DECADENTISMO
BAUDELAIRE E DECADENTISMO
Il decadentismo è una sensazione: languore.
Decadente: deriva da un sonetto intitolato ‘LANGUORE’ di Paul Verlaine. Il decadentismo è un momento culturale
molto ampio, non solo letterario, che avrà lunga durata. In letteratura, inizia con la pubblicazione della raccolta lirica ‘I
fiori del male’ di Baudelaire nel 1858. Per quanto riguarda la fine, ci sono varie interpretazioni:
1. finisce con l’arrivo dell’era delle avanguardie (9 febbraio 1909) quando Marinetti pubblica il manifesto sul
futurismo su Le Figaro;
2. alcuni autori hanno continuato a scrivere in maniera decadente fino alla fine della Prima guerra mondiale, nel
1915 (es. Pascoli);
3. finisce con l’arrivo del neorealismo alla fine della Seconda Guerra mondiale, nel 1945.
4. interpretazione ‘VANZINIANA’ non si è mai concluso, gli elementi della poesia decadente possono essere
intravisti ancora oggi.
L’antiborghesismo portò i fondatori del decadentismo ad essere definiti ‘POETI MALEDETTI’, i quali esaltano la follia, il
sogno, l’immaginazione e associano le loro poesie a sensazioni sensoriali e personali.
Ad esempio, i veristi raccontano i fatti concreti mentre i decadentisti scrivono le loro poesie inserendo similitudini.
periodo che comprende il decadentismo, è stato indicato come una decadenza di valori che non sono più presenti,
mancano i valori borghesi. I ‘POETI MALEDETTI’ a detta dei borghesi, non incarnano nessun valore sociale e
conducono una vita fuori dagli schemi: l’artista maledetto ridefinisce le sue poesie di notte, mentre i borghesi
lavorano di giorno.
Baudelaire è il padre del decadentismo (da origine anche alla scapigliatura, la scapigliatura si ispirò a Baudelaire). Era
borghese ma divenne povero, in quanto aveva sperperato i suoi denari in feste, oppio…
Baudelaire si contrappone alla mercificazione dell’arte, la sua arte è incompresa e possiamo capirlo dalla lettura del
testo ‘Albatro’.
• da questo testo si sono ispirati gli scapigliati per quanto riguarda il gusto del macabro
• gli scapigliati sono arretrati rispetto a Baudelaire, lui usa immagini e sensazioni per descrivere, evoca
sensazioni.
Baudelaire utilizza la sinestesia, è dotato di sensibilità superiore, sa andare oltre all’apparenza delle cose.
PERDITA D'AUREOLA - BAUDELAIRE (PAG. 82)
Il dialogo si svolge in una casa d'appuntamento perché vuole violare l'etica borghese. Il testo racconta una storia
ambientata a Parigi che mischia il realismo con il fantastico. Si immagina infatti di perdere l'aureola nel fango delle vie
parigine mentre tutti gli altri la raccolgono e la pongono sulla propria testa: l’aureola serve a significare la presenza di
una figura diversa dalle altre.
Per far capire il livello della sua poesia Baudelaire fa riferimenti alti: cita l’ambrosia, il cibo degli dèi.
2 concetti fondamentali:
• poeta-vate: incarna un intero movimento culturale ed è riconosciuto da tutti, prevede cosa succederà nel
futuro. Il poeta, però, rifiuta questa posizione proprio perché non vuole insegnare a nessuno come fare arte;
nel testo non dice che raccoglie l'aureola;
• dandismo: il dandy era colui che tramite il suo modo di vestirsi era di ispirazione per le altre persone: la parte
esteriore era fondamentale. Oscar Wilde era sicuramente un dandy.
Il poeta non si sente compreso dai borghesi e ha dei comportamenti che non gli permettono di stare tra di loro. Il
poeta si sente, infatti, artisticamente superiore e si innalza per vedere il resto esattamente come fa l'albatro quando
guarda dall'alto il mondo.
CORRISPONDENZE - BAUDELAIRE
In questo sonetto il poeta è colui che, dotato di una sensibilità superiore, sa andare oltre all’apparenza delle cose e
riesce a cogliere legami sottili e nascosti che uniscono le cose, scoprendo un’armonia segreta della realtà.
2. GIOVANNI VERGA
VERGA E VERISMO
Giovanni Verga è stato uno dei fondatori del verismo. Iniziò la sua carriera come scapigliato ma ben presto assimila
varie idee in Francia derivate dal naturalismo e darà vita, in Italia, al verismo (il quale portò innovazione nella
letteratura del ‘900.)
֍ entrambe analizzano la società come nel positivismo (strato per strato, partendo dal più basso);
֍ lo scopo di entrambe è denunciare una società al cui interno vi è uno strato sociale privo di valori;
֍ la società italiana era poco industrializzata, nel verismo quindi sarà presente un contesto agricolo;
֍ il naturalismo, in Francia, denuncia la situazione sperando in un cambiamento. Il verismo, invece, è
DETERMINISTICO (è consapevole che il cambiamento non può arrivare): siamo il risultato di una serie di
fattori e chiunque proverà a cambiare subirà una sconfitta;
֍ nel naturalismo si è poco impersonali, nel verismo si utilizza la FOCALIZZAZIONE 0, come se il narratore non ci
fosse.
• STRANIAMENTO: mi immedesimo in qualcun altro, non è però detto che utilizzo un linguaggio che
regredisce. Mi estraneo dal livello a cui appartengo e cerco di ‘inserirmi’ in quello del protagonista;
• REGRESSIONE: si regredisce, per quanto riguarda il linguaggio, al ceto sociale che si sta analizzando. Si cerca
di abolire il filtro della narrazione, inizia a scrivere come se a scrivere fosse un minatore, non uno scrittore.
• DISCORSO DIRETTO LIBERO: non importa chi dice cosa ma cosa si dice, non si dà attenzioni al personaggio
ma alla situazione.
‘Vita dei campi’ è la sua prima raccolta di racconti: si parla di una serie di mestieri semplici (minatori, pescatori).
Invece, il ‘Ciclo dei Vinti’ è un ciclo di romanzi.
Verga scriverà anche una seconda raccolta di racconti intitolata ‘Novelle Rusticane’, da qui si evolverà il personaggio di
Mastro Don Gesualdo, si chiama così perché ha iniziato la sua carriera come muratore ma, in seguito, ha guadagnato
parecchio denaro. Da qui, deriva anche ‘Libertà’.
Verga inizia a scrivere anche ‘la Duchessa di Leyra’ (ella, è la parodia della Monaca di Monza, questo per prendere in
giro Manzoni). Nel terzo ciclo faranno parte anche ‘l’Onorevole Scipioni’ e ‘l'uomo di lusso’. Questi 3, però, non
verranno mai conclusi.
Verga ha deciso di non concludere il ciclo perché si è reso conto che non stava avendo molto successo, inoltre
iniziarono ad essere pubblicati scritti molto diversi dal verismo che andrà a scemare. Un’altra ragione è il fatto che
l’autore ha potuto regredire ed estraniarsi ma, quando arriva a scrivere ‘La Duchessa di Leyra’, si rende conto di essere
arrivato al suo livello: non è più in grado di estraniarsi e regredire.
Il ciclo si chiama ‘dei Vinti’ perché secondo le regole del determinismo non si può cambiare il proprio destino: tentano
di cambiare il proprio destino ma non ci riescono e ne escono sconfitti.
È presente il determinismo, Malpelo viene rappresentato come un essere privo di affetto: anche la madre lo chiama
con il soprannome che gli era stato attribuito: non ha più un legame affettivo con la mamma (società povera e arida
dove il figlio giovane viene subito mandato in miniera).
Siamo in un contesto agricolo del Sud Italia, in una cava di sabbia; si analizza il ceto sociale più basso. Il padre di
Malpelo è morto a causa di un crollo di una miniera, il papà aveva accettato quel lavoro perché nessuno voleva farlo
perché troppo pericoloso.
È un sistema di oppressori e oppressi. Malpelo riceve violenza dalla madre, e lui ne fa a sua volta al ranocchio (la
violenza è l’unico modo che conosce e pensa che essa rafforzi una persona).
Malpelo accetta un lavoro simile a quello di suo padre in miniera, dalla quale non uscirà mai: DETERMINISMO; indossa
gli abiti del padre per immedesimarsi simbolicamente nel suo papà.
