte le specie di animali proprio
in quel periodo emanano cattivo odore.

61 Sul significato di diavpasma, vedi Introduzione alla seconda parte, ma anche Tabelle in ap-
pendice.
62 Forse Teofrasto ne aveva parlato nella parte lacunosa del testo. In ogni caso l’ejrusivskhptron /
esyskeptrum equivaleva al Cyperus Rotundus come informa Dioscoride, Materia Medica I 4 Gunther.

— 53 —
PARTE PRIMA

60. Qaumasto;n de; faivnetai kai; i[dion to; sumpavscein ta;" trageva",
o{tan hJ w{ra kaqhvkh/ th~" oJrmh~". Ai[tion de; dhlonovti to; uJpoleivpesqaiv
tina ejn tw/~ devrmati duvnamin h] uJgrovthta toiauvthn ajf j hJ~" hJ oJrmh; givnetai
kai; zwvntwn. kinoumevnh" ouj~n kai; diaqermainomevnh" tauvth" uJpo; tou~
ajevro" eu[logon kai; ta; devrmata, kaq j o{son ejpibavllei. dio; kai; wJ"
prw~ton ai[tion hJ diavqesi". tovte ga;r kai; oiJ mh; ojceuvonte" ejx<ovz>ousi
kai; oiJ a[gonoi kai; aiJ aij~ge" o{lw". hJ d j ojceiva tovte me;n megavlhn merivda
sumbavlletai, kaq j auJth;n d j aijtiva givnetai th~" diaqevsew".

61. Eujlovgw" de; ta; muvra farmakwvdh dia; th;n tw~n ajrwmavtwn duvna-
min. kai; ga;r ta; ajrwvmata toiau~ta. dhloi~ de; tav te kataplavsmata kai; a}
dhv tine" malavgmata kalou~sin o{ia" ajpodeivknutai dunavmei" tav te
fuvmata kai; ta; ajposthvmata diacevonta kai; a[lla pleivw tw~n kata; to;
swm~ a dialloioun~ ta, ejpipolh"~ me;n ajlla; kai; ta; ejn bavqei, oiJ~on, a[n
ti" kataplavsh/ ta; uJpocovndria kai; to; sth~qo", eujqu;<"> su;n toi~" ejrug-
moi"~ ajpodivdwsin eujwvdei" ta;" ojsmav".

62. E[ nia de; kai; eij" ou[rhsin a[gei, sunexovzein poiou~nta aujtav. e[ti
de; touvtou meiz~ on, o{ti kai; ajpo; th"~ kefalh"~ , a[n ti" kataplavsh/, divdwsi
th;n ojsmh;n eij" ta; ouj~ra ta; ajpo; tw~n ajrwmavtwn. ejpeiv ge koilivan kinei~
kai; hJ i[ri" w{sper ejlevcqh. pavnta de; taut~ a poiei,~ kaqavper pollavki"
ei[rhtai, dia; to; fuvsei strufna; kai; uJpovpikra, qermantika; kai; eujdivoda
pro;" tou;" povrou" eij~nai. tmhtika; ga;r o[nta kai; qermantika; kai;
stuvfein a{ma kai; qermaivnein dunavmena, kai; ejxavgein kai; ejkpevttein
duvnatai, kai; to; o{lon ajlloioun~ kai; metabavllein.

63. Sumbaivnei de; trovpon tina; kai; ejn a[lloi" hJ toiauvth sumpavqeia.
kai; ga;r oJ oij~no" a{ma th/~ stafulh/~ dokei~ sunanqein~ kai; ta; skovroda kai;
ta; krovmua tovte drimuvtaton o[zein, o{tan <ta;> ejn th/~ gh/~ blastavnh/. plh;n
touvtoi" d j a{ma sumbaivnei kai; aujtoi~" blastavnein. o{lw" de; pavnta
kinei~tai ta; floiovriza kai; sarkovriza mh; ajpexhrammevna kata; ta;"
blasthtika;" w{ra". hJ ga;r ejnupavrcousa duvnami" ejn aujtoi"~ kineit~ ai.

— 54 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

60. È strano ma anche singolare che la pelle delle capre emani un pessimo
odore durante il periodo dell’accoppiamento. La causa evidentemente sta nel
fatto che nella pelle rimane qualche componente o qualche umore da cui na-
sce l’istinto all’accoppiamento dell’animale. È ovvio che quando questo è ec-
citato e riscaldato dall’aria anche la pelle è investita da questo stato. Perciò la
prima causa del cattivo odore risiede nella condizione degli animali. In quel
periodo infatti anche le bestie che non si accoppiano, quelle sterili e le fem-
mine emanano tutte lo stesso fetore. Il periodo dell’accoppiamento costituisce
la causa principale del cattivo odore, insieme a esso però figura anche la con-
dizione fisica dell’animale.

61-63. GLI ODORI PECULIARI DEGLI ANIMALI

61. Ovviamente i profumi hanno anche capacità curative grazie alle pro-
prietà delle componenti odorose. Le sostanze aromatiche le possiedono in
questa forma. I cataplasmi e quei preparati che alcuni chiamano malagmata
evidenziano proprietà che risultano efficaci contro tumori e ascessi. Alcuni ri-
solvono per lo più quelli che compaiono all’esterno sulla pelle, altri invece
quelli che si formano all’interno del corpo. Ad esempio, se qualcuno applica
un cataplasma profumato sull’ipocondrio e sul petto subito, nell’espettorare,
emette, insieme ai muchi, anche le componenti profumate contenute nel me-
dicamento.

62. Alcune sostanze aromatiche sono utili nella minzione e, cosı̀ operando,
profumano l’urina. Ciò avviene anche in forma più marcata se uno spalma la
fragranza sulla testa: l’odore della sostanza aromatica arriva fin nelle urine.
Come detto, l’iris ha la proprietà di mettere in movimento le viscere. Anche
tutti gli altri aromi, come è stato già rilevato, hanno analogo effetto poiché
per natura risultano astringenti, assai amari, riscaldanti, in grado di insinuarsi
nei pori. Perciò, essendo pungenti, capaci di riscaldare, astringere e ancora
seccare, possono avere effetto lassativo e far digerire e, complessivamente,
possono provocare alterazioni e trasformazioni.

63. Questo accordo tra odore e stagione investe in qualche modo anche le
altre cose. Infatti il vino sembra maturare in relazione alla maturazione dell’u-
va. Allo stesso modo l’aglio e la cipolla emanano un odore assai acuto, quando
le piantine vengono alla luce dalla terra o quando dai bulbi nascono i germo-
gli. In linea generale tutti i bulbi, siano essi duri o teneri, se non sono del tutto
inariditi, tornano a vita nella stagione della ripresa vegetativa. A muoverli è
un’energia insita in essi. Tra tutti questi fenomeni, quello più degno di ammi-

— 55 —
PARTE PRIMA

qaumasiwvtaton de; tw~n toiouvtwn to; ejpi; tou~ stevato" th~" a[rktou
sumbai~non, ei[per a{ma tai~" fwlivai" ejpaivretai kai; ejkplhroi~ ta;
ajggei~a.

64. Tiv dhv pote Dhmovkrito" tou;" me;n culou;" pro;" th;n geu~sin ajpo-
divdwsi ta;" d j ojsma;" kai; ta;" crova" oujc oJmoivw" pro;" ta;" uJpokeimevna"
aijsqhvsei"; e[dei ga;r ejk tw~n schmavtwn. h] tou~tov ge pro;" a{panta" koi-
novn; a{pante" ga;r oiJ me;n movnh" oiJ de; mavlista tauvth" ta; pavqh levgousi
kai; ta;" diafora;", wJ" ejn crwvmasi leuko;n kai; mevlan, kai; ejn cumoi~"
gluku; kai; pikro;n, <oujc> ou{tw d j ejn ojsmai"~ . oujde;n ga;r plh;n t j eu[o-
smon kai;; <to;> kavkosmon [e[ti de; ta; me;n mikta; ta; d jajnavmikta]. oujd j
ejn aJptoi"~ . pleivw ga;r eujqu; ta; uJpokeivmena, sklhro;n malako;n tracu;
lei~on. Aj lla; ma~llon ejn fwnai~", ojxu; kai; baruv.

65. < [Eti de; ta; me;n mikta; ta; d j a[mikta.> a[miktoi culoi; oiJ me;n tw/~
mh; katamerivzesqai w{st j ejx ajmfoi~n, oiJ~on u{dwr e[laion flevgma aiJ~ma,
o{lw" pan~ to; ejpinevon h] to; diairoun~ , w{sper to; o[xo" kai; to; gavla. to;
ga;r th/~ pievsei kai; trivyei mignuvmenon e{teron eij~do". a[llon de; trovpon
oiJ mh; eu[miktoi pro;" th;n creivan oiJ kai; lumainovmenoi ajllhvlou", oiJ~on hJ
qavlatta kai; ta; nitrwvdh kai; pikra; u{data tou;" oi[nou" kai; ta; povtima,
eja;n mh; eujqu;" crht~ aiv ti".

66. O j smai; de; aiJ me;n ou{tw" a[miktoi pleivou" kai; w{ste kaqovlou la-
bein~ aiJ kakwvdei" tai"~ kakwvdesi. { wJ" de; mh; e{n ti to; ejx ajmfoin~ e[rgon
euJrei~n mh; ajduvnaton, eij" th;n toiauvthn de; duvnamin a{pan wJ" eijpei~n pa~n
eu[osmon {. ajll j e[nqa me;n i[sw" ceivrw poiei~ e[nqa de; beltivw, kaqavper
ejpi; tw~n muvrwn. ta; me;n ga;r ajfairei~tai to; a[kraton kai; sklhro;n, ta; d j
ajpoqhluvnei kai; w{sper ejxudatoi~ ta;" ojsmav". ejn de; toi"~ xhroi"~ a{pasai
pavsai" miktaiv.

67. Ta; ga;r diapavsmata o{sw/ a]n h/j~ pleiovnwn ajmeivnw. poiei~ de; kai; hJ
tou~ oi[nou katavmixi" kai; muvra e[nia kai; qumiavmata eujosmovtera, kaqavper

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TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

razione riguarda il grasso dell’orso, che si gonfia durante il periodo di letargo


dell’animale e riempie i contenitori nei quali è conservato.

64-68. L’ODORATO E GLI ALTRI SENSI

64. Perché Democrito assegna una genesi ai sapori, mentre non colloca nei
relativi sensi di pertinenza odori e colori? 63 Avrebbe dovuto farlo in funzione
del suo sistema. È questo un elemento comune ai fisiologi? Tutti infatti per il
solo senso dell’olfatto indicano le sensazioni, mentre per gli altri sensi segna-
lano i contrasti: bianco e nero per i colori, dolce e amaro per il gusto, non cosı̀
per gli odori sommariamente distinti in buoni e cattivi. [Ci sono poi elementi
composti ed elementi semplici]. Non fanno lo stesso per ciò che riguarda il
tatto: infatti in questo caso molte sono le caratteristiche: duro, morbido, ruvi-
do, liscio. Nel campo dei suoni ancora più rilevanti sono le distinzioni tra gra-
ve e acuto.

