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RIVISTA ITALIANA

NUMISMATICA
RIVISTA ITALIANA
DI

NUMISMATICA
PUBBLICATA PER CURA DELLA

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

E DIRETTA LIA

FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI

MILANO
!.. F. CoGLiATi Tipografo. -FniTORE
Via Pantano. N jty

iflo^.
PROPRIETÀ LETTERARIA

■lH^',Ty Ki\

C'M

Tip. \.. K. Cojliati • Sei. nel Pio Istituto pei Figli della Provvidenza.
CONSIGLIO DI REDAZIONE
l'ii. 1896

ti.NECCIll C.lV. l-KANCKStu ', Ihiitluii


,,
GNECCHl Cav. Ercole I
AMBROSOLl Dott. Solonk, Conservatore del Regio Gabiiiett<j Numi
smatico di Brern.
GAVAZZI Cav. Gilsei te.

MO'l'TA Ing. Kmii.iii, Bibiiutec.uio (iella l'i i\ ulziana.


F'AI'ADOPOLl Conte Comni. Nicui.ù, Senatore del Regno, i'residente
della Società Numismatica Italiana.
ROSSI Dott. UMHKRro, Conservatore ilei Museo Nazionale di Firenze.
SAMBON Dott. Arturo Giulio.

\'ISCONl"l March Carlo Krmes, Conservatore del Museo Artistico


Municipale di Milano.

Luri'i Cav. Prof. Cosi.vni i.si;, Si- i^ rito 1 in.


FASCICOLO I.
APPUNTI

NUMI SOMATICA ROMANA

XXXVII.

MONETE DELLA REPUBBLICA


INEDITK O VARIANTI, RISTABILITE E CORRETTE

NELLA MIA COLLEZIONE.

Ho pubblicato nel 1889 in questa medesima Ri-


vista, e sotto il medesimo titolo (Appunti di N. R.,
n. V) , una prima serie di monete repubblicane. Da
allora in poi non mi fu possibile riunire che il pic-
colo numero che ho oggi l'onore di presentare ai
nostri lettori. Importante fra queste come monete,
quantunque non figuri qui che per una correzione
al Cohen, l'aureo di M. Antonio e Antillo, e in seguito
il denaro d'Augusto col rovescio di Cupido sul del-
fino, ilquale pure non è qui descritto se non per
rettificarne definitivamente la lettura; nuovo assoluta-
mente ilgran bronzo dell'Antonia-Calpurnia. Ho cre-
duto opportuno descrivere anche alcuni denari su-
berati perchè, mentre talvolta sono trascurabili per
essere falsificazioni private, talvolta invece hanno il
medesimo interesse di quelli di puro argento.
FRANCESCO GNECCHI

ANTISTIA

Denaro suberato d' Augusto.


j __ ^^ _ iMP CAESÀR AVO TR POT Vili. Testa nuda di
Augusto a destra.
P - C ANTIST VETVS IliVIR FOEDVS PR. (Il resto della
leggenda CVM &ABINIS non esiste, essendo caduto fuori
della moneta nella coniazione). Due sacerdoti velati sa-
crificanti un piccolo porco su di un'ara accesa.
Questo denaro è una variante del n. 20 di Ba-
belon, avendo in seguito al nome Antistiiis Vetiis
al qualifica
la n. 21. di IIIVIR • come nell'altro tipo descritto

ANTONIA

Aureo di M. Autoiu'o e Aiitillo.


2. - ^ - M ANTONI M F N AVG IMP TERT- Testa nuda di
M. Antonio a destra.
9! - COS ITER AESIGN (sic) TERT Ili VIR R P C Testa
nuda di Antillo a destra.

Cohen, pubblicando la sua prima edizione delle


monete imperiali, non conosceva che un solo tipo del-
l'aureo di M. Antonio col figlio, quello di cui diedi
una variante in questa Rivista nel 1889. Fu solamente
nella 2^ Edizione del Cohen che il secondo tipo venne
fatto conoscere come appartenente in unico esemplare
al Museo imperiale di Berlino. Di questo, un secondo
esemplare, trovato recentemente in Grecia, venne nelle
mie mani e mi permetto di fare una piccola rettifica
alla descrizione data dal Cohen.
L'esemplare del Gabinetto di Berlino, mentre è
perfetto dal lato uella testa d'Antillo, ha la leggenda
poco visibile da quello della testa di M. Antonio, e
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I3

perciò il Cohen interpretò la leggenda: M • ANTONIVS,


leggenda che è pure ripetuta dal Babelon.
Il mio esemplare invece, poco distinto nella leg-
genda d'Antillo, ha perfetto il lato di M. Antonio, ove
si legge chiaramente ANTONI. — Credetti sulle prime
ad una variante; ma, avendo poi scritto in proposito
all'egregio direttore del Museo di Berlino, dott. Alfredo
von Sallet, n'ebbi cortese riscontro, accompagnato da
un'impronta dell'esemplare berlinese. Per quanto in-
completa, perchè in parte fuori dell'orlo della moneta,
la leggenda dice indubbiamente ANTONI anche in quel-
l'esemplare. Non si tratta dunque che di una rettifica,
non trascurabile del resto in una moneta di così es-
trema rarità e nota in due soli esemplari che si com-
pletano a vicenda.

ANTONIA-CALPURNIA
Gran Bronzo di M. Antonio e L. Bibulo.

3. — ly - M ANT (in monogr). IMPER COS DES ITER ET


TERT mVIR R P C- Teste accollate di M. Antonio e di
Ottavio, affrontate a quella di Ottavia.
9^ - L BIBVLVS M F PR DESI&. Nave alla vela con la
prora diretta a destra. Sotto la Trinacria e la lettera T.

Dei rarissimi bronzi dcU'Antonia-Calpurnia tre


soli sono conosciuti di prima grandezza, ma tutti e
tre non portano che le due teste di M. Antonio e
d'Ottavia. (Babelon, Antonia, n. 8i, 82, 83). Il nome
del pretore Bibulo appare qui la prima volta su di
un bronzo portante anche la testa di Ottavio, fa-
cendo riscontro a quello simile di M. Oppio Ca-
pitone (Bab., Antonia, n. 90) e all'altro di L. Sem-
pronio Atratino, da me per la prima volta descritto
nel 1889 (V. R. I. di N., anno II fase. II).
j, FKANXESCO G.NKCCIll

Questo bronzo, come i due citati, è dell'anno


36 a. C. e di fabbrica siciliana.

C A L P U R N IA

Denaro di L. Cnlpiirnio Pisane Fi agi.

4. — ^' — Testa laureata d'Apollo a destra. Davanti III •


Di dietro una freccia.
lj< — L • RISO • FRVGI • Cavaliere al galoppo a destra.
Sotto S •
Il denaro descritto al n. 11 del Babelon, segna
una serie con una marca monetaria al dritto ed altra
al rovescio. Quello ora descritto segnerebbe una
nuova serie finora inavvertita con una marca mo-
netaria e un numero al dritto, e una lettera alfabe-
tica al rovescio.

C A R IS IA

Danaro d'Angusto e di P. Carisio.

5. — destra.
^^ - IMP CAESAR i>,y&\/ST. Testa nuda d'Augusto a

9I - P CARISIVS LEO- PROPR. Trofeo piantato su di un


mucchio d'armi spagnuole.
Il dritto di questo denaro è quello descritto al
n. 19, di Babelon (Carisia) e il rovescio quello dei
n. 17 e 18.

JULIA
Denaro d' Ottaviano.

6. — fì" — CAESAR DIVI F. Testa laureata a sinistra.


P — S P Q R (all'esergo). Cupido a cavallo d'un delfino
a destra. Davanti a lui una stella.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA

È curioso il seguire negli autori che descrissero


questo rarissimo denaro, le successive oscillazioni
neir interpretare la leggenda della testa d'Ottaviano.
Il Seguino fu il primo a descriverlo e lo diede
colla mia leggenda. Cohen nella sua descrizione
delle monete consolari (pag. 165 nota N. 2) non lo
comprende nella serie, ritenendo che il diritto non
abbia la leggenda CAESAR • DIVI • F • data dal Seguino,
dal Riccio e dall'Eckhel, ma invece l'altra AV&VSTVS •
DIVI • F • la quale farebbe collocare la moneta fra le
imperiali. — Nel 1859 lo stesso Cohen, pubblicando
il primo volume delle sue monete imperiali, corregge
il suo primo giudizio e conviene col Segnino e col
Riccio che la leggenda del diritto deve effettivamente
interpretarsi CAESAR . DIVI ■ F • (Vedi n. 230 e relativa
nota). Ma nel 1880 ancora lo stesso Cohen, nel I vo-
lume della sua seconda Edizione delle imperiali
(pag. ICQ, n. 269 e nota i), rivede e ristudia la moneta
e ritorna a confermare la sua prima interpretazione,
condannando di nuovo il Seguino che ha sbagliato;
ma dimenticando però di condannare anche sé stesso
che 20 anni prima era stato del medesimo parere.
Comunque sia, dà definitivamente la moneta col dritto
AVGVSTVS • DIVI • F • e la dà definitivamente sbagliata...
come ora dimostrerò. L'esemplare della mia colle-
zione, quantunque non si possa dir bello, però per-
mette di leggere in modo indiscutibile sul dritto :
CAESAR ■ DIVI • F, e un breve ragionamento non molto
difficile ci persuaderà che queste sono le parole che
debbono leggersi anche nell'esemplare di Parigi, il
quale deve essere molto infelice per essersi prestato
a tanti mutamenti d'opinione degli interpreti. Basta
osservare come ne fu fatta la lettura, servendoci
del disegno che ne dà il Cohen stesso nella 2" Edi-
zione delle Monete imperiali, che qui riproduco:
FRA.NCl-SCO G.NKCCIII

Il Cohen vi lesse . . . GVSTVS DIVI F , ma in qual


modo ? leggendo la prima parola . . . GVSTVS come
fosse scritto all'infuori (ossia col vertice delle lettere
verso la periferia della moneta), le altre DIVI F come
fossero invece scritte all'indietro (col vertice delle
lettere verso il centro della moneta). Ora una leg-
genda circolare scritta metà in un senso e metà
nel senso opposto sarebbe contro l'abitudine costante.
Le leggende di quest'epoca e, oserei quasi dire di
tutte le epoche, giacche non mi sovvengono esempii
differenti, sono scritte o completamente all'indentro
o completamente all'infuori. Si legga dunque anche
il nostro denaro regolarmente, come indicato dalle
parole DIVI F (ossia col vertice delle lettere al centro
della moneta) e si vedrà che il . . . GVSTVS letto sul-
l'esemplare diParigi si trasforma nel mio CAESAR.
Per una strana casualità le lettere componenti il
nome di CAESAR tagliato a mezzo e toltane la metà
inferiore (che sarebbe appunto la metà che' è invisi-
bile perchè fuori del conio nell'esemplare parigino)
si prestano mirabilmente per leggervi . . . GVSTVS ,
quando si prendano al contrario, ossia capovolte. La
parte superiore della R forma il G, il vertice dall' A
si legge V, la S rimane S, l'È si interpreta per T ,
l'altro A ancora V e il C forma la S finale, ed ecco
come il GVSTVS dell'esemplare di Parigi, letto pel
suo verso, è precisamente il CAESAR del mio esem-
plare. Le due prime lettere AV non furono lette
perchè non esistono, né, se ben si guarda, v'era lo
spazio. Cosi, senza vederlo, credo poter affermare
APFUNU DI NUMISMATICA ROMANA T7

che l'esemplare di Parigi è identico al mio e con-


cludo che, tornando all'antico, la lettura corretta e
CAESAR DIVI F su ambedue, ciò che fa ricollocare la
moneta nella serie repubblicana, come ve l'avevano
collocata i primi autori (').
Tutti gli autori citati poi descrivono al rovescio
il delfino fra due stelle, quantunque sul disegno dato
da Cohen non ne figuri nessuna; ma basta che così
abbia detto il primo perché tutti l'abbiano poi ripetuto.
Sul mio esemplare io non vedo che una stella sola,
e ciò mi pare anche assai più logico riconoscendo
in essa la stella Julia, che si ripete su diverse mo-
nete, sia di G. Cesare che d' Augusto: mentre mi
parrebbe moltostelle.
cato alle due più difficile l' attribuire un signifi-

M A R IA

Denaro d' Angusto e Mario Tromcntina.


7. — & - AVGVSTVS DIVI F. Testa nuda a destra, il tutto
in una corona d'alloro.
Rf - C MARIVS C F TRO III VIR. Augusto velato a si-
nistra col simpulo.

Dei cinque tipi del denaro d'argento di C. Mario


Trementina, due soli erano già conosciuti nelle due
varianti del dritto, a) senza la corona d'alloro e
la leggenda AV&VSTVS . , b) colla corona d'alloro e
la leggenda AVGVSTVS DIVI F • Ora è trovata la va-
riante colla corona del terzo. Probabilmente la stessa

(i) Fra questi il Riccio nella sua a' Edizione delle Monete delle
Antiche famiglie di Roma, pubblicata in Napoli nel 1843, dà questo de-
naro colla testa d' Augusto volta a sinistra ; ma tale inesattezza non
fa meraviglia nel Riccio, il quale molte volte faceva a memoria la de-
scrizione eil disegno di monete vedute in altre collezioni. E difatti, che
non appartenesse alla sua, ne abbiamo la prova in ciò che tale denaro
non figura nel suo Catalogo, stampato nel 1855.
l'KAN'CEbCG G.Nh.C.Cni

variante esisteva e si ritroverà anche del quarto tipo


colla quadriga (Bab., ii) e del quinto colla testa di
Giulia (Bab., jy).

S E M P R O X I rV

Denaro snberato di G. Cesare e T. Sciiiproniu Gracco.

d>. — ^ — Anepigrafo. Testa coronata di G. Cesare a d.


§! - TI SEMPRONIVS GRACCVS Q DESIG. Insegna mili-
tare, aquila legionaria, arati'o e scettro.

I denari di T. Sempronio Gracco, coniati mentre


era designato Questore, sono emessi per autorizza-
zione del Senato e portano le sigle S C (Babclon,
Sempronia, n. io e ii). La mancanza di tali lettere
costituisce la variante del mio denaro; ma bisogna
considerare che è subcrato e potrebbe perciò con-
siderarsi come una falsificazione dell'epoca.

\M B I A.

^ò\s't' di ì'ibio Pausa.

9- — 1^ — Testa barbuta di Giano.


9f ROMA (in alto) C VIBI RASA (sici lall'esergol. Tre prore
di nave a destra. Al disopra un ramo d'alloro, davanti
i berretti dei Dioscuri sormontati da due stelle (gr. 12,750).

Quest'asse è una variante del numero 11 di Ba-


bclon, (ilquale ha il nome PANSA in un solo mono-
gram a), eper di più ha gli emblemi del ramo d'al-
loro edei berretti colle stelle, come descritti sull'asse
n. IO dello stesso Babelon colla leggenda
C PANSA, emblemi che mancano nel n. 11. all'esergo
APPUNTI DI NUMISMAIICA ROMANA IQ

VO l/FK 1 A

Denaro sìiherato di /,. \ 'olteio Strabonc.


IO. — ly — Testa laureata di Giove a destra. Dietro S C
davanti A.
9 — L VOL LF STRAB. lùiropa coi velo svolazzante die
tiene colle due mani, seduta su di un toro fuggente a
sinistra. Sotto una foglia d'edera. A destra un fulmine.
11 denaro conosciuto di L. Voltcjo Strabene,
descritto da Babclon (ii. 6), i)orta nel diritto la sem-
plice lettera deiralfabeto dietro la testa di Giove.
In quello ora descritto la lettera alfabetica è por-
tata davanti per lasciar posto a desti'a alle lettere S C.
Quantunque il denaro sia suberat(ì, potrebbe
darsi che, anche essendo l'opera di un falsario,
rappresentasse un tipo di moneta veramente esistente.
La mancanza di queste lettere nel denaro sopra
descritto della Sempronia può facilmente attribuirsi a
una dimenticanza dell'incisore; ma l'a^^iunta di tali
lettere, aggravata dal tras[)orto dell' iniziale da sini-
stra a destra, non si saprebbe come attribuirli^ a
semplice casualità od errore. Diftìcile |)oi riesce
r appoggiarsi a criteri storici per giudicare della
possibilità di monete coniate per autijrità del Senat(j
in questo caso, stante non solo il mistero in cui è
avvolto il nome del monetario L. \'oltei<^ Strabone,
ma benanco 1' incertezza che regna intorno alla
giusta attribuzione di questo denaro, del resto non
comune, a L. Volteio Strabone, piuttosto che ad
altri.
l'R.XNCEStO GnECCHI.
IL DENARO PAVESE
ed il suo eopso in Italia nel XII secolo

Nessuna altra valuta in forma tanto indetermi-


nata ci appare dai documenti, quanto il denaro pavese
nel XII secolo, poiché, mentre per l'Italia di mezzo
ci risulta come la più nobile valuta corrente, nella
Lombardia e Liguria ci appare invece come la più
vile. Non determinato del pari fu il suo corso le-
gale, da renderci sovente impossibile riconoscere
quando intendasi di moneta efiFettiva e quando di va-
luta ideale o di calcolo.
Il Desimoni, nelle preziose note da lui fatte :\\-
y Illustrazione del Registro arcivescovile di Genova del
Belgrano (", fu il primo a dare ragionati ragguagli
sul valore e corso della moneta pavese in Genova,
dal principiare dell'XI secolo all'anno 1139 in cui quel
Comune otteneva da Corrado II il privilegio di bat-
tere moneta. Il Brambilla, nella sua dotta opera sulle
Monete di Pavia, completava quel periodo; ma in quella
parte solo che si riferisce al corso della moneta nel
territorio pavese e nei comuni vicini, restando cosi
il suo lavoro incompleto nell'altra parte riguardante
il corso generale del denaro pavese nel rimanente
d'Italia.

(i) Atti (iella Società Ligure di Storia Patria, Volume II, parte I
p.n?. 592 e seg.
22 VINCEN/.U CAPOBIANCIII

Per dare una completa esposizione dello stato


monetario di quel periodo conveniva senza dubbio
generalizzare le ricerche, giacche Pavia era la prima
officina d'Italia, ed il suo denaro correva accreditato
dovunque. A persuaderci di questa verità basti il fatto
ignoto all'illustre scrittore della numismatica pavese,
che, mentre in Roma nell'anno 1 164 un denaro pavese
valeva due denari Inccìiesi ^^\ nello stesso anno in
Genova, come ci fa conoscere una tariffa di monete
colà pubblicata, libre quattro e soldi sei (soldi 86 di
conto) di denari pavesi eguagliavano invece soldi ^8 di
denari lucchesi (3t, ciò che era pressoché l'opposto.
Questa differenza di valore del denaro pavese,
secondo le regioni ove correva, era inesplicabile e
la spiegazione di questo fatto doveva cercarsi co-
ordinando e ristudiando le fasi della moneta pavese,
ciò che mi sono provato di fare.
L'annalista genovese Caffaro sotto l'anno 1102
riferisce : " Prinw anno istins consolatus moneta dcna-
" rioni ni papiensimn veterutn finem habuit, et alia in-
" cepta nove monete brunitoruììi fip't „ ed all'anno 11 15:
" In secimdo anno predkti consolatus dcnarii bruni
" prioris monete mense octobris finem habuerunt, et
" alia moneta minoriim brunitorum inccpta fiiit „ ed
infine al 11 39: " /// isto consola tu bruniti fincm ha-
" biierunt et in isto consulatu moneta data fuit Januensi
" urbi a Cunrado Tlicutonico Rcge „ (4*. Il Promis, il
Desimoni ed il Brambilla furono concordi nel ritenere,

(2) Pergamena originale dell'Arcliivio dei Mon. dei SS. Cosma e


Damiano di Roma, n. 141, anno 1164, 16 di ottobre. Locazione di una
casa posta sul Gianicolo ; per annua pensione " unum deiiaritim pa-
pieiìsein net duos lucenses „. Nel R. Arch. di Stato di Roma.
(3) Hist. Patriae Mommi. Chart. Tom. I, col. 839, dxxix. Rag-
guaglio dei debiti di Barisene d' Arborea , contratti per la sua incoro-
nazione a re di Sardegna.
(4) Monum. Gemi. Hist. Script. Toni. XVIII, pag. 14, 15 e 19.
IL DKNARO PAVESE ED IL. SL'O COKSO IN ITALIA 23

che le parole del Caffaro, sotto l'anno 1102, " moneta


" denarìorum papietisium vcteniiii fincm habiiit „, non
si debbono altrimenti interpretare che per la cessa-
zione della loro battitura in Pavia, e nelle parole alia
inccpta nove monete bnmitornm fiiit, il principio della
coniazione della nuova moneta, egualmente pavese ma
deteriorata, dei bruniti così denominata dal colore
bruno in essi prodotto da soverchio aumento di lega.
E di fatto dopo l'anno 1 100 sovente negli atti viene
fatta distinzione fra la vecchia e nuova moneta pa-
vese, il Desimoni riporta che nel libello della Domo-
colta di San Vincenzo, consentito nel 1083 da Corrado
vescovo di Genova a Lanfranco avvocato, questi pro-
mette pagare , exinde pcnsionem per nniimqneìnqne
annum denarios III. Ma pii^i tardi l'economo Ales-
sandro quando attese a compilare il registro della curia
arcivescovile, essendo in corso la nuova moneta pa-
vese, non mancò di ben chiarire la cosa, scrivendo, che
fila Lanf ranci Avocati dant denarios III papienses ve-
teres de Domo colta essendo in corso i nuovi denari v5\
Nell'anno 1128 i diritti da pagarsi per l'introdu-
zione in Genova di mercanzie forestiere, furono sta-
biliti in solidi denarioriim papienshim antiqnornm ^6),
e nello stesso anno in un decreto dei Consoli di Ge-
nova si prescriveva che le prestazioni imposte ai sud-
diti genovesi dovessero pagarsi al Comune in denarios
de Papia antiqiios */). In denari pavesi antichi furono
parimenti stabiliti, nel 1149, certi diritti che i Pisani
erano soliti di pagare entrando in Genova ^^\ e nel
Liber Coistaim della chiesa romana compilato da Cencio
Camerario troviamo registrato che il monastero di San

(5) Desimoni, Note sopracitate.


(6) //ist. Patriae Monunt. LU>tr Juriiini Reip. Gcitiien. Tom. I, col. 32.
(7) Loc. cit., col. 33.
(8) Loc. cit., col. 142.
2J. V'I.NCK.N/CO CAPOUIANCHI

Siro di F'ontanella nel vescovato di Parma, corri-


spondeva alla Santa Sede per censo duos denarios pa-
pi eìiscs veteris monete '9).
Esempi contemporanei ritrovansi egualmente per
la nuova moneta pavese: in un trattato di pace del-
l'anno ino fra il preposto della chiesa di San Lo-
renzo di Genova e gli abitanti di S. Romolo, la pena
pei contravventori è determinata in " centuni librarum
" denariontm monete nove „ (^°^ appellativo che davasi
alla nuova moneta pavese dei bniuiti. Nello stesso
anno (ino), in " viginti libras deiiarionun nove ino-
" nete „ fu costituita una donazione al monastero di
S. Stefano posto fuori della città di Genova ("', ed
in una carta genovese dal 1113 è detto " argentttm
" denarios bonos solidos triginta de novis denariis „ (i^).
II piìi completo esempio però lo abbiamo in una con-
venzione stipulata nella stessa Pavia nel i" di maggio
dell'anno 1129 fra il preposto di S. Giovanni Dom-
naruni e l'Abate di San Dalmazio di Pedona, riferi-
bile ad un fitto che fu determinato nella corrisposta
di " denariorum bonornm papiensium monetae novae
Heinrici soldos duodecim et dimidium „ ('s!", e quivi
chiaramente vedesi come essendo tuttavia in corso
la vecchia moneta che parimenti portava il nome
d'Enrico ed affinchè di quella non dovesse intendersi
perchè di piij valore, per maggior chiarezza se ne
volle dichiarare e determinare la specie. Infine in
un atto d'investitura stipulato in Vercelli nel 1144

(9) Le " Lib«r Ceitsititm „ de l'Eglise romaine, par M. Paul Fabre,


pagina 103.
(io) His/. Patriae Monum. Liber Juriiiin, etc. Tom. I, col. 19.
(11) Desimoni, Note sopracitate.
(12) „ Idem.
(13) RoBOLiNi, Notizie appartenenti alla storia della sua patria.
(Pavia). Voi. Ili, pag. 248, nota 71.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 25

trovansi " lihras quatiior dcnarioniin uovontm pa-


pensiiim „ <'+'.
Dopo quest'ultima data cessano sulle carte lom-
barde e liguri le denominazioni di ìiioiieta nuova e
moneta vecchia, e ciò devesi attribuire al totale esau-
rimento, inquelle
cui rimanendo in regioni,
corso di quest'ultima specie,
definitivamente per
una sola
specie di moneta, questa fu chiamata colà semplice-
mente denariiis papicnsis, come erasi chiamata quello
vecchio neir XI secolo.
Occorreva anzitutto determinare questo latto
polche fu precisamente dal simultaneo corso delle
due specie di denari vecchio e nuovo che derivò quella
apparente diversità di valore del denaro pavese nel
XII secolo.
Allorché circa l'anno i loo la zecca di Pavia cessò
di battere il suo vecchio ed accreditato denaro ,
questo trovavasi diffus') nella più gran parte d'Italia.
La scarsezza che ne derivò portò immediatamente una
maggior diffusicjiie del denaro iiiccliese e milanese;
il primo, spandendosi, occupa maggior territorio, giun-
gendo fino a Treviso ^^'ì', Padova ('<>;, Parma ' '/) ,
Piacenza ('S); l'altro, irrompendo perla provincia Pla-

(14) Hisl. Patriae, Moiiiini. Tom. Il, Chart. Lcges niun., col. 255,
anno 1144 in Agosto. Vercelli.
(15) Le " Li7>er Ceiisiiiiin , etc, sopraoitato, pag. 133." In Episcopatu
" Tervisino. Ecclesia Sancti Laurentii iu.Nta forum iiij lucenses. Mona-
" sterium Nervisij xij lucenses „.
(16) Brunatii Joannis , De re iiiiininaria Palavinorum , pag. 15,
cap. Ili, anno 1095 " precio librarum mille lucensis monete „ ed a pa-
gina 16, anno 1136 " quadraginta solidorum luccnsium „.
(17) Avvò Ire.neo, Storia della città di Purina. Tom. II, pag. 340,
anno 1092 ai 3 di Gennaro " Denarioriim honorum lucensium libras vi-
" ginti et quatuor , ed a pag. 345, anno 1114 " pena viginti librarum
" lucensium ,.
(18) Le ' Liber Censuiim „ etc, sopracitato, pag. 116. ' In Episcopatu
" Piacentino. Eccl. de Montebello ij sol. lucensium „.
26 VINCENZO CAPOBIANCHI

minea, traversa la Toscana, penetra nel Patrimonio


di San Pietro ove rimane per parecchi anni in corso
col lucchese (^9), e nel 1119 era giunto in Sutri (^o),
e nel 1123 in Capranica '^g^ castelli posti sul confine
del Patrimonio di San Pietro e poco distanti da Roma,
indi retrocede rientrando nella Lombardia. Il vecchio
denaro pavese ciò nonostante seguitò ad aver corso
per lungo periodo di anni in tutto l'esteso territorio
o-ià occupato , conservando per la sua eccellenza la
denominazione di denarius papiensis, mentre il nuovo'
denaro pavese non ebbe in Italia che scarsissimo cre-
dito, correndo nel territorio di Pavia e nei comuni
circonvicini nella Liguria ed in qualche contrada del-
l'Italia di mezzo. Ecco il motivo per il quale nel-
l'anno 1164 in Roma due denari lucchesi equivalevano
un pavese, mentre in Genova nello stesso anno soldi
86 di pavesi richiedevansi invece per soldi 48 di
lucchesi; i primi erano pavesi vecchi, i secondi pa-
vesi miovi.
Il Brambilla ci diede un dettagliato quadro di
questi due periodi della moneta pavese, il primo dei
quali, che può denominarsi periodo della moneta

(19) Codice diploìn. della città di Orvieto. Pag. ii, anno 1118 " prò
" XL libris bonorum den. medulanensium „ — pag. 12, anno 1118 " ac-
" cepimus sexaginta libr. bon. den. lucensiuni „ — pag. 13, anno 1126
" sol. xxxx medulanensium „ — pag. 15, anno 1131 " accepit sol. x
" inforziatorum „ — pag. 18, anno [140 " pretii undecim libras lucensis
" monete „.
(20) Pergamena originale dell' Arch. del Monas. de SS. Cosma e
Damiano di Roma, n. ino, anno 11 19 in marzo. Locazione di terreni
fruttiferi posti nel territorio di Sutri, con obbligo di dare ogni anno
alla festa di S. Giacomo " quatuor denariorum melanensium „. Nel
R. Arch. di Stato di Roma.
(21) Pergamena originale dell' Arch. del Monas. di S. Silvestro in
capite di Roma, n. io, anno 1123 in maggio. Vendita di " uno cobiculo ,
nel Castello di Capranica " prò pretio duos solidos de melano „. Nel
R. Arch. di Stato di Roma.
(. DENARO PAVESE ED li, SUO CORSO IN ITALIA

antica o vecchia, ebbe principio col regno di Ottone I


(962-967), terminando al 1100: il secondo, quello
della moneta nuova, dal iioo perdurò fino al 1220,
anno in cui veniva assunto al trono Federico II di
Hohenstaufen.
Secondo questo scrittore nel primo periodo fu-
rono battuti nella zecca di Pavia tre difTerenti specie
di denari (22).
i.° I denari di Ottone I, che dovendo contenere
grammo 1,155 di argento puro, valutato l'argento
fine monetato a lire 222 al Kilogrammo, avrebbero
corrispondenza con centesimi 25, 64 di odierna mo-
neta italiana.
2." I denari antiqni-vctcrcs, denari cioè di Ot-
tone III, di Enrico I (Il di Germania), di Corrado
il Salico, di Enrico II (III) e di Enrico III (IV), sa-

sioni cherebbero
la quelli
Curiaa' quali si riferisce di
Arcivescovile il computo delle pen-
Genova riscuoteva
da S. Romolo , ragguagliati al valore di tre gcno-
vini (23». Il prezzo medio di questo denaro sarebbe di
centesimi 24, ossia di tre t^enovini da centesimi 8.
3." I pavesi buoni o d'argento, formerebbero l'ul-
tima e più recente specie della vecchia moneta : sono
quelli a cui allude il decreto genovese del [149, ove
sono equiparati a due genovini (^4). Il Brambilla, per
ragioni che vedremo in seguito, in luogo di cente-
simi 16, equivalenza di due genovini, ne eleva il
prezzo a centesimi 18, 11.
Per attestato del Caffaro si sa che la nuova
moneta pavese fu di due specie: i denari bruni che

(22) Brambilla, Monete di Pavia, pag. 234 e 235.


(23) Atti della Società ligure di Storia Patria. Voi. II, part. II.
(24) Hist. Patriae Moniim. Liber Juriiiiit Reip. Geuueii. Tomo I,
col. 142, DCLi, anno 1149 " .... denarios diios ianucnsis monete co quod
" antiquìtus dabant denarium unum papiensem „.
28
VlNCflNZO CAPORIAN'CHI

ebbero corso in Genova dal T102 al 11 15, ed i bru-


niti o denari bruni inferiori cominciati coli' ottobre
di quest'ultimo anno e durati fino a tutto il 11 39.
A queste due specie di denari nuovi il Brambilla ne
ao-giungeva tre altre, due delle quali scadentisssime ;
quella cioè enunciata nell'atto di concordia fra l'im-
peratore Federico I ed i Piacentini del 1162 '25), e
l'altra, la piiJ deteriorata di questa serie, della ta-
riffa genovese del 1172 (26): la terza specie poi a-
vrebbe avuto l'elevatissimo valore come i denari di
Ottone I, e, secondo il Brambilla, sarebbero stati bat-
tuti per la seguente ])articolarc circostanza.
Mentre dall'anno 1102 al 1172 avvenivano gra-
datamente gliaccennati molteplici deterioramenti della
nuova moneta, i Pavesi che già dal declinare dell'XI
secolo o sui primi del XII era usi costituiti a repub-
blica ed esercitavano d'allora la zecca per proprio
conto, l'avrebbero di nuovo messa sull'antico sistema
monetario, per commemorazione o dimostrazione di
un fatto, come il Brambilla si esprime, da cui emer-
gesse ben chiara l' antica grandezza dell' officina di
Pavia che da regia era diventata eftettivamente mu-
nicipale, battendovisi per tal dimostrazione denari di
fine argento e di elevato peso eguali a quei dell'e-
poca d'Ottone I. Questa speciale e nuova moneta,
che secondo congettura il Brambilla, sarebbe quella
moneta nuova Hcinrici del documento pavese del-
l'an o ]129 di sopra menzionato e battuta mentre
imperava Enrico IV (V di Germania, 1106-1125).
Questa nuova specie di moneta sarebbe stata emessa
in quantità tale quale appena bastasse a dimostra-

(25) BosELLi Gio. Vincenzo , Delle Storie Piacentiue. App. di Do-


cumenti, p. 313.
(26) Hist. Patriae Mnniiiit. Liber Jniiiiiit , etc. Tomo I , col. 267 ,
anno 1172, in gennaio.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 29

zione di quel fatto, cessandone ben tosto la conia-


zione per proseguire quella delle specie deterio-
rate (27).
1 denari di questo secondo periodo (seguendo il
detto autore) dovrebbero avere i seguenti prezzi ^^^\
4.° I denari bruni che ebbero corso in Genova
dal 1102 al II 15, ossia la ìnoìicta mediana pavese dei
documenti astensi ^^^\ sarebbero la metà del pavese
antico vecchio n. 2 e perciò verrebbero ragguagliati a
centesimi 12.
5." I denari ùniniti correnti in Genova dal 11 15
al 1139, metà dei pavesi buoni o d'argento n. 3, var-
rebbero centesimi 9.
6.'^ 11 denaro nuovo pavese della moneta d'Etirico,
quello a cui alluderebbe, secondo il Brambilla, il do-
cumento pavese del 1 129: dall'esemplare eftcttivo della
collezione di lui, raggiungerebbe invece l'elevato
prezzo di centesimi 27.
"]." Il denaro pavese dell'atto di concordia fra l'im-
peratore Federico I ed i Piacentini dell'anno 1162,
del quale manca la moneta effettiva: questo denaro
sarebbe corrispondente a centesimi 5 jz^.
8." Infine il denaro pavese della tariffa genovese
del 1172, sarebbe il più deteriorato della specie dei
nuovi denari che manca, ed avrebbe dovuto valere
soli centesimi 5.
I secoli XI e XII costituiscono un periodo di
eccezionale interesse della moneta pavese per l'esteso

(27) Brambilla, Op. eh., pag. 239 e 240.


(28) Loco citato, pag. 235, 279 e 280.
fag) His/. Patriae Dociim. Chnrtarum. Tomo I, col. 753, anno 1123,
23 luglio. Asti * prò libras decem denariorum honorum papiensium
* medie monete „ — col. 754, anno 1123,29 agosto. Asti " prò libras
" triginta octo denariorum honorum papiensium medie monete „ — col. 770,
anno 1134, in maggio, Asti " lihras quatuor denr>.... mediane monete
" papié „.
QO VINCENZO CAPOHIANCHI

corso che questa ebbe in tutta Italia, e pei rapporti


con le altre due monete associate di Lucca e di Milano.
Il Brambilla non tralasciò ricerche per determinare
le fasi di questo oscuro ma importante periodo della
ammettere che l'il-
monetalustrepavese,numismatico abbiaconviene
però omesso una cosa, cioè di non
aver generalizzate le ricerche, che possono dirsi li-
mitate ai soli documenti di Pavia e di Genova; per
la qual cosa alcuni fatti essenziali o gli apparvero
sotto una forma incompleta o gli rimasero del tutto
ignorati. Egli non potè perciò osservare che colla
denominazione deiiariiis papicnsis, senza altro, nel XII
secolo in Italia s'intendeva l'antico e vecchio pavese,
il quale tanta celebrità acquistò come valuta censuale
da conservare inalterato ancora nel XIII secolo il
valore di quell'accreditata specie che nell'XI secolo
erasi propagata per l'Italia; e che la decadenza del-
l'officina pavese principiò circa l'anno iioo colla ces-
sazione di questo celeberrimo denaro, del qual fatto
fu cagione la costituzione a repubblica del comune
di Pavia, per cui quella zecca da regia divenne muni-
cipale, mentre il Brambilla credette che questa eman-
cipazione avesse portato invece a quell'officina un
nuovo lustro. Egli non si avvide ancora che all'ele-
vato valore dei denari che le tre officine italiche Pavia,
Lucca e Milano battevano nell' XI secolo seguì un
periodo di generale diminuzione, che fu adottata an-
cora dalle nuove zecche che nel XII secolo andarono
man mano costituendosi in Italia, per la qual cosa
non furono fatte restituzioni e ripristinazioni di sistemi
monetari passati che riaumentassero il valore delle
monete correnti in quel periodo, perchè contrarie e
d' impedimento alle nuove e piij ragionate esigenze
commerciali. Egli infine non potè osservare che il nu-
mero delle specie dei nuovi denari da lui assegnati
alla zecca di Pavia dal iioo al 1172 era eccessivo in
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 3I

confronto dell'esiguità delle specie che Lucca e Milano,


allora le più accreditate officine d'Italia, contempora-
neamente battevano. Lucca, che si sappia, nel Xll sec,
non battè che una sola specie di denaro: denariiis In-
censis, che ebbe corso per l'Italia unitamente al vecchio
lucchese detto afforziato per il suo più elevato valore,
la coniazione del quale spetta all'XI secolo. Fu so-
lamente dopo l'anno 1181 (allorquando conchiuse la
pace con Pisa sciogliendo la convenzione monetaria
che aveva con questa città) (3°), che principiò la co-
niazione di un nuovo e più scadente denaro che per
essere la metà dell'altro fu detto iiicdai^lia, come ci
apprende un decreto d'Innocenzo IH dell'anno 1200
circa (31 '. Questo nuovo denaro in carte riminesi
del 1185, 1191 e 1195 è detto hu'cJiese nuovo e
bntno^^^, l'altro fino allora corrente enunciavasi de-
naro buono colmine hicchcsc, mentre quello antico era
detto afforziato. Milano egualmente, come risulta da
suoi documenti, non coniò che una sola specie di
moneta, il denaro nuovo milanese '33) metà del vecchio
denaro milanese unitamente al quale corse dal principio

(30) Zanetti. Tomo I, pag. 314, anno 1181 " Pisani et Luccnses inter
* se paciscuntur de moneta cudenda, conveniuntque ut in moneta Pi-
* sana nomen Lucae , vel Henrici non contineatur, immo nominatim
" contineatur in moneta, quam Pisani fabricare debent, nomen Friderici,
" seu Cunradi, et nomen Pisae; testantur etiam ante haec pacta Pisani se
* habuisse potestatem faciendi Lucensem monetam, vel de ipsa moneta,
* e.x concessione, seu datione Cunradi Regis, aut Friderici Imperatoris „.
V. Jo. Lamii, Delie. Erudii. Adnot. ad Leonis Urbevet. Chronic. Imper.
Pagina 318.
(31) Anttqiiae Cottec. Decrel. Edit. Parisiis , 1Ó09, Lib. Ili, cap. V,
pagina 379.
(32) Zanetti. Tomo V, pag. 380, anno 1185 " .xiiij libras bonorum
" Lue. novos et brunos „ — anno 1191 * Libras lucenses xiij medie-
" tatem novi et bruni et alii comuncs boni „ — anno 1193 " octo libras
* Lucenses novos et brunos ,.
(33) Delle antichilà longobardiclie milanesi. Voi. II, p. 272, anno ino
* Libras quinque mediolanensiuni denariorum nove monete „.
02 VINCENZO CAPOBIANCHI

del XII secolo fino all'epoca di Federico Barbarossa.


Di questo nuovo denaro milanese la serie numismatica
ci fa conoscere una frazione (34).
Se tanto limitato fu adunque il numero delle specie
di denari coniati da Lucca e Milano , che erano al-
lora le più accreditate officine monetarie d'Italia, e che
tenevano tanto esteso commercio, sarebbe incompren-
sibile come Pavia, che trovavasi nella massima depres-
sione, coniasse invece tante e variate specie di denari,
fra le quali una ancora con cui rimetteva la propria
zecca sull'antico sistema monetario come all'epoca di
Ottone I? Fatto del tutto nuovo del quale da docu-
menti non apparisce traccia veruna I
Per queste considerazioni mi è sembrato oppor-
tuno un più accurato esame dei documenti e delle
monete effettive di quel periodo, potendovi essere er-
rore nei risultati proposti dal Brambilla.
Da una tariffa genovese allegata ad un atto del-
l'anno ii64(35J (non del ri 72 come riportò il Brambilla,
trattandosi sotto quella data di un'altra copia della

(34) Gnecciii, Le Monete di Milano. Pag. 20, n. 6.


(35) ///.sV. Patriae Montini. Chart. Tomo I, col. 834, anno 1164, 16 set-
tembre, Genova. Promesse reciproche di favori e di protezione fra Ba-
risene giudice d' Arborea incoronato di recente dall' imperatore Fede-
rico I,re dell' isola di Sardegna , e il Comune di Genova. Dal primo
volume Juriuin dilla Repub. di Genova, pag. 94, esistente nel Regio
Archivio di Corte.
Ibidem. Col. 837, anno 1164, 16 sette, nbre, Genova. Barisone giu-
dice d'Arborea si obbliga verso il Comune di Genova al pagamento
delle somme tolte a prestanza per la sua incoronazione in re di Sar-

Genova. degna. Dal libro intitolato Jiiriiim già esistente nell' Arch. ducale di
Ibidem. Col. 839. Ragguaglio dei debiti di Barisone d'Arborea con
tratti da lui per la sua incoronazione, come nelle due carte precedenti
Dal libro intitolato Juriuin. già esistente nell' Arch. ducale di Genova
NB. Benché questa scrittura sia senza data, è chiaro pel suo con
tenuto che essa è dello stesso anno 1164 in cui furono scritte le pre
cedenti, delle quali doveva far parte.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO LN ITALIA 33

stessa tariffa) '36) e dal ragguaglio fra la nuova moneta


genovese e la vecchia moneta pavese del decreto so-
pracitato dell'anno 1149 '37), sappiamo che nel 1164
tre denari nuovi pavesi equivalevano approssimativa-
mente un denaro vecchio pavese (n. 3) di quei cessati
in Genova all'anno ri 02.
L'annalista Caffaro completava queste notizie de-
terminando due
a le specie dei nuovi denari; la prima
dall'anno 1102 corse in Genova fino al 11 15: la se-
conda di specie interiore, da quest'annc^ ai 1139,
non per cessazione di battitura, ma perchè Genova
principiò a battere moneta propria. Riduzioni po-
steriori della nuova moneta pavese non risultano
da' documenti.
Con questi dati l'ipotesi pii^i probabile è che la
prima diminuzione dalla vecchia alla nuovo nunuia
sia avvenuta per metà, come nella numeta ìiiiìanese ,
e la seconda, per terza parte. A convalidare l'ipotesi
della prima diminuzione per metà molto opportuna-
mente serve l'espressione dei documenti astensi dal
1123 al II 34 '38), di moneta tnezzana pavese. Il De-
simoni però opinò diversamente, dicendo che la voce
mezzana, non al taglio ma alla composizione della
moneta si riferiva che era metà argento e metà rame
al titolo cioè di ~i pcr libbra '391, benché si avesse
la dimostrazione contraria nella stessa denominazione

(36) llisl. Patriae Moitiiiii. Lihtr Jiiriiint Rcip. Gdiueiisis. Tomo I,


col. 267, anno 1172.
(37) Loco citato, col. 142.
(38) Loco citato. Chartariim. Tonio I, col. 753, anno 1123, 23 di
luglio, Asti " prò libras decem denariorum bonoruni papien-siuin medie
* monete , — col. 754, anno 1123, 29 di agosto, Asti " prò libras tri
" ginta denariorum bonorum papiensium medie monete „ — col. 770,
" anno 1134 in maggio, Asti " denar... libras quatuor denari! mediane
" monete papié „.
(39) Desimom, Note sopracitate.
o, Vl.NXEXZO CAPOBIAN'CHI

data ai mezzi denari iiìiperiali che battevansi nelle


zecche di Cremona e di Brescia, e che perciò furono
detti lìiezoani, e così in luogo di assegnarvi il mede-
simo valore del geiioviiio, che era la ìuetà del vecchio
pavese, lo disse di valore intermedio. II Brambilla ri-
trovò ilmodo di conciliare i due significati e stabi-
liva che la moneta mezzana pavese dei documenti
astensi o moneta bruna delle carte genovesi era effet-
tivamente metà del denaro pavese, però di quello piij
aìdico ed equivalente al valore di tre genovini (n. 2), e
che i brnndi furono egualmente mezzi denari pavesi
ma di quei più recenti che valsero due genovini (n 3).
Da quest'ultim.a specie discendeva alla scadente mo-
neta dell'atto di concordia fra l'imperatore Federico I
ed i Piacentini del 1162, ed infine a quella ancora
più scadente della tariffa genovese del 1164.
Primieramente osserveremo che nell'atto di con-
cordia del 1162(40) ^. nella tariffa genovese del 1164
non intcndesi punto di due differenti specie di denari
pavesi ponderate con lo stesso marco coloniesc, ma
bensì di una sola e corrente specie che nell'atto di
concordia, stipulato nella stessa città di Pavia, fu pon-
derata apeso pavese e perciò il marco d'argento fine
trovasi corrispondere a libbre UH di denari pavesi
(soldi 80), mentre nella tariffa genovese fu invece pon-
derata col marco di Colonia, il quale, essendo più
grave, occorrevano dei medesimi denari libbre 1111 e
soldi VI (soldi 86), preziosissimo ragguaglio che ci
faceva conoscere la proporzione di peso fra questi
due marchi.
Secondariamente diremo che in queste tassazioni
nulla vi è che possa far supporre recenti o nuove

(40) BosELLi Gto. Vincenzo, Delle Storie Piacentine. App. di Docutn.,


P^g- 313 " VI niilla marcarum examinati et puri argenti, vel prò una-
" quaque marca IIII libras papiensium denarioruin „.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 35

diminuzioni della moneta pavese. La tariffa genovese,


della quale or ora più diffusamente ragioneremo ,
era la tariff'a officiale allora in vigore in Genova.
Questa tariff'a fu allegata all'atto del 1164 nello stesso
modo che più tardi fu allegata all'altro atto del 1172,
per sola dimostrazione delle somme da pagarsi, e
la data della sua compilazione, senza dubl)io è an-
teriore alla data del primo atto a cui tro\asi unita.
Per l'introduzione in Italia del nuovo peso del marco
tutti i valori indistintamente allora, per la prima volta,
furono equiparati a quel peso secondo i differenti
marchi in uso, e questa tassazione fu senza dubbio
il principio di un nuovo ordinamento economico, per
mezzo del quale venivasi a conoscere con precisione
r intrinseco contenuto in ciascuna specie di moneta
corrente.
Per queste ragioni noi dobl^amo considerare
le tassazioni dell'atto di concordia e della tariffa ge-
novese riferibili solo alla seconda ed inferiore specie
di demxri pavesi bruniti, di quella cioè che secondo il
Caffaro principio in Genova all'anni 1 ir 15, che du-
rava nel 1139 e nei seguenti, e che ritroviamo ancora
nel documento di Vercelli del 1144, disopra riferito.
La serie dei denari che la zecca di Pavia battè
nel corso dell'XI secolo, j^er una gran parte si costi-
tuisce di quei denari detti Jòtriciaiii chi: la costante uni-
formità ditipo rese finora im[)()ssibile di classificare.
Il Brambilla con diligenti assaggi arrivo a conoscere
i vari gradi del loro valore intrinseco e per questo
mezzo egli potè dare un ordinamento a quella serie,
assegnando ai denari di maggior peso e più fine ti-
tolo l'epoca più antica ed agli altri piii scarsi e scadenti
l'epoca posteriore. Fra i migliori di questi denari
molti ne ritrovò che equivalevano al valore di tre
e di due genovini, come era indicato sui documenti
genovesi per le due specie écW'antica moneta pavese.
VINCENZO CAPOBIANCHI

36

Eo-li escluse quei più deboli ed inferiori, che ritenne '


dovere appartenere alla specie della moneta nuova
bruna, abbenchè i più scadenti superassero la metà di
valore del meno antico pavese della vecchia moneta.
Per formare la moneta nuova bruna questi resi-
duali denari Enriciani mal si adattavano, avendo i più
deboli come dicemmo maggiore intrinseco di quello
che si richiedesse. Il Brambilla perciò immaginò
nuove divisioni, principiando coli' elevare il valore
del vecchio pavese dell' ultima specie (n. 3) a cente-
simi 18, in luogo di 16 come richiedevasi per due
genovini da centesimi 8 ossia per due terzi di cen-
tesimi 24 , valore del pavese antico (n. 2) ; ed in
questo modo formò la moneta bruna con denari En-
riciani da 12 e da 9 centesimi. Allorquando però
egli giunse all'atto di concordia del 1162 ed alla
tariffa genovese del 1164, ove per il nuovo peso del
marco veniva determinato il valore intrinseco dell'ul-
tima specie della moneta nuova, fu allora che si con-
vinse che di quella mancava la specie effettiva, non
essendo noti fin'ora denari pavesi del valore di cen-
tesimi 5o poco più.
L'ordinamento dato dal Brambilla alla serie dei
denari Enriciani , oltre che trovasi in disaccordo coi
documenti, ove per moneta vecchia e numeta nuova
sono indicate due distinte e differenti specie di da-
nari, presenta inoltre un gravissimo quesito : come
mai tutte quelle monete apparentemente uniformi, e
che senza ordine avevano tutte le gradazioni di va-
lore e di peso, potevano fra loro esser distinte ? Al
nostro illustre scrittore non sfuggì questa gravissima
circostanza, sulla quale egli sorvolò, dicendo che il
peso e la superiorità dell' intrinseco dovè servire di
guida a discernere nel comune corso le migliori
specie; il più scarso peso ed il meno brillante aspetto
dei pezzi, le inferiori. Noi siamo dolenti di non poter
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 37

partecipare all'idee dell'illustre numismatico per la


ragione che per ciascun denaro, che in quell'epoca
avesse dovuto spendersi, sarebbe indubbiamente sorto
litigio per determinare a quale delle quattro cor-
renti specie dovesse appartenere.
Il più saggio partito, a nostro avviso, sarebbe stato
di abbandonare la via mal certa del valore delle mo-
nete effettive di questo decadente periodo, ed atte-
nersi invece ai documenti dai quali solo potevansi at-
tingere pii;isicure notizie, ed allora il peso ed il titolo
delle monete sarebbero stati di guida a più giuste
considerazioni sullo stato di declinazione di quella
celebre officina per giungere poi a più giusti risultati.
11 passaggio dalla vecchia alla nuova moneta è
un fatto troppo precisamente determinato dai docu-
menti, per poter supporre che sia avvenuto senza un
cambiamento palese di tipo, peso e titolo della mo-
neta corrente; le parole del Caffaro ìiioncta doia-
rionun papiciistiini vctcìitm fincm liabnit et alia inccpta
nove monete bntìiitoruìii fnit, chiaramente lo dicono
e tutti i documenti dell'Italia, eccettuati quei del ter-
ritorio pavese, lo confermano, nei quali immancabil-
mente nel XII e XIII secolo per denariiis papiensis
senza altro per antonomasia si è voluto intendere
il buon denaro pavese del vecchio sistema ; solamente
in qualche territorio più presso a quello di Pavia,
alcune volte per distinguerlo da quello nuovo, che
vi aveva corso col medesimo nome, vi si aggiunse
la specifica x'etiis od antù/iais. Il denaro nuovo all'in-
contro nello scarsissimo credito che ebbe lungi da
Pavia mai ottenne il nome di pavese che era dato
solamente al vecchio denaro, ma bensì di moneta bruna,
come sulle carte genovesi, o di moneta o denaro d'En-
rico senza altro, come osserveremo in nuovi docu-
menti e come \cdemmo già nel documento pavese
dell'anno 1129.
VINCENZO CAPOBIANCHI

38
Per queste ragioni tutta l'intera serie dei denari
Enriciani noti appartener deve al solo periodo della
vecchia moneta, e le mancanze di valore, anziché
farci supporre nuove specie di denari, debbono in-
vece dimostrarci, quali illegali adulterazioni fossero
state introdotte in queirofficina nell'ultimo periodo
del suo credito.
Delle due specie di denari nuovi pavesi manca
finora la moneta effettiva che dovrebbe avere il va-
lore di otto e di cinque centesimi circa; questa specie
di moneta, sulla cui esistenza i documenti ce ne
danno indiscutibile prova, riappare effettiva nel XIII
secolo sotto Federico II col nome di denaro piccolo
pavese.
Circa quella moneta nova Heinrici del docu-
mento pavese dell'anno 1129, che secondo il Bram-
billa avrebbe la zecca di Pavia battuto in comme-
morazione della sua antica grandezza, del qual fatto
nulla risulta dai documenti, notammo di già come le
ripristinazioni di sistemi monetari passati non fossero
verosimili in quell'epoca in cui tutti i valori sempre
più suddividevansi; aggiungeremo ora, che non solo
in Pavia ma nell'Italia coll'enunciativa moneta Hein-
rici si volle intendere invece la nuova e più sca-
dente moneta pavese, affinchè venisse ben distinta dal
denaro pavese propriamente detto, che costituiva l'an-
tica e più accreditata specie. Il Zanetti suppose che
i denari d'Enrico fossero le monete che stampavansi
in Lucca col nome di quell'imperatore; noi perù
coU'autorità del surriferito documento pavese e con
nuovi altri esempi tolti dalle pergamene dell'archivio
Chiaravallese di Piastra, nella Marca anconitana, po-
temmo con certezza stabilire che il denaro d'Enrico
fu moneta affatto diversa e dal vecchio denaro pa-
vese e dal lucchese, coi quali contemporaneamente
correva in quella provincia, ritrovandolo usato in
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 39

un atto dell'anno 1164 unitamente a quest'ultimo.


Pietro preposto di San Salvatore nel novembre del
detto anno concedeva in enfiteusi a terza genera-
zione ad Attone figlio di Pietro, Bentevollo figlio di
Attone ed Alberto figlio di Grimaldo , una casa
posta in Cerreto per l'annuo censo di " diios dcnarios
crossos de rigo „ sborsando essi all' atto della
stipulazione " XXII soldos Inccnsiiiiìi „ ed obbligan-
dosi inoltre alla pena di " Ires libras Inccnsiinn „ per
non adempimento dei patti <4i). L'epiteto crossi dato
ai denari d'Enrico nel suddetto atto, e che manca
in tutti gli altri atti chiaravallesi di data anteriore e
posteriore (42)^ ci porge argomento ad una nuova os-
servazione. IlDesimoni aveva già notato che epiteto
eguale davasi sul registro delle pensioni della curia
arcivescovile di Genova ai denari bruni, soggiungendo
che quell'espressione, la quale non poteva applicarsi
punto a quella specie di grossi che cominciarono ad
usarsi soltanto verso la fine del secolo Xll, fu pre-
cisamente introdotta allorché per le corrisposte ccn-
suali fu mestieri distinguere i bruni maggiori dai mi-
nori o bruni/i '43); e questa circostanza, identica a
quella del documento chiaravallesc, ove trattasi di
valuta censuale e riferibile probabilmente a conces-
sioni precedenti, dimostrerebbe ancora una volta la giu-
stezza delle nostre osservazioni nel ritenere che due
sole furono le specie della nuova moneta pavese.

(41) Pergamena originale dell'Arci), del Monas. Chiaravallesc di


Fiastra, n. 88. Nel Reg. Arch. di Stato di Roma.
(42) Pergamene originali del suddetto Arch., n. 82, anno 1163 gen-
naro " in pretio valenti solidos x enrici monete „.
Idem, n. 97, anno 11 16, in ottobre. Vendita di una terra per ' .xiiij
" denarii de erigo ,.
Idem, n. 149, anno 1177, in febbraio " quinquaginta soldos dena-
" riorum enrici „.
(43) Desimo.ni, Note sopracitate.
•O VINXENZO CAPOBIANCHI

Per quel denaro effettix'O infine, dal Brambilla ri-


tenuto per uno di quei cui il detto documento del 1T29
alluderebbe, noi diremo che l'elevato valore indiscu-
tibilmente cidimostra che quel denaro, appartiene in-
vece ad un sistema monetario antico e del tutto
diverso da quello allora in uso. Inoltre, esami-
nando più attentamente quel denaro, ritroviamo che
il nome HElNRlC/'i" ha la lettera E riunita alla H
come egualmente ritrovasi sui soli denari attribuiti
ad Enrico I (II), di quei che sul rovescio hanno la
leggenda PARIA disposta in una sola riga e traversata
da un'asta terminata a croce, mentre sopra tutti gli
altri denari Enriciani posteriori costantemente leg-
gesi HINRIC//5. Questo rarissimo denaro formerebbe,
a mio avviso, il secondo e meno antico tipo delle
monete d'Enrico I (II), poiché per stile del lavoro ,
per la disposizicjnc dell'epigrafe, per la mancanza dei
globetti disposti a triangolo ai Iati del monogramma
imperiale , e per il segno di abbreviatura sulla C ,
(per le ultime due lettere mancanti al detto mono-
gramma) è, affatto simile ai denari di Conrado il
Salico successore immediato di Enrico I (II) 144).
Noi chiuderemo la prima parte di questo ragio-
namento con alcune osservazioni sulla tariffa geno-
vese del 1164.
Questa tariffa (45), da cui togliemmo il ragguaglio
più sopra riferito che 86 soldi di denari pavesi nel-
l'anno 1164 erano eguali a 4S soldi di denari lucchesi,
è il documento italiano più antico e più completo di
questo genere, e come tale ci è sembrato utile rile-
varne l'importanza.
In questa tariffa ciascuna quantità di una sola

(44) Br.\mbilla , Op. cit. Tavole VI e VII . Vedasi per questo


cambiamento la nostra tavola dimostrativa.
(45) Hist. Fair. Montim. Chart. Tomo I, col. 839, nxxi.x.
II. DtNARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 4I

specie di denari è equiparata a tanta quantità d'argento


fine quanto ne sarebbe entrato in un marco a peso di
Colonia; per cui S6 soldi di denari pavesi, ^<S soldi di
denari lucchesi ed un mi reo d'argento Jinc a quel f>eso
erano eguali in valore intrinseco.
Giova conoscere che sul declinare dell'XI secolo
un nuovo peso, che ritiensi con fondamento derivasse
dall'Inghilterra (46), fu adottato in tutti gli stati d'Eu-
ropa. Alla libra romana di 12 once, libra peìisans, fu
sostituito , ma per pesare solamente le monete ed i
metalli fini non monetati , il Marco che ne rendeva
solamente 8, o più chiaramente essendo una Libra
d'argento puro monetato tagliata in 20 soldi di 12 de-
nari ognuno (240 denari), il Marco che era due terze
parti della libra venne corrispondente a soldi XIII
e denari Illl (160 denari). Da quell'epoca ciascuno
stato ebbe il proprio Marco particolare, per la qual
cosa ciascun Marco venne chiamato col nome della
propria città, o della propria provincia , e ciò in
special modo allorquando veniva usato altrove.
I più celebri Marchi furono: i." Il Marco della torre
di Londra detto egualmente della Nocella, del |)cso di
soldi XIII e denari li li di den. sterlino, moneta inglese
di argento che per il suo perfetto titolo e giusto peso
serviva ovunque di campione. 2." Il Marco V'recense
(Troyes) o di Parigi di soldi XIIII e denari II di den.
sterlino. 3.'' Il Marco Lenioi'icense di soldi XIII
oboli III di den. sterlino. 4." Il Marco Turonense di
soldi XII e oboli XXI di den. sterlino. 5.° Ed infine
il Marco di Colonia che aveva egual peso di quello
della Torre di Londra ; avvertendo che ciascun

(46) Annuaire de la Société frani;aise de nuini<imatique (t d'ar-


cheologie, mai-juin, 1888, pag. 225-29. Paris: ì/ origine du Marr, par
I-ouis Blanxahd.
.„ VINCENZO CAPOBIANCni

42
Marco corrispondeva poi a soldi XIII e denari IIII
del proprio effettivo peso.
In Italia parimenti fu adottato questo nuovo peso.
In Roma e nel ducato romano denominossi marca ad
pondiis romannm , nella Lombardia e nella Liguria
marca Papiae, ed allorquando questi marchi erano
usati nel proprio territorio , per brevitcà venivano
indicati col solo nome marca. Non fu così per il
inarco coloniense, il quale essendo forestiero e di
differente peso del marco romano e del papicnse,
occorreva immancabilmente dichiararne il nome, come
ancora occorreva dichiarare il nome del marco ro-
mano e del papiense allorquando questi erano usati
o contemporaneamente al marco coloniense, ovvero
fuori de' loro territori.
Della tariffa genovese della quale ora ragionasi
vi sono due esemplari. Il primo, come abbiamo rife-
rito, trovasi allegato ad un atto di dichiarazione di
debiti che Barisene giudice d' Arborea aveva con-
tratti col comune di Genova per la sua incoronazione
a re della Sardegna; quest'atto fu rogato in Genova
" in capitulo Sancii Laurcntii anno millesimo centesimo
" sexagesimo quarto, scxto decimo die Septembris et
" indie tione XI „ (47).
1 debiti di Barisene dovevano essere rimborsati
colla medesima tariffa colla quale i Consoli del Co-
mune di Genova avevano già pagato per conto di lui
all' imperatore Federico I la somma di 4000 marchi
d'argento fine a peso di Colonia. Questa tariffa è del
seguente tenore : " Hec /debita/ soluenda snnt ita qnem-
" admodum solninms domino Imperatori qiiatuormilia
" marcliariim. nidclicet hoc modo argenti fini marcham
" colonie /ro solidis LVI ianncnsibits. unciam de marcita

(\~i) lli.^t. PdìrKtc Mnniini. Chart. Tomo I, col. 837 e 839.


IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 43

" parvi ponderis de marinis melechinis et barbariagiis


" prò marca argenti, et si ini ti ter prò inarca argenti
" solidos XLVIII. Lue. de Pisa net Lue. de Papia li-
" bras mi. sol. VI. de Itnperialibiis solidos XXXIII
" et diniidio „.
Il secondo e posteriore esemplare della sud-
detta tariffa , di quello cioè che usò il Brambilla,
trovasi egualmente in testa ad una nota di debiti del
Barisene; ed abbenchè nell'ordine del Liber iuriiDn
segua immediatamente un atto dell'anno 1171 (48), pur
nondimeno è evidente che quella tariffa faceva parte
di un precetto emanato nel 1168 per la mancata so-
luzione delle suddette somme tolte a prestanza come
fu notato dallo stesso traduttore. Questo esemplare
differisce dal primo in due punti; i" ove nel primo
è detto iinciani de marcila parvi ponderis, nell'altro
trovasi, iintia de marca papié: 2° in luogo de Impe-
rialibus solidis XXXIII et dimidio, si ha de imperia-
libus soldos XXXII et dimidio.
La prima di queste differenze derivò sicura-
mente dai traduttori che diversamente sciolsero le
sigle pp , e delle due versioni devesi senza dubbio
accettare quella di imtia de inarca papiae, perchè
marchi di piccolo peso non ve ne furono, notandosi
come ivi a cagione del marco di Colonia, col quale
era equiparata quella tariffa, occorreva dichiarare il
nome ancora del marco papiense per la differenza
del suo specifico peso. Per la seconda variazione
della cifra XXXIII et dimidio in XXXII et dimidio
per l'imperiali, è logico che la prima debba essere la
vera, ed a conferma di ciò abbiamo molti rag-
guagli della stessa epoca non che posteriori fra i denari
imperiali ed i pavesi, dai quali ragguagli costante-

(48J Lcco cit. Liber Juriunt, etc, Col. 267


,, VINCKNZi) CAPOBIANCHl

mente risulta che i denari imperiali erano corrispon-


denti adue quinti precisi dei denari pavesi U9) per
la
nonqual cosa con soldi
si avrebbero 33 e 83V d'imperiali
che soldi e denari 3 per marco
di denari
pavesi in luogo di 86 soldi come è riportato sopra
entrambi gli esemplari; questa circostanza ci farebbe
avvertire un errore eziandio in quest'ultima cifra che
in luogo di libras ////, sol Vi , esser dovrebbe
libras IIII, so!. HII, meno tre denari. Non potendosi
però dare una soluzione certa su questa differenza,
noi crediamo piij conveniente lasciare le cifre come
trovansi nella prima tariffa, cioè soldi 33 4- per l'impe-
riali elibbre IIII e soldi VI (soldi 86) per i pavesi.
Da questa tariffa si ricaverebbe adunque che
un marco d'argento fine a peso di Colonia egua-
gliava
i) Soldi LVI di denari genovini (den. 672).

2) Un' oncia del marco di Pavia di marini, me-


Icchini e barbariagi (monete d'oro non italiane).
3) Soldi XLVIII di denari lucchesi della zecca
di Lucca ovvero di Pisa (5°) (den. 576).

{49) Hist. Paffiae Monum. Chart. Tomo I , col. 864, doc. dxlix,
anno iryo " dare fodrum de sua caneva de decem millibus librarum
papiensiuni uel quatuor minibus imperialium. — Brambilla , Op. cit.,
pag. 279, anno 1179 " de dccem millibus libris papiensibus, uel quatuor
" millibus iniperialibus „. - Hist. Patriae Monum. T«mo VI, Chart. II,
col. 1175, anno 1196 " de xx.\ papié prò solido [imperialium] „. — Bram-
billa, Op. cit., pag. 279, anno, 1218 " prò debito solidorum xxx impe-
" rialium ualentium libras mi minus solidos v. papiensium „.
(50) Lucca e Pisa fino all'anno 1181 batterono monete di conio
eguale ossia del tipo lucchese, e ciò trovasi sovente dichiarato nelle stipu-
lazioni. Nel 1175 in novembre, una terra posta nel comitato di Came-
rino (Marche) fu data in pegno per " decem et octo solidos de lockisi
" monete de Iucca et de pisa „. Perg. orig. dell'Arch. del Monas. Chia-
ravallese di Fiastra, n. 144. Nel Regio Arch. di Stato di Roma.
II. DENARO PAVESR ED II. SUO CORSO IN ITALIA 45

4) Libbre IIII e soldi VI (soldi 86) di denari


pavesi (den. 1032).

5) Soldi XXXIII e mezzo d'imperiali (den. 402K


Dividendo perciò l'odierno peso effettivo del
marco di colonia di grammi 233, 8123, che si ri-
tiene essere tuttavia l'antico, per ciascuna delle sud-
dette quantità di denari , ragguagliando l' argento
fine a lire 222 al Kilogrammo, che è il prezzo as-
segnato al nostro argento monetato, ottengonsi i se-
guenti prezzi : centesimi 8 scarsi (7, 724268) per il de-
naro genovino: centesimi 9 (8, 980122) per il denaro
lucchese: centesimi 5 (5,0296542) per il denaro pa-
vese: centesimi 13 (12,9120064) perii denaro imperiale.
Nella tariffa genovese trovasi eziandio menzio-
nato il marco di Pavia, ma senza indicazione della
sua equivalenza. Or bene noi ritroviamo per avven-
tura quest'equivalenza nell'atto solenne di concordia
celebrato a dì 12 maggio del 1162, e stipulato nella
chiesa di San Salvatore fuori la città di Pavia, fra
r imperatore Federico I ed i Piacentini che si obbli-
garono di pagare " domino imperatori et domine un-
" peratrici et curie VI miìia marcanim examinati et puri
" argenti, ve/ prò iina(/na(/ne marca UH libras papiensiitm
" denariorum „ (51 ». Raramente s'incontra in documenti
tanta chiarezza d' analogia. Neil' atto di concordia
rogato nella stessa città di Pavia intendesi del marco
papiense ed è perciò che se ne tralasciò il nome,
mentre nella tariffa genovese, |)erchè usato fuori del
territorio di Pavia e di più unitamente al marco di
Colonia che aveva differente e più elevato peso, (ac-
corse dire il nome ancora del marco pavese, 'sa).

(si) Boselli G. V., Delle Storie Piacentine. Tom. I, app. di Doc. p. 313.
(52) Il motivo che induceva il Brambilla a credere che il marco di
Pavia nell'anno 1162, avesse lo stesso eflfettivo peso del marco di Co-
Vi.NCENZO CAI'OBIANCHI

46
L'aumento di VI soldi ossia del 7 ^ per cento
nel marco di Colonia costituiva la differenza fra quei
due inarchi; perciò se il marco di Colonia aveva il
peso effettivo di grammi 233, 8123 e la sua oncia,
di grammi 29, 2265: il marco di Pavia avrebbe do-
vuto corrispondere a grammi 217 4992 (dalla libra
romana di gr. 326, 2488) e l'oncia di questo marco
" imcia demarca Papié „ a grammi 27 1874: dimo-
strandoci, questa differenza di peso, la ragione per
la quale dovè usarsi il marco di Pavia unitamente
a quello di Colonia.
Chiuderemo questa prima parte che può es-
sere riassunta come segue.
Dal decreto dell'anno 1249, col quale i Consoli del
comune di Genova stabilirono nella nuova moneta
dei Genovini le tasse daziarie che i Pisani solevano
corrispondere già dall'epoca nella quale correva i
vecchio denaro pavese, tassandolo a due denari gè
novini " denarios diios ianuensis nwnctae co qiiod an
" tiquihis dabani denarium unuin papiensem „ e da
computo egualmente fatto nella nuova moneta de'geno
vini dalla Curia arcivescovile di Genova delle pensioni
che riscuoteva da S. Romolo che essendo costituite

Ionia ebbe origine dall'avere egli ritrovato in uno statuto della società dei
Mercanti di Pavia, esistente nella biblioteca della Regia Università, nel
quale statuto vi erano delle disposizioni del cadere del XIII secolo fin
verso la metà del XIV, che il marco pavese aveva lo stesso peso del
marco di Colonia " marco qui appellatur et dicitur Marchus papiensis
" vel de coionio „. (Brambilla, p. 277). Noi accettiamo completamente
questo fatto riportato nei statuti, però tutto ciò non impedisce che nel
1162 quei due marchi fossero stati differenti. Noi già notammo che le
compilazioni e pubblicazioni delle due tariffe cioè di quella dell'atto della
concordia del 1162 e della tariffa genovese del 1164 debbono essere con-
temporanee. Questo non sfuggì al Brambilla il quale mendicò invece per
le due tariffe una distanza d'epoca che non esiste, ed è perciò che egli
si servi della tariffa allegata all'atto del 1172 invece di quella delii64,
creando così due specie di denari pavesi che non hanno mai esistito
mentre quelle due tariffe tassarono una sola specie di moneta che g'à
da lungo tempo era ia corso.
II. DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 47

nel più antico denaro f>avesc, ragguagliandolo invece


a tre genovini, noi abbiamo eziandio il prezzo delle
due specie di denari pavesi nell'ordine che segue:
I." Denaro antico pavese del valore di tre ge-
novini; avrebbe il prezzo di centesimi 23 abbon-
danti di nostra odierna moneta (23, 172804).
2.° Denaro vecchio pavese equivalente a due ge-
novini, cent. 15 e mezzo (15, 448536).
3.° Moneta bruna, o denari bruni grossi, o mo-
neta mezzana ovvero denari grossi d'Enrico. Questo
denaro nuovo, corrispondente al genovino, avrebbe
il prezzo di 8 scarsi (7, 724268).
4." Bruniti inferiori, moneta nuova delle carte ge-
novesi, denari nuovi pavesi o denari d'Enrico senza
altro, varrebbero solamente cent. 5 (5, 1495). Essi
corrisponderebbero a due soli terzi del genovino.
-8 \-INCtXZO CAl'OHl.ANCHl

1 documenti che tuttora rimangono meno esplo-


rati, in quella parte che si riferisce al valore e corso
dell' antico denaro pavese nel XII secolo, sono quelli
dell'Italia di mezzo, da' quali costantemente risulta
che quel denaro fu la più nobile ed accreditata va-
luta corrente.
La Chiesa romana già dall' XI secolo in denari
pavesi aveva costituito buona parte de' suoi censi.
Seguitò nel XII secolo a rinnovarli ed a costituirne
dei nuovi, e siccome, per la cessazione della battitura
di quel denaro nella zecca di Pavia, già dal iioo
circa, veniva a mancare la moneta elìlettiva, prescri-
veva che per il pagamento di questi censi si dovesse
dare o il veccliio denaro pavese, ovvero il prezzo
equivalente nella moneta in corso, a tariffa " dena-
riorum papiensium vcl aestimationis eorumdem „ (53).
E tal credito aveva acquistato questo denaro, dive-
nendo ideale, che i livelli, le pensioni enfiteutiche
e qualsiasi altro obbligo di pagamento annuale ed
a lungo periodo d' anni nel XII secolo, venivano
stabiliti in denari pavesi, mentre tutti i pagamenti che
eflcttuavansi alla stipulazione degli atti e nelle an-
nuali scadenze erano fatti sempre nelle specie correnti.
Abbiamo raccolto le seguenti notizie sui prezzi
ai quali fu tassato il denaro pavese nel XII secolo.

153) Aiitiquae Colìectioncs Dccret . Parisii?, [609, decret. L. Ili, e. \',


P- 379- Olini cansam, etc.
IL DENARO PAVFSE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 49

Un decreto di papa Innocenzo III riguardante


una questione sorta sul modo di corrispondere un
censo, ci fa apprendere che circa il 1160 in Spoleto
nell'Umbria, itn dcìiaro pavese valeva tre detiari luc-
chesi (54). Ed in Fermo città della Marca Anconitana
nel 1161 una promessa di pagamento fu stabilita, in
otto libre e mezza di denari pavesi ovvero in dieci
nove libre di lucchesi, ragguagliando due denari pa-
vesi a cinque lucchesi *55j.
Roma per i suoi cambiamenti di monete avve-
nuti durante il XII secolo, de' quali ora daremo
per intelligenza delle formole monetarie un cenno,
ci trasmise ne' suoi documenti i [)ii;i completi e det-
tagliati ragguagli sul valore di questa moneta.
Al buon denaro pavese indi a quello lucchese detto
afforziato, monete che già dall'XI secolo servirono per
le due pili accreditate valute correnti di Roma, era
succeduto, sulla metà del XII secolo, un nuovo de-
naro, ilprovisino o proveniese della Sciampagna, ed a
questo circa il 1184 il provisino o proveniese del Se-
nato; colla coniazione del quale veniva riaperta l'of-
ficina monetaria di Roma rimasta inoperosa da molti
anni. Per questi successivi cambicuncnti di moneta
avvenuti in Roma, i censi, i livelli e tutti ([uegli ob-
blighi che erano stati pattuiti in denari pavesi fu
duopo equipararli man mane; colle nuove monete
che succedevansi, avendo avvertenza sopratutto per

(54) Loco cit. " prò siiii^ulis papicn. tres lucen. „


(55) Ferg. orig. dell'arch. del mona?. Chiaravallcsc di Fiastra, n. 77.
Nel R. Arch. di Stato di Roma. — Fermo, ami. 1161 in giugno. Tebaldo
figlio di Atto dà in pegno a Roggero quaranta moggia di terreni nel
fondo Cerreto con la promessa che se Maria figlia del detto Roggero
fosse venuta a morire senza eredi, egli (Tebaldo) gli avrebbe restituito
* octo libras et dimidiam denariorum papiensium monete si recipere
* volueris si non recdemus quinque lucenses prò duobus denariis et
* xviiij libris lucensìum ,.
VI.N'CENZO CAPOBIANXMI

i censi, d' indicare nelle rinnovazioni dei contratti il


denaro col quale era stato costituito in origine il
censo da mantenersi in rapporto delle successive
specie monetarie sostituite. Ed è per questo fatto
che nel XUl secolo ritroviamo ancora censi e livelli
stabiliti e rinnovati in denari pavesi antichi, abbenchè
di quella specie ne fosse cessata la battitura in
Pa\ia già dalla fine dell'Xl secolo.
Ai i6 ottobre del 1164 Ildibrando abate del
venerabile monastero dei SS. Cosma e Damiano di
Roma cedeva e locava a Bovo figlio di Bovone una
casa posta sul Gianicolo al prezzo (sborsato alla
stipulazione) di " XV solidos provisinornm „. Oltre
il censo annuo da pagarsi al monastero alla festa
dei suddetti SS. Cosma e Damiano di " unum de-
" narimn papicnscui, vel duos liicenses, vel duos prò-
" visinos „ (56).
E a' dì 3 luglio dell'anno 1177 Bobone abate
del suddetto monastero vendeva ad un tal Nicolino
d'Alfedocia un casa/ino sito in Trastevere nel luogo
detto Canapina per " quinque solidos honorum prò-
" visinonini „ purché ogni anno corrisponda al mona-
stero a titolo di pensione " dimidium denarium pa-
'" picnscìu vel Hìiuni affortìatum „. Obbligandolo inoltre
nel caso di vendita del suddetto Casalino, di prefe-
rire ilmonastero al minor prezzo " commimics {quod
" ìiilnus) sex denarios papienses, vel duodecim affor-
" tiatos, vel provisinos „ (57».
Per bene intendere le differenze di prezzo al
quale ritroviamo tassato il denaro pavese nei quattro
precedenti atti conviene riportare alla memoria quello

(56) Perg. orig. dell'arch. del Monas. dei SS. Cosma e Damiano di
Roma, n, 141; Settimo contratto sulla stessa perg. Nel R. Arch. di stato
di Roma.
(57) Perg. orig. del med. preced. arch., n. 140.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 5I

che di sopra fu detto cioè, che la diminuzione di


valore delle monete correnti, principiata nella zecca
di Pavia, venne successivamente adottata nelle altre
zecche d'Italia. Per questo motivo Lucca egualmente,
cessando la coniazione del vcccìiio denaro afforziato,
che tanto credito aveva ottenuto, onde la Chiesa
romana aveva costituita e rinnovata parte dei censi
in sostituzione del demiro pavese, batteva correndo
il XII secolo un nuovo denaro di specie inferiore,
che venne detto solamente hiceliese, ovvero lucchese
comune. Questo denaro litccliese, non diversamente
dal nuovo pavese, ebbe minor credito correndo nel
territorio di Lucca, in quelli più prossimi ed in
qualche altra città d'Italia, mentre il vecchio afforziato
seguitò ad aver corso ovunque fintantoché anche
esso divenne valuta ideale. Perciò, durante il XII se-
colo, due denari lucchesi di differente valuta contem-
poraneamente furono in corso.
A questo fatto dobbiamo aggiungerne un altro
il quale invece faceva risultare di prezzo variante
lo stesso denaro lucchese afforziato .' !
La più grande parte delle corrisposte censuali
in denari pavesi era costituita in piccolissime somme
di denari spiccioli per le quali non potevasi affatto
dare il prezzo equivalente nella uKJiieta dei lucchesi
afforziati. Questo prezzo equivalente adunque risul-
tava più spesso minore, come lo è di fatto, nei due
precedenti censi romani degli anni 1164 e 1177, nei
quali un denaro pavese fu ragguagliato a due lucclu^si
afforziati, mentre risultava maggiore, ma in casi più
rari e per patto speciale, come ce lo dimostra il
documento fermano del 1 161, ove per iin denaro pa-
vese dovevansi dare invece due lucchesi /afforziati/
e mezzo. Questo inconveniente però non avveniva
nel computo delle grandi somme, ove il ragguaglio
fra le due monete ottenevasi sempre esatto e nelle
-2 VINCENZO CAPOBIANCHI

proporzioni stabilite; e questo ragguaglio esatto sa-


precisamente
rebbecumento quell'altro che ritrovasi nel do-
fermano stesso, fra le otto libre e mezza di
denari pavesi con le diecinove libre di lucchesi [a/-
forziati] . Dal qual ragguaglio si ha la proporzione
di nn denaro pavese con due lucchesi [afforziatij ed
un- quarto, o più chiaramente nel modo di computare
d'allora di X// denari pavesi cambiati con XXVII luc-
chesi afforziati (26 ed 82 centesimi).
Questa proporzione corrisponde quasi esatta-
mente con quella della tariffa romana dell'anno 1195,
della quale ora ragioneremo; ove XII denari pavesi
sono ragguagliati a XXVII proveniesi (della Sciam-
pagna) che dai surriferiti documenti romani sappiamo
avere avuto lo stesso prezzo dei lucchesi afforziati.
Il denaro liuchese del decreto d' Innocenzo III
non era lafforziato, ma bensì quello nuovo, tre dei
quali occorrevano per pareggiare un denaro pavese.
Questo denaro lucchese è quello stesso che ritroviamo
menzionato nella tariffa di Genova del 1164, ove cor-
reva tassato a soldi XLVITI per un marco d'argento
a peso di Colonia; mentre il lucchese afforziato, come
ora vedremo, era tassato in Roma a soldi XXXVI e
denari IV per un marco d'argento a peso romano,
ossia al medesimo prezzo del proveniese della Sciam-
pagna: però siccome il niarco di Colonia era più
grave del romano del 9017 per cento, ne viene che
il denaro lucchese afforziato avrebbe valso a questo
marco invece soldi XXXVTITT e denari VITI. Ed
ora constatiamo un altro fatto. La proporzione che
abbiamo ritrovato fra il denaro lucchese afforziato ed
il lucchese comune nuoro cioè da due ed un quarto a tre,
non è la medesima che si avrebbe da soldi XXXVIIII
e den. Vili a soldi XLVIII, pareggiando i due denari
lucchesi col marco di Colonia. Due sono le ipotesi che
spiegano questa differenza: o che il lucchese mwvo fosse
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 53

apprezzato in Spoleto diversamente che non era in


Genova ; ovvero, per le stesse ragioni di sopra ad-
dotte, che il prezzo di tre lucchesi comuni nuovi per
un denaro pavese fosse stato alquanto eccessivo per
mancanza di moneta suddivisoria spicciola.
Fra i documenti romani che ci ricordano il de-
naro pavese antico, quello però che presenta maggiore
interesse è uno dell'anno 1195 della raccolta di
Cencio Camerario.
Noi ragionammo di già su questo documento
allorquando, altrove, trattammo sulle origini del de-
naro provisino del Senato romano (58). Ci occorre ora
ragionarne di nuovo per tutto ciò che da esso si
ricava, sia sul valore intrinseco (S.>AX antico denaro pa-
vese, sia su quello delle altre monete che successi-
vamente nel XII secolo ebbero corso in Roma.
Nell'anno 1195 la Chiesa romana liquidava un de-
bito che aveva contratto colla famiglia dei Prefetti già
dal 1158, allorquando regnava papa Adriano IV (59).
Nella somma che la Chiesa romana doveva rendere
a questa famiglia erano comprese cento libre di de-
nari pavesi che costituivano la dote della nobile
Porpora, già moglie del fu Pietro di Vico, primo di
questo nome, ed avola dei presenti credi a' quali
quella dote spettava e fra i quali doveva essere di-
visa in porzioni dififerenti. Per due terze parti di
questa dote ossia a libre 66, soldi i j e denari 4 di
denari pavesi, eguali ad ottantadue marchi e mezzo
d'argento fine a peso romano, la Camera Apostolica
sborsò e pagò in moneta corrente duecento sei libre
e cinque soldi di denari provisini del Senato.

(58) V. Cai'obianciii, Appunti per sen'ire all'ordiu. delle monete dei


Sen. rom., etc. in Ardi, della R. Soc. rom. di Filoria patria, anno 1895,
voi. XV'III, p. 427 a 29.
(59) Theiner, Cod. diplom., i, 18 " Oppignoratio Civitatis Castel-
lanae facta dominis de Praefectis ab Hadriano, PP. IV, a. 1158 ,.
VINCENZO CAPOBIANCHI
54

Abbiamo veduto di già come coirintroduzione


in Italia del nnoco peso del marco, sulla metà del
XII secolo, tutte le monete correnti venissero allora
equiparate a questo peso, e come per mezzo di ^ta-
riffe officiali se ne indicasse il valore intrinseco d'ar-
gento fine contenuto in ciascuna specie.
Vedemmo egualmente come le città di Genova
e di Pavia avessero messo in vigore le proprie tariff'e;
Genova equiparandola al inarco dt Colonia e Pavia
al marco cittadino quello papiense.
Or bene, dal documento del 1195 apprendiamo
che Roma egualmente aveva la propria tariff"a ofiì-
ciale colla quale venivano regolati tutti i conti, com-
pilata dalla Camera dei mercanti della Città e pareg-
giata al marco " ad pondus romannm „ (6°».
Con questa tariffa, che venne trascritta nell'atto,
la Chiesa romana nell'anno 1195 calcolò e pagò
alla famiglia dei Prefetti le somme dovute, compu-

(60) Loco cit. Le somme tolte a prestanza da Adriano IV sono


ponderate al marco romano " nos a vobis xxx marcas fini arg. ad
" pondus romanum prò necessitatibus Eclesie mutuo recipisse. Datum
" Narnie III Kal. septembris „. In altri documenti ugualmente allorché
è indicato il peso del marco questo e sempre " ad pondus romanum „.
Quale autorità poi avesse esercitata la Camera dei mercanti della Citta
sul corso e sulla coniazione della moneta di Roma, autorità che già
aveva nel 1195 per cui la Chiesa romana rimettevasi alle deliberaziorii
di questa, emerge chiaramente dagli Statuti dei Mercanti di Roma scritti
nel 1317, particolarmente al capitolo " de moneta facienda „ dal quale
sappiamo che quella Camera stabiliva le specie delle monete che do-
vevansi coniare in Roma " postquain camerarius mercatantie requi-
" situs fuerit a dictis dominis Senatoribus vel Vicario de predicta mo-
" neta facienda, ordinet et eligat cum Consilio mercatantie vel cum parte
" consilii aliquos bonos et legales mercatores ut ipsis videbitur qui sint
" et possint esse faciendum dictam monetam „ (Statuti dei Mercanti di
Roma pubblicati da G. Gatti per cura dell' Accad. di Confer. storico-
giuridiche. Roma, 1835, p. 32). Dalle quali deliberazioni conosciamo che
la zecca di Roma dipendeva dalla Camera dei Mercanti, e questo privi-
legio doveva certamente rimontare all' epoca della costituzione della
zecca di Roma, cioè al 1184.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 55

tando primeramente XII denari pavesi con XXVII prò-


venicsi vecchi : indi XII provenicsi vecchi con XVI prò-
visini e mezzo del Senato *6i).
Da questo computo viene a risultare, che, nel-
l'anno 1195 ottantadue marchi e mezzo d'argento a
peso romano erano eguali di valore a libre 66, soldi 13
e denari 4 di denari pavesi (corrispondenti a denari
pavesi 16,000), a libre 150 di denari proveniesi vecchi
(corrispondenti a proveniesi vecchi 36,000), ed a
libre 206 e soldi 5 di denari provisini del Senato
(corrispondenti a denari del Senato 49,500). Perciò
un marco d'argento a peso romano si ragguagliava
a soldi 16 denari 2 di pavesi, a soldi 36 denari 4
di proveniesi vecchi, ed a soldi 50 di provisini del
Senato.
Come di già dimostrammo, allorquando si trattò

(61) V. Capobianciii , Appunti sopra cit. , pag. 428. * Dobbiamo al


Sig. P. Fabre l'emendamento di due errori nelle due principali cifre di
questa tariffa (Paul Paure, Le " Liber Censuuni „ de l'Egìise romaine.
Paris, 1889, p. 47, col. 2, nota i, e p. 48 col. i e 2). Nel primo errore
incorse il Muratori , che invece di " prò x.Kvij proveniensibus vete-
■ ribus , come riporta il testo , trascrisse * prò .\x proveniensibus ve-
" teribus ,. Il secondo errore era avvenuto per omissione dello scriba
allorquando trascriveva il documento dall'atto originale nel primo Liher
Censuum. Nei due codici più antichi, l'uno cioè della Vaticana e l'altro
della Riccardiana di Firenze, leggesi " prò vi proveniensibus et dimidio
* Senatus „ mentre come risulta indiscutibilmente dalla somma pagata,
quella cifra deve essere " prò xvi proveniensibus et dimidio Senatus „.
Questa tariffa a dimostrazione della somma pagata fu trascritta nel-
l'atto ed e del seguente tenore: " liane autem restitutionem, conces-
" sionem et mandatum vobis, ut dictum est , facimus prò octuaginta
" duabus marcis argenti et dimidia, quos nobis , ut dictum est, prò
* omni iure nostro duarum partium predicte dotis centum librarum
" denariorum papiensium... datis atque persolvitis prò ducentis vi libris
" proveniensium senatus et v solidis , co quod denarii papienses sc-
" cundum statutam formain a iudicibus et mercatoribus Urbis, xij de-
" narii prò xxvij proveniensibus veteribus nunc computantur et habita
" portione provenicnses veteres ad provcnienses senatus qui nunc xij,
" provcnienses veteres prò [x]vi proveniensibus et dimidio senatus
" cambiantur (Vatic. lat. 8486, fol. 156 B et Riccard. 228, fol. 126 B). „.
VI.NCE.NZO CAPOBIA.NXHl

56
delle origini del Senato, il inarco romano avrebbe
dovuto trovarsi corrispondente all'odierno peso di
grammi 214, r5866 (due ter^e parti della libra romana
di o-rammi 321, 238) ^^2) ; per questo motivo, marchi
82 e mezzo a quel peso avrebbero dovuto pareg-
o-iarc chilogrammi 17,6680 d'argento fine, che divisi
per le suddette cifre darebbero i seguenti quozienti
di peso che rappresenterebbero il valore intrinseco
contenuto in ciascun denaro, cioè :

Denaro pavese . . . • gr. 1,10390


Denaro prov. vecchio (uguale al
lucchese aftbrz.) . . . „ 0,49118
Denaro provisino del Senato . „ 0,35693

Il denaro pavese della dote di Porpora avrebbe


valso adunque in nostra odierna moneta, apprezzando
l'argento a lire 222 al chilogrammo, come il nostro

(62) V. Cai'obiancih, Pesi proporzionali desunti dai docunienli della


libra romana, merovingia e di Carlo Magno, in Rivista Italiana di Nu-
mismatica. Anno V, fase. I, 1892, p. 106. Noi abbiamo ivi ritenuto che
all'VlII secolo la libra romana avesse potuto avere il peso effettivo di
grammi 321, 238, non solo per le ragioni ivi addotte, ma ancora perchè
questo peso ci era stato dato ugualmente da un raro Exagiuin in bronzo
di libra romana del IX secolo di perfetta conservazione, posseduto dal-
l'illustre archeologo romano cav. Costantino Corvisieri (Nota 49): " Questo
Exagium della libra romana , del quale riproducemmo il disegno nella
nostra tav. dimostrativa n. i, ha forma rotonda e due lati piani. Sopra
un lato alla foggia dei denari carolini del IX secolo, è incisa in giro la
leggenda t leo . nemr . men . ; nel campo vedonsi scanalature concen-
triche nel cui mezzo sta una piccola appendice. Eccetto il nome proprio
LEO e la parola abbreviata men' che deve significare iiiensiira, il rima-
nente èdi oscura interpretazione. Questo Exagium rende il peso di
grammi 321,250. Pur nondimeno il significato probabile della suddetta
leggenda potrebbe ben essere il seguente: ■!• leo.n[onvm] e[xagivm]
m|onetae] r[omanae] . men[svrae] In una carta dell' anno 1044 del-
l' arch. del mon. dei SS. Cosma e Damiano di Roma si ha " accepi in
argento mensuratas libras denariorum numero sex boni et obtimi „. Nel
R. Arch. di Stato di Roma.
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 57

argento fine monetato , centesimi 24,50 (24, 50568).


Perciò le cento libre di denari pavesi che costituivano
quella dote corrisponderebbero oggidì a lire italiane
5883 e cent. 47.
Come ognuno può ben vedere, il denaro pavese
della dote di Porpora, ch'c lo stesso col quale erano
costituiti tutti i censi della Chiesa romana, era quello
antico e della migliore specie che la zecca di Pavia
avesse coniato nell'XI secolo, ed era quello stesso
nel quale il Brambilla aveva ritrovato un valore tii
argento fine, corrispondente al prezzo medio di cen-
tesimi 24 già da noi veduto.
Come avveniva adunque che il prezzo di questo
antico denaro, divenuto idea/e, giunge\a inalterato
fino a quell'epoca do])() i deterioramenti avvenuti
nella specie efiettiva? Il [ìre/zo di questo denaro giun-
geva inalterato in Roma nel 1195, nello stesso modo
che era giunto inalterato in Genova circa il 1150,
cioè in raliita censiiale, trasmessa di equivalenza in
equivalenza, sia jx-r mezzo dello stesso denaro parese
deteriorato, sia coi denari di altre zecche che suc-
ces ivamente losostituirono.
Genova, nell'aimo 1 139, e Roma nel [ 184, costi-
tuirono le loro zecche principiando a batteie moneta
propria. In quella occasione, queste due città succes-
sivamente ricercarono e stabilirono nella nuova
propria moneta, il cui intrinseco corrispondeva bene
al valore assegnato, il vero prezzo che l'antico de-
naro pavese aveva avuto all'epoca in cui venne dif-
fuso in Italia
stabiliti censi ee col quale, nell'XI secolo, erano stati
contratti.
Ma quale potrà essere stata la ragione per la
quale ritrovammo in Genova 1' antico denaro pavese
corrispondere al prezzo di centesimi 23, 172804
di nostra moneta corrente, mentre lo stesso denaro
in Roma avrebbe valso cent. 24,50 ?
-g VIN'CENZO CAPOBIANXHI

Il ragguaglio di Genova di tre denari genovini


per un detiaro pavese antico , servir doveva per le
corrisposte ccnsuali ed in moneta spicciola per le
quali non poteva darsi la giusta equivalenza, mentre
il ragguaglio di Roma del 1195 era per il computo
delle grandi somme e perciò divisibile e corrispon-
dente bene all'intrinseco che legalmente doveva con-
tenere (\\iéVantico denaro.
Ignorasi l'epoca precisa in cui nell'Italia cessava
Vantico denaro pavese come moneta effettiva, rima-
nendo valuta ideale. Questa fase non risulta dai do-
cumenti, ele formolc indicanti il denaro pavese an-
tico rimasero costantemente uguali. Un solo indizio
di questa cessazione si ha nel fatto, cioè, che nei
contratti in luogo di una sola moneta, {la pavese), come
era solito praticarsi, principiano ad essere introdotte
due specie di monete : la prima quella nuova e cor-
rente serviva al pagamento della somma che doveva
farsi alla stipulazione dell'atto : l'altra specie, cioè il
denaro pavese divenuto ideale, era per le corrisposte
future ossia censi, livelli, rinnovazioni, etc. (^3).

(63) Contratti ne' quali sono dichiarate due specie di moneta. La


prima, quella correlile, e usata per i pagamenti fatti alle stipulazioni
ovvero alle scadenze stabilite, l'altra, il denaro pavese, è invece adope-
rato per le corrisposte future.
Documenti dkl Patrimonio di S. Pietro.

Guglielmo vescovo della città d'Orvieto, nel 1126, concede a livello


ad un tale Ildibrandino e suoi Soci, alcuni beni spettanti per una metà
alla chiesa di S. Cristina e per 1' altra alla chiesa di S. Martino col-
l'obbligo di pagare ogni anno alla festa di S. Stefano " denarios bonos
" papiensiuni iiij „ (valuta censuale); mentre il vescovo Guglielmo " qui
" hunc libellum fieri rogavit „ in moneta corrente all' atto della stipu-
lazione "pretium haccepit sol. xxxx medulanensium „ ; come ancora
Bovazano conte che dava termine a quel livello e che diceva averlo in
feudo, dal vescovo e dalle infrascritte persone " recepit sol xx me-
" dulanensium. „ (Cod. Diplom. della Città d'Orvieto; p. 13). — Nel
1131 lo stesso vescovo Guglielmo allivella ad un certo Pietro un ter-
IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 59

Porremo termine coll'osservare che mentre col-


Vantico denaro pavese erano stati costituiti e rinno-
vati in tutta Italia buona parte dei censi camerali
apostolici, nell'episcopato papicnse all' incontro non
ve ne ha alcuno in quella moneta, ma bensì ritro-
vansi tassati in Marabothii, in denari nn'/anesi ed

reno, purché ogni anno alla festa di S. Stefano paghi " unum denarium
' papiensem „ (valuta censuale futura) , mentre il prefato vescovo
" qui hunc libellum fieri rogavit pretium accepit sol. x inforzia-
* torum , (valuta corrente). Il denaro lucchese afforziate aveva sosti-
tuito nel Patrimonio di S. Pietro, nel H31, il denaro milanese che aveva
già cessato di correre ^loco cit. p. 15).

DOCLMK.MI R iMA.M.

A di 28 ottobre ii6g Nitto col consenso della moglie e di Rustico


abate del monas. di S. Silvestro di Roma, cede a Giovanni cu»! zoccii/is
la locazione di una pezza di vigna posta fuori la porta Pinciana per
tre libre di provisini (provisini della Sciampagna, moneta corrente), e
con l'obbligo verso il monastero del minor prezzo nel caso di vendita
di .XX denari pavesi (valuta futura). (Pergamena orig. dell' archivio del
mon. di S. Silvestro in capile di Roma, n. 28. Nel R, Arch. di Stato di
Roma. — Ai 20 decembre 1177, Gualterio col consenso della moglie e
di Rustico abate del sudd. nion., il quale aveva ricevuto il coiitniiito di
xxx provisini (valuta corrente), cede a Tebaldo " unum tectum supra
* casalinum diete ecclesie (S. Silvestro) „ per il prezzo di xviiij snidi
di provisini (valuta corrente) e colla corrisposta annua di un denaro
pavese (valuta censuale futura). (Ibidem: perg. n. 31). — ■ Stefano abate
del detto mon. di S. Silvestro, ai io febb. dell'anno 1196, dà a terza
generazione a Paganello e Rainaldone una casa con orto posta in
Roma nella regione di Trevi per il prezzo di ciuquaidadiic soldi di
buoni provisini (valuta corrente pagata alla stipulazione). Due denari
pavesi per pensione annua; xij denari pavesi per il diritto del coniininn
e X sol. di denari pavesi da pagarsi per ogni rinnovazione, (valuta fu-
tura). (Ibidem, perg. n. 44). — Lo stesso Stefano abate, etc. nel. 1203
13 febbraio loca a certa Tedora * unum argastcrium positum rc-
" gione campi Martis, prò x.\ solidis provisinorum „ (moneta corrente)
per r annua pensione " tres denarios papienses „ e pel commino " xxx
" denarios papienses „ (valuta futura). (Ibidem, perg. n. 55). — Anno
1214, II di marzo. Vendita dell'utile dominio di una vigna posta in Roma
fuori di porta Pinciana per /libre sn e nie~zn] di prov. del Senato (valuta
corrente) e per annuo canone " unum denarium papiensem „ (valuta
futura). (Ibidem, perg. n. 68).
6o VINCENZO CAPOBIANCIII

imperiali (^+'. di
abbassamenti Ciòvalore
dcvesi
cheattribuire senz'altro nella
Pavia introdusse agli
propria moneta, la quale dalla migliore ehe ritrova-
vasi in Italia in breve tempo divenne la più scadente,
non valendo alla fine (1164) che circa centesimi 5
di nostra moneta corrente.

(64) P. Fabrk, Le „ Libcr CensitiiDi „ Sopra cit, p. 117. * In Epi-


" scopata Papiensi domini Pape. Monasterium Sancii Martini 1 ma-
" rabutinum. Ecclesia Sante Marie Majoris de Laumello i marabù-
" tinum. Ecclesia regalis Sancte Marie Theodote, xij imperiales. Ec-
" desia Sancii Michaelis de Baseo cereum i cum denario i mediola-
" nensi „.

Vincenzo C.\pohi.\xchi.
ANNOTAZIONI
NUMISMATICHE GENOVESI

XXX'Iil.

L DOCK I S N A R 1) O G U A R C O
HA CONIATO MONETA.

Alla insigne raccolta tli S. A. R. il Principe Ere-


ditario, era riservata la fortuna, d'altionde ben me-
ritata, di accogliere la prima moneta ed unica fino
ad oggi, del nostro ventesimo Doge. La serie Ge-
novese, dapprima rappresentata piuttosto modesta-
mente in quella ricca collezione, si era straordina-
riamente ingrandita in questi ultimi mesi, e per nu-
mero e per importanza. S. A. non celava la Sua
compiacenza per questo incremento, dovuto a nume-
rosi acquisti e specialmente a quelli fatti in occa-
sione della vendita Avignone. Ma non mi riuscirebbe
facile descrivere la contentezza dell' Augusto Prin-
cipe, per la scoperta della moneta del Guarco; con-
tentezza, che si mantiene viva ed intensa ancor oggi,
sebbene siano passati molti giorni, da quando ri-
trovò quel soldino in mezzo ad una quantità di
altre monete, che non facevano presagire di certo
una sorpresa di questa fatta.
62 GIUSEPPE RUGGERO

D' - + : Y : G : DVX : lANVENSIV : XX. Castello in sei


archetti con palline alle punte, in cerchio di perline.
9 — + : CONRADVS : REX : ROMA : A : Croce in ornati
come al dritto.
Argento della solita lega dei soldini. — Peso gr. 1,47.

Ritengo indispensabile l'avvertire, che la mo-


neta presenta senza eccezione tutti i caratteri piìi
spiccati, da escludere qualsiasi dubbio di falsità. L'at-
tribuzione sua non può dar luogo a contestazione,
perchè le iniziali Y G non possono convenire che
aU'Isnardo Guarco; e questa conclusione è confer-
mata dai caratteri artistici e paleografici e dal nu-
mero dogale.
Non tedierò il lettore colla narrazione degli
avvenimenti Genovesi intorno al 1436; ma non sarà
fuor di luogo che io ricordi sommariamente, come
al 28 marzo di quell'anno, i Capitani di Libertà che
poco o nulla aveano conchiuso nei tre mesi di loro
governo, lasciassero il posto al Guarco più che
settantenne, eletto Doge dai popolari ed insediato
pacificamente : e come Tommaso Campofregoso, fat-
tosi eleggere Doge per la seconda volta, al 3 aprile,
rimandasse il Guarco, monetando poi col numero
XXI (I).
Non essendo rimasto piia di sei o sette giorni
il Guarco a Palazzo, pareva improbabile che in così

(i) Non è il caso di tener conto di qualche ducato dello stesso col
n. XX. V. Ruggero, Ann. Ceti., IX, in Gazzetta Ktimismatica dell'Am-
brosoli, Anno IV.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 63

breve intervallo si fosse pensato ad emettere mo-


neta in suo nome; ed in tale opinione conveniva lo
scrivente, confermandola nei precedenti suoi scritti.
La comparsa di questo soldino, viene a provare una
volta di più, quanto sia conveniente l'astenersi da
previsioni di questo genere. E evidente ormai, che la
zecca non rimaneva inattiva, neppure per i pochi
giorni della durata di un nuovo governo. D'altronde,
poco tempo bastava ad approntare un nuovo conio,
e specialmente quello del presente soldino; essendo
stato posto in opera, come giustamente mi faceva
osservare S. A., il rovescio di alcuni soldini del Vi-
sconti colla sigla A, che servì ancora per il succes-
sore del Guarco.
Quantunque fosse indubitato spettare al Guarco
il n. XX della serie monetale, perchè compreso tra
i due dogati XIX e XXI del Campofrcgoso, non è
tuttavia indifferente per lo storico e per il numisma-
tico, ilpossedere la prova reale del fatto. E questa
considerazione viene ad accrescere il pregio ecce-
zionale del soldino qui descritto, che è il più pre-
zioso ornamento della serie Genovese posseduta
da S. A. R.
64 GIUSEPPE RUGGERO

XXIX.

NUOVE MONETE.

Pensando al ritardo inevitabile cui andrà sog-


getta la pubblicazione del secondo fascicolo delle
Tavole Genovesi: temendo anzi che questa si renda
molto difficile ora, che la nostra Società Ligure ha
subito perdite gravi e per ultima quella del Segre-
tario Generale Comm. Belgrano ; ho determinato di
spigolare tra le mie schede, per far conoscere al-
cune monete inedite o quasi, ai colleghi. Senza te-
nere una progressione assoluta in queste spigola-
ture, disporrò tuttavia cronologicamente quelle poche
monete da pubblicarsi volta per volta.

I. — ^ - + DVX o lANVE • T Castello in otto archetti


con trifogli alle punte, in cerchio di perline.
9 — + CONRAD • • REX Croce patente in ornati
come al dritto.
Argento — Mezzo grosso — Peso gr. 1.50. — Museo Civico di I5rescia.

La monetazione del primo Doge, si divide in tre


parti distinte da tre diverse leggende, delle quali si
è determinata la successione in base alle seguenti
considerazioni. La leggenda DVX lANVENSIVM PRIMVS,
non può aver preceduto le altre, perchè una volta
assunto il numero ordinale, non v'era piij motivo di
abolirlo. Quella più lunga DVX lANVE Q • DEVS PRO-
TEGAT, ha tale analogia coll'ultima del periodo an-
teriore aiDogi, che non può esser altro che la con-
ANNOTAZIONI NUMISMATICHi: GENOVESI

tinuazione di quella, coU'aggiunta del DVX e la va-


riante del nome della città al genitivo. Rimane
dunque la terza, quella di DVX lANVE oppure lANVEN-
SIVM senz'altro, alla quale spetta il posto intermedio
nell'ordine cronologico.
Della prima specie di monete colla lunga leg-
genda, non conosciamo che i genovini; dell'ultima
col numero ordinale, i genovini ed i grossi. Della
specie intermedia, abbiamo un grosso e la sua metà
con D-IANVENSIVM e colle sigle D Z (2); e cono-
sciamo le terzarole, le quartarole ed i denari con D •
lANVE, segnati da simboli e lettere diverse. Il mezzo
grosso del Museo di Brescia, del quale potei lare
un calco nel 1891 e per il quale devo esser grato
al Dott. Rizzini, è l'unico che finora sia a mia co-
noscenza con questa variante di leggenda, e colla
sigla T, già edita nel denaro corrispondente '3). Se
questa moneta colla sigla T fosse venuta fuori qualche-
tempo prima, sarebbe stata senz'altro assegnata al
terzo Doge; ma oggi non è più il caso di pensarvi
neppure. Rimandando il lettore alla mia IV Annota-
zione U), aggiungerò che basta guardare il grosso
di Giovanni Valente, così diverso dagli altri, per ri-
conoscere immediatamente rincom])atibilita fra le due
monete.

2. - i>' - P : CA : CAR : Z ; DVX : lAN : XXXI ; Ca.stellu cui


cappello cardinalizio, in cerchio di perline.

(2) V. Tav. Gen., 276 277 già della collezione Kraiicliiiii.


(;j) V. Tav. Gcn., 11. 27^.
C)"» rniiidiii ili ^nim'iiiii nllriìniilr 111 fiiiiiii l>('f;i. ralcrino, i8tìi.
66 GIUSIJPPE RUGGERO

9' - + : CONRADVX : REX : ROMA : AT : Croce pa-


tente in otto archetti con rose alle punte ed anellini agli
angoli, in cerchio di perline,
(jro — Ducato — Da calco esistente presso S. A. R. il Principe di
Napoli.

Questo ducato presenta due particolarità inte-


ressanti nelle lettere e negli ornati, che non sfuggi-
ranno all'attenzione del lettore, appena vista la figura.
Le rosette del rovescio distinguono questa dalle altre
monete del Cardinale Paolo Campofregoso, distin-
zione usata ancora in seguito. Infatti nei ducati di
G. Galeazzo M. Sforza, si hanno le due specie, colle
rose e senza (5). Di Lodovico Maria Sforza e di Lo-
dovico XII non abbiamo che i ducati colle rose, ma
per analogia è lecito sperare che vengano pur fuori
un giorno o 1' altro quelli senza rose.
La seconda specialità del presente ducato, con-
siste nelle lettere moderne. I ducati del XXXI Doge
colla leggenda che comincia per P • CF e colle ini-
ziali di zecca G-,11 oppure T, hanno le lettere gotiche;
quelli con P • CA e colle sigle AT che si conoscono
sino ad oggi, cominciano a modernizzare alcune let-
tere, e tra questi figura anche il mezzo ducato del
Regio Museo Torinese. Questo nuovo ducato invece,
ha tutte le lettere moderne senza eccezione, per cui
deve ritenersi come l'ultimo coniato. Eguale dunque,
a quello dello stesso Cardinale come Governatore
dello Sforza, per le lettere, differendone solo per la
terminazione del nome del re al rovescio e per le
rosette.

(5) V. Tav. Gen., nn. 800 e 801 senza, e nn. 802 e 805 colle rose.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GKNOVKSI

CISCVS * DEI * & ♦ FRANCOR ♦ REX *


Castello
^ - accostato da un F coronato e da un giglio;
sopra, Sole.
I? - + CONRAD X * ROMANORVM ♦ TF (in nesso) A
Croce gigliata, accantonata da due gigli e due F coronati.
Oro — Scudo del sole — Peso gr. 3,40. Raccolta di S. A. R. il Prin-
cipe di Napoli.

Lo scudo non è inedito, ma credo utile tut-


tavia di pubblicarlo, perchè la descrizione registrata
nelle Tav. Gen. è tratta dai disegni non sempre felici
di antiche pubblicazioni. Qui invece si tratta di un
esemplare effettivo, il primo ed imico che in oggi
esista nelle nostre collezioni. Anche la picctjla variante
delle stellette nelle leggende, sia dessa dovuta ad
una svista nei disegni imperfetti delle pubblicazioni
citate, o sia davvero una nuova varietà, merita in
ogni modo di esser conosciuta trattandosi di moneta
tanto singolare. E per ultimo, qui manca il cerchio
interno sulle due faccic della moneta, ed è ben visi-
bile il T in nesso colla F delle sigle di zecca sul
rovescio.
Prima di passar oltre, si rende indispensabile
una avvertenza, a proposito delle lettere rozzamente
formate ed inconcludenti, che interrompono le leg-
gende, ed alle quali ho sostituito dei puntini nella
descrizione. Qualcuno forse potrebbe leggere FRNA
al dritto, cioè FRAN colla trasposizione delle ultime
due lettere pcv errore; ma sarebbe uno sforzo inutile
rimanendo ancora a spiegarsi quelle del rovescio,
68 GIUSEPPI-; Rf(.GKKl)

oltre alla diversità dello intaglio ed allo spostamento


in fuori di quella sci"itta, sul rimanente della leggenda.
La moneta evidentemente era mancante di un pezzo
sull'orlo, e venne restaurata saldandovi il frammento
di un'altra. Rimane ora a sapersi, da quale moneta sia
stato tolto il pezzetto che porta le lettere ERNA da
un lato ed IRNA dall'altro, col frammento corrispon-
dente del cerchietto rigato sottostante. La troveremo
facilmente nei ducati d'oro siciliani di Ferdinando
d'Aragona, in quelli cioè che hanno il nome del re
ripetuto sul diritto e sul rovescio. Sta bene che la
maggior parte di questi hanno scritto il nome nella
maniera più completa, FERDINANDVS ; ma alcuni lo
hanno variato in FERRANDVS ed altri in FERNANDVS i6 _
L'esemplare tagliato dal restauratore dello scudo di
Francesco primo, aveva dunque FERNANDVS da un
lato e FIRNANDVS dall'altro, e presentava la partico-
larità della corrispondenza delle quattro lettere sullo
stesso punto dell'orlo; circostanza casuale che non ha
nulla di straordinario. La restaurazione del pezzo,
costituisce bensì un piccolo neo, ma che non vale
a togliere il pregio della moneta.

4 - ly - DVX • ET • GVB REIP • G-ENV Arma ovale con


cartocci e corona.
9 — DENA II RI II TREN li TA tra due rami. All' E-
sergo: 1671.
Argento — Peso gr. i — Collezione P. Lamberti, Savona.

(6) V. Catalogo del Museo di Napoli, P. Ili, Napoli, 1871; nn. 4240
al 4242 con KERDiN-ANDvs ripetuto. - V. Catalogo di vendita della Coli.
Fusco, Roma, 1882; n. 954 con ferraxdvs al dritto e fernandvs al rov.
e nn- 955 e 956 con rERXAxnvs ripetuto d'ambo i lati.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI

È noto ad ognuno il comunissimo pezzo da


soldi due e mezzo del 1671; ma la curiosa variante
del Sig. Lamberti meritava, secondo me, di non ri-
manere ignorata a coloro, che non ne avessero letta
la descrizione in una pregevole pubblicazione dello
scorso anno (7). Non è dunque inedita a rigor di ter-
mine, ma il disegno che qui per la prima volta si
produce, varrà a completare il cenno di quella pub-
blicazione. Eguale in tutto al tipo noto da tanto
tempo, e segnato al n. 1777 delle Tav. G., questo ne
differisce nella iscrizione relativa al valore espresso
in denari, invece di esserlo in soldi.

5. - ,B' + DVX ♦ ET * GVBERNATORES » REIP ♦ &ENV *


Scudo della Rep. accollato a quello con LIBERTAS in
sbarra, coronati ed ornati tra grifoni; sotto, L 5.
9 - * ET ♦ RE&E ♦ EOS ♦ 1736 * O ♦ M ♦ • * La Ver-
gine collo scettro e col bambino in grembo, sulle nubi.
Argento. — Peso gr. 22,50. CoUez. Cav. Gabella, Genova.

E il primo esempio di un nuovo valore inso-


lito nella serie, quello da lire cinque.
Lasciando da parte le prime grosse monete del
Duca G. Galeazzo M. Sforza e di Lodovico XII (3)

(7) La Strfnna Savonese per /' auro iH<)4 di Vittorio Poggi. Tip.
I>. Bertolotto, Savona, pag. 63.
(8) Desimoni, Sui piii antichi scudi (Tari^ento, in Giornale ligustico.
.\nno IV, 1877.
no cirsi.i'i'K i<::<;(;h:i{0

colle quali si volle avere un pezzo in argento equi-


valente al valore del ducato d'oro di tre lire; è
noto che poco dopo la metà del XVI secolo, si
coniò lo scudo da quattro lire con i suoi spezzati,
e che questo formò la base della monetazione del-
l'argento. Anche gii scudi col S. Giovanni e la serie
dei reali, tennero la stessa numerazione; e nulla fino
ad oggi che lasciasse intravvedere la possibilità di
un pezzo da lire cinque.
Non saprei spiegarmi l'opportunità di coniare
nel 1736 una nuova moneta da cinque lire, mentre
si aveva lo scudo grande che superava di poco il
valore di lire otto, e quello del S. Giovanni che
passava le 4 e mezza. Con tutta probabilità sarà
stato questo uno dei soliti tentativi per opporsi al
continuo rialzo dei valori, creando un nuovo pezzo
destinato ad immobilizzare il valore corrispondente.

6. — ly — • R • L ■ A ■ V • sotto 1802, nei centro D • 3


9 — Croce patente.
Rame — Peso gr. 1,85 — Raccolta di S. A. R. il Principe di Napoli.

Il pezzo da tre denari, non è stato usato che


raramente nella monetazione Genovese. Fino ad ora
non avevamo che quello anepigrafo, il quale per ana-
logia al pezzo da due coniato nel 1751, trovasi
nelle T. G. accanto a quello <9). Con ciò non era
escluso che si fosse continuato a coniarne negli anni
seguenti, ma la mancanza di data e di documenti,
impediva di accertare questo fatto.

(9) V. n. J14J, ed Ann. Gnu., XXI.


ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI

La Repubblica Ligure ha dunque continuato a


battere il da tre denari, come appare da questo unico
esemplare dell'anno quinto. Ha mantenuto il diametro
degli antichi in mm. 15, ma ha creduto bene di
aggiungere la leggenda di iniziali e la data, onde
non si confondessero con quelli. Circa il peso, non
è da tenersene conto per un solo esemplare, che
pare si allontani un pò troppo da quello che avrebbe
dovuto essere al principio del nostro secolo. In-
fatti <^'°), noi sappiamo che il peso del denaro colla
Madonna oscilla intorno ai gr. 0,70, e quello dei
multipli in rame si mantiene eguale; poi diminuisce
in modo che nel 1751 è di 0,65 circa per i pezzi
col D, e 0,45 per quelli colla sola cifra. Dal 1768
in poi, nei pezzi da quattro scende a 0,412. Questa
moneta del 1802 invece, se il suo peso dovesse
venir confermato da altri esemplari, riporterebbe il
denaro a 0,616, ciò che parmi poco probabile. Sperai
di ricavare qualche lume dagli archivi ; ma il Desi-
moni, pregato a far ricerche noi documenti della
Rep. democratica, mi assicurava non esistere cenno
alcuno di moneta di rame in quell'epoca.
Contentiamoci adunque, in mancanza di carte,
della preziosa monetina di S. A. R., per primo ed
unico documento della monetazione in rame della
Rep. democratica.
Firenze, Diccnbre iHi)j.
CiiLSEi'i'K Rrc.r.LRO.

1101 \'. Ann. Cen., .X.XI.


FRINCO E MESSERANO
MONETE INEDITE

F RING O.

