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LINGUISTICA

BILINGUISMO

Chi può essere considerato bilingue?

Bloomfield (1933) definisce bilingue colui la cui competenza linguistica nelle due lingue sia
quella del madrelingua (il parlante bilingue perfetto).
Macnamara (1967) al contrario considera bilingue chiunque possieda una competenza
minima in una seconda lingua in una delle quattro abilità linguistiche (ovvero lettura,
scrittura, parlato, ascolto).

L’aspetto pluridimensionale del bilinguismo rende molto difficile la ricerca di una


definizione generale in grado di rendere conto dei numerosi fattori che regolano questo
fenomeno.

Prima distinzione necessaria: Bilinguismo sociale (Bilingualism) vs. Bilinguismo


individuale (Bilinguality).

Bilinguismo sociale

Si definisce Bilinguismo sociale lo stato di una comunità in cui due lingue sono in contatto
con il risultato che una buona parte della popolazione è bilingue e i due codici linguistici
possono essere usati nello stesso evento comunicativo. Si possono riscontrare tre grandi
tipologie di comunità multilingue, a cui corrispondono tre diverse dimensioni di bilinguismo
sociale.

● Diglossia ➲ Introdotto da Fergurson (1959), il termine diglossia rende conto della


differenziazione funzionale nell’uso di due codici
➲ Si definiscono diglossiche quelle comunità linguistiche in cui due o più lingue o
varietà di una lingua sono usate dal parlante in modo funzionale e complementare,
ovvero il loro uso è ristretto a situazioni e funzioni comunicative ben precise.
➲ Forme didiglossia sono molto diffuse anche in paesi ufficialmente monolingui,
dove, forme standard e non standard di una lingua sono quotidianamente in

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contatto.
➲ Tra gli esempi di diglossia citati da Fergurson figurano l’uso del tedesco e delle
sue varietà regionali, ma anche l’uso dello spagnolo e del guarani in Paraguay o del
francese e del creolo a Haiti.
● Territorialità ➲ Rientrano in casi di bilinguismo territoriale quelle comunità, che
vivono all’interno di un territorio politicamente definito, in cui si parlano due o più
lingue, il cui statuto ufficiale varia da paese a paese.
➲ Esempi classici di bilinguismo territoriale sono la Svizzera, il Belgio, il Canada e
l’India.
● Lingua franca o esogena ➲ Comunità già fortemente multilingue e multietniche, in
cui, con modalità diverse, un terzo codice linguistico viene introdotto per garantire
la comunicazione tra i numerosi gruppi che le compongono. Questo terzo codice
può essere o una lingua franca, come lo swahili in Africa orientale e centrale, oppure
una lingua straniera, una lingua esogena, introdotta per motivi politici,
generalmente in seguito ad un processo di colonizzazione, come ad esempio il
francese o l’inglese in molti paesi africani.

Bilinguismo individuale

Chi può essere considerato bilingue? Bilingue è chiunque abbia appreso due lingue fin dalla
nascita, raggiungendo così in entrambe un livello di competenza molto vicino a quello del
madrelingua.
Con il termine Bilinguismo individuale, o Bilingualità, si definisce lo stato psicologico di un
individuo che ha accesso a più di un codice linguistico nella comunicazione sociale. Questo
accesso è multidimensionale e varia in base ad una serie di fattori psicologici e sociologici,
che danno vita a forme e gradi diversi di bilinguismo.

La competenza linguistica

Seguendo questa dimensione si distingue il bilinguismo bilanciato, in cui la competenza


nelle due lingue conosciute dal parlante bilingue è equivalente, da quello dominante, in cui
la competenza in una delle due lingue è superiore all’altra. I casi di bilinguismo
perfettamente bilanciato sono rari, poiché anche quanto esiste un forte equilibrio tra le
duelingue, il parlante sembra ricorrere, soprattutto in situazioni emotivamente forti, ad
una delle due piuttosto che all’altra.

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Dominanza ➲ intrinsecamente connessa a fattori quali l’età e il contesto dell’esposizione
alla seconda lingua.

Questi fattori sono stati per molto tempo alla base della distinzione tra bilinguismo
composto e bilinguismo coordinato; distinzione di tipo psicolinguistico operata
inizialmente da Weinreich (1953). In questa distinzione si prende in considerazione il lessico
bilingue ➲ si definisce il tipo di relazione esistente tra le parole delle due lingue conosciute
e i relativi concetti. Nei casi di bilinguismo composto alle parole equivalenti dei due lessici
corrisponderebbe un unico concetto, mentre nei casi di bilinguismo coordinato ne
corrisponderebbero due.

Bilinguismo infantile, adolescenziale, L2

In base all’età dell’acquisizione della seconda lingua si parla di bilinguismo infantile, con
l’acquisizione della seconda lingua che avviene prima degli 11 anni d’età, vale a dire prima
del periodo critico (Lenneberg 1963); di bilinguismo adolescenziale, con l’esposizione alla
seconda lingua che si verifica tra gli 11 e i 17 anni di età; e infine di acquisizione della
seconda lingua (L2) in età adulta con l’acquisizione della seconda lingua che avviene solo
dopo i 17 anni.

All’interno del bilinguismo infantile si distingue inoltre un bilinguismo di tipo simultaneo, in


cui il bambino è esposto alle due lingue fin dalla nascita, da un bilinguismo di tipo
successivo, in cui il bambino è esposto alla seconda lingua solo dopo avere acquisito la sua
lingua madre, ovvero tra i 3 e gli 11 anni d’età. Tra questi tipi d’acquisizione il bilinguismo
simultaneo sembra garantire con maggior successo una competenza linguistica vicina a
quella del madrelingua in entrambe le lingue.

Come è possibile che un bambino non confonda le due lingue?

Ipotesi del sistema linguistico unitario sostiene che il bambino bilingue passi attraverso una
fase unitaria, da cui si allontana progressivamente separando le due lingue (studi più
recenti ci portano a rivalutare radicalmente questa ipotesi).

È stato dimostrato che il bambino bilingue ha modo di sapere fin dall’inizio di non dover
cercare di costruire una sola grammatica, ma due grammatiche indipendenti.
Si è infatti scoperto che fin dai primissimi giorni di vita i neonati sono in grado di

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distinguere lingue anche molto simili, come per esempio lo spagnolo e il catalano: in
questo svolge un ruolo fondamentale la sensibilità acustica.
Questo significa che il primo passo, quello di tenere le due lingue separate, è facile e
immediato. Da quel momento, lo sviluppo linguistico procede in parallelo, senza che il
processo in una lingua interferisca con quello dell’altra.

Code switching

Dire che il bilingue non ha maggiori difficoltà e non confonde le due lingue non significa che
non le usi spesso insieme, mescolandole nello stesso enunciato. Al contrario, tutti i bilingui,
e in particolar modo i bambini, fanno con molta naturalezza quello che viene definito code
switching (commutazione di codice). La
singolarità di queste frasi è quella di essere apparentemente costruite su una grammatica
mista. Ad un certo punto della produzione il parlante decide, apparentemente senza
motivo, di cambiare lingua. Dibattito aperto sulla natura del fenomeno.

È stato mostrato che tanto i bambini quanto gli adulti rispettano le grammatiche delle
lingue in gioco negli enunciati misti lingua, e che, pertanto, la commutazione di codice non
è casuale o frutto di una confusione.

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