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LE MONETE DI TALAMONE
(Orbetello, GR), 1801- 1892
Massimo De Benetti
Nel 1985 Otto Wilhelm von Vacano, l'archeologo che ha dedicato gran parte dei suoi studi a
Talamone e autore di una serie di campagne di scavo a Talamonaccio nel corso degli anni '60, scrisse
che “ogni visitatore del colle dovrebbe rendersi conto che, se raccoglie dal suolo anche un singolo frammento di ceramica o
una moneta, si porta via probabilmente un'importante testimonianza storica”1. In effetti, proprio le monete, sono
gli oggetti di cui si hanno meno notizie tra i ritrovamenti di questo colle che, nel corso dell'800, fu al
centro di numerose ricerche che portarono alla scoperta delle necropoli, dei resti dell'abitato e di
un'area templare da cui proviene il celebre frontone di Talamone. Cosa sappiamo delle monete ritrovate
a Talamonaccio?
Le uniche informazioni fino ad oggi note si devono a Gian Francesco Gamurrini, che nel 1888
pubblicò un elenco di quarantasei pezzi rinvenuti durante i lavori per la costruzione di un forte militare
sulla cima del colle. In realtà, a questi esemplari, si aggiunsero in seguito numerosi altri provenienti
dagli stessi scavi (1888-1889) e da ulteriori ricerche condotte nel 1892. Queste monete entrarono a far
parte delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e sono rimaste fino ad oggi inedite.
Altre monete provenienti da Talamone furono acquisite dal Museo negli anni successivi, grazie alla
vendita all'asta della celebre collezione del marchese Carlo Strozzi. Il marchese Strozzi, non solo aveva
“attratto a sé tutti i migliori pezzi numismatici affluiti sul mercato di Firenze tra il 1870 ed il 1887”,
come scrisse Luigi Adriano Milani, direttore del Museo fiorentino, ma aveva anche partecipato ad
alcuni scavi privati tra il 1876 ed il 1877 proprio a Talamonaccio.
Grazie ai dati conservati nell'archivio storico della Soprintendenza, alle registrazioni di
inventario e al ritrovamento di alcune schede manoscritte dell'epoca che ne danno una accurata
descrizione, è possibile oggi ricostruire la storia di questi nuclei e presentare un catalogo completo delle
monete pervenute al Museo Archeologico di Firenze. Si tratta di centotrentaquattro pezzi, dei quali si
ricostruisce la storia del ritrovamento e del contesto in cui avvenne. In alcuni casi, grazie ai giornali di
scavo, è possibile anche riconoscere i pezzi tra quelli descritti al momento della scoperta.
Per una più completa disamina dei ritrovamenti numismatici sul colle di Talamonaccio si
riportano, inoltre, le notizie di altre monete scoperte tra “le vestigia dell'antica città di Telamone” di cui
si ha notizia in alcune pubblicazioni di eruditi locali, archeologi e studiosi dell'800. Anche se ormai
disperse, grazie alla descrizione pubblicata è comunque possibile, in molti casi, procedere ad una
corretta identificazione.
La prima notizia di monete rinvenute sul colle di Talamonaccio, di cui sia possibile il
riconoscimento, sembra essere contenuta nell’opera di Ferdinando Carchidio, Memorie storiche dell’antico e
moderno Telamone nell’Etruria Marittima, raccolte e illustrate con medaglie e altri monumenti inediti, data alle stampe
a Firenze nel 1824. L’autore presenta una lista di monete attribuite ad una ipotetica zecca di Talamone,
tra cui sono descritti cinque pezzi rinvenuti tra “le vestigia di Telamone”. In relazione al luogo del
ritrovamento, è da osservare che nel testo si identifica chiaramente l’abitato dell’antica città di Talamone
sul colle di Talamonaccio, a cui i ritrovamenti possono quindi essere riferiti.
La descrizione dei pezzi è accompagnata da tavole illustrate che favoriscono la corretta
attribuzione. Si riconoscono, innanzitutto, due sestanti di Vetulonia con al dritto una testa maschile con
spoglia di mostro marino ed al rovescio il tridente accostato da due delfini2. Le monete sono così
descritte: "Di egual conio ai sestanti num. 5, e 6 della Tavola I devono giudicarsi le due Autonome trovate fra i ruderi
di Telamone, e che passarono a far parte di erudita collezione. In ambedue si rappresenta la testa d'Ercole coperta della
nibride leonina, e nel rovescio di una si vede la sola iniziale T fatta a croce decussata, e nella postica dell'altra gli emblemi
stessi del delfino e Tridente, come hanno i due sestanti, ed il motto TALAM"3.
Una errata lettura della leggenda delle monete di Vetulonia (TLA o TALAM anziché VATL)
aveva fatto ipotizzare agli studiosi dell’epoca l’esistenza di una zecca a Talamone4. Tale emissione non
era però la sola ad essere attribuita a questa città. Ciò era avvenuto anche per alcune monete di Roma
della serie repubblicana della prua. Nel 1848 George Dennis, l’illustre archeologo inglese dell’800, nel
suo lavoro Cities and Cemeteries of Etruria, riassumendo quanto proposto dagli studiosi dell’epoca,
scriveva che le monete attribuite a Talamone erano in genere simili agli assi e ai semissi di Roma, con la
testa di Giano barbato sul dritto e la prua al rovescio, ma con l’aggiunta di “TLA” in caratteri etruschi,
con a volte al posto della testa di Giano quella di Giove, o di un guerriero elmato, interpretato da alcuni
come Telamon5.
Anche Carchidio elenca alcune monete simili, tra cui due rinvenute tra i ruderi di Talamone nel
1820. Nel frontespizio dell’opera è raffigurato proprio uno di questi pezzi, conservato dall’autore. La
presenza di un “figurino” sulla prua della nave nel rovescio, permette di riconoscerlo come asse di L.
MAMILI, coniato tra il 189 ed il 180 a.C. nella zecca di Roma6. L’altro esemplare è un asse di C.
2 le monete sono così descritte: “Num. X . Testa d'Ercole imberbe, coperto dalla pelle del leone avente a tergo la sigla T. R.
Consunto. Sestante trovato fra i vestigi di Telamone nell'anno 1801, e posto nella collezione del Barone Chodois”;
“Num. XV. Testa di Ercole imberbe coperta della nibride del leone segnata a tergo col motto MALAT. R/ Tridente in
mezzo a due delfini simile all'aversa del num. V, VI, e IX. Trovata nei vestigi di Telamone, ed esiste nella Collezione del Sig.
Can. Crateni di Colle Vad'Elsa, inedita, dal quale ci fu umanissimamente comunicata”. CARCHIDIO 1824, pp. 62-63. Si tratta
di sestanti vetuloniesi della serie con al D/ Testa maschile con spoglia di mostro marino a d., sotto 2 globetti e dietro VATL;
al R/ Tridente accostato da due delfini con ai lati 2 globetti (Sambon 122).
3 CARCHIDIO 1824, p. 39.
4 si veda ad esempio CARELLI 1812, tav. IX, 4-8. La descrizione di una moneta attribuita a Talamone, ma in realtà di
Vetulonia, si conserva anche tra le registrazioni delle monete entrate a far parte della collezione granducale di Firenze tra il
1787 ed il 1830. Si veda DE BENETTI-GUIDI 2007, p. 30.
5 “The coins attributed to Telamon are in general just like the as and semis of early Rome, having the bearded Janus-head
on the obverse, and the prow on the reverse, but with addition of "TLA" in Etruscan characters. Sometimes in place of the
Janus, there is the head of Jove, or that of a helmed warrior, whom Lanzi takes for Telamon, as it was customary to
represent heroes or heroines on coins. And he interprets the prow also as referring to the Argonauts. One, a decussis, has
the legend of "TLA," in Etruscan characters, which Lanzi proposes to blend in such a way as to read "TLAMNE," or
Telamon; but Müller suggests that these coins may belong to the foedus Latinum — Tlate being put for Tlatium. A sextans
with the head of a young Hercules, and a trident between two dolphins, with the legend "TEL," is referred by Sestini to
Telamon. Lanzi, II. pp28, 84, tav. II. 4-6; Müller, Etrusk. I. p333; Sestini, Lett. Numis. III. pp11-13; Mionnet, Suppl. I.
pp203-4. Cramer, Anc. Italy, I. p192. Millingen (Numis. Anc. Italie, p173) doubts if these coins should be referred to
Telamon.”. DENNIS 1848, nota al cap. 45.
