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a cura di
Ignazio E. Buttitta e Antonino La Barbera
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei Beni culturali
e dell’Identità siciliana
Dipartimento dei Beni culturali
e dell’Identità siciliana
Uomo e cosmo nella storia: paradigmi, miti, simboli : atti del Convegno internazionale, Palermo, 18-20 settembre 2019 / a cura di
Ignazio E. Buttitta e Antonino La Barbera. - Palermo : Fondazione Ignazio Buttitta, 2020.
(Acta diurna ; 14)
ISBN 978-88-98054-46-6
Questo volume è stato pubblicato con il contributo della “Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana” e del “Ministero dei beni e delle attività culturali e per il turismo.
Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali”.
Indice
Helge Kragh, The cyclic universe: From ancient time to the modern era 13
Lorenzo Verderame, Gli astri e il loro corso nella visione cosmologica dell’antica Mesopotamia 121
Marianna Ferrara, Il mondo a bocca aperta: il dominio del parlare e del mangiare nelle
narrazioni vediche 157
Silvano Tagliagambe, Psicologia analitica e astronomia: l’incidenza dei miti e degli archetipi
nella ricerca di Keplero 269
Antonino Pellitteri, E il buio albeggia da Oriente, e fluisce su tutta la sfera. Una nota sulla
visione islamica dell’Universo 311
Bernhard Zimmermann, L’uomo nel kosmos nella Grecia classica: modelli letterari da
Omero alla tragedia del V secolo 323
Michele Cometa, Biopoetica del cosmo. L’antropocene di Alexander von Humboldt 349
Giuseppina Micela, Dal sistema solare alla scoperta dei pianeti extrasolari 367
di Lorenzo Verderame
Tabella 1 Corrispondenze tra rappresentazione e nome delle costellazioni zodiacali in una tavoletta da
Uruk del periodo seleucide (von Weiher, 1983: 178-179 nr. 43)
La seconda fonte è una composizione che de- mostrazione della circolazione dei testi divinatori
scrive l’aspetto di alcune costellazioni. Già nota in a seguito della diffusione del cuneiforme nelle
precedenza da alcuni frammenti (Weidner, 1927), aree vicine durante il II millennio. Testi di conte-
è stata di recente riedita grazie a nuovi testimo- nuto astrologico sono stati rinvenuti nella capi-
ni (Beaulieu et al., 2017). Ne è nota una versione tale ittita Hattuša e nella capitale elamita Susa, a
breve e una ampliata, oltre a un frammento iso- Ugarit sulla costa mediterranea, nei centri siria-
lato di difficile collocazione. Nonostante la lacu- ni di Alalakh, Emar e Qatna. Molti di questi testi
nosità e il ricorso a espressioni stereotipe, come sono in babilonese, ma a Hattuša troviamo anche
per esempio “una figura (umana) vestita” per traduzioni ittite e testi bilingui.
descrivere le costellazioni di forma umana, que-
sta composizione offre importanti informazioni
sulla forma delle costellazioni e la cornice mito- La raccolta di presagi celesti Enūma Anu Enlil
logica entro cui sono concepite. Così «il Vecchio
(Perseo) è una figura (umana) vestita, con una Nella seconda metà del II millennio a.C.,
barba … nella mano destra ha una frusta», men- forse più precisamente durante il regno di
tre il «Fedele Pastore di An (Orione) è Papsukkal, Adad-apla-iddina (1068–1047 a.C.; cf. Fincke,
ministro di An e Antu, una figura vestita, barbu- 2016: 116), i presagi celesti furono raccolti e or-
ta, in un kurkurru, che tiene un lucchetto e una dinati in una “serie” (iškaru), nota dal suo inci-
chiave» e, infine, per le costellazioni teriomorfe, pit con il nome di Enūma Anu Enlil “Quando An,
sappiamo che «il Cane (Hercules) è un cane rap- Enlil”9. La serie contiene migliaia di presagi cele-
presentato come un cane accosciato, con il muso sti e meteorologici raccolti in circa settanta tavo-
124 rivolto alla stella della dea Gula (Lyra?)» di cui è lette10 o capitoli, ordinati in base al contenuto e
l’animale simbolo. divisi in quattro parti: presagi lunari, solari, pia-
Per quanto riguarda i testi divinatori va pre- neti e stelle fisse, meteorologici. Le quattro par-
messo che prima dell’emergere dell’astrologia ti prendono i nomi delle divinità che hanno una
genetliaca a metà del I millennio a.C. (Rochberg, identificazione o relazione con i fenomeni trattati,
1998), l’osservazione e l’interpretazione dei pre- per cui abbiamo che il dio luna Sîn dà il nome
sagi celesti riguarda prettamente lo stato e il so- alla sezione dei presagi lunari, il dio sole Šamaš
vrano7. Non si può escludere che esistesse una a quella dei presagi solari, la dea Ištar (Venere) a
qualche forma di astrologia di natura “popolare”, quella dei presagi di pianeti e stelle fisse e, infi-
ma di questa non vi è nessuna traccia nelle fonti ne, il dio della tempesta Adad a quella dei presa-
scritte che sono principalmente di origine palati- gi meteorologici.
