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GIOVANNI PLATANIA
COSTELLAZIONI E MITI
BIBLIOPOLIS
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GIOVANNI PLATANIA
COSTELLAZIONI E MITI
BIBLIOPOLIS
Copyright 2008
by Bibliopolis, edizioni di filosofia e scienze
Napoli, Via Arangio Ruiz 83
http://www.bibliopolis.biz e-mail: info@bibliopolis.biz
INDICE
Prefazione
Prima Parte
Tra astronomia e mitologia. Brevi linee generali
La Mesopotamia
I Maya
I Cinesi
Gli Egizi
Altre Cosmogonie
I Greci
Astronomia in Grecia
L'Astronomia in altri popoli
Conclusioni
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35
41
95
103
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Seconda Parte
Introduzione
Orsa Maggiore
Orsa Minore
Orione
Cassiopea, Andromeda, Cefeo
Perseo
Pegaso
Aquila
Auriga
Boote
Cane Maggiore
Cane Minore
Chioma di Berenice
Cigno
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111
133
143
165
189
205
219
233
243
251
261
265
285
Corona Boreale
Drago
Eracle
Pleiadi
Iadi
Serpente
Idra
Lira, Delfino
Ofiuco
301
323
333
351
361
369
381
391
409
Costellazioni Zodiacali
Ariete
Toro
Gemelli
Cancro
Leone
Vergine
Bilancia
Scorpione
Sagittario
Capricorno
Acquario
Pesci
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451
469
483
493
509
531
541
555
567
579
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Altre Immagini
Bibliografia
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PREFAZIONE
Con questo lavoro ho inteso ricostruire i nessi fra la mitologia e le costellazioni, evidenziando i modi in cui, per potersi
orientare con le stelle e riuscire a riconoscerle, il mondo antico
cominci a riunirle in gruppi - le costellazioni - ai quali associ
i suoi miti, le sue leggende ed i suoi di.
Il lavoro diviso in due parti, sostanzialmente differenti
per lunghezza che per contenuto.
Nella prima parte ho trattato delle civilt dove sembra sia
nata l'astronomia e lo studio delle costellazioni: la Mesopotamia, l'Egitto, la Grecia. Ho appena accennato alle civilt maia,
inca ed azteca, a quella cinese ed ad alcune antiche civilt africane.
Particolare interesse ho attribuito alla civilt greca, di cui
ho narrato la cosmogonia e la nascita degli di e degli uomini.
Per gli avvenimenti descritti, ho usato una linea differente
dall'approccio di Baricco nel suo Omero, Iliade. Nella sua affascinante trasposizione dice:
Per quanto i gesti divini tramandino l'incommensurabile che
spesso si affaccia nella vita, l'Iliade mostra un'ostinazione
sorprendente a cercare, comunque, una logica degli eventi che
abbia l'uomo come ultimo artefice. Se quindi si tolgono gli di da
quel testo, quel che resta non tanto un mondo orfano ed
inspiegabile, quanto un'umanissima storia in cui gli uomini
vivono il proprio destino come potrebbero leggere un linguaggio
cifrato di cui conoscono, quasi integralmente, il codice.
Io, invece, ho focalizzato la mia attenzione quasi esclusivamente sulle leggende, in particolare quelle greche, di cui sento
profondamente il fascino, legate in varie forme alla cosmogonia, che hanno per protagonisti gli dei.
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PREFAZIONE
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PARTE PRIMA
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potenze cosmiche o semplicemente strumenti e segni trascendenti la nostra volont. Cos avvenne in Mesopotamia, dove si
cominci a studiare sistematicamente il cielo inventando
molte delle costellazioni che sarebbero poi state adottate in
Occidente.
La necessit di ordine e di controllo dello spazio celeste si
poteva soddisfare solo delimitando porzioni di cielo e dando
loro dei nomi che suscitassero un senso di sicurezza e di protezione.
Molti dei nomi attribuiti alle costellazioni sono riferibili ai
Babilonesi (Toro, Gemelli, Sagittario, Scorpione). Quanto
riportato nel poema Phaenomena (Apparenze) da Arato in termini astronomici corrispondeva infatti pressoch fedelmente
agli astri che si potevano osservare nel cielo alle latitudini di
Babilonia intorno al 2100 a.C.; inoltre stato rinvenuto nella
zona un elenco con tutte le costellazioni collocate nel cielo,
quali noi le conosciamo oggi, con poche differenze.
Un discorso importante sarebbe a questo punto da fare riguardo al significato dei nomi tramandatoci dagli antichi Egiziani e Greci, ma ci porterebbe fuori dal nostro obbiettivo.
Sembra che gi nel Paleolitico Superiore, attorno a 40 000
anni addietro (www.wikipedia.org), l'uomo avesse dato vita ad
un sistema di 25 costellazioni, ripartite in tre gruppi, riconducibili metaforicamente alle tre dimensioni con cui tutti i popoli, da sempre, hanno rappresentato il mondo: il Paradiso, la
Terra e gli Inferi.
Al primo gruppo appartenevano costellazioni riferite al
mondo superiore, ovvero dominato da creature aeree. Queste
costellazioni avevano la maggiore altezza sull'orizzonte.
Il secondo gruppo erano quelle che raggiungevano un'altezza media sull'orizzonte, in realt le costellazioni zodiacali. Il
terzo, invece, conteneva costellazioni relative al mondo inferiore, dominato da creature acquatiche, che si trovano collocate per la maggior parte del tempo sotto l'orizzonte.
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2. LA MESOPOTAMIA
La Mesopotamia era il nome con cui dai Greci era indicata
la regione asiatica compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate. In
quella regione si svilupparono le civilt sumera, assira e babilonese. Spesso ci si riferisce sbrigativamente a quei popoli con
il termine i Babilonesi. opportuno invece tenere presente
che si tratt di tre diverse civilizzazioni, spesso in contrasto tra
loro, pur dotate di caratteri abbastanza simili.
La pi antica civilt
ad affermarsi fu quella
sumera, nelle pianure
meridionali tra i due fiumi. Il nome Sumer, attribuito alla regione stessa,
data probabilmente dall'inizio del III millennio
a.C. Lo stesso nome fu
dato anche alla capitale.
All'incirca tra il VI e il
IV millennio a.C. i precedenti primitivi insediamenti fortificati
si trasformarono in vere e proprie citt. Le prime citt sumere
furono Uruk, Adab, Eridu, Isin, Kish, Kullab, Lagash, Larsa,
Nippur e Ur.
Nei testi mesopotamici, Sumer il nome che indica la Babilonia meridionale, in contrapposizione ad Akkad, che la
Babilonia settentrionale.
Il re di stirpe semitica Sargon I il Grande (2335 - 2279 ca.
a.C.) conquist l'intera regione trasferendo la capitale da Sumer ad Akkad. I due gruppi etnici si integrarono fino a formare un unico gruppo etnico e linguistico, che divenne noto con
il nome di Accadi. L'impero stesso acquis il nome composto
di Sumer e Accad.
La dinastia accadica dur circa un secolo. In seguito si eb-
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secolo a.C. si ebbero una serie di dinastie non notevoli. A questo periodo si fa risalire la serie pi antica dei cosiddetti astrolabi rettangolari. Verso la fine di quest'epoca gli scribi incominciarono a tenere un'accurata registrazioni di eclissi, a cicli
di diciotto anni.
Il regno di Nabonassar (747 - 733) ha, tuttavia, una grande
importanza per l'astronomia perch alcuni astronomi greci
(diversi secoli dopo) attinsero da questo periodo una gran
messe di dati astronomici che presentavano un alto grado di
precisione.
A partire dal 900 a.C. circa Babilonia cadde sotto l'influenza militare e politica del regno di Assiria.
Gli storici fanno riferimento a questo periodo (da circa il
900 a.C. fino all'inizio della dinastia caldea) con il termine di
periodo assiro. L'influenza assira giunse al culmine nel 728
a.C. quando l'Assiria assunse il controllo diretto sul regno di
Babilonia. Come spesso avviene, i conquistatori militari subirono l'influenza della cultura dei conquistati. L'esempio pi
evidente di questa attitudine si ebbe con il re assiro Assurbanipal che fece realizzare una sterminata raccolta di testi babilonesi ed assiri sistemandoli in quella che divenne la Biblioteca
di Ninive, scoperta da archeologi inglesi nel 1853. Assurbanipal fece anche, tra l'altro, ricostruire il tempio di Esangila in
Babilonia.
In seguito, gli Assiri, lanciatisi in ambiziose campagne militari, subirono il collasso del loro impero con sorprendente rapidit.
La prima dinastia caldea (detta anche neo-babilonese),
venne fondata nel 625 a.C. dal re Nabopolassar. Durante le dinastie caldee la cultura ebbe un nuovo impulso, con beneficio
anche per l'astronomia. A partire da questo periodo datano i
pi antichi diari astronomici che ci sono pervenuti. Questa
astronomia ebbe grande importanza perch ai dati prodotti
durante questo periodo attinsero in un periodo posteriore
astronomi greci. Scrittori greci e romani usarono in seguito il
termine di caldei per indicare astronomi e astrologi di origine mesopotamica.
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previsioni. Il periodo seleucide fu importante anche per il grado notevole di contatti che si ebbero tra astronomi greci e seleucidi. La dinastia seleucide riusc a sopravvivere in Siria fino
al 64 a.C., quando cadde per la conquista romana.
L'uso che Ipparco fece di dati tratti da osservazioni babilonesi ampiamente attestato. Alcuni hanno suggerito addirittura che Ipparco abbia soggiornato in Mesopotamia per apprendere i metodi astronomici dei Babilonesi. Altri invece hanno
suggerito che i continui riferimenti ad astronomi caldei in
opere di autori greci e romani, indichino che dovette esistere
nell'antichit un vero e proprio manuale di astronomia babilonese. Infine, altri sono propensi a credere che ci siano stati degli astronomi babilonesi che siano emigrati in Grecia, portando con loro i propri testi e trasmettendo le proprie conoscenze ai Greci. difficile in ogni caso pensare che non ci debba
essere stato del tutto un certo scambio di informazioni, anche
di carattere astronomico, tra le due culture, anche prima delle
guerre persiane.
Gli scopi e i metodi dell'astronomia babilonese furono
molto diversi da quelli dell'astronomia greca. In particolare, i
Babilonesi non mostrarono mai interesse per lo sviluppo di indagini finalizzate alla comprensione della meccanica del cosmo nel suo complesso. Lo scopo della loro astronomia, per
quanto si sa, fu quello del calcolo aritmetico delle epoche e
delle posizioni di particolari fenomeni astronomici, come i
pleniluni e i noviluni, le eclissi, le epoche di prima e ultima visibilit dei pianeti, per finalit prettamente astrologiche.
L'Enuma Elish un poema epico babilonese sulla creazione, che raggiunse la sua forma definitiva intorno al 1500 a.C.
(le parole del titolo sono la traduzione delle prime parole del
testo Quando al di sopra...). Descrive la nascita degli di
con la progressiva conquista del potere supremo da parte di
Marduk-Zeus, che in seguito cre il mondo. Nel poema sono
contenuti anche espliciti riferimenti alla suddivisione del cielo
nelle tre Vie ed altri dati di carattere astronomico, che riguardano la suddivisione dell'anno in mesi a ciascuno dei quali era
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3. I MAYA
Dalle iscrizioni rinvenute su monumenti dell'America centrale, possiamo dedurre che alcune popolazioni del Messico,
quali i Maya, sviluppatisi dal II millennio a.C., raggiunsero, tre
millenni dopo, attorno al 900 d.C., un grado di civilt e cultura paragonabile a quello dei Babilonesi, degli Assiri e degli
Egiziani.
Per queste popolazioni centroamericane l'astronomia era
una scienza particolarmente coltivata. Dopo le ultime scoperte
archeologiche in questo settore all'Universit del Maryland
stato persino creato un centro di archeoastronomia ove astronomi e archeologi lavorano in stretta collaborazione.
Pur non essendo a conoscenza della forma della terra, i
Maya conoscevano le cause delle eclissi, sapevano usare lo
gnomone e sapevano calcolare i momenti dei solstizi e degli
equinozi. A tale proposito si visto come molte delle loro costruzioni siano orientate secondo questi punti di fondamentale
importanza per l'astronomia di posizione. Alla base di tali conoscenze sta sicuramente il loro progresso in campo matematico: conoscevano, infatti, lo zero ed adottavano la numerazione posizionale.
I cicli, il ripetersi dei fenomeni astronomici, avevano assunto presso i Maya un significato talmente importante che il loro
calendario, ad uso civile e religioso, era esclusivamente basato
sui fenomeni celesti. Esso utilizzava alternativamente l'anno
solare e l'anno di Venere, determinato dalla rivoluzione sinodica del pianeta. Questo pianeta era, tra l'altro, divinizzato
perch rappresentava uno dei loro di pi importanti: il serpente piumato Quetzalcoatl.
Anche il Sole e la Luna erano, naturalmente, divinizzati a
tal punto che, presso questi popoli, la superstizione religiosa si
mescolava con le osservazioni astronomiche. Conoscevano
molto bene e seguivano i moti dei cinque pianeti visibili ad occhio nudo e sapevano gi che la Via Lattea era nient'altro che
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4. I CINESI
L'antica astronomia cinese famosa in tutto il mondo per
l'accuratissima registrazione e la costanza nel tempo delle osservazioni celesti; osservazioni talmente precise da costituire
probabilmente la migliore cronaca astronomica dal 2000 a.C.
fino ai nostri giorni.
Di solito abitudine attribuire ai Cinesi grandi ed importanti conoscenze astronomiche prima ancora del secondo millennio prima di Cristo, anche se non esiste a tale proposito alcun documento o reperto archeologico che provi il loro effettivo progresso prima di tale data.
I loro studi sui moti della Luna e del Sole, compiuti grazie
ad un osservatorio astronomico fatto costruire nel 2608 a.C.
dall'imperatore Hoang-Ti, avevano come scopo principale
quello di elaborare e correggere l'allora carente calendario.
Fra le discipline scientifiche, l'astronomia ha da sempre
avuto un ruolo di primissimo piano. Ci era dovuto al fatto
che i cinesi consideravano l'imperatore una creatura divina
che era al potere per volere del cielo e, di conseguenza, tutti i
fenomeni che si verificavano sulla volta celeste avevano un evidente riscontro sulla Terra, sulle attivit umane e soprattutto
sul comportamento e le decisioni dell'imperatore.
Per questo gli astronomi della corte reale erano responsabili direttamente, con la loro stessa vita, dell'esattezza delle
previsioni delle eclissi o di altri importanti fenomeni celesti
tanto legati alla vita dell'imperatore e della nazione.
Per dare maggiore importanza alla connessione esistente
tra imperatore e avvenimenti celesti, ogni nuovo regnante, appena salito al trono, era solito cambiare immediatamente innanzitutto la sede dell'osservatorio astronomico imperiale,
portandolo vicino al palazzo della propria citt e, in seguito,
anche le regole che costituivano le basi per la compilazione
del calendario, lasciandovi cos impressa l'impronta del proprio passaggio.
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Come nella maggior parte delle popolazioni antiche, il calendario cinese era per lo pi un calendario luni-solare riveduto e corretto di dinastia in dinastia.
A parte le osservazioni dei moti della Luna e del Sole, gli
astri pi brillanti del cielo e quindi anche i pi facili da seguire, gli astronomi cinesi rivolgevano particolare attenzione ad
avvenimenti come l'apparizione di una cometa, l'esplosione di
una nova (vedi, ad esempio, quella del 1054, cos ben descritta nelle cronache cinesi e che ha dato origine alla famosa
nebulosa del Granchio nella costellazione del Toro), le congiunzioni planetarie ed ovviamente le eclissi di Sole e di Luna.
La ripartizione del cielo, come possibile immaginare, era
fatta in modo completamente diverso da quello occidentale,
con piccole costellazioni (circa 250) la pi famosa delle quali
conosciuta anche da noi col nome di costellazione del Dragone (il Drago), divenuta in Cina talmente importante (anche
per la sua vicinanza al polo nord celeste e per il fatto che anticamente conteneva la stella polare) da diventare simbolo nazionale.
Gli scarsi contatti fra il lontano Oriente e l'Europa, soprattutto per le enormi difficolt di viaggio per raggiungere terre
cos lontane, portarono la due culture ad incontrarsi molto
tardi e ad aumentare il mito di un popolo misterioso e saggio,
capace di grandi invenzioni e che era gi a conoscenza, 6000 e
pi anni prima della nascita di Cristo, dei pi grandi segreti
scientifici.
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5. GLI EGIZI
All'inizio dell'estate le piogge equatoriali raggiungono le
sorgenti del Nilo bianco e lo scioglimento delle nevi sulle
montagne dell'Abissinia riempie il Nilo azzurro: in questo modo enormi quantit d'acqua fluiscono verso Nord fino a sfociare nel Mar Mediterraneo e durante i mesi successivi allagano e fertilizzano l'intero Egitto.
La lenta e progressiva trasformazione in deserto delle zone
limitrofe all'invaso del Nilo permise la concentrazione della vita umana proprio lungo le fertili rive del fiume. In epoca neolitica, si potevano gi contare due popolazioni ben distinte,
provenienti da altrettante zone diverse: un primo gruppo di
razza africana, proveniente dal centro dell'Africa, ed un secondo di razza mediterranea, dal Nord dell'Africa, cio dalle
regioni che oggi chiamiamo mediorientali. Si formarono cos
due gruppi di civilt: uno si ferm nel Nord del paese, sul
Delta e l cre il primo agglomerato urbano, Merimda. L'altro
gruppo si stabil nel sud, con capoluogo a Tasa. Il popolo egiziano, dunque, era scisso in due gi fin da questa remota epoca, e nonostante la successiva unificazione del paese, sopravvisse quell'impronta di divisione del territorio in hesep, specie di macroregioni formate da popolazioni vicine: l'alto Egitto ne aveva 22, quello basso 20 (F. A. Mella: L'Egitto dei faraoni).
Questa era l'alba della civilt egiziana, quei tempi che essi
avrebbero chiamato i tempi del dio, quelli in cui sul trono
d'Egitto sedeva il re Osiride, come si pu leggere nei Testi
delle piramidi. Osiride, secondo la leggenda, avrebbe fuso i
due gruppi, ma l'unificazione non sarebbe stata di lunga durata: bisogner giungere al 3200 a.C. perch si possa parlare pi
propriamente di Storia Egiziana. La storia inizia con il re Narmer, che alcuni vogliono identificare nel mitico re Menes, a
cui si deve la grande impresa dell'unione dei due regni, dopo
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la quale ebbe inizio la prima delle 31 dinastie che si avvicendarono sul trono egiziano fino al 332 a.C, anno della conquista
dell'Egitto da parte di Alessandro Magno. Quest'ultimo, dichiarato figlio di Ra, fond la nuova citt di Alessandria che
diventer in breve la capitale culturale del mondo antico. Alla
sua morte ebbe inizio la dinastia dei 15 re Tolomeo, che diede
il via al processo di ellenizzazione del paese.
Molto prima della costruzione delle piramidi, un'antica popolazione costru elaborate strutture allineate col Sole e le stelle. Megaliti ed anelli di pietra furono eretti circa 7000 anni fa
nella parte meridionale del deserto del Sahara; essi sono i pi
antichi allineamenti finora scoperti ed assomigliano ai megaliti
di Stonehenge e di altre zone europee che furono costruiti
1000 anni dopo. Questo sito si trova nel deserto della Nubia
vicino Nabta.
Secondo gli Egizi, in principio esisteva solo il Caos (Nun),
identificato con l'oceano primordiale in cui viveva Atum, che
sorse dall'acqua ed inizi a splendere sotto forma del Sole
(Ra). Ra gener due figli: Shu, dio dell'aria, e Tefnet, dea dell'umidit; da questi nacquero Geb, dio della Terra e Nut, dea
del cielo. I due nacquero uniti strettamente, ma il padre li separ sollevando in alto Nut, affinch formasse l'arco del firmamento, e lasci Geb sdraiato sulla schiena cos che diventasse la Terra; Shu rimase poi tra loro perch circolasse Aria
tra Cielo e Terra. Da Tefnet e Shu nacquero Osiride e Seth, e
dalla loro unione nacquero Iside, Neftis ed Horus.
Ra si era stancato di regnare sulla Terra e decise di salire in
cielo; Nun, per aiutarlo, chiam Nut e la trasform in una
mucca, Ra sal sulla sua groppa ma quando Nut si rizz sulle
zampe posteriori si spavent e Shu la sostenne; da allora il cielo viene rappresentato come sostenuto dalla Vacca celeste sotto il cui ventre splendono le stelle e che viene attraversato dalla barca di Ra nel suo percorso da oriente ad occidente.
Quando un uomo moriva, una piuma di Ma'at, l'ordine cosmico, simbolo di verit e di giustizia, veniva posta su uno dei
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piatti di una bilancia usata per pesare il cuore del defunto, durante il giudizio nell'aldil al cospetto di Osiride, dio dei morti. Se il cuore pesava pi della piuma, l'anima del defunto era
divorata da un mostro con la testa di coccodrillo, altrimenti
era accolta nei Campi di Pace. A tale cerimonia partecipavano, oltre alla dea Ma'at, il dio Thot e il dio Anubi, quest'ultimo preposto all'aiuto del defunto.
La pi importante rappresentazione delle costellazioni egizie resta il soffitto del tempio di Hathor a Dendera, con il suo
zodiaco circolare. Risale a pochi decenni prima di Cristo e
mostra chiaramente l'influenza della cultura assiro - babilonese filtrata attraverso i Greci. In esso sono disposte le 12 costellazioni zodiacali, che hanno molto probabilmente la loro nascita sulle rive del Tigri e dell'Eufrate, circondate dalle costellazioni egizie, e risulta essere la mappa pi completa di tutto il
cielo antico.
Zodiaco di Dendera
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6. ALTRE COSMOGONIE
Boscimani
I Boscimani, popolazione dell'Africa meridionale, ritengono che la notte non porti freddo solo per loro, ma anche per il
Sole, descritto come un vecchio dormiglione che vive solitario
in una capanna isolata. Cos, per proteggersi dal freddo, il vecchio si tira addosso la sua coperta per stare caldo, ma la coperta vecchia quanto lui ed piena di buchi. per questo che
l'oscurit della notte rotta dalla luce che filtra attraverso i
buchi della coperta, le stelle.
Per i Boscimani, la Luna una divinit maschile creata da
Kaggen, la figura centrale della loro mitologia, che combina in
un unico personaggio un uomo, un mago ed un semidio. Una
notte, per poter vedere al buio, lanci in cielo un suo sandalo
e questo divenne la Luna.
Kaggen anche il creatore dell'eland, una grossa antilope
africana, molto pregiata come selvaggina ma anche, nella considerazione popolare, dotata di poteri magici e sovente presente nelle pitture e nelle incisioni su roccia.
La Luna piena cos perch le cresciuto un grosso stomaco. Allora illumina la Terra, mentre la gente dorme. Quando per il Sole esce all'alba, cos pieno d'invidia che la colpisce con i suoi raggi, che sono coltelli affilati. Cos ogni mattina
taglia via piccoli pezzi dal suo corpo, finch non ne rimane
una sottilissima striscia, la spina dorsale. Da quel piccolo osso
comincia di nuovo a riacquistare la sua vecchia forma fino a
tornare a sconfiggere la notte. Allora il Sole, geloso, l'aggredisce di nuovo e ricomincia il ciclo. Quando la Luna crescente
porta nell'incavo tra i due corni gli spiriti dei morti e le nubi
che a volte la coprono sono in effetti i capelli dei trapassati.
Nella visione cosmogonica boscimana non c' separazione
tra uomo e natura. Dall'intima unione con tutto ci che lo circonda, nasce nell'uomo quella conoscenza profonda delle leg-
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Maori
Le leggende maori si presentano molto simili alle leggende
greche ed egizie, riguardo alla creazione del mondo.
Nella religione maori, Taatoa (l'intimo dell'essere interiore) rappresenta l'essere supremo, il capostipite di tutte le divinit, il padrone dell'universo, ed il suo nome pu essere solo
sussurrato. Dalla sua unione con Feii-Feii-Maiterai derivano la
notte ed il crepuscolo, la luce del giorno (entit maschile, Rangi) e la terra (entit femminile, Papa).
In seguito regnarono le tenebre perch Rangi, il cielo, era
strettamente unito a Papa, la terra. I figli, sebbene fossero di-
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7. I GRECI
In astronomia hanno rilevanza soprattutto quei miti con
cui gli antichi cercavano di dare una spiegazione a fenomeni
naturali pi grandi di loro ed in gran parte incomprensibili. Il
discorso astronomico - mitologico cos frutto di un intreccio
di credenze popolari e superstizioni e di un timido approccio
scientifico alla conoscenza del cielo.
A ci si aggiunse anche l'esigenza di poter navigare la notte
con l'aiuto di quelle figure mitiche cui, per altri versi, ci si rivolgeva anche nella vita quotidiana. Fu cos che si posero in
cielo, e non in maniera casuale, eroi e dei che accompagnavano la quotidianit dell'uomo.
Tentativi di raggruppare le stelle, risalgono, come si visto,
circa al 6000 a.C. Ritrovamenti nella valle dell'Eufrate indicano come i popoli di quella terra individuavano gi in cielo le
costellazioni del Leone, del Toro e dello Scorpione.
Cominciarono cos, come abbiamo gi detto, i Sumeri ed i
Babilonesi e seguirono a ruota gli Egizi, ma soltanto i Greci
compilarono i primi cataloghi stellari.
Inoltre ricordiamo che, prima dei Greci, le costellazioni
non erano associate a grandi miti ma semplicemente ad animali, magari mostruosi o molto possenti e potenti, oppure ad oggetti d'uso pi o meno comune.
A datare dal V secolo a.C. invece, le costellazioni iniziarono ad essere associate a miti ed Eratostene, nel suo
Cataterismi, complet la mitologizzazione del cielo: in questa fase che si compie la fusione tra astronomia e mitologia.
Il pi completo catalogo astronomico rimase a lungo quello redatto da Tolomeo che, attorno al 150 d.C., catalog 1022
stelle raggruppandole in 48 costellazioni. Il suo Almagesto resta ancor oggi, riguardo all'emisfero boreale, la base moderna
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dell'orrore e delle uccisioni gratuite. Avevano una forza gigantesca, ma furono ugualmente precipitati nell'abisso del Tartaro
(Agizza).
La quarta fu una stirpe migliore di quella del bronzo, quella dell'Et degli eroi. Stirpe semidivina, furono Semidei e furono uccisi dalla guerra malvagia. Alcuni a Tebe, altri a
Troia, in genere in battaglie. Ma poi lontano dagli uomini
dando loro vitto e dimora il padre Zeus Cronide della terra li
pose ai confini (Op). Infatti, dopo la morte, era loro riservato
un posto nell'Isola dei Beati, dove regnava Crono e dove godevano degli onori dovuti agli esseri divini (Agizza).
L'ultima fu quella ingrata del Ferro. E subito, in quest'epoca
di natura peggiore, irruppe ogni empiet; si persero lealt,
sincerit e pudore, e al posto loro prevalsero frodi ed inganni,
insidie, violenza e smania infame di possedere [... ]vinta giace la
piet, e la vergine Astrea, ultima degli dei, lascia la Terra madida
di sangue.
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combinarsi.
La Notte non fu mai limitata, nella sua potenza, dagli altri
immortali. Fu lei che consigli a Zeus di ubriacare Crono e
poi di fissarlo, legato, all'Etere, e cos Zeus riusc a sconfiggere
Crono. Dei suoi figli, Hypnos e Tanatos, il primo era il desiderato liberatore dalle ansie della giornata, mentre l'altro era
l'implacabile ministro che realizzava il Fato, essendo ogni
mortale, fin dalla nascita, soggetto ad un destino affidatogli
dalle Moire, che sono anche loro figlie della Notte.