La vita dei minatori vale meno di 0, l’ingegnere lascia in condizioni pietose i suoi operai e va a teatro: quando viene a
conoscenza dell’incidente si reca sul posto ma, appena intuisce che l’intervento sarebbe stato lungo, decide di tornare
a teatro.
Verga denuncia questo fatto, ma sa che la situazione non cambierà e quindi si accetta il proprio destino.
LIBERTÀ – VERGA, DA NOVELLE RUSTICANE
Libertà racconta un episodio realmente accaduto: la rivolta di Bronte. In Sicilia sbarcò Garibaldi e subito si diffuse la
notizia che sarebbe ben presto arrivata la rivoluzione (lui era un rivoluzionario).
Molta gente si illude che le cose possano cambiare. Quindi, i contadini di Bronte, iniziano a fare una vera e propria
rivoluzione senza aspettare Garibaldi.
Sono presenti alcuni esempi di regressione, in cui l’autore usa il linguaggio del villaggio: ‘campagna dei turchi...’
Il cappello indicava il ceto sociale a cui appartenevi. Fino al 1950, in Italia, senza indossare il cappello non si andava da
nessuna parte: le signore lo tenevano anche al ristorante.
• il prete aveva comprato una bambina di 14 anni, ciò equivaleva al peccato mortale;
• Don Paolo è un ex ricco che però sta tornando dalla sua vigna con un cappello in testa, per questo viene
ucciso: chiunque avesse un cappello veniva ucciso.
Il testo rimanda alla scapigliatura (gusto per il macabro), ma è scritto in modo semi verista: la descrizione non è del
tutto obiettiva.
Verga, in questo testo, non è impersonale: non è dalla parte dei contadini perché lui è un nobile.
La domenica è raccontata come un giorno vuoto, senza gente e senza Messa poiché il prete è morto. I contadini, però,
senza ordini non sanno cosa fare perché sono nati contadini e quello è il loro destino: DETERMINISMO.
Poi, arrivano i soldati e il generale Garibaldi. Per prima cosa cerca di evitare rivoluzioni: fa fucilare le prime 5/6
persone che capitano tra cui il taglialegna (non viene mai detto il suo vero nome perché in paese è noto con quel det.
soprannome, anche Verga lo chiamerà così).
֍ Taglialegna: figura positiva, uccide il bambino per non lasciarlo mezzo morto.
Verga giudica Garibaldi come un uomo senza valori: i contadini vengono mandati in carcere, le donne se ne vanno e
tornano in città.
LA LUPA – VERGA
La protagonista è la donna vampiro: le caratteristiche sono simili a quelle di Fosca.
La passione in questo testo è fondamentale. Questa donna, pur essendo ottocentesca, sta vivendo in un modo
ritenuto oltraggioso per quei tempi (es. vive liberamente la sua libertà e vita sessuale). Per questo motivo, è stata
definita come una ‘figlia del diavolo’.
Quando passa la lupa le persone fanno il segno della croce perché è considerata diabolica:
֍ mentalità arretrata;
֍ la lupa si contrappone al villaggio.
Infatti, la lupa viene raccontata tramite gli occhi del villaggio: è scapigliata e verista. Scapigliata perché è antiborghese
e perché prova una forte passione verso un uomo. Verista perché la lupa è considerata vinta: è stata sconfitta nel suo
tentativo di tenersi stretta l’uomo che amava.
I papaveri rossi evocano il sangue della lupa: Nanni non può stare senza di lei quindi la uccide.
Si vede affiorare l'anima scapigliata: non c'è niente di razionale, non sono presenti personaggi positivi.
È presente una denuncia alla società: Nanni sposa una donna che non ama per ricevere la dote, invece che sposare la
donna che ama. La povertà porta a compiere azioni assurde. La società è deviata dall’ignoranza.
La superstizione rappresenta un'altra denuncia (il parroco non entra in casa se lei è presente).
Verga è più impersonale nella ‘Lupa’ rispetto che in ‘Libertà’, l’impersonalità, però, è un’utopia: è impossibile essere
del TUTTO impersonali.
֍ Patriarcato: il nonno dice sempre cosa e come la famiglia deve fare. Il nonno è il personaggio fondamentale.
Padron ‘Ntoni utilizza sempre proverbi e modi di dire (regressione).
Sono figli del determinismo: la loro storia si apre con la voglia di cambiamento, da pescatori vogliono diventare dei
commercianti; si vuole migliorare la posizione economica della famiglia.
Non viene raccontata direttamente ma viene raccontata attraverso le parole e gli occhi dei compaesani.
È il lettore che deve sforzarsi per capire cosa sta succedendo: una delle caratteristiche della scrittura di Verga è che il
lettore deve essere partecipe, attivo.
Il villaggio viene rappresentato con tutte le sue più dettagliate caratteristiche, il lettore entra a far parte della vita del
villaggio: la curiosità è una delle caratteristiche del villaggio.
Mancanza di valori tra i membri del villaggio: nell'ultima riga è evidente come tutto si basa sull'economia: importa di
più del carico perso che della persona scomparsa.
֍ Zio crocifisso: usuraio del paese. Ha venduto i lupini a Padron ‘Ntoni e non rispetta nemmeno mezza giornata
di lutto.
֍ L'altro ragazzo (Menico) muore insieme a Bastianazzo, lo deridono perché è morto solo perché è andato a
lavorare per i Malavoglia perché, a differenza dell’usuraio, loro lo pagavano per l’intera giornata e non mezza.
Quando le comari vanno a vedere le due vedove non hanno la minima compassione. Non hanno nemmeno la capacità
di dimostrate il dolore, l'empatia.
Verga descrive i personaggi in modo che il lettore possa immaginarli. È una tecnica narrativa cinematografica. Nel
neorealismo questo testo diventerà un film.
Pur avendo un sacco di soldi va comunque a lavorare con i suoi operai, lui fa i lavori pericolosi ed è molto vicino ai
lavoratori. Si pone al loro livello, anche più basso. Degli operai si dice poco: le battute di Gesualdo sono le
protagoniste.
Si usa il discorso diretto libero, senza virgolette. Mentre, nei Malavoglia, si riporta la voce del villaggio. Non c'è più la
narrazione corale ma la narrazione è concentrata su un unico protagonista.
Mastro don Gesualdo parla come i suoi operai, si vede dal linguaggio utilizzato, dalle bestemmie. In un pezzo Verga
smette di usare la regressione e si avvicina al suo linguaggio: "arrampicato, disseminato...” - da riga 99.
A UN TRATTO S'IRRIGIDÌ E SI CHETÒ DEL TUTTO – VERGA, MASTRO-DON GESUALDO (PAG. 241)
Questo passo rappresenta la fine del romanzo. Mastro Don Gesualdo fa sposare la figlia con un duca (duchessa di
Leyra). Lei vive in questo enorme palazzo, lui sta lì con lei ma in un'ala molto lontana rispetto a dove abita la figlia.
I domestici non vanno nemmeno a chiamare la figlia quando il padre è in fin di vita. Gesualdo vuole vedere la figlia
prima di morire. Nonostante ciò, i domestici non la vanno a chiamare perché:
֍ il cameriere è scocciato in quanto gli era stato affidato il compito di curare Mastro Don Gesualdo;
֍ il cameriere non ha stima nei confronti di Gesualdo, quindi, pensa che non sia il caso di svegliare la figlia per
‘una cosa del genere’.
Quando lui alla fine muore, la sua morte viene raccontata quasi come un sollievo per il personale. Mastro Don
Gesualdo può essere considerato uno sconfitto anche perché non riesce a ricevere l’ultimo saluto dalla propria figlia.
Gesualdo giudicava tutto tramite il metro del denaro, protagonisti simili li troviamo nei testi di Dickens, Zola,
Dostoevskij.
3. SCAPIGLIATURA
Gli appartenenti al movimento della scapigliatura hanno un’unica poetica: una poetica antiromantica. La scapigliatura
è un movimento di rottura, di cambiamento verificatosi a metà dell’800.
IDEALE BORGHESE
• famiglia
• lavoro
• patria
La scapigliatura è una pseudo-proto avanguardia, pseudo perché è una specie di avanguardia, qualcosa che si avvicina
all’originale ma non lo è perché non hanno una forma innovativa; proto perché viene prima della stagione delle
avanguardie. (la prima fu quella futuristica nel 1909)
L’avanguardia (mini-corrente letteraria), invece, è un movimento artistico che si contrappone al passato e cerca
l’innovazione culturale.