na. Non esiste neppure un operatore cultuale che La serie Enūma Anu Enlil si apre con una in-
fosse specificamente preposto all’interpretazio- troduzione mitologica. Si tratta di una cosa non
ne del moto celeste8 e non sembra neppure che comune nelle raccolte divinatorie, resa ancora
quest’ultima rientrasse tra le tecniche mantiche più eccezionale dal fatto che in realtà si tratta di
di qualche altro professionista della divinazione, due introduzioni in due lingue diverse, la prima
come per esempio l’aruspice (barû). in sumerico, la seconda in accadico (Verderame,
Pochi e isolati sono i testi astrologici per i 2002: 2, 13). Seppure simili nei tratti principali, le
periodi più antichi. Cosa più rilevante è che essi due introduzioni divergono in vari punti e in pri-
sono noti principalmente da biblioteche e archi- mis nel fatto che il protagonista della prima intro-
vi provenienti da fuori della Mesopotamia, a di- duzione in lingua sumerica è il dio luna Nanna /
Su’en (Sîn)11, mentre protagonista della seconda presagi celesti. Come per la luna / Su’en, anche
è il dio sole Šamaš. per il sole / Šamaš le funzioni sono cronografiche
e mantiche. Per entrambi si fa riferimento a due
(Sumerico) aspetti specifici, il crescente lunare e il sorgere
Quando An, Enlil ed Enki, i grandi dèi, per mezzo del
loro saldo consiglio,
del sole. L’antecedenza della prima introduzione,
hanno fissato i grandi ME del cielo e della terra e la cui è attribuita arcaicità e maggiore prestigio me-
falce di Su’en, diante la lingua sumerica, indica la priorità e pre-
hanno fissato il nascere del giorno, l’inizio del mese minenza della luna sul sole, cosa che ha un rifles-
e i “segni” del cielo e della terra,
hanno fatto apparire la falce lunare del cielo, che in
so diretto nel pantheon sumero-accadico dove il
mezzo al cielo, divenuta visibile, è sorta. dio luna è padre del dio sole e di Venere / Ištar.
(Accadico) Il calendario mesopotamico è di tipo luna-
Ovvero: quando An, Enlil ed Ea, i grandi dèi, nel loro re (Ben-Dov et al., 2012). Il mese inizia quando
consiglio stabile,
ebbero stabilito il progetto del cielo e della terra (e
è visibile il crescente e le fasi lunari dividono in
lo) assegnarono ai grandi dèi, quattro quarti il mese. All’inizio di ogni quarto (1,
la creazione del giorno, il rinnovamento del mese, 7, 14-15, (21)13) hanno luogo le principali offerte
le cose relative alle osservazioni (dei segni celesti), e celebrazioni religiose mensili. La discrepanza
- l’umanità vide Šamaš/il Sole alla porta dalla quale
esce –
con le stagioni14, legate al ciclo solare, è colmata
divennero visibili regolarmente tra il cielo e la terra. mediante l’inserimento di un tredicesimo mese,
(Enūma Anu Enlil I; Verderame, 2002: 13 §0a-b) definito in sumerico DIRI e in accadico (w)atru
“eccedente, in più”. Il ricorso a un tredicesimo
Lo stile in cui è scritta l’introduzione non è mese intercalare non è sistematico, ma occasio-
molto chiaro e a ciò si aggiunga che la parte su- nale. È prerogativa del solo re ricorrere a questo 125
merica è probabilmente tradotta da un’originale mese “in più” per riequilibrare l’assetto tra mesi
accadico; si tratterebbe in sostanza di pseudo-su- e stagioni quando lui lo ritiene opportuno (Verde-
merico. Qual è la necessità di questo artificio e, rame, 2017b). L’intercalazione sarà strutturata in
in generale, di due introduzioni discordanti, che modo fisso nel computo degli anni solo a partire
attribuiscono a due differenti divinità prerogative dal primo millennio a.C.
