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VIE DI SOMMINISTRAZIONE
Le vie di somministrazione dei farmaci possono essere naturali ovvero senza l’uso di strumenti, o
artificiali ovvero con l’uso di strumenti come ad esempio siringhe ecc. Le principali vie usate sono:
- Vie enterali, ovvero quelle vie gastro-intestinali che comprendono:
- via orale: è la più economica e meno invasiva ma ha come svantaggio la lentezza in quanto
subisce il così detto effetto di primo passaggio ovvero il farmaco prima di essere assorbito viene
in parte metabolizzato. Inoltre il paziente deve essere vigile e consenziente.
- via sublinguale: è di rapido assorbimento in quanto non subisce l’effetto di primo passaggio, ma
le molecole che compongono questi farmaci devono essere lipofile e di basso peso molecolare
per riuscire a superare l’epitelio orale.
- via rettale: non ha l’effetto di primo passaggio poiché evita gli enzimi gastrici, ma ha un
assorbimento irregolare.
- Vie parentali, ovvero tutte le vie diverse da quelle gastro-intestinali che comprendono:
- via endovasale: evita la fase di assorbimento rendendo la biodisponibilità (ovvero la frazione
del farmaco che raggiunge il circolo sistemico) altissima. L’unico svantaggio può essere legato al
modo scorretto di fare l’iniezione.
- via intramuscolare: ha una biodisponibilità pari alla dose iniettata, ma ha come svantaggio il
possibile dolore al muscolo.
- via sottocutanea: ha un assorbimento lento e costante, ma è possibile utilizzare questa via solo
se i farmaci non sono irritanti.
- Assorbimento: per avere un buon assorbimento occorre che la molecola che compone il farmaco sia
lipofila e preferibilmente apolare. La legge di Henderson- Hasselbalck mette in relazione la
concentrazione degli ioni (detto Pka) con il pH del sito. Questa è definita come 𝑝𝐻 = 𝑝𝐾𝑎 +
[𝑏𝑎𝑠𝑒]
𝑙𝑜𝑔 [𝑎𝑐𝑖𝑑𝑜]. Farmaci con un pKa molto alto devono essere protetti da altre molecole (eccipienti) poiché
il pH dello stomaco potrebbe disgregarle e farle perdere il loro effetto. Questa equazione è
- Distribuzione: una volta che il farmaco viene assorbito, deve essere distribuito nel corpo e ciò
avviene più o meno velocemente a seconda se il farmaco è libero nel sangue o è legato ad altre
molecole. Generalmente le proteine che legano i farmaci sono le albumine e le alfa-acide.
Per calcolare la distribuzione si fa riferimento al volume di distribuzione (Vd) che indica la quantità di
farmaco presente nel corpo (A) rispetto alla quantità di farmaco presente nel plasma (C) e si calcola
𝑨
𝑽𝒅 = 𝑪. Questo valore, che si misura in litri, non corrisponde ad una parte specifica del corpo ma ci
indica solo come è distribuito. Il farmaco può distribuirsi secondo 3 modelli:
- mono compartimentale: ogni variazione che avviene nel plasma si riflette in modo
proporzionale nei tessuti.
- bicompartimentale: il farmaco diminuisce velocemente dal plasma e dai tessuti maggiormente
irrorati.
- tricompartimentale: dopo il passaggio del farmaco dai tessuti più irrorati a quelli meno irrorati
avviene un ulteriore passaggio ai tessuti ancora meno irrorati.
- Metabolismo: nella fase del metabolismo avvengono una serie di reazioni chimiche per trasformare
il farmaco in sostanza più polari e idrofile affinché venga eliminato. La sede principale di queste
reazioni è il fegato. Ci sono 2 fasi del metabolismo:
- fase I: avviene l’aggiunta o l’eliminazione di gruppi funzionali attraverso reazioni di
ossidazione, riduzione, idratazione e idrolisi a opera di enzimi del complesso citocromo P450
caratterizzati dalla presenta di un gruppo eme al loro interno.
