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STORIA D’ISRAELE DALLE ORIGINI AL PERIODO ROMANO

di Luca Mazzinghi, edizioni Dehoniane, Bologna


prima edizione 2007, seconda ristampa 2008

Studiando la Bibbia ci rendiamo conto che spesso ciò che è raccontato


non è realmente accaduto e questo può causare in noi stupore e
sconcerto.
Il Concilio Vaticano II ci insegna che la Bibbia e le sue verità
hanno valore salvifico, ovvero rappresentano ciò che Dio ha voluto
che fosse scritto per la nostra salvezza.
I testi biblici non sono stati scritti per informare ma per
“formare” il lettore all’accoglienza della parola di Dio.

La terra d’Israele ha ricevuto diversi nomi nel corso della storia:


- inizialmente era chiamata “terra di Canaan”
- dopo fu chiamata “Palestina” dai Romani dopo la rivolta giudaica
del 135 d.C.

Israele è una regione relativamente piccola, appena 120 km. da


Gerusalemme a Nazareth mentre in larghezza non supera gli 85 Km.

Israele è composta da 4 fasce di terra ben delineate:

1. La costa (pianeggiante);
2. La zona montuosa centrale (comprende la zona montuosa della
Galilea, le colline della Samarìa e la Giudea. Tra la Samarìa e la
Giudea si trova la città di Gerusalemme);
3. La fossa giordanica (è percorsa dall’unico grande fiume “il
giordano”che nasce alle pendici (a fianco) del monte Hermon e
scorre lungo il lago di Tiberiade (il mare di Galilea di cui parlano i
Vangeli) per poi sfociare nel Mar Morto il quale è un mare sei volte
più salato del Mediterraneo, pertanto incompatibile con la vita);
4. L’altopiano transgiordanico (regione fertile a nord e desertica a
sud)

Il clima in Israele è suddiviso in 2 stagioni: estate calda ed asciutta ed


inverno freddo e piovoso che va dal mese di Ottobre fino ad Aprile.
Oggi non è più possibile scrivere una storia attendibile su Israele se
non consideriamo 3 importanti punti:

1. L’uso delle fonti extrabibliche, ovvero una raccolta di testi su


papiro, tavolette e iscrizioni provenienti da fonti estranee alla
Bibbia e relativi alla storia d’Israele. Questi non sono molti
pertanto ciò che conosciamo della storia d’Israele lo dobbiamo
soprattutto ai racconti della Bibbia (i quali però non sono
storicamente certi in quanto i fatti narrati sono accaduti molto
tempo prima rispetto a quando sono stati scritti)
2. I dati dell’archeologia, essi ci permettono di ricostruire meglio
l’ambiente dove sono accaduti i fatti narrati. Non sempre, però, gli
studi archeologici danno i risultati sperati, anzi spesso sembrano
smentire il testo biblico.

Nella sacra scrittura siamo, dunque, davanti a testi di storia


reinterpretata dove lo scopo principale dell’autore è quello di dare un
messaggio dal valore teologico.

Quando inizia la storia di Israele?

Su questo punto c’è una grande diversità di opinioni, alcuni fanno


risalire la nascita del popolo d’Israele con l’esodo, altri con l’unione delle
12 tribù e l’ingresso a Canaan, altri ancora al tempo del Re Davide.

I PATRIARCHI

I Patriarchi erano dei seminomadi, senza una dimora fissa, per lo più
pastori o piccoli agricoltori.
Dai racconti della genesi sappiamo che la religione dei Patriarchi è la
stessa che avrà poi Israele, la fede in YHWH, ma nel Pentateuco si
afferma che essi invocavano Dio sotto il nome di “El Shadday” il quale
era un “Dio di famiglia”, personale, che privilegia l’etica anzichè il
culto.

Fuori dai testi biblici, però, non abbiamo alcuna testimonianza della
reale esistenza dei patriarchi e per questo motivo essi sono stati
considerati, da alcuni storici, come delle figure mitiche inventate in un
epoca tardiva, quella dell’esilio.