simili? Se la luna scandisce il ciclo calendariale e le
misure maggiori di tempo, al sole rimane quella
minore, ma fondamentale, dell’alternanza quoti-
La funzione cronografica e mantica della luna e diana di un periodo di luce (u4 / ūmu) e un perio-
del sole do di buio (ĝi6 / mūšu), che assieme formano il
giorno. A sua volta il giorno è composto da sei
Nella prima introduzione i grandi dèi riuniti in veglie (en-nun / maṣṣartu), tre diurne e tre not-
consiglio creano il crescente lunare e assegnano turne15.
al dio luna Su’en due compiti, quello cronografi-
co e quello mantico, ovvero segnare il tempo e stagione
palesare il volere divino tramite i segni celesti, 1 mese
anno = 364/5 calda 12 mesi (+ 1
due funzioni destinate specificamente all’uma- = 28/30
giorni stagione intercalare)
giorni
nità12. Nell’introduzione accadica il sorgere del fredda
sole è creato per segnare l’inizio del giorno e il
“rinnovamento” del mese e le “osservazioni” dei Tabella 2 Divisione dell’anno e del mese
notte tre veglie po e il mostrare i presagi. Lo ritroviamo in nume-
notturne rosi altri passi letterari e cosmogonie, tra le quali
giorno = 24 ore 12 doppie-ore la più ampia e dettagliata è quella dell’Enūma eliš
giorno tre veglie
diurne o Poema della creazione babilonese. Qui Marduk
crea la volta celeste e fissa le stelle, poi fa appari-
Tabella 3 Divisione del giorno re Nannaru, la luna, a cui affida la notte.
I Sette demoni dunque oscurano la luna pro- Dea dei cambiamenti, irosa e irrequieta, Inan-
vocando un’eclisse26. È questo un presagio ne- na / Ištar è rappresentata sempre in movimento.
fasto per la regalità, strettamente associata alla È l’unica divinità che viaggia attraverso le
luna (vd. sopra). È infatti lo stesso testo ad as- regioni cosmiche precluse agli altri dèi (Verde-
sociare l’oscuramento dell’astro con l’oscura- rame, 2009b). Dal cielo scende nell’abzu, la re-
mento della regalità: «(È) il re, figlio del suo dio gione delle acque dolci sotterranee, dominio del
(personale), che tiene in mano la vita del pae- dio Enki / Ea e ritorna portando in dono qualità
se come la luce (lit. crescente) della luna e por- e invenzioni alla sua città Uruk e ai suoi cittadi-
ta il lucore sul suo capo come la luna nuova» ni (Inanna e i ME). Scende sulla terra (Inanna e
(Gli spiriti maligni XVI 83-84; Geller, 2016: 22). Šukaletuda, Inanna ed Ebih) e financo agli Inferi
La historiola de Gli spiriti maligni è la premessa (Discesa di Inanna / Ištar agli Inferi), riuscendo
mitica per un rituale regale contro le eclissi di anche a tornare a dispetto delle “ferree e immu-
luna. Il mitologema dell’assalto di Inanna / Ištar tabili” leggi che regolano l’Oltretomba. I suoi
alla regalità celeste ha, tuttavia, un precedente miti cominciano o si incentrano sul viaggio. Il
in un mito sumerico noto come Inanna e An. La girovagare (niĝin) della dea in cielo e in terra, il
composizione, purtroppo frammentaria, descri- suo attraversare l’Elam (altopiano iranico) e Su-
ve come Inanna, aiutata dal fratello Utu (sole) e bir (la Mesopotamia settentrionale) si trovano
per mezzo di venti malefici, riesce a conquistare al principio di ben due miti sumerici (Inanna e
132 il governo del cielo e dell’Eanna (lit. casa del cie- Šukaletuda 112-114 // 160-162; Inanna ed Ebih 25-
lo / di An) celeste, prerogativa, la prima, e sede, 27). Questo motivo si riferisce al procedere del
la seconda, del dio del cielo. An si dichiara scon- pianeta Venere, aspetto astrale della dea, come
fitto e nella dossologia finale in favore di Inanna emerge chiaramente dalla linea successiva del
stabilisce anche che passo di Inanna e Šukaletuda (l. 115 / 163), dove
si dice che Inanna «ha girovagato per l’intreccia-
“Ora la durata della luce (diurna) diminuisce e il gior- to orizzonte celeste»27. I due passi delle compo-
no diviene notte.
sizioni sumeriche evidenziano un altro aspetto
Da oggi, quando la veglia è di tre (unità), il giorno e
la notte sono uguali”. centrale di Inanna / Ištar e del pianeta Venere, ov-
Ora al sorgere del sole è proprio così! vero l’associazione con l’Oriente mesopotamico:
(Inanna e An 43-45) l’Elam e l’altopiano iranico28.
