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Articolo 20: “Studenti internazionali in mobilità”, di Francesca Gallina

Per gli studenti internazionali in mobilità, una delle questioni più importanti è quella dello sviluppo
della competenza linguistica in italiano L2 per lo studio e lo sviluppo della conoscenza del lessico
in un percorso universitario. Il lessico della conoscenza (LC) è un insieme di parole utilizzate
trasversalmente negli ambiti disciplinari che richiama il vocabolario accademico anglosassone. Il
lessico è utile per muoversi nello spazio linguistico universitario, in cui potrebbe non bastare la
conoscenza del lessico settoriale. Il test illustrato ha l’intenzione di verificare se gli studenti
universitari non-nativi siano in grado di comprendere le unità lessicali del LC quando le incontrano
e se sanno produrre testi che comprendano tali elementi. Il test è stato somministrato a studenti di
italiano L2 di origini differenti e con livelli di competenza differenziati. L’obiettivo è quello di
riflettere sulla necessità, per gli studenti di questo tipo, di sviluppare la conoscenza anche di questa
porzione del lessico italiano.
Le unità lessicali accademiche generalmente non hanno uso diffuso ma sono decisamente frequenti
nei testi accademici di qualsiasi disciplina universitaria. Il vocabolario accademico è capace di
facilitare la comunicazione e il ragionamento sui contenuti disciplinari accademici.
Numerosi studi hanno evidenziato una stretta correlazione tra la conoscenza del vocabolario
accademico con le abilità di lettura accademica e il successo accademico. Gli anglosassoni hanno
elaborato varie liste di parole appartenenti al vocabolario accademico che possono non solo stabilire
gli obiettivi di apprendimento, valutare la competenza lessicale, analizzare la complessità e la
ricchezza dei testi, ma anche progettare strumenti per l’apprendimento, determinare le componenti
lessicali del curriculum e rispondere ai bisogni linguistici di chi studia tramite la L2 in un percorso
accademico formale.
Generalmente il LC è rivolto a madrelingua. Tuttavia, esso può servire anche a studenti universitari
non italofoni in quanto permette di comprendere testi universitari e innescare importanti
meccanismi di autoapprendimento nello studente. Il LC comprende 255 lemmi. Il test ha proposto
una selezione di questi lemmi per vedere quali di queste unità fosse noto agli studenti in mobilità. È
stato preso in considerazione anche l’Academic Italian Word List (AIWL) di Spina, contenente le
parole più frequenti nella comunicazione accademica scritta italiana, comprendente 403 lemmi e
208 collocazioni. L’AIWL copre il 5% dell’Academic Italian Corpus, composto da un milione di
occorrenze.
Il test ha l’intenzione di prendere atto della dimensione quantitativa, qualitativa e della automaticità
e velocità di accesso e organizzazione del lessico da parte dei rispondenti. Vengono analizzate, in
base alla conoscenza dell’italiano L2 da parte dei vari studenti, la qualità della conoscenza, la
conoscenza delle caratteristiche delle parole e le relazioni lessicali e la capacità di riconoscerle e
usarle. Il test include sei prove: un cloze test selettivo; il completamento di frasi con scelta multipla;
l’accoppiamento di un’unità lessicale con la sua definizione; l’accoppiamento delle collocazioni;
dare la definizione di una parola; scrivere una frase con un’unità lessicale fornita. Le prime tre
prove misurano gli aspetti quantitativi, mentre le seconde tre quelli qualitativi.
Gli studenti selezionati sono quelli coinvolti in programmi di scambio culturale il cui livello non
fosse inferiore al B2, che rappresenta la soglia minima per iscriversi in molte facoltà italiane e che
costituisce il livello minimo, come definito dal Quadro Comune Europeo, da cui è possibile
affrontare linguaggi settoriali e discorso accademico.
Tutti gli studenti presi in esame parlano almeno un’altra L2 oltre all’italiano, prevalentemente
l’inglese. Al crescere del livello, prevedibilmente, si è registrata anche una progressione dei
punteggi ma con qualche eccezione. In alcuni casi, infatti, i punteggi sono stati bassi a prescindere
dal livello come, ad esempio, nella prova 5, che richiedeva di fornire la definizione di una parola.
Ad ogni modo, il maggior gap nel punteggio totalizzato si è registrato tra il livello C1 e C2.
Per quanto riguarda la prova 1, quella del cloze test selettivo, tra gli studenti del livello C1 nessuno
ha ottenuto il punteggio minimo della prova. La prova 2, il completamento di frasi con scelta
multipla, ha visto risultati molto simili alla prova 1 e ha evidenziato uno scarto maggiore tra i livelli
B2 e C1 da un lato e il livello C2 dall’altro. I risultati della prova 3 sono stati più omogenei, dato
che miglioravano al crescere del livello. Nella prova 4, la maggioranza degli apprendenti del livello
C1 ha ottenuto punteggi sufficienti, mentre nel livello C2 la totalità degli studenti ha superato la
prova. Le prove 5 e 6 sono quelle che hanno generato maggiori difficoltà, in quanto consistevano
nell’individuare una definizione di un’unità lessicale data e nel produrre una frase che la
contenesse. Si è evidenziato ancora uno scarto tra i livelli B2 e C1 rispetto al C2.
Evidentemente sul piano didattico è necessario un intervento per favorire l’acquisizione di parole di
uso accademico in modo da lavorare su ricezione e produzione nel contesto accademico.
È interessante, poi, notare come a parità di livello gli apprendenti con L1 europee abbiano ottenuto
risultati migliori, ad eccezione della prova 3, quella di accoppiamento tra unità lessicale e
definizione, che ha fatto registrare risultati pressoché pari. Le differenze maggiori tra studenti con
L1 europee e studenti L1 orientali è evidente nelle produzioni scritte.
Le produzioni scritte hanno generato maggiori difficoltà in generale, mentre le prove che hanno
fatto registrare risultati migliori sono quelle dell’abbinamento tra unità lessicale e definizione che
però può provare solo una valutazione quantitativa delle conoscenze lessicali, e non qualitativa. La
frequenza del LC nei testi accademici rende opportuno uno studio esplicito di questa porzione del
lessico. Non basta, quindi, la conoscenza della sola definizione di una parola facente parte del
vocabolario accademico, ma bisogna conoscerne anche gli usi nei vari contesti e anche a seconda
delle diverse discipline, dal momento che la stessa parola può assumere sfumature differenti a
seconda del settore disciplinare.
A questo proposito le soluzioni possibili sono due: la creazione di un vocabolario accademico di
base, che raccolga le parole accademiche scritte e orali, comuni alle varie discipline, selezionandole
in base alla frequenza e alla dispersione, oppure la semplice verifica della presenza del LC nei
materiali didattici consegnati agli studenti in mobilità, dal momento che questo costituisce un
importante input di apprendimento.

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