Ad esempio, la storia di Mosè salvato dalle acque segue uno schema ben
noto nell’antichità, ovvero la leggenda di Sargon I Re di Akkad, anch’esso
salvato dalle acque e destinato a grandi imprese. Tali racconti vogliono,
pertanto, evidenziare dei punti fondamentali come la figura di un Dio
che guida la storia dell’uomo o ancora mettendo in risalto sentimenti
come la fraternità, la compassione e la giustizia.

Il racconto dell’uscita dall’Egitto inizia con il racconto delle piaghe.


Ogni piaga viene narrata secondo uno schema letterario ben preciso che
evidenzia il loro valore teologico di “segni”, prodigi mediante i quali gli
egiziani “sapranno che io sono il Signore”.
La stessa cosa avviene anche per il passaggio del Mar Rosso, (anche se in
realtà l’Esodo parla piuttosto del “Mar dei Giunchi”). Di questo evento
conosciamo diverse ipotesi ma la cosa importante è il valore teologico
che questo evento rappresenta, ovvero l’intervento di Dio che soccorre il
suo popolo.

Il racconto dell’uscita dall’Egitto prosegue con l’arrivo di Mosè sul Monte


Sinai (chiamato anche Horeb), l’alleanza con Di0 e la consegna del
“decalogo” delle dieci parole.

Ingresso di Israele nella terra di Canaan.

Secondo il libro di Giosuè Israele ha conquistato militarmente


Canaan, una città dopo l’altra, In queste azioni tutte e dodici le tribù
agiscono come un vero esercito unito. I dati archeologici rinvenuti però,
mettono in dubbio questa teoria.
Secondo il libro dei giudici invece, le tribù entrarono in azione l’una
indipendentemente dall’altra, dapprima pacificamente e con qualche
rappresaglia dopo. Anche questa teoria, tuttavia, non è dimostrabile con
certezza.
Negli anni ‘60 e ‘70 si è ipotizzato che non ci sarebbe stata
alcuna conquista o insediamento ma che Israele sarebbe stato sempre
presente in Canaan e che solo dopo avrebbe assunto l’identità di un
popolo.
Sulla base delle conoscenze attuali si possono raggiungere solamente
conclusioni probabili.

Verso la monarchia: i giudici

Il libro dei Giudici presenta il periodo che segue l’ingresso in Canaan


(1200-1050 a.C. circa). La parola “giudice”indica un leader
carismatico, un capo militare animato dallo Spirito del
Signore, mandato da Dio a liberare il suo popolo.
Il testo biblico ricorda 12 giudici, ben noti sono Gedeone e Sansone.

Dal punto di vista sociale, la base della società del tempo è la


famiglia composta dal nonno, dai figli e nipoti con le loro rispettive
famiglie ed i servi. Tutti insieme formano una “tribù”. Le tribù
riunite formeranno quello che poi diventerà il popolo d’Israele.

GLI INIZI DELLA MONARCHIA

Re Saul

La causa principale che ha portato Israele a crearsi una monarchia è


stata la pressione esercitata dai Filistei, un popolo di origine
indoeuropea. La presenza dei filistei è documentata in Giudea ed in
Galilea.
Si tratta di una popolazione in fase di espansione, essi diventeranno il
nemico di Israele per eccellenza.
La nascita della monarchia ha origine da una sconfitta subita dagli
israeliti nei confronti dei filistei ad Afek, i quali catturano l'arca
dell’Alleanza, simbolo della presenza del Dio di Israele.
Subito dopo la battaglia di Afek il testo biblico introduce la figura di
Saul, il quale è scelto dal profeta Samuele e considerato come il
consacrato di Dio. Saul appare come il primo Re di Israele ed il suo regno
dura 20 anni.
Il motivo della sua sconfitta ha un valore teologico: Saul rifiuta di
riconoscere l’autorità del Signore e del suo profeta Samuele.
La figura di Saul serve soprattutto per introdurre la figura
importantissima di Davide.
Saul è il re malvagio che insidia la vita del suo valoroso scudiero Davide,
del quale è follemente geloso. L’opposizione tra i due esprime il
contrasto tra il prescelto di Dio, Davide, ed il suo antagonista.

Il regno di Re Davide

Davide è una figura centrale dell’Antico Testamento.