Contrapposto all'ideale borghese è l'ideale bohémien: nasce a Montmartre, il quartiere degli artisti. Rifiutano il
concetto di borghesia, erano nomadi, vogliono alzarsi quando vogliono e dedicarsi all'arte invece di alzarsi presto al
mattino e andare a lavorare.
La prima strofa è il biglietto da visita in cui Praga si accomuna ai suoi fratelli, ovvero al gruppo degli scapigliati, come
attesta l’uso del pronome plurale “Noi” all’inizio della strofa.
La forma, essendo ottocentesca, è un esempio lampante che la scapigliatura vuole essere un movimento innovativo
ma in realtà rimane fermo alla forma dell’800. (anche gli scapigliati amano il gotico, proprio come nell’800)
All’inizio, il poeta elenca ciò che non ci sarà nella sua poesia (finisce al verso 20). Da qui, l’autore elenca ciò che invece
ci sarà nella sua poesia.
Gli scapigliati odiano l’ipocrisia, vogliono cantare la realtà. Si definiscono ‘figli di un romanticismo morto’, questo
perché portano un contenuto NUOVO.
In passato la bellezza era impersonata dalla classica donna bionda con gli occhi azzurri, Fosca volutamente ha capelli
neri e occhi neri (contrapposizione donna ottocentesca).
L’autore sta descrivendo una donna ‘vampiro’, in quanto risucchia la vita dagli altri, è morbosamente attaccata al suo
Giorgio, affascinato da questa donna brutta ma intelligente.
Giorgio si distacca da Clara, la sua fidanzata attuale (borghese) per avvicinarsi a Fosca.
La figura di FOSCA rappresenta una donna ammaliante - scapigliata e, soprattutto, NON borghese, che porta sulla via
della perdizione. Fosca, come l’amante di Praga, ha un forte amore per l’arte e segue lo stile di vita bohemienne
perché si lascia guidare da una forte passione.
Fosca, tramite il suo attacco nevrotico finale, evoca anche in questo testo il gusto per il macabro.
LEZIONE DI ANATOMIA – ARRIGO BOITO, DA ‘IL LIBRO DEI VERSI’
Anche questo testo si contrappone al romanticismo:
֍ la ragazza è morta, se si fa attenzione si intuisce che la ragazza è rappresentata tramite gli ideali del
romanticismo (bella, bionda), questo significa la ‘morte’ del romanticismo;
È un testo scapigliato perché riguarda argomenti abbastanza crudi: si parla di un’autopsia fatta sul corpo di una
ragazza e alla fine si scopre un feto di 30 giorni. Questo è abbastanza uno shock per il borghese, e da qui si capisce
anche che la scienza non ha rispetto per questa donna.
Quando viene trovato il feto si capisce che la fanciulla non era tanto pia e pura come si pensava e ciò si scoprì solo
grazie la scienza. Però, alla fine, si tratta di una lezione di medicina che serve a mostrare gli organi dell’essere umano
per far sì che chi deve operare conosca il corpo.
È presente anche una parte che si può ricollegare al positivismo: quando si parla della scienza in sé, quando il medico
strappa il cuore della ragazza facendo vedere dove fossero, ad esempio, i ventricoli e l'aorta = atteggiamento
positivista perché utilizza il metodo scientifico. Vi è una contrapposizione tra la scienza e il gusto per il macabro ‘che
glielo svelle… (riga 56).
Sperimentalismo linguistico: Boito inserisce nuovi termini medici ma comunque rimane la forma ottocentesca.
È un testo molto provocatorio e macabro. È un amore raccontato in maniera molto diversa rispetto ad un amore
romantico.
Il testo inizia con la donna deceduta nella tomba ma con un barlume di coscienza. La vita dopo la morte è considerata
come morte vera e propria.
֍ Alcova: usato per identificare i letti infedeli. La donna si pensa che sia l'amante nella tomba.
Di fianco al letto brilla una fiammella, fiammella dove si scaldava oppio, assenzio.
La donna ammirava il poeta, era innamorata della sua arte. Lei, però, è una bugiarda: ha lasciato il poeta per andare
con un altro. La vendetta è rappresentata dai vermi che la mangeranno nella tomba. (GUSTO PER IL MACABRO)
La forma è ottocentesca (sono presenti diverse rime) e il contenuto è moderno, ecco perché gli scapigliati non sono
una vera avanguardia.
Il positivismo è una reazione al romanticismo, molti movimenti culturali nascono come reazione ad altri movimenti. Il
patriottismo viene a meno perché l'unione d'Italia è stata possibile ma con grandi problemi alle spalle.
Il positivismo è una corrente filosofica nata come conseguenza della seconda rivoluzione industriale, essa avrà̀ una
grande ricaduta sulla letteratura.
Il positivismo è una corrente di pensiero che accantona i valori presenti nel romanticismo per cercare delle risposte ed
applicare, quindi, la verità assoluta - tramite l’utilizzo del metodo scientifico.
Il crollo dei valori del romanticismo (1878, congresso di Berlino) porta allo sviluppo scientifico e tecnologico del
positivismo: nascono le acciaierie.
Nel campo della medicina Pasteur ed altri scienziati permettono di trovare vaccini per alcune malattie.
Iniziano, inoltre, a costruire le metropolitane e arriva l’illuminazione delle città: l’arrivo dell’elettricità cambia
totalmente le città e le abitudini delle persone.
Il positivismo non considera la fede, dato che non è spiegabile (non è più argomento di produzione letteraria). Un’altra
caratteristica della scienza positivista è il raccontare in modo impersonale.
5. ROMANZO DELL'800
• prosa
• romanzo dettagliato
• eroe - protagonista
6. CHARLES DICKENS
Dickens fa parte del romanzo europeo. Ha una visione paternalistica della società (è dall’alto che deve avvenire il
cambiamento, dai datori di lavoro, dalla borghesia). Lui, appunto, sostiene e spera che la borghesia intervenga a
favore degli operai.
È forse il primo autore che riesce a sopravvivere con i proventi della sua scrittura, diventa ricco e famoso scrivendo.
Diventa un punto di riferimento per la cultura dell'epoca.
TEMPI DIFFICILI – CHARLES DICKENS, DA COSÌ MUORE UN BRAVO OPERAIO (PAG. 114)
Questo testo racconta una vicenda di operai. Le miniere sono un luogo fondamentale dell'epoca, soprattutto perché il
lavoro del minatore è considerato uno dei lavori più difficili e pericolosi.
֍ ancora una volta, il sistema educativo punta solo al denaro. L’uomo spedisce il figlio a lavorare in banca e la
figlia è spinta a sposare con il proprietario della banca perché ricco. La figlia, quindi, scappa. I figli vengono
educati solamente sull'importanza del denaro: non c'è etica. L’educazione che considera il denaro come unico
valore importante crea solo mostri;
֍ ancora una volta si vede che la borghesia ha bisogno di un cambiamento, il protagonista è paragonato a
Scrooge. Il ceto degli operai era talmente infelice che si era diffuso l'alcolismo come unica via di fuga.
Il pozzo di una miniera non viene mai chiuso o messo in sicurezza perché rappresentava un costo in più.
Dickens sta dalla parte degli operai. In questo testo, c'è il punto di vista dell'operaio: non è un naturalismo obbiettivo.
7. ÉMILE ZOLA
Émile Zola è il fondatore del naturalismo (divide la società per ceto e lo analizza). Decide di iniziare ad analizzare la
società dal basso. Nel naturalismo francese i protagonisti saranno minatori o operai. Gli operai inizieranno ad avere
idee rivoluzionarie quasi terroristiche, anarchiche.
Émile Zola e Dickens possiamo considerarli come autori moderni: ‘il denaro sta rovinando la nostra società’, la
confronto con la società odierna è presto fatto.
In questo disastro il minatore è indifferente, sta comunicando ai borghese di stare attenti perché stanno creando dei
mostri senza pietà che rimangono indifferenti davanti alla morte di tante persone.
֍ ‘La vostra borghesia sta creando dei mostri disumani’ (ultima riga).
Qui, Zola, non esalta l'operaio come nel testo di Dickens ma lancia un messaggio provocatorio. Ci si ricollega al
determinismo (usato anche da Verga) per cui noi siamo il risultato di una serie determinata di fattori.
È ciò che racconta Dickens in ‘Tempi difficili’: il papà basa tutto sul denaro; quindi, anche i figli cresceranno con quella
concezione.