- fase II: avviene l’aggiunta di molecole, differenti dai gruppi funzionali, alle molecole del
farmaco. In questo modo diventeranno più pesanti, più idrofile e più polari.
La fase I e II non sono per forza consequenziali e possono anche non avvenire oppure può avvenire
solo una delle due. Quando avvengono però la molecola del farmaco che viene quindi trasformata
prende anche il nome di metabolita. Questo può essere:
- metabolita inattivo: il farmaco si trasforma in una molecola inerte.
- metabolita attivo: il farmaco si trasforma in una molecola che continua a svolgere l’azione del
farmaco.
LA FARMACODINAMICA
La farmacodinamica studia i siti d’azione dei farmaci, le interazioni tra il farmaco e le cellule del nostro
corpo e quali effetti hanno sugli organismi. La capacità di un farmaco di produrre un effetto è data
dall’interazione con un recettore del nostro corpo, il quale viene inibito o stimolato. Il farmaco quindi
modifica alcune vie metaboliche e questa variazione può essere:
- monofasica: l’azione del farmaco è solo stimolante o solo inibitoria.
- bifasica: l’azione del farmaco è prima stimolante e poi inibitoria o viceversa.
In rari casi ci sono anche farmaci che non si servono dei recettori come ad esempio il bicarbonato di
calcio il quale contrasta l’acidità gastrica grazie alle sue proprietà chimiche.
I RECETTORI
I recettori sono proteine in grado di legare in modo specifico una o più molecole, chiamate ligandi,
subendo un cambio di conformazione. I recettori in base a dove si trovano sono divisi in:
COMPLESSO RECETTORE-LIGANDO
Tutti i recettori necessitano della formazione del complesso recettore-ligando. Il fatto quindi che un
ligando abbia uno specifico recettore è importantissimo perché in questo modo il nostro corpo
controlla i processi corporei e non permette a tutte le molecole presenti di legarsi ai recettori. I
recettori normalmente legano delle molecole endogene, ovvero già presenti all’interno
dell’organismo, per cui quando creiamo il ligando (la molecola di farmaco) questo deve mimare una
molecola endogena. Il legame farmaco-recettore deve inoltre essere:
- stereospecifico: ogni ligando è specifico per un recettore
- reversibile: l’organismo deve poter ritornare alla sua condizione normale
- saturabile: il ligando deve riempire tutti i recettori in modo da raggiungere l’effetto massimo
del farmaco.
Più un ligando è affine al recettore, minore è la concentrazione di farmaco che devo somministrare.
L’affinità si misura con il parametro Kd, che mi indica la concentrazione di un farmaco alla quale il 50%
dei recettori sono saturati. Un valore basso di Kd corrisponde ad un’alta affinità e viceversa. Se tutti i
recettori sono saturi è inutile assumere altro farmaco. Un altro valore è quello della potenza indicato
dal parametro EC50 il quale definisce la concentrazione di farmaco per la quale ottengo il 50%
dell’effetto massimo. EC50 può essere:
- minore di Kd: significa che sulla cellula abbiamo più recettori del normale e ciò avviene perché
normalmente ci sono dei recettori in più che hanno il compito di aumentare la probabilità del legame
con il ligando quindi questi recettori superflui servono a richiamare i ligandi.
- maggiore di Kd: significa che ho ottenuto l’effetto soglia ovvero che pur avendo occupato il 50% dei
recettori non ho ottenuto il 50% della risposta biologica.
AGONISTI-ANTAGONISTI
È possibile che più molecole endogene o più farmaci siano in grado di legarsi ad un medesimo recettore.
Una molecola è detta:
- agonista: quando è in grado di legare un recettore determinando una risposta biologica.
- antagonista: quando è in grado di legarsi ad un recettore, ma non è in grado di stimolarlo per
ricevere una risposta. Esistono due diverse tipologie di antagonisti:
o competitivi: competono per lo stesso sito attivo della molecola endogena riducendo la
quantità di recettori che quest’ultima occupa.
o non competitivi: impediscono all’agonista di scatenare una risposta, o inibendo il sito in
cui appunto si lega l’agonista oppure legandosi ad un altro recettore che aumenta la
risposta biologica opposta.