Il nome Davide significa “prediletto”.
Su di lui possiamo leggere, nella Bibbia, due cicli importanti: “la storia
dell’ascesa di Davide al trono” e “la storia della successione al trono di
Davide”.
L’origine di Davide è legata alla città di Gerusalemme, si tratta di un
giovane pastore che entra al servizio del Re Saul. Il noto racconto
popolare dell’uccisione del gigante Golia, fà di Davide un eroe costretto a
scappare dal Re Saul a causa della sua gelosia nei suoi confronti.
Davide con l’appoggio dei Filistei diventa Re della tribù di Giuda (4°
figlio di Giacobbe). Alla morte di Saul, Davide diventerà Re sul resto
d’Israele, le tribù del nord.
Per la prima volta Giuda (il sud) e Israele (il nord) si trovano
uniti.
Davide è l’iniziatore della costruzione del tempio di Gerusalemme,
portata a termine dal figlio Salomone.
A Davide sono attribuiti molti salmi, così da farne un modello di fede
tanto da diventare una figura messianica, tanto che Gesù stesso sarà
definito “Figlio di Davide”

Il regno di Salomone ( 970-931 a.C.)

Il testo biblico descrive il regno di Salomone come la vera “età dell’oro”


del regno d’Israele.
Salomone viene rappresentato come l’uomo più saggio, più
ricco e più grande della terra.
A lui sono stati attribuiti, dall’antica tradizione ebraica, il Cantico dei
cantici, il Qoelet, i Proverbi e persino il libro della Sapienza.
In realtà tale presentazione non sembra corrispondere alla realtà storica.
Salomone non era il vero erede al trono, egli era figlio di una relazione
illegittima di Davide con Betsabea.
Salomone elimina tutti i possibili pretendenti al trono del padre e
sostiene di avere avuto addirittura l’approvazione divina durante la
notte. Gran parte del racconto biblico relativo a Salomone è dedicato
alla costruzione del tempio di Gerusalemme. Egli sarà un vero e
proprio sacerdote che offre sacrifici e che prega per tutto il popolo.
Il tempio diventerà, poco per volta, il centro del culto per tutto
Israele.
Accanto al tempio, Salomone costruisce il palazzo regale con addetti alla
corte e al governo.
Due caratteristiche dell’amministrazione salomonica costituiscono una
novità per Israele: l’istituzione di un sistema di tassazione e la creazione
di un servizio di lavori pubblici forzati.
L’introduzione di quest’ultima usanza fu una delle cause scatenanti della
divisione del regno dopo la sua morte.
A Salomone si deve anche la costruzione di edifici e di città.
Gli ultimi anni del regno ci presentano un quadro meno idilliaco, si parla
di difficoltà economiche e tensioni interne che porteranno allo
sfaldamento del regno subito dopo la morte del re.
Il regno, per motivazioni religiose, politiche ed economiche si divide
in due, da una parte il regno di Giuda-Sud con a capo Roboamo
(figlio di Salomone) e dall’altro il regno di Israele-Nord con a capo
Geroboamo (della tribù di Efraim).
Ecco cosa accadde: Roboamo rifiuta di allentare la pressione fiscale sulle
tribù del nord le quali, guidate Geroboamo, un alto funzionario che si
era già scontrato con Salomone, si separarono dalle tribù di Giuda,
dando vita al regno d’Israele.
Il regno di Geroboamo è importante perché proprio in questo periodo si
colloca l’opera di due profeti scrittori, Amos e Osea.

IL REGNO DI GIUDA DAL 722 A.C. ALL’ESILIO BABILONESE

Dopo il crollo del regno del Nord nel 722 aC per mano degli
Assiri, Giuda è ridotto ad un piccolissimo stato, tuttavia diviene il
centro di elaborazione di testi biblici e dei profeti scrittori come Isaia e
Michea.
Ezechia divenne re del regno del sud nel 716 a.C., pochissimo dopo la
caduta del regno del nord.
Ezechia è ricordato per la sua opera di riforma religiosa, in particolare
nella restaurazione del culto di YHWH con l’intenzione di eliminare i
culti cananei.
Dal punto di vista politico, Ezechia, riesce a sconfiggere i filistei e si allea
con l’Egitto per contrastare gli Assiri ma fu fatto prigioniero per poi
essere liberato. La Bibbia interpreta la liberazione di Ezechia in chiave
teologica, vedendo nella sua liberazione un chiaro segno di un intervento
divino in suo favore.
Tuttavia, Ezechia, lasciò il regno ancora più indebolito di prima.