Il potere delle Moire consisteva nella loro facolt decisionale, che neanche Zeus poteva contrastare.
Erano la personificazione del destino di ciascuno.
Da Notte nacquero anche Emera (il Giorno) ed Etere (il
Cielo superiore), che lei concep ad Erebo unita in amore
(Esiodo: Teogonia. (Abb. Teo), v. 125).
Eros l'energia decisiva nella creazione dell'Universo.
Un mito, riferito da Apuleio nelle sue Metamorfosi, narra
che la mortale Psiche aveva due sorelle, e tutte e tre erano
molto belle, ma Psiche era tanto bella che venivano da tutte le
parti per ammirarla. Laddove le sorelle avevano trovato marito, nessuno voleva sposare Psiche, perch la sua bellezza faceva paura ai fidanzati.
Era cos bella che aveva suscitato la gelosia di Afrodite.
Questa ordin ad Eros di darle un amante mostruoso, ma,
quando il dio la vide, rimase estasiato dalla sua bellezza e volle
averla per s. Ci riusc attraverso il trucco di un oracolo, cui
un giorno il padre si rivolse e che gli rispose di preparare la figlia come per un matrimonio e di esporla su di una roccia dove un mostro orribile sarebbe venuto a prenderne possesso. I
suoi genitori furono disperati, tuttavia agghindarono la giovane e, in mezzo ad un corteo funebre, la portarono fino in cima
alla montagna indicata dall'oracolo, poi la lasciarono sola e si
ritirarono nel loro palazzo.
Psiche, da sola, si lamentava quando si sent rapire dal
Vento e sollevare in aria. Il Vento la sostenne dolcemente
mentre ella giungeva al fondo d'una valle profonda e si posava
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Alla fine il figlio Ade, col suo elmo, si introdusse segretamente nella dimora del padre Crono per rubargli le armi e,
mentre il secondo figlio Poseidone lo minacciava con tridente,
arma regalatagli dai Ciclopi, l'ultimo figlio, Zeus lo colp con
la folgore. Crono ed i Titani sconfitti, ad eccezione di Atlante,
furono esiliati nel Tartaro sotto la sorveglianza degli Ecatonchiri. Ad Atlante, come loro capo, fu riservata una punizione
esemplare: doveva sostenere sulle sue spalle il peso del cielo.
Le Titanidi, invece, furono risparmiate per intercessione di
Meti e di Rea. (Agizza, Miti).
Ricordiamo che il Tartaro la regione del mondo pi
profonda, posta al di sotto degli stessi Inferi. Fra questi ed il
Tartaro vi la stessa distanza che fra il Cielo e la Terra.
In seguito, in memoria dell'Et dell'Oro, Crono fu perdonato, liberato dalle catene e, riconciliato con Zeus, prese dimora nell'Isola dei Beati, all'estremo occidente del mondo.
Pi tardi, nell'Et del Ferro, gli uomini erano diventati cos
malvagi che Crono fu riaccettato da Zeus sull'Olimpo.
Esiodo descrive nel dettaglio (Teo. 626-735), tutte le fasi
della guerra, durata dieci anni.
Estia, dea del focolare, era la prima figlia di Crono e Rea.
Bench corteggiata da Apollo e Poseidone, ottenne da Zeus di
conservare eternamente la sua verginit. Inoltre Zeus le concesse onori eccezionali: avrebbe ricevuto un culto in tutte le
case degli uomini e nei templi di tutti gli di.
A reggere il Tartaro fu posto Ade con la moglie Persefone
e lo spietato cane Cerbero.
Sempre nel Tartaro dimora la terribile Stige, prima figlia di
Oceano, il fiume che forma i confini occidentali del Tartaro
stesso; ha come affluenti l'Acheronte, il Flegetonte, il Cocito,
l'Averno ed il Lete. Il cane con tre teste, Cerbero, monta la
guardia sulla sponda opposta dello Stige, pronto a divorare i
viventi che cerchino di entrare, o le ombre che cerchino di
fuggire.
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tutte le forme che voleva. Ed us tale dono per sfuggire a Peleo. Si trasform ripetutamente ma Peleo, istruito da Chirone,
la trattenne solidamente, ed alla fine la spos.
Il titano Giapeto spos Climene, figlia di Oceano e Teti,
che gli gener Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo.
Prometeo , secondo alcuni, colui che ha creato i primi uomini, modellandoli con la creta. Per Esiodo, invece, solo il
benefattore dell'umanit, e non il suo creatore.
Comunque, a favore degli uomini, Prometeo aveva ingannato Zeus due volte. La prima volta a Mecone, durante un sacrificio, aveva diviso un bue in due parti: da una parte aveva
messo sotto la pelle la carne e le viscere, dall'altra parte aveva
disposto le ossa spolpate della carne e le aveva ricoperte di
grasso bianco. Poi aveva detto a Zeus di scegliere la sua parte;
il resto doveva andare agli uomini. Zeus scelse il grasso bianco
e, quando scopr che non nascondeva che ossa, fu invaso da
grande rancore contro Prometeo e contro i mortali che erano
stati favoriti da quell'inganno. Cos, per punirli, decise di non
inviare pi loro il fuoco. Allora Prometeo li soccorse per la seconda volta: sottrasse semi di fuoco alla ruota del Sole e li
port nascosti in una canna sulla terra.
Zeus pun sia i mortali che Prometeo.
Contro i mortali mand Pandora, la prima donna. Essa fu
dotata dagli dei di tutte le qualit, ma Ermes mise nel suo cuore la menzogna e la furbizia.
Zeus la destinava alla punizione della razza umana, alla
quale Prometeo aveva appena dato il fuoco divino (Teo).
La invi ad Epimeteo, fratello di Prometeo, il quale, dimenticando il consiglio del fratello di non accettare alcun regalo da Zeus, ne fece la propria moglie. Con lei aveva mandato un vaso che conteneva tutti i mali, ed era chiuso da un coperchio che impediva al contenuto di uscire. Zeus aveva anche
avvertito di non aprirlo. Pandora invece, divorata dalla curiosit, apr il vaso e tutti i mali si riversarono sull'umanit. Solo
la Speranza non pot uscire poich Pandora aveva richiuso il
coperchio.
Anche Prometeo fu punito: fu incatenato sul Caucaso e
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mente sciolse tutti i nodi con le sue cento mani, e liber il suo
padrone. Zeus, appena liberato, appese Era al cielo con due
bracciali d'oro ai polsi e le leg un'incudine ad ogni caviglia.
Zeus infine decise di liberarla se tutti avessero giurato di non
ribellarsi mai pi, e ciascuno obbed a malincuore.
Apollo e Poseidone furono puniti costringendoli a servire
il re Laomedonte, per il quale costruirono le mura di Troia,
ma Zeus perdon tutti gli altri, perch avevano agito istigati
dai primi (Miti).
Laomedonte, figlio di Ilo e di Euridice, fu uno dei primi re
di Troia. Per costruire le mura della citt fu aiutato, appunto,
da Apollo e Poseidone e dal mortale Eaco, ma alla fine del lavoro rifiut di pagare il salario agli di: non volle dargli i cavalli divini che possedeva e che aveva promesso, allora Eracle
arriv alla testa di un esercito, prese Troia, aiutato da Telamone, ed uccise Laomedonte e tutti i suoi figli, tranne Priamo.
Zeus sedusse anche Antiope, figlia di Nitteo il Tebano, e si
un a lei sotto forma di satiro; ne ebbe due gemelli, Anfione e
Zeto nati ad Eleutri in Beozia.
Temendo la collera del padre, Antiope si rifugi presso il
re Sicione, che acconsent a sposarla. Ma lo zio di Antiope, Lico, sconfisse ed uccise Sicione in una sanguinosa battaglia e la
riport, vedova, a Tebe. Antiope sub per molti anni ogni sorta di maltrattamenti da parte della zia Dirce, ma alla fine riusc
a fuggire e ripar nella capanna dove vivevano i figli Anfione e
Zeto. Essi la scambiarono per una schiava fuggiasca e rifiutarono di darle asilo. Dirce allora si precipit su Antiope in preda alla frenesia bacchica e la trascin via. I gemelli, avvertiti
da un mandriano dell'accaduto e riconosciuta la madre, si lanciarono subito all'inseguimento, salvarono Antiope e legarono
Dirce per i capelli alle corna di un toro, che la uccise in pochi
minuti.
Demetra e Giasone generarono Pluto, che colui che egli
incontra per caso e in cui si imbatte lo fa ricco e lo adorna di
molta opulenza (Teo. vv. 973-974).
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Zeus stesso lo avrebbe accecato, per impedirgli di ricompensare le persone dabbene e costringerlo cos a favorire i cattivi.
Infine furono generati gli ultimi eroi: Teti ebbe da Peleo
Achille, mentre Afrodite, unita ad Anchise, gener, sulle cime
del monte Ida, l'eroe troiano Enea, progenitore del mondo
Romano.
Ovviamente, anche per Helios, Il Sole, ci sono miti e leggende nelle teogonie di tutti i popoli.
Nella tradizione greca, il Sole si distingue da buona parte
delle altre divinit perch appartiene alla generazione dei Titani, ed perci anteriore agli di Olimpici.
Discende da Urano e Gea, figlio di Iperione e Teia e fratello di Eos, l'Aurora e di Selene, la Luna. Ha come moglie
Perseide, una delle figlie di Oceano e Teti, e parecchi figli, come la maga Circe, Eete, re della Colchide, Pasifae, che fu moglie di Minosse, Perse, che spodest il fratello Eete e fu ucciso
egli stesso dalla propria nipote, Medea.
Inoltre, il Sole si un a varie altre donne: la ninfa Rodo, dalla quale ebbe sette figli, gli Eliadi, Climene, una delle sorelle
di sua moglie Perseide, la quale gli diede figlie, anch'esse chiamate Eliadi, e Leucotoe, figlia di Orcamo e di Eurinome.
Helios ha la testa circondata di raggi dorati e percorre il
cielo su un carro di fuoco trainato da quattro cavalli chiamati
Piroide, Eoo, Etone e Flegone. Ogni mattina si slancia dal suo
palazzo in Oriente, nella Colchide, su una strada stretta che
taglia il cielo a met. Cammina tutto il giorno e giunge all'Oceano dove i cavalli, affaticati, si bagnano. Si riposa in un palazzo d'oro nelle Isole dei Beati dove si adagia, con cocchio e
cavalli, in un enorme cocchio alato forgiato da Efesto e, dormendo in una comoda cabina, ricondotto al suo palazzo in
Oriente, da dove ricomincia il suo eterno percorso.
Il Sole una divinit un po' particolare. Non partecip alle
lotte per la conquista del potere, ma anzi, come Oceano, contempl distaccato sia la Titanomachia che la Gigantomachia.
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Quando il Sole si innamor di Leucotoe, abbandon Clizia, ma questa svel al padre di Leucotoe gli amori della figlia,
che per punizione fu rinchiusa in una fossa profonda, dove
mor.
Il Sole, che aveva preso l'aspetto della madre Eurinome, figlia di Oceano e di Teti, entr nelle stanze di Leucotoe e, dopo aver fatto uscire le ancelle, le si svel e le dichiar il suo
amore
e la vergine, bench atterrita da quella visione inattesa, vinta
dal fulgore del dio, sub la violenza senza un lamento.
S'ingelosisce Clizia (il suo amore per il Sole era sfrenato) e in un
accesso d'ira contro la rivale divulga la tresca, rivelandola al
padre. Furibondo e pieno di collera, malgrado Leucotoe lo
scongiurasse e, tendendo le mani verso la luce del Sole, dicesse:
Mi ha violentato, io non volevo!, lui allora la seppell in una
fossa, coprendone il tumulo di macigni. Con i suoi raggi lo
perfor il figlio di Iperone, offrendoti una via che ti permettesse
di estrarre il volto sepolto, ma tu ormai, ninfa, pi in grado non
eri di sollevare il capo schiacciato dal peso della terra e giacevi,
corpo senza vita.
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ferite riportate.
Zeus port Egina nell'isola di Enopia dove si giacque con
lei in tutti i modi possibili, finch Era non scopr che Egina
aveva generato a Zeus un figlio chiamato Eaco, e mossa dalla
collera decise di sterminare gli abitanti di Enopia.
Eaco, divenuto re dell'isola, ne aveva cambiato il nome in
Egina e vi regnava indisturbato, quando Era invi due grossi
flagelli: avvelen l'acqua con un serpente che vi depose migliaia di uova, e fece scatenare una terribile calura.
Ben presto migliaia di serpenti strisciarono per i campi e
contaminarono l'acqua di tutti gli altri fiumi e cominci anche
la carestia, Ogni appello a Zeus fu vano. Ben pochi restarono
in vita. Eaco supplico allora Zeus di ripopolare l'isola deserta.
Zeus rispose alle preghiere di Eaco con un lampo seguito da
un tuono, concedendogli tanti sudditi quante erano le formiche che trasportavano chicchi di grano presso una quercia l
accanto; mentre Eaco pregava, un fremito pass tra foglie,
sebbene non soffiasse un alito di vento. Quella notte, in sogno, vide una pioggia di formiche cadere dai rami della quercia e subito balzare dal suolo trasformate in uomini. Quando
si dest ud la voce di suo figlio Telamone che lo chiamava
perch venisse a vedere una schiera di uomini che si avvicinava al palazzo: appena li vide, Eaco riconobbe i volti degli uomini che gli erano apparsi in sogno. Inoltre i serpenti erano
spariti e la pioggia cadeva abbondante dal cielo. Eaco rese
grazie a Zeus e divise la citt e le terre circostanti tra il nuovo
popolo, che chiam Mirmidoni, cio formiche. Questi
Mirmidoni seguirono poi il figlio di Peleo nel suo esilio e combatterono a Troia accanto ad Achille ed a Patroclo.
Eaco spos poi Endide di Megara, figlia di Scirone, da cui
ebbe due figli, Telamone e Peleo.
Ebbe grande fama per la sua piet e fu tenuto in cos grande onore che merit di essere scelto per rivolgere a Zeus una
solenne preghiera a nome di tutti i Greci durante un periodo
di sterilit che colpiva i campi del paese.
Apollo e Poseidone presero con loro Eaco quando edificarono le mura di Troia, ben sapendo che, se un mortale non
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avesse partecipato a quel lavoro, la citt sarebbe stata inespugnabile ed i suoi abitanti avrebbero potuto sfidare gli di.
Quando Eaco mor, divenne uno dei tre giudici del Tartaro, con gli altri figli di Zeus, Minosse e Radamanto (altri dicono che il terzo giudice fosse Sarpedone e non Eaco). (Miti).
Achille era figlio di Peleo e di Teti e nacque nella citt di
Ftia, in Tessaglia. Egli fu chiamato cos da Chirone, suo tutore, mentre prima si chiamava Ligirone.
Peleo era figlio di Eaco e di Endide.
Eaco aveva tre figli. Oltre Telamone e Peleo, anche Foco,
che era figlio della nereide Psamate, che si era inutilmente trasformata, come potevano fare la maggior parte delle divinit
marine e fluviali, in foca per sfuggire all'amplesso di Eaco.
Foco era il prediletto di Eaco e la sua eccellenza nei giochi
atletici faceva ingelosire Telamone e Peleo. Per amor di pace,
dunque, Foco guid un gruppo di emigranti di Egina in un
paese che chiam Focide.
L si alle con Iaseo e spos Asteria, figlia di Deione e di
Diomeda, che, attraverso il nonno Suto, discendeva da Deucalione.
Un giorno Eaco mand a chiamare Foco, forse per lasciagli
il regno dell'isola; ma, incoraggiati dalla loro madre Endide,
Telamone e Peleo lo uccisero al suo ritorno. In particole fu Telamone che uccise Foco lanciandogli sulla testa un disco durante i loro esercizi fisici. Insieme nascosero il corpo in un bosco, dove Eaco poi lo ritrov e volle vendicarsi esiliando gli altri due figli.
Telamone si rifugi nell'isola di Salamina, dove regnava Cicreo, figlio di Poseidone e di Salamina, figlia di Asopo. Si racconta che Cicreo allev un serpente che, scacciato da Euriloco, cominci ad uccidere uomini e donne ed a devastare l'isola
di Salamina. Allora Cicreo lo uccise e divenne in seguito uno
degli eroi tutelari di Salamina.
Durante la battaglia navale di Salamina, infatti, un serpente apparve tra le navi, e l'oracolo di Delfi rivel che era l'incarnazione di Cicreo, corso ad aiutare i Greci ed a predire la loro
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vittoria.
Telamone invi di l in patria un messaggero perch proclamasse la sua innocenza. Eaco, per, gli proib di rimettere
piede ad Egina, pur permettendogli di dire le proprie ragioni
dal mare. Non prest fede all'eloquente arringa di difesa di
Telamone, n volle credere che la morte di Foco fosse accidentale. Telamone ritorn dunque a Salamina dove spos la figlia del re, Glauce, e succedette a Cicreo. Alla morte di Glauce, Telamone spos Peribea di Atene, nipote di Pelope, che gli
gener il grande Aiace. Peribea, prima di sposare Telamone,
aveva fatto parte del tributo inviato a Minosse da Egeo. Minosse se ne sarebbe innamorato, con grande collera di Teseo,
il quale avrebbe impedito a Minosse di violentare la ragazza.
(v. Corona Boreale).
Peleo, invece, si rifugi alla corte di Attore, re di Ftia, e fu
purificato del suo delitto dal suo stesso figlio adottivo Eurizione. Attore gli diede in sposa sua figlia Polimela e la terza parte
del regno in dote.
Un giorno Eurizione, che regnava su un altro terzo del regno, port con s Peleo per cacciare il cinghiale Caledonio,
ma Peleo lo colp incidentalmente con la lancia ed Eurizione
mor. Peleo fugg ad Iolco, dove fu purificato di nuovo, questa
volta da Acasto, figlio di Pelia e di Anassibia e nuovo re di Iolco.
La moglie di Acasto, Cretide, cerc di sedurre Peleo e,
quando vide respinte le sue profferte amorose, disse a Polimela che Peleo intendeva abbandonarla per sposare la sua figlia
Sterope. Polimela credette alla menzogna di Cretide e si impicc. Cretide, allora si rec da Acasto e accus Peleo di aver
cercato di violentarla. Acasto sfid allora Peleo ad una gara di
caccia sul monte Pelio; ma Peleo possedeva una spada magica,
forgiata da Dedalo e regalatagli dagli dei, che aveva la virt di
assicurare al suo proprietario la vittoria in battaglia ed in caccia. Alla fine della caccia vinse lui, mostrando le lingue tagliate
degli animali uccisi.
Pelia e Neleo, entrambi figli di Poseidone e di Tiro, si disputarono il potere di Iolco, e Neleo fu cacciato dal fratello e
si rifugi in Messenia, a Pilo.
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Pelia, frattanto, spos Anassibia e ne ebbe un figlio, Acasto, e quattro figlie, Pisidice, Pelopia, Ippotoe ed Alcesti, la
pi bella e la pi pia di tutte. Fu la sola che non partecip all'uccisione di Pelia, allorch Medea, con i suoi inganni ed i
suoi sortilegi, fece in modo che questi fosse massacrato dalle
proprie figlie. (v. Ariete).
Eretteo, figlio di Pandione, re di Atene, e di Zeusippe, aveva come fratello Buto. Alla morte di Pandione, Eretteo ebbe il
potere regale di Atene, mentre Buto divenne il sacerdote dei
due di protettori della citt, Atena e Poseidone. Eretteo spos Prassitea, da cui ebbe molti figli: i maschi erano Cercope,
Pandoro, Metione, Alcone, Orneo, Tespio ed Eupalamo,
mentre le femmine erano Protogenia, Pandora, Procri, Creusa, Ctonia, Orizia e Merope.
Durante una guerra fra Ateniesi ed Eleusini, questi ultimi
avevano come alleato Eumolpo, figlio di Poseidone e di Chione.
Eretteo chiese all'oracolo di Delfi come avrebbe potuto riportare la vittoria, e l'oracolo gli rispose che avrebbe dovuto
sacrificare una delle sue figlie. Di ritorno ad Atene, egli sacrific Ctonia, ma le sorelle della vittima, le quali avevano giurato di non sopravviverle, si uccisero anch'esse.
Eretteo e gli Ateniesi furono vittoriosi ed Eumolpo fu ucciso in battaglia, ma Poseidone, irritato per la morte del figlio,
ottenne che Zeus uccidesse Eretteo con un colpo di fulmine.
Dedalo, figlio di Metione, nipote di Eretteo, e di Alcippe,
il tipo dell'artista universale: architetto, scultore ed inventore
di mezzi meccanici. Lavorava ad Atene, dove aveva come allievo suo nipote, figlio della sorella Perdice, Talo, che era abilissimo, tanto che Dedalo ne divenne geloso. Un giorno Talo,
ispirandosi alla mascella di un serpente, invent la sega, Dedalo lo gett dall'alto dell'acropoli. Il delitto fu scoperto e Dedalo fu trascinato davanti all'Aeropago, che lo condann all'esilio. Fugg a Creta, dove divenne architetto e scultore di Minosse, per il quale egli costru il Labirinto dove rinchiudere il
Minotauro (v. Toro).
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Frattanto, per consiglio di Temi, Zeus decise che Peleo doveva sposare la Nereide Teti. Chirone, per, aveva previsto
che Teti avrebbe a tutta prima sdegnato quelle nozze con un
mortale e, seguendo le sue istruzioni, Peleo si nascose sulla
spiaggia di un'isoletta della Tessaglia, dove Teti si recava spesso, cavalcando nuda un delfino.
Non appena Teti si fu addormentata, Peleo le balz addosso. La lotta fu silenziosa e selvaggia. Teti si trasform successivamente in fuoco, acqua, leone e serpente, ma Peleo se l'aspettava e non allent la presa, nemmeno quando Teti divenne
un'enorme seppia e gli schizz addosso una nube d'inchiostro.
Peleo, bench ustionato, ferito, coperto lividi e di appiccicoso
inchiostro di seppia, non si lasci respingere; ed infine Teti cedette: giacquero stretti in un appassionato abbraccio e fecero
l'amore per tre giorni.
Le nozze furono celebrate dinanzi alla grotta di Chirone,
sul monte Pelio, ed anche gli di parteciparono al banchetto.
Eris, dea della discordia, una delle forze primordiali, era
anche lo spirito dell'emulazione, messa nel mondo come
molla per i vari mestieri.
Essa, che non era stata invitata, decise di far nascere una
baruffa tra gli di e, mentre Era, Afrodite ed Atena conversavano amichevolmente, lasci cadere una mela d'oro ai loro
piedi. Peleo la raccolse e lesse perplesso ci che vi stava scritto
sopra: Alla pi bella. Quella mela, come vedremo, fu una
delle cause della guerra di Troia.
In seguito Peleo ritorn ad Iolco, dove Zeus permise all'esercito di formiche trasformate in guerrieri, che egli stesso
aveva inviato al padre Eaco, di seguirlo, ed ecco perch egli
divenne noto come re dei Mirmidoni. Conquist la citt, uccise Acasto e Cretide ed invit i Mirmidoni ad entrare in citt
tra i resti sanguinanti dei loro corpi smembrati.
Teti, nel frattempo, aveva bruciato le parti mortali di tutti i
sei figli avuti da Peleo per renderli immortali come lei, e li fece
salire uno dopo l'altro all'Olimpo. Ma Peleo riusc a strapparle il settimo quando gi essa aveva reso immortale il suo cor-
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affrontarono il lungo viaggio attraverso l'Oceano, per raggiungere il miraggio di quel magnifico paese del vecchio mondo.
Ma, una volta giunti dagli Iperborei, fu tanta la loro delusione nel constatarne il misero tenore di vita, che essi ritornarono in patria, rivalutando la loro abituale esistenza. (Agizza).
Dopo la nascita di Apollo, Zeus gli ordin di andare a Delfi, ma questi si rec prima presso gli Iperborei, dove rimase
per qualche tempo; soltanto dopo fece il suo solenne ingresso
a Delfi. Ogni diciannove anni, periodo in capo al quale gli
astri hanno compiuto una rivoluzione completa e sono sulla
stessa posizione, si reca di nuovo presso gli Iperborei e qui,
ogni notte, fra l'equinozio di primavera ed il sorgere delle
Pleiadi, lo si sente cantare i propri inni, accompagnandosi con
la Lira.
Il loro territorio ha un clima molto dolce, felicemente temperato ed il suolo produce due raccolti l'anno. Gli abitanti
hanno costumi gentili, vivono all'aria aperta, nel campi e nei
boschi sacri e sono estremamente longevi. Allorch i vecchi
hanno abbastanza goduto della vita, si precipitano in mare
dall'alto di una scogliera, contenti, con la testa coronata di fiori e trovano una morte felice in mezzo ai flutti.
Per questo modo di vita, che gli abitanti di Eusebe e Machino considerarono troppo misero, questi se ne tornarono
delusi alla propria vita abituale.
Tra gli altri prodigi, Sileno raccont di un gorgo vorticoso
che nessuno poteva mai superare. Due corsi d'acqua vi scorrevano vicino e gli alberi che crescevano sulle rive del primo
portavano frutti che facevano piangere e gemere chi li mangiava, mentre gli alberi che crescevano sulle rive del secondo fiume recavano frutti che ridonavano la giovinezza ai vecchi: anzi, procedendo a ritroso attraverso la maturit, l'adolescenza e
l'infanzia, divenivano neonati ed infine sparivano!
Mida, deliziato dalla fantasia di Sileno, lo trattenne per cinque giorni e cinque notti e poi ordin ad una guida di scortarlo fino alla sua dimora. Dioniso, che si era assai preoccupato
per la sorte di Sileno, mand a chiedere a Mida quale ricompensa desiderasse, ed il re chiese di poter avere la capacit di
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le sue ricchezze e la sua potenza, coinvolto dalla Nemesi nella spedizione contro Ciro, che finisce per comportare la sua
rovina.
L'uovo prodotto dall'unione di Nemesi con Zeus fu raccolto con amore da Leda, regina di Sparta, e portato a corte.
Quando ne nacque Elena, perfino Tindaro, sposo di Leda, fu
cos sorpreso e catturato dalle sue meravigliose fattezze, che
l'allev con affetto ed interesse paterno.
Nel frattempo Zeus studiava l'occasione propizia per suscitare l'immane guerra che avrebbe coinvolto uomini e di.
La saggia Temi gli sugger di approfittare dell'occasione
delle nozze di Peleo e Teti per suscitare un dissidio fra le dee
presenti. Eris, dea della discordia, per ordine del re dell'Olimpo, gett tra i partecipanti una mela d'oro del Giardino delle
Esperidi, come dono alla pi bella presente al banchetto nuziale. Si origin cos una gara fra Era, Atena ed Afrodite. La
disputa inizi nella grotta di Chirone e termin sul monte Ida,
dove il mortale Paride, figlio del re di Troia, Priamo, dovette
decidere a chi assegnare il pomo d'oro, dando cos l'avvio all'estinzione della stirpe degli eroi ed alla distruzione di Troia.
Per quanto riguarda la fondazione di Troia, ci sono in verit molte leggende, ma la pi nota quella ateniese, che narra
di Teucro, figlio di Scamandro e della ninfa Idea. Teucro emigr da Atene nella Frigia, e Dardano, figlio di Zeus e della figlia di Atlante, Elettra, un giorno, dopo un diluvio, approd
su una zattera alla riva asiatica di fronte a Samotracia, dove regnava Teucro, che lo ricevette ospitalmente e gli diede una
parte del suo regno insieme alla figlia Batieia alla condizione
che Dardano lo aiutasse a sottomettere alcune trib vicine.