Esiste, tuttavia, anche un termine specifico per
indicare il pianeta Venere, Dilbat o Delebat, reso
La comprensione del passo non è così sempli- nelle fonti greche come Δελέφατ. Questo termine
ce come potrebbe apparire. Il linguaggio poetico si trova impiegato soprattutto nelle fonti astrolo-
suggerisce un riferimento al solstizio.Tuttavia, l’ul- giche, ma non solo. In un inno sumerico del re
tima linea con la menzione del sorgere del sole, Iddin-Dagān di Isin (XX sec. a.C.) alla dea della
può indicare, invece, che nelle parole di An vi sia città, Ninisina (“Signora di Isin”), quest’ultima,
la fondazione del ruolo di Venere quale astro mat- associata alla dea Inanna, è chiamata Delebat nei
tutino e serale (vd. sopra) che segna il passaggio passaggi che si riferiscono al suo aspetto astrale:
tra le tre veglie notturne e le tre veglie mattutine.
Alla sera, la stella che sorge brillante, Delebat, la la funzione del pianeta Venere sovente equipara-
grande luminaria che illumina (lit. riempie) il puro to a sole e luna. Non sorprende dunque l’atten-
cielo,
la signora della sera, come un guerriero sorge in zione prestata al suo sorgere e calare, così come
cielo ai suoi movimenti. La tavola LXIII dell’Enūma
e le genti di tutti i paesi levano lo sguardo a lei. Anu Enlil contiene presagi relativi a Venere, tra
… cui il sorgere durante i diversi momenti dell’an-
Signora, stupore del paese, stella solitaria, Delebat,
la signora che incede in cielo, come un guerriero
no (Reiner – Pingree, 1975). Il testo è noto anche
sorge in cielo, come Tavoletta di Ammi-ṣaduqa per il riferimen-
tutti i paesi tremano di fronte a lei. to all’omonimo re della I dinastia di Babilonia
(Inno di Iddin-Dagān a Ninsianna (Iddin-Dagan A) 89- (1646-1626 a.C.) e per la possibilità che il nucleo
91, 135-137)
del testo sia stato composto proprio nel XVII sec.,
costituendo di fatto una delle sezioni più antiche
Durante i sacrifici notturni che accompagna- dell’Enūma Anu Enlil (fig. 10).
no rituali tesi a contrastare un male causato da
agenti umani o extra-umani sono chiamati a te-
stimoni e soccorritori gli astri. In queste invoca- I pianeti e le pecore pazze
zioni, note come “preghiere agli dèi della notte”,
è frequente trovare invocata Delebat. Discutendo di Venere è emerso un fenomeno
che diviene ancora più macroscopico con gli altri
Assistetemi, o dèi della notte!
Attendete alle mie parole, o dèi dei destini! pianeti: questi sono chiamati con diversi nomi o,
An, Enlil, Ea, e tutti i grandi dèi! più raramente, uno stesso nome può indicare di-
Ti invoco, Delebat, signora delle battaglie (var.: del versi pianeti (Brown, 2000: 53-81). 133
silenzio), Infatti, non esiste un unico termine per Giove,
Ti invoco o notte, sposa velata di An.
Marte, Saturno, Mercurio, ma differenti. Si trat-
Setole (Pleiadi), state alla mia destra, Rene (ζ+ Pup-
pis?), sta alla mia sinistra! ta di nomi descrittivi, che si concentrano su un
(Preghiera agli dèi della notte; Castellino, 1977: 650; aspetto, come per esempio il colore (Verderame,
Reiner, 1995: 16) 2004b), per cui la Stella Rossa (MUL.SA5) è Marte,
la stella Stella Bianca (MUL.BABBAR)29 è Giove, men-
Delebat è il principale, ma non l’unico nome tre la Stella Nera (MUL.MI) è Saturno. Possono es-
con cui è noto il pianeta Venere. Altre dee asso- sere nomi che affondano le radici nella teologia
ciate o identificate con Inanna / Ištar ne assumo- o nella mitologia. Così Marte è la stella del dio
no anche i ruoli astrali, per es. Ninisina, la signo- della guerra e degli Inferi Nergal / Erra, Giove del
ra di Isin, o Nanāja, dea inizialmente intesa come capo del pantheon Marduk, Mercurio di Nabû e
un aspetto di Inanna o una dea del suo circolo, anche di Ninurta. Altre associazioni, tuttavia, ri-
divenuta poi indipendente. Particolarmente in- sultano più oscure per cui non sempre è possibi-
teressante è il nome Ninsianna (nin-si(4)-an-na), le chiarire la relazione tra il pianeta e il suo nome.