6 la moneta viene descritta nel seguente modo: “Num. XIII. Testa di Giano imberbe con asticelle prominenti al di fuori
(nel frontespizio).R. Rostro di nave sulla quale sta in piedi un figurino, e nel piano inferiore l'iscrizione MAT. Trovata nelle
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VIBIVS C.f. PANSA, caratterizzato dalla presenza di tre prue al rovescio, coniato nel 90 a.C. a Roma.
La legenda di questa moneta, probabilmente a causa del non perfetto stato di conservazione, fu letta
erroneamente come LOMT (al posto di ROMA) e CYMBAIS (anziché C·VIBIVS o simile)7. Il quinto
esemplare per il quale l’autore indica Talamone come luogo di ritrovamento, è descritto come decusse,
ma l’assenza di un disegno rende problematico il riconoscimento8.
Tavola 1. Confronto tra le illustrazioni delle monete rinvenute tra le antiche vestigia di Talamone, pubblicate da
Ferdinando Carchidio nel 1824, ed esemplari dello stesso tipo.
La presenza di antichi monumenti sul colle di Talamonaccio venne notata negli anni successivi
anche da due nomi celebri delle ricerche archeologiche in Etruria: George Dennis e Alessandro
escavazioni di Telamone nell'anno 1820: esiste presso l'Autore di queste memorie”. CARCHIDIO 1824, p. 63. Nel “figurino”
descritto da Carchidio è da riconoscersi la figura di Ulisse in piedi sopra la prua, raffigurata sulla emissione di L. Mamili, che
non presenta il nome del monetario. Si veda RRC 149/1b (189-180 a.C.); BMCRR Roma 726 (172-151 a.C.).
7 la moneta è così descitta: “Num. XIV. Testa di Giano barbata e senza pileo. R/ Tre rostri di nave: nel campo superiore in
lettere Etrusche LOMT: nel piano sotto la prua in caratteri latini consunti: CYMBAIS; trovata nei ruderi di Telamone nel
novembre 1820, ed esiste presso l'autore”. CARCHIDIO 1824, p. 63 e tav. IV, n. 1. Si veda RRC 342/7b-f per monete di
questo tipo.
8 la descrizione riporta: “Num. XII. Testa di guerriero galeata ed imberbe con le sigle ALT avanti il protome.R. due timoni
di nave pel diritto, e nel mezzo del campo la sigla X come nell'aversa num. VIII. Decusse scoperto fra le vestigia di
Telamone esaminato attentamente dall'Autore di queste memorie”. CARCHIDIO 1824, p. 63.
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François. Quest’ultimo nel 1851 riportò nel suo articolo “Scoperta delle necropoli di Roselle, Telamone e Cossa”
alcune notizie sulle ricerche effettuate a Talamone. Non sono riportate scoperte di monete sul colle,
mentre è invece segnalata la scoperta di monete di bronzo e d’argento risalenti a diversi periodi
dell’impero romano, provenienti da una probabile necropoli situata nella “valle di pietra vergine” tra il
colle di Bengodi e il colle di Talamonaccio. Le monete sarebbero state rinvenute all’interno di urne di
argilla contenute nei “cubicoli” scoperti9.
Tra il 1876 ed il 1877 furono compiuti a Talamonaccio alcuni scavi dal marchese Carlo Strozzi
insieme al proprietario del fondo Francesco Vivarelli. Si conservano poche notizie di queste ricerche,
condotte senza alcun criterio scientifico, e solo grazie alle relazioni degli acquisti effettuati dal Governo
per il Museo Archeologico di Firenze.
Gli scavi portarono alla scoperta di una necropoli situata nel pendio nord-est del colle di
Talamonaccio e di un ripostiglio di ottantotto bronzi, composto prevalentemente di armi, rinvenuto nei
pressi della “torre vecchia” sulla cima del colle. Studiato negli anni successivi dal Milani, il ritrovamento
sarà pubblicato come “ripostiglio Strozzi”10. Per quanto riguarda il rinvenimento di monete, tra l’elenco
degli oggetti trovati nelle tombe sono menzionati “venti assi onciali”11, cioè monete della serie
Giano/Prua databili con probabilità al II sec. a.C.12
Le informazioni sugli esiti di queste ricerche sono molto scarse, soprattutto per oggetti
considerati di minore importanza come, appunto, le monete. In alcuni casi, però, se ne è conservata
memoria grazie al particolare interesse dei pezzi recuperati, per i quali il luogo di ritrovamento forniva
informazioni utili per l’individuazione della zecca di produzione. E’ così che pochi anni dopo gli scavi,
Garrucci dà notizia nella sua pubblicazione sulle monete dell'Italia antica, che il marchese Strozzi aveva
in collezione diverse monete di Cosa provenienti dagli scavi effettuati nelle proprietà Vivarelli. E’ lo
stesso marchese a scrivere all'autore che: “le monete di Cosa realmente si trovano come tante volte fu detto nelle
vicinanze di Ansedonia. Dagli scavi fatti dai signori Vivarelli a Talamone quattro o cinque anni or sono ne ebbi
diverse”13. Si ha così conoscenza che le monete di Cosa, coniate sul modello della litra di Roma tra il 273
ed il 250 a.C., con la raffigurazione della testa di Marte o Coza al dritto e di una protome di cavallo e
leggenda COZANO al rovescio, circolarono anche nell’antica città di Talamone14.
9 FRANÇOIS 1851.
10 MILANI 1899 e 1901.
11 così viene segnalato il ritrovamento in Notizie degli Scavi di Antichità, Aprile 1878, p. 129: “Telamone – Avendo i signori
Vivarelli continuati gli scavi in Telamone, nella loro proprietà ove rinvennero gli oggetti acquistati dal Governo pel museo etrusco fiorentino (v.
Notizie ottobre 1877, p. 244) si rimisero a luce altre tombe, da cui si tolsero i seguenti bronzi: (...), venti assi onciali ed altri piccoli oggetti di poco
conto.”.
12 la riduzione onciale è datata al 141-91 a.C. secondo Crawford, con esemplari di peso simile coniati anche nei decenni
precedenti.
13 GARRUCCI 1885, pp. 75-76.
14 per un esauriente esame delle monete di questa zecca si veda BUTTREY 1980.
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Tavola 2. Due monete della zecca di Cosa appartenute alla collezione del marchese Carlo Strozzi, conservate al Museo
Archeologico Nazionale di Firenze.
In quegli anni Firenze fu al centro di un particolare fervore per lo studio della monetazione
etrusca, sia da parte di collezionisti facoltosi come il marchese Strozzi, che riuscì a costituire una delle
più importanti collezioni dell’epoca, sia da parte di studiosi e archeologi che studiavano e raccoglievano
i numerosi reperti scoperti nelle antiche città e necropoli dell’Etruria. Si possono ricordare, ad esempio,
Isidoro Falchi che si dedicò allo studio delle monete di Vetulonia individuandone il centro di
emissione a Colonna di Buriano, in Maremma, e Gian Francesco Gamurrini, che profuse grande
impegno nell'arricchimento della collezione di monete del Regio Museo Etrusco, inaugurato a Firenze
nel 187115.
