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Michelan lo Me si - Carava io (1571-1610)

Muore poco prima del periodo in cui si considera il Barocco.

È un pilastro fondamentale dell’arte, tant’è che si considerano i periodi come “prima di


Caravaggio” e il “dopo Caravaggio”.

Ha una vita molto burrascosa, è un personaggio molto istintivo, anche a causa comunque della
società dell’epoca, in cui si girava armati, c’erano risse, eccetera.

Venne stipendiato dal Cardinale del Monte, e inizia così la sua carriera artistica, dopo essersi
formato a Milano presso la bottega di Simone Peterzano, molto importante perchè la formazione
milanese fu una formazione che riguardava molto il vero, la realtà. Quindi, proprio per la pittura
lombarda, Caravaggio impara e fonda la sua arte sul realismo. Inoltre, la formazione lombarda lo
condiziona anche a livello spirituale, un tipo di religiosità molto rivolta l guardare alla condizione
dei più poveri, che lui assorbe pienamente.

Prima di andare dal Cardinale del Monte, entra nella bottega del Cavalier D’Arpino, in cui inizia a
dipingere la natura morta.

Incontra Roma, un mondo diverso, molto in uenzato dall’arte. Frequenta gli ambienti aristocratici,
ma anche gli ambienti più “bassi”, in cui avverranno poi numerose risse.

In una rissa, a seguito di un gioco, la pallacorda, nel 1606 uccide un uomo. Venne condannato a
morte, e da lì inizia a viaggiare: da Roma al sud Italia, a Malta (dove venne espulso e incarcerato),
per poi ritentare di tornare a Roma, senza non essere seguito da dei sicari. Imbarcandosi, perse i
suoi averi e morì proprio mentre stava tornando a Roma, a Porto Ercole, senza sapere che i suoi
amici e conoscenti erano riusciti ad evitare la pena di morte per lui, avevano ottenuto la richiesta
di grazia dal Papa.

Non si sa dove sia il suo cadavere, e muore prima di ottenere la grazia.

Durante la sua fuga, venne protetto da importanti famiglie del sud-Italia, che riconoscevano il
grandissimo talento dell’artista e tolleravano, a causa di ciò, il suo carattere aggressivo.

A fronte di una vita e di un personaggio aggressivo, ha la capacità di cogliere in senso profondo,


anche dal punto di vista religioso, i personaggi che rappresenta.

Le sue tecniche pittoriche non sono quelle dell’ a resco, ma quello dei telerei, ovvero di teli sulle
pareti (anche perchè, a Venezia (conosce l’arte veneziana attraverso la sua formazione presso
Peterzano), i muri sono carichi di umidità e quindi aderisce meglio la tela rispetto al colore diretto).

Le sue opere sono, dopo il 1606, sempre più libere, approssimative, nella realizzazione.

Il suo linguaggio è realista, ma non possiamo de nirlo un pittore realista. Rappresenta in maniera
realistica (con le imperfezioni della realtà) i soggetti religiosi.

Un altro elemento del suo linguaggio è la luce, che da vita ad un’ambientazione teatrale,
caratterizzata da forti contrasti tra luce ed ombra, da cui emergono parti illuminate.

>Riposo durante la fuga in Egitto


Considerata “opera in chiaro”, perchè si vede ancora
il paesaggio (è un’opera giovanile).

Qui si nota la sua capacità di dipingere


profondamente i soggetti e di utilizzare la
rappresentazione del vivo.

C’è la sintesi tra il linguaggio della sua formazione e il


linguaggio dell’epoca.

Rappresenta una famiglia fuggita nel deserto per


evitare la strage degli Innocenti.

Abbiamo san Giuseppe (anziano, scalzo, seduto su


un sacco (con le poche cose della famiglia), con un
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aschetto di vino), la madonna, addormentata, stanca.

Sullo sfondo vediamo il rapporto con l’arte veneziana: un grande paesaggio.

L’angelo sembra c’entrare meno con la scena, ed è dipinto secondo la tradizione manierista
( gure allungate, …).

In questo dipinto ci sono tutte le componenti dei vari linguaggi che lui ha praticato nella sua
formazione.

>San Matteo e l’angelo


San Matteo scrive il vangelo.