Il determinismo è ripreso anche nel testo di Zola. Infatti, gli atteggiamenti di Souvarine derivano da una serie di fattori
negativi, che portano ad una visione distorta della realtà facendolo diventare un mostro.
Entrambi, però, pensano che non sia possibile l’esistenza di una società che ha, come valore fondamentale, il denaro.
8. DOSTOEVSKIJ
Uno dei più famosi scrittori russi che, insieme Tolstoj, formerà il romanzo russo.
In questo testo, si analizza la posizione di uno studente di Pietroburgo, non appartenente alla borghesia. Gli studenti
sono considerati il più infimo tra i ceti sociali (non guadagnano e non producono, vivono con i soldi dei genitori
contadini).
In questo testo lo studente è costretto ad abbandonare gli studi per mancanza di denaro (la denuncia dell'autore sta
nel fatto che si è in una società dove si è costretti usufruire dell’attività degli usurai) e quindi, non potendo ricorrere
all'aiuto della sua povera famiglia, decide di uccidere, con lo scopo di rapinare, una vecchia usuraia (Nietzsche afferma
che il super uomo può fare di tutto per la società, anche uccidere perché è dotato di intelletto superiore e quindi è
svincolato dalla morale).
L'eliminazione di una figura come l'usuraia finisce con l'apparire giustificabile; tuttavia, la sorella dell'usuraia
sorprende l'omicida sul luogo. Qui, si apre la seconda parte del romanzo dove il protagonista è vinto dai propri rimorsi,
dall'ansia intollerabile e dai sensi di colpa (forte valore morale).
Il ragazzo, si innamora di una ragazza che non avendo denaro si dà alla prostituzione, questa è una denuncia alla
società abbandonata in quanto la società non da alternative se non arrivare a questo.
֍ Legato al naturalismo europeo: rappresentazione di una società spietata. È una denuncia dove chi è
emarginato deve in qualche modo sopravvivere e in questo modo può diventare un ‘mostro’. Infatti, il
ragazzo pensa di avere la liceità di uccidere;
֍ Interpretazione dei valori dei personaggi: la vicenda racconta di rimorso e redenzione. L’autore dice che
senza questi valori la società non può andare avanti.
• Dickens: crede sia necessario un cambiamento dall'alto, da parte della borghesia, del datore di lavoro;
• Zola: crede che sia necessario un cambiamento dal basso (i borghesi devono, solo perché sennò gli operai
organizzeranno rivolte)
• Dostoevskij: la possibilità di cambiamento risiede nei valori morali. Infatti, il protagonista uccide l'usuraia e la
sorella però, poi, non riesce a sopravvivere al senso di colpa e confessa.
Soprattutto Dickens e Zola analizzano la società partendo dal ceto sociale più basso, denunciano una società spietata e
sperano in un cambiamento. Il contesto in cui scrivono è un contesto industriale, ricercano l’obbiettività con il fine di
fare una denuncia sociale.
9. GUSTAVE FLAUBERT
Il suo racconto è geniale perché, invece di parlare del ceto più basso, racconta della borghesia. Questo perché secondo
lui la borghesia è il ceto più basso perché privo di valori.
Flaubert non può essere considerato un vero e proprio naturalista perché non crede nel cambiamento e non è
impersonale.
Emma è la protagonista (personaggio negativo), una donna persa nei suoi ideali. Si chiama Bovary perché sposa il
dottor. Bovary. Lo sposa solo perché pensa di vivere la vita come quella di un romanzo (legge tantissimi romanzi).
È convinta che nella vita ci sia solo l'amore come valore principale. Il marito è il tipico borghese che la lascia a casa sola
ed è privo di ambizioni. Nel romanzo si innamora e si lascia sedurre da 3/4 uomini (cosa assurda e considerata reato)
che, però, la prendono in giro in quanto non vogliono una relazione ma vogliono solo divertirsi, poi si stufano.
Vive la sua vita spendendo denaro. Infatti, alla fine sarà vessata dai debiti e si suiciderà ingerendo veleno per topi.
֍ tradimento
֍ gioco con i sentimenti
Giovanni Pascoli è nato a San Magno di Romagna il 31 dicembre 1855, il padre viene assassinato il 10 agosto 1867.
Questo evento segna Pascoli per tutta la vita: infatti, ‘10 agosto’ è anche il titolo di una delle sue poesie più note.
Dopo l’assassinio del padre la famiglia di Pascoli è costretta ad abbandonare tutto poiché senza denaro, da qui inizia
una serie di lutti in famiglia.
I suoi studi proseguono con fatica poiché non ha soldi, si iscrive alla facoltà di Lettere a Bologna, il suo professore è
Giosuè Carducci. Da lui, dopo aver insegnato in vari licei toscani eredita la cattedra di letteratura italiana all’università
di Bologna, dove conoscerà D’Annunzio.
CARATTERISTICHE POETIC HE
Il linguaggio di Pascoli è apparentemente semplice ma capace di toccare temi profondissimi. Pascoli è un poeta
raffinato e complesso, è un poeta simbolista: usa immagini tratte dalla natura, dai fiori, dai fenomeni atmosferici in
maniera simbolica per dare forma a inquietudini, angosce e stati d’animo profondi. Pascoli interpreta la natura in
modo univoco. È molto attento ai suoni, agli accostamenti tra le parole e alla ricerca linguistica.
֍ il trauma che ha vissuto lo ha segnato, per questo motivo esalterà il valore della famiglia attraverso il
concetto di nido.
IL FANCIULLINO – PASCOLI (PAG. 286)
TEORIA DEL FANCIULLINO: il poeta, dice Pascoli, deve essere proprio così: un fanciullino, un bambino dallo sguardo
innocente, uno che si incanta di fronte alle cose come se le vedesse per la prima volta. Non per questo Pascoli deve
essere considerato come un poeta facile e banale.
Solo il poeta sa tornare bambino, è chiaramente un poeta decadente. Pascoli condividerà con tutti la giusta chiave di
lettura della natura: Pascoli sa di essere un poeta vate anche se non lo ammetterà mai.
PLURILINGUISMO E FONOSIMBOLISMO
PLURILINGUISMO: Pascoli userà sia termini colti, tecnici sia termini tratti dalle canzoni popolari. La scelta dei termini è
mirata a creare uno stile nuovo ed espressivo, utilizzerà le onomatopee (ricostruisce un suono) perché, a suo parere, il
suono è evocativo.
La sua poesia è molto moderna: NON è presente la metrica che è considerata, ormai, obsoleta. Pascoli attua una
comunicazione diretta, molto più comprensibile rispetto a quella di D’Annunzio.
La figura dell’aratro rappresenta la solitudine, l’abbandono (SIMBOLISMO PASCOLIANO). Pascoli gioca con diversi
colori, colori funebri.
X AGOSTO - PASCOLI
X agosto è una delle poesie più famose e di certo la più commovente e ricca di significati.
La morte del padre è stata un evento traumatico nella vita di Giovanni, che in X agosto sembra quasi paragonare la
morte del padre a quella di Cristo. La rondine è un chiaro richiamo al padre di Pascoli, nella parte centrale di X agosto
viene raccontata la storia parallela e tragica del ritorno a casa di una rondine e del padre di Pascoli, Ruggero.
In ‘10 agosto’ c’è l’immagine del NIDO, il nido rappresenta la famiglia, il piccolo mondo domestico, il rifugio dal male
degli uomini.
ITALY - PASCOLI
Italy è un lungo poemetto che può essere considerato un esperimento linguistico. In un suo poemetto intitolato Italy
l’autore utilizza una nuova lingua: un misto di termini inglesi e italiani, il cosiddetto ‘broccolino’.
Tramite i poemetti Pascoli cerca di affrontare i problemi della contemporaneità. Infatti, Italy è uno dei primissimi testi
a toccare il tema dell’emigrazione. Inoltre, torna l’immagine del NIDO: rappresenta la patria, da cui i ‘rondinini’ si sono
allontanati assorbendo linguaggi e suoni diversi.
֍ MYRICAE
֍ CANTI DI CASTELVECCHIO
11. GABRIELE DʼANNUNZIO
Gabriele D’Annunzio è nato a Pescara nel 1863. È, oltre ad essere un grande scrittore, un grande personaggio.
DʼAnnunzio è lʼautore più capace di interpretare il momento culturale che si sta vivendo perché ha la grande abilità di
capire quali erano le tendenze culturali e di adattarle alle sue necessità.