Fu proprio Gamurrini a fornire in un suo studio la prima notizia di una moneta fusa rinvenuta a
Talamone. L'esemplare, che non trova eguali, divenne oggetto di discussione tra gli studiosi negli anni
successivi per la lettura della leggenda e l’attribuzione ad una ipotetica zecca di Talamone, dopo che
tutte le monete assegnate a questa città si erano rivelate false o frutto di una errata lettura. Così egli
scrisse nel 1880:
“Nei molti scavi eseguiti presso Talamone non venne scoperta alcuna moneta che a quella città comunemente e
malamente si attribuisce. Il Millingen (Considerations sur la numism. de l’ancienne Italie, p. 173) le aveva rifiutate tutte,
ed io da lungo tempo seguiva il suo parere che l’aveva riconosciuto esatto e ragionevole. Nondimeno una moneta ivi trovata
che diversifica da tutte le altre, e che è una grossa oncia fusa del genere delle laziali, palesa da una parte delle lettere non
molto certe. Da un lato pertanto vedesi un globetto nel mezzo; dall’altro lo stesso globetto, e le lettere etrusche da destra a
sinistra girano intorno e poco discernibili (…)”.16
Nel 1885 questo pezzo venne pubblicato da Garrucci nella sua importante opera sulle monete
dell’Italia antica17 come facente parte della collezione del marchese Strozzi. Nel suo studio l’autore, non
concordando con la lettura della leggenda data da Gamurrini, che riportava “...alata....” 18, vi lesse
“...TLAM..” e propose l’attribuzione alla città di Talamone, tlamu, probabilmente anche in
considerazione della provenienza. Questa interpretazione non trovò concordi gli studiosi. Nel catalogo
di vendita della collezione Strozzi, del 1907, Sambon propose la lettura “PV....NA” (Pupluna)
attribuendone l'emissione alla zecca di Talamone o Populonia19. Nello stesso anno la moneta entrò a far
parte delle collezioni del Museo Archeologico di Firenze, donata proprio da Arthur Sambon, insigne
studioso e numismatico, autore nel 1903 dell'opera “Les monnaies antiques d'Italie” e curatore del catalogo
di vendita della celebre collezione Strozzi20.
ormai di attribuire meglio a Populonia che a Telamone, alla quale come Ella sa, io teneva al sommo grado, ha per noi un valore inestimabile e
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Luigi Adriano Milani, direttore del museo fiorentino, parve inizialmente attribuire la moneta
“meglio a Populonia che a Talamone”21. Nella sua pubblicazione del 1912 dedicata al museo di Firenze,
però, egli affermò di trovare più corretta l'intepretazione data da Garrucci e la lettura tlam dell'iscrizione,
facendo notare che anche Haeberlin, nella sua opera fondamentale sulla monetazione fusa, non
concordava con Sambon22. Più recentemente Cristofani23 ha proposto la lettura xaru, alla luce della
quale sembra cadere definitivamente l'ipotesi dell'esistenza di una zecca talamonese. Anche nel recente
lavoro Historia Numorum Italy dedicato alla monetazione greca e italica dell'Italia peninsulare precedente
la seconda guerra punica, l'oncia appare tra le monete di zecca incerta dell'Italia centrale24. Appare
ancora di estrema validità quanto scrisse Gamurrini nel 1880: “senza un altro esemplare migliore nulla si può
dire su questa epigrafe25”.
Se la lettura della legenda e l’attribuzione dell’esemplare ad una precisa zecca restano ancora da
chiarire, è possibile avanzare una ipotesi sul possibile luogo e contesto di rinvenimento della moneta. E'
probabile, infatti, che l'esemplare provenga dagli scavi effettuati nelle proprietà Vivarelli sul colle di
Talamonaccio nel corso degli anni 1876-1877. A sostegno di questa ipotesi vi sono infatti numerosi
elementi. Vediamoli di seguito:
l’anno della prima notizia della moneta, il 1880, data in cui viene pubblicata da Gamurrini nel
Supplemento al Corpus Inscriptionum Italicorum di A. Fabretti26;
la provenienza dagli “scavi presso Talamone”27 e l’assenza, nel periodo precedente al 1880, di notizie di
scavi effettuati nella zona, oltre alle ricerche Vivarelli del 1876-1877 sul colle di Talamonaccio;
la descrizione nel lavoro di Gamurrini di altre iscrizioni provenienti da Talamone ed acquistate dal
Museo Archeologico di Firenze, con il preciso riferimento agli “scavi eseguiti sul poggio di Talamonaccio
nelle proprietà dei Sig. Vivarelli”28;
l’appartenenza della moneta alla collezione del marchese Strozzi, che prese parte agli scavi Vivarelli;
la presenza nella collezione del marchese Strozzi di altre monete provenienti dagli scavi Vivarelli
del 1876-1877.29
Proprio il luogo di ritrovamento ha costituito all'epoca un elemento importante per la formulazione da
parte degli studiosi di ipotesi sulla attribuzione di questa moneta che, in assenza di altri esemplari
conosciuti, viene inquadrata oggi tra le emissioni di zecca incerta dell'Italia centrale.
segnalerò appunto al Ministero il nobile atto che Ella ha compiuto per una deferenza verso di me e verso il Museo di Firenze”. Archivio
Storico della Soprintendenza, pos. E/1, lettera del 19 aprile 1907, prot. 667/339.
21 si veda nota precedente.
22 sulla lettura di Sambon, Milani scrive: “Questa moneta, riprodotta a p. 66 fig. 27, fu dal Sambon, Catal. Strozzi, p. 18 n. 172, letta
pv...na e riferita a Populonia (Pupluna), ma io credo più giusta, per quanto sempre incerta, la lezione tlam(u) del Garrucci e dello Strozzi, che
almeno va d’accordo con la provenienza sicura del pezzo. Anche Haeberlin, Aes Grave taf. 97, 15 (v. p. 297) mostra di non aderire a
Sambon.”, MILANI 1912, p. 346.
23 CRISTOFANI, Atti Convegno V, p. 356.
24 HN n. 95.
25 GAMURRINI 1880, p. 12.
26 GAMURRINI 1880, p. 12.
27 GARRUCCI 1885, p. 25.
28 GAMURRINI 1880, pp. 10-11.
29 in merito alle monete di Cosa, Strozzi scrisse: ”(...) dagli scavi fatti dai signori Vivarelli a Talamone quattro o cinque anni or sono ne
Tavola 3. L'oncia fusa rinvenuta nei pressi di Talamone, già in collezione Strozzi, donata da Arthur Sambon nel
1907 al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Oltre all'oncia, altre due monete fuse della collezione Strozzi furono indicate nella vendita
all'asta come provenienti da Talamone. Si tratta di due semonce fuse con la raffigurazione della punta di
lancia e del grappolo d'uva, datate al III sec. a.C., e per le quali non è stato ancora possibile formulare
ipotesi sulla zecca di produzione. I due esemplari furono acquistati da Luigi Adriano Milani, sempre
attento ad arricchire le collezioni del monetiere fiorentino di esemplari nuovi e, soprattutto, interessato
a quelli di cui era nota la provenienza30.
Si può pensare che anche queste monete siano state rinvenute durante le ricerche condotte nelle
proprietà Vivarelli tra il 1876 ed il 1877, così come le monete di Cosa citate in precedenza o l'oncia fusa,
ma occorre precisare che in questo caso mancano notizie al riguardo, oltre all'indicazione “Trouvée à
Talamone” nel catalogo d'asta.
Nel 1887 ebbero inizio i lavori, ad opera del Genio Militare, per la costruzione di un forte sulla
cima del colle di Talamonaccio, nel corso dei quali emersero i resti dell'antica città. Il 2 settembre 1888
giunse a Talamone il Commissario per i monumenti dell’Etruria ed Umbria Gian Francesco Gamurrini
che pubblicò, nel novembre dello stesso anno, una relazione in cui furono descritti anche gli oggetti
venuti alla luce durante i lavori di scavo per la realizzazione della fortificazione31. Tra questi figurano
quarantasei monete, recuperate quindi fino a quel momento. E' interessante rilevare che ogni
considerazione successiva sulle monete ritrovate a Talamonaccio si è sempre basata su questo elenco32
che però risulta incompleto, poiché durante i mesi successivi si recuperarono anche altri pezzi.
Le attività sul colle, infatti, proseguirono e il materiale rinvenuto tra il 1888 ed il 1889 durante i
lavori del Genio Militare venne consegnato all'Ispettore A. De Witt di Orbetello e da questi, dietro
interessamento di Gamurrini e del Ministro per la Pubblica Istruzione Fiorelli, dato in deposito
permanente al Museo di Grosseto. L'elenco degli oggetti consegnati il giorno 20 febbraio 1889 al
30 SANGIORGI 1907, p. 17, nn. 258-9. Le monete furono registrate al loro ingresso nel Museo di Firenze con i numeri inv.
82981-2.