Ad Ezechia succedette il figlio Manasse. Siamo di fronte al regno più


lungo di tutta la storia di Israele, ben 45 anni.
Il regno di Manasse coincide con il periodo di massima potenza
dell’impero assiro.

Alla morte di Manasse gli succede il figlio Amon, il quale viene ucciso
dopo soli 2 anni di regno.
Israele vuole riacquistare la sua libertà dagli Assiri, ma ciò non è fattibile
in quanto essi gli incutono timore e sono molto più potenti.

Con il passare degli anni, però, l’Assiria inizia un inesorabile periodo di


decadenza che terminerà con la sua scomparsa, minacciata dalla
nascente potenza di Babilonia.
Nel 627 a.C. Babilonia distrugge definitivamente l’impero
assiro.

E’ in questo contesto storico che si situa il regno di Giosia.


Questa è l’epoca dei profeti Sofonia, Geremia ed Ezechiele
La fine del regno di Giosia fù improvvisa, esso venne ucciso dal faraone
Necao in circostanze oscure.

Gli ultimi anni del regno di Giuda si caratterizzano come un periodo di


crisi e di grande confusione fino alla deportazione in Babilonia dove
Nabucodonosor (sovrano di Babilonia) nominò un re di suo gradimento,
un figlio di Giosia che chiamò Sedecia. Egli sarà l’ultimo re di un regno di
Giuda indipendente.
In questo periodo la Giudea si trova ad un passo dalla rovina e
Gerusalemme viene costretta alla fame.

SACERDOZIO E PROFETISMO

Prima dell’avvento della monarchia non esisteva in Israele un'istituzione


sacerdotale ben delineata. Il sacerdote era una persona scelta per il
servizio di un determinato santuario del quale diveniva il custode.
In epoca monarchica il compito primario dei sacerdoti era quello di
offrire sacrifici a Dio.
Il sacerdote era considerato come un mediatore tra Dio e l’uomo.
Il sacerdote era subordinato al potere regale.

A fianco del sacerdote appare la figura del profeta.


Il profeta veniva spesso consultato dal re prima di compiere qualcosa di
importante. Esso spesso diveniva anche "scrittore" ed aveva la
consapevolezza di annunziare un messaggio divino, anche contro la
propria volontà.
I profeti si proponevano come interpreti autentici della parola di YHWH
nella storia degli uomini, annunziatori allo stesso tempo di condanna o
di speranza.

SOTTO L’IMPERO PERSIANO

La Giudea durante l’esilio

Dopo la deportazione in Babilonia, nella Giudea restarono solo le


classi più povere della popolazione formate da “vignaioli e contadini”.
Il tempio di Gerusalemme era stato distrutto ma nonostante
questo il culto israelita continuò ad esistere.
La rovina di Gerusalemme era letta dai profeti come punizione per le
ripetute infedeltà d’Israele.

Da qui parte la scelta del popolo, quel “resto” di cui parlano i profeti, che
avrà il compito di ricostruire Israele.
L’esilio babilonese, invece di distruggere il popolo, lo porta ad inattesi
sviluppi di pensiero.
Durante l’esilio, il popolo può continuare a sperare nonostante le sue
colpe. Questo messaggio di speranza è portato da un grande profeta
vissuto proprio in questi anni di deportazione, il profeta
Ezechiele.
Negli anni compresi tra il 559 il 539 a.C. il re di Babilonia Nabonedo si
alleò con il re persiano Ciro II detto “il grande” per contrastare una
nuova potenza che minacciava la Babilonia, il popolo dei medi.
Ma Ciro, da alleato che era divenne presto una minaccia costante per
Babilonia: nel 539 Ciro sconfigge Nabonedo che è costretto a fuggire. I
persiani conquistarono le terre dei babilonesi.