LE FASI DI DʼANNUNZIO
D’Annunzio, prima della fase esteta ebbe una piccola fase verista.
Nella prima fase si dedica all’estetismo: alla ricerca della sonorità, alla scelta lessicale e sensoriale (da Oscar Wilde e
dal decadentismo). L’estetismo verrà denunciato da gran parte del mondo, con lui anche Oscar Wilde.
Seguirà la fase superomistica, ispirata dal concetto di superuomo di Nietzsche. Uomo superiore dal punto di vista
intellettuale, il superuomo ha il compito di guidare il mondo: bisogna aver un intelletto tale da capire la società, uomo
superiore anche alla società borghese.
L’ultima fase di DʼAnnunzio è la fase dell’eroismo, sente la necessità di agire: è il culmine della sua vita e anche il suo
declino, coincide con il periodo della guerra.
DʼAnnunzio scrisse anche sceneggiature per il teatro, grazie all’incontro con la sua la fidanzata (Eleonora Duse).
Una delle opere principali è ‘Le prose del notturno’, il titolo è dovuto ad un periodo in cui D’Annunzio è stato
costretto a restare al buio, a causa di una ferita. Questa opera è già influenzata dai futuristi.
Ricordiamo inoltre ‘Laudi’, libro di Gabriele D’Annunzio e ‘La pioggia nel pineto’, lirica del poeta.
IL SUPERUOMO
Presto DʼAnnunzio abbandona l’estetismo, che è quindi una piccola parte del decadentismo, per dedicarsi alla teoria
del superuomo estetizzante (il poeta) ovvero colui che è in grado di comunicare la natura a coloro che sono inferiori a
lui stesso.
Panismo significa essere un poeta in grado di identificarsi con la natura e riuscire a rappresentarla nelle poesie.
Il poeta da esteta diventa poeta vate e superuomo ma SENZA cancellare l’estetismo, bensì ampliandolo.
Nei componimenti di DʼAnnunzio tutto prende la forma della natura, si fa riferimento al dio greco Pan, divinità dei
boschi e a tutte quelle che hanno a che fare con la natura.
È evidente l’uso di questa tecnica all’interno della poesia “La pioggia nel pineto” in cui il poeta si fonde con la natura.
Il messaggio trasmesso da Oscar Wilde in Dorian Gray è che la ricerca della pura bellezza ti porta alla sconfitta mentre,
DʼAnnunzio, trasmette il messaggio che la ricerca della bellezza pura lo porterà a restare SOLO e SENZA SUCCESSO.
Dorian Gray viene ritratto nel fiore della sua età da un suo amico e pittore. Nel mentre, si lascia sfuggire l’augurio di
rimanere sempre ‘bello’ come nel quadro.
Crescendo, il quadro invecchierà al suo posto, raffigurando il suo essere. Dorian Grey, alla vista di quell’orrore, uccide
il pittore e trafigge la tela che lo raffigura.
‘Il ritratto di Dorian Grey’ appartiene alla serie di romanzi incentrati sul tema del ‘doppio’. Nel caso di Dorian, il suo
‘doppio’ è il quadro che svela la sua identità, la sua vita viziosa. Il ritratto non fa che smascherare gli orrori di quella
vita, rispecchiandola senza pietà.
Nel testo viene esaltata la nostra guerra, verrà fatto anche da Marinetti. Ricorrono diversi aggettivi possessivi (nostro
mare, nostra isola): PATRIOTTISMO
Il tema principale del testo è il lavoro. Infatti, questo testo ci fa comprendere l’uomo ottocentesco, i suoi valori
fondamentali (che Pascoli esalta): patria, lavoro e famiglia.
Questo è uno degli ultimi testi ottocenteschi, nel ‘900 questi valori vengono smontati.
LE AVANGUARDIE
Le avanguardie sono un movimento che comprende futurismo e crepuscolismo, è evidente una nuova visione tecnica
e filosofica. Infatti, le caratteristiche di un’avanguardia sono:
IL FUTURISMO
Il futurismo appare come una delle interpretazioni della fine del Decadentismo e si estende in ogni forma di
espressione come la cultura, l’architettura o la gastronomia.
Il Manifesto del Futurismo è stato pubblicato su ‘Le Figarò’ nel febbraio 1909 da Filippo Tommaso Marinetti. Questo
manifesto è composto da punti (come le tesi di Borgo San Sepolcro), è un metodo più DIRETTO e immediato che si
contrappone all’abitudine ottocentesca di fare lunghi discorsi con alti riferimenti retorici dedicati solo ad una parte
della società.
֍ invece di esaltare l’intelletto del poeta (che è superiore agli altri), vengono esaltati concetti come il coraggio,
l’audacia, la ribellione e la velocità.
Il quadro di Tamara de Lempicka è un chiaro esempio, rappresenta una donna che guida un’automobile
(potenza e velocità).
I futuristi, però, ‘disprezzano’ la figura della donna, devono contrapporsi ad una serie di culture come quella romantica
a decadente dove l’amore era il tema fondamentale. Infatti, Marinetti scrive ‘Uccidiamo il chiaro di luna’.
In letteratura il futurismo si concretizza con il ‘Manifesto tecnico’ della letteratura futurista pubblicato il 20 febbraio
1912 su ‘Le Figaró’ da Marinetti.
In questo manifesto:
Tra letteratura e arte nasce uno stretto legame, i poeti dispongono le parole mediante un uso grafico dello spazio
(maggiore immediatezza nella comunicazione).
Il 21 aprile 1925 viene pubblicato il Manifesto degli intellettuali fascisti. Questo Manifesto è stato scritto dopo un
convegno tenuto da Giovanni Gentile che si basa su libertà e liberalismo. La stesura è stata fatta da una serie di
intellettuali a sostegno del nuovo governo fascista, sostenevano che tutti dovevano diventare fascisti. Tra questi
troviamo D’Annunzio, Pirandello e Ungaretti.
Il 1° maggio 1925 viene pubblicato il Manifesto degli intellettuali antifascisti che è stato redatto dallo storico Benito
Croce. Si rifiutano gli ideali fascisti, non è d’accordo con il Governo Mussolini. Tra i sostenitori di questo Manifesto ci
sono Luigi Einaudi, Matilde Serao, Piero Calamandrei, Giuseppe Levi ed Eugenio Montale.
Aldo Palazzeschi RIFIUTA il concetto del poeta vate. Infatti, si domanda anche il senso di essere poeta.
֍ follia: si fa riferimento alla poesia scapigliata e Baudelaire, in secondo luogo il poeta ci comunica il suo
malessere;
֍ *parole che evocano suoni particolari*: alcune sono state utilizzate anche per deridere Pascoli che ha
utilizzato questi suoni nell’Assiouolo;
֍ licenze: viene deriso D’Annunzio in quanto lui, essendo superuomo, utilizza le licenze poetiche.
Il tema centrale è la ricerca di un’identità. Infatti, il poeta fa un autoritratto di se stesso interrogandosi per trovare
una risposta.
IL CREPUSCOLARISMO
Il Crepuscolarismo è un’altra avanguardia che si sviluppa nello stesso periodo del futurismo (1910). Il nome della
corrente è dato da Giuseppe Antonio Borgese, un critico e scrittore di un articolo della ’Stampa’ di Torino.
֍ crepuscolo: tramonto. Momento del passaggio tra il giorno e la notte, I crepuscolari sono esattamente a
metà poiché non si sentono né decadentisti né futuristi.
I crepuscolari guardano al passato con nostalgia, l’atteggiamento nostalgico è anche un modo per sottolineare che
quel passato non c’é più, si rimpiangono gli eventi passati. La loro produzione, infatti, non è all’altezza della
precedente, la grande stagione letteraria è finita ma non è ancora arrivato il buio.
Lo stile letterario comprende una struttura talmente tanto libera da sembrare prosa (in realtà sono versi). La scelta
lessicale é umile e quotidiana.
Il poeta é commentatore del suo stato d’animo, vi è il rifiuto del concetto di poeta vate.
‘DESOLAZIONE DEL POVERO POETA SENTIMENTALE ’ - SERGIO CORAZZINI, DA PICCOLO LIBRO INUTILE
L’autore sottolinea il fatto che NON sta parlando a nome di nessuno se non di se stesso: ha un atteggiamento di
emarginazione, solitudine e malinconia.
Il testo è composto da otto lasse di varia lunghezza, senza una metrica precisa che sfocia quasi in una prosa. È una
dichiarazione di poetica in cui il poeta racconta il suo stato d’animo.