31 GAMURRINI 1888.
32 si veda ad esempio MICHELUCCI 1978, VON VACANO 1985, CIAMPOLTRINI 1985; da segnalare il caso di LENZI 1915,
dove l'autore, con riferimento all'elenco dei pezzi descritti da Gamurrini, riporta quarantatre monete anziché quarantasei,
non indicando le due monete campane, le due con testa di Pallade e la moneta con "aquila ad ali aperte col fulmine"; sono
invece menzionati un "triente della serie pesante Apollo" ed un “bronzo irriconoscibile” non riportati in GAMURRINI 1888.
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delegato comunale di Grosseto33 comprendeva novantasei monete, tra cui la quasi totalità dei pezzi già
descritti da Gamurrini. Una conferma sulla descrizione di questo materiale è data dalle carte
appartenute all'archeologo Giuseppe Sordini, conservate presso l’Archivio di Stato di Spoleto e
pubblicate solo in tempi recenti34. Si tratta dell’elenco degli oggetti rinvenuti nel periodo agosto 1888 -
20 febbraio 1889 e consegnato dal Genio Militare all'Ispettore De Witt. La lista corrisponde, tranne
alcune inesattezze, a quella di consegna al Comune di Grosseto.
La permanenza dei reperti talamonesi al museo di Grosseto fu di breve durata, ed il 10 giugno
1891 Giuseppe Sordini venne incaricato di trasferire a Firenze il materiale lasciato in deposito35. Con
l'ingresso al museo archeologico di Firenze le monete furono inventariate e descritte nei registri
sommariamente, tanto da rendere non molto agevole il confronto con i vecchi elenchi.
Una accurata descrizione di questi pezzi si conserva, però, in alcune schede manoscritte,
recentemente rintracciate presso il Monetiere del museo, nelle quali sono riportati anche peso e
diametro degli esemplari leggibili. Queste schede, probabilmente redatte da Luigi Adriano Milani dopo
il 1891, costituiscono oggi la testimonianza più accurata a nostra disposizione per la catalogazione e la
documentazione di questo ritrovamento. In totale vi sono descritti due aes rude e centoundici monete,
con indicazione del numero di inventario assegnato al momento dell'ingresso nel museo36.
Il recente lavoro di riordino del monetiere ha permesso di individuare numerosi pezzi relativi a
questo nucleo di cui il catalogo presenta una documentazione fotografica. Non è stato invece possibile
rintracciare gli esemplari che furono scelti per l'esposizione nelle sale del museo37, per i quali sono
comunque disponibili i dati registrati nelle cd. schede Milani.
Tavola 4. Gli elenchi Gamurrini del 1888 e De Witt del 1889 e la corrispondenza con le monete del catalogo.
33 "Elenco degli oggetti provenienti dagli scavi di Talamone e consegnati in Orbetello dall'Ispettore De Witt, alla presenza di Gamurrini, al
delegato del Comune di Grosseto", in MAZZOLAI 1962, pp. 50-54.
34 "Elenco del materiale archeologico scoperto negli anni 1888-1889. Orbetello, 20 febbraio 1889. Elenco degli oggetti antichi ritrovati nel poggio
di Talamonaccio durante i lavori di fortificazione cominciati nell'agosto fino a questo giorno"; Sezione di Archivio di Stato di Spoleto,
Archivio Sordini, busta n.9, cartella n. 99, pubblicato in SENSI 1987, Appendice I, p. 31 e seg.
35 furono lasciate cinquantacinque lucernette frammentarie, ancora oggi presenti nel Museo Archeologico e d'Arte della
Sala 14”.
38 l'elenco è contenuto nell'articolo “Ruderi antichi ed oggetti scoperti sul Poggio di Talamonaccio”, pubblicato da Gamurrini in
dall'Ispettore De Witt, alla presenza di Gamurrini, al delegato del Comune di Grosseto", pubblicato in MAZZOLAI 1962, pp. 50-54. Le
monete descritte corrispondono, a parte alcune inesattezze facilmente individuabili, all'elenco Sordini 1889, cioè al
documento “Elenco del materiale archeologico scoperto negli anni 1888-1889. Orbetello, 20 febbraio 1889. Elenco degli oggetti antichi
ritrovati nel poggio di Talamonaccio durante i lavori di fortificazione cominciati nell'agosto fino a questo giorno” in SENSI 1987, Appendice I,
p. 31 e seg.
40 sulla derivazione del nome etrusco Vatluna o Vatuluna da vetus, diretto quindi ad esprimere l'antichità della colonia
41 l'elenco De Witt riporta “Tituris”, mentre nell'elenco Sordini, pubblicato in SENSI 1987, è trascritto erroneamente
“Tiburnio”.
42 nell'elenco De Witt del materiale consegnato al Museo di Grosseto è trascritto "semisi", mentre l'elenco pubblicato in
45 - Triente, col rovescio della prua della nave e sopra inv. 10136
CA…, probabilmente dell'Afrania43. (?)
46 - Quinario di C·EGNATVLEI, alquanto consunto. Quinario di Egnatulica; inv. 10210
Assi della famiglia VIBIA con inv.
PANZA (2 pz.)44 10143-4
Denario con THERMUS; inv. 10208
Denario di L. IULI BURSIO; inv. 10209
Monete consunte indescrivibili (30
pz.).
MONETE MEDIEVALI inv. 10247
Argento - Moneta di Pavia di ottone
imperatore
Bronzo - Tessere mercantili (2 pz.) inv. 10246
AGGIUNTE
Il sig(nor) Commend(atore) de Witt
restituisce tre monete di bronzo: una
della SAUFEIA, altra di Napoli, altra
corrosa.
Il confronto tra i due elenchi mostra una corrispondenza piuttosto precisa tra le monete. Fa
eccezione la moneta di Populonia citata da Gamurrini, di cui, tra l'altro, mancano indicazioni anche
nelle schede del Museo. L'esemplare in argento assegnato all'epoca a Vetulonia, invece, viene meglio
descritto da Milani dopo l'ingresso nel museo e indicato come quinario. La presenza di tracce di
leggenda al dritto porterebbe ad identificarlo come emissione romana di età repubblicana.
Tra il 1889 ed il 1892, sembra che non vi siano stati scavi di rilievo sul colle di Talamonaccio,
dove pochi anni prima era stata avviata la realizzazione di un forte militare. Alla ripresa delle attività, nel
periodo 21 aprile – 7 dicembre 1892, fu ordinata la “guardia archeologica” ed i lavori furono seguiti da
Miele Liberato, di Porto S. Stefano, e dall'archeologo Giuseppe Sordini.
E' grazie alla loro attenta documentazione che oggi è possibile comprendere meglio il contesto
di ritrovamento dei molti oggetti scoperti sul colle di Talamonaccio. Miele Liberato, infatti, ci ha
lasciato testimonianza dei reperti emersi durante i lavori grazie ai giornali di scavo inviati
settimanalmente a Firenze al direttore del museo Luigi Adriano Milani45. Recentemente, a tale fonte si è
aggiunto il taccuino personale di Giuseppe Sordini, mai consegnato al Milani, contenente ulteriori
notizie tra cui la descrizione di alcune monete46.
Le annotazioni di scavo trovano un riscontro piuttosto preciso nell'inventario della
Soprintendenza, in cui furono registrati gli oggetti recuperati e nel quale figurano complessivamente
43 non è chiaro il riferimento alla emissione della gens Afrania (legenda SAFRA) da parte di Gamurrini, se la parte di legenda
leggibile è CA. Tra le monete pervenute al museo risulta una sola moneta della serie Giano/Prua con lettere CA, che però è
un asse.
44 l'elenco pubblicato in SENSI 1987 riporta, probabilmente per un errore di lettura o trascrizione, "PARGO", anziché
1892.
46 si veda SENSI 1987.
Le monete di Talamone__________________________________________________________ 21
(Orbetello, GR), 1801-1892
diciotto monete47. Una prima catalogazione di questi pezzi venne fatta probabilmente dallo stesso
Milani, ed è contenuta in alcune schede manoscritte rintracciate nel museo.