Domenico Promis, in una delle sue dotte me-


morie sulle monete del Piemonte <■), narrò le vi-
cende della zecca di Frinco, aperta dai Mazzetti nella
seconda metà del secolo XVI.
Morel-Fatio pubblicò in seguito parecchie mo-
nete di Frinco '2), specialmente di tipo francese , ed
altre ne aggiunsero ancora Domenico (3\ e poi Vin-
cenzo Promis (^), B. Pallastrelli <5), F. ed A. Erb-
Stein (^*, E. Demole i^\ ecc., contraffazioni tutte di
monete uscite da altre zecche.
Sembra che l'officina di Frinco sia stata chiusa
definitivamente verso il 1609, nel quale anno i Maz-
zetti furono citati a comparire davanti al tribunale
dell'impero, sotto l'accusa di falsari. Nel 161 1 per-
duto il feudo, non lo riebbero che più tardi dal duca
di Savoia Carlo Emanuele I, con esclusione però
del diritto di zecca.

(11 Monete dei Radicali e dei Mazzelli. Torino, 1860.


'2) Mnnnaies inédiles de Dezaiia, Frinco et Passeraiio. Paris , 1863
(3) Sulle monete del Piemonte. Supplemento. Torino, 1866.
(4) Monete di zecche italiane, ecc. Torino, 1882.
(5) Rivista numismatica italiana, voi. Il, fase. 1. Asti, 1867.
(6 Italienische Sachahmun^en, ecc. Dresden, 1883.
(7) Monnaits inédites d'Italie, ecc. Bruxelles, 1888.
GIORGIO CIANI
74

Fra le monete battute a Frinco e ehe ritengo


tìn'ora inedite, ricorderò le tre seguenti, che conservo
nella mia modesta raccolta.

I. - ©'- FERO • D • G RO • IMP ■ S • AVG • G • H • REx Aquila


dell'imptro, nimbata, coronata, portante in petto lo
stemma dei Mazzetti.
^ ^ * ■ • ■ • NO • ARG • ORDIN • A ■ DD • F. Globo crocifero
fasciato, sul quale la cifra numerale Z.
Mistura. Peso Gram. 1,50.

2. - ,©' - FERO • D • G • RO • IM • S • AVG • G • H • RE. Aquila


dell'impero, coronata, avente in petto lo stemma dei
Mazzetti.
9I - X MO • NO • ARG • ORDIN • A • DD • F. Globo fasciato
sul quale la cifra T. Sopra: 15 — 70.
Rame con traccia d'argentatura. Peso Gram. 1,06.

Una contraffazione dei da io kreuzcr di Fer-


dinando I,uscita dalla zecca di Frinco, fu pubblicata
dai Sigg. Erbstein W, che ne trassero il disegno da
un esemplare esistente nel gabinetto reale delle mo-
nete in Dresda. Quelle che sopra ho riportato, sono
imitazioni delle monete da due krenzer dello stesso
imperatore , coniate, probabilmente nella zecca di
Hall, per il Tirolo e per l'Austria; le prime portano,

(8) Op. cit. Tav. II, n. II e pag. 91.


FRINCO E MESSERANO 75

in petto all'aquila imperiale, uno scudetto coll'aquila


tirolese, le seconde quello fasciato d'Austria.
E singolare il 1570 segnato sulla seconda di
queste monete di Frinco, che non può portare nes-
suna di quelle spettanti a Ferdinando I, che regnò
soltanto fino al 1564. Del suo successore Massi-
miliano li (1564-1576), si hanno monete da due
kreiizer le quali invece portano la data nel campo,
come in quella descritta al N. 2. Sulla imitazione
di Frinco l' anno 1570, verosimilmente, dovrebbe
esservi stato segnato per indicare l'epoca in cui fu
coniata la moneta. In questo caso sembrerebbe che
i Mazzetti avessero aperta quella loro zecca nel 1570,
se non prima, contrariamente a quanto supponeva
il Promis, che basandosi su d' un documento in cui
dicevasi " aperta nuovamente „ la zecca di PVinco,
riteneva che i Mazzetti avessero cominciato le loro
fraudolenti operazioni soltanto nel 1581.

3. — i^ — DOM • FRIN . Scudo a cartocci collo stemma


dei Farnesi, sormontato da corona.
9 — • • • SOLI • DEO • ©LO . . . Croce filettata fiorita.
Rame. Peso Gram. 1,47

E questa una imitazione di una moneta di mi-


stura battuta a Piacenza da Ottavio Farnese (1556-
1586), che porta nel diritto OCT • DVX • PL • Z • P • Il •
e lo scudo ovale coli' arme Farnese sormontato
dalla corona , ed al rovescio • SALVS • MVNDI • -
croce filettata fiorita. L'esemplare della moneta pia-
centina da me posseduto differisce per la forma dello
scudo da quello di Frinco; e però non voglio esclu-
(ilORGIO CIANI

76
dere che altra simile moneta di Piacenza abbia ser-
vito di modello per questa imitazione.

M E S S E R A X O.

Sulla zecca di questo feudo dei Fieschi, posse-


diamo la pregevolissima memoria di D. Promis (9),
corredata dalle splendide tavole di monete disegnate
dal compianto C. Kunz. Vincenzo Promis *i°), A. R.
Caucich 'I'', ed U. Rossi ('^i^ fecero conoscere altri
prodotti di questa officina monetaria, che ci dimo-
strano la sua particolare attività specialmente nel fal-
sificare le monete d'altri stati.
Alle loro diligenti indagini credo che siano sfug-
gite due monetine, non affatto prive d' interesse che
vengono ad aumentare la serie delle falsificazioni
di monete veneziane. La prima si conserva nel museo
civico di Trento, la seconda è della mia collezione.

— <B' - • S • THEONESTVS • PRO . . . VS. In doppio cir-


colo di punti: Figura del santo a sinistra che tiene una
bandiera la cui asta è terminata da una croce.
9* — ♦ NON • NOBIS • D . . . O. In circolo di punti: Leone
di S. Marco, in soldo.
Rame. Peso Gram. o, 66.

(9) Monete delie zecche di Messerano e Crevacuore. Torino, 1869.


(io) Monete di secche italiane inedite o corrette. Torino, 1882.
(11) Bullettino di numismatica italiana, a. II, n. i, 1867; a. Ili, 11. 2.
Vt2) Cassetta numismatica, a. I, p. 25 e 33, a. VI, 63, 73.
FltlNCO E MESSERANO 77

È una perfetta imitazione del quattrino di Ve-


nezia del doge Marino Grimani (1595-1605) che ap-
pare uscita dalla zecca di Messerano, sia per il nome
del santo che si legge sul diritto, come per il motto
del rovescio, usato frequentemente sulle monete dei
Ferrero-Fieschi.
Quantunque anonima, credo che questa moneta
si possa assegnare a Francesco Filiberto Ferrerò
FieschL (1576-1629) del quale il Promis , citando un
sommario di delitti ('3', dice che nel 1596 circa, fa-
ceva fabbricare quattrini e zecchini ad imitazione di
Venezia; e parmi che in quel sommario si accenni
a questa moneta, e non già ai noti sesini di stampo
veneto, come sembra ritenesse il Promis, benché egli
asserisca che in Piemonte venissero essi pure chia-
mati quattrini.

5. — & - ^ FACTVS • MAIOR • VEHITVR. Leone di S. Marco


col libro degli Evangeli, passante a sinistra.
9 — DILI&ITE I M. La giustizia coronata, seduta fra
due leoni, nella destra la spada alzata, nella sinistra la
bilancia. Sotto: Stella.
Rame. P<sn Grarn. i,i6.

Questa monetina, che in origine dovea essere


stata coperta d'un lieve strato d'argento, è una imi-
tazione della gazzetta anonima da soldi due, battuta
a Venezia, a quanto pare nel 1570, che ritengo
fatta coniare dallo stesso Francesco Filiberto a Mes-

(13) I.. e, pag. 56.


GIORGIO CIANI

serano, benché non porti alcuna indicazione o segno


particolare che a primo aspetto possa giustificare in
qualche modo tale attribuzione. E veramente il
FACTVS • MAIOR • VEHITVR • sembravi messo soltanto
per simulare il SANCTVS • MARCVS • VENETVS • ; né saprei
altrimenti interpretarne il significato. Domenico Promis
però , nella sua Zecca di Messerano (H) , ricorda
una lettera delli 6 Maggio 1597, nella quale si rife-
risce, che " vi si va dicendo che se il marchese
" nella cui zecca si sono fabbricate quelle monete
" che sono sesini, ed altre da sei quattrini bavera
" privilegio dalla Signoria di Venezia di far tali
" monete, che non li si farà altro „
I sesini qui accennati furono pubblicati dal Kunz
e dal Promis. Quanto alla moneta da sei quattrini,
parmi sia quella che ho qui riprodotta, imitante la
veneta gazzetta da soldi due, pari appunto a sei
quattrini.
Trento Novembre iSgj.

Giorgio Ciani.

{14) I.. <■■ p.Tg. 56.


UNA MEDAGLIA SATIRICA
DI

CAMILLO MARIANI

Quattro anni or sono io pubblicavo un articolo su Ca-


millo Mariani, coniatore di medaglie, nato in Vicenza il 1565
e morto in Roma il 161 £ ('). Delle sette medaglie, in onore
di Cornelio Gallo, di Quinto Remio Palemone , d' Allieno
Cecina, di Alferisio conte di Vicenza, di frate Giovanni da
Schio, d'Alberto Marano e di Girolamo Gualdo, delle quali
avevo attinto la notizia dal Museo Gualdo, uno scritto allora
inedito ed ora di pubblica ragione (2), io non tenevo allora
sott'occhio che un esemplare della rappresentante l'Alferisio,
di cui fu prodotto il tipo in capo all'articolo. E i tipi delle
tre, in onore del Gallo, del Palemone e del Marano, m'eran
dati a vedere, i due primi nel Museo Mazzucchelliano (3) e
il terzo in un codicetto inedito della Biblioteca Comunale
di Vicenza (4). Lo scritto sul Mariani mi valse successiva-
mente la conoscenza della medaglia in onore di fra Gio-
vanni da Schio, sulla quale ho pubblicato pure un articolo
con la riproduzione del tipo (5). Ed ora devo allo stesso
scritto sul Mariani la conoscenza della medaglia in onore
di quell'AUieno Cecina, che Cornelio Tacito dice di Vicenza
e del cui valore si parla nelle Storie e negli Annali.

(i) Rivista Italiana di Numismatica, Anno IV, fase. MI, Milano,


Cogliati, 1891.
(2) B. MoRsoLiN, // Museo Gualdo in V^ictma, pag.'75 (Estr. dal
Nuovo Archivio Veneto, Tomo Vili, pag. MI). Venezia, Vicentini, 1894.
(3) Museum Mazsucliellianum, Tomo I , pag. 16, tav. III. — Idem,
Tomo I, pag. 33, tav. VI, u. b. Venetiis, 1761.
(4) Della famiglia Marano, Lib. B, msc. nella Bibl. Com. di Vicenza.
(5I Tre Medaglie in onore di Frale Giovanni da Vicenza (Estr. dalia
Riv. Ital. di Num, Anno V, fase. II |. Milano, Cogliati, 1892.
gQ BtKNARDO MORSOLIN

Nel breve scritto, pubblicato nel 1891, dichiaravo che


di questa medaglia del Mariani, nessuno, il quale mi fosse
noto, aveva parlato di proposito, che non si sapeva, se essa
si fosse, o no, smarrita e che s' ignorava persino se qualche
esemplare si custodisse in alcuna delle collezioni , pub-
bliche, o private, d' Italia e d'altre terre. Aggiungevo anzi
che gli scrittori vicentini, i quali ne avevano fatto cenno,
non ne davano descrizione alcuna ne del diritto, né del ro-
vescio, non ne dichiaravano le dimensioni, non ne riporta-
vano nello stesso modo la leggenda, ch'era, a dir vero, una
iscrizione di tempi romani, fatta conoscere la prima volta
dal Trinagio siccome adulterina, o immaginaria. La .sover-
chia lunghezza della leggenda stessa mi metteva anzi nel
sospetto ch'essa non fosse scolpita per intero nel diritto,
ma si leggesse, mi pare almeno, anche nel rovescio. Ora
devo dichiarare che il sospetto non era senza fondamento.
La leggenda della medaglia è ben altra dalla iscrizione, che
vi si diceva scolpita. Devo la dissipazione del dubbio al dotto
uomo Clotaldo Piucco, segretario dell' ufficio regionale di
Belle Arti in Venezia. " Mi permetto, scrivevami egli il 25
" settembre dal 1895, rivolgermi a lei, benché non mi co-
" nosca, perchè leggo in questo momento un suo articolo
" nella Rivista Nuntistìiatica su Camillo Mariani conia-
" tore di Medaglie, e posso darle notizie, se in questi
" anni, dacché ha scritto l'articolo, non le ha già avute, che
" la medaglia di AH ieno Cecina, evidentemente della mano
" di quella d'Alferisio, trovasi in questo museo archeologico
" del Palazzo Ducale „. E proseguiva avvertendomi che la
medaglia era Satirica, mandandomi nel medesimo tempo " un
calco un po' deperito, „ non avendone, com'egli dichiarava,
" di migliori. „
UNA MEDAGLIA SATIRICA DI CAMILLO MARIANI 8l

La medaglia, rappresentante l' illustre personaggio, di


cui tengo sott'occhio il calco, è in bronzo. 11 suo diametro
è di quarant' otto millimetri. Reca nel diritto il busto del
Cecina, volto a destra, in età giovanile, senza barba, a capo
scoperto con capelli non so se io mi dica meglio, o ric-
ciuti o rabbuffati, in corazza. Vi si legge all'ingiro: — " A
CECINVS . MEN • VIT • ESERC • IMPERAI • „ — Nel rovescio
sono incise le due soie iniziali : - - " & • E • „ — La leggenda
letta, secondo il Piucco, nella sua interezza : ^Uìicmis Ce-
ciniis Vicciitiniis meiidax l 'itcllii Rxercitus Iniperator. Le
sigle poi del rovescio suonerebbero : Gcrnianicus Exercitiis.
Nel Museo Archeologico del Palazzo Ducale la medaglia è
ordinata tra quelle del .secolo decimo sesto, appartenenti a
Vicenza. E ch'essa sia di natura satirica si raccoglie dalla
scheda relativa. Vi si deride cioè un individuo della famiglia
Cecini di Vicenza, che si vantava discendere dall' Allieno
Cecina, il noto capitano, vissuto agli stipendi dell'Imperatore
Vitellio. Parrebbe quasi che la conferma del fatto dovesse leg-
gersi nella Istoria Ecclesiastica di Ficciiza del Barbarano.
Nulla di men vero. L' autorità dello storico vicentino vi si
cita per l'esposizione che nell'opera di lui si fa delle imprese
del Cecina, ricordato dallo storico romano. Né io saprei dire
quale fosse l'individuo, messo in derisione dalla medaglia
del Mariani. Tra le famiglie vicentine io ho cercato indarno
i Cecini, ricordati dalla medaglia e dalla scheda del Musco
Ducale di Venezia (6). Ben vi ho incontrato tra gl'individui
del secolo decimo sesto i Cecchini, il cui cognome latinizzato

(6) Ecco la scheda. " Scc. XVI, Mcd. Vicenza, Dir. . /. Cai'diiiis,
Vicent. Vii. exerc. Imperai. Busto a destra con capelli arrabufì'ati, testa
scoperta, corazza. T. G. E. Geniiaiticns e.\'crn/iis. — Medaglia gettata in
bronzo del diam. 0,48, per motteggi.ire un individuo della famiglia Ce-
cina di Vicenza nel secolo XVi, che pretendeva discendere da Allieno
Cecina, comandante dell' Esercito di Vitellio. (V. Barbarano, Ilislnria
Ecclesiaslka di Vicenza, Lib. IV, pag. 38o-,386) „
82 B. MORSOLIN - UNA MEDAGLIA SATIRICA DI CAMILLO MARIANI

si scambiò forse in Cecini; ma di nessuno di questi è fatto


cenno, come d'uomo vissuto e segnalatosi tra l'armi. Dalle
sigle del rovescio scaturisce appena la congettura che il
Cecini della medaglia servisse l'Imperatore o qualcuno dei
principi della Germania, ovvero parteggiasse, come che
si voglia, per la causa della Germania, lacerata allora più
che mai da discordie intestine e da lotte d'ogni maniera.

Data la natura satirica della medaglia, confesso schiet-


tamente che mi soige nell'animo un sospetto. Dubito cioè
che con simile intendimento possano essere state gettate al-
cune altre delle sette del IVIariani, e di preferenza le rappre-
sentanti Cornelio Gallo, Remio Palemone e il Conte Alferisio.
Chi potrebbe dire che ne' due primi non si adombrassero
taluni de' poeti, numerosi allora in Vicenza, e nel terzo qual-
cuno degli uomini d'armi, de' quali pure non si scarseggiava,
vissuto agli stipendi del papa ?
Bernardo Morsolin.
DOCUMENTI
VISCONTEO-SFORZESCHI
PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO

PARTE SECONDA
PERIODO SFORZESCO
/Cniilniiiti:i(ìiii').

402. — 1519, dicembre, 29, Novara. — Decreto sul


valore delle monete d'argento e d'oro [Rfg- Patiii;;., P. 5 t. —
Bellali, Mss. citati.]
« Perseverando (il Lautreci ad volere con tute le forze del
ingenio et sapere fare redur lo corso del oro et monete al suo
justo et debito ordine per obviare ali grandissimi danni.... per
lo excessivo et insuportabile augmento havea facto, ha nova-
mente deliberato... de presei te se facia un altra reductione desse
valute COSI de oro corno de argento, et questo fin a tanto che
per la Christianissima Regia Mayestà scrii dato ordine et pro-
visione totale al pretio de loro et monete, et che la Regia
Cecha de Milano .sera locata et bavera stabilimento de fare
lavorare et fabricare oro et monete de tutte quelle sorte sera
stabilito et ordinato, che sera in breve. Certiticando però
ogniuno che è dato tal ordine per sua E.x.'"'' Signoria (il
Lautrec) che in questo mezo non so mancharà de fabricare
monete de più sorte in dieta cecha de Milano per beneficio
publico et privato, n Pertanto pubblicasi il corso seguente :
Ducati doro larghi Libre 5 soldi — l'uno.
Ducati Rogorini L. 4 s. 18 l'uno.
Scuti del Sole L. 4 s. 17 l'uno.
Scuti Corone L. 4 s. 14 l'uno.
EMrr.IO .MOTTA

Sciiti tiovi de Crciiiagiiola, Musso, Mrsserano et Moti/errato


L. 4 s. 3.
Fiorini de Reno L.3 s. 13.
Testoni de Milano L. i s. 4 d. 6.
Testoni de Mant/ia, Ferrara, Geinia, Bologna, Todesclii et
.ì<t et de tute sorte tedeschi L. i s. 4 d. 3.
Testoni de Savoia L. 1 s. 4.
Berlinghe da s."i6 e d. 8 L. — s. 16 d. 2.
Marceli da s. 8 d. 4 L. — s 8.
Parpajole de Franca de s. 2 d. 6 L. — s. 2 d. 5.
Cremagnola.
Testoni da Saiicto Constantio da s, 17 danè 3 L. — sol. 16
denari 6.
Grossi da s. 8 e danè 6, veghij et novi L. — s. 8 d. 3.
Grossi da s, 3 danè 6 lune s. 3 d. 3.
Musso.

Testoni da s. 16 e danè 6 l'uno L. — s. 15 d. 9.


Grossi da s. 9 lune veghij et novi s. 8 d. 9.
Grossi da s. 5 da 6 apellati cavaloti, et cosi li cavaloti d'ogni
altra sorte s. 5 d. 3
Ca.xale.
Testoni da s. 22 e danè tri lune L. i s. 7 .
Grossi da s. 9 luno L. — s. 8 d, 9.
Mrsserano.
Testoni da s. 16 danè 3 luno L. — s. 15 d. 6.
Grossi da s. 7 danè 3 luno s. 7.
De.vana.

Testoni da s. 16 e danè 6 luno L. — s. 15 d. 9.


Grossi da s. 9 L. — s. 8 d. 9.

Grida stampata " per Joannem de Castelliono nec per alium


imprimatur sub pena scutorum quinquaginta ".

483. — 1520, dicembre 17, Milano. - Grida sulle mo-


nete e sul valore delle medesime [Re"-. Panig.. P. 17 t. —
Bellati, Mss. citati. - Carli Ginn Rinaldo , Opere , voi. V,
pag. 52-60J.

Nell'anno scorso « fu per pubbliche cride abassato lo e.xces-


simo corso de li ducati et scuti et altre peze doro et pari
nOCUMENTl VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 85

mente de le monete , et misso freno a la rapacità de quelli


che studiavano de tenere le cose de le monete in desordene,
et anchora sua 111. ma Sig.ria (il Lautrec) misse ordine et pro-
visto che la Cecha de Milano, quale era per li diati disordini
serrata né poteva fabricare monete, la cominciò a fabricare
monete basse et successivamente a fabricare monete grosse
maximamente testoni et dinari da soldi 7 cum gran jactura et
damno de la Cecha, et benefìcio publico de tutti li sugietti de
la Chr.ma Maiestà , et successivamente tali ordini fureno de
tanta effìcatia, che loro et argento quali per avanti erano in
pretio excessivo, se redusse apresso al segno de quello di-
sponeno li ordini et decreti. Et per questo la Cecha de Milano
poteva più facilmente et in maggiore quantità fabricare esse
monete ». Ora « da certo tempo in qua in alchune parte del
dominio loro et monete » sembrano « se spendono qualche
cosa piij de quello se dispone per li antedicti ordini. Et per
questo la Cecha de Milano non potere fabricare desse monete,
maxime grassoni et dinari da sol. 7 et questo procedere per
essere comprato più de quello portano li ordini et per essere
exportato fora del Dominio loro et argento ». Considerata la
necessità dei rimedi si conferma la grida del corso delle mo-
nete, del 29 dicembre 15 19.
" Anchora se fa bando >• di non comprare « oro a più pretio
de libre quaranta una sol. tri et dinari sey imper. per caduna
onza, a resone de libr. cinque per ducato et fin a tanto chel
Ducato starà a Ibr. 5 imper. salvo chel sia licito al magistro
de Cecha comprarlo a più pretio comò li parirà ». L'argento
non si comperi « a più pretio de ducati sei doro per marco
dargento fino overo el valore cioè libre trenta imper. tanto
che lo ducato starà a libr. cinque imper. ». Divieto d'esportar
l'oro e l'argento u in pani, grane, verghe , bolzonaglie et mo-
nete bolzonate » fuori del Ducato.
i< Cadauna persona che condurà o farà condiire a questa
inclita città de Milano » oro e argento sarà tenuto « al intrare
de le porte » notificarlo « ali officiali Deputati per lo ma-
gistro de cecha » sotto le penalità di multe e confische.
Si ordina inoltre u chel magistro de la Cecha sia obligato
a dare la mità del oro et argento che li sarà consignato
utsupra a li batiloro, batifoglie, fabri e tira oro per uso de li
exercitij loro « Onde assicurarsi la consegna di detta metà sarà
in facoltà « dessi mercadanti de potere ellegere" uno de li
ot filiali regij in essa cecha per contrascriptore quale habia a
86 KMII.IO MOTTA

scrivere et lenire cuncto de luto loro et argento li venirà et


sera consignato ala giornata. "
Ancora si ordina « chel dicto Mag.ro de Cecha, sia obligato
a comprare tutto lo argento et oro che se portarà alla dieta
Cecha, quale se debia pagare infra lo termino de deci di , et
non pagandolo in dicto termino incorra la pena de soldi vinti
per marcho.
« Anchora perchè se ha vera notitia che ocultamente se
manda fora da questa inclita cita et ducal dominio gran quan-
tità doro et argento imbaiato in le balle de le mercantie, per la
presente crida se fa bando et comandamento che li ligatori
da balle ni altre persone possino imballare né fare imballare
né oro né argento de qualunche sorte senza special licentia in
scriptis concesse... sotto pena de ducati cinquanta per balla,
et non havendo modo de pagare li siano dato squassi doi de
corda in pubblico ».
Nessuna persona « possa lenire bancheli in la cita , et
ducal dominio de Milano per comprare monete aut argento
senza special licentia.
u Anchora perché è venuto a noticia essere portati in sta
inclyta cita et Dominio de Milano granda quantità de Cagnotti
quali se spendano soldi tri, Arlabassi a soldi quatro e mezo,
et Grossi bolognesi a soldi se}': quale tute monete per li
assagij facti in la Regia Cecha de Milano se sono trovati essere
de minore bontà de quello doverebeno essere » a togliere l'oc-
casione diaccrescimento dell'oro, si ordina " che dicti Arlabassi,
Cagnoni e Grossi bolognesi, intendendo che non siano toxati,
se possino spendere al corso suo solito fin a mesi dui prox.i
dopoi la fabricatione dela presente crida, talmente però che
in qualunche pagamento che sia da libre 400 in giuso non se
possa dare de diete valute salvo che la quarta parte et non
più: et da libre quatrocento in suso non se possa dare salvo
libre ducento imper. et non più, et ancora che habiano termine
de giorni quindeci de più a poterli spendere al dicto corso
solito. Declarando che in li dicti giorni quindeci immediate
sequenti ali dicti dui mesi, niuno se intenda essere astricto a
receverli contro la sua voluntà et passati li dicti termini se
comanda che ninna persona non presuma spendere né rece-
vere dicti pezi de monete se non a denari tri manco per
pezo videlicet li grossi bolognesi a soldi v dinari viiij, li Ar-
labas i a soldi iiij, dinari iij, li Cagnoni a soldi ij, din. viiij.
" .anchora per bavere inteso essere alchuni homini de mala
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 87

sorte li quali non obstante la prohibitione.... hano presumalo da


certo tempo in qua portare, introdure et dare corso nel do-
minio ducal de sua Mayestà certi soldini quali si dice essere fa-
bricati a Creniagnola, o vero a Salutio, et hano da uno canto
una croce, da laltro uno scuto cum laquila sopra li quali sono
de molto minore bontà che non sia el corso hano di presente
de dinari dodeci luno per non dare tropo jactura ali subditi
a bandirli in tutto, se permette che dicti soldini se possano
spendere et recever per dinari nove imperiali et non più
cadauno.
u Essendo anchora da pochi giorni in qua comparse in
questa inclita cita de Milano et dominio alcuni Grassoni da
sol.xxiiij et dinari sei luno novamente fabricati in Alamagna e
sopto il nome del Marchese Christoforo da Bada: et alcuni altri
grossi da soldi nove similmente sotto el nome del prefato
Sig." Marchese deli quali dinari essendone facto li debiti assagij
se sono trovati a manco bontà e valore de quello se li daseva
corso, il che quando se tollerasse seria grandissimo danno... »
si proibisce « che dicti grossi non habiano corso né se posseno
spendere ne recevere in alcuna parte del prefato Dominio ".

484. — 1521, maggio 6, Milano. — Capitoli in favore


della zecca di Milano [Reg. Panig., O. 256 t. — Argelati ,
De Monetis, II, 282].
Il Lautrec delibera e affitta « per viam provvixionis Do-
mino Aluysio Scacabarotio Cecham regiam Mediolani, eam
recipienti et acceptanti in conductionem per viam provixionis
utsupra cum eisdem capitulis et conventionibus ac condicio-
nibus et pactis cum quibus illam conduxit et habet ipse D. Aluy-
sius Scacabarotius presens conductor et hoc prò ilio tempore de
quo in conventione, videlicet ad annos tres cum dimidio prox.
venturos. Hoc addito quod omnibus tribuatur facultas et ampia
potestas emendi et vendendi aurum et argentum in ea quan-
titate et eo pretio quo et qua omnibus et singulis libuerit, et
prout melius poterunt. Ita tamen quod in casu venditionis ven-
datur habitantibus Mediolani ad finem ut non exeat civitatem
sub pena et ordinibus et proclamationibus contenta.
Et quod ubiconque et quomodocumque libuerit regie Maje-
stati reducere valorem ducati inferiorem quam nunc sit con-
teneatur laborare ad eam monetam dum tamen non reducatur
ducatus ad minorem valorem librarum quatuor et sold. tredecim
imper. etiam quod impresentiarum reduceretur.
88 EMILIO MOTTA

Et eo casii videlicet qiiod ducatus reducatur ad libras quatuor


et sold. tredecim solvat singulis annis scutta quinquecentum
agentibiis prò regia Camera.
Ac tencatur laborare in moneta usque ad valorem quadra-
gintaquinque mille ducatorum singulis annis in diversis valutis
juxta mandatum et in termino statuendo per 111. Dominum seu
Deputatos sub pena in ordinibus et decretis contenta w.

485. — 1521, luglio [o, Milano. — Grida di citazione


contro Francesco Minuti detto de Rebrici del fu Tomaso,
abitante in Pavia, inquisito per fabbricatore di monete fal.se
{Reg. Poìiig. W. 1 1. 566 t.J.

\']1I. FRANCESCO II SFORZA.

486. — 1522-1535. — Serie delle monete di Fran-


cesco II Sforza [Gnecchi, Monete di Milano, p. 108, e in
Riv. Hai. di ìiìiDiismatica, 1894, fase. I, pag. 56].

487. — 1522, aprile 24, Milano. — Prezzo dell'oro sotto


il giorno 24 aprile 1522 {Reg. Panig., P. 83. — Bellati. Mss].
Ducali d'oro larghi L. 5 s. 5.
Senti soleti L. 5 s. 2.
Fiorini de Reno L. 3 s. 15.
Rogorini L. 5 s. 3.
Sciiti novi L. 4 s. 4.
Testoni ducali L. i s. 5 d. 6.
Mozanighi et Troni L. — s. 17 d. —

488. — 1522, maggio 28, Milano. — Conferma di certe


ordinanze intorno alle monete ed al loro corso quali quelle
del divieto di trabuccare e tosare monete, di esportarle dal
ducato e di recarsi a lavorare in zecche forastiere [Reg.
Panig., P. 94 t. - Bellati, Mss].
UOCfMt.NTI VlSCOMtO-SKUKZLSCHl, ECC. ?9 '

La tariffa come segue :


Ducati larghi habiano corso L. 5 s. 5.
Sciiti soleti L. 5 s. 2.
Fiorini de Reno L. 33. 16.
Kogorini L. 5 s. 3.
Scuti tiovi L. 4 s. 4.
Testoni lineali L. i s. 5 d. 6.
Testoni Savòyni L. i s. 5.
Testoni de Monferrato L. i s. 2.
Moceniglii et Troni s. 17.

489. - 1522, settembre 15, Pavia. — Decreto relativo


alle monete e sul valore dell'oro e dell'argento f AV^. Pani^'.,
P. 119 t. — Bellati, Mss.].
Si dà il bando a tutte le monete « cosi de oro come de
argento fabricate nela Cecha di Casale, »> le quali monete rimo
« ducati larghi, Scuti da laquila, Grossi da soidi nove appel-
lati Coruoni, Grassoni, Parpajolc da soldi due, et da soldo
uno et dinari sei. Soldini ».
Bando parimenti a tutte le valute della zecca di Desana.
u Item tute le parpajole da soldo uno denari sei, et soldini
dal cimerò perchè sono de manco bontate et peso del suo
solito se da termine ad caduna persona, sino ad quindeci giorni
del mese de octobre pro.x. ad poterli spendere et recevere,
cicè le parpajole a soldo uno, dinari tri, et li soldini a dinari
novi, et li cornoni novi et vechij similiter se possano spendere
et portare via fino ad dicto termino de giorni quindeci de
octobre pro.ximo al solito corso, et passato dicto termino non
se possano tenere in casa, spendere ne portare fora dele ci-
tate né nel dominio; et se concede che le possano portare in
cecha et gii serano pagate quello valerano secondo la bon-
tnte sua n.
Item banditi i k grossi fiorentini da soldi nove per cadimo
quali sono più grandi et piii ligeri de li altri. Perchè si sono
trovati ligeri et de minore bontate de li altri vechij perchè sono
fabricati falsi fora de la Cecha di Fiorenza.
u Item perché se sono trovati fiorini da Reno, ducati et scuti
de diverse sorte, et grossniii da soldi vinticinque, denari sei
et grossi da soldi decesepte luno, et altre monete quale sono
in parte false et in parte abasse, si fa publica crida che ognuno
se aguarda bene nel recevere tal oro, et moneta, et non ha-
KMILIO MOTTA

90
vendone cognitione mandano ala Cecha de Milano, o vero ali
banchi et bandirti " pena le solite confische e multe.
(. Item a ciò che le citate et altri loci del Ducal dominio non
habiano a patire detrimento se fa noto et manifesto che ne la
ceca de Milano de predente se fahricano valute nove da soldi tri
et denari sci limo a quello stampo che sera ordinato per lo
111.'"" Sig.''*' Duca et in breve se retirerà el Ducato a libre
cinque, et le altre valute ala rata del dicto Ducato ».
Confermato il divieto di traboccare monete, e di abusi di
corruzioni da parte di ufficiali delle monete con bottegai.
u Item perchè // grossono de Milano se bate de niegliore
bontà che gli altri grossoni, et secondo li ordini vechij si trova
che quatro grossoni de Milano et soldi dui fano uno ducato
doro; et per questo li dicti grossoni de Milano si asportano
fuora del Ducal Dominio in grande detrimento dela patria »
si ordina n che epsi grossoni de Milano si possono spendere
et reccvere a soldi vinticinquc: dinari sei, et li altri a soldi
viuticinque e dinari tre luno, sino a tanto si farà altra ordi-
natione circa lo abassare la quale se farà in breve, et questo
incomenzando ali dicti giorni quindeci de octobre, et per la pre-
sente crida se fa noticia ad caduna persona corno le peze doro
al dicto termino de giorni quindeci de octobre se abasserano
de pretio, et se haverano ad spendere ad uno soldo mancho
per pezo, conio qua de sotto è annotato, videlicet :
Ducali larghi a libr. cinque soldi quatro.
Ducati Rogorini a libr. cinque soldi dui.
Scuti soleti a libr. cinque soldi uno.
Corone de l'ranza a libr. quatro soldi deceocto.
Fiorini de Rhcno a libr. tre soldi sedece ".

Divieto d'importazione e spendizione delle monete delle zecche


forastiere di Casale, Crevacuore, Mirandola, Saluzzo, Desana,
Messerano, Torino^ Concordia, Carmagnola e Chivasso.
I denari « appellati Cagnoni et parpajole de Pranza sarano
reducto a manco pretio fra pochi dì, perchè si trovano dicti
Cagnoni per la magior parte reniondati, et le parpajole bone
essere disfacte «.
Divieto di tenere « bancheti per comprar oro aut argento «
in Milano o nel ducato " senza special licentia del Magistro
de la Cecha de Milano ".

490. - 1522, ottobre 14, Milano. — Decreto di pro-


roga .sulle monete [Rrg. Pmiig., P. 124. — Bellati, Mss.].
DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. QI

Proroga sino alle calende di novembre delle tariffe stabilite


nella precedente grida « per non essersi anchora sino allhora
presente possuto finire la fabrica de li stampi, con li quali se
havevano ad lare valute nove •>. Passato il qual termine di
calende novembre « se declara essere abassato lo pretio de
dicto oro videlicet soldo uno per pezo ciimo in dieta prece-
dente crida se contene ".

491. - 1523, 8:ennaio 24, Milano. - Conferma della


grida sulle monete d'oro e d'argento [Rrg. Paiii'if., P. 132 t.
— Be/laii, Mss.].

492. — 1524. — Monete ossiDioNAi.i di Pavia. " Ceterum


cum necesse esset Germanis stipendia menstrua persolvi,
non parcitum est argento sacro profanoque, ex quo pecunia
poliangula signata est, cuius haec erat inscriptio in parte
una: Caesariani Paimae Omsessi ; in parte aitera mhxxiv „.
[Gaitdentii Mentlac suae aetatis rerum gestaruin libri septem,
in " Biblioteca historica Italica „. Mediolani, 1876, p. 93].
Per le monete ossidionali pavesi, cfr. per citare la fonte più
recente e più autorevole il Fiiauibillti , Monete di Pavia ,
474. Tra le fi^nti più antiche vodi Lurkin-; (job. jacobus).
Sylloge Nuniismatum Klegantioruni ect. | .Vrgentinae, typis Rep-
pianis, 1620, p. 53] (86|.

493. — 1524, ottobre i, Milano. — Decreto per il bando di


certe monete fabbricate nelle zecche di Casale , Messerano,
Desana e Mirandola [Rcir. Panii:;., P. -202 t. - Ihllati, Mss.].
Bando « dei dinari appellati da Cornoni dui, sive da Cova-
loti tri fabricati ne la cecha de Casale, Misserano et Desana,
quali pensandosi non fosseno fatte in le ceche predicte per la
varietntc nova del slaiii/>o, se spendevano per el ducale dominio
per soldi vinti e ale volte per grossono uno per caduno in
gran detrimento de la ducale Camera ».
Banditi inoltre i .< ducali doppij et etiam li ducali da uno
ducato intitolati de la Mirandola » pel danno causato « tanto
circa la loro bontà quanto in lo peso " E conferma ^dei pre-

(86) Ivi pure, p. 59. per le iiioiiclc casticiisi di Cremona dcll'a. 1526.
KMll.ll) MOTTA

92
cedenti divieti d'importar monete di dette zecche forastiere o
di recarvisi.

494. -- 1524, dicembre 23, Milano. — Decreto relativo


a certe monete nuove bandite [Reg. Panig. P. 2191. —
Rellatì, Mss.].
Conferma del precedente bando per riguardo ai conioui e
cavallotti; e nuova bandita n di dinari novi appellati arlahassi
quali hano da uno canto uno scuto traversato zoè la parte de
sotto solio, et quella di sopra gargiato con una aquila de sopra con
due teste et da una banda del scuto preditto uno B et da laltra
una M. Et da laltra parte del dinaro una Croce con quatro fiori,
quali dinari havevano corso per soldi 4 et dinari 6 luno, del stampo
di Casale Monteferrato ».
Bandite anche le fiarpajo/c false, ora comparse sul mercato,
" quale non sono fabricate in cecha ".

495. — 1525, settembre 29. Milano. — Si concede a


Maffeo da Givate, orefice e medaglista, di recarsi presso
Alosio Tizzoni , signore di Desana, a dirigere quella zecca
[Registro ducale n. 80 fol. 119 t. — Gazzetta Numismatica
di Como, a. VI, 1886, n. 12] (87).

Franciscus etc. Essendo prohibito così per decreti corno per


cride ultimamente fatte che alchuno nostro subdilo possi an-
dare ad lavorare fora dil Dominio nostro né exercire, admi-
nistrare o dare adiuto in alchuna cecha (zecca) forestera, et
essendo stati ricercati dal Magnifico D. Aluysio Ticiono Si-
gnore de Desana ad concedere che Mapheo da Clivate possa
andare et administrare a Desana la Cecha sua, et etiam in
altre ceche comò meglio parerà a dicto Mapheo. Et volendo
noi gratificare epso Sig."''' di Desana, per tenore de le presente
concedemo libera et ampia licencia a ditto Mapheo che possa
andare tute et impune et attendere a tale administratione, et
governo comò meglio li parerà con potere etiam fare condure
ogni instrumento conveniente al officio suo, modo non faccia
transportare oro né argento fora del Dominio nostro, né con-
dure aut fare condure alcune valute forastere, contra la forma

(87) Per 11 da Givate cfr. retro il n. 471, doc, 9 dicembre 1517.


DOCUMENTI VISCONTEO-SKORZESCflI, ECC. 93

depse nostre cride et ordini, et che epso Mapheo sia tenuto,


facendo nui lavorare nela Cecha de Milano, et essendo da noi
o nostri Agenti requisito, a ritornare. Mandando a tutti li of-
ficiali et subditi nostri ad chi spectarà che observino et facciano
observare le presente, non obstante cosa alcuna in contrario.
Dat. Mediolani xxviiij septembris MDXXV.
Visa Moiottiis
u Barth. Rozottii.'i >'.

496. — 1525, luglio IO, Trezzo. — Grida di bando contro


i cornotii ed i doppi conioiii di Piacenza e Parma [Arch. di
Stato. Gridario, grida a stampa. — Bellati, Mss. cit.].
« Essendo pervenuto ad notitia... come li ordini et decreti
facti circha le monete et pubblicati per pubbliche cride p)ocho
si observano et maxime fora... de Milano " si ripubblicano i già
emanati, a principiare da quelli in data 28 maggio 1522, venendo,
a quelli 23 settembre 1522, 26 gennaio 1523, i ottobre 1524
dando il bando alla « grande copia de Coinoiii novi da soldi
novi, et dopa Cornoni da soldi xviij de diversi stampi et di-
nari da soldi iij quali dinari da soldi iij sono facti et fabricati
a Piaxenza et Parma, quali facti li debiti asagij... « si trova-
rono u di niancho bontate di quello dovevano essere ». Per-
donando, se denunciati entro quindici giorni al maestro della
zecca, a coloro che avessero « adiutato a condure in queste
parte de tal valuta, » o si fossero « intromisso in ceche fo-
rastere ».
E u non intendendo per le suprascripte reyteratione facte
per le presente cride derrogare ale suprascripte cride ma più
presto de agiungere rasone ad rasone et non partir.se de
quelle ». Col seguente prezzo dell'oro :
Ducati larghi per lib. v, .soldi iiij.
Ducati roiroriui per lib. v, soldi ij.
Scuti dal Mite per lib. v, soldi i.
Corone de Pranza per libr. iiij, soldi xviij.
Fiorini de Reno per lib. iij, soldi xvj.

497. — 1525, ottobre 7, Milano. — Decreto .sulle mo-


nete [f^fg. Panig., P. 264. ~ Gridario. — Bellati, Mss. .
Conferma dei divieti di spendere monete di zecche forastiere
od erose. Non ostante le precedenti gride, essere « portata
grande quantità de dinari da soldi cinque appellati nini Jiilij
9+ EMILIO MOTTA

fabricati in diverse Ceche, quali facti li debiti asagij valeno


assai manclio del loro debito corso, et maxime quelli fabricati
nela Cecha de Bologna, Piasenza, Parma et Modena » sicché
si ordina il bando completo di quelli « fabricati in diete ceche,
cioè Piasenza, Parma, Modena et Bologna, quasi tutti ad una
medema conformità in modo che saria difficile alla magior parte
cognoscere quelli fabricati in la Cecha de Roma, quali sino ad
questhora sono fabricati boni ". Termine 8 giorni ad espor-
tarle dal dominio ducale.

49B. — 1526, febbraio 15, Milano. — Ripetizione delle


gride e degli ordini in merito alle monete [Rcg. Panig., P. P.
6. — Bellati, Mss.].

Conferma in ispecie delle gride dell'ottobre 1524 e 1525 , e


delle penalità contro gli spenditori di monete false e gl'im-
portatori di monete di zecche straniere.

499. — 1527, febbraio 16. — Trebbia pres.so Piacenza.


Privilegio di zecca a favore del conte Filippo Tornielli per
Desana [Trivulziana, Cod. n. 1618, fol. 41. — Riv. ital. di
Nuni. 1894, fase. Ili, p. 401].

500. — 1527, febbraio 19, Milano. — Grida relativa


alle monete {Rcg. Panig., P. P. 41. — Be//aù',Mss].
Contro il dispositivo delle precedenti gride del febbraio del-
l'anno pross. pass. « di novo sono comparsi certi g>-ossoni da
soldi decepste de diversi stampi, quali fatti li debiti assagij
valeno solum soldi tredeci, et denari sei per caduno, et anchora
sono comparsi de dicti denari da soldi decesepte fabricati nela
cecha de Messerano, quali hano da uno canto una Aquila, et
da laltra uno homo armato in pede... valeno solum soldi septe
per caduno ». Siano bandite, confermando il divieto di circo-
lazione delle monete uscite dalle officine di Casale, Saluzzo,
Messerano, Desana, Torino, Chivasso, Carmagnola, Mirandola,
Crevacuore, Concordia, Piacenza, e Parma.
Si conferma, assieme agli altri capitoli per adulterazioni, ecc.
« uno capitolo quale prohibisse che non si possa spendere ne
recevere alchune monete nove così de oro comò de argento
de qualunque sorte voglia se sia, per il qual capitalo se in-
tende che anche quelle monete nove de Belinzona ne daltre Ceche
prohibite, non se possono spendere né recevere, né tenere, et
DOCUMENTI VlbCONltro -SKOKZESCHI, IXC. 95

come più ampiamente in diete Gride è manifesto ». Grida pub-


blicata ai 19 marzo.

501. — 1527, novembre 15, Milano. — Grida relativa


alle monete [Reg. Panig., P. P. 75. — Bellati, Mss.].
Crescendo i disordini e l'aumento dell'oro e dell'argento per
lo spendere di valute proibite, si proclama che nessuno « pre-
suma spendere né recevere il ducato largito più di libre cinque
et soldi tri imp., et il Reno per libre tre, soldi dece septe imp. ».
Confermati gli altri bandi di monete.

502. ^ 1528, gennaio 4, Milano. — Grida che regola


il corso delle monete [Rig. Panig., P. P. 94. — Bellàti, Mss.].
« Considerando.... la corruptela et gran abusione ac danni
che. succedono... per il perseverare in questo dominio il spen-
dere dele monete fabricate, et che se fabricano in le ceche
forastiere, quale se fabricano senza ordine né metta alcuna,
per le quale se causa non solo lo augniento che fa de giorno
in giorno il corso del oro, ma che li argenti quali doveriano
essere portati a questa inclita città per bixogno delli lavoreri
del oro fillato et de altro beneffitio depsa et etiam per fare
fabricare le bone monete in questa cecha de Milano, sono ex-
portati adiete ceche adulterine.... », acciochè ■< el male non
vada più inanze.... per la presente fa pubblica crida et coman-
damento, che tutti quelli grossi appellati vulgarmente bianchoni
de qualuncha sorte volia se sia, et fabricati in quale se volia
cecha, cosi da s. .wij comò da s. xvj se possano spendere et
recevere per il corso solito per insino a uno mese proximo
Evenire, ma passato dicto termine, non sia persona che ardisca
ne presuma spenderli per più de s. xv per caduno per insino
a dui mesi alora seguenti. Reservando li bianconi di Monte-
ferrato, quali hano da una parte uno sancto assetato et da
laltra una aquila con doe teste, et uno scudazolio in el pecto
a dieta aquila, et queli quali hano una croce grande da una
parte, et da laltra uno scudo con lamia de Monferrato, quali
ex nunc et de presente non se possano per pretio alcuno spen-
dere... per esseie trovato dicti bianchoni de Monferrato valere
manco de soldi dece per caduno depsi ».
Passati i due mesi sopra indicati, bandite tutte le qualità dei
bianconi « perchè sua Ex.tia [// governatore] ha principiato a
fare fabricare questa cecha de Milano ».
Il M pretio et corso del oro » il seguente:
Qg t.MILIO MOTTA

„ Li ducali larghi L. 5 s. 15-


Li ^cndi dal M>lc L. 5 s. 12.
Li ^citdi Corona L. 5 s. 9.
Li ^ciidi uovi L. 4 s. 12.
Li Clonili da Reno L. 4 s. 2.
Li /;//(•(;// Rogar ini L. 5 s. J3.
Li Ti'stoni da Milano, Genua, Ferrara, Mantua et Alamagna
per soldi 18 limo. Et perchè li sono testoni fabricati in le ceche
de Pranza quali manchino assai de bontà et pexo de queli
fabricati a Milano, perhò non se habia a spendere né recevere
per adesso se non per sol. 25 per acaduno ".
Divieto di " lenire bancheti suxo la piaza del domo né in
altri loci in la presente città de Milano e comprare oro né
argento de ninna sorte, senza licentia del magistro di cecha
de Milano ".

503. — 1528, dicembre 22. — Mandatiim Francisci II


Sfortiae Vicecomitis Mediolani Ducis prò solutione pensionum,
ac stipendiorum Ofiìcialibus, et Ministris Status Mediolani
[Argelati, De Monetis, II, 274].
Non interessa direttamente la zecca di Milano, essendo un

dell'ul-
Sforza. delle paghe dei diversi addetti alla corte
elenco
puro timo

504. — 1528 - " Giustizia fatta .su la Piazza del Duomo,


furono abbruggiati n. 4 Spagnuoli Monetarii falsi „ [Ardi.
stor. lombardo, 1882, p. 460].

505. — 1529, febbraio i, Milano. — Grida che richiama


il divieto ai maestri o fabbricatori di monete di recarsi a
lavorare nelle officine estere. Gli assenti dovranno presen-
tarsi nel termine di sei giorni a G. Ambrogio Boltraffio ,
commi-ssario generale sopra le monete, pena la vita e la
confisca dei loro beni in caso di trasgressione [Bcllati, Mss.
citati, alla Braidense].

506. - 1529, febbraio i, Milano. — Grida di proroga


in merito al corso di certe monete [Reg. Pauig., P. P. 95 t.
- Bellati, Mss.J.
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHl, ECC. 97

" Perchè insino ad hora non si è possuto fabricare la quan-


tità de monete sufficiente " si proroga insino alle Caiende di
Marzo il termine di ricevere i bianchi da s. i6 e da s. 17 che
non si » potesseno spendere passato un mese se non per s. 15.
u Similmente se dà bando alli dinari mantiiaiti quali se
spendeno per den. 6 luno, per essere cativa valuta ".

507. — 1529, febbraio 25, Milano. — Grida sulle mo-


nete [Reg. Pmiig., P. P. 96. - Bellati, Mss.].
Non potendo ancora mandare ad esecuzione le precedenti
gride sui hiauchoni, e ciò « per varii et multiplici rispecti "
se ne proroga sino alle caiende di aprile il termine di spen-
dizione.
u Anchora perchè de novo sono comparsi certi bianchi facti
a Saluzo quali hano da uno canto una arma con la Corona
di sopra, con l'ordine de S. Michele, et in cerco Michael autem
et da laltra parte S. Constantio a cavallo, quali sono "de mi-
nore bontà dil solito; et anchora pare, che di novo si spendano
li mezo JnUj quali hano le balle, et li soldini de Saluzo, quali
hano da uno canto una croce et da laltra una arma con la-
quila de sopra, con le ale aperte, non obstante che altre volte
fossero bandite » si bandiscono del tutto dal ducato.

508. — 1529, agosto 4. — Appalto della zecca trivul-


ziana di Roveredo a Dionigi di Besson, lionese, per lo spazio
di anni sei [Gnccchi, Monete dei Trivulzio, pp. 47-49. -- Ta-
gliabile, Edavvero esistita la zecca di Mesocco? pp. 50-53].

509. — 1529, ottobre 15, Milano. ~ Grida relativa alle


monete [Reg. Panig., P. P. 102 t. — Bellati, Mss.].
Si conferma il divieto di spendere i bianchi per più di 15
soldi. « Et anchora acciò che non se multiplicano dicti bianchi
in el stato de Milano » si ordina « che tutti li suprascripti
bianchi permissi ad spendere siano bollati da qui a giorni quin-
deci prox. avenire, in questo modo cioè che tuti quelli bianchi
quali de presente se ritrovano ne la Cita de Milano et loci
circumvicini siano portati in dicto termine alla Cecha de Mi-
lano dove senza spe.xa sarano bolati ". Quelli ritrovati nei
territori di Novara, Pavia , Gallaratc , Como e suo vescovado
siano consegnati nelle mani dei rispettivi ReferendarJ e Capitani.
q8 e. motta - DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC.

n Et passato dicto termino de giorni quindeci non si possano


ditti bianchi non bollati spendere ne recevere », con conferma
del divieto d' introduzione di monete di zecche forastiere, ecc.
Tariffa delle monete d'oro e d'argento la seguente :
Ducati largiti per L. 6 s. 3.
n Rogar ini per L. 6 s. i.
Scuti del sole L. 6 s. —
Corone per L. 53. 17.
Senti da laquila per L. 5 s. —
Fiorini da Reno, et fiorini dargento per L. 4 s. io.
Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genova, Bologna, Tho-
deschi, et Portugalesi per chaduno de loro L. i s. 12.
Testoni de Pranza L. i s. io.
Mosenighi, seu Berlinghe et Troni L. i s. i.
Marcelli L. — s. io.
Arlabassi de Allamagna da s. 4 den. 6 per s. 5.
Luchexi da s. 4 par s. 5.
Luchexi da s. 2 d. 9 per s. 3.
Jullij papali per s. 11.
Fiorentini de s. 9 d. 11.
Bussoloti de Mantua et Ferrara s. 11.
Testoni de Genova de s. 32 per L. 2.
Li mezi testoni alla rata utsupra.
Grassoni da s. 20 fabrichati in la cecha de Milano per L. i s. i.
Grassoni da s. 20 con la testa del re Ludovico fabricati ut-
supra per L. I s. 5.
Li mesi grossi da s. io fabricati utsupra per s. 12 d. 6.
Li dinari da s. 7 fabricati utsupra per s. 8 d. 6.
Li dinari da s. 3 d. 6 fabricati utsupra per s. 4 d. 3.
Li Ambrosini fabricati utsupra per s. 8.
Grossi da s. 3 fabricati utsupra per s. 4.
u Et perchè novamente sono comparsi certi bianchi quali
hanno da una parte una testa et da laltra larma trivulcescha
quali sono de mancho bontà et etiam de mancho pexo de li
altri, perhò se li dà bando ».
Emilio Motta.

(Continua).
Bibliografia namismatica
DI

GIANGIACOMO DE' MEDICI


CASTELLANO DI MUSSO

La presente nota, compilata dal solo punto di vista nu-


mismatico, èil risultato d'una cernita fra i titoli bibliografici
d'indole generica che componevano un mio recente saggio
su Giangiacomo de' Medici considerato nel decennio in cui
fu castellano di Musso.
I titoli generici che m'era riuscito di raccogliere allora
oltrepassavano le quattro centinaia ; questa nota invece, di
carattere tanto più ristretto, varca di poco il quarto di quel
numero ; anche per essa, ad ogni modo, non posso che in-
vocare indulgenza
r del lettore e rivolgergli la viva preghiera
di additarmi le lacune che gli risultassero (particolarmente
fra i cataloghi di collezioni pubbliche o private) in questo
primo e necessariamente manchevole tentativo di preparare
i materiali per un commento numismatico alle biografie del
Medeghino.
Solone Ambrosoll
AVVERTENZE.
I titoli sono disposti in ordine cronologico.

L'asterisco * indica le pubblicazioni che recano disegni di mo-


nete del Medici.
BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI lOI

a) PUBBLICAZIONI NUMISMATICHE.

' Reformatto moHclaniiii aiirt et argenti in ditioiie citramont.


illustriss. domino Saò. duci subdita.
Taurini, 1529, tav. in fol.
(al n. 13).

* Argelatus (Philippusl. De inonetis [taliae disserlationes. T. III.


Mediolani, 1750.
(a pag. 74 delle Additioiies, con disegno alla tavola Xll|.

* Cari.i-Rubbi (Gianrinaldo). Delle monete e dell' iiistitiizione delie


Zecche Mantova,
d'Italia.1754. Tomo primo.

(a pag. 215-16 e 230; con disegno di moneta alla tav. II, n. io).

* Sellati (F'rancesco). Dissertazione sopra varie antiche mo-


nete inedite spettanti all'austriaca Lombardia, con alcune correzioni
ed utili osservazioni ad altre già pubblicate.
Milano, Antonio Agnelli, regio stampatore, 1775.
(a pag. 18-19, con due disegni di monete |.

Zanetti (Guid'Antoniol. Nuova raccolta delle .Monete e Zecche


d'Italia. Tomo V.
Bol(»irna, stamperia di Lelio d-illa \'olpe, i jHg.
(a pag. 122-23, '" notai.

Akfò (Ireneo). La Zecca e Moneta parmigiana illustrata, opera


di annotazioni accresciuta e data in luce da Guid'Antonio Zanetti.
Parma, presso Filippo Carmignani, 1788 (ma Bologna, 1789; cfr. -Seletti, Ln città
di Bussflo, Milano, 1883, voi. Ili, a pag. 1791.

(a pag. 122-23, '■'' nota).


Mazzlicchelli (Pietro). Informazione sopra le Zecche e le Mo-
nete di Gian Giacomo Trivulzio. In Dell' istoria intorno alle mili-
tari imprese e alla vita di Gian-Jacopo Trivulzio detto il Magno,
di Carlo de' Rosmini.
Milano, tipografia Giov. Gius. Deatelanis, 1815.

(a pag. 353-55)-
Ramus. Catalogus nuiniiiorunt, etc.
Hafniae, i8[6.
(al n. 13).
SOLONE AMBROSOLI

Medaglie e monete procedenti dal Museo del conte Costanzo


Taverna.
Milano, dalla Soc. tipogr. de* Classici ital., 1843.
(a pag. 16).
Wei.lenheim (Leopold Welzl von). Verzeicliniss seiner Miitiz-
tind Medaillcn-Sammlung. II. Band, I. Abtheilung.
Wien, bei J. Bermann & Sohn, 1844.
(a pag. 313).

J^ARTHÉLEMY (J. B. A. A.). Nouvcau Manuel compiei de Numis-


matique du M^yen dge et moderne (Manuels Roret).
Paris, à la Librairie encyclopédique de Roret, s. a.
(a pag, 364).

MuoNi (Damiano). Elenco delle Zecche d' Italia dal Medio Evo
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Milano, Francesco Colombo, libraio-editore, 1858.
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Trachsel (C. F.). Die angeblichen Miinzen von Misocco im


IVellenheim' scìien Catalog. In Berlincr Blatter fiir Miinz-, Siegel-
und Wappenkunde, IV Band.

Rentzmann (Wilhelm). Numismatisches Legenden-Lexicon des


Mittelalters und dcr Neuzeit.
Berlin. Verlag von R. Wegentr, 1865 & 1866.
(Erster Theil, a pag. 102; zweiter Theil, a pag. 178).

Promis (Vincenzo). Tavole sinottiche delle monete battute in


Italia e da Italiani all' estero dal secolo VII a tutto T anno
MDCCCLXVIII.
Torino, Stamperia Reale, i86g.
(a pag. 90 e 138).

* MoRBio (Carlo). Monete ossidioiiali sconosciute di Volterra,


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(a pag. 240-42, con disegno di moneta).

* KuNz (Carlo). // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblio-


teca eMuseo di Padova. In Periodico di Numismatica e Sfragi-
stica, diretto dal marchese Carlo Strozzi; Anno I.
Firenze, i86g.

(a pag. 234-35, con disegno di moneta alla tav. X, n. 9).


BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI 103

* KoNz (Carlo). // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblio-


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Firenze, Tipografìa di M, Ricci, 1871 (Tipografia dell'Associazione, i86g).
(a pag. 37-38, con disegno di moneta alla tav. X, n. 9).
Tonini (F. P). Topografia generale delle Zecche italiane.
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* MoRBio (Carlo). Opere storico-numismatiche e descrizione il-


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Bologna, presso Gaetano Romagnoli, libraio-editore, 1870.
(a pag. 55-57, con disegno di moneta alla tavola II, n. 13 ; pag.
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Trachsel (C.-F.). Les atelier s monc'taires de la Fami Ile des


Trivulzio. In Revue de la Numismatiqiie belge, 5' sèrie, tome II.
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(a pag. 218).

MuoNi (Damiano). Archivi di Stato in Milano. Note sull'ori-


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particolari collezioni dell'autore.
Milano, tipografìa C. Molinari e C, 1874.
(a pag. 92).

* Rentzman (W.). Numismatisches ÌVappen-Lexicon des Mittel-


alters und der Neuzeit.
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(disegno dello stemma, alla tav. 3, n. 150).

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Como, Tipografìa provinciale Felice Ostinelli di C. A., 1878.
(a pag. 143-44, con disegno di moneta).
Ambrosoli (Solone). Zecche Italiane rappresentate nella raccolta
numismatica di Solone Ambrosoli, studente in Leggi.
Como, coi tipi di Carlo Franchi^ 1878.
(a pag. 7).

Catalogo
Roma. 1879.
(/.*) del Museo Bartolomeo Borghesi. Monete italiane.
(a pag. 83).

* Rovelli (Pietro). Monete e medaglie dell' Agro Comense.


(Estr. Como,
dal fase. 3° del Periodico della Società Storica Comense).
tip. prov. F. Ostinelli di C. A., 1879.
(a pag. 5-6, con disegno di moneta).
104
SOLONE AMBROSOLI

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la collcsione del Cav. Giancarlo Rossi, di Roma.
Roma, 1880.

(a pag. 211-12).

Ambrosoli (Solone). Zecche Italiane rappresentate nella raccolta


iinniismatica del Doti. Solone Ambrosoli.
Como, coi tipi di Carlo Franchi, 1881.
(a pag. 12).
Ambrosoli (Solone). Aggiunte alle Zecche Italiane rappresen-
tate nella raccolta numismatica del Dott. Solone Ambrosoli. In
Gazzetta Numismatica, anno 1, n. 12.
Como, coi tipi di Carlo Franchi, i88j.
(a pag. 59).

Wesener (F. J.). Catalog eincr Sammluiig italienischer Miinzen


aus dem Nachlasse des Cavaliere Carlo Morbio in Mailand.
Milncben, l)ei Theodor Ackerinann, k, Hofbuchh.'lndler, 1882.
(a pag. 168).

Catalogo di monete italiane, itrbiche, pontificie, medievali e


moderne.
Roma {ma Camerino, tip. succ. Borgarclli), 1883.
(a pag. 73).

CoUectio Montcnuovo. [Catalogo di vendita delia collezione nu-


mismatica già appartenente al Principe di Montenuovo|.
Franktuit ain Main, l88j.
(a pag. 265).

Catalogo della collezione Angelo Remedi, di Sarcana.


Milano, tipografia Luigi dì Giacomo Pirola, 1884.
(a pag. 213, n. 1971).

Catalogo delle monete componenti la collezione del signor


Amilcare Ancona.
Milano, tipografia Luigi di Gi.icomo Piiola, 1&84.
(a pag. 295, n. 3356).

MuoNi (Damianol. Elenco delle Zecche d'Italia dal Medio Evo


iiisino a noi. Seconda ediz., in Gazzetta Numismatica, anno V, n. 7.
Como, 1885.
(a pag. 50).

Catalogo della collezione Agujari di Trieste.


Milano, tiflografia Luigi di Glaconjo Pirola, 1855.
(^ pag- 95)-
BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA UI GIA.NGlACOMu DE MEDICI I05

Bazzi (G.) e Santoni (M.)- Vademecifii del raccoglitore di mo-


nete italiane, ossia Repertorio nuinisinatico che ne contiene i motti
e gli em'tlemi, i signori, i fcuiatari e le loro secche, la bibliografia
ed altre molte indicazioni.
Camerino, tipografia e litografia Mercuri, t836.
(a pag. loi, 151 e 162).

Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale.


Milano, fratelli Duraolard, i88ó.
(a pag. 39).

MuoNi (D.Tiniano). Elenco delle Zechi' d'Italia dal Medio Evo


insino a noi. Seconda edizione. (Estratto dalla Gazzetta Numisma-
tica.)
Como, tipografia di Carlo Franchi, i8tì6.
(a pag. 44).
Gnecchi (Francesco ed Ercolel. Le monete dei Trivulzio.
Milano, fratelli Dumolard, 1887.
(a pag. XXV- VI e 19).
Catalogo della collesione A. Cantoni, di Milano.
Milano, tipografia Luigi di Giacomo Pirolai 1887
(a pag. loi).
Catalogo di monete antiche italiane in vendita presso Augusto
Sacchi, Como.
Como, tip. Bellasi e Bazzoro, i8tìS.
(a pag. 73).

Gnecchi (Francesco ed Ercolel. Saggio di bibliografia numis-


matica delle Zecche italiane medioevali e moderne.
Milano, Lodovico Felice Cogtìati, tipugrafo-eiìitore, 1B89.
^a pag- 158-59 e 236-37).
Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale.
Seconda edizione.
Milano, tipogr. L. F. Cogliati, 1889.
(a pag. 45 e 53).

Catalogo della collezione del signor Alessandro Pasi, di Fer-


rara.
Firenze, 1889.

(a pag. 175-76).
Museo [Civico) di Como, Cataloghi per cura della Commis-
sione ordinatrice: Raccolta .Imbrosoli, Parte prima, Zecche Italiaue.
Como, tipogralia Cirio Franchi di A. Vismara, 1890.
(a pag. 12).
SUl.lJ.NK AMBUUSOl.I

Tagliahue (Emilio). È davvero esistita la zecca di Mesocco?


In Rivista Italiana di Nniìiisiiiatica, Anno III, fase. III.

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Blaxchkt (J.-i\.drien|. Nouvcau Manuel de Nnniisniatique da
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Paris, Librairie eiicj-clop. de Roret, 1890.
(a pag. 241).

* Amiìrosoli (Solone). Ntiinisinatica (Manuali Hoepli).


Milnno. Ulrico Hoepli editore-libraio della Real Casa, 1891.
(a pag. 122, .:on di.segno dello stemma alla tavola III, n. 44).

Catalogo di monete antiche italiane in vendita presso Miglio


Francesco, Como.
Como, tip. Heilasi e lìazzoro, 1893 [1892].

(a pag. IO).

Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale.


Terza edizione.
INIilaiio, Tipografia L. F. Cogliati, 1891.

(a pag. 46 e 55).

Catalogo della collezione Preir.


Milano, Tipografia Luigi di Giacomo Pirola, 1894.
(a pag. 80, n. 1424).

M.VRiANi (M[ariano]). Cenni intorno al Medagliere [Zecche ita-


liane) dell' Istituto Civico Bonetta in Pavia. In Bollettino Storico
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Pavia, premiata tipografia fratelli Fusi, 1894.
('1 pag- 57-)

Ambrosoli (Solone). Manuale di Numismatica (Manuali


llocpli). Seconda edizione corretta ed accresciuta.
Milano, Ulrico Hoepli editore-libraio della Real Casa, 1895

(a pag 160, con disegno dello stemma alla tavola III, n. 44).
bl SCRITTI DI VARIO ARGOMENTO,
ma che accennano alle monete del Medeghino.

Trattato concluso, a nome dell' Imperatori', da Antonio de Levva,


con G. Giacomo de' Medici, castellano di Masso, relativamente a
quel castello ed ai paesi che ne dip-niono. Pioltellu, 31 marzo 1528.
Gap. X. — ■ " .... li concederà ampio Privilegio di potere bat-
tere denari nei castello de Musso. "
Codice TrivuUi.ino, n. 1523.

Mi3S.AGLi.\ (Marc'Antonio). l'ila di Gio. Jacomo Medici, mar-


chese di Marignano, valorosissimo, et invittissimo capitan generale.
Milano, per Pietromartire Locami, '.t (<irol.^ino Bordoni, iGo^.

Giovio (Giambatistal. Lettere Lariane.


Como, presbO l'asquale Ostinelli, 180}

B.\/./.oNi (Giambatti,sta). Falco della Rupe o la Guerra di Musso.


Racconto storico.
Milano, presso Ant. Fort. Stella e fi^li, iSjij

Giovio (Gianibatista). Lettere Lariane, con aggiunte.


Como, per 1 fr.ttelli Cialiinberti er<-di Capiaui, iHi;.

Can"tù (Cesarci. Storia della Città e //ella Diocesi di Como.


Volume secondo.
Como, presso i iì^\'\ di Cirlaritoriio (Jitirielli, li[v)^rafi provinciali, 1831.

Mo.wi (Maurizio). Storia di Como. \'ol. II.


In Como, co' torchi di C. Pietro Ostiil-.H', i8;i.

Bazzoni (Giambattista!. Falco della Rupe o la Guerra di Afusso.


Racconto storico. Edizione terza riveduta dall'autore.
Milano, presso .-V. F. Stella e n>;li, l8j[.

Bazzoni (Giambattista). Falco della Rupe, o la Guerra di Musso.


Racconto storico.
\'igevano, tip. Marzoni, 1834.

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Milano, prt;s.;o Santo Brav -tta tipogr.t folih-aio, 18^6.
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Tempi moderni. Storia Universale, Terza edizione; Tomo XV
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X\'. presso
Parte G. I.Pomba e Comp., 1B45.

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In Como, presso i figli di C. A. Ostinelli, 1846.

Teatro araldico ovvero Raccolta generale delle armi ed insegne


gentilizie delle piti illustri e nobili Casate che esisterono un tempo
e che tuttora fioriscono in tutta Italia, illustrate con relative gè-
ncalogico-storiche nozioni da L. Tettoni e F. Saladini. Volume
sesto, famiglia Medici marchesi di Marignano.
Milano, coi tipi di Claudio Wilmant, 1846.

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Tomo II. Biografìe per corredo alla Storia Universale, Terza
edizione. Tomo secondo.
Torino, presso G. Pomba e C. edit., 1847.

Cantù (Ignazio). Le vicende della Brianza e dei paesi circon-


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Milano, presso \.\ tipografi t di Giuseppe Redaelli, 1B53.

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Milano, presso l'editore-libraio Francesco Colombo, 1854.

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Lecco, tip. Corti, 1855.

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Firenze, Felice Le Mounier, 1856

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riveduta dall'autore. Tomo nono, Libro deciuioquinto, cap. VI.
Torino, Unione tipografico-editrice, 1857.
BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI IO9

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Milano, Fr.incesco Colombo, libr-iio-editore, 185B.

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Milano, presso l'editore Luigi Ronclr', 1859.

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Leghe. Memoria letta nelle adunanze 13 febbraio, 20 marzo e 16
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Milano, tipografia già Boniotti diretta da Fr.^ncesco Gareflì, 1863.

Ca.ntù (Cesare). Storia di Como. In Storie minori. Volume


primo.
Torino, dall'Unione tipografico-editrice, 1864.

Cantù (Cesare). La Brianza. In .Storie minori. Volume primo.


Torino, dall'Unione tipografico-editrice, 1864.

Cantù (Cesare). Storia di Afilano. In Storie niinori. Volume


secondo.
Torino, dall'Unione tipografico-editrice, 1864.

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Musso. Racconto storico. Quarta edizione milanese.
Milano, libreria di Francesco SanVÉlu, successore alla ditta Horroni e Scotti, 1857.

[Gentile (Antonio) e Turati (Pietrol]. Como ed il suo Lago.


Illustrazione storica, geografica e poetica del Lario e circostanti
paesi.
Como, dalla tipografia Giorgetti, 1858.

Descrizione (Nuova) del Regno Lombardo- Veneto. Edizione


Artaria.
Milano, presso Ferd. Artaria e fi^'li, editori, s. a.

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del giorno 25 giugno 1861).
[Milano), tipografia già Hoiiiotti diretta da F. Gareffi.

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Fabi (Massimo). Corografia d' Italia, ossia Gran Dizionari,.
storico-geograficostatistico delle città, borghi, villaggi, castelli, ecc.
della Penisola. \'olume secondo.
Milano, pre«so l'editore Francesco Pagnoni.

Bazzoni (Giambattista). Falco della Rupe 0 la Guerra di Musso


Racconto storico. Quinta edizione milanese.
Milano, libreria di Amalia Hettoni, 1868,
SOLONE AMBROSOLI

Balriani (Antonio). / figli di Renzo Tramaglino e di Lucia


Mondello. Romanzo storico.
Milano, Fr.incesco Paglioni, tipos^rafo-editoie, (872.

Balhiam (Antonio). / figli di Renzo Tramaglino e di Lucia


Mondella. Sèguito ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Mil.ino, stabilimento tipograHco dell'editore Francesco Paglioni, 187].

Calvi (Felice). // Patriziato Milanese, secondo nuovi docu-


menti deposti negli Archivi pubblici e privati. Seconda edizione,
completa e riveduta.
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Venini (Giacomo). // Lario dei nostri antenati. Descrizione


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Como, coi tipi di Carlo Franchi, 1877.

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Como, tipografia provinciale 1". Ostinelli di C. A., 1881.

Pozzi (Giovanni). Cenni storici delle città di Lecco e Barra.


Lecco, Vincenzo Andreotti, detto Busa//, editore (Milano, stabil. G. Civelli), 1884.

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lume quarto. Medici di Marignano.
Milano, Antonio Vallardi, editore, 1885
(alla tav. XV, Conii medicei delle zecche di Musso e di Lecco,
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Milano, Libreria Fratelli Dutiiolard (Tipografia del Patronato), 1888,

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Milano, tipogralia delio stabilimento di E, Sonzoj.'no.

Arrigoni (Giuseppe). Notizie storiche della Falsàssina e dei


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Lecco, tipografia editrice Fratelli Grassi, 1889.

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(con fotoincisione di moneta sul frontispizio).
NECROLOGIE

GIUSEPPE FIORELLI.

Nacciuc (llhise2)jìe JbUo-


t'clli in Napoli a 8 giugno
1823, ed in Napoli è morto
a 29 gL-niiajo i8g6. Appena
\entenne pubblicò le Osso-
vazioui sopra talune ìiionctc
rare di eittìi gr celie (1843),
a cui tennero dietro solleci-
tamente leMuìietc inedite del-
l' Italia antiea (1840) e gli An-
nali di Siniiisiiiatiea l\'ol. I,
Roma 1846; \'ol. II, Na-
poli 185 II. Onesti primi la-
vori meritamente lo levarono
in fama, sì che nel Congresso
degli scienziati a Genova nel
1846 tu eletto \'ice-presidente, e cjuasi al tempo stesso con
quei titoli consegui un uflicio ne!!' Amministrazione degli
scavi di I-'onipei. Tale utliciij deterininò (juella che, cronolo-
gicamente, fu la seconda, ma che |)oi divenne la sua più
alta vocazione: giacche egli fu Numismatico per primo im-
pulso, come dimostrano i suoi studi giovanili, ma principal-
mente è stato l'esploratore massimo di Pompei.
Benché avesse rivolta la mente cosi presto alla morta
città, passò altro tempo prima che ci potesse renderle i suoi
grandi servigi. Gli anni 1846-1848 gli servirono di raccogli-
mento edi preparazione; e in quel periodo ricade un fatto,
che prova la sua attività straordinaria e la grande perizia ac-
I1 , NECROLOGIE

quistata nella conoscenza delle monete antiche. Nel Meda-


gliere del Museo di Napoli stavano divise le monete secondo
la loro provenienza: Farnesiane, Borgiane, Pompei, raccolta
Arditi, Poli, dell'Università e moltissime altre. Volendo il Go-
verno sapere quale ricchezza scientifica si racchiudesse in
quei cento gruppi disordinatamente messi in sacchetti, armadi
e cassette, furono incaricati di riunire ed ordinare le monete
greche e romane il Fiorelli, e quelle del Medio Evo Giov.
Vincenzo Fusco. A metà via questi dovette per infermità ab-
bandonare illavoro, ed il Fiorelli rimasto solo presentò dopo
non più che un mese e mezzo l'Indice di tutte quante le mo-
nete, medaglie e suggelli, distribuito per città, popoli, re,
imperatori, pontelìci, dinasti, e dando per ogni linea di quel-
l'Indice ilnumero e il metallo dei pezzi.
Nella reazione, che imperversò dopo il 1848, fu imprigio-
nato per imputazione politica ; assolto poi dai giudici, ricu-
però la libertà, ma perdette il posto che aveva in Pompei.
Dalla vita grama, alla quale per ciò fu ridotto , lo tolse il
Conte di Siracusa, affidandogli lo scavo, che aveva allora
intrapreso nella necropoli di Cuma. Per illustrare i preziosi
monumenti, che da quelle tombe tornavano a luce, il Fiorelli
pubblicò una Notizia dei vasi dipinti rinvenuti a dima nel
MDCCCLV [, Napoli, 1857. Ma piìi che pel lavoro archeolo-
gico, si rese allora benemerito per l'influenza, che seppe ac-
quistare su quel principe di casa Borbone, ispirandogli sensi
di libertà e d'italianità. La quale influenza si riassume nelle
due famose lettere, che nell'agosto del 1860 il Conte di Si-
racusa scrisse a suo nipote il re di Napoli per indurlo a ri-
nunziare al trono, ed a X^ittorio Emanuele per fargli atto di
sudditanza.
Nominato nel dicembre del 1860 Ispettore degli scavi,
richiamò a nuova vita Pompei con una serie di riforme tec-
niche ed amministrative. Se l'esplorazione delle tombe di
Cuma era stata anch'essa rivolta, come allora usava, alla
semplice scoperta di vasi e di oggetti, il Fiorelli prepose al
diseppellimento di Pompei scopi scientifici e topografici. Fra
i suoi meriti maggiori sta l'avere aperto liberalmente agli
studiosi di ogni parte del mondo quel campo di ricerche,
mentre egli stesso vi attendeva con la sua alacrità consueta.
NKCROLOGIK 11 =

Stampò la serie dei rapporti officiali su quegli scavi, che da!


1748 va al 1860 [Pompeiaiiantm aiitiqiiitatnm ìiisturia, 3 voi.
1850-64;, scrisse un Giornale dci^li Scavi (i86i-65), una Rela-
zione su gli scavi di Pompei dcJ 1861 al iSj2 (Xapoli 1873),
una Descrizione di Pompei (1875I. La Rrlazioìic, in cui divinò
la forma primitiva della città, e stabili i criteri per la crono-
logia di quegli edifizi, contiene il lampo pii^i vivido del suo
ingegno, come il più splendido de' suoi trovamenti fu la im-
magine autentica ed impressionante, che seppe dare della ca-
tastrofe vesuviana, applicando agli scheletri il procedimento
della colatura del gesso, che li fa rivivere nelle forme e
nelle contrazioni della loro agonia. Fece di Pompei un centro
di studi, fondandovi col corredo di una Biblioteca una Scuola,
che poi, riformata e ampliata, migro in Roma dopo che l'I-
talia ebbe compiuta la sua unità nazionale.
Nella fine del 1863 il Fiorelli ebbe anche la Direzione
del Museo Nazionale, lasciando l'insegnamento dell'Archeo-
logia, che aveva tenuto nell'Università dal 29 ottobre 1860.
Non venne meno a se .stesso nel nuovo compito, anzi giu-
stificò largamente la molta aspettativa, da cui era preceduto
in quell'alto e contrastato .seggio. Meno innanzi di pari passo
il riordinamento delle collezioni, la stampa dei cataloghi scien-
tifici ela decorazione delle sale, perché fossero degne dei
tesori che racchiudevano. 1 Cataloghi comprendono, oltre la
Raccolta pornografica (18661, le Iscrizi(jni ([867-68) e le Armi
antiche (18691, quasi tutto il Medagliere, cioè:

Matrici, punzoni e conii della R. /^ecca (i866j


Collezione Santangelo, Monete greche (1866)
„ „ „ del Medio Evo (1867)
Museo Nazionale, Monete greche (1870)
„ „ „ romane (1870-71)
„ „ „ del Medio Evo e moderne (1872).

In una tavola dei Monumenti dell'Istituto l\'ol. \'III, tv.


48, Annali 1867, pg. 382) riunì le monete greche più pre-
gevoli della Collezione Santangelo. E pubblicò, anche nel
1867, una Relazione delle scoverte archeologiche fatte in Italia
dal 1846 al 1866.
Mentre Napoli aveva nel Museo Nazionale una delle più
X l6 NECROLOGIK

insigni raccolte di monumenti classici , mancava assoluta-


mente di un Museo locale; questa lacuna colmò il Fiorelli
fondando nella Certosa di S. Martino un Museo per i ricordi
patrii. La nuova istituzione, mentre cresce ogni giorno d'im-
portanza per quello che vi si va raccogliendo via via, ha
reso l'altro servigio anche pii^i prezioso di educare al rispetto
per le patrie memorie una popolazione, che per l' innanzi
troppo le aveva trascurate. Lo stesso amore per le cose
patrie lo indusse a fare nuove indagini sul perimetro della
Napoli greco romana, e a prendere una parte attiva nelle
Commissioni locali per la conservazione dei monumenti.
Questa vita del Fiorelli tutta intesa a Pompei, ai Musei
ed ai monumenti di Napoli venne interrotta dal Ministro Bonghi,
che volendo riordinare l'Amministrazione archeologica in
Italia, chiamò nel 1875 il Fiorelli a Roma, e lo mise a capo
della Direzione Generale da lui creata. \n questo campo tanto
vasto ed irto di difficoltà, egli portò la sua grande esperienza
e lo zelo consueto. Per la pubblicazione delle scoverte ar-
cheologiche diede vita alle Notizie degli Scavi, che dal 1876
andò di mese in mese comunicando alla R. Accademia dei
Lincei, e che senza dubbio sono il frutto piiì durevole della
sua Direzione Generale. Anche preziosi sono i quattro vo-
lumi di Documenti inediti per servire alla storia dei Musei
d' Italia (1878-1880).
Perduta quasi la vista, e tormentato da una infermità
indomabile, lasciò Roma e gli uffizi pubblici nel 1891, per
tornarsene in Napoli e vivere gli ultimi anni esclusivamente
per la sua famiglia. Aveva raccolto con l'operosità instancabile,
la specchiata onestà e i grandi servigi resi alla scienza ed
all' amministrazione tutti gli onori, che i Governi e le Acca-
demie concedono ai più illustri. Nell'opinione universale egli
è stato e resterà così strettamente legato a Pompei, che non
si fa il nome di questa senza pensare a Fiorelli. Il Governo
del Re, col Decreto del dì 8 ottobre 1865, gli dette il più
eminente attestato di stima, ascrivendolo al Senato nella
categoria ventesima, per meriti insigni. Ottenne, vivente, gli
onori che sogliono aversi dopo morte: così nel Medagliere
del Museo di Napoli i suoi amici ed ammiratori gli dedicarono
un busto marmoreo nel 1874; i colleghi dell'Accademia dei
NECROLOGIE

Lincei gli fecero coniare una medaglia d'oro; e nel 1895 gli
è stato eretto un busto in bronzo nel f'oro di Pompei, che
è stato scoperto nel momento stesso che alla sua salma si
rendevano solenni onoranze.
Napoli, tnareo iHi)6.
Grlio dk Petra.

MARCO BONACICH.

Il giorno 20 gennaio scorso, moriva a Londra, nella


bella età di 96 anni, il sig. 'Marra Bonncich, il nestore
dei raccoglitori e dei negozianti italiani di monete.
Nacque il 12 agosto 1800 a I^ol nell'Isola Brazza (Dal-
mazia); servì nell'armata napoleonica, in cui si distinse, e fu
decorato della medaglia di S. Klena. Si stabilì poi a Trieste,
dedicandosi a' suoi prediletti studi archeologici e specialmente
alla numismatica. Nel 1835 iniziò una raccolta di quadri, di
oggetti antichi d'ogni genere, e una collezione numismatica
universale. Il suo Museo è citato nella storia di Trieste del
dott. Kandler, ed era visitato dagli scienziati e dagli studiosi
che passavano per quella città. Tutte quelle collezioni furono
vendute a Parigi nel 1866.
Il sig. ììoimeich si stabilì in seguito colla famiglia a
Milano, esercitandovi il commercio delle monete. Si trasferì
poi per qualche tempo a Venezia, indi a Londra, dove passò
gli ultimi anni.
Fu uomo di retti costumi, onestissimo fino allo scrupolo.
Lasciò un buon numero di lavori numismatici inediti ma
incompiuti.
Il8 NECROLOGIE

GIOVANNI GUSTAVO STICKEL.

Il 21 se. gennaio morì nella tarda età di 91 anno il


valente orientalista Dott. Gio. Gustavo Siickel, che inse-
gnava nella celebre Università di Jena sin dal 1848, ed era il
decano di tutti i professori universitarii tedeschi.
Si occupò anche di Numismatica orientale, e in questo
campo pubblicò varii pregiati lavori, sparsi per la maggior
parte in diversi periodici della Germania e dell'Austria.
Il Prof. Stickel era anche Conservatore della Collezione
numismatica granducale, fondata nel 1840 per di lui inizia-
tiva, e ricca di circa 20,000 monete, con molte rarità e pezzi
imici.
BIBLIOGRAFIA

LIBRI NUOVI.

.^g'ttstiiii A^o.«lino, Ca-itii^lioiic delle Stivicre dalle site origini


geologiche ai giorni nostri. Parte 111. La Zecca. Brescia, 1895,
con 8 tav.

Il sig. Agostini pubblicava nel 1892 il primo volume di


questa storia di Castiglione, e dava in pari tempo il pro-
gramma dell'opera intera che doveva costituire cinque parti:
I. Dall' origine fino alla dominazione dei Gonzaga ; II. La
dominazione Gonzaga; HI. La Zecca. I\'. Dalla domina-
zione Gonzaga ai nostri tempi: V. L'omini illustri. - Codice
diplomatico.
Ora, dopo tre anni di sosta, l'A., rimettendo ad altro
tempo la seconda parte del suo lavoro, pubblica la terza, che
riguarda la Zecca, e che è per noi la più interessante.
Premessi alcuni cenni sui vari marchesi e principi Gon-
zaga, che ebbero il feudo di Castiglione, l'A. passa all'illu
.strazione delle loro monete. Esse raggiungono il numero di
232, fra le quali varie inedite, e molte varianti. La loro
descrizione, diligente e minuta, è accompagnata da utilissime
notizie storiche ed economiche. A completarle non manche-
rebbe che la dcìiominazionc delle monete, cosa molto utile
per quanto riguarda il lato economico della zecca.
In appendice a questa descrizione, corredata da otto Ta-
vole, l'A. pubblica due monete in oro e argento di Ferdi-
nando IL Di queste due monete, identiche di conio, ha già
parlato la nostra Rivista nel 1892 (fas. I, pag. 1581, chiaman-
dole due spudorate falsificazioni moderne.
Non è qui il caso di entrare in una nuova polemica
sul merito della questione: il nostro parere è oggi identico
BIBLIOGRAFIA

a quello di quattro anni fa; solo, giacché FA. ritorna sul giu-
dizio allora emesso dalla Direzione della Rivista, e asserisce
che ad esso devesi contrapporre quello di altri cultori reputa-
tissiini, che giudicarono questi pcz::i come veri ed assai pre-
ziosi, aggiungiamo che, nell'interesse della scienza, l'Autore
avrebbe dovuto pubblicare i loro nomi. A quei cultori, noi,
oltre le ragioni già addotte in quell'articoletto, potremmo oggi
opporre qualche prova materiale, qualche argomento ancora
più convincente.
L'A. termina il suo lavoro con alcuni studii sul valore
di corso delle monete di Castiglione e con una bibliografia
di quella Zecca. Quest'ultima parte ci sembra un po' monca.
Trattandosi di una sola e piccola zecca, le citazioni, secondo
noi, dovrebbero essere complete, coi titoli precisi delle opere
e coi vari riferimenti alle pagine ed alle tavole. Lo stesso si
dica delle citazioni che corredano l'illustrazione delle monete.
Sarebbe poi desiderabile una maggiore esattezza nella
descrizione delle opere, specialmente per quanto riguarda i
varii periodici numismatici , che sono talora confusi l'uno
coir altro. Tutte piccole mende, che potranno essere cor-
rette in una seconda edizione.
Come ben dice l'A. in principio al suo lavoro " pochi
" cultori hanno scritto in merito alla zecca di Castiglione, e
" di essa esistono solo brevi, staccate e parziali monografie. „
Infatti, se eccettuiamo l'Affò, che pubblicò su questa zecca
una importante memoria corredata da tre tavoJe, tutti gli
altri scrittori non vi portarono che piccoli contributi, limitan-
dosi a pubblicare qualche moneta inedita o variante, accom-
pagnata da brevi cenni illustrativi. L'A. ha dunque fatto
opera molto commendevole ed utile alla scienza numisma-
tica, riunendo in una sola pubblicazione tutto quanto si co-
nosce finora di questa zecca.
Ci auguriamo pertanto che molti seguano il suo esempio,
occupandosi di altre zecche italiane importanti, che aspettano
ancora una illustrazione completa.
La Direzione.
BIBLIOGRAFIA 121

Caiiclcli (Guido). Notizie storiche intorno alla iitstituzioiic delle


officine monetarie italiane. Firenze, 1895.

Sotto questo titolo modesto il Signor Caucich ha intra-


preso un'opera di polso, come accenna il primo fascicolo che
abbiamo sott' occhi. Opera alla quale auguriamo pieno suc-
cesso.
Il metodo attualmente in uso di classificare le monete
italiane per zecche, è per nulla sintetico e conduce a gravi
inesattezze. L'A. si è proposto di studiarne uno più razionale.
Infatti la zecca non è che un'officina, né la scienza numi-
smatica può tollerare di limitarsi puramente e semplicemente
a considerare il lato tecnico delle monete.
Essa aspira a ben più alta meta. La scienza numisma-
tica è precisamente storica ed è in ordine alla storia ed al
diritto che va studiata. La prerogativa di battere moneta e
prerogativa dello stato, (jualunque ne sia la costituzione. La
zecca è una pura accidentalità. K duncjue dal punto di vista
statuale che la moneta va considerata e classificata. In allora
avremo un metodo veramente scientifico e tale da presentare
allo studioso la serie storica delle fasi politiche ed econo-
miche delle differenti regioni d'Italia. Se, come auguriamo
sinceramente, il Signor Caucich riescirà nel suo intento
potrà a buon diritto andare superbo di un valido impulso
dato alla numismatica italiana. Con questi propositi 1' A. co-
mincia dai tre rami di Casa Savoia, il primogenito, e quelli
di Acaja e di Vaud, ne dà la cronologia, le ofllcine mone-
tarie, gli stemmi, l' agiologia, per modo che allo studioso
riescirà con questa scorta più facile l'interpretazione anche
di monete inedite. Intorno alla Casa di Savoia si aggruppano
città o borgate che ebbero autonomia monetaria: S. Gio-
vanni di Moriana, Acqui, Alessandria, Asti, Cuneo, Ivrea,
Novara, Tortona e Vercelli. Ui queste pure, dopo un breve
cenno storico descrive gli stemmi, indica i santi protettori,
espone la cronologia monetaria.
Come vedesi è il principio di un lavoro grandioso come

16
122 HIBLIOGHAFIA

quello che deve estendersi a tutta Italia, e complicato pel


continuo e successivo intrecciarsi delle diverse dominazioni.
Né l'egregio A. se ne dissimula le dilTicoltà, la cui so-
luzione tornerà a tanto maggior suo onore, quanto più la
scienza ne avrà avvantaggiato.
Giuseppe Gavazzi.

Agostini A., Descrizioni illustrative delle monete della zecca di Ca-


stiglione delle Stiviere. Brescia, tip. Apollonio , 1895, in-8, p. 64. [Estr.
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Calboli Piazza che si venderà in Roma a cominciare dal 14 gennaio 1896
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Monete e medaghe]. — liaìl Robert, Berlino [n. i, dicembre 1895. Thaltr,
medHghe]. — Otto Helbiìit;, Monaco [n. XI, 1895. Monete e medaglie].
— Olio Helbing, Monaco. [.\uctions-Catalog, febbraio 1895. Monete mo-
derne ,medaglie e monete di vari paesi, pellegrinaggi, confraternite,
amuleti, monete e medaglie di BrunswickLimeburg]. — Diipriez Ch.
Bruxelles [n. 20, 1896. Monete del Brabante, della Fiandra, Luxembourg,
jetons e medaglie «lei Paesi Bassi]. — Iless Adolfo, Francoforte s. Meno
[Vendita io febbraio 1896. Medaglie della guerra franco-prussiana del
1870, monete portoghesi (raccolta Max Miìller in Lisbona), medaglie
polacche (raccolta d.r Kirmis), monete e medaglie d'Austria]. — Ouaritch
Bernard, Londra [n. 155. dicembre 1895. — Biblioteche numismatiche
Stuart-Poole e Terrien de Lacouperiu]. — Clausen Carlo, Torino,
[n. 105 , 1896. Numismatica , glittogratia], ~ Colkctiou de feti M.
Rodrìi^o J. Alvez Solito de Lisboime : Moniiaies e mcdailles fraiifaises
et élraugeres [anche italiane]. Raymond Serrure, Expert. Paris, 1896.
— Coltection de feu M. Timothce Brent, Intendant dii roi Georges IV
d' Anglet-'.rre : Monitaies /raii(iiises et vtrangercs [anche ital.]. R. Ser-
rare, Kxpert. Paris, i8g6. — Moniiaies grecques et romaines, recueillies
en Orient. R. Serrure, Expert. Paris, 1896. (Con due tav. in fototipia).
— The Montagli Collection 0/ Coiiis : Catalogne 0/ the Greek Series.
Collezione da vendersi all'asta pubblica dai Signori Sotheby, Wilkinson
ed Hodge. 13 Wellington Street, Strand W. C. , Londra, 1896.

PERIODICI.

Revue numismatiql'e franqaise, quatrieme trimestre 1895.


Remach iTli.), Sur la valeur relative des métaiix monétaires
dans la Siciie grecque [con 2 tav. di monete di Siracusa]. — Soutzo,
(Michel C), Nouvelles recherches sur Ics origines et les rapports
de quelques poids antiques. Avec i planche. — Castellane {comte de).
Demi gros de Henri V d'Angleterre frappé à Caen. — La Tour
(H. de), Médailles modernes réceniment acquises par le Cabinet des
médailles. [Vittorino da Feitre ; Caracalla, di Boldù; Antonia del
Balzo ; Gonzaga-Alessandro e Costantino Sforza ; Cesare Borgia,
con tavole]. — Chroniqne : Le tré.ì()r monétaire de Bosco Reale.
Nouvelles monnaies frangaises. British Museum. — Necrologie :
Hermann Grote. — Bulletin bibliographique.
126 BIBLIOGRAFIA

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Décembre 1895.

Bordeaux (Pani), L'atelier monétaire de Laon pendant la Ligue.


— Tradisci [C. P.), Laure à Noves. — Vallentin [Roger], Cal-
ciils sur le mare de Paris et ses subdivisions. — D' Ainecourt
[R. de Pentoli), Description generale des monnaies au type chi-
nonais (Suite et fin). — Cronique (Necrologie: M. J. Gréau; — Bi-
bliographie; — Prix d'adjudication de ventes de monnaies). —
2 tavole.

Revue Belge de nu.mismatique, 1896, fase. L

Joiiglie (B. de) , Trois monnaies liégeoises inédites. —


Sclmliuan (J.), Restitution d"un florin d'or à Goedard [Gothard],
Seigneur de Hcijden (y 1373I. — Maxe-ÌVerly (L.), Histoire nu-
mismatique du B.irrois. VllL (Chiirles II tuteur, 1420-1424; René I,
1419-1431 e 1431-1445; René II, 1473-1500; Charles III, 1545-1608;
Fine]. — Vallentin (R.) , Le monnaies frappées à Avignon durant
la vice-légation de Mazarin (1634-1647), avec i planche (quadruples
écus , quarts de frane, barberins ou pièces de cinq sols , liards ,
gros patards ou doubles tournois] — Cliaiitard {].), Quelques sceaux,
jetons et armoiries concernant les corporations de médecins, chi-
rurgiens , barbiers au.x XVII" et XVIII" siècles , avec i planche.
|Sigillo delle facoltà di medicina di Pont à Mousson — Sigillo del
collegio di chirurgia di Nancy. — Sigillo e insegne di barbieri di
Parigi e Lorena. — Jetons dei chirurghi di Parigi]. — Bainps (d.C),
Sceau, médailles et insignes des anciennes corporations armées de
la ville de Ilasselt, avec i planche. — Rocst (Th. M.| , Le florin
dit II Strampraidsche Gulden » [lo rivendica alla Gheldria e lo
crede battuto da Godert van Stramprade, intendente di Guglielmo I,
duca di Gheldria (1380-1386I]. — Doinpierre de Cliaufepie (de). Un
manuscrit de Peiresc du Museum Meermanno Westhrenianum à la

Haye. Lecture faite à l'Assemblée generale de la Société royale de


numismatique de Belgique du 7 juiUet 1895 [ms. che contiene le
annotazioni e gli studi del celebre archeologo e numismatico fran-
cese del XVII secolo per formare una collezione di monete greche,
romane, galliche, merovingie e carolingie]. — Mélanges: Donnei (F.),
Une expertise de monnaies à Anvers en 1678. — ÌVitte (A. de),
Subside accordé par la Chambre des Députés de l'ile de Créte à
M. Svoronos pour la publication de la seconde partie de la numi-
smatique crétoise. — Maieroll- (F.). Peintre de faux monnayeurs
(i^SSQ'- — Ciiniont (G.), La vente des monnaies de la trouvaille de
HIBLIOGRAFIA 127

Niel. — Sititoiiis (dottor) , Trouvaille de monnaies romaines à


Jupille. — Ciiiiioiit (G.l, Tableaux de 1' augmentation de la valeur
des espèces d'or depuis 1489 jusqu' à 1749. — IVitte (de), Pro-
position de Trapper des espèces de cuivre à Namur, au temps de
l'empereur Charles VI. — Citiiwiit (G.), La date du déces de Theo-
dorè Van Berckel (21 sett. i8o8|. — " [F/Vfe (de) , Albert de Saxe-
Teschen et Marie-Christine, collectionneurs de médailles (1791I. —
0(/«o«MG.), Trouvaille de Lokeren (Fiandra orieiit.). — Jl^itlc {de),
Réponse à une question posue par M. G. Cumont, note |a propo-
sito d'una medaglia d'oro dell' imperatore Carlo VI], — Visite du
gran-due et de la grande-duchesse Constantin de Russie et du
prince Nicolas de Grece à la Monnaie de Paris (1895). — IFitte (de),
Plaque pour la regie des droits d'entrée et de sortie [a Bruxelles,
nel 1758J. — I(/eiii, Une vente d'aurei romains à Paris. — Compte-
rendus : Gnecclii (F.), Manuale delle monete romane. — Caiicich (G.),
Notizie storiche intorno alla instituzione delle officine monetarie
italiane. — Sommarli di giornali numismatici. — Société royale de
numismatique.

{<i;vcE suissE DE .\u.MisM.\TiofE. a. \', fase. I-III, gennaio-luglio 1895.


Tltomiiicn (R.), Fin Miinzvertrag aus dem XV Jarhrhundert.
[Convenzione monetaria dei i8 novembre 1439, stabilita dal comune
e dal Concilio di Basilea]. — l'(ììlcij/iii(\i.), De la moneta BlafTardorum.
|Dopo il Du Gange nessune^ ha studiat(j la questione della moneta
francese dei blaffardi. Lo fa ora il .\L basandosi su documenti del
capitolo di S. Apollinare di X'alenza, conservati negli Archivii di-
partimentali della Drùme|. — lliuis (F.), Die Miinzen des Standes
Luzern. |I parte dell'elenco di 270 monete del cantone di Lucerna].
— Grossmaun (Th.), Berner Rollbatzen oder Plnppart zu 24 Haller.
jBatzen bernese inedito del periodo 1480-1528]. — Mazerollc (V.),
Dassier et Montesquieu. [Soggiorno fatto dal Dassier a Parigi nel 1752
per incidervi la medaglia di Montesquieu]. — M.. Médailles suisses
nouvelles. [Ristauro della Cattedrale di Berna. — Esposizione di
pesca a Zurigo. — • Scuole militari a Colombier ed a Briére. — So-
cietà parrucchieri di Zurigo. — Tiro cantonale di S. Gallo. — Festa
cantonale di Ginnastica a Vevey. — Festa cantonale di temperanza
a Losanna. — Festa delle musiche vodesi a Aigle. — Inaugura-
zione della ferrovia Bière-Morges. — Festa di promozioni scola-
stiche aGinevra, Losanna e Neuchàtel. — Tiro di Rolle. — Giu-
bileo della Società di salvataggio del Lemano). — Mélanges. [Pezzi
svizzeri di 20 e 5 franchi. — Medaglie per l' inaugurazione del
canale di KehI. — Processo Orsini a Firenze per medaglie ven-
^28 BllìLIOGRAMA

dute nel 1749 al gran duca di Toscana, — Vendita di una colle-


zione di decorazioni a Londra. — Ricetta per la conservazione
delle medaglie, tolta dalla Rii<ista belga di Niiiiiisiìiatica, 1895,
p. 292. — Corsi di numismatica alla Sorbona. — Coniazione di
monete in Francia in Belgio ed in Germania nel 1894. — Monete
false in Svizzera. — Antichità romane in Svizzera. — Gabinetto
delle medaglie della città di Ginevra. — Alcuni [lezzi di monete
svizzere, (vendita Jouneau a Parigi). — Medaglie di M. G. Hantz
(con due tavole delle medaglie del cardinale Mermillod, dei consi-
glieri Ruchonnet, Dufour, Carteret , ingegnere Colladon , conte
Tolstoì' e Alfonso di Candolle). — Necrologie. — Trouvailles. [Ripo-
stigli di Aiiii'iol, Aneli, B'nlleiil-Sirc-Berthoiild, Breiix, Containiiies,
Corsier, CiiUv, Dainbel, Egnisheim, Escliefeld, Évrenx, Giiadeiithal,
Grosfitscltodter, Hanait , Issondìiii, Jiifììlle, Lutlerhanseii, Nantes,
Paris, Ferigueitx , Ple^sis-Birbaise, Pompei , Reims, Sf Pierre-
Oipelk, S.' Porchaire, Siedenlangciilieck , Slovèiiez. Thraeiihcin ,
lValloiieappeI\. — Bibliographie [Mannaie del dott. AmbrosoliJ. —
Société suisse de numismatique. [Processi verbali , con necrologie
dei soci Ermanno Grote, Reginaldo Stuart Poole, Arnoldo Munch,
e Edoardo Lamotte[.

Revue suisse NU.MisM.vriQUE, a. V, fase. IV- V, agosto-ottobre, 1895.


Haas (Fr.), Die Munzen des Standes Luzern [continuazione dal
n. 271 al n. 722[. — Vallentin (Roger), Du compie par livre, sol
et denier, synonymes respectifs des nombres 240, 12 et i. — Cross-
maiin (Th.), Médaille religieuse inedite de Fribourg. — Stiiekelberg
(E. A.), Barbarenmuii/.en des III jahrhunderts n. Chr. aus der
Schweiz. — Mayor, Médailles suisses nouvelles. [Tiro di Soletta ;
Augusto Bachelin; Società del Griitli a Zurigo; Scuole militari di
Bière; Manovre del I corpo d'armata; Gettone Stroehlin; Tiro fe-
derale di Winterthur; Monumento di Guglielmo Teli; Festa fede-
rale di ginnastica a Lugano; Inaugurazione dello stand di S. Georges
presso Ginevra ; Banchetto degli zappatori di Ginevra ; Tiro can-
tonale a Bellinzonaj. — Mélanges. [A la monnaie de Paris ; Prix
Allier ;British Museum; Musée archéologique d'Alexandrie; Thalers
de Zoug; CoUection Simmler à Zurich ; Musée national à Zurich;
Fausses monnaies en Suisse ; E.xposition nationale suisse ; Con-
cours pour la médaille ; Une monnaie inédite[. — Necrologie. —
Trouvailles [Annecy, Ecole, Faye-sur-Ardin, Pfyn, Schwerzenbach.[
— Bibliographie. [Recensione delle « Vite di illustri numismatici
italiani » del prof. Luppi. - Collezione Avignone.] — Société suisse
de numismatique [Assemblée i895[.
BIBLIOGRAFIA I29

La circulaire numismatique universelle. Genève, nn. 1-13,


gennajo 1895-febbrajo 1896.
N. I : Description de pièces inédites : Médailles de rois de la
Société des Carabiniers de Carouge (Genève). — Médaille militaire
pour les règiments hanovriens ayant combattu à Waterloo. —
Monnaies inédites de l'évèché de Breslau (cfr. anche il n. 2).
N. 2: Prix d'école du canton d'Unterwald. — Essai non adopté
d'once d'or de 1849 du Chili.
N. 3 : Thaler de Bernhard Moller, abbé de Saint-Gali. — Liste
des lettres signifiant la marque nionètaire des ateliers frangais depuis
Francois l.
N. 4: Monnaies d'or de la Confèdcration Suisse. — Thaler de
Genève 1639. — Une médaille de tir neuchàtcloise. — Monnaies
de Venise frappées pour les possessions du I,evant.
N. 5: Un ^sTTTas'.ov. — Denier inédit au noni de saint Maurice.
— Médaille de la fète d' Unspunncn. — Médaille officiellc du 4'""
tir federai à Buenos-Aires.
N. 6 : Anaxarque et Nicocréon. — Tiers (?J de denier de Ju-
mièges^ — Alliance des Grisons avec \'enise. — Un jéton vaudois de
provenance et de destination inconnues.

N. 7: Plaque de képi d'officier d'artillerie de la République de


Genève.
N. 8: Table explicative des lettres et des syllabes qui se ren-
contrent à l'exergue des médailles romaines (dalla Description des
monnaies romaines di Cohen e Feuardent).

N. 9: Les thalers de Zug du X\'II siede.


N. io: Ecus francjais de 6 livres contrcmarqués par l'État
de Berne.
N. 11: Noms des monnaies au moyen àge (dal Tiaitc de nit-
mismatique di Engel e Serruro).
N. 13; Les écus de io francs, frappés pour le tir federai de
1815 à Genève. — La fabrication des monnaies au moyen àge
(dal Traile di Engel e Seriure).

Zeitschrift fOr Numismatik. Pubblicata da Alfredo von Sallet, in


Berlino.
Voi. XIX, fase. II, 1893,
Hartmann {Martin), Mittheilungen aus derSammlung Hartmann.
— Stickel (D.), Ueber einen sehr merkwurdigen Dinar des Abba-
sidischen Chalifen al-Watsik-billah. — Stiickelberg {E. A.), Nobi-
BIBLIOGRAFIA
130

lissimatsmunzen. — Bardi (Fr.), Der Denarfund von Zweinert. —


Bardi [Fr.], Ueber das Miinzrecht der Bischòfe von Lebus. —
Drexlcr [ÌV), Zur antiken Miinzkunde. — Kiiich (K. /•".), iaton.
— Voigt (//.), Schuimiìnzen, Rechenpfennige. — Literatur [^ Congrès
international de Numismatique à Bruxelles »]. — Nekrolog.
Voi. XX, fase. I, 1895.
Daiinenbcrg (II), Unedirte Mittelaltermiinzen meiner Sammlung.
— Wunderlich [E.), Meklenburgische Munzkunde. — Heineiiiann (O).,
Ein Beitrag zur Kenntniss der Brakteaten Bischof Hartberts von
Hildesheim. — Friedcnsburg (F.), Ein verkannter schlesischer
Denar. — Fon Fritze (//.), Beitrag zur Munzkunde von Delphi. —
Kull (J. V.), Studien zur Geschichte der Milnzen der Herzoge von
Bayern-Landshut. — Literatur. — 2 tavole.
Voi. XX, fase. II, — 1895.
Fricdensburg (F.), Ein Dukat des Bischofs Johannes V. Turzo
von Breslau. — Seltniatm [E. J.), Eine unbekannte Miinze der An-
tonia und Julia, der Tochter des Augustus. — Dannenberg (//.),
Mlinzfunde aus Pommern und Meklenburg. — Frieize [H. v.), Die
Miinztypen von Athen ini 6. Jahrhundert v. Chr. — Cairn (/.),
Ein Beitrag zur Frage des Munzrechts deutscher Konige in Stadten
niit autonomer MOnze. — Gaebler (//.), Zur Munzkunde Make-
doniens I. — Kleinere Mittheilungen. — Nekrologe. — Sitzungs-
berichte der Numismatischen Gesellschaft zu Berlin, 1895 [Vi si
parla anche del medaglione d'oro di Teoderico, posseduto dal Cav.
F. Gnecchi). — 4 tavole.

NuMisMATiscHEs Literatur-Blatt. Herausgeber : M. Bahrfeldt in


Hildesheim (Hannover). Nn. 85-86, 87-88, 89-90 , marzo e no-
vembre 1895 e febbraio 1896. Hildesheim, August Lax.
Ricco spoglio delle principali pubblicazioni periodiche di nu-
mismatica.

NuMisMATiscHii ZErrscHRiFT. Pubblicata dalla Società Numismatica


di Vienna.
Voi. XXII, 1890.
Hofmann, Ueber eine Anzahl griechischer Gewichte. — Markl,
Die Reichsmi'mzstatten unter der Regierung des Quintillus und
ihre Emissionen. — Scìiraiz, Muthmassliche Zutheilung der Re-
gensburger Gemeinschaftsmunzen von Mitte des 11. bis Mitte des
13. Jahrhunderts. — Nagl, Der Salzburger Rechenzettel fiir 1284
und das gleichzeitige Werthverhaltniss von Gold und Silber. —
Schalk, Der Ybbser Munzfund. — Busson, Zur Geschichte der
BIBLIOGRAFIA I3I

Manze von Trient unter Bernhard von Cles. — Tatibcr, Gold


mlinze des Kaisers Ferdinand I. — Biissou, Numisniatisches aus
dern Wallfahrtsorte Seefeld in Tirol. — Pees, Die einzige turkische
Manze aus Bosnien. — Fiala, Das Munzwesen der Crafen Schlick. I.
Voi. XXIII, 1891.
Schlosser, Kleinasiatische und thrakische Munzbilder der Kai-
serzeit. — Pick, Inedita der Sammlung Mandi in Budapest. —
Pick, Zvvei neue Medaillons von Thyateira. — Hanipcl, Ein Munz-
fund aus Bregetio. — ■ Bahrfeldt (M.), Ueber die Miinzen der-
rómischen Republik in der grossherz. badischen Munzsammiung
zu Karisruhe. — Schoh, Bericht uber cine Anzahl beini Baue des
kunsthistor. Hofmuseums ausgegrabener Munzen. — Domanig,
Der Fund zu Thomasberg. — Nagl, Zum Werthverhaltniss zwischen
Gold u. Silber im 14. Jahrhundert. — Nagl, Ueber eine Mailiinder
Goldmilnze nach dem Typus des \'enetianer Dukatens. — Busso»,
Ein MOnzfund im Kirchthurmknopf zu Sterzing in Tirol. — Fiala,
Das MOnzwesen der Grafen Schlick. 11. — Forchhcimer, Der Thaler
des Farsten Cari Eusebius von Liechtenstein. — Stcnzel, Scitene
Anhaltische Munzen u. Medailien aus der Ballenstedter Sammlung
im herzogl. Manzkabinet zu Dessau. — Kniiicr, Die Munzen und
Medailien im k. k. kunsthistor. Hofmuseuni. — Sclialk, Nationalo-
konomie u. Numismatik in ihren Wcchselbeziehungen. — Numis-
matische Literatur, (Tavole descrittive delie monete della Zecca di
Genova. — Congrès International de Numismatique à Bruxelles. —
Castellani,
— 8 tavole. Una medaglia fanese del secolo X\'). — Jahresbericht.

Voi. XXIV, 1892.

Roiner, Ein P'und Syrakusaner Tetradrachmen. — l''octtcr,


Erste christliche Zeichen auf rOmischen Munzen. — Domanig, Die
deutsche Privatmedaille der iUteren Zeit. — Fiala, Die Miinzungen
des standischen Directoriums und Friedrichs von der Pfalz (1619-20).
— Tauber, Zur Geschichte des steirisch. Miinzwcsens in der Zeit
nach dem Tede Leopolds I bis zum Ende der Grazcr Munzstatte.
— Miscellen. — Numismatische Literatur | Papadopoli, Francesco
Foscari e le sue monete]. — Jahresbericht. — 7 tavole.
Voi. XXV, 1893.
Kenner, Zweiter Nachtrag zu dem Munzfunde aus Bregetio.
— Schoh: Romische Bleitesserae. — Bahrfeldt (M.), BeitrSge zur
MUnzgeschichte der LOneburgischen Lande im ersten Drittel des 17.
Jahrhunderts. — Markl, Thalerpràgung Ferdinanda L aus der
BIBLIOGRAFIA
132

Wiener Munzstatte. — Numismatische Literatur [ Papadopoli, Le


monete di Venezia descritte ed illustrate]. — Voetter, Die romischen
Miinzen des Kaisers Gordianus II. und deren antike Falschungen.
- Rhode, Silber-Antoniniane der romischen Kaiserin Sulpicia Dry-
antilla. — Schalk, Eine Ilolzmedaille auf cine Wiener Patriciers-
tochter aus dem Jahre 1533. — Schalk, Der Wiener Miinzverkehr
im XVI, Jahrhundert. — Ernst, Munzzeichen und Miinzmeisterbuch-
staben auf osterreich. Miinzen. — Numismatische Literatur [Papado-
poli, Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli]. — Jah-
resbericht. — 5 tavole.
Voi. XXVI, 1894.
Raillard, Die Identitat von Abila Lysiniae mit Leucas am
Chrysorhoas. — Kenncr, Die altesten Pràgungen der Munzstatte
Nicomedia. — Kenner, Romische Goldmiinzen der Sammlung Wei-
fert in Belgrad. — Fuselli, Eine unedirte Goldmiinze der Bischofe
von Triest. — ■ Nagl, Die Goldwàhrung u. die handelsmassige
Geldrechnung im Mittelalter. — Kull, Das Milnzprivilegium fur
den Grafen von Cavalli. — Tauher, Steierische Viertelthaler. —
Domanig, Anton Scharff, k. u. k. Kammermedailleur. — Schlosser,
Die Entwicklung der Medaille. — Domanig, Register zu den
Niirnberger Personenmedaillen. — Numismatische Literatur \Pa-
padopoli, Monete ital. ined. della Race. Papadopoli. Fuselli, Delle
monete di Venezia. Il ripostiglio di Monfalcone. Di una moneta ine-
dita dei vescovi di Trieste, ecc. ]. — Jahresbericht. — 2 tavole.

MONATSBLATT DER NUMISMATISCHEN GeSELLSCHAFT IN WiEN, H. I50,


gennaio 1896.
Voetter (O.) , Rathselafte Inschriften auf rSmischen Miinzen
[iscrizioni enigmatiche su monete romane). — Ernest (K. R. von).
Das Miinzwesen der neueren Zeit niit besonderer Beriicksichtigung
Oesterreichs. (La monetazione dell' epoca moderna con speciale
riguardo all'Austria. Sunto di discorso], — Aus der Vorstands-
sitzung vom 11 December 1896 und vom 8 Januar 1896 [Seduteli
dicembre 1895 e 8 gennaio 1896 della Società numismatica]. —
Literatur. [Recensione del Maintale Gnecchi[. — Verschiedenes.
[Trasporto di denaro nel 1559. — Grisau o Griessau ? — Me-
daglia commemorativa belga-svizzera. ^ Nuova medaglia di Cor-
rado VVidter. — Medaglia Montenuovo].
N. 151, febbraio 1896.
Eine neue Hypothese iiber die Contorniaten-Medaillen, [Rias-
sunto dell'articolo di Frane. Gnecchi nella presente Rivista, 1895].
BIBLIOGRAFIA I33

^ Munzfunde : Umgebung von Cilli. Dobrosin. — Jahresversammlung


der numismatischen Gesellschaft ani 22. Januar 1896. — Aus der
Vorstandssitzung vom 29. Januar. — Vermehrung der Milnzen-
sammlung. — Besprechungen. — Literatur. — Geheimrath Dr.
Johann Gustav Stickelf. — Verschiedenes : Noch einmal die Fa-
milie Ventidia. Die Friedericianischen Pfennige mit F-I. Die Stadt
Wien als Bestandnehmerin des Wechselamtes 15601563. Currency
of the Farther East. — Anzeigen.

N. 152, marzo 1896.


Keltische Miìnzen in Niederòsterreich. — Munzfunde: Gross-
Jedlersdorf. — Versammlung der numismatischen Gesellschaft am
26. Feruar 1896. Besprechungen |Elenco delle lezioni di Numis-
matica professate nella Biblioteca Nazionale di Lisbona da J. Leite
de Vasconcellos]. — Literatur. — Ver.schiedenes: Erzherzog Frie-
drich. Milivoj Vezic"i'. Miiiizbedienstete als Wiener Burger im 16.
Jahrhundert. Vorlesungen iibei- Numisinatik [Lezioni del Prof. Va-
sconcellos in Lisbona]. Mannsfelder Munzen. Sammlung Habich.
Rabatt-Marken. — Ankundigungen.

TlJDSCHRIFT VAN HET NEDERLANnSClI GeNOOTSCHAP VOOR MuNT- EN


Fe.s.ningkl'.nde.
I anno, 1893.

Rocst, Het Nederl. Genootschap voor Munt- en Pcnningkunde.


— Corbelijn Bittaerd, .\L Jacob Dirks. In memoriani. — Siiocck ,
Beschrijving van de enkele en dubbele vroedschaps- of stadhuispen-
ningen der stad 's Ilertogcnbosch. — Dr ìVitte, Les connaissances
requises des aspirants conseillers et maitres généraux des mon-
naies du commencement du X\'II1" siècle dans les Pays Bas et
du serment des monnayeurs brabangons et hollandais. — Marie
de Man, Presentiepenningen van Zierikzee. — Siiiits van Nieu-
werkerk, Een algemecne Muntmeter. — De Rocvcr, lets over de
Amsterdamsche noodnuint. — RocaI, Médaille mortuaire de Jan
van Arnhem. — Looijen, Vondst van gouden niunten te Kudel-
staart bij Aalsmeer. — Muntvondst te Domburg. — Bain, Uit-
breiding op den Penniiig, geslagen ti;r Ged:igtenis van het vreugden-
fest van het Gezel. 't Slangencst te Leiden. — Steplianik, M. N.
de Roever. In meinoriam. — B''strr, De arbeid der stempelsnijders
van 's Rijks Munt in 1891 en 1892. — Rocst, Médaillon au buste
de Joann Lotin. — C. 11^. B., Betalingspenning van Schermermeer.
— Roesl, Aanstelling van Antonij Crijnen tot servijsmeester te
Nijmegen. — Feitli, Rijder en leeuwengrooten van Koevorden en
134
BIBLIOGRAFIA

Selwerd. — Marie de Man, Médaille mortuaire de Thierry van


Cloon. — Looijen, Oude loodjes van Ijperen. — De Jonghe, Les
monnaies de Philippe 11 frappées à Maestricht, en 1580 et après.
— Coronel, Vondst van zilveren munten te Grave. — De Witle,
Les monnaies frappées à Malines pour la Gueldre (1492-94). —
Ter Gouvj, Muntvondst bij Maarsen. — Vanden Broeck, Une rec-
tification à Gerard van Loon. — Rocst, A. A. Looijen. In memoriam.
— Inhoudsopgave der Tijdschriften, die het Genootschap in ruihng
ontvangt. — Vergaderingen van het Ned. Genootschap voor M.-
en Penningkunde. — Jaarverslag van den Secretaris, etc. — Le-
denlijst. — 5 tavole.
II anno, 1894.

