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SYMBOLICA
Sant’Antonio Abate
era un Druido?
Nell’intervista alla specialista in storia medievale Elena Percivaldi, gli autori in-
dagano sulla figura del noto santo cristiano, intrisa di simbologia legata alla
cultura celtica. I collegamenti con il dio portatore di luce Lug
«E
ra un cristiano, un eremita che ha Sant’Antonio abate: un druido sotto mentite spo-
combattuto in vita i tormenti della glie? Questo il titolo del paragrafo dedicato alla figu-
carne, ma così lontano da quelle fi- ra del famoso eremita e contenuto nel libro I celti:
gure ascetiche e tetre, rese popolari una civiltà europea di Elena Percivaldi, valente me-
da certa iconografia e buona parte della agiografia... dievalista, autrice di interessanti saggi sul mondo cel-
Antonio, è vero, ha combattuto il demonio. Ma è una tico, descritto in questo lavoro con documentata at-
figura luminosa, fulgida e folgorante. Che assomma tenzione quasi maniacale, scevro di manierismo
brillantemente in sé tutte le virtù del campione del pragmatico, ma neppure colorito con interpretazioni
Bene, unite ai caratteri di un’antica divinità pagana personali non suffragate da un benché minimo back-
apportatrice di luce e di sapienza» (Elena Percivaldi). ground storico-analitico. Proprio alla luce di que-
st’ultima considerazione ci sorprese non poco l’ipo-
A sinistra, tesi in questione, convincendoci a contattare la stu-
Sant’Antonio
Abate, del
Beato Angelico.
A destra,
il santo ritratto
da Piermatteo
d’Amelia (1474
ca.).
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sacro e rappresen- O.C. e S.T.: In una precedente
tava l’autorità spiri- risposta hai affermato che, nelle
tuale. Viveva nella raffigurazioni, il maialino ac-
foresta, si nutriva di compagna S. Antonio mentre,
ghiande, che sono nelle versioni più antiche, tro-
prodotte dalle viamo la presenza di un cin-
querce, alberi an- ghiale: come si spiega?
ch’essi ritenuti sa- E.P.: «È molto semplice. Per mol-
cri. Ora, è noto il te genti antiche, il cinghiale era
legame tra i druidi come detto un animale sacro.
e il bosco e il loro Tuttavia, viste le sue caratteristi-
utilizzo del vischio, che - selvatico, irsuto, impetuoso -
che cresce appunto era sentito dagli evangelizzatori
sulle querce. Natu- come troppo legato al mondo pa-
rale che essi si sce- gano. Molto più facile trasformar-
gliessero il cinghia- lo in un “innocuo” maialino, il
le come animale che oltretutto fu reso immediato
totemico, al punto dal dato biografico, secondo il
da farsi chiamare quale Antonio avrebbe scacciato il
”grandi cinghiali demonio, che gli era comparso
bianchi”. Ricordo appunto in forma di porco. Note-
anche che il cin- vole è però che ancora il Pisanel-
ghiale è consacrato lo, nel 1445, dovendolo raffigura-
al dio Lug, che re insieme a San Giorgio, decida
porta agli uomini di farlo riesumando il cinghiale,
la luce. Ed è quindi dimostrando quanto la presenza
collegato alla sa- del vero animale totemico fosse
sere appunto rappresentato in pienza. L’immagine di sant’Anto- ancora radicata. Secondo un’altra
compagnia di un maialino o di nio Abate con ai piedi il cinghiale leggenda, invece, sarebbe stato il
un cinghiale: perché si è scelto sarebbe dunque la rivisitazione in maiale a “portare” Antonio dal
di raffigurarlo proprio con que- chiave cristiana del dio Lug, la cui diavolo e ad aiutarlo a rubargli il
sto animale? festa - che coincideva con quella fuoco, per poi donarlo agli uomi-
E.P.: «È proprio questo il punto. del fuoco nascente - cadeva guar- ni. Il fuoco taumaturgico e della
Per i Celti il cinghiale era animale da caso il 17 gennaio». sapienza. Ma si tratta di una leg-
genda minore: anche perché in
In questa questa versione quanto Antonio
pagina, sia sovrapponibile a Lug è vera-
due rappre- mente troppo lampante...».