Dai registri di inventario risulta che la maggior parte di queste monete fu portata alla luce tra il
14 ed il 29 maggio 1892. Per sei esemplari, invece, non si ha indicazione del giorno del ritrovamento e
quindi non è possibile un confronto con i diari di scavo (inv. 10578-83).
Rispetto ai recuperi del 1888-89, in questo caso i ritrovamenti furono documentati con
precisione, ed appare quindi interessante contestualizzare il ritrovamento delle monete, tutte databili tra
la fine del III e gli inizi del I sec. a.C. e verificare l'associazione con altri materiali, quando possibile. E'
interessante, ad esempio, osservare le tre monete recuperate insieme alle terrecotte decorative del
frontone di Talamone, di cui una databile al 110 a.C. e due all'89 a.C.
Tavola 5. Corrispondenza tra le annotazioni dei diari di scavo di Miele Liberato, di Giuseppe Sordini e le monete del
catalogo.
DIARIO DI L. MIELE TACCUINO DI G. SORDINI CAT.
14 maggio 14 maggio inv.
“Da un operaio del Genio Militare si “Da un operaio del Genio Militare riscatto una monetina in 10250
raccoglie una monetina di bronzo bronzo molto ossidata. E’ un sestante, col Mercurio; R. una
vicino al muro lungo esposto ad prua di nave e la leggenda ROMA. Manca del segno
Ovest”. denotante il valore ed ha uno spiccato carattere stilistico,
differente da quelle consuete. E’ stata raccolta lungo il muro
di opera poligonale demolito nei giorni 13 e 14 mag. ’92.”
15 maggio 15 maggio inv.
“Per cura del Caporale che assiste “Viene da questi raccolto un altro sestante del tipo comune, 1025148
agli scavi domenicali del Genio interessante però come raffronto con l’altro trovato ieri.”
Militare fu raccolta una moneta di
bronzo”.
20 maggio 20 maggio inv.
“Seguendo lo scavo alla profondità “Raccolto io stesso tre monete di bronzo, che si rinvengono 10253
di m.0,53 fu ritrovata una raccolta di tra la terra, nello spazio circoscritto del muro di cinta in
inv.
terre cotte decorative, con teste di pietre rozze verso l’angolo Ovest”
10254
cavallo e molte figure umane, molto Bifronte sbarbato R/Prua(?) e nell’esergo SABIN
piombo e chiodi di ferro e una 2. “ barbato R/ ......ABIN inv.
spiaggia di ferro e due monete di 3. Testa R/ Prua 10255
bronzo”.
22 maggio 22 maggio inv.
“Per cura del Caporale che assiste “Domenica. Furono riscattati dagli operai del Genio Militare 10262
agli scavi domenicali del Genio due piccoli anelli ed una maniglia di bronzo. Due monete inv.
Militare furono raccolte due monete, irriconoscibili.” 10263
due anelli, una maniglia e un piccolo
frammento tutto di bronzo”.
23 maggio 23 maggio inv.
“Seguendo lo scavo alla profondità “Si raccolgono un piccolo amo di bronzo e una monetina di 10257
di m. 0,30 furono raccolte molte argento. Testa con elmo R/ Vittoria guidante una biga.”
inv.
terre cotte con figura umana, e molto
10260
piombo; chiodi e due spiaggie di
ferro e due monete, una di bronzo e
una d’argento”.
47 le monete hanno i seguenti numeri di inventario: 10249-57, 10260, 10262-3, 10578-83. Tutti i pezzi sono stati rintracciati
nel monetiere del museo, ad eccezione delle inv. 10257 e 10260, di cui però si ha una precisa descrizione.
48 questa moneta e la precedente furono descritte con data di ritrovamento invertita al momento dell'ingresso nel museo.
Le monete di Talamone__________________________________________________________ 22
(Orbetello, GR), 1801-1892
25 maggio inv.
“Una monetina, bucata, di bronzo – Bifronte giovane e 10249
sbarbato R/ Prua e la leggenda ANUSI”.
27 maggio inv.
“Seguendo lo scavo per conto del 10256
Genio Militare fu ritrovata una
moneta di bronzo”.
29 maggio inv.
“Si raccoglie tra gli operai del Genio Militare una moneta di 10252
bronzo. Testa con elmo R/ irriconoscibile.”
Conclusioni
a.C. Come indicato in precedenza, è probabile che questi tre esemplari provengano dagli scavi
effettuati nelle proprietà Vivarelli, a Talamonaccio, tra il 1876 ed il 1877. Queste monete si aggiungono
ad un altro esemplare fuso dell'Italia centrale trovato a Talamonaccio e già noto grazie all'elenco
Gamurrini. Si tratta del sestante della cd. serie ovale (cat. 16), attribuita tradizionalmente a Tuder ma di
cui è stata considerata anche l'ipotesi di una attribuzione a Volsinii55. La serie viene datata dagli studiosi
al III sec. a.C. (Vecchi propone una datazione al 225-213 a.C.) e questo ritrovamento offre una ulteriore
conferma dell'ampia diffusione che ebbe in Etruria. Altri esemplari sono attestati anche nei vicini centri
di Roselle, Vetulonia e Vulci56.
In relazione alle emissioni etrusche, Gamurrini cita nel suo elenco anche monete di Populonia,
ma in realtà non vi è riscontro che esemplari di questa zecca siano stati rinvenuti a Talamonaccio.
Dall'esame del materiale pervenuto al museo di Firenze e della relativa documentazione, appare
evidente che l'esemplare etrusco “con testa di vecchio”, riferibile a Populonia e non a Vetulonia57, come
indicato, sia un quinario repubblicano con rovescio consunto (cat. 119). Per quanto riguarda l'altro
esemplare etrusco citato da Gamurrini con “testa d'uomo giovine rivolto a dritta”, è da osservare che
non figura nell'elenco compilato per la consegna del materiale al museo di Grosseto e nelle successive
descrizioni.
E' attestata, invece, la presenza piuttosto consistente di sestanti vetuloniesi della serie con
tridente accostato da due delfini. Di questa emissione due esemplari sono pervenuti al museo di Firenze
(cat. 17-18)58 e, grazie alle descrizioni fornite da Carchidio, si ha notizia di almeno altri due pezzi
scoperti a Talamonaccio59. Telamon risulterebbe, così, il centro con il maggior numero di esemplari di
questa serie rinvenuti al di fuori del territorio di Vetulonia60. Recentemente, lo studio del materiale
numismatico proveniente dagli scavi condotti tra il 1985 ed il 1990 a Poggiarello Renzetti a Vetulonia,
ha fornito ulteriori informazioni per l'inquadramento cronologico di questa emissione e del periodo di
circolazione61, con la presenza nello stesso contesto stratigrafico dii sestanti vetuloniesi, materiale
ceramico databile al II sec. a.C. e di una frazione della serie della prua dello stesso periodo. Il dato
offerto da Poggiarello Renzetti e l’associazione con esemplari della serie post-semilibrale della prua
riscontrata in altri ritrovamenti noti (Vetulonia loc.tà Stagnaccio62; Pari63) confermerebbero, quindi, una
datazione più bassa rispetto a quella registrata anche nella nuova edizione della Historia Numorum, Italy
(300-250 a.C.) e più vicina a quella proposta da Vecchi (215-212 a.C.). Una ulteriore conferma in questo
senso proverrebbe dal ripostiglio di Castel Sant’Angelo, dove un sestante vetuloniese compare insieme
a numerose altre monete databili tra la fine del III e la prima metà del II sec. a.C.64
Tra le emissioni di zecche etrusche e italiche è da considerare, infine, la presenza a
Talamonaccio di monete coniate nella vicina colonia latina di Cosa tra il 273 ed il 250 a.C, sul modello
Vetulonia, come indicato. Sull'attribuzione a Vetulonia della emissione in argento con il tipo della testa di vecchio al dritto e
rovescio liscio, si veda FALCHI 1885 e FALCHI 1892. Successivamente già Sambon ne proponeva invece l'attribuzione a
Populonia; SAMBON 1903.