letteralmente “signora brillante del cielo”. Nono- In tal senso Saturno mostra dei tratti interes-
stante il nome sia composto con l’elemento nin santi. Non è identificato con una specifica divini-
“signora”, Ninsianna è un dio e, più specifica- tà ma è noto come “Stella nera” e sole notturno
mente, rappresenterebbe l’aspetto maschile del o “l’astro del sole”, perché sembra proprio svol-
pianeta Venere (Reiner, 1995: 68). gere un ruolo quasi sostitutivo del sole in relazio-
Dai passi su citati ben si comprende il ruolo e ne alla notte e alla luna (Koch-Westenholz, 1995:
123). È inoltre associato con la costellazione della - Nēberu “il traghetto”, creata da Marduk, secon-
Bilancia, per cui nei commentari e nelle esegesi do l’Enūma eliš (tav. V l. 6), “per far conoscere
se il presagio menziona la Bilancia, questo può (alle stelle) i loro legami”;
essere interpretato come un sinonimo di Saturno - SAG.ME.GAR, uno dei più comuni nomi di Gio-
(Verderame, 2002: 105-106 n. 325). Il nome princi- ve per quanto la sua interpretazione rimanga
pale del pianeta, tuttavia, è vincolato al suo lento oscura e la resa accadica ignota;
corso celeste. Infatti, Saturno è chiamato “stabi- - Šulpa’e, antica divinità sumerica, forse perso-
le, fisso” (SAG.UŠ / kaiamānu). Allo stesso concetto nificazione dello stesso Giove;
risale il nome principale del pianeta Mercurio, - UD.AL.TAR / dāpinu, “luce che abbatte”, da colle-
che opposto al lento Saturno, è chiamato il “Sal- gare a Šulpa’e, quale trasposizione dell’aspet-
tante” (GU4.UD / šihṭu) per il suo corso veloce e ir- to luminoso del dio e del suo carattere guer-
regolare. riero;
Di tutti i pianeti quello che mostra una più am- - MUL.BABBAR “stella bianca”.
pia gamma e varietà di nomi e associazioni è il pia- Nonostante sia possibile tracciare una rela-
neta Marte (Reynolds, 1998; Brown, 2000: 70-72). zione tra i diversi nomi di Giove, per esempio
È un pianeta di grande forza e potenza distruttiva, l’associazione con la regalità e il capo del pan-
dannosa se rivolta verso la Mesopotamia, ma, al theon, non è chiaro quando venga usato l’uno o
contrario, utile se rivolta contro il nemico. Marte l’altro nome. In un rapporto astrologico neo-as-
è la forma astrale del dio della guerra e della pe- siro del VII secolo, il mittente, Nabû-mušēṣi, spie-
stilenza Nergal / Erra, temuto, ma anche invocato ga i diversi nomi che Giove ha a seconda della
dai re assiri e babilonesi quale alleato in guerra. posizione: «La stella di Marduk quando appare
134 A fianco del nome principale del pianeta, Ṣalbatā- è Šulpa’e; dopo che si è levata per 1 ‘doppia ora’
nu, di incerta etimologia, abbiamo il riferimento è Sagmegar; quando è stabile in mezzo al cielo è
al suo colore (Stella Rossa); l’identificazione con Nēberu» (Hunger, 1992: 89 n. 147 ll. 7-v. 1). Que-
stelle e costellazioni associate ad animali come sta interpretazione è tanto affascinante quanto
la Volpe, il Lupo, il Corvo e l’aquila leontocefala incerta. Non abbiamo altre fonti che suffraghino
Anzû (Verderame, in stampa (b)); nomi che richia- le identificazioni di Nabû-mušēṣi la cui origine è
mano la natura infida dell’astro come il Falso e forse da ricollegare a una personale esegesi o
il Nemico; associazioni con stelle e costellazioni una specifica scuola. Infatti, in tutti gli altri casi
implicite, come quella con il Demone dalla boc- non è possibile ricollegare un nome di un piane-
ca spalancata / Pašittu (β Andromedae), o oscure, ta a una sua specifica caratteristica o posizione
come quella con il Giogo (Bootes). nello spazio o nel tempo.