Ezechiele detto anche “il secondo Isaia” descrive il re persiano come un


liberatore, il consacrato da Dio per salvare il popolo d’Israele in esilio.

Successore di Ciro fu dapprima Cambise e successivamente il re Dario.


In questo periodo la vera autorità rimase quella religiosa: da questo
momento il potere del sommo sacerdote inizia ad essere sempre più
importante, caratterizzando la vita delle comunità giudaiche, sempre più
stretta intorno alla sua fede.

NEEMIA ED ESDRA: LA NASCITA DEL GIUDAISMO

Gli anni che vanno dagli inizi del regno di Dario fino alla metà del regno
di Artaserse costituiscono un periodo oscuro.
Qui entrano in scena due personaggi: Neemia ed Esdra (dei quali
abbiamo due libri nella Bibbia). Entrambi furono protagonisti della
restaurazione della comunità giudaica in Gerusalemme dopo l’esilio
babilonese e formarono una coscienza giudaica.
La comunità giudaica che emerge dalle riforme di Neemia ed Esdra non è
uno Stato retto da princìpi religiosi (stato governato dalla religione)
quanto piuttosto una comunità unita da legami religiosi, un popolo
radunato attorno alla sua fede.
La Legge è considerata la diretta espressione della volontà di Dio che
regola la vita quotidiana dell’uomo; il culto diventa l’aspetto più elevato
della vita religiosa.

I SAMARITANI
I samaritani sono i discendenti delle popolazioni del nord mischiate con i
nuovi popoli insediati dagli assiri dopo la deportazione del 721 a.C
I samaritani si considerano i legittimi eredi della fede giudaica e
accettano solo il Pentateuco come unica parola di Dio. Essi rifiutano
tutta l’opera riformatrice del giudaismo del post esilio.
Per Gesù, invece, il samaritano diventa l’ esempio del “prossimo”
indicato come esempio d’amore.

LA FINE DELL’ EPOCA PERSIANA

La Giudea è ridotta ad una piccola regione sottoposta al grande impero


persiano. La maggior parte degli israeliti vive fuori dai confini
di Giuda, tra Babilonia, Egitto e Medio Oriente.
Per gli israeliti lontani dal tempio nasce l’esigenza di avere un luogo dove
potersi riunire per pregare: nascono così le sinagoghe (casa di
riunione) centro di aggregazione non solo religiosa ma anche sociale,
come lo è ancora oggi.

Nell’anno 333 a.C il re macedone Alessandro Magno, sconfigge


l’esercito persiano ed allarga il suo impero fino alla Galilea, alla
Samaria e alla Giudea. Inizia così l’epoca ellenistica.

L’ERA ELLENISTICA

Con Alessandro Magno la lingua greca subentrò all’aramaico, nascono


ginnasi e teatri ovunque.
I giovani vengono educati secondo i canoni della cultura greca.
Alessandro Magno fu molto tollerante nei confronti delle usanze
religiose dei popoli conquistati.
Nel caso di Gerusalemme, egli riconobbe l’autorità del sommo sacerdote,
considerato capo di una comunità regalata da una propria legge, la
Torah.

Alessandro Magno morì prematuramente ed improvvisamente nel 323


a.C a soli 33 anni, lasciando il suo regno nel caos. I suoi generali si
spartirono il regno. La giudea resterà sotto il dominio di Tolomeo, re
d’Egitto per più di un secolo. Questo si rivelerà un periodo di pace e
relativa prosperità.
LA GIUDEA SOTTO I SELEUCIDI (200-164 a.C.)

Nell’anno 200 a.C. il re Antioco III, della famiglia dei Seleucidi (i sovrani
della Siria) riesce a strappare ai Tolomei l’intera Palestina, compresa la
Giudea.
Le relazioni dei giudei con il nuovo sovrano sembrano molto buone.

Alla morte di Antioco III, il figlio Seleuco IV fece aggravare le condizioni


economiche del regno, fece saccheggiare i templi più ricchi, tra cui quello
di Gerusalemme. Tale gesto fu considerato dai Giudei come un
sacrilegio. Questo furto fu evitato, secondo il racconto del Maccabei, in
seguito ad un evento miracoloso.