65. <Ci sono poi elementi composti ed elementi semplici>. I sapori sono
semplici. Alcuni infatti non possono essere divisi come l’acqua, l’olio, il fleg-
ma, il sangue e, in linea generale, ogni cosa che galleggia o che tende a sepa-
rare come l’aceto e il latte. Un altro aspetto riguarda il mescolamento ottenuto
attraverso la spremitura e la triturazione, un altro ancora i sapori che non pos-
sono essere mescolati per necessità. Se non li si usa subito, si rovinano l’un
l’altro, come, ad esempio, l’acqua del mare, quella contenente nitro, quella
amara, i vini e tutte le altre bevande.

66. Sono numerosi gli odori che non possono essere combinati. In linea di
massima, i cattivi odori vanno con i cattivi odori. [È difficile, se non impossibile,
trovare un prodotto migliore da una simile combinazione, anzi, per cosı̀ dire, in
questa operazione non tutto porta alla creazione di un odore gradevole]. Talora
si arriva a un risultato peggiore, talora a uno migliore, come nel campo dei pro-
fumi. In alcuni casi, infatti, la combinazione serve a togliere gli eccessi e la du-
rezza di partenza, in altri casi le fragranze perdono la loro corposità e si annac-
quano. Con le sostanze secche comunque tutti gli accordi sono possibili.

67. Le polveri profumate quanto più sono formate da molti elementi tanto
più risultano di buona qualità. Addizionando vino si rendono più profumate

63 Analoga teoria riporta Aristotele, Sul senso V 442b; vedi testo n. 5.3 in Appendice documen-
taria.

— 57 —
PARTE PRIMA

th;n smuvrnan. dokei~ de; kai; to; muvron hJduvnein tou;" oi[nou", dio; kai; oiJ
me;n ejn th/~ oijnopnoii~a/ mignuvousin oiJ de; ou{tw" ejpiceovmenon pivnousin.
oujk a[logon de; sunevggu" ta;" aijsqhvsei" ou[sa" kai; ejn toi"~ aujtoi"~
uJpokeimevnoi" e[cein tina; ejpikoinwnivan. wJ" ga;r ejpi; to; pa~n oujdei;" ou[te
culo;" a[osmo" ou[te ojsmh; a[culo". tout~ o de; o{ti oujdemiva ejk mh; e[conto"
culovn.

68. Sumbaivnei de; kai; metabavllein ta;" ojsma;" a{ma toi"~ culoi"~ ,
w{sper ejpiv te tou~ oi[nou kai; ejpi; karpw~n tinw~n. ejnivwn de; kai; ejn tw/~
a[nqei provteron, w{sper twn~ botruvwn. hJ de; twn~ muvrwn eij" ajkmh;n movnon
kai; oiJ~on fqivsin. metakinou~ntai d j ejn tai~" ejteivai" w{rai" pavnq j wJ"
eijpei~n, mavlista de; ta; ajsqenevstata, ta; d j a[nqina kaq j h}n w{ran
<a]n> anqh/j~ to; a[nqo".

69. Ta;" sunqevsei" poious~ in ejk twn~ ajrwmavtwn. qrauvsante" polla;


kai; mivxante" eij" taujto; kleivousin eij" kibwvtion, eij~t j ajnoivgonte" diav
tinwn hJmerwn~ o{ti a]n mavlista o[zein dokh/~ tout~ j ai[rousi, kai; pavlin
de; kai; pavli<n> dialeivponte" crovnon, o{pw" a]n mhdeno;" ejxovzh/. Qau-
masth;n d j ojsmh;n lambavnei ta; iJmavtia eij" taut~ a tiqevmena. To; de; th"~
balavnou th~" Aijguptiva" muvron aujto; me;n oujk { a[gan ajnapnei~ {, mignuv-
menon de; poiei~ taj~lla beltivw mavlista de; th;n i[rin <...>

70. <...> ejn th/~ ejruqra/~ qalavtth/ diakoptomevnwn tw~n livqwn e[ndon
ejmpefukovta faivnetai ijcquvdia kai; karivde" kai; a[ll j a[tta zwa
~ ejpiklh~
<...>

71. <...> Aj qhvnh/si levgein eij" tau~ta calko;n koi~lon ejmbavllesqai


sivdhron oJmoivw" ejruqro;n kai; leukovn. eij~nai dev tina lovgon pro;" to;n
kattivteron: ejmbavllesqai d j ouj megevqou" cavrin ajlla; th"~ puknothvto"
<...>

— 58 —
TEOFRASTO, «SUGLI ODORI»

alcune sostanze odorose e alcune resine, come la mirra. Pare che il profumo
addolcisca i vini. Per questo alcuni lo uniscono nella fase di preparazione
del vino odoroso, altri invece lo addizionano poco prima di bere. È ovvio
che i sensi del gusto e dell’olfatto, essendo cosı̀ vicini negli oggetti del loro sen-
tire, abbiano qualche elemento in comune. Genericamente si può dire che nes-
sun sapore sia sguarnito di odore e nessun odore sia senza sapore. Il motivo è il
seguente: nessun odore può nascere da ciò che manca di sapore.

68. Capita ancora che gli odori cambino insieme ai sapori, come nel caso
del vino e di alcuni frutti. In alcuni casi, come per l’uva, questo cambiamento
ha luogo prima nel periodo della fioritura. Nel caso dei profumi, invece, tale
variazione si verifica quando essi abbiano raggiunto la loro piena maturazione
e stiano per sfumare. In genere, i profumi si deteriorano in determinate sta-
gioni dell’anno, soprattutto i più leggeri. In particolare, quelli derivati dai fiori
si sciupano nella stagione nella quale sbocciano i fiori.

69. RIPRENDE IL CAPITOLO 57

69. Dalle sostanze odorose si ottengono una serie di combinazioni. Dopo


avere triturato molti ingredienti e averli messi insieme, si chiude il composto
in un contenitore. Passato qualche giorno, si tolgono le spezie dotate dell’aro-
ma più intenso, ripetendo a intervalli di tempo l’operazione, affinché nessun
ingrediente prevalga sugli altri. I mantelli trattati con questa fragranza assu-
mono un odore meraviglioso. Il profumo fatto con il balano di Egitto, sebbe-
ne non abbia in sé una fragranza troppo intensa, tuttavia, mescolato ad altri,
specialmente a quello di iris, diventa eccellente...

70-71. ESTRANEI AL SUGLI ODORI

70. <...> Nel mare rosso, spaccate le pietre, sono stati trovati piccoli pesci,
gamberetti, altri animali <...>

71. <...> Si dice che ad Atene in queste cose sia stato trovato un bronzo
cavo, simile al ferro, rosso e bianco. C’è ancora una diceria in relazione a
uno stagno. Si valuta non la superficie ma la densità <...>

— 59 —
PARTE SECONDA

PROFUMI E SOSTANZE AROMATICHE

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L’ARTE DELLA PROFUMERIA

E della fanciulla fino alle tenere membra (Borea) non soffia,


perché dentro la casa presso la cara madre rimane,
ignara ancora dell’opere dell’aurea Afrodite;
lei bagna le tenere membra e di grasso olio
le unge [...]

cosı̀ cantava Esiodo nell’VIII secolo a.C. nelle Opere e i giorni accostando la
bellezza derivante dalla giovinezza alla fragranza che detergeva la pelle di una
vergine.1
Le sostanze odorose furono inizialmente per i Greci, e prima ancora per le
popolazioni orientali, parte dell’offerta dell’uomo agli dèi e solo successiva-
mente diventarono elemento per la cura del corpo. Se ne conserva traccia
in diversi termini abbinati al mondo del profumo. Nella lingua greca ajmbrosiva
fa riferimento ad a[mbroto" cioè immortale; 2 qumivasi" ai fumi che si innalzava-
no verso gli dèi durante i sacrifici, qumiavmata agli aromi, qusiva al sacrificio,
quva-quvia al legno balsamico, termini legati alle forme verbali qumiavw e quvw
che indicavano rispettivamente l’atto del bruciare per produrre fumo e l’offerta
sacrificale.3 Al medesimo campo si legano ‘profumo’ e ‘incenso’ entrambi de-
rivati dal latino. ‘Profumo’, da per fumum o pro fumo, indicava appunto il fu-
mo che dalle offerte saliva alle divinità; 4 ‘incenso’, da incendo, richiamava ai
sacrifici che raggiungevano gli dèi attraverso il fuoco: 5 un mondo degli aromi,

1 Esiodo, Le opere e i giorni 519-523, traduzione di G. ARRIGHETTI (a cura di), Esiodo. Opere e
giorni, Milano 1985.
2 STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, Parisiis 1865, Graz 1954, s.v.; H.G. LIDDELL –
R. SCOTT – H.S. JONES, A greek-english lexicon, Oxford 1961, s.v. Sull’ambrosia: K. BLONDEL, s.v.
Ambrosia, in DAGR I.1, 1877, pp. 225-226; W.H. ROSCHER, s.v. Ambrosia und Nektar, in ALGRM
I.1, 1884-1886, coll. 280-283; W. DEONNA, Euodia: croyances antiques et modernes. L’odeur suave des
dieux et des élus, Torino 2003, p. 19. Vedi testo n. 18.1 nell’Appendice documentaria.
3 Vedi STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, cit., ss.vv.; LIDDELL – SCOTT – JONES, A greek-
english lexicon, cit., ss.vv. Sulla quvia: Teofrasto, Storia delle piante V 3-7; Plinio il Vecchio, Storia Na-
turale XIII 29.
4 Vedi Thesaurus Latinae Linguae (formato elettronico, München 2002), s.v.
5 Vedi Thesaurus Latinae Linguae, cit., s.v. Sulle sostanze odorose come offerta agli dèi: Teofra-

— 63 —
PARTE SECONDA

dunque, inizialmente legato alla sfera celeste, che ebbe soprattutto in Afrodite
la sua divinità di riferimento.6
In relazione alle fragranze, ma più in generale al mondo degli odori, i Gre-
ci impiegarono numerosi termini tecnici riferendoli al tipo di odore ma anche
a specifici prodotti da profumeria di uso quotidiano: ojsmhv, muvron, a[rwma, diav-
pasma, cris~ ma ricorrono nella tradizione con differenti sfumature di significato
che è opportuno prendere in esame.