Ricordiamo che Foscolo, nei Sepolcri, cos narra la morte
terrena di Elettra:
Ed oggi nella Troade inseminata
Eterno splende a' peregrini un loco
Eterno per la ninfa a cui fu sposo
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In una battaglia davanti alle mura di Tebe, gli Epigoni perdettero Egialeo, figlio di Adrasto, ed il veggente Tiresia predisse allora ai Tebani che la loro citt sarebbe stata distrutta: le
mura avrebbero resistito finch l'ultimo dei sette antichi eroi
fosse rimasto in vita. Adrasto, l'unico superstite, sarebbe morto di dolore alla notizia della fine di Egialeo. Era dunque opportuno che i Tebani fuggissero dalla citt quella notte stessa.
Col favore delle tenebre, i Tebani fuggirono a Nord portando con s le mogli, i figli, le armi e poche suppellettili e,
quando si furono allontanati abbastanza, si fermarono e fondarono la citt di Estiea.
All'alba Tiresia, che era andato con loro, si disset alla fonte Tilfussa ed all'improvviso spir.
Anche Adrasto, come previsto da Tiresia, ebbe la notizia
della fine di Egialeo e mor per il dolore. Gli Argivi rasero al
suolo le mura di Tebe.
Tornati a casa, Alcmeone spos Calliroe e si stabil su di
una terra formata di recente dal limo del fiume Acheloo.
Un anno dopo Calliroe, che temeva di perdere la sua bellezza, rifiut di accogliere Alcmeone nel suo letto finch egli
non le donasse la collana ed il manto di Armonia. Alcmeone
allora torn a Psofide e, ingannando Tegeo, convinse Arsinoe
a consegnargli la corona e la veste. Stava per impossessarsene
quando uno dei servi raccont la verit sulla richiesta di Calliroe. Tegeo si infuri a tal punto che ordin al suoi figli di tendere un'imboscata ad Alcmeone e di ucciderlo appena fosse
uscito dal palazzo.
Arsinoe assistette all'assassinio da una finestra e, ignara
della doppiezza di Alcmeone, a gran voce rimprover il padre
ed i fratelli poich avevano violato le leggi dell'ospitalit e l'avevano resa vedova. Tegeo la supplic di starlo ad ascoltare
finch le avesse spiegato tutto, ma Arsinoe si tapp le orecchie
ed augur che morte violenta cogliesse lui ed i suoi fratelli prima della nuova luna. Per ripicca Tegeo la chiuse in una cassa,
la mand in dono come schiava al re di Nemea e disse ai suoi
figli di portare la collana ed il manto al tempio di Apollo Delfico, che avrebbe provveduto affinch non causassero altri
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danni.
I figli di Tegeo gli ubbidirono, ma frattanto Calliroe, informata di quanto era successo a Psofide, preg perch i bambini
che essa aveva avuto da Alcmeone diventassero adulti in un
giorno e vendicassero la morte del padre.
Zeus ascolt le sue suppliche ed i fanciulli sbocciarono all'improvviso nella virilit, afferrarono le armi e si recarono a
Nemea dove i figli di Tegeo avevano interrotto il loro viaggio
di ritorno da Delfi, nella speranza di indurre Arsinoe a ritrattare la sua maledizione.
Cercarono di dirle la verit sul conto di Alcmeone, ma ella
non volle ascoltare neppure loro. Ed i figli di Calliroe li sorpresero e li uccisero; poi, affrettandosi verso Psofide, uccisero
anche Tegeo prima che la nuova luna fosse apparsa nel cielo.
Nessun re o dio in Grecia acconsent a purificarli dei loro
crimini, ed essi viaggiarono verso occidente fino all'Epiro e
colonizzarono l'Acarnania, che fu chiamata cos dal nome del
maggiore dei due fratelli, Acarnano.
Il manto e la collana furono deposti a Delfi. (Miti)
Dopo l'assassinio d'Agamennone, tornato in patria, da parte di Egisto e Clitennestra, Oreste sfugg al massacro grazie all'altra sorella, Elettra, che lo port di nascosto da Strofio, in
Focide, e lo allev insieme a Pilade.
Quando fu adulto, Oreste ricevette da Apollo l'ordine di
vendicare la morte del padre uccidendo Egisto e Clitennestra.
Oreste si fece passare per un viaggiatore a cui Strofio aveva
dato l'incarico di annunciare la morte di Oreste, veniva dalla
Focide ed andava ad Argo. Clitennestra si abbandon alla
gioia e mand a chiamare Egisto che era assente. Appena arrivato al palazzo, quest'ultimo cadde sotto i colpi di Oreste. Clitennestra, udendo il grido che egli emise morendo, accorse e
trov il figlio con la spada sguainata ed insanguinata. Lo supplic di risparmiarla, gli mostr il seno che lo aveva nutrito ed
Oreste era sul punto di cedere, ma Pilade gli ricord il carattere sacro della sua vendetta. Allora egli la uccise.
Come assassino della propria madre, fu perseguitato dalle
Erinni, che lo portarono davanti all'Areopago dove fu assolto
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gliare di utilizzare un cavallo di legno per introdurre i guerrieri all'interno delle mura.
Tutto ci, unito all'atteggiamento contrario di Eleno al rapimento di Elena e l'aver impedito ai Troiani di abbandonare
il cadavere di Achille agli uccelli, gli valsero di aver salva la vita dopo la conquista della citt.
Neottolemo, figlio di Achille e Deidamia, fu generato
quando Achille era stato nascosto dalla madre nell'harem di
Licomede e nacque dopo la partenza del padre per la guerra
di Troia. Tutto l'esercito greco ritrov in Neottolemo un nuovo Achille quando questi mor.
Durante il combattimento decisivo, Neottolemo fece precipitare il piccolo Astianatte dall'alto di una torre, e, nel bottino
di guerra, ottenne Andromaca, vedova di Ettore, ed in memoria di suo padre Achille, gli offr in sacrificio Polissena, che
immol sulla sua tomba.
Dalla sua unione con Andromaca nacquero tre figli, Molosso, Pielo e Pergamo.
Oreste, a Delfi, uccise Neottolemo per due motivi: per
vendicare Ermione tradita, e perch Neottolemo gli aveva rapito la stessa Ermione quando era la sua fidanzata.
L'unico che si salv dalla distruzione di Troia fu Enea, figlio di Anchise e della dea Afrodite.
Enea era il pi valoroso dei troiani, inferiore soltanto ad
Ettore. La sua complessa figura univa ad un'eccezionale abilit nelle arti marziali, una profonda adesione ai valori pi puri
della pietas umana. Quando Afrodite aveva fatto l'amore
con l'affascinante pastore troiano Anchise, era rimasta incinta
di Enea. Il bambino fu poi affidato alle ninfe del monte Ida,
affinch lo allevassero.
Anchise, ubriaco, si era vantato del suo rapporto con la
dea, suscitando l'ira di Zeus che lo pun rendendolo storpio.
Lasciato il suo amante troiano, Afrodite continu a sorvegliare il figlio con costante amore e la sua vigile presenza protettiva caratterizz sempre le numerose avventure di Enea.
Enea approv il ratto di Elena ed il rifiuto troiano di resti-
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amanti. Per Didone questo rapporto assunse tutte le connotazioni di un grande amore, ma Zeus volle che il destino si attuasse ed ordin ad Enea l'immediata partenza e la rottura
della sua relazione con Didone. Quest'ultima, alla notizia della
partenza dell'amato, fece allestire un'enorme pira sul punto
pi alto della citt e, mentre la flotta troiana si allontanava, si
gett tra le fiamme del rogo funebre.
Enea riprese il viaggio e, seguendo gli ordini divini, si rec
di nuovo in Italia. In una breve sosta in Sicilia, egli vi abbandon gli anziani troiani ormai stanchi del viaggio e desiderosi
di una vecchiaia tranquilla. Sbarc poi a Cuma, dove incontr
la Sibilla, che gli concesse di scendere in Averno, per poter rivedere il padre Anchise, il quale gli illustr il glorioso futuro
che il Fato riservava alla loro stirpe.
Lasciati gli Inferi, Enea riprese il suo cammino in direzione
del Lazio, dove sbarc alle foci del Tevere, meta del suo viaggio. Fu accolto cordialmente da Latino, re di Laurento, che gli
diede in sposa la figlia Lavinia. Turno, re dei Rutuli, cui era
stata in precedenza promessa in sposa la fanciulla, non grad la
decisione di Latino, considerandola un indegno tradimento.
La guerra che segu impegn Enea a ricercarsi degli alleati. Si
schierarono al suo fianco Evandro, re di Pallantea, e Tarconte,
re degli Etruschi. La battaglia fu difficile, ed il suo esito incerto, fino a quando i due grandi antagonisti, Turno ed Enea,
non si scontrarono in un famosissimo e violento duello, in cui
Turno vi trov la morte. Enea cominci cos ad attuare il suo
compito di fondare una nuova citt per i discendenti di Troia.
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8. ASTRONOMIA IN GRECIA
Parlare di astronomia presso gli antichi Greci vuol dire
percorrere alcune delle tappe fondamentali di questa scienza.
Il primo astronomo a noi noto fu Talete di Mileto (624 546 a.C.) che, dopo essersi recato in Mesopotamia per studiare con i matematici caldei, predisse un'eclissi totale di Sole,
che si verific puntualmente nel maggio 585 a.C., interrompendo la guerra in corso tra Lidi e Medi. Studi la sfera celeste e le antiche costellazioni ed introdusse quella dell'Orsa
Maggiore che, prima di lui, era nota come il Grande Carro.
Della scuola di Talete fece parte anche Anassimandro, che,
completando gli studi del predecessore, fu il primo a fare delle
osservazioni celesti utilizzando strumenti come lo gnomone
(pare da lui stesso inventato).
Intorno al V secolo a.C. nacque la scuola fondata da Pitagora, nel centro della cultura mondiale di quel tempo, la Magna Grecia, ed in particolare a Crotone. A questa scuola si attribuiscono le prime idee sui moti, di rotazione e di rivoluzione, della Terra. Un passo importante che pone il nostro pianeta fra i corpi celesti (pianeti), anche se ancora al centro dell'Universo.
Di questa scuola era Filolao, che verso la fine del V secolo
a.C., ipotizz una prima struttura dell'Universo, con un fuoco
centrale, ed i pianeti, Sole compreso, ruotanti intorno ad esso.
Un sistema, quello di Filolao, che resister fino a che non
verr sostituito dalle nuove concezioni aristoteliche.
Nel frattempo, per, fra il 429 ed il 347 a.C. appare una figura che lascer una notevole traccia del suo passaggio: Platone. Tra le allusioni astronomiche ritrovate nei suoi scritti, che
sono pi che altro a carattere mistico-poetico, si possono, ad
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osservatorio astronomico greco di cui ci giunta notizia. Quasi tutti i suoi scritti sono andati perduti, ma ne conosciamo i
contenuti grazie al poema Fenomeni di Arato.
Fu Eudosso che per primo tent di risolvere, da valente
geometra qual'era, in modo meccanico il problema dei movimenti irregolari (stazionari e retrogradi) dei pianeti. Per tentare di dare risposta alle sue teorie, egli si rec a studiare addirittura in Egitto dove i sacerdoti custodivano un'innumerevole
serie di cronache su antiche osservazioni celesti. Riusc nel suo
intento, dotando il sistema planetario di una serie di sfere motrici (in tutto 27) le quali contenevano i poli delle sfere dei
pianeti, in modo che questi ultimi potessero muoversi nel cielo indipendentemente gli uni dagli altri e tracciare nel cielo le
traiettorie da noi osservate e solo apparentemente irregolari.
Il sistema di universo costruito da Eudosso e perfezionato
da Callippo qualche anno pi tardi con l'aggiunta di alcune
sfere per Mercurio, Venere, Marte e per la Luna ed il Sole,
diede lo spunto ad Aristotele per parlare di astronomia. Egli,
infatti, a dispetto degli anni in cui le sue teorie rimasero valide
per tutti o quasi, non da considerare un vero e proprio
astronomo.
Aristotele aveva diviso il cosmo in due parti: la prima perfetta e incorruttibile, quella oltre la Luna, costituita da sfere
concentriche ove erano incastonati i pianeti e le stelle; l'altra,
sublunare, costituita dal mondo caotico e corruttibile, formata
da quattro sfere (Terra, Acqua, Aria e Fuoco) in cui l'ordine
era solo una tendenza per ogni cosa. Di l dalla pi esterna di
queste sfere concentriche, quelle delle stelle fisse, Aristotele
collocava il motore di tutto l'Universo, che trasmetteva il
moto con una serie di sfere di collegamento per un totale di
55: un sistema geocentrico che resister per ben 18 secoli, fino
alla teoria copernicana che, per, ammettendo ancora per i
pianeti solo orbite circolari, aveva ancora bisogno di epicicli e
deferenti, anzi ne necessitava di qualcuno in pi della teoria
geocentrica tolemaica (II sec d.C.).
Prima di Copernico, per, alcuni filosofi avevano gi tentato di ipotizzare un Universo costruito con un sistema eliocen-
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trico, mettendo cos la Terra a ruotare intorno al Sole e ponendola quindi fra i pianeti. Fra questi, degni di nota, troviamo
Aristarco di Samo (310-230 a.C.), appartenente alla scuola
alessandrina, che aveva teorizzato non solo un sistema eliocentrico, ma aveva trovato anche una spiegazione al fenomeno
delle stagioni, attribuendolo alla diversa inclinazione dell'asse
della Terra rispetto allo Zodiaco e quindi rispetto al piano dell'eclittica. Sembra, inoltre, che egli avesse gi idea della natura
stellare del Sole e della distanza infinitamente grande delle
stelle.
Aristarco espose per primo una teoria eliocentrica secondo
la quale le stelle fisse ed il Sole restavano immobili. Intorno al
Sole orbitavano i pianeti fra cui la Terra, intorno a cui girava a
sua volta la Luna. La sua ipotesi non ebbe molta fortuna: l'astronomo venne accusato di delitto contro la religione per
aver turbato il riposo di Estia, il fuoco divino racchiuso nella Terra; la visione geocentrica del cosmo continu a regnare
fino all'epoca moderna.
Aristarco tent anche una misura della distanza fra la Terra
ed il Sole, circa nel 270 a.C.
Egli sapeva che quando la Luna in quadratura, cio
quando dalla Terra si vede met superficie della Luna illuminata dal Sole e l'altra met al buio, le direzioni Sole-Luna e
Luna-Terra determinano un angolo retto. Perci in quel momento i tre corpi celesti formano in cielo un triangolo rettangolo, del quale possibile misurare l'angolo compreso tra le
visuali dirette dalla Terra rispettivamente al Sole e alla Luna.
Aristarco valut quell'angolo 87 e, in base a questo valore, dichiar che il Sole doveva essere circa 20 volte pi lontano dalla Terra di quanto non fosse la Luna. In realt il Sole 400
volte pi lontano della Luna, ma per arrivare a questo risultato egli avrebbe dovuto stimare con precisione l'angolo compreso tra le direzioni Terra-Luna e Terra-Sole che non di
87, ma di 8951', una misura impossibile da ottenere con gli
strumenti disponibili a quel tempo.
Il modello eliocentrico di Aristarco fu condannato dalla
cultura del suo tempo e ignorato nei secoli successivi.
Eratostene di Cirene (276 ca - 194 ca a.C.), che il faraone
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Negli anni che seguirono la morte di Ipparco non vi da registrare alcun progresso di una certa rilevanza nelle scienze
astronomiche, n nomi di una certa rilevanza.
Tutte queste definizioni sono oggi rese pi precise. Gli
astronomi definiscono Magnitudine assoluta M di una stella
la sua luminosit intrinseca, e magnitudine apparente m,
quella che si misurava otticamente ed oggi si misura con metodi fotografici molto sofisticati. La relazione che lega M ed m ,
a parte correzioni dovute ai vari assorbimenti interstellari, di
cui qui inutile parlare:
M = m + 5 - 5 log d
in cui d la distanza della stella, ed in generale dell'oggetto (galassia, nube, QSO...), da noi.
Per ritrovare un risveglio dell'astronomia bisogna arrivare
a Tolomeo (sec. II d.C.).
Claudio Tolomeo nacque ad Alessandria d'Egitto e fu l'ultimo rappresentante dell'antica astronomia greca. Visse nel II
secolo d.C. e, secondo la tradizione, svolse la sua attivit di
astronomo nei pressi della sua citt natale. Il merito principale
di Tolomeo fu quello di aver raccolto tutto lo scibile astronomico, quale era ai suoi tempi, dopo i grandi progressi dovuti
ad Ipparco, e, coordinato ed arricchito con le sue esperienze,
di averlo esposto nella sua opera principale, l'Almagesto.
Il titolo originale di quest'opera, che rimasta come testo
fondamentale astronomico fino a tutto il medio evo, era Al
Magistri, che in arabo significa Grande Composizione da cui il
titolo a noi conosciuto Almagesto. In esso Tolomeo aveva
esposto un sistema del mondo, oggi noto come sistema tolemaico anche se non si trattava completamente di farina del
suo sacco, che poneva la Terra al centro dell'universo ed i pianeti, compresi il Sole e la Luna, ruotanti intorno ad essa col sistema degli epicicli e dei deferenti. In questo sistema Tolomeo negava anche la rotazione della Terra intorno al proprio asse, essendo il
movimento diurno proprio della sfera celeste. Nell'Almagesto, pri-
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ma di avere a che fare col suddetto sistema, a dimostrare la compiutezza dell'opera, il lettore si viene a trovare davanti a capitoli
che trattano di coordinate celesti, di trigonometria piana e sferica,
di dimensioni della Terra, di eclissi di Sole e di Luna, di strumenti
di osservazione e, a completamento, di un catalogo completo delle
posizioni di ben 1022 stelle.
L'Almagesto di Tolomeo, come abbiamo gi detto, fu considerato per parecchi secoli come il Libro dell'astronomia. Questo
perch i metodi matematici e geometrici di cui Tolomeo si serv lo
fecero preferire alle opere simili di quel tempo. Inoltre, per la sua
completezza, ebbe una rapida ed ampia diffusione. L'Almagesto
fu tradotto infatti una prima volta in latino da Boezio (traduzione
mai giunta a noi). Pi importante invece la traduzione in arabo,
per ordine del califfo Al Manum nell'827, traduzione che si diffuse in Europa e che fu ritradotta in latino, assai prima che si scoprisse l'originale in greco, a Napoli nel 1230.
Per tornare al sistema costruito da Tolomeo ed esposto negli
ultimi cinque libri, o capitoli, dell'Almagesto, bisogna riconoscere
che si tratta di un sistema piuttosto complicato, che per risponde
con una buona approssimazione alle posizioni dedotte col calcolo
matematico. Le irregolarit dei moti dei pianeti, del Sole e della
Luna erano facilmente spiegabili mettendo la Terra non esattamente al centro delle orbite planetarie, ma leggermente decentrata. Era in tal modo evidente che a questo fatto era possibile anche
attribuire la diversa velocit del Sole nel cielo e soprattutto, l'alternarsi delle stagioni.
Di questo sistema Dante Alighieri fece l'impalcatura del suo
Paradiso. Ma non solo. Esso continu ad essere insegnato nelle
scuole del tempo anche dopo le innovazioni di Copernico, Keplero e Galileo fin quasi ai primi del settecento.
Con Tolomeo finisce la storia dell'astronomia greca fatta di poche osservazioni, ma arricchita dalla matematica e dalla geometria
che assumeranno una sempre maggiore importanza nell'aiutare
questa scienza a progredire ed a perfezionarsi.
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10. CONCLUSIONI
Tutti i giardini delle delizie dell'antichit originariamente
erano governati da deit femminili e, per combattere questo
matriarcato quei giardini vennero usurpati dagli di solari maschili. Era (Giunone) era la dea del giardino fiorito e Signora
del Melograno prima dell'arrivo di Zeus, di cui divent moglie
rassegnata ma non troppo.
I miti della caduta, presenti in quasi tutte le storie primordiali, costrinsero l'uomo a disprezzare la donna per tutti i mali
derivati da lei ed a pretendere che lavorasse ai suoi ordini, ad
escluderla dagli uffici religiosi ed a vietarle di occuparsi di
problemi morali. In tutto questo furono aiutati da Esiodo che,
nella sua Teogonia ci rappresenta la donna degli umani come
una punizione di Zeus.
Adamo, nel mito cristiano, sempre impacciato nel suo
ruolo di favorito da Dio, anche dopo la caduta. Diventato il
primo patriarca non sa decidere da solo, mentre Eva sembra
essere molto pi a suo agio nel mistero della nuova realt. Si
accoppia con Samaele (il Serpente), poi se ne va da sola verso
occidente fino all'Oceano, dove si costruisce una capanna e
solo quando arrivano le doglie per il figlio che ha concepito
chiede al Sole e alla Luna di chiamare Adamo perch venga ad
aiutarla nel parto.
Nasce un bellissimo bambino ed Eva ne riconosce immediatamente l'origine divina.
Egli figlio del drago e lo chiama Caino, che significa stelo perch appena nato, il bambino si era alzato in piedi per
andare a prendere uno stelo che aveva poi donato ad Eva.
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INTRODUZIONE
In questa seconda parte tratteremo delle costellazioni pi
importanti dal punto di vista del collegamento con i miti. Il
modo migliore di cominciare ci sembrato quello di partire
da una costellazione molto nota e facilmente individuabile
quale l'Orsa Maggiore, che, oltre ad essere una costellazione
circumpolare, cio una costellazione che alle nostre latitudini
non tramonta mai, anche sede degli allineamenti necessari
per raggiungere buona parte delle altre, comprese quelle zodiacali, cio quelle dodici costellazioni (in realt ne sono tredici, ma se ne contano solo dodici perch pi facile dividere la
fascia zodiacale in dodici parti di 30 gradi di ampiezza) che
fanno la parte del leone specialmente in astrologia, che peraltro a noi non interesser in questo lavoro.
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ORSA MAGGIORE
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Galassia M101
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Rappresentazione di Hevelius
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nalmente trovano il momento propizio per sorprendere ed uccidere l'orsa: si appostano ai piedi della montagna e l'arciere
scocca la freccia e ferisce l'animale.
La ferita grande e la poveretta perde molto sangue che
cola sulle foglie degli alberi tingendole di rosso.
Giunge il freddo e l'orsa e i suoi inseguitori si rifugiano
nelle caverne per trascorrere l'inverno: le sette stelle sono basse sull'orizzonte.
Alla fine dell'inverno, quando torna la primavera, l'orsa si
sveglia dal letargo che ha favorito il rimarginarsi della ferita
mentre i tre cacciatori hanno avuto il tempo di riprendersi
dalla umiliazione di aver soltanto ferito l'animale. L'orsa esce
dalla tana per riprendere la sua vita ed i tre cacciatori tornano
ad inseguirla.
Gli indiani Shoshoni tramandano invece una leggenda che
ha come protagonista un grizzly.
Il grande orso un giorno sal un'alta montagna per andare
a caccia nel cielo. Mentre ascendeva la vetta, la neve si attacc
al pelo delle zampe: quando cominci ad attraversare la volta
celeste, i cristalli si staccarono poco alla volta dando origine
alla Via Lattea.
Gli Egiziani vi vedevano un ippopotamo, che rappresentava Horus, ma anche l'imbarcazione che portava il dio Osiride
sul Nilo.
In un'altra rappresentazione egizia, l'Orsa Maggiore una
zampa di toro (C. Gallo: L'Astronomia Egizia).
Nello zodiaco egiziano, inciso nella pietra e scoperto nel
tempio di Iside a Dendera, il Grande Carro simboleggiava il
Dio Seth.
Anche il Giappone ha una leggenda connessa all'Orsa
Maggiore.
Sull'isola di Hokkaido vivono gli Ainu. Fra questa etnia era
diffuso il culto dell'orso, considerato il dio dei monti Kim Un
Kamui.
Un antico rituale prevedeva il sacrificio dell'animale affin-
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te pi che pot, ma alla fine il desiderio di parlare ebbe il sopravvento, e disse a suo marito degli orsi.
Non aveva ancora finito di parlare, che l'uomo chiam a
raccolta i compaesani e con loro usc per uccidere gli orsi.
L'orsa li vide arrivare, e riusc ad eluderli abbastanza a lungo per trovare la casa della donna ed ucciderla, ma i cani si accorsero dell'orsa e la circondarono.
Improvvisamente tutti i cani e l'orsa cominciarono a brillare ed a salire in cielo. Cos nacque Qilugtussat, la costellazione
che somiglia ad un branco di cani che tengono a bada un orso.
Un mito azteco racconta che Quetzalcoatl era gentile e generoso, ma suo fratello Tezcatlipoca era uno stregone attaccabrighe che provocava ogni sorta di guai al genere umano.
Spesso prendeva l'aspetto di un giaguaro, e sotto questa forma
una volta i suoi nemici gli lanciarono contro una porta ed egli
perse una gamba. Da quel momento fu obbligato a camminare
con un bastone. Una volta egli cerc di distruggere le buone
azioni di Quetzacoatl e ci fece arrabbiare moltissimo il fratello, che lo trasform prima in un giaguaro e poi in un burattino, finch lo colloc in cielo, dove non avrebbe pi potuto far
male a nessuno. (Stelle).
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si erano smarriti nella foresta e stavano per perdere le speranze di ritrovare l'accampamento quando comparve una fanciulla che indic loro la costellazione dell'Orsa Minore e raccomandandosi di seguire la direzione della stella polare; difatti,
orientandosi secondo quella stella, riuscirono a ritrovare la via
del ritorno.
Meno felicemente, la mitologia araba vede nell'Orsa Minore una piccola bara e nella stella polare un assassino condannato all'immobilit per scontare i suoi delitti, specialmente
quello compiuto contro un nobile guerriero che poi fu sepolto
nella grande bara rappresentata dall'Orsa Maggiore.
I cinesi ravvisavano nelle stelle della costellazione la dea
Tou Mu, protettrice dei naviganti.
I mongoli chiamarono l'Orsa Minore la costellazione della calamita avendo scoperto che l'ago della bussola si orientava sempre verso quella direzione.
Gli antichi egizi videro, invece, in quelle stelle uno sciacallo.
I vichinghi furono i primi a vedere nelle stelle dell'Orsa
Minore un piccolo carro.
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Nebulosa di Orione
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ri attraversarono la campagna di Irieo, che incontrarono mentre il vecchio era intento ai lavori dei campi. Accolti amorevolmente come ospiti, Irieo onor la loro presenza con cortesia,
lealt e generosit: uccise l'unico bue che gli era rimasto e prepar un pranzo regale.
Soddisfatti dell'accoglienza, i divini ospiti domandarono al
vecchio che cosa desiderasse dalla vita. Irieo rispose che il suo
pi grande desiderio era quello di avere un figlio, senza per
dover prendere moglie, perch era ormai divenuto impotente.
Gli di invitarono allora a portar loro la pelle del bue che avevano mangiato, la fecondarono con le loro urine e ordinarono
di sotterrarla e di tirarla fuori dopo nove mesi. Grazie a Gea e
all'urina nacque un bambino bellissimo che Irieo chiam
Urione, in ricordo della sua origine: col tempo la U di Urione si trasformata in O, cio Orione. Orione quindi anche figlio di tre di e della Madre Terra.
In un'altra leggenda si racconta che Orione era figlio di
Poseidone e di Euriale, figlia del re Minosse di Creta, avvenente fanciulla cretese sedotta dallo stesso dio.
Orione, in seguito, si rec all'isola di Chio, il cui re Enoprione, figlio di Dioniso, gli dette il compito di uccidere le
belve che devastavano le terre del suo reame, divoravano uomini e greggi e distruggevano villaggi, promettendogli in cambio la mano di sua figlia Merope.
Egli esegu il suo compito, donando ogni sera alla figlia di
Enoprione le pelli degli animali uccisi. Quando ebbe terminato la sua fatica, reclam Merope in moglie, ma Enoprione rifiut dicendo che belve erano state viste ancora vagare sulle
colline: in realt non voleva dargliela perch era anch'egli innamorato della figlia.