A Seleuco IV succede Antioco IV ( che si autoimpose il nome di Epifanès


(dio) (175-164 a. C). Nei primi anni del suo regno viene composto il libro
del Siracide ad opera di uno scriba di Gerusalemme: Ben Sira.
Sotto Antioco IV la situazione dei giudei peggiora drasticamente, egli
diventa il modello delle forze del male.

LA RIVOLTA MACCABICA

I Maccabei furono una dinastia ebraica che guidò la ribellione


della Giudea contro il re Antioco IV Epifane nel II secolo a.C.
I Maccabei governarono la Giudea fino al 134 a.C. restaurando le
istituzioni politiche e religiose dell’antico Israele.

L’ellenizzazione della Giudea, fa parte del programma politico di Antioco


IV Epifane. I suoi ordini vietano la pratica dei riti ebraici.

Gli ebrei conservatori subirono anche il martirio per rimanere fedeli alla
propria fede. In seguito i conservatori presero in mano le armi e si
sollevarono: il sacerdote Mattatia, della famiglia degli Asmonei, fu
l’iniziatore della rivolta. Dopo di lui le redini furono prese dal figlio
Giuda soprannominato Maccabeo (il martello) il quale occupò
Gerusalemme e consacrò il tempio al culto di Yahwe.

Giuda il Maccabeo morì in battaglia nel 161 a. C. e gli succedette il


fratello Gionata. Simone, fratello di Gionata, sconfisse una spedizione di
Antioco VII ma morì poco dopo.

Con la salita al trono del figlio Giovanni Ircano, inizia la dinastia degli
Asmonei (discendenti dei maccabei).
Giovanni portò il regno di Giuda alla massima potenza.

A lui succedettero i sanguinari figli Aristobulo e Alessandro Jannai.


Alla morte di quest’ultimo salì al trono Salomè Alessandra (moglie di
entrambi i re precedenti).
Suo figlio Giovanni Arcano II divenne re e sommo sacerdote ma fu
contrastato dal fratello Aristobulo II.
Questo scontro favorì il sorgere di una guerra civile che offrì a Roma il
pretesto per intervenire e Gerusalemme fu conquistata nel 63 a. C.
da Pompeo che diede inizio alla dominazione romana in
Giudea.
Il generale romano portò a Roma, come prigionieri, anche Aristobulo II e
i suoi figli. Dopo la conquista della città santa, per assicurarsi il controllo
romani in Giudea, Pompeo diede la carica di sommo sacerdote di
Gerusalemme ad Ircano II ed accanto a lui l’amministratore Antipatro
(padre di Erode il Grande).

Molti anni dopo Ircano ed Antipatro si allearono con Cesare.


Cesare fece ricostruire le mura di Gerusalemme ed ai giudei fu concessa
l’autonomia giudiziaria nelle questioni religiose.

Antipatro diede l’autorità di governare la Giudea al figlio Fasael e diede


la Galilea all’altro figlio Erode (47 a. C.)

Erode ci appare come un tiranno diffidente e sospettoso, pronto a


sopprimere chiunque potesse fargli ombra.
Ci sono 3 grandi correnti all’interno del giudaismo:
1. I Farisei;
2. I Sadducei;
3. Gli esseni.

I FARISEI

I farisei erano una setta giudaica famosa per il loro attaccamento alle
tradizioni dei padri e per l’osservanza materiale della legge.
Il termine “fariseo” divenne quasi sinonimo di “ipocrita” e “corrotto”

I SADDUCEI

I sadducei negavano l’esistenza del destino e la presenza


divina, attribuendo alla libertà dell’uomo la facoltà di scegliere tra bene
e male. Negavano anche la persistenza dell’anima dopo la morte. Essi
erano in forte contrapposizione con i farisei.

GLI ESSENI

Gli esseni si distinguevano dai farisei e dai sadducei soprattutto per un


maggior rigore nell’osservanza delle norme.
Vivevano del lavoro dei loro campi ed avevano una speciale reverenza
per la luce solare, considerata una rivelazione della maestà divina.
Gli esseni avevano una particolare venerazione per la Torah e per
Mosè.