Dipinge due versioni: la prima


venne ri utata, e dunque
realizza una seconda versione,
meno “brutale”. La prima
versione venne ri utata per
diversi motivi: l’uomo è
l’angelo sono messi sullo
stesso piano e l’angelo è come
se stesse guidando la mano
del santo; ciò è come se fosse
l’angelo a scrivere e come se
San Matteo non avesse
capacità di scrivere,
interpretazione poi in realtà più
vera, però toglie dignità al
santo. Inoltre, l’angelo non è
coperto, e si vedono addirittura
i piedi, neri e realistici, con una
posa accavallata. Sull’altare di
una cappella ciò stonerebbe
completamente l’idea di angelo, e andrebbe contro quanto stabilito dal Concilio di Trento.

Il volto dell’angelo sembra anche un volto qualsiasi.

In generale, Caravaggio rappresenta proprio la cultura religiosa popolare (presa dalla Milano di
Borromeo) e la realtà, ciò che realmente traduceva il testo sacro.

Il santo infatti non è un uomo ra nato, solo un uomo che, ispirato dallo spirito santo (angelo),
scrive ciò di cui è ispirato. E a quanto pare questa “normalità” non piaceva.

Nella seconda versione, invece sembra come se l’angelo stesse suggerendo a San Matteo.

Il santo è rappresentato con una tunica lingua, è San Matteo che scrive, e tutti gli elementi di
grande immediatezza vengono meno.

Caravaggio pensa di voler copiare la realtà, non i signi cati che un’opera deve avere, ma la pura
realtà.

Lo stile è basato molto sulla luce, teatrale, legata al contesto barocco. Dall’ombra emerge san
Matteo, illuminato comunque da un fascio di luce reale, da un lume di candela, una luce ad olio; è
come se apparisse qualcosa di reale in un ambiente buio.

Ciò sembrava reale, e sembra reale.

Gli elementi che caratterizzano la pittura di Caravaggio sono la luce e la luce-ombra. Oltre alla
teatralità, sia dei soggetti, che dei colori, che ancora della rappresentazione della realtà.

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>Canestra di frutta
Rappresenta la natura morta.

Abbiamo un cesto di vimini, intagliato, fatto di


canne tagliate, dentro abbiamo mele, pere, uva,
chi, frutta varia e delle foglie di vite.

Possiamo dire che sia un’immagine fedele alla


realtà, le foglie sono secche, la frutta imperfetta.

Rappresenta la natura in questo modo perchè il


tema del dipinto era la vanitas, tutto è e mero.

Tutto passa, il tempo scorre, e le foglie diventano


rispettivamente da sinistra verso destra sempre
più secche.

Lui, al contrario dei amminghi, disegna una


rappresentazione di insieme.

Lo sfondo è piatto, ma con le ombre e i rilessi,


suggerisce estremo realismo e tridimensionalità.

Vuole dipingere la realtà così come è, con tutte le sue imperfezioni.

Il linguaggio di Ra aello, al contrario, è più classicista, realistico ma comunque perfezionista.

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>Vocazione di san Matteo
Tracciava molto poco (linee guida),
disegnava tutto direttamente.

È un telero creato per la Cappella


Contarelli di Roma, una chiesa molto
importante, decorata da tre grandi tele
che rappresentano la vocazione, il martirio
e l’angelo, sempre di San Matteo.

La scena presenta il momento in cui


Cristo chiama a se come apostolo
Matteo, un esattore delle tasse
palestinese.

Cristo è molto di cile da riconoscere, si


trova a destra con una sottilissima
aureola.

A sinistra abbiamo cinque personaggi,


che stanno contando i soldi delle tasse, e
san Matteo indica se stesso, mentre gli
altri non si accorgono di cosa sta
avvenendo, tenendo la testa bassa.

Gli abiti sono tipici dell’epoca, del


500/600.

Il personaggio a destra, vestito diversamente, accompagna il Cristo, è San Pietro, che nasconde
Cristo, che ha i piedi come se stesse per uscire.

