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DISPENSA DI FARMACOLOGIA

IL FARMACO E LA LORO CLASSIFICAZIONE


La farmacologia studia gli effetti e le interazioni a livello cellulare e molecolare che i farmaci hanno
sugli organismi viventi. Un farmaco è una qualsiasi sostanza naturale, di sintesi o di semi sintesi (che
normalmente non viene assunta), la quale modifica i sistemi fisiologici apportando benefici. Se un
farmaco viene assunto in modo scorretto può portare ad effetti tossici e se porta sempre e comunque
ad effetti tossici viene definito veleno. Un farmaco è costituito da:
- Principio attivo: è la reale sostanza che da l’effetto benefico
- Eccipienti: sono componenti inattivi del farmaco che servono a renderlo più assorbibile e a
proteggerlo dalle aggressioni esterne, modificandone la composizione fisica e/o il sapore.
I farmaci possono essere:
- Naturali: presi direttamente dall’ambiente animale o vegetale
- Di semi sintesi: fatti in laboratorio con sostanze non naturali, i quali devono seguire un preciso
𝐿𝐷 50
protocollo che si basa sulla valutazione di un indice teraupetico che si calcola . LD indica
𝐸𝐷 50
la dose letale per la quale si ha la morte del 50% degli animali, mentre ED 50 indica la dose
efficace, ovvero l’effetto benefico che si ha sul 50% degli animali. Più l’indice è elevato e più il
farmaco è sicuro.
I farmaci inoltre possono essere divisi in altre categorie:
- sintomatici: curano i sintomi delineati dal paziente
- curativi: curano una specifica patologia
- sostitutivi: producono una sostanza che il corpo non riesce più a produrre (ad esempio l’insulina)
- preventivi: sarebbero i vaccini che evitano che una determinata malattia ci colpisca.
- diagnostici: per effettuare diagnosi, come il liquido di contrasto che serve per individuare le vene.
Inoltre troviamo farmaci commerciali ovvero quelli che si vendono nelle farmacie e i farmaci orfani
ovvero quelli poco diffusi e usati per patologie rare. Per quanto riguarda quelli commerciali possono
sia avere nomi specifici a seconda della causa farmaceutica (es. Tachipirina) oppure possono avere il
nome del solo principio attivo (es. Paracetamolo) e in quel caso prendono il nome di farmaci generici.
La qualità di un farmaco generico e uno di marca è la stessa perché il principio attivo rimane invariato,
ma possono cambiare solo gli eccipienti.
Non tutte le patologie vengono curate con i farmaci, attualmente infatti sono molto diffusi i prodotti
di omeopatia (prodotti naturali come erbe ecc.) anche se l’effetto curativo di quest’ultimi non è
dimostrato. Inoltre in alcuni casi può verificarsi l’effetto placebo che fa sì che un determinato dolori
passi da solo o ci sembra allievato solo perché sappiamo di avere un medicinale da prendere (anche
se poi non lo prendiamo).

Dispensa scritta da Veronica Viola.


PREPERAZIONI FARMAUCETICHE
Un farmaco può essere monocomposto, ovvero che ha un solo principio attivo oppure policomposto
ovvero che ha più principi attivi. Ogni tipo di farmaco ha sul libretto illustrativo, oltre alle
controindicazioni e gli effetti collaterali, il dosaggio che indica la quantità di principio attivo che bisogna
assumere e la posologia ovvero la quantità da assumere nelle 24 ore. Queste informazioni sono
importanti poiché non serve assumere più farmaco del dovuto perché le molecole del principio attivo
si legano a specifici recettori presenti sulle cellule, e se le cellule sono tutte sature e quindi tutti i
recettori sono occupati, il farmaco circola libero nell’organismo portando ad un effetto nocivo.
Attualmente, con l’avanzare delle scoperte scientifiche è stato possibile realizzare dei biofarmaci,
ovvero dei farmaci realizzati con la tecnica del DNA ricombinante. Questa tecnica prevede l’estrazione
del gene di interesse dalla cellula umana, ad esempio il gene insulina che poi viene inserito in un
plasmide (ovvero un DNA circolare presente del citoplasma) di una cellula batterica grazie all’uso di
enzimi di restrizione che servono per il taglio del DNA. Successivamente con la riproduzione del
plasmide avviene anche la produzione della proteina insulina in quanto ora nel suo DNA c’è il gene
insulina che serve per produrla. Il primo biofarmaco prodotto fu proprio quello dell’insulina, che come
tutti i biofarmaci agisce come endofarmaco ovvero mima l’azione delle molecole già presenti
nell’uomo.

VIE DI SOMMINISTRAZIONE
Le vie di somministrazione dei farmaci possono essere naturali ovvero senza l’uso di strumenti, o
artificiali ovvero con l’uso di strumenti come ad esempio siringhe ecc. Le principali vie usate sono:
- Vie enterali, ovvero quelle vie gastro-intestinali che comprendono:
- via orale: è la più economica e meno invasiva ma ha come svantaggio la lentezza in quanto
subisce il così detto effetto di primo passaggio ovvero il farmaco prima di essere assorbito viene
in parte metabolizzato. Inoltre il paziente deve essere vigile e consenziente.
- via sublinguale: è di rapido assorbimento in quanto non subisce l’effetto di primo passaggio, ma
le molecole che compongono questi farmaci devono essere lipofile e di basso peso molecolare
per riuscire a superare l’epitelio orale.
- via rettale: non ha l’effetto di primo passaggio poiché evita gli enzimi gastrici, ma ha un
assorbimento irregolare.
- Vie parentali, ovvero tutte le vie diverse da quelle gastro-intestinali che comprendono:
- via endovasale: evita la fase di assorbimento rendendo la biodisponibilità (ovvero la frazione
del farmaco che raggiunge il circolo sistemico) altissima. L’unico svantaggio può essere legato al
modo scorretto di fare l’iniezione.
- via intramuscolare: ha una biodisponibilità pari alla dose iniettata, ma ha come svantaggio il
possibile dolore al muscolo.
- via sottocutanea: ha un assorbimento lento e costante, ma è possibile utilizzare questa via solo
se i farmaci non sono irritanti.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- via intratecale: il farmaco è iniettato nelle meningi, nello spazio tra la membrana aracnoide e
pia madre.
- via inalatoria: ha un assorbimento rapido ma con un difficile dosaggio in quanto ogni paziente
respira in modo diverso.
- via transdermica: il farmaco viene applicato su un cerotto il quale viene attaccato alla cute. Il
rilascio è costante ma l’assorbimento è soggettivo.

PASSAGGIO DEI FARMACI ATTRAVERSO LE MEMBRANE


Un farmaco può attraversare la membrana mediante un trasporto passivo, il quale si divide in:
- diffusione semplice: si ha il passaggio dalla zona più concentrata a quella meno concentrata. La
(𝐶1−𝐶2)∙𝐷∙𝐴
diffusione semplice è regolata dalla legge di Fick: . Questa legge ci dice che il flusso del
𝑑
farmaco è regolato dalla differenza di concentrazione ai lati della membrana (C1 – C2), dal
coefficiente di diffusione della molecola (D), dalle dimensioni della superficie (A) ed è direttamente
proporzionale a questi parametri e inversamente proporzionale allo spessore della superficie da
attraversare (d). Per essere favorita la diffusione semplice inoltre le molecole devono essere non
legate a proteine, non cariche e con basso peso molecolare. Un altro parametro che indica la capacità
di una molecola di attraversare la membrana è il coefficiente di ripartizione olio-acqua. Questo è il
rapporto tra la concentrazione della sostanza in fase acquosa e oleosa, e se è minore di 1 significa che
il farmaco è idrofilo e che quindi attraversa difficilmente la membrana. Viceversa se è maggiore di uno
significa che il farmaco è lipofilo e che attraversa facilmente la membrana.
- diffusione facilitata: si ha il passaggio della molecola attraverso canali e proteine trasportatrici.
I farmaci che non utilizzano il trasporto passivo possono usare:
- fagocitosi: il farmaco viene inglobato dalla membrana
-endocitosi: il farmaco si lega a dei recettori che si trovano sulla superficie della membrana e
successivamente insieme (quindi il farmaco con tutto il recettore) vengono inglobati nella membrana
formando una vescicola.