Guido Gozzano andò in collina (dietro a Torino) per respirare aria pulita. Qui, ritrova il mondo ottocentesco che
rimpiange. Dedica questa poesia alla ragazza di campagna che conosce in paese. É il ritratto della donna opposta ai
canoni di bellezza dell’epoca, soprattutto alle donne descritte da D’Annunzio e Wilde che parlano di attrici belle e
famose. Viene descritta come una donna che anche il giorno del suo compleanno ripara le lenzuola e compie atti di
vita quotidiana, la contrappone alla femme fatale (donna fatale) che vive in città.
Femme fatale
L’esempio riportato é di una ballerina che danzava con costumi abbastanza provocanti. É una donna che seduce,
pericolosa, che presta attenzione solamente al suo aspetto fisico.
Nato ad Alessandria d’Egitto del 1888, verrà mandato a studiare a Parigi. Qui conosce gli interventisti e i futuristi,
decide di arruolarsi e partire per il fronte.
Qui vive un’esperienza drammatica che racconta in una raccolta che viene pubblicata con tre titoli differenti:
֍ ‘Il porto sepolto’ (1916): la sua città natale è Alessandria d’Egitto, è stata sepolta da una serie di inondazioni
ed è sprofondata. METAFORA: la sua città natale è sprofondata come il suo vero Io che è sepolto sotto le
scorie della guerra;
֍ ‘Allegria di naufragi’ (1919): è un’antitesi, nella morte e nella distruzione della guerra (il naufragio) lui ha
riscoperto il senso della vita, l’allegria;
֍ ‘L’allegria’ (1931): ha perso il senso di naufragio ed è diventata solo allegria, ha avuto molta notorietà.
Ungaretti sostiene il fascismo tanto che firma il Manifesto degli intellettuali fascisti. Lentamente scopre di stare
provocando solo danni all’Italia perciò si trasferirà all’estero, in Brasile. Durante il viaggio perde il figlio e il fratello,
torna in Italia in tempo per vivere la Seconda Guerra Mondiale.
Questo periodo segna diverse sue raccolte come ‘Il dolore’ (1947), Muore nel 1970.
1. un soldato stanco e sporco che, dopo essersi riposato, si lava e si asciuga al sole caldo, il sole rappresenta il
tepore, la felicità di chi è vivo;
2. il poeta sta ritrovando se stesso grazie alla purificazione, al sole che lo illumina: è simbolo della salvezza
(chiave di lettura più profonda).
In questo testo viene raccontata la guerra (vista dal punto di vista di un fante) e si capisce l’utilizzo della parola pura.
Alla visione del suo compagno ‘massacrato’ nasce in lui una protesta interiore contro la feroce guerra e un
attaccamento alla vita (scrive delle lettere di amore, la guerra gli fa riscoprire la preziosità della vita).
Alcune parole vengono lasciate ‘sole’, hanno bisogno di essere osservate da sole (parola pura).
Ungaretti vuole far scoprire nuovamente il senso della vita e dell’umanità contrapposto a quello della morte
caratteristico della guerra: il messaggio che vuole lanciare è che la guerra è combattuta da un’intera umanità che
soffre e non solo dal singolo.
֍ ‘Fratelli’: parola pura ripetuta e isolata. Significa che tutti, anche i nemici, sono fratelli dato che stanno
vivendo la stessa tragedia, la guerra (l’esperienza è così forte che li tiene uniti). Il senso di fratellanza è dato
dalla loro fragilità.
֍ ‘Foglia appena nata’: sembra un simbolo di speranza, in realtà la foglia è simbolo di fragilità come nella
poesia ‘Soldati’.
• ‘Si sta’: Ungaretti non parla di se stesso ma parla all’unanime. Questa espressione contrappone un senso di
stabilità ad uno di fragilità.
La poesia parla di un soldato che conosce la propria sorte, la paragona ad una foglia in autunno, sul punto di cadere.
(brandello di muro: paragonato agli esseri viventi, di essi è rimasta solo la carne ferita).
2ª parte: riflessiva, ciò che circonda l’autore si riflette in lui, come se fosse uno specchio. Il suo cuore è pieno di croci,
le croci del cimitero dove sono sepolti i suoi amici e i suoi cari (per questo motivo il suo cuore è straziato).
֍ ‘Caldo buono’: in guerra si conosce il caldo ‘cattivo’ (del lanciafiamme, delle granate). In questo caso lui come
‘caldo buono’ indica il caldo accogliente della casa.
֍ ‘Lasciatemi così come una cosa’: vuole essere lasciato in un angolo, solo, come se fosse un oggetto. Infatti, è
stato reso inumano e impietrito a causa degli orrori della guerra.
È un testo quasi religioso (immenso). Svegliarsi con il sole per un fante, in guerra, significava che la vita aveva avuto la
vittoria sulla morte.
Ermetismo: corrente di poeti che NON vogliono essere compresi. A prima vista il testo sembra bello, leggero. Quando
viene spiegato ha un altro significato. Per questo motivo Ungaretti è spesso associato alla corrente degli ermetisti.
Ungaretti affronta il dolore dello scoppio della guerra e per la morte del figlio: è una riflessione sulla sofferenza.
In questo caso lui si pone come poeta vate chiedendo di fermare la Guerra: chiede ai superstiti della Seconda Guerra
Mondiale, di fermarla (richiesta di pace);
֍ ‘Non gridate più’: si riferisce alla follia della guerra, della lotta politica post-guerra.
Se non si ascolta la voce di chi è morto in guerra è come se venissero uccisi 2 volte: si tratta di una violenza alla
memoria.
Montale firmò il Manifesto antifascista degli intellettuali. Combatte come fante in prima linea. Al ritorno dal fronte
decide di pubblicare la sua raccolta più importante: ‘Ossi di seppia’ (1925).
֍ Montale sarà ciò che rimane di tutta la poetica, come un osso di seppia sulla spiaggia: è come se fosse un
rifiuto che, però, rimane;
֍ Montale è ligure, perciò, sceglie qualcosa che gli ricorda il suo paese.
La poesia di Montale è anche definita ‘poesia della negatività’, trasmette il male di vivere.
Il correlativo oggettivo (figura retorica) identifica un oggetto che rappresenta UN SOLO concetto, è diretto e moderno.
A differenza di Ungaretti, Montale NON racconta la sua esperienza di guerra, cerca di rimuovere il passato.
Montale RIFIUTA il concetto di poeta vate ed è ateo. Si domanda quale senso ha fare poesia anche perché, essendo
ateo, pensa che alla morte tutto finirà.
֍ Ungaretti, al contrario, in alcune poesie si sente un poeta vate, condivide dei messaggi e crede in qualcosa
(immenso).
Secondo Montale, la nostra esistenza è fatte di esperienze sensoriali da ‘fissare’ nella nostra memoria, se no saremo
destinati a dimenticare tutto. L’uomo moderno deve dimostrare di provare esperienze perché è l’unica cosa che
rimarrà, se no è come se NON fosse esistito.
Correlativo oggettivo:
֍ ‘croco’: fiore isolato in mezzo ad un polveroso prato, rappresenta l’aridità della vita.
1ª parte: descrive il male di vivere attraverso diversi correlativi oggettivi come ad esempio: ‘Ruscello strozzato che
gorgoglia’: non è un grande fiume che scorre ma un ruscello fa fatica a trovare spazio tra le rocce. É per questo che il
suo rumore richiama quello di una persona sofferente.
2ª parte: descrive il bene che lui non ha conosciuto: ‘Bene non seppi’. Infatti, in questo testo, il bene viene paragonato
a Dio e lui, essendo ateo, non l’ha mai conosciuto. Inoltre, nomina la ‘divina Indifferenza’, è convinto che Dio sia
indifferente al male degli uomini.
Lui vuole evocare immagini terribili che creano disagio nel lettore.
Il poeta passa le ore più calde della giornata vicino ad un muro (correlativo oggettivo) nella campagna ligure che
descrive nella 1ª e nella 3ª strofa.
L’ultima strofa racchiude il senso della vita. La vita è un travaglio, una sofferenza.
La sua sofferenza consiste nel seguire un muro che ha ‘cocci di bottiglia in cima’: può solo camminare lungo il muro
invalicabile ma non sa cosa c’è dall’altra parte.
Secondo Montale è corretto esprimersi con l’espressione ‘una verità’ invece che ‘la verità’ perché secondo lui ognuno
ha la propria verità che deve ricercare, deve trovare la sua tra le tante.