Non è possibile stabilire quanto questi nomi L’esegesi dei presagi prevede l’interpretazio-
dei pianeti e le loro associazioni con stelle e co- ne del nome, ma anche dei singoli segni che lo
stellazioni siano vincolati a una tradizione scri- compongono, da una parte, e le associazioni con
bale ed esegetica o quanto riflettano reali con- altri nomi o astri in base a una relazione concet-
cezioni circa il differente nome di un pianeta in tuale, mitologica o teologica (Brown, 2000: 53-
relazione a una specifica coordinata spazio-tem- 81). Il sumerogramma, ovvero la resa ideografica
porale. Così, per esempio, tra i principali nomi del nome, è scomposta nei suoi elementi costi-
di Giove (Brown, 2000: 64-66; Verderame, 2010a: tuenti, che possono essere interpretati indipen-
443-444) vi sono: dentemente alla luce della polifonia e polisemia
- stella di Marduk, capo del pantheon; caratteristica del sistema cuneiforme. Dall’altra
parte, mediante le corrispondenze tra pianeti e Le stelle fisse e le mandrie celesti
stelle è possibile aggiungere un ulteriore livello
di interpretazione del presagio. Nuove associa- Opposto all’irregolare moto dei pianeti, che
zioni sono sempre possibili sulla base di relazio- come “pecore pazze” corrono qua e là nel cielo,
ni che il singolo interprete può creare risponden- quello di stelle e costellazioni30 è fisso e regola-
do alla specifica necessità del momento. Questo re. Nei miti è associato all’incedere di vacche e
“gioco” esegetico, che ha dato vita a una nutrita buoi nel cielo, un’immagine che potrebbe far ri-
letteratura di commentari, è anche la prima for- salire un’idea della Via Lattea già alla tradizione
ma di diversione del male preannunciato dal pre- sumerica del III millennio a.C. (Heimpel, 1989).
sagio. Mediante un’analisi fondata su tradizione Nella composizione bilingue sumero-accadica
e interpretazione lo scriba può “riscrivere” il pre- nota come l’Esaltazione di Inanna / Ištar, An, Enlil
sagio nella sua esegesi e quindi produrne una ed Enki / Ea, gli dèi creatori, dopo aver fissato i
nuova interpretazione che allontani la minaccia «fondamenti eterni del cielo e della terra» e le
del presagio. Del resto, vi è una relazione univo- costellazioni fisse degli dèi, assegnano la notte
ca tra scrittura e divinazione in Mesopotamia. I a Nanna / Sîn e il giorno a Utu / Šamaš: nel loro
presagi non sono altro che messaggi degli dèi corso la luna e il sole devono mostrare e guidare
da interpretare. In diversi casi i segni sono veri il moto delle stelle fisse.
e propri messaggi scritti. Il dio sole “incide” sul
fegato della vittima sacrificale i segni che saran- Dalla base del cielo fino allo zenit, fu loro assegnato
il corso giornaliero.
no interpretati dall’aruspice. La stessa interpreta- Come in solchi si stringono tutte quante le stelle,
zione del moto degli astri a Babilonia è chiamata come a giovenchi, insegnano loro la via gli dèi che
“scrittura celeste” (šiṭir šamê) e sarà appannag- precedono. 135
gio dell’ambiente scribale. (Esaltazione di Inanna / Ištar 55-60)
Per quanto raro, esiste il caso di un nome che
può indicare più pianeti. Il termine bibbu, infatti, In questo passo luna e sole sono associati in
è usato per indicare specificamente Mercurio e, quella che è una prerogativa del dio luna Nanna
occasionalmente, Saturno, ma è anche il termi- / Sîn, che per un fenomeno di sovrapposizione
ne generale per pianeta (cf. n. 30). Il significato e di titoli e aspetti tra i due astri, è stata ampliata
l’etimologia del termine accadico (bibbu) è igno- anche al dio sole Utu / Šamaš (Verderame, 2003:
ta, ma la sua resa ideografica (UDU.IDIM) permette 27-28). Il titolo di “pastore” è comune per de-
di avanzare una qualche ipotesi. Il primo segno scrivere il dio sole, ma non in riferimento al suo
(UDU) è l’ideogramma per pecora e ovini, mentre aspetto astrale, quanto piuttosto in relazione alla
tra i differenti valori del secondo segno (BAD) vi sua azione di giudice e soccorritore dei bisognosi
è quello di “pazzo” (IDIM). Sebbene criticata (Rei- (vd. sopra). Nella stessa accezione il titolo di pa-
ner, 1995: 7 n. 22), l’interpretazione tradizionale store è usato dal sovrano in relazione alla cura e
vede nel termine bibbu e nella sua resa ideo- guida del suo gregge, il popolo.
grafica un termine per delle pecore selvatiche o Il pastore delle stelle, il bovaro che guida le
pazze, un’immagine che esprimerebbe il moto mandrie celeste è il dio luna Nanna / Sîn. La sua
irregolare dei pianeti, soprattutto se considerato associazione con l’elemento bovino è infatti cosa
in opposizione a quello regolare e costante delle ben nota (vd. sopra). Tuttavia, il dio Nanna / Sîn
stelle fisse. non è l’unico a conoscere il numero delle stelle e
guidarne il corso. Nella tradizione sumerica que-
sta è una prerogativa che condividono altre due L a z a p p a d ov r à l a vo r a r e ogni punto.
