Sei sulla pagina 1di 20

Fenomenologia dell’arte medievale e moderna

29/01

Roberto Longhi (1890 1970). Dizionario biografico.


Storico dell’arte che insegna a Bologna negli anni 30 e 40, chiude la carriera a
Firenze. Ha studiato tutta l’arte italiana dal 200 al 900; è uno dei protagonisti della
riscoperta di Caravaggio nel 900. E’ importante perchè disegna una nuova geografia
dell’arte italiana. Il primo libro di storia dell’arte sono le vite degli artisti scritte da
Vasari nel 1500. A partire da Vasari, viene determinata un’idea di geografia dell’arte
italiana, che stabilisce che ci sono dei centri particolarmente importanti dal punto di
vista artistico, cioè Roma, Venezia e Firenze. A partire dal 600 vengono aggiunti altri
centri, con un linguaggio originale. Come Bologna, con una sua scuola, così come c’è
una scuola umbra importante, che nasce intorno alla chiesa di Assisi.
Longhi ha fatto questo: ha ampliato il canone dell’arte italiana, non più solo le città
principali. Ha inserito scuole del 3/400 meno conosciute. La Genova del 1600, o
Napoli. Aveva dei punti di vista molto precisi: aveva artisti che amava e non, e lo
dichiarava esplicitamente. Molto legato al mondo della letteratura.

Giuliano Briganti (1918 1992), scrive libri importanti sul Manierismo, un libro su
Pietro da Cortona. Scrisse “i pittori dell’immaginario”, sui pittori tra 7 e 800, che
dipingono le nostre inquietudini, ansie. Pittori svizzeri, tedeschi, danesi, ma il luogo
di incubazione di quest’arte è sempre Roma. Lettera 1944, da Longhi a Briganti.

Storia della “tutela”, due documenti importanti: 1515 Leone X nomina Raffaello
prefetto delle antichità di Roma
1519 Lettera di Raffaello e Baldassarre Castiglione a Leone X

Momento in cui il Papa e Raffaello capiscono che bisogna avere uno sguardo storico e
di tutela nei confronti delle testimonianze del passato.

01/02

Annibale Carracci

Due fratelli, Annibale e Agostino, e un cugino che si chiama Lovico, che iniziano a
dipingere a Bologna intorno al 1580. Importante la data perché a partire dagli anni
90 queste sperimentazioni naturaliste le farà Caravaggio.
1595 Annibale lascia Bologna per Roma.
Raffaello e Michelangelo furono alle origini del Manierismo. E gli artisti che vennero
dopo, sono artisti che guardano a Michelangelo e Raffaello come modelli assoluti per
la composizione Delle scene. Quindi creano una pittura e una scultura, guardando
anche al passato.
La maggior parte dei pittori che lavoravano a Bologna erano dei Manieristi.

Uno studioso inglese, Shearoman, definisce il Manierismo uno “stilish style”, stile
che si spiega soprattutto attraverso altre immagini.
Idea di deformazione della realtà, immagine rarefatta, è elemento del Manierismo.
Movimento che attraversa tutto il 500. Viene trovato anche il Laoconte: importante
perche mostra un dramma, una passione, un eroismo che a partire da Michelangelo
affascina molto il 500. Negli anni 70 a Bologna, tanto Ludovico quanto Annibale
esprimono sofferenza verso questi modelli. La cosa che li contraddistingue è l'idea di
ritorno alla natura.

