SPAGNOLO LINGUA DI ORIGINE E ITALSTUDIO IN UN MODELLO DI
EDUCAZIONE BILINGUE DI TIPO ETEROGLOSSICO
Dalle considerazioni emerse dalla situazione della scuola italiana e l’esperienza dell’insegnamento bilingue statunitense, è nata la ricerca-azione Lingua Italiana. Lingua d’Origine (LI.LO) progettata da Elena Firpo e Laura Sanfelici realizzata in tre anni scolastici dal 2013/14 in un istituto comprensivo di una scuola a Genova con un’alta densità di popolazione di origine ispanofona. Obiettivo del progetto, spingere gli studenti di lingua spagnola o hispanohablante a usare tutto il loro repertorio linguistico per migliorare la performance scolastica. La scuola di oggi è multiculturale con presenza di alunni stranieri nati in Italia oppure neo arrivati in Italia. Secondo Garcia e Kleyn (2016) ci sono molteplici tipi di bilinguismo quindi il primo passo da compiere è individuare il tipo di bilinguismo. In questo tipo di analisi ci si è chiesti quale può essere il motivo del ritardo scolastico degli alunni stranieri e come possibile causa si è individuata proprio l’assenza di un tipo di bilinguismo bilanciato. Secondo Garcia and Kleyn la concezione di code switching nella linguistica tradizionale è associata ad una visione separata della concezione linguistica, di fatti fino a poco tempo fa si parlava di named languages, che secondo gli autori si tratta di “una costruzione utilizzata per enfatizzare il fatto che i termini Inglese, Spagnolo, Arabo,Cinese,Swahili,Russo etc. da nome a categorie inventate. Non sono categorie inventate ma questi termini non necessariamente si sovrappongono al sistema linguistico dei parlanti”. È importante distinguere la named language dal sistema di suoni, costruzioni e parole. Dal punto di vista esterno i bilingui possiedono due named languages, ma tenendo in considerazione l’aspetto interno del sistema linguistico è più appropriato riconoscere, in termini unitari, l’esistenza di un solo sistema linguistico come affermato da Cummins: “il termine translanguaging dovrebbe essere inteso nel senso di trascendere andando oltre e pensare ai bilingui/multilingui come individui con un solo sistema linguistico che la società chiama due o più named languages” Inoltre secondo Gracia, Reid and Otheguy l’idea dell’uso del code-switching si è spostata ad una concezione che riguarda l’idioletto in quanto “l’idioletto una lingua personale, unica, personale grammatica mentale che emerge nell’interazione con altri parlanti e consente l’uso del linguaggio da parte della persona”. Sempre secondo Garcia and Keyn, “il translanguaging si riferisce allo sviluppo del repertorio linguistico completo di un parlante, che non corrisponde in alcun modo ai confini socialmente e politicamente definiti delle lingue nominate/named languages. Per questo si annota con (F) features/caratteristiche del repertorio linguistico del parlante con un numero nominale (n) e non si designa L1 o L2.” Quindi sia secondo una visione monoglossica sia eteroglossica, il sistema linguistico non sarà né separato né comune ma un continuum di alternanze di repertorio linguistico e di caratteristiche secondo un ordine: FnFnFnFn. In conclusione è possibile affermare che la ricerca di nuove prospettive all’interno dell’educazione bilingue stia seguendo un cammino ancora inesplorato come quello del translanguaging. Cosi come per il bilinguismo, anche per l’educazione bilingue non c’è un solo quadro di riferimento, di fatti L’Enciclopedia del bilinguismo e dell’educazione bilingue (Baker,Prys,Jones 1998) elenca 10 tipi di educazione bilingue. Mentre per il quadro europeo, oltre al QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento) è utile citare anche il contributo del CARAP (Un Cadre de Reference pour les Approches Plurielles des Langues et des Cultures). Negli ultimi decenni, alcune scuole hanno iniziato ad adattarsi in modo da riconoscere il plurilinguismo ed utilizzare il bilinguismo come strumento per insegnare una lingua dominante ed aggiungerne un’altra. Si è sentita l’esigenza di combinare caratteristiche di un quadro monoglossico e di un quadro eteroglossico al fine di adattare gli studenti alle complessità del bilinguismo. I quadri di riferimento del modello eteroglossico sono due: ricorsivo e dinamico. -ricorsivo: riconosce il bilinguismo di un solo gruppo etnolinguistico come complesso, non statico, che può prendere direzioni diverse a seconda delle direzioni che prende, a seconda dei momenti; il quadro ricorsivo supporta la possibilità di una rivitalizzazione linguistica, esprime la visione eteroglossica, si focalizza sulla valorizzazione del bilinguismo e dell’educazione interculturale. -dinamico: si concentra sul plurilinguismo o sul bilinguismo attraverso l’interazione linguistica che avviene su diversi livelli che comprendono multimodalità e altre interrelazioni linguistiche; prevede come punto finale un bilinguismo bilanciato, supporta l’interazione linguistica fra gli studenti, promuove l’identità transculturale. Questo quadro permette la coesistenza simultanea di diverse lingue nell’atto comunicativo, accetta il passaggio da una lingua all’altra. La super-diversità, termine coniato da Vertovec per rappresentare la