LA FARMOCINETICA: L’ADME DEL FARMACO


La farmocinetica è l’ADME del farmaco, ovvero si occupa di studiarne l’assorbimento, la distribuzione,
il metabolismo e l’eliminazione. La velocità con cui l’ADME fa il suo corso può essere lineare ovvero è
direttamente proporzionale alle concentrazioni (più farmaco abbiamo e più è veloce l’ADME) oppure
non lineare, ovvero la velocità è indipendente dalla concentrazione del farmaco.

- Assorbimento: per avere un buon assorbimento occorre che la molecola che compone il farmaco sia
lipofila e preferibilmente apolare. La legge di Henderson- Hasselbalck mette in relazione la
concentrazione degli ioni (detto Pka) con il pH del sito. Questa è definita come 𝑝𝐻 = 𝑝𝐾𝑎 +
[𝑏𝑎𝑠𝑒]
𝑙𝑜𝑔 [𝑎𝑐𝑖𝑑𝑜]. Farmaci con un pKa molto alto devono essere protetti da altre molecole (eccipienti) poiché
il pH dello stomaco potrebbe disgregarle e farle perdere il loro effetto. Questa equazione è

Dispensa scritta da Veronica Viola.


importante perché non si basa solo sugli ioni della molecola, ma anche come questi interagiscono nel
sito in cui si trovano, infatti molto farmaci sono molecole organiche contenenti residui acidi o basici e
a seconda della soluzione in cui si trovano possono diventare elettricamente neutri o carichi.
L’assorbimento dipende anche dalla biodisponibilità, ovvero la quantità di farmaco che riesce ad
andare in circolo. Questa si misura con l’AUC (aria sottesa alla curva). Nel caso della AUC orale la
concentrazione di farmaco in circolo nel tempo aumenta, fino a raggiungere un picco e poi riscendere.
Nella AUC iniettiva la biodisponibilità è da subito al 100% per cui si avrà immediatamente un picco che
𝐴𝑈𝐶 𝑜𝑟𝑎𝑙𝑒
poi scende nel tempo. La percentuale di biodisponibilità si calcola . Se il valore è
𝐴𝑈𝐶 𝑖𝑛𝑖𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑎
inferiore al 20% il farmaco non viene commercializzato.

- Distribuzione: una volta che il farmaco viene assorbito, deve essere distribuito nel corpo e ciò
avviene più o meno velocemente a seconda se il farmaco è libero nel sangue o è legato ad altre
molecole. Generalmente le proteine che legano i farmaci sono le albumine e le alfa-acide.
Per calcolare la distribuzione si fa riferimento al volume di distribuzione (Vd) che indica la quantità di
farmaco presente nel corpo (A) rispetto alla quantità di farmaco presente nel plasma (C) e si calcola
𝑨
𝑽𝒅 = 𝑪. Questo valore, che si misura in litri, non corrisponde ad una parte specifica del corpo ma ci
indica solo come è distribuito. Il farmaco può distribuirsi secondo 3 modelli:
- mono compartimentale: ogni variazione che avviene nel plasma si riflette in modo
proporzionale nei tessuti.
- bicompartimentale: il farmaco diminuisce velocemente dal plasma e dai tessuti maggiormente
irrorati.
- tricompartimentale: dopo il passaggio del farmaco dai tessuti più irrorati a quelli meno irrorati
avviene un ulteriore passaggio ai tessuti ancora meno irrorati.

- Metabolismo: nella fase del metabolismo avvengono una serie di reazioni chimiche per trasformare
il farmaco in sostanza più polari e idrofile affinché venga eliminato. La sede principale di queste
reazioni è il fegato. Ci sono 2 fasi del metabolismo:
- fase I: avviene l’aggiunta o l’eliminazione di gruppi funzionali attraverso reazioni di
ossidazione, riduzione, idratazione e idrolisi a opera di enzimi del complesso citocromo P450
caratterizzati dalla presenta di un gruppo eme al loro interno.
- fase II: avviene l’aggiunta di molecole, differenti dai gruppi funzionali, alle molecole del
farmaco. In questo modo diventeranno più pesanti, più idrofile e più polari.
La fase I e II non sono per forza consequenziali e possono anche non avvenire oppure può avvenire
solo una delle due. Quando avvengono però la molecola del farmaco che viene quindi trasformata
prende anche il nome di metabolita. Questo può essere:
- metabolita inattivo: il farmaco si trasforma in una molecola inerte.
- metabolita attivo: il farmaco si trasforma in una molecola che continua a svolgere l’azione del
farmaco.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- metabolita tossico: il farmaco si trasforma in una molecola tossica. Un esempio è il
paracetamolo che se non subisce la fase II può causare problemi al fegato.
Esistono poi i profarmaci, ovvero molecole inerti che dopo il metabolismo diventano attivi. L’unico
svantaggio è che la loro efficacia dipende dal metabolismo del paziente.

- Eliminazione: l’eliminazione comprende i processi per l’escrezione del farmaco. Le vie di


eliminazione secondarie sono: polmonari, cutanee, salivari, lacrimali o attraverso il latte materno,
mentre le vie di eliminazioni principali sono:
- epatica (fegato): è la più lenta e avviene con le vie epato-biliari attraverso le feci.
- renale: avviene nel rene il quale produce urina come scarto. L’unità funzionale del rene è il
nefrone, il qual è composto da:
o capsula di Bowman: dove avviene l’ultrafiltrazione e la quasi totale espulsione del
farmaco dal sangue.
o tubulo contorto prossimale: dove avviene il riassorbimento di alcune sostanze e la
secrezione di altre.
o ansa di Hence: dove avviene il riassorbimento.
o tubulo contorto distale: dove avviene il riassorbimento e la secrezione.
La velocità di eliminazione a livello renale si calcola con la clarance che è il volume di plasma depurato
𝑼∙𝑽
nell’unità di tempo. La formula è 𝑪𝑳 = dove U è la concentrazione di farmaco nelle urine, V è il
𝑷
volume delle urine e P è la concentrazione del farmaco nel plasma. Se CL=0 il farmaco viene
completamente riassorbito, viceversa se CL= 650 il farmaco viene completamente eliminato. Un altro
parametro importante è l’emivita, che indica il tempo affinchè il farmaco in circolo dimezzi la sua
1 0,693 ∙𝑉𝑑 (𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒)
concentrazione. Si calcola 𝑇 2 = . E’ importante perché ci permette di
𝐶𝐿
calcolare il tempo necessario tra una dose e un’altra.

LA FARMACODINAMICA
La farmacodinamica studia i siti d’azione dei farmaci, le interazioni tra il farmaco e le cellule del nostro
corpo e quali effetti hanno sugli organismi. La capacità di un farmaco di produrre un effetto è data
dall’interazione con un recettore del nostro corpo, il quale viene inibito o stimolato. Il farmaco quindi
modifica alcune vie metaboliche e questa variazione può essere:
- monofasica: l’azione del farmaco è solo stimolante o solo inibitoria.
- bifasica: l’azione del farmaco è prima stimolante e poi inibitoria o viceversa.
In rari casi ci sono anche farmaci che non si servono dei recettori come ad esempio il bicarbonato di
calcio il quale contrasta l’acidità gastrica grazie alle sue proprietà chimiche.

I RECETTORI
I recettori sono proteine in grado di legare in modo specifico una o più molecole, chiamate ligandi,
subendo un cambio di conformazione. I recettori in base a dove si trovano sono divisi in:

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- recettori di membrana: si trovano sulla membrana plasmatica e interagiscono con quei ligandi che
non sono in grado di attraversarla, determinando una cascata di altri segnali dentro la cellula.
- recettori intracellulari: si trovano dentro la cellula e necessitano che il ligando sia in grado di
attraversarla e che quindi sia una molecola lipofila o gassosa.
I recettori inoltre si dividono in:
- inotropi: sono dei recettori canali dove il legame del ligando con il recettore determina l’apertura
del canale. Questi recettori hanno 2 regioni: una per legare il ligando e l’altra che forma il canale vero
e proprio il quale è formato da 4 subunità (α,β,γ,δ) ognuna delle quali porta un amminoacido che
determina la selettività della carica ionica e quindi determinano se in quel canale passeranno cationi
(canale eccitatorio con carica positiva) o anioni (canale inibitorio con carica negativa).
- metabotropi: sono dei recettori associati ad una proteina G che media l’effetto recettore-ligando.
Questi recettori sono formati da 1 subunità, la quale ha un sito di legame esterno per la molecola e un
sito di legame interno alla membrana che lega la proteina G. Ogni proteina G è legata ad una molecola
di GDP che aggiunge un fosfato diventando GTP quando il ligando si lega al sito esterno. La proteina
così si attiva e interagisce con un’altra proteina effettrice la quale trasmette un segnale a cascata che
termina con l’attivazione di una chinasi che induce una risposta di attivazione o inibizione del flusso.