-La macelleria, 1580 circa, Oxford Christ Church picture. Annibale


Carracci

Quadro misterioso per una ragione: non sappiamo per chi sia stato dipinto. Non è un
quadretto di sfizio, è enorme, per un salone importante, con un soggetto che fino a
quelle date era praticamente sconosciuto alla pittura italiana. C'era qualche
precedente nel nord, come Aersten, macelleria, 1551. Ma la pittura era profana,
fatta di vita quotidiana.
Diversamente da Annibale, qui
è pieno di carne (alimento per
ricchi) volta a mostrare la
ricchezza del cibo. Il quadre di
Annibale mostra una scena. Si
è interrogato su chi potesse
aver commissionato l'opera
Zappei, uno studioso . Si
accorge che questo Questo
rappresenta proprio una
macelleria bolognese di quegli
anni. Va a guardare la
legislazione di quegli anni e
scopre che c'erano delle leggi
che imponevano il prezzo delle
carni. C'è infatti una “lista dei
prezzi” nel dipinto.
C'è poi un elemento di ironia: il signore sulla sinistra è una guardia che compra carne
(colori rosso e giallo, guardia Svizzera). Zapperi: nel 500 il macellaio non era un
lavoro che dettava un pò di vergogna. I Carracci erano nipoti di un macellaio. Anche
nella pittura olandese, in questo tipo di scene, c'è un intento satirico, con una presa
in giro. Viceversa, la figura al centro del macellaio ha una grande fierezza, così come
gli altri partecipanti. La pittura è molto libera, rapidità di esecuzione lontana da
quella pittura più compatta e smaltata di Raffaello.

Venezia, pittori che si caratterizzano appunto per una straordinaria libertà di


esecuzione, che lascia scorgere il segno della pennellata. Bologna, aveva forte
rapporto con il Papa, ma anche con la cultura Veneziana.

Attenzione Più fresca e sincera alla natura.


….

-Annibale Carracci, il mangiafagioli, 1584, Roma, Galleria Colonna

Umiltà anche del cibo, spinaci, pane,


cipolle, fagioli. Coltello di metallo e
cucchiaio di legno, posate lussuose
entrate in Europa con il risorgimento.
Bicchiere, modo per mostrare il
virtuosismo, fa vedere il vetro che riflette
la brocca E il liquido. Libertà della
materia, la manica bianca che fa vedere.
Taglio del tavolo, personaggio che entra
quasi nella nostra prospettiva. Già dal
600 è nella Collezione dei Colonna.

-Allegoria della verità e del tempo, 1584/85

Quadro allegorico ma con una forte realtà dei personaggi. Rappresenta un


ripensamento della pittura allegorica. Non sono quadri citati subito, ma 100 anni
dopo.

-Battesimo di Cristo, 1583 85

Commissione pubblica, della Chiesa. Bologna, San Gregorio


Soggetto canonico della pittura Sacra. Cristo, San Giovanni che gli versa dell'acqua, a
sinistra altri giovani che stanno per essere battezzati, le persone con il turbante i
farisei. In alto Dio padre circondato dagli angeli. Raffigurazione tradizionale, ma non
nei dettagli: intanto, paesaggio e luce. Ambientazione e luce fredda, grigiastra, più da
Pianura Padana ecco. Cielo pieno di nuvole.
La gestualità delle persone: in primo piano la persona che indica a lato, indica
l'aspetto più importante del quadro. Il gesto di togliersi la camicia sopra di lui, è di
nuovo un gesto che non c'è nella pittura precedente, di una quotidianità assoluta. C'è
anche un disegno dove c'è un ragazzo che si leva la camicia. Sappiamo che in questa
accademia degli Incamminati, facevano
riprodurre dei gesti da dei “modelli”. Ancora più
interessante è la resa del coro angelico. Qui
davvero è evidente che Annibale ha visto dei
bambini, e immagina proprio loro sulle nuvole
che guardano in basso. I due che giocano sotto
la colomba, quello a sinistra e destra che
suonano il flauto. È come se Annibale mettesse
una casistica di bambini veri. C'è la finzione che
sono in cielo, ma viene un po meno perché sono
davvero fanciulli molto riconoscibili.

-Angelo che suona il violino, British


Museum

Aria atmosferica, luci e ombre che cambiano,


per dare la muscolatura. Parti anche rese in
modo rapido.