L’unica ricchezza dell’uomo è il profumo della terra, dei limoni, dell’aria pura. È molto simile al pensiero di Leopardi:
ricercava la ricchezza nella natura.
All’anagrafe Umberto Poli, nasce a Trieste il 9 marzo 1883 da una mamma di famiglia ebraica e un padre che lo
abbandonò ancora prima che lui nascesse. Per questo motivo cresce con una balia, unico suo legame da cui poi
ispirerà il nome d’arte.
Durante la Prima Guerra Mondiale si schiera dalla parte degli interventisti e per la durata del conflitto svolge mansioni
amministrative nelle retrovie.
Nel 1921 pubblica la prima edizione del Canzoniere dove racconta della sua vita come se fosse un diario personale
mentre la seconda la pubblica nel 1945.
Nel secondo dopoguerra entra a far parte del partito comunista e nel 1957 muore.
Dal punto di vista della forma la sua scrittura è interessante: parla di ‘poesia onesta’. Va alla ricerca delle radici
antiche della poesia, le trova nella poesia antica e nella sua infanzia (unico periodo in cui esiste la sincerità, nei
bambini). La forma è chiara e semplice, la scrive come la scriverebbe un bambino. Saba scrive in maniera semplice con
temi difficili (contrario di Pascoli).
Freud sostiene che le scelte dell’uomo non sono del tutto razionali, questo manda in crisi le persone perché NON
possono avere il controllo. Infatti, l’uomo è composto da tre livelli:
֍ ‘Super io’: parte che deriva da ciò che impariamo grazie alla cultura;
֍ parte razionale;
֍ inconscio.
Saba ci introduce alla poesia del Novecento, lo possiamo definire come un punto di svolta della letteratura.
Come Ungaretti e Montale ricerca una nuova modalità di comunicazione , lo fa descrivendo la sua immagine. È come
se stesse scrivendo un diario personale dove, invece di porsi come poeta ricercatore di grandi messaggi, racconta se
stesso anche attraverso la psicanalisi.
Il poeta paragona la moglie a 7 animali, di ognuno coglie le qualità che trova nella moglie. Infatti, la moglie è
paragonata a:
Nel Novecento crollano tutte le certezze dell’uomo anche per le innovazioni e le scoperte in ambito scientifico e
filosofico. Le caratteristiche del romanzo riguardano spazio e tempo.
Es: un parco in versione notturna sarà descritto in modo cupo. Invece, lo stesso parco in versione diurna avrà una
descrizione TOTALMENTE DIVERSA.
Inoltre, anche il tempo è una dimensione soggettiva, NON realistica. Ci possono essere ore interminabili o, al
contrario, ore che passano velocissime.
La forma della narrazione è deviata anch’essa dalla soggettività. Nel ‘900 ha ampio spazio il ‘flusso di coscienza’
(pensieri che ci balzano in mente improvvisamente SENZA avere un nesso logico, NON essendo connessi).
Il personaggio viene messo a nudo, si ha una ‘finestra’ su una determinata persona poiché si conoscono TUTTI i suoi
pensieri, anche non logici e insensati.
Il linguaggio è innovativo.
Alienazione: accade quando NON si ha più una vita, quando siamo presi da troppi pensieri/impegni e NON
riconosciamo più noi stessi.
Kafka lancerà una nuova tematica: l’assurdo. Il protagonista si preoccupa maggiormente per il contesto lavorativo e
non per la sua trasformazione in sé. Il contesto lavorativo lo schiaccia, è costretto e sorvegliato costantemente.
la sveglia indica la costrizione, viene obbligato a svegliarsi presto per andare a lavorare;
la valigia, presente all’interno della sua stanza, simboleggia la tematica del lavoro;
la sua stanza è un corridoio, la sua famiglia non è riuscita a trovare nemmeno una stanza per lui;
l’unica immagine che Gregor ha in camera sua è una signora ritagliata dal giornale (vestita), questo perché lui
NON ha né amici, né famiglia né qualsiasi ricordo da dover ricordare.
Ha un lavoro NON soddisfacente e faticoso, si sente obbligato da una famiglia nella quale non si sente a suo agio.
STILE: è presente una specie di flusso di coscienza, i pensieri vengono raccontati come gli vengono in mente. Il flusso
di coscienza viene frammentato: è presente anche una parte in cui l’autore esprime i suoi pensieri.
memoria volontaria;
memoria involontaria, non sempre il nostro cervello decide cosa ricordare. Un ricordo può riaffiorare senza
volerlo.
L’epifania è un momento solo, questo spiega il fatto che il secondo e il terzo sorso fatti dal poeta non rievocano in lui
le stesse sensazioni.
Il brano è raccontato su 2 piani narrativi differenti che, però, si sovrappongono e quindi NON si riescono a
differenziare:
narratore esterno in terza persona: racconta le azioni che compie durante la giornata;
monologo interiore in prima persona: racconta i suoi pensieri anche sconnessi e SENZA continuità. Grazie a
queste introspezioni possiamo analizzare il personaggio.
L’autrice ha un’estrema sensibilità: la sua poetica descrive come non ci sia una giusta comunicazione all’interno della
società.
Durante il periodo di guerra la casa viene, appunto, abbandonata. La gita al faro promessa dieci anni prima avviene.
Però, senza la presenza della mamma, tutto è diverso.
Il testo ci chiede quale sia Il significato della vita. Le persone possono fare la differenza, altrimenti la vita è piatta.
Italo Svevo è il suo nome d’arte, si chiamava Ettore. Inizialmente lavora come bancario (non gli piaceva), poiché
l’azienda del padre fallisce.
INETTO: colui che NON riesce a vivere la vita in modo attivo (disadattato), NON è capace. É una figura simile ai Vinti di
Verga. I protagonisti di Svevo sono gli inetti: non sanno adattarsi alle situazioni e alla società che li circondano.
Spesso, nei suoi racconti, Svevo affianca al protagonista inetto una figura contraria, una persona che sa adattarsi
benissimo alle situazioni.
Il 1º protagonista inetto di Italo Svevo è Alfonso Nitti, protagonista di ‘Una vita’ ed è la proiezione di Italo Svevo, è un
bancario e odia il suo lavoro.
Si innamora della figlia del suo capo ma non si sente alla sua altezza. Con una scusa si allontana proprio perché non sa
affrontare e, soprattutto, adattarsi alle situazioni. Al suo ritorno decide di suicidarsi, si arrende.
Si innamora di una ragazza, o meglio, NON si innamora di lei ma della proiezione che lui ha creato di lei e non si
accorge che la sorella sta per morire.
Emilio NON sa fare l’artista, NON sa trovare l’amore e NON sa come comportarsi né con gli amici né con la famiglia:
non capisce di essere un inetto.
Prima di scrivere l’ultimo capolavoro, trascorre del tempo. Nel mentre, sposa una lontana cugina, figlia di un
imprenditore che gli dà il compito di dirigere la loro azienda: per questo motivo decide di prendere lezioni di inglese
da James Joyce che lo aiuta a ritrovare l’ispirazione.
Il 3º inetto è Zeno Cosini. Zeno si sente diverso, malato e decide di andare dallo psicanalista, non ha una buona
opinione della psicanalisi.
Il suo psicanalista (Dottor S.) gli chiede di scrivere un diario e, alla fine, Zeno decide di smettere di andare dallo
psicanalista perché non crede nella psicoanalisi (anche l’autore, ovviamente, ha una cattiva idea della psicanalisi a
causa dell’esperienza di suo fratello dichiarato ‘incurabile’). Per vendetta, lo psicanalista pubblica il suo diario.
Il diario NON è scritto giorno per giorno ma per argomento. Viola lo schema del romanzo ottocentesco perché non
racconta i fatti in modo tematico, non cronologico spezzando la fabula.
Decide di sposare una delle sorelle di Ada (prima donna a cui voleva chiedere di sposarsi) e decide di avere un amante
solamente perché tutti ce l’avevano. Non riesce a lasciare andare l’amante nonostante ami sua moglie perché è un
INETTO, decide di pagargli un corso di canto così da liberarsi di lei.
Per quanto riguarda il lavoro, decide di aprire un’impresa commerciale con Guido, marito di Ada. E, alla fine, le sue
scelte imprenditoriali si rilevano vincenti.
In Zeno Cosini non è presente il personaggio bravo e vincente perché, alla fine, Zeno Cosini NON è uno sconfitto.