Besier, De stempeisnijders van 's RijlvS Munt te Utrecht in


de laatste 50 jaren. — Lettre de M. A. de Beljort à M. Joh. W.
Stephanii:, au sujet des tiers-de-sol d'or avec la legende Triectum.
— Roest, Nog niet teruggevonden Gouden leeuw van Karel den
Stoute voor Gelderland. — Siioeck, Méreau des pompiers d' Eind-
hoven (Brabant septentr.). — Stiocck, Trois médailles relatives au
miracle du très Saint-Sang à Bo.xtel (Brab. sept.). — Roest, Munt-
vondst te Bunschoten. — Marie de Man, J. A. Smits van Nieu-
werlceriv. In memoriam. — Lettre de M. G. Cumont à M. Stephanik,
au sujet des tiers de sou d'or à la legende de Triectum. — Van
Geiniind, Het leven en de werken van den stempelsnijder Johann
Crocker. — Snoeck, La corporation des ferblantiers à Bois-Ie-Duc.
— Roest, Muntvondst op de Zelhemsche heide. — De JVitte, Le
Chevalier De Stuers. In memoriam. — Marie de Man, Vervalschte
Raadspenningen van Zierikzee. — Lettre adressée par M. de Bclfort
à M. Stephanik, en réponse aux observ. de M. Cumont. — M. A. 5.,
Drie penninkjes van het Mirakel van het Heilig Bloed te Bo.xmeer.
— B. V. B., Rotterdamsche Vroedschapspenningen. — Ter Gouw,
Het woord " koningryk « op onze hedendaagsche munten. — M.
A. S., Acte van Admissie om te bedelen te 's-Hertogenbosch. —
Schols, F. L. J. Dumolin. In memoriam. — De Jonghe, Deux mon-
naies de Philippe II, frappées à Bois-le-Duc en 1581. — Lettre de
M. Cuutont à M. Stephanik au sujet des tiers de sou d'or, etc. Rép.
à la lettre de M. de Belfort. — M. A. S. Draagpenning van Cor-
nelis Martinus Pels. — De ÌVitte, Mites d'Utrecht frappées sou
Charles Quint à Anvers. — M. A. S., Penning van de H. Moeder
Maria in den Eijck te Oirchot. — Lettre de M. le B.»" / de Cliesiret
de Haneffe à M. Stephanik, en réponse à l'appréciation formule e
par M. de Belfort, au sujet du procède employé par M. Hooft van
Iddekinge pour connaltre la valeur intrinsèque des mon. mérovin-
BIBLIOGRAFIA I35

giennes. — M. A. S., Penninkje van de dedevaart naar St. Wil-


ibrord (Noord-Brabant). — Ciimont, Trouvaille de la Rue Léopold,
à Bruxelles. ^ Inhoudsopgave der Tijdschriften. — Vergaderingen
van het Ned. Gen. voor M-. en Penningkunde. — Jaarverslag van
den Secretaris, etc. — Ledenlijst. — 5 tavole.
Ili anno, 1895.

Besier, De Stenipelsnijders van 's Rijks Munt te Utrecht in


de laatste 50 jaren. II. — Bniimis, De Alkmnarsche Woedschaps-
penning. — G. A. de M., 'l'wee herinneringsmedailles, uitgereikt
te Vli^singen. — Frcdsis^^ Dcs niO-reau.\ d'admission à la S.'*' Cène
et en p.irticulier, de ceii.x de la ci-devant église wallonne d'Aix-la-
Chapelle et de la ville de Ilarlem. — M. A. S., Médaille de la
Société i< De Bouwkiindige X'akken » à Eindhoven. — Sasseti,
Strooipenning geslagen bij het 5ojarig jiibilé van den Heer G
M. Frencken, als burgemeester der geiiieente Asten. — ì'alleiitiii,
Médaillon uniface de Maurice de Nassau, Prince d' Oraiige. — De
Dompierre de Chaufepic, Muntvondst van 's Ikrtogenbosch. —
S., Het Gild van Jan Baptist, te Waahvijk en Besoijen (Noord-
Brabant). — Marie de Man, Sceattas Anglo-Saxons inédits ou peu
connus. — M. A. S., Huis- of Ilulpmunt in de gevangenis te 's
Hertogenbosch. — Van Gennind, Het leven en de werken van den
Stempelsnijder Johann Crocker. — Roest, Die Mtinzen der Herr-
schaft Anholt. — JV. S., Eenige opmerkingen naar aanleiding van
de penningen, afgebeeld bij \'an Loon. — Sntif, Isabella of Eli-
sabeth. — M Annuaire numismatique Suisse ". — Vallentin, De la
circulation des florins d'Utrecht en Dauphiné, à Avignon et dans
le Comtat. — M. A. S., Drie Penningen op het 50-jarig jubilee der
Nieuwe Kon. Harmonie te Tilburg in 1893. — M. A. S., Zeven
religicuse draagpenninkjes op Onze Lieve Vrouw van 's Herto-
genbosch. —De Jonghe, Quatre monnaies de Guillaume de Bronck-
horst, seigneur de Batenbourg et de Steyn (1556-73). — Inhouds-
opgave dar Tijdschriften. — Vergadering van het Ned. Gen. voor
M-. en Penningkunde. — Jaarverslag van den Secretaris, etc. —
Leedenlijst. — 7 tavole.
IV anno, fase. I, 1896.

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landsch Indie. — De Witte (A.), Le jeton dans les comptes des-
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Gcdenkpenning uitgereikt aan Mr. G. N. de Stoppelaar. — Ter
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— Inhoudsopgave der Tijdschriften. — 2 tavole.

The Numismatic Chroxicle and Journal of the Nu.mismatic So-


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Imlioof-Bliitner (dottor F.), Griechi.sche Mijnzen [1. Obolen der
Phoker und Lokrer mit O. JI- Tritetartemorion von Paleniit niit drei H-
III. Obolos der Arkader mit OA- IV. Heniiobolien von Heraia.
V. Die Weintraube das VVahrzeichen von Tenos. VI. Amastris
und Sebaste in l'apiilagonien. VII. Heniiobolien und Tetartemorion
von Kolophon. Vili. Chalcus von Klazomenai und Portratmunze.
IX. Der f^E'jfìpo'pópo; auf Miinzen von Magnesia. X. Aspendos.
XI. Selge. Xll. Antiocheia am Kragos]. Con i tav. — Montagli (H.)-
Further Notes concerning Bishop de Bury and the Durham Coinage.
— Parkese Weber (F.) , Medals of Centenarians. [Apollonius
Tyaneus , Thomas Parr , Bernard le Bovier de Fontenelle , Pie-
tertje Breedveld , Cornelia Bierens, Jan Christian Hamelman, sir
Moses Montefiore, Michel Eugène Chevreul]. — Notices of recent
numismatic publications. [Recensione del Manuale GnecchiJ —
Proceedings of the Numismatic Society, session 1894-95.

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N. 133, anno 1891.
The nevv Designs for our Coinage. — Copper Coinage. —
The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of Me-
dicine. — The Five Francs pieces of Franca. — Masonic Medals.
— Varietà.

N. 134, anno 1891.


The International Numismatic Congress at Brussels. — The
Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of Medicine.
— Private Issues of gold Coins in the United States. — Masonic
Medals. — Varietà.
N. 135, anno 1892.
In Memoriam. Jeremiah Colburn. — Medallic Memorials of
the great Comets. — The new Silver Coins. — The Medals, Jetons,
and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — The early
Days of the Mint. — Masonic Medals. — Varietà.
N. 136, anno 1892.
How did the Ancients strike their Coins. — The Medals, Jetons,
and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — A new
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George I Indian ÌMedal. — Masonic Mcdals. — \'arietà.
N. 137, anno 189-'.
Ancient Methods of Striking Coins. — Medals, Jetons, and
Tokens Illustrative of the Science of ■Medicine. — Ilistorical \otes
on the United-States ÌMint. — The eaily Days of the Mint. —
Masonic Medals. — Medallic Meniorials of the great Coniets. —
Varietà.

N. 138, anno 1892.


Early Macedonian Coins of the Pangaean Districi. — Stars
and Constellations on Coins. — l'n.-sident Andrew jacksoii's Col-
lection. — The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the
Science of Medicine. — Masonic Medals. — Varietà.

N. 139, anno 1893.


The Coiner of the Pine Tree Shilliiigs. — The Mcdals, jetons,
and Tokens Illustrative of the .Science of Medicine. — Nickel and
its Uses. — Stars and Constellations on Coins. — The Colunibian
Half Dollar. — Masonic Medals. — The new English Coins.
N. 140, anno 1893.
Carthage or New Yersey? — Postai nnd fractionnal Currencv.
— The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of
Medicine. — Medallic Memorials of the great Comets. - The
Exhibition of the American Nuniisiiiatic and Archic ilogical Societv.
— Masonic Medals. — Varietà.

N. 141, anno 1893.


The Engravers of the Revolutionary Medals. — The New
English Coins. — Recent Columbus Medals. — British Bronze
Coinage of 1892. — The Medals, Jetons, antl Tokens Illustrative
of the Science of Medicine. — Greek Coins from the Culf of Sa-
lonica — The Recent Find at V'alleyres, — Notes l'rom the Rri-
tish Mint Report. — Masonic Medals. — The Coinage of the
Norman Kings of England and the Word .1 Pa.\ ". — Dollar of 1804.
— The Duke of York Wedding Medals. — Wooden Money in Eng-
land. — New Austro-Hungarian Issue. — Hook Notices, — Notes
and Queries. — Coin Sales. — Editorial. — Currency. — i tavola.
N. 142, anno 1893.
Two Medals of Richelieu and Varin, Incorrectly Classed as
American. — New Columbian Medals. — The Medals, Jetons,
and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — The French
BIBLIOGRAFIA
138

Lincoln Medal. — Another Issue of Postai Currency Proposed. —


The 'I Isabella " Qiiarter Bollar. — Coinage at Carson City Mint
Suspended. — Masonic Medals. — Kashmere Rupee. — Congres-
sional Medal of Honour. — Notes and Queries. — A Gettysburg
Medal. — A New Coin Suggested. — A Japanese Medal. ^ Dog
Dollars. — The James CoUection given to the Buffalo Historical
Society. — Medal of the Society of Colonial Wars. — Coin Sales.
— Obituary. — Editorial. — Currency. — i tavola.
N. 134, anno 1894.
The American Numismatic and Archseological Society' s Co-
lumbian Medal. — Some Curious Legends. — An Astronomical
Medal. — Exposition Medals. — The Medals, Jetons, and Tokens
Illustrative of the Science of Medicine. — Another 1804 Bollar.
— English Personal Medals. — Columbian Half Dollars. — Some
Columbian Medals. — The New Portuguese Copper Coins. — An
Old New York Medal. — Masonic Medals. — Notes and Queries.
— Coin Sales. — Obituary. — Franco-Russian Medal. — Editorial.
— Currency. — 2 tavole.
N. 144, anno 1894.
The Draper Medal. — The American Numismatic and Archaeo-
logical Society' s Columbian Medal. — The McCalI Medal. —
A Belle-Isle Medal. — Metals Pi'oposed for Token Coins. - An
Old Wampum Belt. — The Medals, Jetons, and Tokens Illustra-
tive of the Science of Medicine. — Numismatics in China. — To
Encourage Historical Study. — Some Columbian Medals. — The
Ahlborn Columbian Medal. — The Zearing Columbus and Lincoln
Medals. — Proceedings of Societies. — Dollar of 1804. — Masonic
Medals. — A Barcelona Columbian Medal. — A Washington Cen-
tennial Medal. — Tlie Converse Medal for Painters and Sculptors.
— An Undescribed Whitefield INIedal. — Notes and Queries. —
Protection of Coins. — The Arago Prize. — Coin Sales. — Obi-
tuary. — Early State Copper Coinage. — Book Notices. — Edi-
torial. — Currency. — 2 tavole.
N. 145, anno 1894.
Britomartis, the so-called Europa on the Piane Tree of Cor-
tyna. — Swiss Medal of Tolstoi. — A Supplement to the Sketch
of the Coinage of the Me.xican Revolutionary General Jose Maria
Morellos. — The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the
Science of Medicine. — The Venezuelan Columbian Medal. — The
Columbian E.xposition Medal. — The Harvard Eliot Medal. — Re-
cent Restrike of a Canadian Token. — The Hudson Bay Tokens'
BIBLIOGRAFIA 1 39

— The Coin Cabinet at the Philadelphia Mint. — Changes in


Mint officials. — The Berlin Medal to Blucher. — Masonic Medals.
— Mohamniedan D3'na3ties. — Soudan Currency. — Hook Notices.
— Notes and Queries. — Coin Sales. — Editorial. — Currency.
— I tavola.

N. 146, anno 1894.


Britomartis, etc. — A Rare English Medal of 1690. — Medal
of Ericsson. — A Washington i'enny. — Sonic Singular Currency.
— The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of
Medicine. — The Blucher Medal. — The .1 Upper Canada Pre-
served » Medal. — Desices 011 Jackson Tokens. — Lincoln Me-
dals. — The Pontificai Medal for 1894. — Adniiral \'einon and
his Medals [con ritratto]. — Masonic Medals. — Leno.x Lyceuni
Medal. — Cabul Mint. — The Canadian " Imìian Chief's » Medal.
— Notes on some Medals described by Mr. lietts. — Ilalfpenny
of Canadian Copper Company Restrike. — Notes and Queries.
— Book Notice. — Archaeology. — Obituary. — A Reccnt Turkish
Medal. — Editoria!. — Currency.
N. 147, anno 1895.
The Beginnings of United States Coinage. -- On the Signi-
fication of Certain Ancient Monetary Types. — Roman Coins found
in South Africa. — Of Medals. — The Trenton Battle Monument
Association's Medal. — How it Seemed in 1849. — The Medals,
Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — The
So-called F<aleigh Token. — The San Luis Potosi Mint. — Masonic
Medals. — The « Honos et Virtus » Medal. — Notes and Queries.
— Editorial. — Currency. — i tavola.

N. 148, anno 1895.


The Silver Coins and the Mints of Spanish America. — On
the Signification of Certain .\ncient Monetary Types. — The " 1 Icjnos
et Virtus " Medal and the Restrikes at the French Mint. — The
Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of Medicine.
— A Medal in Memory of Gov. John Davis. — Masonic Medals.
— Obituary. — Editorial.

N. 149, anno 1895.


On the Signification of Certain Ancient Monetary Types. —
The Medals, Jetons, and Tokens Illustrative of the Science of Me-
dicine. — The So-called Semi-Medallic Proclamation Pieces. —
Some Observations upon the Counterieiting of Coins and Medals.
BIULIOGRAFIA
140

— North Sea Canal Medals. — The Botetourt Medal of William


and Mar}' College. — Further Notes on Spanish-American Silver-
Coins. — Medal to Adiiiiral Benham. — Masonic Medals. — Notes
and Queries. — The Medals and Tokens of Rhode Island. —
Obituary. — Book Notice. — Editorial.
S. A. E. M.

Archivio della R. Società Romana di storia patria , voi. XVIII ,


fase. IIl-IV : Capohianchi V., Appunti per servire all' ordinamento delle
monete coniate dal Senato romano dal 1184 a! 1439 e degli stemmi pri-
mitivi del comune di Roma. Con tav.
Giornale degli Economisti, gennaio, 1876 : Sartori F., Della divergenza
permanente fra disaggio e diminuzione di valore della carta-moneta.
Illustrazione popolare, n. i, 1896: La zecca di Roma. Con illustr.
Gazzetta del popolo della domenica, n. 32, 1895 : Alberti A., Ad una
antica moneta romana {qtiarline).
Provincia della domenica di Como, n. 27, 1895 : Contessa Lara, Nu-
mismatica femminile.
Giornale di erudizione, voi. VI, nn. 5-6, febbraio 1896 (Firenze) :
Brain D. R. e Rosxi Scotti G. B,, Roma intangibile (medaglie).
Arte e Storia, n. 3, 1896 : Da Ferrara (Numismi) [Monete carolingie,
di Milano e Pavia].
Commentari dell'Ateneo di Brescia, per l'anno 1895 (Brescia , 1896) :
Agostini A., La zecca di Castiglione e le monete che vi furono coniate.
Notizia storica e descrizione, con 8 tav.

BuUetin de l'Académie delphinale , IV sèrie , t. Vili , 1894 (Gre-


noble, 1895) ; Aliotte (le la Ftiye, Le trésor de Touardan, Isère [ritrovo
di monete galliche nel Delfinato, nel 1890. Con 3 tavole fototipiche].
Arohives diplomati(iues, luglio-agosto 1895 : Décret interdisant à la
Martinique l'exportation de la monnaie de billon (30 mai 1895).
Annales de Fècole libre des sciences politiques, 15 novembre : Vial-
late A., La circolation monétaire aux Etats-Unis, de 1878 à 1893.
Eevue du Eas-Poiton , III livraison (1895) : Farcinet C, Collections
vendócnnes ; les monnaies artistiques de l'ancienne Grece.
Speotateur m'.litaire, i e 15 novembre 1895: Boissonet C, Les dé-
corations, croix et mcdailles.
Eevue Savosienne , agosto-settembre 1895 ■ Marteaux et Le Roux ,
Marques de fabrique, estampilles, poingons, graffiti etc. du Musée gallo-
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Eevue Eritannique, janvier 1896: La production de l'or et la poli-
tique anglaise.
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Scienos sociale, t. XXI, fase. I e II, 1896: Babelon E., Les origines
de la monnaic. I. Le troc et les preniiers étalons de valeur. II. Lingots
et utensiles métalliques employés comme monnaye.

Annales du Cercle archéologique du pays de Waas, XV, I fase. :


A. van Raemdotick, Jaeques-Augustin Heyiideriks de Saint-Nieolas, éta-
lonneur du pays de Waas pour les poids des monnaies d'or et d'argent
au XVIII siècle.
Bulletin de l'Académie d'archeologie de Belgique, 1895, I fase, e III:
A. de Witte, Philippe le Boti " biète cruellc. „ [Piombo satirico del se-
colo XV]. — Jn>ii;lie (del, Biographic de Renier Chalon.
Gazette des teauz-arts, febbraio 1896: Bounaffe, Ed., A propos du
trésor de Bosco Reale.

Journal offloiel de l'exposition de Genève , n. 9, 1896 : Le concours


de la médalle de réeompense.
Kusée Neuohàtelois , n. 12, 1895 : ÌVavre W., Une famille de mé-
dailleure neuehàtelois (Jonas et J-P. Thiébaud). — Médaille Bachelin
(avec dessin).

Jahrbuch der kunsthistor, Sainmlungen des aller. Kaiserhauses,


voi. XVI (Vienna, 1895) '■ Oomaitig K., Peter P'iótner als Plastiker
und Medailleur (ili.).
Fonnensohatz, 1895, fase. XII, n. 181 : Italienisehe Schaumunzen von
Eude des XV. Jahrhunderts.
Correspondenz-Blatt derWestdeutschcn Zeitschrift fur Geschichte und
Kunst, voi. XIV, 1895, n. 910: Sted/eldt C, Massenfund rOmiseher
MOnzen.
Veriffentliohungen der grossherzogl. Badisehen SamrnUingen, fase. II,
1895 (Karlsruhc); Braiitbach ÌV., Wappen der Markgrafen von Baden
auf Medaillen.
Zeitschrift des vereins filr Liìbeckische Geschichte, voi. VII, 1895 :
Curtius C, Zwei LObeckische Milnzfunde.
Kittheilungen des Vcrcins fur Geschichte der Stadt Ntirnberg, 1895:
Joaclìimsohn, Il libro di Hans Tucher sui " ritratti degli imperatori „
[questo libro è un commentario delle collezioni di monete degli impe-
ratori romani possedute dalla città di Norimberga!-
Kittheilungen des Instituts ftìr oesterr. Geschiehtsforschung, XVII, I,
1896: Mayr-Ad!icaii(r M., Ueber Expensenrechnungen fiir papstl. Pro-
visionsbullen des 15 Jarhunderts. [Per la numismatica è articolo utile
in quanto riporta le frequenti variazioni delle diverse specie di monete,
cfr. p. 106].
Studien und Mittheilungen aus dem Benedictiner Orden, 1895, XVI,
fase. Ili : Medaillen zur Erinnerug an die einzelnen Regierungsjahre
142 BIBLIOGRAFIA

Papst Leo XIII (Le medaglie annualmente coniate a memoria degli


anni di governo di Leone XIII).
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densbiirg, Beitrage zum Studium schlesicher Medaillen.
Zeitsohrift filr Social-und Wirthschaftsgeschichte , Bd. IV , fase. Il,
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Schalk A'., Bruderschaftsbuch dar Wiener Goldschmiedezeche, angelegt
im Jahr 1367.

Journal of Royal Asiatic Society, aprile 1895 : Hopkins, The origin


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The Quartely Journal of economics, gennaio 1896: Fischer W., " Coin „
and liis critics.
The Academy, 1895, 12 ottobre: S/i/ìw , The history of currency,
1252-1894.
Journal of the R. Statistical Society, dicembre 1895 : Probyn, L. C,
Gold and Silver and the money of the world.
VARIETÀ

n R. Gabinetto Ntinilsinatico di Itfilano. — Nel


marzo 1887, il Gabinetto Numismatico v^eniva aggregato alla
Direzione della Pinacoteca e Museo di Brera; un recente
decreto gli restituisce l'antica autonomia, nei termini che
seguono:
IL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

Considerata l'opportunità di separare la direzione della R. pi-


nacoteca di Brera in Milano da quella del gabinetto numismatico
nella città stessa ;
Considerato che il gabinetto numismatico di Milano per il ca-
rattere dell'istituto e per la natura speciale del materiale raccoltovi,
non può essere equiparato, per l'orario e per gli ordinamenti in-
terni, agli altri istituti antiquarii;
D E e R K T A :

Ar/. I.

Il gabinetto numismatico è costituito indipendente dalla R. pi-


nacoteca di Brera e prende il titolo di Regio Gabinetto numisma-
tico di Milano.
Art. 2.

Il funzionario che avrà l'incarico di direzione del detto istituto


assumerà il titolo di Conservatore del R. Gabinetto nimiixmatico,
qualunque sia il grado ch'egli occupi nel ruolo dei funzionari ad-
detti ai musei e scavi di antichità.
Art. ;.

11 gabinetto numismatico rimarrà aperto al pubblico tre giorni


della settimana, che saranno designati e notificati dal conservatore.
Negli altri tre giorni saranno ammessi nel gabinetto quei soli stu-
diosi, che ne abbiano fatto speciale domanda, nella quale dovrà
essere determinato l'oggetto dello studio, e precisate le monete e
medaglie che si desiderano esaminare.
Roma, i^ febbraio tfìffó.
Il Ministro
G. Baccelli.
^44
VARIETÀ

In conformità a questo decreto, il Conservatore Dottor


Ambrosoli ci prega di annunciare che il R. Gabinetto Nu-
mismatico rimarrà aperto al pubblico nei giorni di lunedì ,
mercoledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15.

Il Ripostiglio di Boudeno. — Il 28 gennaio scorso,


negli scavi che si stanno facendo pel canale di Burana, presso
Bondeno, venne messo in luce un tesoretto di monete caro-
lingie, anzi precisamente di Carlo Magno. Il tesoretto apparve
sulle prime in forma di un parallelepipedo di 40 cent, di lun-
ghezza per 20 di larghezza e altrettanti di profondità. Queste
misure indicano le dimensioni della cassetta probabilmente
di legno nella quale le monete erano state riposte e che in
seguito venne dal tempo distrutta, in modo che non ne
rimaneva piia traccia.
I denari contenuti pare dovessero essere suppergiù un
duemila; ma gli operai vi furono subito addosso e quasi tutti
andarono dispersi.
Sui pochi esemplari che abbiamo potuto aver fra le mani,
trovammo indicate le zecche di mediol (Milano) papia (Pavia)
TARVis (Treviso) metvllo (Melle) bederris (Béziers) e ci
viene riferito che ve ne fossero anche di Roma e di Pisa. —
In quelle coniate a Milano troviamo diverse varietà pel
famoso puìito collocato ora fra due lettere ora fra due altre.

Un riposti(/lio di denari dei Tetrarchi. — Nelle


vicinanze di Milano — non ci fu dato finora di precisare la loca-
lità — venne trovato un ripostiglio di denari d'argento di Dio-
cleziano, Massimiano Erculeo, Costanzo Cloro e Galeno Mas-
simiano. Diversi di questi denari, circa duecento, vennero of-
ferti in vendita a Milano e vi si trovano rappresentati molti
dei rovesci conosciuti di questi imperatori, dai più comuni ai
più rari; ma la gelosia dei possessori non ci permette per ora
d'indicare la precisa località del ripostiglio, né l'importanza
dello stesso. I denari sono in generale di ottima conserva-
zione e sono intaccati da una ossidazione di rame e di
ferro.
La Direzione.
VARIETÀ 145

n ripostiglio d'Appiano. — Il giorno 19 febbraio


scorso, un contadino, mentre lavorava dissodando un campo
poco lungi da Appiano, scopriva, alla profondità di 40 cen-
timetri un'anfora contenente circa un migliajo di monete ro-
mane dei bassi tempi. Come accade di solito, l'anfora fu
subito spezzata e una parte delle monete andò dispersa fra
i varii contadini del luogo. Noi però potemmo esaminarne
una buona metà. Sono tutti antoniniani di Gallieno, Salo-
nino, Aureliano, Claudio II, Qitintillo e fra essi nessuna va-
rietà che meriti d'essere segnalata.
Nuove monete italiane di vanie. — Furono messe in
circolazione le nuove monete da 5 centesimi, 2 centesimi e
I centesimo. Portano l'effigie di Umberto I, la data del 1895
e la sigla della zecca di Roma. Del resto sono affatto simili
al pezzo da io centesimi già in corso.

All'ultimo momento ci giunge il doloroso annuncio della


morte del nostro egregio Amico e Collaboratore
DoTT. Cav. UMBERTO ROSSI

Conservatore del Museo Nazionale di Firenze e Membro


del Consiglio di Redazione della Rivista Italiana di Numis-
matica.
Di lui parleremo nel prossimo fascicolo.
ATTI
SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

Seduta del Consiglio 3 Marzo i8g6.


(Estratto dai verbali).

Sono presenti i Sigg: Conte Comm. Nicolò Papadopoli,


Presidente; i Sigg. Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi, Vi-
ce-Presidenil
ti ; dott. Solone Ambrosoli, il Cav. Giuseppe
Gavazzi ; il Sig. Ing. Emilio Motta, il Segretario Prof. Cav.
C. Luppi.
Il Presidente apre la seduta alle ore 13.
Su proposta dei Vice-presidenti viene ammesso a far parte
della Società, come Socio corrispondente, il Prof Caldino
Cardini di Ferrara.
Viene stabilita la composizione del I fascicolo della Ri-
vista pel 1896 ; dopo di che, il Segretario dà lettura dei se-
guenti doni pervenuti alla Società :
Agostini Agostino di Castiglione.
La sua pubblicazione : Castiglione delle Stiviere dalle sue origini
geologiche ai nostri giorni. Castiglione, 1892-95.
Bordeaux Paul di Neuilly.
Le sue pubblicazioni : Monnayes royales fran(;aises inédites ou peu
connues. — L'atelier nionétaire de Laon pendant la ligue. —
Les atelier^ monétaires de Clermont-Ferrand et de Rioni pendant
la ligue. — Etat des connaissances numismatiqucs concernant les
ateliers monétaires de Compiègne et de Melun pendant la ligue.
Canessa Cesare di Napoli.
Cinque monete d'argento di Messina, cioè tre di Carlo V impera-
tore, edue di Filippo li re.
I_|.3 ATTI DELI A SOCItl A TIALIANA DI NUMISMATICA

Castellani Giuseppe di Santarcangelo.


Un biglietto-vaglia della Repubblica romana dell'anno 7; quattro
biglietti del Banco di Santo Spirito in Roma; otto cedole del
Monte di Pietà di Roma , e sei carte-moneta diverse.

Coraggioni Leodegar. (Svizzera)


La S'ia pubblicazione : Mtinzgeschichte der Schweiz. Genève, 1896,
in-4. Con 50 Tav.
Dessi Vincenzo di Sassari.
N. 7 monete in aigento e una in rame, di Cagliari. Una di Pisa
in argento; 4 monete greche in bronzo.

Dutilh E. D. J. del Cairo.


La sua pubblicasione : Monnaies alexandrines, terres cuites du
Fayoum et les seize Génies de la statue du Nil, qui est au
Vatican à Rome. Paris, 1895, in-8 (Estr.).
Gnecchi Cav. Francesco.
Annual report of the Board of regents of the Smithsonian Insti-
tution, 1890. IVas/iing/on, 1891. — ■ Report of the U. S. Na-
tional Mussum. Wasliiìigton, 1891. Elencho das Li^oes de Nu-
mismatica dadas na bibliotheca nacional de Lisboa, por F. Leite
de Vasconcellos. Lisbona, 1894.
Gnecchi Cav. Francesco ed Ercole.
Le monete di Pavia, raccolte ed ordinatamente dichiarate da Ca-
millo Brambilla. Pavia, 1883.
Padovan Cav. Vincenzo di Venezia.

Le sue pubblicazioni : Il ducato d'oro della Repubblica veneta, detto


poi zecchino. Venezia, 1883, in-8. — Numismatica, rettificazioni
e addizioni. Venezia, i8gi, in-8.

Papadopoli Conte Comm. Nicolò.


La sua pubblicazione : La zecca di Nasso. — Monete dei Sanudo
Duchi dell'Arcipelago e di Nasso. Milano, 1895, in-8 (Estr.).
Vallentin Roger de Saint-Péray.
Le sue pubblicazioni : De la moneta BlafTardorum. Ginevra, 1895.
— Du pretendu monnayage mixte de Dieudonné d'Estaing et
de Charles VL Valenza 1895. — Les Liards créés par Henri 111
en 1577. Parigi, 1895. — La nionnaie d'Embrun. Parigi, 1895.
— De la détermination des monnaies du dauphin Louis 1. —
ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA I49

Du pretenda atelier carolingien de Venasque. — La Monnaie


de Jovinzien ou Snint-Donat. — De la circulation dea florins
d'Utrecht en Dauphiné, à Avignon et dans le Conitat.

Le vive polemiche suscitate dal dialogo sull'autenticità


degli aurei di V. Antonino, ultimamente pubblicato nella
Rivista, formano materia a lungo discorrere fra i conve-
nuti, iquali nella loro maggioranza ammettono l'opinione
dell'autore dell'articolo, deplorando come lo studio della
numismatica sia intralciato da tante falsificazioni e augu-
rando che una discussione aperta e una critica leale pos-
sano mettere in chiaro molte cose ancora avvolte nel mi-
stero.
La discussione poi si estese in certo modo al di là
della cerchia dei convenuti, poiché l'autore del dialogo diede
comunicazione di parecchie lettere di noti numismatici esteri,
pervenutegli dopo la pubblicazione della Rivista. Mentre
alcuni si associano completamente alle sue idee, qualche
altro, riservandosi il giudizio sull'autenticità di tutti o di al-
cuni fra quegli aurei, ammette come indiscutibilmente pro-
vato che l'epoca da assegnarsi al regno di Uranio Antonino
non può essere certamente quella finora ritenuta; ma va
portata innanzi, come emerge dalle ragioni esposte nel dia-
logo stesso. Di questa opinione è il Presidente della Società
Numismatica di Londra, il quale in una sua lettera all'autore
del dialogo scrive: " Quantunque io non possa accettare
" tutte le sue conclusioni, sono costretto a convenire con
" lei che, se tutte le monete di Uranio sono genuine, esse
" non possono essere state coniate prima del tempo di Fi-
" lippe. Noi siamo quindi tratti a supporre o che Zosimo
" commise un doppio errore facendo Antonino e Uranio pre-
" tendenti al trono all'epoca di Alessandro Severo, o che
" queste monete siano state coniate da un altro pretendente,
" il quale, secondo lo stesso Zosimo, si ribellò contro Gal-
" lieno. „
Ma ammessa tale seconda ipotesi, parebbe ancora più
diflicile concordare il tipo delle monete d'Uranio con quello
delle monete contemporanee, e la questione risorgerebbe
sotto altri aspetti.
l'^O ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA

Fra gli avversari dichiarati delle idee esposte nel dialogo,


fra i paladini ad ogni costo degli aurei d'Uranio Antonino,
nessuno s'è fatto vivo finora né a voce né per iscritto. Pro-
babilmente siriservano di rispondere in qualche periodico,
e benvenuta sia la difesa.
Il Cav. Francesco Gnecchi crede intanto opportuno di
mettere in guardia i soci convenuti contro le falsificazioni
d'aurei romani provenienti da Roma. La malaugurata fabbrica
è più attiva che mai, ed in questi ultimi tempi egli ebbe occa-
sione di avere fra le mani aurei falsi di diverse epoche, ma
specialmente del bassissimo impero. Sono fabbricati abba-
stanza bene... ma pure sono falsi!
La seduta si protrasse fino verso le ore 17.

Finito di stampare il 2 aprile i£


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Scotti Reno, Gei ente l'esponsabile.


RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA
Anno IX. Tav. I.

Classificazione dei denari pavesi dei seguenti imperatori, secondo il Brambilla.


TAVOLA VI.

Enrico I nri'ERATORK (1014-1024).

C0RR.\D0 I IMPKHArOKi: (1027-1039).

TAVOLA VII.

Enrico II imper.\tork (io)6- i 11561. Enrico IV imi". (1106-1125).

Rcttilica cronologica per il <linaro [pavese d'Enrico I (1014-1024)


attnijuito dal lìrainliilla ad Enrico IV (1106-1725).
TAVOLA VI.

Enrico I i.MrrK.xTuRE (1014-1024).

CoRR.MJi) I IMl'KR.X K^RK (IO27-IO39J.

TAVOLA VII.

Enrico II imi'kr.\tore (1046-T056).

V. CAPOBIANCni. — II denaro iiavcsc ed il suo ror-io in Kalia nel \'I[ secolo.


(Aiiiiij 1890-Fasr. I).
FASCICOLO II.
APPUNFI
DI
NUMI SOMATICA ROMANA

XXXVlll.

CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORL'M


G. — Collezione Francesco Gnecchi a Milano.

(Vfiii Appunti VII, XI, XVI, XI- [li, XXI e XXX)

Fu nel principio del 1889 che apersi nella Rivista


questa rubrica delle Contribuzioni al Corpus Nunwruni
colla descrizione di alcune monete inedite della mia
collezione, cui seguirono poi le descrizioni d' altre
appartenenti a diversi Musei pubblici o privati. Es-
sendo passati ormai
trovo radunata una sei annie da
nuova quell' epoca,
numerosa serie mi
di
monete , le quali, pure non avendo un sufficiente
interesse per essere particolarmente e singolarmente
illustrate, essendo però per un motivo o per l'altro
inedite o varianti, meritano d'essere fatte conoscere
e notate per memoria di chi in seguito vorrà coor-
Numismaticadinarle in unRomana.
tutto rappresentante l' insieme della
Dal numero di inedite che io ho pubblicato e
vado pubblicando della mia collezione (ormai oltre
1500) non si argomenti, che sterminato sia il numero
di queste e che se ne trovino facilmente ad ogni
154
FRANCESCO GNECCIIl

pie sospinto. Tutti i raccoglitori hanno la loro pre-


dilezione, chi per un'epoca, chi per un metallo, chi
per un nome.... io ho invece la predilezione delle
monete nuove, e perciò me ne occupo di preferenza,
le ricerco e mi affluiscono, talché credo che nes-
suna collezione ne contenga proporzionatamente un
numero tanto grande come la mia.
Quantunque in questi sei anni io abbia pubbli-
cato di mano in mano che venivano a mia cono-
scenza, lemonete specialmente interessanti e meritevoli
d' una illustrazione speciale, pure anche fra quelle
della serie che oggi presento ve ne sono parecchie
affatto nuove pei tipi o per le leggende, e nel nu-
mero se ne trovano diverse assai rare per sé stesse.
Citerò ad esempio fra gli aurei, alcuni di Nerva, Ca-
racalla , Volusiano , Gallieno, Carino , Diocleziano ,
Massimiano Erculeo , Costanzo Cloro , Severo li ,
Massimino Daza, Licinio, Costantino Magno, Crispo,
Gioviano, Costanzo Gallo ; fra i denari, alcuni di
Galba, Domitilla, Tito, Domizia, Domizia e Domiziano,
Sabina, Oidio Giuliano, Pescennio, Settimio Severo
e Caracalla, Salonino ; poi parecchi medaglioni di
argento e di bronzo e fra i bronzi alcuni di Scantilla,
Filippo, Emiliano, nonché di diversi imperatori del
basso impero.
Come in sede più appropriata, ho creduto bene
di riportare in questa serie alcuni pochi bronzi, che
ebbi già occasione di far conoscere negli appunti
relativi al bronzo senatorio e imperatorio (N. XXV
e XXVI) , dove andrebbero confusi e perduti colla
massa delle monete già note ivi descritte.
APPUNTI DI NUMISMATICA KOMANA 155

AUGUSTO.

1. Denaro. — Dopo Coh. 7.


iO" — S P Q R PARENT CONS SVO. Aquila romana, manto
imperiale e corona d'alloro.
9^ — CAESARI AV& (all'esergo). Quadriga ornata di statue
e bassorilievi, a destra. Al disopra un'altra piccola qua-
driga.

2. Denaro. — Dopo Coh. 131.


B' — AVGVSTVS DIVI F. Testa nuda a sinistra.
9 — IMP X SICIL. Diana cacciatrice di fronte, rivolta a
destra coH'arco e il giavellotto. Accanto a lei il cane.
3. Aureo. — Dopo Coh. 35 del suppl.
^ - CAESAR AVGVSTVS. Testa nuda a destra.
^ — OB CIVIS SERVTOS (sic) in tre righe in una corona
di quercia. (Tav. II, N. il.

4. Aureo. — Dopo Coh. 220.


B — AVGVSTVS (in basso). Testa nuda a destra.
^i ~ S P Q R (in alto). Vittoria che vola a destra, in
atto di appendere a una colonna uno scudo su cui si
legge CL V.

5. Gran Bronzo. — Dopo Coh 273.


^ - CAESAR AVGVSTVS DIVI F PATER PATRIAE. Testa
laureata a sinistra.
P — ROM ET AVG- Ara ornata di figure tra due colonne,
su ciascuna delle quali una \'ittoria.
6. Medio Bronzo. {Restituzione di Tito). — Dopo Coh. 487.
^ - DIVVS AVGVSTVS PATER. Testa radiata a sinistra.
Al disopra una stella.
9 — IMP T VESP REST S C Vittoria che vola a sinistra
con uno scudo sul (]uale si leggono le lettere S P Q R
ir6 KRANCESCO CNKCCHl

CLAUDIO.

7. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 87.


^' - T CLAVDVS (sic) CAESAR AV& P M TR P IMP P P.
Testa nuda a sinistra.
1^ — S C Fallacie a destra collo scudo, in atto di lanciare
un giavellotto.

8. Medio Bronzo. {Restituzione di Tito). — Dopo Coh. 93.


^ - 1 CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP (senza P P).
Testa nuda a destra.
9 - IMP T VESP AVG RESI S C. Pallade galeata a
sinistra coll'asta, in atto di portare la destra alla bocca.
9. Medio Bronzo. {Restituzione di Tito). — Dopo Coh. 94.
^ - 1\ CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P.
Testa nuda a destra.
9* - IMP T VESP AVG REST S C Pallade a destra ar-
mata di scudo in atto di lanciare un giavellotto.

NERONE.

10. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 82.


& - IMP NERO CAESAR AVG P MAX TR P P P- Testa
laureata a sinistra. Sotto un globo.
91 - ANNONA AVGVSTI CERES S C Cerere seduta a si-
nistra con una torcia e delle spighe. In faccia &' a lei
l'Abbondanza colla cornucopia. Tra loro un'ara su cui
un modio. Nello sfondo le vele d'una nave.
Sono numerosi i gran bronzi di Nerone conosciuti con questo ro-
vescio; ma finora non si conosceva alcun medio bronzo.

11. Pieeoìo Bronzo. — Dopo Coh. 104.


B" - NERO CLAVDIVS CAESAR AVG GERMA. Testa nuda
a destra.
9I - CER QVINQ ROM CO S C Tavola da giuoco ornata
da un bassorilievo rappresentante due grifoni. Sulla ta-
vola un vaso e una corona. Sotto, un disco.
APniNTl DI NUMISMATICA ROMANA 157

12. Piccolo Bronzo. — Dopo Coli. io8.


1& - NERO CLAVDIVS CAESAR AV& GERMA. Testa nuda
a destra.
^ - CERI QVINQ ROM CO S C Tavola da giuoco or-
nata da due grifoni, su cui un vaso, una corona e la
lettera S. Sotto, un disco.

13. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 133.


1& — NERO CLAVDIVS CAESAR AV& GERM P M TR P
IMP P P. Testa laureata a destra coU'egida.
I{( — DECVRSIO (senza S • CI. Nerone a cavallo galop-
pante a destra colla lancia in resta. Un soldato lo pre-
cede portando uno stendardo, un altro lo segue.

14. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 179.


ly - IMP NERO CAESAR AVG GERM. Testa laureata a
destra.
9/ - PACE P R VBIQ PARTA lANVM CLVSIT S C Tempio
di Giano chiuso, colla porta a sinistra.

15. Piccolo Bronzo. — Dopo Coli. rgó.


^ - NERO CLAV CAE AV. Ara, su cui una civetta.
VJI - P M TR P IMP P P S C Ramo d'alloro.
16. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 256.
1& - NERO CLAVD CAESAR AVG GERM P M TR P IMP
P P. Testa radiata a sinistra.
?( - SECVRITAS AVGVSTI S C La Sicurezza seduta a
destra davanti a un'ara inghirlandata e accesa, con
un'asta nella sinistra e il gomito destro appoggiato alla
spalliera nella sedia. AU'esergo II.
17. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 264.
^ - NERO CLAVD CAESAR AVG GERM TR P IMP P P.
Testa radiata a destra.

9.' - VICTORIA AVGVST (senza S Ci. Vittoria che cam-


mina a sinistra con una corona e una palma.
158 IKANXFSCO (■M;CC(]I

GALE A.

18. Denaro. — Dopo Coh. 2.


^ - SER GALBA IMP. Galba a cavallo a destra colla
destra alzata.
9 — HISPANIA. Busto della Spagna a destra. Dietro due
aste, sotto uno scudo, davanti due spighe. (Tav. II, N. 2I.

19. Denaro. — Dopo Coh. 46.


iy — SER GALBA AVG. Testa laureata a destra.
1^ — IMP. Galba a cavallo a destra. (Tav. II, N. 31.
20. Graìi Bronzo. — Dopo Coh. 1 19.
ly - IMP SER GALBA CAES AVG TR P. Testa a destra
colla corona di quercia.
!>' — CON CORD AVG S C La Concordia seduta a sinistra
con un ramo e lo scettro.

21. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 136.


^ - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Testa laureata
a destra. Sotto un globo.
9 - LIBERTAS AVGVSTA S C La Libertà a sinistra col
berretto e lo scettro.

22. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 140.


i^ - IMP SER GALBA CAE AVG TR P. Testa nuda a
destra.
9' - LIBERTAS PVBLICA S C. La Libertà a sinistra col
berretto e lo scettro.

23. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 154.


^ — SER GALBA IMP CAESAR AVG PO M TR P. Testa
laureata a destra.
9/ - LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà a sinistra col
berretto e lo scettro.

24. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 166.


^ - IMP SER SVLP GALBA CAES AVG TR P. Busto lau-
reato a destra col paludamento.
9 — PAX AVGVST S C. La Pace a sinistra col ramo
d'ulivo e il caduceo.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I59

25. Medio Bronzo. — Dopo Coh. i66.


D' — SER GALBA IMP CAESAR AVG TR P. Busto laureato
a destra col paludamento.
^ — PAX AVG-VSTA S C La Pace a sinistra col ramo
d'ulivo e il caduceo.

26. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 206.


f^ - IMP SER GALBA AVG TR P. Busto a destra coro-
nato di quercia col paludamento.
91 — S • C Vittoria che cammina a sinistra colla corona
e la palma.

27. Gran Bronzo. -- Dopo Coh. 210.


B' - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Busto coronato
di quercia a destra col paludamento.
^ — S C Vittoria che cammina a destra colla corona e
la palma.

28. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 210.


Altro esemplare simile in cui le lettere S C non solo sono
scritte a rovescio, ma poste l'S a destra e il C a sinistra.
29. Gran Broìizn. — Dopo Coh. 235.
& - SER GALBA IMP CAES AVG. Busto a destra coro-
nato di quercia col paludamento.
9 — S P Q R OB CIV SER in una corona di quercia.

VESPASIANO.

30. Denaro. — Dopo Coh. 35.


^' - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG. lesta laureata a
destra.
91 — COS ITER TR POT. La Pace seduta a .sinistra con
un ramo d'ulivo e un caduceo. (Anno 70 d. C).
31. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 281.
/& - DIVVS AVGVSTVS VESPASIANVS. Testa laureata a
destra.
IJ — FIDES PVBLICA S C- Due mani giunte, fra cui un
caduceo e due spighe.
jgQ FRANCESCO GNECCHI

32. Gran Broiìzo. — Yar. 298.


W - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG P M TR P PP
COS III. Husto laureato a destra col paludame nto.

1^^ - HONOS ET VIRTVS S C L'Onore come donna drap-


pegi>iata a destra, collo scettro e la cornucopia e in
taccia il Valore in abito militare col parazonio e l'asta,
U
piede destro su di un elmo. (Anno 71 d. C).

33. Gran lìron-o. -- Dopo Coh. 318.


ly - IMP CAES VESPASIANVS AV& P M TR P P P COS III.
Testa laureata a sinistra.
I3I - LIBERTAS PVBLICA S C. La Libertà a sinistra col
berretto e lo scettro. (Anno 71 d. C).

34. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 324.


& - IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P P P COS III.
Testa laureata a sinistra.
9' - MARS VICTOR S C. RLirte ignudo di fronte con
un'asta e un trofeo. Vicino a lui un'ara. (Anno 71 d. C).

35. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 326.


,D' — IMP CAES VESPAS AVG PM TR P P P COS 111. Testa
laureata a destra.
Iji — PAX AVG S C La Pace a destra. Tiene colla destra
una torcia con cui dà fuoco a delle armi poste appiè
di un'ara inghirlandata, e colla sinistra un ramo d'ulivo.
Dietro a lei una colonna su cui una statua d'Ercole. Alla
colonna sono appoggiate una lancia e uno scudo.
Credo che si tratti del medesimo bronzo male descritto dal Cohen
al II. 326, e male corretto nel supplemento.

36. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 340.


& - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG P M TR P P P COS
Il DES III. Testa laureata a destra.
9 — PAX AVGVSTI S C. La Pace volta a sinistra col
ramo d'ulivo e la cornucopia.
37. Gran Bronzo. — Var. 340 bis.
B' " IMP CAES VESPAS AVG P M TR P P P COS Ili.
Testa laureata a destra.
Ijl — Come il precedente.
A1M»L'.NT[ DI NUMISMATICA ROMANA l6l

38. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 359.


J^ - IMP • VESPASIAN • AV&. Modio con tre spig-he.
9 - PM-TRPPP- COS • III (senza S • C). Insegna
militare.

39. Medio Bromo. — Dopo Coh. 374.


B' - IMP CAESAR VESPASIAN AV3- COS IMI. Testa lau-
reata a destra. Sotto un globo.
T^' — PROVIDENT S C Ara accesa. (Anno 72 o 73 d. C).
40. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 385.
B* - IMP CAESAR VESPASIAN AVG- COS llll. Testa ra-
diata a destra.

^ — ROMA (all'intorno nel caiiipoi S C- Roma seduta a


sinistra su una corazza e degli scudi con una corona
e il parazonio. (Anno 72 o 73 d. C.l.

41. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 456.


^ - IMP VESP AV& COS Villi. Testa di Roma (?) ga-
leata a destra.
9 — S • C in una corona d'alloro.
42. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 458.
,©* - IMP CAES VESPASIAN AVG- COS VII. Testa laureata
a destra.
9 - SECVRITAS AVGVSTI S C La Sicurezza .seduta a
destra. Tiene uno scettro culla sinistra, mentre colla
destra appoggiata alla spalliera della sedia si sostiene
il capo. Davanti a lei im'ara accesa, cui è appoggiata
una torcia. (Anno 76 d. C).

DOiMirii-i-A.

43. Denaro. — Dopo Coh. 3.


^ — DIVA DOM ITILA (-.ic) AV&VSTA. Busto a destra
colla pettinatura a coda.
1^ — PACI AV&VSTAE. Nemesi che cammina a destra con
un caduceo nella sinistra. Da\-anti a lei un serpente.
(Tav. II, N. 4).
NB. Questo denaro e suberato, come la più parte dei denari di
Domitilla, e probabihiieiite ibrido, il ruvescio appartenendo a Vespasiano.
102 FRANCESCO GNECCIII

VESPASIANO, TITO E DOMIZIANO.

44. Denaro. — Dopo Coh. i.


:& - IMP CAESÀR VESPAS AVG COS III TR P P P. Testa
laureata a destra.
^ — LIBERI IMP AVG VESPAS. Teste nude affrontate di
Tito e Domiziano. (Tav. II, N. 5).
NB. Quantunque manchi la sigla epe esistente nel denaro simile de-
scritto al N. I di Cohen, il denaro deve certamente pel tipo attribuirsi alla
zecca d' Efeso. Cohen dà la leggenda del rovescio avo vespas liberi
iMP; ma mi pare più giusta la lezione che io ne ho data: liberi imp avg
vespas; la quale segue anche piti regolarmente la disposizione delle
parole sulla moneta.

TITO.

45. Aureo. — Dopo Coh. 60.


3' - T CAESAR IMP VESPASIAN. Testa laureata a destra.
^ — PONTIF TR POT. La Fortuna su di un cippo inghir-
landato col timone e la cornucopia.

46. Denaro. — Dopo Coh. 78.


B' — IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M. Testa lau-
reata a destra.
9 - TR P Villi IMP xml COS VII P P. Quadriga lenta a
sinistra. (Anno 79 d. C).
47. Denaro. — Dopo Coh. 112.
B' - IMP TITVS CAE VESPASIANVS AVG P M. Testa lau-
reata a destra.
^ - TR P IX IMP XV COS Vili P P. Tempio o edificio
pubblico a quattro colonne con porta chiusa. Il frontone
è ornato di fregi al disopra e di una corona nel centro.
(Tav. II, N. 6).
li denaro descritto non presenta che una piccola variante (cae in
luogo di caes) con quello di Cohen N. 112; ma ne ho dato volonteri la
completa descrizione, trattandosi forse del denaro piij raro di Tito e
finora conosciuto molto incompletamente per la descrizione monca che
il Cohen riporta dal Museo Tiepolo. Il mio esemplare è suberato ; ma
oggi non se ne conosce alcun altro, nò suberato né di puro argento.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 163

48. Quinario d'Argento. — Dopo Coh. 126.


B- - IMP TITVS CAES VESPASIAN AV& P M. Testa lau-
reata a sinistra.
9 — VICTORIA AV&VST. Vittoria che cammina a destra
con una corona e una palma.

49. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 147.


B' — IMP • TITVS • CAES • VESPASIAN • AVG • P ■ M • TR •
P • COS • V • (coi punti). Testa laureata a destra.
9/ - ANNONA AV&VST S C Donna seduta a sinistra ap-
poggiata col gomito alla spalliera della sedia, mentre
colla destra alza un lembo della veste. (Anno 76 d. C).

50. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 258.


^ - IMP TITVS CAES VESP AVO P M TR P P P COS Vili.
Testa laureata a sinistra.
9 — S C- La Speranza che cammina a sinistra col fiore
e sollevandosi la veste. (Anno 80 d. C).

5[. Medio Bronzo. — Prima del N. 298.


^' - IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS VII. Testa
laureata a destra.
^ - VICTORIA AV&VST S C Vittoria che cammina a
destra colla corona e la palma. (Anno 79 d. C).

DOMIZIANO.

52. Denaro. — Dopo Coh. 44.


B - IMP CAES DOMIT AV& &ERM P M COS VII. Testa
laureata a destra.
9' — COS xml. Cippo senza iscrizione. Il tutto in una
corona.
Le date non corrispondono. La moneta è suberata.

53. Denaro. — Dopo Coh. 100.


^ - IMP CAES DOMITIANVS AV& P M. Testa laureata a
destra.
9 - IMP XXII COS XVII CENS P P P Pallade a sinistra
coll'asta. (Anno 95 d. C.|.
t6+
FRANCESCO GNECCUl

54. Denaro. - Prima del N. 123.


B' - IMP CAES DOMIT AVG GERM P M TR P IMI. Testa
laureata a destra coll'egida.
I^ - IMP Villi COS XI CENSORIA POTESTÀ! P P. Pallade
a destra collo scudo in atto di lanciare un giavellotto.
(Anno 84 d. C).

55. Denaro. — Dopo Coh. 124.


^ - IMP CAES DOMIT AVG- GERM P M TR P V. Testa
laureata a destra.
P _ iivip XII COS XII CENS P P P. Pallade armata, a
destra, con uno scudo in atto di lanciare un giavellotto.
(Anno 86 d. C).

56. Denaro. — Dopo Coh. 238.


^ - IMP CAES DOMITIANVS AVG PONT. Testa laureata
a destra.

91 — TR P COS VII DES Vili P P. Pallade che cammina


a destra armata di scudo e in atto di lanciare un gia-
vellotto. (Anno 81 d. C).

57. Medio Bronzo. ~ Dopo Coh. 32 [.


& - CAESAR AVG F DOMITIAN COS III. Busto laureato
e paludato a destra.
9 — FELICITAS PVBLICA S C La Felicità a sinistra con
un caduceo e la cornucopia. (Anno 74 d. C).

58. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 342.


& - IMP CAES DOMIT AVG GERM COS XIII CENS PER
P P. Testa radiata a destra.
^ — FORTVNAE AVGVSTI S C La Fortuna a sinistra col
timone e la cornucopia. (Anno 87 d. C).

59. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 414.


^ - CAESAR AVG F DOMITIAN COS II. Busto laureato
e paludato a destra.
9 — S C La Speranza che cammina a sinistra col fiore
e sollevandosi la veste. (Anno 73 d. C).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 165

60. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 442.


'& — IMP CAES DOMIT AV& GERM COS XI GENS PER
P P. Testa laureata a destra coll'egida.
1^ — S C Marte armato col parazonio al fianco, che
cammina a passi precipitosi a sinistra, con una Vittoria
e un trofeo. (Anno 85 d. Ci.

61. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 5 [4.


B" — IMP DOMIT AVG GERM COS XVI. Busto lau-
reato di Domiziano lo d'Apollo sotto le sembianze di
Domiziano) a destra col paludamento. Davanti un ramo
d'alloro. (Anno 92 o 94 d. Ci.
5i' — se Corvo a destra su di un ramo d'alloro.
62. Piccolo Bi-(iiizo. — Dopo Coh. 514.
:& — IMP DOMIT AVG GERM COS XVII. Busto d'Apollo
a de.stra.
P — Come il precedente. (Anno 95 d. C).
63. Piccolo Bronzo. - Dopo Coh. 568.
f& — IMP DOMIT AV GÈ. Nel campo S • C
P - Rinoceronte che cammina a destra.
Questo bronzo ha un tipo molto rozzo ed e indubbiamente una
imitazione barbara del P. B. da Cohen descritto al suo n. 458. L'inci-
sore, avendo fatti i caratteri troppo grandi, ha dovuto accorciare la leg-
genda nel dritto scrivendo av gè, in luogo di avg gf.rm.

DOMIZIANO E DOMIZIA.

64. Dettar o. - Dopo Coh. 3.


:& - IMP CAES DOMITIANVS AVG... Testa laureata di
Domiziano a destra.
1> — DOMITIA AVGVSTA IMP DOMIT. Busto di Domizia
a destra colla pettinatura a coda. (Tav. II, N. 7).
65. Denaro. — Dopo Coh. 3 bis.
& - IMP CAES DOMITIANV (sic) AVG ■ P M. Testa lau-
reata di Domiziano a destra.
9( — DOMITIA AVGVSTA. Busto di Domizia a destra in
pettinatura rialzata senza la coda. (Tav. II, N. 8).
NB. Questi due denari n. 64 e n. 65 sono suberati come quasi
tutti i denari che riuniscono le due teste di Domiziano e di Domizia.
j66 fran'cesco gnecchi

DOMIZIA.

66. Aureo. ~ Dopo Coh. 5.


B" - DOMITIA AVG IMP DOMITIÀN AVG GER. Busto a
destra colla pettinatura a coda.
\J - CONCORDIA AVGVSTI. Pavone a destra.
(Tav. II, N. 9).

N ER V A.

67. Aureo. — Dopo Coh. 39.


B' - IMP NERVA CAES AVG GERM P NI TR P II. Testa
laureata a destra.
\]i — IMP II COS IMI P P. La Libertà a sinistra col ber-
retto elo scettro. (Anno 98 d. C).
Questo tipo non è descritto da Cohen che in argento.

68 Gran Bronzo. — Dopo Coh. 115.


:& - IMP NERVA CAES AVG P M TR P II COS III P P.
Testa laureata a destra.
^ - PLEBEI VRBANAE FRVMENTO CONSTITVTO S C.
Modio, con sei spighe e un papavero. (Anno 97 d. C).

TRAIANO.

69. Denaro. — Dopo Coh. 88.


B' — IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P.
Busto laureato a destra.
',« — DIVVS PATER TRAIAN. Traiano padre seduto in sedia
curale a sinistra, con una patera e une scettro.

70. Dettar o. — Dopo Coh. 121.


,©' — IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM. Testa laureata
a destra.
9 — P M TR P COS II P P. La Concordia seduta a si-
nistra colla cornucopia in atto di versare una patera su
di un'ara accesa.
APPUNTI DI NI'MISMATICA ROMANA 16/

71. Aureo. — Dopo Coh. 138.


ly - IMP CAES NERVA TRAIAN AVO GERM. Testa lau-
reata a destra coll'egida.
91 - P M TR P COS IMI P P. Krcole ignudo di fronte su
di un cippo colla clava e la pelle del leone.
72. Denaro. — Dopo Coh. 255.
B" - IMP TRAIANO AVG- GER DAC P M TR P COS V
P P. Busto laureato a destra col paludamento e la co-
razza.

1^' - SPQR OPTIMO PRINCIPI. La Pace seduta a .sinistra


con un ramo d'ulivo nella destra e appoggiata col go-
mito sinistro. Davanti a lei un dace inginocchiato in
atto supplichevole.
73. Piccolo Bronco. — Di>po Culi. 360.
iy - IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P.
Busto laureato a destra.
1^ - METALL VLPIANI DELM. L' K(|uità a sinistra colle bi-
lancie e la cornucopia.

74. Picco/o Bromo. ~ Dopo Coh. 383.


B' ~ IMP CAES NERVA TRAIAN AVG. Testa laureata a
destra.
9 ' — S C Tavola da giuoco, ornata da due grifoni, su
cui un vaso e una corona.

75. Picco/o Bromo. — Dopo Coli. 386.


B - IMP CAES NERVA TRAIAN AVG. T.sta laureata a
destra.
9* — se La Lupa a sinistra.
76. Picco/o Bronco. — I)op(j Coh. 388.
& — CAES TRAIAN AVG GERM. Busto di Traiano lau-
reato a destra col paludamento.
1^' — se (all'esergol. Cinghiale che cammina a destra.
77. Gran Broii'.n. - Dopo ("oh. .456.
& - IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M
TR P COS V P P. Busio a destra col paludamento.
1> - SPQR OPTIMO PRINCIPI. La Fortuna a sinistra
con un timone poggiante su di una na\e e una cor-
nucopia.
l68 FRANCESCO GNECCHI

78. Gran Bn)ìi~o. — Dopo Coh. 456 bis.


,D' — Come il precedente, ma colla testa laureata a destra.
P — Come il precedente, ma il timone è appoggiato a
terra (senza la navel.

79. Gran Braììzo. — Completamento del N. 462.


B" — IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M
TR P COS V P P. Busto laureato a destra coll'egida.
9 - S P Q R. OPTIMO PRINCIPI. La Sicurezza seduta a si-
nistra. Tiene uno scettro nella destra, col quale sembra
indicare un globo che sta a' suoi piedi, e s'appoggia col
gomito sinistro alla spalliera della sedia.
NB. Cohen ai suoi numeri 462 e 463 descrive due Gran Bronzi assai
incompletamente, uno riportandolo da Viczai, l'altro citandolo dal Ga-
binetto di Francia. Delle due donne sedute che figurano al rovescio
classifica la prima per la Sicurezza, la seconda dubitativamente per
la Provvidenza, forse pel globo che sta a terra. — Dubito che si tratti
sempre del medesimo tipo e, se è quello che ho completato col mio
esemplare, l'attitudine della figura femminile rappresentata è senza
dubbio quella della Sicurezza.

80. Gran Bronzo. - Dopo Coh. 512.


B - IMP CAES NERVA TRAIAN AVO GERM P M. Busto
laureato a destra.
^ - IR POT COS II (senza S • CI. Roma seduta su di
una corazza a sinistra. Tiene una Vittoria e il parazonio,
e il piede sini.stro su di un elmo. Dietro a lei degli scudi.
Vedi App. di Num. Rom. N. XX\'l, Traiano n. 5. (/?. /. di Xuiii. 1892).

ADRIAN O.

81. Mcdai^iìone d'Art^cnfo. — Dopo Coli. i.


!>' - IMP CAES TRA HADRIANO AVG P P. Testa laureata
a destra.
T> — COM BIT. Tempio a otto colonne, .su! cui frontone
si legge ROM S P AVG.
NB. La leggenda del tempio rom s p avo è tuttora enigmatica e
nessuno ha saputo finora presentare una interpretazione soddisfacente.
Non si potrebbe forse leggere: rom ai: sacrae piae avgvstae ? oppure:
ROMA SACRA PRINXIPI AVGVSTI ? O: ROMAE SACRAE PRINCEPS AVGVSTVS?
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 169

82. Denaro. — Dopo Coh. 137.


& - HADRIANVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra.
9 — COS III. Genu) a sinistra con una cornucopia in atto
di versare una patera su di un'ara accesa.
83. Denaro. — Dopo Coh. 310.
\y - HADRIANVS AV&VSTVS. Testa laureata a destra.
9/ - LIBERALITAS AVG COS III PP. La Liberalità a destra
in atto di versare la cornucopia.

84. Denaro. — Dopo Coh. 438.


iy - IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG. Bu.sto lau-
reato e corazzato a destra.
1> — P M TR POTES COS III. La Fortuna a sinistra col
timone e la cornucopia.

85. Denaro. — Dopo Coh. 459.


ly - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto a sinistra col
paludamento, testa nuda,
yi ROMA. Roma in abito militare a sinistra con una
piccola \'ittoria e un'asta rovesciata.
NB. E un tipo di rovescio finora non conosciuto che in bronzo.

86. Denaro. — Dopo Coh. 486.


Q' - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto laureato a
destra C(j1 paludamento.
^ - SALVS AVGVS. La Salute lo meg-lio la Pietà) a si-
nistra collo scettro in atto di versare una patera su di
un'ara.
NB. Il denaro è suberato. La rappresentazione del rovescio, però,
quale descritta, quantunque più propria a persruiilìcarc la Pietà che
non la Salute, e già conosciuta fra i denari d'Adriano (V. Coh. \. 476J.

87. Doiaro. — Dopo C"oh. 500.


^ - HADRIANVS AVGVSTVS. Testa nuda a destra.
^ — TRANQVILLITAS AVG P P linffiro) COS Ili (all'esergo).
La Tranquillità a sinistra con uno scettro e appoggiata
a una colonna.
Dia. Min. 40. Peso gr. 38.060. — 11 contornio è scanalato al tornio.
170 FRANCESCO GNECCHI

88. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 566.


& - HADRI/vNVS AVG-VSTVS. Testa laureata a destra.
9 — COS MI (senza S C). Diana a destra coll'arco e una
treccia.
Vedi Aopunti di N. R. N. XXVI. Adriano, N.io. (R. I. di N. 1893).

89. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 670.


& - IMP CAESAR TRAIANVS HAD^IANVS AVG. Busto
laureato a destra.
9( - ANNONA AV& (all'esergol PONT MAX TR POT COS MI
(all'intornol S C L'Abbondanza a sinistra con due spighe
e la cornucopia. A sinistra il modio con tre spighe, a
destra una nave.

90. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 719.


r>' - HADRIANVS AVG-VSTVS. Testa nuda a destra.
Iji — COS MI S C Roma galeata seduta a sinistra su di
una corazza con una piccola Vittoria e una cornucopia.
Dietro di lei uno scudo.

91. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 724.


^ — HADRIANVS AV&VSTVS. Testa laureata a destra.
^ — COS MI S C. 11 Valore a sinistra col piede su di
un elmo, col parazonio e un'asta.
92. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 774.
B' - HADRIANVS AVGVSTVS COS MI P P. Busto a sinistra
col paludamento. Testa nuda.
Iji — DACIA S C La Dacia seduta a sinistra su di una
roccia con uno scettro sormontato da un'aquila e una
.spada ricurva.

93. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 880.


B' - HADRIANVS AV& COS MI P P. Testa nuda a destra.
^ - FIDES PVBLICA S C La Fede a destra con due
spighe e un canestro di frutta.

94. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 963.


^y - HADRIANVS AV& COS Ili P P. Testa laureata a destra.
■>' berretto
LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà
e lo scettro. a sinistra col
Al'PUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I7I

95. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 973.


B' — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG. Busto lau-
reato a destra.
9 — MET NOR in una corona d'alloro.
96. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 1002.
^ - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto nudo a destra
col paludamento.
1^ — PIETAS AV& S C. La Pietà a sinistra colle due mani
alzate. Alla sua destra un'ara, a sinistra una cicogna.
97. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 1017.
,©' - IMP CAES TRAIAN HADRIANVS AVG. Testa radiata
a destra.
9/ — P M TR P COS III S C. L'Kquità a sinistra colle
bilancie e la cornucopia.

S .\ B I N A.

98. Aureo. — Dopo Coh. 7.


^ — SABINA AVG-VSTA. Busto a destra, diademato e colla
pettinatura rialzata, senza la coda.
l^ — CONCORDIA AVGVSTA. La Concordia seduta a si-
nistra con una patera nella destra e il gomito sinistro
appoggiato a una statuetta della Speranza.
(Tav. II, N. lol.

99. Denaro. — Dopo Coh. 25.


B* — SABINA AVGVSTA HADRIANI AVG P P. Busto dia-
demato adestra colla pettinatura rialzata.
9^ — S C (all'esergol. Cerere seduta a sinistra su di un
paniere con due spighe e una torcia. A suoi piedi il
modio, da cui escono due spighe. (Tav. II. N. 11).
NB. Come è eccezionale il caso dell'omissione delle lettere s e nelle
monete di bronzo, per monete cioè coniate direttamente dall'imperatore
così è eccezionale il trovare queste lettere sulle monete d'oro e d'ar-
gento, su monete eccezionalmente coniate per autorità del Senato.
Già era conosciuto un denaro di Sabina colle lettere s e (Coh. N. 23),
ora ne appare un secondo. L'occasione per cui furono coniate queste
monete di Sabina, forse con qualche metallo speciale, ci e ignota.
172 FRANCESCO GNECCHI

ANTONINO PIO.

lou. Aureo. - Dopo Coh. 77.


/B' — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XII. Busto a destra
colla corazza. Testa nuda.
\^ — COS llll. L'Equità a sinistra colle bilancie e la cor-
nucopia. (Anno 149 d. C). (Tav. II, N, 12).

cot. Denaro. — Dopo Coh. 153.


,& — ANTONINVS AV& PIVS POT P P COS MI. Testa lau-
reata a destra.
9* — IMPERATOR. Vittoria a sinistra con una corona e
una palma.
l-'essere questo denaro suberato spiega la stranezza della leggenda
del diritto.

102. Denaro. — Dopo Coh. 163.


^' - ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III. Testa
nuda a destra.
^ — IMPERATOR II. Vittoria di fronte rivolta a sinistra
con una corona e una palma. (Anno 140-143 d. C).
103. Aureo. — Dopo Coh. 220.
,©' - ANTONINVS AVG- PIVS P P TR P XXIIII. Busto a
destra col paludamento e la corazza. Testa nuda.
9 - PIETATI AVG COS llll. La Pietà fra due fanciulli,
e con due altri fanciulli in collo. (Anno 161 d. C).
(Tav. II, N. 14I.

104. Aureo. — Dopo Coh. 220 bis.


^ — Medesima leggenda. Testa laureata a destra.
9 — Come il precedente. (Tav. II, N. 15).

105. Aureo. — Dopo Coh. 22 r.


B" - ANTONINVS AVG PIVS P P IMP II. Testa laureata
a destra.
^i - P M TR P llll COS III P P. Marte ignudo a destra
col mantello svolazzante, che cammina portando un'asta
e un trofeo. (Anno 140 d. Ci. (Tav. II, N. 13I.
NB. Quest'aureo è degno di nota sotto diversi aspetti. Il tipo ne
è piuttosto barbaro, ciò che risulta principalmente dalle leggende, le
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I73

quali paleograficamente si presentano diverse da quelle delle comuni mo-


nete d'Antonino nel loro insieme e specialmente per le appendici ai p, inso-
lite a quest'epoca. Di più, mentre la leggenda del dritto presenta già
una forma insolita, quella del rovescio menziona la quarta podestà tri-
bunizia d'Antonino, ciò che forma un caso unico nella serie. L'indi-
cazione numerale delle podestà tribunizie sulle monete d'Antonino Pio
non incomincia che colla undicesima, mentre è costantemente trascu-
rata per le anteriori. Per tali considerazioni, bisogna concludere che
l'aureo fu certamente coniato fuori di Roma, e assai probabilmente in
Oriente. E munito di un appiccagnolo, cosa pure rara negli aurei del-
l'alto impero, e lo stato discretamente consunto della moneta dimostra
che essa fu lungamente portata quale amuleto.

106. Denaro. Dopo Coh. 371.


1& - ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS MI. Busto
laureato a destra col paludamento.
^ — Anepigrafo. Il Valore militare a destra col piede
sinistro su di un elmo, con un'asta rovesciata e il pa-
razonio.

NB. Il Cohen ai suoi numeri 371, 372, 373 descrive un'aureo e due
denari d'Antonino, il cui rovescio credo sia quello da me descritto ; ma
dice : Antonino a destra col piede sinistro su di un globo. Ora, può darsi
che la descrizione sua sia esatta; ma siccome, sia sull'esemplare da me
descritto con varietà di testa, sia su di un altro pure della mia colle-
zione, ilcui dritto corrisponde esattamente a quello del N. 373 di Cohen
come rettificato nel supplement(j, e rappresentato certamente il Valore
e non Antonino, inclino a supporre che tali siano anche i tre esemplari
del Cohen.

107. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 501.


^ - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra.
9 — CAPPADOCIA S C. 1-a Cappadocia turrita a sinistra
con una corona e un'a.sta. Ai suoi piedi il monte Argeo,
sopra il quale una stella.
Sui Bronzi d'Adriano e d'Antonino Pio portanti la rappresentazione
della Cappadocia, il monte Argeo è talvolta rappresentato in fiamme;
ma non vi si vede mai la stella.

108. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 528.


& — IMP II. Aquila colle ali spiegate a destra, rivolta a
sinistra.
9 " COS III. Fulmine alato. (Anno 140-143 d. C).
174
FRANCESCO GNECCHI

109. Medio Bronzo. ~ Dopo Coh. 628.


B' - ANTONINVS AV& PIVS P P TR P COS III. Testa
laureata a sinistra.
^ - IMPERATOR II. La Lupa coi gemelli nella grotta,
a destra. Sotto, una barca. (Anno 140-143 d. C).

[IO. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 686.


& - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra.
9/ — MAVRETANIA COS II S C. La Mauretania a sinistra
con una corona e due giavellotti.

i[[. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 738.


yy ~ IMP T AEL CAES HADRI ANTONINVS PIVS. Testa
laureata a destra.
Iji — P M TR POT COS DES II S C La Pace a sinistra
con un ramo d'ulivo e la cornucopia. (Anno 138 d. C).
112. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 743.
^ - IMP T AEL CAES HADR ANTONINVS AVG- PIVS Testa
laureata a destra.
R' ,- P M TR POT COS II S C L'Abbondanza a .sinistra
con due spighe e la cornucopia. A' suoi piedi il modio
con due spighe. (Anno 139 d. C).

113. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 831.


iy — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS llll. Testa
laureata a destra.
^ — SECVRITAS PVBLICA S C La Sicurezza a sinistra
collo scettro e col gomito sinistro appoggiato a una
colonna. (Anno 157? d. C).

114. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 869.


B' - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a sinistra.
9' — TR POT COS II S C L' Equità a sinistra colle bi-
lancie e la cornucopia.

115. Picco/o Bronzo. — Dopo Coh. 897.


B' - ANTONINVS AVG • PIVS PP- Testa laureata a
destra.
9 — TR • POT • COS ■ III • S • C Caduceo incrociato con
una clava (?).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 1 75

F A U S T I N A madri;.

116. Quinario d'Argento. — Dopo Coh. 120.


^ — DIVA AVG FAVSTINA. Busto velato a destra.
^ — Anepigrafo. Il lettisternio, cui è appoggiato lo scettro.
(Tav. II, N. 18).
NB. I Quinarii d'argento dopo Adriano sono di estrema rarità.
Uno solo se ne conosce d'Antonino Pio, e quello ora descritto è l'unico
oggi conosciuto di Faustina. Come avviene generalmente dei quinarii,
è eseguito con arte finissima, assai superiore a quella dei denari d'ar-
gento. Proviene dalla Collezione Boyne di Firenze.

117. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 143.


^ - DIVA FAVSTINA. Busto a destra.
91 — AETERNITAS S C L'Eternità a sinistra. Tiene colla
destra un globo, e colia sinistra si solleva la veste.

n8. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 151.


/©' - DIVA FAVSTINA. Busto a destra.
9/ - AETERNITAS S C L'Eternità a sinistra colla destra
alzata e la sinistra al fianco.

119. Gran Bronzo. - Dopo Coh. 170.


^ — DIVA FAVSTINA PIA. Busto velato e diademato a
destra.
^ — AETERNITAS S C Faustina in un carro a sinistra
tirato da due elefanti, montati da due cornacchi.
NB. Sulle monete della moglie d'Antonino Pio non figura mai altro
nome che quello di favstina. E su questo gran bronzo che per la prima
volta appare anche quello di pia, evidentemente in ricordo di quello del
marito. I nomi e prenomi di questa imperatrice si possono quindi com- "
pletare così: ANNI A GALERI A FAVSIINA PIA.

120. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 226.


i& - DIVA AV&VSTA FAVSTINA. Busto velato a destra.
9 — CONSECRATIO S C Aquila che vola a destra, con
un ramo negli artigli, e trasportando Faustina diade-
mata, la quale tiene colla sini.stra uno scettro e colla
destra il lembo d'un velo svolazzante e cosparso di
stelle.
iy6 FRANCESCO G.NECCHI

121. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 279.


B' — FAVSTINA AV& ANTONINI AV& PII P P. Busto a
destra.
9 - VENERI AVG-VSTAE S C. Venere a destra. Colla
destra si solleva il velo, mentre tiene il pomo nella
sinistra.

M. AURELIO.

122. Denaro. — Dopo Coh. 36.


^' — M AVREL ANTONINVS AVG. Testa laureata a destra.
9 — COS P P. La Salute seduta a sinistra in atto di
nutrire un serpente che sorge davanti a lei.
(Anno 144 a. C). (Tav. II, N. 16).
Questa rappresentazione della Salute non è nuova fra le monete
di M. Aurelio, e si trova precisamente su di un denaro portante la
leggenda cos ni p p; ma invece la leggenda cos p p non è conosciuta
se non in un denaro di Commodo pure rappresentante la Salute.
(Cohen 25).

123. Denaro — Dopo Coh. 87.


^' — AVRELIVS CAESAR AVG PII F. Testa nuda e leg-
germente barbuta a destra.
P — IMPERATOR II. Vittoria di fronte con una corona e
una palma.
Questo denaro suberato è ibrido. Il rovescio appartiene ad Anto-
nino Pio.

124. Denaro. -- Dopo Coh. 219.


i& — AVRELIVS CAESAR AVG PII F. Testa nuda a sinistra.
9^ — TR POT IMI COS II. Pallade a destra coll'asta rove-
sciata e appoggiata allo scudo. (Anno 150 d. C).

125. Aureo. — Dopo Coh. 219 bis.


iy - ÌA ANTONINVS AVG ARMEN P M. Busto laureato a
destra col paludamento,
9/ — TR P IMI IMP II COS II. Vittoria a destra in atto
d'appendere a un palmizio uno scudo, su cui è scritto
Vie AVG. (Anno 150 d. C). (Tav. II, N. 17).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I77

126. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 696.


& - AVRELIVS CAES AVG- PII FIL. Testa nuda a destra.
9 — TR POT XIII COS II S C. Il Valore galeato a destra
coll'asta e il parazonio e col piede sinistro appoggiato
su di un elmo. (Anno 159 d. C).

127. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 758.


B" - M ANTONINVS AVG P M. Testa nuda a destra.
ti; - TR P XVIII IMP II COS MI S C Marte armato cor-
rente a sinistra con una \'ittoria e un trofeo.
(Anno 164 d. C).

FAUSTINA FiGUA.

128. Aureo. — Dopo Coh. 6.


,©'ondulati.
— FAVSTINA AV&VSTA. Busto a destra coi capelli

9* — AV&VSTI PII FIL. Diana rivolta a sinistra con una


freccia e l'arco. (Tav. II, N. 19).

129. Aureo. — Dopo Coh. 37.


B'ondulati.
- FAVSTINA AVGVSTA. Fausto a smistra coi capelli

P — FECVNDITATI AVGVSTAE. La Fecondità (o Faustina?)


diademata, seduta a sinistra, tiene un bambino in grembo.
Due altri bambini stanno in piedi, uno davanti e uno di
dietro, stendendo a lei le braccia. (Tav. II, N. 20).

LUCIO VERO.

130. Aureo. — Dopo Coh. 55.


/©' — L VERVS AVG ARMENIACVS. Bu.sto laureato a destra
col paludamento.
P — TR P llll IMP II COS II. Vittoria a destra in atto
d'appendere ad un palmizio uno scudo su cui è scritto
Vie AVG. (Anno 164 d. C). (Tav. Ili, N. i).
NB. Quest'aureo proviene dal ripostiglio di Roma del 1893, al Con-
vento di Santa Balbina.
178 FRANCESCO GNECCIU

131. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 96.


,©' - L VERVS AVO ARM PARTH MAX. Busto laureato a
destra col paludamento e la corazza.
9/ — TR P VI IMP IMI COS II. M. Aurelio e Lucio Vero
accompagnati dal Prefetto del Pretorio su di un palco
collocato a destra, in atto di arringare quattro soldati,
di cui il primo è armato di lancia e scudo, mentre i tre
al secondo piano portano insegne. Davanti al palco sta
un giovinetto rivolto come gli imperatori a sinistra,
ossia verso i soldati. (Anno 166 d. C.j.
Dia. Min. 37. Peso gr. 43.
NB. Il Medaglione e nuovo nella serie di quelli di Lucio Vero. È
press'a poco il tipo dell'Allocuzione, quantunque rovesciato (quello de-
scritto da Cohen al N. 89 ha gli imperatori collocati su di un palco a
sinistra invece che a destra) e colla differenza che la leggenda invece
d'accennare al fatto ricorda semplicemente la data.

132. Denaro. — Dopo Coh. 79.


,B' - L VERVS AVG ARM PARTH MAX. Testa laureata a
destra.
9/ - TR P Vili IMP llll COS III. Vittoria che cammina a
sinistra colla corona e la palma. (Anno 168 d. C).

133. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 287.


3' - L AVREL VERVS AVG ARMENIACVS. Testa laureata
a destra.
9 - TR P llll IMP II COS II S C. Vittoria a destra che
posa su di un palmizio uno scudo sul quale scrive VIC
AVG. (Anno 164 d. C).

134. Graìi Broìizo. — Dopo Coh. 224.


^ - L VERVS AVG ARM PARTH MAX. Testa laureata a d.
^f — TR P VII IMP llll COS III S C. Vittoria che cammina
a sinistra colla corona e la palma. (Anno 167 d. C).

COMMODO.

135. Aureo. — Dopo Coh. 34.


^ - COMMODO CAES AVG FIL GERM SARM. Busto gio-
vanile adestra col paludamento e la corazza. Testa
nuda.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I 79

9 — DE GERMANIS. Trofeo, a' piedi del quale un Ger-


mano e una Germana seduti colle mani legate dietro il
dorso. (Tav. Ili, N. 2).

136. Medaglione di Bronzo a due metalli. — Dopo Coh. 360.


^ — \. AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVG PIVS FELIX.
Busto a destra colia testa coperta della pelle del leone.
9( - HERCVLI ROMANO AVG- P M TR P XVIII COS VII
P P. Ercole ignudo e laureato sotto i tratti di Commodo
a sinistra, col rovescio della mano sinistra appoggiato
al fianco e con un arco nella destra. Coll'ascella destra
si appoggia alla clava posata su di una rupe.
(Anno 192 d. C.).
Dia. Min. 40. Peso gr. 56.

137. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 427.


^ - IMP CAES L AVREL COMMODVS &ERM SARM. Busto
giovanile e laureattJ a destra col paludamento.
1^ — TR POT COS (all'esergo). Commodo a cavallo a
destra colla destra alzata. (Anno 177 d. C).
Dia. Min. 36. Peso gr. 44,500.
NB. Il rovescio è nuovo fra i medaglioni di Conjinodo.

138. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 554.


^ — L AEL AVREL COMM AVG P FEL. Testa laureata a
destra.

§( - IO M SPONSOR SEC AVG (all' ingiro) COS VI P P


(all'esergo) (senza S Ci. Giove a sinistra col fulmine
posa la destra sulla spalla di Commodo che tiene un
globo e lo scettro, rivolgendosi a lui. (Anno 190 d. C).
Vedi Appunti di .N'. R. X.WI. Commodo, X. 3. (R. l. di N. 1S92).

DIDIO GIULIANO.

139. Denaro. — Dopo Coh. 8.


^ - IMP CAES M DID IVLIAN AVG. Testa laureata a
destra.
9^ — SECVRITAS P R. La Sicurezza a sinistra con una
corona e Io scettro. (Tav. Ili, N. 3).
l8o FRANCESCO GNECCHI

NB. Il rovescio secvritas p r colla rappresentazione della Sicu-


rezza, come qui sopra descritto, è proprio unicamente degli aurei e
dei denari d'Ottone. La leggenda venne riprodotta in un denaro del-
l'interregno di Vitellio (Coh. 105), in un aureo di Vespasiano (Cohen,
suppl. 32,) e in due medii bronzi, uno di Tito (Coh. 284) e uno di Domi-
ziano (Coh. 517); ma sempre col tipo della Sicurezza seduta davanti
ad un'ara. Il denaro descritto di Didio Giuliano è dunque l'unica ripro-
duzione del tipo ottoniano.

M A N L IA S C A N T I L L A.

140. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 7.


-B' - MANLIA SCANTILLA AVG. Busto a destra.
9 — IVNO REG-INA S C. Giunone a sinistra con una pa-
tera e uno scettro.
NB. Questo raro medio bronzo offre due varianti coll'unico cono-
sciuto edescritto da Cohen. Una leggera variante nella leggenda del
dritto, e la mancanza del pavone nel rovescio.

PESCENNIO.

141. Denaro. — Dopo Coh. 4.


^ - IMP CAES C PESC NI&ERIVS AV& COS II. Testa
laureata a destra.
9 — BONAE SPEI. La Speranza che cammina a sinistra
con un fiore e sollevandosi la veste. (Tav. Ili, N. 4).

SETTIMIO SEVERO.

142. Argento. — Dopo Coh. 86.


3' — SEVERVS PIVS AVG BRIT. 1 està laureata a destra.
9 - FORT RED TR P XIX COS MI P P. La Fortuna se-
duta a sinistra col timone appoggiato su di un globo
e la cornucopia. (Anno 211 d. C).
143. Denaro. — Dopo Coh. 213.
^ - SEVERVS PIVS AVG. Testa laureata a destra.
9 ~ MINER VICTRIX. Minerva armata a sinistra con una
piccola vittoria e un'asta, presso a un trofeo. Ai suoi
piedi lo scudo.
Denaro suberato.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA l8l

144. Denaro. — Dopo Coh. 251.


3" — L S6P S€VERVS PER AVr IM IMF XI (sic). Testa
laureata a destra.
9 - PAR AR AD TR P VI COS II P P. Vittoria a sinistra
colla corona e la palma. (Anno 198 d. C). iTav. Ili, N. 5).
NB. Moneta che non ha il tipo barbaro, malgrado le stranezze e
le inesattezze di grafia nella leggenda del dritto.

145. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 653.


B' - SEVERVS AVG PARTH MAX. Busto laureato a
destra col paludamento e la corazza.
9/ - VICI.... IC PARTHIC AV&& P M TR P Villi S C.
Vittoria corrente a destra colla corona e la palma.
(Anno 197 d. C).

146. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 661.


3' - L SEPT SEV PERT AVG IMP. Busto laureato a
destra.
91 - VOTA PVBLICA S C L'Imperatore togato e velato
a sinistra, sacrificante su di un tripode.

SETTIMIO SEVERO E CARACALLA.

147. Denaro. — Dopo Coh. 2.


B - SEVERVS AVG PARI MAX. Testa di Settimio Se-
vero laureato a destra.
^ - ANTONINVS AVGVSTVS. Busto giovanile di Caracalla
a destra, laureato, col paludamento e la corazza.
(Tav. Ili, N. 6).

GIULIA DOMNA.

148. Denaro. — Dopo Coh. 77.


;& - IVLIA DOMNA AVG- Busto a destra.
9 — PIETAS. Donna velata a sinistra con una piccola
Vittoria nella mano destra. (Tav. Ili, N. 7).
La rappresentazione del rovescio non concorda colla leggenda, caso
del resto non unico, principalmente a quest'epoca; ma la conservazione
l82 FRANCESCO GNECCHI

e l'autenticità della moneta permettono di dichiararla quale descritta, in


modo assoluto. Ho creduto necessaria tale dichiarazione perchè il Cohen
in una nota a pag. 340 (Voi. Ili) dice: " La médaille avec le revers
" suivant décrit par Mionnet: piet.\s, Femme voilée assise portant une
" petite Victoire sur la main droite, existe au Cabinet des médailles;
" mais c'est une pièce de mauvaise fabrique, mal lue par Mionnet: c'est
" Vesta assise avec la legende vetas au lieu de vest,\. „
Può darsi che il Cohen abbia visto meglio del Mionnet; io non posso
giudicare del denaro del Gabinetto di Parigi che non conosco; ma, tro-
vando la descrizione di Mionnet affatto identica alla mia, mi par lecito
supporre che fosse il Mionnet che aveva ragione. Come dissi, il mio
denaro è di autenticità incontestabile, e la conservazione permette d'as-
serire positivamente che la figura femminile non è Vesta, perchè, invece
del palladio, tiene una piccola vittoria o, forse più esattamente ancora,
una statuetta di Pallade, e perdi più manca dello scettro. — Sta dunque
il nuovo rovescio pietas con una rappresentazione inusitata.

C ARAC ALLA.

149. Aureo. — Dopo Coh. 210.


^ — ANTONINVS PIVS AVG GERM. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
9 - P M TR P XVIIII COS ini P P. Il Sole ignudo rivolto
a sinistra, colla destra alzata e un globo nella sinistra.
(Anno 215 d. C). (Tav. Ili, N. 8).
150. Graìi Bronzo. — Dopo Coh. 579.
ly - M AVREL ANTONINVS PIVS AVG. Testa laureata a d.
P - VICT BRIT TR P XIIII COS MI P P S C Vittoria a
destra in atto d'erigere un trofeo. Di fronte, la Brettagna
colle mani legate. Ai suoi piedi un prigioniero.
(Anno 211 d. C).

GET A.

151. Denaro. — Dopo Coh. 81.


3' - L SEPT GETA CAES PON. Busto nudo a destra col
paludamento.
9 — RECTOR ORBIS. L'imperatore ignudo col mantello
sulle spalle di fronte, rivolto a sinistra, con un globo e
un lungo scettro.
La moneta è suberata e forse ibrida. Il rovescio probabilmente ap-
partiene aCaracalla. (Vedi Cohen n. 303 e 304 di Caracalla).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 183

152. Gran Bronzo. — Rettifica del N. 183.


& P SEPTIMIVS GETA PIVS AVG- BRIT. Testa laureata a
destra.
9( - TR P III COS II P P S C. La Felicità seduta a si-
nistra collo scettro e la cornucopia. Accanto a lei due
piccole rappresentazioni di Fiume. (Anno 212 d. C).
NB. Nelle due persone sdraiate accanto alia figura principale il
Cohen vede un fiume col giunco e un prigioniero oppure un genio
alato. Su due esemplari di eccellente conservazione le figurine in discorso
sono indubbiamente due Fiumi , ciascuna munita del simbolico giunco.

SEVERO ALESSANDRO.

153. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 254.


f>' - IMP SEV ALEXANDER AVG. Testa laureata a destra.
^ — FIDES MILITVM (senza S Ci. Giove ignudo a sinistra,
col fulmine e lo scettro. In faccia a lui l'imperatore collo
scettro, sagrificante su di un tripode acceso e coronato
dal Valore che gli sta dietro.
V. Appunti di N. R. N. XXVI. Sev. Alessandro N. 3. [R. I. di N. 1S92).

154. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 270.


l^ - IMP SEV ALEXANDER AVG. Testa laureata a destra.
^ - IVSTITIA AVGVSTI S C La Giustizia seduta a si-
nistra con una patera e lo scettro.

155. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 307.


B' - IMP CAES M AVR SEV ALEXANDER AVG. Busto lau-
reato a destra col paludamento e la corazza.
l> — P M TR P COS P P S C La Libertà a sinistra col
berretto e la cornucopia. (Anno 222 d. C).

GIULIA MAMEA.

156. Denaro. — Dopo Coh. 11.


^ - IVLIA MAMIAS (sici AVG. Busto a destra.
P - IVNO CONSERVATRIX. Giunone a sinistra con una
patera e un lungo scettro. A' suoi piedi il pavone.
184 FRANCESCO (jNECCHI

M A S S IM IN O I.

157. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 87.


^ - IMP MAXIMINVS PIVS AV&. Busto radiato a destra
col paludamento.
9 - SALVS AV&VSIT (sic) S C. La Salute seduta a si-
nistra in atto di nutrire un serpente.
NB. Errore di leggenda.

GORDIANO PIO.

158. Denaro. ~ Dopo Coh. 136.


1& — IMP CAES M ANT GORDIANVS AV&. Busto radiato
a destra col paludamento.
9 — ROMAE AERMAE (sic). Roma seduta a sinistra su di
uno scudo con una Vittoria e uno scettro.
NB. Errore di leggenda in una moneta di perfetto stile.

FILIPPO PADRE.

159. Doppio Gran Bronzo. — Dopo Coh. 154.


B" — IMP M IVL PHILIPPVS AV&. Busto laureato a sinistra.
9^ — LAET FVNDATA S C L'Allegrezza a sinistra con una
patera e un timone, il piede destro su di una prora di
nave.

NB. Questo doppio sesterzio di Filippo (gr. 29,50) è l'unico bronzo


di quest' imperatore colla testa a sinistra. Vedi Appunti di N. Rom.
N. XXV, n. 56. (R. I. di Num. 1892).

160. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 201.


^' — IMP M IVL PHILIPPVS AVG. Busto laureato a destra
col paludamento.
9 — SALVS AV& S C. La Salute a sinistra in atto di
nutrire un serpente che si svolge da un'ara e con un
lungo scettro.
AI'lTNIl DI NUMISMA I ICA RiiMANA iS^

OT ACILL A.

i6i. Medaglione di Bromo a dite metalli. — Dopo Coh. 73.


& — MARCIA OTACIL SEVERA AV&. Busto diademato a
destra.
^ — PIETAS AVG-VSTAE. Otacilla di fronte rivolta a si-
nistra, colla destra alzata fra quattro bambine, ciascuna
delle quali tiene una palma n una verga.
Dia. mill. 36. Peso gr. 50
La conservazione di questo bronzo non permette di distinguere
perfettamente i particolari del rovescio, ma è certo che la figura di
donna (Otacilla) tiene alzata la destra e non la sinistra come quella
del Museo di Vienna, che Cohen riporta da Eckhel: " Mii/ier siiiishyi
e/ala inter qiiatuor piiellas qiiarum iiiiiiiii (lextera adprehtndit. „

162. Medio Bronzo. — Uopo Coh. 68.


^ — OTACIL SEVERA AVG-. Bust(j diademato a destra
colla mezzaluna.
91 — SAECVLARES AVGG S C Cippo.

OSTI LI A NO.

163. Antoniuiano. - Dopo Coli. 24.


ly C OVAL HOSTIL MES COVINTVS AV&. Busto radiato
e paludato a destra. Sottt) il busto due punti.
9' — PVDICITIA AV&. La Pudicizia seduta a sinistra collo
scettr(j e sollevandosi il velo.

V O L U S I A N O.

164. Aureo. — Dopo Coh. 14.


B' - IMP CAE C VIB VOLVSIANO AVG. Busto radiato a
destra col paludamento.
9Ì — CONCORDIA AVG-&- La Concordia seduta a sinistra
colla doppia cornucopia. Nel campo una stella.
(Tav. Ili, N. 9).
l86 FKAXCKS^JO GNKCCm

165. Antoniniano. — Dopo Coh. 63.


jy — IMP CAE C VOLVSIANO AVG. Busto radiato a destra
col paludamento.
^ — PVDICITIA AVG. La Pudicizia a destra. Tiene colla
sinistra lo scettro, e colla destra si solleva il velo.
La Personificazione della Pudicizia, che ai tempi dell'alto impero
era riservata alle monete delle Auguste, in questi bassi tempi si trova
con qualche frequenza anche su quelle degli imperatori. Di Volusiano
però non è conosciuto che un solo denaro colla Pudicizia seduta e
colla leggenda pvDicrriA avgg.

EMILIANO.

166. Medio Bromo. - Dopo Coh. 49.


^ - IMP CAES AEMILIANVS P P AV&. Testa radiata a
destra.
5' — SPES PVBLICA S C. La Speranza che cammina a
sinistra col fiore e sollevandosi la veste.

GALLIENO.

167. Medaglione d'argento. — Dopo Coh. 11.


J^ — IMP C P G-ALLIENVS P F AVG. Busto laureato a
mezza figura a sinistra, armato di lancia e scudo. Sullo
scudo la testa di Medusa.
^ — MONETA AVG. Le tre Monete. Tipo solito.
Dia. niill. 32. Peso gr. 35,50.

168. Antoìiiiiiaiio. — Dopo Coh. 37.


B" — GALLIENVS AVG. Testa radiata a destra.
5* — AEQVIT AVG. L' Equità a sinistra colle bilance e la
cornucopia.

169. Antoniniano. — Dopo Coh. 173.


^ ~ GALLIENVS AVG. Busto radiato a destra col palu-
damento.
^ " FORTVNA REDVX. La Fortuna a sinistra col caduceo
e la cornucopia. All'esergo SPQR-
APl'USri L>I NUMISMATICA ROMANA

170. Quinario di Bronzo. — Dopo Coh. 578.


& - IMP &ALLIENVS AVG-. Testa laureata a destra.
9 " VICTORIA AET. Vittoria a sinistra colla corona e la
palma.
171. Aureo. — Dopo Coh. 621.
^ — IMP GALLIENVS P F AVO GERM. Busto laureato e
corazzato a destra.
^ — VICTORIA GERMANICA. Vittoria a sinistra colla co-
rona e la palma. A' suoi piedi un prigioniero seduto e
legato. (Tav. Ili, N. io).
Peso gr. 3,100.

172. Antoniniano. — Dopo Coh. 624.


^ — IMP GALLIENVS P F AVG GERM. Busto radiato e
corazzato a destra.
9/ -- VICTORIA GERMANICA. Vittoria a sinistra colla co-
rona e la palma. A' suoi piedi un prigioniero colle mani
legate.

173. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 758.


& — IMP GALLIENVS AVG- Busto corazzato e laureato
a destra.
^ — FIDES MILITVM (senza S C). La Fede militare con
due insegne.
V. Appunti di N. R. N. XXVI. Gallieno N, 7. (/?. /. di N. 1892).

174. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 788.


^ — IMP GALLIENVS P F AVG GERM. Busto laureato a
destra col paludamento e la corazza.
9/ — MONETA AVG (senza S O. Le tre Monete colle bi-
lance ela cornucopia. Ai loro piedi tre mucchi di metallo.

175. Gran Bromo. — Dopo Coh. 798.


^ — IMP GALLIENVS AVG. Busto laureato e corazzato a
destra.
9/ — PAX AVG S C La Pace a sinistra con un ramo e
uno scettro trasversale.
]88 FRANCESCO GNECCHI

T76. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 836.


,iy -- IMP e P LIC G-ALLIENVS P F AV&. Busto laureato
e corazzato a destra.
9' - VICTORIA AVG-G- (senza S Ci. Vittoria a sinistra con
una palina e appoggiata al proprio scudo.
Vedi come sopra N. 24.

SAI. ON INA.

[77. Antoniiiinno. — Dopo Coh. 39.


i& - SALONINA AVG. Busto diademato a destra, circon-
dato dalla mezzaluna.
9 — FORTVNA AV©. La Fortuna a sinistra con una cor-
nucopia in atto di versare una patera su di un'ara ac-
cesa. (Tav. Ili, N. II).
Questo tipo di rovescio è nuovo fra i denari di Salonina. Anche
la Fortuna è rappresentata in modo nuovo. Se non vi fosse la leggenda
i\ RTVN.\ AVG, la figura femminile qui rappresentata si direbbe piuttosto
la Pietà.

178. Antoniniano. — Dopo Coh. 52.


S^ — SALONINA AV&. Busto diademato a destra, circon-
dato dalla mezzaluna.

9* — MINERVA AV&. Minerva galeata a destra con un'asta


e appoggiata allo scudo. Ali'esergo S P Q R.
(Tav. Ili, N. 12).
Questo rovescio, conosciuto nei denari di Gallieno, è nuovo fra
quelli di Salonina.

179. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 114.


ly — CORN SALONINA AV&. Busto diademato a destra.
"i^ - PVDICITIA AVG (senza S C). La Pudicizia seduta a
sinistra con uno scettro e in atto di sollevarsi il velo.
Vedi App. di N. R„ N. XXVI. Salonina N. 2. iR. It. di N. 1892).

S A L O N I N O.

180. Antoniniano. — Dopo Coh. 25.


^ - DIVO CAES VALERIANO. Busto radiato a destra.
5/ — ORIENS AV&&. Il Sole a sinistra colla destra alzata
e un globo.
APPUNTI DI NL'MISMATICA ROMAiNA 189

181. Argento. — Dopo Coh. 28.


& - SALON VALERIANVS CAES. Busto col paludamento
a destra. Testa nuda.

^ — PIETAS AV&. Istromenti da sacrificio, bastone d'au-


gure, coltello da sacrificatore, vaso, simpulo e asper-
sorio. (Tav. Ili, N. 13).
La testa nuda di Salonino indica chiaramente che questa moneta
è una prova in argento di un aureo, poiché sugli antoniniani la testa
di Salonino è sempre radiata. l>el resto anche l'accuratezza dell'incisione
e del conio e la purezza dell'argento fanno distinguere facilmente questo
pezzo da tutti gli antoniniani di quest'epoca. Al N. 28 il Cohen cita,
riportandolo da Mionnet , un quinario d'oro , il cui tipo vi corri-
sponderebbe; ma le dimensioni della prova descritta non sono quelle
di un quinario, bensì di un aureo, del quale non è conosciuto alcun
esemplare.
Proviene dal ripostiglio trovato nel settembre 1894 presso la Motte
Benoron (Loir-et-Chér). Vedi Anmiaire de Nuiitismatique, 1894, pag. 526.

F O S T U M (J.

182. Antontniano. — Dopo Coh. 182.


& - IMP C M CASS LAT POSTVMVS P F AVG. Busto
radiato a destra col paludamento.
^ — VICTORIA AVO-. X'ittoria corrente a sinistra colla
corona e la palma. Davanti a lei un prigioniero seduto e
legato.

183. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232.


(& — IMP C POSTVMVS. Busto radiato a destra.
9 — HERC PACIFER (senza S C). Ercole ignudo a sinistra
con un ramo nella destra, e nella sinistra la clava e la
pelle del leone.

VITTORINO PADRE.

184. Piccolo Bronzo. — Completamento. Coh. Suppl. 8.


^' - IMP C PIA VICTORINVS P F AVG. Busto radiato a
destra.
9 - IMP X COS V. Vittoria di fronte rivolta a destra
con una corona (?) e una lunga palma.
FRANCESCO GNECCHl
igo

Cohen dà nel supplemento (Voi. VII, pag. 295, N. 8) la descrizione


assai incompleta di un piccolo bronzo di Vittorino appartenente al Ga-
binetto di Parigi, che deve certamente essere il medesimo ora descritto ;
ma che, essendo troppo male conservato, non aveva permessa la lettura
che di: imp c, al dritto, e: imp x cos, al rovescio. La moneta poi, come
osserva il Cohen, e evidentemente ibrida, il rovescio appartenendo a
Postumo.

CLAUDIO GOTICO.

185. Antoniniano. — Dopo Coh. 134.


a' - IMP C M AVR CLAVDIVS AVG. Busto radiato a
destra col paludamento.
9* — MINERVA AVG-- Minerva a destra con un'asta e ap-
poggiata allo scudo. All'esergo S P Q R.
186. Autouintano. — Dopo Coh. 203.
^ - IMP CLAVDIVS P F AVG. Busto radiato a destra col
paludamento.
9 — SPES PVBLICA. La Speranza che cammina a sinistra
col fiore e sollevandosi la veste. All'esergo S.

Q U I N T I L L O.

187. Antoniniano. — Dopo Coh. 53.


& — IMP QVINTILLVS P F AVG. Busto radiato a destra
col paludamento e la corazza.
9^ — VICTORIAE GOTHIC. Trofeo fra due prigionieri se-
duti e legati. (Tav. III, N. 14).
La moneta è molto consunta e la lettura non è certo facile. Riesce
però, aiutata da un rovescio identico che ora descriveremo d'Aureliano
e che è riprodotto accanto a quello di Quintillo al N. 15 della tav. Ili,
e con tale ravvicinamento si può dare con sicurezza la leggenda Vi-
ctoria GOTHIC del rovescio, leggenda affatto nuova, e che accenna anche
a un fatto storico finora sconosciuto, che cioè Quintillo abbia accom-
pagnato ilfratello Claudio nella spedizione contro i Goti e ne abbia
condiviso i trionfi.
Questo antoniniano venne già una volta pubblicato dal Sig. Ales-
sandro Boutkowscki, che me lo cedette, nella Spiiik and Son's Monthly
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I9I

Numismatic Circtilar di Londra (anno 1893, pag. 395). Ma la descrizione


ivi datane è questa :
D. — IMP e M AVR cL oviNTiLLVs i> F AVG. Tcsta laureata a destra.
R. — VICTORIA GOTHICA. Trofeo sostenuto da due prigionieri. Al-
l'esergo s p q r.
Certo con si gravi ed inesplicabili alterazioni, nessuno potrebbe
immaginare che si tratta non solo della stessa moneta, ma dell'identico
esemplare da me ora descritto!

A U R E L I A N O.

188. Antonimano. — Dopo Coh. no.


B" - IMP AVRELIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a
sinistra.
?( — lOVI CONSER. Aureliano in abito militare a destra
e collo scettro riceve un globo da Krcole che g:li sta di
fronte ignudo col mantello spiegato dietro le spalle e
con un' asta o lungo scettro.
NB. Sono rarissime le monete d'.\ureliano col busto a sinistra.

189. Antoìiinia)io. — Dopo Coh. 171.


B - IMP AVRELIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a
destra collo scettro.

Iji — RESTITVT ORBIS. Donna a destra che otì're una


corona ad Aureliano in abito militare con un'asta.

190. Antoniniann. — Dopo Coh. 203.


B* - IMP C DOM AVRELIANVS AVG. Busto radiato a destra
col paludamenti I,
F^' - VICTORIAE GOTHIC. Trofeo formato da un'arma- 35
tura, due scudi e due lance incrociate fra due prigio-
nieri seduti e legati. (Tav. Ili, N. 15I.
La Vittoria Gotica d' Aureliano non è ricordata che da un anto-
niniano che Cohen riporta da Tanini, il quale alla sua volta lo riporta da
d' Ennery e di cui ora s'ignora l'esistenza. Ma nel dritto ha imp avre-
LiANVs AVO, e nel rovescio Victoria gotiiic.
192 FRANCESCO GNECCHI

TETRICO PADRE E TETRICO figlio.

igi. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. io.


/B' — IMPP TETRICI PII AV&G. Busti accollati dei due
Tetrici, a destra ; il padre radiato e corazzato ; il figlio
paludato e a testa nuda.
^^ — SPES PVBLICA. La Speranza che cammina a sinistra
con un fiore e sollevandosi la veste. (Tav. Ili, N. 16).
Questo piccolo bronzo è affatto nuovo fra i pochi e rarissimi bronzi
conosciuti dei due Tetrici.

TACITO.

192. Antoìiiniano. — Dopo Coh. 61.


,& - IMP CL TACITVS AVG. Busto radiato a sinistra col
manto imperiale e con uno scettro sormontato da un'a-
quila.
9 — FIDES MILITVM. La Fede militare a sinistra con due
insegne militari una per ciascuna mano.

193. Antoniniano. — Dopo Coh. 73.


B' - IMP C M CL TACITVS AVG-. Busto radiato a destra
colla corazza.
9" ~ MARTI PACIF. Marte gradiente a sinistra con un
ramo nella destra, l'asta e lo scudo nella sinistra.

194. Antoniniano. — Dopo Coh. 100.


B' — IMP C M CL TACITVS AVG. Busto radiato a destra
col paludamento e la corazza.
^ — ROMAE AETERNAE. Roma seduta a sinistra con un
globo e uno scettro. Allato a lei uno scudo.

195. Antoniniano. — Dopo Coh. 128.


B - IMP C M CL TACITVS P F AVG. Busto radiato e
corazzato a sinistra armato di lancia.
9* — VICTORIA GOTTHI. Vittoria a sinistra con una co-
rona e una palma.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I93

PROBO.

196. Antoniniano. — Dopo Coh. i86.


3' — IMP C PROBVS P F AV& Busto radiato e corazzato
a sinistra.
^ — CONCORDIA MILIT. Probo a sinistra clie dà la mano
alla Concordia.

197. Antoniniano. — Dopo Coh. 230.


'B' -- IMP C M AVR PROBVS P F AVG. Busto radiato e
corazzato a destra.
P — CONSERVAI AVG. Il Sole seminudo a sinistra colla
destra alzata e con un globo.

198. Antoniniano. — Dopo Coh. 230 bis.


/B' — Medesima leggenda, con Inisto radiato e corazzato
a destra, armato di lancia.
9 — Come il precedente.
199. Antoniniano. — Dopo Coh. 235.
iO" - VIRTVS PROBI INVICTI AV&. Busto radiato a sinistra,
visto per di dietro, armato di lancia e scudo.
9' - CONSERVAI AV&. 11 Sole seminudo di fronte, rivolto
a sinistra, colla destra alzata e con un globo.
200. Piccolo Bronzo Oiiiiiario. — Dopo Coh. 322.
^' — PROBVS
damento ela Pcorazza.
AVG. Busto laureato a destra col palu-

9 — MARS VLIOR. Marte armato che corre a destra col-


l'asta e lo scudo.

201. Antoniniano. — Dopo Coh. 510.


^ — m? C PROBVS P F AVG. Busto radiato e coraz-
zato a sinistra, armato di lancia e scudo.
V — SOLI INVICIO. II Sole radiato in quadriga veloce a
sinistra.

202. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 578.


^ — PROBVS P AVG. Busto laureato a destra col palu-
damento ela corazza.
rS — VICIORIA GERM. Trofeo fra due prigionieri.
194 FRANCESCO GNKCCIU

203. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 57 bis.


,iy — PROBVS P F AVG. Busto laureato a destra col palu-
damento ela corazza.
1^ — VICTORIA GERM. Trofeo fra due prigionieri.
204. Antoìiiniano. — Dopo Coh. 580.
^' — IMP C PROBVS AVG CONS II. Busto radiato a si-
nistra col manto imperiale e collo scettro sormontato da
un'aquila.
^ — VICTORIA GERM. Trofeo composto d' un' armatura,
due scudi e quattro lancie incrociate, fra due prigionieri
seduti e legati.
205. Antoniniano. — Dopo Coh. 584.
-S- - IMP C M AVR PROBVS P F AVG. Busto corazzato
e coU'elmo radiato a sinistra, armato di lancia e scudo.
1^ — VICTORIAE AVG. Due Vittorie, una di fronte all'altra,
che si danno le mani, danzando intorno ad un palmizio.
(Tav. Ili, N. 17).
Questo tipo è nuovo non solo nelle monete di Probo, ma forse in
tutta la serie romana.

206. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 620.


^ — IMP PROBVS AVG. Busto laureato e corazzato a d.
I> — VIRTVS AVG. Probo galoppante a destra colla mano
alzata, in atto di atterrare col cavallo un nemico.

207. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 620 bis.


La stessa moneta con :
i^ - PROBVS P AVG.
208. Antoniniano. — Dopo Coh. 628.
iìy — IMP PROBVS AVG. Busto corazzato e coll'elmo ra-
diato a sinistra, armato di lancia e scudo.
9 — VIRTVS AVGVSTI. Probo a sinistra con una lancia
obliqua, in atto di coronare un trofeo, appiedi del quale
un prigioniero seduto e legato.
209. Antoniniano. — Dopo Coh. 642.
ly - IMP C M AVR PROBVS AVG. Busto radiato a destra
col pahitlamento e la corazza.
9* — VIRTVS PROBI AVG. Marte ignudo e galeato gra-
diente adestra con un'asta e un trofeo.
APPUNTI DI NDMISMATICA ROMANA I95

aro. Antoniniano. — Dopo Coh. 652.


B" — IMP C M AVR PROBVS P F AV&. Busto corazzato
e coll'elmo radiato a sinistra, armato di lancia e scudo.
9' — VIRTVS PROBI AVO Probo in abito militare gradiente
a destra con una lancia e un trofeo.

211. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 657.


& — PROBVS P F AVG. Busto corazzato e laureato a
destra.
T^ — VIRTVS PROBI AVG-. Probo a cavallo a destra, pre-
ceduto da un soldato con una palma. Di fianco al cavallo
sul davanti un fanciullo nudo.
NB. Cohen al N. 657 descrive un quinario simile a questo medio
bronzo, riportandolo da Tanini.

212. Antoniniano. — Dopo Coh. 670.


B' — IMP C M AVR PROBVS P F AVG-. Busto radiato e
corazzato a destra.
^ — VIRTVS PROBI AV5. Probo galoppante a destra in
atto di trafiggere un nemico inginocchiato e che ha
perduto lo scudo.

CARO.

213. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 71.


^ - DEO ET DOMINO CARO INVIC AVG. Busto radiato
e corazzato a destra.
P — PROVIDENTIA AVG. La Provvidenza a sinistra con
un globo e uno scettro obliquo. Nel campo una stella.

NUMERIANO.

214. Antoniniano. — Dopo Coh. 78.


3* — IMP C M AVR NVMERIANVS NOB C Busto radiato
a destra col paludamento e la corazza.
9» — VIRTVS AV&&. Numeriano in abito militare a destra
e con uno scettro, riceve un globo niceforo da Carino
pure in abito militare e con un'asta. Nel mezzo, in alto,
una stella.
igó FRANCESCO GNECCHI

CARINO.

215. Aìtno. — Dopo Coh. 2.


!>' - IMP M AVR CARINVS P F AVG-. Busto laureato a
destra col paludamento.
K - ADVENTVS AVGG- N N. Carino e Numeriano, l'uno
con uno scettro, l'altro con un'asta, che sostengono in-
sieme un globo sormontato da una Vittoria che li inco-
rona. All'esergo C (Tav. Ili, N. 18).
NB. Questo rovescio è affatto nuovo nelle monete di Carino.

216. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 69.


^' — M AVR CARINVS C Busto laureato a destra col pa-
ludamento ela corazza.
5* — GENIVS EXERC. Genio a sinistra in un tempio a due
colonne, sacrificante su di un'ara e con una cornucopia.
217. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 84.
B' — IMP CARINVS P AVG. Busto laureato e corazzato
a destra.
9 — PAX AV&G. Vittoria corrente a sinistra con un ramo
e uno scettro. All'esergo A.
2r8. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 114.
^ - M AVR CARINVS NOB CAES. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
9 — PROVI DE AVG&. La Provvidenza a sinistra con una
bacchetta e lo scettro. A terra un globo.

D I O C L E Z I A N O.

219. Aureo. — Dopo Coh. 21.


^ - IMP ce VAL DIOCLETIANVS P F AVG. Busto
laureato a destra con paludamento e corazza.
9* — FATIS VICTRICIBVS. Le tre Fortune, ciascuna con una
cornucopia. Quella che sta a sinistra, è volta a destra
e tiene un timone appoggiato a un globo insieme a
quella di mezzo che è a lei rivolta. La terza, che è a
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I97

destra, è volta a sinistra e tiene pure un timone appog-&


giato a un globo. Nessuna lettera all'esergo.
(Tav. Ili, N. 19).
NB. L'aureo N. 21 di Cohen è descritto precisamente cosi; ma dal
disegno risulta che ha le lettere s e all'esergo e tale correzione è di-
fatti portata nel supplemento. Vedo pure le stesse lettere s e all'esergo
di un simile aureo rappresentato dal vero (Tav. IX, N. 9,) nel Cata-
logo della Coli. L. Courtin venduta a Parigi nello scorso aprile. Il mio
esemplare di eccellente conservazione non ha traccia di lettere all'esergo.
220. Aureo. — Dopo Coh. 6g.
-B' - DIOCLETIANVS P F AV&. Testa laureata a destra.
9I - PIETAS AVGG ET CAESS N N. La Pietà a sinistra
con un bambino in collo e un altro ai piedi. All'esergo
TR. (Tav. Ili, N. 20).

221. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 90.


^' - DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra col
paludamento.
9/ - VIRTVS MILITVM. Quattro soldati sacrificanti davanti
alla porta di un campo. All'esergo una clava.
222. Antoniniano. — Dopo Coh. 127.
^ - IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto radiato a destra col
paludamento.
91 — ADVENTVS AVGG. Diocleziano e Massimiano Erculeo
galoppanti a destra colle destre alzate. (Tav.
All'esergo
IV, N.P. I).
NB. Rovescio nuovo per tipo e per leggenda fra le monete di
Diocleziano.

223. Antoniniano. — Dopo Coh. 132.


B' - DIOCLETIANVS AVG. Busto radiato a destra col pa-
ludamento.
91 — CLARITAS AVGG. Il Sole radiato a sinistra colla
destra alzata e con un globo. Ai suoi piedi un prigio-
niero seduto e legato.
224. Antoniniano. — Dopo Coh. 137.
h - IMP DIOCLETIANVS AVG- Busto radiato a destra
colla corazza.

9 — COMES AVGG. Pallade galeata a destra con un'asta


e appoggiata allo scudo.
198 KRANXESCU GNKCCllI

225. Antoniniano. — Dopo Coh. 138.


^ — IMP DIOCLETIANVS P AV3. Busto radiato a destra
col paludamento.
l> - CONCORDIA AV&G. Due donne che si danno la
mano, ciascuna con una cornucopia.

226. Antoniniano. — Dopo Coh. 225.


B- - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG. Busto
radiato e corazzato a destra.

'^ — lOVI CONSERVAI. Giove ignudo a sinistra col ful-


mine e lo scettro.

327. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 236.


!>' - IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra
col paludamento.
^ - lOVI COSERVAT AVG. Giove ignudo a sinistra col
mantello sulle spalle, col fulmine e lo scettro.

228. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 253.


^ -' IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra
col paludamento.
9I lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo di fronte
rivolto a destra, coll'asta nella destra e il fulmine nella
sinistra. A' suoi piedi, a sinistra un'aquila con una corona
nel rostro.