Disegni che ispirano grande naturalezza. Disegni non sono solo preparatori,
comincia ad esserci un gusto per il disegno, visto non più solo come preparazione
all'opera vera e propria.
Assoluto dominio di parti non messe a fuoco (camicia) con biacca E matita. Altre
parti come gli occhi, forti dettagli, anche le ciglia. Perfetto dominio anche della
tridimensionalità.
Nobiltà che riesce a conferire ai personaggi, nonostante non siano grandi eroi.

A partire dagli anni 80, fa sempre più i conti con la pittura precedente. Insofferenza
verso Raffaello e Michelangelo, ma da subito c'è il recupero di CorreggIo e dall'altra
Tiziano e Veronese.
Correggio dipinge la cupola del duomo di Parma e la cupola di S.Giovanni
Evangelista.
Se i primi anni fa tabula rasa dei modelli, Annibale ripensa sempre più alla storia.
-Carracci, Cristo in pietà con i santi Chiara, Francesco E Maria
Maddalena, 1585, Parma, in omaggio a Correggio

È nel corso del 600 che in alcune corti italiane, sulla scorta di Vasari, ci sono dei
quadri dipinti per le chiese che dopo essere giudicati capolavori, vengono portati
nelle gallerie, vengono museizzati. I primi luoghi dove accade sono Roma e Firenze.
-Confronto Veronese/Carracci:

-Madonna con il bambino e i santi Matteo, Giovanni Battista e Francesco,


1588, Carracci
-Madonna con il Bambino e i santi Giustina, Francesco, Giuseppe e
Girolamo, 1564

Mentre la Vergine di Veronese è angelica, la Madonna di Annibale è umile, quasi


impaurita. Il bambino è quasi spaventato da ciò che lo circonda.
Idea di immettere dei dettagli di verità e di colloquialità, anche in uno schema così
prestabilito nella pittura italiana.
Italia nel 500 crisi religiose (Lutero). Nuove politiche delle immagini, basta immagini
troppo belle e basta immagini complicate. I quadri dovevano esprimere chiaramente
il loro messaggio.

-San Francesco di Veronese è come un gentiluomo, nei modi, come si alza verso
l'alto.
In Carracci è smagrito. Francescani hanno come mantra la povertà.
Dialogo fra due opere, e sicura fascinazione da parte di Annibale per Veronese, uno
dei pittori più eleganti del 500. Annibale lo interpreta e lo traduce con un linguaggio
diverso. Quadri simili ma bisogna vedere i punti di contatto e di divergenza.
05/02

Fondazione Federico Zeri giovedì 17 e 30 presentazione mostra Moroni


Cosa importante di questo artista, ha faticato perchè era specialista in ritratti ed era
di Bergamo, zona più periferica rispetto a Venezia per esempio. Molto amato in
Inghilterra già dall’800.

VENERDI’ LEZIONE IN PINACOTECA alle 15


Pre-esame con lui.

baglione, omnia vincit amor di corazza, san sebastiano di mantegna…

-Ludovico Carracci, annunciazione, 1585

Negli anni 80 a Bologna abbiamo visto gli inizi rivoluzionari sia dal punto di vista dei
soggetti (macelleria) e sia dal punto di vista di una pittura molto libera di Carracci.
Primi anni della loro comune attività (cugino Ludovico e fratello Agostino),
soprattutto nei cicli di affreschi. Hanno però delle attività che perseguono
indipendentemente. Se in Annibale abbiamo la pennellata quasi violenta, vediamo
Ludovico. Dipinto affidato anche ad una gabbia prospettica in un momento in cui
ancora si crede nella prospettiva. Sia l’angelo che la vergine sono connotati da un
disegno molto preciso e nitido, con contorni chiusi. In questo è diverso da Annibale.
Dove risiede qui il distacco dalla cultura manierista e adesione a un nuovo modo di

