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BILINGUISMO E TRANSLANGUAGING
Concetto di bilinguismo
La pluralità linguistica e dialettale è un tratto connaturato nella maggioranza delle società e presente in tutte le
epoche. Bilinguismo: continuum che si sviluppa lungo 2 poli principali: visione monolingue o “monoglossica”
che tende a considerare l’uso di una sola lingua come “norma” e il bilinguismo come una deviazione(somma di
due monolingui); prospettiva “eteroglossica” che è una condizione di diversità linguistica stratificata all’interno
di una stessa lingua nazionale e si manifesta in una serie di varietà(diverso da diglossia che prevede una
gerarchizzazione del repertorio linguistico).
Si indicava con bilinguismo il fenomeno di controllo nativo di due o più lingue, tuttavia questa definizione è
oggi obsoleta perché anche il parlante nativo è soggetto a variabili sociolinguistiche(luogo, categorie sociali…).
Haugen: si tratta di bilinguismo se riesce a produrre frasi di senso compiuto in altre lingue(mette al primo
posto l’efficacia comunicativa, indipendentemente dalla competenza nelle due lingue).
Weinreich: bilinguismo se alterna può passare da una all’altre; elimina ogni gerarchia linguistica(dialetti,
varianti…) e identifica il bilingue come il punto di contatto linguistico.
Grosjean: propone una visione olistica in cui il bilingue non è la somma di due monolingui, ma un
parlante-udente competente che utilizza diverse lingue per scopi e contesti diversi. Delinea inoltre il principio
di complementarietà che illustra come lo sviluppo o meno di una lingua dipenda dall’uso quotidiano.
Valdes: anche se limitato l'importante è che sia in grado di farsi capire(visione minimalista).
Si giunge così al modello del bilinguismo dinamico di Ofelia Garcia, secondo cui i confini tra L1 e L2 sono
labili e gli usi linguistici sono multipli, adattivi e multimodali. Garcia rappresenta il bilinguismo attraverso un
agglomerato di frecce in cui bianco e grigio indicano le lingue e i movimenti delle frecce la presenza
simultanea della molteplicità linguistica. Emerge l’idea di un individuo plurilingue con un sistema linguistico
unico e una manifestazione dello stesso in forma non lineare e pone le basi del translanguaging.
Questa idea venne già proposta dal modello CUP, o teoria dell’iceberg, di Cummins: le due lingue,
rappresentate come due punte dell’iceberg, sono una manifestazione in superficie di una comune
competenza(parte sommersa). Con questa relazione reciproca tutte le abilità esercitate in una lingua possono
influire sull’altra(Developmental interdependence hypothesis; teoria delle soglie: se competenza L1 alta la
L2 si apprende senza fatica, altrimenti l’esposizione a L2 rallenta o blocca lo sviluppo di entrambe; migranti
scarsamente esposti a lingua d’origine. Anche la consapevolezzza metalinguistica è condivisa tra le due lingue
e le dinamiche di transfer possono avere effetti positivi; necessario svilupparle entrambe, CALP), inoltre
metteremmo in gioco entrambe le nostre lingue anche in un contesto monolingue.
La differenza tra Cummins e Garcia sta ne fatto che la seconda non accetta ch un’unica competenza
linguistica si manifesti esternamente in modo lineare e binario
Effetti del bilinguismo
Baker e Wright identificano tre momenti principali nelle ricerche sull'impatto del bilinguismo: il periodo dello
svantaggio(effetti deleteri su sviluppo cognitivo; test non standardizzati e spesso in una sola lingua, non
considera variabili socioeconomiche e competenze linguistiche), il periodo degli effetti neutrali, il periodo del
vantaggio(dalla monografia di Pal e Lambert, mente più flessibile e maggiore inclinazione al pensiero
astratto).
Bialystok ha individuato e descritto negli anni le principali traiettorie di ricerca nel campo delle abilità non
verbali dei parlanti bilingui, osservando un vantaggio relativo la memoria di lavoro(trattenere e manipolare
info) e alle funzioni esecutive(controllo inibitorio: frena risposte abituali; flessibilità cognitiva: adattamento)
In diversi ambiti: mettere in ordine elementi secondo diversi criteri, rispondere in modo efficace a interferenze,
reagire rapidamente a conflitti spaziali; i bambini bilingui hanno risposto in modo più corretto e veloce.
I bambini con un bilinguismo più bilanciato hanno ottenuto risultati migliori a livello di controllo esecutivo,
solitamente abbinato a un migliore rendimento scolastico e a una più brillante realizzazione sociale.
Importante quindi sviluppare entrambe le lingue del repertorio di uno studente.