COMPLESSO RECETTORE-LIGANDO
Tutti i recettori necessitano della formazione del complesso recettore-ligando. Il fatto quindi che un
ligando abbia uno specifico recettore è importantissimo perché in questo modo il nostro corpo
controlla i processi corporei e non permette a tutte le molecole presenti di legarsi ai recettori. I
recettori normalmente legano delle molecole endogene, ovvero già presenti all’interno
dell’organismo, per cui quando creiamo il ligando (la molecola di farmaco) questo deve mimare una
molecola endogena. Il legame farmaco-recettore deve inoltre essere:
- stereospecifico: ogni ligando è specifico per un recettore
- reversibile: l’organismo deve poter ritornare alla sua condizione normale
- saturabile: il ligando deve riempire tutti i recettori in modo da raggiungere l’effetto massimo
del farmaco.
Più un ligando è affine al recettore, minore è la concentrazione di farmaco che devo somministrare.
L’affinità si misura con il parametro Kd, che mi indica la concentrazione di un farmaco alla quale il 50%
dei recettori sono saturati. Un valore basso di Kd corrisponde ad un’alta affinità e viceversa. Se tutti i
recettori sono saturi è inutile assumere altro farmaco. Un altro valore è quello della potenza indicato
dal parametro EC50 il quale definisce la concentrazione di farmaco per la quale ottengo il 50%
dell’effetto massimo. EC50 può essere:
- minore di Kd: significa che sulla cellula abbiamo più recettori del normale e ciò avviene perché
normalmente ci sono dei recettori in più che hanno il compito di aumentare la probabilità del legame
con il ligando quindi questi recettori superflui servono a richiamare i ligandi.
- maggiore di Kd: significa che ho ottenuto l’effetto soglia ovvero che pur avendo occupato il 50% dei
recettori non ho ottenuto il 50% della risposta biologica.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- uguale a Kd: significa che si rispetta la teoria occupazionale.
Solitamente quando si mette in commercio un farmaco si sceglie sempre quello più efficace e con un
EC50 più basso (quindi più potente).

AGONISTI-ANTAGONISTI
È possibile che più molecole endogene o più farmaci siano in grado di legarsi ad un medesimo recettore.
Una molecola è detta:
- agonista: quando è in grado di legare un recettore determinando una risposta biologica.
- antagonista: quando è in grado di legarsi ad un recettore, ma non è in grado di stimolarlo per
ricevere una risposta. Esistono due diverse tipologie di antagonisti:
o competitivi: competono per lo stesso sito attivo della molecola endogena riducendo la
quantità di recettori che quest’ultima occupa.
o non competitivi: impediscono all’agonista di scatenare una risposta, o inibendo il sito in
cui appunto si lega l’agonista oppure legandosi ad un altro recettore che aumenta la
risposta biologica opposta.
L’attività intrinseca indica che l’effetto di un farmaco è proporzionale alla formazione del complesso
farmaco-recettore moltiplicato per il fattore α, il quale indica la capacità di un farmaco di essere un
agonista o antagonista. Se il fattore α=1 l’attività intrinseca è massima per cui avremo un agonista,
viceversa se α=0 avremo un antagonista. Quando 0 < α < 1 avremo un farmaco agonista/antagonista.
Quando si fa in trattamento farmacologico è importante conoscere la natura del farmaco in quanto un
trattamento prolungato con agonisti porta ad una diminuzione dei recettori, viceversa un trattamento
con antagonisti porta ad un aumento dei recettori.

FATTORI CHE MODIFICANO ALL’AZIONE DEI FARMACI


Possono esserci delle caratteristiche che modificano la capacità di un farmaco di generare una risposta
come ad esempio la forma farmaceutica, le dimensioni, la viscosità, l’idrosolubilità, la liposolubilità e il
grado di ionizzazione. Inoltre se un individuo prende un farmaco per tempo prolungato, il corpo tende
a produrre più enzimi per metabolizzarlo più velocemente e il suo effetto può diminuire (in questo caso
il problema si risolve aumentando la dose). Un’altra cosa da considerare è che se si prendono più
farmaci insieme, questi possono avere delle relazioni di:
- indifferenza: i farmaci non interagiscono tra loro;
- antagonismo: il farmaco A inibisce parte del farmaco B o viceversa;
- sinergia: il farmaco A potenzia il farmaco B o viceversa, oppure si potenziano entrambi.

L’INTRODUZIONE DI UN FARMACO NELL’ORGANISMO


Quando un farmaco viene introdotto nell’organismo solitamente si ha una risposta normale. Quando
lo reinserisco nel corpo posso avere:
- risposta normale: uguale alla prima risposta
- farmaco accumulo: risposta aumentata (se non è stata rispettata la posologia)

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- farmaco abitudine: la risposta diminuisce
- effetto iatrogeno: determina l’insorgenza di altre patologie
- idiosincrasia: risposta ab enorme simile all’allergia ma diversamente da quest’ultima non
dipende dal sistema immunitario, ma da altri fattori come la mancanza di enzimi che ostacolano
l’assimilazione.
- farmaco allergia: si ha una risposta allergica dove il sistema immunitario produce linfociti B i
quali si differenziano in cellule della memoria e plasmacellule che producono immunoglobuline
che attaccano l’antigene. Nel caso di fenomeni allergici, quando possibile, si può effettuare una
terapia d’urgenza con antistaminici, cortisonici o adrenalina sia in vena sia direttamente nel
cuore tramite puntura cardiaca. Le diverse reazioni prodotte sono chiamate rea-zioni di
ipersensibilità; sono di 4 tipi:
o Le reazioni di tipo I (anafilattiche o immediate), sono mediate dalle IgE le quali si legano
a recettori presenti sulla superficie di mastociti e granulociti basofili permettendo la loro
degranulazione; si ha così il rilascio di istamina ed altri mediatori che provocano orticaria,
angioedema, ecc..
o Le reazioni di tipo II (citotossiche), sono mediate da IgG e IgM; in questo caso gli anticorpi
partecipano direttamente al danno alle cellule predisponendole alla fagocitosi o alla lisi.
o Le reazioni di tipo III, sono mediate dagli immunocomplessi (Ag + Ig) che attivano il
complemento. Successivamente, i frammenti del complemento attraggono i neutrofili
che, rilasciando enzimi lisosomiali e generando radicali liberi tossici, producono danno
tessutale.
o Le reazioni di tipo IV (cellulo-mediate) sono caratterizzate dalle risposte cellulari mediate
dai linfociti T sensibilizzati che sono la causa del danno cellulare e tessutale.