sentazioni di
druidi, la cui O.C. e S.T.: Se è vero che la
iconografia è biografia di S. Antonio non ha
affine a quella attinenza con il mondo celtico,
di Sant’Anto- è altrettanto singolare che, oltre
nio Abate. a una iconografia sospetta e ai
riti legati alla sua figura, che te-
stimonierebbero un forte lega-
me con culture precristiane, in
particolare celtica e druidica, vi
siano appunto due celebrazioni,
che cadono nello stesso periodo
per quella che tu consideri
«una curiosa coincidenza che
non può essere casuale»
E.P.: «Non è casuale e anzi è la
testimonianza semmai del grande
sincretismo culturale che caratte-
rizzò il cristianesimo degli inizi. A
popolazioni pagane, che da secoli,
se non da millenni, praticavano i
loro culti e veneravano i loro dèi,
era molto difficile imporre senza
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primo biografo, la in Terra Santa. Le consegnò a La
presenta come una Motte St. Didier, attuale Saint-
fata, dotata di mira- Antoine-l’Abbaye, vicino a Vien-
colose capacità di in- ne. Sempre qui, intorno al 1095, a
tervento sulle forze seguito di un ex voto, sorse l’Ordi-
della natura. Proprio ne (dapprima solo confraternita)
come la Birgit paga- degli Antoniani, fondato dal no-
na. E come il nostro bile Gaston, grato al santo per
Antonio». avergli guarito il figlio dall’Herpes
zoster. Insieme fu costruito anche
O.C. e S.T: Come un ospedale destinato a curare gli
mai le spoglie mor- ammalati di quel morbo. Nel
tali di Antonio fu- 1491, le reliquie furono traslate
rono trasportate, a nella chiesa dei santi Giuliano e
cavallo tra il IX e X Antonio ad Arles e infine, pochi
secolo, in Francia, decenni fa, nella cattedrale di St.
dove tuttora riposa- Trophime, sempre ad Arles. Il
no nella chiesa di luogo non fu certo scelto a caso:
Saint Julien ad Ar- in epoca celtica c’era un santuario
les? dedicato, guarda caso, al dio Lug.
E.P.: «Una storia Ed ecco che il cerchio si chiude».
travagliata, quella
delle sue spoglie. An- O.C. e S.T: Tu hai detto che a
tonio morì nel suo Vienne, intorno al 1095, un
eremo, sul monte nobile fondò l’Ordine degli An-
Qolzoum, alla vene- toniani come ex voto, per rin-
randissima età di graziare Antonio della guarigio-
105 anni, e nono- ne del figlio dall’Herpes zoster,
stante la sua fama di ossia appunto il “fuoco di
In alto, nio Abate è la grotta: secondo la santità e la sua venerazione si Sant’Antonio”. Quindi, la fama
il santo secon- leggenda, infatti, Brigida si sa- diffondessero subito, il luogo esat- leggendaria di guaritore era già
do Jacopo rebbe ritirata in eremitaggio in to dove era sepolto rimase un mi- consolidata?