divinità, il dio delle acque dolci, della saggezza e (Istruzioni dell’agricoltore 38–40)
della magia Enki e la dea dei cereali, della scrittura
e del computo Nisaba (Verderame, 2003: 28-31). Allo stesso modo l’intervento della dea Nisa-
ba nei Cilindri di Gudea è legato proprio all’appa-
Tu che mediti [ordi]ni e decisioni, che fissi consape- rizione di una determinata stella che indicherà al
volmente i destini! sovrano quando iniziare la costruzione del tem-
Tu che fermi [...] giorn(i); che metti a posto i mesi,
pio del dio cittadino Ninĝirsu (Verderame, 2021).
che fai misurare il cielo alle stelle, di cui conosci il
numero! La funzione cronografica del movimento stel-
(Enki e l’ordine del mondo 43-45) lare si ritrova nella principale composizione babi-
lonese, l’Enūma eliš. La creazione del mondo da
(A Nisaba,) alla donna, alla stella che nell’Apsu ac-
parte di Marduk dopo la sconfitta di Tiamat co-
contentò a meraviglia il principe
… mincia proprio dalle stelle e dal tempo, le prime
colei alla cui presenza, sulla corda dei nodi che non funzionali a marcare il secondo.
si sciolgono, si contano i giorni, al ritmo della luna.
(Lugale 712, 721) (Marduk) fece apparire le stazioni dei grandi dèi,
pose le immagini delle stelle, le costellazioni,
Come il dio luna, anche Enki e Nisaba cono- fissò l’anno e ne tracciò il quadro,
pose tre stelle per ognuno dei dodici mesi.
scono il numero e il corso delle stelle. Questa Dopo aver tracciato il disegno dell’anno,
prerogativa, tuttavia, non deriva dalla loro natura fissò subito la stazione di Nēberu per far conoscere i
celeste, ma dalla loro relazione con la conoscen- loro (delle stelle) “legami” e affinché nessuna (stella)
za e il computo. Infatti, i passi relativi alle stelle in potesse mai commettere errori o disattenzioni,
136 stabilì con essa (Nēberu) i sentieri di Enlil ed Ea.
cui compaiono Enki e Nisaba si riferiscono a una
(Enūma eliš V 1-8)
specifica funzione, quella del computo del tem-
po. Nei due passi è chiaramente menzionata la
L’“immagine” delle stelle è vincolata all’anno.
relazione del moto stellare con il conto dei giorni,
Per ogni mese sono fissate tre stelle il cui sorge-
ovvero con il calendario. Successivamente, que-
re marca l’esatto momento dell’anno, un sistema
sto aspetto sarà condiviso dal solo dio luna e dio
che ritroviamo anche nelle fonti astrologiche e
sole (Verderame, 2017b).
astronomiche (Walker – Hunger, 1977; Casaburi,
2003). Il ruolo di indicare il corso alle stelle in que-
sto passo è incaricato a un altro astro, il Traghetto
La funzione cronografica delle stelle
(Nēberu). Sebbene Nēberu sia noto come nome di
Giove (vd. sopra), nel passo dell’Enūma eliš qui
La funzione delle stelle di marcare il tempo
citato è generalmente inteso come riferentesi a
e indicare il momento propizio per le attività
una stella, forse quella polare. Pianeta o stella che
stagionali o l’inizio del mese si trova tanto nel-
sia, Nēberu è comunque associato al dio Marduk
le fonti letterarie che in quelle divinatorie. Nella
protagonista dell’Enūma eliš, una composizione
composizione sumerica nota come le Istruzioni
che veniva recitata durante il Capodanno babilo-
dell’agricoltore l’inizio della semina è indicato
dal sorgere di una specifica stella. nese e che costituisce l’esaltazione del dio quale
capo del pantheon. La composizione è la reifica-
Quando le stelle nel cielo saranno giuste, zione e il punto conclusivo del lungo processo di
non indugiare a portare i buoi nel campo ogni volta. ascesa di un dio secondario a capo del pantheon
mediante una cosciente opera di assimilazione e l’osservazione celeste nelle culture mesopotami-
sincretismo con altre divinità. Le imprese, i pote- che.