IL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso si divide in SNC (sistema nervoso centrale) e SNP (sistema nervoso periferico). Il SNC
è costituito dal cervello e dal midollo spinale e ha funzione di controllo ed elaborazione degli stimoli
provenienti dal SNP, inoltre manda anche egli degli stimoli a quest’ultimo. Il SNP è costituito dei nervi
periferici e a sua volta manda degli stimoli al SNC (detti stimoli afferenti) e ne riceve altri sempre dal
SNC (detti stimoli efferenti). Del SNP fa parte anche il SNA (sistema nervoso autonomo) il quale si
occupa del controllo della muscolatura liscia, dell’attività cardiaca, ed è l’attività secretoria ghiandolare.
L’SNA si divide in sistema nervoso parasimpatico, simpatico che funzionando in maniera opposta tra di
loro (es. uno aumenta la frequenza cardiaca e uno la diminuisce) determinano le regolazioni. Nello
specifico il sistema nervoso simpatico agisce in situazioni di emergenza aumentando i parametri,
mentre il sistema parasimpatico li riporta allo stato originario. Entrambi lavorano per garantire
l’omeostasi dell’organismo.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


IL NEURONE
Le cellule del sistema nervoso sono i neuroni. Questi sono caratterizzati da:
- soma: è il corpo cellulare costituito dal nucleo e da tutti gli organelli che permettono la sintesi
di alcuni mediatori chiamati neurotrasmettitori.
- dendriti: prolungamenti del soma a forma di ramificazioni incaricati all’input dell’informazione.
- assone: singolo prolungamento del soma che dirama nella parte finale in terminazioni
sinaptiche che sono incaricate dell’output delle informazioni. Alla fine di queste terminazioni
c’è un rigonfiamento detto bottone terminale, dove al suo interno ci sono le vescicole
sinaptiche che contengono i neurotrasmettitori.
I punti di contatto tra due cellule nervose o il neurone ed una cellula effettrice sono dette sinapsi. Le
sinapsi permettono dunque il passaggio delle informazioni e possiamo averne di due tipi:
- sinapsi elettrica: l’impulso è rilasciato da un potenziale elettrico che passa da una cellula
nervosa ad un’altra grazie ad una giunzione detta gap junction. La trasmissione è molto veloce.
- sinapsi chimica: l’impulso è rilasciato chimicamente grazie alla formazione della fessura
sinaptica, ovvero quello spazio che si viene a creare tra un neurone presinaptico ed uno
postsinaptico. Quello che accade è che un potenziale di azione si muove dal neurone
presinaptico fino ad arrivare nel bottone terminale dove all’interno ci sono le vescicole con i
neurotrasmettitori. Queste si aprono nella fessura sinaptica e i neurotrasmettitori vengono
richiamati dai recettori presenti sul neurone postsinaptico continuando la propagazione del
potenziale d’azione. La trasmissione in questo caso è lenta perché l’impulso passa da elettrico a
chimico e poi nuovamente ad elettrico. Un’ultima cosa da ricordare è che i neurotrasmettitori
sono detti eccitatori se generano potenziali d’azione nella cellula postsinaptica, viceversa sono
detti inibitori se fanno diminuire la possibilità di generare potenziali d’azione.

TRASMISSIONE COLINEGICA
È una trasmissione che avviene a livello dei neuroni postgangliari e pregangliari del sistema nervoso
parasimpatico e a livello dei neuroni pregangliari del sistema nervono simpatico. Questa trasmissione
è regolata dal neurotrasmettitore acetilcolina, la quale si forma a partire dalla colina e da un gruppo
acetile preso dall’acetil-coA a opera di una colina acetiltransferasi:
Dispensa scritta da Veronica Viola.
𝒄𝒐𝒍𝒊𝒏𝒂 𝒂𝒄𝒆𝒕𝒊𝒍𝒕𝒓𝒂𝒏𝒔𝒇𝒆𝒓𝒂𝒔𝒊
COLINA + ACETILCOENZIMA A → ACETILCOLINA

L’acetilcolina, una volta liberata dalle vescichette entra nella fessura sinaptica ed agisce sia sui recettori
delle fibre postsinaptiche determinando la propagazione del segnale, sia sulle fibre presinaptiche
ovvero le fibre da dove proviene lei stessa determinando l’interruzione del segnale. I recettori
dell’acetilcolina sono di 2 tipi:
- nicotinici: recettori inotropi costituiti da 2 subunità α alle quali si devono legare 2 unità di
acetilcolina per far aprire il canale.
- muscarinici: recettori metabotropi che si dividono in 2 famiglie:
o famiglia M1: comprende i recettori M1, M3 e M5. Sono recettori eccitatori per cui
stimolano la formazione dei messaggeri IP3 e DAG che favoriscono la liberazione del
calcio intracellulare e quindi la propagazione del segnale.
o famiglia M2: comprende i recettori M2 e M4. Sono recettori inibitori per cui inibiscono
la formazione dell’AMP ciclico che porta all’inibizione dei canali calcio per cui le vescicole
contenenti acetilcolina non vengono rilasciate.
Una volta svolta la sua funzione l’acetilcolina viene degradata dall’acetilcolina esterasi.
TRASMISSIONE CATELOLAMMINE
Le catecolammine sono neurotrasmettitori che contengono una porzione catecolica (anello benzenico
con 2 gruppi ossidrilici) e una catena ammina. Queste sono l’adrenalina (anche chiamata epinefrina),
la noradrenalina, la dopamina e l’isoprenalina. Vengono rilasciate soprattutto in caso di forti emozioni
come ansia, paura, stress, dolore, fame, piacere ecc. La loro formazione parte dalla L-tirosina che grazie
all’enzima tirosinaidrossilasi si trasforma in DOPA. Sul DOPA agisce la DOPAcarbossilasi e si formerà la
dopamina. Grazie all’enzima dopamina beta-idrossilasi la dopamina si trasformerà in noradrenalina la
quale a sua volta subendo l’azione dell’enzima fenil-n-metiltransferasi diventerà adrenalina.

𝒕𝒊𝒓𝒐𝒔𝒊𝒏𝒂 𝒊𝒅𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒔𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒂𝒄𝒂𝒓𝒃𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒔𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒂𝒎𝒊𝒏𝒂−𝒃−𝒊𝒅𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒔𝒊


TIROSINA→ DOPA → DOPAMINA →
𝒇𝒆𝒏𝒊𝒍−𝒏−𝒎𝒆𝒕𝒊𝒍𝒕𝒓𝒂𝒏𝒔𝒇𝒆𝒓𝒂𝒔𝒊
NORADRENALINA → ADRENALINA

TRASMISSIONE ADRENERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore adrenalina. Questa una volta liberata nella
fessura sinaptica si lega s 2 tipi di recettori:
- recettori α: che si distinguono in:
- α-1: media la trasmissione di un segnale eccitatorio a livello post-sinaptico inducendo un
aumento delle fosfolipasi C che a loro volta portano ad un aumento dei messaggeri DAG e IP3
che favoriscono la liberazione del calcio intracellulare e quindi la propagazione del segnale.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- α-2: media la trasmissione di un segnale inibitorio a livello presinaptico. Sono recettori
metabotropi che riducono l’AMP ciclico nella cellula bloccando i canali calcio e attivando i canali
potassio i quali creano iperpolarizzazione e bloccano il segnale.
- recettori β: che si distinguono in:
- β-1: media la trasmissione di un segnale eccitatorio. Sono metabotropi che aumentano l’AMP
ciclico innalzando il livello di calcio intracellulare.
- β-2: media la trasmissione di un segnale eccitatorio.
Il legame dell’adrenalina con i diversi recettori causa:
- α1: vasocostrizione, dilatazione pupilla, aumento secrezione delle ghiandole sudoripare e salivari.
- α2: riduzione dell’adrenalina.
- β1: aumento della forza di contrazione e della frequenza del battito cardiaco, aumento lipolisi e
aumento della pressione arteriosa.
- β2: vasodilatazione, aumento metabolismo basale e rilassamento muscolatura uterina e intestinale.

TRASMISSIONE NORADRENERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore noradrenalina. Questa una volta liberata
nella fessura sinaptica si lega agli stessi recettori dell’adrenalina con la differenza che si lega solo a α1,
α2 e β2. Il legame della noradrenalina con i recettori comporta:
- legame α-1: vasocostrizione, dilatazione della pupilla, permette la secrezione di ormoni, rilassamento
della muscolatura liscia e contrazioni a livello del tratto genito-urinario.
- legame α-2: riduzione della noradrenalina.
- legame β-2: dilatazione dei vasi sanguigni, aumento del ritmo e dell’attività contrattile del cuore,
rilassamento sfinteri.

TRASMISSIONE DOPAMINERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore dopamina. Questa una volta liberata nella
fessura sinaptica si lega a due famiglie di recettori:
- recettori D-1: hanno localizzazione postsinaptica, attivano l’adenilato ciclasi e la fosfolipasi
provocando una mobilizzazione del calcio che favorisce la propagazione del segnale.
- recettori D-2: hanno localizzazione postsinaptica e presinaptica. Inibiscono l’adenilato ciclasi
che porta ad una riduzione dei livelli di AMP ciclico che fa aprire i canali potassio e chiude quelli
calcio, favorendo un’interruzione del segnale.
Una caratteristica importante della dopamina è che questa è anche un neurormone rilasciato
dall’ipotalamo. Le sue funzioni sono varie: inibire la prolattina, ha un ruolo importante in
comportamento, movimento volontario, umore, apprendimento, soddisfazione e punizione. Può
inoltre essere somministrato come farmaco per aumentare la frequenza e la pressione sanguigna.