Zeno Cosini è un narratore inattendibile. L’autore racconta ciò che vuole raccontare, NON la realtà: nella poetica di
Zeno è presente il flusso di coscienza, diverso da quello di James Joyce.
Il flusso di coscienza di Zeno Cosini NON è vero e puro, racconta e descrive come in un diario mentre, il flusso di
coscienza di Joyce NON descrive nulla. Infatti, Joyce scrive solo quello che pensa in quel momento.
Ritiene di aver usato il vizio come scusa dietro cui nascondersi: non è mai cresciuto. Questo vizio è l’espressione della
sua malattia e della sua inettitudine, lo apprende durante la sua vecchiaia.
compra anche un manuale che legge con la scusa di voler aiutare il dottore;
si addormenta mentre cerca di scavare nel suo passato.
Viene anche accennata l’infanzia del protagonista (fase dell’incoscienza), rievocandola Svevo capisce l’assurdità di
quelle immagini.
Il brano parla di tutte quelle persone che si illudono che la psicanalisi possa aiutare le persone malate.
Il padre di Pirandello ebbe poi un tracollo finanziario. Da questo momento inizia un periodo difficile per lo scrittore
perché non può più permettersi lo stile di vita che faceva: aveva bisogno di lavorare.
La moglie va in crisi, soffrirà di attacchi nevrotici e questo la porterà ad avere una paralisi psicosomatica.
Scrisse un saggio sull’umorismo che sarà la base della sua poetica, è da qui che inizia ad avvicinarsi anche al teatro.
La sua teoria si chiama ‘Forma e vita’, la nostra vita è organizzata per forme (forma da studente, da amica, da figlia,…).
Pirandello scrive 365 racconti, dei romanzi e nell’ambito teatrale, è più famoso nel teatro che in letteratura.
Lo iettatore vuole la ‘patente’, una certificazione. Ne ha bisogno poiché deve sfruttare la sua maschera per vivere.
Infatti, se rifiutiamo la maschera che gli altri ci ‘addossano’ NON riusciremo a vivere.
Pirandello è convinto che quando Totò sarà ricco le persone e la spietata società riconosceranno solo la ricchezza,
quindi potrà vivere normalmente.
(Totò non vuole essere uno iettatore, ovvero colui che porta sfortuna)
UMORISMO (sentimento del contrario): caratterizzato da un avvenimento che suscita un sorriso ma, allo stesso
tempo, fa pensare, suscita compassione e comprensione. UMORISMO PIRANDELLIANO: punta al sentimento del
contrario: fa ridere ma anche riflettere.
TECNICA DELL’ASSURDO: è legata al saggio sull’umorismo. (questa tecnica è presente anche nel racconto dello
scarafaggio).
COMICITÀ (avvertimento del contrario): caratterizzato da un avvenimento che suscita un sorriso, fa ridere ma NON fa
riflettere.
RELATIVISMO PIRANDELLIANO: secondo Pirandello tutto è relativo, NON esiste una verità unica.
SE QUALCUNO SI ACCORGE DI AVER UNA MASCHERA CHE NON GLI APPARTIENE? Quando questo avviene la
maschera viene chiamata ‘maschera nuda’ (secondo Pirandello). Un personaggio può scegliere se accettare o meno la
maschera.
Ci possiamo rendere conto o meno di indossare una maschera. ‘Uno, nessuno, centomila’ spiega in modo
interessante quando una persona rifiuta la propria maschera.
Mattia Pascal, infatti, cambia la sua maschera identificandosi in quella di Adriano Meis ma, non essendo una maschera
creata dalla società, NON può funzionare. Quindi, finge il suicidio così da eliminare la maschera di Adriano Meis.
TEMATICHE PRINCIPALI:
◉ identità: Mattia vuole abbandonare la maschera impostagli dalla società per essere libero ma scopre che
NON è possibile;
◉ sofferenza: il suo sogno è impossibile da realizzare perché dagli schemi della società non si può evadere.
Le persone che pensano solo al lavoro sono oggetto di bullismo, persino dal proprio capo, lui NON reagisce.
Belluca, un giorno, arriva in ufficio ed è una persona totalmente diversa: durante la notte ha vissuto un’epifania grazie
alla quale riesce a vedere lo spettacolo della vita. Ha sentito un fischio di un treno (libertà, viaggio), gli ha fatto capire
che il modo in cui si stava comportando era, in realtà, frutto di una maschera che gli altri gli avevano fatto indossare.
Infatti, il capo ufficio lo sgrida poiché non ha fatto nulla tutto il giorno. Lui, in modo inaspettato, reagisce urlando e
rievocando il fischio del treno: tutti i suoi colleghi lo iniziano a prendere per pazzo.
La narrazione è costruita come se fosse un film, con uno stile colloquiale e una rappresentazione della realtà in modo
diretto.
1ª parte: viene descritto il modo in cui la società lo vede: i colleghi credono sia un pazzo (considerato tale poiché
aveva deciso di togliersi la maschera da loro imposta);
2ª parte: narrata da un narratore esterno che si scopre essere un suo vicino. Rappresenta lo scrittore e conosce bene
il personaggio, cerca di capire anche dal suo passato le motivazioni per le quali ora è così;
3ª parte: descritta soggettivamente da Belluca, ci racconta cosa gli è successo la notte dell’epifania.
- metafora del ‘vecchio somaro’: il protagonista ha scelto un lavoro che non lo coinvolge. Pirandello paragona
questo lavoro ad un ‘somaro’ perché il protagonista svolge operazioni che fanno i computer senza pensare,
senza usare la creatività.
TEATRO PIRANDELLIANO
A fine ‘800 ed inizio ‘900: il teatro era la dimostrazione più alta della borghesia, era costoso.
Pirandello mette in scena, invece, la sua letteratura: un mondo che la gente NON conosce.
Ambientata in una cornice realistica, la novella racconta di una vicenda umoristica e improbabile. Tre personaggi si
trasferiscono a Valdana: il signor Ponza, sua moglie, e sua suocera, la signora Frola. Il loro comportamento desta
subito inquietudine in paese.
La signora Frola, la prima a recarsi al cospetto delle donne, offre loro una prima giustificazione per il comportamento
apparentemente inaccettabile: l’uomo non è per niente crudele, è anzi amorevole e innamorato della figlia, tanto da
volerla “tutta per sé”. Non si tratta di crudeltà, ma di “una specie di malattia”, su cui la donna non dice altro.
Non appena terminata la visita della signora Frola, anche il signor Ponza decide di fornire alle donne la sua “doverosa
dichiarazione”. In preda all’agitazione, racconta che la signora Frola è in realtà impazzita dopo la morte della figlia e
che lui, per evitarle un dolore ulteriore, da quattro anni porta avanti una messa in scena: la sua seconda moglie
continua a fingersi, da lontano, figlia della donna, perché lei possa continuare a illudersi che il lutto non sia mai esistito
e sia il genero a impedirle di avere un contatto diretto con la figlia.
È da questo testo che viene tratto il ‘Così è (se vi pare)’, spettacolo teatrale messo in scena per la prima volta a Milano
nel 1917 e rielaborato nel 1925. La rappresentazione si conclude con l’ingresso della signora Ponza, che anziché
svelare la propria identità afferma di essere “colei che la si crede”.
Pirandello vuole smontare la mentalità borghese del volere sapere tutta la verità.
Il protagonista ha conosciuto uno psicanalista che usa un metodo specifico: gli fa vivere la stessa cosa accaduta anni
prima.
Il protagonista sapeva di NON essere Enrico IV da un po’ di tempo. Si domanda cosa avrebbe dovuto fare dato che
chiunque è andato avanti tranne lui.
La rabbia diventa inarrestabile quando scopre che è stato l’attuale marito della sua ex fidanzata a far imbizzarrire il
cavallo, si sfidano a duello e lo uccide.
Infine, dopo che il protagonista si è tolto la maschera e ha ucciso l’ex amico, deve fingersi pazzo per non finire in
prigione.
La scena si apre con un palcoscenico apparentemente in corso di allestimento per consentire le prove del secondo
atto di un'opera teatrale di Luigi Pirandello (‘Il giuoco delle parti’). Mentre gli attori ed i membri della compagnia si
organizzano per la realizzazione della prova, si annuncia l'arrivo di 6 personaggi ognuno dei quali interpreta un’idea di
persona.
Viene messo in risalto il ‘tema del doppio’: contrasto tra realtà e finzione.