IL LINGUAGGIO TECNICO DEL MONDO DEGLI AROMI

Il termine ojsmhv talora anche ojdmhv è vox media atta a indicare tanto gli odo-
ri gradevoli quanto quelli sgradevoli. Non a caso esso acquista una sua conno-
tazione positiva o negativa sia nelle forme aggettivali eujwvdh"-duswvdh", sia
allorché risulta specificato da attributi,7 o accompagnato da genitivi di
specificazione che lo legano a sostanze come l’olio,8 i fiori,9 il sangue umano.10
Le altre voci impiegate per connotare gli odori, come muvron, a[rwma, diavpa-
sma, cri~sma (o cri~ma), qumivama si iscrivono già in una sfera semantica positiva.
Muvron indica l’olio profumato, ma anche l’essenza aromatica ricavata dalle
piante e utile per aspersioni, per aromatizzare il vino, per la creazione – da

sto, Sulla pietà F 1 Ditadi [su cui vedi DITADI (a cura di), Teofrasto. Sulla pietà, cit., pp. 171 ss.],
che ricorda l’impiego di mirra, cassia, incenso, zafferano. Le stesse sostanze profumate sono ri-
petutamente menzionate negli Inni Orfici. Sull’impiego di spezie nei sacrifici: E.G. ATCHLEY –
F. CUTHBERT, A history of the use of incense in divine worship, London 1909; A. BALLABRIGA, La
nourriture des dieux et le parfum des déesses: à propos d’«Iliade» XIV, 170-172, «Métis», XII, 1997,
pp. 119-127.
6 A. MOREAU , Le fabuleux, le divin, le parfum: Aphrodite maı̂tresse des odeurs, in Saveurs, sen-
teurs: le goût de la Méditerranée. Actes du colloque coord. par Paul Carmignani, Jean-Yves Lauri-
chesse, Joël Thomas, Perpignan, Universitaires de Perpignan, 1998, pp. 41-58; ID. Le fabuleux, le
divin et le parfum: Aphrodite, maı̂tresse des odeurs, in Mythes Grecs I: origines. Actes du séminaires
d’étude des mentalités antiques, Montpellier 1999, pp. 149-166, ma vedi anche i diversi studi pre-
senti in I profumi di Afrodite e i segreti dell’olio, cit.; i lavori di F. PROST, L’odeur des dieux en
Grèce ancienne, e L. BODIOU – V. MEHL, Sociologie des odeurs en pays grec, entrambi in BODIOU
– FRÈRE – MEHL (eds.), Parfums et odeurs dans l’antiquité, cit., pp. 97-103; 141-163; lo studio di
A. LALLEMAND, L’immaginaire des parfums dans la littérature antique, d’Homere à Ovide, in VER-
BANCK PIÉRART – MASSAR – FRÈRE (eds.), Parfums de l’antiquité. La rose et l’encens en Méditerranée,
cit., pp. 37-38.
7 Ad esempio kalhv, fivlh, kakh: Sofocle, Filottete 891; Euripide, Ciclope 153; Aristofane, Uccelli 1715.
8 Senofonte, Simposio II 4.
9 Plutarco, Opere morali 626b.
10 Eschilo, Eumenidi 253. Per altri esempi, STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LID-
DELL – SCOTT – JONES, A greek-english lexicon, cit., s.v.; W.W. MÜLLER, s.v. Weihrauch, in RE, suppl.
15, 1978, coll. 700-777; A. LALLEMAND, Vocabulaire des parfums, in VERBANCK PIÉRART – MASSAR –
FRÈRE (eds.), Parfums de l’antiquité. La rose et l’encens en Méditerranée, cit., pp. 45-52.

— 64 —
PROFUMI E SOSTANZE AROMATICHE

sola o in aggiunta ad altre sostanze – delle varie fragranze che, in funzione del-
la nota dominante, assumevano il nome di amarakinon, irinon, rhodinon, me-
linon, nardinon ecc.11 Nella stessa sfera degli odori gradevoli ricade a[rwma
connotato, ad esempio, da Senofonte nella forma plurale di ajrw/vmata, come
eujwvdh,12 e posto in relazione a sostanze profumate come i fiori.13 A specifici
prodotti della profumeria antica fanno riferimento diavpasma e cri~sma. Diavpa-
sma sta a indicare, talora genericamente, una sostanza aromatica con la quale
si cospargeva il corpo,14 talora, nella distinzione operata da Teofrasto e seguita
da Plinio il Vecchio, le polveri odorose ricavate dalla frantumazione delle spe-
zie 15 e impiegate, ad esempio, per asciugare il sudore.16 Cri~sma, invece, qualifi-
ca, in una forma più generica, l’olio con il quale si ungeva il corpo; 17 qumivama,
l’azione del bruciare sostanze odorose.18
Già l’uso di termini cosı̀ specifici è di per sé prova dell’evoluzione della
profumeria. Sviluppatasi fin dall’età del bronzo a Pilo e a Cipro,19 tra IV e
III secolo a.C. – l’epoca nella quale visse Teofrasto – essa aveva raggiunto
un grado di raffinatezza tanto elevato da richiedere una gamma di voci tecni-
che per definire i diversi prodotti.

PROFUMO E MITO

La funzione della sostanza profumata come elemento di congiunzione tra


uomo e dio si avverte con forza nella tradizione mitologica.20 Nei miti di Mirra

11 STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LIDDELL – SCOTT – JONES , A greek-english
lexicon, cit., s.v.; MÜLLER, s.v. Weihrauch, cit., coll. 700-777; NICOLAS, Le vocabulaire de la parfumerie
ancienne, cit., p. 34.
12 Senofonte, Anabasi I 5,1.
13 Lo fa, ad esempio, lo stesso Teofrasto: Storia delle piante I 8,5, ma anche Sugli odori 8. Per
altri riferimenti: STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LIDDELL – SCOTT – JONES, A
greek-english lexicon, cit., s.v.; MÜLLER, s.v. Weihrauch, cit., coll. 700-777.
14 Ad esempio Dioscoride, Materia Medica I 6 Gunther.
15 Teofrasto, Sugli odori 8; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 2: siccis odoribus constant, quae
diapasmata vocantur. Vedi testo n. 6.1 in Appendice documentaria.
16 Per altri riferimenti: STEPHANUS, Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LIDDELL – SCOTT – JO-
NES , A greek-english lexicon, cit., s.v.; MÜLLER, s.v. Weihrauch, cit., coll. 700-777.
17 Vedi STEPHANUS , Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LIDDELL – SCOTT – JONES , A greek-en-
glish lexicon, cit., s.v.; MÜLLER, s.v. Weihrauch, cit., coll. 700-777. Si trattava nella maggior parte dei
casi di un unguento reso profumato attraverso sostanze aromatiche: Teofrasto, Sugli odori 14-20, ma
anche infra in Appendice documentaria.
18 Vedi STEPHANUS , Thesaurus Graecae Linguae, cit., s.v.; LIDDELL – SCOTT – JONES , A greek-english
lexicon, cit., s.v.; MÜLLER, s.v. Weihrauch, cit., coll. 700-777; LALLEMAND, Vocabulaire des parfums, p. 46.
19 Vedi la bibliografia citata nell’introduzione alla prima parte.
20 Sugli aspetti antropologici di alcuni miti legati al mondo degli odori (Mirra, Incenso ecc.:

— 65 —
PARTE SECONDA

e Adone bellezza e giovinezza si legano alle sostanze aromatiche. Mirra era fi-
glia di Tiante re di Assiria. L’ira del dio Sole o della dea Afrodite portarono la
ragazza a innamorarsi perdutamente del padre concependovi con l’inganno
un figlio. Trasformata in albero della mirra, generò da una fenditura della pel-
le-corteccia un bambino, Adone, bellissimo e profumato come le gocce di re-
sina fragrante che lei stessa era in grado di stillare. Se ne invaghirono Afrodite
e Persefone, che si accordarono per tenerlo ciascuna accanto a sé per una par-
te dell’anno. Ma la vita del giovane fu assai breve: per volere di Ares, geloso di
Afrodite, un cinghiale lo aggredı̀ e uccise. Nemmeno la morte, tuttavia, riuscı̀
a dissipare la natura profumata di Adone, dal cui corpo straziato gli dèi fecero
spuntare fragranti anemoni rossi.21
Il legame tra sostanze aromatiche, amore proibito, bellezza, giovinezza,
morte, rinascita ritorna anche in altri miti. Giacinto, accidentalmente ucciso
da Apollo, divenne un fiore.22 Sedotta da Ade la ninfa Minthe fu trasformata
dal dio nella pianta profumata della menta.23 Incappata in analoga situazione,
Leucotoe fu mutata nell’albero dell’incenso.24 Il giovane Croco, innamorato
della bella Smilace ma non ricambiato, venne trasformato dagli dèi nell’omo-
nimo fiore.25 Dafne divenne albero di alloro per sfuggire al dio Apollo.26 Gli

vedi i testi nn. 9.1-9.11 in Appendice documentaria) sono illuminanti gli studi di M. DETIENNE,
Aromi e seduzione, «R & C», 1, 1972, pp. 529-537; ID., I giardini di Adone, trad. it. Torino 1975;
e Dioniso e la pantera profumata, cit. Vedi anche FAURE, Parfums et aromates de l’Antiquité, cit.,
pp. 172 ss.; LALLEMAND, L’immaginaire des parfums dans la littérature antique, d’Homere à Ovide, cit.,
pp. 38-41; R. BUXTON, Forms of astonishment: Greek myths of Metamorphosis, Oxford-New York 2009.
21 Bione di Smirne, Epitaffio per Adone; Apollodoro, Biblioteca III 14; Ovidio, Metamorfosi X
311 ss.; 532 ss.; 717-739; vedi i testi nn. 3.10; 9.7 in Appendice documentaria. Sui miti di Mirra e Adone:
HÖFER, s.v. Myhhra, in ALGRM II.2, 1886-1890, col. 3314; G. BERGER DOER, s.v. Myrrha, in LIMC
VI.1, Zürich - München 1992, pp. 691-693; ROSCHER, s.v. Adonis, in ALGRM I.1, 1884-1886, coll.
69-77; S. RIBICHINI, Adonis. Aspetti orientali di un mito greco, Roma 1981; B. SERVAIS – SOYEZ, s.v.
Adonis, in LIMC, I.1, Zürich - München 1981, pp. 222-229.
22 Ovidio, Metamorfosi X 174-219 (testo n. 9.5 in Appendice documentaria); vedi GREVE, s.v. Hya-
kinthos, in ALGRM I.2, 1886-1890, coll. 2759-2766; L. & F. VILLARD, s.v. Hyakintos, in LIMC V.1,
Zürich - München 1990, pp. 546-550; S. AMIGUES, Hyakinthos. Fleur mythique et plantes réelles, in
EAD., Études de botanique antique, cit., pp. 395-409.
23 Cenni in Ovidio, Metamorfosi X 717-739 (testo n. 9.8 in Appendice documentaria). Vedi
STOLL, s.v. Menthe/Minthe, in ALGRM II.2, 1886-1890, col. 2801.
24 Ovidio, Metamorfosi IV 234-256 (testo n. 9.6 in Appendice documentaria). Vedi SCHIRMER , s.v.
Leukothöe, in ALGRM II.2, 1886-1890, coll. 2017-2018.
25 Nonno, Dionisiache XII 86; Ovidio, Metamorfosi IV 283 (testi nn. 9.2; 9.3 in Appendice docu-
mentaria). Secondo una variante riportata da Galeno (Sulla composizione dei farmaci IX 4), Croco fu
ucciso accidentalmente da Ermes. Dal suo sangue spuntarono gli omonimi fiori. Vedi STOLL, s.v.
Krokos, in ALGRM II.1, 1890-1894, col. 1450. Sullo zafferano anche: Strabone, Geografia XIV 5,5
C 670 (testo n. 15.3 in Appendice documentaria); Curzio Rufo III 10; Solino 39. Vedi A. PETINO, Lo
zafferano nell’economia del mondo antico, «MC», Suppl. 1942, pp. 1-18; L. MAGINI, Profumi d’Oriente
in terra etrusca: lo zafferano, «Atti del sodalizio glottologico milanese», 37-38, 1996-1997, pp. 76-89.
26 Ovidio, Metamorfosi I 543-567 (testo n. 9.4 in Appendice documentaria). Vedi VON SYBEL, s.v.