LA VITA QUOTIDIANA AI TEMPI DEL NUOVO TESTAMENTO

All’inizio della dominazione romana la popolazione si divideva


soprattutto in tre regioni: la Giudea, la Galilea e la Perea.
La popolazione di origine giudaica parlava l’aramaico, le restanti
popolazioni, invece, il greco.
La massima autorità resta il sommo sacerdote, affiancato dal sinedrio
composto da 71 membri (gli anziani per popolo)
il Sinedrio rivestiva anche funzioni giuridiche.
A parte la classe sacerdotale di Gerusalemme, il popolo viveva di
agricoltura, allevamento e di pesca.

Dal punto di vista religioso, il tempio di Gerusalemme divenne il centro


di attrazione di ogni attività religiosa e culturale.
Durante la Pasqua la popolazione arrivava fino a triplicarsi, tutte le feste
si svolgevano intorno al tempio.

Fuori da Gerusalemme si diffondevano sempre più numerose le


sinagoghe, cuore della vita giudaica. Qui si svolgeva la preghiera
quotidiana, la lettura e l’insegnamento della Scrittura.

I SUCCESSORI DI ERODE

Alla morte di Erode scoppiano gravi disordini nel popolo.


L’imperatore divise il regno tra i figli di Erode.
Archelao assunse il potere in Giudea ma fu mandato in esilio per le
eccessive lamentele sul suo conto.
La giudea divenne parte della provincia romana di Siria, sotto
l’amministrazione di un procuratore romano.

Dei vari governatori romani è noto Ponzio Pilato (26-36 d.C)

Ponzio Pilato fu un personaggio violento, autore di innumerevoli


brutalità. Indifferente alla sensibilità religiosa dei giudei, provocò
numerosi massacri.
La fine di Pilato non fu gloriosa. Probabilmente fu chiamato a Roma e
deposto dalla sua carica.

Il terzo figlio di Erode, Erode Antipa, divenne il tetrarca della Galilea.


Si tratta di quell’ Erode di cui lo stesso Gesù era suddito (da non
confondere con il padre).
Nel Nuovo Testamento è ricordato per aver sposato Erodiade, la moglie
del suo fratellastro: di questo fatto fù accusato da Giovanni il Battista che
Erode poi, fece decapitare.
LA PRIMA RIVOLTA GIUDAICA (64-74 d. C.)

Nel Maggio del 66 d. C. una delle tante sommosse popolari si trasformò


in una vera guerra di liberazione contro i romani.
La prima guerra giudaica interessò parte del territorio di Israele,
iniziando sotto il regno di Nerone, terminando sotto il regno di
Vespasiano e culminò con la distruzione del Secondo Tempio di
Gerusalemme ad opera di Tito.
Solo la Legge rimane l’unico punto di riferimento per i giudei che hanno
perduto anche il Tempio.
Sarà proprio la fede e l’osservanza della Legge uno degli elementi più
importanti per la sopravvivenza del giudaismo.

DALLA CADUTA DI GERUSALEMME ALLA SECONDA


RIVOLTA GIUDAICA (132-135 d.C.)

Tutta la regione della Palestina era sotto il controllo militare


romano. I romani, tuttavia, non vollero distruggere il giudaismo.
La fede giudaica , fu lasciata esistere come religione lecita.
I farisei diventarono le guide spirituali e la vita religiosa dei giudei, una
volta distrutto il tempio, venne interamente incentrata verso lo studio e
l’osservanza della Torah.

L’occasione di una nuova ribellione avvenne nel 130 d.C. quando


l’imperatore Adriano decise di trasformare Gerusalemme in una città
romana, edificando un tempio dedicato a Giove Capitolino.

A capo della seconda rivolta giudaica fu un certo Simone,


soprannominato Bar Kokhba (in aramaico “figlio della stella”).
Si tratta di un personaggio che molti considerano come il Messia.
Come nella prima rivolta la repressione romana fu immediata e
durissima.
Nel frattempo Simone Bar Kokhba fu abbandonato dai rabbini e il suo
nome fu cambiato in Bar Koziba (figlio della menzogna).
Gerusalemme fu trasformata in una colonia romana.
La giudea cambiò nome e fu chiamata Palestina e quei pochi
ebrei rimasti si trovano stranieri nella loro patria.

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