guardare le cose? Soprattutto dovendosi misurare con un soggetto come


l’Annunciazione. Ludovico ci riesce perchè sembra prorpio la stanza di una fanciulla
intenta alle sue preghiere con il suo leggio. L’unica cosa che ci indica che si tratta
della Vergine è la luce che la circonfonde. Però in primo piano, c’è un cestino da
lavoro per il cucito. Dall’altra, anche l’angelo ha le ali ma sembra un ragazzino che
entra e viene a trovarla. Poi gioca su luce naturale e luce divina. Fra l’altro, questo
quadro è in Pinacoteca. Nell’inginocchiatoio c’è un rosario. Il quadro viene da una
sorta di ambiente vicino a una chiesa, un oratorio, ambiente dove veniva insegnato
catechismo ai fanciulli. E quindi, si è pensato a come Ludovico cerchi di spiegare e
raccontare il mistero dell’Annunciazione in termini intelligibili anche per dei
bambini.

Ciò su cui si battono i cardinali, e Bologna fu un centro importante (seconda città


dello stato della Chiesa) riguardo le immagini. Niente antico, niente voluttà, ma
soprattutto chiarezza. Il devoto deve capire l’insegnamento del quadro.
Cosa ci mettono i Carracci di loro? Questa idea di spirito domestico, di affabilità, di
colloquialità. Persone simili a coloro che guardano il dipinto.

La grande differenza tra i 2 è che Annibale si reca a Roma, Ludovico rimane a


Bologna.
-Ludovico, La caduta di San Paolo, 1587

Ludovico anticiperà un modo di dipingere che saranno quelli che definiamo barocchi,
che metterà in campo Rubens. Questo quadro raffigura la caduta di San Paolo che
viene colpito dal fulmine e cadendo ha una visione che ne determina la conversione.
Questo episodio, molto trattato anche nel 500, anche da Parmigianino.
Nel suo dipinto è tutto più composto.
Ludovico sceglie un punto di vista particolare: san Paolo sta rotolando verso noi.
Come se si cogliesse un pezzo di verità. Questo effetto è dovuto intanto alle pose
naturalistiche dei personaggi, a differenza del Parmigianino. Altra cosa, una parte
importante la gioca la luce. Il quadro di Ludovico è fatto di accensioni e di bagliori, e
di ombre. In alto lo squarcio, nuvole nere e gonfie di pioggia, e poi la luce colpisce le
cose che ci vuole far vedere: le gambe di Paolo, la mano in controluce. Impiego
drammatico di luci e ombre, per creare teatralità e verosomiglianza. Scuola dei
Carracci, alcuni si formano con Ludovico altri con Annibale. Guercino, artista di
Cento, allievo di Ludovico.
I due cugini e il fratello Agostino lavorano insieme ma sono personalità molto
differenti. In comune hanno l’idea di ripensare la tradizione artistica rendendola vera
in un confronto continuo con il naturale.

Momento in cui lavorano insieme, due cicli di fregi, uno a Palazzo Fava e uno in
Palazzo Magnani, dove dipingono storie di Romolo e Remo: Annibale, la lupa allatta
Romolo e Remo nella campagna del Lazio.

Vi era il Senato bolognese, a cui accedevano alcuni membri di alcune famiglie, e


decorava il proprio palazzo con soggetti che rimandavano a Roma. Palazzo Magnani
ha una serie di questi affreschi che hanno goduto di una enorme fama, dipinti nei
primi anni 90 del 500. Noi sappiamo che ci lavorano tutti e 3 insieme, e sappiamo
che non firmano i vari quadri. La discussione fra gli storici su chi ha eseguito l’opera
è lunga.
Questo riquadro è considerato uno dei primi paesaggi della pittura italiana. Nessuno
racconta il contesto e lo scenario in cui la scena della lupa avviene. Di nuovo, un
paesaggio che potrebbe essere la campagna bolognese.
E’ proprio in questo momento che la pittura di paesaggio stava iniziando in Italia.
-Battaglia delle Sabine