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PROFUMI E SOSTANZE AROMATICHE

dèi coprirono di fiori gialli il corpo di Narciso, morto accidentalmente; 27 Ci-


parisso si mutò in albero del cipresso volendo espiare le sue colpe 28 e Attis in
pino; 29 l’araba Fenice, il mitico uccello nato proprio in Arabia terra degli aro-
mi, trovò la morte su una pira di erbe aromatiche, ma rinacque subito dopo.30
Da offerte agli dèi per fumum, a sostanze utili a cospargere il corpo del
defunto e in qualche modo renderlo eterno il passo è breve. In questo campo
la lezione degli Egiziani si trasferı̀ sia alle altre popolazioni del Medio Oriente,
sia ai Greci.31 Già nell’Iliade la dea Afrodite faceva scendere olio di rose sul
cadavere di Ettore affinché Achille non lo deturpasse trascinandolo intorno
alla rocca di Ilio.32 Ancora il corpo dei re degli Sciti – rilevava Erodoto – dopo
la morte veniva cosparso di cera, svuotato, pulito e riempito di cipero tritura-
to, incenso, semi di sedano, anice.33
Le sostanze aromatiche presto uscirono dal ristretto ambito religioso per
caratterizzare anche la vita quotidiana di Greci e Romani. Incenso, mirra, nar-
do, rosa, zafferano, maggiorana, cardamomo, cinnamomo, cassia diventarono
in vario modo ingredienti base di fragranze impiegate, visto il costo dei singoli
ingredienti, soprattutto da famiglie benestanti.

Daphne, in ALGRM I.1, 1884-1886, coll. 954-955; O. PALAGIA, s.v. Daphne, in LIMC III.1, Zürich -
München 1986, pp. 344-348.
27 Ovidio, Metamorfosi III 502-510 (testo n. 9.9 in Appendice documentaria). Vedi GREVE , s.v.
Narkissos, in ALGRM I.2, 1886-1890, coll. 2759-2766; B. RAFN, s.v. Narkyssos, in LIMC VI.1, Zürich -
München 1992, pp. 703-711; M. BETTINI – E. PELLIZER, Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla
Grecia ad oggi, Torino 2003.
28 Ovidio, Metamorfosi X 106-142 (testo n. 9.10 in Appendice documentaria). Vedi STOLL, s.v.
Kyparissos, in ALGRM II.1, 1890-1894, coll. 711-712; J.R. GISLER, s.v. Kyparissos, in LIMC VI.1, Zürich -
München 1992, pp. 165-166.
29 Ovidio, Metamorfosi X 99-105 (testo n. 9.11 in Appendice documentaria). Vedi RAPP, s.v. Attis,
in ALGRM I.1, 1884-1886, coll. 715-727; M.J. VERMASEREN – M.B. DE BOER, s.v. Attis, in LIMC III.1,
Zürich - München 1986, pp. 22-44.
30 Erodoto, Storie II 73 (testo n. 9.1 in Appendice documentaria). Sul mito dell’araba Fenice:
P. PERDRIZET, Le mort qui sentait bon, in Mélanges J. Bidez, Bruxelles 1934, pp. 719-727; J. HUBAUX
– M. LEROY, Le mythe du phénix dans les littératures grecque et latine, Liège - Paris 1939; H. BAU-
MANN , Die griechische Pflanzenwelt in Mythos, Kunst und Literatur, München 1982; J.P. VERNANT ,
Introduzione a DETIENNE, Dioniso e la pantera profumata, cit., p. XVIII ss.; DETIENNE, ivi, pp. 3 ss.;
R. SICILIANO, Origine del mito della Fenice: dall’Egitto al mondo greco, «AFLB», XXXVII-XXXVIII,
1994-1995, pp. 309-318; ZAMBON – GROSSATO (a cura di), Il mito della Fenice in Oriente e in Occidente,
cit.; LECOCQ, L’oeuf du phénix. Myrrhe, encens et cannelle dans le mythe du phénix, cit., pp. 107-130.
31 Vedi FAURE , Parfums et aromates de l’Antiquité, cit., pp. 25 ss.; G. PILLIVUYT, Storia del pro-
fumo. Forme e fragranze di un’arte antica, trad. it. Milano 1989, pp. 10 ss.; SAIKO, Cura dabit facies.
Kosmetik im Altertum, cit., pp. 20 ss.
32 Omero, Iliade XXIII 186-187; vedi PERDRIZET , Le mort qui sentait bon, cit., pp. 719-727;
FAURE, Parfums et aromates de l’Antiquité, cit., pp. 148 ss.; C.W. SHELMERDINE, Shining and fragrant
cloth in Homeric Epic, in The ages of Homer. A tribute to Emily Townsend Vermeule, Austin 1995,
pp. 99-107.
33 Erodoto, Storie IV 71.

— 67 —
PARTE SECONDA

Le tecniche di composizione dei profumi, il loro impiego, la loro conser-


vazione sono ricordate, oltre che nel Sugli odori di Teofrasto, soprattutto nei
primi sei capitoli del libro XIII della Storia naturale di Plinio il Vecchio (I se-
colo d.C.), sebbene riferimenti al mondo e all’impiego degli aromi non man-
chino in poeti di età arcaica e classica, negli scritti del Corpus Hippocraticum,
in Celso e Dioscoride, in Ateneo.34
Già il poeta Archiloco nel VII secolo a.C. poneva in stretta relazione l’olio
profumato sparso sui capelli e sul seno di una ragazza al sentimento dell’amo-
re; 35 Saffo ricordava sia le chiome di una sua allieva adornate di viole, rose,
foglie di salvia, il collo cinto di ghirlande, la pelle cosparsa di un olio profu-
mato alle erbe,36 sia la gioia degli abitanti di Troia e il profumo di mirra, cassia
e incenso diffuso nella città all’arrivo di Andromaca sposa di Ettore.37 Erodo-
to, nel suo excursus sull’Arabia, non mancava di illustrare le ricchezze della
regione costituite da incenso, mirra, cassia, cinnamomo, ladano. In particola-
re, per la raccolta del cinnamomo, lo storico riportava un aneddoto curioso.
Trasportati dagli uccelli sulle alte montagne per la costruzione del nido, gli
Arabi raccoglievano i rametti di cinnamomo con questo stratagemma: ponen-
do a valle buoi e asini fatti a pezzi, inducevano gli uccelli a impadronirsene e a
portarli nei loro nidi. Questi, non potendo reggere il peso, si sfasciavano spro-
fondando a valle e permettendo cosı̀ il recupero del legno fragrante.38 Ancora
Erodoto si soffermava su una particolare varietà di rosa. Lo faceva a proposito
della nascita del regno di Macedonia ricordando che i progenitori di Alessan-
dro I si erano stanziati nei pressi dei giardini di Mida, figlio di Gordio, dove
ne nasceva spontaneamente una specie dotata di sessanta petali e di una pro-
fumazione superiore alle altre.39

34 Per alcuni di questi testi vedi Appendice documentaria.


35 Archiloco F 30 Edmonds (testo n. 3.1 in Appendice documentaria).
36 Saffo F 94 Lobel Page (testo n. 3.5 in Appendice documentaria).
37 Saffo F 44 Lobel Page (testo n. 3.3 in Appendice documentaria).
38 Erodoto, Storie III 107-113 (testo n. 21.3 in Appendice documentaria).
39 Erodoto, Storie VIII 138 (testo n. 15.1 in Appendice documentaria). È probabile che lo storico
facesse riferimento ad una varietà di rosa damascena diffusa anche oggi in Bulgaria, ma anche in Tur-
chia e Siria: vedi H.J. BRUMAN, The bulgarian rose industry, «EG», XII (3), 1936, pp. 273-278; R. GOU-
BEAU, Parfum de rose, in M.C. AMOURETTI – P. VILLARD (eds.), Eukrata: mélanges offerts à Claude
Vatin, Aix-en-Provence 1994, pp. 83-86. Sull’etimologia del nome rosa: M. MASSON, Le nom de la
rose: problème d’étymologie grecque, «Kentron», II, 1986, pp. 61-70.

— 68 —
PROFUMI E SOSTANZE AROMATICHE

LA CREAZIONE DEL PROFUMO

«Finora, quanto a essenze aromatiche, si è considerato il valore che in que-


st’ambito hanno le foreste, ed erano già di per sé, prese a una a una, cose
straordinarie: tutte queste essenze il lusso si compiacque di mescolarle e di
trarre dalla loro combinazione un unico odore; cosı̀ furono inventati i profu-
mi». È questa la spiegazione razionale che Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C.,
trovava alla creazione delle fragranze odorose sempre più diffuse e costose ai
suoi tempi.40
Come si è detto, era stato Teofrasto per primo a ricordare il procedimento
di preparazione del profumo: rami, foglie, corteccia, frutti, resina, fiori da
mettere a macerazione a caldo o a freddo in olio inodore. Al composto si ad-
dizionava del conservante e si poteva aggiungere anche del colorante.41 Ana-
loga preparazione menzionava Plinio il Vecchio.42 Se – riferiva – la sostanza
odorosa costituiva la base della fragranza, nella creazione di un profumo in-
tervenivano vino o olio utilizzati per la loro capacità di assorbire gli aromi.
Ad avere una maggiore durata erano le essenze disciolte in olio. Non sempre
il colore del prodotto rispecchiava quello ricavato dalla macerazione delle spe-
zie. In molti casi, infatti, il profumo era colorato con l’aggiunta di altri ingre-
dienti: diventava verde con olio di henna, nero con essenza di Mende, bianco
addizionando del rhodinum, giallognolo con l’aggiunta di mirra.43

FRAGRANZE ALLA MODA

Come Teofrasto, anche Plinio indicava una serie di località note per pro-
dotti da toilette. Per la produzione del profumo si distinse l’isola di Delo e
Mende; 44 per quello a base di iris fu nota prima Corinto, poi Cizico; per il
profumo di rose divenne celebre Faselide, la cui fama comunque fu presto
oscurata da Napoli, Capua, Preneste. Per quello allo zafferano fu a lungo nota
Soli di Cilicia, presto superata da Rodi. Allo stesso modo Cos prima si distinse

40 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 1 (testo n. 6.2 in Appendice documentaria).