La scena avviene in una taverna, un’osteria, un luogo non elegante o ra nato; la luce arriva da
destra. San Pietro nella prima stesura non c’è, e Caravaggio fu costretto ad inserirlo, perchè
siamo nel contesto della Controriforma, e senza san Pietro avrebbe creato una diatriba, perchè la
Chiesa luterana dice che non c’è bisogno di Dio, non deve esserci mediazione della Chiesa tra
Dio e l’uomo. È un po’ per forza che ha dovuto dipingerlo (inizialmente non lo fa perchè lui era di
Milano), perchè a Roma non poteva permettersi di dipingere l’uomo e Dio insieme (perchè,
secondo la chiesa di Roma, c’è la mediazione della Chiesa, inventata proprio da san Pietro).

[La riforma protestante era nata dalla vendita delle indulgenze (perdono dei peccati a traverso di soldi), per ottenere dei soldi, e si oppone al modo di
vivere della Chiesa romana, che era diventata un’istituzione “statale” più che spirituale.]

Cristo è dipinto con il gesto che deriva dalla Creazione di Adamo.

Le reazioni dei personaggi sono diverse: a sinistra indi erenti, andando invece sempre più verso
destra compare curiosità e stupore: si vede la chiamata e la presenza di Cristo, ma non agiscono.
Sono tre rappresentazioni diverse del fedele, di fronte alla chiamata divina.

Le gure, a dimensioni reali, è come se emergessero dallo sfondo.

La luce serve a illuminare gli elementi importanti della scena, guida la scena e il fascio di luce
rappresenta simbolicamente anche la luce divina, e sottolinea l’entrata di cristo. Inoltre, la
disposizione della luce coincide con la luce della Cappella.

È un’immagine teatralissima, che riassume momenti diversi. E i gesti sono enfatizzati, in


un’immagine costituita da pochi elementi, derivanti dall’arte lombarda e dall’arte veneziana.

Da questo momento inizia la sua pittura in scuro, con imprimitura (per far si che il colore non
penetri) della tela scure.

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>Conversione di San Paolo

>Croci ssione di San Pietro


In primo piano abbiamo l’uomo in ginocchio, con
fondoschiena e piedi sporchi.

Rappresenta ciò perchè vuole mostrare realtà, una scena


mentre sta avvenendo, e la fatica, lo sforzo di coloro che
sollevano la croce, croci ggono le persone.

Mostra la brutalità di un fatto (sacro), che comunque è


sempre reale e concreto.

La costruzione è ben studiata e basata sulle due


diagonali, oltre ad essere determinata da una luce che fa
emergere gli elementi principali della scena e mostra
fatica.

Rappresenta i santi come reali, e danno una sensazione


irriverente e fastidiosa.

Queste stesse cose si trovano anche nelle sua altre


opere.

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>La Morte della Vergine

Un’opera che venne ri utata. Rappresenta la


morte della Vergine, di solito rappresentata in
maniera più dignitosa.

Maria è sdraiata su un tavolo di legno, in


centro, ed è rappresentata come un persona
comune, con una piccolissima luce che
suggerisce la sacralità. È in una posizione non
composta, con una mano abbandonata come
se il corpo dopo la morte non fosse stato
composto.

Ha un abito che non le copre i piedi; è come


se fosse appoggiata in maniera che, agli occhi
di un fedele dell’epoca, appariva indecorosa. I
piedi erano scoperti, le posizioni “a caso”.

Per rappresentare questa gura, prende come


esempio una persona annegata nel Tevere
(forse una prostituta); provoca scandalo e un
non rispetto nei confronti di Maria.

Il ventre è gon o, tipico di una donna


annegata, ma non è solo perchè prende come
esempio la donna annegata, ma anche perchè
simbolizza la fertilità, Maria era madre di
Cristo, e rappresenta la sua sacra maternità.

Non lascia nulla al caso, e non dipinge per


essere criticato, infatti nel suo modo di
dipingere utilizza una certa sacralità. Solo che i
personaggi sacri vengono fusi con personaggi
comuni, non eleganti, ra nati, con
atteggiamenti comuni o infantili (esempio il personaggio che piange si copre gli occhi per
rappresentare il dolore).

All’epoca, sembrava irriverente, ma lui in realtà sta rappresentando il Testo Sacro (gli apostoli
erano persone comuni!) in maniera diretta, senza ltri, che invece erano richiesti dalla
Controriforma.