229. Antoniniano. — Dopo Coh. 257.


.©' - DIOCLETIANVS P F AVG. Busto radiato e corazzato
a destra.
fj — lOVI PROPVGNAT. Giove ignudo col mantello avvolto
intorno alle reni cammina a sinistra guardando indietro,
col fulmine nella destra e un'aquila nella sinistra.
230. Antoniniano. — Dopo Coh. 261.
r& - IMP C DIOCLETIANVS P AVG. Busto radiato a
destra col paludamento.
1> — lOVI TVTATORI AVGG. Giove ignudo a sinistra con
un globo sormontato da una vittoria e uno scettro. Ai
suoi piedi un'aquila.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 199

231. Antoniniaiin. — Dopo Coh. 287.


^ — IMP DIOCLETIANVS P AV&. Busto radiato a destra
col paludamento e la corazza.
P — P M TR P Vili COS IMI P P. Leone radiato a destra
col fulmine nelle fauci. (Anno 291 d. C).

232. Antouiiiiciìio. — Dopo Coh. 340.


,©' - IMP C C VAL DIOCLETIANVS AV&. Busto radiato a
destra col paludamento e la coraz-^a.
5/ — VICTORIA AVO-. Vittoria a destra in atto di presen-
tare una corona a Diocleziano che jjli sta di fronte con
un globo e uno scettro.

233. Aiitoiiinia)io. — Dopo Coh. 340 bis.


Lo stesso, ma colla leggenda:
^' - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG.
234. Piccolo Bronzo OitiiKirio. — Dopo Coh. 348.
^' - IMP DIOCLETIANVS AVG. P.usto laureato e corazzato
a destra.
9* -- VIRTVS AVG. Marte armato a sinistra colla lancia e
appoggiato al proprio scudo.

235. Anloniniaiio. — Do|)o Coh. 354.


^ - DIOCLETIANVS P AVG. Busto radiato a destra col
paludamento.
1^ — VIRTVS AVGG. Diocleziano laureato e in abito mili-
tare a sinistra con un'asta e il paraztjnio, in atto di
calpestare un prigioniero. Nel campo C; all'esergo P T R.
(Tav. IV, N. 21.
Rovescio sconosciuto nelle monete di Diocleziano.

MASSIMIANO KR CULLO.

236. Aureo. — Dopo Coli. 54.


& — MAXIMIANVS P AVG. Testa laureata a destra.
9 — HERCVLI VICTORI. Lrcole seduto di fronte su di una
rupe, colle braccia conserte. Tiene colla sinistra la clava
e la pelle del leone sul ginocchio sinistro. Al suo fianco
l'arco e la faretra. All'esergo P T. (Tav. IV, N. 3).
200 FRANCESCO GNECCHI

237. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 97.


,& - MAXIMIANVS AVG. Testa laureata a destra.
9I — VIRTVS lyilLITVM. Quattro soldati sacrificanti su di
un'ara davanti a una porta di campo- All'esergo E.
238. Antoniniano. ~ Completamento. Coh. 150.
/B' - MAXIMIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a
destra.
P — AVSPIC FEL. La Liberalità a sinistra colla tessera e
il caduceo. A' suoi piedi un bambino che le stende le
braccia. Nel campo D. All'esergo PTR.

239. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232.


^' - D N MAXIMIANO P F AVG- Busto laureato a de-
stra col paludamento e la corazza.
^ - GENIO POPVLI ROMANI. 11 Genio del P. R. col modio
in testa a sinistra con una patera e una cornucopia.

240. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232 bis.


/B' — D N MAXIMIANO P F AVG. Busto laureato a de-
stra colla corazza.

9* — Come il precedente; ma, accanto al Genio, a sinistra,


un'ara accesa.

241. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 249.


B' — IMP C MAXIMIANVS P AVG. Busto laureato e palu-
dato a sinistra colla clava nella destra e la pelle del
leone sulla spalla sinistra.
i? — GENIO POPVLI ROMANI. Il genio del popolo romano
a sinistra colla patera e la cornucopia. Presso di lui
un'ara accesa.

242. Antoniniano. — Dopo Coh. 259.


^' - IMP C M VAL MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a
destra col paludamento.
9 - HERCVLI CONSERVAI. Ercole ignudo a sinistra.
Tiene colla destra un ramo e colla sinistra la clava al-
zata e la pelle del leone.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA

243. Atttonininno. — Dopo Coh. 260.


Ey — IMP C MAXIMIANVS AV&. Busto radiato e corazzato
a sinistra.
^ — HERCVLI INVICTO AVGG. Ercole ignudo a sinistra.
Tiene colla destra un globo niceforo e colla sinistra si
appoggia alla clava. Sul braccio sinistro la pelle del
leone. Nel campo S.

244. Atitoniniano. — Dopo Coh. 265.


i& — IMP C MAXIMIANVS P F AVG. Busto ignudo e ra-
diato a sin. colla clava e la pelle del leone sulla spalla-.
^ — Come il precedente.

245. Medio Bronzo. — Dopo C(3li. 278.


B' - IMP MAXIMIANVS P F AVG. Testa laureata a destra.
P — HERCVLI VICTORI. Ercole ignudo di fronte, rivolto
a sini.stra. È appoggiato colla destra alla clava e colla
sinistra tiene tre pomi e la pelle del leone. All'esergo SIST.
Tipo piuttosto barbaro,

246. Piccolo Broiito Oiiiìiarin. — Dopo Coh. 298.


^ - IMP MAXIMIANVS P F AVG. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
I^ — lOVI CONSERVAI AVG. Giove ignudo a sin. col man-
tello spiegato dietro le spalle, col fulmine e uno .scettro.

247. Aìtto)ii)iiano. — Dopo C(ìh. 309.


^ - IMP C M AVR MAXIMIANVS P F AVG. Busto radiato
a destra colla corazza.
]>' — lOVl CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo a .sinistra
con un globo e uno scettro. Di fronte a lui una Vittoria
con una palma e una corona. Nel campo Z H.

248. Antoiiiniano. — Dopo Coh. 353.


,©* - MAXIMIANVS P F AVG. Bu.sto radiato e corazzato
a destra.
9^ — PIETAS AVGG. Massimiano laureato, in abito militare
e con uno scettro, in atto di rialzare una donna coronata
e con una cornucopia, che gli sta innanzi inginocchiata.
Nel campo C. All'esergo P T R. (Tav. IV, N. 4).
FRANCESCO GNECCHI

249. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 364.


ly — D N MAXIMIANO BAEATISSI (sic). Busto laureato a
destra col manto imperiale, con un ramo e la mappa.
13; - PROVIDENTIA DEORVM. La Previdenza a destra ri-
volta a una donna che le sta di fronte con un ramo
alzato e uno scettro.

250. Anlonininno. — Dopo Coh. 398.


^ — MAXIMIANVS P F AVO. Busto radiato e corazzato a
destra.
1^ — TEMPOR FELICIT. La Felicità turrita seduta a sinistra
con una patera e la cornucopia. Nel campo C. Ali'e-
sergo PTR. (Tav. IV, N. 5).
N15. Rovescio nuovo. Il tipo della Felicità seduta è inusitato nelle
monete di Massimiano Erculeo.

251. Picco/o Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 419.


ly — IMP e MAXIMIANVS P F AV&. Busto laureato a
destra col paludamento e la corazza.
W — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo a destra appoggiato
colla destra alla clava, tiene nella sinistra l'arco e la
pelle del leone.

252. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 425.


i& — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto laureato a destra col
paludamento e la corazza.
9 — VIRTVS AVaS- Ercole di fronte volto a destra, ap-
poggiato colla destra alla clava, tiene colla sinistra l'arco
e la pelle del leone.

253. Anloniniano. — Dopo Coh, 426.


^ — IMP C M VAL MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a
destra col paludamento e la corazza.
Ijf - VIRTVS AVGG. Vittoria a destra su di un globo e
colla palma, in atto di porre la corona in capo ad Ercole
nella posa dell' Ercole Farnese.
254. Anloniniano. — Dopo Coh. 427.
-^ - IMP C MAXIMIANVS AVG. Busto ignudo e radiato a
sinistra colla clava nella destra e la pelle del leone sulla
spalla sinistra.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 2O3

9 — VIRTVS AVG-G-. Giove ed Ercole ignudi di fronte,


il primo con un lungo scettro, il secondo colla clava e
la pelle del leone.

255. Aìitoiu'iiiniii). — Dopo Coli. 430.


D" - MAXIMIANVS P F AV&. Busto radiato e corazzato
a destra.
9^ — VIRTVS AVG-G. Massimiano in abito militare, a destra,
colla lancia rovesciata e il parazonio, in atto di calpestare
un prigioniero seduto a terra e legato.

256. Media Bronao. — Dopo Coh. 433.


ÌB' - IMP MAXIMIANVS P F AV&. Busto in elmo e co-
razza a sinistra, armato di lancia e scudo.
9 - VIRTVS AVGG ET CAESS N N. Massimiano a cavallo
lanciato a corsa a sinistra. E armato di scudo e colla
lancia ferisce il priirm di (juattro nemici che giacciono
a terra in pose disperate sotto le zampe del cavallo.

257. Antoìiiniaiio. — Dopo Coh. 448.


;& — MAXIMIANVS P F AV&. Busto radiato e corazzato a
destra.
9/ — VNDIQVE VICTORES. Massimiano in abito militare a
sinistra con un globo niceforo e un'asta.
(Tav. IV, N. 6).
Questo rovescio è conosciuto fra le monete di Numeriano e di
Costanzo Cloro, ma nuovo fra quelle di Massimiano Erculeo.

258. Antoìiin'iaìio. — Dopo Coh. 449.


/& — MAXIMIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a
destra.

9 ~ VOTIS X. L' Imperatore laureato e togato a sinistra


sacrificante su di un'ara. (Tav. IV, N. 7).
Il tipo di questo rovescio, conosciuto fra le monete di Galerio Mas-
simiano, ènuovo fra quelle di Massimiano Erculeo.

259. Antoiiiniano. — Dopo Coli. 451.


©' — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a sinistra col
manto imperiale e un globo nella destra.
204 FRANCESCO GNECCHI

T^ — VOTIS X. Diocleziano e Massimiano Erculeo di fronte,


uno con uno scettro sormontato da un'aquila, l'altro colla
spada, sacrificanti insieme su di un'ara.
260. Picco/o Bronzo Oiiiìiario. — Dopo Coh. 463.
^ — MAXIMIANVS AV&. Testa laureata a destra.
?< — VOT XXX AVGG in una corona.

CARAUSIO.

261. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 89.


^ - IMP CARAVSIVS P F AVG. Testa radiata a destra.
9 — FIDEM (sic) MILITVM. La Fede militare di fronte con
due insegne.

262. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 97.


^' — IMP C CARAVSIVS AVG. Busto radiato a destra con
paludamento e corazza.
9* — FORTVNAE. La Fortuna a sinistra colla ruota e la
cornucopia.

263. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 180.


^' — IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto laureato a destra
col paludamento e la coi'azza.
5* — PAX AVG. La Pace a sinistra con un ramo e un
lungo scettro. Nel campo S P. All'esergo MLXXI.
264. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 187.
^^ - IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto radiato a destra
col paludamento.
9* - PAX AVGGG. La Pace a sinistra con un ramo e
uno scettro trasversale. Nel campo S P. All'esergo MLXXI.
265. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 198.
3' - IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto radiato a destra
col paludamento.
^ - PROVID AVG. La Provvidenza a sinistra colla patera
e la cornucopia.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 205

266. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 231.


B* — IMP C CARAVSIVS P F AVG-. Busto radiato a destra
col paludamento e la corazza.
1^' — SECVRITAS AV. La Sicurezza a sinistra colle gambe
incrociate e appoggiata a una colonna, posa la mano
destra sopra il capo. All'esergo C.
NB. Due soli piccoli bronzi di Carausio sono conosciuti colle leg-
gende: SECVRITAS l'ERPETVA c sixvKiTAs oRius. Quella ora riportata,
SECVRITAS AVGVSTA, è nuova fra le monete di Carausio.

267. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 239.


^ — IMP CARAVSIVS AV&. Busto radiato a destra col pa-
ludamento.
9* — TEMPORVM F. La Felicità a sinistra con un lungo
caduceo e una cornucopia. (Tav. IV, N 8).

A L L L L r O.

268. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 32.


^^ - IMP C ALLECTVS P F AVG. Busto radiato a destra
in corazza.
P — PAX AV&. La Pace a sinistra con un ramo e un
lungo scettro (dritto). Nel campo S A. All'esergo M L.
269. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 65.
^ - IMP C ALLECTVS P F AVG-. Busto radiato a sinistra
armato di lancia e scudo.
^ — VIRTVS AVG. Trireme diretta a destra con quattro
rematori. All'esergo Q.

COSTANZO CLORO.

270. Aureo. — Dopo Coh. 18.


B' — CONSTANTIVS NOB C Testa barbuta e laureata a
destra.
^ — FIDES MILITVM. La P^ede militare di fronte, rivolta
a destra. Tiene colla destra un'insegna e colla sinistra
obliquamente uno stendardo. (Tav. IV, N. 9).
2o6 FRANCESCO GNECCHI

NB. Questo rovescio è nuovo fra le monete d'oro e d'argento di


Costanzo Cloro.

271. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 94.


!& - CONSTANTIVS N08 CAES. Testa laureata a destra.
P - FELIX ADVENT AVG-G NN. L'Africa di fronte rivolta
a sinistra con uno stendardo e un dente d'elefante. Ai
suoi piedi un leone che divora un teschio di bue.

272. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 120.


i& - CONSTANTIVS NOBIL C. Bu.sto laureato a destra col
paludamento e la corazza visto per di dietro.
^ - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del popolo romano
a sinistra colla patera e la cornucopia.

273. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 126.


^ - FL VLA (sic) CONSTANTIVS NOB CAES. Te.sta lau-
reata a destra.
lj( - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del popolo romano
a sinistra colla patera e la cornucopia. Nel campo B C
e una stella, all'esergo ALE.
La trasposizione delle lettere vla in luogo di v.\l nella leggenda
del dritto ha tutta l'apparenza di un errore accidentale ; ma è strano
il ripetersi di simile anomalia ortografica anche nell'altro medio bronzo
seguente, di conio diverso. Tale ripetizione può far supporre che la
cosa abbia una spiegazione.... ma da parte mia confesso di non trovarla.

274. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 149.


B' FL VLA (sic) CONSTANTIVS NOB CAES. Testa laureata
a destra.
9' - GENIO POPVLI ROMANI. 11 Genio del popolo romano
a sinistra colla patera e la cornucopia. Ai suoi piedi, a
sinistra, un'aquila. Nel campo r. All'esergo ALE.
275. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 168.
^^ — IMP C CONSTANTIVS P F AVG. Testa laureata a
destra.
^ — HERCVLI VICTORI. Ercole nudo di fronte rivolto a
sinistra colla destra s'appoggia alla clava; nella sinistra
tiene tre mele, e avvolta al braccio la pelle del leone.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 2O7

G A L E K IO M ASSI M I A N O.

276. Antoniìiiaìiu. — Dopo Coh. 55.


& — MAXIMIANVS NOB C Busto radiato a destra col
paludamento e la corazza.
9' — AVSPIC FEL. La Liberalità a sinistra colla tessera e
il caduceo. Accanto a lei un bambino che protende le
braccia. All'csergo PTR. Nel campo D.
Questo rovescio, nuo\ii fra le monete di Galerio Massimiano, si
trova identico (anche per le lettere all'esergo e nel campo) fra quelle
di Massimiano Erculeo. (Vedi N. 238 di questa scric)

277. AìitoìiiìiiaiìO. -- Dopii Cnli. 55 bis.


& — MAXIMIANVS NOB CAES. Husto radiato e corazzato
a destra.
IJ/ - CLARITAS AV&G. 11 Sole ignudo a destra colla destra
alzata e un globo nella sinistra. A' suoi piedi un prigio-
niero legato.
NB. Anche questo tipo nuovo per (ialerio è conosciuto fra le mo-
nete di Massimiano Erculeo. Vedi Coli. i5r.

278. Medio Bronzo. — Do|)o Coli. 65.


& - MAXIMIANVS NOB CAES. lesta laureata a destra.
tJ - FORTVNAE REDVCI AVOG ET CAESS NN. La Fortuna
seduta a sinistra col timone e la cornucopia. Manca la
solita ruota. Nel campo una stella.

279. Medio Bfoi.zo. Dopi) (^oh. 68.


!& - MAXIMIANVS NOB CAES. '1 està laureata a destra. =7

^ - FORTVNAE REDVCI AVGG N N. La Fortuna diade-


mata a sinistra col timone e la cornucopia. A' suoi
piedi un globo. Nel campo A e una stella. All'esergo TR.
280. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 69.
^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Testa laureata a destra.
^ - FORTVNAE REDVCI CAESS NN. La Fortuna a sinistra
con un timone e la cornucopia. Ai suoi piedi un globo.
2o8 FRANCESCO GNECCHI

281. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 81.


— MAXIMIANVS NOB C Busto corazzato e coll'elmo a
^ sinistra, armato di lancia e scudo.
^ - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. seminudo
a sinistra colla patera e la cornucopia.

282. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 118.


^' — MAXIMIANVS NOB C. Busto laureato e corazzato a
sinistra, armato di lancia.
9! - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. a sinistra
colla patera e la cornucopia. Vicino a lui un'ara.
283. Antoniniano. — Dopo Coh. 126.
^' - GAL VAL MAXIMIANVS NOB CAES. Busto radiato a
destra col paludamento e la corazza.
9 — lOVI ET HERCVLI CONS CAES. Giove ignudo a si-
nistra tiene un globo nella destra e l'asta nella sinistra.
Ercole gli sta di fronte con un globo sormontato da una
Vittoria e colla clava.

284. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 138.


^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Busto in elmo e corazza
a sinistra, armato di lancia e scudo.
9 — M SACRA AVGG ET CAESS NN. La Moneta a sinistra
colle bilance e la cornucopia. Nel campo una stella.

285. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 149.


^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
9 - PRINCIPI IVVENTVT. Galerio in abito militare a si-
nistra con due insegne.
'&'
286. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 168.
^ — GAL MAXIMIANVS P F AVG. Testa laureata a destra.
9 - VIRTVS EXERCITVS. iVlarte armato che cammina a
destra colla lancia e lo scudo.
APPUNTI DI NUiMISMATICA ROMANA 209

SEVERO II.

287. Aureo. — Coh. 13.


ly — IMP SEVERVS P F AV&. Testa laureata a destra.
9*' — lOVIS CONSERVATOR. Giove ignudo a sinistra col
fulmine e un lungo scettro e il mantello sulla spalla si-
nistra. Ai suoi piedi un'acjuila. Nel campo I. All'esergo
• SM • SD • (Tav. IV, N. io).

Quest'aureo e descritto, quantunque non esattissimamente, al N. 13


di Cohen, ma dato come uno dei pezzi non più esistenti al giorno d'oggi,
perchè compreso nel furto del 1831 al gabinetto di Francia. K perciò
che ho creduto opportuno dare la descrizione del mio bellissimo esem-
plare trovato in una campagna presso Imola nel i8go.

MAS.SIMINO DA ZA.

288. Aureo. — Dopo Coh. 18.


.©' - MAXIMINVS P F AVG-. Testa laureata a destra.
^} — SOLI INVICTO- 11 Sole radiato in tunica a sinistra,
colla destra alzata, o colla testa di Serapide nella si-
nistra. All'esergo ALE. (Tav. I\', N. 11).
NB. Aureo trovato in Kgitto nel 1895.

289. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 134.


i^ — IMP MAXIMINVS P F AV&. Busto laureato a destra
col paludamento.
9I — RESTITVTOR ROMAE. Roma galeata seduta su di
uno scudo a sinistra e con un lungo scettro, offre un
globo a Massimino che le sta davanti in abito militare
a capo scoperto e coll'asta. All'esergo S T S-
Questo rovescio è completamente nuovo sia per la leggenda che
per la rappresentazione. La leggenda fu imitata da Giovino in una sua
moneta d'argento (Coh. N. 3, rksiitvtor rom) e la rappresentazione
fu presa a modello da Massenzio pei suoi numerosissimi niedii bronzi
portanti la leggenda conserv vrbis svaf..
FRANCESCO GNECCHl

MASSENZIO.

290. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 78.


B" IMP C MAXENTIVS P F AVG-. Testa laureata a destra.
5» - MARTI GOMITI AVG N. Marte armato gradiente a
destra con un'asta e un trofeo.

LICINIO PADRE.

291. Aureo. — Dopo Coh. 29.


ly — LICINIVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra.
^ — VICTORIAE AV&& NN. Vittoria a destra collo scudo,
sul quale si legge VOT X MVL XX, appoggiato su di un
cippo. All'esorgo S M N T. (Tav. IV, N. 12).
Tipo nuovo fra le monete di Licinio.

292. Piccolo Bronzo — Dopo Coh. 73.


& — IMP LICINIVS P F AVG. Busto laureato a destra col
paludamento e la corazza.
9' - lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra col
fulmine e lo scettro e il mantello sul braccio sinistro.
Nel campo una corona.

293. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 73 bis.


:& — IMP LICINIVS P F AVG. Testa laureata a destra.
^ — Come il precedente, ma nel campo P in luogo della
corona.

294. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 100.


^ — IMP LICINIVS AVG. Busto laureato a sinistra colla
mappa e un globo.
9 — lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo di fronte
rivolto a sinistra con un globo e uno scettro. Nel campo
a sinistra una mezzaluna.

295. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 100 bis.


^' — IMP LICINIVS AVG. Busto laureato a sinistra col
manto imperiale e la mappa (?).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA

'^ - lOVI CONSERVATORI AV&G. Giove ignudo a sinistra


col globo e un lungo scettro. Nel campo una mezzaluna,
e A oppure B. All'esergo S M A L-
296. Piccolo Bronzo. - Dopo Coli. 103.
^y - IMP LICINIVS AV&. Busto laureato a sinistra col
manto imperiale colla mappa (?) e un globo.
9/ - lOVI CONSERVATORI AVG-&. Giove ignudo a sinistra
con un globo nicetoro e un lungo scettro. Nel campo a
sinistra una stella, a destra S. All'esergo ANT.
297. Piccolo Bronzi). — Dopo C(j1i. 117.
B' — IMP LICINIVS P F AV&. Busto laureato e corazzato
a destra.
9 — LIBERATOR ORBIS- Licinio galoppante a destra. Ha
la destra alzata e colla sinistra tiene le redini. Di fianco
al cavallo un leone corrente, trafitto da un giavellotto,
volge la testa verso l' imperatore. All'esergo R ¥ S.
Il modulo è piuttosto grande e quasi un dimezzo fra il piccolo e
il medio bronzo.

298. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 132.


^ - IMP LICINIVS AVG. Festa laureata a destra.
91 - SOLI INVICTO COMITI H Sole seminudo di fi-onte
colla destra alzata e un globo nella sinistra.

299. Piccolo Broìizo. Dopo C(jh. 62.


^ - LICINIVS IVN NOB C Busto laureato a destra col
paludamento e la corazza.
9^ — In una corona in tre sigle VOT X ET XV F B C

COSTANTINO MAGNO.

300. Medaglione d'Argento. — Dopo Coli. 6.


^ — Anepigrafo. Testa di Costantino a destra.
9 - CONSTANTINVS CAESAR. Quattro insegne militari.
All'esergo S M A N.
Dia. Min. 24. Peso gr. 4.200.
212 FRANCKSCO GNECCHI

301. Aìirco. — Dopo Coh. 61.


^ - CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra.
9 - GAVDIVM ROMANORVM. Figura femminile (la Francia
o la Germania?) seduta a sinistra e piangente; si sostiene
la testa colla destra, mentre colla sinistra s'appoggia
ad alcune armi che stanno in terra. Dietro lei un trofeo.
All'esergo PR. (Tav. IV, N. 13).
Questo rovescio presenta il tipo degli aurei che hanno all'esergo l'iscri-
zione ALAMANNIA, FRANCIA o SARMATiA. Nessun dubbio quindi che la figura
femminile rappresentata nell'attitudine della tristezza voglia personifi-
care una di queste provincie; ma quale precisamente è difficile deter-
minare.

302. Aureo. — Dopo Coh. 141.


^ - CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
^ - VICTORIBVS AVGG NN VOTIS. Vittoria seduta a
destra su uno scudo e una corazza, in atto di scrivere
XXX su di uno scudo appoggiato al suo ginocchio e
sorretto da un genietto alato. All'esergo PTR.
(Tav. IV, N. 14).

303. Aureo Quinario — Dopo Coh. 137.


^ — CONSTANTINVS AVG. Busto corazzato e laureato a d.
9' — VICTORIAE PERPETVAE. Vittoria seminuda seduta
a destra su di una corazza e in atto di scrivere VOT XX
su di uno scudo che si tiene sulle ginocchia.
(Tav. IV, N. 15).

304. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 177.


^ — CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra.
9 — VIRTVS AVGG- L'Imperatore a cavallo galoppante
a destra in atto di colpire colla lancia un nemico caduto
a terra.
Dia. Mill. 38. Peso gr. 30.

305. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195.


^ — CONSTANTINVS AVG. Busto corazzato a sinistra
coll'elmo e la lancia.
9I - BEATA TRANQVILLITAS. Ara colla scritta VOT XX,
e su di essa un globo circondato da tre stelle.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21 3

306. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 313.


-B' — CONSTANTINVS MAX AVG. Busto laureato a destra
col paludamento.
^ - GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol-
dati armati di lancia e appoggiati allo scudo. Nel
campo S R.

307. Piccolo Bronzo. ~ Dopo Coh. 339.


S)' - IMP CONSTANTINVS AVG. Busto laureato a sinistra
col manto imperiale, la mappa e un globo.
I> - lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo a sinistra
con un globo e Io scettro.

308. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 406.


B" - IMP CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a
destra col paludamento.
9/ - PRINCIPI IVVENT B R P NAT. Costantino in abito mi-
litare adestra con un'asta trasversale e un globo. Al-
l'esergo PLC. Nulla nel campo.
La leggenda u r p n.m che diede già luogo a congetture e a ipotesi
più o meno arbitrarie, ormai a mezzo di iscrizioni lapidarie e di altre
iscrizioni di monete espresse in tutte lettere, va senza alcun dubbio
interpretata per bono reii'vui.k- \e .naivs. Vedi un articolo del De Witte
su quest'argomento nella Revuc Xinniaiiuì/ii/iic del 1868. In questo me-
desimo articolo è dato il disegno di un medio bronzo di Costantino
simile a quello ora descritto e riportato nella 2* Edizione del Cohen
al N. 404, dove però figurano nel campo del rovescio le lettere e i a
destra e as a sinistra dell'imperatore. Trattandosi di un pezzo raris-
simo, ho creduto bene di tener conto di tale differenza e descrivere come
nuovo il mio esemplare, tanto più che queste due monete, differenziate
dalla presenza e dall'assenza delle lettere nel campo, fanno riscontro
alle altre due colla leggenda del rovescio: co.nstantino i- avg hrp nat
(Coh. 239 e 240) di cui si conoscono pure due varietà, una avente le
stesse lettere e i a destra a s a sinistra nel campo, mentre l'altra non
ha alcuna lettera.

309. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 413.


^' - CONSTANTINVS P F AVG. Busto coll'elmo laureato
e la corazza a sinistra, con un globo nella destra.
91 - PRINCIPI IVVENTVTIS. Costantino a sinistra con un
globo e un'asta rovesciata. Nel campo una stella.
214 FRANCESCO GNECCHI

310. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 437.


^' - IMP CONSTANTINVS AV3. Busto laureato a sinistra
con un fiore (?) e lo scettro.
1^ - PROVIDENTIAE AVGG-. Porta di campo aperta, sor-
montata da tre pinacoli.

311. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 451.


©' - CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e corazzato a
destra.
i^ SARMATIA DEVICTA. X'ittoria con un trofeo e una
palma che caMimina turiosamente a destra, calpestando
un prigioniero.

312. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 459.


:& - IMP CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a
destra ro! [)ahid amento.
^ - SOLI INVICT COM D N. 11 Sole a sinistra colla destra
alzata e un globo niceforo. A destra una mezzaluna, a
sinistra una stella.

313. Piccolo Bronzo Quinario. ~ Dopo Coh. 533.


^' - D N CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e coraz-
zato a destra.
?; -- VIRTVS AVGVSTI. Costantino di fronte in abito mi-
litare con un'asta e appoggiato allo scudo.
(CoSTANTIXOl'OI.I).

314. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. [3.


& - CONSTANTINOPOLIS. Busto di Costantinopoli col-
r elmo laureato , il manto imperiale e lo scettro a
sinistra.
9 — VICTORIA AVG. Vittoria che cammina a sinistra con
una corona e ima palma.

(Roma).
315. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 13.
ÌB' — VRBS ROMA. Busto di Roma galeato a sinistra col
manto imperiale.
9 — La Lupa coi gemelli a sinistra. In alto due stelle e
fra queste tre palme legate in mazzo.
APrUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21;

316. Simile. Fra le stelle un ferro di lancia.

317. Simile. Fra le stelle la pelle del leone, come si vede


sui denari della famiglia Coponia.

COSTAN'FINU MAGNO
C K I S P O E C O S T A N TINO 11.

318. Piccolo Medaglione n Medio Bronzo. — Dopo Coli. 3.


& — CONSTANTINVS MAX AVG. Hu.sto diademato a sinistra
a mezza figura c(j1 paludamento e la corazza e con
un globo portante una Vittoria.
^ — NOBB CAESS. Busti diademati e affrontati di Crispo
e Costantino li, con |jaludamento e corazza e sostenenti
insieme un globo sormontato da una X'ittoria. All'è-
sergo CONS.

C R 1 S P (J.

319. Aureo. — Dopo Coli. 2.


^ — Anepigrafo. Testa diademata a destra.
9/ — CRISPVS CAESAR. Vittoria che cammina a sinistra
colla corona e la palma. AH'esergo • N iTav. IV, N. 16I.
320. Piccolo Bronzo. ~ Dopo Coh. 68.
^ — CRISPVS NOB CAES. P.usto laureato a destra col
paludamento e la corazza.
9^ - CAESARVM NOSTRORVM intorno a una corona, nella
quale si legge; VOT X fra due palme.

321. Piccolo Broìizo. — Dopo Coh. 77.


^ - CRISPVS NOB CAES- Busto laureato a destra colla
corazza,
fi' - DOMINORVM NOSTRORVM CAESS. In una corona
VOT V e nel centro una stella.
2l6 FRANCESCO GNECCHI

322. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 94.


^ - CRISPVS NOBIL CAES. Busto laureato e corazzato
a destra.
9 ~ PRINCIPIA IVVENTVTIS. Milite armato a destra colla
lancia e appoggiato al proprio scudo. Nel campo una
corona.

323. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 96.


^' - FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a destra
colla corazza.
9 — PRINCIPIA PRINCIPIA (sicl. Crispo in abito militare
a destra con uno scettro obliquo. (Tav. IV, N. 17).
Non e molto chiara la leggenda ruiNciPiA ivve.nivtis che si legge
su molte monete di quest'epoca; ma <|ucst' ultima : pri.ncm'ia principia
è decisamente oscura, talché non sembrerebbe esservi altro mezzo di
spiegarla — spiegare cioè non il significato, ma il fatto materiale di
trovarsi essa su di una moneta ineccepibile — se non supponendo un
salto di conio, e una doppia coniazione della sola prima parte della
leggenda: princuma ivventvtis, a cui corrisponde anche la rappresen-
tazione. Difatti la moneta presenta qualche altro indizio di salto di
conio, come si può osservare alla tavola.

324. Piccolo Bronzo- — Dopo Coh. 103.


^' — IVL CRISPVS NOB C Testa laureata a destra.
13* — PROVIDENTIA CAESS. Porta di campo aperta con
due pinacoli, tra cui una stella.

325. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 103 bis.


La stessa moneta, ma col busto laureato e corazzato a
destra.

326. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 108.


^' — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a
sinistra col paludamento e lo scettro.
9^ — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con
tre pinacoli.

327. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 108 bis.


La stessa, ma Crispo tiene un fiore (?).
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 217

328. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 129.


B' — IVL CRISPVS NOB C Busto laureato e corazzato a
sinistra armato di lancia e scudo.
9 - VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla leggenda VOT X,
ai piedi del quale due prigionieri. Quello a sinistra ha
le mani legate dietro il dorso, quello a destra è libero,
si appoggia con una mano a terra e si volge indietro
a guardare lo stendardo.

329. Piccolo Broìtzo Oìiiiinrio. — Dopo Coh. 147.


^^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e co-
razzato adestra.
^ - VOT V CAESS NN in una corona.

C O S T A N T IN O 1 1.

330. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 125.


B' - CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato a destra
col paludamenti).
^ — DOMINOR NOSTROR CAESS intorno a una corona
in cui VOT V e una stella. All'esergo TMHF.
331. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 129.
B' - CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Testa radiata a
destra.
P - DOMINORVM NOSTRORVM CAESS intorno a una co-
rona in cui e scritto VOT V i- nel centro una stella.
All'esergo PT.
332. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 133.
3' - FL IVL CONSTANTINVS AVG. Busto diademato a
destra col paludamento.
9* - G-LORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol-
dati, ciascunij armato di lancia e appoggiato allo scudo.
333. Piccolo Bronzo. — \)o\m Coh. 134.
B' - CONSTANTINVS NOB CAES. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
9^ - GLORIA EXERCITVS. Il Labaro fra due soldati, cia-
scuno colla lancia e appoggiato al proprio scudo.
FRANCESCO GNECCHI

334. Pirrolo Bronzo. — Dopo Coh. 141.


^ — FL IVL CONSTANTINVS NOB C Busto laureato a
destra col paludamento.
9I - &LORIA EXERCITVS. Due soldati armati di lancia e
appoggiati agli scudi. Fra di loro due insegne, e fra
queste un ferro. di lancia.

335. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143.


ly - D N FL CL CONSTANTINVS NOB C. Busto laureato
a destra col manto imperiale, la mappa nella sinistra e
un globo e lo scettro nella destra.
P - lOVI CONSERVATORI CAESS. Giove ignudo a sinistra
con un globo niceforo e uno scettro. Nel campo una
corona.

336. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 149.


jy — FL IVL CONSTANTINVS NOB C Busto laureato a
sinistra col |:)aludamento e la corazza.
li — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con
due torri, fra le quali una stella.

337. Piccolo Bronzo. -~ Dopo Coh. 152.


iO" — CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato a sinistra
col paludamento.
^i — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con
due pinacoli fra cui una stella. Nel campo a sinistra
una corona. All'esergo SMALA.
338. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 153.
,©' — D N CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Busto laureato
a sinistra col manto imperiale, lo scettro nella sinistra
e un fiore nella destra.
li' — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con
tre torri. All'esergo: NHT€, KAT€, SMC, SMHM.
339. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 193.
ly - CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato e coraz-
zato a sinistra.
I3Ì — VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla scritta VOT XX
fra due prigionieri, uno legato, l'altro piangente. Nel
campo S F. All'esergo T S B.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21 9

340. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 193 bis.


Come il precedente, ma col paludamento e la corazza.

COSTANTE I.

341. Argento. - Coinplrfaìiinitn del N. 58.


3' - FL IVL CONSTANS P F AV&. Busto diademato a
destra col paludaiiT^nto e la corazza.
9 — VICTORIA AVGVSTORVM. Vittoria che cammina a
sinistra colla corona e la palma. All' esergo SIS e
una mezzaluna con un punto.

342. Denaro. — Dopo Coh. 65.


B" - FL CONSTANS NOB CAES. Busto laureato a destra
col paludamento e la corazza.
l> - VICTORIA CAESARVM. Vittoria che cammina a si-
nistra colla corona e la palma. AH'esergo SIS.

343. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 121.


B' - D N CONSTANS P F AV&. Busto diademato e pa-
ludato a sinistra con un ^lobo.
91 — FEL TEMP REPARATIO- Costante a sinistra col la-
baro e appoggiato allo scudo. Davanti a lui due prigio-
nieri in piedi colle mani legate dietro il dorso.
La leggenda fel tkmi> rkp.vratio è comunissima nelle monete di
quest'epoca, ma la rappresentazione sopra descritta non è finora cono-
sciuta che al regno di Costanzo II.

344. Piccolo Bronzo. Dopo Coh. 131.


^ — CONSTANS NOB CAES. Busto laureato a destra con
paludamento e corazza.
?( - GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol-
dati, armati di lancia e appoggiati agli scudi.

345. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 134.


B — CONSTANS P F AVG. Busto diademato a destra col
paludamento e la corazza.
9 — GLORIA EXERCITVS. Labaro fra due soldati armati
di lancia e appoggiati agli scudi.
220 FRANXESCO GNECCHI

346. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 134.


Cpme il precedente, ma invece del labaro, un vessillo in
'cui si vede una corona oppure una mezzaluna.
347. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 135.
^ — CONSTANS MAX AV&. Busto laureato e col palu-
damento adestra.
^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol-
dati armati di lancia e appoggiati agli scudi. Ai lati del-
l'insegni le lettere S R.

348. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143.


^ — CONSTANS P F AVG. Busto laureato a sinistra col
paludamento.
9^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol-
dati armati di lancia e appoggiati agli scudi.

349. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 159.


/jy - D N CONSTANS AVG. Busto diademato a destra col
paludamento e la corazza.
9* — VICTORIA AVGG. Vittoria che cammina a sinistra
con una corona e una palma.
Questo bellissimo quinario è di fabbrica assai superiore a quello
che siano generalmente le monete di quest'epoca.

COSTANZO II.

350. Soldo d'oro. — Dopo Coh. 131.


i^ - CONSTANTIVS AVGVSTVS. Busto diademato a destra
col paludamento e la corazza.
91 — VICTORIA DD NN AVGG. Vittoria che cammina a
sinistra con un trofeo e una palma. AH'esergo TR.

351. Quinario d'oro. — Dopo Coh. 143.


3' — D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a
destra col paludamento e la corazza.
9 — VICTORIAE DD NN AVGG. Vittoria seduta a destra
su di uno scudo e una corazza, in atto di scrivere
VOT XXX MVLT XXXX su di uno scudo sostenuto da un
genietto alato. AH'esergo TES.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 221

352. Argento. — Dopo Coh. 151.


r©' — D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a
destra col paludamento.
9' — VOTIS XXX MVLTIS XXXX in una corona. Niente
all'esergo.

353. Ficco/o Br 01120. — Dopo Coh. 244.


^^ - D N CONSTANTIVS P F AVG. Testa diademata a
destra.
^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare, talvolta in
forma di stendardo tra due soldati armati di lancia e
appoggiati allo scudo.

354. Picco/o Bronzo. — Dopo Culi. 254.


^' - FL IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto laureato a si-
nistra col paludamento e la corazza.
P — PROVIDENTIAE CAES. I^orta di campo aperta sor-
montata da due pinacoli fra cui una stella. Nel campo
una corona a sinistra, talvolta a destra B. All'esergo
SMAL o SMALA.

MAO N K X Z I O.

355. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 65.


^ - D N MAGNENTIVS P F AVG. Busto a destra col
paludamento, lesta nuda.
P — VRBS ROMA. Roma seduta a sinistra con un globo
sormontato da una Vittoria e un lungo scettro. Accanto
a lei uno scudo.

D E C K N Z l O.

356. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 38.


^' - D N DENTIVS (sic| NOB CHVES (sic). Busto coraz-
zato a destra, testa nuda.
FRANCESCO GNECCHI

9 - VICTORIA G-OTICA (sic). Due Vittorie portanti uno


scudo su cui si legge VOT V IVIT (sic). Nel campo SP.
AU'esergo R P LC
NB. Malgrado i numerosi errori delia leggenda, questa moneta non
ila un tipo più barbaro di molte altre dello stesso Decenzio, ed e in
tutto eguale alle altre comuni, portando la leggenda: victoriae dd na
AVG ET CAES. Anche la leggenda, nuovissima nelle monete di Decenzio,
VICTORIA GOTHicA, Hon è per nulla contraria alla storia, la quale ci dice
che Decenzio combatte in Gallia i Goti che la devastavano. — Vista
dunque l'autenticità materiale della moneta, e il nessun ostacolo storico
essa può essere considerata come ufficiale , malgrado gli errori evi-
denti della leggenda — ed anzi possiamo considerare in questo bronzo
specificata la vittoria, che in altre monete comuni dello stesso De-
cenzio èaccennata solo in senso generico.

GIULIANO II.

357. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 106.


^ — DEO SERAPIDI. Busto barbuto e radiato di Giuliano
col modio in testa e col paludamento e la corazza a
destra.
9 ~ VOTA PVBLICA. Iside in un carro diretto a sinistra,
tirato da due mule.

358. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 128.


«B* — DEO SERAPIDI. Busto barbuto e radiato di Serapide
col modio in testa e col paludamento, a destra.
'^ — VOTA PVBLICA. Il Nilo sdraiato a sinistra con una
piccola nave (?) e un giunco, appoggiato a un'urna
rovesciata, da cui sgorga l'acqua.
359. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 132.
r©" — D N FL CL IVLIANVS P F AVG-. Busto corazzato e
galeato a smistra, armato di lancia e scudo.
9 — VOT X MVLT XX in una corona, i cui due rami sono
congiunti da una targa rotonda, su cui si vede un'aquila.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 223

G I O V I A N O.

360. .liirio. -- Dopci Culi. 5.


jy - D ti lOVIANVS PEP AVG. Busto diademato a destra
col paludamento.
1? - SECVRITAS REIPVBLICAE. Roma e Costantinopoli
sedute, sostenenti uno scudo colla scritta VOT V MVLT X.
All'esergo S M N I.

361. Aiirio. - Dopo Coh. 5.


La stessa moneta, coll'eseryo ANTZ.
362. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 16.
ly D N lOVIANVS P F AV&. Busto diademato a destra
col paludamento e la corazza.
1^ - MONETA AVG. Le tre Monete. Tipo solito.
363. Piccolo Bronzo Oitiiiario. Dopo Coh. 28.
!>' - D N lOVIANVS P F AVG. Busto diademato a destra
col paludamento.
9 - VOTA PVBLICA. Iside che allatta Uro, seduto di
fronte.
NB. Questo rovescio, che si trova tra le monete di Giuliano II ed
Llena, era finora sconosciuto fra f]uclle di Gioviano.

\" .\ I. i:.\r I .\ 1 .\ N 0 1 1.

364. Piccolo Bronzo. - Dupc^» Coh. 34.


-B' — D N VALENTINIANO P F AVG. i5usto diademato a
destra col paludamento.
tS — CONCORDIA AVG. \'ittoria che vola di fronte tenendo
una corona per ciascuna mano. All'esergo S M R P.
iTav. 1\', N. 181.
Il rovescio e all'atto nuovo, come e nuova la leggenda del dritto a!
dativo. Il tipo della moneta si direbbe essere piuttosto quello dell'oro.
224
FRANCESCO GNECCHI

365. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 44.


^ - D N VÀLENTINIANVS P F AV&. Busto diademato a
destra col paludamento.
Ijf - REPARATIO REIPVB. Valentiniano in abito militare
a d, aiuta colla destra una donna turrita a rilevarsi, men-
tre nella sinistra tiene una Vittoria che lo incorona.
Questo rovescio, nuovo pel piccolo bronzo , è identico a quello
(Coh. 43 e 44) comunissimo nel medio.

COSTANZO GALLO.

366. Soldo d'oro. — Dopo Coh. 9.


^' — D N damento
CONSTANTIVS NOB Cnuda.
ela corazza. Testa Busto a destra col palu-

5f — GLORIA REIPVBLICAE. Roma galeata, assisa di fronte


con un'asta e Costantinopoli turrita assisa a sinistra con
un piede poggiato su una prora di nave e con uno
scettro, sostengono insieme uno scudo, su cui si legge
VOT V MVlT X. All'esergo * TES *. (Tav. IV, N. 19).
367. Denaro d'argento. — Dopo Coh. 13.
3^ — D N CONSTANTIVS NOB CAES. Busto a destra col
paludamento e la corazza. Testa nuda.
5* — VOTIS V in tre righe in una corona. All'esergo ANI.
(Tav. IV, N. 20).
Rovescio nuovo fra le monete di Costanzo Gallo.

VALENTINIANO III.

368. Argento. — Dopo Coh. 8.


^^ — D N PLA VÀLENTINIANVS P F AV. Busto diademato
e paludato a destra.
9 — VICTORIA AVGG. Vittoria che cammina a sinistra
colla corona e la palma. All'esergo R M.
369. Denaro. — Dopo Coh. 21.
^ — D N VÀLENTINIANVS P F AVG. Busto diademato a
destra con paludamento e corazza.
9f - VOT XX MVLT XXX in una corona. All'esergo CONS
e una stella.
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 22 =

TKODOSIO I.

370. Argoito. — Dopo Coli. 22.


^' - D N THEODOSIVS P F AV&. Busto diademato a
destra col paludamento e la corazza.
9* — VICTORIA AV&G. Vittoria che cammina a sinistra
colla corona e la palma.

371. Piccolo Bronzo. — Dopo Coli. 62.


^ - D N THEODOSIVS P F AV&. Busto diademato a
destra.

^ — Croce in corona d'alloro. All'esergo CON.

C O S T A N r INO in.

372. Soldo d'oro. — Dopo Coli. 3.


,& - D H CONSTANTINVS P F VAG (sicl. Busto diade-
mato a destra col paludamento e la corazza.
9 - VICTORIA AAVGG& (sicl. Costantino a destra con
uno stendardo e un globo niceforo in atto di calpestare
un prigioniero atterrato. All'esergo TROBS.

A N T K M I O.

373. Aureo. — Dopo Coli. g.


i>' - D N ANTHEMIVS P F AV&. Busto galeato e coraz-
zato di fronte, armato di lancia e di scudo. Su cjuesto
è rappresentato l'imperatore a cavallo.
9 - SALVS REIPVBLICAE. Antemio e Leone in abito mi-
litare ediademati di fronte, si danno la mano. Quello di
destra tiene un globo con una X'ittoria; fra le loro teste
una targhetta ovale colla scritta PAX. Sopra questa la
croce. Nel campo RM. AU'esergo COMOB-
Fram ]>r(i Gnkcciii.
MEDAGLIE
DI ZECCHE ITALIANE

Una delle più piccole monete che sia uscita nel


medio evo dalle zecche italiane è certamente la
medaglia che fu computata la metà del denaro
piccolo o mezzanino. Questa moneta, non tanto per
la sua rarità quanto per la sua piccolezza , sfugge
facilmente alle osservazioni e allo studio anche del
più diligente numismatico. Notissima infatti è la sua
esistenza; pure fino ad oggi nessuno ha ancora detto
(per quanto io so) quando e da chi sia stata battuta
per la prima volta nelle nostre officine monetarie.
Ma debbo dichiarare che non è mio intendimento di
emettere su questa parte una sicura opinione; l'argo-
mento non si presenta così facile da essere risoluto
alla leggiera, e ogni giudizio che qui fossi per darne
potrebbe essere còlto in fallo da qualche dotto
nummografo. Mi propongo invece di far conoscere
alcuna di queste monete, che non credo ancora nota
ai numismatici.
E tosto dirò che tra le medaglie di assai antica
apparenza trovo (juella coniata dalla zecca di Lucca,
moneta che sembra sia rimasta sconosciuta ai due
valenti illustratori di quella celebre officina ('). Il
conio di questa monetuccia è molto trascurato e la

(l) V. Memorie e docuiiienli per servire alla Storia di Lucca (T. XI,
Lucca, Giusti, i86o-i87o); Discorsi del coìite Giidio di S. Quintino, e
Storia detta zecca lucchese di I). Massagli.
228 A. LISINI

leggenda non apparisce quasi mai per intiero. Non


è duopo avvertire che questo difetto, comune a quasi
tutte le piccole monete del medio evo, è in parti-
colare comunissimo alle monete lucchesi dal IX al
XII secolo. Tuttavia dalle poche lettere che vi si
vedono impresse si può leggere con bastante cer-
tezza, da una parte nel giro + INPERATOR o IMPERATOR
e nell'area, dentro a un cerchio, la lettera h; dall'altro,
+ ENRICVS e nello spazio LVCA • Questa medaglia si
dovette battere tra il 1039 e il 1125, cioè in quel
periodo che corse tra l'impero di Enrico III e l'im-
pero di Enrico V (2), e la riprova sta anche nel fatto
di aver trovato tre o quattro esemplari di questa
moneta con altri denari lucchesi e anche non luc-
chesi, assegnati a quell'epoca. Con tutto ciò non
intendo di dire che prima del 1039 la medaglia non
sia stata coniata in altre città (3).
Il peso della medaglia lucchese è in media da
grani 8 a 8 ij2, peso rispondente, come vedesi, alla
metà del denaro, cui la medaglia risponde altresì
nella bontà del titolo.
Dopo Lucca quasi tutte le città dell'alta e media
Italia, dove in maggiore e dove in minore quantità,
coniarono per un tempo più o meno lungo simili
monete, ma il mezzo denaro ebbe corso, ed anche

(2) Il Massagli (Opera citata , pag. 32), scrive : " Ho potuto con-
" vincermi che tutti i denari d' argento Enviciani , stampati in Lucca,
" essendo di un solo tipo, debbono appartenere ad un solo regnante,
" e però non ad altro possono attribuirsi se non all' imperatore En-
" rico li. „ Questa opinione persuade poco, perchè mal si concilia con
l'uso della moneta lucchese che generalmente facevasi in Toscana
anche dopo il 1024.
(,3) I denaretti o oboli di Verona col nome di Ottone e di Enrico
imperatori vengono attribuiti al primo Ottone (962-967) e al primo En-
rico (1004-1044) , ma osservando bene quei coni, non si direbbero di
tanta antichità.
MEDAGLIE DI ZECCHE ITALIANE 229

Oggi conoscesi, con diversità di nome. Fu certamente


battuto nella città di Cremona, quando nel 1155
ottenne da Federico I il privilegio di tenere aperta
la zecca, privilegio che appunto allora lo stesso
imperatore aveva tolto ai Milanesi suoi ribelli. La
medaglia uscita da quell'officina, ricordata dal Carli,
dall'Argelati, dallo Zanetti (4), fu chiamata cremonese,
come venne provato dal Doneda (5) col citare un
documento bresciano del 1198 dove è così ricordata:
debet dare imam medhalliam vel iimtm cremonensem.
Il P. Tonini, nella Illustrazione della Zecca di Cre-
mona '^), pretese anche di pubblicarla, ma s'ingannò,
perchè invece di presentare un cremonese dette il
disegno del mezzanino equivalente alla metà del
denaro imperiale, mentre il cremonese era valutato
soltanto la quarta parte. Questo pezzo è in tutto
eguale alle altre monete di quella zecca battute col
nome dell'imperatore Federico, fatta eccezione per
la grandezza e pel peso, il quale appena raggiunge
gli 8 grani. Nel diritto della moneta leggessi + FRE-
DERICVw nel campo "^^ , nel rovescio + CREMONA e
nel mezzo croce con due palle e due punte dentro
il cerchio. Da un concordato fatto nel 1254 tra
Cremona, Brescia, Parma, Piacenza, Pavia e Tortona
risulta che la medaglia doveva essere coniata ari taglio
di 816 e once i r[2 d'argento fino per libbra '7).
Due altre città in Toscana, oltre a Lucca, fecero
uso della medaglia, cioè Firenze e Siena; ma ambedue

(4) CARLr, Delle ntoncle e zecche d' llalia. Tomo I, p. 353. — Arce-
lati, De Mouelis Ilaliae. Tomo V, pag. 11. — Zanettl Muova raccolta
delle monete, etc. Tomo III, nota 11 e tomo IV, nota 285.
(5) Ved. Za.netti, Opera citata. Tomo IV, pag 416.
(6) Nel Periodico di nitimsmatiai e sfrai^istica, diretto dal marchese
Strozzi. Anno I, pag. 51 e 96.
(7) Il Concordato tu messo alle stampe dal comic Carli nel tojno HI
della sua opera già ricordata, a pag. 180.
A. LISINI
230

per brevissimo tempo, e dovettero cessarne il conio


alla metà del 1200. Di Firenze ne pubblicò due
tipi Ignazio Orsini nella prelazione al Fwrinaio,
dichiarando che uno d' essi era d' argento e 1' altro
di rame '8). Certamente l'Orsini cadde in errore,
perchè all' epoca in cui furono stozzate quelle mo-
nete , che deve comprendersi tra gli ultimi anni
del secolo XII e la metà del secolo successivo,
in Toscana non ebbero corso monete di puro rame.
\\ chi bene osserva qualche esemplare del secondo
tipo, che l'Orsini credette di schietto rame, facilmente
si accorge che in esso v'è pur mischiata una piccola
parte d'argento. Ai due tipi riprodotti dall'Orsini ne
aggiungo ora un terzo, egualmente di buona lega,
nel cui centro vedesi la figura di S. Giovan Battista
])iù che a mezzo busto coperto da mantello con la
mano destra alzata e con croce nella sinistra. Il
Santo e racchiuso da un cerchio che nella parte
superiore si riunisce al nimbo circondante la testa.
La leggenda all'intorno dice S. lOHANNES B. Dall'altra
])arte \''è impresso il giglio senza fiori e nel contorno:
+ FIORENTI A: pesa grani 6.
11 mezzo denaro battuto nella zecca di Siena,
sconosciuto al Promis 1^9), è pure di billione e il suo
peso giunge a 6 grani, che vai quanto dire alla
metà del denaro minuto. Conserva il consueto tipo
della moneta senese, cioè ha da un lato, nel centro,
la lettera S e nel contorno + SENA VETVS. dall'altro
ALFA ET O e nel mezzo la croce.
L'Orsini, in riprova che le monete da lui pub-
blicate erano veramente mezzi denari o tìicdaglie,
citò un antico codice , chiamato BuUettone, ai suoi

f8i Orsini, Storia delle mone/e dcUa Repubblica fiorentina (Firenze,


1760), pag. x.xxui.
(9) Promiis D. Le inoìietc della Repubblica di Siena. Torino, 1868.
MEDAGLIE DI ZECCHE ITALIANE 23I

tempi esistente nell' Archivio del Vescovato F"iorcn-


tino, dove, sotto l'anno 1134, si trova fatta menzione
di denari e mezzi denari {prò trcdeciui denariis cimi
dimidio) e nel 1156 della medaglia spendibile (uiiam
medaliam expendibUem). La nicdaglia, sebbene rara-
mente, è pure ricordata nei documenti senesi. Qui
riferirò un conteggio del Camarlingo della repubblica
di Siena che prova come la medaglia effettivamente
fosse valutata mezzo denaro ('°).
Il libro spetta all'amministrazione tenuta dal i
dicembre 1226 a tutto giugno 1227. Alla fine di
ogni mese le riscossioni sono riassunte con le se-
guenti cifre:
Dicembre L. 1108 — sol. io — den. — medaglie.
Gennaio L. 75 — sol. 15 — den. io - medaglie i.
Febbraio L. 120 — sol. — den. 28 — medaglie 1.
Marzo L. 537 — sol. 4 — den. 2 - medaglie
Aprile L. 135 — sol. 5 — den. 8 — medaglie i.
Maggio L. 468 — sol. — den. 5 — medaglie
Giugno L. 184 — sol. 18 — den. 5 — medaglie i.
Sommando partitanicnte le monete, abbiamo
questo risultato, cioè L. 2627 — sol. 52 — den. 58 —
medaglie 4; se poi si valutano le (juattro ìiicdaglic
due denari, e si riducono i denari a soldi e i soldi
a lire, avremo una somma di L. 2629 e sol. 17, e
infatti, al termine dei sette mesi la somma tentale
viene indicata nel libro con queste parole : Sitimiia
summanan dictoniui mcnsinm prctcritorum, a Kal.
novembris preteriti^ usqnc Kal. Jiilii , de oiìuiihiis
adquistis et redditibus et proi'entilnis onniibiis.... est
M.M.ccc.ccc.xxviiij lib. et xvij sol. (L. 2629 e sol. 17).
Noto in fine che alcuna di queste monetuzze

(io) Il codice conservasi nel R. Arcliivin di Stato in Siena , nella


serie detta delia Biccherna.
A. I.ISIM
232

veniva imposta in quei diritti di censo, quasi sempre


stravaganti, che si facevano pagare a titolo di vas-
sallaggio. E siccome si aveva cura di mantenerli
inalterati anche per secoli, così la medaglia si seguitò
ad esigere
terla e nulloanche
era quando era cessato
considerato 1' uso diCiterò
il suo valore. bat-
ad esempio due pagamenti fatti alla repubblica di
Siena il 14 agosto 1338 (").
Ancho dal Comune di Grosseto per lo denso che
debono (sic) dare ongni anno ne la festa di Santa
Maria d' Aghosto, quaranta soldi, una medaglia et
una cìiuffia di seta.... ij lib, medaglia.
Anello dal Comune di Montalcino per lo denso
che debono (sic) dare ongni anno per la festa di Santa
Maria d' Aghosto, diede lib. una medaglia, di piccioli
tutti senesi; et la enfia non die v lib. medaglia.
Nel computo finale le due medaglie non ven-
nero considerate nulla.

Alessandro Lisini.

(11) Archivio di Stato in Siena. Biccherna. Libro del Camarlingo


ad nnniim, ji.
IL RLPOSTIGLIO CONSOLARE

ROMAGNANO SESIA

Il 15 Ottobre scorso, in un podere sito a circa Km. 2


da Romagnano, sulla riva del Fiume Sesia, un contadino,
scavando il terreno alla profondità di m. i circa per la-
vori campestri, ruppe in tre pezzi un orciuolo di terra ne-
riccia contenente trecento monete d'argento, più una grande
di bronzo.
Il vasetto o ciotola di terra impura e malcotta a Ilioco
libero era alta mm. 60 con un diam. di mm. 125 com-
preso l'orlo interno, ed aveva graflite sul ventre delle stria-
ture romboidali giranti per due terzi d'altezza dalla base;
un altro vaso di terra cotta, in forma di anfora, fu ritrovato
più tardi nelle vicinanze, ma senza monete.
Il ripostiglio fu da me esaminato il Dicembre scorso al
Museo di Antichità, alla cui Direzione era stato presentato (0-

(i) Sul rìpustiglio di Kuinagnanu Sesia fu spedita al Ministero una mia


Relazione simile alla presente, ai primi del gennaio scorso; una notizia
sommaria del ritrovamento fu da me pubblicata in questa Rivisiti (1895,
p. 495) e nelle Xotizie degli Scavi (1896, gennaio, p. 3), nonché riferita
nella Rassegna Nazionale (1896, 16 maggio, p. 368). Le monete si tro-
vano fino ad oggi presso il Sig. Evaristo Audisio, impiegato all' Ufficio
telegrafico centrale in Torino.
234 SERAFINO RICCI

Risultò dall'esame che le trecento monete di cui era


composto sono denari consolari d'argento, di buona conserva-
zione, che rappresentano sessantatre famiglie romane, con
varianti di tipi entro la medesima famiglia, ed abbracciano un
periodo di 131 anni; cioè dal 214 av. C, con un denaro del
triumviro monetale A. Spuriiio, fino air83 av. C, con quelli
di L. Rubrio Dosseno, come si vede dall'elenco che segue,
ordinato secondo la distribuzione del Babelon, e confrontato
con quello delle monete consolari del R. Museo di Antichità
in Torino, compilato dal compianto sen. Fabretti.
Dal confronto risulta che non pochi tipi del tesoretto di
Romagnano Sesia mancano anche alla splendida collezione
di nummi consolari del Museo precitato.
Il- RIPOSTIGLIO CONSOLARE DI ROMAGNANO SESIA

FAMIGLIE CONSOLARI
RAPPRESENTATE NEI. TESORETTO
DI ROMAGNANO SESIA

Aburia > 7 Riporto N.


Acilia ' I Manlia. . « I
Marcia. . •.S66
Aemilia • I

Afrania « 3 Memmia . 2

Allia I Minucia . 8
Antestia « 9 I
Opimia .
Appuleia « 4 Papiria . IO

Atilia 0 Finaria 6
Aurelia ■ I Poblicia . I

Baebia < 5 Ponipeia . 0

Caecilia < 9 Poniponia 4


Calpurnia .... < 7 Porcia . . IO

Cassia .1 4 >4 Postumia . 1

Cipia • 3 Quinctia .
1

Claudia « 9 Renia . . 3
Cloulia 1 2 Rubria 7
Codia « 4 Saufeia . 4
Cornelia Scribonia. 3
Cupiennia .... « 3 Senipionia 2

Decimia . • 2 14Scntia . I

Domitia . . ■ 4 Servilia . 4
Fabia .... ■ 9
Fannia » II Spurilia .
Thoria. . 4
Flaminia « 2 Titia . . 9
Furia « Tituria 9
Gellia 4 Trebania . 3
Julia 2 Tullia . . 2

Junia .... . Valeria 6


Licinia 1 IO
I \'argunteia 2
Lucilia 1 I Veturia 0

Lucretia 1 3 Vibia . .
Maenia i 2 Denari biga ti e coi
20
Maiania » 2 Dioscur » 9
Da riportare > • 156 Totale N.

300
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236
hEKAHNO RICCI
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IL RIPOSTIGLIO CONSOLARE DI ROMAGN'ANO SESIA 243

Il ripostiglio potrebbe risalire al 250 av. C. circa, essen-


dovi nove denari fra bigati e monete coi Dioscuri, la cui
emissione, se è posteriore al 254 av. C, non può affermarsi
posteriore anche al 214 av. C. La data poi del nascondi-
mento, naturalmente posteriore air83 av. C, potrebbe essere
anche di molto seriore, poiché né la proporzione numerica
dei vari p2riodi è abbastanza chiara da decidere in favore
dell'età più recente, né i denari del VI periodo, che è l'ul-
timo rappresentato, sono a fior di conio e quasi ruspi, da
farne supporre il nascondimento di poco susseguente alla
loro emissione, come, p. es., potè acutamente dimostrare il
eh. prof. Milani pel ripostiglio consolare di Fiesole (2)-
Perciò, quantunque risultino chiaramente più usati i de-
nari più antichi, com' è naturale, però lo stato generale di
buona conservazione delle monete del V e del VI periodo non
impedirebbe di far scendere la data di sotterramento del ri-
postiglio alprincipio dell'impero, come parrebbe confermare
il grande bronzo, rinvenuto insieme coi denari d'argento, il
quale, per quel pochissimo che si può scorgere dallo stato
di corrosione in cui si trova, non porta seco alcuno dei
caratteri distintivi degli assi repubblicani.
Il numero dei denari appartenenti ai periodi di mone-
tazione IV, V, VI è circa il doppio di quello dei primi
tre periodi; il V periodo (104-89 av. C), quello cioè ohe
comprende io scoppio delia guerra sociale e i suoi primi fatti,
contiene monete in numero maggiore degli altri. Notevole e
il denaro della Scntia dell'Bg av. C. (Z,. Soitiiia C.f.) con la
nota KRaiento) PUBl/'cti), che allude alla coniazione di de-
nari con l'argento di riserva, com' era stato ordinato dalla
legge Platitia [alpina di quell'anno. Per il loro valore i de-
nari rinvenuti non escono dal comune; citerò solo il denaro
della Valeria del 209 av. C. iC. l'alcriiis C. f.\ e il denaro
della Pompoiiia del 94 av. C. {L. Pomponius Molo).
Il nostro ripostiglio non fa parte certamente né di cassa
militare per pagamento di truppe, ne di riserva metallica di
pubblico magistrato; parrebbe piuttosto i^arte di colii-zione

(2) Museo Hai. di Aniichilà classica, II, p. 253 e segg.


244 SERAFINO RICCI

privata, la quale per la scelta e la varietà delle monete (3),


e per il periodo di tempo piuttosto lungo che abbraccia, non
escluderebbe un certo qual intento di raccolta numismatica
nel suo proprietario. Per tutte queste ragioni, quantunque
il ripostiglio di Romagnano Sesia non possa esser messo a
confronto con altri ripostigli consolari importantissimi del-
l'Italia Centrale e Meridionale, pure anch' esso non è privo
di un certo qual interesse per la scelta delle monete, per la lo-
calità del rinvenimento e per il numero relativamente scarso
dei ripostigli consolari riconosciuti nell'Alta Italia e nel Pie-
monte (4).
Romagnano Sesia non è situato sul percorso della via
romana, la quale, passata Vercelli, diverge a N.-O. verso

(3) Gli altri ripostigli consolari non presentano tale numero di fa-
miglie, né tanta varietà di tipi. Per es., dal prospetto che il eh. prof. Mi-
lani aggiunse allo studio di vari ripostigli consolari delle monete del
V periodo (Di alcuni ripostigli di monete romane in Museo Hai. citato,
voi. II, p. 279-80), risulta, invece della proporzione di 63 famiglie su 300
monete, notata a Romagnano Sesia, a Fiesole quella di 34 famiglie su
131 5 monete, a Fuscaldo di 34 su 189, a Cingoli di 34 su 603. Ad Oliva
non regge quel criterio di proporzione , essendo troppo poche le mo-
nete del V periodo in confronto delle 1271 del ripostiglio; ma, per es.,
ad Ossolaro (vedi nota seguente), che è forse il ripostiglio più vario ,
sta la proporzione di 104 famiglie su 1533 monete, cioè di sole 20 fa-
miglie per ogni gruppo di 300 monete.
(4) Dopo i lavori dello Zanno.ni {Dei denari consolari e di famiglie
romane disotterrati in Fiesole net i82g. Firenze , 1830 in-8) e del Ca-
vedani {Ragguagli di precipui ripostigli antichi di medaglie consolari e
di famiglie. Modena, 1854, p. 16 e segg.) , studiarono i gruppi piii im-
portanti dei ripostigli consolari in Italia con rara competenza i chh.
proff. De Petra (Gli ultimi ripostigli di denari in Museo Ital. di Antich.
class., I, p. 345-361) e Milani (Op. cit., II, p. 253 e segg.), in relazione
con gh studi del Mommsen (Ròm. Mi'tnzicesen, p. 400 e segg. — Blacas
II, p. 32 e segg., e cfr. Zeitsclirift f. Numism. II, 1874, ma essi trattarono
di ripostigli dell'Italia Centrale e Meridionale, se si eccettua quello di
Ossolaro prov. di Cremona ; Mus. ital. cit., I, p. 359-360 ; cfr. Notizie,
1876, p. 97; 157 e segg.; 1877, p. 49 e segg.). Scarsi furono e sono i
ritrovamenti di ripostigli di monete consolari nell'Alta Italia ; cfr. quello
di Olmeneto (Cremona ; monete n. 400 e più ; Notizie, 1879, p. 126),
di Gambolò (Lomellina ; monete n. 170; Notizie, 1884, p. 167), e per il
Piemonte, il ripostiglio di AUain (all'ingresso della Valpellina nel 1856;
IL RISPOSTIGl.IO CONSOLARE DI ROMAGNANO SESIA 245

Ivrea ed Aosta. Non è finora provato che la strada romana


si diramasse da Vercelli in su a Borgo Sesia e alle sorgenti
del F"iume Sesia, né vi era a Nord sbocco importante della
vallata che la rendesse necessaria.
È provato però che esistevano centri minori abitati, fin
dai tempi preromani, nella vallata e specialmente nel bacino
del fiume, e che Romagnano Sesia doveva essere uno dei
più importanti.
Nella Collezione Gastaldi, ora depositata dal Municipio
di Torino nel R. Museo d'Antichità, per le cure intelligenti
del eh. Direttore, V egittologo Ernesto Schiaparelli vi sono
dne paalstabs rinvenuti presso Romagnano (5). Non mancano
epigrafi latine, tanto di Romagnano (C /. L. V. 2, 6587,
6592), quanto di altre località vicine, poste lungo il corso
del fiume, da Castel Beltrame (C /. L. ibid. 6491, 6492,
6497', 6501 ; cfr. Pais, Snpp/omufa. n. 875I e Biandrate (ibid.
6495; cfr. Pais, op. ci-t., n. 876) a Ghemme, l'antica ^li^'d-
miiim (ibid. 6590;8ii4, 141; cfr. Pais, op. cit., 1079, 46; Xo-
tizie, 1888, p. 271), Castel S. Fede (C. /. L, 6593; cfr. Pais,
op. cit., n. 8861, Cavallino (ibid. 6594, 6595I e fino a Bor-
gosesia (ibid. 6635).
Romagnano è rappresentato nel Medio Evo da Roma-

V. Promis, Anticltità di Aosla, p. 17, 199; ctr. Alli della Snc. .beli, di
Torino, V, p. 129), di E'alazzo Canavcse (Ivrea, 1886, chilogr. io di peso;
V. Alli Soc. Ardi, di Torino, V, p. 20, cfr. 129: dicesi da alcuni rinvenuto
presso Aosta), di Caineriano (fraz. di Casalino, Novara, nel 1882; mo-
nete n. 200, ved. Notizie, 1882, p. 365). - Molti altri ripostigli ben più fre-
quenti e numerosi potrei citare, ritrovati in Piemonte, ma apparten-
gono all'età imperiale.
(5) Dall' Inventario della Collezione che è nell'Archivio del Museo
risultano donati dall' ing. ispettore G. Callcrio. — Vedi B. Gastaldi,
Frammenli di palelnol. Hai. in Atti della R. Accad. dei Lincei, serie li,
toni. Ili, Roma, 1876, tav. XIII, fig. 5; cfr. Montelius, La civilisation
primitive en Italie. Stoccolma, 1895. Parte i: Italie Septentrionale. Sèrie B,
pi. 33, n. 9 ; cfr. testo a pag. 182, fig. 9 : " Hache à ailerons en bronse,
pres de Ronini;iia>w Sesia, prov. de Novara, Musée de Tiirin (civico) „. —
Il Montelius scrive prima del trasporto degli oggetti dal museo Civico
a quello d'Antichità, avvenuto il io Settembre dell'anno scorso, quando
il suo libro era già dato per le stampe.
246 SERAFINO RICCI

niannin [Cnrtc Romnnianum) (6) ; quel luogo diede più d'una


volta monumenti antichi e se ne vedono frammenti, secondo il
Durandi, nella chiesa stessa di S. Silano, annessa all'antichis-
sima abbazia, come anche si vedono le rovine del castello
vicino a Santa Fede. Più a sud, vi è Aganiitim precitato, il cui
nome odierno Ghemme indica l' alterazione dell' antico. Era
un pago romano, dal quale ebbero nome i Pagani agamini,
della stirpe dei Libyci , a quanto pare, ricordati su una
pietra opistografa esistente tuttora nella chiesa di Sizzano (7>.
Aganiiiiìii è ricordata la prima volta nelle carte medioevali
del 1014, quando Arrigo I imperatore confiscò i beni del
conte Viberto, fratello del re Alboino (81, e in una carta del
1207, citata anche dal De Vit (9). Non si deve confondere con
Agamium ad Palathim degli Aganiiiii situati fra Industria e
Testona, in quel di Torino, citati nella lettera di S. Eusebio,
vescovo di Vercelli, a varie pievi, nel 356 (^°). E probabile
che fino ad Agamium, ossia Ghemme, dell'ex contea di No-
vara, giungesse la provincia romana dell'Ossola, ossia delle
Alpi Atrezziane ("•, essendo situata al sud della Regio Sessifis
propriamente detta, abitata dai Lcpontii (12).
Torino, Marzo iS<)6. SERAFINO RlCCI.
(Dal R. Museo di Antichità).

(6) Vedi J. Durandi, nella Tabula Pedemontii aitliqui et medii aevi,


annessa agli Schiarimenti sopra la Carta del Piemonte antico e dei se-
coli meszani, in Memorie dell' Accad. delle Scienze di Torino, voi. XIX,
1811, per gli anni 1809-1810, p. 881 e segg. ; ctV. Piemonte Cispadano,
p. 323 (Curie Romaniaìiuni del diploma dell' 882) ; cfr. Alpi Graie e
Perniine, pag. 1 19-120.
(7) Vedi C. I. L., V, 2, 6587 : C. Atiliiis C. f. Mar... I Paganis Aga-
minis arg.... | dedit e.x: quorum redfituj hoc opus factum /estj. — Cfr.
V. De Vit, La provincia romana dell'Ossola, ossia delle Alpi Atrezziane.
Firenze, 1892, p. 122.
(8) Vedi DuR.\MJi, Alpi Graie e Perniine, p. 119-120.
(9) Vedi De Vit, Op. e loc. cit. — Cfr. inoltre per Agaminiit novarese
Durandi, Dell'antica condizione del Vercellese, p. 127; Marca di Ivrea, p. 8.
( 10) Vedi Durandi, Alpi Graie e Perniine, pag. citata,
(it) Vedi De Vit, Op. e loc. citati.
(12) Vedi Durandi, Schiarimenti sopra la Carte del Piemonte an-
tico, ecc, p 190. — De Vit, Op. e loc. citati.
DOCUMENTI
VISCONTEO-SI-ORZESCIII
PER LA STORIA DKLI.A ZIXCA DI MILANO

PARTE SECONDA
V !•: RIODO S I" O R z i: s e u
f€i>iittiii(azi()iiej

510. — 1530, gennaio 31, Milano. - Grida che stabi-


lisce ilcorso delle monete. [Rii^. Paiiig., V. P. 113 t. —
Gridario, ad annutn. — Bcllati, Mss.j
Conferma del bando dei Inanelli e dui divieto di spendere
ne tenere « de monete nove fabricate in le ceche forastiere, •>
né farne importazione nel ducato « culaie ceche sono queste
cioè Caxaìe Santo Evaxio, Dexana, Saint io, Crcvacore, Val taro,
Belimona, Mixoclto. « E quanto alle altre zecche « che non
si possino spendere denari de alchimn sorte novi in picolla ne
in grande quantitate se prima non .sono consignati alla cecha
de Millano, dove si farano li debiti assagij et se li darà el
debito corso. » Divieto dell' esportazione dellNjro dal ducato
u causando ciò non solo lo augumento del corso dele monete
così de oro come de argento, et la moltiplicatione de le monete
adulterine, dal che procede che li livorerij de lo oro et argento
fillato et la fabricatione de le monete in (piesta ci;cha di Milano
et de altri benelìcij depsa citate al debito del suo solito bene-
non puono perseverare. "
E la tariffa delle monete sia la seguente:
« Ducati largi per L. 5 s. 15.
« Ducati Rovorini L. 5 s. 13.
u Siiitti dal sole L. 5 s. 12.
EMILIO MOTTA
248

Corone L. 5 s. 9.
Senti uovi, cioè tutti li altri sciitti excepto li soprascritti
L.
4 s. 12.
Fiorini da Reno cosi de oro come de argento L. 4 s. 2.
Ducati de la Mirandnla L. 4 s. 15.
Tentoni de Milano, Genita, Ferrara, Mantua, Alemania
et Portogallo perniissi a spendere s. 32 per L. i s. io.
. Testoni de Franza permissi a spendere s. 30 per L. i s. 8.
Mozanighi, lierlinghe seu Throni per L. i.
Marcelli per L. — s. io.
Dinari fatti in cecha de Milano permissi per s. 21 L. i s. —
Arlabassi de Allainania permissi per s. 5. L. — s. 4 d. 9.
Liichesi permissi per s. 5 L. — s. 4 d. 9.
Jìillij , ousoloti, ferraresi, fiorentini et inantitani permissi
s. II L. — s. I ci. 6.
per Testoni de Genua permissi per s. 40 L. i s. 17.
Grossi del Re Ludovico permissi per s. 25 per L. i s. 3.
Mezzi grossi ut supra per L. — s. 11 d. 6.
Li dinari ila la salamandra per s. 8 d. 6 per L. — s. 8.
Li mezzi dinari ut supra per L. — s. 4.
Antbrosini de Milano permissi per s. 8 L. — s. 7. d. 6.
Columbine et moraglie de Milano permissi per s. 4 L. —
3 d. 9-
I Denari fabricati novamente in cecha de Milano per s. 3,
et le lovessc stampate ad Placentia L. — s. 2 d. 9.
( Cavalloti 'cegliij dala testa de Salutio per L. — s. 6.
( Li altri Cavalloti del S.'"' Jo. Jacobo permissi per s. 6
L. — s. 5 d. 6.
« Li Cornoni permissi per s. io. L. — s. 9.
« Li Bianchi de ogni sorte reservati li banditi per le altre
cride L. — s. 14.

511. — 1530, febbraio 24, Milano. — Grida di cita-


zione degli operai e monetari. [Rcg. Panig., P. P. 118 t. —
Gridario].

Grida perchè debbano ritornare a Milano in otto giorni tutti


quegli zecchieri che si sono prestati ad altre zecche forastiere;
mentre loro si darà da lavorare nella zecca di Milano, saranno
ricompensati bene, e godranno le solite esenzioni, e non sarà
loro data molestia alcuna per essere incorsi nelle pene pro-
mulgate dai precedenti bandi.
DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. 249

512. — 1530, marzo i, Milano. — Grida che regola il


corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 122 t. ~ Gridario.
Bellati, Mss. citati].
Malgrado il divieto pubblicato di non importare monete nuove
di zecche forastiere, né spenderle, .. pare che molti malivoli
et pocho amorevoli de la loro patria, et altri de pessima sorte
con loro malitia habino fabricato uno novo ingano, cioè in
bavere facto uno falso bollo. Con il quale hano liolato, et
bolano li bianchi novi ma.xime quelli bianchi sono fabricati in
la cecha de Crevacorc, appelati dal cavaleto. Per esser tali bianchi
novi de dieta cecha de Crevacore de pegiore sorte et bontate
de li vegij, con darli poy con il mezo de tale bollo lo e.\ito
del spendere et recevere. Il che ha causato che da molti in
più loci l'irconstanti cognosciuto tal falsitate, sono abstenuti
de recevere et in tutto hano refutato essi bianchi. In inotlo che
per tale refuto sono moltiplicati in (iuest<j stato (.le Milano de
più sunima non erano. " Pertanto bando di detti bianchi, bol-
lati o no, " (juali hano da una parte una aquila con lettere
che dicono Lud. ci />. liicas. Jlis. lava. Co. M. D. et da laltra
uno cavaleto con su.xo uno sancto con lettere che dicono
Saiiclu> Tltcoiicstii.>. "
Banditi parimenti gli altri bianchi di Crevacu(jre che hanno
" da una parte una aquila con le lettere soprascripte et da
laltra uno santo in pede che dicono medcsiniaiiiente Sanctus
Theonestus. "Con nuova e più accentuata (■i>nf<rnia del bando
di tutte le monete che escon(j tlall'ofticina di Crevacuore.
Aver inteso anche « che novaniente sono comparsi in questa
citta et suo tiucal dominio deli iiromi a|)i)elhiti arjiiih»ii quali
han(j da una parte una aquila et da laltra una croce grande
soto la forma medema de (juali se soleano spendersi per s. 3
d. 6 luno et al presente per s. 3 d. 9 luno, quali sono de pe-
giore bontate del solito: " si Ijandiscono essi ])ure " vegij
quanto novi per non conoscersi luno da laltro. >•
.\ncora sono smaltiti « diverse s(jrte de coriwin de diverse
ceche, soto però quasi la medema stampa et similitudine deli
vegij et similiter cavabili. Pero ogniuno se advertisca in spen-
dere et recevere de tal'- sorte de monete, peiché in breve
insienia con le altre nKJiiete forestiere se li darà bando. »
« Ancora perché se va perseverando de fabricare in la cecha
de Milano de assay bona copia tic valute per il che se spera
che non passarano tropo giorni che se reimpirà el dominio
250 EMILIO MOTTA

de sua ex''" de tale bone valute, » intendendo di regolare a a


pocho a pocho per minor jactura deli subditi » il corso delle
monete, si stabilisce la tariffa :
Il Li biancìii quali hano da una parte la testa di S. Petro et
da laltra uno cavalo con uno putino nudi quali se spendeano
s. 14 Inno per L. — s. 13 d. —
li Item li bianchi quali hano da una parte uno scuto con entro
li tizzoni et da laltra parte laquila, permissi spendere s. 14
luno per L. — s. 13 d. —
Termine a calende di maggio ad exlirpare fora del dominio
ducale totalmente u tutti li bianchi et coruoni de quale sorte
se sia. »

513. — 1530, 24 marzo, Milano. ^ Grida pel corso


delle monete. [Gridario, ad annum].

Bando a tutti i bianchi, cornoni e cavalloni di qualunque


sorte. Le valute d'oro si spendano secondo il listino seguente:
" // dìicatto largo L. 5 s. 15.
li // ducatto rogorino L. 5 s. 13.
il // sciitto del sole L. 5 s. 12.
« Corone L. 5 s. 9.
Il // fiorino de reno cossi de oro come di argiento L. 4 s. 2.
Il // Ducato de la mirandola L. 4 s. 15.
il // scutto novo L. 4 s. 12. »
I grossoni ò'\ Milano, Ferrara, Mantova, Genovesi, Alemanni e
di Portogallo, giusti di peso, si spendano a L. i s. 9; i grassoni
di Francia a L. i s. 7 mentre prima si ricevevano per L. i
s. IO e L. I s. 8. "
E perchè nelle precedenti gride fu permesso n per qualche
bono rispecto » che i grossi fiorentini si spendessero n al pa-
rangone de li julij, cioè per soldi io luno » si ordina " non
si possono spendere per più di s. io luno per essere di mancho
bontate de li altri julij. »

514. — 1530, 4 maggio, Cremona. — Si proscrivono


di nuovo i bianchi e diverse altre monete erose. [Gridario.
— Bellati, Mss. (Grida a stampa)].
Contrariamente alle gride precedenti di bando n pare che
novamente essi subditi habbiano dato il corso alli bianchi, quali
si spendeano per soldi 14 o soldi 13, et a quelli qualli si spen-
deano per soldi 13 o soldi 12 et li cornoni per soldi 6 luno et
DOCUMENTI VISCONTEO-SKORZESCHI, ECC. 25I

in molti altri lochi del stato a diversi pretij n pertanto si ban-


discono di bel nuovo i bianchi, cornoni e cavallotti, e si sta-
bilisce la osservanza della taritìfa indicata nella grida del
24 marzo.

515. — 1530, novembre 28, Lodi. — Grida molto e.stesa


che regola il corso delle monete. fA'(\!,'^- Pam'i^., P. P. 150.
— Griiiario, ad annum. — Bcllati, M.ss.].

Le gride precedenti per il bando dt-jle monete u tonse overo


rimondate » siano « ad ungucni e.xequite : » e la tariffa delle
valute d'oro e d'argento sia la seguente:
u Ducati larghi L. 5 s. 15.
u Ducati rogorim L. 5 s. 13.
u Scuti dal soli' L. 5 s. 12.
u Corone L. 5 s. 9.
u Fiorini de Reno doro et ilargento L. 4 s. 2.
u Ducati de la Mirandola. L. 4 s. 15.
u Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genua, Alamania et
Portugallo L. i s. 9.
Il Testoni de Pranza. L. i .s. 7.
u Mozeniglii, seu berlinghe et troni L. i s. —
u Marcelli L. — s. io.
u Dinari fatti in cecha de Milano da s. io Inno L. — io.
" Dinari facti utsupra da s. 5 L. — s. 5.
u Dinari fiorentini da s. io L. — s. io.
u ArlabasAi de ^Ulaniania quali se spendevano s. 5. per
L. — s. 4 d. 9.
u Luchesi quali se spendevano s. 5 L. — s. 4 d. 9.
« Jullij, biisoloti, ferraresi et mantuani s. io d. 6.
" Testoni de Getwva permissi per s. 40 L. 1 s. 17.
» Grossi del re Ludovico L. i s. 3.
" Mezi grossi utsupra L. — s. 1 1 J. 6.
u Dinari de la salamandra L. — s. 8.
u Mezi denari utsopra L. — 34.
« Amhrosini de Milano s. 7 d. 6.
u Colombine et moralie s. 3 d. 9.
Proibita la spendizione » de scuti appellati dal aquila et ca-
valeto sotto la stampa permissi a spendere, dei quali molti se
ne trovato de minore bontà del solito. " Divieto dello smercio
delle monete " tonse o remondate. « Qualunque persona por-
terà oro od argento alia Zecca di Milano « sera e.\empto da
252 EMILIO MOTTA

qualunque datio ordinario et extraordinario se potesse diman-


dare per ditto argento. »
u Passato lultimo giorno de decembre prox. che viene, non
sia persona.... quale ardisca.... spendere né recevere le monete
così de oro comò de argento per più pretio corno qua de sotto è
anotato.... non expectando altra crida ne ordine circa da ciò.
Salvo che passato dicto termine, infra breve altro termine
ancora se abasserano de pretio diete valute cosi de oro corno
de argento. "
Quali monete « se debiano spendere a calende genaro pro-
ximo che sono » come segue:
" Ducati largii i per L. 53. io.
<i Ducati rogoriiii L. 5 s. 8.
" Scuti soleti L. 5 s. 7.
« Corone L. 5 s. 4.
« Reni L. 3 s. 19.
u Ducati luiraiidoliiii L. 4. s. io.
" Testoni de Mi/ano, Mantua, Genoa, Ferrara, et Ala-
tnania L. 1 s. 8.
11 Testoni de Portiigallo per essere di manca bontate de li
suprascripti L. i s. 6 d. 6.
i> Testoni de Trama L. i s. 6.
" Mozenigiii et troìii L. — s. 19.
« Marcelli L. — s. 9 d. 6.
n Dinari fabricati a Milano da s. 20, s. 19.
Il Dinari fabricati a Milano per s. 10, s. 9, d, 6.
Il Dinari fabricati a Milano per s. 5, s. 4 d. 9.
Il Arlabassi de bilama gita s. 4 d. 6.
11 Luchesi per s. 4 d. 6.
i< Fiorentini per s. 9 d. 6.
Il Jullij, busoloti, ferraresi et Maiiluaiii l'Cgij L. — s. io.
Il Testoni da Genova da s. 37 per L. 1 s. 15,
Il Grossi dal re Ludovicho da s. 23 per L. 1 s, 2.
Il Li mesi grossi utsupra L. — s. 11.
Il Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. 6.
Il Li ììU'zi dinari utsupra L. — .=^. 3 d. 9.
u Li Anihrosini L. — s. 7.
Il Li Jìiesi Ambrosini L. — s. 3 d. 6.

516. — 1531, 9 luglio, Milano. — Battista da Sesto


viene eletto in " ofììtium assagiatoris cechae nostrae Comunis
Mediolani, „ officio destinato " ad probandum vel repro-
DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. 253

bandum pecunias quae in dominio nostro expendi consue-


verunt „ e già officio di consuetudine nella famiglia da Sesto.
[Reg. ducale, n. 35, fol. 220 t.]

517. — 1531, aprile 17, Vigevano. — Grida che regola


il corso delle monete. [Reg. l'anii^., P. P. 166. — Gridano.
— Bcllati, Mss. citati. (Grida a stampa)].
TarifTa la seguente:
u Ducati larghi libr. 5. s. 4. d. —
« Ducati rogorini libr. 5. s. 2. ci. —
u Scutti dal sole fabricati in ceccha de Milano, Franza et
Clenova libr. 5. s. i. d. —
u Fiorini di Reno cosi de oro come tl'argento libr. 3. s. 15.
M Scutti del Re cioè corone libr. 4. .s. 18. d. —
« Testoni de Milano, Genua, Mantua, Ferrara et Alamagna
libr. I. s. 7. d. —
u Testoni di Portugallo libr. i. s. 5. d. —
« Testoni di Franza libr. i. s. 4. d. 6,
" Testoni genovesi permessi per s. 35 [)cr libr. i. s. 13. d. —
" Mozeniglii, troni et grossi da s. 19 fabricati in ceccha de
Milano libr. — s. 18. d. —
« Dinari da s. 9. d. 6 fabricati in cecca de Milano, et mar-
celli libr. — s. 9. d . —
u Dinari da s. 4. d. 9 fabricati in cecca de Milano, libr. —
s. 4. d. 6.
u Jullij, bussoloti, fi rrarcsi, niantuani libr. — s. io. d. —
« Grossi dal Re Ludovico permessi per s. 22. libr. i. s. i.
u Li mezi al equivalente libr. — s. io. d. 6.
« Li grossi dala salamandra permessi per s. 7. d. 6. libr. —
soldi 7. d. —
u Li mezzi alla rata libr. — s. 3. d. 6.
" Li Ambrosini de Milano libr. — s. 6. d. 6.
" Li utczei alla ratta libr. — s, 3. d. 3.
« Arlahassi di Allamagna permessi per s. 4. d. 6. libr. —
s. 4. den. 6.
« Luchesi permessi per s. 9. d 6. libr. — s. 4. d. 3.
« Dinari fabricati nela Cecca de Milano permessi per s. 2,
d. 9 et cosi le parpajole fabricate in ditta Cecca e parpajole
di Franza da s. 2 d. 6. libr. — s. 2. d. 6. » —
Taritfa che entrerà in vigore a fine maggio « salvo che da
calende maggio proximo che vene inanti se habiano ad spen-
254 EMILIO MOTTA

dere et recevere in li pagamenti de datij secondo la presente


crida. Excetto che per li datij di doanna et carne et pristino
et vino a minuto si habiano ad spendere fin per tutto al ditto
mexe di maggio secondo la crida precedente. »

518. — 1531, maggio 23. — A vece del defunto Gero-


lamo da Lampugiiano, si elegge in custode della zecca di
Milano Paolo Iloraboni. [I^cg- ducale n. 35, fol. 201 t.].

519. — 1532, novembre io, Mantova. — Grida che re-


gola il corso delle monete, [Reg. Panig., P. P. 188 t. Grida
a stampa. — Gridario. — B diati, Mss.]
" Li Duciti larghi boni et de justo peso libr. 5 s. 7.
" Li ducati rogorini L. 5 s. 5.
i< Li senti dal sole stampati in Milano, Pranza et Genoa boni
et de justo peso libr. 5 s. 4.
u Li scuti de Fraiiza appellati da la corona et li scuti vene-
tiani boni et de justo peso libr. 5 s. i d. —
K Li fiorini de oro de Alamagna boni et de justo peso
libr. 3 s. 18 d. — «
Questo prezzo sino alle calcnde di gennaio prossime. Dopo
portata la tariffa per le rispettive valute, nell'ordine come sopra
a L. 5 s. 4; L. 5 s. 2; L. 5 s. i ; L. 4 s. 18; L. 3 s. 16.
« Item Sua Lx.'"' (il duca) vole non se possano spendere né
recevere incominciando da bora inante altre valute, nisi le
monete qua desotto annotate, reservate però ut infra qual siano
bone et non remondate :
Primo, li testoni da Milano, Mantua, Ferrara, Genoa et Ala-
mania per caduno L. 1 s. 7.
" Li dinari da soldi deceotto fabricati in Milano per libr. —
soldi 18.
u Li dinari da soldi nove fabricati utsupra per s. 9.
" Li dinari da soldi quattro dinari sei fabricati utsupra per
s. 4 d. 6.
n Li dinari da soldi dui et dinari sei fabricati utsupra et le
parpaiole de F"ranza per soldi dui, dinari sei.
" Tcrline, sesini, et dovine fabricate utsupra al corso suo.
11 Li Ainbrosiui fabricati utsupra s. 6 d. 6.
(I Le Columbine sive Moraje fabricate utsupra s. 3 d. 3.
u Li dinari de la Salamandra fabricati utsupra soldi 7.
« Li mezzi da soldi 7 fabricati utsupra, con la salamandra
et brustia s. 3 d. 6.
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 255

" Li soldini, quindcsiiìi. liiutitii fabricati utsupra al corso suo.


« Li testoni da Portugallo Uhi . i s. 5.
" Li Mozatiiglii et Troni s. 18.
" Li Marcelli s. 9.

Bando ad ogni u altra moneta co.si de oro corno de argento


non nominata in la presente crida, quale valute non si possano
tenere nisi siano tagliate, » sotto le solite pene, « reservando
però che le valute già altre volte permisse cioè julij, niezi
jttlij , biissiiliìti, ferraresi et iiiaiiluaiii e arlat>assi de Alamagna,
et li tneci jiilij bolognesi toierati (|uali siano boni et iii>n re-
mondati, quali trovandosi a spendere o vero recevere per ter-
mine de uno mese pro.x. avetu'rc, non incorrano in pena alchuna.
Et passato dicto mese sua e.x.' • proliibisse e.\ nunc che diete
monete, non si possano spendere ne recevere per pretio alchuno.
Et questo sì per essere la magiore parte remondati, sì per es-
serne facte de manco bontate, si etianidio, che sotto la forma
consimile deli arlabassi ne sono trovati de assai minore bon-
tate, nia.xime fabricatc ne le ceche adulterine. »
Divieto di dar ajuto a dette zecche (orastiere, dove si " stu-
diono ogni giorno con ogni mah'tioso ingcnio de ritrovare nove
malitie de fare stani]ie consimili, sì de li testoni fabricati ne la
cecha de Milano, quanto de li dinari de soldi dui <■ dinari sci, .srs;;;;,
et lerline fabricate in dieta (Jecli:i, (|nanto etiamdio de li arlabassi
de Alamagna, et de diverse altre sorti- de monete vechie fa-
bricate in le altie ceche, con darli poi el \(i1iÌm jxr soppian-
tare et ingaiuiaie li populi. "
u Anchora perchè altre volt<- fu ordinato, che non si potesse
fare contracto ne mercato alchuno a luuuero de scuti, ma solum
a contracto de libre imperiale.... il che pare da uno certo
tempo in qua poco obseivato, et peiche tal desordine di fare
mercato et contracto a scuti causa grandissimo danuio non
solum alla camera sua ma generalmente a tutti suoi subditi,
però sua E.\.'"' ha ordinato ... che facendosi mercato <> contracto
a oro de qualunfjue sorta permisso ad spendere, sua E.x.''»
vole, se li possa dare dele monete soprascripte perniisse ad
spendere, a comjiuto de libre cinque et soldi quattro per sento,
et così del laltro oro alla rata. Et questo sino a calende ge-
naro pro.ximo senza altra pena, et passato dicto ternu'ne se gli
possa dare de le monete soprascripte a computo de libre 5,
soldo uno per scuto et così alla rata, prout supra, et non >e
possano refutare tale monete per pretio dessi scuti et altro
oro utsupra, etiam che in tal mercato o contratto se dicesse
256 EMILIO MOTTA

di volere scuti o altro oro non obstante tale aride et ordini


presenti. " Non intendendo però » in questo comprehendere
li negotij e littere de cambio. "
Proibito di " dare ne tributare alcuno offitiale de monete in
dinari o vero in alchune altre sorte di robba sive victualie,
acciò non li vadano ad cerchare alle banche, case et boteghe
loro e altrove, " pfna 25 ducati d'oro cadauna \'olta.
Grida promulgata a Milano ai 18 novembre.

520. - 1533, febbraio 5, Milano. — Grida che regola


il corso delle monete, [l^i'g. Pcmig., P. P. 193. — Gridario.
— Bell ali, Ms.s].

Che non si spenda il » ducalo d'oro largo per più pietio de


libre cinque, soldi quattro, et il sento a libre cinque et soldo
uno, et il resto alla rata " sotto le pene comminate nelle pre-
cedenti gride. Il disordine del non osservare " tale cride ed
ordini pare potissimamente proceda per li clandestini contracti
et ascosti pagamenti et nunieratione et expenditione de monete
prohibite, et anchora tlel oro, per più pretio de quello e li-
mita o. »

521. — 1533, giugno 23, Milano. Grida relativa alla


spendizione delle monete. \Rcg. Paiiig., P. P. 196 t. - Gri-
dario. — Bellati. Ms.s.].
Conferma delle gride moni.tarie preceilenti da eseguirsi
,1 ad unquem. " Xotitìcandcj di più .. che sei sarà alchuno che
venda mercantia, robbe o altro, et chel compratore li dia mo-
neta prohibita spendersi ne le altre cride et chel venditore ne
tiia noticia prima che altro al Commissario deputato sopra le
monete, ultra che guadagnarà tutti li dinari receputi, se gli farà
restituire la robba venduta o il valore dessa, et gli sarà remissa
la pena contenta in diete cride ".

522. — 1534, gennaio 23, Milano. — Grida relativa alle


monete. \Rcg- Panig., P. P. 210. ^ Gridario. — Bellati, Mss.].
Ordinato che da qui innanzi « tutte le littere de cambio de
quale sia voglia loco che ogni persona quale bavera a pagare
diete littere possa pagarle in tanta valuta fabricata in la cecha
de Milano da mezi bianchi da soldi quatro, dinari sei luno
inclusive suso: né voleno che tale persone possano essere
astrette a fare tali pagamenti in tanti ducati doro né in scuti
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCIII, ECC. 257

dil sole, anchora che tale littere dicessero da essere pagate in


tanti ducati doro in oro larghi, overo in scuti doro in oro dil
sole; et anchora non obstante che nel loco dove fusseno facte
diete littere li fosse proniisso il pagamento in tanto oro, non
obstante exceptione di qualonche sorte. >•
Ordinato parimenti dal duca u si possano tare qualunchi
altri pagamenti de qualunche sorte contratti, che dicesse a
ducati doro o vero a scuti dil sole in monete de qualunche
sorte permisse in le predicte cride, et che se stampasseno no-
vamente in la cecha soa de Milano senza e.xceptione, " mal-
grado la grida del io novembri' 1532.
Gli sciii/i l'i'ueziaiit non si spendano t. per più de soldi
quattro mmco luno de quello stampato in Milano, Franza e
Genoa. " Gli scudi di Mantova, Fcriara e Bologna « qudi
sono comparsi de poco in quii non si possano spendere ne
recevere per più de soldi tri luno manco de (|ut>lli stampati in
Milano, " ciò per essere dessi scadenti.
" Item perche sua Ex."' ha inteso mtiltiplicaie nel stato
sua grandissima quantità de f>arf>aIioìi' foiastere ila soldi dui, di-
nari sei luna, parte toxc et paiLe nove, de manco peso et
bontà dele vechie, il che c.msa anch<jra lo augimiento del
pretio del corso del dicto um et la exportatione del dicto oro
t'ora del stato suo, per permutare in diete parpaljole, al che
non adhibendo celere provisione ne seguirla grandissimo (lanino
al stato... » si ordina <- che da bora inante diete pnrpaìiolr
furastere, quale non siano però to.-,e, non si possano rece\ere
ne spendere per più de soldi dui, dinari tri luna, " sotto le
pene solite. Avvertendo che " da (ju.i a pasciua prox. diete
parpaliole se bandiranno in tutto. ••
" Anchora perche ni le altre cride sono tollerati li ti>loiii
de alaiìuiitia spendersi et recevere. Kt essendone per tal cau^a
comparsi de più soite de testoni novi dessa parte de Allamania,
quali sono de manco bontà de li vechij, banditi i^ vechij et
novi. Il ad incominciare .. da qua imo mese. Kt fra tanto si
possano spendere, ma non però alchuno sia astretto anchora
in questo tempo ad acceptarli. «

523. — 1534, giug'no 19, Milano. — Grida relativa alle


monete. [Hci,'. Paitig., P. P. 216. — Gridario, (grida a stampa.)
— Bcllati, Mss. (grida a stampa].
Nuova conferma delle gride monetarie del gennaio p. p. Ed
a maggior loro osservanza si confermano, come segue :
258 EMILIO MOTTA

Il Che tutti li sciiti, excepto li sciiti de Frama et de la ducal


Ceclia et de Genoa quali sino al presente sono permissi ad
spendere, ex nunc se bandisseno, con termine però si possano
spendere per mese uno a venire et non oltra, per il pretio limi-
tato in lultima crida.... Et questo si è ordinato, perché pare
che in alchune ceche, et altramente se desfano tutti li boni
scuti per fare dessi scuti de stampe forense. Et anche perchè
sotto il stampo dessi scuti forensi, se ne trovano infiniti de
adulterati et falsi, facti fora de le diete ceche. «
Conferma del bando aUe parpagliole di cui è invasa la piazza,
e delle altre monete proibite; e delle penalità contro i « clan-
destini contratti et ascosti pagamenti et numeratione et expen-
ditione de monete prohibite et anchora del oro per più pretio
limitato " nelle gride. Con nuovi capitoli per gl'incaricati a
scoprire le frodi e per le multe da adattarsi.
Infine che non si " possa far pagamento alchuno de terline
et sextini, oltra la summa de libre quattro imperiali per volta
sotto la pena de perdere tal pagamento. »

524. — 1534... — Grida monetaria .senza data. [Gri-


dario, ad annum]. (0.

Il Essendo exposto " al duca Francesco II Sforza da parte


dei Cremonesi " la grandissima jactura, quale seria in dovere
exequire li ordini facti ultimamente cercha al spendere et re-
cevere le valute prohibite per essi ordini per varj et inulti-
plici rispecti allegati "; ed avendo il duca « essa Cita tra le
altre afectionatissima, ha ordinato per mancho dispendio dessa
cita in modo de provixione che le infrascripte valute, si pos-
sano spendere et recevere in epsa città et sua diocisi tanto,
quale perù non siano rimondate declarando etiam per questa
che alchuna persona non possa essere astrecta ad recevere
diete infrascripte monete contra el volere suo :
Il Primo, le lovette facte a Placentia per s. 2. d. 9.
Il Li foi^hctti da Parma appellati pelegrini s. 3 d. — .
Il Li mezzi jiilij da Bolognia s. 5 d, —
Il Li jiilij pappali de ognia sorte, boni s. 10 d. —
Il Le parpayolc de Pranza s. 2 d. 6.
Il Li ferrarcxi et iiiodcnexi che si spendevano a s. 18 per
soldi 16.

(i) Nel Gridario è classificata fra quella dei 19 giugno e la susse-


guente dei 29 settembre 1534.
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 259

.1 Li mezi suprascripti s. 8 d. —
.1 Li Testoni de Frmiza L. i s. 5 d. —
.. Li Testoni de Aleiiiania L. 1 s. 6 d, —
" Li mezi bazi de Aleiiiniiia s. 2 d. —
Et passando diete mexe non si possano poy le suprascripte
valute spendere ne recevcre se non conio qua desotto è anno-
tato, et questo per uno altro mexe subsequente cioè :
u Le lovette s. 2 d. q ; i foi^helti s. 2 d. g ; i iitczi gitili:'
s. 4 d. 9; i giiiìii papali s. 9 d. 6; \c parpagliulr francesi s. 2
d. 3; i ferraresi e modenesi s. 15 d. — ; i )nezzi ferraresi
s. 7 d. 6; i lesioni di Francia L. i s. 4; i testoni di Germania
L. I s. 5 ; e i mezzi hatzen di (lerinania s. 1 d. 6.
a Et passato il termine del secondo mexe.... le suprascripte
valute più non si possano spendere ne recevere ne etiandio
tenere apresso de se, se non sono tagliate, soto penna de per-
dere tale valute et de pagarne per uno quatro. " Nel resto
abbia valor la grida stampata e pubblicata dei 19 giugno p. \).

525. — 1534- settembre 29. — Grida relativa alle mo-


nete e sulla loro spendizione. [Reg. Paìtig., P. P. 229. -
Gridario. (Grida a stampai. — Brllati, Mss.].
Nuovo divieto del lavoro nelle zecche forastierc. Proibitcj
" directo né per indirecto fondere ne far fondere lienari al-
chuni de qual sorte et di (|ual cecha si voglia, excepto qiieli
haverano auctorità di fare tal cosa dal Mag.' ' Magistrato ordi-
nario. "
TaritTa delle monete la seguente :
" Li scuti facti nele ceche de sua Ex.' ', Pranza et Genoa
per L. 55. I.
" Li sc;^// V'enetiani, Mantuani, l'crrai-esi, Polugnerii et (|uelli
di Pranza appellati corone per L. 4 s. 18.
u Li ducati d'oro per L. 5 s. 4.
" Li ducati rogorini per L. 5 s. 2.
" Li fiorini de oro de Alamagna per L. 3 s. 18.
" Li testoni de Milano, Mantua, Perrara et Genoa ])er L. i
soldi 8.
" Li dinari ducali nominati da s. 18 per L. — s. 18 d. 6.
" Li dinari ducali da s. 9 per L. — s. 9 d. —
•I Li dinari ducali da s. 4 d. 6. per L. — s. 4 d. 6.
u Li dinari ducali da s. 2 d. 6 per L. — s. 2 d. 6.
.< Le terline, sexini, soldini, quindecini et trentini ducali si
possano spendere al corso suo.
26o EMILIO MOTTA

" Li dinari nominati Ambrosini ducali per L. — s. 6 d. 6.


" Li colombine ducali per L. — s. 3 d. 3.
« Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. —
" Li altri nìczi alla rata cioè L. — s. 3 d. 6.
« Testoni de Portugallo per L. i s. 5 d. ~
Il Mozinighi et Troni L. — s. 18 d. 6.
Il Li Marcelli per L. — s. 9 d. 2.
Con conferma dei precedenti articoli per gli oftìciali delie
monete e per le contravvenzioni.

Emilio Motta.
(La fine al prossimo Fascicolo).
NECROLOGIA

UMBERTO ROSSI.

Un grave lutto ha col-


pito questa Itivisla e insieme
la scienza numismatica, con
la immatura perdita del no-
stro carissimo collega dot-
tor Umberto Hommì, man-
cato ai vi\i il 31 se. marzo
in Firenze, dov' era con-
ser\atore di quel Museo
Naziiinair.
11 doloroso annimcio
ne lu già dato nel prece-
di-nte lascicolo, nel modo
clut tomp<)rta\a l'angustia
(i( 1 Unipii ; a me poi, amico
(il giovmez/a del povero
otintii, i |)irettori del pe-
riodico vollero attìdato l'in-
carico, triste e dolce insie-
me, di parlare più diffusa-
mente intorno a quella operosa esistenza, cos'i precocemente
spezzata.
Umberto Rossi era nato il 12 maggio 1B60 a Guastalla,
in quella piccola ma artistica città, di cui egli doveva poi
contribuire a far conoscere dovunque ed ammirare l' inasti-
262 NECROLOGIA

inabile gioiello, la statua di Ferrante Gonzaga, mediante le


sue comunicazioni ad Eugenio Plon per la splendida opera
di lui su Leone Leoni scultore di Carlo Y.
Sortiti i natali in una plaga eminentemente favorevole
allo studio della Numismatica, nel territorio ove un tempo
avevano spesseggiato le interessantissime zecche minori dei
Gonzaghi, il Rossi, tratto da naturale propensione a tal ge-
nere di ricerche, sin da fanciullo si era dato a raccogliere
monete e medaglie, intraprendendo di buon'ora quel tirocinio
che più tardi doveva condurlo a si provetta esperienza.
Passato poi a Reggio per frequentarvi le scuole classiche,
ebbe un erudito maestro di antiquaria nel valente Prof. Chie-
rici, che con sollecitudine benevola e con viva compiacenza
assecondava le studiose inclinazioni del giovane Umberto.
Ma un pili largo campo si apriva al Rossi, allorché, re-
catosi all' Università di Parma per seguirvi i corsi della
Facoltà di Medicina e Chirurgia, ebbe la fortuna di potersi
contemporaneamente dedicare alla Numismatica nel R. Museo
di Antichità, la cui biblioteca speciale fu posta liberalmente
a sua disposizione da quel eh. direttore Dott. Giovanni Ma-
rietti.
Allora incominciò per il Rossi un periodo di studi me-
todici efecondi, nel quale si andava rapidamente elaborando
la trasformazione del ricercatore nello scienziato. Fu in quel
periodo di lieto fervore eh' io lo conobbi e strinsi con lui
(|ueir amicizia che doveva poi cementarsi neWa. GazzeUa Nu-
misinatica da me pubblicata a Como dal 1881 al 1887, della
f|uale il Rossi fu il principale collaboratore, e che contiene
scritti di lui nel suo primo come nel suo ultimo numero.
I meriti del Rossi furono ben presto riconosciuti; nel 1882,
a ventidue anni, lo vediamo socio corrispondente della R. De-
putazione diStoria patria per le Provincie Parmensi; nel 1883,
segretario di essa; nel 1884, socio effettivo.
Ottenuta in quel medesimo anno la laurea, passò alla
Scuola d'applicazione di Sanità militare in Firenze, indi al-
l'Ospedale militare di Parma, conseguendo il grado di tenente
medico; e medico condotto lo troviamo poi nel 1887 a Caz-
zuole Mantovano, senza che nel frattempo scemasse il suo
ardore per gli studi storici ed artistici. Egli aveva infatti
NECROLOGIA 263

approfittato del suo soggiorno a Firenze per amorosamente


esaminarne i Musei ; e da Gazzuolo stesso si recava allo spoglio
dell' Archivio di Mantova, traendone copiosi materiali pei
suoi lavori sui medaglisti, come dall'Archivio di Parma trasse
quelli per un succoso contributo che più tardi egli inviava
ad un importante periodico di storia letteraria (').
Nella primavera del 1888, alla modesta Gazzetta Nu-
mismatica di Como succedeva qui in Milano la presente
Rivista; e Umberto Rossi, entrato a far parte del Consiglio
di redazione, collaborò largamente nel nuovo periodico sin
dal primo fascicolo, intraprendendovi la pubblicazione de' suoi
apprezzatissimi studi documentati sui Mi(ia<^listi del Riìta-
scimeitto alla eorte di Mantova.
Neil' agosto dello stesso anno, le sue aspii-azioni e i suoi
desideri erano finalmente soddisfatti, mediante la sua nomina
a conservatore ne' RR. Musei, con destinazione al celebre
Museo Nazionale di Firenze.
In qual modo Umberto Rossi corrispondesse alla fiducia
in lui riposta dal Governo, lo diranno, meglio di quel eh' io
non lo possa, le seguenti parole che tolgo dall'affettuoso
discorso funebre pronunciato dall'egr. Prof Fnrico Ridoltì,
direttore delle RR. Gallerie di Firenze:
" Nel Museo l'opera sua fu per otto anni indefessa nello
" studiarne le collezioni, nell'ordinarie, con un ardore ed una
" passione commendevolissimi. Compilò p(;r primo con vari
" anni di assiduo studio il catalogo di quella insigne colle-
" zione di antichi oggetti, che appunto allora pel generoso
" lascito fattone alla città di Firenze dal suo collettore, il
" francese Sig. I-uigi Carrand, con obbligo che fosse con-
" servata nel Museo Nazionale, era venuta ad accrescer di
" tanto la ricchezza di questo, e quel catalogo riusci loda-
" tissimo dai conoscitori italiani e dagli estranei; poi imprese
" a rinnovare con non lievi fatiche tutte le schede dell'ani -

(i) Rossi (L.), Commedie classiclie in Gazzuolo nel ijni-ijnj. — (In


Giornale Storico della Letteratura Italiana, diretto e redatto da Arturo
Graf, Francesco Nevati, Rodolfo Renier; voi. XIII, pag. 305-15. Torino,
Loescher, 1889).
264
NECROLOGIA

" plissima collezione dei Sigilli, onde le leggende di molti


" fossero dichiarate con maggiore esattezza; quindi con eguale
" ardore pose mano ad un nuovo catalogo generale ed illu-
" strativo del Museo, che per l'accrescimento grande degli
" oggetti e per il rinnovato ordinamento era divenuto indi-
" spensabile. Ed è ben da dolere che a compiere il lavoro
" già in parte condotto gli venissero meno le forze, perchè
" sarebbe certo tornato di onore a lui ed al Museo, tanto
" era l'amore e lo studio che vi poneva (2). „
Intorno alle collezioni artistiche del Museo abbiamo anche
una relazione magistrale del Rossi medesimo (3).
" Né mancavangli „ continua il Prof. Ridolfi, " altre
" occupazioni a prò' degli Istituti della città; e fu per più
" anni Ispettore della scuola delle Arti decorative, chiamato
" a tale ufficio dalla fiducia del Consiglio Direttivo di quella
" sì fiorente ed utilissima istituzione (4); fece parte dell' Uf-
" fizio per le licenze di esportazioni delle cose d' arte, di
" vari periodici d' archeologia fu collaboratore pregiato „ (5).
Compilò inoltre il catalogo dell'Opera del Duomo; col-
laborò alla versione che A. Luzio e G. Carotti ci diedero
nel 1894 del bel libro di Eugenio Miintz sull'arte italiana nel
Quattrocento; procurò a tutt'uomo, insomma, di giovare al-
l' incremento ed alla diffusione della cultura artistica.
Ma come numismatici dobbiamo dolerci che la nomina
del Rossi a conservatore del Museo Nazionale, assorbendone
l'attività in altre cure, lo abbia distolto a poco a poco dai
nostri studi prediletti, ai quali era divenuto ormai pressoché
estraneo. Per convincersene, basterà gettare uno sguardo

(2) // Dottore Umberto Rossi. — (In Arte e Storia, dir. da Guido


Carocci; a. XV, n. 8; Firenze, 30 aprile 1896).
(3) Rossi (U.) // Museo Nazionale di Firenze nel triennio i88g-gi.
— (In Archivio Storico dell'Arte, diretto da Domenico Gnoli; anno VI;
Roma, Danesi, 1893; ^ P^g- 1-24, con numerose illustrazioni). — V. pure
al n. 53 dell'elenco bibliografico.
(4) Scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze.
[Relazione letta dal dott. Umberto Rossi nella solenne distribuzione dei
premi agli alunni il 14 marzo 1894]. Firenze, Tip. Cooperativa, 1896.
(5) Arte e Storia, 1. e.
NECROLOGIA 265

sull'elenco bibliografico che accompagna questi cenni: si


vedrà come la produzione letteraria numismatica del Rossi
sia quasi isterilita dal 1888, tanto più se la si raffronti con
la lussureggiante produzione del periodo 1881-83.
Inoltre, essa va perdendo quel carattere propriamente
e strettamente numismatico che contraddistingue le prime
pubblicazioni del Rossi; l'elemento artistico vi assume una
sempre maggior preponderanza, la moneta cede quasi sempre
il campo alla medaglia, lo zecchiere al medaglista.
Con questo, non intendo già menomare il valore di tale
sua seconda forma di attività; dedicatosi con passione allo
studio delle medaglie del Rinascimento, il Rossi, non solo
pubblicò su questo tema diverse memorie di indiscutibile
importanza, ma, giovandosi del R. Museo di Parma, forni molti
preziosi contributi al voi. Ili dell'opera descrittiva ormai clas-
sica Les Médailleurs italicns dcs qtiinzième et seizième sièclcs
di Alfredo Armand, col quale era in amichevoli relazioni, e
eh' egli commemorò poi affettuosamente in questa stessa
Rroista.
Giova notare tuttavia che, in questi ultimi tempi, il Rossi
aveva avuto come un ritorno alla Numismatica pura: un suo
breve scritto, pubblicato nella scorsa annata della Rivista, è
d'argomento strettamente numismatico; e intorno alle monete
italiane stava meditando e apparecchiando un'opera di lunga
lena, inconscio come egli era della prossima fine alla quale
lo sospingevano le troppo tiiuturne fatiche.
Poiché gli e indubitato che il lavoro pertinace ed ecces-
sivo per il riordinamento del Museo Nazionale, le indagini
e gli .studi d'ogni sorta che l'c^same di oggetti svariatissimi
recava necessariamente con se, fiaccarono la pur ferrea co-
stituzione dell' amico nostro e ne affrettarono la morte.
Con lui si è spenta una delle più care speranze della
scienza; con lui è scomparso umj de' più valenti e fecondi
illustratori delle nostre zecche, nello studio delle quali Um-
berto Rossi era favorito dalle più mirabili disposizioni.
Egli possedeva infatti in grado eminente quella felice
elasticità dello spirito, in virtù della quale la produzione let-
teraria sidirebbe una fioritura inconsapevole dell'ingegno,
che quasi per giuoco si diletti or dell'uno or dell'altro argo-
266 NECROLOGIA

mento, sempre assumendo nuove forme, sempre adornandosi


di nuovi colori.
La sua prontezza nel percepire, la sua rapidità nell' assi-
milarsi ogni fatta di cognizioni, la sua facilità nell' esporle,
tenevano dell' incredibile; come prodigiosa addirittura era
la sua memoria, che in ogni ordine di studi gli soccorreva
immediatamente con la piìi svariata erudizione.
Il fondo della sua cultura era classico, direi anzi, era
soltanto classico, come lo traeva con sé l'educazione avuta;
per quel che mancava di moderno a questa solida base,
aveva supplito da autodidatto e da par suo.
Dotato di attitudini artistiche non comuni, egli, senza
aver avuto nessun insegnamento di disegno, pur sapeva ri-
produrre le monete in modo da conservar loro quel carat-
tere originale eh' è sì prezioso, e eh' è ribelle talvolta anche
ad un elegante e provetto disegnatore.
L'occhio, esercitato sin dall'adolescenza nell'esame e
nel confronto de' monumenti, acuito dalla quotidiana lotta
contro le insidie de' falsari, aveva acquistato in Umberto
Rossi una sicurezza straordinaria nella quistione più spinosa
della Numismatica, l'autenticità dei pezzi; e siccome in lui
concorrevano e si armonizzavano le disposizioni artistiche e
le cog-nizioni storiche, filologiche, paleografiche, questa sicu-
rezza non era solamente intuitiva, ma poteva quasi sempre
ribadirsi sovra salde e inoppugnabili ragioni.
Rossi era nello stesso tempo uno scienziato e un cono-
scitore pratico; invidiabile fusione di due tipi troppo sovente
disgiunti e che riunendosi accrescono vicendevolmente di
molti doppi il proprio valore.
Agguerrito in modo cosi formidabile per le pugne del
pensiero, superbo d' una tempra di ferro, sorriso dall'amore
di una virtuosa compagna e di due teneri figliuoletti, inco-
raggito in si giovane età da una fama già lusinghiera, Um-
berto Rossi vedeva aprirsi a' suoi sguardi un orizzonte di
lavoro geniale e di meritate soddisfazioni.... Quell'orizzonte lo
attrasse, lo sedusse.... ed egli volle affrettare con irrequieta
passione il raggiungimento di quegli scopi lontani che il tempo
prometteva
gli toccare come premio securo, ma ch'egli era impaziente
di mentre ascendeva ancora la parabola della vita.
NECROLOGIA 267

Ma per quanta fosse la robustezza della sua fibra, la


vigoria della mente, l' incrollabile energia, la tenacità nei
propositi, troppo aveva egli presunto delle forze d'un uomo....
e a trentasei anni Umberto Rossi doveva miseramente soc-
combere, affranto da quel lavoro febbrile al di là del quale
intravedeva un avvenire di pace e di felicità per l'adorata
sua famiglinola!
Afi/ano. nel gttt^nn del ifii/li
Solone Ambrosoli.