L’attività intrinseca indica che l’effetto di un farmaco è proporzionale alla formazione del complesso
farmaco-recettore moltiplicato per il fattore α, il quale indica la capacità di un farmaco di essere un
agonista o antagonista. Se il fattore α=1 l’attività intrinseca è massima per cui avremo un agonista,
viceversa se α=0 avremo un antagonista. Quando 0 < α < 1 avremo un farmaco agonista/antagonista.
Quando si fa in trattamento farmacologico è importante conoscere la natura del farmaco in quanto un
trattamento prolungato con agonisti porta ad una diminuzione dei recettori, viceversa un trattamento
con antagonisti porta ad un aumento dei recettori.
IL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso si divide in SNC (sistema nervoso centrale) e SNP (sistema nervoso periferico). Il SNC
è costituito dal cervello e dal midollo spinale e ha funzione di controllo ed elaborazione degli stimoli
provenienti dal SNP, inoltre manda anche egli degli stimoli a quest’ultimo. Il SNP è costituito dei nervi
periferici e a sua volta manda degli stimoli al SNC (detti stimoli afferenti) e ne riceve altri sempre dal
SNC (detti stimoli efferenti). Del SNP fa parte anche il SNA (sistema nervoso autonomo) il quale si
occupa del controllo della muscolatura liscia, dell’attività cardiaca, ed è l’attività secretoria ghiandolare.
L’SNA si divide in sistema nervoso parasimpatico, simpatico che funzionando in maniera opposta tra di
loro (es. uno aumenta la frequenza cardiaca e uno la diminuisce) determinano le regolazioni. Nello
specifico il sistema nervoso simpatico agisce in situazioni di emergenza aumentando i parametri,
mentre il sistema parasimpatico li riporta allo stato originario. Entrambi lavorano per garantire
l’omeostasi dell’organismo.
TRASMISSIONE COLINEGICA
È una trasmissione che avviene a livello dei neuroni postgangliari e pregangliari del sistema nervoso
parasimpatico e a livello dei neuroni pregangliari del sistema nervono simpatico. Questa trasmissione
è regolata dal neurotrasmettitore acetilcolina, la quale si forma a partire dalla colina e da un gruppo
acetile preso dall’acetil-coA a opera di una colina acetiltransferasi:
Dispensa scritta da Veronica Viola.
𝒄𝒐𝒍𝒊𝒏𝒂 𝒂𝒄𝒆𝒕𝒊𝒍𝒕𝒓𝒂𝒏𝒔𝒇𝒆𝒓𝒂𝒔𝒊
COLINA + ACETILCOENZIMA A → ACETILCOLINA
L’acetilcolina, una volta liberata dalle vescichette entra nella fessura sinaptica ed agisce sia sui recettori
delle fibre postsinaptiche determinando la propagazione del segnale, sia sulle fibre presinaptiche
ovvero le fibre da dove proviene lei stessa determinando l’interruzione del segnale. I recettori
dell’acetilcolina sono di 2 tipi:
- nicotinici: recettori inotropi costituiti da 2 subunità α alle quali si devono legare 2 unità di
acetilcolina per far aprire il canale.
- muscarinici: recettori metabotropi che si dividono in 2 famiglie:
o famiglia M1: comprende i recettori M1, M3 e M5. Sono recettori eccitatori per cui
stimolano la formazione dei messaggeri IP3 e DAG che favoriscono la liberazione del
calcio intracellulare e quindi la propagazione del segnale.
o famiglia M2: comprende i recettori M2 e M4. Sono recettori inibitori per cui inibiscono
la formazione dell’AMP ciclico che porta all’inibizione dei canali calcio per cui le vescicole
contenenti acetilcolina non vengono rilasciate.
Una volta svolta la sua funzione l’acetilcolina viene degradata dall’acetilcolina esterasi.