Invitato a partecipare ad un banchetto a corte, Orione, pur
non avido di vino, si ubriac e violent Merope.
Enoprione, senza curarsi dell'ira che avrebbe potuto scatenare negli di, invoc suo padre Dioniso che incaric i Satiri
di offrire altro vino ad Orione, finch il giovane cadde addormentato. Allora Enoprione lo fece accecare e lo gett sulla riva del mare, disattendendo al sacro concetto dell'ospitalit.
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Per gli Egizi, la costellazione era chiamata Sahu, ed era ritenuta l'incarnazione di Osiride, il dio dell'oltretomba, ed in
particolare l'anima di Osiride, la principale divinit maschile: sembra che le piramidi della piana di Giza, risalenti alla IV
dinastia, abbiano, rispetto al Nilo, la medesima posizione delle
stelle della cintura della costellazione rispetto alla Via Lattea.
Nel soffitto della tomba di Senmut, Orione e Sirio sono
raffigurati sulla loro barca. Di Orione sono riprodotte le tre
stelle della cintura ed accanto a loro una figura tondeggiante
che identificabile con la nebulosa.
Orione anche rappresentato, sui coperchi di alcuni sarcofagi, come un dio che ha uno scettro nella mano sinistra ed
una croce ansata, simbolo della vita, nella mano destra (C.
Galli: L'astronomia egizia).
notevole la particolare disposizione delle tre piramidi
principali. Le due pi grandi, quella di Cheope e quella di
Chefren, sono perfettamente allineate tra loro. Diversamente,
la piramide di Micerino spostata rispetto alle altre due, oltre
ad essere la pi piccola delle tre. Se ora si osserva la costellazione di Orione, si nota che le tre stelle della cintura sono disposte esattamente come le tre piramidi di Giza, compreso il
fatto che la terza stella, Mintaka, ha una luminosit minore rispetto alle altre due.
Dunque la piana di Giza potrebbe essere la riproduzione
di quella regione celeste, compresa la Via Lattea, rappresentata dal Nilo.
Il dio egizio Osiride governava due regni: quello del cielo e
quello dell'oltretomba, e nelle bende che avvolgevano la
mummia indossava la bianca corona d'Egitto, che , in pratica, quasi la costellazione che noi chiamiamo Toro. Sotto la costellazione di Orione c' la costellazione del trono di Osiride.
La leggenda di Osiride, il sovrano del regno dei morti e
compagno di Iside, nasce con Thot, che introdusse tutte le arti
e le scienze in Egitto, compresa l'Astronomia e l'arte dei geroglifici.
In seguito il faraone diventer una incarnazione del dio e,
dopo la sua morte, l'anima di Osiride.
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Osiride era un mitico re, dio degli abitatori del Nilo. Sovrano benefico, indusse i suoi selvaggi sudditi a vivere in pace,
ad abbandonare l'avventurosa vita nomade, a non sbranarsi a
vicenda. Insegn loro a coltivare la vite ed ad ottenere il vino,
a coltivare l'orzo ed ad ottenere la birra. Iside, sua sorella e
sua sposa, guariva le malattie. I due di inventarono la civilt e
cos l'Egitto si trov nell'et dell'oro.
Compagno ed amico di Osiride, Thot era il dio delle scienze, cui spett il compito di insegnare agli Egizi a leggere e scrivere. Osiride volle portare la sua benefica missione anche nel
resto del mondo e, durante la sua assenza lasci la reggenza
del trono ad Iside. Ma ecco che il fratello Seth, escluso dal trono perch figlio cadetto, cominci subito a tramare per usurparglielo: la vigile Iside riusc per a stroncare ogni manovra.
Osiride torn dal viaggio felicemente concluso in compagnia
di Thot e di Anubi, dio dei morti. Seth per ord un tranello:
organizz una grande festa in onore del fratello e durante il
banchetto mostr agli ospiti un magnifico scrigno finemente
istoriato e tempestato di gemme e, scherzando, proclam che
ne avrebbe fatto dono a chi, entrandovi, lo avrebbe occupato
esattamente con il proprio corpo (l'aveva fatto costruire su misura per Osiride, che aveva una statura gigantesca).
Ognuno dei commensali ci prov, ma risultava sempre
troppo piccolo. Alla fine fu la volta del re, la cui statura si attagli a pennello allo scrigno.
Seth, fulmineo, con i suoi complici rinserr il coperchio, lo
sigill col piombo fuso e gett lo scrigno nel Nilo. Gli di, atterriti, presero forme di animali per sfuggire ad una simile sorte.
Iside, disperata, si strapp le vesti e con l'aiuto di Thot riusc a fuggire e part alla ricerca della salma dello sposo per
dargli almeno degna sepoltura. Era scortata da sette velenosissimi scorpioni. Giunse esausta alla citt di Pa-sin, ma, lacera e
sfinita com'era, non trov ospitalit: una donna, che si chiamava Usa, le chiuse ostentatamente la porta in faccia.
I sette scorpioni si consultarono tra loro sul modo di vendicare l'affronto alla dea e, uno ad uno, avvicinandosi al loro
capo, Tefen, iniettarono nella sua coda tutto il proprio veleno.
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Tefen, introdottosi nella casa della poco cortese Usa e trovato il suo bambino, lo punsero: la potenza del veleno era tale
che la casa prese fuoco.
Intanto, una misericordiosa ed umile contadina, Taha, impietosita da quel volto impietrito dal dolore, accolse Iside
spontaneamente; l'altra non trov una sola goccia d'acqua per
spegnere l'incendio e disperata, col bambino morente fra le
braccia, vagava in cerca di aiuto, ma nessuno le rispondeva.
Fu Iside stessa che ebbe piet di lei: impart al veleno l'ordine di non agire e il bimbo guar subito, mentre una pioggia
miracolosa spegneva l'incendio.
L'ira del cielo si era placata; Usa, pentita, cap di trovarsi
di fronte ad un essere soprannaturale ed offr doni ad Iside,
implorandone il perdono.
Iside riprese a vagabondare tra le infinite insidie che gli
spiriti maligni, al servizio di Seth, tessevano sulla sua via. Presso Tanis seppe, da alcuni bimbi, che la cassa, sul filo della corrente di quel ramo del Nilo, aveva raggiunto il mare aperto.
Disperata, giunse a Biblo. Proprio qui tempo prima era approdata la bara tra i rami di un cespuglio che, al contatto col
corpo divino, si era trasformato in una splendida acacia che
aveva rinserrato lo scrigno nel proprio tronco.
Un giorno il re di Biblo, vedendo lo stupendo albero, ordin che si tagliasse per farne una colonna del suo palazzo.
Iside, giunta in citt, tutte le notti si trasformava in rondine e
svolazzava intorno alla colonna, lanciando strida strazianti, ma
nessuno le faceva caso.
Alla fine decise di agire: un giorno si sedette presso la fonte, e quando le ancelle della regina vennero ad attingere acqua, prese a conversare, poi a pettinarle, ad offrire profumi,
con loro grande gioia.
Anche la regina volle conoscere la straniera che, in brevissimo tempo, entr nelle sue grazie e fu nominata governante
del principino. Ogni notte, per, ripreso il suo aspetto di rondine, non cessava il suo pianto.
La regina, una sera, volendo sincerarsi che il bambino dormisse, entr nella sua camera e trov uno spettacolo raccapricciante: la culla del figlioletto era circondata da alte fiamme
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Costellazioni circumpolari
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Andromeda
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Galassia di Andromeda
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sgg.). I genitori acconsentirono, perch la promessa fatta a Fineo, fratello di Cefeo, del matrimonio con Andromeda non
era considerata pi valida, dopo che questi aveva accettato che
Andromeda stessa fosse sacrificata.
Il seguito della storia raccontato nella costellazione di
Perseo.
Un'altra leggenda narra che Cefeo, re della Fenicia, aveva
una figlia molto bella, Andromeda, corteggiata da Fenice,
eponimo della Fenicia, e dallo zio Fineo, fratello di Cefeo. Dopo molti tentennamenti, Cefeo decise di dare la figlia a Fenice,
senza per che suo fratello potesse offendersi per essere stato
rifiutato; cos simul un rapimento. Andromeda sarebbe stata
rapita su un isolotto dove aveva l'abitudine di sacrificare ad
Afrodite. Cos fece Fenice e sal su una nave chiamata La Balena. Ma Andromeda, che ignorava che era soltanto una messa
in scena destinata ad ingannare lo zio, gridava e chiamava aiuto. Ora, per caso, Perseo, figlio di Danae, passava di l. Vide
la giovane in procinto di essere rapita e, al primo sguardo, se
ne innamor. Si slanci, mise a soqquadro la nave, lasci i marinai pietrificati con l'aiuto della testa di Medusa e port via
Andromeda, che spos; dopodich, regn tranquillamente ad
Argo.
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Nebulosa NGC1275
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Costellazione autunnale.
Alfa, o Algenib, il fianco, con m = 1.8, nota anche come Mirphak, il gomito. Da notare che Algenib anche il
nome di una stella di Pegaso.
Beta Algol, la stella del diavolo: una variabile scelta
come prototipo delle variabili ad eclisse. Durante il periodo di
variabilit, di 2,87 giorni, la magnitudine varia da 2.1 a 3.5. La
possibilit di osservazione di questa variabilit viene dal confronto con la Epsilon, quasi sullo stesso parallelo.
Perseo immaginato mentre tiene in mano la testa della
Medusa, di cui un occhio raffigurato dalla stella Algol.
Gamma una stella doppia con m = 3.
In Perseo anche situato il punto radiante di una delle
maggiori piogge meteoriche che si verificano ogni anno nel
periodo tra il 25 luglio ed il 17 agosto: le Perseidi, e che nelle
notti del 10, 11 e 12 agosto raggiungono la loro manifestazione massima.
Il regno di Argo, antica citt della Grecia centrale, situata
nel Peloponneso, vicino a Corinto, risale all'et del bronzo ed
considerato il centro urbano pi antico della Grecia e la pi
importante fucina per la creazione di leggende mitologiche.
Re di questa citt era Acrisio, il cui nome significava uomo delle alture. Era figlio di Abante, re di Argo e della ninfa
Aglaia. Egli governava felicemente il suo regno coadiuvato
dalla moglie Euridice dalla quale ebbe una bellissima figlia:
Danae.
Acrisio era marito di Euridice, figlia di Lacedemone e di
Sparto. Aveva un gemello, Preto, con cui si scontrava fin da
prima della nascita, perch riviveva in essi l'odio reciproco dei
loro antenati Egitto e Danao.
Quando giunsero alla divisione dell'eredit paterna, lo
scontro fu inevitabile. Abante chiese loro di regnare alternati-
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Lamento di Danae
Quando nell'arca regale l'impeto del vento
e l'acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo,
distese amorosa le mani su Perseo e disse: O figlio,
qual pena soffro!
Il tuo cuore non sa; e profondamente tu dormi
cos raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l'onda lunga dell'acqua che passa sul tuo capo, non odi;
n il rombo dell'aria: nella rossa vestina di lana,
giaci reclinato al sonno del tuo bel viso.
Se tu sapessi ci che da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete abbia il mare;
ed il male senza fine, riposi.
Un mutamento avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami, la ragione m'abbandona.
L'avventura ebbe in ogni modo una conclusione felice.
Zeus, invocato da Danae, intervenne facendo approdare l'arca
sulla spiaggia di Serifo, dove il re Polidecto, figlio di Magnete
e di una naide, salv i due naufraghi.
Danae era oggetto dei desideri di Polidecto, che cercava in
tutti i modi di convincerla a sposarlo, ma lei, il cui unico pensiero era il figlio Perseo, non ricambiava il suo amore ed allev
il figlio in un tempio di Atena.
Fu cos che Polidecto decise di allontanare Perseo dalla
sua vita e con l'inganno lo convinse a portargli la testa della
Gorgone Medusa. In realt Polidecto sperava che l'impresa
fosse fatale per il giovane perch mai nessun mortale era riuscito in simile impresa.
Medusa, una delle tre Gorgoni, era un tempo tra le donne
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pi belle.
Figlia di Forci e Ceto, era mortale, a differenza delle sorelle
Euriale e Steno. Abitava con loro nell'estremo occidente, non
lontano dal giardino delle Esperidi.
L'unico dio che non aveva temuto la Gorgone era stato Poseidone, che l'aveva resa incinta di Pegaso, il cavallo alato, e di
Crisaore.
Medusa era stata resa madre nel tempio di Atena che, inorridita dell'affronto subito, aveva trasformato la fanciulla in un
orribile mostro: aveva trasformato le mani in pezzi di bronzo;
aveva fatto comparire delle ali d'oro e ricoperto il corpo di
scaglie; i denti erano diventati simili alle zanne di un cinghiale,
i capelli erano stati trasformati in serpenti ed al suo sguardo
aveva dato la capacit di trasformare in pietra tutto ci che
guardasse.
L'impresa di Perseo non era facile, ma accorsero in suo
aiuto Atena, che non aveva mitigato il suo risentimento verso
la Gorgone, ed Ermes.
Gli donarono, la prima uno scudo lucente e ben levigato,
attraverso il quale guardare riflessa la Gorgone ed evitare cos
di essere pietrificato dallo sguardo; il secondo l'antica spada
dei Titani, a forma di falce, con cui decapitarla poich le sue
squame erano pi dure del ferro.
I due di suggerirono anche di farsi donare dalle ninfe Stigie i calzari alati per volare veloce nel regno di Medusa, l'elmo
di Ade che rendeva invisibile chi lo portasse ed una sacca magica nella quale riporre la testa di Medusa, una volta tagliata.
Infatti i suoi poteri non sarebbero venuti meno con la morte
ed i suoi occhi sarebbero stati ancora in grado di pietrificare
chiunque la guardasse.
Nessuno per sapeva dove vivevano le ninfe Stigie, tranne
le sorelle delle Gorgoni, le tre Graie, dal corpo di cigno ed
che avevano un occhio solo ed un dente solo in comune. Perseo raggiunse il monte Atlante, dove le Graie sedevano sui loro troni, e cogliendole di sorpresa strapp loro l'occhio ed il
dente mentre una delle sorelle li porgeva all'altra, n acconsent a restituirli prima di aver saputo dove vivessero le ninfe
Stigie.
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Durante i giochi funebri in suo onore, Perseo lanci un disco che per accidente colp Acrisio al capo e lo uccise.
Perseo raggiunse poi Argo ed avanz le sue pretese al trono, ma Preto l'aveva preceduto, usurpando il potere, e Perseo
lo trasform in pietra. Egli riusc a regnare su tutta l'Argolide,
finch Megapente non lo uccise vendicando la morte del padre. (Miti).
La figura di Perseo fu tanto celebre nell'antichit che l'ultimo re della dinastia di Alessandro il Macedone, regnante nel
II secolo a.C., si vantava di discendere direttamente dalla sua
stirpe, ne aveva adottato il nome e si fece raffigurare con i suoi
attributi nelle monete.
Un'altra leggenda oppone Perseo a Dioniso. Perseo, infatti,
si sarebbe opposto vittoriosamente all'introduzione del culto
di Dioniso ad Argo. Proprio allora Dioniso avrebbe terminato
la sua vita terrena e, dopo essersi riconciliato con Era, avrebbe
preso posto nell'Olimpo.
I romani raccontano, invece, che Perseo e Danae, gettati in
mare da Acrisio, sarebbero approdati sulle coste del Lazio. Il
re Pilunno avrebbe sposato Danae e con lei avrebbe fondato
la citt di Ardea. Da questo matrimonio nacque Turno, re dei
Rutili.
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Costellazione autunnale.
Alfa Markab, la sella, con m = 2.5.
Beta Scheab, lagamba, variabile con m che assume i valori limite 2.2 e 2.8.
Gamma Algenib che appartiene anche alla costellazione
dei Pesci, ha m = 2.8, e varia di luminosit tra m = 2.8 ed m =
2.9 in circa tre ore e mezza.
Delta coincide con Sirrah, la Alfa di Andromeda, che in
quella costellazione si chiama Alpheratz ed ha m = 2. Queste
stelle formano il quadrato di Pegaso.
Epsilon Enif, il naso, anch'essa variabile tra m = 0.7 e
m = 3.5; quindi al massimo di luminosit molto pi brillante
della Alfa.
Fuori dalla portata dei telescopi amatoriali, in questa costellazione c' il Quintetto di Stephan, formato da cinque
galassie di magnitudine 14, quattro delle quali interagiscono
gravitazionalmente fra loro: la quinta, NGC 7320, appare vicina alle altre, ma invece molto pi prossima a noi. Per questa
ragione oggi si chiama Quartetto di Stephan.
La costellazione contiene anche un grande ammasso di galassie.
Pegaso, secondo l'etimologia fenicia del nome della costellazione, potrebbe avere il significato di polena, la figura umana o animale che ornava la prua delle navi, e ci spiegherebbe
perch del cavallo si rappresentasse nel cielo sempre solo la
parte anteriore.
Secondo Esiodo, Pegaso nacque, assieme a Crisaore, dal
sangue scaturito dalla testa troncata della Medusa, che era stata ingravidata da Poseidone, e fu poi uccisa da Perseo.
Crisaore nacque brandendo una spada d'oro. Si accoppi
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Iobate, allora, consapevole della rettitudine morale del giovane, oramai acclamato eroe alla corte del vecchio re, acconsent alle nozze della bella figlia Filonoe con Bellerofonte e lo
nomin suo erede al trono di Licia. (Agizza).
Da Filonoe, Bellerofonte ebbe due figli, Isandro ed Ippolco, e una figlia, Laudamia, che gener con Zeus l'eroe Sarpedone.
Bellerofonte torn in Licia deciso a vendicarsi delle calunnie di cui era stato vittima, ma Preto guadagn tempo e consent ad Antea di fuggire sul cavallo alato di Bellerofonte, Pegaso.
Durante la fuga, Antea fu disarcionata da Pegaso, cadde in
mare e mor. Il suo corpo fu raccolto da pescatori e riportato a
Tirinto.
Bellerofonte pens, forse, che allora tutto gli era possibile e
volle addirittura tentare, cavalcando Pegaso, la scalata all'Olimpo.
Zeus pun la superbia del temerario eroe, accecandolo; e
contro Pegaso invi un tafano che gli si attacc alla coscia. In
preda ad un folle delirio, Pegaso disarcion lo sconsiderato
cavaliere che, pur precipitando al suolo, ebbe salva la vita, che
concluse, per, in miseria poich, per volere di Zeus, il Fato
gli aveva tenuto in serbo un'amara vecchiaia: vagare per la
Terra fuggiasco e vagabondo. Quanto a Pegaso, non appena
si sent liberato del suo cavaliere, ascese maestosamente in cielo per fissarsi in eterno tra le stelle accanto ad Andromeda e
Perseo.
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Il profondo sconforto di Ermes turbava perfino Zeus, suo padre, che decide di aiutarlo. Poich aveva notato che Afrodite
era solita bagnarsi nelle acque del fiume Acheloo, Zeus vi
mand un aquila perch rubasse una scarpa della dea e la
portasse ad Ermes, che viveva in Egitto.
Uscita dall'acqua, la dea non trov la scarpa, la cerc inutilmente e pur di trovarla, decise di mettersi in viaggio: raggiunse l'Egitto e qui, in una localit dove Ermes era ad attenderla, ricevette la sua scarpa ed in cambio concesse se stessa.
Appagato nel suo desiderio, Ermes premi l'aquila che egli
stesso trasfer sulla sfera celeste, trasformandola in costellazione.
Sempre secondo Igino, l'Aquila potrebbe anche rappresentare Merope, re dell'isola di Cos, da non confondere con l'omonima Pleiade. Merope aveva sposato una ninfa seguace di
Artemide: Etemea. Ma questa spesso dimenticava di compiere
i dovuti sacrifici in onore della dea.
Artemide, allora, pun l'empia ninfa trafiggendola con una
freccia e, mentre era agonizzante, la port nell'Ade.
Merope, distrutto dal dolore, si uccise: Zeus, mosso a compassione per l'insano gesto compiuto per immenso amore, lo
assunse in cielo trasformandolo in costellazione.
In un'altra versione del mito, sempre riferita da Igino, si
associa la costellazione dell'Aquila con quella del Cigno.
Zeus si era invaghito della dea Nemesi, ma quest'ultima
non era affatto disposta a concedersi a lui. Cos Zeus si trasform in un cigno e diede istruzioni alla dea Afrodite affinch fingesse di inseguirlo sotto forma di un'aquila. Nemesi
cadde nel tranello: impietosita, diede riparo al cigno in fuga e
si ritrov tra le braccia di Zeus. Per ricordare questo trucco
amoroso, Zeus pose tra le stelle le figure del Cigno e dell'Aquila.
Sculture ellenistiche rappresentano un altro mito: l'Aquila
fissata tra le stelle nell'atto di divorare il fegato di Prometeo,
legato alla rupe del Caucaso.
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Prometeo, figlio del titano Giapeto e dell'oceanina Climene, giusto e saggio; suoi fratelli sono Epimeteo, Atlante e
Menezio.
La famiglia dei Titani, cui appartiene Prometeo, si era
schierata contro Zeus e gli di dell'Olimpo che volevano detronizzare Crono. Ne nacque una guerra, la Titanomachia, che
dur dieci anni e fu vinta da Zeus, che inflisse severe punizioni agli sconfitti: tra questi, Atlante fu condannato a reggere
sulle proprie spalle il peso dell'intero globo celeste (v. Prima
Parte).
Atlante possedeva una terra al di l delle colonne d'Ercole,
che il suo popolo coltivava e su cui aveva costruito palazzi e
templi: Atlantide. Un giorno, per, gli abitanti del luogo si lasciarono vincere dall'avidit e dalla crudelt e Zeus li pun scatenando un diluvio che allag l'intera Atlantide. Atlante e Menezio scamparono al disastro e, per vendetta, si allearono con
Crono nella guerra contro Zeus ma furono sconfitti.
Prometeo, che era pi saggio di Atlante ed aveva partecipato alla guerra dei Titani a fianco di Zeus, inducendo anche
Epimeteo ad imitare il suo esempio, ricevette il premio dell'accesso libero al divino palazzo, posto sotto la vetta dell'Olimpo. un grande riconoscimento alla fedelt e un onore concesso soltanto a pochi.
Prometeo era, in verit, il pi intelligente della sua razza.
Atena gli insegn l'architettura, l'astronomia, la matematica,
l'arte di lavorare i metalli ed altre cose utilissime, che egli a
sua volta insegn ai mortali.
Era il tempo in cui gli uomini erano ammessi alla presenza
degli di e partecipavano anche ai loro banchetti. Un giorno
venne portato un enorme bue, di cui met destinata a Zeus e
l'altra met agli uomini; Zeus diede l'incarico a Prometeo di
procedere all'equa spartizione.
Prometeo, nell'assolvere l'incarico, decise di ascoltare la
voce del cuore e nel dividere il bue esattamente in due, rinchiuse le carni migliori nella parte che prepar meno accuratamente. Zeus scelse per s la met dell'animale preparata con
pi cura, ma che conteneva carni meno pregiate. Gli uomini
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gioirono dell'inganno perpetrato contro Zeus, che, avvedutosene, scaten la propria ira sull'umanit privandola del fuoco,
simbolo della vita. Prometeo giudic eccessivo il castigo inflitto agli uomini e decise di rubare il fuoco dall'Olimpo per riportarlo sulla Terra.
Lo cerc nell'Olimpo e trovatolo nel Carro del Sole, ne
prese alcune scintille, le nascose in un giunco, e giunto sulla
Terra, le restitu agli uomini che, felici, durante la notte prepararono altari ed accesero fuochi per festeggiare la vita ritrovata.
Zeus se ne avvide e, comprendendo di essere stato ingannato, liber da ogni freno la propria ira che rivolse contro
Prometeo e l'umanit.
Ordin a Bia (dea delle passioni violente), ad Efesto (dio
della metallurgia e delle arti meccaniche) ed a Cratos (divinit
della forza e del potere) di rapire Prometeo, di incatenarlo su
una vetta del gelido Caucaso con lacci di acciaio e conficcargli
nell'addome una massiccia colonna. Il castigo, per, non era
ancora finito: Zeus gli mand contro l'Aquila, figlia di Echidna e di Tifone, la quale durante il giorno gli divorava il fegato
che, per, durante la notte gli si rigenerava.
Il castigo era quindi eterno.
Quanto all'umanit, Zeus la pun con il flagello di Pandora.
Pandora fu la prima donna comparsa sulla Terra, creata da
Efesto ed Atena, aiutati da tutti gli di, per ordine di Zeus.
Ognuno la orn di una qualit: la bellezza, la grazia, l'abilit
manuale, la persuasione ecc.
Ma Ermes mise nel suo cuore la menzogna e la furbizia.
Pandora ricevette l'incarico da Zeus di consegnare a Prometeo un vaso chiuso contenente tutti mali, con la raccomandazione di non aprirlo, ma lei, incuriosita, si affrett a sollevare il coperchio e all'istante tutti i mali si diffusero nel mondo.
Infatti, il vaso era pieno degli spiriti della malattia, della carestia, dell'odio che, una volta fuori, da allora affliggono l'umanit.
Ma, nel momento in cui Pandora rimette il coperchio al
proprio posto, all'interno resta ancora la Speranza. La Spe-
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Costellazione invernale.
La stella pi nota dell'Auriga Alfa, Capella, m = 0.1;
una stella doppia ed la sesta stella in luminosit della volta
celeste.
Beta Menkalinan; una variabile ad eclisse che ha m =
1.9.
Anche Epsilon una variabile ad eclisse.
La stella AE dell'Auriga , con 53 Eri e mi-Columbae, un
insieme di stelle chiamate da Zwicky, nel 1957, fuggitive dalla
costellazione di Orione. Hanno tutte moti propri molto elevati, con velocit attorno ai 130 km/s. In particolare AE Aur si
trova per caso a passare vicino ad una nebulosa che illumina
di luce riflessa.
Una leggenda narra che molti di, Titani e Giganti avrebbero volentieri sposato Atena, figlia di Zeus, ma essa rifiut
tutte le proposte. Un giorno si rec nella fucina di Efesto, che
all'improvviso cerc di violentarla. Efesto, che di solito non si
comportava in modo tanto grossolano, era vittima di uno
scherzo di Poseidone, che l'aveva informato che Atena stava
dirigendosi verso la fucina, col consenso di Zeus, sperando
che Efesto facesse l'amore con lei. Quando Atena si divincol
da Efesto, questi eiacul sulla sua coscia, un po' al di sopra del
ginocchio. La dea si ripul dallo sperma con della lana, che
gett via disgustata. La lana cadde al suolo presso Atene e casualmente fecond Gea.
Ribellandosi all'idea di avere un figlio che Efesto avrebbe
voluto generare ad Atena, Gea rifiut ogni responsabilit per
la sua educazione. Atena, allora, prese sotto la sua protezione
il bimbo appena nato, lo chiam Erittonio e, per evitare che
Poseidone ridesse del successo della sua burla grossolana, lo
cel in un cesto che affid ad Aglauro, figlia maggiore del re
di Atene, Cecrope, raccomandando di averne cura.
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puto da Gea ed Urano, suoi genitori, che sarebbe stato detronizzato da un figlio. Rea, incinta di Zeus, volendo salvare il nascituro dalla voracit di Crono, fugg a Creta e l nacque Zeus,
subito affidato al re Erittonio, che, quasi volando sul proprio
cocchio, raggiunge il monte Ida, dove nascose il piccolo tra i
pastori per preservarlo da sicura morte.
Qui Adrastea ed Io, figlie del re di Creta Melisseo, lo nutrivano, in compagnia del suo fratellastro Pan, con il latte della
capra Amaltea, figlia di Helios (il Sole), con il miele dell'ape
Panacride e con il nettare portato ogni giorno da un'aquila;
da parte loro i Cureti, sacerdoti della dea Rea, proteggevano il
piccolo nascondendone i vagiti, e quindi la sua presenza sull'isola, con danze orgiastiche durante le quali suonavano strumenti riproducenti assordanti rumori.