58 per l'esemplare cat. 18 l'attribuzione si basa essenzialmente sulle caratteristiche del tondello, la pondometria e le tracce
visibili del contorno che trovano confronto con l'altro esemplare cat. 17.
59 CARCHIDIO 1824, p. 39.
60 solo la stipe di Vicarello presenta un numero maggiore, con quattro sestanti ed un oncia. PANVINI ROSATI 1967-1968;
MARCHI 1852.
61 ringrazio il dott. Mario Cygielman della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana per la visione del materiale
della litra di Roma. Fu Garrucci a segnalare la presenza di un certo numero di esemplari nella collezione
Strozzi, indicandone la provenienza dagli scavi condotti tra il 1876 ed il 1877 nelle proprietà Vivarelli.
La moneta con “lettera Z”, parte della leggenda COZANO, descritta da Gamurrini e presente anche
nell'elenco de Witt, non risulta invece nelle schede Milani, ma potrebbe essere stata inserita tra le litre di
Roma. E' da notare che monete della città di Cosa sono state rinvenute anche a Vetulonia e nel
santuario di Gravisca65.
Il numerario romano repubblicano costituisce l'insieme più consistente delle monete rinvenute a
Talamonaccio. Delle emissioni più antiche sono presenti alcune litre con Testa di Minerva/Protome
equina (cat. 19-21), datate nella recente edizione di Historia Numorum Italy a ca. il 260 a.C., e due
esemplari di aes grave. Si tratta di un quadrante della serie Roma/Roma datata attorno al 265 a.C., con il
tipo della mano aperta su entrambi i lati ed i tre globetti denotanti il valore (cat. 22) e di un triente della
serie librale Giano/Prua (cat. 23). La presenza di queste monete fuse risulta piuttosto frequente in stipi
e depositi votivi di III sec. a C. e non è da escludere che i due esemplari di Talamonaccio facessero
parte delle offerte al tempio.
Al periodo della seconda guerra punica sono riferibili alcune frazioni di riduzione semilibrale, in
particolare semonce della serie della prua (cat. 25-28) e della serie collaterale (cat. 29-30), databili
secondo Crawford al 217-215 a.C. La maggior parte del numerario romano è costituita, però, dalle
emissioni successive al 211 a.C. che costituiscono circa il 75% di tutte le monete rinvenute. La presenza
di assi in bronzo della serie Giano/Prua è rilevante, considerando che, oltre agli esemplari confluiti nelle
collezioni del museo archeologico di Firenze, numerosi altri furono trovati durante gli scavi Vivarelli-
Strozzi66. Decisamente più bassa è la presenza di semissi (cat. 73-77) e di frazioni (cat. 78-82). Lo stato
di conservazione ha permesso, in alcuni casi, di riconoscere il segno od il monogramma presenti sulle
monete, utili per una datazione più precisa. E' il caso, ad esempio, dell'emissione con MA (cat. 91)
coniata in Sardegna nel 210 a.C. e di alcune altre inquadrabili tra il 179 a.C. ed il 146 a.C., tra cui gli assi
di A. MAT, A. CAECILIVS e PAE (cat. 92-94), C. MAIANI e L. SAVF (cat. 99-100). Le emissioni
presenti con più esemplari sono quelle di TVRD, datata tra il 169 ed il 158 a.C., con due assi ed un
quadrante (cat. 96-98), e di C. ANTESTI del 146 a.C., con un asse ed un quadrante (cat. 102-103). Si
deve inoltre ricordare il ritrovamento a Talamonaccio di un asse di L. MAMILI, citato in Carchidio, la
cui coniazione si inquadra tra il 189 ed il 180 a.C. In merito alla presenza di queste emissioni nel
territorio è utile ricordare un ripostiglio scoperto nel 1903 nei pressi di Cosa in località Le fabbriche,
sulla Feniglia, composto da circa trecento assi databili tra il 208 ed il 150 a.C.67, tra cui figurano anche
esemplari dei tipi rinvenuti a Talamonaccio.
Per quanto riguarda la monetazione in argento, sono presenti alcuni vittoriati (cat 31-34), di cui
già Gamurrini aveva notato che si trattava di esemplari suberati. In alcuni casi la pellicola in argento è
completamente scomparsa. Non è chiaro se tali monete possano riferirsi direttamente alla zecca di
Roma o se siano il frutto di una falsificazione ma è facile ipotizzare che, una volta riconosciute, siano
uscite di circolazione, probabilmente gettate via intenzionalmente68. Le altre monete in argento sono
denari e almeno un quinario databili tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C. (cat. 104-107, 109, 112).
Anche in questo caso si tratta, per la maggior parte, di monete suberate. E' interessante osservare che
un denario suberato (cat. 109) presenta un foro al centro che venne realizzato, probabilmente, proprio
per verificare la bontà del metallo.
65 per Vetulonia la notizia del ritrovamento è in Notizie degli scavi di Antichità. 1894, p. 360; per Gravisca si veda GORINI
2004, p. 165, n. 3.
66 almeno venti assi onciali provenienti dagli scavi della necropoli; si veda in merito FIORELLI 1878, p. 129.
67 LENZI 1915.
68 un altro vittoriato proviene dagli scavi eseguiti sul poggio di Talamonaccio nel 1964. L'esemplare è conservato presso il
monetiere del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, inv. 94311. Ha un peso di g. 3,10 e diametro di mm. 17. Dagli
stessi scavi provengono anche un quadrante ed un semisse della serie della prua (inv. 94312 e 94313).
Le monete di Talamone__________________________________________________________ 25
(Orbetello, GR), 1801-1892
Le emissioni più recenti attestate sul colle si datano al secondo decennio del I sec. a.C. e sono
rappresentate da tre esemplari di C. VIBIVS C. F. PANSA, un denario e due assi, del 90 a.C. (cat. 109-
111) a cui si deve aggiungere anche l'asse indicato da Carchidio, e da un denario suberato (cat 112) e
cinque assi di L. TITVRI L.F SABINVS (cat. 113-117), databili all'89 a.C.. La documentazione di scavo
conservata testimonia che due di queste monete furono rinvenute tra i frammenti del rilievo frontonale
del tempio che furono raccolti, dopo la distruzione, all'interno di una cisterna. Il dato offrirebbe
ulteriore conferma circa la fine di Telamon durante il periodo della guerra civile, come indicato anche
dall'esemplare più recente rinvenuto sul colle, un denario di L. IVLI BVRSIO dell'85 a.C. (cat. 118).
Oltre questa data cessano le testimonianze numismatiche. La concentrazione di ripostigli monetali
proprio negli ultimi anni di questo decennio, si veda ad esempio il vicino ritrovamento di Cupi di
Montiano69, offrirebbe il quadro di un territorio colpito dalle devastazioni della guerra.
A completare la disamina del materiale numismatico di Talamonaccio, vanno segnalati, infine, il
“dupondio di bronzo isolato del tempo di Adriano” segnalato da Von Vacano70, unica moneta di età imperiale
rinvenuta sul colle, ed il ritrovamento di un denaro di Ottone I della zecca di Pavia (cat. 133) e di una
tessera mercantile di XIII-XIV secolo (cat. 134), testimonianza della frequentazione del colle nelle
epoche successive alla distruzione dell'abitato di Telamon.
69 il ripostiglio è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Si veda la recente pubblicazione: Ripostiglio
di Cupi di Montiano (Grosseto), 1961. Monete romane repubblicane. Ripostigli monetali in Italia, 2009.
70 VON VACANO 1985, p. 67.
26 Le monete di Talamone
(Orbetello, GR), 1801- 1892
CATALOGO
Il catalogo contiene la descrizione dettagliata delle monete rinvenute durante gli scavi condotti
tra il 1888-89 ed il 1892 sul colle di Talamonaccio e pervenute al Museo Archeologico Nazionale di
Firenze, insieme a tre esemplari di aes grave appartenuti alla collezione Strozzi, probabilmente
provenienti dagli scavi condotti nel 1876 e 1877 ed acquisiti dal museo nel 1907, per un totale di
centotrentaquattro pezzi.