Inoltre, usa una luce, teatrale, per accentuare proprio la teatralità della scena. A livello
cinematogra co, è stato molto apprezzato, anche perchè accentua ancora di più l’aspetto umile
dei personaggi, Maria, e il collo della Maddalena (all’epoca scandaloso).

Lui non si preoccupa delle emozioni che può suscitare: il suo modello è la pura realtà, applicata ai
modelli sacri.

Il telo rosso sopra, sembra un sipario che mostra la scena. Si trova spesso in Caravaggio e
quell’elemento è un elemento teatrale barocco, del seicento.

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>Resurrezione di Lazzaro

La pennellata, dopo che il suo linguaggio


diventa più triste, aggressivo, diventa
sempre più rapida e gli elementi sempre
più ridotti.

Deriva tutto anche dal fatto che doveva


dipingere di fretta, da fuggitivo.

L’aspetto teatrale diventa ancora più


evidente. Abbiamo ombre, che mostrano,
attraverso la luce, solo le cose principali.

Qui si vede bene Lazzaro, morto che


risuscita.

>Decollazione di San Giovanni Battista

Unica opera rmata, realizzata a Malta.


Firmata con il sangue “che cola dal collo
di San Giovanni Battista” (che poi era la
ne che sarebbe spettata anche allo
stesso Caravaggio).

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>David con la testa di Golia

Era l’opera che doveva accompagnare la sua


richiesta di Grazia al Papa, che otterrà poco
dopo la sua morte.

Appartiene al 1610, morte dello stesso artista.

Donatello rappresentava la vittoria (testa sotto


i piedi), Michelangelo rappresenta il prima
dell’azione, qui invece è durante l’azione
(subito dopo averla tagliata).

Il sangue cola, sta avvenendo la morte di


Golia. Esprime sentimenti, emozioni, reazioni
momentanee (cfr. Leonardo). Rappresenta il
momento del trapasso tra la vita e la morte,
con un’espressione quasi tra lo stupito e
l’addolorato.

Questo è il suo autoritratto, si rappresenta li


dentro perchè questo sarebbe il destino che lo
aspetta. Sta chiedendo la grazia al Papa, e
rappresenta anche umiltà, accentuata da
alcune lettere scritte sulla spada che esaltano
l’idea di umiltà (riconosce l’azione compiuta).

È interessante la contrapposizione tra due


volti: quello di Golia morente e di David, con
un’espressione tra il compassionevole e il
ripugnato.

Non c’è nessuna rappresentazione, tipico in Caravaggio, e le gure emergono dal fondo scuro
attraverso la luce.

>Giuditta che decapita Oloferno

Versione di Caravaggio, molto imitata da coloro che he hanno


portato avanti il suo linguaggio.

Copiano gli aspetti macabri, frutto della volontà di dimostrare


la concretezza.

Abbiamo un realismo nelle espressioni di Giuditta, concentrata


mentre taglia la testa di Oloferno, ma dall’altro lato è ripudiata.

La donna che la accompagna rappresenta il realismo della


scena.

In Caravaggio, la scena è sempre drammatica, ma non va mai


a nire in un aspetto succulento.

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>Ragazzo morto dal Ramarro

L’interesse di Caravaggio sta nell’espressione


involontaria.

Il ragazzo tocca la natura morta, viene morso e ha


un’espressione momentanea.

La perfezione artistica deriva dallo studio delle


espressioni condotto da Leonardo.

Tutto è, come sempre, molto reale.

Muore sulla Spiaggia di Porto Ercole, perdendo tutte le opere che aveva pensato di portare a
Roma.

Caratteristiche del suo linguaggio:

- volontà di rappresentare il vero (realtà non più perfezionata, idealizzata);

- luce e teatralità (Caravaggio - colore Tiziano - linea Botticelli, … Elementi principali);

- opere in chiaro e opere in scuro.

Gli elementi di cambiamento rispetto al Seicento:

- luce;

- teatralità;

- realismo di scene sacre;

- somiglianza con Leonardo da Vinci nel realismo anatomico;

- gestualità, soggetti religiosi, tecnica ad olio, proporzione delle gure, naturalezza dei gesti
(mantengono legame con 600).
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