Intanto Rea, per ingannare Crono, gli present un bimbo
che era in realt una pietra avvolta in pannolini, che venne divorato puntualmente e con tanta avidit dall'affamato sposo
che non si accorse affatto della sostituzione. Zeus, divenuto re
degli dei, non dimentic Erittonio, il suo salvatore n i pastori
che lo avevano allevato n la capretta che lo aveva nutrito: li
immortala tutti ponendoli insieme nella regione celeste tra il
Toro e Perseo.
Il firmamento si arricchisce cos di un'altra costellazione,
l'Auriga.
Riguardo al mito dell'Auriga esistono varie altre versioni
che concordano su un unico punto: sarebbe il mortale o l'eroe
(forse Erittonio, re di Atene), figlio di una divinit (in questo
caso Efesto, il fabbro degli dei), che per primo seppe aggiogare i cavalli ad una quadriga terrestre, imitando il Carro del Sole.
Gli Assiri rappresentavano con un carro questa costellazione.
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BOOTE, IL BIFOLCO
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Gea allora intervenne in tempo per salvare il figlio pi giovane, Nittimo, che gli succedette nel regno.
Poi, con amorevole premura, raccolse i brani dell'adorato
figlio e li ricompose. Arturo rinacque, cos, a seconda vita e divent un possente cacciatore; come gi raccontato nel mito
dell'Orsa Maggiore, egli s'imbatt in una grossa orsa e, non riconoscendo in essa sua madre Callisto, stava per ucciderla
quando Zeus intervenne e ferm la mano del giovane evitando
l'orribile, ma inconsapevole, scelleratezza. Port poi i due in
cielo trasformando Arturo (Boote) nel custode di sua madre,
l'Orsa Maggiore.
Esiodo suggerisce come seminare nel modo migliore per
ottenere raccolti abbondanti ne Le opere e i giorni: quando
poi Zeus [far comparire] l'astro Arturo [] questo il tempo
migliore.
Virgilio, nelle Georgiche, ricorda al contadino di dissodare
il terreno quando all'alba la stella si trova sull'orizzonte:
Ma sar sufficiente un'aratura in superficie
Al sorgere di Arturo, anche se la terra dovesse essere
infeconda
Libro I. VV. 67-68
Un altro mito in Igino ne l'Astronomia.
Demetra aveva avuto Persefone dal fratello Zeus, ma in seguito non era rimasta insensibile alle attenzioni di un mortale,
Giasone: a costui affida i suoi misteri e gli insegna l'arte della
semina. L'amore della dea per Giasone scatena l'ira degli di,
che non approvano quell'unione e Zeus colpisce Giasone con
un fulmine.
Dall'amore di Giasone, Demetra ha due figli, Pluto e Filomelo: il primo, dio delle ricchezze; il secondo, inventore dell'aratro.
I due fratelli crebbero in un conflitto che si protrarr nel
tempo fin oltre la maturit: Pluto, ricco, non aiuta Filomelo,
povero. La povert non scoraggia Filomelo che, non senza sacrifici, compra due buoi e, primo fra gli uomini, costruisce un
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CANE MAGGIORE
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Galassia doppia
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Costellazione invernale.
Il Cane Maggiore, pur essendo una costellazione totalmente australe, visibile anche da tutte le zone temperate. La sua
stella pi luminosa, Sirio, la bellissima, nota a tutti e pu
facilmente essere individuata sia verso sud-est nella direzione
del prolungamento della cintura di Orione, sia procedendo
nella direzione delle tre stelle Megrez e Merak dell'Orsa Maggiore e Polluce dei Gemelli.
Sirio, con m = -1.4, la pi luminosa del cielo; anche al
secondo posto tra le stelle pi vicine al Sole, con una distanza
d = 9 anni luce. superata, in vicinanza, solo da Proxima, la
Alfa del Centauro.
una stella doppia. La compagna, Sirio B, nota come
Cucciolo ed una Nana Bianca, stella molto densa, giunta
alla fine dell'evoluzione stellare e, data la sua piccola massa,
circa uguale a quella del Sole, non pu fare altro che perdere
il suo calore e lentamente spegnersi.
Il suo periodo di rivoluzione di circa 50 anni. Fu vista nel
1862 dall'astronomo americano Alvan Clark, ma era stata scoperta trent'anni prima teoricamente da Bessel, con lo studio
delle perturbazioni che il piccolo satellite esercitava sull'orbita di Sirio.
La stella beta Mirzam, con m = 2. Gamma Wezen, con
m = 1.8.
Venti secoli fa, Sirio sorgeva contemporaneamente al Sole,
allora in transito nella costellazione del Cancro: erano i giorni
caldi di Luglio, giorni che portano ancora oggi l'appellativo di
canicolari ovvero giorni del cane.
Sirio, con Procione del Cane Minore e Betelgeuse di Orione, forma un grande triangolo equilatero noto come Triangolo Invernale.
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Costellazione invernale.
La stella Alfa Procione, che simboleggia il secondo cane
di Orione, ed ha m = 0.4: l'ottava, dopo Capella, nell'Auriga,
Rigel in Orione e poche altre. una binaria, con periodo di
circa 41 anni, ed ha un compagno, Procione B, che una Nana Bianca.
La beta si chiama Gomeisa, ed legata ad un'antica leggenda Araba.
Procione, con Sirio del Cane Maggiore e Betelgeuse di
Orione, forma il cosiddetto Triangolo Invernale.
La leggenda araba racconta che due sorelle, Al Ghumaisa
(Gomeisa) ed Al Shira (Sirio, del Cane Maggiore) vivevano su
una delle rive del grande fiume stellare, la Via Lattea; il giovane Al Jauzah (Orione) su quella opposta. Innamoratesi del
giovane, le sorelle decisero di raggiungerlo, ma solo Al Shira
riusc ad attraversare la Via Lattea: da qui i nomi di Al Shira,
che significa colei che passata, e Al Ghumaisa, colei che
piange.
Secondo una leggenda greca, questa costellazione si identifica con uno dei cani del cacciatore Atteone, che, durante una
battuta di caccia, pass presso una fonte nella quale la dea Artemide stava facendo il bagno. Questa, infuriata per essere stata sorpresa nella sua nudit, anche se involontariamente, trasform Atteone in cervo ed incit i suoi stessi cani a sbranarlo.
Un'altra leggenda greca collegata al culto del dio Dioniso. Un uomo, di nome Icaro (non il figlio di Dedalo ed alcuni lo chiamano Icario), aveva imparato da lui l'arte del vino.
Lo fece bere ad alcuni pastori, che caddero ubriachi; ma altri
pastori, che li avevano raggiunti, sospettando che Icaro avesse
cercato di avvelenarli, lo uccisero. Il fedele cane Mera corse al-
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Costellazione primaverile.
Alfa e Beta hanno circa la stessa luminosit con m = 4.3,
ma la pi luminosa la beta.
Questa costellazione contiene anche il polo nord galattico.
La costellazione divide, con la costellazione della Vergine,
l'ammasso di galassie pi ricco che possibile vedere con i telescopi terrestri: l'ammasso Chioma-Vergine.
Berenice personaggio storico: figlia di Magas, re di Cirene, sposa di Tolomeo III Evergete, figlio di Tolomeo Filadelfo.
Quest'ultimo noto per aver fatto tradurre ed assemblare gli
episodi della Tor, i primi cinque libri della Bibbia attribuiti
dalla tradizione a Mos, che narrano la storia del popolo d'Israele dalle origini fino alla Terra Promessa.
Ad Alessandria, divenuta la citt con la pi grande comunit ebraica, Tolomeo promosse la traduzione in greco del
Vecchio Testamento. Alla morte di Tolomeo Filadelfo, il figlio
Tolomeo III Evergete divenne faraone. Pochi giorni dopo le
nozze con Berenice, Tolomeo part in guerra contro Seleuco
II, re di Siria, e Berenice promise solennemente che avrebbe
offerto agli di la sua bellissima chioma biondo-ambra, se Tolomeo fosse tornato illeso. Il desiderio della regina fu esaudito:
Tolomeo torn indenne e vittorioso. Berenice allora si rec al
tempio di Iside per sciogliere il voto: offrire agli di la sua
splendida capigliatura tanto celebrata in Egitto ed oltre i confini.
Dopo qualche giorno la chioma della regina scomparve dal
tempio. L'atto sacrilego suscit scalpore nella popolazione incredula, arrec dolore alla regina, accese l'ira nell'animo del
faraone, fece gridare vendetta ai soldati pronti a punire il responsabile che con quel gesto aveva offeso gli di, i sovrani, il
popolo. Cos l'astronomo e matematico di corte, l'alessandri-
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no Conone, gi di gran fama, nella speranza di riportare serenit nella vita dei sovrani, asser che gli di, innamoratisi della
chioma, non aveva esitato a prelevarla dal tempio per trasformarla in costellazione, perch tutti gli uomini potessero ammirarla per l'eternit.
E, certo di rendere felici i sovrani, l'astronomo addit loro
nel distretto sidereo tra l'Orsa Maggiore, Boote, Vergine e
Leone, un delicato, esteso ed indefinito sciame di stelle, tenuemente brillante: la chioma della regina, ormai costellazione
Chioma di Berenice.
Il poeta lirico greco Callimaco dedic alla Chioma di Berenice una famosa lirica, della quale Catullo fece una traduzione
in latino, la cui versione in italiano questa:
Chi scrut dell'immenso firmamento
tutte le luci e apprese delle stelle
albe e tramonti e come il fiammeggiante
lume del sole rapido si oscuri
e in tempi fissi le costellazioni
vengano meno e come il dolce Amore
tra le rocce del Latmo di nascosto
spinga lontano Trivia, dirottandola
dal suo giro nell'aria, quel Conone
nel chiarore celeste vide me,
una ciocca recisa dalla chioma
di Berenice, fulgida splendente,
che, tendendo le braccia levigate,
ella promise a molte dee, nel tempo
in cui, accresciuto dalle nuove nozze,
il re si era recato a devastare
le terre degli Assiri. Con s aveva
dolci le tracce del notturno assalto
condotto alla conquista della vergine.
Hanno davvero un odio per l'amore
le nuove spose, oppure falso il fiume
di lacrimette, sparso sulla soglia
della stanza nuziale, a render vana
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Costellazione primaverile.
Alfa, con m = 2.2, Gemma, la stella pi luminosa della
costellazione.
Beta si chiama Nusakan.
Strano il comportamento della stella tau, normalmente
invisibile ad occhio nudo con m = 10; per essa soggetta ad
improvvise esplosioni, che la portano fino a m = 2, rivaleggiando con Gemma. Queste esplosioni sembra riguardino solo
gli strati superficiali della stella. Fu vista per la prima volta
nella notte tra il 12 ed il 13 maggio 1866 da M. Birmingham
che la osserv con m = 2, e qualche giorno dopo con m = 1;
raggiunta tale luminosit occorsero appena otto giorni perch
ritornasse a m = 10.
Anche la piccola Corona Boreale contiene molte galassie,
alcune delle quali appartengono ad ammassi.
Egeo, re di Atene, non riusciva a darsi pace per la
mancanza di un erede maschio dalle sue nozze, prima
con Melite, figlia di Oplete e poi con Calciope, figlia di
Ressenore.
In seguito si innamor di Etra, figlia del re di Trezene Pitteo, ex promessa sposa di Bellerofonte. Egeo aveva consultato
l'oracolo di Delfi avendone una risposta oscura: non slegare,
tu, il pi eccellente degli uomini, la bocca che sporge dall'otre
di vino prima di essere giunto alla sommit della citt di Atene.
Pitteo, figlio di Pelope, l'uomo pi saggio e colto del suo
tempo, grande oratore ed eccellente indovino, che aveva accolto Egeo a Trezene, udendo l'oracolo, seppe interpretarlo e
si affrett ad ubriacare Egeo, che giacque con Etra e dopo
aver fatto l'amore cadde in un sonno profondo.
Dopo l'amplesso, la fanciulla si alz, si diresse verso l'isola
di Sferia e, quella stessa notte, fece l'amore anche con Posei-
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done, che lasci ad Egeo la paternit del figlio che sarebbe nato.
Grazie a questo stratagemma, Pitteo divent nonno
di Teseo.
La mattina dopo, Etra dormiva al fianco di Egeo. Questi la
preg di tenere nascosto il bambino che sarebbe nato, per evitargli inutili rischi. Le consigli di educarlo severamente e le
lasci la sua spada ed i suoi sandali, coprendoli con un'enorme pietra: una volta cresciuto, il ragazzo avrebbe potuto sollevare la roccia e presentarsi ad Atene, con quei segnali di riconoscimento.
Etra partor, ed il bambino fu accolto con amore da Pitteo:
era nato Teseo, e precocemente mostr il coraggio che l'avrebbe caratterizzato, potendosi vantare di avere anche un dio, Poseidone, per genitore.
Compiuti poi i sedici anni, Teseo decise di tornare dal padre mortale Egeo. Si rec al santuario di Delfi, per propiziarsi
l'aiuto di Apollo e per consacrargli la sua prima chioma virile,
e, indirizzato dalla madre, raggiunse il posto dove suo padre
aveva nascosto spada e sandali. Scost senza difficolt la pietra, ne prese gli oggetti paterni che essa nascondeva, e s'apprest ad incamminarsi in direzione di Atene.
Durante il viaggio ebbe parecchie avventure, scontrandosi
con i personaggi che rendevano pericoloso il viaggio via terra
da Trezene ad Atene.
Incontr ed uccise Perirfete, lo zoppo che gli sbarrava la
strada. Egli soleva uccidere i viandanti con un'enorme mazza
di bronzo. Teseo gli stapp la mazza dalle mani e lo percosse a
morte e poi la port sempre con s.
Nel punto pi stretto dell'istmo di Corinto viveva Sini, figlio di Polipemone e di Silea, figlia di Corinto. Era noto come
il Piziocante, ossia colui che piega i pini, poich aveva
tanta forza da piegare la cima di un pino finch toccasse terra.
Spesso si rivolgeva agli ignari passanti perch lo aiutassero, ma
all'improvviso mollava la presa e, mentre l'albero scattava di
nuovo verso l'alto, chi si era prestato ad aiutare Sini faceva un
volo in aria e rimaneva ucciso precipitando a terra. Teseo lott
con Sini, lo vinse e fece a lui ci che egli aveva fatto agli altri.
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Androgeo, figlio di Minosse e di Pasifae, si era intanto recato ad Atene per prendere parte ai giochi annuali della citt,
e vinse tutte le gare. Egeo per sapeva che egli era amico dei
Pallantidi e temendo che potesse indurre suo padre Minosse
ad appoggiarli, cospir con i Megaresi per tendergli un'imboscata nei pressi di Enoe, sulla strada per Tebe. Androgeo si difese valorosamente, ma fu ucciso nel corso di un'accanita battaglia.
Per vendicare la morte di Androgeo, Minosse, re di Creta,
mosse guerra ad Atene. Sia per la potenza numerica della flotta, sia perch la citt aggredita era gi indebolita dalla peste e
dalla carestia inviate da Zeus su richiesta di vendetta dello
stesso Minosse, i Cretesi riportarono una schiacciante vittoria.
Gli Ateniesi furono costretti a pagare un pesante tributo umano: ogni nove anni, sette giovani e sette fanciulle ateniesi erano inviati a Creta e divorati dal Minotauro.
Per liberare la patria dal macabro tributo, Teseo part con
la sua nave alla volta di Creta.
Figlio di Pasifae, figlia di Helios, il Minotauro era stato generato dalla passione della madre per il toro che Poseidone
aveva inviato a Minosse.
Il Toro di Cnosso aveva la brutta abitudine di cibarsi di
carne umana, ed anche per arginarne la violenza Minosse aveva incaricato il famoso architetto Dedalo di costruire un labirinto impenetrabile (v. Toro). Rinchiuso il Minotauro nel labirinto, Minosse provvedeva a cibarlo di prigionieri di guerra, di
criminali e degli inermi giovani ateniesi.
Teseo, prima di partire alla volta di Creta, chiese al padre
delle vele bianche da inalberare al ritorno per segnalare la vittoriosa riuscita dell'impresa. Infatti nei viaggi precedenti, ed
anche quella volta, le vele della nave che andava a Creta erano
nere.
Quando la nave giunse a Creta, Minosse si rec al porto
per contare le vittime e si innamor di una delle vergini ateniesi, il cui nome era Peribea, futura moglie di Telamone e
madre di Aiace di Salamina. L'avrebbe violentata sul posto se
Teseo non fosse insorto, dichiarando che era suo compito, come figlio di Poseidone, di difendere le vergini dall'oltraggio
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fascia economicamente produttiva, formata da contadini e pastori, ed infine i Demiurghi, cio i medici, gli artisti e gli artigiani di ogni tipo (Miti, Agizza).
Qualche tempo dopo, Teseo si rec, con l'amico Piritoo, figlio di Zeus e di Dia, moglie di Issione, nel paese delle Amazzoni.
L'amicizia tra Teseo e Piritoo aveva origine dalla decisione
di Piritoo di mettere alla prova Teseo, sottraendogli alcune
mandrie nella regione di Maratona. I due giovani s'incontrarono, ma furono sedotti dalla reciproca bellezza e spontaneamente, mentre sembrava che dovessero iniziare a combattere,
Piritoo offr a Teseo riparazione per gli animali sottratti e si
proclam suo schiavo. Punto dall'emulazione, Teseo rifiut
l'offerta e dichiar di dimenticare il passato. Da allora, i due
eroi compirono insieme tutte le loro imprese.
Le Amazzoni, rallegrate dall'arrivo di cos aitanti guerrieri,
non si opposero ad essi con la violenza.
La loro regina, Antiope, volle anche offrire dei doni a Teseo, ma, appena salita sulla nave, fu subito rapita e portata ad
Atene. Orizia, sorella di Antiope, assedi allora la citt con un
potente esercito di Amazzoni. Solo dopo quattro mesi di dura
lotta, esse furono piegate e chiesero la pace, stipulando un decoroso armistizio.
Piritoo aveva nel frattempo sposato l'Amazzone Ippodamia, figlia di Bute, ed al loro matrimonio erano intervenuti anche i Centauri, parenti della sposa. Questi, eccitati dal vino,
tentarono di violentare Ippodamia e di rapire le donne presenti. Si scaten cos una lotta violenta fra Centauri e Lapiti,
compatrioti di Piritoo, durante la quale molti Centauri furono
uccisi.
Antiope aveva generato un figlio, Ippolito, a Teseo che, alleato con Deucalione, re di Creta, stava per sposarne la sorella
Fedra. L'irruzione di Antiope durante il banchetto nuziale e le
sue minacce di uccidere i partecipanti, risolsero Teseo ed i
suoi compagni a chiudere le porte della sala del banchetto ed
ad eliminarla.
Dopo le nozze con Fedra, Teseo mand il figlio Ippolito da
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Costellazione circumpolare.
Il Drago contiene il polo nord dell'eclittica, cio il centro
della circonferenza descritta dal polo celeste in 26000 anni e
dovuta al moto di precessione dell'asse di rotazione terrestre.
Alfa, o Thuban, il Drago, con m = 3.7, non tra le pi brillanti della costellazione. Attorno al 2700 a.C. era la polare, in
particolare per l'antico Egitto, e nel 2830 a.C. distava dal polo
nord celeste solo 10'; tra circa 21000 anni sar di nuovo la polare.
La pi luminosa invece Gamma, o Etamin (la testa del
Drago), con m = 2.2; cercando di misurarne la parallasse, si
scopr l'aberrazione della luce, prima prova diretta del moto
orbitale della Terra.
Anche Beta, Alwaid, con m = 2.8, pi luminosa di Alfa.
Secondo la mitografia, il Drago rappresenta il feroce Ladone, con cento teste, custode dei frutti d'oro di un melo, dono
di nozze di Gea ad Era.
Gea piant l'albero delle mele d'oro nel proprio giardino e
concesse ad Atlante il permesso di libero pascolo per le greggi
e le mandrie di propriet del titano, in cambio dell'impegno di
custodire il melo dai frutti d'oro.
Temi, la prima moglie di Zeus, mise in guardia Atlante: il
tuo albero sar spogliato dei pomi d'oro da un figlio Zeus.
Atlante, preoccupato della predizione della dea, affid l'albero dalle mele d'oro alle proprie figlie, le Esperidi, ninfe di ponente, che abitavano nel meraviglioso giardino, noto come il
giardino delle Esperidi, ai piedi del monte Atlante.
Le Esperidi erano Espera, Egle ed Eriteide, figlie di Atlante e della Notte. Esse cantavano in coro presso fonti sorgive
che diffondevano ambrosia.
Un altro mito sulle Esperidi racconta che erano sette figlie
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di Atlante e di Esperide, sua nipote. Possedevano grandi greggi di montoni ed il re d'Egitto, Busiride, loro vicino, aveva
mandato dei briganti a razziare il loro gregge ed a rapire le
giovani. Eracle giunse nel paese, uccise i briganti, sottrasse loro il bottino, liber le Esperidi e le restitu ad Atlante. Questi,
come ricompensa, gli insegn l'astronomia.
Le fanciulle, attratte dalla bellezza delle mele d'oro, ne colsero tre ed Era, contrariata, ordin al drago Ladone di avvolgersi attorno all'albero e di non permettere ad alcuno di avvicinarsi.
Eracle ignorava il luogo dove si trovavano le mele d'oro e
perci arriv al Giardino delle Esperidi dopo un lungo peregrinare: attravers l'Illiria, raggiunse il fiume Eridano e qui affront e vinse il dio del mare profondo, Nereo.
Nereo, figlio di Gea e Ponto, ebbe come moglie Doride, figlia di Oceano, e con lei gener le Nereidi. Aveva il potere di
trasformarsi in qualunque specie di animale e di essere, ma
Eracle riusc a bloccarlo ed a farsi dare le informazioni volute
sul Giardino delle Esperidi.
Nereo inoltre gli consigli anche di non cogliere i pomi
con le proprie mani ma farle cogliere ad Atlante, ormai condannato a reggere eternamente la sfera terrestre sulle spalle.
Giunto al giardino, Eracle chiese ad Atlante di cogliere i
frutti d'oro del melo sacro ad Era promettendo in cambio di
sostituirsi a lui per un'ora nel sorreggere il globo terrestre. Pur
di avere un breve riposo Atlante accett ma temeva il drago
Ladone e cos Eracle uccise il drago colpendolo con una freccia imbevuta del sangue velenoso dell'Idra di Lerna, la cui uccisione era stata una delle sue fatiche: ora Atlante era tranquillo e pot offrire il proprio aiuto all'eroe tebano.
Eracle si sostitu ad Atlante che, finalmente libero dal peso
del globo, prese le tre mele d'oro, quelle che le figlie avevano
gi raccolto in precedenza, le mostr ad Eracle e, venendo
meno ai patti, gli disse che sarebbe stato lui stesso a portarle
ad Euristeo; lo rassicur, per, nello stesso tempo, che avrebbe ripreso il proprio posto ed il proprio peso al ritorno dalla
consegna.
Euristeo era il sovrano, fratello di Eracle, che si era inva-
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ghito delle mele d'oro del giardino delle Esperidi e che aveva
imposto ad Eracle di compiere le dodici fatiche, di cui una era
l'uccisione del Drago Ladone.
Eracle, memore dei consigli di Nereo, non reag alla provocazione di Atlante, anzi fingendo di essere d'accordo, chiese al
titano di reggere solo per alcuni minuti il globo, perch potesse meglio fasciarsi il capo e sopportare cos pi agevolmente
l'enorme peso durante la sua assenza. Atlante, ingannato dalla
naturalezza di comportamento di Eracle, pose a terra le tre
mele d'oro e riprese sulle proprie spalle la sfera terrestre. Ed
Eracle salut beffardamente il titano, prese le tre mele d'oro e
si allontan.
Il drago Ladone fu trasformato da Era in costellazione perch gli uomini, ammirandola alta nel cielo, avrebbero ricordato il terribile animale non per la sua mostruosit, ma quale
esempio di fedelt e di ubbidienza.
Un altro mito racconta che Eracle, per appagare l'ultimo
desiderio di Euristeo e compiere l'ultima fatica, discese nel regno dei morti per catturare Cerbero e condurlo alla presenza
del sovrano cui doveva ubbidienza per volere di Zeus.
L'Ade diviso in tre zone: la prima, l'Erebo, il regno della
notte e della Morte, la seconda, il Tartaro, che accoglie le anime malvagie, l'ultima, i Campi Elisi, dove pace e delizia rallegrano le anime dei buoni.
All'Erebo si entra da larghe porte ma non consentito
uscirne: le porte sono custodite da Cerbero, mostruoso animale, met cane e met Drago che, con tre bavose teste, latra di
continuo e strazia di morsi chiunque tenti di fuggire.
Eracle, accompagnato da Hermes, ottenne da Ade, re dell'oltretomba, il consenso di lottare contro il cane a tre teste,
purch lo affrontasse senz'armi. E cos Eracle lo assal con la
sola forza delle mani: afferrate e tramortite le tre teste, incaten il mostruoso animale che, ormai innocuo, fu trascinato
fuori dall'Erebo e condotto alla reggia di Euristeo ed a lui
consegnato.
Il tiranno, impressionato da quell'orribile bestia che, pur
incatenata, cercava di assalire e dilaniare i presenti, ebbe pau-
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ERACLE
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Eracle
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Costellazione estiva.
Dal nome latino di Eracle, Ercole, deriva il nome della
citt campana di Ercolano, sede di famosissimi scavi archeologici.
Alfa si chiama Ras Algethi, in Arabo il capo del ginocchio; sia doppia che variabile, con m compreso tra 3 e 4, in
modo irregolare.
Beta Rutilico, zappa, stella doppia con m = 3.5.
Le altre stelle a cui attribuito un nome sono Lambda,
Masym, il polso con m = 4.8; Delta, Sarin, con m = 3; Kappa, Mirkaf, il gomito, con m = 5; Omega, Cujam, la clava,
con m = 4.
Zeus scelse Alcmena, la bella e saggia figlia di Elettione, re
di Micene, per generare un figlio tanto forte da essere la gloria
degli uomini e da impedire lo sterminio degli uomini e degli
di.
Alcmena discendeva dirattamente da Perseo ed il re degli
di desiderava quel figlio che voleva artefice di memorabili
vittorie su mostri giganteschi che uccidevano uomini ed animali, che devastavano terre coltivate ed opulenti villaggi.
Zeus conquist Alcmena con un malizioso raggiro: prese
l'aspetto del marito Anfitrione, che le aveva annunciato il suo
ritorno da una guerra vittoriosa.
La giovane sposa, senza sospettare l'inganno, accolse ZeusAnfitrione con grande slancio d'amore per una notte che Zeus
stesso fece durare per tre. Ermes, per ordine di Zeus, aveva indotto Helios a non uscire ed al Sonno di intorpidire le menti
degli uomini affinch non si accorgessero di quanto stava succedendo.
Contrariamente a quanto era accaduto per i suoi precedenti amori mortali, da Niobe in poi, Zeus non violent bruscamente Alcmena, ma si prese la briga di assumere le sembianze
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Egli si era recato a Temiscira, la citt delle amazzoni, accompagnato da altri eroi quali Teseo, Peleo, Telamone. Teseo
rap Antiope e per vendetta le amazzoni marciarono su Atene,
ma furono sconfitte dagli uomini di Teseo.
Secondo un'altra leggenda, Eracle ottenne la cintura, ma
non uccise Ippolita, bens la diede in sposa a Teseo (v. Corona
Boreale).
La decima fu rubare il bestiame di Gerione, un mostro con
tre corpi che governava l'isola di Eritea, lontano ad occidente.