Le monete sono raggruppate per regione e autorità emittente (Campania, Etruria ed Italia
Centrale, Roma) ed elencate, all’interno di questi gruppi, secondo la cronologia, il nominale ed infine la
descrizione del tipo principale che precede l’elenco degli esemplari in ordine decrescente di peso. Per
ogni tipo è indicato il riferimento bibliografico al repertorio di classificazione.
Per la catalogazione delle monete greche e italiche ci si è avvalsi dell’ultima edizione di Historia
Numorum Italy (The British Museum, 2001), repertorio più recente e completo per la monetazione greca
e dell’Italia peninsulare precedente la seconda guerra punica. Per le monete etrusche e italiche si è fatto
riferimento anche alla Sylloge Nummorum Graecorum del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (SNG
Firenze, 2007) e al volume Italian Cast Coinage di Thurlow-Vecchi (TV). Per la monetazione romana
repubblicana è stato utilizzato Roman Republican Coinage (RRC) di Crawford, del quale si è adottata anche
l’indicazione delle autorità emittenti, conservandone la grafia. A queste opere si è fatto riferimento
anche per le datazioni indicate. Ogni eventuale variante del tipo principale o annotazione sullo stato
della moneta è segnalata in corrispondenza dell’esemplare interessato.
I dati di ciascun esemplare sono riportati nel seguente ordine: numero progressivo di catalogo,
metallo (AR = argento; AE = bronzo e leghe di rame), peso espresso in grammi, diametro in millimetri,
posizione dei conii secondo il quadrante dell’orologio (da 1 a 12), numero d’inventario della
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Un asterisco dopo questo numero indica gli
esemplari corredati da fotografia. Completano la descrizione l’indicazione dei manoscritti e delle
pubblicazioni in cui compare l’esemplare catalogato, insieme a notizie sul contesto di provenienza.
Al termine del catalogo sono indicati gli esemplari non riconoscibili. E’ da considerare che le
monete non sono state sottoposte ad alcun intervento di pulizia e che un eventuale restauro potrebbe
migliorarne la leggibilità e permettere in alcuni casi una classificazione più precisa.
Tutte le monete sono state visionate presso il Monetiere del museo archeologico fiorentino,
dove si trovavano conservate in tre gruppi distinti. Due nuclei erano corredati ciascuno da un foglietto
manoscritto dell’epoca con l’indicazione “Scavi 1888 ? Le migliori sono nella Sala 14” e “1892”. Un terzo
gruppo, composto da esemplari considerati irriconoscibili, giaceva separatamente all’interno di una
scatola su cui era stata apposta in tempi recenti l’annotazione “Roselle” con i numeri di inventario delle
monete in essa contenute. Il riscontro con le registrazioni inventariali ha permesso il corretto
riconoscimento di tutti gli esemplari, che riportano, segnato a china nera o bianca, il numero assegnato
al momento dell’ingresso nel museo.
E’ da tenere presente che una parte delle monete non è stata rintracciata. Si tratta dei pezzi in
miglior conservazione, scelti per l’esposizione e collocati in una vetrina della sala dedicata a Talamone
del vecchio Museo Topografico dell’Etruria, colpito dall’alluvione nel 1966. Fortunatamente, tutte le
monete provenienti da Talamonaccio, ad eccezione di un gruppo di esemplari considerati
irriconoscibili, furono attentamente pesate e catalogate. Probabilmente fu lo stesso Luigi Adriano
Milani, allora direttore del museo fiorentino ed esperto numismatico, a compilare le schede manoscritte
che sono state ritrovate nelle stanze del Monetiere (cd. carte Milani).
Questi dati sono stati confrontati con altre fonti che forniscono alcune sintetiche descrizioni
delle monete. Si tratta dell’elenco parziale pubblicato in Notizie degli Scavi di Antichità (GAMURRINI
1888), della lista degli oggetti rinvenuti nel periodo agosto 1888 - 20 febbraio 1889 e consegnati dal
Genio Militare all'Ispettore De Witt, conservata all’Archivio di Stato di Spoleto (elenco de Witt,
pubblicato in SENSI 1987), dell’elenco degli oggetti consegnati il giorno 20 febbraio 1889 al delegato
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 29
(Orbetello, GR), 1801-1892
comunale di Grosseto e temporaneamente collocati nel locale museo archeologico (MAZZOLAI 1962).
Per i ritrovamenti del 1892, alcune annotazioni sulle monete sono contenute nel diario di scavo di
Liberato Miele e nel taccuino personale di Giuseppe Sordini, che presero parte agli scavi (per maggiori
notizie in merito si veda il contributo “Talamone: rinvenimenti di monete negli scavi ottocenteschi” in
questo stesso volume). Grazie a queste informazioni è stato possibile fornire una descrizione completa
dell’intero ritrovamento.
Desidero ringraziare il Soprintendente Fulvia Lo Schiavo, il direttore del museo Giuseppina
Carlotta Cianferoni e tutto il personale della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in
particolare Giulia Pardi, Donatella Venturi e Gabriella Campini. E soprattutto, sono riconoscente a
Fiorenzo Catalli, direttore del Monetiere, che ha voluto sostenere e condividere con passione la ricerca
delle monete di Talamone, rendendo possibile la realizzazione di questo catalogo.
Massimo De Benetti
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 30
(Orbetello, GR), 1801-1892
AES RUDE
Neapolis (?). Didracma. Seconda metà IV- inizi III sec. a.C.
D/ Testa a d.
R/ Toro androprosopo a d. coronato da Nike in volo
Cfr.: HN 565 ss.
3 - AR (?); g. 7,15; mm. 19; h. 3; inv. 10581*
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: scavi 1892
4 - AR; g. 7,00; mm. 23; inv. 10149 (tra le zampe del toro segni non precisabili)
Bibl.: Carte Milani; Gamurrini 1888; Mazzolai 1962; Sensi 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
9
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 32
(Orbetello, GR), 1801-1892
Zecca incerta dell’Italia Centrale. Oncia, aes grave. III sec. a.C.
D/ Tracce di legenda; un globetto
R/ Un globetto
13 - AE; g. 14,16; mm. 21,5; inv. 253433*
Bibl.: HN 395; SNG Firenze 1172; TV 297; Haeberlin p. 170; Garrucci 1885, p. 25, tav. XLVII; Catalli
1990, n. 93; Gamurrini 1880, p. 12 n. 70; Sangiorgi 1907 n. 172; Cristofani, Atti Convegno V p. 356;
Sydenham Aes Grave 244 a-b.
Provenienza: pressi di Talamone (scavi Vivarelli Strozzi ?); dono Sambon al Museo Archeologico di
Firenze nel 1907; ex collezione Strozzi.
Note: unico esemplare conosciuto
Zecca incerta dell'Italia Centrale. Semoncia, aes grave. III sec. a.C. (HN) 280-260 a.C. (TV)
D/ Punta di lancia
R/ Grappolo d’uva
Cfr.: HN 398; TV 236
14 - AE; g. 11,34; mm. 22; inv. 82981*
15 - AE; g. 10,14; mm. 20; inv. 82982*
Bibl.: Sangiorgi 1907, n. 258-259.
Provenienza: Talamone (scavi Vivarelli-Strozzi?); acquisto Museo Archeologico Nazionale di Firenze
1907; ex collezione Strozzi.
Tuder o Volsinii. Sestante, aes grave. III sec. a.C. (HN) 225-213 a.C. (TV)
D/ Clava
R/ Due globetti
Cfr.: HN 54; TV 172; Haeberlin 81, 36-41;
16 - AE; g. 26,25; mm. 32x22; inv. 10167
Bibl.: carte Milani; Gamurrini 1888; Mazzolai 1962; Sensi 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 34
(Orbetello, GR), 1801-1892
Roma. Litra. Poco prima del 269 a.C. (RRC); ca. 260 a.C. (HN)
D/ Testa di Minerva a d.
R/ Protome equina a d.; intorno, [ROMANO]
Cfr.: RRC 17/1; HN 278
19 - AE; g. 6,10; mm. 19; inv. 10156
20 - AE; g. 5,20; mm. 20; inv. 10152
21 - AE; g. 4,92; mm. 18,5; inv. 10158
Bibl.: Carte Milani; Gamurrini 1888.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
Note: tra questi esemplari potrebbe essere la moneta Testa di Pallade/Testa di cavallo e iscrizione [CO]Z[ANO]
descritta in Gamurrini 1888, Mazzolai 1962 e Sensi 1987, di cui non si trova indicazione nelle carte Milani.