TRASMISSIONE CATELOLAMMINE
Le catecolammine sono neurotrasmettitori che contengono una porzione catecolica (anello benzenico
con 2 gruppi ossidrilici) e una catena ammina. Queste sono l’adrenalina (anche chiamata epinefrina),
la noradrenalina, la dopamina e l’isoprenalina. Vengono rilasciate soprattutto in caso di forti emozioni
come ansia, paura, stress, dolore, fame, piacere ecc. La loro formazione parte dalla L-tirosina che grazie
all’enzima tirosinaidrossilasi si trasforma in DOPA. Sul DOPA agisce la DOPAcarbossilasi e si formerà la
dopamina. Grazie all’enzima dopamina beta-idrossilasi la dopamina si trasformerà in noradrenalina la
quale a sua volta subendo l’azione dell’enzima fenil-n-metiltransferasi diventerà adrenalina.
TRASMISSIONE ADRENERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore adrenalina. Questa una volta liberata nella
fessura sinaptica si lega s 2 tipi di recettori:
- recettori α: che si distinguono in:
- α-1: media la trasmissione di un segnale eccitatorio a livello post-sinaptico inducendo un
aumento delle fosfolipasi C che a loro volta portano ad un aumento dei messaggeri DAG e IP3
che favoriscono la liberazione del calcio intracellulare e quindi la propagazione del segnale.
TRASMISSIONE NORADRENERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore noradrenalina. Questa una volta liberata
nella fessura sinaptica si lega agli stessi recettori dell’adrenalina con la differenza che si lega solo a α1,
α2 e β2. Il legame della noradrenalina con i recettori comporta:
- legame α-1: vasocostrizione, dilatazione della pupilla, permette la secrezione di ormoni, rilassamento
della muscolatura liscia e contrazioni a livello del tratto genito-urinario.
- legame α-2: riduzione della noradrenalina.
- legame β-2: dilatazione dei vasi sanguigni, aumento del ritmo e dell’attività contrattile del cuore,
rilassamento sfinteri.
TRASMISSIONE DOPAMINERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore dopamina. Questa una volta liberata nella
fessura sinaptica si lega a due famiglie di recettori:
- recettori D-1: hanno localizzazione postsinaptica, attivano l’adenilato ciclasi e la fosfolipasi
provocando una mobilizzazione del calcio che favorisce la propagazione del segnale.
- recettori D-2: hanno localizzazione postsinaptica e presinaptica. Inibiscono l’adenilato ciclasi
che porta ad una riduzione dei livelli di AMP ciclico che fa aprire i canali potassio e chiude quelli
calcio, favorendo un’interruzione del segnale.
Una caratteristica importante della dopamina è che questa è anche un neurormone rilasciato
dall’ipotalamo. Le sue funzioni sono varie: inibire la prolattina, ha un ruolo importante in
comportamento, movimento volontario, umore, apprendimento, soddisfazione e punizione. Può
inoltre essere somministrato come farmaco per aumentare la frequenza e la pressione sanguigna.
DEGRADAZIONE CATECOLAMMINE
TRASMISSIONE GLUTAMATERGICA
È una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore glutammato il quale è un amminoacido non
essenziale che aumenta in caso di stress psicofisico e malattie. Questo è sintetizzato a partire da 2 vie:
- dal glucosio che entra a far parte della glicolisi e diventa piruvato il quale si trasforma in acetil-
coA ed entra nel ciclo di krebs dove si forma l’intermedio alfachetoglutarato che grazie alla
transaminasi diventa glutammato.
- dalla glutammina che con l’enzima glutaminasi diventa glutammato.
𝒈𝒍𝒖𝒕𝒂𝒎𝒊𝒏𝒂𝒔𝒊
GLUTAMMINA→ GLUTAMMATO
𝑮𝑨𝑫
L-GLUTAMMATO → GABA
TRASMISSIONE SEROTONINERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore serotonina, la quale è molto importante per
i processi psichici, l’umore, il sonno, la regolazione della temperatura, rilascio di ormoni, controllo della
pressione arteriosa ecc…Questa è sintetizzata a partire dall’L-triptofano che grazie all’enzima
triptofano idrossilasi si trasforma in 5-idrossitriptofano. Su questo poi avviene una reazione di
carbossilazione che lo trasforma in serotonina.
