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CAPITOLO 12: LINGUAGGIO E CERVELLO

1 LA NEUROLINGUISTICA
Lo studio della relazione tra il linguaggio e il cervello è detto neurolinguistica. Questo campo di studi risale
all’800. Nel settembre 1848 vicino a Cavendish, Phineas P. Gage dirigeva una squadra che doveva far
saltare delle rocce per posare un nuovo tratto di linea ferroviaria. Mentre Gage inseriva un tondino di ferro
nel foro di carica di una roccia, della polvere da sparo scoppiò accidentalmente e il tondino gli trapassò la
testa. Il signor Gage aveva subito un tipo di ferita da cui si pensava non potesse guarire. Un mese dopo era
già in piedi e con le capacità linguistiche inalterate. Il risultato di questo evento è che se la facoltà di
linguaggio è situata nel cervello, non lo è nella parte frontale.

2 LE AREE LINGUISTICHE DEL CERVELLO


Dai tempi di Phineas Gage sono state fatte molte scoperte a proposito dei settori del cervello che sono in
relazione con le funzioni linguistiche. Le aree più importanti sono intorno all’orecchio sinistro.

2.1 Area di Broca


La parte indicata con il 1 si definisce corteccia anteriore con funzioni linguistiche o area del linguaggio
articolato o Area di Broca. Paul Broca mostrò poco dopo il 1860 che le lesioni a questa area specifica del
cervello erano connesse a enormi problemi di produzione del linguaggio orale. Lesioni all’area
corrispondente dell’emisfero destro non avevano gli stessi effetti. Questa scoperta servì a sostenere che la
facoltà di linguaggio deve essere localizzata nell’emisfero sinistro e che l’Area di Broca ha un ruolo
fondamentale nella produzione linguistica orale.

2.2 Area di Wernicke


La parte indicata con il 2 rappresenta la corteccia posteriore con funzioni linguistiche o area percettiva del
linguaggio o area di Wernicke. Wernicke era un medico tedesco che poco dopo il 1870 scoprì lesioni a
questa parte del cervello in pazienti con problemi di comprensioni linguistica. Questa scoperta confermò
l’ipotesi della localizzazione delle facoltà linguistiche nell’emisfero sinistro e portò a sostenere che l’area di
Wernicke è una parte del cervello che gioca un ruolo fondamentale nella comprensione del linguaggio orale.

2.3 La corteccia motoria e il fascicolo arcuato


Il numero 3 indica la corteccia motoria che controlla il movimento muscolare. Vicino all’area di Broca c’è la
parte della corteccia motoria che controlla i muscoli articolatori del viso, della mascella, della lingua e della
laringe e quindi l’articolazione fisica del linguaggio. Negli anni ’50 Panfield e Roberts scoprirono che,
applicando piccole quantità di corrente elettrica a specifiche aree celebrali, si potevano identificare aree in
cui la stimolazione elettrica interferiva con la produzione linguistica. Col numero 4 è indicato un fascio di
fibre nervose chiamato fascicolo arcuato. Questo è stato scoperto da Wernicke e oggi sappiamo che
rappresenta una connessione fondamentale tra le aree di Wernicke e di Broca.

2.4 La Teoria della Localizzazione


In seguito all’individuazione di queste quattro componenti, si è tentati di concludere che ad aspetti
particolari della facoltà di linguaggio corrispondono particolari localizzazioni all’interno del cervello.
Questa è detta teoria della localizzazione ed è stata usata per suggerire che l’attività celebrale segue uno
schema definito. La parola è udita e compresa tramite l’Area di Wernicke. Il segnale viene trasmesso
mediante il fascicolo arcuato all’area di Broca dove vengono effettuati i preparativi per produrre una visione
articolata della parola. Il segnale viene trasmesso a uno specifico punto della corteccia motoria per
l’articolazione fisica della parola in questione.

3 LA LINGUA, LA SUA PUNTA E LE SUE SCIVOLATE


Tutti abbiamo difficoltà nel far collaborare in modo coerente il cervello e la produzione linguistica. Tali
piccole difficoltà di produzione possono fornire plausibili indizi su come la nostra conoscenza linguistica è
organizzata nel cervello.
3.1 Ce l’ho sulla punta della lingua
C’è per esempio il fenomeno della punta della lingua. Si ha la sensazione che la parola ci stia sfuggendo, che
la sappiamo ma che non voglia arrivare in superficie. Gli studi hanno mostrato che i parlanti hanno un
profilo fonologico accurato della parola, ne sanno dire correttamente il primo suono e per lo più conoscono
il numero di sillabe che la compongono. Questa esperienza si verifica con termini o nomi poco comuni e
induce a pensare che il nostro “magazzino di parole” è organizzato in base ad alcune informazioni
fonologiche e che certe parole nel magazzino possono essere recuperate più facilmente di altre. Negli errori
che commettiamo in questo processo di recupero ci sono spesso forti somiglianze fonologiche. Errori di
questo tipo vengono talvolta detti malapropismi.

3.2 Lapsus linguae


Un tipo simile di lapsus è detto comunemente lapsus linguae. Talvolta è chiamato spoonerismo, da William
Spooner, famoso per i suoi lapsus. La maggior parte dei lapsus a lui attribuiti comportano lo scambio di due
suoni iniziali.

3.3 I lapsus del cervello


Altri esempi consistono semplicemente in sostituzioni di parole con parole simili a quella prevista ma non
appropriate. Ce ne sono di tre tipi:
Perseverazione: consiste nello spostamento di un suono da una parola alla successiva
Anticipazione: Consiste nello spostamento di un suono da una parola alla precedente
Scambio: comporta un’inversione di suoni.
Sebbene questi lapsus siano per lo più considerati errori di articolazione, si è suggerito anche che possano
derivare da “lapsus del cervello” nell’organizzazione e nella produzione dei messaggi linguistici.