I buoi erano custoditi da un gigantesco pastore, Eurizone e da
un cane bicipite che si chiamava Orto.
Bebrice era il re che regnava sulle popolazioni indigene
nella regione di Narbona, in quella zona che oggi chiamiamo
Francia. Eracle attravers il paese ed alla corte di Bebrice si
ubriac e violent Pirene, la figlia di Bebrice, la quale partor
un serpente. Spaventata, Pirene scapp sulle montagne, dove
fu dilaniata dalle bestie feroci. Quando Eracle ritorn dalla
spedizione, ne ritrov il corpo al quale tribut onori funebri
ed in suo ricordo chiam quelle montagne Pirenei.
Veleggiando sul carro del Sole verso occidente, Eracle
giunse a Tartasso, ai limiti del mondo noto.
Eracle eresse le colonne dello stretto di Gibilterra, che da
lui presero il nome di colonne d'Eracle (Ercole). Uccise i
guardiani e port via i buoi; trafisse anche Gerione con una
sola freccia che trapass tutti e tre i suoi corpi entrando da un
fianco e poi port il bestiame in Grecia. Mentre costeggiava la
Liguria, a sud della Francia, fu attaccato da forze locali, guidate dai briganti Alchione e Dercino, figli di Poseidone, tanto
numerose da farlo restare a corto di frecce. Buttatosi in ginocchio, supplic Zeus di aiutarlo, e Zeus fece piovere pietre sulla
pianura. Eracle le afferr e le lanci contro i suoi assalitori,
sgominandoli.
Poi si rec lungo il Tevere dove Caco, figlio di Efesto, volle
rubargli i buoi, che trascin per la coda, cosicch le tracce
sembravano dirigersi fuori dalla caverna e non verso di essa.
Quando Eracle si accorse del furto, part alla ricerca dei suoi
buoi, e sarebbe stato ingannato dallo stratagemma di Caco se
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vano al loro proprietario la conoscenza degli arcani e la percezione del bene e del male.
La dodicesima fatica fu la pi spaventosa di tutte. Lo port
di fronte al cancello del Mondo dell'Oltretomba per catturare
Cerbero, il cane da guardia a tre teste. Eracle fu aiutato, per
ordine di Zeus, da Ermes ed Atena, che gli permisero di giungere alle porte dell'Ade, dove ebbe molti incontri ed avventure: l'uccisione della gorgone Medusa, la liberazione di Teseo,
la zuffa col pastore di Ade, Menenzio.
Ade voleva impedirgli in tutti i modi l'accesso al proprio
regno e cerc di fermarlo sull'ingresso, ma Eracle lo fer con
una freccia alla spalla ed Ade dovette essere riportato in gran
fretta sull'Olimpo, dove fu guarito da Peano che gli applic
un balsamo meraviglioso che in breve cicatrizz la ferita.
Ade gli permise allora di catturare Cerbero, ma senza fare
uso delle armi; permetteva all'eroe di portare il mostruoso animale verso la luce, con l'impegno che lo restituisse subito al
regno al quale per sempre doveva appartenere. Cerbero aveva
la coda di drago e la schiena ricoperta di serpenti, ma Eracle,
protetto dalla coda e dai serpenti dalla pelle del Leone di Nemea, lott contro Cerbero a mani nude e trascin il cane prigioniero ad Euristeo, che rimase sbigottito perch non immaginava di rivederlo vivo. Eracle poi lo riport indietro. Adesso, dopo che tutte le fatiche erano state compiute, il re non
aveva altra scelta che restituire all'eroe la libert.
Al ritorno dalla sua ultima fatica, Eracle ripudi la moglie
Megara, che aveva vissuto il grave dolore di vedere i propri figli uccisi dal loro stesso padre in preda del demone della follia
Lissa, e la diede in sposa al nipote Iolao (v Prima Parte).
Per una lite col fratello Apollo, interrotta da un fulmine
Zeus, Eracle fu condannato a servire per tre anni la regina di
Lidia, Onfale, figlia di Giordano e moglie di Tmolo, figlio di
Ares. Tmolo fu ucciso da un toro scatenatogli contro da Artemide per aver violentato la sua devota Arippe. Onfale, rimasta
vedova, regn sulla Lidia e riusc a dare un equilibrio interno
al paese. Eracle divenne il suo amante e ne ricevette tre figli:
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Lamo, Agelao e Laomedonte. Una notte i due amanti, per gioco, si erano scambiate le vesti e si erano addormentati in giacigli separati in una grotta.
Il dio Pan, innamoratosi perdutamente di Onfale, entr
nell'oscura caverna e, ingannato dalle vesti femminili, si sdrai
accanto ed Eracle che, con un poderoso calcio, lo scaravent
lontano. Onfale accese delle torce per smascherare l'intruso, e
quando la grotta s'illumin rivel il figlio di Ermes ferito e dolorante. Onfale ed Eracle scoppiarono in una fragorosa ed irresistibile risata, che mise in fuga Pan. Per vendicarsi, Pan inizi a raccontare fasulle inclinazioni lascive sul conto di Eracle.
(Agizza).
Allo scadere dei tre anni di servaggio, Eracle si conged da
Onfale, ritorn in patria e spos Deianira, figlia di Eneo, re
dell'Etolia, e di Altea.
In realt il padre di Deianira era il dio Dioniso, che si era
invaghito di Altea, ed Eneo, che se era accorto, gli prest la
moglie. In cambio Eneo ebbe da Dioniso in regalo la vite ed il
modo per coltivarla e trarne il vino. Anche Meleagro non figlio di Eneo, ma di Ares. D'altra parte Eneo ebbe da Altea numerosi figli e figlie, tra cui Deianira.
Altea ebbe, dopo sette giorni dalla nascita del figlio, la predizione dalle Moire, le Fate del Destino, che il figlio sarebbe
morto se il tizzone che bruciava allora sul focolare si fosse
consumato interamente; subito Altea prese il tizzone, lo spense e lo nascose in un cofanetto.
Ora successe che Meleagro, durante una battuta di caccia,
uccidesse i suoi zii, i fratelli di Altea, a causa di un diverbio
per la spartizione di un cinghiale.
Irritata, Altea gett nel fuoco il tizzone al quale era legata
la vita del figlio. Meleagro mor all'istante ed Altea, per la disperazione, si impicc.
Le figlie di Eneo, per la disperazione, furono trasformate
in galline faraone, ma, su preghiera di Dioniso, Deianira e sua
sorella Gorga riacquistarono la forma umana.
Deianira, inoltre, sapeva guidare un carro e conosceva l'arte della guerra.
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Acheloo, figlio di Oceano e Teti, era il dio-fiume dell'Etolia ed aveva il dono della metamorfosi, vale a dire poteva rivestire la forma che preferiva. Chiese la mano di Deianira, che in
realt non ci teneva molto ad avere un marito con un dono
per lei tanto scomodo. Quando anche Eracle la chiese in moglie, ella accett immediatamente.
Tuttavia Eracle dovette lottare con Acheloo, che non si rassegn facilmente a lasciarsi soppiantare. Vi fu un combattimento tra i due pretendenti, e se Eracle us tutta la sua forza,
Acheloo us tutti i suoi poteri. Quando alla fine si tramut in
toro, Eracle gli strapp un corno, ed allora Acheloo si consider vinto e si arrese. Gli cedette il diritto di sposare Deianira,
ed il corno divenne la Cornucopia (v. peraltro Capricorno).
D'altra parte il carattere di Acheloo non doveva essere
molto facile. Mentre un giorno quattro ninfe del paese facevano facevano sacrifici sulle rive dell'Acheloo, dimenticarono,
fra gli di invocati, quello del fiume. Incollerito, questi gonfi
le sue acque e le trascin nel mare, dove esse diventarono
quattro delle isole Echinadi. La quinta isola del gruppo, Perimele, era una ragazza che il dio aveva amato e che aveva sverginato. Il padre di Perimele, Ippodamante, irritato contro la
figlia, la gett nel fiume nel momento in cui la giovane stava
per mettere al mondo il bambino che sarebbe nato da quella
violenza. Su preghiera di Acheloo, la fanciulla fu trasformata
in isola da Poseidone.
Intanto Eracle e Deianira erano insieme in viaggio ed arrivarono presso le rapide del fiume in piena Eveno, nel punto in
cui il centauro Nesso, figlio di Issione, traghettava i passeggeri
sull'altra sponda. Eracle lo attravers a nuoto, e lasci che
Nesso portasse Deianira dall'altra parte. Il centauro, ammaliato dalla bellezza della giovane, cerc di violentarla, ed Eracle
lo colp con una delle sue frecce intrise nel veleno dell'Idra. Il
centauro morente offr a Deianira la propria veste intrisa del
suo sangue, come filtro d'amore.
Tornando un giorno a casa, Eracle partecip ad una gara
con l'arco e ne fu vincitore; lo sconfitto era il re Eurito, impareggiabile arciere, la cui bellissima figlia Iole fu presa d'amore
per Eracle. Purtroppo voci raggiungono Deianira: la vita sere-
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na della fedele consorte fu sconvolta. Deianira non voleva perdere Eracle che amava e pur tra mille pensieri la coglie il ricordo del dono ricevuto da Nesso. Naturalmente quel dono nascondeva la terribile vendetta per un amore non ricambiato.
Intanto Eracle stava per tornare a casa e Deianira, avutane notizia, affid la veste, intrisa del sangue di Nesso, al fedele servo
Lica, e ignara gli disse: Vai incontro al mio sposo, portagli questa veste e che la indossi per amor mio, in segno della sua fedelt. Il servo, che incontr Eracle mentre celebra un sacrificio di ringraziamento agli di per il ritorno a casa, consegn la
veste al suo padrone che, felice, la indoss. Il veleno contenuto nella veste intrisa di sangue si sciolse e si sparse sul corpo
dell'eroe, provocandogli dolori acuti e lancinanti. Eracle tent
di strapparsi di dosso la veste, che ormai aderiva completamente alla sua pelle e con il suo gesto rimase come scuoiato.
L'atroce dolore lo indusse a porre fine alla propria vita: si lanci sul rogo propiziatorio che aveva preparato, sul monte Eta,
per onorare gli di e preg Zeus, invocando per s la morte.
Allorch Deianira riconobbe la vera natura del preteso filtro d'amore, si uccise.
In punto di morte, Eracle chiese al figlio Illo di sposare Iole, che era stata sua concubina, perch nessun altro uomo potesse possederla, dopo che aveva giaciuto con lui. E la madre
di Eracle, Alcmena, racconta ad Iole come avesse partorito il
figlio: nell'imminenza del parto, straziata da sette giorni e sette
notti di doglie, invocava Lucina, la dea che favorisce i parti.
Questa arriv ma, istigata in precedenza da Era, si sistem sull'altare e, accavallando le gambe ed intrecciando le dita, prima
differ il parto, poi lo blocc del tutto. Per fortuna un'ancella,
Galanti, intu che per colpa di Era stava accadendo qualcosa,
vide la dea appostata sull'ara, che con le dita intrecciate teneva le braccia intorno alle ginocchia, e le disse: chiunque tu
sia, rallegrati con la mia padrona; Alcmena di Argo ha partorito: esaudito ha la puerpera i suoi voti. Balz in piedi la dea
dei parti sbigottita e disgiunse le mani: sciolto il nodo, io partorisco.(Met. IX, 310, 315)
La dea, per vendetta trasform Galanti in donnola.
Zeus comunque ascolt le invocazioni di Eracle: dopo che
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il fuoco aveva distrutto quanto di umano c'era in lui, lo avvolse in una nuvola e con un cocchio trainato da quattro cavalli
bianchi lo trasport in cielo, trasformandolo in costellazione.
La sua figura nel cielo appare rovesciata, in posizione inginocchiata, stringendo con una mano la clava e con un piede
che schiaccia la testa del Drago.
Morto Eracle, Euristeo fece cacciare Alcmena da Corinto e
pretese che gli Ateniesi espellessero i discendenti di Eracle.
Gli Ateniesi rifiutarono e, nella guerra che segu, Euristeo fu
ucciso. Portarono la sua testa ad Alcmena, che ne strapp gli
occhi. Poi si trasfer a Tebe insieme ai discendenti di Eracle, e
vi mor molto vecchia. Quando fu morta, Zeus mand Ermes
a cercare il suo corpo per trasportarlo nelle Isole dei Beati, dove essa spos Radamanto.
Nel cielo cristianizzato la costellazione di Eracle era associata ai re Magi.
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acquisiti in vita. Ad esempio Merope la meno luminosa perch fu la sola a sposare un mortale, Sisifo, di cui si vergogn, e
per questa ragione divenne meno lucente delle altre
Un'altra leggenda narra che le Pleiadi avessero cinque sorelle, chiamate Iadi, dal nome del fratello Iante. Quando questi venne ucciso, durante una caccia, da un leone, le cinque sorelle, sopraffatte da un'infinita tristezza, ne morirono. Poich
la morte del fratello le aveva cos gravemente sconvolte, furono definite Iadi per ricordare il fratello (v. Iadi).
Quanto alle altre dieci, esse meditarono sulla sorte delle loro sorelle tanto che sette di loro si suicidarono.
Un'ulteriore leggenda narra che Merope era la figlia di del
re di Arcadia Cipselo e che spos il figlio di Eracle Cresfonte.
In realt Cipselo l'aveva data in sposa a Cresfonte per assicurarsi l'alleanza degli Eraclidi e conservare il suo regno. Infatti i
figli di Eracle, rimasti senza la protezione del padre e temendo
l'odio di Euristeo, si rifugiarono presso il re di Trachis, Ceice,
il quale si era sempre mostrato ben disposto verso Eracle. Ma
Euristeo pretese che li cacciasse da Trachis. Ceice, temendo
Euristeo, li respinse sostenendo di non essere abbastanza potente da poterli nascondere presso di s. Andarono allora ad
Atene, dove Teseo accett di proteggerli contro Euristeo, che
per dichiar guerra agli ateniesi. Nella guerra che consegu,
Euristeo fu ucciso da Iolao e gli Eraclidi furono liberi. Allorch si avvicinarono alle frontiere dell'Arcadia, re Cipselo invi
degli ambasciatori con dei regali e accadde che questi ambasciatori incontrassero i soldati di Cresfonte, mentre questi ultimi avevano appena comprato viveri dai contadini dei paraggi
e stavano consumando il pasto. Invitarono gli Arcadi ad unirsi
al banchetto, durante il quale si accese una disputa. Gli Arcadi fecero presente che era cosa non conveniente il venire a disputa con i propri ospiti e gli Eraclidi conclusero un patto con
gli Arcadi promettendo di risparmiare il paese. Re Cipselo
diede anche sua figlia Merope in moglie a Cresfonte.
Cresfonte fu in seguito assassinato da uno degli Eraclidi,
Polifonte, che aveva anche ucciso i due figli maggiori di Cre-
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duta di Troia, la pleiade Elettra, dalla quale discendeva la stirpe dei re Troiani, abbandon, disperata, la compagnia delle
sorelle, e fu trasformata in cometa.
Gli antichi astronomi hanno raffigurato queste Pleiadi
staccate dal Toro.
Gli Arabi chiamarono l'ammasso delle Pleiadi la Folla
(Ath-thuayya), concordante con il vocabolo pleiade nel suo
significato di moltitudine.
Gli hawaiani le collegano a Lono, dio dell'agricoltura e
della fertilit: il sorgere delle Pleiadi segnava l'inizio di un periodo di quattro mesi dedicato al dio, portatore delle piogge
invernali, momento di fecondazione della terra.
I contadini ed i naviganti di quasi tutti i tempi vi vedevano
una chioccia con i suoi pulcini, e venivano chiamate le gallinelle, il grappolo ed in altri modi simili.
Un mito degli indiani della trib del Kiowa narra che sette
ragazzine uscirono giocando dal loro villaggio. Si divertivano e
non si accorsero che si stavano allontanando troppo. Un gruppo di orsi le vide e cominci a dar loro la caccia; le piccole
erano ormai troppo lontane per tornare al villaggio e troppo
lente per sfuggire agli orsi, tutto quello che poterono fare fu
arrampicarsi in cima ad un piccolo masso, pregando la roccia
di salvarle.
Le ragazzine erano buone di cuore e lo spirito della roccia
ud le loro preghiere. Improvvisamente il masso cominci a
crescere, portando le sette bambine in cielo. Gli orsi corsero
verso la roccia ed iniziarono ad arrampicarsi; i loro artigli
affondavano nel sasso, lasciando graffi sempre pi profondi a
mano a mano che il masso cresceva e loro non riuscirono a
raggiungere le sette ragazzine. La roccia crebbe altissima e
quando si ferm le bambine furono trasformate in stelle. (Stelle).
Esiste anche un mito Maya che racconta che i gemelli cele-
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to scappare, e chiese di eseguire il suo ordine; allora le due ragazze presero le loro asce di pietra e si accinsero a tagliare gli
alberi. Appena piantate le asce nei tronchi, questi cominciarono a crescere, portando le donne con loro. Wurrunna non riusciva a raggiungerle e le sue due mogli non avevano intenzione
di scendere. Poco dopo gli alberi erano arrivati al cielo e le
due ragazze ritrovarono le cinque amiche che erano gi l. Si
erano riunite per vivere per sempre in cielo come il gruppo di
stelle che gli aborigeni Daen chiamano Maya-mayi (Stelle).
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aveva salvato il cuore, nascondendolo in una cesta. Da quell'organo rinacque Dioniso, che fu detto allora Trigonos, vale
a dire nato tre volte.
Era, per, lo riconobbe e lo fece impazzire: il dio err attraverso l'Egitto, dove offr il vino al re Proteo, e per la Siria
per poi giungere in Frigia, dove fu accolto dalla dea Cibele,
che lo purific e l'inizi ai riti del suo culto.
Dioniso giunse in Tracia con le sue nutrici, ma Licurgo, re
di quella regione, lo scacci, provocandogli una tale paura che
egli si butt in mare, dove fu raccolto da Teti. Zeus allora pun
Licurgo accecandolo.
In un'altra versione del mito, Dioniso, adulto, volle attraversare la Tracia per combattere gli Indiani, Licurgo gli rifiut
il passaggio e cattur le Baccanti che accompagnavano il dio
assieme ai Satiri. Lo stesso Dioniso si rifugi in mare presso
Teti, ma le Baccanti furono miracolosamente liberate dai loro
lacci e Licurgo fu colpito da pazzia: credendo che il padre
Driante fosse un ceppo di vite, Licurgo lo colp con l'accetta e
l'uccise. Una volta compiuto il delitto, rinsav, ma la terra divenne sterile ed un oracolo indic agli abitanti del paese che il
solo modo di restituire la fecondit alla terra era quello di
squartare Licurgo. Questo avvenne sul monte Pangeo, dove i
suoi sudditi lo attaccarono a quattro cavalli che, spinti in direzioni diverse, lo ridussero a brandelli.
Dioniso poi conquist l'India e raggiunse la Beozia, paese
d'origine della madre. Si rec ancora a Tebe, ad Argo, a Nasso, dove impose i suoi riti. A questo punto, la potenza di Dioniso fu riconosciuta da tutti, e il dio pot risalire in cielo, avendo compiuto la sua missione sulla terra e stabilito dappertutto
il dominio del suo culto.
Secondo un altro mito, le Iadi erano sette sorelle, figlie di
Atlante e Pleione e sorelle delle Pleiadi.
Esse avevano anche un fratello, Iante, di cui si innamor il
cacciatore Orione. Ma Orione si innamor anche, contemporaneamente, delle Iadi. Iante era anch'egli un cacciatore, ma
un giorno che cacciava in Libia, fu ucciso da un leone. Le sue
sorelle Iadi piansero tanto la morte del loro unico fratello, che
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gli di, non solo per compassione benevola ma anche per ricordare il loro grande affetto fraterno, le mutarono in stelle.
Euripide cita le Iadi nella tragedia Ione: Creusa, figlia
del re di Atene, Eretteo, amata da Apollo. Ha un figlio, Ione, che abbandona appena nato. Hermes salva il bambino e lo
porta a Delfi, affidandolo ai sacerdoti del tempio di Apollo. (v.
Cane Maggiore).
Creusa, in seguito, sposa Suto, ma l'unione non sar allietata da figli: decidono di recarsi al tempio di Delfi per interrogare l'oracolo se in avvenire avrebbero avuto figli. L'oracolo, attraverso il sacerdote del tempio, risponde: Adottate come figlio il primo ragazzo che incontrate fuori del tempio e ne avrete
di vostri. Suto incontra Ione e lo presenta come figlio alla
sua sposa; sospettando Creusa che Ione sia figlio di Suto e di
una sua amante, tenta di ucciderlo durante un rito. L'intervento degli di, per, fa s che Creusa riconosca in Ione il proprio
figlio che aveva abbandonato. Un servo di Creusa descrive,
nella tragedia, la scena istoriata sul sacro drappo con cui ha
adornato l'altare presso il quale i coniugi si preparano ad innalzare preci ed offrire sacrifici agli di prima di interrogare
l'oracolo:
in cima l'orbe della luna piena dardeggiava solcando a
mezzo il mese, e c'erano le Iadi, il pi chiaro segno pei marinai,
perch per i greci il sorgere delle Iadi annunciava la stagione delle piogge: Iadi, infatti significa pioggia.
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Costellazione estiva.
La costellazione del Serpente ha una particolarit che la distingue da tutte le altre: pur essendo un'unica costellazione,
divisa in due porzioni distinte, separate dall'Ofiuco: ad ovest
si trova la testa del serpente, Serpens Caput, la parte pi grande ed evidente; ad est si trova la coda, Serpens Cauda.
Alfa Unuk, il collo del Serpente, con m = 2.7.
Beta ha m = 3.5 e Delta ha m = 3.8. Queste stelle fanno
parte della testa.
Nella coda notevole Teta, con m = 4.1.
interessante la Nebulosa diffusa M16, nota come Nebulosa Regina, che avvolge completamente l'ammasso stellare
M5.
Nella costellazione apparve, il 9 ottobre 1604, una nova,
che fu studiata attentamente da Keplero nella sua pubblicazione De Stella Nova in Pede Serpentarii del 1605. In realt era
una supernova che, per alcune settimane divenne luminosa come Giove che, con m = -2.5, l'oggetto pi brillante del cielo.
La mitologia scorse nella costellazione del Serpente il terribile rettile che uccise Laocoonte, sacerdote del tempio di Poseidone alla fine della guerra di Troia.
il serpente cantato da Vigilio nel Libro II dell'Eneide (v.
Prima Parte).
Il soldato greco Prilide, ispirato da Atena, propose che i
greci avrebbero potuto entrare in Troia servendosi di un cavallo di legno. Una volta ottenuto il consenso all'idea, il focese di
Parnasso, Epeo, figlio di Panopeo, si offr di costruirne uno,
purch ci fosse stata la direzione di Atena.
In seguito per Ulisse rivendic tutto il merito di quello
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stratagemma.
Epeo costru un enorme cavallo di legno di faggio, vuoto
all'interno, con una porticina mascherata in un fianco ed una
scritta a lettere cubitali sull'altro, dove si diceva che il cavallo
era consacrato ad Atena: in segno di gratitudine anticipata per
un felice ritorno in patria, i Greci dedicano questa offerta alla
dea.
Ulisse indusse i pi valorosi tra i Greci a raggiungere la
porticina con una scala a corda ed ad introdursi completamente armati nel ventre del cavallo. Anche Epeo si un al
gruppo formato da Menelao, Ulisse, Diomede ed una ventina
di altri.
Diomede, durante il ritorno da Troia, approd in Italia meridionale, dove fond la citt di Metaponto, ed in seguito
quella di Pisa, cos chiamata dall'omonima citt dell'Elide.
Al calar della notte i Greci rimasti al campo con Agamennone diedero fuoco alle tende, spinsero le navi in mare e rimasero in attesa al largo di Tenedo fino alla sera seguente. All'alba del giorno seguente le sentinelle troiane riferirono che l'accampamento greco era ridotto in cenere e che i greci erano
partiti, lasciandosi alle spalle un enorme cavallo di legno.
Su consiglio di Priamo, il cavallo fu fatto entrare nella citt
attraverso una breccia nelle mura della citt, che fu subito rinchiusa.
Scoppi una violenta discussione quando Cassandra, che
aveva avuto da Apollo sia il dono della profezia sia la punizione di non essere mai creduta (v. Prima Parte), annunci che il
cavallo conteneva uomini armati, e le sue parole furono confermate dal veggente Laocoonte, figlio di Antenore.
Gridando o sciocchi, non fidatevi mai dei greci, e tanto meno
dei loro doni (Timeo Danaos etiam dona ferentes) egli scagli la
sua lancia che si conficc vibrando nel ventre del cavallo, mentre all'interno echeggi un clangore di armi. Si alzarono grida
tutt'intorno, che chiedevano di bruciare il cavallo, mentre i
partigiani di Priamo invitavano alla calma.
I Troiani, per, furono anche persuasi dal greco Sinone che,
presentatosi al loro campo come perseguitato dai compagni
d'armi, fece loro credere che i nemici fossero davvero partiti.
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Il vecchio sacerdote di Poseidone, Laocoonte, gridava minaccioso di non toccare l'apparentemente innocuo cavallo e di
non credere alle parole ingannevoli di Sinone, che frattanto
era stato benevolmente accolto dai Troiani. Nessuno volle
ascoltarlo.
Uscirono subito fuori dal mare due enormi serpenti, Porcete e Caribea che, balzando sulla spiaggia, si avventarono
contro Laocoonte e i suoi due figli, Antifate e Timbreo, avvolgendoli strettamente nelle proprie spire fino ad ucciderli.
I serpenti poi salirono alla cittadella, e mentre uno di essi si
accovacciava ai piedi del tempio di Atena, l'altro si rifugi dietro la sua egida.
La morte di Laocoonte e dei suoi figli, sembrando ai Troiani una giusta punizione di Poseidone, protettore di Troia, fece
cadere ogni dubbio sul pericolo che si celava nel cavallo, rivelatosi alla fine strumento di distruzione e di morte per la citt.
(Miti).
Zeus accett la richiesta di Atena e pose l'immagine del
Serpente nel cielo.
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Costellazioni primaverili.
L'Idra la pi estesa tra tutte le costellazioni.
Alfa, Alphard detta la solitaria, perch scintilla entro
una plaga di firmamento povero di stelle brillanti; ha m = 3.8.
rintracciabile sulla congiungente Castore - Polluce.
Beta ha m = 4.4.
Ni la pi luminosa ed ha m = 3.
L'Idra contiene anche un ricchissimo ammasso di Galassie,
AAT 116.
La Coppa ed il Corvo non contengono oggetti particolarmente significativi.
Il mito relativo a questa costellazione viene trattato da Eratostene ne I Catasterismi (raccolta di 42 racconti mitologici
legati ad altrettante costellazioni). In esso si racconta che il
corvo era un animale sacro al dio; infatti si tramanda che
quando la Gea aveva inviato Tifone, un mostro orrendo che
aveva concepito con Tartaro, re degli inferi, contro gli di dell'Olimpo per sterminarli in quanto colpevoli di aver sconfitto i
Titani, suoi figli, Apollo, per scampare al massacro, si era tramutato proprio in un corvo.