diversificazione crescente interna ai flussi migratori e alle minoranze etniche, caratterizza molte città del nostro paese. Ma qual è il percorso didattico più adatto al fine di valorizzazione delle differenti lingue e culture rappresentate all’interno dell’aula e per l’apprendimento della lingua italiana? Per rispondere a questa domanda è stato ideato il progetto LI.LO alla cui base vi è la ricerca di possibili modelli di educazione bi-plurilingue da adattare al nostro sistema educativo. Prendendo ad esempio il caso spagnolo, la popolazione hispanounidense degli USA è composta da messicani concentrati nel sud-ovest del paese, mentre i cubani in florida, a New York vive una percentuale molto alta di portoricani e a Chicago una massiccia presenza di messicani e portoricani. Lo spagnolo unisce tutti questi popoli la cui loro identità è diversa all’interno del gruppo latino. Ad unire i latinos degli USA e a creare un legame con i latinos d’Italia è una position of deficiency : sono molti i giovani di origine latinoamericana che si vergognano del loro spagnolo. Ma proprio la lingua d’origine ed il suo mantenimento sono il concetto chiave. Potowski afferma che “presuppore un legame intimo tra lo sviluppo e il mantenimento di una lingua d’origine e un nucleo di identità è una sorta di essenzializzazione che corre il rischio di omogeneizzare il patrimonio dei relatori, che variano su questo e su una serie di altri costrutti primari”. Studiare la lingua d’origine (heritage language) non è solo ereditare un sistema linguistico ma anche ripercorrere il cammino di una identità culturale destinata a evolversi. In Italia le heritage languages più presenti sono il rumeno e l’albanese a cui seguono l’arabo, il cinese e lo spagnolo; mentre il contingente che ha lo spagnolo come lingua materna è quello peruviano, ecuadoriano e dominicano. In Italia, soprattutto Milano, Torino e Genova sono le città più interessate dal fenomeno migratorio e proprio a Genova in un Istituto Comprensivo di un quartiere con un’alta percentuale di ispanofoni sono iniziati nel 2006 corsi di spagnolo per Spanish Heritage Language Speakers, cercando di ampliare l’input ma nel frattempo il quadro socio-linguistico è cambiato e ci si è trovati di fronte a nuove esigenze educative. Alcune ricerche hanno riscontrato una perdita dello spagnolo su base generazionale a chi non fa in modo di equilibrare una conoscenza scritta ed orale dell’italiano. Da qui l’esigenza di lavorare su entrambe le lingue attraverso la LI.LO. Ciò he lega la LI.LO, i corsi di spagnolo per gli HL ispanofoni, sperimentazioni di plurilinguismo è la volontà di sviluppare un modello dinamico di pedagogia bilingue che metta lo studente al centro dell’interazione. Ad esempio, il translanguaging è stato usato come strategia pedagogica per progettare corsi di spagnolo per l’intero gruppo classe in aule multilingui. Un programma innovativo CUNY-NYSIEB (City University of New York-New York State Initiative on Emergent Bilinguals) avviato in una scuola primaria di Certosa, sposa il modello eteroglossico che considera le diverse lingue come una realtà in contatto che interagiscono tra loro. L’obiettivo del progetto è l’alfabetizzazione per l’intero gruppo classe, in cui è presente un alto numero di alunni con lo spagnolo come lingua d’origine. Il processo per i non ispanofoni sarà un “Becoming multilingual” mentre per gli ispanofoni un “being multilingual”. Il modello teorico di riferimento è quello di un flexible bilingualism, un bilinguismo dinamico. Nella suola secondaria di primo grado, si è passati al progetto LI.LO Lingua Italiana.Lingua Origine. Lo scopo è quello di ideare e promuovere modelli di insegnamento per sviluppare competenze bilingui negli studenti di origine ispanofona tra gli 11 e 14 anni, recuperando la loro competenza dello spagnolo e migliorando la loro conoscenza e comprensione dell’italiano. La LI.LO lavora sulla lingua dello studio, sulle competenze metacognitive e sulle competenze interculturali. Il gruppo di origine ispanofona, in orario extra-scolastico, ripercorre e approfondisce nelle due lingue quanto già appreso nelle lezioni di storia e geografia. Il corso è stato strutturato su un test di screening che ha sottolineato che i risultati delle prove di italiano degli studenti di origine ispanofona erano inferiori a quelli dei loro compagni italofoni; mentre per lo spagnolo dimostrano una competenza perlopiù orale. Con l’approccio della LI.LO che ha fatto si che l’approccio scelto fosse quello lessicale. I risultati emersi nei test finali hanno dimostrato un miglioramento in italiano e in spagnolo nella comprensione e nell’uso della lingua. Alla luce di quanto esposto, è possibile affermare che mentre negli Stati Uniti siamo in presenza di modelli educativi bi-plurilingui inseriti in un contesto curricolare, nel nostro sistema scolastico possiamo adottarli come buone pratiche. La scuola del terzo millennio fa fatica a creare percorsi ad hoc per un’integrazione efficace, fatica a lavorare sul mantenimento e recupero della lingua d’origine. Sarebbe auspicabile una maggiore comunicazione tra la scuola e la comunità.
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