PUBBLICAZIONI NUMISMATICHE

Dott. Cav UMBERTO ROSSI

Monete sconosciute di Guastalla. — lln Gazzetta Numis-


matica di Como, anno I. n. i, 15 maggio 1881, a pag. 2-3).
Il primo scritto giovanile numismatico di U. Rossi è ispirato <JaI ben noto
lavoro lii AlTò stille zecche minor t della famiglia Gonzaga. Il R., rileg^g-endo
quell'opera e avendo o-;scrvato che iVe^juentcmente vi si trovano notizie su
monete tuttora sconosciute, per .tgf^volarr le ricerche den'' studiosi si accing'C
a radunare compendiosamente quelle notizie, che ne 11' Affò sono disperse.
■ La carità del ncUio loco , :\^^'ì\in^e_ il R , " mi spinjje a cominciare da C»ua-
■ stalla, che del resto fu anclie la princi[>ale e più onesta di tutte le officine
• monetarie minori della famiglia dei Gonzaghi. , r, caratteristico per l'ardore
scientifico del giovane studente, ch'egli, avendo veduto, circa " cinque anni „
prima, " tra le maiii di un negoziante, , un.i rara mon guastallcse da ^a soldi, e
probabilmente non avendo potuto allora acquistarla, ahhia tuttavia pensato a
rilevarne almeno il calco e la descrizione, hi modo da esser in grado di sf*
gnalarla, come fa, ai lettori della Gazzetta N'in meno caratteristiche sono le
parole con le quali termina l'articolo: " Chiuilo questo breve scritto auguran-
" domi che ove prenda vigore questo nuovo giornale. Musei e privati pubbli-
• chino quei pezzi di cui io non ho potuto raccogliere che scarse notizie, re-
"" cando cosi
matica. - meglio di me servigio alla nostra scienza diletta, alla Numìs-

Monete sconosciute di Guastalla. — Bozzolo e Casti^liouc


delle Stiviere, monete sconosciute. ~ Sahbioneta, appunti nu-
mismatici. — (In Gazz. Num,, a. I, n. 2, i" giugno i88r,
a pag. 5-7».
Prosegue segnalando altre monete descritte o citale dall' Affò e da autori
diversi, ma non ancora ritrovate * Sarebbe desiderabile „ ripete il R , " che
• chi possiede qualche esemplare di monete inedite di zecche minori lo pnb-
■ blicasse, per risvegliare gli studi numismatici dal letargo in cui giacciono
' da troppo lungo tempo. «
268 NECROLOGIA

Una nuova imitazione del matapane veneto. — (In Gazz.


Niini., a. I, n. 3, 20 giugno 1881, a pag. 14-15).
Tale imitazione appartiene al R. Museo di Parma; la Iegg:enda è MONETA
.PV. — MCH — .S. lOANS.

o o.
t o s o n d ott h , e r rat
r s o -c f
Un qua di gro di Sec m3ar di Mon
z . . , l i o 1 , . 9).
— (In Gaz Num a. I, n. 4, i° lug 188 a pag 18-1
Anche questa moneta foi-ina parte della ricca collezione numismatica del
Museo di Parma, ed è notevole perchè uscita dalla zecca di Chivasso (come
lo indicano il nome del santo protettore, eh' è S. Giovanni, e il tipo stesso
della moneta), mentre il Promis, non conoscendo di Secondotto che due grossi
battuti in Asti, ne deduceva che avesse coniato soltanto in quella zecca.
4-
no .
une ete dit
e s era z. .,
A l c m o n
o i n e di Mes . — (In Gaz Num
li r, . 26)
a. I, n. 5, 15 lug i88 a pag 25-
Rulabasso e cavallona, contraffatti a quelli trivulziani di Mesocco e Roveredo.

Un ripostiglio di monete nel Museo di- Storia patria dt


5
Reggio-Emilia. — (In Gazz. Nnin., a. I, n. 6, 5 agosto 1881,
a pag. 30-33).
Il ripostiglio, scoperto a Carpiiieti, nella montagna reg;jiana, si compone
di circa un centinaio di monete niedioevali; e secondo Ìl R. dovrebb' essere
stato
di noveconfidato
zecchealla terra sul
italiane, principio
cioè del Parma.
Piacenza, secolo XIV*. Vi si trovano
Cremona, monete
Pavia, Brescia,
Como, Milano, Bologna, Firenze, più un esemplare del matapane di Urosio II
di Serbia " Che male aggiustò il conio di Vinegia. ,

Osservazioni sopra alcuni sesini di Messerano. — (Ibidem,


a pag. 33-34)-
Domenico Promis, nella sua memoria sulle monete di Messerano, lanciò in
dubbio l'attribuzione di tre sesini che i Fieschi contraffecero a quelli di Fran-
cesco Il Sforza per Milano. Il R. adduce vari motivi per poterli attribuire a
Filiberto Ferrero-Fieschi. In ultimo dà poi notizia di un altro sesino, di Paolo
Besso Ferrero-Fieschi, col motto SALVS. MONDI : il R. però non propende-
rebbe a considerare questa moneta come contraffatta ai sesini di Piacenza,
ma bensì a stimarla " uno dei pochi prodotti genuini dell'officina di Messerano. ,

Un nuovo ripostiglio nel Museo di Reggio-Emilia. —


(In Gazz. Num., a. I, n. 8, io sett. 1881, a pag. 42).
Piccolo tesoretto di 45 monete medioevali d'oro e d* argento, che il R- crede
nascoste durante le guerre che susseguirono alla calata di Ludovico XII in
Italia. Non contiene pezzi inediti o altrimenti notevoli, ma il R. si giova della
assegnare una data certa a una moneta man-
cui siquesto
scopertatovanadi date sinoraperdiverse
erano ripostiglio attribuzioni.
NECROLOGIA 269

Le monete di Rodigo. — fin Gazz. Niim., a. I, n. 9,


20 novembre 1881, a pag. 46-47).
A Ródigo nel Cremonese, l'AlTò attribuisce una moneta di Gianfrancesco
Gonzaga, la quale tuttavìa sembra sospetta all'autore delle Tavole sinottiche.
Il R. è d'avviso che a quella zecca si possano assegnare con maggior sicu-
rezza isesini di Vespasiano Gonzaga, al rovescio della corona con la leggenda
ROTINGI . QVE . COMES.
9-

La Zecca di Reggio ncll' Emilia sotto la dominazione pon-


tificia. — (In Gazz. Nitm., a. I, n. ii, 15 dicembre 1881, a
pag. 34-55)-
Dopo le zecche minori dei Gonzaghi, quella di Reggio era Tcfficina mo-
netaria alla quale il compianto R. si era dedicato forse con maggior predi'
lezione; intorno ad essa egli intendeva anzi di pubblicare una compiuta mo-
nografìa, di cui comparve l'annuncio qualche anno fa, ma che altre occupazioni
gli vietarono poi di condurre a termine. In quest'articolo egli raccoglie le de-
scrizioni delle monete coniate a Reggio durante la dominazione dei papi
Giulio li, Leone X e Adriano VI; il R. desume tali descrizioni da' vari autori,
e vi aggiunge nuovi contributi del Museo parmense.

II.

Le Zecche del Ducato d' Urbino sotto Lorenzo de' Medici


e Leone X. — (In Gazz. Nunt., a. I, n. 12, 31 dicembre 1881,
a pag. 58-59, e a. II, n. i, 25 gennaio 1882, a pag. 2).
Rassegna delle monete che in quel periodo furono coniate per Urbino,
Gubbio e Pesaro; il R. dà notizia principalmente di un raro grosso pesarese
già posseduto dal Sig. Minelli di Guastalla.

Rassegna bibliografica: Promis Vincenzo, Le monete di


Castiglione de' Gatti, Torino, 1881. — (In Gazz. Num., a. I,
n. 12, 31 dicembre 1881, a pag. boi.
13-

Alcune monete dei Principi Crociati in Oriente. — (In


Gazz. Nimt., a. II, n. i, 25 gennaio, 1882, a pag. 23).
Spigolature nel Musco di Parma: varietà del bisante di re Giovanni di
Brienne, monete di Guido di Lusignano, Enrico 1 ed Enrico li per Cipro.
Ugo IV, ecc.

14.

Un gettone inedito di un pretendente al Ducato di Milano


nel secolo XVL — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbr. 1882,
a pag. 5-6).
Sempre nel R. Museo di Parma; il gettone è di Carlo d'Orleans, terzoge-
nito di Francesco
ET DE MILAN. I di Francia; la leggenda suona: CHARLES DVC D'ORLS
ayo NECROLOGIA

15-

Rassegna bibliografica: Biondelli Bernardino, Dichia-


razione di parecchi medaglioni e monete romane inedite, Mi-
lano, 1881. — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbraio 1882,
a pag. 7).
16.

Rassegna bibliografica: Trachsel C. F., Monographie


des monuments mimismatiques des comtes et dii prince de
Linange, Bruxelles, 1881. — (Ibidem, a pag. 78).
17-

Le monete di Catania. — (In Gazz. Num., a. II, n. 3,


9 marzo 1882, a pag. lo-ii, e n. 4, 18 marzo, a pag. 13-14).
Le motietuccie aragonesi di questa zecca, al tipo dell'elefante, sono rare e
pochissimo conosciute; il R. si accosta all'opinione del Kunz, che esse siano
state battute da Federico IH nel 1375, quando non eragli rimasta altra città.

18.

Di alcune contraffazioni operate in Castiglione delle Sti-


viere ed in Correggio. — (In Gazz. Num., a. II, n. io, 3 ago-
sto 1882, a pag. 37-39).
Monete rinvenute in un campo poco distante da Guastalla. " Le contraf-
" fazioni che ci restano dei Gonzaghi e dei Correggeschi „ — osserva il R., —
" sono per lo più di monete straniere, specialmente tedesche, perchè minore
" era il pericolo nello spacciarle e meno facile era anche che si comprendesse
" da qnal zecca erano uscite.... Si trovano in numero comparativamente mi-
" nore le imitazioni di monete italiane e tanto più degli stati limitrofi, perchè
" troppo grande era il rischio a cui si sarebbero esposti i fabbricatori. , Kra
queste contraffazioni di monete italiane, il R. ne descrive tre castiglionesi, le
quali imitano, la prima una moneta di Correggio, la seconda un quattrino di
Guastalla, la terza una cinquina di Parma; descrive poi due altre contraf-
fazioni, correggesche, le quali imitano, l'una il quattrino di Parma di Ottavio
Farnese, l'altra una moneta di Guastalla al tipo dell'Annunciazione.

19.

Di un piccolo ripostiglio trovato in Piemonte. — (Ibidem,


a pag. 39-40) •
Si componeva di contraffazioni delle monete francesi e dei duchi di Savoia,
operate nelle zecche di Cocconato, Passerano, Castiglione delle Sti vi ere e
Pomponesco. Nel soldo di quest'ultima officina, dice il Rossi, " la falsificazione
** è assai più spudorata perchè non solo vi hanno improritato tal quale lo
" stemma Sabaudo, ma hanno anche copiata interamente la leggenda del di-
" ritto; era assai difficile che si arrivasse a questo punto di sfrontatezza e il
" Gonzaga dal fondo del suo feudo di Pomponesco ignorato ai più poteva
" permettersi quello che non era lecito ai Mazzetti, ai Tizzoni, ai Radicati
" che lavoravano, per cosi dire, sotto gli occhi del duca di Savoia. , Molto
opportunamente il R. conchiude : " E ancora da scrivere una storia completa
" delle contralTazioni monetarie italiane e ogni notizia che si pubblica è un
" aiuto che si porta a chi intraprenderà un'opera di tanto interesse per la
" numismatica. ^
NECROLOGIA 27I

Rassegna bibliografica: Klnz Carlo, Monete inedite o


rare di Zecche italiane, Massa Lombarda, nionoria II'. —
(In Gazs. Num., a. II, n. ii, ii settembre 1882, a pag. 44).

Un documento inedito sulla Zecca di Guastalla. - (In


Gazz. Num., a. II, n. 12, 19 settembre [882, a pag. 45-46).
Letter.t in d.it;i del 1571, Ji (iiu-^eppe C.irp.ito, uomo d'atVari del principe
Cesare I di Guastalla K desu ta dalle carte jjonzaghesche conservate nella
biblioteca Maldotti di quella città, e vi si accenna a paoli e niezzi talleri che
si battevano allora nella zecca j;u.tstallese.

Rassegna bibliografica: Skrrirf. C. P., A^otice sur le


cabinet monétaire de S. A. le priiice de Ligne, Ganci. — (In
Gazz. Num., a. II, n. 13, 26 setteml)re 1882, a pag. 51-521.

23-

Rassegna bibliografica: BioNttici.i.i B., Prima serie di


monete e medaglioni greci inediti del R. Gabinetto Numisma-
tico di Milano, Milano, [882. — (Ibidem, a pag. 52).
24.

Una moneta inedita di Guastalla. (In Gazz. Num.,


a. II, n. 17, 31 ottobre 1882, a pag. 65-66, e n. 18, 5 no-
vembre, a pag. 69-70).
Di questa notevole moneta di F'errante (ionza^.i, la quale al R. semlun
piuttosto, per plausibili ragioni, una prova di zecca per lo scudo d'oro, fu dato
poi il disegno nell'a. IV (1&84) della stessa (jazz. Amw , fase. 5-6, a pajj. 3;^

Volterra e le sue monete. — (In Gazz. Num., a. Il, n. 21,


7 dicembre 1882, a pag. 81, e n. 22, 14 dicembre, a pa-
gina 86 87).
Articolo riassuntivo di f]Uitnto era slato scritto sin allora intorno a que-
st'argomt^nto. Secondo il K., il pro.sso del vrsrovo Ranieri, e anche le monete
del vesc. Ranuccio, devono i-ssere state coniate nel castello di Bfrifjtwtte (non
Bavignunc).

35
272 NKCROLOGIA

26.

U)t documento hiedito sulla Zecca di Palermo, — K\x\


Gazz. Nnm., a. II, n. 22, 14 dicembre 1882, a pag. 87-881.
Lettera, in data di Brusselles ]545, in cui Carlo V incarica Ferrante Gon-
zaga, allora viceré di Sicilia, di riR-rire intorno ai rispettivi privilegi di Mes-
sina ePalermo, per poter eventualmente impiantare un'officina monetaria anche
in
nell'questa
isola. città, quatitunque Messina pretendesse all'esclusivo diritto di zecca

27.

Di alcune inoìiete inedite dei Gonzaghi di Mantova. -


(In Gazz. Niun.^ a II, n. 23, 22 die. 1882, a pag. 90-91, e
n. 24, 31 dicembre, a pag. 94-96).
M<int:tiiia di Francesco II, col monte Olimpo (dalla quale risulta per con-
seguenza che questa impresa è anteriore a Federico II cui l'attribuisce it
Portioli) ; testone di Francesco IH ; mezzo scudo di Guglielmo, col rovescio della
Giustizia e la data 1569; e ire monetine anonime, che il R. giudica rarissime
e sconosciute.

28.

Nuove ìnoncte iìudite di Mantova. -- (In Gazz. Nnm.,


a. Ili, n. r-2, genn.-febbr. 1883, a pag. 3-5, con disegni di
(J. R. a pag, i).
Dopo aver corretto alcune interpretazioni contenute nel precedente arti-
colo, il R. ci dà notizia di altre monete mantovane interessanti; una di esse
ha l'impresa del Pegaso, ch'è sfuggita al Portioli. Un curiosissimo pezzo con
OOM-M, sembra a! R. una contradazìone, forse di Mirandola o di Messe-
ranu.

Una grida parììiensc inedita. - (Ibidem, a pag. lo-iil.


E del 1532 e- assai iin [lortaiitc ; si rifcri.-.t- in particolare alla bollatura dei
cornahn (di Piemonte ccc ) nella zecca di Parma, mediante la contromarca di
" una testa di inadona, „ che doveva servire ad assegnar loro ii corso di
nove soldi oppure di otto, secondochè la cijiitromarca medesima era ripetuta
oppur semplice. Uno di questi cornabò cosi bollati si conserva nel Musco di
Parma; la contromarca è di forma ovale, e rappresenta appunto uiwt-trsta di
Madonna vista di tre quarti e col capo coperto da un velo.

Dì alcune monete inedite di Bellinzojui. — (In Bidletin


de la Soeièté suisse de Xuniisììiatiijne
30. : a. II, n. 3; Fribourg,
Imp. Ant. Henseler, 1883; — con una tav. dis. da U. R.).
In questa accurata memoria, comparsa nei periodico della Società Sviz-
zera di Numismatica alla quale il R. appartenne come Socio attivo, l'autore,
prendendo te mosse dalla mouogralìa che sulle monete bellinzonesi era stata
pubblicata varie
conoscere il 1879altre
dal monete
eh. Prof.di Biondeili nell' i.irchìvio
quella zecca, Storico
cui prodotti sonoLombardo,
cosi rari fae
interessanti; e aggiunge di verse considerazioni intorno allo spazio di tempo al
quale sarebbe da assegnarne la coniazione.
NECROLOGIA 273

Documenti sitila Zcrra di Guastalla. — (In G(i:z. Xiiai.,


a. Ili, n. 3, marzo 1883. a pag. 18-19).
Apft.irtenjiuiio nirArchivio Miinii-ipale 3*-
saggi di una moneta fjiiastallese, e^eo;niti
di Guastalla, e si rileriscoiio ad as-
a Milano, Mantova e Modena II K,
cotichiudu che la munela iti quistioiie (di Cesare Gonzaga, al rov. dell'Annun-
ciata) dev'essfie il cavalhtto, del quale parla una nota dei creiliti d'uno zec-
chiere, citata dall'Alto e da lui erroneamente interpretata. " Non è necessario
" punto „ osserva giustamente il K., " che vi l'osse improntata l'effigie di un
" cavallo, perchè in molte zecche de! Piemonte ed anche in quella di P.irm.i
** a noi più vicina --i sono battuti cawillotti con tipi svariat i'^'^iini . „

('(ììitraffazioni inedite di inuncte parmigiane. — (In Gazz.


Nichi., a. Ili, n, 9-ro, sett. -ottobre 1883, a pag;. 69-72, con
disegni di li. R. a pag. 651.
<Ju. litro monctr, uscite d.ìlle zt'cclie lit Friiico, Passerano, C.istijjlionf ilellf
-Stiviere l- Bozzolo.

Capitini della Trecca di Modena. — IIbidem, a p. 72-751.


Trascritti da una copia che nel lÓog V(.-niva inviala da Modena a F'-r-
r.uit»- [I Ciijnzaga, principe di Guastalla. " il quale voleva \"Xsv valersene
33- propria zecca „
" . ..me mf>dcllt> a f'jrmarr- quelli della

e te te.
Monet iìtedi del Piemon — iln Gazz. Niim., a. Ili,
l i c . ni i . .
n. 111 2 , nov. - c 188 3 , a pai^ 8294, c<ìn diseg
. d U R a
pag. 81; 8a3., I\', n. 8,nia [)ag 576 . 324 -; e a. VI, n. 9-M, a pa-
gi n a 8 1 - c o n d i s e g d IJ R a pag. 8l|.
i . .
Questo lavoro, l'ondato quasi mterainentf- anch'e-^>)0 sulla <loviziosa sup-
[lelleltile scientifica d^I Musco di l'.irina, e il più vasto che il K. ahlna pub-
blicato nella mia GazZfttn, e illustra tuonete medile della Casa di Savoia, di
Torino, Susa. Vercidli, Aosta, AsH, N'ov.ir.i, A-i|Ui, ('èva, Chivasv.j, Casal-
ni'»nferrato. Carmagnola, Messeraiio, Dcaana, i'.m(.iani> e Krinco.

Le ultime vieeìide della Zeera


3S di Guastalla. — (In Gazz.
IVum., a. IV, 1884, n. 3-4, a pag. 17-29).
Dopo alcune curiose uitizie biografiche sugli ultimi duchi di fiuastalla, il
R eruimera le monete che uscirono d.i qucst'ulficina tia il i~';y} e il 17. ja. ror-
redando chiviol'articolo con parecchi documenti da lui rinvenuti nel riordinare l'Ar-
della città natia

Le raccolte archeologiche dei Farnesi. — (In Gazz. Nani.,


a. V, 1885, n. IO, a pag. 74-78, e a. VI, n. 8, a p. 57-63I.
Nello spogliare il carteppio f.iriiesiaiio che si conserv.i a Parin.i, il R s,
36.
era " imbattuto parecchie volte iti lettere, che parlavano di medaglie o di
274
NECROLOGIA

" aiiticliità itcquiytate dai Farnesi o ad essi regalate dai personaggi con cui
" erano in relazione. „ Kd egli prosegue: ** E inutile ch'io cerchi di far no-
" tare l'importanza di questi documenti che gettano luce su una delle più ce-
" lebri raccolte d'Antichità, qual è il Museo Farnese; gl'inizii della famosa col-
" lezione numismatica ilIustratH. con tanto lusso dal Pedrusi e dal Piovene
" devono ricercarsi per buona parte in queste lettere, le quali ci mostrano
" sotto uno degli aspetti più simpatici quell'uomo strano e dall'ingegno potente
" che fu il cardinale Alessandro Farnese „ Undici sono i documenti pubbli-
" cati dal R.; numismaticamente interessante è in particolar modo V " Inventario
delle medaglie di m.r Camillo Capranica „, che forma il penultimo documento
della serie.

Lodovico e Giannantonio da Foligno, orefici e medaglisti


ferraresi. — (In Gazz. Nam., a. VI, 1886, n. 9-11, a p. 66-
78, con fototipie a pag. 65). 37-
Come si può dedurre da! titolo medesimo, l'indole di quest'articolo del R.
ù essenzialmente artistica; esso tuttavia è fondato su di una larga base nu-
mismatica, che gli confc;riscc interesse e importanza anche dal nostro punto
di vista speciale. Il numero (Iella Gazzetta in cui è pubblicato quest'articolo
presenta una curiosa particolarità, eh' è nello stesso tempo una prova della
coscienziosità artistica del R. ; — perchè le riproduzioni delle monete incise
da Giannantonio riuscissero quali il R. desiderava, si pensò di ricorrere allo
■Stabilimento di fototipia Danesi, di modo che le illustrazioni sono eseguite
a Roma, quantunque Ìl testo sia stato poi impresso a Como.

Notizie SH alcune Zeccìie pontificie al tempo di Paolo III.


— (In Gazz. Nam., a. VI, 1886, 8.a pag. 84-87).
3
II R. ci fa conoscere vari documenti che concernono il secondo quarto
del Cinquecento, e hanno tratta alle zecche papali di Macerata, Ancona e
Fano; per ultimo riporta alcune notizie relative alla zecca di Camerino sotto
il breve dominio di Ottavio Farnese.

Un progetto per il rovescio39- d'una moneta di Clemente VII.


— (Ibidem, a pag. 87-88).
Un foglio senza data, nell'Archivio di Stato di Parma, contiene, dice il R.,
" un progetto pel rovescio d'una moneta, probabilmente d'oro, che doveva
" avere nel diritto lo stemma o la testa del pontefice, e nel rovescio il pon-
" tefice in trono colle chiavi nella sinistra e colla destra distesa; intorno a
" lui alcuni recanti corone vallati ed altri armati; la leggenda, presa dal libro
" dei Re, doveva essere FRATRKS . MEI . VOS . OS , MEVM . ET . CARO .
" MEA . VOS. II concetto del rovescio era buono ed nn abile artista avrebbe
" potuto trarne partito; sembra tuttavia che l'idea non sia stata messa in ese-
" cuzione, forse per la morte di Clemente VII, e che indi presentata al suc-
" cessore Paolo III. sia stata scartata : di qui la sua presenza nell' Archivio di
" Parma. „ Il documento, steso in elegante latino, è senza data, come si è
detto, ma il R. lo giudicherebbe del 1533 o del 1534, e aggiunge che in quegli
anni erano maestri delle stampe, nella zecca di Roma, Giovanni Bernardi da
Castel Bolognese e Benvenuto Cellini,

La patria di Sper audio. — (In Gazz. Nitm.^ a. VI, 1886-


87, n. 12, a pag. 89-91). 40.
Dopo un cenno sulle recenti pubblicazioni di C. Malagola, A. Venturi e
Stef. Davari, il R. riporta un documento dell'Archivio Gonzaga di Mantova,
comunicatogli dal prof. Davari stesso, e vi fa seguire alcune considerazioni ed
ipotesi intorno alla vita del celebre medaglista.
= /J

NECROLOGIA

La Zecca d'Avignone nel secolo XVI. — (Ibidem, a pa-


gina 93-94)-
È un documento del 1548: monsigii.41. Camillo Mentovati, vescovo di Satriaiio
e vice-Iegato pontificio in Avitjnone, scrive a! leccato card. Alessandro Farnese
(che risiedeva abitualmente in Roma), proponendogli di riaprire la zecL-a avi-
gnonese, da lungo tempo inoperosa. " Sotto il pontificato di Paolo III si tornò
" a riprendere la battitura delle monete, che continuò non interrotta fino a
" tutto il secolo successivo; ma fino ad oggi „ dice il R , " non si sapeva
" precisamente quando avesse avuto luogo questo ristabilimento dell'officina,
* e il documento viene in buon punto a metterlo in chiaro. „

Rassegna bibliografica : F^ugknk Plon. Leone Lroìu\ seni-


ptcur de Charles ijnint et Pompeo Leoni, sculptenr de Pia-
lippe IL Paris. - (In Gazz. Nuni., a. VI, 1886-87, "• 12, a
pag. 94-96)-

Nozze Malaspina-Gia'^obazzi, — Reggio nel!' Emilia, ti-


pografia di Stef. Calderini e figlio, 1887 (con due tav. lit.).
43-
y i-^it'opjscolo, edito per le nozze della mirchesin^ Laura Mataspina dei
conti Torello d'Aragona col conte Francesco (iiacobazzi, va sotto il nome del
Sig. Prospero Montanari, ma in realtà appartiene al R., eh' è 1' " erudito e
valoroso cultore della numismatica italiana „ al quale allude il Montanari
stesso nella dedica. Dite sono le parti che compongono l'tipuscolo, e ad esse
corrispondono due tavole con numerazione distinta, ma riunite in una pagina
sola La prima parte descrive le monete di Tresana, la seconda quelle di Fo*
sdinovo (zecche entrambe, com' e noto, dei M.ilaspina). Quest'ultima zecca è
di molto interesse, in particolar modo pe' suoi litigini per il Levante, contraf-
fatti a quelli di Dombcs.

/ medaglisti del Rinascinieìito alla corte di Mantova. —


I. — Ermes Flavio de Bonis. — 44.
(In Rivista Italiana di Nu-
mismatica diMilano, anno I, 1888, fase. I, a pag. 25-40 e
alla tav. III).
Mediante documenti d^-ll'Archivio di Stato di Parma e dell'Archivio Cion-
zaga di Mantova, il R. ricostruisce la vita di K. F. de Honis, rivelato per la
prima volta dall'Armand, e pone in luce quella " curiosa figura di artista
* diltUantt e famigliare di un prelato che dell'arte tu amantissimo. „ La ta-
vola corrispondente all'articolo riproduce una rari-.sima medaglia, dalla foto-
grafìa comunicatane al R. da Alfredo Armand medesimo.

Pastorino a Reggio d'Emilia. — (In Archivio Storico


dell'Arte; a. I, fase. VI; Roma, giugno 1888; a pag. 229-30).
45- farnesi a no dell'Archivio di Parma.
Due documenti inediti nel carteggio
Il primo si riferisce a un episodio della vita del celebre medaglista senese: è
una lettera con cui il governatore di Reggio fa istanza presso Ottavio Farnese
276 NECROLOGIA

a nome del duca di Ferrara, perchè si imprigioni Pastorino, rifugiatosi da


Regtiio a Parma sotto l'accusa (immaginaria, come sembra) di aver falsificato
scudi d'oro. Il secondo documento è una lettela di Pastorino stesso a Ottavio
Farnese^
in Parma, per raccomandargli certo credito che aveva \'(-rso un senese, zecchiere

/ medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova. —


II. — J^ier Jacopo Alari Bonacolsi detto i " Antico „. —
(In Hill. Ital. di Num., a. I, 1888,
46. fase. II, a pag. 161 94, e

fase. IV, a pag. 433-38 e alla tav. XII».


Sempre valendosi
poi descrive le medagliedegli stessi
da lui Archivi,
eseguite (peril R. tesse la biografia
Gianfrancesco delI'.*4M/i'fo;
Gonzaga, signore
di Bozzolo e Sabbioneta e conte di Rodigo, e per Antonia del Balzo sua
moglie); e termina descrivendo due placchette attribuite al medesimo artista.
Di una di queste placchette, appartenente alla collezione del signor Gustavo
Dreyfus, il R ci dà nel testo la fotoincisione tolta da un calco favoritogli
dal possessore.

Francesco Marchi e le medaglie di Margherita d* Austria.


— (Ibidem, fase. Ili, a p. 332-50).
-
Tre lettere inedite (iielI'Archivio47 parmense) di questo celebre architetto
militare, che per molti aiini fu al servizio della famiglia Farnese, e in parti-
colare di Margherita d'Austria, goverri:ìtrice de' Paesi Bassi per Filippo II.
Una di tali lettere ci rivela Ìl nome del medaglista che effigiò colà " la al-
teza de Madama „; è questi il valente artista fiammingo Giacomo Jonghe-
linck. intorno al quale scrisse dilTusamente un erudito belga, il sig Ales-
sandro Pincharl.

Necrologia: Alfredo Armnnd. — (Ibidem, a pag. 367-


69. con ritratto).
48.

Cristoforo Geremia. — (In Arch. Star, dell' Arte; a. I,


fase. X; Roma, ottobre 1888; a pag, 404-11).
4
Documenti dell'Archivio di Mantova,
9.
che schiariscono alcune incertezze
circa la biografia di quel medaglista.

// Pisanello e i Gonzaga. — (Ibidem, fase. XI-XII, no-


vembre-dieembre, a pag. 453-56).
5°- di Mantova, intorno alla dimora che
Cartep^io conservato nell'Archivio
interrottamente fece Vittore Pisano in quella città.

to
listi cimen va.
/ medag del Rinas alla corte di Manto —

51-
NECROLOGIA 277

III. — Gian Marco Cavalli. — (In Riv. Ital. di Nicm., a. I,


1888, fase. LeIV, a pag. 439-54»-
notizie raccolte allora dal R. ititorno a questo artista ed intagliatore di
conti, vanno da! 1479 al 1504. G M. Cavalli è poi il " medaglista atioiiimo man-
tovano dell'anno 1506 „ di cui il eh. Dott. Roberto von Schneider scrisse in
questa medesima Rivista (anno HI, ibyo).

La Zecca di Trcsana, — iln Riv. Hai. di Num., a. II,


1889, a pag. 35-52, con disegni nel testo).
(jia due unni prima. iK-l citutu opuscolo per nozze Mal.ispina-(iii\cobazzÌ
IV. al N. 43 del presente elenco l)iblio};ralìco), il R. ci aveva dato un'accurata
rassegna ilclle monete di Tresana ; in qne:>to articolo e^li lumt-^'pia in parti-
colar modo l'ultimo periodo di attività della zecca tresane.-se, facendo cono-
scere div'ersi curiosissimi pro^'ftti di ontratTazioni. K accarezzando una sua
idea favorita, scrive: * Poiché sono in materia non vo' chiudere questi brevi
" studii senza esprimere ancora una volta un desiderio, che, cioè, qualche
" studioso imprenda a trattare delle coiitratrazinni di monete operate in Italia
" nei secoli decimosesto e decimosettimo: i'arjfomento è interessanti.ssimo, e
■ da questa specie di numismatica comparata si potrebbero trarre deduzioni
" assai importanti e per la storia e p»T la economia e per l'arte. „

La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze.


— (In Ardi. Stor. dell'Arte: a. 53- Ili, fase. MI; Roma, gen-
naio-febbraio 1890; a pag. 29-31).
Intorno alla (^'oUezione Carrand da lui riordinata, il R., scrisse a tre ri*
pi ese ncIÌ'.*^rf/M:'(o la prima <■ la seconda volta (nell'a. II del periodico I trattò
dejfli avori, dej;li smalli, delle maioliche, de'vetii, de' gioielli, dell' or*-ficeria
relijjiosa, di quella civile, e dell'orologeria; la terza volta (nell'a. Ili, 1, e ,)
tratto de'riniancnti oggetti che compongono la raccolta, cioè delle armi, dei
l'-rri, «le'dipinti, de'cuoi, delle ^^toffc, delle sculture in marmo e in bronzo, dei
brofizi minori, de't.amniei e intagli, de'r^igilli, e inoltre cjf-lle tnedas^He e delle
platihflt*. La ■ (diezioncina dell** medaglie non presenta grande interesse; una
medaglia di Giulia Astalli porge il destro al R. per suggerire un' ingegnosa
identifi.,(/,tone di quella persona, finora sconosciuta. Fin imporfanle, senza pa-
ragone, ela raccolta delle ptacchette, ricca di 171 pezzi, con almeno 50 inedite.

Zaiiiìria e Ciiovaniii /.acilii da l'nlirrra. (Ibidem,


a \)7\.g. 69-72). ,54-
Suno 'locurijciiti chfi -.1 rift-nscuri') .lU.i vii;» ili cotlpsti due scultori tosc-Ttii
della Rinascen/it, e in [iarticr)l,-ir modo al fidilo (iiovaiirii, noto aiuhe come
medaglista.allo
commesse L'ultimo
Zacchi documento è .ippuntn Farnese.
dal card. Alessandro una lettera relativa a meda);lic

Catalogo della collezione del fu coynm. sen. Tomaso


Corsi. — Firenze, Tip. Bonducciana, iBgr. - (Un voi. in-8,
di pag. 3581.
E un catalogo di vendita ; la colleiione Corsi comprendeva un ristretto
numero di monete romane e di zecche italiane, ecc , ma per compenso era
straordinariamente ricca in medaglie moderne.
278 NECROLOGIA

Gian Marco e Gian Battista Cavalli. — (In Riv. Ital. di


Nani., a. V, 1892, fase. IV, a pag. 481-86).
.Notizie a conipiemento del lavoro 6.su Gian Marco Cavalli, pubblicato dal
5
R. nell'anno primo della Rivista.

ve l orso elle onete esi o


Gride relati a c d m milan in Reggi
l i a . e m , 2 ).
d'Emi — (Ibid a pag. 487-9
Si-
Tre documenti duIl'Archivio Comunale di Reggio, relativi al dominio dei
Visconti in quella città; la prima grida è di Regina della Scala, moglie di
Bernabò; la seconda è di Bernabò medesimo; la terza è di Giangaleazzo.

Le medaglie di Cristoforo Colombo. — lln Raccolta di


documenti e studi pubblicati dalla R. Comniissionc Colombiana
pel Quarto Centenario dalla scoperta dell'America. Parte II,
voi. Ili; Roma, 1894).
Dop'j aver prciiitrsso che non ci rimane nessuna medaglia di Colombo la
quale sia sincrona o almeno di poco posteriore a lui, il K. descrive otto me-
daglie dei sommo navigatore, eseguite in tempi a noi piii vicini e in diversi
paesi.

// fiorino d'oro di Urbano V. — (In Rro. Ital. di Num.,


a. Vili, 1895, fase. Ili, a pag. 385-87,
-
con fotoincisione).
Questo breve scritto iliustra una59 moneta appartenente al Museo Nazionale
di Firenze; ed è l'ultimo di argomento numismatico che sia uscito dalla penna
del compianto amico nostro.

S. A.
BIBLIOGRAFIA

LIBRI NUOVI.

Adrien Bianche!, Lrs Moiinairs Roiiiaiiics. Parigi. E. Lc-


roux, 1896. — W. l'arew llaziitt, Tlu- Coiti Collcclor.
Londra. George Redway, 1896.

Quantunque il secondo di questi due volumi sia d'ar-


gomento assai più generale del primo, ambedue vanno con-
siderati come lavori di volgarizzazione della scienza, e perciò
li ho qui riuniti.
L'elegante volume del Blanchet torma parte della l'etile
Bibliothèqiic d' Art et d' Archeologie, pubblicata sotto la dire-
zione di M. Kaempfen, direttore dei Musei di Francia, e
fa seguito a quello delle Monnaics greeqiies ]^ubblicato due
anni sono dallo stesso Autore.

Come l'indica il genere della serie cui appartiene, l'ope-


retta è una dissertazione, direi quasi una conferenza sulla
numismatica romana, ed è, ni'lla sua brevità, più che sulli-
ciente a darne un'idea complessiva a chi è nuovo in ciuesto
studio. 11 libro è fatto con molto sapere e nei quattro capitoli
che lo compongono vi sono trattati il sistema monetario,
la fabbricazione e l'organizzazione monetaria, i tipi v. l'arte nelle
monete romane. 1 due primi capitoli, che sono dedicati alla
materia certamente più difticile e più intricata, sono quelli
in cui maggiormente si compiace l'autore, il c|uale invece
accenna appena e quasi sorvola ai medaglioni e ad altri argo-
menti secondari, e trascura affatto i contorniati e le tessere,
adducendo che della numismatica non hanno se non la par-
venza esterna. Del che, dopo tutto, non saprei dargli torto.
Ai capitoli seguono degli indici per le monete della repub-
blica e dell'impero, e formano chiusa 12 belle tavole in
eliotipia, nelle quali si riproducono i diversi tipi delle monete
romane, comprese le urbiche e le greche.
280 BIBLIOGRAFIA

Il libro dell' Ilazlitt inaugura colla Numismatica una


nuova serie di volumi dedicati ai collezionisti (The Collector
Series), che si pubblicherà a Londra per cura dell'Editore
Sig. Giorgio Redway. Il Coin Collector è un libro che si
presenta bene, si fa leggere con interesse e direi anzi con
piacere, dal pubblico cui è diretto, ossia dai neofiti colle-
zionisti.
I primi capitoli infatti sono dedicati alle Collezioni e ai
collezionisti, al valore delle monete, alle monete uniche o
degne di speciale attenzione, e al mercato monetario. In
questo capitolo, fra l'altre cose, si danno parecchi prospetti
curiosi e conti preventivi sul numero e sul costo delle mo-
nete atte a comporre una collezione antica o moderna, pro-
spetti e preventivi, di cui è bene lasciare tutta la respon-
sabilità all'autore.
Altri capitoli sono dedicati alla parte storica e descrittiva
delle diverse serie, di Roma, di Grecia, dell'Europa conti-
nentale edel Regno Unito; ma, appunto per le divagazioni
sopra accennate e per l'obbligo impostosi di trattare un ar-
gomento cosi sterminato come la numismatica di tutti i tempi
e di tutti i paesi, non è a meravigliarsi se la parte scien-
tifica si trova mancante e soverchiata da ciò che chiame-
remmo ildilettantismo. E ovvio che uno non possa essere
abbastanza versato in tutti gli svariati rami della numismatica
per dare di ciascuno una adeguata monografia, è anzi già
cosa difficile che sappia scegliere le migliori fonti d'ognuno
e giudiziosamente attingervi quanto non conosce per scienza
propria.
Nella parte greca l' Autore ebbe la fortuna di appog-
giarsi all' aureo trattato del Head, e quella parte è certa-
mente la migliore. Non si può dire che altrettanto valore
abbia la parte Romana e meno ancora l' Italiana, la quale
in ispecie offre molte deficienze, molti squilibri, molte inesat-
tezze e dirò anzi qualche stranezza.
Per quanto sterminata sia la materia del libro, l'autore
sorvolando sulle parti scientificamente piìi importanti, trova
tempo ed agio di fermarsi perfino a numerare le rarità di
ciascuna serie; ma il criterio che in tale numerazione gli fu
guida, sovente davvero non è facile afferrare.
BIBLIOGRAFIA 28 1

Dell' Italia in genere si citano come massime rarità le


monete in bronzo degli Ostrogoti coi ritratti. Fra le monete
milanesi, quelle dei Visconti e se ne aggiunge anche il mo-
tivo " pei costumi e per le pettinature. „ Ora ognun sa che
meno poche in oro e pochissime in argento, le monete vi-
scontee sono piuttosto comuni e che i ritratti e quindi i costumi
e le pettinature non hanno principio che dopo la morte
dell'ultimo Visconti, e dopo la fine della Repubblica che ne
seguì, ossia cogli Sforza! Fra le monete della Repubblica
romana stanno al culmine della rarità i denari coi ritratti di
G. Cesare, Pompeo, M. Antonio, M. Antonio e Cleopatra e
i Vittoriati, dei quali anzi a pag. 204 segna il prezzo medit)
in 21 scellini! E bastino questi pochi esempi, che potrebbero
essere moltiplicati, anche senza entrare a discorrere delle
serie estere, di cui non mi credo competente a giudicare.
Un capitolo è dedicato alla terminologia, ed è uno dei
più pratici e meglio riusciti ; un' altro dà una scelta biblio-
grafica delle opere più importanti e uno tìnalmente dà la
spiegazione delle 12 tavole eliotipiche sparse nel testo.
Riassumendo, malgrado i difetti sempre inevitabili in
un lavoro che abbraccia tanti rami cosi disparati, t;d anche
quelli che non sarebbe stato molto difficile evitare, il libro,
preso per quello che è, e non chiedendogli più di quello che
può dare, si può dire che raggiunga il suo sc(jpo, che è
quello di insinuare nel lettore, mediante una esposizione fa-
cile, piacevole e spesso originale e curiosa, il gusto delle
collezioni numismatiche e di guidarlo nei primi |)assi con
consigli più che scientifici, americanamente pratici.
Se alle due pubblicazioni di cui s' è discorso aggiun-
giamo anche il Manualetto nelle " Monete Romane „ pubbli-
cato in Italia dall'I loepli, possiamo constatare come l'anno 1896
al suo principiare abbia già |)rodotto, in tre diverse nazioni
e in tre lingue diverse, tre libri popolari di Numismatica ,
assai differenti fra loro; ma che certo contribuiranno, cia-
scuno per la propria via e nella propria sfera ad aumentare
il numero dei raccoglitori e degli studiosi, del che non ab-
biamo che a rallegrarci. Un confronto scientifico o sotto
qualunque altro rapporto intrinseco dei tre lavori sarebbe
qui fuori di posto... principalmente per chi scrive; ma mi
282 BIBLIOGRAFIA

sarà però lecito chiudere questa recensione con una osser-


vazione semplicemente editoriale e commerciale. In Inghil-
terra il volume viene pubblicato a 6 scellini e mezzo, in
Francia a tre franchi e mezzo, in Italia per una lira e cin-
quanta centesimi !
Forse questa scala discendente rappresenta in via ap-
pros imativa laricchezza relativa delle tre nazioni; ma, am-
mettiamo, che, malgrado tutto, l'editore italiano è quello che
ha riportato la palma, e che il vero libro popolare si fa
in Italia. V. G.

Cura^g'ìwiii (i.kodegar). Muiizgcschichtc dcr Schiiìeiz. Ginevra,


presso P. Strcchlin e C. (Tip. Keller in Lucerna), 1896. — Un
voi. 10-4°, di pag. XI-184, con 50 tav. in eliotipia della Casa
Brunner e Hauser di Zurigo).
La Numismatica svizzera è as.sai interessante, e nume-
rosissimi sono i suoi cultori; essa manca tuttavia di un'opera
complessiva recente, che possa sostituire il vecchio ma sem-
pre utile Srhwehcrisclics Miììiz — nnd Medaillen — Kabinct di
Haller (Berna, 178081, due voi.).
Tale, a dir vero, non crediamo che abbia potuto essere
Io scopo diretto del libro testò pubblicato dal Sig. Coraggioni;
ma intanto, sotto una forma tutta diversa, abbiamo un' altra
opera che ci presenta riunite in un quadro le svariate serie
monetali della Svizzera; col vantaggio di aver potuto lar-
gheggiare nella parte illustrativa, approfittando dei metodi
moderni ed efficacissimi di riproduzione. Questo anzi, a parer
nostro, è il principal pregio dell'elegante volume del signor
Coraggioni; diciamo anzi, che mentre egli considera le 50 ta-
vole come una semplice " appendice „ al suo lavoro, noi
riteniamo invece che potrebbero anche stare da sé, costi-
tuendo un atlante utilissimo pei raccoglitori. Con questo,
non intendiamo affermare che esse siano perfette; poiché,
anche prescindendo dal fatto che molte volte si potevano
scegliere per la riproduzione esemplari meglio conservati,
l'autore ha creduto d' introdurre nelle tavole un'innovazione
che francamente non crediamo troverà imitatori; quella di
disporre il diritto e il rovescio delle monete secondo un
BIBLIOGRAFIA 283

concetto di mera simmetria decorativa, partendo dalla linea


mediana della tavola, talché due diritti p. es. si trovino acco-
stati verso il mezzo, e i relativi rovesci rimangono all'esterno
verso i margini. (Innovazione questa, tra parentesi, cui fa
riscontro l'altra di aver voluto invertire, nelle descrizioni
degli stemmi, il significato araldico di destra e sinistra, cre-
dendo senza dubbio di giovare con ciò ai numismatici, mentre
in realtà non si viene che ad accrescere la confusione).
Quanto al testo, esso contiene certamente una messe
abbondante di notizie, quantunque presentate talvolta in
modo frammentario e un po' inorganico; l'autore stesso,
d' altronde, dichiara lealmente che il suo lavoro non era in
origine destinato alle stampe, e eh' egli si è deciso a ren-
derlo di pubblica ragione soltanto per gì' incoraggiamenti
avuti da diverse parti.
Comunque, il Sig. Coraggioni ha avuto un' idea felicis-
sima col pubblicare questa sua Miìiizi^rsrliiclitc, la quale sarà
salutata con vera soddisfazione dagli studiosi e raccoglitori,
non solamente del suo paese, ma anche de 'paesi circonvicini,
la cui Numismatica ha tanti punti di contatto con la Numi-
smatica svizzera. Questo valga anche per noi italiani, che
nelle tavole del libro e' imbattiamo rij)etutamente in monete
uscite da zecche nostre, o lavorate da artefici nc^stri, e nel
testo troviamo accenni numerosi intorno p. cs. alle contraf-
fazioni operate da varie officine minori dell' Alta Italia, ar-
gomento che potrebbe fornir materia ad uno studio interes-
santissimo, pelquale il bel volume del signor Coraggioni
offrirebbe già sin d'ora una larga base. S. A.

Cubawrh (Heinrich); [un. Dir Afihnni iiiilrr dir Rci^icriiiii^ seiiirr


À'rt/s . n . kiiit. y}pi>^t(>li>ilini .\fii/rsti'it drs h'ai^t'ra /■rini: Jo-
seph I. bis ziir Eiii/iiliniin; itrr Kroiinii^'ihntii<^. — X'ienna,
1896. — (Un voi. Ì11-4, (li pag. vili 80, cdii 2 tav. in cliutiiiia).
Ci affrettiamo a segnalare ai lettori della Rivista questa
recente pubblicazione, la quale contiene molte notizie assai
particolareggiate anche su monete del LonibanloW-neto. Le
descrizioni sono minuziosissime ; e, al pari dei dati numerici
sulle coniazioni, ecc., riusoiranno molto gradite e utili ai rac-
coglitori.
284 BIBLIOGRAFIA

Bttonanno Gennaro., Battesimi delli Principi di Piemonte Filippo


Emanuele, primogenito, et di Vittorio Amedeo, secondogenito, figliuoli
del Serenissimo Duca di Savoia, Carlo Emanuel I, celebrati nella Città
di Torino nel Maggio 1587. Torino, Paravia, 1895, in-i6 [Ediz. di 50
esempi. Per la nascita di Giuliana BenzoniJ. A p. 53-54 sono descritte
le monete d'oro e d'argento gettate al popolo per il battesimo di Fi-
lippo Emanuele di Piemonte.
Lorini Eteocle., La moneta e il principio del costo comparativo. To-
rino, Loescher, in-8, pp. 436.
Lorini lì., Einige Bemerkungen (Iber das Finanz- und Mùnzwesen
Italiens (1892-95) mit Vorrede von d.^ L. Sachs in Wien. Turin, Loescher,
in-8, pp. 142.
Monnaie lucquoise: médaillier du comte C. Sardi. Lucques, impr.
Giusti, 1896, in-8, pp. 19.

Bahrfeldt E., Das Miinzwesen der Mark Brandenburg. II. Unter den
Hohenzollcrn bis zum grossen Kurfiirsten, (1415-1640). Berlin, Kuhl,
'n-4, PP- 570-
Caron IV., Die Beseitigung der internationalen Silberkrisis. Di'is-
seldorf, A. Bagel, 1896, in-8, pp. 46.
Catalogne de la Collection de feu Monsieur le Baron Ilugues de
Donop à Weimar (Miinzauction Juni 1806). Frankfurt a M., Hamburger
L. L. in-8, e fototipia (con doblone inedito del principe Trivulzio 1676).
Cubaseli Heinrich, Die Munzen unter der Regierung seiner Kais .
u . Kón. Apostalischen Majestiit des Kaisers Franz loseph I bis zur
Einfùhung der Kronenwiihrung. Mit 2 Lichtduck-Tafcln. ÌVien, Verlag
von Heinrich Cubasch, 1896, in-4, ili.
Fiala Eduard, Collection Ernest Prinz zu Windisch-Griiz. I. Munzen
und Medaillen des oesterr. Kaiserstaates. Prag, Dominicus, in-8, pp. 192
e 4 tav.
Heyn D.r O., Die Erfolglosigkcit einer Hebung des Silbcrpreises
(mit odcr ohne Internationale Einfiihrung des Bimetallismus) als Mittel
zur Heilung der Schaden des deutschen Erwerbslebens. Berlin, Putt-
kammer und Miihlbrecht, in-8, pp. vii-23i.
Menadier J., Deutsche Miinzen. Gesammelte Aufsiitze zur Geschich-
te des deutschen Mùnzwesens. III. Berlin, Weyl, in-8, pp. xxvii-276.
Sc/iwalliach C, Die neuesten deutsclien Munzen unter Thalergròsse
vor Einfulirung des Reichsgeldes, sowie die neuesten osterreichischen
und ungarischen Munzen vor Einfiihrung der Kronenwàhrung. Leipsig,
Zschiesche und Koder, in-4, PP- v-51 et 14 tav.
Tobler-Meyer Wilhelm. Die Mùnz- und Medaillen Samnilung des Herrn
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und Medaillen der Stadt und des Kantons Ziirich und der ehemaligen
Benediktiner-Abtei Rheinau. Ziirich, Albert MuUer's Verlag, 1896.
Waitz Gearg. Abhandlungen zur deutschen Verfassungs- und
BIBLIOGRAFIA 28 =

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nétaires suisses imprimés. Gride monetarie svizzere. Ein Beitrag zur
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286 BIBLIOGRAFIA

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inédailles fran(;aises et étrangères [Bella raccolta, formata dal celebre
ab. Giangiaconio Barthélemy, f 1795, autore del notissimo Voyage du
jeune Anacharsis en Grece, membro dell'Accad. delle Iscrizioni, custode
del Gabin. Numism. di Francia, ecc.], con 3 tav. — Id., Monnaies an-
tiqucs, franijaises et étrangères, jetons et médailles [anche italiane]. —
Id., Monn. ant. fr. et étrangères [anche ital.].

PERIODICI.
Revue Numismatique Franqaise. — Premier trimestre i8g6.

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Raugc, Notes sur le monnayage d'Amédée IX due de Savoie (1465-
1472). — Robert Ch., Les jetons des Etats de Bretagne. — La
Tour II. de, Médailles modernes récemment acquises par le Cabinet
de France. — Cronaca, Bibliografìa e Necrologia di Ghalib Edhem
bey, e di Giuseppe Gustavo Stickel.

Annuaire de la Société fran(;aise de Nu.mismatique. — Janvier-


Février 1896.

Roger Vallentin, Dcu.x nouveau.x ateliers monétaires delphi-


naux: Bourgoin et Quirieu. — M. de Vienne, La prétendue livre
de Charlemagne. — E. Juoy, Lettre à M. le Directeur de l'Annuaire
au sujet de la médaille de Laure de Noves. — /. A. Sanibon, Mon-
naies de Charles Vili frappées en Italie. — Ch. F. Tradisci, Trou-
vaille de Chevroux en 1886. — Cronaca, Bibliografia, Miscellanea.
Mars-Avril 1896.
C. A, Serrure, Les monnaies des Voconces, essai d'attribution
et de classement chronologique. — Marc Fabre de Larche, Les
billets de confiance émis pendant la guerre de 1870- 1871. — Roger
Vallentin, De l'envoi à la cour des monnaies des boìtes de Vil-
leneuvc (1622). — E. Caron, Monnaies mérovingiennes. — Cro-
naca, Miscellanea, ecc.

Bulleti.n de Numismatique. Pubblicato da Raimondo Serrare in


Parigi. — Voi. Ili, disp. 9, maggio 1896.

Roger Vallentin, Les florins d'or de Gaucher Adhémar, sei-


gneur de Montélimar (1346-60). — Joseph Puig, Obole inèdite de
Gausfred, conite de Roussillon. — Maurice Raitnbault, A propos
lìinLIOGRAFIA 287

des florettes de Charles MI. — Livres nouveaux. — Revue des


Revues. — Lectures diverses. — Livies en préparation. — Les mii-
sées. — Acadéniies et sociétés. — Les nouvelles éniissions. —
Les trouvailles. — Les ventes. — Néci-Mlogie. — r tav. in fototipia.

Revce Belge Dt. Nij.mis:m.\tiol-e, 1896, fase. II.

Fred. All'ili, Un triens méruvini,'ien inédit, fraj^pi' a I luy.


— /'. B. (ir [alighe, Mnnnaie.s cnntreinarfiurrs a ^'l)l■cs par le sei-
gneur de Marquettcs, superintendaiU ilii <|uarti(r (.i'\'pre.s 1 1582- 1583).
— A. De ÌVitte, Rccherchcs nuiiiisiiiati(|ur.s. — G. Ciiiiioiil, Pieces
rares 011 inédite.s. — Leon Xaveaii. l'in- iinMaillc liégi-oise iiiétlite.
A. Snoeck, Méreail grave de la vieille gikle de.s arbalétrieis de
Bois-le-Duc (1680). — Necrologie, Mi.scellanea, ecc.

Revce suisse uè Xl"mism.\ti<ji.'e. - Aiiim \', fase. \'. Xoveinhit;-


diceni()re 1895.

D.r /•". linliiKtf-lìliiiiier, '/aw .Miinzkiind'- KK ina-^ien.-;. Dir iMiin/.cn


von Ilierakomc und 1 lierokaisaiiia. - ./. Ciilìniii, I.c-^ iiumnaies
de Glaris. — Ani. Rani^r vaii fìeiiiufi, Les numnaies d'Ann-dc e \'1II
de Savoie. — D.r Tli. rmi Liebrnnti, VÀn liizeriier PatheiiplViinig.
M., Médailles suisses nouvelles. 111. - liihliogralia \Moiule ru-
mane di Fr. Gnecchi, ecc.) — Miscellmea, vev.

The Numismatic Ciikonici.k .\M) |iiri<.\Ai. uf iiie Ximism.mk So-


ciety, i8g6. Part 1, Lniidon.

IVeber l leriiuìiiii, ( )n some unpuhlisln d ui- raie fireek ci'ins.


— Hill G. F., A portrait ut" Persi-us "f M.ictuicjn. - F:aii< Sir
John, On some rare or iinpulilishrd Rumali nndaill"ns. — 'l'<il-
fotird Ely, The pnicess ot" coinini; as ^ecn in a wall-iiaiiiting at
Pompei. — l'acke ,1. E. l'In- coins of .Step'K n. — Lawrence L.
A., On a tind ot" coins chieOv dt" the lime ot' l-Mward I\'. ~ 6 tav.
TlJDSCHRIFT VAN IIET N'eDERLAND-^CII CÌK.NimjTSCI I.\I' VOOK Mu.M- KN
Pen.ningki'.sde- — Amstenlam.

IV anno, fase. II, 1896.

Ter Goiv J. E., Ilct muntwczen op Lomixik. — ,)/ .1 .S. Cle-


denkpenningen ter herinnering aan liet l)<z(jek van II 11. M M. de
Koningmnen aan de Zuidelijke Pnivincic n I1895). — Mane de
Man, Gildepenning van Abr. 1 lildermisse, deken van het timiner-
mansgilde te Middelburg. — Z., Aanvulling van Dirk' s Reper-
288 lilULIOGRAMA

toriiim, — De Dompicrrc de Chanfepie li. /., Les trouvailles de


iiionnaies de l' année 1894. — Inhoudsopgave der Tijdschriften.
— Gemengde l^erichten. — 2 tavole.
MOXATSBI.ATT DER NuMISMATISCIIE.N GeSELLSCIIAKT IN WiEN, II. I53,
aprile 1896.

Keimer Friedr., Keltische Miìnzen in Niedt-rosterreich (coiit.|. —


Miìnzenfunde (Ripostiglio di monete romane, scoperto a Nieder-
Rcntgen in Lorena: constava di oltre i5,<->oo piccoli bronzi, da Va-
Icriano e Gallieno sino a Massimiano. — l^ipostiglio di circa 300
matapani o grossi di \'enezia, rinvenuto a Krainburg in Carinzia;
vi si trovavano 16 pezzi di Ranieri Zeno, 9 di Gio. Dandolo, 170
di Pietro Gradenigo, e 3 esem. del raro grosso di Marino Ciiorgi|. —
Ordentliche Ve'^samnilung der Nuni. Gesellschaft am 18 Marz 1896.
— Besprechungen (Recensione del lavoro di Agostini sulle monete
di Castiglione delle Stiviere). — Xumismatische Literatur. — Ver-
schiedenes (Cattedra di Ninnismatica all'Università di Jena ; il tito-
lare ne sarà il eh. numismatico Dott. Pick, Conservatore dell' im-
portante Medagliere ducale di Gotha; le lezioni avranno luogo una
volta alla settimana. — Letture (.li Numismatica all'Università di
Vienna, che saranno tenute da vari professori e liberi docenti).

N. 154, maggio 1896.


Kciiiwr, Keltische Miinzen in Niederòsterreich (continuazione).
— Ordentliche Versammlung der numismatischen Gesellschaft ani
15 aprii 1896. — Besprechungen. — Xumismatische Literatur. —
Verschiedenes. — Mittheilungen der Gesellschaft.
N. 155, giugno 1896.
Kciiner , Keltische Miìnzen in Niederòsterreich (fine). —
Scholz, Ueber eine seltene Miinze von Ichnae in Macedonien. —
IMiinzenfunde. — Besprechungen. — \'erschiedenes.

Archivio storico dell'arte, s. II, a. II, fase. MI, 1896: Malaguszi Va-
leri Fr., Uà chiesa " della Santa „ a Bologna [con nuove notizie bio-
grafiche e artistiche sullo Sperandio].
Archivio storico italiano, disp. I*, 1896: Schalk, Biblioteca comunale e
Museo civico di Vienna [A p. 107-108, monete d'oro italiane trovate presso
Vienna].
Archivio storico napoletano, fase. I, 1896: Capasse B. e De Crescenzo S.,
Notizie storiche tratte dai documenti angioini, conosciuti col nome di
BlBLlOLiKAHA 289

Arche. [A p. 113 convenzione per le monete di Brindisi dell'a. 1313]. —


Sniitbon A., Recensione di //. <le la Tour, Jean de Candida, mcdailleur.
Archivio storico siciliano, a. xx, fase. IIMV, 1896: Lagumina B., Di
un pregevole ripostiglio di monete arabe trovato a Palermo.
Arte e Storia, n.*^ 8, 1896: Il dott. Umberto Rossi.
Bollettino di notizie sul credito e b previdenza. (Roma) n.' i, 1896:
Prezzo dcll'aigento (nella Gran Bretagna) dal 1833 s' i895-
Giornale di erudizione, voi. vi, n. 5-6 : Bratti D. R. e Rossi Scotti G. B.
Roma iritangibile (medaglia).
Giornale storico della letteratura italiana, fase. 8o-8i, p. 456-57: N. F.
Recensione di frachsel C. F. Laura, nicdaille originale du xiv siucle etc.
[impostura la medaglia].
Ulnstrazione militare italiana, a. IX, n. 220, (18951 P- '93: I-*-- medaglie
(lei 2." " Granatieri di Sardegna. „ A ricordo della iV.sta del Reggijmnto,
del 4 nov. 1894 ^ 1895.

Analecta juris pontificii, marzo 1896; Battamiier. l.cs fmanoes de


r<-tat pontificai dans Ics quatre derniers siècles.
Bitliotheque de l'éoole das chartes, i livr. 1896: Morel-Fatio A. l.ettres
d' antiqiiaircs espagnols de la fin dii XVllI siede adressces au ccjinte
de Lumiares [in buona parte d' indoU: nuiiiismatica|.
Comptes-rendus de l'Àcadémie des inso.-iptions et belles lettres, tomo
XXIV, gennaio-febbraio 1896: Maxe-Wcrly. L'n scuipteur itahcn a Bar-le-
Due, en 1463 \Pietro da Milani), il celebre tneilaqlista],
Mémorial diplomatique, i" marzo 96: Jacijucniicr L. La question mo-
netaire.
Moniteur de la Légion d'honneur, uttobrc-dicemljre 1895: La nudaille
coloniale. — La un daille de .Madagascar.
Notes d'art et d'archeologie, dicembre 95: L. de Farcy. Le trésor de
la cathedrale d' .Xngers.
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vatski ratni mai. (Una spada antica di Croazia, con accenni a monete
bizantine).
VARIETÀ

Vendita Montngu. — Nello scorso Aprile ebbe luogo


a Parigi la vendita della famosa serie d' aurei romani del
compianto Sig. H. Montagu di Londra. La Collezione ormai
è dispersa, molti musei pubblici e privati raccoglitori se ne
sono divise le spoglie; ma di essa rimane come perpetuo
monumento lo splendido Catalogo compilato dal Sig. A.
Grueber conservatore del Museo Britannico e pubblicato
dai Sig. RoUin et Feuardent.
La collezione d'aurei romani del Sig. Montagu è certa-
mente una delle più ricche per numero e per rarità e per
conservazione che mai siano apparse in vendita. Ma, quan-
tunque superiore di numero e forse anche di belle/za a quella
d'Amécourt (1291 Numeri contro loogl, il ricavo totale ne
fu minore (franchi 363,004 contro 366,382).
Ora, prescindendo pure dell'interesse commerciale, con-
viene ricercare le cause di tale risultato, perchè è sempre
interessante seguire il trasformarsi del gusto dei raccoglitori
e, diciamo pure della moda — perché la moda entra dapper-
tutto — nelle diverse epoche.
Per tale studio nessuna migliore occasione che una ven-
dita importante, come quella di cui ci occupiamo.
Crediamo inutile dare qui la lista completa dei prezzi
ottenuti dalle 1300 monete; pure è bene esaminarne quella
parte che ha relazione colle osservazioni cui abbiamo ac-
cennato e le quali possono così riassumersi : ribasso nei
pezzi rari e rarissimi, rialzo nei pezzi comuni ma di ecce-
zionale conservazione, e valgano i seguenti esempii, che
traggo da quei pezzi di cui è nota la provenienza e l'ante-
riore prezzo di vendita:

Arria Vendita d'Amocourt 920 Montagu 420


Mussidia (Quinario) •• " 300 " 250
Munatia •> « " 245 •> 205
292 VARIETÀ

Vipsania Vendita d'Amecourt 705 Montagu


fi
» 405
Lepido (Mussidia) 2210
1750
(I (Livineia) 1860 1350
n
M. Antonio (Vibia) lOIO
Albino 3125 2280
Uranio Antonino Belfort }}
1950
» "
il
ti

Erennio 2150
4150 t}
955
Procopio 4270 jt

540
Fra i pezzi rari, non furono che quelli di straordinaria
3200
bellezza che raggiunsero i prezzi anteriori e talvolta legger-
mente li superarono. 730
Se invece guardiamo ai pezzi comuni, troviamo un au- 430
mento di ricerca veramente straordinario ; prezzi finora inau-
diti, principalmente all'epoca della buona arte, e vediamo
salire aurei comuni d'Augusto a 200 e 300 fr., a 150 quelli
di Nerone, di Tito e di Domiziano, a 200 quelli di Trajano
e ad oltre 300 quelli d'Adriano.
Concludendo dunque, se l'arte può rallegrarsi che il
gusto s'affini, non lo può egualmente la scienza che all'arte
si vede posposta e vede preferito un pezzo comune perchè
di buon epoca, e perchè sepolto appena uscito dalla zecca,
a un pezzo che, rarissimo e storicamente importantissimo,
porta seco come documento e come marchio d'autenticità il
segno della lunga carriera percorsa e le ingiurie del tempo
e degli uomini! Non c'è che dire, la moda ora volge pre-
cisamente inquesto senso. Col che però non è a dire che
i prezzi dei pezzi rari siano avviliti e serva la lista seguente
di quelli che superarono i 500 franchi.
N. 15- hamiglia Cornelia L. iioo
18. " 1750
}f "
" 650
26.
" Julia "" 615
720
» Sanquinia
G. Cesare (Restituz.)
34- G. Cesare e Ottavio "" 1400
530
35- Bruto . " 1400
" 775
36. Aenobarbo .
40.
Pompeo e figli . " 1750
47- Lepido (Mussidia)
" 1350
48. Lepido (Livineia)
49-
5°-
VARIETÀ

■• 83 0
N.tt M. Antonio (Leg. vi) . L." 1300
2025
62. Numonia
» 54- Ottavia e M. Antonio
63- " 600
n 64. M. Antonio e Antillo.
" 2200
n ÒS- " ". . . .
"" IQOO
599
n Ottaviano (Vibia) ■' 1405
n 86. Augusto (Antistial " 2350
n 109.TI-
Augusto e Agrippa .
n 1 10. Cajo Cesare ....
165. - 1300
ti
Interregno di Gaiha . " '45P
n 166. » "... -. 800
n
rt .84. L. Vitellio e A. Vitellio " 1850

202. Vespasiano e Domitilla " 1 205


n 218. Giulia di Tito ... " 365"
n 219. Tito e Giulia ....
n ">' 3250
1 050
220. n » ....
n 243- Doinizia .....
" 600
n
272. Matidia •■ 1 orx)
» 274. Trajano e Trajano padre . " 830
n Oidio Giuliano ....
" 800
n 46.. " " " 14.50
n 462.
463 Manlia Scantilla ....
n Didia Clara .... "6100
" 79"
rt 464. Pescennio " 2280
n 465- Albino
rt " 2800
■• 2500
n 466.
483 Settimo Severo (Medu.sa) .
" 535
Caracalla (doppio aureo)
n 523- Caracalla Sett. Severo e Giulia.
n 524- n n H M
"" 500
525- " 97
7400
n Caracalla e Geta.
n 527- Plautina .. 800

528. Geta
n
" 1220
n 529- **...... " 655
n w ..... .
n 530 "......
" 1020
" 1030
531-
n "...... - 890
532-
n
53 3- Macrino " 700
n " .....
535-
n n ..... " 740
536. "
" 2420
535
n
537- Diaduuieniano ....
n
538. Elagabalo '- 1280
" " .....
550.
n 5535 1 - Giulia Soemia .... " 5000
5
294
VARIETÀ

L. 4150
Antonino " 1750
N. Ur
D"D-
" 5bb. » M
'• 3200

" 567-
" 568.
}> tt
»" 4000
620
Massimino . "" 610
" 569- 525
„ 580. Filippo padre
tt tt "" 12
67005
" 581.
f» n
" 582.
Otacilla
» 584-
" 585- " 515
" 586. Filippo
ti figlio
ti 1}
» 587- " 710
Ostiliano li 980
" 598. " 1925
11 608. Emiliano
11 641. Gallieno (Med.) 11 910
11 642. Salonina
>f
1. 644. " 560
Salonino 11 720
" 645.
>i 1410
" 646. ti
" 500
" 648. Macriano
" 710
» 649. Postumo 11 810
" 653. M
ti
" II 00
" 654. "
IJ » 1300
" 655. '1 810

" 656.
" " 560
" 657. "" 1200
650
» 662. t»

" 663. M " 1705


" 664. Leliano " 710
tt
" 665. Vittorino
tt " 670
« 666.
tf " 1705
" 667. " >' 700
- 668.
n loco
" 669. " 855
" 670. Mario . "IT 3850
920
" 672. Tetrico II 650
" 674. Claudio Gotico
" 675. tt f)
" 550
- 677. M tt
'I 10
.1 05
860
" 825
" 678. tt tt

- 686. Aureliano (Med


- 687. Tacito . II 620
n 690. "
VARIETÀ

N. Floriano . N. 1750
691. " 700
n
694. Probo (Quin.) .... " 720
n ....
" 525
n
700. Numeriano "» 690
615
n
712. Magna Urbica ....
n
720. " " ....
" 585
n
721. Giuliano tir. .... " 920
» 722. Diocleziano e Mas.siniiniano " 1 900
n Allctto
742- " 1 ODO
n
760. Elena " 6500
n 767.
•> (Med.) .... " L200
n
768. G. Massimiano (Mcd.) " 700
n
771- Gal. X'alfria .... " 925
n
773- ".....
" 570
n
774- Massenzio
n 783.
Licinio padre .... "" 500
787- 745
n
Licinio figlio .... " 770
n 825.
794- Costantino M. (Mt.'d.i . " 1 1 00
n 826. " "... "" 710
n 827. 735
»f n ,

n 828. " "... "" 610


829. 695
n '* "...
n " "... " 1 201 >
830.
n
832.
" "... •■ ('15
n 834
833- " "... " 1 55"
n " " . .
n
835- Costantino e tigli (Med.) " 30 1 0
n "" 2W>5
7)o
836. P'austa .....
n 837- » (Med.) . " 5 '5
n
Crispo " 630
838. " . " 2550
n
84..
" 842 " 890
II (Med.)
n
8so. Costantino il (Med.j . " 780
"...
851.
n
852. " , . . " 1 1 50
834 " 630
n
853- " "... " 750
n
" (Med. arg.) " I 1 20
n 860. Costante (Med.) " c;()0
n 877. Costanzo II "... " 830
tr
878. " " . .
n
879. " "... " '45"
n 880. 765
" '475
" (Med. d'arg.)
n 881. V'etranione
VARIETÀ
296
" 955
N 914 Valentiniano I (Med.) L. 3500
" 929 " 652
Procopio
" 952 Flaccilla "Il 1780
1 205
» 961 Vittore.
II
»> lOOI Eudossia Il" 1600
645
" 1 002
Il 608
» 1023 Olibrio.
" 1075 Ariadne.
II 600
" 1220 Il 870
Miciiele 111, Teodora e Tecla
" 1224
Basilio 1, Costantino IX ed Eudocia Il 600
Il 1227 Alessandro .....

Vendita Durazzo. — Sulla fine dello scorso mese di


maggio e nei primi giorni di giugno ebbe luogo in Genova,
sotto la direzione del Sig. Rodolfo Ratto, la vendita della
Collezione numismatica già appartenuta al March. Giuseppe
Maria Durazzo. La collezione si componeva di Monete greche,
romane, consolari e imperiali, italiane, estere e medaglie. Nel

complesso, i prezzi raggiunti, specie pei pezzi rari òaW'acs gravi-


ti per le monete italiane rare, si possono dire brillanti. Diamo
qui una lista dei pezzi più importanti coi prezzi raggiunti:
N. 2. Aes grave. (Pezzo quadrilatero) . . L. 5250
03. » (Tripondio) ...» 500
» 4. » (Dupondio). ...» 385
» 38. » (Asse Sabatini) ...» 195
>i 87. » Hatria (Quincunx) . . « 220
» 473. Syracusa (Octodramma) ...» 335
Il 917. Archelaus (Tetadramma) ...» 140
» 1504. Arria (denaro) . . . . . » 160
» 1887. Statia »......» 225
" 3345- Flavius Victor (Quinario d'oro) . » 220
• 3646. Ancona (Zecchino di Sisto V) . • 335
» 3708. Avignone (Zecc. di Gio XXIII) . . » 415
» 3709. Il (Zecc. di Martino V) . . » 280
0 3788. Bologna (due scudi d'oro di Sisto V) • 255
» 3792. » ( » B di Clem. \'1II) » 305
» 3956. Ceva (Grosso di Guglielmo) . . » 300
■> 3986. Correggio (Scudo di Camillo) » 500
u 4079. Firenze (Mezzo scudo Ossidionale 1530I " 300
" 4206. Genova (Genovino di Carlo VI) . . » 310
(Genovino di Giano Campofregoso) » 460
4232.
205

■85
VARIETÀ

N. 4233
Geno-i'a (Genovino di Lud. Campofregoso) L, 185
4253 • (Mezzo gen. di Gal. Maria Sforza) »
» (Genov. di Paolo Campofregoso) ■
4258 Il (Testone di Paolo da Novi) . »
4276 16 285
> (Mezzo scudo d'oro di A. Adorno) » 2000
4292 265
1) (Scudo da otto reali 1666I . »
4371 » (Scudo sestuplo 1719) . •
300
4391 » (Scudo da otto reali 17 15) . »
200.■)
4431
4437 » Lire cinque 1736 (Unico) . » 425
Guastalla (Zecch. di Ces. I Gonzaga) » 300
4480 Messer ano {'^cndoé' oro di Lod. e P. Luca 205
4611 Fieschi) .......
Modena (Zecchino di Leone X) . »
4780 • ( 1) di Clemente VII) . » 255
4781 Piombino (Mezzo scudo di N. Ludovisi) u 265
5030
5207 Roma (Scudo d'oro di Pio \') . "
• (Scudo d'oro di Gregorio XIIIl » 21
5212 » (Zecchino di Sisto \'| . . »
5235
5222 45 '3
» (Doppio scudo d'oro di F\iolo \') » 305 36
0
5419 Sai'uja (Ducato di Amedeo \'III). . »
■) (Grosso tornese di Amedeo \'1I1| u 195- 4007'>
5
5420 L'iiiip(jrt(ì totale della Vendita fu di Lire 63.

Veìulita Boijiie, — Il ijiorno 29 giugno scorso cominciò


a Londra, sotto la direzione della Casa Sotheby, Wilkinson
e Hodge, la vendita della Collezione numismatica del fu
William Boyne (seconda Partel. Questa Serie contiene Mo-
nete medioevali e moderne di tutt(j il mondo, nonché medaglie.
Il compianto proprietario, che fu nostro amico, e appartenne
alla nostra Società numismatica fin del suo nascere, dimorò
lunghi anni a Firenze, e coltivò di preferenza la serie numi-
smatica italiana. Questa infatti costituisce da sola più di metà
dell'intera collezione messa ora in vendita, ed è in modo spe
ciale pregevole per le monete longobarde, carolingie, dei re
d' Italia, e pontificie.

Premio jter tnedaf/lie. — Nell'anno V (1892), fase. Il,


della presente Rivista, abbiamo riferito intorno al premio di
L. 1000 che una persona benemerita, la quale desiderava
mantenere per allora l'incognito, aveva posto a disposizione
della R. Accademia di Belle Arti di Milano, per bandire, fra
298 VARIETÀ

gli artisti italiani viventi, un concorso di medaglie ottenute da


conii d'acciaio incisi a mano. Nel fase. IV dello stesso anno
abbiamo dato il risultamento del concorso, in séguito al quale
venne conferito il premio al Sig. Italo Vagnetti, di Firenze, do-
miciliato inRoma, autore della medaglia di Ubaldino Peruzzi.
Quella persona benemerita non era altri che il noto in-
cisore milanese Cav. Francesco Grazioli; il quale ha poi
generosamente provveduto, mediante una cospicua donazione,
a rendere stabile quel premio, nella forma che qui appresso
trascriviamo dal programma dell'Accademia pei concorsi del
corr. anni) 1896.
PREMIO GRAZIOLI
all'incisione di medaglie e al cesello.
Il cav. Francesco Grazioli ha fatto la donazione allo Stato
e per esso a questa R. Accademia di Belle Arti dell'annua rendita
di lire millecentosessanta (L. 1160) per la fondazione di un premio
annuo della somma che risulterà esigibile (dedotte le tasse), da
conferirsi alternativamente ad un'opera di incisione di medaglie e
ad un'opera di cesello a sbalzo.
Per espressa
comincia dalla indicazione del fondatore, quest'anno il concorso
INCISIONE IN ACCIAIO PER CONII DI MEDAGLIE
Il premio è stabilito a favore di queir incisore italiano residente
nel Regno od all'estero, autore della migliore incisione per conio
di medaglie, che sarà presentata a questa R. .\ccademia di Belle
Arti prima delle ore 4 porti, del 30 settembre 1896.
La consegna dovrà esser fatta all' Ispettore-Economo dell'Ac-
cademia.
Sono ammesse al concorso le medaglie, qualunque sia il sog-
getto, di commissione pubblica o privata, oppure eseguite per ini-
ziativa dell'artista, purché in esse campeggi almeno una figura od
un ritratto artisticamente eseguito, e sieno tali medaglie ottenute
da conii anteriore
biennio d'acciaio alla iurisidata
e firmati dall'autore e da esso eseguiti nel
del concorso.
Nessun artista può concorrere con più di un'opera.
Le medaglie presentate al concorso dovranno essere opere
originali eseguite dal concorrente, anche nei disegni e modelli, nel
biennio anteriore al concorso e non devono essere copie di altre
medaglie né essere state presentate ad altre esposizioni.
A pari merito sarà preferito un soggetto storico patrio.
Della medaglia per il concorso si dovranno presentare due
esemplari che verranno restituiti dopo il giudizio, però l'autore
della medaglia premiata dovrà lasciarli all'Accademia e consegnarne
ancora un terzo per il R. Gabinetto Numismatico.
Il premiato non sarà ammesso ad altro concorso, se non dopo
due altri concorsi d'incisione.
Il giudizio sarà dato con voto motivato da una Commissione
speciale e noi snttooosto alla definitiva approvazione del Consiglio
Accademico.
ATTI

SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

Sfjjl'ta di;l Consiglio io Ghgno 1896.


(Estratto ({(li l'rrò(i/ì/.

La seduta è aperta alle ore 14".;.


I. Si i^resenta e si discute il Bilaiiiriu ronsuntivo 1895,
di cui si unisce relazione al N'^erhale dell'Assemblea dei S'u-i.
E approvato.
Si approva pure la composizione del II fascicolo della
Rh'istn, e si prendono concerti per quella del terzo, cadente
nella stagione estiva.
III. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni pervenuti
alla Società:

Barthélemy fA. de.)

La sua pulihlicazionr : Note sur l'origine ile la nionnaie tournois.


Paris, 1896, in-4. (Kstr).
Bonnet Emilio.
La sua pubbttcazioiie : Médaillier de la Sociétc archéologique de
Montpellier. ^ Description (Ics iiionnaies, mciiailles et Jetons
qui composent ce médaillier. — I.^' partie: Munnaics antiques.
— Macon, 1896; in-8, con una Tav.
Dattari Giovanni del Cairo.
N. 26 rneda.;lioni o gran bronzi, 41 medii bronzi e 13 piccoli
bronzi de' Tolomei d'Egitto.
Dessi Vincenzo di Sassari.
N. 14 monete, delle quali 8 in argento, e cioè: 4 di Panormus, ed
una di Probo in bronzo. — Una in argento del Comune pi-
300 ATTI DKLLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

sano, 1313-1494; due in argento di Carlo II re di Spagna, bat-


tute in Cagliari, 1665-1700; una inargento di Vitt. Amedeo II
di Savoja, re di Sardegna, 1721-1730; una in rame e un mezzo
scudo d'argento di Carlo Emanuele III di Savoja, 1730- 1773;
tre in argento di Vittorio Amedeo III di Savoja, re di Sar-
degna, 1773-1796.
Dutilh E. D. J. del Cairo.
La sua pubblicazione : Des divinités et des signes astronomiques
sur les monnaies alexandrines. Le Caire, 1895 ; in-8. Estr.
Ferrerò Ermanno di Torino.
La sua pubblicasione : Un ripostiglio di monete della Repubblica ro-
mana scoperto a Romagnano Sesia. Nota. Torino, 1896 ; in-8.
Estratto.

Gnecchi Cav. Ercole.


Crespellani A. La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense.
Modena, 1884, in-4, con 17 tav.
Gnecchi Cav. Francesco.
N. 24 estratti della Rivista italiana di Numismatica.

Lagumina Can. B. di Palermo.


Le sue piibblicasioni : Una pregevole moneta di Federico re e Co-
stanza imperatrice. Palermo, 1895; in-8, fig. — Di un prege-
vole ripostiglio di monete arabe trovate a Palermo. Palermo,
1896, con una Tav.
Luppi Cav. Costantino.
Le Haydine ovvero lettere su la vita e le opere de! celebre maestro
Giuseppe Haydn, di Giuseppe Carpani, dedicate al R. Conser-
vatorio di Musica in Milano. Milano, 1812; in-8, con una tavola
di medaglie. — Manuale de' conti fatti delle monete ammesse
nella tariffa del Regno Lombardo- Veneto. Verona, 1815 ; in-8, fig.
Stroehlin Paolo di Ginevra.
Le sue pubblicazioni : Médaille de la conférence ouvrière de Berlin.
Genève, 1890; in-8, fig. — Souvenir d'un voyage numismatique
en Russie. Genève, 1890; in-8. — Une médaille philatélique.
Genève, 1891; in-8, con una Tav. — La médaille de Louis le
Fort de Genève. Genève, 1891; in-8, con una Tav.
ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 3OI

Virzi Cav. Ignazio.


Un tetadramma di Antioco II.

La seduta è levata alle ore 1572.

Assemblea Generale dei Soci io Giugno 1896.

L'assemblea è convocata per le ore i^^/-2. Oltre il Con-


siglio, sono presenti parecchi soci di diverse città d' Italia.
11 vice presidente Cav. Francesco Gnecchi legge, a nome
del Consiglio, la relazione sull'andamento della Società du-
rante l'anno 1895. Ne diamo qui un sunto.

RLLAZIONL.

Soci.

Il numero dei Soci, alla tine dell'anno 1895, sommava


a 94, di cui 42 effettivi e 52 corrispondenti. Quello degli
a-ssociati alla Rivista fu di 102. Queste cifre segnano una
piccola diminuzione su quelle dell' anno precedente, diminu-
zione avvenuta specialmente per causa di morte di alcuni
nostri Soci. Il Consiglio crede pertanto suo dovere il rac-
comandare caldamente ai colleglli di far attiva propaganda
allo scopo di riempiere queste lacune, reclutando nuovi Soci
od abbonati, onde mettere la Società in grado di poter eser-
.studi. citare una più efficace influenza sull' incremento di questi

Biblioteca.

Anche in quest'anno, mercé i doni dei generosi, la Bi-


blioteca Sociale ebbe un discreto aumento. Essa conta oggi
n. 420 volumi e n. 488 opuscoli.
Però, dobbiamo ripeterlo, buona parte di questi doni
ci pervenne dall' estero, e in proporzione si sono ricevute
ben poche opere su argomenti di monete classiche od ita-
liane, che più interesserebbero alla nostra Società. Anche
per questo ci permettiamo rivolgerci ai no.stri Soci, inte-
res andoli a voler farne incetta presso i loro amici e cono-
ATTI DELLA SOCIKTA NUMISMAllCA ITALIANA

302

scenti. Tutti hanno dei duplicati fra i loro libri, e con un


po' di buona volontà, si potrebbe arricchire la nostra biblio-
teca, provvederla di tante opere indispensabili, che ancora
vi mancano, e renderla veramente utile a quei Soci che vo-
gliono approfittarne pei loro studi.
Medagliere.

Il Medagliere, quantunque lentamente, va sempre au-


mentando. 1pochi e soliti donatori vollero ricordarsene
anche nel 1895, ed oggi la collezione sociale comprende :
Monete: 2 in oro; 300 in argento; 1700 in bronzo e
rame ; 294 in vetro.
Medaglie e tessere : 5 in argento ; 250 in bronzo, rame
e piombo.
Totale n. 2546 pezzi.
Rivista.

Nella relazione dello scorso anno facevamo una pro-


messa che non venne mantenuta. Tale mancanza però non
solo può giustificarsi, ma essere indizio di meglio, e tale è
il caso nostro. Noi avevamo esternato il proposito d'inco-
minciare la pubblicazione di articoli postumi importanti, o
inediti, o ormai introvabili per lo scarso numero delle vecchie
edizioni. Orbene, l'abbondanza della materia nuova soprav-
venuta ci ha impedito di mantenere tale promessa; e la
semplice enunciazione del fatto ci sembra la più ampia giu-
stificazione. Diverse pubblicazioni postume sono pronte per
la stampa, e vedranno la luce, appena i nostri collaboratori
ci lasceranno un poco di spazio disponibile.
La parte classica e la medioevale ci pare siano state
abbastanza equilibrate nel decorso del 1895.
Per la serie greca il dott. Cabrici ci diede la fine del
suo importante lavoro sulla Topografia e Numismatica del-
l'antica Imera, di cui già l'anno decorso abbiamo tenuto
parola, ed è allo stesso autore che dobbiamo l' interessan-
tissimo studio sulla moneta romana nei primi tempi del-
al nostro l'impero.collega Mandiamodi unNapoli,
cordialetanto
.saluto e un ringraziamento
benemerito del nostro
Periodico.
Chi parla portò pure il suo solito contributo alla Numi-
smatica Romana, ed ebbe la fortuna, nell'anno ora decorso,
di presentare al mondo numismatico il famoso medaglione
d'oro di Teoderico, pezzo unico e di straordinaria importanza,
invidiato da private e pubbliche collezioni, e principalmente
dai musei tedeschi.
ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 303

Quanto alla parte medioevale, i nostri soliti collabo-


ratori, ilconte Papadopoli, il colonnello Ruggero, il cava-
liere Ercole Gnecchi, il dott. Giorgo Ciani ci continuarono
fedelmente il loro appoggio , arricchendo la suppellettile
numismatica di un gran numero d'importanti e sconosciute
monete italiane. Aggiungiamo a questi gli articoli del si-
gnor Alessandro Lisini, del prof. PVancesco di Palma, del
prof. M. Mariani, del sig. Arnold van Gennep e quello del com
pianto nostro collega e collaboratore, il cav. Umberto Rossi,
di cui tutti qui deploriamo la recente e immatura perdita e
del quale il dott. Solone Ambrosoli terrà nella Rivista una
degna commemorazione.
Le medaglie moderne non vi apparvero che incidental-
mente, ela Rivista aspetta ancora che si continui la inte-
ressante rubrica delle medaglie italiane, così bene iniziata
dal nostro socio dott. Comandini, il quale, travolto poi nelle
vicende politiche, dovette abbandonarla dopo il 1891. Non
esagereremo l'importanza dell'argomento e non seguiremo i
nostri colleghi d'oltre mare, i quali nell'ultimo numero del
loro " American Journal af Nitìiiisìiialics „ dando il reso-
conto della seduta annuale della Soc. Num. di Londra, lamen-
tano altamente come quei bravi inglesi, invece che della
medaglia, non si occupino nella Nii>n. Chr<michc che di nu-
mismatica classica; ma una parte adeguata anche alle me-
daglie moderne sarebbe pur bene farla, e il campo è aperto
a chi ci si volesse mettere.

Concorsi.

I due concorsi Papadopoli (N. 2) e Gnecchi (N. 3) sca-


dranno col 30 settembre dell'anno corrente. Crediamo bene
rammentare la cosa ai Soci, agli abbonati e a tutti in genere
gli studiosi di Numismatica. Frattanto abbiamo già affidamento
che alcuni lavori siano in gestazione pei suddetti concorsi, e
ci par lecito sperare in un buon risultato.

Bilancio.

Entrando ora a parlare della parte finanziaria, ecco il


Bilancio Consuntivo 1895 della nostra Società.

39
304 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

Rimanenze attive al 31 dicembre 1894.

Libretto Cassa di Risparmio L. 447 54


Segretario » 450 49
Quote arretrate . » 982 — L.
2263 53
Tesoriere » 383 50

Entrate del 1895.

Quote riscosse da soci ed abbonati . . . L. 2218 —


Quote da riscuotere da soci ed abbonati . " 1406 —
Offerta del Conte Comm. N. Papadopoli . » 500 —
Offerta dei Ca\'. Uff. F. ed E. Gnecchi . " 500 —

L. 4624 —
Residui passivi.

Anticipazioni soci ed abbonati pel 1896 L. 758


L- 6985 53

Rimanenze passive al 31 dicembre 1894.

Quote sociali e d'abbonamento anticipate pel 1895 . L. 1019 —

Spese dell'anno.
Stampa ed accessori della Rivista . . . L. 3133 42
Eliotipie, disegni ecc » 675 —
Affitto locali " 375 —
Onorario al Segretario » 300 —
Spese diverse per ufficio, posta e diplomi " 80 15 L. 4563 57

Rimanenze attive.

Libretto Cassa di Risparmio L. 601 98


Segretario " 191 48
Quote da riscuotere " 1006 —
Tesoriere ... " 203 50
L. 2002 96
L. 7585 53
ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 305

Dimostrazione.

Attività in principio di esercizio . . . . L. 2263 53


Passività n n n . . . . " IOI9 —
L- 1244 53 L. 1244 53

Attività in fine d'esercizio L. 2002 96


Passività " » » 698 —
L. 1304 96 L. 1304 96
Aumento del patrimonio L. 60 43

Rendite dell'anno L. 4624 —


Spese » " . " 4563 57
Avanzo al 31 dicembre 1895 L. 60 43

Da questa esposizione rileviamo con piacere che il ri-


sultato finanziario dell'annata ora trascorsa fu molto migliore
di quanto si era pronosticato, e si avverò cosi il desiderio
da noi espresso nella relazione del 1895, di veder smcniitc
le nostre previsioni.
Il Bilancio 1895, invece di presentare un ammanco di
L. 610, come si era previsto, offre il piccolo avanzo di
L. 60,43. Questa differenza è dovuta ad una entrata di
L. 400 circa in più delle previste; e ad un risparmio di spese
di circa L. 250, su quello del Preventivo. Ce ne rallegriamo
quindi sinceramente e non ci resta che sperare in un aumento
sensibile di Soci, il quale assicuri stabilmente la vita indi-
pendente della nostra società.

Il conto consuntivo 1895 viene approvato, ad unanimità,


e il Consiglio propone di sopprimere d'ora innanzi la com-
pilazione del Bilancio preventivo. L'Assemblea approva.
Si passa alla nomina delle cariche sociali. Essendosi reso
defunto il dott. Cav. Umberto Rossi ed essendosi estratto a
sorte il nome del dott. Solone Ambrosoli, l'assemblea, a
unanimità, rielegge il secondo e nomina, in luogo del primo, il
Colonnello Cav. Giuseppe Ruggero. Il Consiglio rimane quindi
così composto:
3o6 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

Presidente.

Conte Comm. Nicolò Papadopoh Senatore del Regno.

Vie e- Presidenti.

Cav. Uff. Francesco e Ercole Gnecchi.

Consiglieri:
Ambrosoli Dott. Solone.
Gavazzi Cav. Giuseppe.
Motta Ing. Emilio.
Ruggero Col. Cav. Giuseppe.
Sambon Dott. Arturo.
Visconti March. Carlo Ermes.

Luppi Cav. Prof. Costantino, Segretario.

La seduta è levata alle ore 17,

Finito di stampare il 7 luglio 1896.

Scotti Reno, Gerente responsabile.


Anno L\.
RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA
Tav. II.

5MI
#

-^
«^

u O

@ ^ 9
APPUNTI 1)1 NUMISMATICA ROMANA XXXVIll
.Ifonete Inedite della (oli. Francesco (inccchi.
RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA
Anno IX. Tav. III.

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA XXXVIII.


Monete inedite della Coli. Francesco Gnecchi.
RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA
Anno L\.

r.w. 1\'

M'ITNIl 1)1 MMISMAIILA ROMANA XX.Wll


.Monete iucditc della Coli. Kranceaco (Rilecchi.
FASCICOLO III.
APPUNTI
DI

NUxMISMATICA ROMANA

XXXIX.
NUMISMATA MAXIMI MODULI.
RICERCHE INTORNO AI.I,E OFFICINE CHE CONIARONO I .MEDAGLIONI

E INTORNO all'uso ORIGINARIO DI QUESTI.

1.

L'argomento dei medaglioni, lasciato insoluto o


male risolto dai vecchi numismatici, è tornato sul
tappeto in questi ultimi anni. Se ne discusse ampia-
mente, eforse con maggior risultato di quanto aves-
sero fatto i nostri antenati e si giunse a(i una teoria,
che, se non nella sua interezza , almeno con poche
riserve, si può dire ormai da tutti accettata ; che il
medaglione cioè non fosse altro che un multiplo della
moneta corrente.
Era naturale che, avendo durato per molto
tempo la teoria opposta, la nuova trovasse molte
difficoltà ad essere accettata, perche nulla è più pre-
giudizievole a una questione che un primo errore, e
molto più difficile riesce il mutare opinione che il
formarsene una nuova. Il nome stesso di medaglione,
così infelicemente applicato in origine e per contn^
così universalmente adottato, tanto che li chiamiamo
ancora così noi pure che non li crediamo tali — nel
senso della parola — fu certo un ostacolo fortissimo
3 IO KRANCESCO GNECCHl

alla nuova teoria. Di questa nuova teoria, profon-


damente convinto, io 1' ho sostenuta ogni volta che
ebbi r occasione di scrivere su tale argomento, e, se
oggi vi ritorno, è per tentare di vincere qualche
ultima ritrosia e di combattere qualche eccezione che
alla stessa viene proposta.
In un recente articolo della Numismatic Chro-
nicle di Londra (i) Sir John Evans coglie l'occasione
della descrizione di alcuni medaglioni inediti o rari
per entrare nel merito della questione e mi fa l'onore
di citare replicatamente il mio nome, discutendo alcuni
degli apprezzamenti da me esposti nella Rivista Ital-
di Niim. e nel Manuale di Numismatica romana.
Ho letto e ponderato con molta attenzione
l'articolo e alle sottili ed acute osservazioni ivi con-
tenute, mi permetto contrapporre quelle che mi sono
man mano venute alla mente, esponendole con tutto
il rispetto dovuto a sì illustre contradditore. Saranno
in parte idee che già ebbi occasione d'esporre qua
e là, e che ora mi studierò di meglio chiarire e svi-
luppare, in parte saranno osservazioni nuove. E, se
queste mie righe avranno per risultato di provocare
una nuova replica, io me ne chiamerò fortunato,
persuaso che alla ricerca della verità nulla è più
favorevole della serena discussione.

II.

L' articolo della Numismatic Chronicle si può


scindere in due parti. Si ammettono nell'una parecchi
fra i portati degli ultimi studii, mentre nell'altra si
propongono delle eccezioni alla regola generale.

(i) 1896. Parte I. On some rare or unpublished roman medallions.


APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 3II

Quale risultato dei recenti studii sul medaglione


romano, fatti in primo luogo assai profondamente e
diffusamente dal dott. Kenner e in seguito più sem-
plicemente da me, il Presidente della Società Numi-
smatica di Londra ammette come provati e definiti-
vamente assodati i punti seguenti:
i.° Che la massima parte dei medaglioni re-
lativi alla vita pubblica e ai riti religiosi degli impe-
ratori edelle loro famiglie, furono coniati nella zecca
imperiale.
2.° Che altri medaglioni, specialmente quelli
esprimenti i voti del senato e del popolo romano
verso gli imperatori, furono coniati nella zecca se-
natoria.
3." Che la zecca imperiale non si restringeva
alla coniazione dell'oro e dell'argento; ma coniò pure
una certa quantità di bronzo, sia in monete comuni,
sia in medaglioni.
4.° Che il peso di molti medaglioni coniati in
ambe le zecche era tale da connettere questi pezzi
pesanti colla coniazione ordinaria, in modo da per-
metter loro di entrare nella circolazione.

Ili.

Al primo e al terzo di questi punti sottoscrivo


io pure volontieri ; faccio invece le mie riserve agli
altri due, ed e il secondo specialmente che mi riesce
impossibile accettare. L'autore ammette che i meda-
glioni esprimenti voti od augurii del senato o del
popolo romano all'imperatore fossero coniati dal
senato, e a mo' d'esempio cita i medaglioni d'Adriano
e d'Antonino Pio con S P Q R AN F F OPTIMO principi
PIO e quello di Gallieno con GALLIENVM AV3 P R OB
CONSERVATIONEM SALVTIS.
312 FRANCESCO GNECCHI

Per quanto possa sembrare giustificato che tali


voti partissero dal senato , io non vedo in ciò un
motivo sufficiente d'ammetterlo per una ragione pre-
giudiziale, perchè cioè i detti medaglioni sono privi
delle lettere S C. E una regola così costante l' iscri-
zione di queste lettere in tutte le monete senatorie
(comprese le poche coniate dal senato in oro e in
argento) che davvero non vedo la ragione di fare
una eccezione per questi soli casi ; mentre nulla osta
alla supposizione che tali medaglioni fossero coniati
nella zecca imperiale, non fosse altro come omaggio
degli zecchieri stessi all' imperatore. È per questo
medesimo motivo che in uno studio precedente C^) io ho
considerato come imperatore anche i bronzi portanti
la corona civica e la leggenda S P Q R OPTIMO
PRINCIPI oppure S P Q R OB CIVES SERVATOS, o EX S C
OB CIVES SERVATOS, (leggende che si trovano iden-
tiche anche su monete d' oro e d'argento) e quello
pure con S P Q R ADSERTORI LIBERTATIS PVBLICAE. E
la ragione è questa, che le formule superiormente
notate si riferiscono, secondo il mio modo di vedere,
non alla moneta stessa, sibbene alla rappresentazione
che racchiude la leggenda, ossia alla corona civica
offerta sia dal popolo e dal senato romano (S P Q R),
sia per senato consulto (EX S C) all'imperatore.
In altre parole , non è che la moneta rappre-
sentasse essa stessa il voto o 1' augurio per l'impe-
ratore la
; moneta, sempre commemorativa, come è
nello spirito della monetazione romana, commemo-
rava semplicemente il fatto della corona civica of-
ferta all'imperatore (e in un caso anche a Giove,
come nel sesterzio di Adriano, Coh. 572, ove la leg-
genda nella corona è lOVI OPTIMO MAXIMO S P Q R),
oppure commemorava la statua innalzata a Igea per

(2) Appunti di N. R., n. XXVI {Riv. II. di Nunt., 1892).


APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 313

la ricuperata salute dell'Augusto, o quella della Li-


bertà per una circostanza che ora ci riesce impos-
sibile determinare e cosi via ; ma tutte queste mo-
nete erano indubbiamente coniate nella zecca impe-
riale ogni volta, che, oltre alla leggenda accennata,
non portavano la sigla del senato, le lettere S C.
A questa medesima conclusione arriviamo, par-
tendo da tutt'altro punto di vista, ossia se noi conside-
riamo idetti medaglioni — e fermiamoci ai tre citati
dall'Autore — sotto il rapporto dell'arte.
Nei primi tempi dell'impero riesce assai difficile
distinguere a primo aspetto la monetazione di bronzo
proveniente dall' officina imperatoria da quella pro-
veniente dall'officina del senato, perchè l'arte dell'una
e dell'altra troppo si rassomiglia e l'unica distinzione
fra Tuna e 1' altra è la presenza o 1' assenza delle
lettere SC; ma, incominciando dal regno d'Adriano,
il bronzo prodotto nell'officina imperiale si presenta
con un' impronta artistica cosi superiore , che essa
sola basta a distinguerlo da quello comune del senato.
Tale differenza si accentua poi sempre piìi col pro-
gresso del tempo, perchè, mentre il bronzo impera-
torio simantiene sempre a un livello elevato — com-
patibilmente colle epoche, — quello del senato in-
vece segue una via continuamente discendente. E
quando la decadenza dell' arte invade anche la mo-
netazione dell'argento, non è che nei medaglioni, nei
pochi bronzi senza S C e nell'oro che si conservano
i resti delle buone tradizioni artistiche, cosicché si può
asserire che la coniazione del bronzo imperatorio
venisse affidata agli artisti addetti a quella dell'oro.
Prendendo ora in esame i tre medaglioni dal-
l'egregio collega citati, non ci sarà difficile determi-
nare da quale officina siano usciti. Quello d'Adriano,
quantunque appartenente all'epoca di transizione, ac-
cenna però già ad una superiorità sui bronzi comuni,
314 FRANCESCO GNECCHI

se non nella finezza del lavoro, nel maggiore rilievo.


Tale distacco dalla comune monetazione senatoria
si accentua meglio in quello d'Antonino e, se pas-
siamo a quello di Gallieno, l'arte e l'accuratezza del
lavoro fanno tale contrasto colla rozzezza e l'irrego-
larità dei bronzi senatori! contemporanei, che un sem-
plice confronto basta per dichiararlo senz'altro un
prodotto della zecca imperiale.
Un'ultima e non vana considerazione relativa-
mente al medaglione di Gallieno potrebbe esser
questa, che il citato medaglione non è di bronzo,
bensì di basso argento come gli altri simili GAL-
LIENVM AVG SENATVS OB LIBERTATEM RECEPTAM, 3AL-
LIENVM AV& P R OB REDDIT LIBERI, il che aggiunge-
rebbe ancora una grave difficoltà, oltre le accennate,
all'ipotesi che esso fosse coniato dal senato.
Pare quindi di poter concludere senza esita-
zione che i tre medaglioni citati, come qualunque
altro che sia privo delle lettere S C, furono tutti
senza eccezione prodotti nella zecca imperiale.

IV.

Nel quarto punto, in cui l'autore ammette che


molti medaglioni furono coniati in peso tale da po-
tersi connettere colla monetazione ordinaria, a quel
molti io vorrei sostituire un tutti. Volendone accettare
alcuni ed escludere altri, si entrerebbe in un pelago
inestricabile di difficoltà, e nessuna regola fissa e
certa ci condurrebbe ad una separazione netta e sicura.
Per riconoscere i multipli e il loro relativo va-
lore colla moneta semplice, a noi non resta altro
elemento che il peso. Ora i pesi delle monete antiche
di bronzo non si possono e non si debbono certa-
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 315

mente calcolare col rigore con cui si calcolano le


monete moderne e una larga latitudine di tolleranza
va sempre ammessa. Ho già osservato altrove come,
secondo me, il Kenner fu troppo germanicamente
esatto ne'suoi calcoli e nelle sue valutazioni, quando
ha creduto di dover determinare perfino i mezzi assi.
Io, come latino , sono assai più tollerante — altri
forse dirà meno esatto; ~ ma mi pare che nelle in-
duzioni che noi facciamo a tanta distanza di tempo,
più che alla rigida esattezza del peso attuale, o se
vogliamo, anche dell'antico, quando si tratti di pezzi
ottimamente conservati, dobbiamo attenerci alla [pra-
tica possibilità, e trascurare di conseguenza le fra-
zioni di asse, perchè non è ammissibile che antica-
mente se ne tenesse conto nella |)ratica.
Se dunque siamo disposti ad ammettere che
una gran parte anzi la massima ])arte dei medagli(jiii
è coniata in modo da costituire un multiplo della
moneta, perchè ne vorremo escludere una parte ?
E quale parte escluderemo y L'n grande squilibrio,
una costante inesattezza di pesi la troviamo e for-
zatamente l'ammettiamo nelle monete ; perchè non
vorremo egualmente ammetterla nei multipli ? 11
vantaggio d'una norma generale e fiuindi assai più
razionale mi pare che debba facilmente vincere
questo piccolo scrupolo.
E qui è d'uopo aggiungere un' ultima osserva-
zione, su di un punto di cui forse anche il Dottor
Kenner nel suo profondo studio, non ha tenuto il de-
bito conto, ossia la qualità del metallo. È noto come
il metallo giallo od oricalco, avesse assai più valore
del metallo rosso, o bronzo comune. Basandosi su
questo principio, il Prof. Cabrici ci diede nel 1895 (3)

(3) Contributo alla Storia della Minuta Romana da Aiii^iisto a Do-


miziano. (Riv. hai. di Num. Fase. Ili, 1895)
3l6 IRANCESCO GNECCHI

un eruditissimo studio sulla monetazione del bronzo


nei primi menteanni dell'impero, con risultati nuovi e vera-
convincenti.
Uno studio simile sui medaglioni darebbe ele-
menti per un nuovo prospetto dei loro pesi, il quale
assai probabilmente ci condurrebbe a nuove concor-
danze finora sfuggite all' esame dei numismatici, e
fornirebbe probabilmente le prove di ciò che noi
non facciamo che intravvedere col raziocinio.
Quantunque ora il tempo mi manchi per un esame
speciale ed accurato, mi parrebbe che logicamente
i medaglioni coniati in metallo giallo dovrebbero es-
sere multipli di sesterzi! o di dupondii, mentre quelli
coniati in metallo rosso dovrebbero essere multipli
di assi.

V.

Ma è tempo di venire alle eccezioni che l'illustre


autore dell'articolo propone.
1 medaglioni che, secondo il suo parere, non
avrebbero mai avuto corso di moneta, sarebbero :
a) quelli ornati di un cerchio ornamentale.
ò) quelli che presentano in due parti opposte
dell'orlo due buchi in cui pare fossero fissati i perni
di una cornice.
6-) quelli che furono anticamente dorati.
d) quelli formati di due metalli.
Sono disposto ad accordare pei medaglioni or-
nati di cerchio decorativo la sola vera eccezione ;
ma conviene osservare due cose per determinare di
qual natura questa eccezione sia.
In primo luogo tale fenomeno si incontra non
solo nei medaglioni, ma anche in pezzi semplici ,
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 317

sesterzi!, dupondii ed assi ; in secondo luogo i me-


daglioni ole monete con cerchio ornamentale non
offrono punto tipi speciali ; bensì quei tipi che tro-
viamo sempre o quasi sempre — e il non trovarli
talvolta deve attribuirsi piuttosto a rarità e a man-
canza di altri esemplari che non a vero esclusivismo
— anche fra i medaglioni o fra le monete che non
hanno l'ornamento del cerchio. Ciò porterebbe a con-
cludere che alcuni esemplari di una data emissione fos-
sero stati completati in tal modo appunto per farne una
specie di medaglia commemorativa da offrire proba-
bilmente in dono ; che cioè fossero così coniati ecce-
zionalmente; come nel medio-evo alcuni pezzi d' ar-
gento furono coniati eccezionalmente in oro; ma non
che vi fosse una categoria speciale di medaglioni o
di monete coniate espressamente fuori dalla legge
ossia fuori dalla monetazione ordinaria ; il che è
molto differente.
Tale ragionamento vale meglio ancora pei me-
daglioni che troviamo bucati in due punti opposti
dell'orlo per applicarvi una cornice o un sostegno
qualunque, il che può e, direi anzi, deve esser stato
fatto da mano privata per uno scopo che noi igno-
riamo; e vale pure pei medaglioni che furono anti-
camente dorati. — Questa non è certo una specia-
lità dei medaglioni ; noi abbiamo moltissime mo-
nete, sesterzii, dupondii ed assi, che furono antica-
mente dorati e in proporzione credo anzi che tale
fatto si verifichi più spesso nelle monete che nei
medaglioni. Nella mia collezione non posseggo che
due medaglioni dorati, mentre ho almeno una ven-
tina di monete che subirono tale alterazione nell'an-
tichità. Essa non può quindi ritenersi originaria e
meno ancora le si può assegnare un'origine uffi-
ciale; ma va semplicemente considerata come il pro-
dotto di un capriccio privato che convertì quelle
3l8 FRANCESCO GNECCHI

monete in oggetti di decorazione personale, come


vediamo anche noi frequentissimamente ai giorni
nostri.
Rimangono i medaglioni a due metalli , che
l'Autore vorrebbe escludere a causa del costo di
fabbricazione il quale, a suo giudizio, supererebbe il
loro valore intrinseco.
Ma anche il disco a due metalli non è fenomeno
esclusivo dei medaglioni, e lo si trova benché con
minore frequenza anche in qualche sesterzio spe-
cialmente all' epoca da Commodo a Caracalla. Il
che vuol dire che probabilmente la fabbricazione a
due metalli non era costosa come oggi par lecito
supporre. Noi non conosciamo che assai imperfetta-
mente la tecnica del lavoro nella zecca romana e non
sappiamo comprendere per esempio come si potessero
fabbricare convenientemente i denari suberati, i quali
pure, bisogna ammettere, che presentassero un gran
vantaggio sullemovente
sendo runico monete della
d'argento,
loro ilfabbricazione.
tornaconto es-E
meno ancora ci riesce comprensibile come fosse
conveniente il fabbricare monete di bronzo coll'anima
di ferro. Ebbi in dono ultimamente dal Conte iVIiari
di Venezia un sesterzio di Nerone foderato di ferro
e così ben latto in ogni sua parte che , se non ci
fosse una rottura accidentale nell' orlo , nessuno si
accorgerebbe della frode. Difatti il suo stato attuale
di conservazione prova che fu in circolazione per
molto tempo. Non occorre esser tecnico per dichia-
rare che una moneta cosi fatta costerebbe oggi assai
di più che una completamente di bronzo. Il signor
Movvat di Parigi mi informa che alcuni esemplari di
assi di Tiberio coniati a Lione col rovescio dell'al-
tare ROM ET AVG-, pure coll'anima di ferro , vennero
trovati pochi anni sono nel fiume Vilaine a Rennes.
Sono pezzi rari ; ma che pure nel loro esiguo nu-
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 319

mero provano una fabbricazione clandestina e certa-


mente allora conveniente. Aggiungiamo ancora i de-
nari suberati e dentellati, i quali ci sorprendono per
la perfezione del lavoro, e che oggi non sapremmo
assolutamente riprodurre. E dopo queste considera-
zioni mi pare dovrebbe cadere l'obbiezione dei pezzi
a due metalli, fabbricazione che offre certo meno
difficoltà di quelle accennate.
Delle quattro eccezioni non rimarrebbe dunque
che la prima. Ma il medaglione cerchiato — come
la moneta cerchiata — per le ragioni sopra esposte
è a considerarsi come una eccezione individuale e non
di specie e, come tale, non fa che confermare la^
regola generale.

VI.

Quale uno degli argomenti provanti la reale


circolazione avuta dai medaglioni io adducevo come
la loro media conservazione fosse suppergiij eguale
a quella delle monete. Sir John Evans sembra an-
nettere poca importanza a tale osservazione, asse-
rendo invece che il semplice uso del portarli li avrebbe
consunti, come vediamo consunte le medagliette di
S. Giorgio o le monete moderne portate quale cion-
dolo alla catena dell'orologio.
Ma, date le forme e le dimensioni dei medaglioni,
mi pare assai difficile che fossero portati personal-
mente. Difatti non ne troviamo mai nessuno — parlo
di quelli di bronzo — munito d'appiccagnolo e quelli
coi buchi ncir orlo per appenderli sono così rari
che io non ne ho mai visto alcuno e non ne co-
noscerci neppure l'esistenza senza l'affermazione di
Sir John Evans. Del resto poi è assai diffìcile il
determinare per quale scopo tali buchi fossero fatti,
320 KRAXCliSCO GNECCHl

c, dato che fossero appesi, non è punto provato ed


è anzi assai poco supponibile che fossero portati.
Lo stato ordinario di mediocre conservazione
dei medaglioni mi pare dunque non si possa attri-
buire ad altro che alla vera circolazione , quali
monete , perchè , se invece fossero stati conser-
vati nelle famiglie come ricordi imperiali, a guisa
delle nostre medaglie commemorative, ci sarebbero
pervenuti in un grado di conservazione assai supe-
riore a quello delle monete correnti, come appunto
avviene delle medaglie.

VII.

L'Autore finalmente, per trovare uno scopo ai


medaglioni, a quelli almeno che egli suppone non
fossero destinati ad aver corso di moneta , sug-
gerisce l'ipotesi che venissero apprestati nella zecca
di Roma per mandare il ritratto dell'imperatore nelle
diverse zecche dell'impero.
Sta il fatto che il medaglione di bronzo per
l'ampiezza del campo, per l'alto rilievo e per l'arte
pili affinata è quello che meglio rende i particolari
della fisonomia, e delle ornamentazioni della testa e
del busto, e si sarebbe prestato meglio di qualunque
altra moneta a trasmettere 1' effigie imperiale ; ma
che questo fosse precisamente lo scopo dei meda-
glioni ètutt'altro affare. Data l'ipotesi, a che avrebbe
servito il rovescio, tanto piij se si considera che la
massima parte dei rovesci proprii dei medaglioni
non sono riprodotti sulle monete ? Trattandosi so-
prattutto di far presto , si sarebbe mandato alle
zecche di provincia il solo dritto, facendo quello che
modernamente si chiama una placchetta.
E a che avrebbe servito l'enorme varietà di conii
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 32I

che troviamo in certe epoche? Sarebbe bastato coniare


una testa al principio dell' impero ed una ad ogni
cambiamento di fisionomia, supponiamo una all'anno;
ma l'abbondanza e la ricchezza di medaglioni del
regno d'Antonino e di Commodo non avrebbe ve-
ramente una spiegazione, e non si spiegherebbero le
molte teste eguali accoppiate a rovesci ditìerenti,
come non avrebbero spiegazione le ricche orna-
mentazioni dei medaglioni nc^n riprodotte sulle mo-
nete. Se dunque può esser lecito supporre che tal-
volta, invece d'un aureo o d'un denaro, abbia po-
tuto servire un medaglione a far conoscere un nuovo
im])eratore , 1' ammettere questo come scopo dei
medaglioni è certamente troppo ardito, e, diciamolo
pure, non assegna a (|uesti una causa suftìciente.

Vili.

Ritornando quindi al punto di j^artiMiza , per


conto mio mi si presenta sempre più chiara ed evi-
dente l'idea che i medaglioni, per (juanto talvolta
servissero ad uso di doni imperiali o del senato, per
quanto alcuni, come talune monete, fossero ecce-
zionalmente, per mezzo di un cerchio decorativo, ri-
dotti a servire da medaglia, nella loro totalità non
sono che multipli della moneta corrente ed ebbero effet-
tivamente corso di moneta essi stessi.
L'illustre Presidente della Società Numismatica di
Londra è proclive ad ammettere la teoria per un certo
numero di medaglioni, anzi per la maggior parte, l'am-
mette senza restrizione per c|uelli senatorii di Trajano
Decio, l'ammette pure per quelli del basso impero ;
il passo è breve ad ammetterla per tutti, e almeno
avremo una regola generale certamente piij consen-
FRANCESCO GNECCHI

322

tanca al concetto che razionalmente pare dovesse


guidare gli antichi romani nella loro monetazione.
Milano, Giugno i8g6.
FrAN'CESCO G.NECCHI.