41 Teofrasto, Sugli odori 6 ss.; 17 ss.
42 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 1 ss. (testo n. 6.2 in Appendice documentaria).
43 Teofrasto, Sugli odori 14 ss.; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 2 ss. (testo n. 6.2 in Ap-
pendice documentaria).
44 Vedi gli studi di J.P. BRUN , «Laudatissimum fuit antiquitus in Delo insula»: la maison IB du
quartier du stade et la production des perfums à Délos, «BCH», CXXIII, 1999, pp. 87-155; ID., The
production of perfumes in antiquity: the cases of Delos and Paestum, «AJA», CIV, 2000, pp. 277-308.

— 69 —
PARTE SECONDA

per la produzione del profumo di maggiorana, poi preferı̀ produrre quello di


mele cotogne. Non mancavano fragranze ‘doc’ contrassegnate da un «marchio
di fabbrica»: fu cosı̀ per il Panathenaicum prodotto ad Atene o per il Parda-
lium prodotto a Tarso.45
Di alcune fragranze Plinio, al pari di Teofrasto, non mancava di fornire la
ricetta. Tra quelle più note vi era l’Egizio a base di cinnamomo e mirra. A esso
si affiancavano lo stakte composto da mirra, il megalium da resine, olio di ba-
lano, cassia, cinnamomo, mirra. Quest’ultimo si preparava aggiungendo all’o-
lio di balano, fatto bollire per dieci giorni, le sostanze aromatiche. Vi era poi il
profumo a base di mirto, composto da calamo aromatico, cipresso, henna,
lentischio e scorza di melagrana; il rhodinum ricavato da petali di rosa, agre-
sto, olio di zafferano, cinabro, calamo aromatico, miele, giunco profumato,
fiore di sale (o anchusa), vino. Analoga fama avevano il profumo allo zafferano
composto da zafferano, cinabro, anchusa e vino, il melinum a base di olio di
mele cotogne, agresto, olio di henna, olio di sesamo, balsamo, giunco profu-
mato, cannella, abrotano. Le fragranze più delicate erano il susinum preparato
con giglio, olio di balano, calamo aromatico, miele, cinnamomo, zafferano,
mirra, e il cyprinum a base di henna, agresto, cardamomo, calamo aromatico,
aspalato, abrotano e, secondo una variante, cipero, mirra e panacea. Quest’ul-
timo si conservava a lungo con l’aggiunta di olio di sesamo e poteva essere
trasformato in una fragranza extreme addizionando cinnamomo. Noto era an-
che il telinum composto da olio fresco, cipero, calamo aromatico, meliloto,
fieno greco, miele, maro, maggiorana. Vi erano poi le essenze monoflore o mo-
noessenza come il profumo di malobatro, di iris dell’Illirico, di maggiorana di
Cizico.46
Nonostante i costi, non sempre la presenza di essenze preziose era garan-
tita. Alla sua epoca – rilevava Plinio – non mancavano infatti prodotti contraf-
fatti venduti a prezzi esorbitanti, specie quelli preparati con nardo indiano,
pianta che, avendo in natura molte erbe somiglianti seppure di odore meno
intenso, meglio si prestava alla contraffazione.47 Tra i profumi più esosi vi
era quello a base di cinnamomo il cui costo era determinato dagli ingredienti
esotici di cui era composto. Al cinnamomo, importato prevalentemente dal-
l’India e dalla Cina, si univano olio di balano, xilobalsamo, calamo aromatico,

45 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 2 (testo n. 6.2 in Appendice documentaria).


46 Teofrasto, Sugli odori 14 ss.; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 1-6, (testo n. 6.2 in Appen-
dice documentaria). Vedi anche Tabelle in appendice.
47 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 1-6 (testo n. 6.2 in Appendice documentaria). Vedi an-
che Tabelle in appendice.

— 70 —
PROFUMI E SOSTANZE AROMATICHE

semi di giunco profumato, balsamo, mirra, miele profumato, per un costo


complessivo che oscillava tra i 35 e i 300 denari. Vi era poi il regale unguentum
– cosı̀ detto perché elaborato inizialmente per il re dei Parti – nella cui pre-
parazione intervenivano mirobalano, costo, amomo, cinnamomo comico, car-
damomo, spiga di nardo, maro, mirra, cannella, storace, ladano, opobalsamo,
calamo aromatico, giunco profumato di Siria, enante, malobatro, sericato,
henna, aspalato, panacea, zafferano, cipero, maggiorana, loto, miele, vino: il
suo costo era dettato dall’importazione dall’Oriente della maggior parte degli
ingredienti.48

LA CONSERVAZIONE DEI PROFUMI

Fu soprattutto il problema della conservazione a preoccupare sia chi crea-


va i profumi, sia chi li usava. Soggetti a un rapido sfiorire per la naturale vo-
latilità delle essenze, le sostanze odorose andavano disciolte in olio. Il compo-
sto veniva conservato in vasetti di piombo o alabastro al fine di preservarlo da
agenti nocivi come il calore e la luce e testato frizionandolo o sul polso, come
rilevava Teofrasto, o sul dorso della mano, come suggeriva Plinio: mai sulla
palma per evitare che il calore lo alterasse.49
Il commercio dei profumi venne accompagnato e forse agevolato dalla
creazione di contenitori per cosı̀ dire di design, in vetro, piombo o alabastro,
ma anche in terracotta atti a contenere gli oli fragranti. I raffinati vasetti egi-
ziani furono affiancati nel mondo greco e in quello romano da lekythoi, ary-
balloi, alabastra, unguentaria spesso elegantemente decorati per un mercato
sempre più evoluto sul quale le famiglie benestanti non esitavano a sperperare
enormi ricchezze.50
Il commercio dell’effimero forse. Lo rilevava Plinio a conclusione del suo
excursus sui profumi: un lusso tra i più vani, a suo dire. Infatti se chi compra-
va perle e pietre preziose poteva lasciarle in eredità, al contrario sperperava il
suo denaro chi lo investiva in profumi, destinati a dissolversi in breve tempo
senza lasciare traccia e, soprattutto, a non essere avvertiti da chi li indossava.

Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 2 ss. (testo n. 6.2 in Appendice documentaria).
48

Teofrasto, Sugli odori 54; Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 3 (testo n. 6.2 in Appendice
49
documentaria). Vedi anche Tabelle in appendice.
50 Ad esempio, Erodoto, Storie III 20; Aristofane, Acarnesi 1053; Lisistrata 947; Teocrito, Idillio
XV 114; per altri passi specie dai poeti comici, vedi B. PÜTZ, The symposium and komos in Aristophanes,
Oxford 2007, p. 216 e note 256-257.

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PARTE SECONDA

Un lusso in nome dell’altrui piacere, un universo di essenze ricercate e rare


destinate a attirare e soddisfare i nasi degli altri,51 eppure capace di allietare
i conviti,52 di dare sollievo ad alcune malattie,53 di costituire un valido stru-
mento contro i morsi dei serpenti velenosi,54 di catturare l’attenzione di gene-
rali e re nel corso delle loro imprese militari.55

51 Plinio il Vecchio, Storia Naturale XIII 4 (testo n. 6.2 in Appendice documentaria).


52 In questo senso la testimonianza più completa è quella di Ateneo: I sofisti a banchetto XV
674f-692e (testo n. 7.1 in Appendice documentaria). Vedi anche Tabelle in appendice.
53 Ad esempio a quelle a carico dell’apparato genitale femminile: Ippocrate, Natura della donna
6; 34 (testi nn. 8.4, 8.5 in Appendice documentaria. Vedi anche Tabelle in appendice).
54 Nicandro, Antidoti contro il morso di animali velenosi 80-97; 564-629 (testi nn. 8.1, 8.2 in Ap-
pendice documentaria).
55 È il caso di Alessandro Magno che, sconfitto a Isso Dario III re dei Persiani (333 a.C.), si im-
possessò tra l’altro dei profumi del nemico custoditi nella tenda reale: Plutarco, Vita di Alessandro
Magno XX 10-13 (testo n. 10.1 in Appendice documentaria).

— 72 —
APPENDICE DOCUMENTARIA

In questa sezione sono stati raccolti, in traduzione italiana, i passi più si-
gnificativi sul tema del profumo selezionati in funzione degli argomenti trat-
tati nel Sugli odori di Teofrasto, ma anche in relazione ad ambiti-chiave ai qua-
li nell’antichità si legava il complesso mondo delle sostanze aromatiche e degli
odori in genere: è il caso, ad esempio, della filosofia che si interrogò sui sensi e
sull’odorato.
La vastità del tema ha reso impossibile la raccolta di tutti i dati, molti dei
quali (ad esempio, i riferimenti alle sostanze aromatiche nel Corpus Hippocra-
ticum, nelle opere di Galeno e, in genere, nella letteratura di argomento me-
dico dove risulta un ampio impiego di spezie a uso terapeutico) 1 sono segna-
lati a volte – ma a titolo meramente esemplificativo – nel testo, a volte solo in
nota o nelle tabelle finali. Complessivamente, in funzione dell’origine di Teo-
frasto, è stato privilegiato il mondo greco rispetto a quello romano, limitando
a sole citazioni in nota opere importanti sulla profumeria antica come i Cosme-
tici (Medicamina faciei) e l’Arte di amare di Ovidio o notizie rilevanti su pro-
fumi e profumieri riportate da Plauto, Petronio, Marziale, Giovenale.2 Non

1 Basti pensare all’opera di Alessandro di Tralle, Areteo, Dioscoride, Eroziano, Oribasio, Paolo
Egineta, Sorano (vedi ad esempio: L.M.V. TOTELIN, Parfums et huiles perfumées en médicine, in VER-
BANCK PIÉRART – MASSAR – FRÈRE (eds.), Parfum de l’antiquité. La rose et l’encens en Méditerranée,
cit., pp. 227-232; ID., Hippocratic recipes. Oral and written trasmission of pharmacological knowledge
in fift- and fourth-century B.C., Leiden-Boston 2009, 141 ss., ivi ampia bibliografia). Allo stesso modo
non è stata presa in considerazione la tradizione biblica e la letteratura cristiana nelle quale ci sono
ampi riferimenti al mondo delle sostanze aromatiche (ad esempio Cantico dei cantici, 2 e passim; vedi
BRENNER, Aromatics and perfumes in the Song of the Songs, cit., pp. 75-81; LALLEMAND, Le safran et le
cinnamone dans les Homélies sur le Cantique des cantiques de Grégoire de Nysse, cit., pp. 121-130.
2 Allo stesso modo non ho incluso nel testo le fonti che fanno riferimento alla profumeria
presso gli Egiziani, i Persiani, i Fenici e i Cartaginesi, le popolazioni orientali in genere, gli Etruschi.
Per questi temi, rimando ai contributi presenti in E. BRESCIANI – M.C. GUIDOTTI – A. MENGHINI –
F. SILVANO (eds.), Igiene e bellezza nell’antico Egitto, Catalogo della mostra Sansepolcro 2005, San-
sepolcro 2005; E. BRESCIANI – M.C. GUIDOTTI – A. MENGHINI – R. PAGIOTTI – F. SILVANO (eds.), La
bellezza femminile nell’antico Egitto, Catalogo della mostra Milano 2006, Sansepolcro 2006; VER-
BANCK PIÉRART – MASSAR – FRÈRE (eds.), Parfums de l’antiquité. La rose et l’encens en Méditerranée,
cit.; BODIOU – FRÈRE – MEHL (eds.), Parfums et odeurs dans l’antiquité, cit.; agli Atti in corso di
stampa dei Convegni di Studio su Archéologie des huiles et huiles parfumées en Méditerranée occiden-