Pontormo. una caverna, dopo la morte del stero per secoli. Pare sia stato sco- E.P.: «Non ne siamo certi, ma
In basso, fratello. È sorprendente come la perto nel VI secolo, durante l’im- parrebbe che questo di Vienne sia
tipica raffigu- caverna, considerata da sempre pero di Giustiniano. Allora i resti il primo miracolo “attestato”. Nel
razione di un luogo sacro, fosse spesso adi- furono traslati dapprima ad Ales- 1089 una spaventosa epidemia di
Sant’Antonio bita a culti pagani sandria d’Egitto e poi a Costanti- Herpes zoster colpì l’Europa. Pa-
Abate, E.P.: «Assolutamente vero. E non nopoli. A portare le reliquie per la pa Urbano II, in Francia per pro-
circondato dal è un caso che la sua festa cada in prima volta in Francia fu un cava- muovere la crociata, ordinò che le
maiale e da corrispondenza della festività cel- liere, Jocelin de Chateau Neuf, sacre reliquie di Antonio venisse-
altri animali, tica di Imbolc, all’inizio di feb- che tornava da un pellegrinaggio ro esposte al pubblico. Migliaia di
di cui è pro- braio, ossia due settimane dopo fedeli si assieparono dunque a
tettore. quella di Sant’Antonio. Le ceri- La Motte St. Didier, pregando
monie che i Celti celebravano per la guarigione, e tra loro an-
erano in onore della dea Birgit, che il nostro Gaston. A quan-
ossia la “donna saggia”, capace di to pare, anche per molti altri il
guarire uomini e animali. E pa- morbo fu sconfitto. E quindi
trona del fuoco. A Imbolc si sa- si diffuse la fama, in tutta Eu-
lutava la fine dei rigori invernali ropa, dei poteri taumaturgici
con la benedizione delle man- di Antonio nei confronti di
drie, che venivano fatte passare questa malattia. Fu proprio al-
attraverso i fumi dei falò per es- lora, anzi, che nella cultura
sere purificate. I cristiani si ac- popolare coiminciò ad essere
corsero che il primo febbraio si chiamata “fuoco di sant’Anto-
festeggiava, guarda caso, l’irlan- nio”...».
dese santa Brigida, fondatrice
nell’anno 500 dell’abbazia di O.C. e S.T: Riguardo alla
Kildare, e nell’isola le due figure chiesa di St. Trophime che
si sovrapposero al punto da di- accoglie le reliquie di Anto-
ventare indistinguibili. Basti nio, se non fu un caso chi la
pensare che Cogitosus, il suo scelse?
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E.P.: «Il primo luogo di venerazione fu scelto da un ne pagana che, come abbiamo visto, la figura di An-
successore di quello stesso Jocelin de Chateau Neuf tonio aveva ereditato tramite sovrapposizione da
che aveva portato le reliquie in patria. Costui, che si Lug. Con ogni probabilità, lo percepiva come una
chiamava Guigues de Didier, le ereditò alla sua mor- sorta di custode della conoscenza, l’unico in grado di
te e per conservarle fece costruire nei pressi di Vien- “illuminare”, visto che possedeva le virtù della luce e
ne la chiesa che le avrebbe ospitate. A decidere la lo- del fuoco. La sua figura lo ossessionava, tant’è che si
ro traslazione ad Arles furono invece i benedettini di fece riprodurre svariate tele che ne raffiguravano epi-
Montmajour, ai quali gli Antoniani di Vienne furo- sodi della vita (dalle tentazioni all’incontro con l’ere-
no sottomessi nel 1088. La storia assomiglia a un mita Paolo di Tebe), molte delle quali tratte da ope-
feuilleton non privo di meschinità. Con il diffonder- re di un pittore del Seicento francese, David Teniers
si progressivo del culto del santo, Antoniani e Bene- il vecchio. Ma la cosa più indicativa è la presenza
dettini infatti finirono ben presto per litigare sulla della sua statua, insieme a quelle di altri quattro san-
spartizione delle elemosine. Questi ti importanti - Germana, Rocco, In questa
ultimi all’inizio erano solo incaricati Antonio da Padova e Luca - tra la pagina,
di sorvegliare le reliquie “a distanza”. Maddalena che regge un calice. Le statua
Ma quando intuirono il “giro di af- iniziali dei nomi dei cinque santi raffigurante il
fari”, trafugarono i resti e li nascose- formano la parola GRAAL. Che il santo, nella
ro nel loro Priorato, a Montmajour Graal, dunque, si celi lì vicino? Ulti- chiesa di
vicino ad Arles. Quando nel 1490 ma coincidenza: il 17 gennaio, festa Rennes Le
questi Benedettini furono a loro vol- di Antonio Abate, il sole a una certa Château.