DEGRADAZIONE CATECOLAMMINE

Dispensa scritta da Veronica Viola.


Le catecolammine (l’adrenalina, la noradrenalina e la dopamina) dopo aver svolto la loro funzione
devono essere degradate. La degradazione avviene grazie a due sistemi enzimatici:
- MAO (monoammino ossidasi): fa una reazione di ossidazione.
- COMT (catecol-O- metil transferasi): fa una reazione di metilazione.
Altri sistemi per la degradazione sono:
- uptake1: meccanismo di ricaptazione delle catecolammine le quali non vengono eliminate ma riprese
e riciclate.
- uptake2: meccanismo di ricaptazione delle catecolammine da parte delle cellule vicine a quelle che le
hanno rilasciate.

TRASMISSIONE GLUTAMATERGICA
È una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore glutammato il quale è un amminoacido non
essenziale che aumenta in caso di stress psicofisico e malattie. Questo è sintetizzato a partire da 2 vie:
- dal glucosio che entra a far parte della glicolisi e diventa piruvato il quale si trasforma in acetil-
coA ed entra nel ciclo di krebs dove si forma l’intermedio alfachetoglutarato che grazie alla
transaminasi diventa glutammato.
- dalla glutammina che con l’enzima glutaminasi diventa glutammato.

𝒈𝒍𝒊𝒄𝒐𝒍𝒊𝒔𝒊 𝑲𝒓𝒆𝒃𝒔 𝒕𝒓𝒂𝒏𝒔𝒂𝒎𝒊𝒏𝒂𝒔𝒊


GLUCOSIO → PIRUVATO → ACETILCoA → ALFACHETOGLUTARATO →
GLUTAMMATO

𝒈𝒍𝒖𝒕𝒂𝒎𝒊𝒏𝒂𝒔𝒊
GLUTAMMINA→ GLUTAMMATO

I recettori del glutammato possono essere:


- metabotropi: associati a messaggeri intracellulari detti mGLU grazie ai quali favoriscono la
propagazione del segnale.
- inotropi: che si distinguono in:
- AMPA: media la trasmissione di un segnale eccitatorio rapido al livello postsinaptico. È
permeabile a sodio e calcio.
- KA: media una trasmissione eccitatoria a livello presinaptico e post sinaptico.
- MDA: media una trasmissione eccitatori a livello post sinaptico e si apre solo in presenza
dell’amminoacido glicina. È permeabile al calcio e sensibile al magnesio il quale se presente
determina un blocco del canale.
La trasmissione glutamatergica è sempre di tipo eccitatoria, per questo se i canali sono alternati e sono
sempre attivi entra molto calcio nella cellula il quale fa liberare molte vescicole di glutammato che
risulta tossico.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


TRASMISSIONE GABAERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore GABA che ha azione unicamente inibitoria.
Questo si forma a partire dal L- glutammato che grazie all’enzima GAD si trasforma in GABA. Svolta la
sua funzione il GABA viene degradato o attraverso i sistemi enzimatici COMTA e MAO oppure viene
trasformato grazie all’enzima GABA-D in una semialdeide succinica ed una molecola di NH2. A questo
punto grazie ad una deidrogenasi la semialdeide succinica si trasforma in acido succinico che viene
inserito nel ciclo di krebs, mentre la molecola di NH2 si lega ad una molecola di L-chetoglutarato per
formare nuovamente L-glutammato.

𝑮𝑨𝑫
L-GLUTAMMATO → GABA

Il GABA si lega due recettori:


- GABA A: recettori inotropi localizzate a livello presinaptico e post sinaptico. Sono permeabili al calcio
e cloro e la loro attivazione determina un flusso di cloro che porta ad un iperpolarizzazione della cellula
la quale perde di eccitabilità.
- GABA B: recettori metabotropi localizzati a livello presinaptico e post sinaptico. La loro attivazione
porta ad un’apertura dei canali potassio che determina l’inibizione dei canali calcio e quindi
un’inibizione del rilascio del neurotrasmettitore GABA.

TRASMISSIONE SEROTONINERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore serotonina, la quale è molto importante per
i processi psichici, l’umore, il sonno, la regolazione della temperatura, rilascio di ormoni, controllo della
pressione arteriosa ecc…Questa è sintetizzata a partire dall’L-triptofano che grazie all’enzima
triptofano idrossilasi si trasforma in 5-idrossitriptofano. Su questo poi avviene una reazione di
carbossilazione che lo trasforma in serotonina.

𝒕𝒓𝒊𝒑𝒕𝒐𝒇𝒂𝒏𝒐 𝒊𝒅𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒔𝒊 𝒄𝒂𝒓𝒃𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆


L-TRIPTOFANO→ 5-IDROSSITRIPTOFANO → SEROTONINA

La serotonina è legata da diversi recettori:


- 5HT-1: autorecettori inibitori che diminuiscono i livelli di AMP ciclico e aumentano il potassio.
- 5HT-2: recettori eccitatori che provocano l’aumento dell’IP3 e del DAG.
- 5HT-3: recettori eccitatori inotropi che inducono una depolarizzazione della membrana.
- 5HT-4: recettori eccitatori che provocano l’aumento di AMP ciclico.
- 5HT-5: recettori inibitori che riducono l’AMP ciclico.
- 5HT-6 e 5HT-7: recettori eccitatori che aumentano l’AMP ciclico.
Dopo aver svolto la sua funzione la serotonina viene o eliminata attraverso sistemi enzimatici MAO o
viene ricaptata attraverso un trasportatore specifico SERT oppure viene rilasciata nel sangue.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


TRASMISSIONE ISTAMINERGICA
E’ una trasmissione che avviene con il neurotrasmettitore istamina la quale è rilasciata durante gli
stimoli infiammatori. Questa è sintetizzata a partire dall’amminoacido L-istidina che viene
decarbossilato e diventa istamina.

𝒅𝒆𝒄𝒂𝒓𝒃𝒐𝒔𝒔𝒊𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
L-ISTIDINA→ ISTAMINA

Questa reazione avviene all’interno di cellule specializzate a livello ematico. Una volta formata viene
immagazzinata in granulociti, piastrine e mastociti. I recettori a cui si lega sono:
- eccitatori: ovvero i recettori H1, H2, H4 che causano vasodilatazione, prurito, broncocostrizione,
aumento secrezioni gastriche, dolore, contrazione della muscolatura liscia, rossore, riduzione
dell’attività del sistema immunitario ecc.
- inibitori: ovvero il recettore H3 che riduce la produzione di istamina.
Esistono alcuni antagonisti dell’istamina che l’ostacolano come ad esempio l’adrenalina e alcuni farmaci
sintetici che una volta ridotto il livello di istamina vengono metabolizzati a opera del citocromo P450.

TRASMISSIONE OPPIOIDE
È una trasmissione che avviene nel nostro corpo e ci consente di percepire la sensazione di dolore grazie
ad alcuni recettori detti nocicettori. Questi sono terminazioni nervose presenti in molti tessuti del
corpo, come sulla cute e nei visceri (e non nel cervello). Chiaramente costituiscono una via nervosa
ascendente poiché gli le risposte agli stimoli (che possono essere stimoli termici, meccanici e chimici)
partono dalla periferia del nostro corpo ed arrivano nel cervello. Più precisamente esistono 2 fibre
nervose diverse a seconda del dolore che percepiamo:
- fibre α: captano il dolore acuto. Sono rivestite da una guaina mielinica che rende la conduzione
molto veloce proprio per questo il dolore è immediato e forte.
- fibre c: captano il dolore sordo, ovvero quello successivo al dolore acuto. Non sono rivestite
dalla guaina mielinica.
Il sistema nocicettivo è costituito da diversi tipi di neuroni che sintetizzano neurotrasmettitori diversi:
- neuroni encefalici energici: sintetizzano i neurotrasmettitori encefaline (a partire dalla proencefalina)
che si trovano in molte regioni del cervello, nelle ghiandole salivari, nel tratto gastro-intestinale e nel
sangue. L’azione delle encefaline, fa sì che la sensazione di dolore diminuisca poiché l’encefalina a livello
dei neuroni presinaptici inibisce la fuoriuscita di glutammato e acetilcolina che sono neurotrasmettitori
eccitatori. In questo modo le encefaline costituiscono un sistema inibitorio.
- neuroni endorfinergici: sintetizzano l’endorfina che a livello ipofisario agisce come ormone e a livello
centrale come neurotrasmettitore. L’endorfina deriva da una molecola di POMC (propiomelano
cortina) la cui parte centrale forma le molecole di ACTH e α-MSH che modulano l’azione dell’endorfine
mentre la parte terminale forma la β-lipotropina che forma poi l’endorfina. L’endorfina provoca un
aumento della soglia del dolore, provocano buonumore, benessere e regolano sonno e appetito.
- neuroni dinorfinergici: sintetizzano i neurotrasmettitori dinorfine a partire dalla prodinorfina. Si