Annibale e Caravaggio lavorano nello stesso cantiere. Ad Annibale viene


affidata la pala, cioè Assunzione della vergine, 1601, alla cappella Cerasi di
Santa Maria del Popolo di Roma. Se Annibale negli anni 80 a Bologna è il piu
moderno pittore italiano, una volta arrivato a Roma e confrontandosi anche con
Caravaggio, fa una marcia indietro diventando più conservatore e tradizionalista.
Annibale diventa una specie di anti caravaggio.
Famiglia Farnese: emergono grazie ad un membro della famiglia che divenne
Papa, Paolo III, commissiona a Michelangelo il giudizio. Un papa con piedi in due
epoche: da un lato è già un papa del giudizio e della Controriforma, ma dall’altro è
ancora un uomo del mondo che precede la Controriforma. E’ un Papa che apre il
Concilio di Trento, ma ancora figlio della tradizione precedente, perchè è uno degli
ultimi Papi che ebbe dei figli. Papa che riesce a dare alla propria famiglia uno stato
importante, cioè il ducato di Parma fino al 700, quando la famiglia si estingue.
Famiglia che ha un ruolo enorme nella commissione delle opere. A Napoli c’è la
Collezione Farnese, portata dai Borbone.
Alle stesse date, a Firenze, la sorella dell’ultimo Granduca, Maria Luisa, dice che tutte
le opere d’arte dei Medici appartengono alla città di Firenze.
-Toro Farnese, Napoli museo archeologico, appartenente ai Farnese. Prima
ereditata ai Borbone e poi trasferita a Napoli nel 1788.

-Galleria Farnese, Roma, Palazzo Farnese. Annibale Carracci.

Viene chiesto da Odoardo Farnese di decorare la volta e in parte anche le pareti. Un


lavoro che Annibale farà con Agostino negli anni intorno al 1600, ed è una
decorazione interessante anche dal punto di vista iconografico, perchè è la casa di un
cardinale ma nella stanza dove ci sono le sculture antiche, i soggetti che Annibale
tratta sono soggetti mitologici. Al centro il carro con il trionfo di bacco e Arianna, poi
Mercurio, Giunone, Andromeda, soggetti profani; se nelle chiese bisognava adattarsi
alle regole del Concilio, con una pittura più casta, dentro il palazzo si prediligevano i
soggetti già amati nel corso del Rinascimento.

A lungo conosciuto quasi come le stanze di Raffaello, questo ciclo sarà molto
travagliato nell’esecuzione, forse perchè Annibale lo esegue nel momento in cui
Caravaggio fa cose molte diverse.

-Dettaglio della volta, Trionfo di Bacco e Arianna.


E’ come se fosse un quadro della parete portato sul soffitto.
Il quadro non è volutamente studiato per una visione dal basso. Vuole riaffermare la
natura antintellettuale dell’arte, non dobbiamo solo farci cogliere dal punto di vista.

Qui invece alterna tondi, figure di marmo, come nella Cappella Sistina.
-Polifemo e Galatea.