𝒅𝒆𝒄𝒂𝒓𝒃𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
L-ISTIDINA→ ISTAMINA
Questa reazione avviene all’interno di cellule specializzate a livello ematico. Una volta formata viene
immagazzinata in granulociti, piastrine e mastociti. I recettori a cui si lega sono:
- eccitatori: ovvero i recettori H1, H2, H4 che causano vasodilatazione, prurito, broncocostrizione,
aumento secrezioni gastriche, dolore, contrazione della muscolatura liscia, rossore, riduzione
dell’attività del sistema immunitario ecc.
- inibitori: ovvero il recettore H3 che riduce la produzione di istamina.
Esistono alcuni antagonisti dell’istamina che l’ostacolano come ad esempio l’adrenalina e alcuni farmaci
sintetici che una volta ridotto il livello di istamina vengono metabolizzati a opera del citocromo P450.
TRASMISSIONE OPPIOIDE
È una trasmissione che avviene nel nostro corpo e ci consente di percepire la sensazione di dolore grazie
ad alcuni recettori detti nocicettori. Questi sono terminazioni nervose presenti in molti tessuti del
corpo, come sulla cute e nei visceri (e non nel cervello). Chiaramente costituiscono una via nervosa
ascendente poiché gli le risposte agli stimoli (che possono essere stimoli termici, meccanici e chimici)
partono dalla periferia del nostro corpo ed arrivano nel cervello. Più precisamente esistono 2 fibre
nervose diverse a seconda del dolore che percepiamo:
- fibre α: captano il dolore acuto. Sono rivestite da una guaina mielinica che rende la conduzione
molto veloce proprio per questo il dolore è immediato e forte.
- fibre c: captano il dolore sordo, ovvero quello successivo al dolore acuto. Non sono rivestite
dalla guaina mielinica.
Il sistema nocicettivo è costituito da diversi tipi di neuroni che sintetizzano neurotrasmettitori diversi:
- neuroni encefalici energici: sintetizzano i neurotrasmettitori encefaline (a partire dalla proencefalina)
che si trovano in molte regioni del cervello, nelle ghiandole salivari, nel tratto gastro-intestinale e nel
sangue. L’azione delle encefaline, fa sì che la sensazione di dolore diminuisca poiché l’encefalina a livello
dei neuroni presinaptici inibisce la fuoriuscita di glutammato e acetilcolina che sono neurotrasmettitori
eccitatori. In questo modo le encefaline costituiscono un sistema inibitorio.
- neuroni endorfinergici: sintetizzano l’endorfina che a livello ipofisario agisce come ormone e a livello
centrale come neurotrasmettitore. L’endorfina deriva da una molecola di POMC (propiomelano
cortina) la cui parte centrale forma le molecole di ACTH e α-MSH che modulano l’azione dell’endorfine
mentre la parte terminale forma la β-lipotropina che forma poi l’endorfina. L’endorfina provoca un
aumento della soglia del dolore, provocano buonumore, benessere e regolano sonno e appetito.
- neuroni dinorfinergici: sintetizzano i neurotrasmettitori dinorfine a partire dalla prodinorfina. Si
FARMACI DELL’INFIAMMAZIONE
I farmaci antinfiammatori agiscono riducendo l’entità di un processo infiammatorio dovuto ad agenti
lesivi di vario tipo si dividono in:
- farmaci steroidei (FAS): sono anche noti come cortisonici o glucocorticoidi poiché sono costituiti da
una molecola simile al cortisolo, ovvero un ormone prodotto a partire dal colesterolo nella porzione
corticale delle ghiandole surrenali. Tra quelli più comuni ricordiamo metasone, prednisone ecc. Questi
IL PARACETAMOLO
Questo farmaco non è un fans, ma ha lo stesso azione analgesica e antipiretica. Ha elevata
biodisponibilità e può essere somministrato attraverso diverse vie. L’emivita è di 1-4 ore e si
raccomanda non più di 3 doti al giorno che non superino l’1gr a dose. La sua azione è dovuta al fatto
che a livello del SNC inibisce la produzione di prostamoidi che nel loro insieme costituiscono le sostanze
che determinano la sensazione dolorosa. Il suo vantaggio nell’utilizzo è che non causa danni allo
stomaco grazie alle sue caratteristiche fisiche. L’unico problema può darlo a livello del fegato in quanto
subisce un processo di trasformazione in un metabolita tossico per il tessuto epatico, ma dato le piccole
dosi e i rischi di epatossicità sono nulli.