Un giorno Apollo decise di compiere un sacrificio in onore
di Zeus ed a tal fine diede incarico al corvo di volare verso una
fonte d'acqua purissima per attingerne una tazza necessaria
per realizzarlo. Durante il tragitto, il corvo scorse un albero di
fico carico di frutti prelibati ma ancora non maturi al punto
giusto per gustarli; non seppe reggere alla tentazione e si
ferm su un ramo dell'albero per attendere che i fichi diventassero dolci per mangiarne a volont. Trascorsero cos alcuni
giorni e Apollo, non vedendo tornare l'uccello con l'acqua,
dovette andare di persona a prenderla, adirandosi contro il
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suo inaffidabile aiutante. Quando il corvo, rimpinzatosi a dovere di frutti, si ricord dell'incarico che gli era stato affidato,
escogit una scusa per giustificare la sua inadempienza: afferr fra gli artigli un serpente (l'Idra) e torn da Apollo raccontandogli di aver dovuto combattere contro quel serpente
che non voleva fargli attingere l'acqua; ma Apollo vedendo il
becco dell'uccello tinto del colore vermiglio della polpa del fico, intu l'imbroglio che l'animale stava tentando di compiere
ai suoi danni e quindi, sdegnato non solo per la disobbedienza
ma anche per il tentativo di inganno, condann l'uccello ad
una punizione: la perenne sofferenza della sete. A tal fine lo
port in cielo assieme alla tazza colma d'acqua ed al serpente
ponendo per quest'ultimo fra la coppa e il corvo in modo
che l'uccello non potesse dissetarsi.
Secondo un altro mito, la costellazione della Coppa rappresenta l'otre di bronzo nel quale i due giganteschi figli di
Poseidone e di Ifimeda, Oto ed Efialte, imprigionarono Ares.
I due enormi gemelli, ad appena nove anni erano gi alti diciassette metri; per dimostrare la loro possanza, decisero di
raggiungere l'Olimpo per combattere gli dei e per farlo sovrapposero il monte Pelio al monte Ossa, in Tessaglia.
Essi, ritenendo che Ares fosse il mandante dell'uccisione di
Adone, figlio dell'unione incestuosa fra Cinira, re di Cipro e
sua figlia Mirra, catturarono il dio sorprendendolo di soppiatto, lo incatenarono e poi lo rinchiusero, per oltre tredici mesi,
nell'otre di bronzo finch Ermes, con uno stratagemma, non
riusc a liberarlo. Appena in libert, il bellicoso Ares, colmo di
furore per l'oltraggio subito, cerc i due fratelli e, incurante
del fatto che fossero poco pi che bambini, li uccise entrambi;
poi, a monito della vicenda, pose fra gli astri il cofano in cui
era rimasto per tanto tempo rinchiuso, come Coppa.
Esiste un ulteriore mito, che racconta di Re Belo, che regnava nella Tebaide ed era figlio di Libia e di Poseidone; sua
moglie Anchinoe, figlia del Nilo, gli gener i gemelli Egitto e
Danao ed un terzo figlio, Cefeo.
Egitto ebbe in sorte il regno di Arabia, ma conquist anche
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Delfino
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Ammasso Globulare M9
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Costellazione estiva.
L'Ofiuco una delle costellazioni pi vaste della volta celeste. Pur essendo attraversata dall'eclittica, non fa parte delle
costellazioni zodiacali. In realt era parte di una costellazione
ancora pi grande, il Serpentario, successivamente smembrata
in Ofiuco e Serpente dall'IAU nel 1930.
Ma perch la costellazione di Ofiuco non mai stata contemplata fra le costellazioni zodiacali? Furono gli astrologi e
non gli astronomi ad ignorarla: considerando per comodit solo 12 costellazioni zodiacali, si poteva abbinare ognuna di esse
ad un mese dell'anno. Fu l'astronoma inglese Jacqueline Mitton della Royal Astronomical Society a sollevare la questione
della tredicesima costellazione, nel 1995. In realt, anche la
suddivisione in segni zodiacali corrispondenti ad un mese
dell'anno un'approssimazione, perch le costellazioni reali
non coprono esattamente ciascuna un dodicesimo di fascia zodiacale, bens hanno estensioni diverse fra loro.
Alfa, m = 2.1, si chiama Ras Alhague, la testa dell'incantatore di serpenti.
Beta Cebalrai, cane del pastore, con m = 2.8.
Rho, m = 5.3, costituita da quattro stelle separabili con
piccoli strumenti.
Osservabile con piccoli telescopi o con un binocolo la
stella di Barnard: con m = 9.5, la seconda stella pi vicina al
Sole ed la stella dotata del maggiore moto proprio che si conosca. Si sposta di 10,29 secondi d'arco l'anno.
Questa costellazione rappresentata da un uomo che stringe con la mano destra la coda di un serpente e con la mano sinistra la testa del rettile che gli si avvolto attorno alla vita
(Ofiuco significa colui che tiene il serpente) ed associata a
vari personaggi della mitologia greca. Pi comunemente Ofiu-
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di Pandoro.
Egli stesso fu ferito da Paride e fu portato nella tenda di
Nestore, dove fu curato da Ecamede, la prigioniera presa da
Achille a Tenedo e poi assegnata a Nestore.
Macaone anche nella lista dei guerrieri rinchiusi nel cavallo di legno.
L'Ofiuco, o meglio il serpente colui che fu protagonista
di due delle pi note guarigioni operate da Asclepio: quella di
Glauco e quella di Ippolito, e che diede origine al mito stesso
di Asclepio.
Glauco, figlio di Minosse e di Pasifae, anneg in una giara
di miele, mentre inseguiva un topo.
I Cureti spiegarono a Minosse che un uomo avrebbe potuto restituire la vita a Glauco: colui che avesse saputo descrivere meglio il colore di una vacca delle sue mandrie, che cambiava di colore tre volte al giorno.
Essa, da bianca diventava rossa, poi nera e l'indomani ricominciava lo stesso ciclo. Minosse riun tutti gli uomini pi abili di Creta e chiese loro di descrivere il colore della vacca meravigliosa. Uno solo, Asclepio, vi riusc. Egli rispose che quella
vacca aveva il colore della mora, che un frutto che comincia
con l'essere bianco, poi rosso e, giunto a maturazione, completamente nero.
Minosse giudic che Asclepio avesse superato la difficolt
e gli chiese di restituire la vita a Glauco.
Asclepio con la sua arte medica tent di riportarlo in vita.
Improvvisamente un serpente assal il medico, che si difese
colpendolo con un pesante legno e lo uccise. Sopraggiunse allora un altro piccolo serpente che portava in bocca un'erba
che pose sulla testa del serpente ucciso, riportandolo prodigiosamente in vita. I due rettili, strisciando uno a fianco dell'altro, si allontanarono lasciando l l'erba miracolosa, che
Asclepio poi utilizz per strappare Glauco alla morte. Da allora il serpente ritenuto sotto la protezione del dio della medicina e immortalato fra gli astri.
E come Glauco, anche Ippolito salvato da Asclepio.
Ippolito era figlio di Teseo, re di Atene, e di Antiope, regi-
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na delle Amazzoni, popolo femminile guerriero contro cui Teseo aveva combattuto e vinto (v. Corona Boreale).
Ma Afrodite, invidiosa della castit di Ippolito, che, devoto
ad Artemide e tutto dedito alla caccia, viveva in castit ed era
incurante dell'amore secondo le rigide regole della dea, pun il
giovane principe inducendo Fedra ad innamorarsi di lui .
Fedra lott inutilmente contro se stessa per celare il proprio sentimento, ma alla fine si ridusse a rivelare la propria ardente passione al giovane, che non accett le sue profferte d'amore. Fedra, respinta, tramut il proprio amore in odio: nella
sua ira, nella sua gelosia, nel suo furore lo accus calunniosamente presso Teseo di aver tentato di sedurla.
Teseo credette alla sua sposa, maled il figlio, lo cacci dalla reggia ed invoc sul figlio prediletto la vendetta di Poseidone: la morte.
Ippolito, costretto dal padre a lasciare Atene, abbandon
la citt. Mont sul suo cocchio, che guidava lungo una strada
fiancheggiata dal mare e riccamente adorna di alberi di ulivo
(prezioso dono della dea Atena alla citt di Atene, il cui nome
deriva da quello della dea donatrice). Un boato improvviso e
forte proveniente dal mare gener onde altissime che proiettarono sulla strada un mostro, alla cui vista i cavalli impazzirono
e si lanciarono in una corsa cieca senza freni: il cocchio urt
violentemente contro un albero d'ulivo e Ippolito vi trov la
morte.
Fedra, regina infelice, appresa la luttuosa notizia, in preda
alla disperazione confess la propria colpa e, attestata l'innocenza del giovane, si impicc.
Artemide affid alle cure di Asclepio il corpo senza vita di
Ippolito; ed ancora un rettile a portare al dio della medicina
l'erba miracolosa che salver il giovane.
Ritornato in vita, Ippolito condotto da Artemide nel bosco a lei sacro di Ariccia e qui dalla stessa dea unito alla ninfa Egeria.
Secondo un altro mito, l'Ofiuco era Carnabone, re dei Geti, che vivevano in Tracia, ed aveva accolto nel suo regno Trittolemo che, al servizio di Demetra, percorreva la Terra su un
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carro trainato da due draghi, per insegnare agli uomini la coltivazione del grano.
Un giorno Carnabone decise di eliminare Trittolemo considerandolo pericoloso per il suo regno. Ordin di uccidere uno
dei suoi draghi in modo da impedirgli di fuggire col carro. Ma
Demetra, che vegliava su Trittolemo, accorse nel momento in
cui il suo protetto stava per essere ucciso e, dopo averlo sistemato sul carro al quale aveva attaccato un nuovo drago, confin il re tra gli astri infliggendogli la pena eterna di tenere fra
le mani un drago.
Secondo un'altra interpretazione, preferita da Igino, nell'Ofiuco sarebbe rappresentato Eracle mentre, sulle rive del
fiume Sagaris, stava uccidendo un serpente che massacrava gli
abitanti e devastava i campi coltivati. Per ricompensa Onfale,
regina di quel paese, lo rimand ad Argo carico di doni mentre Zeus lo incastonava nel cielo.
In un ulteriore mito l'Ofiuco era Triopa, re di Tessaglia.
Egli un giorno decise di demolire il tempio di Demetra perch
gli servivano le pietre per completare il suo palazzo. Per punirlo del sacrilegio la dea gli inflisse la pena di soffrire eternamente la fame; alla fine della vita lo obblig ad affrontare un
drago che lo uccise. L'incaston infine nel firmamento con un
drago che lo stringe eternamente nelle sue spire.
Secondo il poeta alessandrino Polizelo di Rodi, Ofiuco sarebbe stato Forbante, l'eroe tessalo della stirpe dei Lapiti, padre dell'argonauta Tifi, che, spinto da una tempesta, approd
nell'isola dove un enorme drago, che aveva ucciso centinaia di
abitanti, aveva costretto i sopravvissuti a fuggire lontano dalla
patria. Forbante non esit a massacrare il mostro insieme con
tutte le belve che lo circondavano. Apollo decise allora di premiarlo per l'eternit sistemandolo in cielo nelle sembianze di
un uccisore di draghi.
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Costellazione autunnale.
La costellazione della Nave Argo compariva nelle 48 costellazioni dell'Almagesto di Tolomeo; data la sua enorme
estensione, nel XVIII secolo l'abate de Lacaille la smembr ed
utilizz le stelle dell'albero per creare la costellazione della
Bussola. Nel 1877 l'astronomo Gould propose che le tre parti
che rimanevano si considerassero separate. Nel 1930 la I.A.U.
(Unione Astronomica Internazionale) decret che la costellazione fosse esclusa ed al suo posto ne furono inserite tre: la
Carena, la Poppa e la Vela.
La stella alfa dell'Ariete si chiama Hamal, la testa del montone, ed ha m = 2.
Beta Sheratan, il segno, con m = 2.7.
Gamma Mesarthim, in ebraico il ministro, ha m = 4.6.
Delta Botein, in arabo la pancia, ed ha anch'essa m =
4.6.
Molto interessante la piccola stella 53Ari, perch possiede un moto proprio molto elevato e per questa ragione detta
Stella Fuggitiva. Sono anche chiamate cos la stella mi-Columbae e la stella AE Aurigae.
Queste tre stelle hanno un punto radiante comune nella
Nebulosa di Orione.
La stella pi interessante della costellazione della Carena
(cio della Nave Argo) la Eta: questa, nel passato, aveva una
luminosit molto maggiore dell'attuale, m = 6, e nel 1843 ha
raggiunto anche m = -0.8.
In realt una stella instabile che d origine a vari fenomeni esplosivi ed circondata da una vasta regione di idrogeno
ionizzato, materiale che la stella stessa emette.
La Nave Argo rappresentava la mitica imbarcazione su cui
Giasone raggiunse la Colchide per conquistare il Vello d'Oro
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Pi tardi, dopo la partenza degli Argonauti, le Lemnie vennero a sapere che la loro regina aveva risparmiato il padre e
vollero farla morire per quello che esse consideravano un tradimento. Ma Ipsipile fugg di nascosto di notte e fu rapita da
pirati i quali, dopo averla pi volte violentata, la vendettero
come schiava a Licurgo, re di Nemea.
Qui, al servizio di Licurgo e di sua moglie Euridice, ebbe
l'incarico di badare al loro figlio Ofelte. Una volta ella abbandon per un momento la sorveglianza del bambino, che fu
soffocato da un serpente. Euridice e Licurgo volevano metterla a morte, ma sopraggiunsero i due figli di Ipsipile, Euneo e
Toante il giovane, che cercavano la madre.
La riconobbero grazie ad un ramoscello di vite dorato, che
era un dono fatto da Dioniso al loro nonno Toante. Cos Ipsipile pot tornare a Lemno.
Durante il viaggio degli Argonauti, Eracle lanci una sfida
ai suoi compagni per vedere chi potesse vogare pi a lungo.
Dopo molte ore di fatica, alleviata solo dal suono della Lira di
Orfeo, soltanto Eracle, Giasone ed i Dioscuri continuarono a
vogare di lena: i loro compagni si erano dichiarati battuti.
Poi anche Castore e Polluce desistettero ed alla foce del
fiume Chio, nella Misia, Giasone svenne e subito dopo il remo
di Eracle si spezz. L'eroe si guard attorno con rabbia e disgusto, ed i suoi compagni, infilati di nuovo i remi nei fori,
spinsero la Nave sulla spiaggia presso la riva del fiume. Poco
dopo dissero ad Eracle che il suo scudiero, Ila, si era allontanato per attingere acqua dalla vicina fonte di Pege, e non aveva fatto ritorno; Polifemo aveva gi iniziato le ricerche. Ila era
stato l'amante di Eracle da molto tempo ed Eracle si inoltr
nel bosco per cercarlo; ben presto incontr Polifemo, che gli
disse di aver udito Ila invocare aiuto, ma, alla fonte Pegea,
aveva trovato solo l'anfora per l'acqua e non c'erano tracce di
lotta. In realt Driopa e le sue sorelle, Ninfe di Pege, si erano
innamorate di Ila e lo avevano condotto con loro in una grotta
sotterranea.
All'alba del giorno dopo ci fu un vento favorevole, e Giasone diede l'ordine di partire, lasciando Eracle, Polifemo ed
Ila alla loro sorte, nonostante le proteste di alcuni Argonauti,
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che dicevano che Giasone avesse abbandonato Eracle per vendicarsi della sua vittoria nella gara di remi.
Eracle, d'altra parte, non avendo trovato pi Ila, riprese le
sue fatiche.
La Nave Argo tocc l'isola di Bebrico, nel Mar di Marmara, dove regnava l'arrogante re Amico, figlio di Poseidone, che
si vantava di essere un gran pugile ed usava sfidare gli stranieri
che invariabilmente erano sconfitti; ma se rifiutavano di battersi, li buttava in mare dall'alto di una roccia. Polluce subito
si fece avanti e, alla fine di un duro combattimento uccise
Amico e gli Argonauti si difesero vittoriosamente dalla reazione aggressiva dei Bebrici e saccheggiarono il palazzo reale (v.
Gemelli).
Per placare Poseidone, padre di Amico, Giasone offr allora in olocausto venti tori fulvi che facevano parte del bottino.
Ripresero il mare ed approdarono a Salmidesso nella Tracia orientale, dove regnava Fineo, figlio di Agenore ( un Fineo diverso da quello citato nella leggenda di Andromeda).
Egli era stato accecato dagli dei perch profetizzava il futuro con troppa esattezza, ed inoltre un paio di Arpie non gli davano tregua: queste creature alate, figlie di Taumante e dell'Oceanina Elettra, entravano nel palazzo all'ora dei pasti e rubavano cibo alla tavola del re, insozzando il poco che rimaneva,
cos che tutto fosse immangiabile.
Fineo stava facendo preparare un banchetto per gli Argonauti e subito le Arpie piombarono sulle tavole. Calaide e Zete, gli alati figli di Borea, si levarono con le spade in mano ed
inseguirono le Arpie nell'aria facendole fuggire lontano, ma
non furono uccise perch Ermes avvert Calaide e Zete che
erano le serve di Zeus.
Fineo comunque, in segno di ringraziamento, spieg a Giasone come navigare sul Bosforo, e gli predisse esattamente
quali venti, quale ospitalit e quale sorte l'avrebbero atteso
lungo la rotta per la Colchide, e gli raccomand di sacrificare
ad Afrodite una volta giunto col. Aveva inoltre messo in guardia gli Argonauti contro il pericolo delle rocce Simplegadi
che, perennemente avvolte dalla nebbia marina, insidiavano le
navi dirette al Bosforo: quando un vascello cercava di passarvi
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que cosa desiderasse (ulteriore mito della Cornucopia; v. peraltro Prima Parte, Eracle e Capricorno).
L'interpretazione pi comune in Egitto che la costellazione dell'Ariete rappresenti il dio Ra.
Presso gli antichi Egizi nella costellazione Ariete fu anche
rappresentata la Fenice; il leggendario uccello che risorgeva
perennemente dalle proprie ceneri. Questo perch a quel tempo nell'Ariete si trovava l'equinozio di primavera, quindi esso
era il primo segno zodiacale incontrato dal Sole nel suo cammino annuale e rappresentava la periodica rinascita della vita.
L'aspetto della Fenice quello di un'aquila di grandi dimensioni ed il suo piumaggio ornato dei colori pi belli,
rosso fuoco, blu chiaro, porpora ed oro: infinitamente pi
bella del pavone pi splendido.
Quest'uccello l'unico della sua specie e, perci, non pu
riprodursi come gli altri animali: quando sente arrivare la fine
della sua esistenza, raduna piante aromatiche, incenso, amomo
e ne forma una specie di nido. A questo punto appicca il fuoco a quel rogo profumato e dalle ceneri nasce una nuova Fenice che, raccogliendo le ceneri della madre, le rinchiude in un
tronco di mirra cavo che porta via fino alla citt Eliopoli, nell'Egitto settentrionale e lo depone sull'altare del Sole perch
sia bruciato dai sacerdoti. Poi riparte per l'Etiopia, dove vive
nutrendosi di perle d'incenso fino al termine della propria vita.
Dagli Assiri la costellazione era conosciuta come l'Altare
per il sacrificio di un Ariete compiuto per celebrare l'equinozio.
Per gli Arabi era una pecora e per i Cinesi era un Cane.
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Costellazione invernale.
La costellazione era gi nota ai Caldei che vi identificavano
la parte anteriore di un toro che emerge dalle le onde.
Alfa ha m = 1 e si chiama Aldebaran, che significa la seguente, nel senso che segue gli ammassi delle Iadi e delle
Pleiadi.
Beta Al Nath ed uno dei corni del Toro, con m = 1.7. Si
trova quasi nell'anticentro galattico, cio nel punto direttamente opposto al centro galattico, che nel Sagittario.
Epsilon Ain, occhio sinistro, con m = 3.6.
Tra Beta ed Epsilon possibile osservare le Tauridi, sciame
diurno di meteoriti del mese di giugno. C' anche uno sciame
notturno in novembre dovuto all'altra intersezione dell'orbita
della cometa con l'orbita terrestre.
La Zeta, con m = 3, era, per i cinesi, Tien Kwan, la porta
del cielo.
Fonti cinesi attestano che, vicino alla Zeta, apparve, nel
1054, una nuova stella.
Oggi sappiamo che era una supernova di cui testimonianza la nebulosa del Granchio (Crab Nebula), che raggiunse
m = -5, luminosit analoga a quella di Venere al suo massimo
splendore; oggi ha m = 8.4. Circa al centro della nebulosa c'
una pulsar, che emette segnali regolari di trenta impulsi al secondo, sia nelle frequenze radio che in quelle visibili, nelle X e
nelle gamma.
La pulsar una stella di neutroni che ruota attorno ad un
asse diverso da quello magnetico e le sue fasce di Van Allen
fungono da acceleratori di elettroni che, sulla Terra, danno
origine alle aurore boreali, e nella Crab Nebula , al fenomeno,
appunto, di pulsar.
Igino, ne l'Astronomia, racconta:
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Nella costellazione del Toro sono contenuti due meravigliosi ammassi stellari: le Iadi e le Pleiadi anche essi legati alla
mitologia greca (v. Iadi e Pleiadi).
Le Iadi erano sette ninfe sorelle, figlie di Atlante e di Etra,
una ninfa Oceanina, divinit minore del mare. Narra la leggenda che le sette sorelle avevano trovato, in una grotta sul
monte Niso, un neonato bellissimo e credendolo abbandonato
lo presero fra loro curandolo e vezzeggiandolo. Zeus, un giorno, si manifest alle sette ninfe e confid loro che quel fanciullo, dal nome Dioniso, era figlio suo e di Semele e che lo
aveva nascosto nella grotta dove lo avevano trovato per sottrarlo alle furie di sua moglie Era.
Per ricompensare la generosit delle Iadi, Zeus le assunse
in cielo e le tramut in sette meravigliose stelle che posizion a
forma di V sul muso del Toro che la raffigurazione astrale di
Zeus stesso.
Una seconda versione del mito, vuole che le sette giovani
fossero sorelle del cacciatore Laoonte che trov la morte per
opera di un cinghiale durante una battuta di caccia. Per il do-
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lore, le fanciulle si tolsero la vita e per questo atto d'amore fraterno furono assunte in cielo col nome di Iadi, dal verbo greco
yein (piovere) perch comparivano in coincidenza delle piogge di primavera.
Anche le Pleiadi erano sette sorelle, figlie di Atlante e
Pleione. Tutte, le bellissime creature, avevano sposato delle divinit, meno che una: Metope che aveva sposato il mortale Sisifo. Per questo, quando furono assunte in cielo per la loro
saggezza, le sei sorelle spose di immortali ebbero una luminosit superiore a quella di Merope che per la vergogna della sua
inferiorit si nasconde agli uomini: infatti, sei delle Pleiadi sono visibili ad occhio nudo mentre la settima si manifesta solo a
chi possiede una vista acuta.
Uno dei miti greci sulla costellazione del Toro racconta come Zeus, vista la straordinaria bellezza di Europa, il cui nome
significa colei che ha grandi occhi, figlia di Telefassa e di
Agenore re di Fenicia, si fosse invaghito di lei. Per rapirla assunse l'aspetto di un toro e si mescol alle mandrie di Agenore.
La ragazza, che giocava ignara sulla spiaggia di Sidone, fu
attratta dal maestoso toro bianco che pascolava tranquillo.
Dapprima spaventata, prese coraggio nel vederlo mansueto,
forte e vivace, non aggressivo e che emanava odore di zafferano. Al suo avvicinarsi, il toro si inginocchi davanti a lei e la
fanciulla gli sal sulla schiena per intrecciargli una ghirlanda di
fiori intorno alle corna.
Allora il dio dalla terra asciutta della riva, senza parere,
comincia ad imprimere le sue mentite orme nelle prime onde,
poi procede oltre e in mezzo alle acque del mare si porta via la
sua preda. Lei terrorizzatasi volge a guardare la riva ormai
lontana: la destra cinge un corno, la sinistra s'afferra alla groppa;
palpitando al vento si gonfiano le vesti.
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Costellazione invernale.
Castore con m = 1.6, la stella Alfa, ma non la pi luminosa della costellazione, che invece Beta, Polluce, con m =
1.2.
Castore un sistema stellare sestuplo.
Fu Piazzi che rilev per primo, nel 1792, che Beta pi luminosa di Alfa.
Gamma Alhema, con m = 2.
Zeta si chiama Mekbuda; una variabile con m compresa
tra 3.7 e 4.2 ed un periodo di 10 giorni.
Zeus, innamoratosi della ninfa Leda, principessa d'Etolia e
figlia di Tesio, si trasform in un candido cigno e la sedusse: la
ninfa gener due gemelli, Castore e Polluce, detti Dioscuri (figli di Zeus).
Una versione del mito racconta che Leda, dopo la notte
d'amore con Zeus, giacque anche con il suo sposo Tindaro, re
di Sparta, e rimase incinta di entrambi (v. Perseo). Quando
dovette partorire, si rec sull'isola disabitata di Pephnos, e l
nacquero due coppie di gemelli: Polluce ed Elena da Zeus e
Castore e Clitennestra da Tindaro.
I nati dagli amori degli di con i mortali avevano destini
umani, ma il Fato decise diversamente per uno dei Dioscuri:
Castore, abilissimo domatore di cavalli, era mortale ma Polluce, invincibile pugile e cavallerizzo, era immortale.
Sempre insieme parteciparono a numerose imprese e ne
uscirono ininterrottamente vincitori. Presero parte anche alla
spedizione degli Argonauti: durante il viaggio (v. Ariete), la
Nave Argo approd a Bbrico, in Bitinia e qui Polluce affront l'imbattuto pugile Amico, figlio di Poseidone e re dei
Bbrici. Appassionato di lotta, il re sfidava ogni straniero che
passasse attraverso i suoi possedimenti: dopo il combattimento, l'avversario, puntualmente sconfitto, era ucciso.
In seguito alla vittoria Polluce acquist grande fama, giac-
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ch inflisse al famoso pugile l'umiliazione della prima sconfitta, e come vincitore impose al re di giurare solennemente che
non avrebbe ucciso pi i suoi avversari sconfitti nella lotta.
Tindaro ed il fratello Icario avevano due fratellastri, Afareo
e Leucippo, figli della stessa madre Gorgofone, figlia di Perseo e di Andromeda, e del suo primo marito morto Periere.
Ida e Linceo erano fidanzati alle due figlie di Leucippo,
Febe ed Ilaria.
Castore e Polluce furono invitati alle nozze, ma rapirono le
ragazze di cui si erano invaghiti, violando la legge dell'ospitalit. Ne segu una cruenta lotta: Linceo trov la morte per mano di Polluce, Ida uccise Castore e Zeus, spettatore dall'Olimpo, lo vendic colpendo Ida con un fulmine.
Questa non la sola versione del mito conosciuta. In un'altra i Dioscuri rapirono le due fanciulle, ma ebbero da loro dei
figli.
Con Ida e Linceo, temporaneamente riappacificati, organizzarono una spedizione destinata a rapire bestiame in Arcadia. Mentre tornavano tutti e quattro col bottino, essi litigarono per la spartizione: Ida fece in quattro parti un bue e stabil
che colui che, per primo, avesse terminato di mangiare il proprio quarto, avrebbe scelto i propri animali.
Ida termin prima degli altri ed aiut Linceo a finire il proprio quarto, cosicch i due Afareidi ottennero i capi migliori,
a discapito di Castore e Polluce. Questi ultimi, avendo seguito
i cugini per protestare contro la loro disonest, non riuscirono
a trovarli: erano infatti andati sul monte Taigeto per rendere
un sacrificio a Poseidone; allora si impadronirono del loro bestiame e si nascosero nel cavo di una quercia per attendere il
ritorno dei due rivali. Linceo, per, li aveva scorti dalla vetta
del Taigeto ed Ida, precipitatosi gi dalla montagna, scagli la
sua lancia contro l'albero e trafisse Castore. Quando Polluce
usc fuori per vendicare il fratello, Ida strapp dal sepolcro di
Afareo la pietra tombale scolpita e gliela scagli addosso. Bench ferito, Polluce riusc ad uccidere Linceo con la sua lancia.
A questo punto Zeus intervenne in favore del figlio e colp Ida
con una folgore.