ta sottomessi agli Antoniani, presero ora entra dalla vetrata e illumina la
nuovamente le reliquie e le trasferi- sua statua. Coincidenze? Che il 17
rono in segreto ad Arles, nella chie- gennaio fosse per Saunière una data
sa di San Giuliano. Fin qui la storia. significativa è dimostrato anche da
Ma se andiamo a scavare nel passato, altre inquietanti “coincidenze”. In
scopriamo che Arles era un oppi- quella data, nel 1781, morì la mar-
dum celtico, che si chiamava Arela- chesa di Blanchefort, lontana di-
te: il nome significa “la città tra i due scendente di quel Bertrand che era
stagni”. Poco lontano, a St. Remy- stato quarto gran Maestro dei Tem-
de-Provence, l’antica Glanum, esi- plari nel 1100. Costei, durante l’e-
steva una sorgente assai venerata. strema unzione, confessò al suo ca-
Non è certo questo il contesto per nonico alcuni importanti segreti e
analizzare quanto la presenza sacra- gli consegnò quattro strane perga-
le delle acque fosse sentita dai Celti. mene, che lui nascose con cura den-
Basti dire quindi che l’intera zona tro un pilastro, dietro l’altare mag-
era ritenuta un luogo sacro. Sappia- giore della chiesa di Rennes. Molti
mo anche che Lug era la divinità in assoluto più ve- decenni dopo, Saunière rinvenne i documenti du-
nerata nelle Gallie e altari a lui dedicati erano diffu- rante alcuni lavori di restauro e il 17 gennaio partì
si ovunque, a cominciare da Lugdunum, oggi Lione, per Parigi allo scopo di decifrarle. Sempre il 17 gen-
che ospitava il Grande Santuario delle Tre Gallie. naio infine, nel 1917, Saunière si ammalò. Sarebbe
Poco lontano da Arles, c’è Aigues-Mortes (e il nome morto cinque giorni dopo».
è tutto un programma): Luigi IX lo avrebbe scelto
come luogo di partenza per i suoi crociati per la Ter-
ra Santa. Non so se tutto questo possa essere consi-
derato un caso...». Chi è Elena Percivaldi
Elena Percivaldi (Milano, 1973) si è laureata al-
O.C. e S.T: La figura di Sant’Antonio abate sem- l’Università degli Studi di Milano in Storia Me-
bra giocare un ruolo fondamentale nel famoso dievale con una tesi sulla canonica di Santo Ste-
affaire di Rennes le Château. Durante il suo viag- fano di Vimercate (Mi) nel Duecento. Cultrice
gio a Parigi, il curato Bérenger Saunière avrebbe della materia, critico d’arte e musicale e giorna-
acquistato copia di alcuni dipinti, uno di questi lista professionista, collabora con varie testate
avente come protagonista proprio l’eremita: La specialistiche ed è autrice (con Ettore A. Alber-
tentazione di Sant’Antonio del pittore Teniers. toni e Romano Bracalini) di un volume sulla
Inoltre Saunière fa collocare una statua di Anto- storia di Bergamo, di due volumi sui Celti (pub-
nio abate nella chiesetta di Rennes. Come si spie- blicati da Giunti) e di un saggio sull’alfabeto
ga questo suo particolare interesse per il patriar- ogamico (Keltia Editrice). L’ultima sua fatica è I
ca del monachesimo? lombardi che fecero l’impresa, sulla storia della
E.P.: «Saunière era un uomo di chiesa e aveva stu- lotta tra la Lega Lombarda e Federico Barbaros-
diato le vite dei santi. Mi spingo a dire che, da fran- sa (Ancora Editrice - settembre 2009).
cese, fosse conscio anche degli attributi di derivazio-
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