Poscritto. — La memoria qui sopra era già composta,


quando mi arrivò la Rcvuc Nniìiisniatique di Parigi con quella
di A. Blanchet : Essais nioitétaircs romaiìis, la quale, pren-
dendo le mosse da un punto di partenza ben differente, ar-
riva al medesimo argomento della destinazione originaria dei
medaglioni.
Mi fa piacere che la questione abbia destato contempo-
raneamente l'interesse dei numismatici di diversi paesi, e
ciò servirà a rendere più stretti i rapporti delle nostre Ri-
viste, accomunandone gli studi. Mi permetta dunque l'egregio
amico e collega Blanchet di riassumere brevemente le sue
idee, facendovi due righe di risposta.
Il chiaro numismatico parigino, non credendo che la
nuova teoria sui medaglioni, per quanto seducente, possa
essere ammessa come spiegazione generale, ne propone una
nuova, almeno per un certo numero.
Dall'esistenza di alcune prove in piombo, in bronzo o
in argento di monete o medaglioni in argento o in oro, vor-
rebbe dedurre che parecchi dei pezzi giudicati medaglioni,
- e precisamente medaglioni senatorii — non fossero che
prove di zecca. Io non voglio certo negare l'esistenza di
antiche prove di zecca, ed anzi ne ho descritto una nel mio
ultimo appunto (N. XXXVIII), un pezzo in argento di Sa-
lonino che indubbiamente è la prova di un aureo; ma non
ini riesce facile il persuadermi come dall'ammettere tali prove,
venga la conseguenza che l' autore vorrebbe dedurre. Il
Sig. Blanchet scrive: " Je crois que les désignations empi-
" riques de Cohen Petit ìiiédaillon oh inoyen broiize ; nié-
" daillon ou grand broiize ; grand bronze frappé sur pian de
" médaillon, etc. récemment critiquées „ — e io so bene chi
" le ha criticate — " sont en bien des cas plus près de la
" vérité que les théories savantes. Beaucoup de pièces ap-
" pelées Médaillons sont certainement des essais de mon-
" naies, car elles sont frappées avec des coins semblables,
APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 323

" pour les types, à ceux qui ont servi pour Ics espèces
" courantcs. Cela est en contradiction avec le caractère
" du médaiiion qu'on a considéré cornine le plus Constant ,
" c'est à dire la supériorité du travaii et tiu relief. „
E fa sej^uire queste osservazioni da una serie di pezzi,
buona parte dei quali io avevo collocati fra i medaglioni se-
natorii e gli altri avrei pure C(jllocati nella medesima serie,
se fossero stati a mia conoscenza, c|uando scrissi la memoria
sui medaglione senatorio. II Sig. Blanchet, mi pare non abbia
tenuto conto della difleren/a che corre fra il medaglione
imperatorio e il senatorio. Sta bene ajiplicare al primo le
osservazioni da lui messe innanzi, circa il la\'oro e il rilievo;
questa è una delle principali caratteristiche del medagli(ìne
imperatorio; ma per contro la caratteristica del medaglione
senatorio è quella di non oflrire altra differenza colla mo-
neta semplice che il maggiore spessore.
Meno pochissime eccezioni, di cui tenni nota nella me-
moria sopra citata, i multipli senatorii, siano cjuesti sesterzi,
dupondi , assi o anche frazioni dell'asse — perchè ab-
biamo anche dei .semis e dei (|uadranti battuti su disco di
peso multiplo, come parecchi ne cita il Sig. HIanchet nella
sua lista — sono sempre battuti coi nu'desimi conii della
moneta comune, precisamente come i jjezzi forti Ipiifurts)
medioevali sono prodotti coi conii dei testoni, dei ducati o
d'altre monete .semplici e la maggiore grossezza del tondino
e del peso conseguente ne costituisce la sola differenza.
V'olendo quindi togliere dalla serie dei medaglioni se-
natorii quelli che sono battuti coi conii della moneta co-
mune, per formare una serie di prm'e di zecca, bisognerebbe
toglierli tutti addirittura, meno le j^ochissime eccezioni ac-
cen ate, e allora meglio vale generalizzare la questione e
porla in questi termini: I |)ezzi senatorii di peso multiplo
sono veri multipli di moneta ossia medaglioni, oppure sonf)
prove di zecca? Ciascuno dei due su|)posti può certamente
avere dei sostenitori; quanto a me pero mi fermo volontieri
al primo, a favore del c|ualc vedo due ragioni che mi sem-
brano forti. In primo luogo , se si capisce e si spiega la
prova di zecca fatta in metallo diverso e di minor valore, in
bronzo o in piombo per monete d' oro e d' argento, in ar-
324 F. GNECCHI - APPr.NTI DI NUMISMATICA ROMANA

gento per monete d'oro, non mi saprei spiegare queste prove


in bronzo per monete di bronzo e meno ancora vedrei la
ragione perchè queste prove dovessero avere un peso assai
più forte di quello delle vere monete. E in secondo luogo
r argomento della conservazione può essere qui nuovamente
invocato. La media conservazione di quelli che io chiamo
medaglioni o multipli e che il sig. Blanchet vorrebbe prove
di zecca, non è punto superiore a quella delle monete cor-
renti. Io non conosco un solo di tali pezzi che non dimostri
d'essere stato piìi o meno lungamente in circolazione. Se
fossero prove di zecca , dovrebbero presentarsi, come le
medaglie, ben altrimenti.... a meno che questi pezzi siano
poi caduti abusivamente nella circolazione, ciò che potrebbe
anche essere ammissibile.
Il Sig. Blanchet si appoggia assai , pel .sostegno della
sua teoria, al doppio dupondio di Nerone dal rovescio
SECVRITAS, il quale, essendo battuto col conio del dupondio
portante la sigla II, sembra una flagrante contraddizione,
e conclude che per un multiplo sarebbe stato piij naturale
prendere il sesterzio.
Il fatto è certamente cin-ioso , e una spiegazione rigo-
rosa ne sarebbe difficile ; ma esempì di pezzi multipli fatti
coi coni di monete divisionarie ne abbiamo parecchi anche
nel medio-evo, e basterà citare il doppio mezzo scudo di
Filippo II per Milano e l'altro di Parma col rovescio delle
tre Grazie. Invece di fare un doppio mezzo scudo, non sa-
rebbe stato più semplice e più naturale coniare uno scudo?
Riassumendo dunque , ammessa pure senza difficoltà
l'esistenza di antiche prove di zecca , non mi so veramente
per ora indurre a considerare come tali quei pezzi che più
giustamente mi sembrano classificati per medaglioni o mul-
tipH senatori.
Santa Caterina, 20 Luglio iSc)6.
F. G.
MONETE ITALIANE INEDITE
DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI

V.

Sarebbe stato mio desiderio di pubblicare le


monete inedite della mia raccolta e le varietà più
importanti di quelle già note i)er gru|i]")i regionali,
come sono disposte nel mio medagliere. C(3sì il primo
fascicolo avrebbe dovuto occuparsi della serie ricca
e variata dei Reali di Savoia e delle molte piccole
zecche del Piemonte.
Varie ragioni me lo hanno impedito e, prima
di tutte, quella che non mi erancj note, quando dav;;
principio al mio lavoro, molte ()|)ere numismatiche
pubblicate al di là delle Al|)i dopo che la Savoia
fu staccata dagli stati della gloriosa dinastìa che
ne prese il nome, opere non tutte facili a ritrovarsi.
Un esame accurato di c|uesti lavoi-i, fatti nei luoghi
ove le antiche monete savoiarde ebbero pii^i lungo
corso e dove si scoprirlo i)iù facilmente, mi dimostrò
che alcuni pezzi, da me creduti inediti, erano già de-
scritti edisegnati ; mentre |)er accontentare la nobile
curiosità dei lettori della Riz'isht, mi rimanevano
invece altri pezzi del tutto nuovi e taluna di c|uelle
varietà e di quei segni, che hanno interesse per gli
studiosi solo quando la materia è piij conosciuta e
lo studio maggiormente progredito.
NICOLO PAPADOPOLI

326

REALI DI SAVOIA.

Riprodurrò per prima una moneta di Amedeo IV


(1233-1253), la quale si distingue da quelle coniate
dai suoi predecessori per il peso e per l'assenza
dei bisanti, che si vedono su pressoché tutti i nummi
degli antichi Conti di Savoja.

I. — Argento peso grammi 1,77.

jy — Croce patente, attorno, + AM'*COM€S fra due cerchi


di perline.
1> — Stella , o fiore a sei petali, attorno, + SABAVD ' l€
fra due cerchi di perline.

In un importante lavoro pubblicato dalla Revue


snisse de iiniìiisiìiatiqiie il Dott. A. Ladé (') descrive
altre tre varietà di questo pezzo, il cui peso oscilla
fra grammi 1,24 ed 1,48, mentre il mio arriva a
grammi 1,75.
Senza fermarmi alle varie ipotesi con cui si
può spiegare una novità di tanta importanza , e
lasciando la cura di risolvere la difficile quistione
della monetazione savoiarda in questo periodo a chi
si occuperà di riunire tutti gli elementi comparsi

(i) Ladé Dott. A., Contributinii à lei nitiìiisìtiatique des Comles de


Savoie. — Revue suisse de ìtiimismatiqiie. Année IV, pag. 120-123, "• i^i
12 e 13.
MONETE ITALIANE INEDITE DKLLA RACCOLTA PAPADOPOLI 327

dopo la morte di D. Promis per fare opera completa


e perfetta, osserverò soltanto che non si tratta di
un fatto isolato, perchè anche fra i pochi denari di
Pietro li trovati a Paladru di tipo uguale a questo
di Amedeo ve ne sono che arrivano al peso di
grammi 1,70.

2. - Mistura, grammi 1,27.


y — Nel campo grande a s^-otico accompagnato da quattro
anelli che hanno un piccolo punto nel centro, attorno,
+ M€D€VS : COMES tra due cerchi periati.
ìj> — Scudo di Savoia accompagnato da tre anelli e. s.
+ D€ : SABAVDI6 fra due cerchi periati.

Nel rendere C(jnt(j di un testjrctto sco[)ert() in


Savoia nel 1891 il l)(jtt. Lacir (•') attribuisce un /Wr/t' si-
mile al mio, atl .biicdco 111 (13H3-1391) e lo crede
coniato in Avigliana da Giovanni Rc/zctto a tenore
di una delle due ordinanze del 1391. 11 mio esem-
plare ha una crocetta che divide l'i^cri/ione del ro-
vescio, mentre in (|ucll() illustralo dal dotto svizzero
si vede allo stesso pijsto un cajjriohj con sotto un
punto A.
Forse tale piccola \arictà non meritava l'oiKjre
di un disegno, ma ho creduto di far piacere ai rac-
coglitori italiani riproducendo (juesto e pochi altri
pezzi che si tr(jvano soltanto in lavori stampati al-
l'estero.

(2) I.ADÉ iJott. A., Un trcsnr de iiinititaies dii »ioveit-(ìge. — Reviie


Suisse de Xuiiiismatique. Annéc I, 1891, pag. 25, tav. IX n. 3.
328 NICOLÒ PAPADOPOLI

Uno scritto assai utile per gli studiosi ed i rac-


coglitori ècomparso nell'ultimo fascicolo dell'anno
1895 della Reviie sitissc de numismatiqiie. In esso
il Signor A. Raugé van Gennep ha riunito tutte le
varietà conosciute delle monete di Amedeo Vili di
un valore inferiore al grosso coi segni monetari ed
altri più minuti particolari. Ma da siffatto genere di
]3ubblicazioni non va disgiunto il pericolo che osser-
vandosi molte nuove diversità, in breve il lavoro sia
da rifare.
Riporterò alcune modestissime varietà di mo-
nete di Amedeo Vili (1391-1439), tre delle quali co-
niate prima che egli assumesse il titolo di Duca.

3. — Argento, peso grammi i,8i.


ÌB" — In una corona formata da sei lacci d' amore sepa-
rati da doppie foglie lo scudo di Savoia inclinato co-
perto da elmo e cimiero che taglia la corona e la leg-
genda AM6D6VS • DeiG-RACIA ? COM€S in due cerchi
periati.
9»' — Croce di S. Maurizio accantonata da quattro mar-
gherite a sei foglie in un doppio contorno formato da
quattro semicerchi e quattro angoli alternativamente riu-
niti ed accompagnati da otto anellini + SABAVDI6 *
INITALIA • MARChlO fra due cerchi periati.

In cjuesto mezzo grosso del primo tipo, battuto


in Avigliana secondo l'ordinanza 23 gennaio 1392,
le varie parole della leggenda sono divise da un
fiore a cinque petali e da un anellino posti uno sul-
l'altro, mentre invece in quello pubblicato da Ladé '3)
al n. 53 e riportato al n. 5 da Raugé van Gennep
fra SABAVDIE ed INITALIA vi è sotto il fiore una riu-
nione di tre palline in forma di trifoglio, che proba-

ia) Ladé, Op. citata. R. S. de N., 1894, p. 162-163, "• 53-


MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 329

bilmente è un segno di zecchiere o un distintivo di


emissione.

4. — Mistura, peso grammi 1,78.


ly — Scudo di Savoia in doppio contorno quadrilobato
accompagnato da quattro crocette + AW6D6VS ;,' CO :;
SÀBAVD ;; DVX fra due cerchi periati.
If( — Croce scorciata (alaisée) in un doppio contorno
quadrilobato con le punte interne ornate di trifoglio ed
esternamente accompagnato da quattro crocette + ChAB' "
IN :; VTAL X WAR „ PRI fra due cerchi di perline.

Questa moneta pubblicata da l^romis come un


obolo bianco di Amedeo VI ' ♦) fu restituita con buone
ragioni ad Amedeo Vili da Kal)ut '5), ed è il terzo
tipo del mezzo grosso di mistura coniato verso il 1405,
che Ladé i^i propone di chiamare chablaisien perche-
porta il tit(jlo del Ciablese. Rauge van Geniiep ne
descrive 6 varietà; il mio esem[)lare è simile al n. 3,
gli M sono rovesci come (juelii, ma invece gli S sono
regolari. Tanto il n. 3 del Gennep che il mio hanno
VTALIA per ITALIA.

5. — Mistura, peso grammi 1,07 (l'esemplare manca di un piccolo pezzo


di metallo).
^ — FERT in caratteri gotici minuscoli in un contorno
doppio quadrilobato con punti agli angoli di congiun-
zione + ® AM€D :; CO AVDI€ :] fra due cerchi di
perline.
ijl — Nel campo Croce scorciata + ® I...LIA " MRChlO
fra due cerchi di perline.

(4) Promis D., Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841, p. 59,
tav. Ili, n. 3.
(5) Rabut F., Notice sur quelqties moititaies de Savoie inédites. Cham-
béry 1849, pag. 18 e Troisietne notice, etc, ivi 1856, pag. 5 e 9, tav. I, 11. 3.
(6; Ladé, Op. cit. R. S. de N., 1894, 165-167, n. 57.
NICOLO PAPADOPOLl

330

Questo quarto di grosso del terzo tipo, coniato


in Avigliana secondo le ordinanze del 1395, 1399,
1403, manca nell'elenco di Raugé van Gennep, il
quale cita due esemplari ai nn. 6 e 7 che hanno, la
rosa a cinque petali alla fine della leggenda del ro-
vescio, mentre il mio ha la stessa rosa al principio
delle leggende tanto al diritto che al rovescio. La
rosa è il segno di Giovanni Benvenuti Maestro ad
Ivrea.

6. — Argento, peso grammi 1,26.


J^ — Scudo di Savoia inclinato con elmo e cimiero che
taglia l'iscrizione, accostato da due lacci d'amore, ■• AM€
D€VSC DVXiSAB' fra due cerchi di perline.
]^ — Croce di S. Maurizio accantonata da quattro mar-
gherite + INITALIA :; MARChlO fra due cerchi di perline.

Mezzo grosso di argento di Amedeo Vili col


titolo di Duca secondo le ordinanze del febbraio
1420. Di esso Raugé van Gennep riporta due va-
rietà, che hanno per distintivo la stella ed il trifoglio,
questo ha la luna crescente, segno di Gio. Picoz
Maestro a Nyon.

7. — Mistura, peso grammi 0,94.


& — Grande a gotico accompagnato da quattro anellini;
la sbarra doppia dell'S lascia vedere il punto centrale
della moneta: ....MdDSVS ° D.... fra due cerchi di perline.
^f — Scudo di Savoia accompagnato da tre anellini + SA
BAVDIS * ° fra due cerchi di perline.

Non è nuovo questo forte pubblicato per la


prima volta da Promis, Tav. VI, n. i8, di cui altre
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI

varietà furono descritte da Perrin (/) e da Ladc^sj;


ma ho voluto darne il disegno, perchè la forma
dell' A è differente da quelle che si vedono nelle ta-
vole delle opere numismatiche. La stella a 6 punte è 331
il segno di Giovanni de Masio di Asti maestro nella
zecca di Chambery.
Col nome del duca Ludovico (1440-1465) s'incon-
trano minori diversità di tipi che nel lungo regno
di Amedeo Vili. \''i è però uguale abbondanza di
piccole varietà nelle lettere, nei punti e nei segni.
8. — Argento, peso grammi 1,52.
f& — Scudo di Savoia inclinato coH'clino e il cimiero che
divide l'iscrizione: LVDOVIC C D' SABAV, fra due cerchi
di perline.
91 — Croce di S. Maurizio in un doppio contorno qua-
drilobato con 4 crocette al punto ove si riuniscono le
estremità dei quattro lobi + PRINCEPS : IMP€RII : ET, fra
due cerchi di perline.

Il crescente era il segno della zecca di Nyon al


tempo in cui aveva per maestro Giovanni Picoz di
Avigliana.

9- — Argento, peso grammi i,.}4.


t& — Scudo di Savoia inclinato coperto dall'elmo e cimiero
visti di fronte colle ali aperte e fra le ali il nodo o laccio
d'amore ■ LVDOVIC' ' D ' SABAV fra (\\.\c cerchi di perline.
91 — Come al n. 7 + PRINCEPS : IMPERII : ETC

(7) Perrin, Cat. Chambny, n. 96 e 97. Cai. Aniiecy, 53 e 54.


(8) Ladé, Op. cit. R. S. de A'., 1891, n. 45, 46, 48 e 54.
332 NICOLÒ PAPADOPOLI

Questo mezzo grosso differisce dal precedente


per l'elmo ed il cimiero visti di fronte, invece che
di tre quarti come negli esemplari che si trovano
più comunemente : non è nuovo e nemmeno inedito,
perchè il compianto Umberto Rossi ne pubblicò un
disegno poco ben riuscito nella Gazzetta Numismatica
di Como <9), ma il mio ha fra le ali del cimiero il laccio
d'amore , segno di Stefano Varembon maestro a
Cornavin presso Ginevra, mentre quello pubblicato da
Rossi, del quale possiedo pure un esemplare, ha nello
stesso posto una crocetta di S. Maurizio, che egli
attribuisce a Francesco Garin e che credo appar-
tenga piuttosto alla zecca di Borgo di Bressa.
10. — Mistura, peso grammi 0,87.
/ly — Croce di Savoia in un rombo composto di doppie
linee, attorno, fra due cerchi di perline + LVDOVIC "ì*
SABAVC
1^ — FERT in caratteri gotici minuscoli fra due doppie
lince paralclle, attorno, fra due cerchi di perline + PRIN-
C6PS ^ IMP ET

Questo quarto di grosso merita di essere osser-


vato, perchè da ambo i lati ha una crocetta di San
Maurizio, che divide a metà l'iscrizione ; ritengo che
tale segno indichi la zecca di Borgo, che nello stemma
ha la croce di S. Maurizio.
11. — Mistura, peso grammi 3,16.
^ — Stemma di Savoia inclinato con elmo e cimiero che
separa l'iscrizione: LVDOVICVS : DVX * SABAVDI€ ^ PR
fra due cerchi di perline.
1^ — Croce di S. Maurizio , attorno + SANCTVS ^' MO-
RICIVS X DVX < TOBIA fra due cerchi di perline.

Invece del laccio che è disegnato sull'esemplare


(9) Rossi Umberto, Monete inedite del Piemonte. Gazs. Niiinis. Como,
Auno III, 1883, pag. 81 e 84.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 333

citato da Promis a pag. 131, tav. VII, n. 9, nel mio


doppio grosso si vede il sole, segno di Bertino Busca
di Milano maestro a Nyon.
12. — Mistura, peso grammi 0,86.
/©* — Scudo di Savoia accompagnato da tre anellini + LV-
DOVICVS * DVX ■ fra due cerchi di perline.
9 — Grande L gotico accompagnato da quattro anellini
+ SABAVDie * 6T : P' fra due cerchi di perline.
Anche questo patacco ossia forte dilTerisce da
quello di Promis, pag. 131, tav. VII, n. 7 e di Rabut,
deuxième notice, tav. 1, n. 4, per il sole su entrambe le
faccie, che è il segno di Bertino Busca sopranominato.
13. — Oro, peso grammi 3,47.
^ — Busto a destra del principe col capo co|)erto da
beretto + KAROLVS ■ DVX • SABAVDI6 • PRinC • M • fra
due cerchi di perline.
^ — Scudo di .Savoia sormontato da laccio d'amore ed
accostato dalla parola ri: rt il tutto in un contorno
quadrilobato + DhS • MICDI • ADIVTOR 2 • EGO • D6SPICIA
fra due cerchi di perline.
Anche nella raccolta Bottacin di Padova vi è
un esemplare del ducalo <X\ Carlo I cedila testa (1482-
1490) che ha il motto come il mio e non (|Uello che
si legge al n. 7, tav. X di Prcjmis, forse male in-
terpretato ('°) dall'incisore dei disegni.

14. — Argento, peso grammi i,o8.


^ — Scudo di Savoia con elmo e cimiero visto di fronte,

(io) Il versetto 7 del salmo 117 dice: Domimis uiihi aiìjutnr, et ego
dtspiciam inimicos nieos.
NICOLO PAPADOPOLI
334

fra le ali una crocetta, KAROL -D-G-D-S-M-l- IT.. P-


fra due cerchi di perline.
9 — 11 principe in piedi col capo scoperto e la spada
nella mano destra visto di faccia, nel campo D S, attorno
SIT • NONIEN • DI ■ BENEDI..V fra due cerchi di perline.

Questa bella moneta, affatto nuova perchè non


somiglia ad alcun' altra che io conosca della Casa
di Savoia, nò dei paesi vicini, sembra lavorata dalla
stessa mano che incise le monete ordinate nel 1483,
ed è probabilmente il mezzo grosso di quella nuova mo-
netazione, con cui ha comune la forma delle lettere
e dei punti romboidali.

15. — Argento, peso grammi 9,32.


& — Testa del Duca coperta da beretto a destra + PHI
LI-B-TVS • DVX • SABAVDIE • Vili fra due cerchi di perline.
9 — Scudo di Savoia sormontato da un laccio d'amore
ed accostato dalla parola FERI in un contorno quadrilo-
bato + A DNO • FACTVM • EST • ISTVD fra due cerchi di
perline.

Testone degno di attenzione, perchè, al rovescio


invece del motto solito di Filiberto II (1497-1540),
reca quello adoperato dal suo predecessore ; è
quindi probabile che esso sia stato coniato nei primi
anni del suo principato.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 335

16. — Argento, peso grammi 4,67.


,& — Testa del Duca con beretto volta a destra, attorno,
+ PHILIBERTVS DVX-SABAVDIE-VIII in un cerchietto.
^ — Scudo di Savoia con cimic-ro accompagnato da due
lacci d'amore + IN • TE • DNE • CONFIDO • T • CAS fra due
cerchi di perline.

Non vi è differenza essenziale fra il mezzo testone


di cui presento il disegno e quello del Promis n. 5;
ma pure l'aspetto del diritto è alquanto diverso per
la mancanza del cerchio di perline e per essere la
testa del principe di forma e dimensione maggiore.
Nel rovescio si notano le iniziali T-CAS che lo
dimostrano stampato nella officina di Torino dal
maestro G. Cassino.
Non posso lasciare inosservato un grosso ano-
nimo, che da ambo i lati ha l'iscrizione che spetta al
rovescio, mentre manca del nome del principe e del
titolo principale di duca di Savoia.

17. — Mistura, peso grammi 2,62.


^ — Scudo di Savoia accostato da due lacci d'amore
+ PRICEPS S MAR • I • ITALIA • fra due cerchi di perline.
NICOLO PAPADOPOLI

336
1^ — Croce di S. Maurizio in un doppio contorno qua-
drilobato, + PRICEPS % MAR • I • ITALIA • fra due cerchi di
perline.
Ritengo che romissione del nome del Duca di-
penda da un errore dell'incisore e non da altro mo-
tivo; la moneta appartiene certo all'ultimo quarto del
secolo XV, essendovi dei grossi di ugual tipo coi
nomi di Filiberto I, Carlo I, Filippo II, ed anche
di Filiberto IL
Giunti ora ad un' epoca relativamente moderna
e non volendo occuparmi delle più minute partico-
larità, come sono le iniziali dei maestri, le abbrevia-
zioni delle leggende e gli anni di emissione, chiuderò
questa breve serie di monete di Savoia con un /esione
di Carlo II (1502-1554) notevole per la corona che
sovrasta lo scudo, deplorando che la moneta abbia
scivolato sotto la battitura, in modo da rendere im-
perfetto ilritratto del principe.

18. — Argento, peso grammi 9,52.


^ — Busto del Duca con beretto e corazza volto a destra
+ CAROLVS - Il - DVX -SABAVDIE - IX fra due cerchi di
perline.
P — Scudo di Savoia sormontato da corona aperta con
sette palle + NIL - DE -EST - TIMENTIB - DEV fra due
cerchi di perline.
337
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI

SAVOIA -A CAIA.

Del ramo di Savoia, che ebbe in retaggio


Piemonte e, per il matrimonio con Isabella di Vil-il
leardouin, prese il titolo di Acaia e di Morea, tenendo
aperte le zecche di Torino e di Pinerolo, possedo
due monete inedite, un forte di Amedeo (1367-1402)
ed un obolo anonimo, ma che appartiene allo stesso
tempo.

I. — Mistura, peso grammi 0,77.


^ — Nel campo grande n j^otico accompagnato da due
trifogli ai lati e da due anellini l'uno sopra e l'altro sotto
dell'A, attorno X -^ ANED...S =n tra due cerchi di perline.
91 — Croce ancorata accantonata da 4 anellini e quattro
punti in forma di raggi Xv D'- SABAVD' ■ fra due cerchi
di perline.

2. — Mistura, peso grammi 0,77.


^ — Scudo di Savoia-Acaia accompagnato da tre anellini
X PRINC6PS, in un circoletto.
P — Stella o fiore a sei petali romboidali X -, ACHAI€ ;;
in un cerchietto.

Nelle due monete di cui ho presentato il disegno


si osservano, al posto ove solitamente si trova la
crocetta che divide il principio dalla fine della leg-
338 NICOLÒ PAPADOPOLI

genda, due oggetti posti in croce nel modo che gli


italiani chiamano di S. Andrea o decussati ed i fran-
cesi en sautoir. Questi oggetti potrebbero essere
due cucchiai, due remi, ovvero una tenaglia aperta
od altro ancora, e lo stesso Promis 'i'» aveva notato
tale segno, che egli chiama semplicemente croce di
S. Andrea, sulle monete di Amedeo principe di Acaia,
a cui si devono attribuire questi due pezzi.
Uguale segno si osserva in alcune monete di
Amedeo Vili, fabbricate prima che assumesse il ti-
tolo di duca di Savoia, e fu oggetto di discussione,
specialmente fra i numismatici d'oltre alpe, per cono-
scere a quale maestro potesse essere attribuito. Senza
entrare nel merito della questione, credo utile di ri-
chiamare l'attenzione degli studiosi sul fatto che Io
stesso segno fu usato anche in Piemonte, tenendo
conto che due zecchieri distinti possono avere ado-
perato lo stesso segno in paesi diversi, e che nelle
monete di Amedeo Vili di Savoia esso è posto
sempre chiaramente come marca di zecca, mentre
in quella di Amedeo di Acaia talvolta sostituisce la
crocetta, come ho detto pocanzi, e talvolta invece è
posto in principio , a mezzo , od in fine della leg-
genda, come si conviene al contrassegno di un maestro
di zecca.

MESSERANO E CREVACUORE.

Le piccole zecche del Piemonte interessano lo


studioso e dilettano il raccoglitore, perchè l'indole
loro le rende feconde di sorprese e di novità. I

(II) Promis, Op. cit. Voi. I, p. 368.


MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAIADOPL'LI 339

feudatari grandi e piccini che le tenevano aperte non


possedevano un territorio abbastanza esteso per avere
monetazione indipendente e cercavano nella zecca
una risorsa finanziaria, imitando le monete degli stati
vicini ed anche lontani, cambiando spesso di tipi e
di sistemi, per meglio diflbndere i loro prodotti e de-
ludere la vigilanza degli interessati. Comincierò dallo
stato piij settentrionale posseduto prima dai Fieschi,
poi dai Ferrerò i quali divenuti padroni di Messerano
e Crevacuore per l'adozione di Filiberto Ferrerò, fatta
da Lodovico 11, aggiunsero al proprio il cognome di
Fieschi.

I. — Argento, peso grammi ^,34.


& — Scudo vuoto inclinato coperto da elmo con svolazzi
corona e cimiero che taglia l'iscrizione MONETA • NOV
A • CREPACO • fra due cerchi di perline.
IJ - Santo corazzato a cavallo che cammina a destra,
nella mano destra del santo una bandiera colla croce
S A..TVS • TEONETVS • MAR •

2. — Argento, peso grammi 4,73.


^ — Simile al n. i MONETA NO VA • MESERANI
9 — Simile al n. I S ANCTVS • TEONESTVS :
.Nicol, O l'AI'AlKJPDl.l

340

Questi due Cornabò anonimi da 5 grossi sono


perfettamente uguali, tranne le iscrizioni, a quelli che
portano i nomi di Lodovico 11 e Pietro Luca II, e
si devono quindi ritenere contemporanei od almeno
di un'epoca assai vicina, lo credo che i signori di
Messerano e Crevacuore abbiano iniziata la loro fab-
bricazione con tali monete, che tacevano il nome dei
feudatari, e mi sembra anzi di riconoscere in esse i
pezzi da soldi otto delle tariffe parmigiane 14 agosto
e 22 Ottobre J5r9 citate da Zanetti C'^) e da Promis ''3),
come lo scud(j d'oro ivi nominato deve certamente
essere quello esistente a Parigi nel Cabinet des mé-
dailles descritto da Morel-Fatio ('4), non restando in
tal modo da ritrovare che il testone chiamato nella
più antica tariffa grossone da soldi 17.

3. — Mistura, peso grammi 2,97.

^ — Scudo col capo segnato con tratti che s'incrociano,


sopra lo scudo arjuila bicipite coronata colle ali abbassate
MONETA: FLISC: LAVA: CO: M: D fra due cerchi periati.
9> — Croce filettata e bipartita accantonata da quattro
fiori di Giglio clic jjartono da im cerchio che racchiude il
tutto: + SVB : TVVM es PRESIDIVM: fra due cerchi periati.

(12) Zanetti G. A., Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia.


Bologna, 1775-89. Tomo V, pag. 121-125.
(13) Promis D., Monete delle secche di Messerano e Crevacuore. To-
rino, 1859, pag. 18.
(14) Rcviie de la Xuiitismaliquc Belge, serie V, tomo I. Bruxelles,
1869, pag. 257-258.
MONETK ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA l'APADOl'OLI

Promis illustra un pezzo simile a questo col


nome di Filiberto Ferrerò Fieschi, dimostrando essere
esso una imitazione di monete di Soletta (Solothurn)
come altri analoghi battuti a Casale ed a Desana. 341
In fatti può facilmente confondei'si coi Rollbatzcn
di Soletta e di altre città della Svizzera, da cui il
Piemonte prese il tipo, non solo, ma anche il nome
della moneta. Dovrebbe appartenere all'epoca, in cui
Lodovico e Pietro Luca regnarono assieme, perchè
manca del nome del [)rincipe, sebbene le altre monete
dello stesso tipo sieno di alcuni anni più recenti; ma
conviene osservare che il pezzo che ora presento
sembra di lega migliore e quindi probabilmente i)iù
antico dei suoi simili.
Le monete di Lodovico il (1521-1532) si divi-
dono in due epoche, e cioè (|ULl!e coniate prima del
1528, in cui Lodovico porta in comune col cugino i
titoli della casa Fieschi, e ciucile coniate d(jpo il 1528,
quando cedette i suoi diritti sul feudo di Crevacuore.
Della prima epoca (1521-1528) l'ipcjrtero due pezzi
che si trovano nella mia raccolta.

OJ

— Mistura, peso grammi 4,86.


<£y — Croce patente colle estremità gigliate ;: LVDOVIO
FLISC- - LA ' M ' 7 - C- - DO :: fra due cerchi di perline.
Una aquiletta divide l'iscrizione.
9 — Santo seduto in cattedra C(jn abiti pontificali e capo
scoperto cinto da nimbo, nell'atto di benedire colla destra,
e la palma nella mano sinistra: S -THEONES • T- -MARTR+
NICOLO PAPAIJOPOLI

342

Questa moneta fu pubblicata da Promis ('5) traen-


dola da un disegno , senza conoscerne il peso per
cui la giudicò un rolabasso. Il mio esemplare suffi-
cientemente conservato mostra col suo peso di va-
lere quattro grossi, e di essere quindi un doppio
rolabasso.

5. — Mistura, peso grammi 2,62.


^ — Aquila bicipite coronata colle ali abbassate e Io
stemma Fieschi in cuore, attorno 4* LVDOVI-C" • FLIS-C- • LA
VANIE- E-C • DO-
^ — Croce patente e gigliata attorno + AVE • CRVX •
SANTA -ET- BENEDICTA-

Rolabasso simile al n. 14, tav. Ili, del Promis,


ma l'iscrizione del diritto indica ch'esso appartiene
alla prima epoca. Differisce da quello descritto dal
Conte Miari ('^), perchè il motto del rovescio comincia
da AVE • CRVX, ecc., e non da SALVE, ecc.
Della seconda epoca {1528-1532).
6. — Argento, peso grammi 9,55.
^ — Busto del principe a destra col capo scoperto + LV-
DOVI^' • FLIS^' • LAVA • MESERANI • DO fra due cerchi
periati.
91 — Santo in cattedra che benedice, attorno • S • THEONES •
T • MARTIRE *ì* sotto piccola aquila colle ali aperte.

(15) Promis, Op. cit., pag. 26, tav. Ili, n. 9.


(16) Gazzetta Numismatica. Anno I, Como 1881, pag. 46.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 343

Questo testone è simile al n. 4, tav. II di Promis;


ma appartiene alla seconda epoca del regno di Lo-
dovico non portando altri titoli che quello di Signore
di Lavania e Messerano.

7. — Argento, peso grammi 3,35.


-B* — Busto del principe con beretto a destra + LV-FLIS-O-
LAVANIE- MESERANI • DO- fra due cerchi di perline.
9 — Santo coi capo scoperto e nimbato su cavallo che
galoppa a destra, colia mano destra il Santo regge una
bandiera colla croce DEVS • FORTITVDO ■ ME A Al prin-
cipio dell'iscrizione un' aquiletta colle ali aperte ed una
crocetta trifogliata.

Questo cavallotto differisce da quello di Promis


n. 13, tav. Ili, solo per la disposizione dell'iscrizione
e l'attitudine del cavallo che invece di andare al
passo si muove con moderato galoppo.

8. — Argento, peso granimi 9,55


^ — Busto dei principe a destra col capo coperto da
beretto + » lV ° FLIS-€- LAVAIE MESERANI CO fra due
cerchi di perline.
344 NICOLO PAPADGPOI.I

Ip — Scudo dei Fieschi inclinato coperto dall'elmo con


lambrecchini, e sopra, l'aquila a due teste senza corona
+ IHS • AVTEM • IRAN • P • MEDI • ILOR • I • fra due cerchi
di perline.

9. — Mistura, peso grammi 3,59.


^ - Come il n. 8 + LVDOVI-C- FLIS-C' " LAVAIE - MESERA»
91 — Come il n. 8 nell'immagine e nell'iscrizione.
Il testone ed il cavallotto di cui ora ho dati i
disegni ricordano assai i testoni di Promis coi nn. 6
e li; ma sono diversi per il conio e per alcune
particolarità, specie nel rovescio.
Non credo accidentale nemmeno questa piccola
varietà, perchè questi due pezzi evidentemente con-
temporanei mi sembrano inferiori nell' intrinseco a
quelli già noti. Li ritengo coniati negli ultimi anni
del regno di Lodovico e mi conferma in questo pen-
siero iltitolo di Conte ch'egli ebbe nel 1506 dal
Pontefice, ma adoperò di rado sulle monete.

10. — Mistura, peso grammi 2,08.

Merita un breve cenno un rolabasso che possedo


simile in tutto a quello disegnato nell'opera del
Promis al n. 14 della tav. Ili, tranne che nell'iscri-
zione del rovescio dove è scritto + SALVE • CRVX ■
SANTA • ET- BENEDICTA invece di AVE • CRVX, etc.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 345

II. — Argento, peso grammi 8,67.


-B* — Aquila colle ali aperte volta a sinistra ® LV ■ FLIS-C' "
LAVANI€ NieSERANI D tra due cerchi di perline.
9 — Santo nimbato in pietii vestito di lungo paludamento
nella mano destra la palma e nella sinistra un libro
•^S'ONeSTVS ■ MARTIR tra due cerchi di perline.

Ecco un lesione di peso insolito, di tipo scono-


sciuto, con un sant(j che non si trova nel marti-
rologio e che pur conviene aggiungere all'elenco di
santi nominati o rappresentati sulle monete italiane
già lungo e che continuamente amncnta. Conviene cer-
care all'estero l'origine di questo pez/o, il quale non è
certamente che la riproduzione di un tipo nordico
fatto con ispirito d'imitaziune meraviglioso allo scopo
di sorprendere la buona fede dei popoli ignoranti.
L'iscrizione del rovescio comincia a sinistra della
testa del santo ed un trifoglio che si vede anche su al-
cuni tirolini anonimi di Crexacuore segna la divisione
della leggenda.
-■•^"'^r'?"}^

12. — Mistura, peso graiiiiiii 3,07.


& — Aquila volta a sinistra colle ali aperti ■& LV ". FLI
SCHVS ;; LAVANI€ : MES ;: fra due cerchi di perline.
NICOLO PAPADOPOLI

346
91 — Croce in uno scudo circondato da un contorno di
sette lobi ® AVG l CRVX l SANCTA ;; €T :; B€N€D fra due
cerchi di perline.

Questa moneta, che pesa un po' meno di un ca-


vallotto, sembra disegnata dalla stessa mano che la-
vorò iltestone precedente, perchè l'aquila e le lettere
hanno lo stesso carattere artistico; ed è l'imitazione
di una batzen di Costanza, eseguita in modo da in-
gannare facilmente chi non sia in sospetto, e non
legga r iscrizione. Ne feci l'acquisto alla vendita Fran-
chini, dove era indicata come inedita col n. 1524.
Di Pietro Luca II (1528-1548) possedo alcune
varietà del testone assai noto pubblicato prima dal
Muratori poi da Promis al n. 6 della tav. IV, che
mi sembrano degne di qualche attenzione.
13. — Argento, peso grammi 9,22.
/©' — Aquila coronata, colle ali aperte, volta a sinistra
P • LVCAS • FLISCV • LAVANIE • CO • M ■ D •
^ — Santo nimbato ed armato colla bandiera nella mano
destra, s'appoggia colla sinistra sulla spada puntata a
terra ^ • SANTVS • TEONESTV • MAR ■
14. — Mistura, peso grammi 8,54.
^ — Come il n. 13 PETRVS • LVCAS • FLISCV • LA • MAR • CO •
P — Come il n. 13 manca la crocetta che divide l'iscri-
zione SANCTVS • THEONESTVS • MR

15. — Mistura, peso grammi 7,46.


^' — Come il n. 13 PETRVS • LVC ■ AS • FLISCV... LA • M • C
9 — Come il n. 14 S • MARTINVS • EPIS PVS
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 347

Queste ed altre varietà di minore importanza


mostrano che la fabbricazione dei testoni era assai
copiosa in quel tempo; ma è da notarsi la differenza
d'intrinseco nei vari pezzi. Per esempio quello che
porta il n. 13 è di buon conio e di buon argento,
gli altri due sono di lavoro meno accurato e di pes-
sima lega. II n. 14 ha le traccie dell'argentatura
superficiale, mentre un solco ed un buco esistenti nel
n. 15 indicano ch'esso è rimasto qualche tempo infisso
sul banco di una bottega, come si usava fare in quel
tempo delle monete false che infestavano la circo-
lazione. Vincenzo Promis ('7>, j)ubblica un testone
di Lodovico II con S. Martino simile al mio per la-
voro e per lega e lo crede una contraffazione del
tempo. Ho anzi il sospetto che tali falsificazioni si
facessero dagli stessi appaltatori della zecca per rifarsi
delle forti somme pagate al signore.

16."— Rame, peso graiiiiiii i,8i.


B' - Testa a destra ...ESSER...
I^ -- Due linee in croce (livicl<in() il campo in c|uattro
quarti dove sono disegnati due leoni rampanti e due
aquile bicipiti.
Nuova contraffazione del quattrino milanese, in
cui si rileva il nome di Messerano ma non quello
de! principe, che però deve essere Paolo Bcsso (1629-
1667) il quale, odiato dai sudditi per la sua tirannia,
ricorse spesso alle falsificazioni per aumentare le
sue risorse finanziarie.

(17) V. Promis, Afflitele Ut cecche ilaliaite iitedile o corvette. Meni. IV,


p. 28, tav. Ili, n. 33.

45
SÌCOIJJ l'Al'ADOPOM

348

]:> ESANA.

Anche della zecca di Desana , feconda pure di


varietà e di imitazioni di monete forestiere possedo
alcuni pezzi nuovi, fra cui due cornabò di Giovanni
Bartolomeo Tizzoni (1529-1533) del tipo solito che
si usava dai Marchesi di Saluzzo, dai Signori di
Messerano e anche a Desana.

— Argento, peso grammi 4,93.


jy — Scudo vuoto inclinato, sopra elmo coronato con
lambrecchini e per cimiero un'aquila nascente pur co-
ronata10
• ■ BART • TICI • DECI • CO • VI • IW fra due cerchi
(Vi i^erline.
Iji' — Santo nimbato con bandiera in mano su di un ca-
vallo che cammina a destra S ANCTVS • ALEXANDER • in
un cerchietto.

^r<^-^^.g

2. — Argento, peso grammi 4,57.


B' — Come il n. i BARI : TICI : CO : DEC : VIC : IMP in
doppio cerchietto, l'esterno periato.
^ — Come il n. i S ANCTVS : ALEX ANDER :
MONETE ITALIANE INEDITE DELIA RACCOLTA rAPADOPOLI
349

Il cornabò già noto di Gio. Bartolomeo, di cui


hanno dato il disegno Cazzerà e Promis, ha lo stesso
santo guerriero a cavallo che l'iscrizione chiama San
Giorgio, mentre qui lo si intitola con molta disinvoltura
S. Alessandro, santo che si trova in altre monete dei
Tizzoni. Reichel ''S), citato da Aloi\l Fatio ('9 , descrive
un cornabò jxjco divei'so dai mici con S. iMessandi'o.

, .l 'Ir-l/.''-/,',,' >. -: !

3. — Oro, peso grammi 3.42.


fiy — Scudo inquartato al i e 4 di un'acjuila colle ali
spiegate, al 2 e 3 di pali ed in cuore uno scudetto con tre
tizzi ardenti, sullo steiuina, corona tìoi-ila, attorno CON
CORDIA • PAR- RES • CRESCV Ira due rer,-lii di perline.
Fji — Aquila bicipite coronata SVB • VMBRA • ALARVM •
TVARVM fra due cerchi di |jerline.

Sebbene manchi del nome- del Conte e di (|uell()


della zecca, questo /ioriìio o (/nrn/o (/'oro e indub-
biamente diAli/omo Mirriti 7/rr(^;// ( i 5C)8- 164 i ) percln'
lo stemma è c|uello che egli u^o mila maggior parte
delle sue monete d'oro e d'ai-gento.
Somiglia assai al n. 29 della memoria W di Vin-
cenzo Promis '^°' e crederei dover.-^i classificai"e tra
i fiorini d'(ìro d'Alemagna iiDminati nei l'cgistri della
guardia pubblicati da 1). Promis ^^'i.

(18) Rek iiKL, Milii'^iiiniiihiiii;. IX, 2292.


(iQ) MoREL Fatio, Moiiuaiis iiirciUes ili' Dcsaiia, Friìico et Pascei nìin
{R. N. Frane, 1895), pag- '8.
(20) Promis Vincenzo, Monde di zfcche italiane inedile o corrette.
Memoria IV. Torino, 1882, pag. 25 e 26.
(21J F^ROMis D., Monete della zecca di Desana. Turino, 1863, \tn<i 47 e (8.
350 NICOLÒ PAI'ADOPOLI

4. — Mistura, peso grammi 24,37.


jy — Busto del Conte giovane corazzato e colla mano
sull'impugnatura della spada ANT • MAR • TIT • COM • DEC •
PRO • IMRE-
P — Stemma inquartato con corona come al n. 3 CE
SARIE • MAIESTATIS • ROMANOROM • IMPERI »

Non ho riprodotto il disegno di questo Tallero


che è in tutto simile a quello dato da Promis al n. 30
della tav. Vili tranne che nell'iscrizione del diritto.
Nel Catalogo Welzl di Wellenhein, tomo II, parte I,
n. 26 [3 vi e un tallero colle stesse iscrizioni del
mio; ma nella descrizione del ritratto del principe
esso tiene nella mano destra lo scettro, mentre la
sinistra si appoggia all'impugnatura della spada:
Morel-Fatio (^^), ricordando la varietà del Welzl, teme
che il disegno di Fromis, tolto da una tariffa di An-
versa, sia inesatto ; ma io possedo anche il tallero
n. 30 che Promis non aveva veduto' e che è perfetta-
mente uguale al disegnato fuorché nell' indicazione
del valore F 6 che si trova nel poco campo lasciato
libero fra lo stemma e l' iscrizione del rovescio. Si
può credere che in una zecca del genere di quella di
Desana il rovescio nel n. 30 sia stato adoperato anche
assieme al diritto del n. 6, che è poi meglio ripro-
dotto da Morel-Fatio, tav. Ili, n. 30. La differenza
più importante fra i due pezzi che tengo nel mio
medagliere sta nell'intrinseco, perchè quello con F6,
che è uguale al n. 30 di Promis^ è di buon argento,
mentre quello di cui ho dato prima la descrizione è
di lega pessima argentato.

(22) Morel-Fatio, Op. cit., pag. 46.


MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI

351

W
W k W&
^ tr^l

5. — Mistura, peso granimi 8,54.


i& — Busto di santo vescovo a destra colla mitra ornata di
un rosone, nella mano destra tiene un trapano tì5 SANTVS
® LÉONARD @ fra due cerchi di perline.
9 — Stemma coi tizzi, sul quale un'aquila bicipite coronata
colle ali aperte MON • NOVA • DECIAN>E, nel campo 16.. .6.

Ho creduto di far cosa buona riproducendo il


disegno esatto di tale moneta che esiste nel mio
medagliere; mentre Morel-Fatio '-'^i* l'aNcva tolta da
un cattivo disegiKj dell' 1 lotVmann Aluntzschltìssel.
E una imitazione di un dickeii di Lucerna che ha
per patrono S. Leodegario.

6. — Mistura, peso grammi 5,35.


/C —Leone rampante + MONETA • NOVA o ARGENTEA • D •
T • D tra due cerchi di perline.
9 — La B. Vergine ccjI bambino in braccio, coronata e
collo scettro in mezzo a raggi fiammeggianti SANCTA o
MAR lAoVIR&OSfra due cerchi di perline.

(23) Morel-Fatio, Op. cit., pag. 43, Tav. IV, n. 34.


352 NICOLÒ PAPADOPOLI

Questa moneta di argento inferiore è imitazione


di un pezzo annovercse colla B. V. assai popolare
in Germania ed appartiene senza dubbio alla zecca
di Desana ed al tempo del Conte Antonio Maria
perchè le lettere devono interpretarsi anche qui come
in altri simili casi Domìni Ticii Dcsanac.

7. — Rame, peso grammi 2,11.


/B' — Testa a destra con collare ...lOS ■ TICON...
9* — Une linee dividono il campo in quattro parti, i. Aquila
coronata. 2. Tizzi ardenti posti in fascie. 3. Leone rampante.
4. Aquila coronata, attorno, ...SANA....I....

8. — Rame, peso grammi 1,88.


^ — Busto del principe corazzato con capelli luno^hi, at-
torno, ...Il • TI • C • D • S
9 — Croce ornata ....C • MEDIO....

Imitazioni di quattrini milanesi coi quali Carlo


Giuseppe Tizzoni {1641- i6-j6) cercava di sorprendere
la buona fede dei popoli lombardi, facendosi ritrarre
col tipo e col vestito del re di Spagna e disponendo
le lettere dei suoi titoli e feudi in modo da ingan-
nare gli inesperti.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA l'APADOPOLI
353

A STI.

,.<^?r?C>

I. — Mistura, peso gr. i,i6.


jy — Croce patente + MARChO MONTISF fra due
cerchi eli perline.
^ — Testa nimbata colla barba + SANCII SECONDI

D. Promis descrive due monete simili a questa


colla testa di San SeC(jiul() protettcjre di Asti, e
perciò coniate in (|uella citta durante la signoria dei
Marchesi di Monferrato (1356-13771. L'illustre autore,
mancando di documenti e di dati precisi, esita a di-
chiararsi sul valore e ciiundi sul nome da dare a tali
pezzi, però nella monografìa sulla zecca di Asti in-
clina a credere il [)rim(j '-i' un uuzzo grosso, mentre
pubblicando
lo chiama unil seconchj colle lC\idtntemente
bianchetto. monete dei Paleologi '^^5)
sono ima
stessa cosa ed hanno lo stesso valoi"e tanto i due
esemplari del Promis f|uanto il mio, che non ha altra
differenza se non la barba sul mento del Santo.
A mi(j avviso sono bianchetti da 12 al grosso
come quelli ai numeri 9, ice 11 della Tavola li
attribuiti da Promis a Teodoro li di Monferrato.

(24) Promis D., Moìielc della zecca iti Asti. Torino , 1853, pag. 2-),
tav. II, n. 3.
(25) Promis D., Monete dei Paleologi, iiiairliesi di Mnnferrato. To-
rino, 1858, pag. 17, tav. 1, II. 7.
354 NICOLO PAPADOPOLI

MONFERRATO.

Delle monete coniate dai Paleologi e dai Gon-


zaga marchesi di Monferrato si occuparono Domenico
Promis <26) gf] ^\iy[ valenti numismatici, ma l'argo-
mento non è ancora esaurito, ed ecco quanto, esa-
minato ilmio medagliere, posso aggiungere al già
noto.

I. — Oro, peso gr. 3,38.


/& — Aquila con le due teste coronate, il volo abbassato
ed in cuore uno stemma partito, il tutto in un doppio
cerchio, di cui l'esterno è periato ^ MONETA - AVRE " M °
MO^FE 7 VI PP' S IMP
9* — Croce ornata e gigliata in doppio cerchio di cui
l'esterno è periato + XPS ° VINCIT C XPS :; REGNAI :; XPS o
IMPERA

Simile in tutto allo scudo (foro di Guglielmo II


ed a quello di Bonifacio II, questo mio esemplare
manca dell'iniziale del principe e del tratteggio che
nel campo superiore completa lo stemma aleramico.
Siccome si tratta di una imitazione dello scudo fran-

(26) Promis D., Monete dei Paleologi, op. cit. — Monete ossidioitali
del Piemonte. Torino, 1836. — Monete inedite del Piemonte. Ivi, 1858.
— Monete di zecche italiane inedite 0 corrette. Memoria III. Ivi, 1871.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA TAPADOPOLI 355

cese del sole, e naturale il pensiero che questo pezzo


anonimo sia il primo tentativo di una emissione, che
non cercava farsi notare, ma anzi desiderava , di
passare inosservata. Devo però avvertire che uno
di siffatti scudi d'oro di Bonifacio che possiedo ha
lo stemma centrale partito, ma senza tratteggio come
questo, percui si deve concludere che lo scudo ano-
nimo deve essere stato coniato nei primi 30 anni del
secolo XVI, durante i principati di Guglielmo e di
Bonifacio senza determinare l'epoca più esattamente.

2. — Mistura, peso gr. 1,20,


^ — Stemma del Monferrato , dalla corona esce un
braccio armato fra due corna di cervo GV • MAR -
' MONTFE
9 — Croce aperta fiorata ed ornata in un doppio cerchio
di cui l'esterno è periato « SVB - TVM - PRESIDIVM -

E. Maggiora Vergano, nell'unico numero com-


parso della Rivissi Niiviismatica Italiana, anno li,
1866 (27)^ descrive quattro monete inedite di Monfer-
rato, ma in causa della sospensione del periodico la
terza tavola, che doveva recarne i disegni non fu
pubblicata.
Trovandomi possessore di una monetina uguale
a quella descritta sotto il n. 2, ed avendo trovato
fra i disegni di Kunz la tavola preparata per la
stampa, credo far cosa utile e grata agli studiosi col

(27) Pag. 132-134.


NICOLO PAPADOPOLI

356
darne il disegno. Il Maggiora Vergano esprime il
parere che tale monetina sia un bianchetto, ma il
peso e la dimensione me la fanno ritenere piuttosto un
quarto di grosso di Guglielmo II Paleologo (1494-1518).

3. — Argento, peso gr. 3,69.


^ — Scudo inquartato al i" e 4" di Monferrato al 2° del-
l'impero, al3" della casa Paleologa e cioè la croce ac-
cantonata da 4 acciarini BONIFAC S • MAR • MONI • FER :
una testina di vescovo in un cerchietto divide l'iscrizione.
IjX — Santo vescovo in cattedra che benedice • SANCTVS •
EVAXIVS • CVSTO....

Benché manchi del solito cavaliere, il peso di


questa moneta ci avverte essere essa un cavallotto,
che all'aspetto sembra di lega alquanto migliore dei
soliti di Bonifacio II (1518-1530) ed ha un'impronta
affatto diversa, certo per non essere confuso con
quelli d'intrinseco piìi scadente.

4. — Argento, peso gr. 10,94.


iy — Busto a sinistra di donna con velo vedovile che le
copre il capo e le spalle : attorno, separato da leggiero
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 357

circolo MAR& • PALE • DV • MAN • MARC • MON • FÉ, una te-


stina di vescovo in un circoletto divide l'iscrizione.
5/ - Testa infantile con capelli ricciuti, volta a sinistra ;
attorno, separato da leggiero circolo FRAN • &ONZ • DVX •
MAN
zione.• MARC • MON • FÉ, il monte Olimpo divide l' iscri-

Questo bellissimo testone e opera squisita di va-


lente artefice probabilmente lo stesso che modellò il
testone di Gian Giorgio col cervo in uno steccato
di vimini. La duchessa è rappresentata in vesti ve-
dovili ed il principe in età infantile, per cui si può
ragionevolmente supporre che la moneta sia stata
coniata poco dopo la morte di Guglielmo Gonzaga,
e quindi nei primi anni del regno di Francesco Gon-
zaga (1540-1550) sotto la tutela della madre Mar-
gherita Paleologa.

5. — Argento, peso gr. 15,39.


/& — Busto del Duca a sinistra con collare, armatura e
la decorazione de! toson d'oro • VIN • DG • DVX • MAN •
•llll ET MON • FER II •
9 — Mazzo di verghe d'oro in un crogiuolo fra le fiamme
DOMINE PROSASTI 1590. Un circolo assai tenue divide
l'impresa
arabeschi. dalla leggenda la quale è interrotta da piccoli

Il diametro e l'aspetto di questa moneta mostra


che è semplicemente una varietà di quella riprodotta
NICOLO PAPADOPOLI

358

nelle Monnaies d'argent, dii Cabinet de S. M., che il


Promis (^^) crede un pezzo di 6 lire; mentre il peso
corrisponde a quello indicato nelle stesse pagine per
la moneta disegnata al n. 20 della tavola li. Avendo
motivo di credere che l'illustre autore non abbia
potuto vedere né pesare effettivamente i due pezzi,
temo egli si sia ingannato e opino che tanto il mio
esemplare come quello del Gabinetto imperiale di
Vienna sicno mezzi scudi da tre lire di Vincenzo I
(1587-1612) Duca di Mantova e di Monferrato.

6. — Argento, peso gr. 22,14.


^ — Stemma grande Gonzaga coronato e col collare
dell'ordine del Redentore, fra lo scudo e la corona il monte
Olimpo col motto FI DES, attorno, separato da un cer-
chiet oFERDINANDVS
• D • & • DVX • MAN • VI •
^f — Croce potenziata accompagnata da quattro crocette
simili in un circolo composto di tre linee , quella di
mezzo periata ® • ET • MONTIS + == FERRATI • IV.

(28) Promis D., Monete di secche italiane inedite o corrette. Me-


moria III, pag. 21-22.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLl 359

7. — Argento, peso gr. 11,28.


ÌB" — Scudo come a! n. 6 in proporzioni minori • PERDI
NANDVS • D • & • DVX MANI • VI •
9 — Croce come il n. 6 in proporzioni minori ® ET •
MONTIS- FERRATI IV

Il padre Ireneo Affò riporta due tariffe, l'una di


Parma '^) 21 marzo 1625, dove si trovano elen-
cati scudi di Mantova, che da una parte hanno una
croce grande e quattro j)iccole, la seconda di Gua-
stalla '30), I febbraio 1640, nella quale è nominato
un tallero detto (ossia di Mantova) dalle 5 * e va-
lutato L. 7,15, mentre i talleri d'Alcmagna e d'altre
buone stampe sono posti a L. 9,16.
Alla prima di tali citazioni G. A. Zanetti ag-
giunge la seguente nota: (2321 " Posseggo questa
" moneta bene conservata e la trovo di peso carati
"118 bolognesi. La sua bontà era di oncie 11 e
" den. I, come ho rilevato dai saggi fatti in quel
" tempo in questa zecca di Bologna. „
Non ostante questo cenncj in un' opera classica
che è consultata da tutti gli studiosi, il tallero e il
mezzo tallero di Ferdinando (1613-1626) sfuggirono
alle ricerche di tutti coloro che si occuparono delle

(29) Della zecca e moneta />armii;iaiia. — G. A. Zanetti , Nuova


raccolta delle monete, op. cit., Tonio V, pag. 151.
(30) Della zecca di Guastalla. Ivi, tomo III, pag. 83.
360 NICOLÒ PAPADOPOLI

zecche di Casale e di Mantova. Mi pare che tah pezzi si


debbono ritenere coniati a Casale, perchè alla stessa
officina sono attribuite tutte le monete colle croci
disegnate a quel modo, che ricorda la pretesa dei
Marchesi di Monferrato sul Regno di Gerusalemme.

PASSERANO.

I. — Rame, peso gr. 0,78.


^ — H coronato ed accostato da tre uccellini fatti a forma
di gigli ...ONETA • EX • COM • R....
^ — Croce colle estremità biforcate (31) attorno, ....INE •
DOM....

Ciò che rende interessante questo quattrino, e lo


distingue da altre imitazioni analoghe dei Radicati
Signori di Passerano, sono gli uccellini disegnati in
modo da adombrare i gigli bensì, ma col beccuccio
aperto in modo da sembrare che escano appena dal
nido per chiamare la madre. Un secolo più tardi le
zecche della casa Doria ricorsero ad un simile ar-
tificio per simulare i gigli di Francia nei Luigini de-
stinati al Levante.

{31) In Francia tale Croce si diceva dello Spirito Santo perchè era
portata dai cavalieri di quell'ordine.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI

361
FRINCO.

I. — Argento, peso gr. 5,02.


^ — Busto di Pontefice con lunga barba a destra • S •
PONTIANVS • PONTMAX.
^ — Leone rampante che tiene un vessillo colle tre maz-
zette poste 2 e I • BONO • DD F • PROTECTOR •

Fra le piccole zecche piemontesi, che si dedica-


vano alla imitazione di monete forestiere, esiste un
intimo legame, per il quale una moneta imitata in una
di esse si trova assai spesso riprodotta nelle altre
colla sola differenza delle iscrizioni. Non è possi-
bile conoscere se fra gli appaltatori esistesse qualche
accordo, certo e che gli intagliatori dei coni sem-
brano gli stessi. Anche il Giulio di tipo bolognese, di
cui ho dato ora il disegno; è una conferma di questa
osservazione fatta da tutti coloro che si occuparono
dei prodotti di siffatte officine. Conosciamo già i giull
di Messcrano coi nomi di Besso P^errcro e di Fran-
cesco Filiberto, e forse un giorno ne vedremo altri
simili usciti dalle zecche vicine; tutti poi della stessa
epoca, e cioè della fine del secolo XVI.
NICOLO PAPADOPOLI
362

2. — Mistura, peso gr. 2,11.


;& — Busto a sinistra S • ALFONSVS • PROT -DDF, sotto il
busto 1554.
9 — Cavalli lanciati a gran corsa a destra + CALCABITVR
• ASPER • PHAS • EQVO

È questa una imitazione affatto nuova e scono-


sciuta di un cavallotto reggiano di Alfonso II d'Este
col solito artificio di far precedere da una S il nome
del principe di cui era riprodotto il ritratto. Il me-
tallo è pessimo, il lavoro trascurato, per cui a prima
vista sembra opera di volgari falsari mentre le pa-
role dell' iscrizione indicano che è uscita da un'offi-
cina famosa per tali disoneste imprese. E pure della
fine del secolo XVI.

SALUZZO.

- Oro, peso gr. 3,37.


^ — Aquila coronata colla testa a sinistra ed in cuore
lo stemma aleramico * • MICHAEL • ANT • MARCHIO •
SALVTIARVM ■ fra due cerchi di perline.
MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOI'OLI 363

9 — Croce ornata e gigliata, attorno fra due cerchi di


perline ^ • CRVX • SANCTA • CRVX • VERA • CRVX • DI •

Ultima moneta che presento ai cultori della nu-


mismatica della regione subalpina è uno scudo d'oro
di Michele Antonio (1504- r528) marchese di Saluzzo,
che differisce dagli altri già noti principalmente per
il motto che circonda la croce del rovescio. Ho cre-
duto conveniente riprodurne il disegno, perchè un
poco meno diligente e finito di quello che si vede
ordinariamente , ma più spigliato e caratteristico, e
perchè manchiamo di buoni disegni delle monete di
Saluzzo.

Nicolò P.\i>auoi'Oli.

47
ANNOTAZIONI
NUMISMATICHE ITALIANE

II.

Ad evitare ripetizioni nel segnare la Collezione


per le monete contenute in questo secondo articolo,
dirò fin d'ora che appartengono tutte a S. A. R. il
Principe di Napoli. Questa splendida Collezione di
Italiane, che ora è sui 14000 pezzi ma che va di
giorno in giorno aumentando, può dare argomento a
molti articoli colle sue inedite, fra le quali ho spigolato
per questo saggio. E qui, per sentimento di ammira-
zione edi gratitudine non voglio tacere, che S. A. R.
ai suoi alti meriti numismatici aggiunge pur quello
della pili generosa ed illimitata liberalità. Mentre
egli potrebbe illustrare degnamente la propria Col-
lezione colla pubblicazione delle inedite, gode in-
vece nel formarne per altri i calchi, che accompagna
colle sue osservazioni sempre argute e sempre esatte,
a facilitare il lavoro altrui. Nobile esempio, che do-
vrebbe esser imitato massime da taluni, che non
amano di far vedere le proprie raccolte, le quali in
tal modo inutili per la scienza, finiscono per diven-
tare dei miti.
GIUSEPPE RUGGERO
366

CASA SAVOIA.

,& - CAROLVS* * DVX » SABAVD I» Figura del


Duca in lunga veste stretta alla vita , con spada nella
destra ; ai lati FÉ RT.
9I - MARCHIO » IN * ITALIA » PRINCEPS Scudo con ci-
miero elambrecchini ; un laccio in alto.
Mistura, peso gr. 2,12. — Conservazione mediocre.

Non è ben visibile quella lettera o segno dopo


il nome del Duca, che parmi lo stesso che trovasi
sul quarto riportato dal Promis al n. io (').
È nuovo ed interessante questo tipo del Duca
Carlo I specialmente pel dritto. Non saprei a quale
delle monete citate nelle Tabelle degli ordini di bat-
titura del Promis, possa convenire; probabilmente non
vi è compresa. Dovendosi ammettere che il peso ori-
ginale debba esser stato molto piìi forte, non vi sono
che due sole monete che gli si avvicinino alquanto:
il da grossi 2 battuto nel 1483, e la parpagliuola del
del 1485. Ma il primo è di argento fino ; il secondo
combinerebbe anche per il titolo, che nella moneta
in discorso si dimostra inferiore ai 400 mil. ; ma pare
difficile che siasi temporaneamente variato il noto
tipo della parpagliuola, colla croce accantonata dai
lacci in quattro archetti.

(i) Monete dei Reali di Savoia. Voi. Tavole in Carlo I.


ANNOIAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 367

^ - + CAROLVS DVX : SABAVDIE : SECONDVS. Busto con


berretto, a destra.
9 - + IN : TE : DOMINE : CONFIDO : C -ù : Scudo accostato
da FÉ RT con corona chiusa superiormente.
Argento, Testone, peso gr. 9,47. — Cons. buona.

È una nuova variante del testone di Carlo II,


distinta specialmente per la foggia del busto e per
la corona chiusa al di sopra. Questa forma la si
vede press'a poco eguale sullo scudo d' oro dello
stesso Duca riportato dal Promis *2). Non saprei a
qual zecca assegnare questo testone, perchè i cenni
intorno alle zecche, segni e sigle del nostro autore,
non potendo contenere tutte le lettere e segni cono-
sciuti in oggi, non ci danno lume nel caso presente.

L O A X O.


<^C^:

jy — MON • NOV ; AAVREA COW • LOD ■ !1 S • R • I • PRI ||


NCEPS ^ il in una cartella (|uadrata con ornati.
^ — .... ITER PARA % TVTVM ® La B. V. col bambino seduta.
Oro, Ongaro, peso gr. 3,285. — Cons. mediocre.

(a) Supplemento pubblicato nel 1866, n. 16.


368 GIUSEPPE RUGGERO

A qual Principe, a quale delle zecche dei Doria


apparterrà quest'ongaro? La risposta non è facile.
Documenti che accennino a questa specie di mo-
neta, ne conosciamo uno solo : la locazione della
zecca di Carrega (3) nella quale è fatta menzione di
monete d'oro, ongari, etc, che si dovevano coniare
dal 1669 in poi. Ma il fatto della restituzione della
intera somma anticipata, che il Duca fece al zec-
chiere tre anni dopo, fa ritenere che quella zecca
non abbia mai funzionalo. Contuttociò, pare proba-
bile che quel contratto non contenesse novità, e che si
volesse fare in Carrega nulla di più di quanto erasi fatto
fino allora nella zecca principale di Loano, dove eransi
coniate monete d'oro e probabilmente anche ongari.
In conclusione, dovendo limitarci a congetture,
dirò che per la specie, per l'impronta, per i titoli usati
e per l'insieme di tutti i caratteri, son convinto che
il presente ongaro spetti al Principe Giov. Andrea II,
e conseguentemente alla zecca di Loano.

F O S D I N O V O.

B" - VENVS * BONIT • VNC • QVINIVE • Busto di donna a d.


51 — (piccolo sole) . RASTRVM > MVCRONES • ET • FALCES •
Scudo dei tre gigli col lambello, accostato da i6-68 con
corona gigliata.
Argento basso, peso gr. 2,02. — Cons. buona.

(3) Olivieri A., Mortele, etc. dei Principi Doria, etc. Genova, 1858, p. 2^.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 369

Ritengo che questo luigino spetti alla zecca di


Fosdinovo, principalmente per il sole che precede
la legg. al rovescio, come nel testone del Marchese
Pasquale, nei luigini colle armi Malaspina ed in altri
colle armi d'Orleans (4). Oltre a ciò, altri caratteri
ne conferman l'attribuzione; come la divisione in due
parti della leggenda del dritto, l'una relativa alla testa,
l'altra al fino della moneta, ed il miscuglio nella stessa
leggenda di punti, stelle e trifogli. Fatti questi che si
verificano, il primo sui luigini col nome della Mar-
chesa e coll'arma d'Orleans : il secondo su molti di
questi ed anche di quelli coll'arme Malaspina.
Dato uno sco|)o molto disonesto, quale era quello
dell'enorme guadagno nel commercio dei luigini pel
Levante, è curiosissima cosa il vedere, quanto studio
mettesse ognuno nel trovar modo di porre in salvo
la propria coscienza. Bisognava per questo, convin-
cere se stesso e gli altri, che i gigli col lambello
degli Orleans non erano già messi h per ingannar
gli orientali, cioè per far hjro ricevere moneta sca-
dente in luogo di buoni luigini Francesi ; ma che si
improntavano quei segni, solamente per raffigurare
delle aquilette, delle alabarde, dei fiori ed altri og-
getti. Vedansi infatti alcuni di quelli dei Doria, quelli
di Lucca, ed altri anonimi non ben studiati, fra i
quali qualcuno di Campi. Ma una moneta come
questa, nella quale il simbolismo avesse raggiunto
più sublimi altezze, non era ancor venuta alla luce.
Lasciando da parte il dritto, la cui testa muliebre
dovrebbe essere una Venere poco bella: il rovescio,
che avrebbe dovuto darci gli attributi della testa del
dritto, vuol rappresentare invece i simboli dell'agri-
coltura, letti a chiare note nell'arme d'Orleans. E

(4) Zanetti, Nuova raccolta delle monete, etc. Voi. V, Tav. XX, ed
E Gnecchi, Appunti (li numismatica, etc. in Rivista Italiana, a. IV, p. 137.
GIUSEPPE RUGGERO

37°
con ciò, ci troviamo ben piia avanti che non eravamo
coi Doria e coi Lucchesi; perchè se quelli spiegavano
i gigli senza accennare al lambello, qui invece ogni
oggetto trova il suo significato. I tre gigli, non sono
gigli: non vedete voi, che ognuno d'essi rappresenta
una punta o di zappa o di vomere tra due falci,
MVCRONES ET FALCES ? Ed il lambello a denti? ma è
un rastrello, RASTRVM, chi ne potrebbe dubitare? E
con questo, rtsum teneatis!
E poiché siamo sull'argomento dei luigini ano-
nimi, dirò qui francamente che le assegnazioni di
questi alle diverse zecche, molte volte sono state
fatte a casaccio o per difetto di critica o per man-
canza di dati. Alla deficienza di questi ultimi ha prov-
veduto in parte il materiale ingente provenuto dal
ripostiglio di Andros. Circa alle assegnazioni gene-
ralmente ammesse per la zecca di Fosdinovo, dichiaro
che fino ad ora non sarei propenso a riconoscere
che le seguenti.
1. Luigino colle legg. HANC ASIAM MERCEM QVERIT — QVIS
DICET LILIA SPINAS • 1667 -, perchè
l'allusione allo stemma della famiglia
è manifesta.
2. „ „ „ IN PVLCRITVDINE VIRTVS- BONITATIS
VNCIARVM QVINQVE 1668, perchè ha il
il sole in principio di legg. al rov.
3. „ „ „ IN PVLCRITVDINE VIRTVS — IN SPINAS
CERVLEA FLORENT • 1668 • , per l'al-
lusione allo stemma , e per analogia
con altri che hanno il titolo della Mar-
chesa collo stesso rovescio di questo.

Rigetto assolutamente il luigino anonimo illu-


strato dal Kunz (s) e dal Rossi U. (^>, che ha le leg-

(5) In Periodico Strozzi. Voi. Ili, pag. 275 e n. 8, tav. X.


(6) In nozze Malaspina Giacobazzi, n. 39 e 13 della tav. II.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 37I

gende PVLCRA VIRTVTIS IMAGO - BONITATIS VNCIARVM


QVINQVE 1668. Questo luigino, ha i gigli di una forma
speciale cioè coll'estremità inferiore biforcata, propria
dei Doria '7). Poi, si distingue per il carattere della
testa, che si stacca completamente dagli altri che
più o meno tentarono di imitar quella di Dombcs;
testa eguale a quella dei nn. ii e 12 del Gnecchi (8),
il quale osserva giustamente, che deve essere un vero
ritratto. Or bene, per me e indubitato, che tutti i
luigini che mi son passati tra le mani con questa
testa, appartengano ai Doria; come vi appartengono
altri che sebbene presentino questa testa d'alquanto
modificata, riuniscono in sé molti caratteri di questi.
I caratteri che mi hanno guidato, e che si ritrovano
sempre uniti in numero non inferiore a due, sono i
seguenti :
1. Il carattere della testa, come sopra ho detto.
2. Una forma speciale dei gigli, colla parte
inferiore biforcata, già accennata.
3. Altra forma speciale in multi, della parte
inferiore dei gigli fatta a triangolo colla punta in
basso. Forma presentata dal n. 9 del Gnecchi, art.
cit., del quale ebbi un calco, e poi ritrovai un esem-
plare e ch'egli attribuisce giustamente a Loano per
la leggenda del dritto.
4. Due cifre arabiche che si trovano sul lui-
gino ora citato, ed in altri.
5. La corona fiorata. E da notarsi che nei
luigini certi dei Doria, non trc^viamo che un solo
caso di corona gigliata, e nel 1666 solamente.
Oltre a questi, sonvene altri meno importanti.

(7) V. Luigino n. 105 del Mantellier, Notice sur la Mannaie de


Trévoux, mal disegnato nel Pocy d'.-\vant, colla Icgg. simvl tvta.ntvr
ET ORNA.NT, rapprcsentato in tutte le principali raccolte.
(8) Appunti di Numism. Itaìiatia, in Riv. II. A. IV, pag. 142-143.
GIUSEPPE RUGGERO

372

come la forma della cifra i in alcuni; le lineette tra


lo stemma e la corona, a denotare la parte poste-
riore di quest' ultima, e la leggenda del dritto più
comune nei Doria; non basterebbero da soli, ma con-
corrono sovente a confermare un primo giudizio. In
tal modo ai Doria verrebbero dati altri 809 luigini
anonimi tra i quali qualche variante ancora inedita.

ZECCA INCERTA.

fB' — ■* REFVLG-ET * VBIQVE • * • Solita testa femminile.


P — • ♦ • PVRITATE ♦ ■ ET • * • CANDORE • * • Esergo, A.
Scudo con tre fiori di gigli, accostato da 16 67, con
corona fiorata.
Arg. basso, peso grammi i,88. — Cons. buona.

Di questo bel luigino, non posso dir altro se


non che è inedito ed è certamente italiano; ma non
ho dati ne indizi per ora, che mi possano suggerire
anche lontanamente l'assegnazione ad una, piuttosto
che ad un'altra oi"ficina. Non e comune la particola-
rità dei fiori in luogo dei soliti gigli araldici. Gli
autori hanno certamente inteso di rappresentare dei
veri gigli, come lo indica la leggenda simbolica re-
lativa, PVRITATE ET CANDORE. Per questo, trova un
riscontro nel luigino distinto colle leggende PARTES
VOLVPTATI - ORIENTALIVM DICAT/E, nn. 5243 del Poey
d' Avant, in del Mantcllier e 44 del Rossi. — Anche
per quest'ultima moneta non ardirei pronunciarmi.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 373

BOLOGNA.

S^ — "PIVS"PA PA-III ' Arme in quattro archetti tri-


plici, disposti elitticamente.
91 — " BONONI A DOCET S. Pietro stante ; ai lati ar-
mena del Card. Orsini e quella della città.
Oro, ducato, peso gr. 3,455- — Cons. buona.

La serie bolognese, rappresentata con poche


monete e con soli 22 Papi fino al 1666 dallo Schiassi:
che acquista poi altri io Papi nello stesso periodo,
raddoppiando quasi le monete dal Cinagli, più la
continuazione fino al 1848: riceve ora una impor-
tantissima aggiunta colla presente moneta di Pio III.
Questo Papa, ntm era fino ad ora rappresentato nu-
mismaticamente che a Roma, con due leggere varianti
di un ducato. A proposito di questa moneta romana,
sarà utile di porre in guardia i collettori contro le
falsificazioni che vanno in giro da alcuni anni. Ne
capitarono alcune in Firenze, ora bene ora male ese-
guite. Una specialmente, era fatta tanto bene da la-
sciarci quasi perplessi sul giudizio, ma si riconobbe
assolutamente falsa per il peso. 11 tondino era molto
sottile, cosicché la moneta, quantunque benissimo con-
servata e non tosata, non raggiungeva neppure i tre
grammi, cosa non compatibile colla zecca romana.
Pare accertato che tali pezzi vengano fabbricati nella
stessa patria dei Piccolomini.
374 GIUSEPPE RUGGERO

Il tipo della presente moneta, è quello già usato


in Bologna prima di Pio III, e che fu continuato
anche dopo di lui unitamente al nuovo tipo col San
Petronio. L'armetta, è quella dell'ultimo legato sotto
il predecessore Alessandro VI, cioè del Cardinale
G. B. Orsini, che si vede sul n. 7 del Cinagli.

PERUGIA.

:& - o®LEO*PP*D ECIMVS*® Arme.


91 - + ® AV&VSTA ^ PERVSIA. Grifo coronato rampante ;
armetta del legato Card. Ciocchi.
Oro, zecchino, peso grammi 3,395. — Bella cons.

Perugia vantava una buona serie papale, perchè


tre Papi, cioè Leone X, Paolo III e GiuHo III, vi
erano rappresentati da diverse monete d'oro. L'ul-
timo tuttavia, non aveva improntato il nome che sulle
monete d'argento, compresovi il bel doppio giulio
edito dal Vitalini (9); ma d'oro non aveva che le
anonime coU'armetta del legato Card. Ciocchi (^°).
La Collezione di S. A. R., che già possedeva
un bel numero di monete perugine, tra le quali un

(9) In Bulleìtino di Camerino. Voi. I, pag. 17.


(io) Vermigligli, Della zecca Perugina, 1816, nn. 58 e 59 e tav. I,
nn. 16 2.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 375

bel scudo d'oro di Paolo 111 colla leggenda LIBERTAS


ECLESIASTICA, ha avuto anche questa prima moneta
d'oro col nome di Leone X. In questa è riprodotto
quasi fedelmente l' impronta del grosso n. 6, tav. II
del Vermiglioli, ma colla giunta dell'armetta.

ROMA.

3' - •+ CALISTVS® ■ PP TERTIVS Arme in quattro


archetti doppi disposti ad disse.
^ - S- PETRVS ■ • S ■ PAVLVS Esergo • ROMA • I due
Santi in piedi.
Oro, zecchino, peso grammi 3,51. — Bellissima cons.

Due erano i tipi del ducato conosciuti di Papa


Calisto III: quello col Santo in piedi, e l'altro della
navicella. Questo coi due Santi, sebbene giù usato
sulle monete d'argento, appare solamente ora per
la prima volta sull'oro.
Nel presente ducato si manifesta una curiosa
anomalia, che il lettore avrà rilevata, la sconcor-
danza cioè tra le forme paleografiche delle due faccio
della moneta. Premetto, che tanto alla prima impres-
sione come ad un attento esame, questa moneta si
dimostra assolutamente genuina ed autentica; anzi,
osserverei che, dato e non concesso fosse opera di
falsario, questi sarebbe artista di tanto valore, da
376 GIUSEPPE RUGGERO

non esser capace di un errore cosi grossolano. La


cosa è spiegabilissima, quando si consideri che il
cambiamento nella forma delle lettere, avvenne pre-
cisamente in quell'epoca. Infatti, le monete romane
di Pio II successore di Calisto, hanno le nuove let-
tere. Questo nuovo ducato, ci apprende per conse-
guenza che prima della fine del brevissimo pontifi-
cato del Borgia, venne intagliato il nuovo rovescio con
lettere moderne: rovescio, che fu posto in opera col
dritto solito. Lo scopo, che era quello di aver due
Santi in luogo di un solo, era raggiunto; quanto
alla sconcordanza paleografica, non eran gente al-
lora da scomporsi per cosi poco, e molti troveranno
che non aveano torto.

Firenze, Luglio i8g6.

Giuseppe Ruggero.
ANNOTAZIONI
NUMISMATICHE GENOVESI

XXX.

DUE NUOVE MONETE.

Se nell'ultima Annotazione del dicembre, ma


pubblicata nell'aprile, la XXIX, io mi dimostrava
poco ottimista circa l'avvenire della nostra Società
Ligure, voglio sperare che i miei egregi colleghi non
avranno male interpretato c[uel sentimento. Allo stesso
modo che siamo tratti ad esagerare il pericolo ed a
lasciarci vincere dal timore per malattia di persona
cara: così e non altrimenti era avvenuto in me per
quella istituzione a noi carissima, dopo la perdita di
quel Belgrano che in ultimo ne era rimasto quasi
unico sostegno. Oggi invece son lieto di poter smen-
tire le mie parole d'allora; la Società Ligure di
Storia Patria dopo aver piegato un momento sotto
il peso di circostanze sfavorevoli, si rialzò in breve
tempo, forte di nuova e robusta vitalità. Ne avrebbe
potuto estinguersi un istituto che contava tanti anni
di operosa vita, dimostrata luminosamente nei suoi
Atti, documenti che gli fanno diritto alla considera-
zione universale. Ed ora noi lo vediamo infatti, sa-
pientemente guidato dal suo dotto presidente, il Mar-
chese Cesare Imperiale di S. Angelo, ad un avvenire
che speriamo degno del suo passato.
378 GIUSEPPE RUGGERO

Essendo così assicurata la continuazione delle


Tavole Genovesi, riserverò per quella non lontana
pubblicazione le mie schede, limitandomi a far co-
noscere quelle sole monete veramente eccezionali per
importanza storica o numismatica, come ho sempre
usato di fare nel passato.

I. - ^' - + : L : C : DVX : lANVEN : XXVII : Castello acco-


stato dalle iniziali L C in 8 archetti doppi , con trifogli
alle punte ed anellini agli angoli; sotto, un grappolo di
punti, come nei grossi dello stesso doge.
^ - +: CONRADVX : REX : ROMANOR : A : Croce patente
in mezzo ad ornati eguali a quelli del dritto.
Oro, Ducato, peso gr. 3,54. — Cons. bellissima. (Coli. Pr. di Napoli).

Fino da quando io mi accingeva alla compila-


zione delle Tavole Genovesi, mi era pervenuta no-
tizia di una simile moneta comparsa una sola volta
in commercio verso il 1885. Fatte le dovute inda-
gini, non mi riuscì di scoprire in quale collezione
avesse trovato il suo posto, e perciò mi vidi co-
stretto a non farne cenno nelle Tavole stesse. Fu
dopo questa pubblicazione, che potei avere final-
mente la prova tanto desiderata della esistenza di
questo ducato, nella descrizione che ne trascrissi dal
registro di conti del primo proprietario; descrizione
che si trova registrata nelle schede destinate per le
aggiunte. Unico inconveniente, sarebbe stato quello
di dover tacere i nomi del possessore e dell'acqui-
rente per riguardi facili a comprendersi, per cui il
lettore avrebbe dovuto starsene alla fede mia: ma ecco
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI

379
che un fortunato avvenimento toglie di mezzo anche
questa difficoltà. S. A. R. il Principe di Napoli, ha
potuto, or non ha guari, arricchire la sua Collezione
di un bellissimo esemplare della moneta in discorso,
che è quello disegnato e descritto qui sopra.
Alla straordinaria importanza del pezzo si ag-
giunge quella storica. Il fatto insolito dello stesso
numero dogale assunto da un Adorno e da un Cam-
pofregoso, era abbastanza ben provato dai ducati
d'oro del primo, e dai grossi in argento del secondo:
ma non è male che a questi documenti si aggiunga
pur
finoraquello dell'aurea moneta di Luigi Campofregoso,
sconosciuta.

2. - ^ - + FRANCIS^- • DEI ■ GRA • REX ■ FRANCOR Ca-


stello accostato da un F coronato e da un giglio, con
sole sopra, in 16 archetti con palline.
^ - + CONRADVS • REX • ROMANOR • TFA (le prime due
lettere in nesso). Croce ornata e gigliata, accantonata
da due F coronati e da due gigli , in ornati come al
dritto.
Oro, Scudo del sole, peso gr. 3,22. — Cons. bellissima. (Coli, degli Uf-
fizi di Firenze).
•«9

Nella precedente Annotazione, ho dato il disegno


di uno scudo d'oro di Francesco I, di poco diffe-
rente da quelli malamente riportati nelle tariffe dal
1546 in poi, preso dal primo esemplare che si co-
noscesse tra noi e conservato nella Collezione Prin-
380 GIUSEPPE RUGGERO

cipe di Napoli. Oggi presento quest'altro di un tipo


pili riccamente ornato.
Questa nuova moneta, non riportata in alcuna
pubblicazione ne antica ne recente, giaceva ignorata
da tutti nella Collezione degli Uffizi in Firenze. Anche
l'Avignone, che aveva visitata la raccolta e preso
nota delle poche varianti Genovesi, non aveva ve-
duto quel pezzo singolare. Quando io avevo iniziata
la compilazione delle Tavole, mi era proposto di col-
lazionare ledescrizioni dell'Avignone cogli originali
degli Uffizi, come avevo fatto per altre Collezioni.
Ma allora non vi era facile l'accesso, e tanto meno
di potervisi fermare a lungo per un esame accurato;
d'altronde, essendo poche le monete descritte, essendo
nulla la speranza di trovarvi cose nuove, come mi
assicurava persona che avevo ragione di ritenere
come ben informata, non insistetti in quel progetto.
Dopo il trasferimento della Collezione alla nuova
sede nel Museo Archeologico, ho avuto insieme al
nostro benemerito Presidente della S. N., Conte Pa-
padopoli, la fortuna di potervi accompagnare S. A.
R. il Principe di Napoli, in una lunga visita ed at-
tento esame di tutta la serie italiana. In quella oc-
casione, doveva necessariamente mostrarsi questo
pezzo singolare, che per esser situato in coda alla
raccolta, e fuori delle serie più o meno regolarmente
ordinate, aveva potuto sottrarsi fino allora alla vista
dei rari visitatori. Infatti, S. A. R. che per primo lo
vide, lo porgeva allo scrivente perchè ne formasse
il calco.
Non è questa l'unica inedita di quella raccolta,
rimasta sconosciuta per difetto di regolare ordina-
mento. Quando il Ch. Prof. Milani (0, validamente

(i) Al quale sono gratissinio della licenza avuta per questa pub-
plicazione.
ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 381

coadiuvato dal Prof. Pellegrini, l'avrà riordinata e


pubblicato il catalogo relativo, ognuno potrà convin-
cersi che io non avrò esagerato, asserendo che il
numero delle rarità e delle inedite, ha superato di
gran lunga la nostra aspettazione.
A quale dei due periodi della signoria di Fran-
cesco I, apparterranno i due tipi dello scudo del
sole? Segneranno essi forse i due periodi difterenti
o saranno nati quasi contemporaneamente in un
solo?
Ripeterò qui, quello cb.c ho dichiarato nelle Ta-
vole (2). Le monete dell' ultimo re francese che
avesse signoria in Genova, son distinte in diverse
specie pel taglio e pel titolo, ma quanto alle leg-
gende, si aggruppano in due sole grandi classi ;
l'una che si limita alla qualifica di FRANCORVM REX,
e l'altra che vi aggiunge il DOMINVS lANVE. Non è le-
cito ammettere che le due furme C(jmparissero mi-
schiate nei due periodi 1515-22 e 1527-28, tanto più
che sono cronologicamente distinte dalle sigle di
zecca. La prima infatti, porta quasi sempre le sigle
TFA o FA ed eccezionalmente qualche rara volta un OM
e MB; la seconda ha quasi sempre le sigle OM con
pochissimi casi di un M solo o di AM, e mai le TFA.
Ora se consideriamo che le TFA mancano assoluta-
mente in Ludovico XII ed in Antoniotto Adorno
cioè prima del 1527: e continuano a vedersi nel go-
verno di Libertà del 1528: e che le OM son comu-
nissime in Antoniotto e che mancano affatto dal 1528
in poi; ò evidente che la leggenda D • lANVE appar-
tiene al primo periodo, e quella col solo titolo di R •
FRANCORVM al secondo. Questa conclusione così lo-
gica, è confermata da ciò, che essendosi sotto An-

(2) V. pag. 102-103, nota 2, e più recisamente alla Cronologia ,


pag. 265.
382 GIUSEPPE RUGGERO

toniotto Adorno mutato lANVA in GENVA, non ci sa-


rebbe stato motivo di ritornare all'antico sulle mo-
nete del secondo periodo di Francesco I. Dunque gli
scudi d'oro che si conoscono, mancando del D • lANVE
ed avendo le sigle TFA, spettano al primo periodo.
Circa al fissare la precedenza tra il tipo con gli ar-
chetti e quello senza, sarebbe più difficile, e per ora
non credo di dovervi pensare.
Firenze, Luglio i8<)6.

Giuseppe Ruggero.
DI UN RITROVO DI MONETE
VENEZIANE, VERONESI E TRENTINE
DEI PRIMORDI DEL SECOLO XIII

La valle di Agordo, (popolata da circa 23 mila abitanti),


nella provincia di Belluno, è attraversata dal fiume Cordevole
che mette foce nel Piave pochi chilometri al di sotto del
capoluogo della provincia. Confina ad Ovest e a Nord colle
valli di Fiemme e di Fassa nel Trentino, da cui la separano
una corona di pittoresche cime dolomitiche, molte delle quali
s'elevano sopra i 3000 metri. Era celebre per le sue miniere
un tempo fiorenti, oggi perù in decadenza, dalie quali si
estraeva galena-argentifera, rame, vitriolo e zolfo; oggidì è
conosciuta invece per l'eccellente burro delle sue latterie, che,
unite in consorzio, mandano i prodotti di quei fertili pascoli
per tutta Italia.
Probabilmente anche questa valle fu conosciuta dai Ro-
mani, come lo dimostrano alcune monete, laterizi e bronzi
dell'epoca dell'impero rinvenuti in varie località.
La prima volta che s'incontra il nome di Agordo, è in
un diploma del 923, con cui Berengario I imp. investe le
decime della valle ad Aimone vescovo di Belluno. Dopo
d'allora il paese pati frequenti e non lievi danni per scorrerie
fatte dai potenti vicini che ne agognavano il dominio: i Duchi
di Tirolo, i da Romano, i Carraresi, gì' imperatori ecc., con-
giuranti tutti a danno dei vescovi di Belluno. Potenti ca-
stelli feudali torreggiavano su quei poggi, e anch' essi non
contribuivano certo alla quiete di que' montanari. I quali si
sono sempre mantenuti forti ed agguerriti, come special-
mente lo dimo-strarono nell'eroica difesa contro gli Austriaci
nel 1848.
Anche a Digomàn, piccolo villaggio che si eleva sopra
384 VALENTINO OSTERMANN

un poggio a S. O. di Agordo, poco piìi su di Voltago,


vuoisi sorgesse nei tempi di mezzo un castello o fortilizio,
contro il quale potevano irrompere improvvise incursioni, sia
dalla valle per Voltago o Rivamonte, come attraverso valichi
più arditi, dalle vallate del Mis e del Cismòn.
Neil' Agordino anche per lo passato furono rinvenuti
oggetti e monete antiche a Brugnago, a Pedèn su quel di
Taibòn ed altrove. Nella primavera del 1894 ebbi notizia che
certo Dalla Porta del villaggio di Digomàn, nel fare una
vangatura un po' profonda in un campicello, aveva trovato
un secchio di monete antiche. Corsi tosto sopra luogo e mi
furono presentati undici grossi veneziani, ed oltre cinque
chilogrammi di piccolissime monete, quasi tutte venete e pre-
cisamente piccoli, [denari parvi), di Sebastiano Ziani, Orio
Malipiero ed Enrico Dandolo. Mi fu detto ch'era stata tro-
vata anche una moneta d'oro, ma che era stata venduta ad
un commerciante di Agordo. Un pezzo d'oro in quei tempi
in cui non erano stati coniati per anco gli Augustali , i
Fiorini ed i Zecchini, mi interessava di vederlo ; solo dopo
lunghe ricerche raggiunsi il mio scopo. Era una moneta
arabo-ispana , per la quale si avevano delle pretese esa-
gerate, come esagerate erano quelle per il tesoretto, dimo-
doché rinunciai al pensiero di acquistarlo.
Passato un anno e mezzo, il proprietario si convinse
d'aver lì un capitale morto, che andava anzi sempre dimi-
nuendo, perchè amici e conoscenti volevano avere qualcuna
di quelle monete; mandò quindi un parente in cerca di me
a Belluno, e, sacrificando io qualche centinaio di lire, si potè
finalmente mettersi d'accordo. Mi lusingava il pensiero che
frammezzo a tanti denaretti si potesse trovare un qualche
bianco o mezzo denaro che sono tanto rari, e forse quello ra-
rissimo di Vitale II Michiel immediato antecessore di Seba-
stiano Ziani.
Le monete erano state rinvenute chiuse in una busta di
cuoio — che disgraziatamente fu subito lacerata a pezzettini
per l'avidità di vedere che cosa conteneva — la borsa era
stata messa in un secchio di rame avente un grosso manico
di ferro e tutto era stato deposto nel terreno a circa venti-
cinque o trenta centimetri di profondità.
DI UN RITROVO DI MONETE, ECC. 385

Come e perchè sia stato nascosto lassù quel tesoretto non


si può indovinarlo, per il silenzio d'ogni memoria di quei
tempi oscurissimi per una regione quasi ignorata. Sia stata
la cassa di guerra d'un comandante, od il peculio per pa-
gare gli operai delle vicine miniere, la ricchezza d'un avido
castellano che temeva un improvviso assalto, od il bottino
d'una rapina della quale occorreva occultare la prova di
fatto, è certo che chi lo seppellì moriva senza averne po-
tuto palesare l'esistenza, e che il nascondiglio non fu fatto
più tardi del 1230, perocché le più recenti monete, e le
meglio conservate sono i grossi di Pietro Ziani morto
nel 1229.

Per que' tempi, circa 18000 dinari parvi, che corrispon-


derebbero approssimativamente a 75 lire di grossi, aveano
una potenzialità economica che non era certo alla portata
di ognuno.
Esaminate nelle lunghe veglie d'inverno le monete, non
trovai dei desiderati bianchi che uno abbastanza comune di
Enrico imperatore, ma a compensarmi in parte del sacrifizio
fatto, rinvenni sei rare monetine dei vescovi di Trento, poi
alcune di Verona , e numerose varietà dei piccoli vene-
ziani, come dall'elenco che riporto qui sotto.
Queste numerose varietà, quasi tutte sconosciute fin
oggi ai nummografi — anche dopo la diligentissima e splen-
dida pubblicazione fatta dal Conte Nicolò Papadopoli che
riassume tutti gli studi fatti tìn ora sulla zecca di Ve-
nezia ^0 — le credo interessanti perchè possono offrire ma-
teria di studio, e dare forse la chiave per scoprire quei fre-
quenti prodotti dei falsificatori, contro cui, con poco suc-
cesso, si rinnovavano le gride e i decreti dei Dogi e della
Signoria. E mi confermano in tale pensiero il tenuissimo nu-
mero (uno, due, otto al piùl trovato quasi per ogni varietà
fin' ora inedita, l'imperizia dell'incisore, che traspare da ta-
luni di quei piccoli, ed anche la stessa conservazione più
scadente, che accennerebbe ad una lega più bassa.

(ij Nicolò Papadopoli, Le monete di Venezia descritte e illustrate


coi disegni di C. Kuns. Venezia, Ongania, 1893, voi. 1.
386 VALENTINO OSTERMANN

Dall'esame dei denaretti di Sebastiano Ziani parmi si


debbano ritenere piij antichi quelli che hanno al rovescio
l'iscrizione co • MHRCVw con l'H aperto, avendo il tipo più
arcaico ed arte più trascurata, mentre quelli col w -MARCVw
con l'A chiuso in alto, sono meglio lavorati, e quasi identici
a quelli del successore colla leggenda • AVR • DVX • i quali
sarebbero quindi il primo tipo del Malipiero. Il conio sarebbe
stato perfezionato poi con la leggenda AVRIO DVX ; non è
però esatta la parola perfezionato, perocché l'arte, e forse
anche l'intrinseco, sono peggiorati.
Di Verona vi sono pochi denari piccoli imperiali con le
leggende mdecifrabili, anche se discretamente conservati,
alcuni superano nel peso quelli veneziani; gli altri, se pur
pesano meno, mostrano però quasi tutti d'aver subita quel-
Toperazione, si frequente in allora, della tosatura, per tagliar
via l'argento. In uno solo ho potuto decifrare la leggenda
scritta a rovescio: co V]lflN3H in caratteri molto rozzi. Dei
comuni piccoli del periodo autonomo ne trovai cinquantadue
soltanto.
Finalmente di Trento, come ho detto, rinvenni sei de-
nari in quattro varietà, ed una monetina rotta e mancante
d'un pezzo, del tipo dei denari piccoli di Venezia nella quale
da un lato si legge: + PI^CO... dall'altro non ho potuto
decifrarla. La croce centrale, d'ambo i lati, è simile a quella
al n. 9 di Enrico Dandolo, anche questo pezzo l'attribuirei
a Trento, il dominio dei cui vescovi, confinando coU'Agor-
dino mi spiega la possibilità della presenza di quei piccoli
nummi nel ripostiglio.
Riporto l'elenco delle monete le quali sono disposto a
cedere, eccettuate le uniche, tanto a pezzi separati come in
blocco, a prezzi assai miti.

VENEZIA.
Enrico III o IV imperatore.
Denaro. - Dr. + ENB...IVIP : - R. + VM • V ECIA.... inedita.
Enrico Dandolo.
Grosso. — Papadopoli, n. i, un solo esemplare.
DI UN RITROVO DI MONETE, ECC. 387

Pietro Ziani.
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Grosso. — PZIANI Fapadopoli, n. i, nove esemplari.


„ — PZIANI „ •»
„ 2, un esemplare.
Sebastiano Ziani. — Douirn piccolo.
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4-
4- -
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(2) L' e/) anziché terminare continua con una nuova curva risalente.
(3) La consonante B non è regolare; la curva più bassa non tocca
l'asta, ma si prolunga al disotto e poi risale all'indentro.
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VALENTINO OSTERMANN
388
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23- „ + AVPIO DVX - '» » tf (li conio.

24. „ + AVRTO DVX - »; »


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28. „ + AVRI€ DVX - '»


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32. „ + AVRIO DVX -
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33- „ + AVRIO DVX- -
rf n w

34- „ + AVRIO DVX - „ Papadopoli, n. 4.


35- ff >f >t
tf co MARCVco inedita.
36. V
►f + co • MARCVco Papadopoli, n. 3
+
f} tf V lì

37- co MARCVco inedita.


+
tf »; »

38.
+ +co MARCVco -
ff yp ft

39- ■
» ff rt co - MARCVSco - Papad., n. 2.
40. co • MARCVco „ n. i.
+
f} t; »;

41. fj tf rt tt co MARCVco inedit a.


42.
(4) La consonante B è quasi simile a quella al n. 5.
(5) Gli A, V ed X poi dei n. 32, 33 e 34, sono formati non da rette
ma da linee curve.
di un ritrovo di monete, ecc. 389

Enrico Dandolo.

1. ^ + ENBIC'DVX - I^- + w MARCVto inedita.


2. n sbaglio
+ ENBIO' DVX - di conio.
n
}f + ENPIC' DVX -
3- + EDRIC'DVX -
n „ Papadopoli. n. 2.
6. 4- + ENRIC'DVX
•1
-
n
5» - + ENRIC'DVX^6i- „ inedita.
+ ENRIC- DVX - „ Papadopoli. n. 3.
8.
+ co • MARCVw) inedita.
7n- + ENRIC' DVX -
+ w MARCVw
+ 6NRIC'DVX -
IO. n
9n- + €NRI C'DV X- -
II.
12.
+ €NRIC' DVX -
n
+ hNRIC' 7)DVX~
13- n
+ hNRIC'DVX -
14. n Papadopoli, n. 4.
+ hNRIC'DVX - inedita.
15- n
+ bNRIC' DVX -
16. n
+ ENRIC' DVX -
(9 (8) nel centro). I® nel centro.)

Incerta

I. ^' + • w MARCVco - 1> + • w MARCVcn


(recuso coli' impronta d'un altro denaretto rimasto nel conio).
Verona. — Denari piccoli iinpcriali.
1. ^ Leggende indecifrabili. - l;i Leggende indecifrabili.
Lnrico imperatore.

2. ,& w VDmN3H. - Ijl Leggenda indecifrabile.


AuTONo.MA. - Piccoli vcfouesi.

3. ,B' VERONA. - ]>' CI VI CI EV.

(6) Il V e formato da due aste clie non si congiungono, 1' X tia


le braccia terminanti come le croci potenziate.
(7) L'H iniziale ha una linea trasversale nell'alto dell'asta; e quelle
dei seguenti n. 13 e 14 sono fra loro differenti.
(8) La croce a doppio contorno ha un puntino nel mezzo.
VALENTINO OSTERMANN

39°

Trento.

I. ^' * TRENTO ] 9 * PlwCOP


2 ">J< ( prospetto ^ PIWCO-P / prospetto di
" \ triangolare " V tempio come
3. „ + „ (diin tempio „ * PIWCOPVCO [nel diritto.
4. „ * DETRENTO) „ * EPIwCOPVw

Incerta (forse di Trento).

r. ly Leggenda che non potei rilevare. — 9* * PlwCO...


(nel centro ®) (nel centro ®)

Belluno, 16 Maggio iHc/i.


Prof. Valentino Ostermann.
DOCUMENTI
VISCONTEO-SFORZESCHI
PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO
(Continiia2Ìo>ie e Jine)

APPENDICE.

526. — 1351, settembre 23, Bologna. — Provvisione


del Comune per la moneta dei boloi^niiiii grossi d'argento
battuti per l'arcivescovo Ciov. Visconti, signore di Bologna,
dal maestro di zecca Mafììolo de'Erotti, cittadino milanese.
[Frali L., Documenti per la storia del governo visconteo in
Bologna, in Ardi. stur. lombardo XVI, 1889, p. 539].

527. — 1453, aprile 26, Milano. — Lettere ducali " prò


valutamento auri „. {Arch. civico di Como, Lettere ducali,
voi. Vili, fol. 84].

Essendo cresciuto il prezzo dell' oro con grave danno dei


sudditi e della camera ed entrate ducali, ordina si faccia cri-
dare et proclamare che l'oro non si spenda altramente come è
notato qui sotto, e sia obbligato a riceverlo al prezzo annotato.
Se nascesse dubbio si stia alla dichiarazione o del tesoriere,
o del canepario, o del daziere, o del banchiere principalmente
instructi de simile co.-ise, e in quei luoghi dove non si trovano
tali persone si stia alla dichiarazione dell'officiale.
u Pre.xio secundo il quale se debbc spendere loro et non
altramente.
" Ducato vcnctiano grave et trabuchcnte soldi l.wiij den. —
n n manco d'uno grano s. l.xvij d. vj.
» ducale et fiorini larici di fwrriiza gravi s. l.wij d. vj.
X Ducati et fiorini suprascripti d'un grano s. Ixvij d. —
392 EMILIO MOTTA

« Fiorini de camera gravi s. Ixvij d. —


« » duno grano s. Ixvj d. vj.
» de Rheno de pexo debito s. lij d. —

528. ~ 1454, dicembre 18, Milano. — I maestri delle


entrate a Cicco Simonetta, segretario ducale : " vista la copia
de una littera ducale, vegia, che ne havite mandata, la quale
richiedeno al nostro 111.'"" Sig.*" alcuni citadini de questa
Cita, che pretendeno havere prerogativa alla fabrica dela
moneta dessa cita, che gli sia confirmata „, avuti alla loro
presenza " molti maistri et operarij et di più vegi della dieta
fabrica. Et havuta opportuna imformatione da quelli sopra la
dieta littera, hano risposto tutti unanimiter, non havere may
havuto notitia alcuna della dieta littera, salvo che mò {ora).„
[Finanze, monete, cartella 846].

529. — 1456, marzo 5, Rivergaro. — Princivalle degli


Libertari, capitano del vescovado di Piacenza, scrive al duca
di Milano per " alcuni de quisti falsi monetarj che nel farli
descriptione di beni suoy per il loro contrafare „ si sono
lamentati essere " stati sachezati et saccomanati. „ [Classe:
Zecca].

530. — 1456, marzo 8 e aprile 19, Soresina. — Lettere


di Angelo Lombardi al duca di Milano circa " quello falsi-
ficatore de moneta che haveva fato piliare in quelo tereno
de Viscovato „ fuggito in seguito dalle carceri di Soncino,
e con appoggi segreti dei Gonzaga [Classe: Zecca].

531. — 1456, luglio 5, Milano. — Il giovane principe Ga-


leazzo Maria Sforza ringrazia il cardinale di S. Marco in
Roma per il dono di una medaglia di Galba. [Rivista ila-
liana di numismatica, VII, 1894, p. 400-1.].

532. — 1457, agosto 20, Soncino. — Lettera del podestà


Facino de' Mussi al duca di Milano circa la carcerazione di
Mondino da Liierc " fabricatore de monete false „ assieme
al suo compatriota Bertolino " per via et indirecti modi ha-
DOCUMENTI VISCONTEOSFORZESCHI, ECC. 393

vuto nele mani „ ed esaminato " etiam cum modicum de in


tortura moderatamente. „ Il di cui constituto si spedisce al
duca. [C/dsse : Zecca].

533. — 1458, aprile 30, maggio 25 e luglio 23, Milano.


— Mandati di pagamento a favore di Gerolamo Alberti da
Venezia, maestro della zecca milanese. [Rivista italiana di
numismatica, VII, 1894, p. 400.].

534. — 1459, giugno 20, Milano. — Il duca di Milano


al marchese Lodovico Gonzaga in Mantova. Avergli esposto
il cavalier Aridreotto del Mayno reduce da Mantova, a nome
del Gonzaga " come essendo fatto lassagio in quella vostra
Città di Mantoa de la moneta novamente batuta in la nostra
cecha, sé ritrovata esser de valuta ad rasone de libre quatro
per ducato doro. Vx per questo esserli bisognato di farla
redure et retrare da quello corso che prima havea. Del che
havemo preso grande admiratione et non senza molestia,
parendone per il vero che essa nostra moneta è di la bop-
tate limitata secondo lordine nostro. Et nondimeno per es-
sere più chiari di questo fatto, havemo di novo fatto con
gran diligentia fare lassagio dessa nostra moneta, non uno
ni duy soli, ma dodeci et quatordeci , da diverse persone,
per trovare ben il vero. Et tuti ad uno modo ne referiscono
queste monete esser di valuta ad rasone de libre tre et soldi
quatordeci denari tre per ducato doro. fc]t se offeriscono Petro
Acetanti et li compagni deputati sopra la cecha nostra di
venire fin li et stare ad questo parengono piacendo così ala
vostra S. Et dicono e.xpressamente che le cusi bona ad la
rata sua come la fiorentina né la senese. Ben potrebe essere
che per quelli quali comprano le monete nostre per portarle
fora del paese, li siano state to.Kate et bolzonate, el che non
seria per nostra caxone. Donde ne havemo pre.xa displicentia
assay non per la valuta dela moneta ma per Ihonore nostro,
che ritrovando.se li al presente la Sanctità del papa con la
corte di Roma, sia cosi palesemente vilipesa la moneta nostra.
Et tanto più ne pare bavere justa casone de dolerce, che
KMILIO MOTTA
394

ritrovandose in questi anni proximi passati la moneta de le


dotile overo treiiie vostre mantovane molto mancare de la
valuta del corso qual haviano, nu}' per contemplatione de
la S. V.'' non li volsimo fare né lassare fare novitate alcuna
perfin ad tanto che da la S. V.'' furono prima abatute in
Mantoa. „ [Classe: Zecca] (90).

535. — 1459, ottobre 5, Milano. — Pietro Accettanti ed


Ettore Marchesi, officiali sopra le monete, informano il duca
di Milano di " soldini cento del stampo novo dela V. 111.™=* S.
falsi „ trovati " ad uno sartore „ e a lui " numerati per
uno angelino usuraio che sta per mezo lo pristino di scanzi. „
Notizie d'altre spedizioni clandestine per parte di detto An-
gelino usuraio, alleato di Bartolomeo ed Antonio, padre e
figlio Vistarini. [Classe: Zecca].

536. — 1460, febbraio 27, Milano. — Uditi i lamenti,


specialmente dei mercanti, il duca di Milano revoca il decreto
di Filippo Maria Visconti, in data 6 gennaio 1410, che ordi-
nava che i contratti si dovessero fare in moneta e non in
ducati, concedendo " posse a modo fieri et contractus et
distractus quoscumque et promissiones et obligationes quas-
cunque vicissim et ad auream monetam et aureorum duca-
torum cursum ac pretium perinde ac argenteam prout pia-
cuerit. „ [Trividziana. Cod. n. 1399, fol. 107 t.].

537- "~ 1461, maggio 31, Borgo San Donnino. —


Andrea da Cornazzano, officiale sopra le frosationi notifica
al ducadi Milano l'arresto fatto di " uno merchadante il
quale andava spendendo monete false et ne fa mercha-

(90) In egual giorno lo Sforza scriveva al suo oratore presso Pio II,
Ottone del Carretto, perchè gli comunicasse l'incidente onde purgare
" la innocentia nostra n perchè il papa non credesse " facessemo fare
" monete cattive et triste „. Intendere invece che Cristino Francesco Be-
vilaqua in S. Prospero Bolognese abbia battute molte monete false * et
maxime del nostro stampo „ (Ibid.).
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCm, ECC. 395

dantia (91) e toleva questa tale moneda da uno Girardo Pin-


calino habitatore dela terra del Borgo sancto donino, il quale
altre volte la 111.'"'^ Sig."* V. [/la] liabuto nele mani. „
[Qasse: Zecca].

538. — 1461, settembre i, S. Colombano. — Lorenzo


da Orvieto, famigliare ducale, scrive allo Sforza intorno alle
voci che corrono sul conto del cancelliere di Graffigna, giu-
risdizione diS. Colombano, che " ha cerchato de spendere
certi soldini falzi. „ Avutolo alla sua presenza gli disse
" chel ha hauta (detta moneta) da Bufone che fu famiglio
del conte Fiascho el quale aioza al X'igarolo in Lodesana. „
Aggiunge che " qui se mormora de questa moneta falza. „
[Monche: Zecca].

539. — 1461. novembre 2, Milano. — Lettera del duca


di Milano al Comune di Bologna ringraziandolo dell'avviso
dato ' de quelle nostre monete che se spendeno a Bologna,
et in non volerle bandire senza nostra saputa „ malgrado
che " habiano preso più corso che in vero non vagliano. „
Rispondendo " dicemo de li iiuzt i^'-rossi che facemo fare,
quali sappellano qui soldini, et valeno dodeci dinari picinini
di nostri per caduno, gli ne intra lxx.\ in ogni ducato, et
in essi Ixxx soldini gli intra onze una, et terz. uno dargento
fino. Et aciò le Mag.*^^ vostre vedano meglio el stampo, et
bontà dessi soldini, et ne possano far fare opportuna expe-
rientia gli ne mandiamo qui inclusi sei o otto, pregandole
che essendo essi soldini bona moneta come se vederà per
effecto, gli piacia bavere bona advertentia in non lassarle
bandire, ni farle altra novità, come ne confidamo in esse.
Le Mag.'' vostre se deno recordare, come altre fiate vi
scripsimo, bavere inteso, che in Bolognese se facevano mo-
nete false al stampo nostro, et li pregassemo, volessero in-

(91) Si chiamava Guidino ita A/oit/asei, del Bresciano, come da let-


tera di egual di del castellano di Borgo S. Donnino , Antonello da
Lugo (Ibid.).
396 EMILIO MOTTA

vestigare et farli opportuna provisione. Porria essere che


questi soldini sono de quelli. „ [Classe: Zecca] (92).

540. — 1464, novembre 28, Cremona. — Il Conte Gio-


vanni da Balbiano dà notizia di Giacomino e Martino da Lodi,
e maestro Melchione da Calvisano " qualli sono nele mon-
tagne di Parmesana „ fabbricatori di monete false. Preso
anche un loro complice " don Tomaso, beneficiale della chiesa
di S. Bassano „ che ha " confessato et manifestato un altro
preto el qualle gli faceva compagnia, et Ihavemo facto de-
stenire. „ Un altro, certo Melchione Bresciano essersi as-
sentato: "gli havemo trovato alcune monete fuse „ nonché
" utensili apti ala fabricatione de monete. „ [Classe: Zecca].

541. — 1465, febbraio 12, Milano. — Gli operaj e mo-


netar] della zecca di Milano assumono in loro soci Bario-
Ionico, Francesco, Alberto, Gabriele e Vincenzo Benedetto
fratelli da Marliano figli di maestro Aloisio, abit. in Porta
Vercellina , parr. di S. Maria Pedone. [Trivulziana. Cod.
n. 1817, fol. 260, III].

Fra i monetar] della zecca sono menzionati: Gregorio


de' Balbi, preposito degli operai, fil. qd. doni. Pietro, in Porta
Orientale, parr. di S. Vito in Pasquirolo ; Bernardo de' Porri
fil. qd. d. Antonio, in P. Nuova, parr. S. Bartolomeo dentro :
Bernardino da Vimercate fil. qd. d. Donato, in P. Orientale,
parr. di S. Babila dentro ; Ambrogio Ghiritighelli fil. qd. d.
Bernardino, in dette porta e parrocchia ; Battista de' Morosini
fil. qd. d. Giov. ivi pure ; e fra gli operai : Stefano de' Balbi

(92) Da lettera ducale, senza data, ma di quasi egual tempo, diretta


a Giovanni Bentivoglio " si apprende che a Cremona giravano in quan-
tità quiiidicini falsi portativi da Bologna da un tal Manfredo da
Gavio, piacentino, detenuto. Confessò averle avute da un tal Giovanni
Antonio da Padova inerzaio in Bologna, il quale ne ° a fabricati presso
a bolognia quatro milia, in una campanea de Sancto Bartolameo, e in
certe prate, et che dicto Joh. Antonio fa fare stampi et ne tene in
casa , per fare monete. „ Aggiungeva essere detto Gio. Antonio in-
tenzionato "de novo fare stampi, de fabricare monete venetiane et
daltra maynera. „
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 397

fil. qd. d. Pietro, in P. Orientale, parr. di S. Vito Pasqui-


rolo; Aloisio de' Fossati fil. qd. d. Antonio, in P. Orientale,
parr. di S. Marcellino; e dom. Bernabò da Carcnno, fil. qd.
d. Franci-scolo, in P. Orientale, parr. di S. Simplicianino (93).

542. — [1466.J — Supplica di Fraiicescliiiio detto il Moll-


ano da Biassono, monetario milanese, diretta a Bianca Maria

Visconti, vedova di P'rancesco Sforza. [Muoiii, La zecca di


Milano, p. 18].

« Illustrissima et E.x.nia Madona. Essendo più anni fa al


vostro fedelissimo servitore Franceschino, dicto il Moncino de
Biassono, concesso imperiale privilegio per li figlioli e descen-
denti de fabricare monette in Milano et essere nel numero de
li altri monetarij, licet la Excelentissima e recollenda memoria
del Sig.re Duca Filippo vostro patre et anche lo prefato Si-
gnore vostro consorte per sua gratia habya confermato tale pri-
vilegio imperiale ; tamen li alti i monetari de Milano, volendose
apropriare la honoranza et utilitatle de la fabricatione de le
monete tuta a si, non hano ma\' voluto admettere il ditto Mon-
cino et fieli, asserendo che talle privilegio et confirmatione
non sono presentate fra certo t<-in[io ; et haveiulii il dicto Mon-
cino, ad istantia de loro, monetari fatto puramente concessione
a bocca a misser Sipione da Casa dubita non fiza apponto (sic)
de lo dicto decreto.
u Pertanto ad sununa fiducia se ricomanda e supplica il dicto
Moncino a la prefata E.x.tia \'.ra che la se degna mandare
per patente lettere al dictcj inisscr Sipione et caduni altri offi-
ciali presenti et futuri et ad li dicti monetarij sotto terribile
pena che subito a<lmettin<) il dicto Muncino et fiuli, et facino
admettere nel numero de li monetarij et mantengano in pos-
sesso et operino et facino operare inviolabilmente li dicti pri-
vilegio et confirmatione non obstante che non siano presentate
fra il dicto termine, ne alcuna altra cosa in contrario. »

(93) In altro istr. del 1° luglio 1465 figurano fra gli operai della
zecca di Milano, oltre i sopra indicati: come preposto dei monetarj
Bellolo da Monza, fil. qd.d. Ambrogio, in P. Comasina, parr. di S. To-
maso in terra mala; Giuliaito e Giovanili fralelti Dirago, fil. qd.
d. Aloisio, in P. Ticinese, parr. di S. Vincenzo in prato dentro ; Ales-
sandro Seroni, fil. qd. d. Giovanni, in Porta Romana, parr. di S. Tecla.
(Codice Trivutziano, n. 1818, fol. 280, III).
398 EMILIO MOTTA

543. — 1466, giugno IO, Caravaggio. — Il podestà Sa-


lomone Guinzoni informa il duca intorno a certi ebrei, ve-
nuti dal territorio veneto, tra i quali uno orefice, " che facea
annelli, predi e argenti et monete false. „ Averli " sustenuti
nel partire suo ala porta de questa terra et facti conducere
nele forze mie ali quali ho retrovate argento, prede et anelli
contrafati et anchora alchune poche monete false et così duy
grossi de argento cum la figura de nostra dona perforati
nel mezo et molte lettere la cui continenza perochè sono
scritte in hebrayco non intendo, né ho proceduto più ultra. „
Aspetta ordini ducali per metterli " ala tortura per investi-
ghare i loro manchamenti. „ [Classe: Zecca].