Anche le figure scolpite sembrano persone vere, gioca su questa cosa che anche le
persone dipinte a finto marmo hanno la gestualità di figure vere.
Confronto con gli Ignudi della Sistina è fortissimo, Michelangelo.
Nonostante il ritorno alla tradizione, non si è comunque appiattito. Osservazione dal
naturale sempre più affettuosa di quella violenta di Caravaggio.
09/02
Michelangelo Merisi, Caravaggio
Nasce nel 1571 a Milano. Nel 1584, 13 anni, attestato in bottega dal Peterzano. Nel
1892 si trasferisce a Roma, mentre nel 93 entra nella bottega del Cavalier d’Arpino,
rappresentante della Maniera. Qui dipingerebbe fiori e frutti. Decisivo il 95, entra a
far parte della famiglia della corte del cardinal del Monte, fiorentino presso il quale
vivrà fino al 99.
Cosa ha colpito Caravaggio in Peterzano? Un trattamento cristallino della materia,
corpi che si definiscono quasi come statue; riscontriamo una cosa un pò
contradditoria rispetto alla sua dichiarazione di essere seguace di Tiziano, cioè usa
figure più plastiche, un ritaglio della figura rispetto al fondo.
Caravaggio di fatto non ha nel corso del 1600 una fama paragonabile a Domenichino,
Annibale, Guido Reni o il Guercino. Nell’800, la pittura di C. piace, ma nessuno lo
studia. La nascita della comprensione di Caravaggio avviene nel primo decennio del
900. I primi studio di Longhi sono su Caravaggio. Adolfo Venturi prima cattedra a
fine 800 a Roma di storia dell’arte. Venturi fonda la disciplina, scrive la prima storia
dell’arte italiana. Il figlio di Venturi, Lionello, fa anche lui lo storico e anche lui si
butta su Caravaggio, come Longhi.
Caravaggio lo conosciamo dai primi anni 90.
-Ragazzo morso dal ramarro, 1594 95 circa. Firenze, fondazione Longhi;
Londra, National gallery.
Soggetti di genere, fanciullo morso dal ramarro.

Quadri giovanili. Uno dei due quadri fu


acquistato da Longhi ed è ancora nella sua
fondazione a Firenze. Poi è saltata fuori una
seconda versione, un pò più rovinata, ma di
grandissima qualità. Se confrontiamo il
panneggio bianco, sembra più ricco di
trasparenza quello a destra; anche la rosa, la
sua ombra a destra. La critica non lo ama, ma i collezionisti lo vogliono. E’ quindi
possibile che il dibattito sulle copie delle sue opere (perchè c’erano sempre i doppi)
sia vero.

Idea di mettere davanti quello che vede: i fiori, gli spartiti, gli strumenti.
MANCANZA DI SFONDO e ambientazione! In questo dipinto ma quasi sempre.
Non c’è il forte chiaroscuro che ci sarà più avanti, ma qui gioca molto con le luci.
Musica importante, l’opera dello spartito esiste. Il fatto che non guardava Raffaello e
l’antico è quasi più dichiarato, dissimulava e voleva mostrare altro.
-Il fruttarolo, 1593.94. Roma Galleria Borghese.

Fra le poche testimonianze di Caravaggio, dice “ci voleva la stessa abilità sia a
dipingere una figura che dei fiori”.

Monumentalità data anche ad


un cesto di frutta. La canestra di
frutta è un dipinto realizzato da
Caravaggio tra il 1597 e il
1600; è conservato nella
Pinacoteca Ambrosiana di
Milano. LEGGI LIBRO LONGHI
SU CARAVAGGIO.
In questi primi anni non dipinge
pale d’altare, ma questi quadri
sono già per i ricchi. C’era già un
giro di personaggi sofisticati che
capiscono la novità di questi
quadri. Dopo comincia a pensare a mettere insieme più personaggi, non più da solo.
-I bari, 1594 95 (per il cardinale del Monte). Si sente qui un po di impaccio nel
gestire 3 personaggi. Poniamo l’accento sui personaggi, nuove figure che non sono
quelle della pittura storica: 3 giocatori.
Anche qui rende bene i personaggi e i dettagli, ma manca lo sfondo. Quello che
colpisce in Caravaggio, conferisce una nobiltà anche a scene di questo tipo, lo fa
sottraendole dalla contingenza, toglie lo sfondo. Sono molto vere ma anche astratte,
tagliate fuori dal contesto. Certo c’è la componente desunta dalla realtà, però poi
questo isolarli in un contesto che non riusciamo a definire, conferisce una potenza
diversa a queste figure. I temi erano la vita
di tutti i giorni.
Anche questo lo dipinge sotto la protezione
del Cardinale.