SERIE ROMA/ROMA
Quadrante, aes grave. 269-266 a.C. (RRC); 269-240 a.C. (TV); ca. 265 a.C. (HN)
D/ Mano d. aperta; a s. tre globetti
R/ Mano s. aperta; a d. tre globetti
Cfr.: HN 291; RRC 21/2; TV 19; Haeberlin p. 66 tav. 27,13-14, tav. 28, 1-2
22 - AE; g. 63,20; mm. 43; inv. 10147
Bibl.: Carte Milani; Gamurrini 1888; Mazzolai 1962; Sensi 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
17
18
24
4
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 36
(Orbetello, GR), 1801-1892
SERIE COLLATERALE
Roma. Semuncia. 217-215 a.C.
D/ Testa femminile a d. con corona turrita
R/ Cavaliere al galoppo verso d.; sotto, ROMA
Cfr.: RRC 39/5
29 - AE; g. 6,82; mm. 20; inv. 10151 R/ legenda scomparsa
30 - AE; g. 2,43; mm. 21; inv. 10205* D/ illeggibile e tondello assottigliato
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
25 26 27
30 31
28
32 33
35
36 37
38
39
3
40
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 38
(Orbetello, GR), 1801-1892
41 42
43
45
5 48 49
53
3 55 60
61 62 63
64 66 67
71 72
69
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 40
(Orbetello, GR), 1801-1892
73 74
75 76
77 78
79 80
81 82
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 42
(Orbetello, GR), 1801-1892
D/ Illeggibile
R/ Prua di nave a d.
83 - AE; g. 19,25; mm. 29; inv. 10229*
84 - AE; g. 15,28; mm. 29; inv. 10196* R/ sotto, ROM[A]
85 - AE; g. 13,22; mm. 27; inv. 10195*
86 - AE; g. 11,23; mm. 27; h. 7; inv. 10227* R/ sopra, [RO]MA
87 - AE; g. 7,00; mm. 20; inv. 10200* R/ sopra, [RO]MA
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
88 - AE; g. 6,16; mm. 21; inv. 10580*
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: scavi 1892
89 - AE; g. 5,49; mm. 18; h. 1; inv. 10157* D/ Testa a d.
90 - AE; g. 3,32; mm. 14; inv. 10243*
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
MA
A. MAT
A. CAECILIVS
83 84
85
5 86
87 88
89 90
91 92
92
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 44
(Orbetello, GR), 1801-1892
PAE
Roma. Asse. 169-158 a.C.
D/ Testa di Giano
R/ Prua di nave a d.; sopra PAE; davanti, I; sotto, ROMA
Cfr.: RRC 176/1
94 - AE; g. 24,30; mm. 32; inv. 10137
Bibl.: carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
TVRD
Roma. Asse. 169-158 a.C.
D/ Testa di Giano, sopra I
R/ Prua a d.; sopra TVRD; sotto, ROMA
Cfr.: RRC 193/1
96 - AE; g. 23,90; mm. 32; inv. 10138
97 - AE; g. 18,87; mm. 31; h. 11; inv. 10221* R/ sotto, [ROMA]
Bibl.: carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
C. MAIANI
Roma. Asse. 153 a.C.
D/ Testa laureata di Giano; sopra, I
R/ Prua a d.; sopra, C·MAIANI; sotto, ROMA; davanti, I
Cfr.: RRC 203/2
99 - AE; g. 17,28; mm. 33; h. 3; inv. 10256*
Bibl.: Carte Milani; Diario di Miele Liberato.
Provenienza: scavi 1892, data rinvenimento27/5/’92
L·SAVF
Roma. Asse. 152 a.C.
D/ Testa laureata di Giano, sopra I
R/ Prua a d.; sopra, crescente e L·SAVF; davanti, I; sotto, ROMA
Cfr.: RRC 204/2
100 - AE; g. 24,55; mm. 32; inv. 10139
Bibl.: carte Milani; Gamurrini, 1888; Mazzolai, 1962; Sensi, 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
Le monete di Talamone 45
(Orbetello, GR), 1801- 1892
95
9 5
97
98
99
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 46
(Orbetello, GR), 1801-1892
C. ANTESTI
Roma. Asse. 146 a.C.
D/ Testa di Giano; sopra, segno di valore I
R/ Prua di nave a d.; sopra ANTESTI; sotto, [R]O[MA]; davanti, segno di valore I
Cfr.: RRC 219/2
102 - AE; g. 19,56; mm. 30; h. 6; inv. 10224*
Bibl.: Carte Milani
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
MN. AQVIL
Q. THERM M.F
Roma. Denario suberato. 103 a.C.
D/ Testa elmata di Marte a s.
R/ Due guerrieri in combattimento; in esergo Q·THERM·MF
Cfr.: RRC 319/1
106 - AE; g. 3.04; mm. 19; inv. 10208
Bibl.: Carte Milani; Mazzolai 1962; Sensi 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
Le monete di Talamone 47
(Orbetello, GR), 1801- 1892
101
102
103
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 48
(Orbetello, GR), 1801-1892
C. EGNATVLEI C.F Q
Roma. Quinario. 97 a.C.
D/ Testa laureata di Apollo a d.; dietro C·EGNATV[LEI·]C·F·[Q]
R/ Vittoria a s. che iscrive lo scudo di un trofeo; dietro al trofeo, carnyx; tra la Vittoria ed il trofeo, Q;
in esergo, ROMA.
Cfr.: RRC 333/1
107 - AR; g. 1,57; mm. 16; inv. 10210
Bibl.: Carte Milani; Gamurrini, 1888; Mazzolai, 1962; Sensi, 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
D. SILANVS L.F
Roma. Asse. 91 a.C. (RRC), 88 a.C. (BMCRR)
D/ Testa laureata di Giano, sopra I
R/ Prua a d.; sopra [D·SIL]ANVS·L[·F];
Cfr.: RRC 337/5, BMCRR Roma 1853
108 - AE; g. 7,73; mm. 27; h. 4; inv. 10249* (forata, con mancanza di metallo)
Bibl.: Carte Milani; taccuino Sordini
Provenienza: scavi 1892, data rinvenimento 25/5/’92
108
8
109
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 50
(Orbetello, GR), 1801-1892
L. IVLI BVRSIO
Roma. Denario. 85 a.C.
D/ Testa maschile a d. con gli attributi di Apollo, Mercurio e Nettuno.
R/ Vittoria in quadriga a d., tiene le redini con la mano s. ed una corona nella d.; in esergo, L·
IVLI·BVRSIO; in alto HI
Cfr.: RRC 352/1c
118 - AR; g. 3,90; mm. 21; inv. 10209
Bibl.: Carte Milani; Mazzolai, 1962; Sensi, 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
EMISSIONE INCERTA
Quinario (?).
D/ Testa laureata e barbata a d.; segni alfabetici ai due lati: a s. DI, a d. VS e linea obliqua?
R/ Scomparso o liscio
119 - AR; g. 1,75; mm. 15; inv. 10170
Bibl.: Carte Milani, Gamurrini 1888; Mazzolai 1962; Sensi 1987.
Provenienza: lavori del Genio Militare 1888-1889
Note: si tratterebbe della moneta descritta con “Testa di vecchio a destra, e dietro il numero etrusco V
” citata da Gamurrini. Nelle schede Milani è indicata come “Vittoriato ? Populonia ?”. La presenza di
tracce di legenda al D/ farebbe escludere l'attribuzione ad una zecca etrusca. Forse si tratta di un
quinario di L. Rubrius Dossenus dell'87 a.C. (RRC 348/4).
Le monete di Talamone 51
(Orbetello, GR), 1801- 1892
115
1 15
116
6
Le monete di Talamone_________________________________________________________ 52
(Orbetello, GR), 1801-1892
NON IDENTIFICABILI
MEDIOEVO
120
12
20 121
122
2 123
124 125
126 127
128 129
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