— 73 —
APPENDICE DOCUMENTARIA

sono stati tuttavia esclusi alcuni passi da un’opera tecnica come la Storia Na-
turale di Plinio il Vecchio che, memore della lezione di Teofrasto, la arricchı̀
di nuovi elementi del suo tempo.
In linea di massima l’appendice intende segnalare i diversi ambiti tematici
investiti dal profumo: dalle vicende mitiche che raccontano della metamorfosi
di giovinette e giovinetti in sostanze aromatiche, a eventi e personaggi storici
in diverso modo toccati dal tema del profumo, ai resoconti di geografi e sto-
riografi sulle regioni aromatifere e le vie delle spezie, ad aneddoti di vario ge-
nere. Un panorama ricostruito soprattutto attraverso le fonti letterarie, ma al
quale va affiancata, per un quadro completo, la documentazione epigrafica
– sommariamente segnalata nella relativa sezione – unitamente ai dati numi-
smatici, papiracei, archeologici.3
Se, per un verso, la raccolta intende presentarsi come uno strumento utile
agli specialisti, per un altro, la scelta di presentarne i passi nella sola traduzio-
ne italiana è finalizzata sia a rendere più snello il testo sia, soprattutto, a sti-
molare la curiosità anche dei non addetti ai lavori verso un tema, la profume-
ria, ieri come oggi ricco di fascino.

tale et en Gaule, Roma 16-18 novembre 2009, École française de Rome; e su La vie, la religion et la
mort dans l’univers phénico-punique, VII Congrès International des études phéniciennes et puniques,
Hammamet 10-14 novembre 2009. In tutti fonti e bibliografia relativa. Ringrazio gli amici e colleghi
Vincenzo Bellelli (ISCIMA, CNR, Roma), Dominique Frère (Université de Bretagne - Sud, Lorient),
Maria Intrieri e Adele D’Alessandro (Università degli Studi della Calabria), Mario Iozzo (Soprinten-
denza per i Beni Archeologici della Toscana, Firenze) per avermi fornito queste indicazioni e avermi
inviato i relativi volumi.
3 Per questi dati rimando alla bibliografia specifica segnalata nel testo e alla fine.

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I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

1. LA TOELETTA DI ERA 1

1.1. OMERO, Iliade XIV 159-195


Allora Era divina grandi occhi esitò, cercando
come potesse ingannare la mente di Zeus egı́oco:
questo infine le parve nell’animo il piano migliore
andare sull’Ida, dopo aver ben ornato se stessa,
se mai Zeus bramasse d’abbandonarsi in amore
contro il suo corpo e un sonno caldo e tranquillo
potesse versargli sopra le palpebre e nei pensieri prudenti.
E mosse per andare nel talamo che il figlio le fece,
Efesto, e solide porte ai pilastri adattò,
con chiave segreta; nessun altro dio le può aprire.
Ella, giuntavi, chiuse le porte splendenti.
E con ambrosia prima del corpo desiderabile
tolse ogni sozzura, si unse poi d’olio grasso,
ambrosio, soave, che profumò lei stessa.
Ad agitarlo nella dimora soglia di bronzo di Zeus,
dovunque in terra e in cielo se ne spande il profumo.
Unto con quello il bel corpo e pettinate le chiome,
intrecciò di sua mano le trecce lucenti,
belle, ambrosie, che pendono giù dal capo immortale.
E indosso vestı̀ veste ambrosia, che Atena
le lavorò e ripulı̀, vi mise molti ornamenti;
unı̀ fibbie d’oro se l’affibbiò sopra il petto.
Cinse poi la cintura, bella di cento frange,
nei lobi ben bucati infilò gli orecchini

1 Sul passo vedi BALLABRIGA, La nourriture des dieux et le parfum des déesses: à propos d’«Iliade»
XIV, 170-172, cit. Vedi anche Omero, Iliade XIX 38 ss.; 347 s.; Odissea IV 446.

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APPENDICE DOCUMENTARIA

a tre perle, grossi come una mora; molta grazia ne splende.


D’un velo coperse il capo la dea luminosa,
nuovo e bello; ed era candido come un sole.
Sotto i morbidi piedi legò i sandali belli,
Poi, dopo che tutti mise gli ornamenti sul corpo,
uscı̀ dal talamo e chiamando Afrodite
in disparte dagli altri dèi, le disse parola:
Ora m’ascolterai, figlia cara, in quello ch’io dico,
o mi darai rifiuto, irata in cuore
perché io ai Danai, tu porgi aiuto ai Troiani?».
[Traduzione di R. CALZECCHI ONESTI, Omero. Iliade, Torino 1950]

2. LE DIMORE DI CALIPSO E PERSEFONE

A. Calipso

2.1. OMERO, Odissea V 59-64


Gran fuoco nel focolare bruciava e lontano un odore
di cedro e di fissile tuia odorava per l’isola,
ardenti; lei dentro, cantando con bella voce
e percorrendo il telaio con spola d’oro, tesseva.
Un bosco intorno alla grotta cresceva, lussureggiante:
ontano, pioppo e cipresso odoroso
[Traduzione di R. CALZECCHI ONESTI, Omero. Odissea, Torino 1950]

B. Persefone

2.2. Inno omerico a Demetra (II) 1-21


Demetra dalle belle chiome, dea veneranda, io comincio a cantare,
e con lei la figlia (Persefone) dalle belle caviglie, che Aidoneo
rapı̀ – lo concedeva Zeus dal tuono profondo, che vede lontano,
eludendo Demetra dalla spada d’oro, dea dalla splendide messi –
mentre giocava con le fanciulle dal florido seno, figlie di Oceano, 5
e coglieva fiori: rose, croco e le belle viole,
sul tenero prato; e gli iris e il giacinto;
e il narciso, che aveva generato, insidia per la fanciulla dal roseo volto,

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I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

la Terra, per volere di Zeus compiacendo il dio che molti uomini


[accoglie
mirabile fiore raggiante, spettacolo prodigioso, quel giorno,
[per tutti: 10
per gli dèi immortali e per gli uomini mortali.
Dalla sua radice erano sbocciati cento fiori
e all’effluvio fragrante tutto l’ampio cielo, in alto,
e tutta la terra sorrideva e i salsi flutti del mare.
Attonita, ella protese le due mani insieme 15
per cogliere il bel giocattolo: ma si aprı̀ la terra dalle ampie strade
nella pianura di Nisa e ne sorse il dio che molti uomini accoglie,
il figlio di Crono (Ade), che ha molti nomi, con le cavalle immortali.
E afferrata la dea, sul suo carro d’oro, riluttante,
in lacrime, la trascinava via; ed ella gettava alte grida 20
invocando il padre Cronide, eccelso e potente.
[Traduzione di F. CÀSSOLA, Inni Omerici, Milano 1975]

3. I PROFUMI NEI LIRICI GRECI

3.1. ARCHILOCO F 30 EDMONDS


Odoravan d’unguento chioma e seno:
anche un vecchio ella avrebbe innamorato.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.2. SAFFO F 2 LOBEL PAGE


.......................................................
Vieni per me da Creta a questo sacro
tempio, dov’è il bosco tuo leggiadro
di meli, dove odorano d’incenso
le are fumanti.
Fresca mormora l’acqua in mezzo ai rami
dei meli; intorno intorno ombran le rose
tutto il luogo; dalle stormenti fronde
piove sopore.2

2 Su piante e fiori in Saffo, vedi I. WAERN, Flora sapphica, «Eranos», LXX, 1972, pp. 1-11; J.E. RA-
VEN, Plants of Homer, plants of Sappho, in ID., Plants and plant lore in ancient Greece, cit., pp. 49-54.

— 77 —
7
APPENDICE DOCUMENTARIA

E il prato dove pascono i cavalli


è fiorito dei fior di primavera;
odor soave esalano gli aneti
e i meliloti.
Togli dal capo le tue sacre bende,
e dolcemente nelle coppe d’oro,
versa, Cipride, col nettare divino,
anche la gioia.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.3. SAFFO F 44 LOBEL PAGE (Arrivo a Troia degli sposi Ettore e Andromaca)
Giunse correndo Ideo, veloce messaggero,
l’araldo, che recava questo messaggio lieto:
«D’Ilio e di tutta l’Asia gloria immortale è questa:
da Tebe sacra e dalla Placia di acque perenni
Ettore e i suoi compagni giù per il salso mare
conducon sulle navi la delicata Andromaca
dagli occhi vivi e mobili; e braccialetti d’oro
e vesti porporine leggere come il vento,
e leggiadri trastulli, e vasi innumerevoli
d’argento, e molto avorio». Cosı̀ disse. E il caro
padre di Ettore sorse subito; e agli amici
per la città dalle ampie piazze giunse la fama.
E rapide le Iliadi aggiogaron le mule
sotto i cocchi veloci; salı̀ tutta la folla:
matrone e insieme vergini dalle belle caviglie.
In disparte salirono le figlie del re Priamo.
E gli uomini condussero sotto il cocchio i cavalli,
e i giovani.....................................
e gli aurighi..................................
........................................................
Allora il dolce flauto, lo strepito dei crotali
e la cetra si unirono. Cantarono le vergini
con voce chiara il canto sacro e giunse nel ciclo
l’eco stupenda..................................................
e dappertutto nelle strade era gioia...
i crateri e le coppe.......................................................
si mesceva la mirra alla cassia e all’incenso,
e mandavan le anziane tutte un grido di gioia;

— 78 —
I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

cantavano a voce alta gli uomini un bel peana,


invocando il saettante signore della lira;
e cantavano Andromaca ed Ettore divini.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.4. SAFFO F 81b LOBEL PAGE


Tu cingiti, Dica, le chiome di ghirlande leggiadre,
ramicelli intreccia di aneto con le tenere mani.
Liete guardano i fiori Afrodite, le Cariti beate;
allontanano esse lo sguardo da chi non ha ghirlande.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.5. SAFFO F 94 LOBEL PAGE