-Bacco 96/06, Uffizi, Firenze


Beve il vino, e il volto non è per niente idealizzato. Vino e frutta hanno dei dettagli
meravigliosi. Brocca che riflette il vestito, trattamento dei bianchi dei panni
stupefacente. Capacità di mettere a fuoco ma non come i fiamminghi, che
dipingevano i dettagli, ma loro non avevano questa potenza disturbante di
Caravaggio.
Per il cardinal del monte, dipinge anche
questa stranissima pittura che nella realtà è
abbastanza grande. Unica pittura murale di
C, cioè il soffitto di una stanza (studio del
cardinale).
-Giove, Nettuno e Platone. Pittura descritta da Bellori. Unica opera mitologica su
parete.
Un allievo di Longhi, non accetta quest’opera,
perchè è molto lontana dal Caravaggio di Longhi.
Stupisce il soggetto, il medium e lo scorcio
prospettico. I colori sono molto chiari. Drappeggio
molto simile a quello del Bacco.

-Medusa, 1598. Dettaglio, colpi di luce su lingua, denti, occhi. In questa stagione
sperimentale si colloca anche questo quadro, degli anni 90, si trova alla Galleria
Doria Pamphilj, “riposo durante la fuga in Egitto”, uno die quadri er cui Bellori
spende belle parole, per l’angelo di spalle soprattutto.
Quadro che vale la pena vedere non solo per i dettagli, anche della natura morta,
come viene descritta puntualmente. Questo
quadro è L’UNICO con un paesaggio.
Qui affascinava l’angelo perchè è più aggraziata, meno scontrosa e aggressiva di altre
figure di Caravaggio, seppur con queste ali naturalistiche.
Altro quadro di questo momento, è La maddalena, magnifico taglio di luce che
riserva solo una piccola porzione illuminata. In basso a sinistra i profumi e i gioielli.
Anche qui Longhi ne da una lettura evocativa, il tema della MAddalena che nel 500
con Tiziano era stato il pretesto per vedere queste figure meravigliose, qui invece
torniamo in una dimensione reale. Restituisce molto bene come Caravaggio volesse
ridare credibilità a questi temi.
Non è chiaro l’impegno di caravaggio. però voleva rifondare la pittura sacra, è chiaro
che l’accento espressivo e il registro sentimentale è diverso rispetto ai quadri
precedenti.
PS: di tutte queste opere non abbiamo una data precisa, oscillano tutte tra i primi 5
anni del 90 fino al 97.
Karl van Mander, Schilderboek, 1604:

“C'ẻ un Michelangelo da Caravaggio che a Roma fa cose meravigliose. E'


faticosamente uscito dalla povertà con un lavoro accanito, prendendo tutto ciỏ che
gli capitava e tutto accettando con astuzia e coraggio, come fanno quelli che non
vogliono perdere l'occasione per timidezza si fanno avanti franchi e senza
vergogna, cercando dappertutto e imbarazzo, e spregiudicatamente il loro
vantaggio. Cosa che, se fatta in modo onorevole e non ignobile, non è poi tanto da
biasimare: la fortuna infatti spesso non ci si offre da sola e spetta a noi stuzzicarla e
procacciarla.
Questo Michelangelo dunque s'è già acquistato con le sue opere fama, onore e
celebrità. Egli è uno che non tiene in gran conto le opere di nessun maestro, ma
d'altronde non loda apertamente nemmeno le proprie: dice infatti che i quadri -
chiunque li abbia dipinti - sono solo sciocchezze o bambinate se non sono fatti dal
vero; e afferma che nulla vi può essere di buono se non si segue la natura, e che
niente vi è di meglio. Perciò non dà una sola pennellata senza star dietro alla
natura. Questa non è d'altronde una cattiva strada: dipingere sulla scorta di
disegni, anche se essi ritraggono il vero, non è infatti la stessa cosa che avere il vero
davanti a sé e imitare direttamente la natura nei suoi colori. Però occorre che
anzitutto il pittore sia così saggio e colto da saper distinguere e scegliere solo ciò
che in natura è più bello. Questo Michelangelo è poi un misto di grano e crusca:
infatti non si dedica di continuo allo studio ma,quando ha lavorato un paio di
settimane, se ne va a spasso per un mese o due con lo spadone al fianco e un servo
dietro, e gira da un campo di pallacorda all'altro, molto incline a duellare e
scatenare risse, cosicché è quasi impossibile frequentarlo. E queste son cose che non
si addicono affatto alla nostra arte, D'altra parte, per quanto riguarda il suo stile,
piace molto ed è una maniera che si presta meravigliosamente ad essere seguita dai
pittori più giovani.”
Nonostante non abbia un’accademia, sarà un pittore imitatissimo, per circa 30 anni
ci saranno pittori che imiteranno il suo modo da Olanda, Francia, ma anche Italia
settentrionale.