In alcune condizioni il vantaggio bilingue non si manifesta, specialmente nei bambini, anche se tende a
riemergere con l’età(effetti neurodegenerativi della demenza rallentano). Bialystok per spiegare queste
divergenze introduce l’idea di attenzione selettiva, che interagendo con le funzioni esecutive vengono
rimodulate(non solo incrementate) dall’esperienza bilingue.
Altro aspetto da considerare è relativo alla teoria della mente(attribuire percezioni e consapevolezza al
prossimo), più sviluppata nei bilingui. Legata a quest’ultima è la consapevolezza metalinguistica, cioè la
conoscenza della relazione tra segno e significato, oltre che la capacità di riflettere sulle forme linguistiche e
manipolarle(consapevolezza delle parole: segmenta flusso linguistico, della sintassi: individuare e correggere
errori ma non nello spiegarli, fonologica: associare suoni a significati).
Diverse ricerche hanno dimostrato come i bambini monolingui traggano vantaggio da un ambiente plurilingue
che stimola l'attività cognitiva
Translanguaging, aspetti teorici-ideologici
Il translanguaging è una pratica discorsiva in cui i soggetti bilingui esposti sfruttano le loro competenze
linguistiche per elaborare il discorso, spostandosi liberamente da un linguaggio all’altro(pratiche discorsive
plurilingue; inizialmente pratiche consapevoli di alternanza di codice tra input a output; può anche essere
interpretato come un orientamento pedagogico).
L’ecologia linguistica considera l’uso linguistico come elemento di un sistema socioculturale e storico-politico
e le lingue come processi dinamici, aperti al contatto e all’ibridazione. Temi centrali dell’ecologia linguistica
sono l’evoluzione delle lingue e il loro rischio di estinzione e di marginalizzazione.
García e Wei con languaging intendono il divenire di noi stessi e dei nostri usi linguistici nell’interazione e
nella pratica di creazioni/manipolazione di significato(-ing inteso come dinamico, non come struttura fissa);
concetto che procede con quello di decostruzione dell’idea di lingua come manifestazione determinata del
linguaggio umano(strutturalismo: lingua da osservare in modo sistematico analizzando ogni unità minima;
post-strutturalismo: le lingue sono invenzioni, costrutti sociali elaborati dall’uomo e rappresentazione della
conoscenza di un dato momento storico).
L'obiettivo dei sociolinguisti post-strutturalisti critici è quello di sostituire la visione statica delle lingue con un
approccio che consideri la fluidità delle pratiche linguistiche reali e locali di tutti i parlanti.
Il concetto di translanguaging appare più adatto a esprimere la mobilità e la complessità delle posizioni
teoriche discusse finora, rispetto a multilinguismo e plurilinguismo. È possibile analizzare la nozione di
translanguaging attraverso 4 livelli: descrittivo(descrive le pratiche discorsive dei soggetti che presentano più
varietà nel proprio repertorio; trascende la dicotomia tra lingue che si mantiene invece nel code-switching);
politico(diverso orientamento rispetto alle forme di pluralità linguistica e culturale; uso individuale delle
pratiche translinguistiche come mezzo per opporsi all’egemonia monolingue e affermare la propria identità);
teoria del linguaggio(transdisciplinare, fa riferimento a multicompetence: visione unitaria sistema linguistico,
repertori linguistici sono in relazione tra loro; multimodalità: legittimazione di risorse semiotiche multiple nella
scuola; comunicazione interculturale e third space: superare dicotomie e logica della visione unitaria di lingua,
nazione e identità; critica al neoliberismo: che tende ad elevare l’inglese per una logica di mercato); educativo
e didattico(tutte le declinazioni del translanguaging descritte trovano la loro applicazione concreta).
Translanguaging come pratica didattica in un contesto educativo
Il concetto di translanguaging nasce in contesto educativo. Secondo Williams la pratica translinguistica
consiste nell’interiorizzare un messaggio, un’idea o un concetto in una lingua, assegnarvi un significato e
utilizzarlo in un’altra lingua. Il translanguaging si contrappone quindi a quei contesti educativi in cui vi è una
netta separazione tra due o più lingue e può legarsi al concetto di biliteracy(inerente la scrittura).