- Immunodeficienza: manca o non è efficiente una parte del sistema immunitario per cui
aumenta la possibilità di infezioni.
- Malattie immuno-mediate: il sistema immunitario è fisicamente normale ma la sua
funzionalità risulta alterata, come ad esempio nel caso delle allergie dove si ha una risposta
abnorme del sistema immunitario.
- Malattie autoimmuni: il sistema immunitario si attiva nei confronti del self, distruggendolo.
Esistono diverse categorie di farmaci a seconda di quale patologia abbiamo. Ci sono farmaci:
La secrezione degli ormoni parte dal SNC che stimola l’ipotalamo il quale a sua volta integra le
informazioni e le manda all’ipofisi. L’ipofisi ha due lobi:
o TSH: ormone che stimola la tiroide e che a sua volta produce T3 e T4, i quali se alterati
possono causare l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo.
Altri ormoni molto importanti sono prodotti dal pancreas e sono insulina e glucagone. La prima
stimola l’aumento dell’utilizzazione del glucosio quindi determina una diminuzione dei suoi livelli nel
corpo, il secondo invece stimola il rilascio del glucosio nel sangue determinandone un aumento nel
corpo. Un malfunzionamento di questi ormoni può causare il diabete, ovvero una patologia dove c’è
un calo di produzione di insulina che porta ad un’iperglicemia nel sangue. Si divide in 3 classi: diabete
di tipo 1 (insulino-dipendenti), diabete di tipo 2, e diabete gestazionale. La prima cura è rappresentata
da dieta ed esercizio fisico, successivamente nelle fasi avanzate alle iniezioni di insulina. Altri farmaci
sono quelli che stimolano la secrezione di insulina nel pancreas (sulforiluree), quelli che riducono
l’assorbimento del glucosio assunto con l’alimentazione (acarbosio) e quelli che riducono la sintesi del
glucosio (biguanidi). Tutti questi farmaci possono portare ad effetti collaterali quali aumento o
diminuzione dell’appetito, flatulenza, diarrea, ipoglicemia.
TOSSICOLOGIA
La tossicologia è una branca della farmacologia che studia i meccanismi, i sintomi e i trattamenti degli
avvelenamenti di persone e animali a opera di droghe, veleni o farmaci. Generalmente a determinare
la tossicità di una sostanza è la dose elevata, ciononostante esistono anche sostanze che
apparentemente sono innocue ma che diventano tossiche durante il metabolismo o quando entrano
in combinazione con altri elementi. Per questo la farmacologia studia l’azione diretta e indiretta delle
sostanze coinvolte in episodi di intossicazione facendo particolare attenzione allo studio dei
Dispensa scritta da Veronica Viola.
meccanismi del citocromo P450, in modo da precisare i limiti di sicurezza relativi all’impiego clinico
dei farmaci. Solitamente il danno biologico che da una determinata sostanza è legata a diverse
variabili quali: natura chimica del tossico, modalità di assorbimento, concentrazione, entità e durata
dell’esposizione, stato di salute di chi l’assume, e fattori genetici individuali. La tossicologia divide le
sostanze in determinate categorie:
- fitofarmaci (sostanza in grado di eliminare specie viventi indesiderate o nocive),
- metalli (quelli pesanti come il piombo che è facilmente assorbibile e causa ulcere e anemie;
l’alluminio che si può accumulare nel cervello; cromo, nichael ecc.)
- solventi e vapori (idrocarburi alifatici e aromatici, alcoli, glicoli ecc.
