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CAPITOLO 18: LINGUA E VARIAZIONE REGIONALE

In questo capitolo ci occuperemo della variazione linguistica in funzione dello spazio (geografia linguistica)

1 LA LINGUA STANDARD
Quando si descrivono suoni, parole e strutture di una lingua si prende in considerazione solo la lingua
standard. Una varietà idealizzata.

1.1 Accento e Dialetto


Anche il parlante convinto di parlare una varietà standard dell’inglese parlerà con un certo accento. Il
termine accento è usato per indicare quegli aspetti della pronuncia che rivelano la provenienza di un
individuo, dal punto di vista sia sociale che geografico. E’ diverso dal termine dialetto, che si riferisce a
caratteristiche grammatiche e lessicali ma anche ad aspetti di pronuncia.

2 LA DIALETTOLOGIA
Tra parlanti di diversi dialetti dell’inglese si ha un’impressione generale di mutua comprensibilità. Questo è
uno dei criteri usati nello studio dei dialetti, o dialettologia, per distinguere tra due dialetti della stessa lingua
e due lingue diverse. Dal punto di vista linguistico nessuna varietà di lingua è migliore di un’altra ma solo
diversa. Da punto di vista sociale alcune varietà diventano più prestigiose. La varietà divenuta standard si è
sviluppata da un dialetto con alto prestigio sociale.

2.1 I Dialetti Regionali


L’esistenza di dialetti reginali diversi è ampiamente nota e spesso è anche fonte di battute umoristiche da
parte di chi vive in altre regioni. Alcuni di questi hanno pronunce stereotipate. Chi studia i dialetti regionali
dedica grande impegno all’individuazione dei tratti linguistici che si riscontrano regolarmente in un’area
geografica e non in un’altra. Queste ricerche comportano una scrupolosa attenzione ai particolari e adottano
criteri molto specifici nella scelta di informanti attendibili. Molti studi novecenteschi sceglievano informanti
NORM. Questo tipo di parlante era scelto perché si pensava che fossero meno probabili influssi esterni sul
modo di parlare. Una conseguenza negativa era che la descrizione dei dialetti riflette un periodo molto
antecedente a quello in cui si svolge l’indagine. Le precise informazioni ottenute con queste ricerche hanno
fornito la base per numerosi atlanti linguistici di interi paesi o regioni.

2.2 Isoglosse
Prendiamo in considerazione qualche esempio di variazione regionale tratto dall’indagine sfociata
nell’atlante linguistico dell’Upper Midwest negli USA. Uno degli obbiettivi era quello di trovare una serie di
differenze significative nel modo di parlare degli abitanti di diverse aree e di riportarle su una carta da cui si
possono rilevare i confini dialettali tra quelle aree. Tracciando una linea che separi le due aree su una carta
geografica viene chiamata isoglossa e rappresenta il confine tra le due aree per quel particolare tratto
linguistico. Se si scopre una situazione analoga per un’altra coppia di elementi si può tracciare un’altra
isoglossa sulla mappa della regione.

2.3 Confini Dialettali


Quando si combinano più isoglosse si può tracciare una linea più marcata che indica un confine dialettale.
La linea tratteggiata rappresenta una isoglossa che coincide all’incirca con le linee relative ad altri tratti
linguistici, in misura tale da indurci a parlare di un confine dialettale.

2.4 Il continuum dialettale


E’ necessaria un’altra forma di prudenza nel tracciare i confini dialettali. E’ molto utile tracciare i confini ma
nasconde il fatto che, nelle aree di confine, un dialetto o una lingua passa gradualmente. Dobbiamo
considerare la variazione regionale come un continuum dialettale e non come una serie di suddivisioni nette
tra una regione e un’altra. I parlanti che usano con facilità dialetti diversi possono essere definiti
bidialettofoni. In alcuni luoghi si parlano due lingue diverse e i parlanti si definiscono bilingui.
3 IL BILINGUISMO
In molti paesi la variazione regionale non è questione di due o più dialetti di una stessa lingua, ma di due (o
più) lingue distinte e differenti. Il bilinguismo tende ad essere tipico dei membri del gruppo di minoranza. In
questa forma di bilinguismo, un membro di una minoranza cresce in una comunità linguistica che parla
come lingua primaria una certa lingua, ma impara un’altra lingua. Molti membri di una minoranza
linguistica possono passare l’intera vita senza mai vedere apparire pubblicamente la loro lingua nativa.