García e Li Wei hanno identificato 7 strategie translinguistiche da parte dei docenti: distinguere le specificità
linguistiche degli studenti e adattare le pratiche comunicative della classe a seconda della presenza di studenti
monolingui, bilingui o bilingui emergenti; costruire una serie di conoscenze condivise (possibile proporre lavori
di gruppo su testi plurilingui di varia natura); approfondire la comprensione e l’impegno sociopolitico, in modo
da sviluppare un pensiero critico e una consapevolezza profonda(si può esplicitare come prodotto realizzato
da studenti); affinare le competenze metalinguistiche su più lingue di studenti monolingui e il transfer
cross-linguistico negli studenti plurilingui(bacheche plurilingui, riflessioni su falsi amici sono strategie valide per
perseguire questa finalità); esercitare una flessibilità cross-linguistica, per esempio alternando lingue diverse;
affermare l’identità degli studenti linguisticamente e culturalmente minorizzati per coinvolgerli; interrogare le
ineguaglianze linguistiche e decostruire le gerarchie linguistico-culturali e sociali.
Un'applicazione del translanguaging a scuola è il progetto “CUNY-NYSIEB", nato nel 2011 e sviluppato in una
rete di circa 30 scuole di New York, caratterizzate da un’elevata percentuale di studenti bilingui emergenti con
diversi background. La struttura operativa si fonda su una tipologia di ricerca-azione che viene condotta con i
docenti, invertendo le posizioni tra ricercatori e personale scolastico affinché ognuno possa condividere le
proprie competenze ed esperienze professionali e diventare al tempo stesso co-learner. Principi fondanti del
progetto: bilinguismo è risorsa nell’educazione; scuola è ambiente multilingue ecologico(modificare spazio).
Tre dimensioni principali nel processo di translanguaging sono: stance(insegnante deve sviluppare
atteggiamento filosofico o presa di posizione riguardo l’importanza dei repertori plurilingui degli studenti);
design(pianificazione puntuale fondata su collaborazione; translanguaging instructional design cycle);
shift(ricalibrare pratiche comunicative anche in itinere).
Garcia, Johnson e Seltzer propongono un modello di programmazione didattico bipartitico, formato da un
translanguaging unit plan(TUP;obiettivi e contenuti del lavoro su vari livelli) e un translanguaging
instructional design cycle(TIDC). Quest’ultimo si articola in differenti fasi: Explorar(creazione di un
background comune di conoscenze sulla tematica proposta), Evaluar(valutazione degli studenti delle risorse
proposte o ricerca di ulteriori materiali), Imaginar(produzione di un elaborato innovativo e plurilingue),
Presentar(presentazione del lavoro per ottenere riscontri in base a obiettivi), Implementar(momenti di
condivisione autentica con altri alunni).
La valutazione plurilingue si scontra con la realtà dei docenti che non possono conoscere tutte le lingue e si
basa quindi su una valutazione della performance in cui si considerano più prospettive(valutazione tra pari,
autovalutazione…)
Criticismi
Cummins sottolinea la valenza educativa della pedagogia translinguistica, ma afferma che risulta molto difficile
affermare l’inesistenza delle lingue. La decostruzione linguistica risulta quindi un argomento pericoloso
nell’ambito degli studi su bilinguismo, multilinguismo e code-switching.
MacSwan nega la possibilità che un unico repertorio linguistico si fondi su una grammatica unitaria e
indifferenziata.
Anche la performance può essere oggetto di studio e dare informazioni tramite tre ambiti:
accuratezza(conformità delle realizzazioni dell’apprendente alle regole del sistema target);
complessità(determinate strutture linguistiche presenta difficoltà maggiori); fluenza(facilità di accesso alle
competenze linguistiche); più un bonus di accuratezza(in base al contesto alcuni tratti possono essere
accettati: se lo sapevo non venivo, gli al posto di le, che al posto di a cui…; neostandard).
Competenza implicita ed esplicita
Molte delle conoscenze relative alla nostra lingua nativa sono implicite; si parla di competenza implicita ogni
volta che si manifesta nel comportamento linguistico senza che il parlante stesso sia in grado di accedere
consapevolmente alle regole che la caratterizzano.
La capacità di verbalizzare una regole è invece manifestazione di una competenza esplicita, detta anche
metalinguistica(osservare in modo riflessivo il proprio comportamento).
Queste competenze non sono necessariamente compresenti nella competenza linguistica dell’apprendente
per la presenza di due “depositi” differenti: memoria dichiarativa(relativa a concetti, parole, sapere che;
competenza esplicita); memoria procedurale(abilità, sapere come; competenza implicita). I due tipi di
competenza si formano quindi attraverso meccanismi distinti: ricostruzione consapevole di una
rappresentazione simbolica il primo(deduttivo) e associazioni tra fenomeni a cui si è esposti ripetutamente il
secondo(induttivo).
Si pensa siano possibili forme di travasabilità dall’una all’altra sono possibili, mentre secondo Schmidt
l’apprendimento non può essere completamente subliminale ma necessita di consapevolezza.