- veleni di animali e piante
- radiazioni e materiali radioattivi
SPERIMENTAZIONE ANIMALE
La sperimentazione animale può essere di base, quando si basa sull’osservazione, o applicata cioè
quando l’animale viene usato come cavia. Solitamente si fanno esperimenti per calcolare la tossicità:
- acuta: vengono somministrate 3 dosi (o tutte insieme o separatamente) all’animale nelle prime 24
ore. Dopo si studia e si analizza l’animale per 15 giorni prima di sacrificarlo e fare l’autopsia.
Solitamente la somministrazione è orale e cutanea e i parametri che si riescono a stabilire tramite
questa sperimentazione sono: DL50 (dose letale dove muoiono il 50% degli animali), effetto tossico,
organo bersaglio, pericolosità del tossico.
- sub acuta: vengono somministrate dosi DL10 (dose letale dove muoiono il 10% degli animali) ogni
giorno per 1 settimana. Dopo si studia e si analizza l’animale per 28 giorni prima di sacrificarlo e fare
l’autopsia. Il parametro che si riesce a stabilire in questo modo è il MTD (massima dose tollerabile).
- cronica: vengono somministrate 3 dosi (rispettivamente MTD, ¼ della MTD e ⅛ della MTD) per 1
settimana e dopo si segue l’animale per 18/24 mesi o per tutta la vita fino a quando poi si fanno le
analisi autoptiche. I parametri che si stabiliscono sono LD50, MTD e NOEL (nessun effetto osservato).
SPERIMENTAZIONE SU PERSONA
Dalla scoperta all’entrata in commercio di un farmaco passano dai 12 a 15 anni. Per produrre un
medicinale si parte dallo studio di molecole, dove solo 1 su 40.000 diventerà un farmaco. Quando si
fanno esperimenti sulle persone si segue il codice di Norimberga che stabilisce le linee guida per una
sperimentazione eticamente corretta. I soggetti della sperimentazione sono: gli sponsor (le industrie
farmaceutiche, ospedali ecc..), lo sperimentatore, i pazienti (che devono dare il proprio consenso oltre
ad essere informato su tutti gli scopi, i metodi e i rischi), il monitor (ovvero il controllo delle autorità
sanitarie pubbliche) e il comitato etico (un organismo che deve approvare la sperimentazione). Una
volta che si è trovato un principio attivo che esplica la sua azione e poi viene eliminato senza essere
tossico, e che quindi è stato sperimentato in laboratorio e sugli animali, si passa alla sperimentazione
sull’uomo che prevede diverse fasi:
- fase 1: si esperimenta il farmaco per la prima volta sull’uomo su un numero di volontari maschi sani
da 20 a 50. E’ previsto un rimborso e una copertura assicurativa.
MECCANISMI DI TOSSICITA’
Una sostanza, e quindi anche un farmaco può determinare tossicità mediante diversi meccanismi:
- interazioni con la membrana plasmatica: in questo modo può non svolgere più il suo compito
- interferenza con la produzione di energia: l’ATP non viene più prodotto correttamente e possono
esserci moltissimi problemi legati a tutte le funzioni che per funzionare necessitano appunto di ATP.
- legame con molecole presenti nella cellula: può portare ad una sottrazione di quella molecola al
normale fabbisogno della cellula.
- interazione con il DNA: può portare a problemi di trascrizione, replicazione e traduzione.
Le manifestazioni di tossicità possono essere ridotte o annullate mediante gli antidoti che prevengono
o limitano l’assorbimento di certe sostanze. Gli antidoti attualmente scoperti non sono molti, e la
maggior parte si basa su diluenti, metabolizzanti, escretori, lavande gastriche, lavaggi, vomito indotto
ecc. Grazie ad un’equazione è possibile calcolare l’indice di rischio tossicologico che è uguale a:
𝑹𝑻 = 𝑪𝑻 ∙ 𝑭𝑼 ∙ 𝑴𝑼 dove CT sono le caratteristiche tossiche della sostanza che prendono in
considerazione il DL50, FU è la frequenza di utilizzo e MU è la modalità di utilizzo. Se il valore di
quest’indice è RT>12 ci troviamo in una situazione di rischio della salute.