1599: Cardinale commissiona a Caravaggio le 3 opere principali, 3 pale, per la


cappella della Chiesa Francese di Roma, San Luigi dei Francesi. La volta è dipinta ad
affresco, del 93, da Cavalier d’Arpino. Continua rielaborazione elegantissima dei
modelli del secolo precedente.

-Martirio di San
Matteo. Quadro che
risente ancora delle
difficoltà compositive
della Maniera. Longhi
dice “quello che era
un martirio viene
trasformato da un
fatto di cronaca nera
in una sagrestia di
Roma”. Il quadro è
uno dei più complessi
per la composizione.
Alcune figure possono
riserbare memorie
della scultura classica.
Rispetto ai quadri
della prima fase, qui è
cambiato tutto. Come
dice Bellori, “ingagliardisce gli scuri”. Prima colori chiari e sicuramente
dell’attenzione al dibattito della luce, ma dove tutto era ancora visibile.
Idea dell’ombra che si mangia intere porzioni della scena, ciò conferisce ulteriore
drammaticità ad una scena di questo tipo.

-La conversione di Matteo, l’esattore delle tasse. Composizione semplificata, non


c’è più il dramma concitato legato quasi ad una tensione da prestazione nel primo
quadro destinato al pubblico. Idea magnifica del Cristo in ombra e sopra di lui la
lama di luce evocativa della luce che Cristo porta nella vita di Matteo. Persone sedute
agli sgabelli, stessi vestiti dei bari; erano in costume contemporaneo.
Dettagli anche della barba:
emulsione e fusione dei
colori, pennellata libera.
Non è preciso come può
sembrare da lontano, ma
invece scorgiamo ancora il
segno del pennello.
In un primo tempo, la pala
centrale era stata
commissionata ad un
artista nordico, Jacob
Coabert, una statua di San
Matteo.
Questa statua rimane
incompiuta, è finita alla
trinità dei pellegrini
(chiesa) dove la figura
dell’Angelo è stata posta in
un momento successivo.
Al suo posto, opera di Caravaggio: l’angelo tocca praticamente Matteo, l’opera non
viene accettata.
IL MARCHESE VINCENZO GIUSTINIANI, colui che comprò l’opera, disse:

«Qui avvenne cosa, che pose in grandissimo disturbo, e quasi fece disperare
Caravaggio in riguardo della riputazione; poiché avendo egli terminato il quadro
di mezzo di San Matteo e postolo sul'altare, fu tolto via dai Preti, con dire che quella
figura non aveva decoro, né aspetto di santo, stando a sedere con le gambe
incavalcate, e co' piedi rozzamente esposti al popolo. Si disperava il Caravaggio per
tale affronto, quando il Marchese Vincenzo Giustiniani si mosse a favorirlo, e
liberollo da questa pena; poiché interpostosi con quei Sacerdoti, si prese per sé il
quadro, e glie ne fece fare un altro diverso, che è quello che si vede ora
sull'altare».[Bellori 1672]

Potrebbero piacerti anche