........................................
Vorrei davvero esser morta.
Ella con molto pianto mi lasciava,
e mi diceva piangendo:
«È triste la nostra sorte,
Saffo, come ti lascio a malincuore!»
Io risposi a lei cosı̀:
«Va lieta, e sempre il ricordo
serba di me: tu sai quanto io ti ho amata.
Tu non lo sai? Ricordarti
voglio quello che tu oblii:
quante gioie godemmo dolci e care.
Molte corone di viole,
di crochi, insieme, e di rose,
cingesti, a me vicina, alle tue chiome,
e ghirlandette intrecciate
dei fiori di primavera
ponesti intorno al collo delicato;
e tutto il corpo spargesti
di molto nardo lucente
tratto dai fiori, e d’unguento regale,
e sopra un molle giaciglio
delle tenere compagne
quietasti l’amoroso desiderio.
Non v’era colle, né sacro

— 79 —
APPENDICE DOCUMENTARIA

recinto, né pura fonte,


dove non fossimo sempre anche noi.
Non v’era bosco né danza...
..........................................
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.6. SENOFANE F 1 EDMONDS


Ora il pavimento è bello lustro, pulite le mani di tutti
e le tazze: uno ci pone in capo corone intrecciate,
un altro offre una coppa di olio odoroso;
il cratere troneggia, dispensatore di letizia;
altro vino è pronto, che promette di non tradire mai, 5
soave nelle brocche, ha fragranza di fiore;
nel mezzo l’incenso spande profumo di santità;
fresca è l’acqua e dolce e limpida.
Davanti a ognuno pani biondi, la mensa sontuosa
è ricolma di formaggio e miele denso; 10
nel mezzo c’è un altare tutto inghirlandato di fiori,
con canti e danze la festa invade la casa.
Ma prima bisogna, da uomini pii, lodare il dio
con racconti devoti e puri detti;
dopo avere libato e rivolto la preghiera di poter fare 15
ciò che è giusto sempre (questo è il dovere ogni giorno presente),
non è colpa bere quanto si regge, purché poi si sappia
tornare a casa senza un appoggio, se non si è troppo vecchi.
Si lodi l’uomo che nel vino mostra nobili doti,
poiché memoria e impegno mette al servizio di virtù. 20
Non andar dietro alle battaglie di Titani e Giganti,
non dei Centauri, favole degli antichi,
o a contese violente di cittadini, in cui di buono non c’è proprio nulla,
ma degli dèi aver cura sempre, questo è bene.
[Traduzione di R. CHERUBINA, in Ateneo. I Deipnosofisti, prima traduzione italiana com-
mentata su progetto di L. Canfora, Roma 2001]

3.7. SENOFANE F 3 EDMONDS


Prima dell’aborrita tirannide, dai Lidi
impararono inutili mollezze.

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I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

Erano mille in tutto, non di meno. Andavano


al foro in lunghi mantelli di porpora,
spocchiosi, in uno sfoggio di gran capigliature.
Lasciavano una scia balsami fini.
[Traduzione di F.M. PONTANI, Elegia greca arcaica, Torino 1972]

3.8. STESICORO F 10 DIEHL


Molte mele cotogne
buttavan sul cocchio al sovrano,
molte foglie di mirto
e corone di rose
e molli ghirlandette di viole.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.9. IBICO F 315 DAVIES


e i mirti e le viole e l’elicriso
e le mele le rose
e i teneri allori...
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.10. PINDARO, Treni F 129-130 SNELL


Per essi risplende laggiù la fiamma del sole,
mentre qui per noi è notte;
nei prati di rose purpuree,
all’ombra degli olibani,
sorge la loro città,
carica di frutti d’oro.
E chi trova diletto nei cavalli,
chi nei giuochi, nei dadi, nelle cetre;
e per essi fiorisce
ogni felicità.
............................
Dappertutto si spande odor soave
per il luogo bellissimo:
profumi vari sempre
versano sulle are degli dèi,

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APPENDICE DOCUMENTARIA

nella pianura che splende lontano.


..............................
Di lı̀ infinita tenebra gettano i fiumi lenti della notte oscura.
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

3.11. BIONE DI SMIRNE, Epitaffio per Adone


[...] O Cipride, nei boschi non pianger più il tuo sposo.
Un cattivo giaciglio Adone ha sulle fronde;
abbia il tuo letto Adone, Citerea, anche morto.
Anche morto egli è bello: sembra solo che dorma.
Stendilo sulle molli coltri, dove, giacendo,
con te si affaticava nelle notti d’amore,
sul letto tutto d’oro: vuole Adone anche morto.
Gettagli le corone e i fiori: con lui
tutti muoiano i fiori, tutti, come egli è morto.
Bagnalo con gli unguenti siri, con i profumi;
muoian tutti i profumi: il tuo profumo è morto.
Sulle coltri di porpora il molle Adone giace;
piangono intorno a lui e gemono gli Amori. [...] 3
[Traduzione di G. PERROTTA, in U. ALBINI (a cura di), Lirici Greci, Milano 1976]

4. LEGISLATORI, CITTÀ E FILOSOFI CONTRO I PROFUMI

Solone

4.1. ATENEO, I sofisti a banchetto XV 687a


Il saggio Solone 4 nelle sue leggi proibı̀ agli uomini di vendere profumi.
[Traduzione di A. RIMEDIO, in Ateneo. I Deipnosofisti, prima traduzione italiana commen-
tata su progetto di L. Canfora, Roma 2001]

3 Riferimenti ai profumi ancora in Esiodo, Teogonia 555-557; Teognide 5-10; 825-830 Edmonds;
Pindaro, Olimpica II 70-74. Altri passi sono segnalati da M. BRIAND, Du banquet d’Éros au printemps
des immortels, e BODIOU – MEHL, Sociologie des odeurs en pays grec, entrambi in BODIOU – FRÈRE –
MEHL (eds.), Parfums et odeurs dans l’antiquité, cit., pp. 129-139; 141-163.
4 F 73a Ruschenbush.

— 82 —
I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

Sparta

4.2. ATENEO, I sofisti a banchetto XV 686f-687a


Gli Spartani allontanano dalla città coloro che producono profumi, accu-
sandoli di sprecare l’olio d’oliva, e cosı̀ pure quelli |687a| che tingono la lana,
in quanto ne distruggono il candore.5
[Traduzione di A. RIMEDIO, in Ateneo. I Deipnosofisti, prima traduzione italiana commen-
tata su progetto di L. Canfora, Roma 2001]

Socrate

4.3. ATENEO, I sofisti a banchetto XIII 611f-612a


Eppure è proprio Lisia,6 nell’orazione intitolata Contro Eschine socratico,
per debiti – e io, indotto dalla vostra grande alterigia, o filosofi, intendo farne
esposizione, anche se il passo è molto lungo –, ebbene, cosı̀ comincia l’oratore:
Non avrei mai creduto, o giudici, che Eschine osasse intentare una causa cosı̀ ver-
gognosa; penso anzi che non avrebbe potuto facilmente trovarne una più degna di un
sicofante. Perché costui, o giudici, doveva del denaro a titolo di interesse, in ragione
di tre dracme al mese, al banchiere Sosinomo e ad Aristogitone; presentatosi da me,
mi chiedeva di non lasciare che a causa degli interessi egli fosse espropriato dei suoi
beni: «Sto mettendo in piedi – disse – un’industria profumiera, e mi serve un capitale
di partenza: ti darò un interesse di nove oboli a mina».

Ah, che glorioso percorso verso la felicità è per un filosofo fare il profu-
miere! Del tutto in linea con il pensiero di Socrate, che bollava l’uso dei pro-
fumi, ma anche con quello del legislatore Solone che non aveva consentito ad
alcun cittadino di svolgere tale attività!
[Traduzione di M.L. GAMBATO, in Ateneo. I Deipnosofisti, prima traduzione italiana com-
mentata su progetto di L. Canfora, Roma 2001]

5 Vedi anche Seneca, Questioni Naturali IV 13,9: «Gli Spartani espulsero i profumieri dalla città
e subito ordinarono loro di uscire dai loro confini poiché sprecavano l’olio» (traduzione di G. SQUIL-
LACE ).
6 F 1 Thalheim.

— 83 —
APPENDICE DOCUMENTARIA

4.4. SENOFONTE, Simposio II 3-4


E Callia disse: «Cosa ne dite se ci portano dei profumi in modo tale che ci
possiamo nutrire di dolci fragranze?». «No, no – disse Socrate – ci sono abiti
che si addicono alle donne e abiti che invece si addicono agli uomini. Allo
stesso modo ci sono profumi adatti agli uomini e profumi adatti alle donne.
Certamente nessun uomo si unge con olio profumato per un altro uomo.
La stessa cosa fanno le donne specialmente se si sono sposate da poco, come
la moglie di Nicerato e la moglie di Critobulo. Cosa guadagnerebbero da un
profumo? Esse hanno già il loro odore naturale. E il profumo dell’olio nei gin-
nasi è più gradevole dell’olio profumato per le donne e diventa più desidera-
bile allorché sfuma. E quando una persona, schiava o libera che sia, usa del
profumo, allora ogni cosa emana lo stesso odore. Invece gli odori che proven-
gono dalle fatiche degli uomini liberi hanno bisogno prima di tutto di esercizi
e di molto tempo, per risultare gradevoli e propri degli uomini liberi».
[Traduzione di G. SQUILLACE]

Platone

4.5. PLATONE, Gorgia 465b


Sotto la medicina, dunque, sta, come dicevo, la lusinga culinaria; sotto la
ginnastica, analogamente, la lusinga dell’agghindarsi, malefica, ingannevole,
ignobile e servile, che inganna con figure esteriori, colori, leziosità e vesti, al
punto da fare in modo che gli uomini, preoccupati di attrarre su se stessi
una bellezza estranea, trascurino la propria, quella cioè che si ottiene attraver-
so l’attività ginnica. In sintesi, voglio spiegarmi usando il gergo dei geometri,
perché cosı̀, forse, riuscirai a seguirmi, e voglio dirti che, come l’arte di ag-
ghindarsi sta alla ginnastica, cosı̀ la sofistica sta all’arte della legiferazione, e
che, come la culinaria sta alla medicina, cosı̀ la retorica sta alla giustizia.
[Traduzione di G. SQUILLACE]

5. ODORI E ODORATO NELLA RIFLESSIONE FILOSOFICA

5.1. PLATONE, Timeo 66d-67a


Per quanto concerne, poi, la capacità delle narici, non vi sono specie da
distinguere. Infatti, ognuno degli odori è un genere dimezzato e nessuna for-

