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La fonazione è un processo fisiologico che si compie con l’ausilio di diversi organi. La prima azione
è svolta dai polmoni con l’emissione di aria espiratoria, di cui sono regolate le quantità e la pressione.
L’aria immessa in corrispondenza della laringe fa vibrare le pieghe vocali, costituite a loro volta da
tessuti molli; se viene esercitata una forza sufficiente sulle pieghe vocali, esse vengono messe in
movimento e la loro vibrazione genera onde sonore.
L’azione fonatoria della laringe è legata all’azione coordinata di elementi muscolari, membranosi,
legamentosi e cartilaginei. In primo luogo la laringe può assumere tre conformazioni morfologiche
differenti: aperta, aperta in misura massima durante l’inspirazione forzata e chiusa durante la
fonazione.
Questi cambiamenti morfologici sono legati principalmente all’azione di muscoli intrinseci ed
estrinseci della laringe. La fonazione consiste nel ciclico alternarsi di movimenti di allontanamento
(abduzione) e di movimenti di riavvicinamento (adduzione) delle pieghe vocali; entrambi questi
movimenti avvengono in seguito alla contrazione di muscoli specifici. I muscoli coinvolti nel
processo sono numerosi, soprattutto se si fa riferimento alla complessità dell'organo interessato. Tra
questi, il muscolo intrinseco più importante della laringe è il cricoaritenoideo posteriore.
Comportando l'abduzione delle corde vocali, esso è l'unico muscolo in grado di permettere il
passaggio di aria in entrata e in uscita dai polmoni. Occorre ricordare che nel momento in cui le corde
vocali sono aperte non si verifica la fonazione. Il processo di fonazione termina dunque con
l'allargamento delle pieghe vocali fino ad ottenere il passaggio del flusso d'aria a turbolenza ridotta;
quando si verifica tale evento le pieghe vocali smettono di vibrare (Anastasi, 2021, p. 274).
Dopo aver attraversato la laringe le onde sonore transitano in una struttura cava, la faringe, per poi
fuoriuscire o dall’apertura piriforme del naso o dall’orifizio buccale.
In questo tragitto altre strutture anatomiche entrano in gioco per perfezionare il linguaggio articolato;
tra queste ci sono: la lingua, le labbra, i denti (in particolare gli incisivi) e i seni paranasali.
I seni paranasali sono delle cavità scavate all’interno di alcune delle ossa che circoscrivono le cavità
nasali. Queste strutture sono definite ossa pneumatiche e una delle loro funzioni è quella di contribuire
alla cassa armonica nell’emissione del linguaggio articolato.
L’area di Broca è l’area motoria del linguaggio. I pazienti colpiti da una lesione in quest’area si
possono esprimere ma in un modo non fluente (tipicamente con un linguaggio semplice), inoltre,
possono essere incapaci di comprendere o formulare frasi con una complessa struttura grammaticale.
L’area di Wernicke è la regione adibita alla comprensione del linguaggio; per questo motivo nei
pazienti affetti da afasia di Wernicke il linguaggio risulta essere scorrevole ma illogico, in quanto la
componente motoria è intatta ma manca la comprensione del linguaggio.
Il giro angolare è l’area associata a funzioni linguistiche
complesse come la lettura, la scrittura e l’interpretazione di
testi scritti. Inoltre, riceve stimoli visivi dalla corteccia
visiva e uditivi dalla corteccia uditiva primaria.
Gli stimoli visivi sono di fondamentale importanza, dal
momento che avendo perso la funzione uditiva è possibile
comprendere il significato semantico di una parola con il
linguaggio dei segni.
Essendo il giro angolare legato alla formulazione di
risposte più complesse, evidenze sperimentali confermano
l’implicazione di questa regione nei disturbi
dell’apprendimento quali dislessia, discalculia e disgrafia.
Le aree principali del linguaggio, ovvero l’area di Broca e
di Wernicke, sono messe in comunicazione dal fascicolo
arcuato.
L'effetto Stroop consiste nel ritardo di elaborazione del colore della parola, che si riflette in un
rallentamento dei tempi di reazione e nell'aumento degli errori nella condizione incongruente
(parola verde scritta in nero) rispetto a quella congruente (parola verde scritta in verde). (Wikipedia,
2021, Effetto Stroop)
In questo test, quando occorre dire il colore delle parole piuttosto che leggerle, siamo lenti e abbiamo
alcune difficoltà, dal momento che l’immagine linguistica prevale sulla percezione visiva.
Il nostro pensiero è fondamentalmente linguistico, ed è questo il motivo per cui quando pensiamo
attiviamo le aree del linguaggio, ed è come se parlassimo a noi stessi.
Questo stesso test può essere utilizzato in neuropsicologia o psichiatria per definire un conflitto
linguaggio-visione.
Il linguaggio è innato o acquisito? Determinato geneticamente oppure no?
Si può rispondere a questa domanda per mezzo di un’indagine comparata del DNA dell’uomo e dello
scimpanzè; seppure i due condividano gran parte del genoma (98%), i geni preposti alle aree del
linguaggio sono presenti in quel 2% di DNA che ci differenzia.
La natura innata del linguaggio può essere giustificata anche da altri tre elementi, ovvero:
l’asimmetria del Planum temporale già durante la gestazione, la capacità di discriminare i suoni a
partire dalla nascita e l’uguale sviluppo in culture diverse.