Dispensa scritta da Veronica Viola.


trovano nell’ipofisi, nei polmoni, nel cuore, nel fegato, nei testicoli e ovari, nel tratto gastro-intestinale.
Le encefaline, le endorfine e le dinorfine si legano a recettori diversi per mediare la sensibilità al dolore,
tosse, vomito ecc. I recettori sono:
- delta: hanno azione analgesica a livello spinale, rilascio dell’ormone della crescita, controllo
dell’appetito e favoriscono il turnover della dopamina.
- mu: hanno azione analgesica a livello sopraspinale, favoriscono il turnover dell’aceticolina e
consentono il rilascio di prolattina.
- Kappa: hanno azione analgesica a livello spinale, controllo dell’appetito e inibizione della
vasopressina.
Tutti e 3 i recettori hanno lo stesso meccanismo di azione: inibiscono l’adenilato ciclasi con una
conseguente riduzione dell’AMP ciclico e del calcio all’interno della cellula che riduce il rilascio di
neurotrasmettitori. Inoltre aumentano il potassio che riduce la reattività dei recettori postsinaptici nei
confronti dei neurotrasmettitori.

FARMACI DEL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO E CENTRALE


Abbiamo visto che in generale ogni neurotrasmettitore si lega ad un recettore per stimolare una
risposta biologica. La farmacologia è in grado di creare farmaci che si legano agli stessi recettori dando
una risposta potenziata o diminuita rispetto alla molecola endogena.

Farmaci della trasmissione colinergica


- succinilcolina: presenta una struttura simile all’acetilcolina. E’ un farmaco antagonista perché
impedisce il rilascio di acetilcolina impedendo dunque la contrazione. In questo modo si blocca la
respirazione autonoma del paziente che riesce ad essere intubato facilmente. Prima di somministrare
questo farmaco occorre fare delle prove sull’indice di dibucarina che verifica che la quantità di enzimi
che degradano la succinilcolina sia sufficiente altrimenti possono esserci complicanze.
- atropina: è un farmaco agonista dei recettori muscarinici che causa la dilatazione della pupilla (viene
usato dall’oculista!) l’aumento della frequenza cardiaca e blocca la salivazione e la sudurazione. Dato
che è in grado di attraversare la barriera ematoencefalica può provocare convulsioni, allucinazioni, e
infine morte.
- suculamina: è un farmaco antagonista dei recettori muscarinici. Viene utilizzata per curare il mal
d’auto o il mal di mare. Essendo in grado di attraversare la barriera ematoencefalica può causare
allucinazione, agitazione, coma.
- tubocurarina: è un farmaco antagonista dei recettori nicotinici e causa un blocco della respirazione.
Per fare riprendere la respirazione vengono usati altri farmaci che bloccano la degradazione
dell’aceticolina così che aumenta di concentrazione e ha la meglio sulla tubocurarina “riprendendosi” i
recettori.
- emicolinio: inibisce la captazione di colina che non può trasformarsi in acetilcolina.
-besamicolo: blocca il trasporto dell’acetilcolina nelle vescicole.
- metacolina, carbacolo, betanecolo: farmaci agonisti dei recettori muscarinici che amplificano gli

Dispensa scritta da Veronica Viola.


effetti che normalmente svolge l’aceticolina quindi aumentano le secrezioni salivari e sudoripare e
aumentano le contrazioni dei muscoli anulari del tubo digerente.

Farmaci della trasmissione noradrenergica


- reserpina: è un farmaco che riduce la pressione arteriosa bloccando la formazione delle vescicole di
noradrenalina che quindi non può svolgere la sua funzione.
- isoproterenolo: è un farmaco agonista dei recettoriβ che agisce a livello del cuore aumentando il
battito e la forza di contrazione.
- fenilefrina: è un farmaco agonista dei recettori α-1 che causa vasocostrizione dilatazione della pupilla.
- clonidina: è un farmaco agonista dei recettori α-2 (inibitori) che causa l’abbassamento della pressione
poiché riduce la quantità di noradrenalina.
- salmeterolo, terbutalina: sono farmaci antagonisti dei recettori β-2. Sono usati come antiasmatici
poiché causano bronco dilatazione.
- anfetamine: farmaci che determinano un aumento della pressione sanguigna e della veglia.
Aumentano il rilascio di adrenalina e noradrenalina. Penetra facilmente nella barriera ematoencefalica.
- cocaina: è un farmaco che penetra facilmente nella barriera ematoencefalica e blocca la ricaptazione
della noradrenalina potenziando così la trasmissione noradrenergica.

Farmaci della trasmissione glutamatergica


I farmaci antagonisti del glutammato sembrano ridurre il danno ischemico in molti animali però le dosi
necessarie per la cura causano gravi effetti collaterali come l’incoordinazione motoria.

Farmaci della trasmissione gabaergica


I farmaci che agiscono come agonisti del recettore GABA A sono le benzodiazepine. Queste si dividono
in 3 gruppi:
- quelle che sono sostanze inattive ma che vengono poi trasformate dall’organismo in sostanze attive
come ad esempio il librium. Sono indicate per terapia a lungo termine in quanto si accumulano nel
sangue concentrazioni costanti.
- Quelle che sono sostanze attive e che vengono trasformate sempre i metaboliti attivi come ad esempio
il valium. Sono indicate per trattamenti di emergenza come convulsioni e attacchi epilettici. Hanno
inoltre un rapido meccanismo di azione e possono accumularsi nel sangue.
- Quelle che sono sostanze attive ma che durante una fase del metabolismo diventano inattive come
ad esempio il limbial. Hanno un rapido meccanismo di azione e nonostante vengono demolite
velocemente provocano effetti acuti come l’induzione al sonno.
In realtà quello che accade con il legame delle benzodiazepine al recettore GABA A è un aumento
dell’apertura dei canali del cloro che causa a loro volta un iperpolarizzazione della membrana che quindi
libererà pochi neurotrasmettitori.
L’uso di questi farmaci può dare dipendenza fisica e psichica. Le crisi di astinenza si manifestano con
iperattività, depressione, paura, vomito, tremori e convulsioni. La somministrazione sempre orale e il

Dispensa scritta da Veronica Viola.


metabolismo epatico gli effetti collaterali possono essere eccessiva sonnolenza, stati confusionali,
amnesia, e riduzione dell’attenzione. Se presi con frequenza i pazienti che assumono questi farmaci
possono diventare tolleranti, specie di alcolisti in quanto l’etanolo induce il citocromo P450 ad eseguire
un metabolismo più rapido.

Farmaci della trasmissione serotoninergica


- sumatriptan: agonista del recettore 5HT1 che provoca vasocostrizione.
- pizotifen: antagonista del recettore 5HT2 è usato per prevenire alcune forme di emicrania.

Farmaci della trasmissione istaminergica


- antistaminici: sono farmaci antagonisti del recettore H1, ed evitano che l’istamina causi fenomeni
allergici. Questi antagonisti possono essere:
- fisiologici: come l’adrenalina che a ruolo inverso dell’istamina
- recettoriale sintetici: riducono i sintomi che causa l’istamina.
Questi farmaci vengono assorbiti rapidamente e vengono facilmente metabolizzati dal citocromo P450.
Possono causare sedazione.
-antiacidi e antiulcere: sono farmaci antagonisti del recettore H2 che contrattano l’azione acida che
solitamente istamina causa a livello gastrico. La tossicità è quasi irrilevante.