— 84 —
I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

ma è strutturata in modo proporzionale da avere un qualche odore. Le nostre


vene che sono destinate a queste cose, sono molto strette per le forme della
terra e dell’acqua, e troppo larghe per quelle del fuoco e dell’aria. Perciò,
di nessuno di questi elementi alcuno ha mai percepito alcun odore, ma gli
odori si formano sempre di cose che si bagnano, o che infracidiscono o che
si sciolgono, o che evaporano.
Infatti, mutandosi l’acqua in aria e l’aria in acqua, gli odori si formano du-
rante il passaggio intermedio di questi elementi e sono tutti quanti o fumo o
nebbia. E di questi quello che passa da aria in acqua è nebbia, e quello che
passa da acqua in aria è fumo. Perciò, tutti gli odori sono più sottili dell’acqua
e più grossi dell’aria. E questo è evidente quando qualcuno, per un’ostruzione
che ha luogo nella sua respirazione, tiri a forza l’aria dentro di sé. Infatti, in tal
caso, nessun odore fluisce con essa, e l’aria segue da sola privata di tutti gli
odori.
Per questo, dunque, le varietà degli odori sono senza nome, ossia perché
esse non constano di molte specie né di semplici specie, ma si chiamano nei
due modi che soli si possono distinguere, cioè il gradevole e lo sgradevole, l’u-
no che produce irritazione e violenza in tutta quanta la cavità che sta a mezzo
fra il capo e l’ombelico, l’altro che la ammorbidisce e la restituisce gradevol-
mente al suo stato naturale.
[Traduzione di G. REALE, Platone. Timeo, Milano 2003]

5.2. ARISTOTELE, Sull’anima IX 421a-422a


Ciò che riguarda l’odore e l’oggetto dell’odorato è meno facile a determi-
narsi di quanto è stato esposto perché la particolare natura dell’odore non è
cosı̀ chiara come quella del suono, della luce o del colore. La ragione è che
questa sensazione non l’abbiamo perspicua, ma inferiore a molti animali: e
in realtà l’uomo sente gli odori mediocremente e nessun oggetto dell’odorato
avverte senza dolore o piacere, prova che l’organo sensoriale non è in noi per-
spicuo. È cosı̀ presumibilmente che gli animali scleroftalmici percepiscono i
colori e cioè le differenze dei colori non si chiariscono a essi se non dalla paura
che ne ricevono o no. Cosı̀ anche il genere umano per rapporto agli odori. C’è,
a quanto pare, analogia (tra l’odorato) e il gusto e ugualmente tra le specie dei
sapori e quelle degli odori: più perspicuo, però, abbiamo il gusto, per il fatto
che è una forma di tatto e il tatto è nell’uomo il senso più perspicuo: rispetto
agli altri sensi l’uomo rimane indietro a molti animali, ma il tatto lo possiede
incomparabilmente più perspicuo degli altri. Per questo è anche il più intel-
ligente degli animali. Ne è prova che tra gli uomini, proprio grazie all’organo

— 85 —
APPENDICE DOCUMENTARIA

di questo senso, e a nessun altro, ci sono ben dotati e mal dotati: quelli dalla
carne dura sono mal dotati d’intelligenza, quelli dalla carne molle, ben dotati.
Come i sapori sono uno dolce, l’altro amaro, cosi sono anche gli odori. Alcune
cose, poi, hanno odori e sapori che si corrispondono, dico cioè odore dolce e
sapore dolce, altre il contrario. Cosı̀ pure, l’odore è pungente, aspro, acido,
grasso, ma poiché gli odori, s’è già detto, non sono facilmente distinguibili,
come invece lo sono i sapori, da questi mutuarono le denominazioni, grazie
all’uguaglianza degli oggetti: e infatti l’odore del croco e del miele è dolce,
quello del timo e di altre cose del genere è pungente, e allo stesso modo
per gli altri casi. Come l’udito e ciascun altro senso è senso dell’udibile e
del non udibile, e la vista del visibile e dell’invisibile, anche l’odorato è senso
dell’odoroso e dell’inodore. Inodore è ciò che è quasi assolutamente impossi-
bile abbia odore e ciò che lo ha debole e mediocre: gli stessi significati si dan-
no al non-gustabile. Pure l’odorato si esercita attraverso un mezzo, quale l’aria
o l’acqua: infatti gli animali acquatici, i sanguigni al pari degli esangui, sembra
percepiscano l’odore come quelli che vivono nell’aria: e, in realtà, alcuni di
essi, attirati da un leggero odore, pur da lontano si portano verso il cibo.
Di qui deriva un’ovvia difficoltà, posto che gli animali tutti sentono l’odore
allo stesso modo e l’uomo mentre inspira, perché, quando non ispira ma espi-
ra o trattiene il fiato, non lo sente né da lontano né da vicino, neppure se l’og-
getto gli sia posto nell’interno, sulle narici (che l’oggetto posto sul sensorio
stesso non possa essere percepito è comune a tutti gli animali, ma di non sen-
tire senza inspirare è proprio dell’uomo e l’esperienza lo prova): di conseguen-
za gli animali esangui, dal momento che non inspirano, dovrebbero avere un
senso differente oltre quelli di cui s’è detto. Ma ciò è impossibile se quel che
sentono è davvero odore: la sensazione di una cosa odorosa, sia sgradevole sia
gradevole, è odoramento. Inoltre appare che muoiono sotto l’influsso degli
stessi odori potenti che sono mortali per l’uomo, ad esempio, del bitume, del-
lo zolfo e simili. È necessario dunque che percepiscano gli odori ma senza in-
spirare.
Sembra quindi che nell’uomo tale sensorio differisca da quello degli altri
animali, come i suoi occhi differiscono da quelli degli animali scleroftalmici.
Gli occhi hanno come copertura e quasi come involucro le palpebre e se
non le muove o le solleva, non può vedere: gli scleroftalmici non hanno niente
di tutto ciò, ma percepiscono immediatamente quel che accade nel diafano.
Cosı̀, dunque, sembra che anche l’organo olfattivo in alcuni sia scoperto, al
pari dell’occhio, e che invece, in quanti accolgono l’aria, abbia una copertura
che si rimuove quando inspirano grazie alla dilatazione delle vene e dei pori.
Per questo gli animali che inspirano non sentono l’odore nel liquido: per sen-
tirlo è necessaria l’inspirazione, ma far questo nel liquido è impossibile. L’o-

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I PROFUMI NEL MONDO ANTICO

dore appartiene al secco, come il sapore all’umido, e l’organo olfattivo è tale in


potenza.
[Traduzione di R. LAURENTI, in Aristotele. Opere, Bari 1973]

5.3. ARISTOTELE, Sul senso V 442b-445b


Si deve pensare allo stesso modo anche a proposito degli odori: in realtà,
ciò che il secco produce nell’umido, l’umido saporoso lo produce ugualmente
in un altro campo, nell’aria e nell’acqua. Ora noi ammettiamo che il diafano è
comune a questi elementi, ma non è in quanto diafano che l’uno e l’altro sono
odorabili, ma in quanto hanno il potere di lavare e di nettare il secco sapo-
roso: in effetti l’oggetto del gusto si trova non solo nell’aria ma anche nell’ac-
qua. E lo dimostrano i pesci e i crostacei i quali, com’è esperienza, percepi-
scono gli odori, pur non essendo l’aria nell’acqua (che sale alla superficie
quando vi si trova), e non respirano. Se, dunque, si ammette che l’aria e l’ac-
qua sono entrambe umide, la natura del secco saporoso nell’umido è l’odore
e qualsiasi altra cosa di tale natura è odorabile. Che questa affezione dei corpi
derivi dalla sapidità, è chiaro sia dalle cose che hanno odore, sia da quelle che
non l’hanno.
Gli elementi sono inodori, ad esempio il fuoco, l’aria, l’acqua, la terra, per-
ché le loro parti secche e umide non hanno sapore, a meno che non lo pro-
duca qualcosa a essi mescolata. Perciò il mare ha odore: esso, infatti, contiene
sapore e secchezza. E il sale è più odoroso del nitro. Lo dimostra l’olio che
cola dal primo, mentre il nitro è più del sale vicino alla terra. Anche la pietra
è senza odore, perché insipida, mentre il legno è odoroso perché ha sapore:
meno ne hanno i legni acquosi. Ancora: per quanto riguarda i metalli, l’oro
è inodore perché non ha sapore, mentre il bronzo e il ferro sono odorosi.
Quando l’umido dei metalli è stato bruciato, le scorie sono quel che c’è di me-
no odoroso. L’argento e lo stagno sono più odorosi di certi metalli, meno di
altri, perché sono acquosi.
Ritengono taluni che odore sia l’esalazione fumosa, la quale è un compo-
sto di terra e di aria (e tutti sono portati ad abbracciare tale opinione sull’o-
dore). Per questo anche Eraclito ha sostenuto che se tutte le cose diventassero
fumo, le narici le discernerebbero. Per quanto riguarda l’odore, tutti sono in-
clini a riportarlo (a tale causa), ma gli uni pretendono che è vapore, altri che è
esalazione, altri, infine, tutt’e due le cose. Ora il vapore è una sorta di umidità,
e l’esalazione fumosa, come s’è detto, è un composto di aria e di terra: per
condensazione si forma dal vapore l’acqua, dall’esalazione una specie di terra.
Ma l’odore pare che non sia né l’una né l’altra: il vapore è d’acqua, l’esalazione

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APPENDICE DOCUMENTARIA

fumosa è impossibile si produca nell’acqua, anche se le creature acquatiche


percepiscono gli odori, come s’è già detto.
Inoltre la teoria delle esalazioni è considerata sullo stesso piano che quella
delle emanazioni – e se l’una non è giusta, neppure l’altra lo sarà. È chiaro
dunque che l’umido, sia quello che è nell’aria sia quello che è nell’acqua
può ricevere e subire qualche modificazione da parte del secco saporoso per-
ché l’aria è per sua natura umida. Inoltre se il secco produce nei liquidi e nel-
l’aria l’effetto come di qualcosa lavato in essi, è chiaro che gli odori devono
essere analoghi ai sapori. Ora questo si verifica in taluni casi: infatti gli odori
sono pungenti, dolci, aspri, forti e grassi e si dirà che odori fetidi sono analo-
ghi a sapori amari – per cui, com’è difficile bere sapori amari, difficile è pure
respirare odori fetidi. È chiaro, dunque, che ciò che nell’acqua è il sapore, tale
è nell’aria e nell’acqua l’odore: per questo il freddo e il congelamento attuti-
scono i sapori e annullano gli odori: infatti il freddo e il congelamento distrug-
gono il caldo che muove ed elabora gli uni e gli altri.
Ci sono due specie di odoroso: non è vero, come dicono alcuni, che non ci
sono specie di odoroso: ce ne sono, invece. Bisogna spiegare in che senso tali
specie ci siano e in che senso non ci siano. L’una classe di odori è parallela a
quella dei sapori, come abbiamo detto, e quindi hanno il gradevole e lo sgra-
devole per accidente. Poiché sono affezioni dell’alimento, gli odori di tali cose
sono graditi a chi ne sente desiderio, mentre non riescono graditi a quelli che
sono sazi e non ne sentono il bisogno e neppure a quanti non piace un cibo di
tale sapore. Per conseguenza, questi odori, come s’è detto, hanno in sé il gra-
devole e lo sgradevole per accidente e pertanto sono comuni a tutti gli animali.
Ma ci sono pure tal