544. — 1467, ottobre 3, Milano. - Lettere di Pietro


da Trivulzio, Giov. da Melzo e F'ranceschino da Castel San
Pietro, commissari sopra le monete, al duca Galeazzo Maria
Sforza, a proposito di Michele da Cremona e Zigolino, spen-
ditori di monete false, e di Giovanni Antonio da Cremona
intagliatore delle medesime. [Trivulziana. Cod. 2234, fol. 239].
« Perchè V. Ex.tia del tutto sia advisata havemo facto de-
tenere in la rocha de Porta Vercellina de questa vostra in-
clyta città de Milano uno Antonio Bonizo speciaro del qdm
Ill.mo Signore de felice memoria vostro patre el quale sta in
casa de Michele da Cremona Cancellerò de V. S. et un altro
chiamato Zigolino falchonero del prefato olim lll.mo Sig.re li
quali tutti doi son trovati spendere monete falze cioè trentini,
scrini et trelitic sotto el stampo de V. S. et parpaiolc de Sa-
voglia et quindecini de Morano todeschi : et hanno confessato
che scientemente conio monete falze li spendevano per gua-
dagnare, et volendo noi intendere lorigine de diete monete
per potergli provedere , el dicto Antonio dice che queste son
de le monete chavea el dicto Michaele da Cremona le quale
portandole alla zecha per fare fundere, in la via tene modo
de cavarne fora alcuna quantità , et gionto chel fò ala zecha
hebe industria de cavarne altra quantità in modo che in tutto
confessa haverne tolto circa libre trenta una ; pur senza saputa,
coni ha confessato, del dicto Michaele, et in casa sua ne fon
(furono) trovate de tutte predicte monete circa libre 29 imper.
et cossi ne daseva al dicto Zigolino che ne spendesse et lui
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 399

ne spendeva per !a cita : et sapea cheli erano falzc, ma dice


chaltro non havea per questo senon chel facea per el dicto
Antonio com etiam confessa esso Antonio et cossi tutti doi
scientemente et dolosamente hano speso diete monete , per la
qual cossa nhavimo voluto avisare V. Ex.tia perchè ne com-
mandi quello vuole sopraciò faciamo: la quale ancora avi-
siamo de zò che molto ne pare importare ad queste cosse,
perchè havimo havuto noticia per le diligente investigatione
facimo che qtielo el quale fa le stampe de queste motiete
falze se chiama Giohauue aiitoiiio da Cremona il quale sta
con domino Christoforo dal Carrcto a Corsigliano in Monfer-
rato : ma tene la moglie sua al Castellazo in Alexandrina : la
quale terra gode el Mag.co Sig.r Tristanij (Sforza). Se costui
se potesse havere ne le mano se discuteriano molti morbi che
sono casone de la corruptella che tanto abunda nel dominio
di V. S. de monete false chi vi sono portate , et forse se ne
cavariano dinari assai da li malfactori se trovasseno tenere
mano per questa via. Noi non siamo fidati de darne adviso
al dicto Sig. Tristano perchè forse non vogliando lui pigliare
{impresa, el pensiero nostro ne saria andato fallito et sariano
forsi avisati quelli che li tenghcno mano nel dominio vostro ;
et sarebbe poi stato errore pirzu che prima. Unde ricordiamo
a V. S. se gli pare de fare tenere quello modo secreto che
prudentissimamente sa[)erà fare V. S. per havere costui ne le
mano, comò .se porla facilmente fare quando va ala mogliere
soa al Castellazo , et destenuto chel fjsse secretissim amente,
se noi sarimo advisati, lo maniiarimn ati examinare secreta-
mente in modo che ninno chavesse tincta la/a con sì, porrla
essere advisato prima che non havessemo cavato el marzo
(marcio) del intelligentia chelhs avessi; con altri et de le trame
che denno essere in questo facto adció non potessero inter-
rumpere li designi nostri, perche non ilubitiamo che per questa
via non si trova il male et la casone del desordine che è dele
monete, et cossi se gli provedera et V. S. gli poterà aguada-
gnare. "

545. — 1470, maggio 25, Pavia. — Giov. liattista da


Napoli, uomo d'arme del conte Pietro dal Verme, imputato
di monete false, e detenuto perciò da pii^t mesi, confessa certa
sua spendizione di monete per 1" acquisto d' un cavallo ai
bagni d'Acqui, avuto da un Gio. Pietro da Cremona che stava
col marchese Guglielmo di Monferrato : " quindicini falcii
400 EMILIO MOTTA

al Stampo ducale „ ch'egli non sapeva fossero falsi. [C/asse :


Zecca].

546. — 1471, giugno 3, Milano. — In rogito di questa


data figura doniiìius Aluysius Scacabarozius, magister Ceche.
\Trivulziana, Cod. n. 1818, fol. 319 t.].

547. — 1473, marzo 18, Imola. — Il marchese Nicolò


Pallavicino da Scipione dà notizia al duca di Milano di " uno
bologniese revenderolo „ capitato ad Imola con " circa
cinquanta grossi fiorentini tutti falsi et molte altre quatrine
pur false. „ Preso, " il feci mettere in prigione „ ma ciò
intendendo Roberto da S. Severino, a compiacere Virgilio
Malvezzi " me scrisse stricte pregandomi lo volesse liberare. „
Ne avvisa il duca per sapersi come comportare, aggiungendo
che " tutta questa terra grida delle monete false le quale
sono portate da Bologna per ispendere qua et in vero è una
chosa molta vituperosa. „ \Classe: Zecca].

548. — 1473, marzo 21, Abbiategrasso. — Lettera du-


cale al tesoriere Antonio d'Anguissola a proposito di " An-
tonio Bressano spetiaro in Cremona quale è destenuto per
bavere tonsato monete. „ \Classc: Zecca].

549. — 1473, marzo 25, Novara. — Lettera ducale a Ni-


colò Pallavicino da Scipione perchè faccia esaminare molto
bene quel " bolognese che hay destenuto per casone de
monete false „ onde cavarne " se gliera alcuno che gli
tegneva mano. „ \Classc: Zecca].

550. — 1473, marzo 31. — Grazia ducale concessa a


Bernardino Ponzono, citt. cremonese, reo d'aver speso mo-
nete adulterate. [Trivitlziana, Cod. n. 1818, fol. 310 t.].

551. — 1473. giugno 20, Bologna. — L'oratore milanese


Gerardo Cerruti avvisa il duca che il Legato del Papa a-
vendogli '' facto grandissime querele del falsare de le mo-
nete che se facto assai dimesticamente et in grosso et per
DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 40I

più et più persone „ ne ha alcuni confinati fuori delle mura


di Bologna, e sono tre dei principali. " La multitudine che
ne ha fabricato et facto mercanthia, se rimette alla rasone,
cioè al podestà, che citatis illis et non comparendo ordina-
riamente licondanna et li dia bando. Uno zudeo è in pre-
sone, ilquale se ne impacciava lui ancora. Et m questo ogni
homo concorre che sia abruciato. „ [C/assc: Zecca].

552. — 1478, giugno 9, Milano. — Lettera ducale al


Governatore e anziani di Genova a proposito dei soldini
milanesi adulterati ivi banditi. Trovarsi di molte monete
ducali falsificate, ma " aliquas fabricatas esse in locis qui-
busdam montanis istius nostre dicionis genuensis, ut est in
partibus vallis Burberie. „ Si eleggeranno inquisitori sopra
dette falsificazioni , punendo i colpevoli , alcuni dei quali
già detenuti. Ma Genova non promulgherà il bando senza
licenza ducale, esaminate che siano le monete. [C/asse:
Zecca].

553. — 1482, ottobre 14, Milano. — Morte di Job della


Croce in età d'anni 40, a P. Nuova, parrocchia di S. Mar-
tino in Nosiggia, orefice e zecchiere milanese, adoperato
nella zecca ducale (94). [Ardi, di Stato, Necrologio, ad
annum].

554. — 1488, ottobre 21, Vigevano. — Il duca di Mi-


lano, dietro richiesta fattagli dal duca di Savoia, concede al
nobile Giovanni Morosini, maestro della zecca milanese di
recarsi a Torino 195). [Finanze. Monete, Uffici, Zecca, Milano.
P. G. cartella 833].

(94) Al pari del suo parente Gnhrick (iella Croce che nel 1454 vi
figura custode {Ardi. star. Inmh., 1883, p. 417).
(95) La domanda del duca di Savoia era del 15 ottobre 1458, in data
Torino: " Desiderantes monetas nostras aureas et argenteas conformare
vestris et in pondere et bonitate , si chiedeva " ut dignarctur licentiam
dare egregio Johanni Moroxino ejus subdito et magistro ceche sue ad
nos veniendi. ,
402 EMILIO MOTTA

555. — Ruolo dei monetarii ed operai della zecca


di Milano. [Trivnlziana, Cod. n. 173] (96).
" Nomina monetariorum ducalis ceche mediolatii.
<i Spectabili Domini Joh. et Simon fratres de Morexinis.
» » Martinus et Christophorus fratres Sca-
ra vagio.
« Dominus Joh. Georgius et fratres de Frottis.
" D. Nicolaus et Carulus fratres de Morexinis.
" D. Berthola de Modoetia.
" Jo. Petrus et Jo. Philippus fratres de Morexinis.
" D. Jo. et Antonius fratres de Peregailo.
" D. Aluisius et fratres de Cribelis.
" D. Michael et Jo. Antonius fratres de Bossijs.
" D. Franciscus et fratres de Ferrarijs.
" Presbiter Gabriel de Marliano.
" Filij Jo. Antonii Batalie.
" D. Antonius de Modoetia.
" Innocens et Jo. Antonius fratres de Ghisolfis.
" Paulus de Notis.
" Matheus de Notis.
" Bernardinus de Monbreto.
« Antonius de Ferrarijs.
" Benedictus Caponus.
" Hyeronimus del Torgio.
" Jo. Angelus Marmonus.
« Baptista Ghiringhelus.
" D. Jo. Jacobus et fratres de Cusano.
" Filij domini Francisci Taberne.
" Jeroninius et frater de Rolandis.
" Jo. Antonius de Maderno.
« Michael et fratres de Porris.
« Gaspar de Casate.
" Augustinus de Confaronerijs.
" Julianus ac Simeon et frater de Modoetia.
Il Jo. Maria et presbiter Filippus fratres de Scarlionibus.
ci Paulus et fratres de Frottis.
Il Franciscus Notta.
Il Baptista de Cermenate.

(96) Il documento non ha data, ma dai nomi che vi figurano elencati,


può aggiudicarsi al periodo di Lodovico il Moro.
DOCIMKNTI VISC'INTEO-SFORZESCHI, ECC. 403

1 Jo. Jaccjbus (le Ferra rijs.


n Jo. Paulus et frater de Modoetia.
i Franci.sciis et iVatres de Saiuarugo.
n Filippus Herincniilfus.

« Jo. Ant. et C'hri--tot'iiius de Crihelis.


• I5apti.-.ta .Moiuiella.
« Daniianus de- \",dle.
« Baptist. i et tr.itei' X'iceeoiiiites , et omnium suprascrip-
riifum lìlij et (iescelldentes.

« Xoiìuna tipri'ivuii'uiìi liiirali:^ crchc Mi'iiiolani.


1 I). Johannes ile Inza_c;o,
1 D. Frani'is.dms de f iai'ha^iiatc.
« I). Bapti-t.'; de Ciintainneriis.
1 I). Johannes de I labiati-.
1 I). Or.itius et fratei' de' De.xio.
n I). Jo. .\ntunius de .Melate.
' I). .Nicolans de Morigijs.
1 I). I.iudia.s de Ainat'-.
1 I). l-'r.miisens et C.iiiilus de Carcliano.
1 I). Jo. .M.ireus de- Miiahilijs.
« I). .\nt. et N'icol.iiis iVatres dt,- Bilijs.
1 l!;irthiii(inie-us de- In/.ign.
« Dann'anus tle- C'nyris.
« Jo. .-Vntiinius di- C'nvri-i.
■' ! >. Jo. .Vnd:i-as d D.ivid de- .Machachun is.
1 I). Jii. Jaeiil)us et l-'.an isciis fr.itres de Garbagnate.
■< Jo. Aliiisiiis de- Bir.ig".
a Franeiscus de F.ignano.

-< Jo. .\mbii)^iiis d'- ('ifVrn/.:\\vi.


'< I). J(i. l'etriis l'iiirus.
t (iermainis ile ( ì.ib.itMrilris.
• Franeiscus et tVaties di- l'^rlasi-ha.
■' Franeiscus de .Machachunis.
" I), Amijrosius de R.uicie-.

■< I). Jo. Ant. et fr.itrr de Saneto N'azario.


« Jo. Aiiibrosius 1 t tVaties de Amate.
•> Augustinus de Mi-dicis.
" Be-rnar<hnus de- Rizohs.
« Matiii-us et tVat'-r de Cumis.
e (Icorgius Ci"il)ehis.
• Bianciiinus e-t tV.ite-i- >]•■ Legnano.
404 EMILIO MOTTA

« Bartholomeus et frater de Caravagio.


« Aluisius et fratres de Curegio.
« Bartholomeus et fratres de Madijs.
n Jo. Stephanus de Sachelis.
« Paulus et fratres de Anono et suprascriptorum omnium
filij et descendentes. »

556. — 1498, Ottobre 20, Milano. — Lettera del duca


Lodovico il Moro a Francesco Fontana: " Havendo veduto
alcuni grossoni gennesi su li quali è stampilo el nome del
Duca Zoan Galeaz ne è parso scrivere che advertiati quelli
Mag. fratelli che voglino farli stampire al nome nostro et
omectere questo. „ \Fiìiamt\ Monete. P. G., cartella 814.]

557. — 1522, ottobre 2, Pavia. — 11 senatore ducale


Toiniuaso drl Mayiio riceve da Francesco II Sforza il pro-
vento della zecca di Asti. {Rfg- ducale, n. 8, fol. 98].

558. — 1529, marzo 31. — Grida con cui si ordina che


il termine delle gride a smaltire le monete dette i bianconi
stato prorogato, abbia ancora a durare sino a calende di
maggio prossimo. \Gridario\ (97).
Emilio Motta.

(97) Al momento di licenziare qncsl' Appendice Y Archivio di stato


milanese ci offre un nuovo abbondante materiale numismatico, disperso
in numerose cartelle intitolate Sttidii, Nuinisniatica ; Finanze, Monete,
Uffici, Finanze , Zecca, etc. ; cartelle sfuggite fin qui alle nostre ri-
cerche, anche perchè la loro classificazione, cosi com'è fatta, — almeno
per il quattrocento — importava fatica per non dire impossibilità di
trovarle.
Troppo tardi per poterne qui offrire lo spoglio , non ci resta che
ad assicurarne l'edizione per un'altra occasione, in una memoria che
riuscirà un complemento non inutile a questo Corpus.
VARIETÀ

Concorsi Ciiiecrlti o Vapadojìoli . — Col 30 novembre


testé scorso scade\a il termine utiK; per la presentazione dei
lavori pei due Concorsi indetti dalla Società Numismatica
Italiana. Alla Presidenza della Società furono spediti colle
norme prescritte tre lavori; due di questi concorrono al Premio
Gnecchi e il terzo al Premio Paixidopoli. Nel i)rimo Consiglio,
che la Società terrà iu-1 p. \'. nowmbre, sarà nominata la
Commissione incaricata di esaminare detti lavori e farne la
Relazione alla Presidenza.

La frd.^ette XìimisnKitiqiir è il titillo di un nuovo pe-


riodico che si pubblicherà a liruxelles, sotto la direzione del
signor Carlo Dupriez, ne!,njziante di monete e medaglie in
quella città iPlace de Hrouckere, 26). La |)ubblicazione con-
sterà di 8 fascicoli annuali, dal i' (>tl<ibre al 1" Giugno (fr. 2,50
all'anno). Scopo precipuo del Periodico si e (luello di tener
informato il pubblico di tutto (|Liaiito si riferisce alla numi-
smatica, e può interessare gli amatori e gii studiosi di (juesto
importante ramo dell'archeologia; recensii)ni di opere nu-
mismatiche, ritroN'i di monete, vendite al pubblico incanto,
concorsi, nomine, necrologie, ecc., ecc. — iVbbiamo s(jtt'oc-
chio il primo fascicolo di questa Ga:z(it(ì, uscito il i" ottobre
testò scorso. Oltre le notizie del genere indicato, e una serie
di monete romane in \'endita coi loro prezzi, vi tro\iamo
alcuni pregevoli articoletti di numismatica con ilkrstrazioni,
che valgono a rendere il fascicolo utile e variato. —
Auguriamo al nostri^ confratello vita jjrospera e rigo-
gliosa, ben persuasi che questo genere di pubblicazioni è
utilissimo per popolarizzare la scienza, per diffondere l' amore
4o6

alla numismatica e aumentarne i cultori, tanto più che il tenue


prezzo lo rende accessibile a tutti.

Revìie bclf/e de nìimisììiatiqiie. — Il signor C. Cu-


mont si è teste ritirato dalla direzione della Rcvite belge de
ìiitmisìiialiqiic, eh' egli dirigeva da molti anni. Lo rimpiazza
il Conte Th. de Limburg-Stirum, Vice-Presidente della Società
reale belga di numismatica.

P'inito di stampare il 14 ottobre ************


jSgó.
ttit«(*t*,*«tM»****4M***«>*M*4t*»4t*tt**ttt***»t,*****(******«***«>****4 •**4«.«*<

Scotti Reno, Gtrcìtfc responsabile.


FASCICOLO IV.
APPUNII
IH

NUMISMATICA K O M A N A

XL.

SCAVI DI ROMA
NEGLI ANNI 1895 1896.

Nella serie di monete inedite o varianti di cui


ho dato la descrizione nelle ultime Cuntribiiziom
{Appuntì, n. XXXVIIl), non Ikj comiircso le ])Oclic
importanti che mi pervennero dagli scavi di Roma
durante gli anni 1895- 1896 e che qui riunisco, conti-
nuando questa Rubrica iniziata pel 1889 e interrotta
dopo il 1892 jK'r mancanza di materia.
La serie non è molto numerosa — sette pezzi
in tutto — i quali rappresentano quanto di nuovo e
di interessante mi fu dato raccogliere nel corso di
due anni fra le migliaja di monete che ogni giorno
vengono in luce ad aumentare la massa delle monete
comuni. Questi sette pezzi hanno |)ero tutti la loro
importanza e bastano a dimostrare conn- il classico
suolrj di Roma, per [wco che la maiKì dell'uomo Io
smuova e vi penetri, riserbi sempre j:)er 1' amatore
qualche cosa che può destare il suo interesse non
solo per rarità o per bellezza di conservazione, ma
benanco per novità.
FRANCESCO GNECCHI
4IO

MEDAGLIONE SENATORIO
O DOPPIO SESTERZIO CERCHIATO DI DOMIZIANO.

I. iy - IMP CAES DOMIT AVG QERM P M TR P XVIII


GENS P P. Testa laureata a destra.

1^ COS xml LVD SAEC A POP (all' ingiro) FRV& AC


(nel palco) S C (all'esergo) Tempio. A sinistra su di un
palco Domiziano seduto con una patera. Davanti a lui
due figure togate, una delle quali pure con una patera
sembra versarla, insieme all'imperatore, in uno dei vasi
che stanno ai lati di questi.
Peso gr. 47. Cohen N. 307.

11 bronzo non e nuovo, dritto e rovescio cor-


rispondendo alla descrizione del N. 307 di Cohen.
Ciò che ne forma l'interesse e il cerchio e il peso.
11 conio di uno dei sesterzi! meno comuni di Domi-
ziano è impresso su di un tondino di doppio peso
(gr. 47) e di diametro alquanto maggiore, e il campo
che fa contorno alla rappresentazione e elegante-
mente tornito a guisa di cornice, presentando due
sagome differenti al dritto e al rovescio. Tale orna-
mentazione si trova più frequentemente sui meda-
glioni imperatorii che non su quelli del Senato, ed
SCAVI DI ROMA 1805- 1 896

è certamente rarissima a quest'epoca. Prima d'ora io


non conoscevo alcun esempio anteriore a Trajano.
La conservazione del bronzo è più che discreta
411
e bellissima la patina.

M K 1) A C; L 1 O N !•; DI B R O N Z O
0 DOPPIO .SESIKRZIO D'.ADFUANO.

2 Jy - IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG. Busto


laureato a destra colla corazza.
1> GENIVS POPVLI ROMANI. Il C.enio del popolo romano
seminudo a sinistra e con una C(jrnucopia in atto di ver-
sare una patera su di un'ara accesa e inghirlandata.
Dia. Min. 40. Peso {;r. 28,060 Var. Cnh. 5(6.

l'n solco circolare tornito a guisa di cornice


intorno a questo medaglione, gli dà f|uasi 1' aspetto
di un contorniato, e per tale anzi mi venne mandato
da Roma insieme a parecchi veri contorniati ; ma
tale non è sicuramente, sia pel rilievo, sia per l'arte
che è senza alcun dubbio f|uella contemporanea
all'imperatore rapi)resentato e non quella dei con-
torniati, posteriore di ohw due secoli.
Il tipo, del resto, non e nuovo fra le monete di
Adriano. Il (ienio del ])opolo romano è rappresentato
FRANCESCO GNECCHI
412

SU diverse sue monete d' oro e d'argento, ed anche su


di un medaglione di bronzo descritto da Cohen al
suo N. 546 e appartenente al gabinetto di Francia.
Il rovescio è anzi forse lo stesso; ma il busto d'A-
driano su quell'esemplare è rivolto a sinistra; di più
quel medaglione ha un diametro di mill. 43, corri-
spondente almodulo 13 della scala di Mionnet, mentre
il mio di mill 40 corrisponde appena al modulo 12
di detta scala.

SESTERZIO IMPERATORIO
D'ADRIANO.

3. — fy - HADRIANVS AV& COS III P P. Testa laureata a


destra.
9* — Anepigrafo. Adriano nel mezzo, rivolto a sinistra,
dà la mano a Roma. Presso l'imperatore uno schiavo
colle mani legate dietro il dorso. Sui davanti due fiumi
seduti, l'uno in faccia all'altro.
Dia. Mill. 36. Peso gr. 28 '/^ Variante Cohen 564.

Cohen, descrivendo al suo N. 564 im esemplare


di questo rarissimo sesterzio appartenente al Gabi-
netto di Vienna e che dal mio differisce per avere il
busto rivolto a sinistra, lo colloca fra i medaglioni ;
SCAVI DI ROMA 1895-1896 413

ma in una nota del Supplemento avverte ehe il pezzo


è ibrido, il dritto ai)partenendo ad un gran bronzo.
Secondo il mio modo di vedere invece, ciò che il
Cohen volle attribuire ad ibridismo, si spiega assai
facilmente riflettendo che siamo all' epoca di transi-
zione tra l'arte delle monete senatorie e quella delle
monete imperatorie. Come s'è avuto più volte occa-
sione di ripetere, è sotto Adriano che 1' arte nelle
monete imperatorie va a pcjco a poco distinguendosi
da quella delle monete del senato e prendendo un
carattere speciale. Il sesterzio descritto ci mostra
l'arte antica nel dritto, mentre la nuova si rivela nel
rovescio.

MKDAGLIO.NK 1)1 BRONZO


0 DOIMMO .SKSTERZU) DI FAUSTINA MADRE.

4. - ly - DIVA AVGVSTA FAVSTINA. Iìu-,to velato a destra.


9 — AnepijJ:rafo. Faustina in biy;a veloce a destra, col
velo svolazzante intorno alla testa.
Dia. Miil. 38. l'cso ^r. 37- Inedito, dopo Coli. 136.

11 rovescio è nuovo tra le monete di Faustina


madre. Se ne trova uno simile colla leggenda SIDE-
RIBVS RECEPTA in un sesterzio di Faustina figlia La
FKANCKSCO GNKC(_HI
414

conservazione è discreta al dritto, appena mediocre


al rovescio.

MEDAGLIONI': D'ARGENTO
DI GIULIA DOMNA.

5. - ondulati.
3^ — IVLIA DOMNA AVG. Busto a destra coi capelli

ij' — IO M TRI (lOVI MAXIMO TRIVMPHATORI.') Tempio


tetrastilo col frontone ornato da un busto. Nel mezzo
siede Giove trionfatore col fulmine e un lungo scettro ;
negli intercolunnii laterali stanno due divinità femminili
in piedi. (Giunone e Pallade ?)

La serie dei medaglioni d'argento battuti in Asia,


iniziata da M. Antonio, non dura con una certa con-
tinuità se non fino ad Adriano, dopo il quale non
ne riappare che un piccolo numero sotto il regno di
Settimio Severo, per terminare definitivamente sotto
i suoi immediati successori. Non sono molto rari quelli
di Settimio Severo, ma lo sono invece straordinaria-
mente quelli di Giulia. 11 Cohen non ne conosceva
alcuno; gli autori della seconda edizione ne pubbli-
cano uno della collezione Moustier, portante al ro-
vescio un fascio di spighe colla leggenda MAIRI
CASTR tORVM), e quello ora descritto sarebbe dunque
il secondo conosciuto. Giova notare che anche il ro-
vescio è nuovo tanto per la rappresentazione quanto
SCAVI ni ROMA 18951896
4'5

per la leggenda, sia fra le monete di Giulia Domna


che nella serie dei medaglioni asiatici. La Divinità
che sta nel centro del tempio, è senza dubbio Giove,
come lo indicano la posa e gli emblemi, lo scettro
e il fulmine e le lettere IO M che si leggono ai lati
e che non j^are possano interpretarsi altrimenti che
per lOVI MAXIMO. Le altre due divinità femminili rap-
presentano con tutta i)robabilità Giunone e Pallade
come quelle che so\'ente accom])agnano la figura di
Giove. Quanto poi alle lettere TRI che si leggono
all'escrgi), visto che non siamo ancora ai tempi in
cui l'esergo è riservato alla sigia della zecca, parmi
debbano far seguito alla leggenda iniziata nel lampo;
leggenda che quindi C(jmpleterei in : lOVl MAXIMO
TRIVMPHATORI.

MKUAGLIONK DI BRONZO
O IKIPLO SKsrKKZKJ DI FII.II'PO l'.ADRK.

6 JV - IMP CAES M IVL PHILIPPVS AVG-. Busto laureato


a destra col paludamento e la corazza.
^ — PONT MAX TR P (all' ingiro) COS P P (ali" esergo).
(Quadriga triontaie a destra, nella quale stanno l'impera-
4l6 FRANCESCO GNFCCHI

ture a una Vittoria che lo incorona. Tre soldati con delle


palme camminano a fianco dei cavalli (anno 244 d. C).
Dia. Min. 39.500. Peso gr. 69. Inedito.

Ho descritto questo medaglione nella Revue


Belge de Numismatìque dello scorso anno, subito dopo
il suo ritrovamento e ne ripeto qui la descrizione
per unirlo alle monete nuove provenienti dagli scavi
di Roma di quell'anno.
Due sono le particolarità di questo medaglione.
Il rovescio affatto nuovo, e il peso di tre sesterzi.
11 rovescio rappresenta un ingresso trionfale, e, la
data essendo quella del primo anno del regno di
Filippo (TR P COS), non v' ha alcun dubbio che il
medaglione sia stato coniato all'occasione del primo
ingresso dell' imperatore Filippo in Roma nel 244,
alla qual' epoca pare debbano riferirsi anche i suoi
bronzi colla semplice leggenda ADVENTVS.
Quanto al peso, quello normale dei medaglioni
di quest'epoca è di due sesterzi ossia 42 a 46 grammi,
colla corrispondente dimensione del modulo io della
scala di Mionnet. 11 nuovo esemplare invece, col
suo diametro di mill. 39,500, corrispondente al mo-
dulo 12 della scala di Mionnet, offre eccezionalmente
il peso esatto di tre sesterzi (gr. 69), anche se pren-
diamo ilpeso massimo dei sesterzi a quest'epoca, di
grammi 23.
Il medaglione venne trovato nello scorso Aprile
presso Porta Salaria, in eccellente stato di conser-
vazione, ma però ricoperto di un grosso strato di
ossidazione. Quando io lo vidi e lo acquistai, pochi
giorni dopo il ritrovamento, il dritto era già stato
ripulito dall'ossido in modo forse eccessivo, lasciando
comparire una bella patina rossastra. 11 rovescio pò-
417
SCAVI DI ROMA 1895- 1896

trebbe forse sortire meraviglioso, quando fosse accu-


ratamente ripulito dall'incrostazione, se si deve argo-
mentare dai pochi punti che ne sono liberi presso
la leggenda, dove fa capolino un magnifico smalto
verde malachite; ma finc^ra ho preirrito conservarlo
nello stato vergine, c|uale si presenta nella ripro-
duzione.

MEDAGLIONI'; DI HRONZO
DI COSTANZCJ 11.

7. - D' - D N CONSTANTIVS P F AV&. l!w>l() diademato


a destra col paludamento e la corazza.
Ip LARGITIO. C^ostan/o seduto di Ironte con un rotoln
nella sini.stra in atto di oflVire delle nioiule a una donna
radiata (Co-Stantinopoli) che sta alia sua destra e che le
raccoglie nel lt;mbo della sua veste. Alla sua sinistra altra
donna (Romal j^aleata e arni. ita di lancia, che posa la
destra sulla spalla dell' im|)eratoie. Coh. N. 164.

Questa mi sembra la dcscri/ionr esatta, mentre


è data in mcjdo ben diverso dal Cohen, il (|iiale dice;
" Constance assis de face siu' une jietite estrade
" tenant im globe? et un livre: d'un cote, une lemme
41 8 F. GNhCCHI - SCAVI DI ROMA 1895-1896

" radice à droitc, s'inclinant et lui posant la main


" sur le genou; de l'autre la Valcur casquée debout,
" lui posant la main droite sur l'épaule et tcnant
" une baste. „
Stando alla descrizione del Coben, ancbe il si-
gnificato della rappresentazione rimane molto oscuro,
o per meglio dire non si capisce allatto. La leggenda
LARG-ITIO s'accorda invece perfettamente colla descri-
zione da me data, tanto più cbe, a quanto pare, il
medaglione fu coniato in memoria di una solita lar-
gizione al popolo di Costantinopoli e, se la parola di
LARG-ITIO è nuova, il significato però è precisamente
equivalente a quello cbe avevano prima le altre di
LIBERALITAS o CON&IARIVM.
Mi/aito, Noveiiilii r i,S()6.

I'rancesco G.NtrcHi.
MONETE DEI NÓMI

DELLE ANTICHE PRO\ INCIE E CITTÀ DELL'EGITTO


Collezione G. Dattari

^ La collezione delle Monete dei Nomi e delle


Città che sto ora per de>eri\(.re, non è una delle più
complete, mancando aneoia il nome di qualche Pro-
vincia. Per numero e torsi' inferiore di qualche unità
a quella del fu Giovanni Demetrio, oggi appartenente
al R. Museo di Atene; ma posso dire che non teme
(confronto sia per la rarità dei rovesci inediti, come |)er
il numero dei gran bronzi, per cui nel darle pubbli-
cità credo fare cosa grata agli amatori di questa serie.
Offro dapprima il prospetto completo della Col-
lezione composta di 127 pezzi, C(jn riferimento per
ciascun pezzo agli autori che ne hanno data la de-
scrizione (■>e segnandovi in una finca speciale il com-
pletamento eventuale delle descrizioni o le varietà.
In seguito poi do la descrizione dei pezzi nuovi ed
inediti, in numero tli 46.
Cairo, .\ovenihrc i<S'/).
G. Dattari.

(l) Autori citati l <ip< re rtlativr: - T. Y.. Miiì.nnki, Descripiinn des


médailtes nnliijues t;iectjuis et iiimaine.-,. Y. Khakijkni, Collccìwiis
Giuvaitni di Dniulrio — I\'iiiiiisiiia/ir/iii- ì\i;yple aiicioiiw. Parigi. — V.
J. DE RouGK, Niir Aiiitiiaire de la Sucielr /rain/nise de iniiiiisniatiijiie et
d'archeologie. K.Si. ì'ooi.k, Cdlalogne (<f the coiiis of Alexandria and
the Soities in the lirilish Miiseiiin. Y.. I) _|. Duiii.ii, Monnaies des
Notties dii Miisee de dhizeh, nella Riv. II. ili .\iiìii, 1894. - I'. TociioN,
Recherches historii/ite.s sur les Medailles des ynniet aii prrfecttires de
l'E^ypte. — V. I.AMìi.oi^, Sumisnialujue des noiiies d't.^ypte. Paris 1852.
Monete dei Nomi ossia delie Antiche Fpovincie e Città dell*£gitto
Collezione G."" Uattari

Metallo
Descritte da Eescrizioni
ITòmi 0 Città Imperatore e
Uodulo completate e di vATianti

/E IO
Sup.
Maino Ombite Traiano Miunntt N. Un disco sulla testa ,
nella sinistra tiene
un Coccodrillo.

„ Apollonopclite
MioTMiet N. 13 Lo Fscent sulla testa
Antonino più
Traiano "w IO
9 '12
„ Coptite n IO
Adriano „ 4
„ Dio&poh Mattia Traiano
„ IO5
H Mioniiet N, 40
Adriano Sulla testa porta due
■t 5
„ IO „ Il Sup. Sulla testa porta un
disco.
penne
scritto
( Variautf) AlOnOAI
il nome M.è
" 4 M»
FI 3 Ip
n 41
„ Tinite n 4 Mionnet N. 152
- 4 „ i'4
„ Panopulite
- 25 Sup. L'Animale è un Icneu-
„ 3 qa mone.
„ Anteopolite Traiano „ 10
„ Ipselile
„ giiaj . ____
Adriano „ IO4 1 Mioiniet N. 36 Sup.
„ Litupolitt;
„ 4 j „ „ 39 Sup.
„ AtVoditopolite Traiano „
- {t'n/irt«/r) tiene un pic-
n 6 colo scettro nella si-
» 6
„ Ciriopolite • nistra
10
IO
Adriano „ Mionnet N. 37
„ Flrniopolile Traiano „ IO
9 '
. 10

" IO Demetrio N. 3518 Sulla testa porla due


|2
Fuori del tempio a de-
pentie.stra Lir (anno 13)
4 '
Adriano „ 4 Mionnet N. ^b
, 2 I
|2
Antonino pio V. ] de Rouge,
H 34 pag.
^up' 7 Il cinocefalo porta le
mani al muso.

Osirinchite Domiziano 7
Adriano
••" net N. 106 La Vittoria tiene una
palma e una corona ;
il bipennio ha il ta-
91
Antonino pio IO glio diritto.
9 '
Eracleopulite Uoniizianu 7 1=
I^
t 1
1=

|2
MONRTF DEI NÓMI, ECC.

Uetallo
. Himi 0 cuti Imperatore Uodnlo
Descritte da Sescrislosi
completate e di varianti

A-: 9 112
Traiano
Simo Eracleopolite \' J df Rouge, pag. 15

37 36
^ •• 9

■ " Musco di fihizeh N 15


{ t 'tirùiMle) sulla flava 42T
non vi è lo sparviere.
39 3
8
^
„ n '"

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British M N. 78

4' m R ■ ., 10
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43 3 r> > Antonino British M , 81
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Sulla testa porta l'Ureo.

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50 porta due corna ; nel


campo a sinistra \j a
X 'O destra |^ (anno 15)
■ w , V. J. dr RoutfP, pat: y

51 - Adriano
. 9 '1 = Mioiiiut N So
In una
^iro corda.
al collo porta
32 . a
S3 - 4 >P
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Antonino pio Bnlish M. N 13
. 9 Ma
55 M. Aurelio
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57 CittiPelusimn ^ . 4 'la
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tt'arìantfì. Il nome
sciitto |1H.\»». (-
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NimoSeiioitf Traiano
6. Antonino pio
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6363
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.cr.tt.. r€HFo€i'r.
, Tanite Adriano
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« ■ . - 4 i|a . 1(9
65
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Musco »li Cfhizrh
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49 Slip.
. Mcndcsianitf . a
Traiano
67
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69 . .
68 - A.lriano
-
.
4
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Mioiiiict N. 83
. . > '"IO
.
Corna e disco sull.i test.*

- - .. 44 'la
il'ariaiilr). Il nome e
. 85
70
. Antonino pio
- 9 .
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8.S
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scritto MEN'^t-

„ Lt-ujitupolite Adriano
73 7'
7» ■ « - . 4 Ma - 63 scritto A€ON.
(rariatitf). Il nume r
, 4 Ma
74 ■ ■ . fri
scritto AIO.
il'arìantf) Il nome *■
- 4 Ma . 6)
75 • F •
. Antonino pio
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77 76
" " 9M^ .. (<:, scritto ACONTO-
' ■ . 9Ma
IIOAIT.
Traiano . 9
. Bubantite
79 m Adriano Mionnet N. 34
So 78
- ' ■ . 4 Ma V. Langlois „ 90
. a i|a
G. DA'ITARI
422

Uctallo Sescrliloai
Ì7ómi 0 Città e Descritte la
Imperatore Uolulo completate e di varianti

Mionnet N. {Var.\. Il personaggio è


Nomo Atribitc Traiano
a sin. ; 1' uccello non
porta Pscent (Mitria).
{Variantf), Invece di
un'asta, tiene un pic-
colo scettro.
Adt iano a i[2

44 112 ,, 53 Sup
Profiopite ,. 129
British M. ^ '54
51
Mionnet ,, 134
Antonino pio „ 130
4 11=
M, Aurelio IO
4 M»
Xoite Traiano 9 '1= .. 54 Sup.
Adriano Mio .1 .N. tiene un Caprone con
IO un disco tra le corna.
Biisirite
4 '1= 60
Antonino pio 4 '12 59 Sup.
Bntiah M. N. 3j I
„ Sebeiinite Sup Domiziano 7
Traiano
Antonino pio IO Mionnet N. 146
Adriano glia
4 n M3
„ Fteiieote 4
n » 65 Sup.
„ Saite Museo di Ghizeh N. 56
11
9113
Adriano Mionnet N. 138
Antonino p'o nel campo a sin.LH(a.8).
( Var.). Nel campo a sin.
L a destra H (anno 8).
M. Aurelio
Hritibh M. N. 39
Città Naucratis Traiano
9I|2
Antonino pio 9113
Adriano 9i|a
5
MÒBODiospoli Parva IO
, Metelite Mioiiiict N. 71 Sup. stili, i tt-sta porta le cor-
4 'P
male è unpiume;
na e due uccello.l'ani-
Traiano
, Letopolite
Menelaite Mionnet N. 72 Slip, collo Pscent sulla testa.
nel campo a sinistra LI
a destra B (atino I3).
, «9
9112
Adriano 4 Mionnet N. 90 tiene un uccello, e non
una cornucopia,
9 '1 =
Antonino porta lo Pscent sulla
testa, nel esergo LH.
l]8
119
„ „ .. 9M =
M »l porta lo Pscent sulla
.. 9'|2 testa, net campo a si-
94 nistra LH tanno 8).
120 „ Alessandria Adriano tiene un Ippopotamo.
I2r „ Mareote Antonino .. 4 "12 nel campo a sin. LH
133 Città? Me nifi FUbIo 6
133
.. IO
124
„, ? „
i=S „., 56
„ ? Nathron . 6
ia6 KJmo Oasite? VltfC 3
137 it éifs
Città Oasi»?
96
DESCRIZIONE DELLE MONETE INEDITE

N. 2 OMBITE.
.... PAIAN Cee rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano
a destra.
^ — . . . . ITHC NOM .... Nel campo a sinistra LI a
destra E (anno 15I. - Personagi^io in piedi, rivolto a
sinistra; ha la testa velata, sormontata da un disco;
vestito di una tunica o pallio; tiene nella mano destra
un coccodrillo voltato a destra, la coda pendente ; colla
mano sinistra sorregge un lembo del manto, e tiene
la Flarpa.

N. 3-

AYT TPAIAN C€B r€PM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d.


yi — 0N8ITHC (sicl. Nel campo a sinistra L a destra ir
(anno 13). — Personaggio in piedi, rivolto a sinistra;
ha sul capo due corna di Caprone con un disco; ha la
destra stesa con un coccodrillo rivolto a sinistra; la
sinistra abbassata lungo il corpo, con la quale sorregge
il manto, e tiene un piccolo scettro.

N. 4 APOLLONOPOLITE.
AYT TPAIAN C€B .... Testa laureata di Traiano a d.
9» - ....O. .€.... THC NOMOC. Nel campo a sinistra L
a destra IB (anno 12). — Personaggio giovane in piedi,
rivolto a sinistra; ha sul capo due corna e disco, nudo
dalla cintura in su, con la destra stesa tiene uno spar-
viere rivolto a sinistra; con l'avambraccio sinistro sop-
porta ilmanto e tiene In mnno sull'anca.
424 G. DATTARI

N. 8 DIOSPOLITE magna.

. . . . C£ AAKIK. Busto paludato e laureato di Traiano a d.


~i^ — AlOCn .... (sic). Nel campo a sinistra LI a destra B
(anno 12). — Personaggio giovane in piedi, a sinistra,
la testa rivolta a destra; nudo dalla cintura in su, la
sinistra stesa con qualche cosa che non si distingue, con
la destra pendente lungo il corpo; impugna uno scettro;
alla sua destra ai piedi, il davanti di una pecora rivolta
a sinistra.

N. 12.

Testa di Adriano laureata a d. senza epigrafe.


P — AIOTTOA MG. Nel campo a sinistra L a destra I A (anno 11).
— Ariete rivolto a d.; sul capo tra le corna un disco.
N. 16 ANTEOPOLITE.

AYT TPAIAN C€B .... KIK. Busto paludato, corazzato e laureato


di Traiano a d.
Ij» — . . . . NTAIOnOAITHC Nel campo sopra a sinistra LIB
(anno 12). — Figura muhebre stolata, in piedi rivolta a
sinistra; ha sul capo due piume, nella destra stesa regge
qualche cosa che non si distingue ; la sinistra piegata,
avvolta nel manto.

N. 17 IPSELITE.
. . . . AN C€B .... Testa di Traiano laureata a destra.
P — H . . • . Nel campo a destra LIB. — Figura di donna
in piedi a destra, la testa rivolta a sinistra; la destra
alzata tiene un sistro, la sinistra pendente al corpo tiene
un piccolo scettro.

N. 22 CINOPOLITE.
.... TPAIAN C6B rePM A . . . . Testa laureata di Traiano a d.
i^ — .... NOnOACIT .... Nel campo a sinistra L a destra
ir (anno 13). - Figura femminile in piedi, rivolta a
sinistra, ha sul capo due corna di caprone e un disco
MONETE DEI NOMI, ECC. 425

nel mezzo, i capelli cascanti sul collo ; con la destra stesa


tiene un cane seduto, rivolto a destra, sul capo un disco,
ed una piuma, la sinistra appoggiata a una lunga asta;
alla sua destra ai piedi un cane rivolto a sinistra.
N. 23.

.... AN ... . Testa laureata di Traiano a d.


^ — . . . . ACITH .... NOMO (sicl. Nel campo a sinistra
LI a destra 8 (anno 12K - Personaggio in atto di cam-
minare a sinistra, la testa girata a destra; sul capo due
piume (?(. La destra stesa tiene qualche cosa che non si
distingue; la sinistra piegata vicino al jjetto. tiene un ca-
duceo; alla sua destra ai piedi un cane andante a sinistra.

N. 25 ERMOPOLITE.
AYT TPAIAN C6B r€PM AAKIK. Busto paludato e laureato di
Traiano a d.
^ — 6PMOnOA€ITHC N . . . . Nel campo a sinistra L a destra
IB (anno 12). — Personaggio in piedi rivolto a sinistra;
ha su! capo due corna di capron(> ct)n disco; nudo dalla
cintura in su, tiene la destra sti-sa e porta un cmocefalo
seduto, con un disco sulla testa; con la sinistra tiene im
caduceo; ai suoi piedi a destra un Ibis andante a sin.

N. 26.
AYT TPAIAN CGB r€P ... (sic). Testa laureata di Traiano a d.
1> — . . . . TTO .... TH ... . Nel cam|Mj a sinistra LI a
destra f (anno 13». — Tipo eguale al N. 25; però l'em-
blema che porta sul capo, sono corna di ca]irone, disco
e piume: l'Ibis ai piedi di lui va a sinistra; ma ha la
testa girata a destra.
N. 31.
.... Testa laureata di Antonino il Pio a destra.
iji — . . . . no .... Nel campo a sinistra L a destra H
(anno 8). — Personaggio barbuto in piedi rivolto a
sinistra : ha sulla testa la corona Atef; la (h^stra stesa
con sopra un Ibis rivolto a sinistra; conia sinistra sor-
426 G.^DATTARI

regge il proprio manto e tiene un caduceo; alla sua


destra ai piedi, un serpente, eretto sulla coda, rivolto a
destra, porta un disco sulla testa.
Questa medaglia fu descritta da Sestini " Descriptio numorum
VL-terum, pag. 559 „ ; ma la sua impronta non fu mai pubblicata.

N. 32 OSIRINCHITE.
AYT .... €OYYIOC AOM .... Testa laureata di Domiziano a d.
Ijl — OIYPYNXei .... NOMOC. Nel campo a sinistra L a
destra lA (anno n). — Figura di donna in piedi a sinistra,
galeata e stolata, coli' elmo in capo; nella destra stesa
tiene una vittoria rivolta a destra che le presenta una
corona; con la sinistra piegata tiene un bipennio trasver-
salmente al corpo. Il bipennio ha il taglio diritto.
N. 34-
.... T .... K .... T .... Al AAP .... Testa laureata di
Antonino il Pio a destra.
1^ — OIYP .... X . . . . Nel campo a sinistra L a destra H
(anno 8). — Figura di donna in piedi a destra, galeata
e stolata coll'elmo in capo; nella destra tiene un bipennio
appoggiato all'avambraccio; nella destra stesa tiene una
vittoria rivolta a sinistra che presenta una corona con
la destra, e tiene una palma nella sinistra.

N. 35 ERACLEOPOLITE.
AYT A.... O. ...€.... Testa laureata di Domiziano a
destra.
9* — .... NO .... C Nel campo a destra A [anno 11 (LIA)].
— Ercole ritto a sinistra, nudo; nella destra stesa tiene
un grifone, nella sinistra la clava e la pelle del leone
sul braccio.
Questa medaglia è talmente frusta, che non è stato possibile levarne
l'impronta.
N. 37.

.... C€B re ... . Testa laureata di Traiano a d.


t{l — . . . . KA€OnOAIT .... Nel campo a sinistra L a
MONETE DEI NÓMI, ECC. 427

destra IT (anno 13). — Arpocrate Ercole in piedi a


sinistra, ha sulla testa un modio con sopra delle spighe
di grano; l'indice della destra vicino alla bocca, tiene
nella sinistra la clava con sopra un falco; alla di lui
destra ai piedi un altare acceso.
N. 39.

. . . . TPAIAN CeB r€PM AAKIK. Busto paludato e laureato


di Traiano a d.
.... KAeonO . . . ■ THC NOMO .... Nel campo a sinistra
LIB (anno 121.
Ip — Ercole nudo in piedi a sinistra, la destra stesa con
sopra un grifone a sinistra; nella sinistra tiene la clava
e la pelle del leone.

N. 40.
.... r€P .... Testa di Traiano laureata, a sinistra.
9 - K . . . . OAITHC Nel campo a destra LIB (anno 12).
Il tipo è simile a quello pubblicato nel catalogo della collezione
del Sig. Gio. Demetrio N. 3526; è però migliore la descrizione del
Sig. \V. Froehner " Le nome sur les monnaics D'Egyptc, pag. 15. „
Come si vede dall'impronta, alla destra di Ercole vi e una base con
sopra un grifone, non bene distinto è vero; ma è chiaro che non rap-
presenta né un busto, né un globo; potrebbe darsi che sia un altare
acceso. Ercole sembra abbia sul capo un modio ripieno.

N. 45 ARSINOITE.
.... AIAN C€B r€PM AAKIK- Bu.sto paludato, corazzato e
laureato di Traiano a destra.
1^ — APCINOeiTHC. Nel campo a sinistra LI a destra A
(anno 14).
II tipo di questa medaglia e simile a quello descritto da Miuiinet,
supplemento N. 39, con la differenza che nel mio esemplare, il perso-
naggio sta in piedi sopra un coccodrillo che va a sinistra.

N. 48.
.... AIA .... AA .... Testa laureata di Adriano a destra.
9 ~ • • ■ ■ INOITHC. Nel campo a sini.stra L a destra Z (anno 7).
— Figura imberbe, in piedi a sinistra nuda dalla cintura
428 G. OATTAKl

in su; ha nella destra una testa umana; nella sinistra


la Marpa.

N. 49 NIEMFITE.
.... AOM .... Testa laureata di Domiziano a d.
9 — MCM* .... — Figura di donna in piedi a destra; il
capo è coperto delle spoglie dell' avvoltoio, il braccio
sinistro steso, e porta sulla mano qualche cosa che non
si distingue; la destra pendente lungo il corpo, nella quale
tiene uno scettro appoggiato all'avambraccio; accanto
ad essa un bove rivolto a destra, con un disco tra le corna.

N. 53 ELIOPOLITE.
AYT KAI TRAI AAPIANC€B. Testa laureata di Adriano a destra.
1> — HAIOTT LIA. — Personaggio in piedi rivolto a sinistra,
colla testa radiata; la destra stesa con sopra un bove;
con la sinistra sostiene il manto, e tiene una frusta.
N. 55-

.... Testa di M. Aurelio a destra.


1^ — .... — Figura di donna a destra, la testa radiata; con
la destra stesa tiene un bove in piedi rivolto a sinistra:
nella sinistra tiene un piccolo scettro.

N. 60 SETROITE.

. . . . AN CEB rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d.


tj — .... €eP • . • . 6ITHC. Nel campo a destra IT (anno 13I.
— Guerriero in piedi a sinistra; ha sulla testa un orna-
mento che poco si distingue; forse lo Pscent; ha la
destra appoggiata sopra una lunga asta, la mano sinistra
posata sull'anca.
N. 65 MENDESIANITE.
.... PAIAN CEB TEPM A . . . . Busto paludato e laureato
di Traiano a d.
9 — MEN .... AKH .... (sic). Nel campo a destra Llf
(anno 13). — Figura virile in piedi a destra ; ha sulla
MONETE DEI NÓMI, ECC. 429

testa due corna d'ariete e disco, la destra appoggiata


sopra un'asta, la sinistra stesa con sopra una pecora.
N. 66.
. . . . AN r€PM .... Testa laureata di Traiano a destra.
IJi — . . . . KHOC Nel campo a sinistra LI a destra B (anno 12I.
— Personaggio barbuto in piedi a sinistra, la testa ri-
volta adestra; ha sul capo due corna di ariete e disco;
nudo dalla cintura in su; la destra stesa, con qualche
cosa che non si distingue, la sinistra piegata e avvolta
nel manto.
N. 67.

. . . . AN C€B .... Testa laureata di Traiano a d.


tfi - . . . . M€N .... Nel campo a sinistra LIB (anno 12).
— Personaggio in piedi a destra: porta sulla te.sta
Corna e disco, nella sinistra stesa tiene ciualche cosa si-
mile a una statua di donna: nella destra un piccolo
scettro ; egli è nudo dalla cintura in su.

N. 78 BUBASTITE.
.... Testa laureata di Traiano a destra.
1^ — .... Nel campo a sinistra LI a destra f o E (anno 13
o 15). — Figura di giovane in piedi, a sinistra ; ha sulla
testa la corona Atef; la destra stesa con sopra una gatta,
seduta rivolta a destra, la sinistra appoggiata ad una
lunga asta.

N. 90 XOITE.
.... TPAIAN CCB rePM AAKIK. Busto paludato e laureato
di Traiano a d.
9 — IIOITHC NOMOC. Nel canijio a sinistra LI a destra B
(anno 12). — Figura di donna in piedi a destra, la testa
rivolta a sinistra, ha sul capo una piuma (?) o forse delle
spighe di grano; la destra stesa con sopra qualche cosa
che non si distingue; la sinistra pure stesa; (l'imper-
fezione del conio farebbe vedere un pomoi; alla sua
sinistra ai piedi, il davanti di una pecora rivolta a destra.
430 G. DATTARI

N. 94 BUSIRITE
.... AAP • ANTCON€INOC .... Testa laureata di Antonino a d.
K — BOYCIPIT. Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8).
— Figura di donna in piedi di fronte, la testa a sinistra,
vestita della stola; ha sulla testa due corna d'ariete, le
piume e il disco; nella destra stesa tiene una capra; la
sinistra appoggiata ad un'asta.
N. 96 SEBENNITE superiore.
.... TPAIAN C€B r€PM .... Testa laureata di Traiano a destra.
9' — C€B€N .... Nel campo a sinistra LI a destra E (anno 15).
Il tipo è eguale a quello descritto dal Di S. Quintino " Descrizione
delle medaglie dei nómi del R. Museo di Torino „ pag. 18.

N. lOL SAITE.
. . . . AN C£B rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d.
^' — CA6THI. Nel campo a sinistra LI a destra A (anno 14).
— Figura di donna in piedi di fronte, la testa rivolta a
sinistra, ha sul capo un elmo; galeata e stolata; la destra
posata sopra uno scudo accanto di essa; nella sinistra
un piccolo scettro.
N. 102.
.... Testa laureata di Traiano a destra.
P — CA€iTHC NOMOC. Nel campo sopra a sinistra LIB
(anno 12). — Figura di donna in piedi a sinistra, galeata
e stolata; ha sulla testa l'elmo, nella destra stesa tiene
una civetta, la sinistra appoggiata ad un'asta.
N. 106.
M • AVPHAIOC .... Busto paludato di M. Aurelio a destra.
CACHIHC NOMOC. Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8).
Il tipo è eguale a quello descritto per Antonino Pio, da Mionnet N. 141.

N. ToB NAVCRATIS.

.... C£B re ... . AAKIK. Testa laureata di Traiano a sinistra.


P — . . . . AYKPATIC Nel campo a destra Llf (anno 13).
Il tipo è eguale a quello descritto nel Tochon, png. 212.
MONETE DFI NÓMI, KCC. 43I

N. [09.

AVT K T AIA AAP ANTG0N€INOC CEB. Testa laureata di


Antonino a destra.
9 — NAVKPATIC Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8t.
— Figura di donna in piedi a sinistra ; ha sulla testa
due piume con un disco, nella destra stesa, tiene un
serpente eretto sulla coda rivolto a destra; con la sinistra
tiene un piccolo scettro, e sorregge un lembo del suo
manto.

N. no DIOSPOLITE parva.

AYT KAI TRAI AAPIA CCB. Testa laureata di Adriano a destra.


ff ~ AIOTT K. A destra LIA (anno 1 1). - Figura virile in
piedi di fronte; la testa a sinistra, e a <|uanto sembra
è velata; porta sul capo un disco; la sinistra stesa con
sopra una capra rivolta a di'stra; la destra appoggiata
ad un'asta.

N. 112 LETOPOLITE.

. . . . AN C€B TE ... . It'sta laureata di Traiano a destra.


. . . . €ITHC. Nel campo in alto a sinistra LI, a destra?
(anno?). — Figura giovane in piedi a destra, ha sulla
testa due corna di caprone e disco, veste un abito corto;
la sinistra stesa con sopra un icneumone rivolto a destia;
la destra appoggiata ad un" asta.

N. 115 MENELAITE.

AYT TPAIAN CCB r€PM AAKIK. Testa laureata di Traiano a


destra.
I? — ... . AA6ITHC. Nel camjio a destra ir (anno 13). -
Solito tipo di Arpocrate ; la parte inferiore del corpo,
della forma di coccodrillo, rivolta a sinistra ; davanti a
lui una base inghirlandata con .sopra un vaso ; a destra
un'altra base, pure con ghirlande, con sopra un monu-
mento sormontato da serpentini.
432 G. DATTARI

N. 122 MEMFI CITTÀ.

Nilo seduto a sinistra; tiene nella destra una canna, nella


sinistra una cornucopia ; sotto di lui un Ippopotamo
andante a destra. Davanti a Nilo una donna che gli
presenta una corona; dietro di e.ssa un serpente.
!>> M€M«J)IC. — Donna a sinistra, sulla testa porta le corna
e disco, nella destra tiene un serpente; con la sinistra
trascina un bove che ha un disco tra le corna; nel campo
sopra il bove un serpente.

N. 123.

Nilo seduto a sinistra sopra un Ippopotamo rivolto a destra :


tiene nella destra una canna, nella sinistra ha una cornu-
copia; dinanzi a lui una donna gli presenta una corona
con la destra, e tiene due spighe di grano nella sinistra.
Ij"' — MeM*IC. - Donna di faccia voltata a destra; ha sulla
testa un disco, tiene neila destra un serpente, la sinistra
posata sopra un bove che sta alla sua sinistra rivolto
a destra, con un disco tra le corna. Tra il bove e la
figura vi è un segno ? (che nella scrittura geroglifica si
dice ANKH e rappresenta la vita); alla destra della donna
ai suoi piedi un altare di forma egiziana.
N. 124.

M€M*IC. Donna in piedi di fronte (Ibis); sulla testa porta


due corna e un disco; nella destra un serpente; posa
la sinistra sopra un bove in piedi a sinistra, tra le corna
del quale vi è un disco. Alla destra della donna, ai suoi
piedi, un putto. Dietro il bove, un personaggio in piedi
a sinistra (Ptà) che porta sulla testa un disco, ed ha una
veste mummiforme; con le due mani tiene uno scettro.
1^' — Nilo seduto a sinistra sopra un Ippopotamo rivolto a
destra; tiene nella sinistra una cornucopia, nella destra
una canna; davanti a lui donna in piedi, (EV9HNIA
L'Abbondanza) che presenta una corona a Nilo : sparsi
nel campo della moneta, quattordici putti.
MOiNETE DEI NÓMI, KCC. 433

N. [25.

Il diritto, causa l'ossidazione, poco si distingue, ma sembra


rappresentare il Nilo seduto.
iji - NA9P. — Persona.iiyio in piedi' a sinistra ; la destra
stesa con (jualche cosa che non si distingue; nella sinistra
uno scettro.

N. 126.

Guerriero in piedi a destra; porta sulla testa lo Fscent, la


destra appoggiata ad un'asta; nella sinistra il parazonium;
davanti a lui un altro personaggio con la destra stesa;
porta sulla testa due corna, e appoggia la destra sopra
un'asta.
IJ OAC capovolto V quasi all'esi ign AHT. sopra (OACAHTI.
I-'ersonaggio ritto a sinistra, il m^dio sulla testa, la
destra alzata con (|ual':lic cosa che non si distingue,
un'asta nella sinisti'a ; davanti a lui una Slìnge e soi)ra
di essa, come lossi io in distanza, due piramitli, di ditle-
rente grandezza. Dietro il personaggio un altare di forma
egiziana, acceso.

N.

Senza tipo.

^ " ?,uS X tOAC€IHCi scritto capovolto.


Personaggio in piedi di trontc, togato, la destra alzata; da
ambo le parti tre piccole persone.
DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO
AL TIPO BHLLINZONESE

Fig. 1.

Fig. 2.

Lo studio delle eontrafi'azioni monetali e fonte


inesauribile di sorprese, e nello stesso tempo, costi-
tuendo come un anello di congiunzione fra la Nu-
mismatica dei diversi paesi, interessa un numero tanto
436 SOLONE AMBROSOLI

più grande di studiosi e di raccoglitori, e li accomuna


in ricerche alle quali in caso diverso sarebbero rimasti
estranei ed indifferenti.
Spero quindi che non riusciranno discare ai
lettori italiani e stranieri della Rivista le poche
pagine qui appresso, dedicate appunto a quest'ar-
gomento.

*
« »

Nel N. 1-2, Anno XV, 1893, del Bollettino Sto-


rico della Svizzera Italiana che il nostro egregio
collega Emilio Motta va pubblicando a Bcllinzona,
procurai di richiamare l'attenzione dei numismatici
svizzeri su di un singolare cavallotto, del quale qui
riporto la descrizione.

Diam. mm. 28. Peso gr. 3,25. Mistura.


,& — ■ NON • NOB — • DNE • SED • - NO • TV D •& •
Nel campo, entro cerchio di perline, tre stemmi opposti
intorno al centro segnato da un punto, e sormontati
ciascuno dall'aquila bicipite coronata.
tjf — S • MARTINVS • EP - IS - COPVS •
Entro cerchio e. s., il santo, a cavallo, a d., in atto di
tagliare il mantello per ricoprire il povero.
(R. Gabinetto Numismatico di Brera in Milano).
(Fig. 2).

Questa moneta, come si vede, riproduce il tipo


dei Róssler o cavallotti (Fig. i) coniati a Bellinzona
dai tre Cantoni di Uri, Svitto ed Untervalden, sul
DI l'N SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 437

principio del Scc. XVI (0. Lo riproduce tanto ser-


vilmente, che nessuno a prima vista potrebbe sospet-
tare non trattarsi d'una moneta bellinzonese; e come
moneta bellinzonese inedita tu descritta appunto dal
Prof. BiondcUi in una sua memoria inserita nell'y^--
clìivio Slorico Lombardo (2).
Senonchè. — (osservavo, — negli stemmi della
moneta di Brera, la testa di toro del Cantone di Uri
si vede sostituita da una maschera di leone, e la
doppia chiave di Untervalden da due oggetti inde-
terminati che ne imitano la forma. Questa circostanza,
il titolo basso della moneta, l'assenza di ogni indizio
dell'autorità per cui (jrdine od arbitrio fu coniata, mi
convincevano facilmente che si trattasse di una delle
innumerevoli contraffazioni onde era infestato il mer-
cato monetario del Sec. XVI.
E il motto : Non nohis, /huniiir, si'd uontitii Ino
da gloriam, eh' è proprio dei I* ieschi e dei Ferrero-

(i) AlTRL (JKScph), Militarli iiiid Medailleu der Repuhliken, Stadie,


Orlschaften, Cyntnasii'ii, etc. aiis deni Mil/e/itZ/rr iind der iieiiereii /.rit.
Des lief<erl(>rinms :ur M'iiizkuìide des Millelalters uiid der iieueren Zeit
l'ierlen liandes swey/e /1/>//iei7ii>ii^. Wieu, 1829. — (A pag. 887, n. 3253).
Wellenheim (Lcopold Welzl v<m), l'erzeic/iiiiss der Mii>i:i- uiid
Medaitlen-Sammlun^, ctc. II. Band, I. Abtlicilung. Wien, 1844. (A
png. 320, n. 6220).
Motta (Emilio), Le origini della Zecca di Beìliitzo>ia (1503). — (In
(iatgelta Numismatica, Anno V, n. 11, Como, 1885; — ■ a pag. 82-84).
LiEBENAU (Theodor von) iind Sattler (Alb.), Die von Uri, Sc/iwyo
und Unterivalden gemeinschnftlich gepriigttn Mvnzen. — (In Bullettit de
la Société suisse de Numismatiqiie, VII'"<; Annte, n. 8 & q, Baie, 1888;
— a pag. 98, 100 e 132-34, con litogr. alla tav. VI, n. 8).
CoRAGGioNi (Leodcgar), M'hiagesc/iic/ite der Schweis. Luzern iiiul
Clenf, 1896. — (A pag. 63 e 168, con fototipia alla tav. .XVI, n. 12).
Tobler-Meyer (VVilhelni), lìifi \hiii:- und Medaillen-Sanimlung des
llerrn Hans IVunderly-v.Muralt in Znric/ì. I. Abtheilung, II. Band.
Zcirich, 1896. — (A pag. 13-14).
(2) BioNDELLi (15crnardino), Bellimona e le sue monete edite ed
inedite. - (In Ardi. Stor. Lomb., Anno VI, 1879; — a pag. 30, n. 16;
vedi anche a pag. 34).
438 SOLONE AMI3ROSOI.I

Fieschi (3), uscisse


cavallotto mi suggeriva
dalle spontanea
officine dil'idea che il nostro
Messcrano o di
Crevacuore , famigerate ])er le loro contraffazioni
altrettanto illecite quanto ingegnose, appunto anche
di monete svizzere.
Qui è necessaria una breve digressione.
Domenico Promis, nella sua memoria sulla zecca
di Montanaro, pubblica due testoni anonimi, col motto
che ho citato (4), e li attribuisce al Cardin. Bonifacio
Ferrerò. Il nostro cavallotto potrebbe fors' anco ,
adunque, essere stato coniato a Montanaro, poiché
quel motto non sarebbe esclusivo alle zecche di
Messerano e Crevacuore. Nò la supposizione riusci-
rebbe inverosimile, perchè anche a Montanaro si
contraffacevano monete , e precisamente eziandio
monete svizzere *.^).
Ma quei due testoni sono poi davvero di Mon-
tanaro? mi sia lecito di dubitarne, o, piuttosto, di
escluderlo.
Il motivo principale per cui il Promis li attri-
buisce a questa zecca è il leggervisi il nome di
S. Benigno, attorno alla figura del santo nel rovescio;
ma troppi esem[)i ci rimangono della disinvoltura con
cui a que' tempi si scambiavano, e occorrendo s' in-
ventavano anche di sana pianta, i nomi dei protettori
sulle monete delle nostre piccole zecche dell'Alta

(3) Promis (Domenico), Monete delle seeelte di Messerano e Creva-


cuore dei Fieschi e dei Ferrerò. Torino, 1869. — (A pag. 49, 55, 57, 61-
62, 65, 71-73; e più brevemente: Xon iiobis, Domine, a pag. 54).
(4) Promis (D.), Monete degli abati di S. Benigno di Fruttuaria.
Torino, 1870. — (.-X pag. 17, con disegni alia tav. II, n. 18 e 19).
(5) MoRKL Patio (.\rnold), Iniitalions 011 contrefa(oiis de la monnaie
siiisse, fabriquées à l'ètranger aux lé'ine et iy<>' siccles. — (Estr. dallV/j-
dicateur d'histoire et ifantiquités Siiisses, n. 4, Zurigo, 1862; — a pag. 5-6,
con disegni alla tav. II, nn. 13 e 14).
Promis (D.), Mon. degli ab. di S. Benigne di Frutt. - (.\ pag. 11,
con dis. alla tav. I, n. 2; e a pag. 17-18, con disegni alla tav. II, nn. 21 e 22).
DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 439

Italia, perchè quel motivo abbia da pesar molto sulla


bilancia.
In realtà, invece, il busto che si vede su quei
due testoni anonimi non è altro che il ritratto preciso
di Lodovico II Fieschi, signore di tesserano e Cre-
vacuorc; come chiunque può verificare confrontando
quei testoni con quelli già pubblicati prima dal Promis
stesso nella sua memoria su queste ultime due
zecche i^', alle quali per conseguenza sono da attri-
buire (7).
E poiché quei due testoni sarebbero state le sole
monete di Montanaro col motto: Non uobis, Domine,
scd nomini tuo da gloriani ^^\ ne scaturisce 1' altra
conseguenza che questo uKJtto rimane proprio ed
esclusivo delle zecche di Messerano e Crevacuore,
all'una o all'altra delle quali adunque (sino a prova
contraria) mi sembra da assegnare il nostro cavallotto
di tipo bellinzonese.
Il mio appello del 1893, sulla novità o meno
di questa ipotesi, essendo rimasto (eh' io mi sappia)
infruttuoso, ritengo non ])rivo d'interesse il divulgare
la moneta mediante la Rivista, rivolgendo di nuovo

(6) Promis (D.), Mon. delle secche di Mess. e Crev. — (Alla tav. II,
mi. 4 e 5).
(7) K singolare che il Promis, — senza dubbio fuorviato dal pre-
concetto che il nome di S. Benigno potesse fìj,'urare soltanto su monete
di Montanaro, — non abbia (contrariamente all' evidenza) riconosciuto
Lodovico II Fieschi nel ritratto, pur cosi parlante, dei due testoni
anonimi, e si sia limitato a ritrovarvi " un busto d'uomo a capo scoperto,
" senza barba e alquanto calvo „ (Moit. d. a/>. di S. Benigno, — a pag. 17),
mentre egli stesso dice che quei testoni sono affatto simili a quelli di
Lodovico II Fieschi di Messerano.
È inammissibile poi che Bonifacio abbia usurpato il ritratto del
contemporaneo e poco distante Lodovico Fieschi, mentre la moneta,
quantunque anonima, avrebbe tradito immediatamente la provenienza
col nome del santo protettore.
(8) Ciò che fornirebbe già mi argomento per non attribuirle a
quella zecci.
44° SOLONE AMBROSOLI

agli egregi nostri colleghi svizzeri la preghiera


d' istruirmi intorno ad essa.

Mi si permetta ora di aggiungere qualche consi-


derazione intorno ai vincoli (già notati da D. Promis)
che uniscono la Numismatica bellinzonese, e quella
svizzera in generale, alla Numismatica del Piemonte.
La prima considerazione è questa.
Vincenzo Promis aveva pubblicato un testone
di Lodovico li Fieschi con S. Martino, ma ritenendolo
una falsificazione antica, per vari motivi, fra i quali:
1° — perchè vi si legge LVDOVICVS FLISCVS
LAVANIE tAiesseram) Oomes)^ mentre " Ludovico Fieschi
" solo sulle sue monete sempre prende il titolo di
" dominus eccetto che in un testone su cui s'intitola
" Messeram Comes, ma non accennando alla signoria
" su Lavagna che spettava a P. Luca „;
2" — perchè " vi leggiamo il nome di S. Martino
" che mai trovasi sui pezzi lavorati nelle zecche di
" Messerano e Crevacuore „ (9).
Dirò anzi che appunto per queste considerazioni
di V. Promis mi astenni dal registrare il nome di
Messerano accanto a quello di S. Martino nell'elenco
dei santi che compilai pel mio manualetto di Nu-
mismatica.
Ora però che il Conte Papadopoli, nel precedente
fascicolo della Rivista ('«), ha pubblicato un altro

(9) Monete di zecche italiane inedite o corrette. Torino, 1882. — (A


pag. 298, con disegno alla tav. Ili, n. 33).
(io) Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli. — (In Riv. II.
di Niini., anno IX, i3>6; — a pag. 346).
DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, F,CC. 44I

testone di altro signore (l^icr Luca II), con leggenda


regolare e coli' identico rc^vescio del S. Martino, non
esiterei a comprendere quel santo fra quelli effigiati
sulle monete di tesserano e Crevacuore, sia pure
che, nel nostro caso, queste monete fossero conti-af-
fazioni, eseguite, come sospetta il eh. senatore, " dagli
" stessi appaltatori della zecca per rifarsi delle forti
" somme pagate al signore „ "■•.
Ad ogni mod(j è evidente che quel rovescio
col S. Martino è identico al rovescio del testone coi
tre stemmi disposti in linea (orizzontale e sormontati
dall'aquila, battutoconsiderazicjne
La seconda dai Tre Cantoin' a Bellinzona
è fondata su di c^'.
un
fatto, minimo per sé stesso , ma che forse potrebbe
condurre a conclusioni non prive d'importanza,
quando fosse meglio studiato.
Ognun sa che le leggende delle monete medio-
evali e della Rinascenza sono quasi costantemente
precedute da una crocetta.
Questa può assumere divei'sc torme; sulle mo-
nete milanesi ('-'i* è una croce più o meno ])Otenziata,
cioè con le estremità a foggia di T "ti; su (juelle dei
duchi di Savoia è una crcjce di S. Maurizio "5'; ecc.

(11) Monete ilaliane medile della Racculln fapaiUtpoli. — (In Riw II.
di Nunt , I. e; — a pag. 3^7).
(12) Haller (Gottlicb Emamiol von), Schw(i:eri-<rhcs M"ii:- inni
Medailleiikabinel. Krster Thcil. Beni, 17^0. — (A p;ig. .(38, n. 1175).
LiEBF.NAU und Satiler, I. e. — (A pag. 122-25, '^'J" litogr. alla
tav. VI, n. 2).
Die Satirinasr/ie Miiiicsiiininliiiii^^ deulsihrr , ^(■h;^'ei:rri>:clier unii
polnischer Gepriii^e, etc. II. Abbildungcn. Berlin, 1892. — (l'ototipia alla
tav. XXVI, n. 782).
CoRAOGiriNi, I. c. - (Fotot. alla tav. .\VI, n. 8).
(13) Quando non e so,stitiiita dalla picccila biscia o da una testina
di S. Ambrogio.
(14) Cfr. le tavole dell'opera dei fratelli Cnkcciii, Le Monete di Milano.
(15) Cfr. Promis (Dom.), Monete dei Rroli di Stivoia. Voi. II. To-
rino, 1841. — (Alle tav. annesse).
442 SOLONE AMBROSOLI

Ebbene: sulle monete dei marchesi di Saluzzo


frequentemente <i^', spessissimo a Desana i'7), spesso
a Montanaro ('^^, e immancabilmente quasi a Messe-
rano e Crevacuore <'9), questa crocetta assume la
forma •^; e questa forma precisa, identica, è comu-
nissima nelle zecche
sulle monete trivulziane i^°\ e s'incontra pure
di Bellinzona.
Questa crocetta la trovo anche su talune monete
dei vescovi di Sion , Matteo Schiner (1500-22) ,
Adriano (1529-48) e Gio. Giordano (1548-65) di
Riedmatten, monete che a me paiono di lavoro ita-
liano, a differenza d' altre degli stessi vescovi, le
quali sono evidentemente di fattura tedesca.
Si trova poi anche, ed è circostanza degna di
rilievo, p. es. sul testone di Sebastiano di Monfalcone,
vescovo di Losanna '^i)^ che aveva dato in appalto
la propria zecca al piemontese Virgilio Porgerlo, il
quale vi coniò monete di tipo prettamente italiano (2^).

(16) Dai rozzi disegni litografici dell' opera del Muletti (Memorie
storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo.
Tomo VI. Saluzzo, 1833) non si può nulla desumere di concreto intorno
alla forma della crocetta, ma esaminando le monete dei marchesi di
Saluzzo si potrà facilmente convincersi che la forma di essa, sul prin-
cipio del Sec. XVI, è quella da me notata.
(17) Promis (Doni.), Monete della zecca di Dezana. Torino, 1863.
(18) Promis (D.), Monete degli ah. di S. Benigno di Frutt. Torino, 1870.
(19) Promis (D.), Monete delle zecche di Mess. e Crev. Torino, 1869.
(20) M,\zzucciiF.i.Li (Pietro), hiformazione sopra le zecche e le monete
di Gian-Giacomo Trivulzio. — (In Rosmini [Carlo de'], Dell'istoria intorno
alle militari imprese di Giati-Jacopo Trivulzio, libri XV. Voi. II. Milano,
1815; — alle tav. annesse).
Gnecchi (Fi', ed Ere), Le monete dei Trivulzio. Milano, 1887.
LiEBEN..\u (Th. von), Ziir Munsgeschichte von Misocco. — (In Bull,
de la Soc. stiisse de Num. VI"'e Année. N. 7 & 8. Bàie, 1887 ; — alle
tav. IV e V).
(21) CoRAGGioNi, op. cit. — (Alla tav. XLI, n. 15).
(22) " Questi dei nostri ponzoni si servi per coniarvi testoni e
" cornabò. „ — Promis D., Mon. delle zecche di Mess. e Crev.; — a
pag. 22, in nota).
DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, LCC. 443

Una crocetta eguale, o poco dissimile, s'incontra,


è vero, su altre monete svizzere, anche d'epoca
alquanto posteriore a quella di cui ci occupiamo, ma
ciò non influisce nel caso nostro.
Per me, insomma (se non m' inganno), questa
forma particolare di crocetta sarebbe come l'indizio ri-
velatore, lacaratteristica del filone monetale che a quei
tempi si estende e si ramifica dalle zecche del Piemonte
a quelle svizzere, allacciando anche le trivulziane.
Quelle zecche trivulziane , dalle (|uali uscì pure
una imitazione del pezzo bellinzonesc col motto
VICTORIA ELVECIORVM che il nostro comi)ianto Rossi
chiamo giustanicnlL- una moneta " tra le piii artistiche
di quei tempi „ '-'•;'. Questa imitazione si deve a
Gianfi'ancesc(j rri\-ulzio, ma dagli . ì/jsc/i!V(/e sa[)piamo
che, sin dal 1506, (iiangiacomo ave\a latto ai Tre
Cantoni la pr()[)()Sta di coniar moneta insieme, nella
zecca di lìellinzona *-^t>.
Una terza ed ultima considerazione vorrei fare,
intorno al tanto discuss(j testone con l'epigrafe IN
LIBERIATE SVMVS 1-^5).

(23) CouAGClo^•I, np. rit. - (Alla tav. XVI, n. i i ).


Rossi (L'iiibt-rtu , l>i nliuiic ìii'nule iiti-ditr di ISelliìi:i>ii<ì. — (In Bull.
de la Soc. suisse di: Xuin. Il"'' Anni i-, n. 3, l-'ribours, 1883; — a pag. 37-38).
Catalogo ili-llf iitniiflc coììipoiinili In roìlezioiie dtl March. Angelo
Remedi. Milano, 1884. - (Klintipia illa tav. \'I, n. 2340).
G.NKCciii, Le ìiioiirtf dei TnviiUin. — (.Alla tav. IV, n. 4).
(24) LiKtiE.SAU uikI Sai II. ir, I. r. — (.\ pai;. 100).
(25) Vkrgara (C'S.trc Aiitonin), Moin/,: del regno di Napoli. Roma,
1715. - (A pag. 127, e alla tav. X.\.\.\l, n. i).
Reiciif-L, Die Kcic/ietsclie Sainnilnng in S/. Petershurg. Ncuntcr
Theil. St. Petcrsb., 1843. — (A pag. 369, n. 2493).
Fusco (Giuseppe .Maria I, /.*/ //(/(/ inedita moneta battuta in Roma
tanno IS2S dall' imperatore Carlo V. Napoli, 1848. — (A pag. 15, e al
n. 4 della tav. annessa).
Catalogne des monnaies dit moyen àge, etc, composant la collection
du prince Ale.xandre 'l'rouhetzkoy. Paris, 1860.
Promis (D.), Monete della zecca di Desana. — (A pag. 26, in nota).
MoREL Patio, Bellinzona. Teston anonyme frappé daiis celle localilé
444 SOLONE AMBROSOLI

Il sig. Alberto Sattler, nella più volte citata


illustrazione delle monete di Uri, Svitto ed Unter-
valden, pur non negando peso agli argomenti che
indussero Morel Fatio ad assegnare quella moneta a
Bellinzona, osserva che tale attribuzione , se anche
possibile , non è provata in modo assoluto. Il
sig. Sattler accenna sopratutto alla mancanza di
qualsiasi stemma, e alla singolarità del S. Pietro in
luogo del S. Martino, unico ed esclusivo patrono
che compaia sulle monete dei Tre Cantoni. La ras-
somiglianza di questo testone con quello dai tre
stemmi disposti in linea orizzontale e sormontati dal
cavallo (26), — conchiude egli, — non vuol dir molto,
se si rifletta quanto spesso i principotti dell' Italia
Settentrionale imitavano tipi monetali stranieri (27).
Queste parole, e l'ipotesi che implicitamente il
sig. Sattler viene a porre innanzi con esse, sono
degne della massima attenzione.

par les cautoiis d'Uri, Scinvyls et Uiìderivald aii XVh siede. — (Estratto
dalla Revite Nuviismatique, Nouvelle sèrie, tome XI. Paris, 1866).
BioNDELLi, 1. e. — (A pag. 30, n. 14, e a pag. 34-36).
Catalog einer Sainmhing itaHenisclier Mvnsen, etc. aiis dein Nach-
lasse des Cav. Carlo Morbio in Mailand. Munchcn, 1882. — (A pag. 277-
78, mi. 3339 e 3340, e alla tav. Ili, n. 3340).
Die Saiiunluvg W. B. Sedgwick-Bereiid/ : Deiilscìtc, ilatienische iiitd
S'-hiveizer Milnseii uiid Medaillen. Frankfurt a. Maiii, 1887. — {.\ pag. 52,
n- 333)-
LiEBENAU und Sattler, 1. e. — (A pag. 101-2 e 125-26)
Clerici (Carlo), // Ripostiglio di Gratasnglio. — (In Riv. II. di Num.,
Anno V, 1892, fase. I; — a pag. 157).
CoRAGGioNi, op. cit. — (A pag. 124 e 178, con fototipie alla tav. XL,
nn. 9 e io).
Motta, Dociinieitti viscon'eo-sforsesclii per la storia della secca di
Milano. Parte seconda: Periodo sforzesco. — (In Riz'. It. di Num.,
Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 250).
(26) LiEBENAU und Sattler, 1. e. — (.\lla tav. VI, n. 3).
(27) " Die Aehnlichkeit des Typus mit oben beschriebeneni Dicken
" beweist nicht viel, wenn man bedenkt, wie oft die kleinen oberitalie-
" nischen Fi'irsten fremde Mtinztypen nachaliniten „. — (In Bull, de la
Soc. suisse de Num., septième annce, 1888; — a pag. 125-26).
DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 445

Infatti, la importantissima grida di Milano, del


1° marzo 1530, riferita dal Motta in questa stessa
Rivista ^^\ dopo aver detto: " pare che molti mali-
" voli et pocho amorevoli de la loro patria, et altri
" de pessima sorte con loro malitia habino fabricato
" uno novo ingano, cioè in bavere facto uno falso
" bollo, con il quale hano bolato, et bolano li bianchi
" novi maxime quelli bianchi sono fabricati in la
" cecha de Crevacorc, appclati del cavaleto „, dà il
bando ai detti bianclii, " c|uali hano da una parte
" una aquila con lettere che dicono Lud. et p. lucas.
" Jìis. lava. Co. M. l). et da laltra uno cavaleto con
" suxo uno sancto con lettere che dicono Sanctus
" Tlieonestus „ oppure " da una parte una acjuila con
" le lettere soprascripte et da laltra uno santo in pede
" che dicono medesimamente Sanctus Theonestus „,
e dà il bando contemporaneamente ad altri bianchi,
di cui tace la provenienza, ma de' quali dice che
" hano da una parte la testa di S. Petro et da laltra
" uno cavalo con uno putino nudi „.
Ora, chi non riconosce in cjuesti ultimi bianchi
il nostro testone IN LIBERIATE SVMVS, e in quegli altri
i notissimi testoni di Lodovico 11 e Pier Luca II
Fieschi, signori di Messerano e Crevacuore, pubbli-
cati dal Promis? (29)
E nell'interessante ripostiglio di Gratasoglio,
descritto dall' Ing. Clerici (3"), trova vansi egualmente
associati, fra altre monete, dei testoni contromarcati
di Lodovico e Pier Luca Fieschi , e dei testoni IN
LIBERIATE SVMVS, parimenti contromarcati.
Lodovico e Pier Luca tennero in comune la

(28) Motta, Documeii/i viscon/eo-s/orze.sc/ii, ecc. — (In Riv. II. di


Num., Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 249-50).
(29) Promis (D.), Monete delle zecche di Mess. e Crev. — (Alla tav. II,
n. I e 2).
(30) Clerici (Carlo), in Riv. It. di Nuni., I. e.
446 SOLONE AMBROSOI-I - DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC.

signoria dal 1521 al 1528; la grida che dà il bando


ai testoni bollati o contromarcati è del 1530.... Non
vi è qui un ravvicinamento che dà da pensare?...
Tanto pili quando si osservi che Pier Luca, divenuto
dal 1528 esclusivo signore di Crevacuore, vi fece poi
battere testoni con un cavallo sciolto (o cavalcato da
un uomo seminudo) i quali ricordano stranamente il
rovescio dell'enigmatico testone IN LIBERIATE SVMVS '?'...
E vero che in altra grida poco anteriore di
Milano, del 31 gennaio 1530, si accenna al bando
delle " m^onete nove fabricate in le ceche forastiere »
e fra queste " ceche forastiere „ si enumera anche
Bellinzona (30; ma nulla vieta che il bando si riferisca
ad altre monete bellinzonesi le quali contraffacevano
precisamente il tipo delle monete di Milano (32).
Per conchiudcre (se mi è lecito di esprimere
una mia opinione personale, quantunque non suf-
fragata di prove) , io riterrei che il misterioso te-
stone IN LIBERIATE SVMVS non sia stato battuto a
Bellinzona, ma sia invece un' astutissima creazione
della zecca di Crevacuore, sotto la signoria di Pier
Luca Fieschi.
Milauo. dicembre iHq6.
Solone Ambrosoli.

(31) Motta, Uociim. visc.-sforseschi, ecc. — (In Rii>. 11. di Nutn.,


Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 247).
(32) Cfr. p. es. i nn. 13 e 17 della tav. XVI citi Coraggiom.
Di un Ducato doro inedito di Leone X
COXIAfO A BOLOGNA
E DI ALTRO CONSIIVIILE DI MODENA

Essendomisi lo scorso anno offerta occasione di acqui-


stare per la Collezione numismatica del nostro Civico Museo
un ducato di Leone X . col ritratto di esso Pontefice ,
coniato a Bologna , sconosciuto affatto finora , mi tenne
alquanto perplesso lo scadente lavoro del ritratto, inferiore
di non poco a quello dei giuli coniati nella nostra zecca,
forniti essi pure della testa del Pontefice. D' altronde però
la medesimezza e dirò anche 1' identità del rovescio di uno
de' cinque ducati di Leone, parimenti coniati a Bologna, che
si conservano nel nostro Medagliere, aventi nel diritto l'arme
del Pontefice, mi tolse ogni perplessità e l'acquistai.
Ecco la descrizione del ducato bolognese e dell" altro
consimile di Modena, del quale avrò ad occuparmi poco
appresso :

Fig. 1.
•)" LKO . .\ . PONTIKKX . M.wiMvs . Busto a sln., con testa nuda e
piviale.
lù BO.NO,Ni.\ . DoeET . Figura di s. Pietro stante di prospetto, con
chiavi nella d. e libro chiuso nella sin. stretta al petto, fra due ar-
mette, l'una della città, l'altra del Card. Giulio de' Medici, Legato di
essa — mg. 3,300 (i). — (AV/ Mrciaglicre del Museo Civ. di Bologna).

(i) Questo ducato, a confronto del susseguente, è un po' scarso e


scemo cosi di diametro come di peso per essere stato tosato, come
appare manilestamente, d' ogn' intorno.
448 LUIGI FRATI

Fig. 2.

Diritto uguale al precedente.


r) . s. GEMINI . MVT . PONTI . Figura di s. Geminiano vestito pon-
tificalmente, con tipo della città nella d. e pastorale nella sin.;
ncll'esergo annetta del Card. Giulio de' Medici (2) — mg. 3,450. —
(Xclla Raccolta di S. A. R. il Principe di Napoli).

Sopravvenuta pochi mesi or sono la grata e solenne


circostanza della visita a Bologna degli Augusti nostri Reali,
per onorare di Loro presenza l'inaugurazione del monumento
all'illustre nostro concittadino Marco Minghctti, e l'apertura
deiristituto ortopedico Rizzoli, avendo io contezza del pecu-
liare amore, che l'Altezza Reale del nostro Principe porta
allo studio delle monete, per cui prende diletto a visitarne le
raccolte nelle sue pellegrinazioni, mi diedi pensiero di far-
gliene vedere parecchie delle piìi rare e rilevanti, che pos-
siede ilnostro Medagliere, e fra queste anche il ducato di
Leone X sopra descritto. Fortunato possessore l'Augusto
Principe di altro rarissimo ducato di Leone X col ritratto di
lui, ma coniato a Modena, esso pure riprodotto più sopra,
alla fig. 2, alla semplice ispezione del nostro dovette fuor
di dubbio inferirne la stretta affinità, che esso avea col ducato
modenese; perocché, fatto ritorno l'Altezza Sua alla reggia
di Firenze, mi fece graziosamente spedir tosto i calchi di
quattro monete assai rare, delle quali era corsa parola nel
nostro colloquio, e fra questi i due del ducato di Leone coniato
a Modena; probabilmente per render me pure certo di quanto

(2) Esistono esemplari di questa moneta, ne' quali l' annetta del
Cardinale è stata surrogata da quella del Pontefice; del qual cambia-
mento si rileverà in appresso la cagione.
DI UN DUCATO DI LEONE X CONIATO A BOLOGNA 449

l'Altezza Sua aveva di prima giunta avvisato. E di vero non


appena ebbi sott'occhio i predetti due calchi potei constatare,
che i diritti dei due ducati, se non impressi coi medesimo
conio, erano stati però l'uno esemplato sull'altro.
E qui cade in acconcio ricercare se il tipo originale del
mentovato diritto sia quello di Bologna, ovvero !" altro di
Modena. Contraria la prima supposi/ione la qualità del lavoro
di esso conio, che non risponde a quello degli altri ritratti,
come sopra è detto, che presentano i giuli di Eeone X. usciti
dalla nostra zecca; mentre favorisce la seconda conghiettura
la circostanza di essere stato il ducato modenese la prima
moneta, come attesta il cronista Lancellotti (3', uscita della
zecca di Modena sotto il dominio della Chiesa ; per cui era
troppo naturale che siasi voluto in essa figurata l'effigie del
nuovo Sovrano, conformemente ancora al tlucato deirinipe-
ratore Massimiliano, al quale il Pontefice era succeduto nella
signoria di Modena.
Il ducato modenese, stando alla testimonianza del pre-
detto Lancellotti (4*, uscì dalla zecca di Modena il 4 giugno
del 15 [7, essendo maestro di zecca P)ersani Rataino da
Cremona, cittadino modenese (5). Però osserva avvedutamente
il cav. Crespellani i^), che questa coniatura dovette i-sscr
fatta senza le solite disposizioni; posciachè lo zecchiere
Rafaino si presentò ai Conservatori il 22 di detto mese per
ottenere di essere riconfermato nel suo ufiìcio, affine di libe-
rarsi dalle continue pressure, a cui non era tenuto, del Massaro
dell'Arte degli orefici. Ad esso rispust^ro ch'era loro inten-
dimento ch'egli continuasse nel suo ufficio di zecchiere, come
fu stabilito dal sig. Governatore, e facesse perciò quanto

(3) Vedi la nota seguente.


(4) " E a di 4 ztigno (1517) fu principiato di balere ducati d'i>ro in
Modena per M.° Kafaino dela Ceclia con la testa di papa Leon X et è
la prima volta ch'el s'è batuto moneta da poi che dita Cita e sotto ci
dominio della Giesa. „ {Moiiitìii. di Storia /ni/riti </c//r Provincie viodi-ncsi,
tom. II, pag. 190).
(5) Di questo zecchiere dà alquante notizie il marchese G. Cami'oiu
nel suo Catalogo : Gli arlisli italiani e stranieri negli Stati estenui. Mo-
dena, 1835, in-8, a pag. 67.
(6) La Zecca di Modena. Modena, 1884, iii-4, pag. 28.
450 LUIGI FRATI

allora gli fu concesso per gli stessi capitoli '7). E così do-
vettero andare le cose sino ai 29 di agosto del 1519, sotto
la quale data leggesi, sempre ne' citati Verbali, che fu pre-
sentato un Proclama papale W sopra le monete d'oro, d'ar-
gento edi rame, intorno al quale furono dette più cose;
concludendo perù di aspettare e vedere ciò che era per fare
la zecca di Bologna; al quale effetto incaricarono ser Fran-
cesco Massaro de' banchieri, presente e accettante, a pren-
dere le opportune intelligenze (9).
Quale risultato avessero queste pratiche non è dato
conoscere per documenti; e molto meno la ragione, onde la
nostra zecca s'indusse a questa specie di plagio, riproducendo
identico il diritto del ducato modenese; quando pure per
imperiosa circostanza non fosse stata costretta a procacciarsi
il punzone da quella di Modena; con che verrebbero a spie-
garsi le lievissime differenze, che a mala pena si scorgono
fra l'uno e l'altro diritto ('o).
Conoscendosi il tempo della coniazione del ducato mo-
denese, èagevole inferirne la data approssimativa di quello
di Bologna, la cjuale deve cadere fra il secondo semestre
del 1517 e il primo dicembre 1521, in cui mancò di vita
Leone; e ciò quanto al diritto, giacché pel rovescio non
avevasi che a far uso di quello già improntato ne' ducati
coU'arme del Pontefice.
Resta ora ad indicare l'incisore di esso ducato; perocché
Rafaino, che ne" molti documenti della zecca modenese ripor-
tati dal cav. Crespellani s'incontra piij volte, vi é sempre

(7) Ardi. Coimin. di Modena. — Vacchetta dei Parliti Coiiiunaìi,


a- 1517- pag- 79^- (Scgii. R. Ili, 83).
(8) È un Motuproprio di Leone X risguardante la coniazione delle
monete di qualsiasi metallo nelle città di sua giurisdizione: Dal. Romae
apiid S.'" Pctniin die xviij Juitij m. d. xviiij ; che però non fu letto al
Consiglio generale di Modena che il 29 agosto 1519.
(9) Vacch. cit., a. 1519, a fol. 99*, sotto la data 29 agosto 1519:
Tandem dictiim fuit cxpectari et videri quid factura sii Civitas boiionie;
et ideo ut iittelUgat ser Francisco massaro baiic/iario presenti acceplanti
cura data fuit.
(io) Ivi, a fol. gg'° : Chunei stamparum monetaruiìi »».'•' Rafaiiii dcla
Ceclia dati fuerunt d.no Jac.° Scanarolo penes se acceplanti.
DI UN DUCATO DORO DI LEONE X CONIATO A BOLOGNA 45I

detto maestro di zecca, e solo l'ultima volta, nel documento


17 ("), è nominato assaggiatore; ma non mai incisore; come
è dato argomentare anche dalla riserva della somministrazione
delle stampe, ch'ei fa ne' diversi contratti coi Conservatori (12).
Da un documento perù dell'Archivio Comunale di Mo-
dena, del quale avrò ad occuparmi poco appresso, rilevasi
che l'incisore delle monete di Leone X, coniate a Modena,
fu certo Giovanni Villanova, ignoto allo Zani (13), e pur anco
al dotto e solerte investigatore marchese G. Campori , che
non lo ricorda nel ricco suo Catalogo poc' anzi citato.
Passando poi ad esaminare i rovesci di entrambi i ducati,
noteremo che nel bolognese L uguale a quello dell' altro
coH'arme del Pontefice nel diritto, avente cioè la figura stante
di prospetto di s. Pietro, antico patrono di Bologna, colle
chiavi nella d. e libro chiuso nella sin., e col solito motto
in giro: bononia docet, e due armette ai lati del Santo, l'una
della Città, l'altra del Card. Giulio de' Medici, Legato di essa;
la quale figura legittimamente nel nostro ducato, stante la
dignità e carica, che il cugino di Leone X aveva, di Cardi-
nale Legato della città nostra. Ma non può dirsi altrettanto
del ducato di Modena, dove il predetto Cardinale non aveva
speciale giurisdizione; stantechè, come è noto, durante la
temporanea dominazione pontificia, Modena fu sempre retta
da un Governatore laico, che ne" tempi, di cui discorriamo,
era il celebre storico e statista Francesco Guicciardini. Non

si saprebbe quindi giustificare pienamente la presenza dell'ar-


metta medicea sormontata dal cappello cardinalizio, quale
presenta il ducato posseduto da S. A. R. il Principe di Na-
poli (14), .se non ricorrendo alla supposizione, che l'incisore
avesse ritenuto conveniente intromettere l'arme del Cardinal

(n) Ckf..spellani, 0/>. ci/., pag. 211.


(12) 1501. Die xxiij Jtilij. Veiiil Magister Ra/aiitus et obltilit se
paratum erigere officinam cecile, duiiiiiiodo sibi proviticntiir de mansione
ti sibi providealiir de slantpis primis, ctc. (Crespf.llani, Op. ci/., pag. 204I,
e altrove: 1513. Die vij Jan. Veni/ M- Rafainus Magis/er Ceche erigende,
et ohtulit se paratum elidere monetiis.... datis sibi pridie stampis, etc. {Op.
cit., pag. 207).
(13) Encicliipedia metodica delle belle <ir'-. Roma, 1821. Voi. XIX, m-8.
(14) V. fig. 2
452 LUIGI FRATI

Giulio, non come avente una giurisdizione diretta su Modena,


ma come l'eminente personaggio, dal quale, durante il pon-
tificato diLeone X, al dire dello storico Cardella (15), " tutta
la gran mole degli affari dello Stato della Chiesa era soste-
nuta „.Se non che fortunatamente non v'ha d'uopo di ri-
correre a conghietture, per quanto ragionevoli e fondate,
essendo le piij minute particolarità e circostanze, concernenti
i ducati e le monete in discorso, chiarite da un interessante
documento, conservato nell'Archivio Comunale di Modena i^^ì,
e che riportasi integralmente in nota ('?). Da esso rilevasi
che il Governatore Guicciardini con sua lettera del 18 marzo

(15) Memorie storiche de' Cardinali, toni. IV, pag. 4.


(16) Debbo alle sagaci cure di mio figlio dottor Carlo, già bibliote-
cario dell'Estense, il ritrovamento di questo documento rimasto finora
sconosciuto; il quale lascia comprendere anche il tenore delle osserva-
zioni fatte dal Guicciardini nella lettera ai Conservatori, che disgrazia-
tamente non fu rinvenuta, malgrado le indagini praticate.
E qui non lascio di rendere le debite grazie all' 111. mo signor Sindaco
di Modena per aver consentito la trascrizione e pubblicazione di esso
documento.
(17) Ex Aclis Illtistrissinii Consilii Muliriae, 1^14-1^20, filza B, ad
a. ISI9-
" 111. D. D.ne Obseruan. Per la sua de lo instante di e mese et per
lambassata di Io. corteso hauemo inteso qualmente V. S. desidera saper
per qual causa sia posto in li ducati & monete stampate in Modena
sopra la arma dele palle dal lato del Sancto vna mitria da vescovo
parendo ad epsa conueniente gli douesse esser più tosto la mitria cum
le Corone, e non il capello del R.™» Car.'e de Medici. Et subito chiamato
ad Noi m.° Rafaino m. dela Cecha et factoli e.xhibire li chunei de tal
monete et trovato esser cusi come dice V. S. Dice lui che sono chunei
vecchi recalcati di nouo e sul medemo stampo per vn ni.° Io. Villanoua
qual similiter presentato si scuso nauti ad Noi et che in recalcarli non
ze hebe auertentia epso m.° Io. et che ouer li conzaria secondo che
scriue V. S. onvero li farà de nouo. ne più se balera prima sia facto
questo; cusì gli hauemo comesso per expresso. Non esser processo da
altro se non per inaduertentia e non da li sopra ciò deputati che sono
M. Lud.co Columbo, M. Baldessar Fontana et ser Ant.° Frane." Carandino
Et cunzo ouer refado de nouo epso chuneo lo faremo vedere a V. S.'»
se poi ze piacerà o no auanti se bata più et questo sera in tempo de
vn di secondo che epso m.° Io. ha decto de cumzarlo ouer refarlo siche
V. S. si intende: a la cui sempre se recomandamo et offeremo. Mut.
die 18 Martij m. d. xviiij. „
DI UN DUCATO D OK(J DI LEONE X CONIATO A K0I-06NA 453

1519 aveva chiesto ai Conservatori ragione della presenza


dell' arme medicea sormontata dal cappello cardinalizio, an-
ziché dalla tiara a tre corone. Al quale effetto chiamato tosto
dai Conservatori Rafaino maestro delia zecca, ebbe questi
a rispondere che eransi adoperati conii vecchi, ricalcati di
nuovo da m. Giovanni Villanova, il quale chiamato a sua
volta si scusò, allegando di aver ciò fatto per inavvertenza;
ma che li avrebbe racconciati o rifatti, conformemente alle
prescrizioni, che gli venissero date. Conchiudevano i Conser-
vatori collo sgravare di ogni responsabilità i Soprastanti alla
zecca, e protestando che non si sarebbero battute nuove
monete se non appresso la debita approvazione.
Non dissimulerò la poca credibilità delle scuse addotte
dagli artefici, stantechè la serie delle monete coniate a Mo-
dena precedentemente non presenta tipi conformi a quelli
del pontificato di Leone; e resta più probabile che l'arme
del Cardinale, anziché per inavvertenza, vi fosse posta per
omaggio al potente Legato pontificio al campo degli alleati
in Lombardia e Vicecancelliere della Chiesa. Ciò non ostante
l'arme fu modificata negli accessori sostituendo la tiara al
cappello cardinalizio ('8), secondo la volontà del temuto Go-
vernatore; sebbene il rimedio tornasse forse peggio del male,
ponendosi, contro le consuetudini, l'arme del Sovrano nella
parte meno cospicua della moneta.
Non posso chiudere questi brevi cenni illustrativi delle
riportate monete senza rendere pubblica testimonianza della
reverente mia gratitudine all'Altezza Reale del Principe di
Napoli per la rara cortesia, onde somministrandomi il calco
e la fotografia della preziosa Sua moneta, mi ha porto
i mezzi di confronto, per istabilire i rapporti di essa coll'altra
da noi posseduta.
Luigi Frati.

(r8) Verli Cresi-kli. \Ni, Op. cil , tav. IH, fig. 23 e 24.
mEDAGliIA
IN ONORI-; DI

CALLISTO TERZO
i: i)i;l cardinale

IPPOLITO SECONDO D'ESTE.

Tengo sott' occhio una medaglia del buon secolo, non


registrata nei " Médailleurs Italiens „ dell'Armand. 11 suo
diametro è di quarantadue millimetri. Vi si rappresenta nel
diritto il papa Callisto terzo, o altrimenti Alfonso Borgia,
spagnuolo, nato nel 1377 e morto nel 1438, dopo tre anni di
pontificato. 11 biisto, volto a sinistra, è in mitra e piviale. Vi
si legge all'ingiro: ^ CALISTVS • PAPATERTIVS • - Dall'altro
lato è raffigurato Ippolito d'Kste, figlio d'Alfonso primo, Duca
di Ferrara, e di Lucrezia Borgia, nato nel 1509 e morto nel 1572
dopo quarantaquattro anni di cardinalato. E l' Ippolito ricco
e fastoso, a cui devesi la sontuosa villa di Tivoli. Il busto,
volto ugualmente a sinistra, e in cappello cardinalizio e in
mantellina con barba e capelli ricciuti e con la leggenda:
HIPP • EST II CARDFERR -
59
456 BERNARDO MORSOLIN

Ho detto che la medaglia non è registrata dall'Armand.


Per maggiore precisione devo ora ricredermi ; devo dichia-
rare cioè ch'essa non è registrata quale si presenta nell'esem-
plare, custodito nel Museo Civico di Vicenza. Il diritto, del
resto, è eguale, per dimensione e per leggenda, al diritto
d'una medaglia, annoverata tra quelle d'Andrea Guazzalotti,
o altrimenti d'Andrea da Prato. Vi differisce però interamente
il rovescio, nel quale è scolpito lo scudo dei Borgia, sormon-
tato dalle chiavi e dalla tiara, colla leggenda: — ALFONSVS
• BORGIA • GLORIA • ISPANIE • — U). E l'Armand descrive
pure il rovescio, eguale del pari per diametro e, sino a un
certo punto, per leggenda a quello dell'esemplare vicentino;
ma lo descrive non come il rovescio, bensì quale il diritto
d'una medaglia a se, in onore del Cardinale Ippolito secondo
d'Este. Il lavoro poi è annoverato tra le medaglie non uscite
dal punzone del Guazzalotti, che finiva in pieno secolo de-
cimoquinto, ma tra quelle del Pastorino da Siena, posteriore,
presso a poco, di cent'anni al Pratese (2). Devo però ag-
giungere che l'esemplare del Museo di Vicenza difetta del
millesimo — 1554 — che segue alla leggenda, e del — P —
iniziale del cognome dell'artefice.

È vezzo costante dell' Armand di citare o l'opera, in cui


s'illustra o riproduce ciascuna delle medaglie da lui registrate,
o d'additare il gabinetto, o la collezione, che ne custodisce
l'esemplare. Per ciò, che si riferisce alla medaglia in onore di
Callisto, rimandasi da lui il lettore al " Trésor de Numismatique
et de Glyptique „ (3), al Bonannis (4) e al Friedlander (5*. Quanto

(i) Armano, Les Mcdailleurs italiens, voi. I, pag. 48, n. 7. Paris, 1883.
(2) Armano, Op. cit., voi. I, pag. 192, n. 28.
(3) Mcdailles des Papes, I, XXII, 5. Paris, 1839.
(4) Niimismata Pontificum Romanorum, I, LVII, 2. Romae, 1716.
(5) Die itaìienischen Schauniumen des funfsehnlen Jahrhunderts,
XXIV. Berlin, i88o-j832.
MEDAGLIA LN ONORE DI CALLISTO TERZO, ECC. 457

alla medaglia, in onore dell' Estense, citasi unicamente la


grande opera del Litta (6). Ma ne dell'una, né dell'altra ri-
cordasi collezione, o gabinetto alcuno, in cui se ne conser-
vino gli esemplari. Parrebbe pertanto che il Litta, oltre l'ef-
fige del Cardinale, di cui la descrizione si porge esattissima,
dovesse portare esatta del pari anche la leggenda. Ma non
è così. Vi si desidera cioè l'ultima parte, eh' è quanto dire
il millesimo — 1554 — , e il — P — che è l'iniziale, come s'è
detto, del cognome dell'artefice. Vi sta scolpito, in vece,
sotto il busto, il millesimo — 1500 — , che verrebbe a por-
tare una certa confusione. Basti dire che nel 1500 il Cardi-
nale Ippolito e il Pastorino non erano ancor nati. K si potrebbe
anche aggiungere che dal difetto del millesimo e della iniziale
scaturirebbe naturalmente anche il dubbio intorno all'autenti-
cità della medaglia.
Ma dato pure che il rovescio della medaglia sia fattura
del Pastorino, non può non destare una certa maraviglia che
all'opera del Guazzalotti, vissuto in pieno secolo deciniociuinto,
s'accoppii il conio d'un artefice, posteriore di quasi cent'anni.
Devo avvertire però che il caso non è nuovo. L'Armand stes.so
ne fa fede più volte in certe medaglie, coniate segnatamente
in onore di papi; dove il diritto è lavoro d'un punzone e il
rovescio di un altro, non del medesimo tempo. Quanto al
caso nostro, non v' ha dubbio che la medaglia fu coniata
nel secolo decimosesto a' tempi del Pastorino, o di ciii scolpì
le fattezze d'Ippolito si'Condo d'Kste. K il motivo deli'accop-
piamento del nome di Callisto terzo a un Kstense, che di-
scendesse dal Duca Alfonso primo, non è, mi i)are, molto
difììcile a indovinarsi.

S'è già accennato che Ippolito secondo d'Este nasceva


d'Alfonso primo e di Lucrezia Borgia. E Lucrezia era figlia,
com'è noto, di Alessandro sesto, il Cardinale Roderico Lan-
zol, nipote di Callisto terzo, che dallo zio aveva avuto con la

(6) Litta, Famiglia d'Esle, n. 41


458 B. MORSOLINJ- MEDAGLIA IN ONORE DI CALLISTO TERZO, ECC.

dignità prelatizia anche la facoltà di usare del nome dei Bor-


gia. Io non so quali motivi avessero gli Estensi di gloriarsi
della parentela con l' insigne casato di Spagna. Stando al
Gregorovius, dovrebbesi pensare che la famiglia Borgia,
verso il 1550, venti anni cioè dopo la morte di Lucrezia,
fosse quasi diventata un mito nella mente degli Estensi, e
che un caso strano vi rinnovasse la memoria per l'appari-
zione in Ferrara di don Francesco Borgia, discendente del
Duca di Gandia, ascritto più tardi nell'albo de' Santi (7). E
come non conosco i motivi, per i quali gli Estensi avessero a
gloriarsi della parentela, così non saprei dire chi desse la com-
missione della medaglia. Dato però che la medaglia si co-
niasse, come vorrebbe l'Armand, nel 1554, si potrebbe anche
congetturare ch'essa fosse il frutto della rinfrescata memoria.
La quale avrebbe dovuto durare anche successivamente in
forza specialmente della dignità d'Ippolito, annoverato tra
i grandi dignitari della Curia romana e del grado eminente
del Borgia, salito più tardi a capo della Compagnia di Gesù,
il cui Generale si pareggiava, se non in apparenza, certo in
sostanza, ai principi della Chiesa Cattolica.
Bernardo Morsolin.

(7) Gregorovius, Lucrezia Borgia, pag. 342. Lib. II. Firenze, 1874.
fnedaglie commemoi^ative
Ci>NIATE DCRA.NTK IL DOGATO DI VKNE/.IA

PASQUALE CICOGNA
<1585 -1595)

Tra le addizioni delle medaglie, che si riferiscono a Ve-


nezia, l'Armand ne reca una, coniata sotto il dogato di Pasquale
Cicogna, il quale resse la Repubblica tra il 1585 e il 1595. Che
gli esemplari di essa venuti sino a noi, sieno scarsi di numero,
non credo: basti dire che nel Museo civico di Vicenza se ne
conservano, non uno, ma cinque. K a pensare piuttosto che
il dotto numismatico francese fosse cosi poco avventurato
da non imbattersi che in quello, non pienamente perfetto,
che si custodisce nella collezione fiorghese. E la imperfezione
non istà nella logorazione degli emblemi, che s' accordano
con quelli degli esemplari, ch'io tengo sott'occhio, ma della
leggenda. Vi si desiderano cioè, nel diritto, le lettere — R •
ETC • - e il — 3 — nel millesimo 1593, che l'Armand segna
con altrettanti puntini (0. La leggenda, del resto, corre in-
torno al leone alato, volto a sinistra, tenente nella branca
destra la spada e posante co' piedi posteriori sul mare e con
l'anteriore sulla terra, ed è la seguente: — PASCALE • CICONIA
• DVGE • VENETIARVM • AN ■ DNI • 1593. - 11 nnescio reca scol-
pita all' ingiro la leggenda: — FORI • IVLII • ITALIAE • CHRIS ■
FIDEI • PROPV&NACVLVM. — \'i si rappresenta interiormente
alla leggenda una Croce con a piedi la cinta d'una fortezza.
In mezzo alla cinta sta scolpito: — PALMA — e superior-
mente alla Croce, in linea curva, la leggenda: — IN • HOC •
SIGNOTVTA. —

(1) .\kmanu, Les Méiiailleurs Itiilietts, Tom. MI, p;ig. 304. B. Paris, 1887.
460 BERNARDO MORSOLIN

La medaglia si riferisce, non v' ha dubbio, alla fortezza


di Palmanova sui confini orientali del Friuli, della quale decre-
tavasi dal Senato l'erezione non nel 1592, come vorrebbe il
Zanotto (2), ma nel 1593, secondo che risulta dal millesimo del
diritto, e attesta anche il Cicogna (3). E la leggenda del ro-
vescio ne fa palese, ov' esso fosse ignoto, lo scopo. La for-
tezza erigevasi cioè come un propugnacolo contro le inva-
sioni de' Turchi dalla frontiera orientale del Friuli, e col Friuli
difendevansi per esso l' Italia e la Cristianità, minacciate, in
onta alla fresca vittoria di Lepanto, dalla Mezzaluna. Ma della
medaglia non è parola né nel Zanotto (4), che pure ricorda
la costruzione della Cittadella, ne nel Cicogna che pur ac-
cenna ad altre medaglie in onore di cittadini benemeriti, che
ne sorvegliarono, o diressero i lavori (5).

Non è facile dire chi fosse l'artefice della medaglia. La


natura dell'impronta però e della leggenda trarrebbero, tutto
il pili, a congetturare ch'essa uscisse da un qualche punzone
della zecca di Venezia. E nella zecca potrebbesi ugualmente
congetturare s'improntassero due altre medaglie, coniate, du-
rante ilprincipato dello stesso Cicogna, l'una commemorativa
della Cattedrale di San Pietro a Castello, l'altra della costru-
zione de' grandi Quartieri a Lido, ricordate entrambe dal
Zanotto (6), e delle quali conservansi gli esemplari nel Museo
Civico di Vicenza. La prima, della dimensione di millimetri

(2) Zanotto, // Palazzo Ducale, voi. IV, pag. 284. Venezia, 1861.
(3) Cicogna, Iscrizioni Veneziane, Tom. IV, pag. 1099. Venezia, 1853.
(4) Zanotto, op. e Ice. cit.
(5) Cicogna, Iscrizioni Veneziane, papin.
(6) Zanotto, // Palazzo Ducale, voi. et loc. cit.
MEUAGLU; COMMEMORATIVE, ECC. 461

quarant' uno, rappresenta nel diritto gli Apostoli Pietro e


Paolo, separati dalla Croce papale. San Pietro, a sinistra,
tiene nella destra le cliiavi e San Paolo nella manca la spada.
Vi corre all'ingiro la leggenda: — TV • ES • PETR • ET • SVP •
HANC • PETR • AEDIFICABO • ECCLE • MEAM. - Il rovescio reca
la scritta: - AED • SACR • CASTELLANAM ■ lAMj^VETVSTATE •
COLLABENTEM • LAVRENTII • PRIVLI • VEN • PATHAE • PIETAS •
RESTITVIT • SVI • PATHVS • AN • IMI • CLEMENTE ■ Vili • P • M •
PASC • CICONIA • D • M • D • XCIIII- La seconda d'uguale di-
mensione, raffigura, nel diritto, una donna seduta, a destra,
con una palma nella sinistra, in atto di posare con l'altra
mano una corona reale sul capo del leone alato, prostratole
a* piedi. Vi si legge all'intorno: - PAX • TIBI • MARCE ■ E •
M. — ; e nell'esergo: — PRINCIPATVS • PASCALIS -CICONIA.
— Il rovescio contiene la sola leggenda: — MILITVM • HOSPI-
TALIA • IN • VRBIS • LITTORE GEORO' • &RAD' • NIC • SVRIA
NVS • ET • CAROL' • CORNEL' MVNIENDIS OPPIDIS • STRVENDA
• CVRARVNT • ANNO • DOMINI • 1592.
Rrrnaroo Morsoi.in.
SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCROVEGNI
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Nella mia modesta raccolta di monete, medaglie, si-


gilli, ecc. di Padova, possiedo un sigillo in bronzo di bellis-
sima conservazione, di forma rotonda e del diametro di
mm. 33, apprezzato da quanti lo videro, perchè ritenuto
spettante a Rinaldo (ReginaldoI degli Scrovegni.
Non è ora mia intenzione, per illustrare codesto sigillo,
di fare la storia di si antica famiglia padovana, importante
non solo per la storia dell'arte, si bene per quella politica
della nostra città, che già da molti e abbastanza dilTusamente
venne trattata; soltanto io intendo di toccare quei punti, che
in qualsiasi modo possono gettar luce sul personaggio, al
quale il sigillo apparteneva.
Le origini di questa famiglia si perdono nel buio dei
tempi. V ha chi le fa risalire ad un tal Rinaldo Pota di
Scrova , il quale, semplice suonatore dapprima, sarebbesi
quindi dato all'usura'", vile mestiere che trovò salde radici
nella tanto corrotta società medievale.
Secondo un codice anonimo del sec. XVII (^), gli Scro-
vegni avrebbero tratta la loro origine da Bruzene (Brugine),
paesello della provincia di Padova, ed il loro capostipite
avrebbe esercitato il mestiere del maniscalco.
Ambedue queste tradizioni, come chiaramente si vede,
concordano nel dare un'origine molto umile a questa famiglia
che, in breve lasso di tempo, divenne tanto potente da con-

fi) (2) Vedi, nei Cenni Storici stille Famiglie di Padova e sui Mo-
numenti dell'Università, il capitolo sugli Scrovegni di A. Dall'Acqua.
464 1-UIGI RIZZOLI

cepire la speranza della Signoria di Padova, togliendola ai


Principi da Carrara (3).
Però il codice anonimo su citato è in errore, allorquando
asserisce che questa famiglia fu ascritta fra i nobili soltanto
nel 1420, mentre invece lo fu fin dal 1081 (4).
Orbene, senza dilungarci nel fare delle vane conghiet-
ture sulle origini molto incerte degli Scrovegni, sarà bene
gettare lo sguardo sull'albero genealogico (5) di tale famiglia.
In questo vedremo non pochi i nomi dei Rinaldi, dei Pietri,
degli Ugolini, degli Enrici, e cosi via di seguito, come pur
sempre ci è dato vedere in tutti gli alberi genealogici, cer-
candosi da ogni famiglia, col facile mezzo dei nomi, di eternare
la memoria degli avi, e delle loro virtù se ve ne ebbero.
Lasciando da parte gli altri nomi, che a noi ora non in-
teressano, quello di Rinaldo per ben tre volte ci si presenta.
A quale di questi tre Rinaldi il sigillo in parola appartiene?
La soluzione di questo problema è senza dubbio la parte più
importante per l'illustrazione del sigillo.
Grazie agli insegnamenti paleografici impartitimi dall' il
lustre Prof. Andrea Gloria, nonché da mio zio Luigi Rizzoli;
conservatore del Museo Bottacin, ho potuto con molta prò
babilità stabilire l'epoca, alla quale il sigillo si deve riportare
La trascrizione del sigillo è la seguente : nel mezzo vi
ha la scrofa, che è l'arme degli Scrovegni; all'intorno:
+ SRAINALDI D6SCROVI6NIS

Le lettere di questa iscrizione sono di una forma gotica,


che sente del romano; ebbene tale forma nel mentre mi
pare escluda che il sigillo possa appartenere al primo Ri-
naldo, del quale non si sa assegnare un'epoca, ma che certo,
per essere troppo antica, sarebbe paleograficamente in modo

(3) Vedi La Cappella degli Scrovegni e l Arena di Padova di A. To-


lomei.
(4) Vedi, nei Cenni Storici sulle Famiglie di Padova e sui Monu-
menti dell'Università, il capitolo sugli Scrovegni di A. Dall'Acqua.
(5) Per tale albero mi sono servito di quello inserito nell'opera
citata : Cenni Storici sulle Famiglie di Padova, fatto con la massima di-
ligenza.
SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCROVEG.Nl 465

molto diverso da quello della suddetta iscrizione rappresen-


tata, nega parimenti che detto sigillo spetti a quel Rinaldo,
di cui si ha memoria nei primi decenni del 1300. Esso adunque
apparterrebbe a quel Rinaldo che occupa, secondo l'ordine
cronologico, il posto di mezzo fra i due suaccennati , ripor-
tandosi al secolo XIII. Questo Rinaldo Scrovegno sarebbe
stato il padre di quell'Enrico, che ebbe tanta parte nella
storia della nostra città.
Assai poco ci è dato conoscere intorno alla vita di Ri-
naldo. Favorito dai tempi, in cui le industrie erano fiorentis-
sime ed in special modo quella della lana, alla quale ogni
sorta di privilegii venivano accordati, esercitò avidamente il
mestiere dell'usuraio. Ricchissimo sposò Capellina de' Mala-
capelli, della nobilissima famiglia di \'icenza. Innalzò un for-
tissimo castello a Trambacche, ove pure costruì un ospitale (6).
Il sommo poeta Fiorentino, al canto X\'I1 dell' Inferno,
là dove parla degli usurai, non dubita di porre il nostro Ri-
naldo tra quella numerosa famiglia di peccatori ; egli ce lu
fa conoscere, descrivendo, in modo assai preciso, l'arme
della sua famiglia, con i versi seguenti :

« Ed un, che d'una scrofa azzurra e grossa


Segnato avea lo suo sacchetto bianco (7), 0

Anzi a proposito di questi versi, sta bene che io riporti


ciò che ne disse uno dei |)iii antichi esegeti di Dante, Ben-
venuto di Gran Compagno da Imola, il c|uale così si esprime:

(6) Vedi Croiinclie delle Fiimii;lie di Padova, cnii s/riimii a colori


di Gio. Batt. PVizicr. .\Is. del scc. XVII esistente nel Museo Civico —
B. P. 1232.
(7) Degli Scrovegni, Dante, oltre a Rinaldo, avrebbe conosciuto,
siccome sostengono molti tra i suoi commentatori, ancbe Pierina figlia
di Ugolino. Questa Pierina, celebre umanista, sarebbe andata sposa
prima a Marino de' Macaruflì, poi, secondo Bernardino Scardeone, ca-
nonico padovano e scritttore del scc. XVI, ad un giovane dei Forzate.
Detti Commentatori deducono la loro asserzione dalla canzone della
yUa Nuova, che comincia :
" Amor, tu vedi ben, che questa du:in.i
La tua virtù non cura in alcun tempo,
Chr suol dell'altre belle far.si donn.-i. „
466 LUIGI RIZZOLI

" .... et iste fuit quidam Miles Paduanus, qui vocatus est
Dominus Raynaldus de Scrovignis, vir ditissimus in ini-
mensum. Scrovigni autem portant Porcam azurram in campo
albo, et inde denominati sunt (8). „
Ognuno sa quanto largo piede avesse preso l'usura nella
società medievale e quanti altri mali a questo si fossero ag-
giunti. Ma se di grandi vizi fu ricco il medio-evo, non dob-
biamo disconoscere che anche grandi virtù in esso rifulsero,
anzi che grandi virtù quasi naturalmante fecero seguito al
lento ma continuo progredire del vizio.
L'usura del nostro Rinaldo, tanto funesta alle condizioni
economiche e morali del suo tempo, tornò all'incontro utile
dal punto di vista che fu causa inconscia ma determinante
della costruzione di quella chiesetta, che tanto è ammirata
per gli splendidi affreschi di Giotto e della sua scuola, di cui
sono tappezzate le interne sue pareti, nonché per il monu-
mento di Enrico Scrovegno, opera diligentemente condotta
da Niccolò da Pisa (9X Con ciò intendo di parlare della ben
nota Cappella degli Scrovegni, situata entro l'area dell'an-
tica Arena di Padova. Cotesto prezioso monumento, che
tanto illustra la nostra Città, fu costrutto da Enrico figlio di
Rinaldo nell'anno 1303, e per espiare le colpe paterne, e per
rendersi benevolo il popolo, il quale a ragione odiava quella
famiglia, che solo dagli illeciti guadagni avea tratta l'origine
della sua potenza.
Questa chiesetta da Enrico venne intitolata dalla Carità,
quasi a ricordare quella virtù, che suo padre mai non conobbe.
Le poche notizie su Rinaldo, che brevemente ho ripor-
tate, rappresentano tutto ciò che io ho potuto desumere
dagli scritti più accreditati e in gran parte documentati, ri-
ferentisi alla famiglia degli Scrovegni; ben più larghi di no-
tizie essi sono intorno ad Enrico, il quale finì la sua vita in
Venezia, essendo stato bandito da Padova da Marsilio da
Carrara, al quale era venuta in sospetto la potenza degh

(8) Vedi Domenico Maria Man.m, Osservazioni hloriche sopra i


Sigiili Antichi de' secoli bassi, Tomo XIV — Sigillo XI.
(9) Vedi La Cappella degli Scrovigni e l'Arena di Padova,
Tolomei. di A.
SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCKOVEGNI 467

Scrovegni, uniti in forte alleanza cogli Estensi e colla Sere-


nissima Repubblica. Le sue ceneri, trasportate a Padova, fu-
rono deposte ove giaciono tuttora nel monumento, di cui poco
prima ho fatto menzione. (i°)
LuK.i Rizzoli Ji'moke.