Farmaci della trasmissione oppioide


Alcune molecole endogene sono in grado di ridurre la sensazione di dolore. Lo stesso possono farlo
sostanze esogene, ma con effetti amplificati, un esempio è l’oppio. Questo è il succo dei semi di
papavero, il quale può indurre euforia, sonnolenza, sedazione, vasodilatazione, ipnosi eccetera. Queste
capacità sono dovute dal fatto che contiene più di 20 alcaloidi (sostanze organiche azotate) tra cui la
morfina, la Codeina e la papaverina. L’oppio è considerato uno stupefacente che porta alla dipendenza
e crisi di astinenza come depressione, allucinazioni, coma e morte. Tra i farmaci oppioidi (che hanno
effetti simili) troviamo:
- morfina: agonista forte, con bassa biodisponibilità ed emivita di due ore. Ha diverse vie di
somministrazione (orale, endovena, epidurale) e durante la sua metabolizzazione per via epatica
genera due metaboliti: la morfina-6-glucoronide che è più attiva della morfina e la morfina-3-
glucuronide che è inattiva. Dalla morfina è inoltre possibile ottenere, attraverso un processo di
acetilazione, l’eroina. Questa una volta metabolizzata si trasforma in morfina-6-glucoronide e a sua
volta si trasforma in morfina.
- codeina: agonista debole che agisce solo dopo la sua metabolizzazione in morfina, ma dà solo il 10%
degli effetti rispetto alla vera morfina.
-tramadolo: agonista debole che si regga recettori mu. Ha emivita di circa sei ore ed è metabolizzato
per via epatica.
-fentanil: agonista forte che si lega recettori mu. Grazie al suo basso peso molecolare e liposolubilità è
assorbibile attraverso la cute anche se spesso può causare eritemi, prurito pure vomito, nausea e

Dispensa scritta da Veronica Viola.


sonnolenza.
-metadone: agonista forte che si lega recettori mu. La sua somministrazione è per via orale ed ha un
assorbimento veloce (dopo 30 minuti è in circolo). L’emivita dura tra le 15 alle 40 ore, ed è solitamente
usato per curare la dipendenza dagli oppioidi così come il buprenorfina.
-buprenorfina: agonista parziale che si lega ai recettori mu che subisce l’effetto tetto (la risposta
aumenta in relazione alla dose, fino a quando non aumenta più perché i recettori sono pieni). La sua
potenza è maggiore di 20-50 volte rispetto alla morfina, ma è meno efficace. Ha rapido assorbimento
per via sublinguale. La durata di azione è di 6-9 ore.

Altri farmaci del sistema nervoso


- anestetici: possono essere locali o generali. I locali vengono applicati localmente sulle fibre nervose e
annullano la sensibilità del dolore interrompendo la conduzione dell’impulso nervoso sensitivo. Non
hanno effetti sulla coscienza ma solo su organi e tessuti. Il meccanismo di azione consiste nel blocco
dell’ingresso degli ioni sodio che provoca un’inattivazione recettoriale. Gli anestetici vengono
trasformati nel fegato e nel plasma e vengono i segreti per le urine. Solitamente nelle preparazioni
farmaceutiche vengono aggiunte delle sostanze vasocostrittrici (solitamente l’adrenalina) che limita la
tossicità e la velocità con cui viene rimosso dal sito dove è inserito. La durata infatti è proporzionale al
tempo con cui rimangono in contatto con il nervo. Possono avere effetti sul SNC quale tremori,
convulsioni, tachicardia eccetera. Gli anestetici generale diversamente dei locali sono somministrati per
via endovenosa o per inalazione.
- antidepressivi: inibiscono gli enzimi che degradano in neurotrasmettitori o evitano che i
neurotrasmettitori vengano ricaptati in modo da aumentarne la loro presenza in circolo. La terapia
prevede 3 fasi: un’acuta dove c’è un dosaggio pieno che dura tre mesi, una fase di proseguimento a
dosaggio quasi pieno per 3-6 mesi ed una fase di mantenimento di 6 mesi- 1 anno a basse dosi. Gli
effetti collaterali sono a carico del SNC , sistema cardiovascolare e sistema respiratorio.
-antipsicotici: usati nella cura della schizofrenia come il risperidone. Questi farmaci aumentano i livelli
di dopamina la quale serve a generare sensazione di contentezze motivazione. Possono causare effetti
indesiderati quale aumento del peso, iperglicemia, problemi cardiaci e neurologici.
- antiepilettici: usati nella cura dell’epilessia come ad esempio la fenitolina. La patologia può avere
anche origine secondaria ad un’altra patologia e comporta una scarica eccessiva al livello dei neuroni
celebrali.
- antiparksoniani: usati nella cura del morbo di Parkinson come ad esempio il farmaco levodopa che
aumenta la trasmissione dopaminergica. I sintomi della patologia sono tremori e rigidità incontrollata.

FARMACI DELL’APPARATO RESPIRATORIO


Una patologia tipica dell’apparato respiratorio è l’asma. Questa casa un ispessimento della mucosa che
costituisce bronchioli che ne causa l’ostruzione. I farmaci per l’asma sono:
- agonisti β2 adrenergici: si legano ai recettori β2 determinando una modificazione della proteina G la
quale fa aumentare l’AMP ciclico che a sua volta determina l’attivazione della proteina chinasi A e G

Dispensa scritta da Veronica Viola.


che portano ad un rilassamento della mucosa bronchiale sono farmaci che si inalano ad azione rapida.
- teofillina: è una mitil-xantina, che è in grado di inibire la fosfodiesterasi che catalizza l’idrolisi dell’AMP
dico. Questo causa un rilassamento della muscolatura.
- anticolinergici: dato che l’acetilcolina stimola la contrazione del muscolo liscio e delle secrezioni
mucose, inibendo l’acetilcolina si ha la bronco dilatazione e la diminuzione del muco.
- NANC: sono farmaci che pur non essendo colinergici e adrenergici liberano lnitrossido causando una
inibizione dell’acetilcolina

FARMACI DEL SISTEMA CARDIOVASCOLARE, DEL SANGUE DEL RENE


Molti dei farmaci del sistema nervoso, agiscono anche a livello cardiovascolare, ciononostante esistono
anche altri tipi di farmaci i parametri che solitamente devono essere controllati sono:
- fattore ionotropo: grado di contrazione
- fattore cronotropo: frequenza cardiaca
-fattore batmotropo: grado di eccitabilità delle fibre di conduzione
- fattore dromo tropo: conducibilità nervose muscolare del cuore.
Tra le malattie più comuni troviamo l’infarto del miocardio ovvero quella condizione in cui l’afflusso di
sangue al cuore risulta scarso a causa di alcune occlusioni. In questo caso si somministrano farmaci
inotropi positivi come glicosidi digitalici, metilxantine, agonisti adrenergici ecc. in caso di aritmie
cardiache invece si usano dei antiritmici come la chinidina la quale diminuisce le contrazioni. Altra
patologia è l’ipertensione ovvero un aumento della pressione del sangue nelle arterie. Solitamente la
pressione sanguigna è regolato dal sistema-renina-angiotensina-aldosterone. Questo sistema prevede
che quando nel rene diminuisce l’afflusso di sangue, questo rilascia un ormone, la renina, la quale si
lega ad una molecola inattiva che produce il fegato, la angiotensinogeno, e diventa angiotensina I.
Quest’ultimo grazie all’enzima ACE diventa angiotensina II la quale è un potente vasocostrittore che
quindi fa aumentare la pressione sanguigna. L’angiotensina II inoltre fa produrre alla ghiandola
surrenale l’ormone aldosterone che determina nel rene un assorbimento di sodio ed un rilascio di
potassio dalle urine. Questo aumenta il potere osmotico e quindi il volume del sangue aumenta. Inoltre
a livello del SNC avremo aumentato il senso di sete. Per curare l’ipertensione vengono usati inibitori del
complesso enzimatico ACE o inibitori della renina. Molto importante sono anche i cambiamenti nello
stile di vita e nella dieta che deve essere iposodica.
Altre patologie riguardano il sangue ed in particolare il processo della coagulazione. Questo processo
avviene quando un vaso sanguigno risulta danneggiato, per cui ci sono dei fattori coagulanti che
permettono il richiamo di piastrine nel punto danneggiato fino a formare un tappo e arrestare
l’emorragia. A questo punto intervengono altri fattori anticoagulanti che terminano il richiamo di
piastrine. Ad alcune persone questo processo è anomalo per cui devono prendere dei farmaci per
evitare coaguli un farmaco per eccellenza è il warfarin e fa parte di quei farmaci anche detti cummarine.
In pratica i fattori della coagulazione per funzionare devono subire un processo di γ-carbossilazione che
permette loro di legare il calcio e diventare attivi. Le cummarine bloccano nel processo di γ-
carbossilazione per cui i fattori coagulanti anche se presenti non avendo legato il calcio non sono