3.4 I lapsus dell’orecchio


Un altro tipo di lapsus può fornire indizi su come il cervello cerchi di trovare un senso nel segnale uditivo
che riceve. Si tratta dei lapsus dell’orecchio. Alcuni malapropismi nascano proprio come lapsus
dell’orecchio. Esempi di lapsus divertenti come questi possono fornirci indizi su come funziona il cervello
umano quando elabora segnali linguistici. Alcuni problemi di produzione e comprensione del linguaggio
derivano da disturbi delle cortecce celebrali molto più gravi.

4 AFASIA
Se qualche volta vi è capitato di incorrere in uno di questi lapsus, avete almeno un’idea del tipo di
esperienza con cui purtroppo convivono permanentemente alcune persone e precisamente quelle che
soffrono di vari disturbi del linguaggio indicati col termine generale di afasia. L’afasia è una riduzione della
funzione linguistica dovuta a lesioni cerebrali circoscritte e che porta difficoltà nella comprensione e/o nella
produzione di forme linguistiche.

4.1 L’Afasia di Broca


Il grave disturbo del linguaggio noto con il nome di Afasia di Broca è caratterizzato dalla forte riduzione
della quantità di produzione linguistica e da un’articolazione deformata, lenta e spesso faticosa degli
enunciati. Ciò che viene detto spesso consiste quasi esclusivamente di morfemi lessicali. La frequente
omissione di morfemi funzionali e flessivi ha portato a definire questa afasia “agrammatica”. Nel parlato
agrammatico mancano le marche grammaticali. Questo tipo di afasia può essere molto grave e comportare la
produzione di parlato con molte esitazioni e lunghissime pause. Alcuni pazienti possono avere una grande
difficoltà ad articolare singole parole. Nell’afasia di Broca la comprensione è molto migliore della
produzione.

4.2 Afasia di Wernicke


Il tipo di disturbo che comporta difficoltà nella comprensione percettiva è detto afasia sensoriale, ma noto
come afasia di Wernicke. Chi soffre di questo disturbo sa produrre discorsi molto fluenti che però spesso
non hanno senso. Vengono impiegati spesso termini generali. Tipica dell’afasia di Wernicke è la difficoltà
nel trovare le parole giuste (anomia). Per superare le difficoltà di trovare le parole i parlanti usano strategie
diverse come cercare di descrivere gli oggetti o parlare del loro uso.
4.3 Afasia da conduzione
Un altro tipo di afasia molto meno comune, legata a lesioni del fascio arcuato, è detta afasia da conduzione.
Gli individui che soffrono di questo disturbo a volte pronunciano male le parole ma non hanno problemi di
articolazione. Parlano in modo connesso ma possono avere un ritmo spezzato da pause e esitazioni. La loro
comprensione del parlato è di solito buona. Il compito di ripetere una parola o un sintagma comporta
notevoli difficoltà. Ciò che il paziente sente e comprende non può essere trasferito in modo corretto all’area
che controlla la produzione del linguaggio. I disturbi del linguaggio sono quasi sempre dovuti a lesioni
dell’emisfero sinistro, la cui dominanza è stata dimostrata anche con un altro metodo di ricerca

5 L’ASCOLTO DICOTICO
Il test di ascolto dicotico è una tecnica sperimentale che dimostra la dominanza dell’emisfero sinistro nel
processamento della sillaba e della parola. Si tratta di una tecnica basata sul fatto che tutto ciò che viene
percepito con la parte destra del corpo viene elaborato dall’emisfero sinistro e viceversa. L’esperimento
consiste nel fornire a un individuo simultaneamente due suoni, uno per orecchio. Se gli viene chiesto di dire
cosa ha udito, il soggetto identifica più spesso i suoni tramite l’orecchio destro.

5.1 Cervello sinistro, cervello destro


In questo processo il segnale acustico ricevuto attraverso l’orecchio viene dapprima inviato all’emisfero
destro e poi deve essere ritrasmesso all’emisfero sinistro perché possa essere processato. Questo percorso è
più lungo di quello che deve fare il segnale linguistico ricevuto attraverso l’orecchio destro. Il primo segnale
ad essere processato vince a causa di quella che si chiama la dominanza dell’orecchio destro per i suoni
linguistici. Sembra che l’emisfero destro si sia preposto primariamente all’elaborazione di molti altri segnali
di natura non linguistica. Si può dimostrare come i suoni non verbali sono più spesso riconosciuti tramite
l’orecchio sinistro. Tra le varie specializzazioni del cervello umano, l’emisfero destro è specializzato per i
suoni non linguistici e quello sinistro per i suoni linguistici. Queste specializzazioni dei due emisferi
potrebbero essere correlate più col tipo di processamento che ciascun emisfero è in grado di eseguire. La
distinzione importante sembra essere quella tra elaborazione analitica fatta col cervello sinistro e di
elaborazione olistica fatta col cervello destro.

6 IL PERIODO CRITICO
L’evidente specializzazione linguistica dell’emisfero è spesso chiamata dominanza laterale o
lateralizzazione. Si pensa che il processo di lateralizzazione cominci nella prima infanzia e che coincida col
periodo in cui ha luogo l’acquisizione del linguaggio. Durante l’infanzia c’è un periodo in cui il cervello
umano è più pronto a ricevere un input e ad imparare una determinata lingua. Questo periodo è chiamato a
volte “periodo sensibile” per l’acquisizione del linguaggio, ma è noto come periodo critico. E’ opinione
generale che il periodo critico per l’acquisizione della lingua materna duri dalla nascita alla pubertà. Se non
si impara una lingua in quella fascia d’età, più tardi troverà quasi impossibile impararne una.

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