(io) Altri due sigilli, oltre a q'.icllo testò illustrato, si conuscono spet-
lanti alla famiglia degli Scrovegni. L'no, che nello scorso secolo faceva
parte della collezione del Sig. Giovanni Co : De-Lazara, ora si trova
nel Museo Civico di Verona. Questo sigillo in bronzo, di forma Glittica
forma caratteristica dei sigilli ecclesiastici, ha nel mezzo la solita scrofa
arine degli Scrovegni ed all'intorno la seguente iscrizione: t - s - I'etri
SCROVIG.M • c.\.N ■ I'advaÌ. Consultata la Sirie Croiio/oi; ico- Is/nriccl dei Cd
tionici (li Padova del Marchese Orologio, ho trovato due Pietri Scro
vegni Canonici, ma l'uno del secolo XllI, l'altro del secolo XIV. Ora
per il tipo delle lettere, tipo proprio del secolo XIV, si deve ritenere
che il sigillo appartenesse al secondo Pietro, il quale, per il ducu-
mento Gennari, ricordato nell' opera citata, sarebbe stato canonici)
fin dal 1369, li 4 novembre.
L'altro sigillo, che si conosce, e quello che va sotto il numero XI
tomo XIV, nelle Osservazioni Isloriclie sopra t SÌ!^i/ìi de' secoli bassi d
Domenico Maria Manni. .Nel passato secolo era posseduto dal Cav. Gac
tano Antinori ; ora, come io credo, deve trovarsi nella collezione dei
sigilli medioevali del Museo Nazionale di Firenze. L' inscrizione circo
lare, che è questa; t ^igillv.m • i'ktki - scruvign, e formata di lettere ap
partenenti paleograficamente al scc. XI\'.
Orbene, nel mentre possiamo escludere scientificamente per la forma
delle lettere che il sigillo spettasse a quel Pietro Scrovigno, Giudice
del Collegio nel 1275 e marito di tiiacomina de' l'altanieri, e a maggior
ragione anche per la forma stessa del sigillo, che ò rotondo, a quel
Pietro Canonico, morto nel 1276, ci troviamo di fronte ad una grave
difficoltà nello stabilire a quale dei due Pietri, vissuti nel secolo XIV,
il sigillo avesse appartenuto.
Con qualche probabilità si potrà, condividendo l'opinione del Manni,
riportarlo a quel Pietro Capitano dei Carraresi, che fu figlio di Ugolino,
Podestà di Belluno.
OPERE NUMISMATICHE
DI

CARLO KUNZ.
OPERE NUMISMATICHE
IH

CARLO KUNZ

Avvertimento.

Le opere nuinisinaticlic di Carhì Kunz, assai


pregevoli e jjer la quantità di nuove moneti' italiane
che illustrano e per K' inti'rrs-anti iKjti/ie ehe le
acecjiiipagnano, \-icler(j la luce dal 1864 al 1882, parte
in fascicoli sei)arati e parte inseriti in Peiiodici vaiii,
quali la Nii'is'd della i\nìiiisì)iatica antica e iiiodcnia
(li Asti, il Periodica di Niiiiiisiìiatica e S/)-a^islica di
Firenze, Wlrclicoi^rafo triestino, il Bullettiiio di Nn-
ììiistnatica italiana di l-"irenze ed altri. Tutti questi
lavori, tirati a pochi esemplari, s(jno ormai divenuti
rarissimi, e alcuni di essi all'atto ii'reperibili, tanto che
pochissime biblioteche pubbliche e private possono
vantarsi di possederne la >erie com[)leta.
Nell'intento di riuscire utili ai^ii studiosi ed ai
i"accoglitori, abbiamo quindi creduto opportuno di
raccogliere ciucile oi^erette e ripubblicarle riunite in
questa Rivista, in ordine cronr:)logico, coi loro disegni
e le loro tavole riprodotte dagli eccellenti disegni
originali, eseguiti dallo stess(; Kunz, e riteniamo che
i nostri lettori ce ne sapranno grado ^^K

(i) In questa ristampa ci limitiamo a pubblicare le sole operette


d'indole strettamente nuiuistnalica, lasciando da parte quelle che trat-
tano di archrolo;;ia in genere o di sfr.igistica.
472

Per questa ristampa era necessaria l' autorizza-


zione del eh. prof. Alberto Puschi , direttore del
Museo civico di Antichità di Trieste e dell' Are heogr a/o
triestino. Egli non solo ci accordava il chiesto con-
senso, ma ci usava la somma cortesia di procurarci
alcune di quelle operette che mancavano alle nostre
biblioteche. Ci sentiamo perciò in dovere di rendere
pubblicamente all'egregio Signore le nostre più vive

La Direzione.
JACOPO III MANDELLI CONTE DI MACCAGNO
E LE SUE MONETE (0

Sull'estremo limite occidentale della l.ombardia, presso


al confine della Svizzera, alle sponde del Iago Verbano giu-
stamente anche denominato Lago Maggiore, il quale riflette
nelle limpide sue onde le incantevoli bellezze del suolo di
Italia non meno che i selvaggi orrori delle Alpi elvetiche,
giace il distretto di Maccagno, composto di due villaggi
omonimi distinti coi titoli di Supcriore ed lufiriorc. Capo-
luogo n'è il primo, il quale viene anche variamente denomi-
nato Maccagno di sotto, Alaccagno Imperiale e Corte regole.
Quest' ultima denominazione venne a (|uella terra dal
Primo Ottone imperatore il ((uale, tornando nell'anno 962 da
Roma, dove erasi recato ad assumere la corona imperiale,
e tenendo assediata nell'isola di San Giulio, sul lago d'Orta,
Villa, donna crudele, moglie di Berengario II, prendea stanza
in Maccagno colla sua Corte, trattandovi i negozii di pace
e di guerra, ed onoravalo con cjuel titolo di Corte regale,
concedendolo in feudo, al dire del Morigia C-^), siccome Contea,
a Tazio e Rubaconte fratelli Mandelli ed ai loro discendenti
in ricompensa dei molti servigi da essi a lui ed ai suoi
figli prestati.
Antichissima certamente e distinta tra le famiglie milanesi
era quella dei Mandelli, poiché già nell' anno 375 il santo
arcivescovo Ambrogio accordava ad essa l'onore della difesa

(i) Questo lavoro fu pubblicato nella Rivisla della iiumismalica


antica e iiiodcrna di Asti (Anno 1864, voi. I, pag. 1.(7-157, tav. IV, n. 1-5)
(Nota della Direzione).
(2) //(j/or/rt delle nobUt et degne qualilà del Lago Maggiore. Milano,
1603, pag. 214.
474 CARIO KU.N'Z

della porta di Giano bifronte. Che se durante le dominazioni


dei re Goti, Franchi e Longobardi ne rimangono interrotte
le memorie dei Mandelli, risorgono queste più sicure e con-
tinue dopo i privilegi ad essi accordati da Ottone, e dagli
imperatori Enrico IV, Federico I, Carlo V, Rodolfo II, con-
fermati (3).
Grande fu il numero degli uomini distinti usciti di questa
famiglia, e molti ne ricorda la storia fra i più famosi nelle
armi e nella politica. Ma poiché più che le arti guerresche
e diplomatiche noi ammiriamo quelle della pace, godiamo
ricordare Rubaconte II Mandelli, il quale, essendo pretore
di Firenze nel 1236, pose la prima pietra del ponte che già
da lui prese il nome, ed ora è meglio conosciuto con quello
di Ponte alle Grazie, costrutto sul disegno dell'architetto
Lapo, e Giovanni Mandelli, governatore di Pavia nel 1351,
al quale quella città deve la costruzione del ponte sul Ti-
cino, come attestano l'iscrizione e l'arme Mandella che tut-
tora lo adornano.
Fra i monumenti che ricorderanno ai lontani questa
nobile Casa accenneremo ancora al palazzo che ne porta il
nome nella città di Piacenza, mole sontuosa come poche,
sebbene non scevra dai vizii architettonici dell'epoca in cui
fu innalzata.
Oltre al feudo del borgo di Maccagno furono ai Man-
delli da varii dominatori concessi quelli del borgo di Mandello
e delle terre e castelli di Fornovo, Mozzanica. Villanterio,
Gudo, Atebiago, Pioverà, Rivellino, Piceto, Pavone, e di
altre ville annesse a queste terre e castelli.
Scrissero di questa dinastia Morigia (+), Gandolfini fs),
Crescenzi (6), Vagliano (?), Tettoni e Saladini (8), ed altri.

(3) Morigia, loc. cit.


(4) Oltre nell'opera già citata, nella Storia di Milano. Milano, 1592,
e nella Nobiltà di Milano. Milano 1595.
(5) Compendio dcll'orij^ine anticliità et dignità deirUlustrissiiiia casa
Mandelli. Milano, 1614.

(6) Corona della nobiltà d' Italia, ovvero Compendio dell'istorie delle
famiglie illustri. Bologna 1639-42.
(7) Le rive del Inerbano. Milano 1710.
(8) Teatro Araldico. Lodi, 1841-48.
JACOPO HI MANDKLLl CONTE DI MACXAG.NO, ECC 475

Il borgo di Maccagno, feudo principale dei Mandelli,


ebbe l'onore della zecca. Di tale privilegio fu insignito il
Conte Jacopo III Mandelli, nato nel 1582 di Tazio Mandelli
e Lucrezia Beolca, dall'imperatore Ferdinando II, il quale
per importanti servigi a lui prestati, nominavalo inoltre ciam-
bellano e vicario imperiale. Col diploma 16 luglio 1622,
dato da Presburgo, ([uesto imperatore concedevagli per sé e
suoi discendenti la faculta di battere moneta: " Oftìcinam
" monetariam fabricandi et e.xtruendi cudendique sive cudi
* faciendi monetam aiu-eam et argenteam, et aeream cuius-
" cumque generis et x'aloi'is , armoriun suorum insiniis et
" nominis ac cogni^minis inscriptione signatam , 19).
Tale facoltà della quale, come \edremo dalle monete,
quel conte non indugio di ajìprotittare, venne poi confermata
ai successori di lui dagli imperatori I'"erdinando III e Leo-
poldo I,ma sembra ch'egli soltanto n'abbia fatto uso. Mori
questo conte nell' anno 1645 • "-'^l '' feudo di Maccagno
restò in possesso dei Mandelli tino al io dicembre dell'anno
1692, in cui il conte Ciambatti.^ta Mandelli lo vendette al
conte Carlo \'I Borromeo di Kenato.
Portavano i Mandelli per arme di rosso con tre leopardi
d'oro. Bartolomeo Cassaneo ('») afferma che tale arme, ana-
loga a quella della recale Casa d' Inghilterra, fosse stata ad
essi concessa da Odoardo 111 e confermata da Riccardo II.
Per ciò che riguarda le monete della zecca di Maccagno
troviamo le più antiche notizie di esse in una tariffa d'iVn versa
dell'anno 1633 ";. la (piale riporta tre zecchini del conte
Mandelli, colla falsa denominazione di fwfini d'oro della
Mirandola (12;.

(9) Noi pubblichiamo Sdlt.anto l.i parte dei l'ipliniia clic rij;aarda
alla concessione della moneta, sperando che l' intiero documento verrà
presto fatto di pubblica ragione dal chiarissimo prof. cav. Tcttoni in
un'opera ch'egli tiene in pmnto per la stampa. K gli porgiamo pub-
bliche grazie della gentile comunicazione che volle farcene per mezzo
del cav. Maggiora N'ergano.
(10) Catahiiius fiorine tmindi. Vcnctiis, 1569.
(11) Ordoiiiiaitcte ende Iiis/nic/ic ; yiir de l 'i\s.<:e/aers, ossia: Decrcli
ed islniziniii f>er i cainliiaiìioiiclc.
(12) Vedansi più avanti n. 6, 8 e y.
476 CARLO KUNZ

In un bando di Milano dell' 8 Gennaio 1637, trovansi


nominate doppie da due e doppie semplici, diicntoni, mezzi
dìicatoni e quarti di ducatoni, angari e ducati d' oro di
Maccagno.
Nel catalogo figurato delle monete d' oro del gabinetto
imperiale ('3) osservansi due ongari di questa zecca (m) ed
un ducatene in quello delle monete d'argento dello stesso
gabinetto (15).
A Guid' Antonio Zanetti ricorreva probabilmente alla
mente la prima di queste opere allorché, scrivendo degli
ongari o bragoni battuti nelle zecche d'Italia, notava come
anche nella zecca di Maccagno si fosse fabbricata tale sorta
di moneta, ma la promessa di trattarne in una delle susse-
guenti dissertazioni rimase sgraziatamente inadempiuta ('é).
Il Carli ch'ebbe sott' occhio il privilegio, col quale l'im-
peratore P'erdinando II accordava il diritto della zecca al
conte Jacopo III Mandelli, omise di riportarlo ('/).
A compiere le promesse del Zanetti di una continuazione
alle illustrazioni delle zecche d'Italia, attendeva alacremente
Giorgio Viani, ma egli pure ne fu impedito da troppo sol-
lecita morte. L' abate Sebastiano Ciampi, il quale dettò le
notizie della vita letteraria del Viani ('8)^ rilevò fra i ma-
noscritti da questo lasciati, esservene stato uno che illustrava
alcune monete di Maccagno.
In tempo a noi più vicino l'illustre commendatore barone
di Koehne contribuì più che altri a divulgare la conoscenza
dei prodotti di questa zecca, pubblicando in un so! tratto
tre auree monete di essa, che serbavansi nella ricca raccolta
del defunto barone Reichel di Pietroburgo ('9). Che se due

(13) Monnaies cu or tjiii coììiposcnt une dcs diffcreittes partics dn Ca-


binet de S. il/, i Eiupercur. Vienne, 1759, pag. 259.
(14) Vedansi i nutn. 304.
(15) Catalogne dcs monnaies eìi argent qni coìiiposcnt ime des diffc-
rentcs parties dit Cabinet Imperiai. Nouvelle éditon. Vienne, 1769, pag. 468.
(16) Nuova Raccolta delle monete e secche d'Italia. Tomo III, pag. 44.
(17) Opere. Edizione di Milano, tomo III, pag. 183.
(18) Firenze, 1817.
(19) Mcmoires de la Socictc Imperiale d'Archeologie de Saint- Pctcrs-
bourg. Voi. IV, 1850.
JACOPO III .MANDKLLl CONTE UI MACCAGNO, ECC. 477

di esse erano molto prima comparse nella ricordata tariffa


fiamminga, ciò non iscema a lui il merito, poiché opere di
quella fatta sono di consueto rarissime e note a pochi.
Il chiarissimo R. Chalon nella Rivista iiuììiisiiiatica bclsn,
periodico del quale egli è il più solerte collaboratore, poneva
in luce altro ducato appartenente alla sua raccolta (20).
Né andò guari che il distinto nummografo Morel-P'atio
divulgò nuovo e singolare tipo di moneta di basso argento
fatta coniare dal Mandelli ad imitazione dei batzoi di Lucerna,
in una interessante Memoria che comprende altre strane
contraffazioni di monete estere uscite da zecche italiane (21).
Finalmente, a chiudere la serie delle monete fino ad
ora scoperte e pubblicate di Maccagno, ecco il già lodato
commendatore di Koehne palesarci altro ongaro, diverso dai
precedenti, nel nuovo giornale di Numismatica e Sfragistica
da lui fondato (22).
Per tale modo le scoperte dei monumenti di questa ef-
fimera ma importante zecca italiana seguironsi rapidamente,
come in ordine di cose più sublime avvenne dei corpi celesti,
dagli astronomi denominati asteroidi planetari!.
F2 poiché la numismatica dell' Italia è un campo non
meno ubertoso di quello delle felici sue campagne, portiamo
fede che le scoperte nella zona cui alludiamo non saranno
per anco al termine, e ci lusinghiamo inoltre che questo
rapido cenno indurrà i cultori della scienza ed i possessori
di monete di questa zecca a farle di pubblica ragione. Sia
intanto a noi concesso di giovarci di questo periodico, al
quale auguriamo le piii prospere sorti, per porgere notizia
di qualche altra moneta di essa zecca, aggiungendo a modo
di riassunto la descrizione di tutte quelle per lo innanzi
illustrate.

(20) Revue de la niimismati/jiie belge. Ili Serie, tome IV, 1860 pag. 256.
(ar) liuiicateiir iCliistnire et d'antiqitités snisses. N. I, 1862. K nuova-
mente con lezione più integra, nella stessa memoria stampata a parte.
(22) Berliner Bliitter /tir Afihiz-Siegel-uiid IVappenkurule. T. I, 1863,
pag- 53-
478 CARLO KUNZ

SKRIE DELLE MONETE DI MACCAGNO.

1. — Doppia da due.
D. — lACOBVs . MAXDELLVs . c . M . Busto amato a destra e sotto
di esso: 1625.
R. — SACRIQVE . ROM . IMPERI! . vic . V . Sciido coroiiato, partito
perpendicolare ed interzato per fascia, i e 6 con una torre, 2
e 5 con un leone, 364 con un biscione ; il tutto tramezzato da
un palo diviso, nel primo punto del quale i tre leopardi dei
Mandelli e nel secondo un' aquila con un capo caricato da
un palo con tre bisanti.
Questa moneta che non ebbi il piacere di vedere in
alcuna delle raccolte che esaminai, mi venne detto essere
così raffigurata nei manoscritti del \'iani, colla indicazione
che sia stata posseduta nel principio di questo secolo dal
conte Tazio Mandelli di Piacenza.

2. — Doppia semplice.

Nominata nel bando di Milano dell'otto gennaio 1637,


dovrebbe essere simile alla dojìpia da due.

3. — Oìigaro.
D. — lAC . TA . MAN . FI . IN . MAC . RE . C . COM . (iACo/)!IS TAtH MAsdcHi
Yilìus IN MAcIuifieo REgalis Curia; comm). Figura ritta del Conte
in completa armatura, stringente colla destra il bastone di co-
mando e tenente la sinistra appoggiata all'elsa della spada.
R. — vicAR . picRPET . SACRio . ROM . iMp . Scucio ovalc ornato di
cartocci, tripartito retto e perpendicolare di nove punti, i, 3,
769 giglio, 2 e 8 tre bisanti, 466 due aquile una sopra
l'altra, 5 bilmente
leonemarca saliente. Inferiormente piccola armetta, proba-
dello zecchiere.
Conservasi nel gabinetto imperiale di Vienna e vedesi
raffigurato nel catalogo delle monete d'oro di esso a pa-
gina 257. I differenti punti di tale arma alludono forse ai
feudi posseduti dai Mandelli, od a parentele ?

4. — Oiigaro.
D. — ONG . lAC . MAN . CO . MAC . c . R . Figura armata del Conte,
che regge colla destra una alabarda, appoggia la sinistra sovra
JAC01>0 III MANDELLl CONTE DI MACCAGNO, ECC. 479

l'impugnatura della spada, ed ha fra i piedi un piccolo grifo,


al certo impresa del coniatore.
R. — SACRiQVE . ROM . iMp . vic . PEKPEf . Enuo UMD scudo fra-
Stagliato tre leoni leopardati in iscambio dei tre leopardi che
compongono l'arnie Mandella, errore o capriccio del coniatore.
Lo scudo è sormontato dalla corona comitale e dall'anno 1622.
Nel detto gabinetto imperiale e pubblicato nel catalogo
di esso come nel precedente.
5. — Ongaro.
D. — ONG . \.\c . MANI? . co . MAC . c . R . Figura armata come in
quello che precede, con alabarda li'altra forma e senza il pic-
colo grifo.
R. — Il rovescio ne è pure simile, colla sola differenza della
parola per invece di i'ehi'KT.
E uno dei tre recati dal Koehne nelle Mriiioric acca-
demiche di Pietrubiirgo.

6. — Ongaro.
D. — MO . NC^ . AV . lAC . MAND . C . M . C . R . V . I . F . Scudo Coi
tre leoni, coronato e sormontato dall'anno 1622, come nel ro-
vescio dei due precedenti.
R. — s . sTEi'iiAN . PKor . MACH . Il salito StefaiH) genuflesso di
faccia colle braccia iirotese.

Comparso da prima nella tarifla d'Anversa, indi con più


giusta attribuzione nella lodata dissertazione del comm. de
Koehne. Stimiamo essere pura innavvertenza la lettera finale
del dritto F • invece di P •

7. — Ongaro.
I). — MON . AVR — lAC . MAN — C . MAC . 1 . C . R — S . R . I . V . P (MO-
seta . AVRta . lACobi . MASr/rlli . omiitis . y\.\clia>ici . wfcrioris .
cuna' . Rfgali.^ . ^acriqite . noinaiii . \mpcrii . vicaria^! . vcr-
pettius], in quattro righe, entro un quadrato incorniciato da
frastagli.
R. — CON . s . n . GENir . s\v . n . tvvm . pkrr . La V'ergine assisa
col figlio fra le braccia.

Imitante nei suoi due lati i tipi notissimi dell'Olanda e


dell'Ungheria, fu pubblicato questo ongaro dal eh. de Koehne
nel periodico numismatico di lierlino. La leggenda del ro-
vescio, che per la strana forma lasciò il Koehne incerto del
480 CAULO KUNZ

SUO significato, e forse appariva tale per mancanze o rad-


doppiature prodotte dal conio, potrebbe per avventura si-
gnificare: cosserva sanc/a Dei GE^nn'x sub tvvm VR^sidium.
8. — Zecchino 0 ducato d'oro.
I). — MON . N . AV . lAC . R . e . MAC . COM . lA . g . R . I . F . I .
15usto ammantato del conte a destra. In principio della leg-
genda piccolo grifo.
R. — FERDi . II . ROMA . iMPE . SEM . AVO . Aquila bicipite coronata
con una croce nascente fra le due teste.

Al pari del n. 6. vedesi nella tariffa fiamminga ed è


uno dei tre che il Koehne chiariva nelle Memorie accade-
miche di Pietroburgo.

9. — Zecchino.
D. — MO . NO . AV . lAC .R.C. MAC . CO.M . TA . Q . M . F . BuStO
come nel precedente e nel giro lo stesso piccolo grifo. Le ul-
time abbreviature di questa leggenda ci porgono la vera le-
zione ili quello, che forse non era di perfetta conservazione, e
permettono la interpretazione : Monda NOi'a Avrea lACobi Re-
galis curia; MAchaiwi comcs ta//'/' Quondam uandelli rilitis.
R. — Il rovescio offre il globo imperiale crocifero entro un fregio
gotico formato da tre semicerchi e tre angoli sporgenti, e nel
giro, preceduta da altro piccolo grifo, la leggenda : ferdi . 11 .
ROMA . IMPERA . SEM . AVG . (TaV. Vili, N. l).

Esiste presso di me, e vedesi raffigurato nella più volte


nominata tariffa d'Anversa colla falsa attribuzione a Mi-
randola.

10. — Zecchino.
MONE . AVRE . co . I.N . MA . (MONE/rt AVRErt COVtitis IN MAchattCo).
1622. 1 tre leoni leopardati entro uno scudo rifondato, sormon-
tato da elmo chiuso di fronte, coronato con leone nascente per
cimiero e lambrechini. 11 rovescio eguale in tutto al precedente.
Ce lo fece conoscere il eh. Chalon nella Rivista belga.

11. — Zecchino.
D. — MG . N . A . lAC .R.C. MAC . c . T . g . M . F . Santo togato,
stante, nel quale crediamo ravvisare S. Iacopo, patrono nomi-
nale dei nostro conte, colla destra appoggiata ad uno scudo
portante i tre leoni leopardati, e sott'esso : 1622.
R. — Il rovescio è in ogni parte uguale a quello del n. 8, col-
JACOPO MI MANDELLI CONTE DI MACCAGNO, ECC. 481

l'aquila imperiale ed i titoli dell'imperatore Ferdinando II. La


croce sorgente fra le teste dell'aquila apparisce doppia e pa-
triarcale. (Tav. Vili, N. 2).
Già pres.so di me, serba.si ora nel patrio mu.seo di
Brescia, nella cospicua raccolta legatagli dall'ottimo cittadino
il defunto Camillo Bruzzoni.
Il peso .SI di questo che dello zecchino descritto sotto
il n. 9 arriva ai i6 carati della marca di Venezia o di Co-
lonia (3grammi e 2 decigrammi); l'oro poi del quale sono
formati apparisce di titolo scadente.

12. — Dticalottc
D. — lACotivs . .MANDEi.i.vs . coM . MAC . I . c . R . Husto a destra
vestito (li ricca armatura e collare a lattuca.
R. — sACRiij . Ko.MANi . iMP . viCAR . l'ERPE . Sotto corona princi-
pesca uno scudo ornato di rabeschi inquartato, nel i e 4 con
tre leopardi, nel 2 e 3 con un'aquila semplice cui sovrasta un
capo con tre bisanti, dis|)osti i e 2.

In quest'arme sono veramente rallìgurati i leopardi dei


Mandelli che nelle altre vedemmo sostituiti da leoni. Non
so spiegare la seconda inquartatura la quale entra a com-
porre anche l'arme più complicata della doppia. Il eh. di
Koehne giudicò poter e.s.sere l'arme di Maccagno, ma forse
è di parentado. I tre bisanti, n palle che siano, compariscono
senza accompagnamento dell'aquila nell'arme del primo
ongaro.
Questa bella moneta si conserva nel gabinetto impe-
riale di Vienna e vedesi efiìgiata in quel suo catalogo delle
monete d'argento.
13. — Diicatoiie.
Col dritto perfettamente uguale al precedente, mostra a! rove-
scio la stessa arme coronata entro uno scudo diversamente
ornato, e la leggenda, abbreviata in questo modo: sacruj . r(im .
IMI' . vie . l'ERP . lascia libero lo spazio dell' esergo nel quale
leggesi in due righe: ui'cato.ne — 1626. (Tav. \"111, N. 5).
Come la doppia da due, (juesta varietà, posseduta dal
conte Tazio Mandelli di Piacenza, fu descritta nei manoscritti
del Viani.
482 CARLO KUNZ

14. — Mezzo diicatoìie.


Riproduce in proporzioni minori i tipi del primo ducatone ,
colle leggende : iacob . mano . co . mach . i.nf . cvr . regal . —
SACRIQVE . ROM . IM . VICAR . l'ERPET .

Posseduto ugualmente da quel conte e ricordato dal


Viani.

15. — Quarto di ducatone.


Che abbia esistito ce ne dà fede il bando di Milano già
citato^ e possiamo credere che offrisse le stesse partico-
larità dei pezzi che precedono.

16 — Soldo. (?)
D. — Mo.N * coM . MAC . I . CVR . R . (MONf/rt coMi7/s MAcliaiieì m/e-
rioris cvR/Vt \u'i;alis). Aejuila bici[)ite coronata e sott'essa
l'anno ]6-23 a' lati di uno scudetto partito perpendicolare,
forse impresa del coniatore.
R. — * SANCT * ALODivs * DEF . Mczza figura di un santo vescovo
di prospetto con baculo o trapano nella destra e pastorale
nella sinistra.

Que.sta moneta di basso argento si palesa per una ser-


vile imitazione dei baizcn di Lucerna, coniati verso la fine
del secolo XVI, sul rovescio dei quali sta raffigurato San
Leodegario che stringe nella destra il trapano, istromento
del suo martirio.
Come di già avvertii, dobbiamo la conoscenza di questa
moneta al eh. Morel-Fatio, e vidi un esemplare di essa nella
preziosa raccolta del distinto cavaliere N. Bottacin di Trieste.

17. — Quattrino di lega.


D. — lACOBvs . .MANDELL . G . Busto a destra.
R. — t AvxiLivM . MEVM . A . D.No . Crocc ornata. (Tav. \'I11, N. 3).
Imita un quattrino di Milano di Filippo III. Già da me
posseduto ed esiste in parecchie raccolte.

18. — Quattrino di rame.


D. — . . . vs . MANDE . . . Busto € destra.
R. — DE . . . MA .(?!... Campo inquartato, nel i e 4 aquila, 2
e 3 leone saliente. (Tav. Vili, N. 4).

Imitazione di quattrini di Milano di Filippo III e F'i-


JACOPO III MA.NDELLI CONTE DI MACCAGNO, ECC. 483

lippo IV. Incontrasi spesso, ma quasi sempre di così ne-


gletto lavoro da lasciare dubbio sulla sua attribuzione, e
credo che alcuna di cotali contraffazioni possa essere uscita
da qualche altra zecca.
Sono queste tutte le monete del conte Jacopo III Man-
delli venute a mia conoscenza per relazione d'altri o per
propria esperienza.
Potrebbe per avventura sorgere il dubbio che alcune
delle descritte monete siano state battute per convenzione
ed a risparmio di spese in qualche officina più operosa d'altro
principe, ma 1' ispezione materiale dei tipi e della fabbrica
di quelle che potei vedere mi persuase che furono lavorate
in Italia da artefici italiani. Fra le analogie che mostrano
piacemi notare quella dei ducatoni del duca di Savoia Carlo
Emmanuele I. Se potrò raccogliere nuovi elementi per la
illustrazione di (jucsta zecca faro seguire una aggiunta al
presente articolo.
Ventzia, i6 giugno t<S6^.
NECROLOGIE

ALESSANDRO BOUTKOWSKI GLINKA.

Dopo una vita accidentata e avventurosa, terminava nello


scorso ottobre a Parigi i suoi idiomi nel modo più misere-
vole il barone Alessandro limitkoivsJci. Kra nato il ig
luglio 183 1 a Charkow in Ucrania. Avendo avuto per padrino
l'imperatore di Russia Alessandro I, dopo d'aver dissipato
una ragguardevole sostanza, dopo d'essere stato per parecchi
anni segretario del principe di Sassonia-Coburgo con uno
stipendio di 1000 franchi mensili, il povero Houtkowski si trovò
nell'indigenza. Languì stentatamente per parecchi anni la
vita a Parigi, dando lezioni di greco, di russo e di tedesco
finché si ridusse negli ultimi anni a vivere d'elemosina in
una stanzuccia della rue Dupin, e a morire da tutti abban-
donato e come l'ultimo sconosciuto airilòpital de la Charité.
Sic transit gloria iiiiiitdi !
Lo conobbi personalmente ciuando fu di passaggio a Mi-
lano nel 1888 e da allora ebbi con lui una continuata corri-
spondenza, laquale, iniziata con argomenti numismatici, fini
per diventare un'esposizione di miserie veramente degne di
compassione, tanto più pensando al brillante passato. La sua
ultima lettera è di pochi giorni avanti la sua morte, ossia del
6 Ottobre scorso, e fra altro mi scriveva: " n'a^-ant aucune
" ressource j'en suis arrivé à la période sur-aigùe de crise
" pour l'existence; je meurs liltcralement de faim, sans pai'-
" ler d'autres privations, qui m'accablent davantage „....
E giusto un compianto alla sua infelice memoria!
Più che un vero scienziato, Boutkowski era un erudito
e un compilatore. Appassionato cultore della numismatica,
minuzioso nelle sue ricerche e dotato di una straordinaria

memoria, pubblicò parte de' suoi pazienti lavori e lasciò dei


manoscritti che potranno certo offrire dell'utilità agli studiosi.
486 NECROLOGIE

In una delle sue lettere tristi e sconsolate mi scriveva nel


luglio del 1895: " Abandonné de tout le monde, je me con-
" sole dans ma solitude en mettant la dernière main sur un
" ouvrage qui va paraitre l'année prochaine et qui aura
" pour titre: Venus, son culle et ses atlributs ait point de vue
" iiiiìiiismatùjìte — in 8" de 600 p. avec nombreuses figures
" dans le texte „.
Questo lavoro sarà rimasto fra i suoi manoscritti, di cui
ignoro chi abbia raccolto l'eredità.
Nel 1877 incominciò a Lipsia la pubblicazione del suo
Dizionario Numismatico, il quale era destinato ad essere una
guida per l'amatore, l'esperto e il compratore delle monete
romane imperiali. Libro minuziosissimo in tutti i particolari
relativi a ciascuna moneta, ai diversi esemplari conosciuti e
appartenenti alle diverse collezioni vendute, ai prezzi di ven-
dita, ecc. ecc., per quanto squilibrato, come era la mente del-
l'autore, ètalvolta interessante e istruttivo; ma il dizionario
sarebbe divenuto necessariamente un'opera colossale, se por-
tato a termine. Invece s'arrestò nel 1884 a metà del tomo II
ossia al terzo Volume, col quale si era appena arrivati al ter-
mine delle monete d'Augusto. Nel 1893 l'autore fece un ten-
tativo di continuazione e a mezzo dei Sig. Spink e figlio di
Londra annunciò come pronti per la stampa i Volumi IV, V
e VI, coi quali si avrebbe avuto l'illustrazione delle monete di
Tiberio e di Claudio. Ma la stampa si doveva fare in seguito
a un numero sufficiente di sottoscrizioni e queste mancarono
quasi completamente; così il Dizionario rimase per sempre
interrotto.
Nel 1889 pubblicò a Berlino il Petit Mionnet de poche,
un repertorio pratico delle monete greche, dedicato special-
mente pel piccolo formato a numismatici ed a raccoglitori
in viaggio. Riassume in breve l'opera voluminosa del Mion-
net, coir aggiunta delle monete conosciute di poi, e di una
monografia generale delle monete greche, coi loro tipi, il
loro grado di rarità, il prezzo commerciale. — L'operetta,
fornita di numerosi indici, è certamente utilissima, ma non
ebbe presso il pubblico quel favore, che l'autore giustamente
si aspetttava. — Francesco Gnecchi.
MXKOl.OGIK
4^7

FRANCESCO TAMASSIA.

Da Mantova ci si annuncia la morte cicl Dott. l'ardii"


cexro Tatnn.Hsia, studiosu di cose storielle e anche in par-
ticolare di Xuniismatica.
La Rivistii ebbe a [iubblii:ai"e di lui un bi"e\'e ni;i inte-
ressante articolo: Di una niniitiì iihditii iiiaìitovaìuì, nel
fase. Ili del voi. I.. 1888.
Nel suo nietlagliere trovawuisi rap).)resentate con predi-
lezione le zecche niinuri dei CÌMU/ayhi : Bozzolo, Sabbioneta,
Pomponesco, ecc.
Il Dott. Tamassia, — nato nel 1816 a Revere di Man-
tova, — aveva esercitato tlapprima la prufessidiH' di notaio e
si era distinte^ in warie cai'iche pubbliche, ma più tardi si era
dedicato tutto a" suoi studi pi'i diletti di storia e tl'arte.
Per inagi^iori noti/ir, \-cL;i;a-i il bid necrnln.^io che ce
ne dà G. H. Intra \\k:\\' .-in Invio Stnnni Luiìibardn.
S. A.

TARQUINIO GENTILI DI ROVELLONE.

Il i^iornu 17 drild ^i-dfso dii-rinbrr m'iri\-a a .Macerata


il Conte i\\\-. C"in:u. Viininiti'ut d utili <U lìin'cìlonc.
Era nato a Sanse verino nel i8jj. .Vppassmnato raccoylitore,
aveva messo insieme una bella ojllezione di monete ruìiuiiic
consolari, e un'altra più importante di iiioiuic poiiii/nic.
488 NECROLOGIE

Aveva per queste ultime una speciale predilezione e le fece


oggetto de' suoi studii, pubblicando su di esse varii interes-
santi lavori in opuscoli separati, e nel Bollettino di Numi-
smatica eSfragistica di Camerino. — Anche nella nostra
Rivista comparve nel 1890 un suo pregevole Articolo, dal
titolo Le monete dei pontefici romani Leone Vili (ritenuto
antipapa) e Giovaìuii XIII (Anni dell'era cristiana g6j-gi2j.
(Vedi liiv. It. di Nuni. Anno III, fase. I, pag. 51-89, Tav. I).
BIBLIOGRAFIA

LIBRI NUOVI.

Kvuroaos (G. N.), ,\ou,'.(razTixr, twv AeA-pwv. — (Eitr. dal BulUtiu


de Correspoudance //tilntiqur, di Paiigi).

Il giovane ma distintissimo Sig. Svoronos, — Direttore


del Museo Numismatico Nazionale di Atene e autore del-
l'opera: Nii>>iisinfi/i</itr de la C n'ir (iiiniiuic. premiata dal-
TAccad. delie Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi e pubblicata
a spese della patriotica Assemblea di Candia, — si è accinto
ad un nuovo studio assai interessante, intorno alle monete
di Delfo.
Ora che l'attenzione di tutto il mondo erudito è rivolta
a Delfo a motivo degli scavi colà eseguiti dalla Scuola
Francese d'Archeologia, e de' meravigliosi suoi ritrovamenti,
è certo più che mai necessario „ — dice il Sig. Svoronos, —
" di studiare e rivedere, per una miglior intelligenza de' mo-
numenti che vengono alla luce sotto la za[)])a dello scavatore,
tutto ciò che ci venne tramandato dalle fonti e dagli studi
anteriori, intorno a quel celeberrimo centro dell' ellenismo
antico.
" E poiché le monete costituiscono una parte importante
de' monumenti delfici, apparirà opportunissimo di radunarle
in un tutto, edite ed inedite, tanto più che questa sezione
della Numismatica antica non è nota che ad uno scarso
numero di archeologi e intorno ad essa non esiste una
monografia compiuta. „
Il Sig. Svoronos ha procurato adunque con ogni dili-
genza di radunare nelle migliori impronte tutte le monete
delfiche conservate nei pubblici gabinetti numismatici, di
Atene, Londra, Parigi, Vienna, Copenaghen, Berlino, Monaco,
Gotha, Milano, ecc.. nonché nelle collezioni private, come
490 biiìijocjKaha

quella del Sig. Imhoof Hlumer a Winterthur in Isvizzera,


del Sig-. Arturo Lobbecke a Brunsvick, del Sig. Six ad
Amsterdam, del Dott. Ermanno Weber a Londra, di Fotiades
Pascià a Roma (oggidì dispersa), del Sig. Alessandro Mele-
topulo al Pireo (0, ecc. Ha consultato [)oi tutte le pubblica-
zioni che si hanno intorno a quest'argomento, incominciando
dai Secentisti e scendendo sino a' più recenti articoli comparsi
nei periodici di Numismatica, tenendo conto con grandissima
cura, moneta per moneta, di tutte codeste pubblicazioni.
E su queste solide ed ampie basi il Sig. Svoronos ha
costruito il suo lavoro, che si divide in cinque parti: —
I. Classificazione cronologica. — II. Catalogo delle monete.
— III. Metrologia. -- 1\'. Leggende. — V. Tipi e simboli.
L'estratto che abbiamo sott'occhio contiene la prima e la
seconda parte del lavoro, ed è corredato di sei tavole in fo-
totipia eseguite ad Atene stessa nello stabilimento Rhomaides.
Le nostre felicitazioni intanto alTottimo collega Svoronos
per l'instancabile sua attività a prò della scienza.
SoLO.NE AmBROSOLI.

Jiri'riire (C.-A.|, Li> uioiiikiÌis dc^ Vucuiicis. E.-isai d'attribution


et de classcment chronologiquc — Paris, 1896. — (Estr. dal-
YAiniuaire de la Socic'tc de Niniiisìiiatiquc).

Diffusa monografia che contiene i risultati di uno studio


intrapreso molti anni or sono, intorno a queste monete
d'aspetto quasi romano, le quali si attribuivano una volta
alla Gallia Belgica, ma appartengono invece alla regione
compresa tra le Alpi, il Mediterraneo ed il Rodano, come lo
provano specialmente i frequentissimi ripostigli che se ne
vanno ivi scoprendo. — La monografia è corredata di uno
spoglio diligente delle pubblicazioni anteriori, e di una stati-
stica de' ripostigli nei (juali figurano tali monete.

(i) La collezione del signor Meletopulo è notevolissima per copia


e per rarità di pezzi. Il possessore ne pubblicò l'illustrazione in un bel
volume: Kata/.OYOc tiùv àj>ya'U)V vsjn-aaTiuv x. -, À. tt^j z'Sk).o-^^^i 'A).E;avòj/&u
.\. Me).sToro-JX' u, Atene, 1884; (in-4, con 4 tav. ine. da Dardel). Intorno
a questa collezione vedasi anche l'articolo di Ai tui'o Engel nella Reviie
Xiiinisinaliqiie, del 1885.
BIBLIOGKAHA 49I

Rlitncliet Ij.-Ai)RiKN), Moniiaic> cn or des eiiipcrciirs Tic'boiiicn


Galle et I'oIhsuii. - lìriixcllcs, 1896. — (Esti-, dalla Rcvuc
bdi^c de Xiuiii>iiiuti<iHi \.

Ingegnosa indagine intorno al peso degli aurei di quei


due imperatori del HI secolo. Il Sig. Blanchet tende a di-
mostrare che sotto Treboniano Gallo e Volusiano la moneta

d'oro è rappresentata da due specie affatto distinte, coniate


in séguito ad una ritorma monetaria analoga a quella delTan-
toniniano. La specie più pesante, col busto radiato, sarebbe
probabilmente il vero niiiiiis; (|uella più leggera, col busto
laureato, sarebbe un d^ppin triiiis. S. A.

.h/otti (l..tt. /■.;■(/., La iiH'ii'ta liiliu iaria 1 li ila-~i 1,ivi >iatiìci : studi.
Tiiniiii, Carl'i C l.iu-i n cilit., itip. \'iiir(.n/M liuiial, 1897, in-8, ]>. 31, 1.. 1,50.
I.c Gallerie Nazionali italiani-: noti/ir e (l'KiniiL-nti. Anno 11. /ùiiiia,

Ministeri) della I'. I>trii/i'>iie, 1896, in-( tii^. |. /. l'iiilidi, U. Ciallcria e


medagliere Ksten-'- in Modena].
Frali 1m., Sull'ermnea attrilmziom- al l-'iancia delle monete i;ett,ite
al |)ii[)o|ii nel ~..Ienne in;iie--.. jn l'.iloi^na di (liuliu II (Jer la laeii.ita
di (iiovanni IJ l»entiV"^lio : i.^--ri\ dizioni nitii he . i^' laliz. IIhIhì^iki, da-
ra^Maiii, 1896, in-8. |>. [0 e 1 tav.
/ 'iliiliiii ( ).,\.'\ì nuo\ ri ^i-, ,,,., ini ilito ili ( "li 11. .\ 11 ti min Fa Metti, n Ulte di
Bene velili. I\niii'i, tip. di. ITI ' 11 ione im .pi i ati\ a editru e, 1896, in-8 liu., p. 7.
l'rtili l.ii., |)i un durato d'oio 1111 dito di Leone .\, loniatn a Bologna
e di altro eon-imile di .\Ioden.i : iintizii- illu.-^trati\ e. Iìiil(n;iui, iWu.i Nicola
Zanichelli di Ce^.u-e e C.iacoino Z.niiihelli tij). edit., 1896, in-.), ]). 14,
con tavola. [Nozze .S.ivoj.i-I'i trovieh].
CiiiiiiKi (iieiM e ini iLi^lii antiche po-,-,edute dal liaioiie X'incenZD
Cordov.i, senatore del le^iio: di^iii/ioiic. RmiKì, ti]i. |-'nizaiii e (.'., 1896,
in-8, p. 15.
I.iirnu El-(i( Il , L.i moni t.i e il iJiincipio del costo comparativo.

Tonni}- RiiiiKi, Kiin.mno I.oe^clii r edit. i Koni.i, tip. deU'L'nione coopeia-


ti\'.i editricei, i8</), iii-8, p. .\\j, \-20, L. 10.

Fan litri (hiirlo, Li ~ iiioimaie-^ des 1 inpeieurs ^alln-iomains. [l'^xtr.


de \nii.-l iirli^li'iic ,1 ìill,niir.\, Xiorl, iinp. Lemeicii r et Alliot, 1896.
Collection de fin .\L li. Moiua-u I''. .S. .\., \'ice-iiresidenl de la .Sue.
Niimism,itii|ue (Il I.ondii -. Monn.ui^ d'oi lom.iini s et l)\ z.intines. l'iins,
1896, in-8, p. vn-[8i et jr |>l.
lilaiiiaril l.nuis. Les Casfines tVancs sur les inoiinnies mérnvin-
492 BIBLIOGRAFIA

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Marseille, 1896. [Extr. des Mcmoires di' l'Académie de Marseille].
Gtiesnon A., L'atelier monétaire de la comtesse Mahaut d'Artois,
cn 1306. Paris, iiiip. natimiale, 1896, in-8, p. 16. |Extr. du Bulletin Ar-
cllCOl(\l(Ì(]ll<'\.
Bldttcard Lviiis, Dciiier rovai et cpiscopal frappé a Melle sous
Charleniagnc. Marseille, Hartlielct, 1896, in-8, p. 3. [Extr. des Mcmoires
de l' Acadimie de Marseille].

Tobler-Meyer W., Die Miinz-und Medaillen-Sammlung des Hn. Hans


Wunderly-von Murali in Zùrich. I Abt. I e II Band. Ziirieh, Komm.-
Vcrlag von Albert Miiller, 1896, in-8 gr., p. xxx-342 e xxiH-392 ili.
/V/.v Frali::, Katalog dcr tlieresianischen Munzen-sanimlung. \Ró-
tuisclie Miiiizert llj. Progr. 1895 del Ginnasio Teresiano di Vienna.
Kiiliilsrliel; 1. ìl\, Rundschau iiber das letztvcrtlossene Quinquennium
der antikcn Nuinisniatik. (Progr. 1895 del Ginnasio, 8" circondario di
Vienna).
Renner V. vtni, Griechische Miinzen. II Thcil. Der Westen. (Progr.
1895 del Realgyninasiuni, 2" di X'ienna).
Ehrenberg R., Das Zeitalter der Fugger: Geldkapitel und Crcditver-
kehr ini XVI'»" Jahrhundert. I. Die Geldniachte des XVII'en Jahrhun-
dcrts. Jena, Fischer, 1896, in-8, p. 420.
Lehr Ernest, Les Monnaies des landgravcs autrichiens de la haute
Alsacc. Mnlìiouse, C. Dctloff, 1896, in-8 gr., p. xx-203 et 12 pi. [Supplé-
nient au Biilleliii de la Soeiélé iiidiislrielle de Mulhouse^.
Schlickeysen F. II'. ^L, Erkliirung der Abkiirzungen auf Miinzen der
neueren Zcit, des Mittelalters und des Alterthums, sowie auf Denk-
inùnzen und niiinzartigcn Zeichen. 3 Auflagc. Bearbeitet von Prof.
D.r Reiii/iold Fallnutnii. Berlin, W. Spemann, 1896, in-8 gr., p. viu-511.

Clerk M. C, Catalogne of the coins of the Achacan leaguc. London,


(Juaritch, 1896, in-B, p. 290.
Schoenhof J., A history of Money and prices; an inquiry into their
relation froin the thirtccnth century to the prescnt tinie. London,
Putnani, 1896, in-8, p. 370.

PERIODICI.

Revl'e numismatique FRAN9AISK, deuxième trimestre 1896.


Bahelon (E.), Le tyran Saturninus. — Mowat (R.), Monnaies
nédites ou peu connues de Carausius. — Drouin (E.), Notice suri
BIBLIOGRAFIA 493

les monnaies des grands Kouchans posterieurs. — Vallentin (Roger),


Les florins d'Aymar VI, comte de Valentinois et de Diois (1345-
1374). — Giratid (j. B.), Un atelier de nionnavage à Villeneuve-
duPlat. — Robert (Charles), Jetons des Etats de Bretagne (suite).
— Casanova (P.), N'uinisniatiqiie des Danichmendites (suite). —
Blanchet ij. Adrienl, Essais monétaires roniains, à propos de deux
pièces inédites de Tétricus et de son fìls. — Chronique — Necro-
logie: Henri Sauvaire. — Collection Montagu, Prix d'adjudication
des monnaies roniaines — Bulletin bibliographique — Periodiques.

Troisième trimestre 1896.


Rouvier (D.r Jules) , Une métropole phénicienne oubliée :
Laodicée, métropole de Canaan. — Pron (Maurice), Recueil de
documents rélatifs à l'iiistoire monétaire. — Casanova (P.), Numi-
smatique des Danichmendites (suite et fin). — Rouyer {].], D'une
monnaied'éveque des Innocents, originaire d'Aniieiis, mal interprétée
par Leber. — Roman (J.), Médaille de Jacques Charlet, seigneur
d'Esbly. — Robert (Charles), Les jetons des Etats de Bretagne
(suite et fin). — Bordeaux (Paul), Les monnaies frappées par
Franc^ois i""^ comme comte de Provence — Chronique — Bulletin
bibliographique — Periodiques.

Annu.mke de la Sociétk Frani.aise de Numismatiqi:e. — Mai-


Juin 1896.
Duttili (E. D. J), Monnaies alexandrines et terres cuites du
Fayoum. — Sernire (C. A.), Les monnaies des V'oconces, essai
d'attribution et de classement chronologique (à suivre). — Marc
Fabre de Larche, Les biliets de confiance émis pendant la guerre
de 1870-71 (ci suivre). — J. Samhon, Les deniers siciliens de billon
pendant le XII et le Xill siécles (à suivre). — Procès verbaux
des Séances de la Société fran(;aise de Numismatique.

Juillet-Aout 1896.

Serrare (C. A.), Les monnaies des Voconces, essai d'attribution


et de classement chronologique (à suivre). — Roger Vallentin,
Du prétendu atelier fcodal de Manosque. — Maurice Prou, Les
monnaies de Bouchard, comte de Paris. — Le comte de Castellane,
Le Puy, atelier de Charles VII, régcnt puis Roi. — Chroni(|uc —
La fabrication des monnaies fran(;aises en 1895.

Septembre-Octobre 1896.
De Vienne, La livre de parisis et la livre de tournois.
494 BIBLIUG RAFIA

Origine et ctablissement d'une proportion permanente entre ces


deux unités. — Artluir J. Sciinhoii, Les deniers siciliens de billon
pendant le XII et le Xlll siecies. — Sernire fC. A.), Les monnaies
des Voconces. — Marie de Man, L'emission des assignats et monnaie
de nécessité en Zelande pendant l'an I de la Répuhliqu'- batave
— Ciironique — lìibliographie — Necrologie: X'annairc ; Pichon ;
Sauvaire; Boutkowsky. — Avis.

Novembre-Décembre 1896.

De Vienne, La livre de parisis et la livre de tournois (Conti-


nuaz. e fine). — Castellane (M. le comte de), I^estitution à Charles
Dauphin, fils de Charles VII, de nioutons attribués à Henri \'
d'Angleterre. — Bordeaux (P.), Le gres et le demi-gros des geris
d'armes de Charles VII, à la croix cantonnée. — Fabre de Larche,
Les billets de confiance émis pendant la guerre de 1870-71 (Con-
tinuaz. e fine). — Chronique: Necrologie |Troiisselle). — Biblio-
graphie.

Revue Belge de Nu.mismatique, 1896, fase. III.


V. B. de Jonghe, Un denier inédit de Pepin le Bref (752 768).
— C. Thierry de Liniburg-Slirunt, Monnaies des comtes de Limburg-
sur-Ia-Lenne. — Langier, Quelques monnaies rares ou inédiles de
la principauté d'Orange. — Victor de Munter, La nuniismatique du
jubile de Saint Rombaut à Malines en 1775. — J. Rouycr, Le noni
de Jesus employé comme type sur les monuments numismatiques
du XV siècle, principalement en France et dans les pays voisins.
— Necrologia. — Miscellanee.

1896 fase. IV.

Michel Sontzo, Poids antiques autonomes de Tomis. — D.r J.


Simonis, Un denier à lete de Louis le Débonnaire frappé à Trevise.
— Leon Navcau, Six monnaies liégeoises inédites. — V. B. de
Jonghe, Un esterlin au type anglais, frappé par Renard de SchOnau
comme engagiste des " comtés » de Durbuy et de la Roche. —
Tii. de Lunlntrg-Stiruni, Monnaies des comtes de Liniburgsui"-la-
Lenne (deuxiènie article). — A. de IVitte, Médaille du comte et de
la comtesse du Nord, dite médaille des princes russes, gravée par
Van Berkel en 1782. — J. Rouyer, Le noni de Jesus employé
comme type sur les monuments numismatiques du X\' siede,
principalement en France et dans les pays voisins; deuxième article.
— Miscellanee.
BIIÌLIOGRAKIA
495

La Gazettk nl-mismatioi;e. Dirccteur-Rcdacteur Cliarles Dupriez,


Bruxelles. N. 1, r' Octobre 1896.
Dupriez (Ch.), Programnit». — Xumismatique antique: Cosséa,
par M/ le I)/ Lehniii. — Dr IVtllc (A.), Les pieds-forts brabangons.
— Diipi icz iCh.), Les inuulius et les jetons bruxellois. — Diipric:
(Gli.), Monnaies niédiévales datées.— Le niedailleur Eugène Mouchon.
— Bibliographie. — Nouvelles diverses. — Sociétés, trouvailles,
ventes. — Necrologie. — Catalogue de monnaies impériales romaine.s
en vente aux prix marqués.

N. 2, i"^'" Novembre 1896.


Dupiicz, Trieii.s uiérovigien 'iiédit. — Id., Jeton tournaisien.
— Bei^cr (P.l, Un poids muniHau'e gueldrois. — Dnpriiz, La
tourelle de Chcnonceaux — /</., G. L. Ilérard, graveui- liégeois
(1630-16751. — ^ Bibliographie (Recensione del nianualetto lìlanchet :
AIoniKiii'.-i > uiiuiiilfs). - NouvelL'S tliverscs. - Necrologie. — Gala-
logue de nionnaies impériales romaines, en vente aux prix niarciués.

N. 3, i"^ Décembre 1896.


Diiprte-., Glioix de nicmnaies grec(|urs. — Id., jeton bruxellois.
— Bibliographie (Kecensii^ne dell' o])uscolo del Gav. X'italini : l'ii
nuovo i^ros>o iiu-dito di Ciò. Aiilonio l'alititi, conte di Bciicz'cllo).
— Necrologie. — Gatalogue de monnaies impériales romaines, en
vente aux prix ni.in|ués. — i tavola.

Revuk suinsk |)k Ncmis.maiiouk. — Tomo \'l, fase, primo. — Gi-


nevra, 1896.

D.r F. liitlioof-BlunuT, Zur .Miinzkunde Kleinasiens (Gonti-


nuaz.) — D.r Ladr, Gontribution a la nuniismatique des ducs de
Savoie. -- M., Médailles suisses nouvelles. 1\'. — Miscellanea
(Bibliografia: .Mdvr, I)ie antiken Minizen der Inscln Malta, Gozo
und P.mtellaria. — j-liii/'ros(di, Umberto Rossi. In memoriam). —
I tavola.
61

NcMisMATisciiK Zkm SCURII r. Pubblicata ilalla Società Numismatica


di Vienn.i. \'ol. XWll, 1895.
IiiihooJ-Bluiitir , Die .Munz--t,Ute Babylon zur Zcit der makedo-
ni.sclien Satrapeii und des Sel'ukos Nik.itor. — Ratllard, Poleiiion
von Pontos uml Antonius Pcjleinon vdii Olba. — l'ick. Die Per.-,onen-
und Gotternamen auf Kaisermunzcii voii Byz.uition. — kiiiiierj Der
MUnzfund von Simmering in Wien. — Kiibitsclick, 'Ev Rodij^yat;
496 lilBLIOGKAKlA

oa->-.; Ki'Xi/.fov. — Kciiiicr, Goldmiinzen der Sammlung Bachofen von


Lcht in Wicn. — Krnui'r, Silbermedaillon der Sammlung G. Weifert
in Belgrad. — Roluic, Kin unedirter Antoninian des Kaisers Aure-
lianiib aus der Munzstiltte Siscia. — ÌVillìier, Moderne Falschungen
romischer Miiiizen des Luigi Cigoi in Udine. — Oiii/liiig und IVeli-
ner, Das specifisclie Gewiciit als Echtheitskriterium romischer
Messingniiinzen. — Fiala, \'erschiedenes aus der Haller Munzstritte.
— Unger, Dei' goldene Ehrpfennig auf die Geburt der Erzherzogin
Elisabeth von Oesterreich aus deni Jahre 1577. — Fiala, Die
Beaniten und AngehOrigen der Prager Mi'inzstatte 1537-1600. —
Mailer (J.), Die ersten Munzen und Medaillen des Kaisers Franz
Joseph I. — Nekrologe. — Scliott, Miscellen: (—a) Eine unedirte
Contorniatentnedaille. b| Eine unedirte Tessera des rOniischen
Kaisers Claudius). — Nuinisniatische Literatur [Recensione del
Manuale GnecchiJ. — Jahresbericht der Numisniatischen Gesellschaft.
— 4 tavole.

• MoN.MSliLATT DER NuMIS.\IATlSCHF..\' GeSELLSCH.^FT I.N WiKN, N. I56,


luglio 1896.
Schoh, Ueber eine seltene Miinze von Tarsus. — Inedita aus
der Sammlung Eug. Schott. — Miinzenfunde : V'òslau. — Bespre-
chungen. — Literatur. — Zur Geschichte der Falschungen romischer
Munzen des Luigi Cigoi in LMine.

N. 157, agosto 1896.


ÌVubcr, Ueber die Quellen altchristlicher Symbolik. — Miinzen-
funde. —Besprechungen. — Numisniatische Literatur. — \'erschiedenes.
N. 158, settembre 1896.
IVober, Ueber die Quellen altchristlicher Symbolik (Continuaz.
e fine). — Kleine Mittheilungen uber neuere Erscheinungen der
antiken numisniatischen Literatur. — Besprechungen. — Numism.
Literatur. — Verschiedenes.

N. 159, ottobre 1896.


Schalk, Ueber die Goldgulden L'ngarns. — Miinzenfunde [Maser,
L'na moneta romana trovata in un'urna nell'isoletta del Lovo, presso
Belvedere d'Aquileia). — Besprechungen. — Numism. Literatur. —
Verschiedenes [Ernst, Eine italienische Eisenbahnmedaille [per la
inaugurazione del gran ponte di Cremona, 1892]).
N. 160, novembre 1896.
Markl (M.), Bohmische Miinzpragungen und deren Beizeichen
unter der Regierung Ferd. L — Aus òsterreichischen Miinzensamni-
497
HIBLIOGRAI I.V

lungen [Kaniii!, Hi'.k')\vinner Munzensamiiilungcn). — lìcsprcchungen.


— Xiimisni. Litcratur. - \'<.■l■.■^L'llil■dL•^L.s.
N. l6l, dicembre 189!).

Miirkl (M.(, l!''>hiiiisohc .Muii/[KMLiun.t,'L!i uiitcr der Regier.


Fed. I (C'jntiiiiiaz. e tiiici. - .Miiii/.cnfuiuk. — BciprcchuiigLii. —
Nuiiiiiin. Literatur. — - \'cricliicdenes.

TlJOSCUHIFT VAN HET NKDERl.ANnSCII T'inNCi. . I --CllAl' VOOÌl McM- 1- N


I'knningki'npu. — Amsterdam.

I\' anno, fase. Ili, 1896.


De ÌVittf (A), Le jeti>n dans les rumptes d(-, in.iìtres des
monnaics dii ducile de Brahant ;;ux X\'ll ' et -W'ill siecles (Conti-
nuazione). — Jhiiiiivis fC. \\'.|, 1 )e Alkmaarsche \ roedscliaps-
penning. — Snoirk |M. A), Twee gouden hruilnftspenningen van
de familie de j"ng \\\n Ilerk in I) -iik. - W. S., i'(iining up de
verle-gging van de uitiminding di r Maas. — Ih- /)(iiii/>i(rrc r/r
Cluiiifepti' (11. I.), Les tfciuvailles de- nmnnaies de l'anin'e 1894
(Contiiuiazi(.>ne). — /\'iir>l, Mr. A. J. l'Jisclinir. In mrmi.uiam. —
Inhoudsopgave der Tijdschrit'ten die iiet Cienoi.itschap in ruiliiig
ontvangt. — Gemengde Heiichten. — i tavola.

Fase. I\', 1896.


M. (ir Man, lets uit de gischiediin-- ilei' Zeeiiw.^i he assignalen
in 1795. — De Joiighi' f\'.'' lì.l, Qiiatie munnaies ine dites tiU pen
connues de 's-I leci'enbe-rg et de Ste\in.s\\ i ei d. — J]nini:i< (C. W.i,
l'enning ter eere van \V. (\. ten 1 l'aite- de- Lange. — /\'<'i;ir l'ai-
l'Utili, Nicolas IIeynsin>, hunimi- d'i tat !ii ilLmdais, nniiiisniati.^te
(1620-81I. — (lemengde lli-i iiliti 11. \'i i g, idi ring \an liet ( ie-
noiitsclia]) |notuli.n|. j.iarvi 1 ^l.ig iJI)S van di n Siriet,ui.>. —
j.iai versl.ig van din l 'einiingnue^ti 1 . - |:iarvir.-l.ig van din
Conservator. — jaarverskig v.ni di' ( ' 'nniiis-,ii- \i ii.r KeiLictie \an
't rijdscln ifl. - Leiienlijst. -- 3 ta\i)le

Amkkic.xn j.iCKNAi. 01 .\c>n-.Ni.\i II --. - IJo.-^tun, N, 151, annu 1896.

A Curious Lrelrian Cuin-type. — l'he lielgian-.S\vÌTs Meda!. -


Some Undcscribed (ireek Coins. - dems L'sed as Money. — The
Medal.s, Jetons and 'l'uke-ns llinstrative nftlie .Scienci; oi' Medicine. —
The Cents of 1793. — Cnins nnder the- Iremont Iluuse l'illars. —
" Sprinkle " Dollars. — Londun Xinnismatic Suciety' s Medal. —
A Curious Riisicrucian Medal. -- The Louisburg Medal ot' the So-
ciety of Colonial Wars. — " Indncilis Pati ". — Jeton urtile Priiice
498 lìIULIOGRAFIA

of Grange and Princess Anna. — Masonic Medals. — A Fiactical


Exaniple. — ]5ook Notice. — Editoria!. — 2 tavole.
N. 152, anno 1896.
Further Notes on MaiUinean Coiiis. — Tlie Lydian Touchstone
and Electrum Coins. — l'inis Gernianiae. — J lie " Laetare »
Mcdal. — Gcnis u.sed as Money. — The Aledals, Jetons and
Tokens lilu.strative of the Science of Medicine. — u The Pive
Francs à la Meche ". — Tiie WilKani and Mary College Medal. —
A Ì5ritish-Aniericaii Lil'e-Saviiig Medal. — Masonic Medals. — Jacob
l'erkins. — The Colunibian E.xposition Medal. - Restrikes Again. —
Medal of the Rovai Canadian Humane Association. — Notes and
Queries. — 15ook Notice (Recensione del Manuale Gnecchi). —
Editorial. — • 2 tavole.

N. 153, anno 1896.


The Process of Coining, as seen in a Wall Painting at Poni-
|)eii, — Analogy between Piefurts and Roman Bronze Medallions.
— The Eliot Anglo-American Medal of 1792. — British Indian
Medals. — Coinage of the Confederate States with U. S. Dies. —
New Designs for French Coinage. — The Medals, Jetons and
Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — A Coin-find near
Genoa (Breve cenno sul ripostiglio della Polcevera). — The Bar-
tram Medal. — A Presidential Medal given to an Indian- — The
Canadian Numismatic and Antiquarian Society. — Masonic Medals.
— Me.xican Cclumbian Medal. — Medals of the West Frisian Ad-
niiralty. — Another American Historical MedalV — Notes and
Queries. — Editorial. — i tavola.

N. 154, anno 1896.


Notes on Contorniate Medals and their Purpose. — Curious
L'se of a Lcgend on Two Typografic Medals. — The Cents of
1793. — An Italo- American Medal (Medaglia dedicata ai tipografi
americani dall'Associazione Tipografica d' Italia, in occasione del-
l'Esposiz. di Filadelfia, 1876). — The Medals, Jetons and Tokens
Illustrative of the Science of Medicine. — The Medals of the
Olympic Ganics. — Literary Medal given to an American Indian.
— The " Sir Originai " English Token. Who is the Author? — A
Piactical E.ximple cf the Adage, » Money Talks ". — Lucky Per.-
nies. — Masonic Medals. — The Coins of Morelos. — The Second
Issue of the John Paul Jones Medal. — Obituary. — Editorial. —
1 tavola.
HIlillOGRAKIA 499

C'iAZZETTA d'Aioli, n. 4 e 15, 1896: Una nieclaijlia che torna al sole


dopo 1636 anni. Le monete del \'iale di Savona,
Archivio dki.i.a K. Sociktà Romana di storia i'aikia, voi. XIX,

fase. I-II, 1896: Cnpii/iirìiir/ii l'., Appunti per servire all'ordinamento


delle monete coniate dal Senato Romano dal 1184 al 1439 e dcijli stemmi
primitivi del connme di Roma. (CoiiliiiiKtzioiu /. Con 2 tavole e ili.
CoRKiKRK DKi.LA Skka, 25-26 novembre 1896: l.uppi prof. Coit., Il
quattrino tli Gravedona.

Rassegna n.vzionai.k, 16 novembre 1896; /wj»/ ./A >s^/;/(/;(). L'argenti


rimane più vivo di prima.
Xl'ova Asifji.ot.iA, 16 giufjno 1896: Fr(i<i(ii(i (i., La circolazione in
Italia. Diletti e rimedii.

Ani DE[.1..\ R. A< CADKMIA Df AHI 1 n-J lIJX ,[.\ DI NaI'OI.I, Voi. X \' 1 !,
(5896): Gàbriii Ettiiì'-, 'l'opof^ratia e numisniatica dell'antica Iniera (e
di Terme).
Arri DELLA R. Accademia di IJli.i.e .\k n in .Milano, anni 1892-1894.
(.Milano, Manini, 1896I. A p. 281 : .Mcdaiilie don, ite d.il sig. cav. Francesco
Grazioli incisore alla R. .\ccadcinia di 1', .\rti in .Milano (inaimio 1893).
AlM DELL.V R. Aci .\DEMIA DILLE SCIIN/L DI 'l'oKINo, voi. XXXI,
disp. Xll, 1896: Fiiì-'ìi) Eniuiniin, l'n rip i-ti^lio ili monete della re-
pubblica romana scoperto a Roina^nano .Srsia.

.MeMOIREs de I.'AlADEMlE DE-. IN--( K II' I loN-- El IIELI.ES I.EIIKES, tomo


XXXV, 2" parte.': linrUn i.iiiy .1. </. , Sur l'oriiiine de l,i monnaie ti'urnois.
Al.iiiA Curisi i.\N.\, n, 7: OirdVi ii-l ih Imi . /., Les mounaies des ])a]Jes
et des le^jats, decouvertes dans le departonicnt du Tarn.
MkMoIREs de la .So(||.|é Ko'iALL Dls ANIIolAIKEs DI' NoKD, N.
Serie, 1895 (Copenliague 18961 : 1 laiihi n;, .Medailles roniaines d\\v et
d'argent, d'avant le milieu du ò' siede, trouvees dans les pays scan-
dinaves.
Annales aoronoMioies, mai \?^: /.nHn !>., La question inonétaire.
Ufl.l.EllN DE L.\.S.i(niL DL^ -(lENcI^ I1I--IOK. El NALIR.DE I.'YoNNE,
1896: l.ici l'.d. (//■, Los monnaie-- do-, due-, de Bour^ogne.
Mel,\n<.es d'akchéolooie LI d'i 11-- 1 oi i; E, 1 896, iiuii- juillet : (lydilìii/,
l'ile collection de ti--ere-,
Annai.es DI- Cerile akc héoloi.ioie d'Lnoiiiln, t. W , j,\'\\v.: ('union/
Ci , La trouvaillc- mmnsinatif|ue de .Saint-l'ierre-Capelle.
La Siience so( lAi.E, t. XXll, .) livraison, octobre 1896: liabrlon E.,

L'or et l'argent dans l'antiiiuite. II. Les rapports de l'or a l'argcnt chcz
les anciens.

Kevi-e d'eii>nomii I'oiiiioie, seti, -ottobre 1896: Enmrnis 6'., Notes


et statisti(|Ues sur la <|Ui-tioii moiietaire.
MkMiiIRES de la .So(1E1E NAlloNALE DES ANllolAIUES DE KrANCE, tomo

LV : l'roii M., Essai sur l'Iiistoire moiietaire tle l'abbaye de Gorbie.


500 IJIBLOGRAFIA

Zkitsciikii r fuh Social- u.nd Wirths(;haitsges( hichtk, voi. IV,


fase. III-IV, (Weimar 1896); Fcibre Paul, Keitriige zur Geschichte dcs
Fcterspfennigs vom II bis zum 15. jahrhundcrt. — Seeck Otto, Die
Sciiatzungsordnung Dioclctians,
AnNAI.KN I)ES VkKKINS FilR XaSSACISCHK AliKR I llrMSKlNDK UNI) (JK-

sciiicHTsFORSCHL'NG, Voi. XXVIII, 1896: AV/A'/Vnji,', RìHiiisclier Muiizfìind


in Wiesbadeii.
ScilLESIE.NS VoRZEIT I.\ Hll.I) UNI) WoRT, Vol. VI, faSC. IV, 1896:
Fricden^hiirg, Medaglie dei principi di .Slesia.
Manheelder Hi.aTTER, 1896 (Supplemento all'annata IX) : Groesskr,
Die Milnzen der Crafen von Mansfeld.
WiSSENHCIlAFTLICHE MlTTIlEILUNGEN AUS HoSNIEN UNI) DER HeRCE-
GoviNA, IV : Tnilielka Ciro, Vcrzeichniss der bosnisclien, scrbischcn und
bulgarischcn Mùnzcn des Landesniuseuins in .Sarajevo.

Jaiikuucii dei Musei Austriaci, voi. X\'I (1895): Doniiiiiii; Karl,


Peter Flòtner als l'iastiker und Mcdaillcur.
Abhandlungen der k. lioiiM. Akade.mie der Wissenschaften, C'la^se 1,
jlig. 3 (1894): n. 3. Siìiolik Just/y/i, Frazské grose a jejich dily. (1 i;ruM/iiii
di Fraga e le loro suddivisioni).

Freiiìurger CiEsciiicnTsnLaTTER, 3 Jalirgang, (Friburgo Svizzera,


1896): Biiilìi yl.. Die Rosten cincr Hinrichtung im Jahre 1450 und 1473
[.Spese ncll'a. 1473 per la giustizia di due italiani rei di fabbricazione
di kreiizer falsi].
BuLLETiN DE l'Association PRO AvENTico, n. VI, Lausanne, Bridel :
Marlin L., Catalogne du médailler d'Avenches.

Ti!E CoNTEMi'ORARv Review, nov. 1896; Money and investments.


Tue Englisii IIisroRicAL Review, july 1896: (i'.ivcml C, Money
and Wages in France in the Fourteenth Century.
Tue Quarterly Journ.vl of Economics, voi. XI, n. 1, octobcr 1896:
Taiissig W. F., The international silver situation.
VARIETÀ

Storia di afrunt; /'a/si/iefi~ioni. — Al comparire di


una talsitìcazione siiH' uriz/c^nte numismatico avviene spesso
un latto che arreca, o dovrebbe arrecare sorpresa e disgusto.
La maggior parte degli intelligenti in materia, pure intima-
mente convinti che si tratta di una falsificazione, e avendo
anche qualche sentore più o meno preciso sulla sua prove-
nienza, vi creano intorno un' atmosfera di silenzio e di mi-
stero; illoro coraggio pare svanisca a quell' ajiparizione, e
pel timore di compromettersi con (juesto o con quello, o di
urtare la suscettibilità di un collega, o d'attirarsi l'inimicizia
di un negoziante, si guardano bene dal denunciarla al pub-
blico, e, tutt'al [)iii, si acconti-ntano di sussurrare la cosa fra
gli intimi, come se si trattasse d' im argomento scottante,
sul quale vai meglio mettere una jjietra, pur di non compro-
mettersi. Proprio come i compaesani di Renzo e Lucia quando
parlavano di Don Rodrigo. Tutti sapevano delle sue bricco-
nerie; ma bisognava dir dur si r(Jiiosrfss< m ben bene fra di
loro per aprirsi su di un tali- argniiuii/o.
E il risultato di tale condotta? Favorire i falsarli e con-
tribuire insieme a questi al danno degli inesperti e dei novizii;
mentre una parola autorevole pronunciata in tempo baste-
rebbe a salvar ([uesti tlai prodotti della crinìinosa industria
dei primi.
Per quanto personalmente mi riguarda — giacché devo
entrare a parlare soggettivamente — non posso riinprove-
rarmi di fiacchezza celi viltà in tale argomento. Ilo sempre
nudrito un odio implacabile contro i falsarii e mi sono sempre
fatto un dovere di combatterli e di smascherarli. Poco mancò
che tale franchezza mi procurasse noje e guaj: ma di ciò
non mi curavo, e d'altra parte m'ebbi varie volte in compenso
502

il sincero ringraziamento di qualche persona salvata. Ora


poi, in grazia di una inaspettata fortuna, ho potuto ottenere
quella che è la massima soddisfazione in questi casi, il mezzo
di poter produrre la prova materiale di tante affermazioni
fatte, come andrò esponendo.
Quasi non bastassero le innumerevoli falsificazioni fatte
a Roma, a Siena, a Udine, e in molte altre città d'Italia,
alcuni anni fa s'era costituita anche a Milano una associazione
di falsari!, il cui capo, per quanto non avessi alcuna prova
materiale per poterlo pubblicamente nominare, mi era ben
noto, come lo era a varii miei amici raccoglitori. La prima
moneta fabbricata da costoro, e comparsa nel 1884, fu il famoso
denaro di Pipino per Milano. Appena lo ebbi in mano, e ne
rilevai la falsità, mi affrettai a farla conoscere in un artico-
letto dal titolo Raccoglitori, all' erta, pubblicato nella Gazzetta
NiDiiismatica di Como (Anno IV, 1884, N. 2, pag. 13). L'articolo,
per desiderio della Direzione del Periodico, non portava il
mio nome, ed era firmato OTHO. Qualche giorno dopo un
individuo, (evidentemente un socio di quella nobile industria)
si presentava al Direttore della Gazzetta Nitiìiisìitatica, pre-
tendendo di conoscere il nome dell'autore di quell'articolo; e
minacciava un processo, dicendosi rovinato da un invidioso,
perchè, possedendo un piccolo ripostiglio di quelle monete, e
contando di realizzarlo a poco a poco, il malaugurato articolo
aveva fatto nascere dei dubbii sull'autenticità della moneta, e
gliene rendeva impossibile o molto difficile la vendita. I denari
di Pipino infatti dal prezzo di L. 200, al quale era stato venduto
da principio qualche esemplare, discesero subito a L. 20 o
30, e poi scomparvero affatto. Eppure alcuni raccoglitori
miei amici e conoscenti avevano la persuasione che quelle
monete fossero autentiche e continuarono a rimproverarmi
la mia precipitazione nel giudicarli. Intanto, a conferma di
quanto ho detto da principio, dirò che fra tutti i periodici
italiani e stranieri, il solo Bullctin de la Socicté Snisse de
Niimisnintiquc (1884 N. 8-9) si occupò della cosa, riportando
per intero l'articoletto della Gazzetta Niiinisinatica. E si noti
che il denaro di Pipino aveva non solo percorso l'Italia, ma
aveva anche varcate le Alpi.
Nel 1888 venne fuori la seconda falsificazione della As-
VARIETÀ 503

sociazione milanese. Era questa il Stsiiio della Prniia Repub-


blica milanese. Stentai a procurarmelo, giacché quei messeri
si guardavano bene dal propormi i loro prodotti; ma, appena
ebbi veduto la moneta, ne pubblicai sulla attuale Rivista
(Anno I, 1888, fase. IV, pag. 497-4981 una descrizione, met-
tendone in guardia i raccoglitori. La moneta, come il Pipino.
era abbastanza ben fatta, ma ad un occhio un po' pratico si
rivelava subito per falsa e pel tipo, e per caratteri e per
quell'insieme che non si potrebbe facilmente definire, ma che
è insegnato dall'esperienza. In poco tempo i sesiiii disparvero,
e un mio amico che desiderava acciuistarne un esemplare
per la sua collezione di monete false, non fu capace di trovarlo.
Nel gennaio del 1891 mi fu annunciata la comparsa di
una moneta di esimia rarità. Si trattava nientemeno che del
Fiorino d' oro della I Repnbbliea iiiilaìiesr. del quale, come
tutti sanno, si conoscono oggi tre soli esemplari. A (|ueir an-
nuncio mi nacque subito il sospetto che (juella moneta potesse
essere una nuova falsificazione dei noti ct)mpari. Quando la
moneta mi venne nelle mani, il sospetto si tradusse in cer-
tezza, e ricorsi di nuo\-o alla h'ivisla per informarne il pub-
blico (Anno I\', 1891, fascili, pag. 280-281!. Siccome però
la Rivista, essendo trimestrale, non sarebbe uscita che in capo
a due mesi, trovai op])ortuno di dare subito la notizia ai
raccoglitori, e ne mandai un comunicato a varii giornali
cittadini.
Nel 1892 comparve la fjuarta falsifica/ione della nostra
ditta ; uno zeceiiiiio di l-'i idniiiiiiln li Goiizai^a, Principe di
Castiglione. Quella moneta mi fu mostrata dal Sig. Ing. Ago-
stino Agostini, il quale mi assicurò di averla acquistata a
prezzo favoloso. Lo stesso Signore aveva pur acquistata una
moneta di conio identico, battuta m argento. Riconosciutele
per false, ne diedi tosto comunicazione ai raccoglitori per
mezzo della Rivista (Anno \', 1892, fase. I, pag. 158-159).
Il Sig. Agostini, i)ubblicando nel 1895 la sua illustrazione
della Zecca di Castiglione delle Stiviere, vi univa in appen-
dice, dandone anche il disegno, il famigerato zecchino e la
moneta simile in argento. Parlando del giudizio sfavorevole
da me dato su quelle monete, aggiungeva che a quel giudizio
devesi contrapporre (jaello di altri cultori reputatissinii che
504 VARIETÀ

giudicarono questi pezzi come veri ed assai preziosi. Mi spiace


che l'autore non abbia fatto i nomi di questi cultori ; ora, colla
conclusione che darò, questi non avrebbero certo fatto bella
figura. Intanto anche per quella mia franca dichiarazione ho
arrischiato di aver dei guaj col venditore delle due monete,
il quale intanto, per tranquillizzare il compratore, gli promise
di mostrargli certi documenti irrefragabili comprovanti la loro
genuinità. Inutile aggiungere che quei documenti non si
videro mai.
Ma, veniamo alle prove materiali di tante affermazioni.
Pochi mesi sono, al capo della sullodata Associazione — del
quale risparmierò il nome — venne l'idea di abbandonare la
scena del mondo. Primo pensiero che mi corse alla mente
fu che fra le cose da lui lasciate si sarebbe forse potuto
trovare qualche indizio di quelle falsificazioni, conii, punzoni,
prove, disegni, ecc. Andato per tale richiesta, mi fu mostrato
un conio, il solo che si trovò dopo aver rovistato in ogni
angolo. Non era uno dei conii ch'io cercavo; ma di questo
parlerò in seguito. I conii — mi fu detto — stanno ancora
presso gli incisori; però se ne può avere un'idea esaminando
queste prove in rame e piombo fatte cogli stessi, e mi fu
presentato un involto. Immagini il lettore la mia gioja
nell'aprirlo, e vedermi davanti numerose prove delle quattro
monete incriminate, i corpi del delitto che io andavo cercando.
Kcco il Pipino; ecco il Scsino e il Fiorino della Prima Re-
pubblica Milanese; ecco il famoso zecchino di Castiglione, che
molti intelligenti hanno giudicato vero e prezioso. Fu una
vera soddisfazione dell'amor proprio. Ormai le prove ma-
teriali le avevo davanti agli occhi. Non m' ero dunque
ingannato giudicando quelle monete false, e tutte provenienti
dalla stessa mano!
E il conio? Questo era una novità per me, una falsifi-
cazione, di cui non avevo ancora sentito parlare. Si trattava
della moneta ossidionale di Pavia del 1524. Seppi di poi che
quel conio era stato eseguito anni sono e che già da tempo
aveva fatto le sue vittime. I bricconi ne avevano fabbricate
alcune monete in argento e persino una in oro, che riuscirono
a vendere a caro prezzo ad un amatore che andava in traccia
di memorie relative ad Antonio di Leyva. Unite al conio si
VARIETÀ 505

trovavano tre prove in piombo. Il conio e tutte le prove


furono da me acquistate e nell'interesse dei raccoglitori
presento qui alla 'I'a\"ola IX la riproduzione dal vero delle
cinque monete in quistione, perchè, se mai qualcuna di esse
venisse loro offerta, possano farne il necessario confronto. Le
prove furono poi depositate presso la Sede della Soc/c/ii
Nninismatica Italiana e sono a disposizione di chiunque
desiderasse esaminarle.
Ercole Gnecchi.

Monete lionume trovate nella Lorena. — La Società


degli Antiquari! della Lorena di Metz ha comperato 16 mila
monete romane d'argento, trovate dall'agricoltore Winckel
a Niederrentgen vicino a Thiouville. Le dette monete erano
chiuse in un vaso di terra cotta, tra gli avanzi di una casa
romana, tratta in luce dallo stesso Winckel. Altri vasi conte-
nevano qualche centinaio di monete di rame. Delle 16 mila
monete d'argento ritrovate, la metà è ben conservata. Esse
datano dal 250 al 292 dell' era volgare, e portano 1' effigie
di 22 imperatori e imperatrici romane, rappresentando poco
più di 150 tipi differenti. Gli imperatori Caro. Diocleziano e
Probo sono i più spesso raffigurati. In un vasetto stava una
dozzina di monete di rame del 4" secolo. La Società degli
Antiquarii procede innanzi negli scavi per fare altre scoperte
e determinare qual fosse l'edificio romano, del quale si sono
trovati gli avanzi.

L'ordine cavalleresco d'Abissinia. — Da un recente


opuscolo di Carlo Patliglione presidente ùeW Istituto araldico
italiano stralciamo a titolo di curiosità quanto si riferisce
all'Ordine che si conferisce attualmente dal Negus Neghesti
in Abissinia e propriamente in quegli stati detti d'Asmara e
del Tigre in sostituzione dell'ordine di S. Antonio di Etiopia
che è stato riconosciuto dai Papi e sembra si sia estinto verso
la fine del secolo XVII.
L' ordine attuale è detto " Suggello di Salomone „ e
veniva istituito da re Giovanni nel 1874 per conciliarsi l'a-
micizia ela benevolenza degli europei.
5o6 VARIETÀ

La decorazione, a forma di medaglia, è sostenuta da un


nastro di color nero. Su d'una faccia vedonsi a sinistra due
triangoli d' oro riuniti ed incrocicchiati, ed a destra di chi
guarda una croce di filigrana, che ha uno smeraldo nel mezzo
ed un rubino.
Sul rovescio della decorazione, in caratteri etiopici,
leggesi il nome ed il titolo del fondatore dell'Ordine: Giovanni
re dei re dell'Etiopia.
La medaglia è sormontata da una corona simile a quella
che usavano gli antichi imperatori di Etiopia; la qual corona
è a forma di camauro, ma più basso di quello dei Pontefici,
con due liste discendenti alle spalle; sulla cima evvi un
pennacchio sfioccato aperto.
Il Colin de Paradis dice che i triangoli sono il fac-simile
del suggello di Salomone.
Re Giovanni evidentemente volle riprodurre il suggello
di Salomone, composto dei due triangoli, ritenuti dagli Etiopi
raffigurare la sapienza di quel re, dal quale e dalla regina
Saba, secondo i re di Abissinia, sarebbe nato quel Menelik,
o Menclehec capo stipite della loro casa, che in arabo suona
figlio del savio, come per antonomasia chiamavasi Salomone.

La vendita della Collezione Montagu. — Nello scorso


Novembre (dal 13 al 21) si teneva a Londra presso i Si-
gnori Sotheby, Wilkinson e Hodge la vendita della terza
parte della splendida collezione di monete inglesi formata
dal fu Sig. n. Montagu. — Era la più ricca serie di monete
inglesi che mai fosse comparsa in vendita e lo prova il
ricavo che fu di fr. 466.635. Se a questo prodotto aggiun-
giamo quello ottenuto dalla serie greca, pure venduta a
Londra e che fu di fr. 224.400 e quello della serie romana,
venduta a Parigi, in fr. 325.000, abbiamo un totale di
fr. 1. 016.035 che non crediamo sia mai stato raggiunto da
nessuna privata collezione.

Premio Grazioli. — Nel fase. II, anno corrente, ab-


biamo dato il programma del Concorso all' incisione m acciaio
per conii di medaglie, istituito dal ben noto incisore milanese
Cav. Francesco Grazioli.
VAHIET.V 507

Il concorso ebbe luogo nel decorso ottobre; inviarono


lavori quattro concorrenti da diverse parti d'Italia; e la
Commissione giudicatrice di cui era segretario il Cav. Solone
Ambrosoli, fu " d'accordo nel designare come meritevole di
" un premio la medaglia per Giovanni Caselli, eseguita
" dall' incisore Litigi Maltibcrti di Firenze, trovando che in
" essa concorrono i requisiti essenziali per tal forma d'arte,
" cioè il carattere monumentale, la larghezza e vigoria
" dell'interpretazione, la sobrietà e correttezza del disegno. „
" Siccome tuttavia „, — aggiunge il verbale, " questi
* pregi essenziali potevano forse esser accompagnati da
" maggior ricerca di opportuni particolari, la Commissione,
" valendosi delle facoltà accordatele, propone di assegnare
" al sig. Maluberti i due terzi del premio Grazioli, devolvendo
" l'altro terzo a favore del concorrente D. G., che nella
" medaglia da lui esposta (raffigurante Monsign. Bonomelli)
" ha superato non lievi difficoltà tecniche, mostrandosi degno
" di lode e d'incoraggiamento „.
Il Consiglio della R. Accademia di Belle Arti approvò
il giudicato della Commissione.
Autore della medaglia per Monsig. Bonomelli risultò il
sig. Giovdiiiti Del Soldato, di Milano.

Per la storia dei ineilaylisti italinni. Un genti-


luomo polacco, il sig. de Zielinsky, si rivolge per mezzo
nostro alla cortesia dei lettori, pregandoli di fornirgli notizie
biografiche o indicazioni bibliografiche intorno ai seguenti
artisti italiani, che eseguirono medaglie di personaggi po-
lacchi, o che hanno relazione con la storia di Polonia:
1. Giovanmaria Padovano (Patavinus).
2. Caraglu) (Giovan Jacopo).
3. Lanipanelli (Domenico) (1558).
4. Leoni (Lodovico).
5. Gugiel macia (Giambattista) (1660).
6. Eques Lucecenti (1674).
7. Hameranus (1683).
8. januaricj [Gennaro] (Ant.) (1744).
L'indirizzo è: M. Joseph de Zielinski; — Polognc —
par Lubicz a Lonzyn iGoiiv. de Ploek).
5o8 VARIETÀ

Docìimeiiti Viscoìiteo-Sforzfsrhi per la storia della


zecca di Ifilano. — C(jme s'è indicato nel p. p. fascicolo
a p. 404, in nota al n. 558 di c|uei Docitineii/i e regesti, verrà
pubblicato possibilmente presto un supplemento abbastanza
copioso a quel Corpus. Il compilatore rimanda ad appendice
completa V Indice promesso in prefazione a quel lavoro.

R. Qahiìieito Numismatico. — Il Conservatore ci


prega di ricordare che il R. Gabinetto Numismatico di Brera
è aperto gratuitamente al pubblico nei giorni di lunedì, mer-
coledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15.

Vocabolar ietto jìci numismatici. — Fra pochi giorni


l'Editore Hoepli pubblicherà un / 'ocaholarictto pei niiiìiisniatici,
compilato da Solone Ambrosoli, e diviso in sette parti:
I. — Frmiccse-ltaliano.
II. — Tedesco-Italiano.
III. — Inglese-Italiano.
IV. — Spagniiolo-Italiano.
V. — Latino-Italiano.
VI. — Greco-ìnoderìio - Italiano.
VII. — Italiano-Francese-Ti desco-Inglese.
Il Vocabolarietto si prefìgge sopratutto uno scopo assai
modesto e pratico: quello di render possibile o facilitare
l'intelligenza delle opere descrittive numismatiche, e dei
cataloghi di vendita, a coloro che ignorassero o conoscessero
imperfettamente l'una o l'altra di quelle lingue e si trovassero
tuttavia (come ad ogni istante può accadere) nella necessità
di consultare pubblicazioni redatte in essa.
Anche il Vocabolarietto formerà parte della notissima
collezione dei Maimali Ilocpli, e costerà sole L. 1,50.
ATTI
DELLA

SOCIETÀ iNUiMISMATlCA ITALIANA

Seduta dei. Consiglio 15 Dicemure 1896.


(Estratto dai ì 'libali).

Sono presenti i Sij^g. : Cav. L'tT. Francesco Gnecchi,


Cav. Uff. Ercole Gnecchi, Vice-Presidenti; Dott. Cav. Solone
Ambrosoli, Cav. Giuseppe (Gavazzi, March. Carlo Ermes
Visconti e il Cav. Fr(jf. C. Luppi, Segretario.
Il Cav. P'rancesco Gnecchi t'unge (.la Presidente.
I. Vengonr) proposti i Signori:
Dott. Jacdpo llirsch di Monaco a Socio effettivo,
Sig. Giuseppe Laiizmii di Mantova a Socio corrispondente,
ed ambedue sono ammessi ad unanimità.
II. Alla Direzione e al Comitato di Redazione della Rivista

per l'anno 1B97 ossia:


mente in carica vengono confermati i membri attual-

Direttori: Cav. L'tl". Francesco ed Ercole Gnecchi.


Comitati) di Redazione: Dott. Cav. Solonc Ambrosoli,
Cav. Giuseppe Gavazzi, Ing. Emilio iMotta, Conte
Comm. N. Papadopoli, Cav. Col. Gius. Ruggero
Dott. A. G. Sambon, Marchese Carlo Ermes Visconti

III. Per l'esame dei lavori jjresentati ai due Concorsi scaduti


col 30 sett. p. p. vengono elette le st-guenti commissioni
Pel Concorso Pupadapuli : Cav. Gius. Gavazzi, Ing. E.
Motta, Cav. Col. G. Ruggero.
Pel Concorso (ine, e/11: Dott. Cav. Solone Ambrosoli,
Cav. G. Gavazzi, Marchese C. E. Visconti.
5IO ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

IV. Si stabilisce la composizione del IV fascicolo 1896.


V. Il Cav. Francesco Gnecchi comunica d'avere in occasione
delle auguste nozze di S. A. R. il principe di Napoli,
spedito un telegramma di felicitazione a nome della
Società Italiana di Numismatica e d'avere tosto rice-
vuto un telegramma di ringraziamento.
VI. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni pervenuti alla
Società :

Ambrosoli Dott. Cav. Solone.


Memorie dell'Accademia di Scienze e Lettere di Catanzaro. \'ol. I
e II. — Civico Museo di Como. Cataloghi. Raccolta Ambrosoli,
Parte prima, Zecche Italiane (Como, 1890J.
Dattari Giovanni del Cairo.
N. 71 pezzi, dei quali 9 piccoli in argento e gli altri in bronzo. Fra
questi: 9 grandi bronzi egizj ; 19 monete imperiali romane, fra
cui alcuni medii e piccoli bronzi di Massimiano, Massenzio,
Licinio padre e figlio, Costantino M.
Fra le medioevali: 8 di Venezia, i di Rodi, i di Cipro, e io mo-
netine estere moderne. Alle qui notate aggiungansi 6g tessere
cufiche di vetro e una piccola medaglia di bronzo di Leopoldo
d'Austria.
Frati Cav. Luigi, Direttore del Museo di Bologna.

La sua pubblicazione: Di un ducalo d' oro inedito di Leone X co-


niato aBologna e di altro consimile di Modena. Notizia illu-
strativa. Bologna, 1896; in-4. (Pubblicato nella fausta occasione
delle auguste nozze Savoja-Petrovich).
Gnecchi Cav. Ercole.
Viìiicrcati Sossi Conte Paolo, Sulla moneta della città di Bergamo
nel secolo decimoterzo; dissertazione storico-critica. Bergamo,
1842; in-8, con 4 tav. — Morbio Carlo, Monografia storica delie
zecche italiane. Asti, 1868; in-8, Estr. — Caucich A. R., Di una
moneta inedita di Acqui. Asti, 1865 ; in-8, con una tav. —
Agostini Agostino, Castiglione delle Stiviere dalle sue origini
geologiche fino ai giorni nostri. Storia corredata di 16 tavole
e numerose figure intercalate nel testo. Brescia, 1895; in-8. —
A. X. Panelli, De cistophoris. Lugduni, 1734; in-12, con figure
intercalate nel testo. — Domenico Sestini, Lettere e disserta-
ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 5II

zioni numismatiche. Tomo sesto. Firenze, 1819 ; in-4, con


due tav. — /. //. Keerl, Siziliens vorzliglichste Munzen und
Steinschriften aus dem Altertliuni : fiir Liebhaber der Geschichte
und Mùnzkunde. Gotha, 1802; in-i6. Il primo volume, con io tav.
— Giuseppe Scnìigcro, De re nummaria dissertatio. Liber
postiiumus ex Hiljliotheca Academiae Lugd. Hat. £'.v Officina
Planliuiana, 1616; in- 16. — C L. Sticglitz, Distributio nuiiiorum
familiarum romanarum ad typos accomodata. Lipsiac, 1830; in-8.
Gnecchi Cav. Francesco.

Introtiuction ;i la connoissance des médailles par Charles Patin.


Padova, 1641. — Selecti nummi duo antoniniani ex Bibliotheca
Eni. Pr. Camini Cartlinali.- Maximi. Roma, 1676. — Regum
veterum numismata, collata opera et studio ski Comitis de
Khevcnhiilier. Vienna. — 1 Ustoria rei numniariae coloniensis,
scripta a Josepho Hartzheim. Colonia, 1754. — Eduardi Corsini
de Minnisari nummis dissertatio. Livorno, 1754. — De numo
Dionis-Exponit Chr. Car. Reichel. Dresda. ■— Bader Munk
Brevis instructio de Moneta rotata. Treviri, 1760. — Nummi
aliquot ad V'eterein Galliam pertinentes ex museo Ant. Savor-
niani. Venezia, 1763. — Georgi VVollTgangi VVedelii. De Nummis
novi Testamenti in specie. Je)ia. — M. Joh. Reiskii. De Ca-
nibus inter nummos ac inscriptiones veteres receptis. Ani-
stcrddin, 1585. — Instructio canonica-monetaria de grosso
turunensi et trevirensi. Treviri, 1760. — Theophili Sigefridi
Ba^x'ri. de numis romanis in agro prussico repertis. Lipsia,
1722. — Octavii Falconerii. De Nummo Apaniensi. Dissertatio.
Roma, 1677. — Nummi veteres Cullegii Turnonensis. ^/y/^;w«e,
1731. — jn. Casp. Eisen^chmidii de valore pecuniae veteris
disciuisitio. .Irgentcìiil, 1737. — De re monetaria veterum ro-
manorum, ctc. Libri duo Mar(|uardi Freheri. Lione, 1605.

Gnecchi Francesco c<i Ercole.

Annales de la Société d'Archeologie de Bruxelles. Menioires, rap-


ports et documents — Opera comiileta dal 1887 al 1896.

Luppi Cav. Costantino.


N. 8 fascicoli diversi.

Papadopoli Conte Cornili, Nicolò.

La sua pubblicazione: Monete itah'ane inedite della raccolta Papa-


dopoli — V.
66
512 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

Svoronos Gio. N., Direttore del Museo Numism. d'Atene.


La sua pubblicazione : Nou.iffa«Tix7i twv AeX'paSv. Estratto dal Bulletin
de Correspondance Hellénique.
Vitalini Cav. Ortensio di Roma.
La sua pubblicazione : Un nuovo grosso inedito di Giov. Antonio
Falletti Conte di Benevello. Roma, 1896; in-4. (Pubbl. in oc-
casione delle nozze di S. A. R. il Principe di Napoli con la
Principessa Elena del Montenegro).

La seduta è levata alle ore 16.


COLLABORATORI DELLA RIVISTA
NELL'ANNO 1896

Memorie e Dissertazioni.

Amiìrosoi.i SoL(JNE
Cai'oiìiancmi Vincenzo
Ciani Giorgio
Dattari Giovanni
Gnecchi Francesco
f KuNZ Carlo
LisiNi Alessandro
MoRsoLiN Bernardo
Motta Kmilio
ostermann valentino
Pai'adopoli Nicolò
Ricci Serafino
Rizzoli Luigi
Ruggero Giuseppe

Cronaca.

Ami'.rosoli Solone
Gavazzi Giuseppe
Gnecchi Ercole
Gnecchi Francesco
ELENCO DEI ^MEMBRI
SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA
E DEGLI

ASSOCIATI ALLA RIVISTA


lER l'anno 1896

SOCI LFFKTTIVl l'i.

1. *S. A. R. Il Pkincii'E di Napoli.


2. 'Ambrosoli Dott. Cav. Solone — Milaiiu.
3. 'Arcani IJott. Cav. Francesco — Cremona.
4. Averara Avv. Manifesto — Lodi.
5. 'Baliarati Magg. Cav. Amedeo — Saccoiiagu.
6. Bellicorti (De) Ing. 1. — S. Stefano d'Egitto.
7. 'Bertoldi Cav. Antonio — Venezia.
8. 'Castellani Rag. Giuseppe — Santairangelo (Romagna).
9. 'Ciani Dott. Giorgio — Trento.
10. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto).
11. Daugnon (De) \'isconte Arturo F. — Milano.
12. Dessi \'inccnzo — Sassari.
13. 'Fasella Comni. Carlo — Milano.
14. 'Fiorasi Cap. Gaetano — Torino.
15. 'Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano.
16. 'Gnecchi Cav. ufT. Ercole — Milano.
17. 'Gnecchi Cav, uff. Francesco — Milano.
18. 'Johnson Cav. Federico — Milano.
19. I^-izara (De) Conte Antonio — Padova.
20. 'Marazzani \'isconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza.
21. Marietti Dott. Antonio — Milano.
22. 'Mariotti Dott. Conuii. Giovanni — Parma.

(') I nomi segnali con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori.
= l6 i-.I.P.NCO DEI MEMBRI DELI. A J^OCIETA, ECC.

23. Mattoi Edoardo — Milano.


24. *Miari Conte Fulcio Luigi — Venezia.
25. 'Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze.
26. *Motta Ing. Emilio — Milano.
27. Nervegna Giuseppe — Brindisi.
28. *Papadopoli Conte Comm. Nicolò — Venezia.
29. Ponti Cesare — Milano.
30. Puschi Prof. Cav. Alberto — Trieste.
31. *Ratti Dott. Luigi — Milano.
32. Rizzoli Luigi — Padova.
33. 'Ruggero Cav. Col. Giuseppe — Firenze.
34. *Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo
35. Savini Paolo — Milano.
36. Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano.
37. *Sessa Rodolfo — Milano.
38. 'Sorniani Andreani Conte Lorenzo — Milano.
39. 'Tatti Ing. Paolo — Milano.
40. 'Visconti Ermes March. Carlo — Milano.

SOCI CORRISPONDENTI.

Adriani Prof. Comm. G. B. — Chcrasco.


Anselmi Savino — Piacenza.
Bajocchi F. — Massana.
Balli Emilio — Locamo.
Bartolo (Di) Prof Francesco — Catania.
Cahn E. Adolfo — Francoforte sul Meno.
Canessa Cesare — Napoli.
Caucich Guido — Firenze.
9 Cavalli Gustavo — Skiifde (Svezia).
IO Clerici Ing. Carlo — Milano.
II Crespellani Cav. Avv. Arsenio — Modena.
1
12 3
Cumont Georges — Brn.xclles.
14
15 De' Ciccio Mario — Palermo.
Dell'Acqua Dott. Gerolamo — Pavia.
Del Prete Belmonte Cav. Alessandro — Napoli.
16 Di Palma Prof. Francesco — Sant'Elia a Pianisi.
ELF.NCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 517

17. Foa Alessandro — Toiiiìo.


18. Garcia Perez D. Antonio — Valenza (Spagn i V
19. Giardini Prof. Galdino — Ferrara.
23. Geigy Dott. Alfredo — Basilea.
21. Hess Adolfo — Fraiicaforte s. .1/.
22. Lamberti Policar])<i — Savina.
2^. Lamhros G. Paolo — Atene.
24. Leone Cav. Camillo — Vercelli.
25. Mantegazza Avv. Cav. Carlo — Voghera.
26. Mantovani Dott. Giuseppe — Pavia.
27. Mariani Prof, Cav. Mariano — Pavia.
28. Mordilo Cav. Ginsepjic — Venezia.
29. *Morsolin abate l'rof. Bernardo — Vicenza.
30. Oettinger Prof. S. — .Xiio'va York.
31. Osio Magg. Gen. Comm. Egidio — i'dme.
32. Padoa Cav. \'ittori ■ — Firenze.
33. 'Padovan Cav. \'incenzii — Venezia.
34. incrini Quintilio — Rovereto.
35. Pisehedda Avv. Kfisio - Oristano.
36. Righi Ing. Cirillo — lìniogna.
37. 'Romus^i Dott. Carlo Milano.
38. 'Sanibon l)ott. Arturo Giulio ~ Napoli.
39. 'Santoni Can. Prof Milziade — Camerino.
40. Savo Doinio. — .':ipalato.
41. Schott Ettore — Trieste.
42. Serrure Raymoinl — Parigi.
43. Società Svizzera «li Nuinisinatica — Cinevru.
44. Spigardi Arturo — Firenze.
45. Spiiik Samuele — Londra.
46. 'Stefani Comm. Federico — Vencia.
47. Stroehlin Paolo — Ginevra.
48. V^alton Prospero — Parigi.
49. Varelii Giovanni — Napoli.
50. \'iganò Gaetano — Dexio.
51. \'italini Cav. Ortensio — Ruma.
52. Witte (Del Cav. Alfonso — lhii.\elle>.
53 Zitelli Piirtro — Scio.
5l8 ELEiNCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC.

BENEMERITI DELLA SOCIETÀ.

S. A. R. Il Pimncipe di Napoi.l
Ambrosoli Dott. Cav. Solone.
Glittica de Cassine Marchesa Maura.
Dattari Giovanni.
Gnecchi Cav. uff. Ercole.
Gnecchi Cav. iifF. Francesco.
■]■ Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe.
Johnson Cav. Federico.
Osnago Enrico.
Papadopoli Conte Conim. Nicolò.

ASSOCIATI ALLA RIVISTA.

American Journal of Archcology. — Boston.


American Journal of Nuniisìnalics. — Boston.
Annales de la Socie te d'Archeologie. — Brii.xclles.
Anmiairc de Nttmismatique. — Parigi.
Archivio della Società romana di storia patria. — Roma.
Archivio storico Italiano. — Firenze.
Archivio storico Lombardo. — Milano.
Archivio Veneto. — Venezia.
Bagatti Valsecchi nob. cav. Fausto. — Milano.
Bahrfeldt Ma.\. — Rastatt.
Bari. — Museo Provinciale.
Bartoli Avveduti avv. Giulio. — Roma.
Bartolini cav. Luigi. — Trevi.
Beltrami architetto comm. Luca. — Milano.
Bignami cav. Giulio. — Roma.
Bocca Fratelli. — Torino (copie 2).
Bollettino di Archeologia e Storia. — Spalato.
Bologna. — Biblioteca Municipale.
Briganti cav. Bellino. — Osimo.
Brockhaus F. A. — Lipsia (copie 3).
ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 519

Cagliari. — Regio Museo di Antichità.


Camozzi Verteva conte conim. G. B. — Bertianio.
Camuccini barone G. A. — Roma.
Capobianchi cav. prof. Vincenzo. — Roma.
Carbonell J. — Marsiglia.
Carpinoni Michele. — Brescia.
Ceppaglio cap. cav. Federico. — Roma.
Cerrato Giacinto. — Tonno.
Cini avv. Tito. — .Montevarchi.
Clausen Carlo. — Torino (copie 6|.
Como. — Biblioteca Comunale.
« — Museo Civico.
D'Angelo Domenico. — Reggio Calabria.
Dutilh G. D. J. - Cairo.
Engel Dott. Arturo. — Parigi.
Firenze. — Biblioteca Marucelliana
Fermenti Giuseppe. — Afilano.
P^urchheim Federico. — Napoli.
Gaggino S. e C — Singapore.
Garovaglio cav. dott. Alton.so. — Milane
Genova. — Biblioteca Civica.
i" Gentili di R.jvellone Conte rarquinio. — San Severino.

Hamburger L. e L. — /'ranco/orte sul Meno.


Hoepli comni. Ulrico. - Milano (copie 21.
Knight Carlo. — Xapoli.
Loescher Ermanno. - Ruma (copie 2).
Mantova. — Biblioteca Comunale.
Marignoli marchese comm. Filippo. — Roma
Marsiglia. — Biblioteca Civica.
Milano — R. Gabinetto Numismatico di Brera.
" — Biblioteca Ambrosiana.
n — Circolo Alessandro Manzoni.
Modena. — R. Biblioteca Estense. 0
Napoli. — R. Musei di Antichità
Numismatic Chronicle. — Londra.

Nitmismatische Zeilschrijt. — \"ienna.


Nutt Davide. — Londra (copit 2).
Osnago Enrico. — Milano.
Parazzuli Antonio. — Cairo.
Panna — R. Museo di Antichità
Pavia. — Biblioteca Civica Bonett.i
Peelnian Giulio e C. -- Parigi.
ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC.

Persiani avv. Raffaele. — Chieti.


Pesaro. — Biblioteca Oliveriana.
Piacenza. — Biblioteca Passerini-Landi.
Reggio Calai/ria. — Museo Civico.
Reviie francaise de Nnmismatiqne. — Parigi.
Rivani Giuseppe. — Ferrara.
Rizzini dott. cav. Prospero. — Brescia.
Roma. — R. Accademia dei Lincei.
Il — Direzione della R. Zecca.
» — Biblioteca della Camera dei Deputati.
Sangiorgi S. — Roma.
Scarpa dott. Ettore. — Treviso.
Schoor (van) Carlo, — Bru.xelles.
Smithsonian Institution. — IVasIiington.
Società Neerlandese di Numismatica. — Amsterdam.
Société R. de Numismatique. — Bru.xelles.
Société Suisse de Numismatique. — Giuei<ra.
Stettiner cav. Pietro. — Roma.
Tolstoy conte Giovanni. — Pietroburgo.
Torino. — R. Biblioteca Nazionale.
» — R. Museo di Antichità.
Torrequadra Conte Rogadeo. — Bitonto.
Trento. — Biblioteca Comunale.
Trubner K. J. — Strasburgo.
Varese. — Museo Patrio.
Van Trigt G. A. — Bru.xelles.
Varisco sac. Achille. — Monza.
Venezia. — Ateneo Veneto.
» — R. Biblioteca Marciana.
Il — Museo Civico.
Verona. — Biblioteca Comunale.
Vienna. — Gabinetto Num. e di Antichità della Casa Imperiale.
Virzì Ignazio. — Palermo.
Volterra. — Museo e Biblioteca Guarnacci.
Zeitschrift ftlr Nuinismatik. — Berlino.
INDICE METODICO
D E L L' A N N O 1896

NUMISMATICA ANTICA
(M K M O R I t E I) I b b K R T A Z 1 O N 1 ).

Appunti di Nuniisniatica romana. FraiuTxco Gnaclii:


XXX\'H. Monete della reinil>blica , inedite o varianti,
ristabilite o corrette, nella mia cullezione (tìg.) . . I'(ìg. ii
XXXV'III. Ci^intribuzionc al Cor/>ii.<: Xtniioniin (con tre tav ) " 153
XXXIX. Numismata Maximi Moduli ...... 3119
XL. Scavi di Roma negli anni 1895-96 |lìg.) ...» 409
Il ripostiglio Consolare di Romagnano-Sesia. .S. A'/Vc; " 233
Monete dei Nómi ossia delle antiche provincir e città
dell'Egitto (con tre tav.). (7. Dattari . . . . •> 419

(\'arii:t.\).

Un ripostiglio di denari dei Tetrarchi ... Pag. 144


11 ripostiglio d'Appiano . " 145
Vendita Montagli. ..." 291
Monete romane trovate nella Lorena ..." 505

NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA


(Memorie e Uis-sertaziom).

Il denaro pavese e il suo corso in Italia nel XII secolo


(con una tav.). l'iticeiizo Capohiaiichi. . . Pag. 21
Annotazioni Numismatiche genovesi. Giuseppe Ruggero :
XXVIII. Il doge Isnardo Guarco ha coniato moneta (lig.) " 61
XXIX. Nuove monete (fig.) ......" 64
247
INDICE METODICO DKI.l' ANNO 1 896

73
XXX. Due nuove monete (fig.) Pag-
227
Frinco e Messerano. Monete inedite (fig.j. Giorgio Ciani « 377
Documenti Visconteo-Sforzeschi, ecc. Emilio Molla. . ><

Bibliografia numismatica di Giangiacomo de' Medici, Ca-


stellano di Musso (fig.). Solane Anibrosoli. 99
Medaglie di Zecche Italiane Aless. Lisiiii
Monete Italiane inedite, della raccolta Papadopoli (fig.).
TV. Papadopoli 325
Annotazioni numismatiche italiane (fig.). G. Ruggero
Di un ritrovo di monete veneziane, veronesi e trentine 365 391
383■H7
dei primordii del secolo XIII. Valentino Osterntaun.
Di un singolare Cavallotto al tipo bellinzonese (fig.). So- 435
Ione Anibrosoli ...... . . i-H
Di un ducato d' oro inedito di Leone X, coniato a Bo-
logna edi altro consimile di Modena (iig.). L. Frati
Opere Numismatiche di Carlo Kunz — Jacopo 111 Mandelli, Pag
Conte di Maccagno, e le sue monete (con una tav.). 469 29
7

(V.\RiEr.\).
fi

Il ripostiglio di Bondeno ....


Vendita Durazzo. ..... n
296
n
Vendita Boyne .....
Storia di alcune falsificazioni. Ercole Gtieccht
n
La vendita della Collezione Montagu
Documenti Visconteo-Sforzeschi. n

MEDAGLIE.
1
Una medaglia satirica di Camillo Mariani. B. AJorsolin . Pag. 79 50
Medaglie in onore di Callisto terzo e del Cardinale Ippolito 506
508
secondo d'Este (fig.). B. Morsolin . . . . " 455
Medaglie commemorative coniate durante il dogato di Ve-
nezia Pasquale Cicogna. B. Morsolin. ..." 459

(Varietà).
Pag. 297
Premio per Medaglie ....
Premio Grazioli ..... " 506
Per la storia dei medaglisti italiani . " 507
INDICE METODICO DELL* ANNO 1896 523

SFRAG-ISTJCA.

Sigillo di Rinaldo degli Scrovegni (Secolo Xlll). L. Rizzoli Pag. 463

BIBLIOGRAFIA.

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Careni Uazlitt IV., The Coin Collector (F. G.) . . » 279
Coraggioni Leodegar, Miinzgeschichte der Schweiz (S. A.) » 282
Cubaseli Heinrich, Die Miinzen untcr der Regierung seiner
kais . u . kun. Ap. MajestiU dcs Kaisers Franz Joseph
bis zur EinfOhruiig der Kronenwilhrung ...» 283
Svorottos G. N., \oixiou.xTi/.r, tóSv Ae^^wv (S. Ambrosoli) « .^89
Serrure C. A., Lcs monnaies iles \'oconces (S. A.) " 490
Blauehct J. Adricn, Monnaies en or des empereurs Tré-
bonien Galle et \'olusieri |S. A.) ... « 491
Pubblicazioni diverse ...... Pag. 122, 284, 491

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Revue belge de Nuni., pag. i'2^, 287, 494.
Revue suisse de Num., pag. 1-2-^, 287, 495.
Gazette numisniatif|ue (I5ru.\elles), pag. 495.
Circulaire Num. univi rselle, pag. 129.
Zeitschriit filr Numismatik, pag. 129.
Numismatisches Literatur-Blatt, pag. 130.
Numisniatische Zeitschrift, pag. 130, 495.
Bulletin de Numismatique. Parigi, pag. 286.
Monatsblatt der Num. Gesellschaft in Wien, pag. 132, 288, 496.
Tijdschrift van hct Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Pen-
ningkunde, pag. 133, 287, 497.
The Numismatic Chronicle, pag. 136, 287.
American Journal of Numismatics, pag. 136, 497.
Articoli di Numismatica in Periodici diversi, pag. 140, 288, 499.
113
524 INDICE METODICO DELL* ANNO 1896 117
Pag

NECROLOGIE.

Fiorelli Giuseppe (fìg.). Giulio de Petra


Bonacich Marco ..... » 118
Stickel Giov. Gustavo. n

Rossi Umberto (fig.). Solatie Ambrosoli n 261


Boutkowski Alessandro. F. Gnecchi . n
485 143
Tamassia Francesco. S. A. n
487
n
Gentili di Rovellone Tarquinio . 487

MISCELLANEA.
Pag.
Il R. Gabinetto Numismatico di Milano 145
Nuove monete italiane di rame .
Concorsi Gnecchi e Papadopoli . 405
405
La Gazette Numismatique .
Revue belge de numismatique .
L'ordine cavalleresco d'Abissinia 505
R. Gabinetto Numismatico .
Vocabolarietto pei numismatici .
Collaboratori della Rivista nell'anno 1896 513
Elenco dei Membri della Società Numismatica Italiana e
515 406
e degli Associati alla Rivista per l'anno 1896 .
508
Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. 508

Seduta del Consiglio 3 Marzo 1896 Pag. 147


» » » 10 Giugno 1896 . . . . " 299
Assemblea Generale dei Soci io Giugno 1896. . . » 301
Seduta del Consiglio 15 Dicembre 1896 . . . . " 509

Finito di stampare il 15 gennaio 1896.


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Scotti Reno, Gerente responsabile.
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Anno IX. 1896. Tav. V
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R6 Rivista italiana di numisma-
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V.9 tica e scienze affini

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