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Polluce, che non poteva sopportare di separarsi dal fratello, preg allora a Zeus di farlo morire con lui; ma Polluce era
immortale: le sue implorazioni commossero Zeus che lo
esaud e trasform i due gemelli in stelle vicine ad immortale
ricordo del sovrumano amore che li aveva tenuti uniti nella loro breve ma intensa vita.
Esiste un'ulteriore versione del mito che racconta che Zeus
propose al figlio Polluce due alternative: vivere da solo sull'Olimpo con gli altri immorali, oppure vivere con il gemello un
giorno sull'Olimpo ed uno nell'Ade. Polluce, senza esitazione,
scelse la seconda possibilit e da allora i due gemelli appartengono un giorno alla luce ed un giorno all'ombra.
Un'altra versione ancora racconta che durante una festa offerta a Sparta dai Dioscuri ad Enea e Paride, che facevano visita a Menelao, con lo scopo segreto di rapire Elena, i figli di
Afareo, riscaldati dal vino, rimproverarono ai loro cugini Castore e Polluce di aver sposato le loro mogli senza aver prima
pagato ad Afareo la dote d'uso. Castore e Polluce, insultati, risposero, e la discussione degner in battaglia terminata come
nell'altra versione.
Dopo che i Dioscuri furono divinizzati, Tindaro chiam
Menelao a Sparta e gli affid il suo regno. (Miti).
La venerazione per i Gemelli era molto diffusa, soprattutto
presso i marinai: un segno della loro presenza sulle navi erano
considerate quelle luci che lampeggiavano improvvise sulle cime degli alberi delle navi durante i temporali, fenomeno elettrico ora chiamato fuoco di sant'Elmo, ma che anche Plutarco chiamava luce dei Dioscuri.
Quasi tutti i popoli dell'antichit videro nelle stelle Castore
e Polluce le teste di due figure umane appaiate, salvo gli Arabi
che vi scorsero invece due pavoni.
Per i Fenici ed i Caldei erano due caprette ed in Egitto erano chiamate le due piante.
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In Cina, le due stelle rappresentavano due fiumi con acque rombanti ed incarnano anche il concetto cinese di Yin
ed Yang: la contrastante dualit della vita.
I Romani li assimilarono ai leggendari fondatori della citt
di Roma, Romolo e Remo.
In una leggenda tramandataci dalla trib indiana dei Piedi Neri, medicina si riferisce al potere spirituale e magico.
La medicina forte o grande era favorevole a chi la possedeva; praticare una medicina cattiva era come tirarsi addosso una catastrofe, o disubbidire ai propri principi spirituali.
Una volta, ad un uomo di nome Corvo Scaltro apparve in
sogno un corvo. L'animale profetizz che la moglie gli avrebbe dato due figli: uno sarebbe diventato saggio e degno di fiducia, mentre l'altro sarebbe stato disubbidiente. Il corvo lo
avvert anche che un giorno, mentre sua moglie fosse stata sola, si sarebbe presentato uno straniero che avrebbe tentato di
ucciderla. Non molto tempo dopo il sogno, Corvo Scaltro
part per la caccia. Quando torn, scopr che il suo incubo si
era avverato. La moglie era morta ed i due neonati erano rimasti soli in casa. In cerca di vendetta, egli segu le tracce dello
straniero e lo trov. Stava quasi per ucciderlo, quando costui
gli disse: Ti restituir tua moglie. Corvo Scaltro all'inizio
non gli credette, ma desiderava tanto riavere la moglie che lasci andare lo straniero e torn a casa. L trov i due bambini
che piangevano per la fame; da solo non poteva prendersene
cura, cos ne mise uno su una roccia, pregandola di occuparsene lei. Affid l'altro ad un amico castoro perch lo allevasse.
Quando i bambini ebbero all'incirca sei anni, Corvo Scaltro volle riprenderli con s. Li trov in un bosco e, dopo averli
convinti che egli era il padre, li riport a casa. Chiam uno
Roccia e l'altro Castoro. Celebrarono una cerimonia con le ossa della madre morta, che a quel punto ritorn in vita come
aveva promesso lo straniero. Roccia e Castoro da allora vissero
con i loro genitori come tutti i bambini, tranne per il fatto che
entrambi possedevano la medicina forte. Roccia disubbidiva a
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CANCRO
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Cancro
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Costellazione primaverile.
La piccola costellazione del Cancro la meno brillante tra
quelle zodiacali.
La stella pi luminosa di questa costellazione la Beta, Altarf, con m = 4.3.
Alfa, con m = 4.3, di magnitudine minore nelle successive cifre decimali e si chiama Acubens.
Le due stelle gamma e delta sono l'Asellus Australis e l'Asellus Borealis e sono quelle legate alla seconda versione del
mito.
Igino, ne l'Astronomia, narra che, mentre Eracle intento
a combattere nell'Argolide contro l'Idra di Lerna, un granchio
esce da una palude vicina al lago di Lerna e cerca di mordere
l'eroe tebano che rabbiosamente lo calpesta e lo riduce in mille piccoli pezzi. La dea Era, nemica di Eracle perch figlio di
Zeus e di Alcmena, raccoglie i resti del granchio e li colloca
nel firmamento tra il Cane Maggiore ed i Gemelli, trasformandoli nella costellazione del Cancro.
Esiste anche una seconda leggenda. La dea Era aveva saputo che Dioniso era figlio di Zeus e Semele. Per suo ordine, i
Titani se ne impadronirono, lo uccisero e poi ne bollirono i resti in un calderone, mentre un albero di melograno sorgeva
dal suolo inzuppato del suo sangue. Ma la nonna Rea accorse
in suo aiuto e gli ridon la vita. Zeus lo affid allora a Persefone che lo condusse dal re di Orcomeno, Atamante e da sua
moglie Ino, e convinse quest'ultima ad allevare Dioniso negli
alloggi delle donne, travestito da fanciulla. Ma Era non si lasci trarre in inganno e pun la coppia regale con la pazzia, cosicch Atamante uccise suo figlio Learco scambiandolo per un
cervo (v. peraltro Ariete).
Allora, su istruzioni di Zeus, Ermes trasform temporanea-
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LEONE
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Galassia M 66
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NGC 2903
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Costellazione di primavera.
La Alfa del Leone Regolo con m = 1.4. In latino significa
piccolo re; tale nome dovuto al fatto che questa stella,
quasi sull'eclittica, vede passare la Luna ed i pianeti nelle sue
vicinanze, quasi a rendere ad essi omaggio. Tale interpretazione fu data da Tolomeo.
Beta Denebola, la coda del Leone, con m = 2.1.
Gamma, o Algieba, la criniera del Leone, una doppia e
le due componenti hanno m = 2.4 ed m = 3.6.
Lambda, con m = 4.3, Al Tarf, cio occhiata.
Delta, con m = 2.5, la fascia del Leone, chiamata Al
Thar al Asad.
Nella costellazione, il 17 novembre, appaiono le Leonidi,
sciame meteorico tra i pi noti.
Circa duemila anni fa, a causa della precessione degli equinozi, il Sole entrava nella costellazione del Leone esattamente
un mese dopo il solstizio d'estate: era il periodo del grande
caldo, del Solleone. Questa familiare espressione continua
ad indicare l'epoca del grande caldo della fine di Luglio, sebbene il Sole non sia pi nella costellazione del Leone ma in
quella dei Gemelli.
Mitologicamente il Leone ha una storia breve ma complessa, legata alla variet di versioni circa l'origine di questa configurazione astrale.
Un mito la riconduce ad Eracle e ad una delle sue leggendarie fatiche.
Nel racconto si legge che il Leone era nato dall'unione di
Tifone, un gigantesco mostro che lambiva con la testa il firmamento e con le braccia aperte arrivava ai limiti estremi dell'oriente e dell'occidente, e di Echidna un essere met donna e
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met serpente.
Un'altra narrazione, invece, afferma che Echidna avrebbe
generato il Leone unendosi con il cane Orto.
Una diversa versione attribuisce a Selene la procreazione
del Leone: ella lo gener con un terribile sobbalzo che lo fece
schizzare via dal suo ventre e lo proiett sulla Terra, presso
Nemea, sul monte Treto, proprio davanti ad uno dei due ingressi di una grotta; lo lasci in quel posto perch facesse
scempio degli abitanti del luogo che si erano resi inadempienti
ad un sacrificio a lei precedentemente promesso.
Qualcuno racconta, invece, che Selene cre il Leone servendosi della spuma del mare che era rinchiusa in una grossa
teca e che Iride, usando la propria cintura come guinzaglio, lo
guid tra i monti Nemei fino alla caverna con le due aperture
e qui lo lasci perch vendicasse l'onta che Selene aveva subito dalle genti del luogo.
Nel profondo dirupo, detto Nemeo, tra i monti dell'Argolide, viveva il gigantesco e feroce Leone, che rendeva inospitali
quei boschi montani. La belva, nota con lo stesso nome del dirupo in cui si rifugiava per riposarsi dalle faticose scorribande
diurne, terrorizzava cacciatori e chiunque attraversasse quei
luoghi. Ai pastori, per, riservava un trattamento speciale: la
feroce bestia piombava nei loro greggi di pecore, le calpestava
e le sbranava.
Eracle fu incaricato dal re Euristeo, suo fratello, di uccidere il Leone Nemeo (v. Eracle). Si arm di clava e frecce e gli
mosse contro. Ci furono i primi assalti durante i quali Eracle
si rese conto che il terribile animale non poteva essere abbattuto n da colpi di clava n da frecce.
Il fantastico animale era invulnerabile: nessuna arma, di
qualsiasi materiale fatta, riusciva a graffiare anche minimamente la sua pelle per cui ogni tentativo di reazione da parte
di chiunque falliva e il malcapitato finiva inesorabilmente nelle
fauci della fiera.
Eracle, allora, dopo aver chiuso una delle due aperture della grotta del Leone con un immenso masso per impedire alla
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gelso diventarono di colore rosso vivo per tutto il sangue versato. Le ceneri dei due amanti furono riunite nella stessa urna.
Anche nella mitologia sumerica si riscontra una versione
del tutto analoga a quest'ultima: il mostro ucciso Khumbaba; l'uccisore Gilgamesh, l'eroe mesopotamico che vive mille
avventure nell'impossibile sforzo di conquistare l'immortalit.
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VERGINE
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Quasar 3C273
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3C273
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Ammasso galattico
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Ammasso Chioma-Vergine
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Costellazione di primavera.
Alfa, o Spica (m = 1.2) una variabile ad eclisse con un periodo di 4 giorni.
Beta Zavijava, in arabo angolo, ha m = 3.8.
Gamma Porrima, con m = 2.8; una stella doppia con
periodo di circa 170 anni.
Epsilon Vindemiatrix, che al suo sorgere indicava ai romani il tempo migliore per la vendemmia;
ha m = 2.8.
Nella costellazione della Vergine osserviamo il primo
Quasar (Oggetto Quasi Stellare) scoperto, 3C273.
Annoverato tra i corpi celesti pi splendenti dell'universo,
ha una magnitudine apparente m = 12.5 ed una magnitudine
assoluta M = -25; questo ci dice che la sua distanza di circa
due miliardi di anni luce: in realt una galassia in formazione
agli inizi stessi della formazione delle galassie.
La costellazione della Vergine contiene anche uno degli
ammassi di galassie pi ricco che si possa trovare: l'ammasso
Chioma-Vergine, in parte contenuto nella Chioma di Berenice.
una costellazione del cielo primaverile e raffigura la figlia
di Giove e Temi, Dike, la giustizia, anch'essa venerata come la
dea dei magistrati.
Alcuni mitologi, invece, sostengono che Dike sia nata dall'amore di Astreo, il cielo stellato, l'antico padre delle stelle, e
di Eos, l'Aurora (alcuni dicono che la madre fosse Temi) ed
per questo che essa viene citata anche col nome di Astrea. La
sua immagine unita al famoso mito delle et degli di.
Nella prima et, quella pi felice, l'et dell'Oro, era signore
dell'universo Crono e in quella beatitudine Dike svolgeva il
suo ruolo di dea dell'onest ed imparzialit con semplicit e
gioia: gli uomini vivevano in pace, in una perenne primavera,
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amiche erano solite recarsi sulle sponde del lago Pergo (vicino
ad Enna, in Sicilia), dove si divertivano raccogliendo fiori.
Ade era uscito dal suo regno per controllare le fondamenta
della Sicilia a partire dal monte Erice, perch Tifone, il titano
che aveva osato aspirare alle sedi degli di olimpici, si agitava
dibattendosi per rialzarsi e sopra il capo aveva l'Etna da cui
erutta lava e vomita fiamme (Met. V, 341), vide Proserpina e
se ne invagh subito, e col consenso di Zeus, la rap e su un
cocchio nero trainato da cavalli neri la port negli Inferi. Tutto si svolse con la rapidit di un fulmine.
Intanto Ciane, la ninfa amica di Proserpina, invano aveva
osato opporsi al rapimento: Genero di Cerere (Demetra) non
puoi essere, se lei non acconsente: chiederla tu dovevi, non rapirla. (Met. V, 415 sgg.). Addolorata pianse tanto da tramutarsi in fonte.
Intanto Demetra, non vedendo tornare la figlia, la cerc
per monti e valli, di notte di giorno, senza mai mangiare o bere.
Cerc aiuto presso l'Orsa Maggiore: essa era sempre presente in cielo e poteva osservare tutto ci che accadeva sulla
Terra e quindi essere al corrente di ogni evento. L'Orsa, per,
non pot aiutare la dea in quanto Persefone era scomparsa durante il giorno, quando l'Orsa era impegnata altrove (l'Orsa
era allora da altre parti del cielo).
La dea era sfinita dalla fatica e dalla sete quando vide una
capanna di paglia. Al suo bussare ne esce una vecchia che,
vedendola implorare un sorso d'acqua, le porse una bevanda
dolce insaporita con orzo tostato. Mentre beveva quel dono,
un ragazzo sfacciato e insolente le si ferm davanti, scoppi a
ridere e la chiam ingorda. Si offese la dea e, senza terminare
di bere, gli gett in faccia, mentre parla, il liquido con l'orzo(ivi), mutando il suo corpo in quello costellato di chiazze
di un geco.
Nella sua disperazione priv la Terra della fertilit, particolarmente dei cereali, che aveva donato agli uomini in segno di
affetto. Oramai stanca ed avvilita, incontr la nereide Aretusa,
da cui apprese che Proserpina era sposa di Ade e quindi potente signora del regno dei morti.
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BILANCIA
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Bilancia
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Il divino fanciullo, su cui molto si discusso, porter l'impero della pace e della prosperit. Augusto, nel sesto libro dell'Eneide, sar predestinato allo stesso compito.
Ecco l'uomo, ecco questo che spesso ti senti promettere,
l'Augusto Cesare, il figlio di Dio, che aprir
di nuovo [...] il secolo d'oro
(Eneide, VI 791-793)
Virgilio abbraccia quindi la tesi che vede le et dell'uomo
come periodi di tempo che ciclicamente ritornano.
L'idea di equilibrio diviene, per i Romani, ideale di giustizia: i piatti della Bilancia sono retti da Dike, dea della giustizia
associata alla vicina costellazione della Vergine.
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Scorpione
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Ammasso Globulare M4
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Orione).
Ancora oggi l'inseguimento continua e si perpetuer nei secoli, poich la rotazione apparente della sfera celeste ci mostra
che quando Orione tramonta, lo Scorpione sorge.
In origine, lo Scorpione includeva anche la Bilancia, che
solo successivamente stata considerata una costellazione a s
stante.
A testimonianza della sua antichissima notoriet siderale, la
costellazione dello Scorpione compare nello Zodiaco di Dendera.
Anche gli Arabi vi scorsero l'immagine del terribile animale, mentre per gli Ebrei si trattava di Dan, emblema tribale
rappresentato da un basilisco incoronato.
I Cinesi, invece, la definirono la costellazione del Drago
Azzurro.
Nelle terre della Mesopotamia la ritroviamo raffigurata su
alcuni sigilli sotto l'aspetto di un essere mostruoso, met uomo e met scorpione.
Nella tradizione Maori, la costellazione dello Scorpione
rappresenta l'amo da pesca utilizzato dal leggendario eroe
Maui. Maui era un dio truffaldino, che non valeva molto come
pescatore. I fratelli lo irridevano quando si lasciava scappare
una grossa preda. Maui, per, si vendicava convincendoli con
l'inganno a lasciar andare i pesci che avevano preso all'amo.
Gli antenati di Maui gli avevano dato un amo magico, che lui
sapeva dovesse per essere usato solo per motivi importanti, e
perci non lo utilizzava mai per la pesca quotidiana.
Un giorno, i fratelli di Maui tornarono da una giornata di
pesca con un bottino molto scarso, e Maui si vant che avrebbe potuto fare assai meglio di loro. L'indomani, i fratelli lo
portarono con la loro canoa in una zona molto pescosa e lo
canzonavano per la sua incapacit come pescatore. Maui,
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stufo di essere preso in giro, decise che era il momento di reagire: leg l'amo magico alla lenza e gli mise come esca l'ala di
un uccello sacro a sua madre, la dea Hina.
Lanci quindi la lenza il pi lontano possibile, ben al di l
dell'orizzonte e l'amo tocc l'acqua e scese in profondit. Non
era passato molto tempo quando Maui si accorse di aver catturato qualcosa di grosso: la superficie del mare cominci a
sollevarsi, mentre onde gigantesche si infrangevano sopra la
canoa. Maui chiese ai fratelli, che se stavano cercando di evitare che la canoa si capovolgesse, di aiutarlo a trascinare a bordo l'enorme pesce; per due interi giorni si diedero da fare per
mantenere tesa la lenza, ed alla fine il pesce gigante usc dall'acqua, spaventandoli tutti.
Maui avvert i fratelli di non guardarsi indietro, perch altrimenti avrebbero perso pesce e canoa. Ma non si trattava di
un pesce comune: era pi grande di un'isola. Per un solo attimo uno dei fratelli si volt a guardarlo: ne fu cos terrorizzato
che lasci allentare la lenza, spezzandola. Il pesce gigante
fugg e si and a scontrare contro la terraferma. Si form cos
la catena di isole delle Hawaii. L'amo magico fu scagliato in
cielo e l si blocc nella costellazione dello Scorpione. (Stelle).
Un mito di Tahiti racconta che un ragazzo di nome Pipiri
aveva una sorella, Rehua. Una notte, dopo che i ragazzi furono
andati a dormire, i genitori uscirono a pescare alla luce delle
torce. Dopo aver catturato un buon bottino, tornarono e cominciarono ad arrostire qualche pesce per fare uno spuntino.
L'odore del pesce arrosto svegli i ragazzi, i quali per, essendo beneducati, attesero a letto finch non fossero stati chiamati. La madre voleva farlo, mentre il padre riteneva che sarebbe
stato meglio se avessero continuato a dormire. Perci disse alla moglie di non svegliarli. I fratelli udirono la conversazione
dei genitori e restarono delusi di non poter partecipare al pasto; con lo stomaco che brontolava e feriti nei sentimenti, essi
decisero di fuggire e scivolarono via senza far rumore. Quando i genitori ebbero finito, la madre and a controllarli, si accorse che mancavano e, dopo aver avvertito il padre, iniziarono le ricerche chiamandoli a gran voce. I ragazzi sentivano i ri-
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chiami, ma non volevano tornare perch erano arrabbiati e delusi, anzi si fecero dare un passaggio da un cervo volante che li
port in alto nel cielo: divennero cosi le ultime due stelle dell'uncino dell'amo di Maui, nella costellazione dello Scorpione.
Il cervo volante divent la stella Antares. (Stelle).
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Galassia M105
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Nebulosa M24
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CAPRICORNO
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Costellazione autunnale.
La stella pi luminosa della costellazione Delta, con m =
2.9, chiamata Deneb Algedi, cio la coda della capra. una
variabile ad eclisse che, con un periodo di poco pi di un giorno, muta la magnitudine tra 2.8 e 3.1.
Alfa Algedi (che significa capra), sistema doppio con
m = 4.2 ed m = 3.6, troppo distanti tra loro per essere gravitazionalmente legate. Entrambe sono a loro volta doppie.
Anche Beta, Dabih, con m = 3.1, una stella doppia.
I miti della costellazione del Capricorno pi noti sono
quelli legati al dio Pan, figlio di Ermes e di Driope (o, secondo
alcuni di Penelope), e sono molto antichi: Eudosso cita la costellazione nel IV sec. a.C., ma gi i Caldei ne parlavano e la
disegnavano sotto forma di Capra.
La giovane Driope, figlia unica del re Driope, fu vista da
Apollo che, invaghitosi di lei, si trasform in tartaruga. Driope
stava giocando con le Amadriadi, ninfe degli alberi, e cominci a lanciare la tartaruga come una palla e poi la accolse sulle
sue ginocchia. Subito il dio si trasform in un serpente e la
violent. Spaventata, Driope torn a casa e non disse niente ai
genitori. Poi spos Andremone, figlio di Ossilo e non tard a
dare alla luce un figlio, Anfisso.
Un giorno le Amadriadi, sue antiche compagne, per amicizia la rapirono e ne fecero una di loro. Nel luogo del rapimento s'innalz un grande pioppo e scatur una sorgente.
Pan era un dio campestre dalle sembianze di capra e con
un carattere allegro e dissoluto. Molte sono le gesta amatorie
del nume e quella a cui si fa riferimento in questa storia il
tentativo di adescamento della bella ninfa Siringa, seguace di
Afrodite.
Pan volle conquistare l'amore della fanciulla ma questa,
quando vide il suo corteggiatore con il capo adornato da un
paio di corna piuttosto vistose e con il resto del corpo simile a
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quello di una capra con i piedi forniti di zoccoli poderosi, spaventata fugg dirigendosi nei pressi di una palude ai piedi del
monte Liceo e giunse fino alle sponde del fiume Ladone; vedendosi raggiunta da Pan che la inseguiva galoppando, invoc
le Naiadi affinch la salvassero da quell'amante non desiderato.
Le Naiadi erano le ninfe acquatiche, di grande longevit
ma mortali.
(Si racconta che la Naiade Aretusa un giorno, in Elide, incontr Alfeo, dio del fiume nel quale si stava bagnando, ed il
dio voleva violentarla. Ella supplic Artemide, di cui era compagna, e questa la circond con una nuvola e la tramut in
una fonte. Gea allora si spalanc per evitare che il dio mescolasse le proprie acque a quelle della fonte Aretusa e riuscisse
cos ad unirsi a lei sotto questa nuova forma. Guidata da Artemide, Aretusa percorse vie sotterranee e giunse nell'isola di
Ortigia, in Sicilia presso Siracusa, dove pot sgorgare liberamente.)
Le Naiadi prontamente tramutarono Siringa in un fascio di
canne palustri e Pan, che pensava di aver raggiunto la ninfa,
nel momento in cui l'abbracci si trov a stringere una fascina
di verghe che mosse dal vento mandavano una strana, seducente melodia campestre.
Pan, questa volta, non era mosso da puro senso di conquista, ma provava vero amore per quella giovane che invece non
aveva voluto saperne dei suoi sentimenti: allora sia per tenere
sempre vicino a s una parte dell'amata, sia perch affascinato
da quella musica che gli ricordava il suo regno formato da
campi, poggi, corsi d'acqua e boschi profumati, tagli quelle
canne in parti di diversa lunghezza; le leg assieme ricavandone uno strumento musicale a fiato che emetteva un suono delicato ed armonioso; chiam quel piccolo strumento musicale
Siringa, come quella fanciulla che gli aveva rapito il cuore.
Pan ebbe il suo maggior successo amoroso nel sedurre Selene, e ci riusc mascherando il pelo del suo corpo di capra
sotto un mantello bianco. Selene non lo riconobbe ed acconsent a salirgli in groppa: poi lasci che egli godesse di lei a suo
piacimento.
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Hevelius
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Costellazione autunnale.
La stella pi brillante della costellazione Beta, nota anche
come Sadal Suud, ossia la pi fortunata delle fortunate, con
m = 2.9.
Alfa ha m = 3 e si chiama Sadal Melik, cio la stella fortunata del re.
Zeta una stella doppia con m = 4.3 e 4.5, con le due componenti che ruotano una attorno all'altra in circa 850 anni e
oggi si vedono separate di 2'.
Nella costellazione dell'Acquario alcuni antichi vedevano il
giovane Ganimede, figlio di Troo (che diede il proprio nome
alla citt di Troia) e di Calliroe.
Egli era il pi bello dei fanciulli viventi e Zeus, quando lo
vide mentre pascolava le mandrie del padre, fu cos colpito
che si tramut in Aquila e lo rap dalla pianura di Troia per
portarlo in cielo e farne il suo compagno di letto ed il suo coppiere personale. Ermes, in seguito, don a Troo, da parte di
Zeus, un tralcio di vite d'oro fatto da Efesto e due splendidi
cavalli, per compensarlo della perdita del figlio (per questa
versione del mito, anche l'Aquila fu messa tra le stelle come
costellazione).
Era, la moglie di Zeus, consider quel ratto come un insulto fatto a lei stessa ed alla sua figlia Ebe, che fino a quel giorno
era stata coppiera degli di; ma riusc soltanto ad irritare Zeus,
che pose tra gli astri l'immagine di Ganimede, facendone la
costellazione dell'Acquario.
Il mito di Zeus e Ganimede fu molto popolare in Grecia
ed a Roma, perch offriva una giustifica-zione all'amore di un
uomo adulto per un giovanetto ed in generale all'amore omosessuale; fu ripreso anche da Platone e, col diffondersi della
sua filosofia, la donna greca, che prima aveva il predominio
nella vita intellettuale, si trasform in una lavoratrice domesti-
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uomini, da quelli scagliati da Pirra, le donne. Gli animali li gener spontaneamente la terra
e pur non volendo, gener anche te, Pitone smisurato, serpente
mai visto prima, terrore delle nuove genti, tanto era lo spazio su cui ti distendevi gi dal monte. Febo lo seppell di frecce e svuot quasi la faretra per ucciderlo, facendogli sprizzare veleno dalle nere ferite. E perch il tempo non potesse annullare la fama dell'impresa, istitu la celebrazione solenne delle gare chiamate Ptiche, dal nome del serpente vinto
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genia, colei che nasce per prima. Zeus appena la vide se ne innamor e la port sull'Olimpo per sottrarla agli sguardi degli
uomini, indegni di guardare una cos rara bellezza.
Zeus volle premiare il progenitore del genere umano, Deucalione, per la sua religiosit: lo trasform nella costellazione
dell'Acquario.
Un'altra leggenda immagina l'Acquario come Zeus stesso
che versa l'acqua vitale sulla Terra, dai cui rivoli nascer il fiume celeste Eridano.
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ALTRE IMMAGINI
In quest'ultima parte presenteremo altre immagini di oggetti siderali e non appartenenti alle costellazioni prima discusse.
Cominciamo con la galassia M77 nella costellazione della
Balena.
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Nella costellazione dello Scultore, anche questa nell'emisfero sud, presente un importante ammasso di galassie, in
cui la galassia pi luminosa NGC 253.
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Nella costellazione dell'Unicorno sono visibili parecchi oggetti interessanti: la nebulosa Rosetta, NGC 2237, con al centro l'ammasso aperto di stelle giovani NGC 2244, fucina di
stelle, e la nebulosa Cono, che presenta al centro un altro ammasso aperto.
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Nella costellazione della Fornace, uno degli esempi di costellazioni visibili solo dall'emisfero sud e quindi non collegate
a miti ma solo ad oggetti in uso nel mondo scientifico (la fornace chimica era appunto uno di questi, introdotta come costellazione intorno al 1750 dall'abate de Lacaille), vi un ammasso di galassie molto interessante.
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Nella costellazione della Lepre, visibile sempre nell'emisfero sud, presente la bellissima nebulosa planetaria IC 41,
chiamata, dalla forma, nebulosa dello Spirografo, in cui molto ben visibile la stella madre al centro.
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La Via Lattea
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Tutte le foto sono files presi da Internet.