ri e gli epiteti attribuiti a Marduk nell’Enūma eliš La poetica astrale celebra i tre astri principa-
sono quelli di altri dèi del pantheon, che sono li (luna, sole, Venere) in queste funzioni. Signore
presentati in quest’opera quali identificazioni o della volta celeste, il dio luna Nanna / Sîn, con-
aspetti del dio di Babilonia. Nel caso specifico trolla il tempo, segnando il calendario lunare e
qui discusso Marduk si sta appropriando del con- guidando gli astri. Riflesso della sua preminenza
trollo del calendario. Se l’alternanza giorno-notte è anche la rilevanza tributata ai presagi lunari su
nonché il ciclo mensile e stagionale rimangono tutti gli altri. Nanna / Sîn condivide la sovranità
legati al corso della luna e del sole e quindi agli celeste con suo figlio e correggente, il dio sole Utu
dèi Nanna / Sîn e Utu / Šamaš, il controllo del / Šamaš, mentre l’altra figlia, la dea Inanna / Ištar,
corso delle stelle e il loro ancoraggio al computo ovvero la “torcia” celeste, il pianeta Venere, com-
dell’anno divengono prerogative di Marduk per pete per luminosità e attenta al primato paterno.
mezzo della sua forma astrale Nēberu. Le due principali funzioni degli astri nell’an-
tica Mesopotamia sono il segnare il tempo e il
mostrare i segni divini (astrologia). Il moto del-
Conclusioni la luna, del sole e delle stelle fisse scandisce il
tempo, marcando il giorno, il mese, l’anno e le
La conoscenza di come gli antichi abitanti stagioni. L’aspetto, la posizione nel tempo e nello
della Mesopotamia immaginassero l’aspetto e spazio e la combinazione degli astri visibili nella
il moto degli astri è forzatamente vincolata alla volta celeste configurano un messaggio divino
natura delle fonti a nostra disposizione. Queste da decifrare. Entrambi gli aspetti – cronografi- 137
sono prevalentemente scritte e trasmettono una co e divinatorio – sono fondati quali atti primari
visione limitata. Si tratta di composizioni “tec- nelle cosmogonie. Gli astri sono dunque creati
niche”, come raccolte di presagi, almanacchi o a beneficio degli uomini, essendo il tempo e la
tabelle in cui ricorrono espressioni stereotipe e divinazione due dimensioni umane. Nell’antica
dati numerici circa la visibilità di stelle e pianeti. Mesopotamia, tuttavia, se il moto degli astri nel
La ricchezza e complessità della visione celeste cielo rende manifesto a tutti gli uomini il trascor-
mesopotamica emerge, invece, dalle fonti indi- rere del tempo e i “messaggi” degli dèi, l’inter-
rette. Nonostante l’assenza di testi divinatori o pretazione di queste due funzioni sono limitate a
descrittivi in lingua sumerica, i passi letterari of- pochi. Il controllo sul tempo, ovvero sul calenda-
frono un’abbondanza di immagini che richiama- rio, è prerogativa del re, che in questa funzione è
no gli aspetti celesti delle divinità, primi fra tutti i strettamente identificato e associato con la luna.
tre astri (luna, sole, Venere) e le divinità con essi I messaggi degli dèi attraverso le stelle, in quan-
identificate di cui si celebra il brillare e l’incedere to vera e propria forma di comunicazione scrit-
celeste. Nella successiva tradizione assira e ba- ta (šiṭir šamê “scrittura celeste”), sono soggetti
bilonese, alle testimonianze letterarie, si aggiun- a un’esegesi “filologica” che vincola l’astrolo-
gono i riferimenti in testi documentari e cultuali, gia babilonese delle fonti scritte all’ambito della
che mostrano quanto duratura e radicata fosse scrittura e all’ambiente scribale.
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Figure
146
Fig. 1 - Tavoletta seleucide con rappresentazione delle Pleiadi (come sette stelle e come setole sulla gobba del toro), di Orione e del
Toro (VAT 7851, Vorderasiatisches Museum, Berlino)
147
Fig. 2 - Tavoletta seleucide con rappresentazione di una stella identificata come Giove (Sagmegar), dell’Idra (Mušhuššu) e del Leone
(VAT 7847 recto, Vorderasiatisches Museum, Berlino)
148
Fig. 3 - Tavoletta seleucide con rappresentazione di una stella identificata come Mercurio (dgu4.ud “Saltante”), la Vergine e il Corvo
(VAT 7847 verso, Vorderasiatisches Museum, Berlino)
149
Fig. 6 - Modellino di barca in argento dalla tomba PG 789 del Cimitero Reale di Ur (XXVI sec. a.C.)
152
Fig. 7 - Particolare del cosiddetto Stendardo di Ur (BM 121201, British Museum, Londra)
153
Fig. 8 - Particolare dell’impronta di un sigillo raffigurante il sole che emerge dalla montagna con in mano una sega (BM 89115, British
Museum, Londra)
154
Fig. 9 - La cosiddetta Tavoletta del dio sole (BM 91000, British Mu-
seum, Londra)
155