3.1 La Diglossia
In alcuni paesi vige la diglossia, che prevede la compresenza di due diverse varietà della stessa lingua. Nella
diglossia c’è una varietà bassa (acquisita localmente e usata per la conversazione quotidiana), e una varietà
alta (appresa a scuola e usata per le situazioni formali). La varietà bassa è la versione locale della lingua. Per
una lunga fase della storia europea c’è stata una diglossia in cui il latino fungeva da varietà alta e le diverse
lingue locali dell’Europa da lingue volgari

4 LA PIANIFICAZIONE LINGUISTICA
Il bilinguismo di solito si trova tra le minoranze ed è forse per questo che si pensa che molti paesi siano
monolingui. Alcune domande richiedono risposte formulate in base a qualche tipo di pianificazione
linguistica. In molti paesi i rappresentanti di governo, giustizia e scuola devono pianificare quale o quali
varietà di lingue vadano impiegate nei contesti ufficiali. Il processo di pianificazione può essere visto in
modo più chiaro quando viene attuato nel corso di molti anni attraverso una serie di fasi diverse. Il processo
di selezione è seguito dalla codificazione, nel quale viene stabilita la varietà standard in termini di
grammatiche, dizionari e modelli scritti. Segue il processo di elaborazione, col quale si estende l’uso della
varietà standard a tutti gli aspetti della vita sociale e si costituisce un corpus di opere letterarie scritte nello
standard. Il processo di implementazione consiste in una serie di misure da parte del governo, tese a
incoraggiare l’uso dello standard, e l’accettazione è lo stadio finale in cui si giunge quando la maggior parte
della popolazione arriva a usare lo standard e a considerarlo lingua nazionale.

5 I PIDGIN
In alcune zone lo standard scelto può essere una varietà che in origine non aveva parlanti nativi. In Papua
Nuova Guinea gran parte delle transazioni ufficiali si svolge in Tok Pisin. Questa lingua è usata da un
milione di persone, ma si è formata molti anni fa come una specie di lingua improvvisata chiamata pidgin.
Un pidgin è una varietà di lingua spesso definita varietà di contatto che si è sviluppata per fini pratici fra
gruppi di persone che avevano frequenti contatti ma che non conoscevano l’uno la lingua dell’altro. Un
pidgin non ha parlanti nativi. Oggi ci sono da 6 a 12 milioni di persone che parlano una lingua pidgin e da
10 a 17 milioni che usano lingue derivate dai pidgin e dette creoli

6 CREOLI
Quando un pidgin diventa la lingua prima di una comunità sociale, viene definito creolo. Un creolo si
sviluppa inizialmente come L1 dei bambini che crescono in una comunità di parlanti pidgin e diventa
sempre più complesso man mano che acquisisce nuove funzioni comunicative. I creoli hanno un gran
numero di parlanti nativi e non hanno alcuna restrizione d’uso. Gli elementi separati di un pidgin possono, in
un creolo, elementi grammaticali.

6.1 Il continuum postcreolo


Così come si è avuto uno sviluppo da pidgin a creolo, noto come creolizzazione, si ha ora il processo
inverso. Dove istruzione e maggior prestigio sociale sono associati a una varietà alta, una parte dei parlanti
tenderà ad usare meno strutture creole. Il processo di decreolizzazione porta a una varietà più vicina al
modello standard esterno e lascia varietà di base con più tratti creoli locali. Questa gamma di varietà è detta
continuum postcreolo.

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