Il Planum temporale è una zona importante per il linguaggio: si tratta di una grossa area tra lobo
occipitale, parietale inferiore e temporale posteriore. Esso è presente e asimmetrico già alla 31^
settimana di gestazione, quindi anche durante la vita fetale in cui il bambino non ha ancora avuto
alcuna esperienza linguistica. La risonanza magnetica funzionale e la tac permettono di rilevare
un’asimmetria nel cervello già nella vita fetale, in quanto il Planum temporale (importante per il
linguaggio) è presente solo in un emisfero.
La discriminazione dei suoni è già possibile alla nascita, in particolare è possibile discriminare a
livello uditivo suoni emessi in lingue diverse e da popolazioni diverse. Ad esempio se alla nascita
qualsiasi bambino in quanto tale è in grado di distinguere il fono “r” dal fono “l”, crescendo nella
cultura cinese non sarà più in grado di farlo.
L’uguale sviluppo in culture diverse si manifesta nella capacità di acquisire il linguaggio
indipendentemente dal linguaggio stesso.
L’acquisizione del linguaggio
In tutte le culture e le lingue l’acquisizione del linguaggio segue lo stesso percorso di ricchezza di
vocabolario, semantica e sintassi. Per questo motivo l’acquisizione del linguaggio costituisce un forte
indicatore della componente innata e genetica delle funzioni linguistiche.
Nel primo anno di vita un neonato è capace di esprimersi in maniera estremamente semplice,
utilizzando una sola parola. Arrivato a 18 mesi l’infante arriva a possedere un vocabolario di circa 50
parole, che verranno usate a loro volta senza sintassi. A due anni di vita si inizieranno a comporre
delle frasi a sole due parole ma con sintassi. A due anni e mezzo si inizieranno a formulare frasi aventi
tre o più parole. All’età di tre anni l’infante potrà formulare delle frasi complete e avere un
vocabolario di circa mille parole. Già all’età di 4 anni la sua capacità espressiva sarà quasi
paragonabile a quella dell’adulto, con l’unico limite dei vocaboli conosciuti, circa 3000.
Un ulteriore indicatore della predisposizione genetica al linguaggio è il periodo della pubertà. Si tratta
di un periodo della vita dell'individuo particolarmente critico, in quanto se nel periodo prepuberale il
soggetto va incontro a lesioni delle aree del linguaggio, a causa della plasticità corticale, queste
verranno spostate nell'emisfero controlaterale. Nel caso in cui ci sia una lesione dopo la pubertà, il
paziente rimane afasico, incapace di parlare.
Organizzazione linguistica
L’immagazzinamento di simboli avviene con un ordine ben preciso e lo si vede bene nei pazienti che
hanno imparato più lingue, dato che si tratta fondamentalmente di simboli diversi.
In un paziente trilingue che parla italiano come lingua madre, inglese come seconda lingua e francese
come terza, se si stimola la parte anteriore dell’area adibita alla comprensione del linguaggio (area di
Wernicke) si ha interferenza del linguaggio solo se parla in italiano; se ci si sposta leggermente più
indietro ha delle interferenze nel linguaggio solo se parla in inglese e se ci si sposta posteriormente
ha delle interferenze del linguaggio solo se parla in francese.
La progressione dell’immagazzinamento dei simboli nelle diverse lingue avviene in senso
anteroposteriore. Quello relativo alla lingua madre si trova anteriormente nel Planum temporale, ed è
più flessibile e plastico, la seconda lingua più posteriormente e così via. Non esistono soggetti che
parlano fluentemente più di 7\8 lingue poiché esiste un limite di spazio disponibile per
l’immagazzinamento di simboli, anche se è comunque molto grande (1000 volte maggiore degli
scimpanzè).
Lettura e scrittura
L’incapacità di leggere e di scrivere sono rispettivamente note come alessìa e agrafia. Entrambe sono
patologie acquisite a causa di tumori, emorragie o ischemie nel Planum temporale. È possibile avere
delle sintomatologie miste quando si ha una lesione a livello di tutto il Planum temporale.
Si ha alessìa pura in caso di lesione dello splenio del copro calloso (parte posteriore che unisce le due
cortecce visive, ovvero la scissura calcarina di destra e sinistra).
È possibile studiare le conseguenze di danni nelle varie porzioni del Planum temporale attraverso
pazienti giapponesi. Il linguaggio giapponese ha
due forme di lettura: il kanji, ovvero la lettura
ideografica, e il kana, la lettura sillabica.
Una lesione a livello posteriore e anteriore nel
Planum temporale causa diverse interferenze nella
lettura in kanji e kana: una lesione nella parte
posteriore causa problemi nella lettura del kana,
una lesione nella parte anteriore causa problemi
con la lettura del kanji. Si tratta di una super
organizzazione delle funzioni complesse.
Patologie di tipo diverso sono invece dislessia e disgrafia, rispettivamente incapacità di leggere e di
scrivere. Entrambe sono congenite, causate da una sconnessione tra la corteccia visiva nel lobo
occipitale e il Planum temporale.
L’affetto e il linguaggio
Nell’ emisfero destro, al posto dell’area di Broca, si trova
l’area della prosodia motoria. Al posto di quella di Wernicke,
l’area della prosodia sensoriale.
La prosodia è la capacità di esprimere emotivamente e
affettivamente il linguaggio; di conferire un tono emotivo alle
parole. In caso di una lesione in queste aree si avranno
rispettivamente l’aprosodia motoria e l’aprosodia sensoriale.
La prima si presenta con una voce metallica, senza
intonazione emotiva, nella seconda si ha l’incapacità di riconoscere il tono emotivo.
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