Dispensa scritta da Veronica Viola.


funzionali. Altro farmaco anticoagulante è l’eparina. Questa ha il vantaggio di essere naturale inoltre
può essere somministrati in gravidanza in quanto non oltrepassa la placenta. Ha somministrazione
endovena o sottocutanea e agisce attivando l’enzima antitrombina III il quale disattivano la trombina
che è l’enzima che permette la formazione del tappo di fibrina che arresta l’emorragia. Per quanto
riguarda i farmaci del rene questi sono soprattutto farmaci diuretici, ovvero quei farmaci che
aumentano la produzione di urina attraverso il riassorbimento di sodio.

FARMACI DELL’APPARATO DIGERENTE


-antiacidi: sono farmaci formati da idrossido di alluminio Al(OH)3, o idrossido di magnesio Mg(OH)2 o
idrossido di sodio NAOH. Questi vengono inseriti da soli o in associazione e agiscono con l’acido
cloridrico presente nello stomaco abbassando il pH. Come controindicazioni abbiamo una variazione
della funzione intestinale quale stitichezza e difficoltà di assorbimento dei cationi.
- antisecretori gastrici: sono farmaci capace di ridurre fino al 90% la secrezione gastrica permettendo
le guarigioni delle ulcere. Tra questi farmaci troviamo:
- anticolinergici: l’HCl viene liberato nello stomaco dalle cellule parietali (H2) le quali sono
innervata dal SNA. Quando il SNA viene stimolato rilasciano il neurotrasmettitore AcH il quale
attiva i recettori colinergici provocando la liberazione di acido. Inoltre questi segnali nervosi
stimolano anche le cellule G dello stomaco che producono un ormone gastrina che a sua volta
stimola la produzione di HCl. Gli anticolinergici servono quindi a bloccare il neurotrasmettitore
AcH.
- Antagonisti H2: sono farmaci che competono con l’istamina in quanto sulle cellule parietali (H2)
sono presenti recettori che la legano e che portano alla produzione di HCl. Un esempio di questi
farmaci sono la cimetidina, ranitidina, famotidina, nizatidina.
- Inibitori della pompa protonica: sono farmaci che inibiscono la pompa protonica si trova al
livello delle cellule parietali, e che quindi non producono più muco. Un esempio di farmaco è
l’omeprazolo.
- Farmaci protettivi della mucosa: sono farmaci che assorbono gli acidi biliari e stimolano la
produzione di prostaglandine (muco) come ad esempio il sucralfato. Poi c’è il carbenoxolone
derivante dalla liquerizia che provoca un aumento del muco e della sua viscosità ma può causare
ipertensione.
- Farmaci che stimolano la motilità gastrointestinale: aumentano la pressione dello sfintere
esofageo accelerando lo svuotamento gastrico.

FARMACI DELL’INFIAMMAZIONE
I farmaci antinfiammatori agiscono riducendo l’entità di un processo infiammatorio dovuto ad agenti
lesivi di vario tipo si dividono in:
- farmaci steroidei (FAS): sono anche noti come cortisonici o glucocorticoidi poiché sono costituiti da
una molecola simile al cortisolo, ovvero un ormone prodotto a partire dal colesterolo nella porzione
corticale delle ghiandole surrenali. Tra quelli più comuni ricordiamo metasone, prednisone ecc. Questi

Dispensa scritta da Veronica Viola.


realtà non curano la malattia, ma attenuano solo i sintomi tramite la lipocortina che blocca la
liberazione dell’acido arachidonico che causa appunto l’infiammazione. Inoltre permettono il blocco
delle prostaglandine pro infiammatorie (che causano eritemi ecc) e leucotrieni pro infiammatori
(bronco costrizione). I principali effetti collaterali sono due ritenzione di sodio, aumentano il
catabolismo delle proteine, diminuiscono l’uso di glucosio, aumentano i globuli rossi e diminuiscono i
linfociti.
- Farmaci non steroidei (FANS): i FANS sono farmaci che bloccano la produzione di prostaglandine
(sostanze che mediano l’infiammazione) attraverso l’inibizione dell’enzima ciclossigenasi (cox) di cui
sono note 3 forme:
o COX-1: proteine che agisce stimolando la produzione di prostaglandine coinvolte nei
processi fisiologici quali la produzione di muco gastrico.
o COX-2: proteine assente nei tessuti sani che viene prodotta a seguito dei processi di tipo
infiammatorio.
o COX-3: proteine assente nel SNC coinvolta nella genesi del dolore e febbre.
I primi farmaci antinfiammatori (ancora in uso) non distinguono le forme COX1 e COX2 per cui
inibiscono entrambe portando a controindicazioni di tipo gastrico. Gli antiinfiammatori hanno
un’azione analgesica (riduzione del dolore), antipiretica (riduzione della temperatura) e contrastano le
infiammazioni. Il loro impiego in patologie croniche deve essere valutato in quanto il mancato dolore
non significa per forza guarigione. Solitamente la somministrazione orale da più effetto dei cerotti a
base di antinfiammatori. Un FANS molto conosciuto è l’aspirina. Questa è un acido acetilsalicilico e fa
parte del gruppo dei fans dei salicilati. Il composto è poco solubile in acqua e viene associato ad altri
principi può avere inoltre un effetto antiaggregante e fluidificante per il sangue per cui viene usato
anche per prevenire gli attacchi cardiaci tra gli effetti collaterali troviamo problemi di natura
gastrointestinale e per questo vengono aggiunti composti di natura basica. Altro effetto indesiderato e
l’aumento del flusso durante le mestruazioni.

IL PARACETAMOLO
Questo farmaco non è un fans, ma ha lo stesso azione analgesica e antipiretica. Ha elevata
biodisponibilità e può essere somministrato attraverso diverse vie. L’emivita è di 1-4 ore e si
raccomanda non più di 3 doti al giorno che non superino l’1gr a dose. La sua azione è dovuta al fatto
che a livello del SNC inibisce la produzione di prostamoidi che nel loro insieme costituiscono le sostanze
che determinano la sensazione dolorosa. Il suo vantaggio nell’utilizzo è che non causa danni allo
stomaco grazie alle sue caratteristiche fisiche. L’unico problema può darlo a livello del fegato in quanto
subisce un processo di trasformazione in un metabolita tossico per il tessuto epatico, ma dato le piccole
dosi e i rischi di epatossicità sono nulli.

I FARMACI DEL SISTEMA IMMUNITARIO

Dispensa scritta da Veronica Viola.


Il sistema immunitario ha la caratteristica di distinguere le strutture endogene o esogene che non
costituiscono un pericolo (dette self) da quelle che invece possono essere nocive nel nostro
organismo (dette non-self). Le malattie che riguardano il sistema immunitario sono:

- Immunodeficienza: manca o non è efficiente una parte del sistema immunitario per cui
aumenta la possibilità di infezioni.
- Malattie immuno-mediate: il sistema immunitario è fisicamente normale ma la sua
funzionalità risulta alterata, come ad esempio nel caso delle allergie dove si ha una risposta
abnorme del sistema immunitario.
- Malattie autoimmuni: il sistema immunitario si attiva nei confronti del self, distruggendolo.

Esistono diverse categorie di farmaci a seconda di quale patologia abbiamo. Ci sono farmaci:

- Immunosoppressivi: sono farmaci che inibiscono la risposta immunitaria utilizzati nelle


malattie autoimmuni e per prevenire il rigetto di organi. Solitamente si tratta di inibitori della
produzione e della funzione delle citochine (le quali sono appunto coinvolte nella risposta
immunitaria), oppure per prevenire il rigetto di organi si tratta di glucocorticoidi che sono
ormoni prodotti del surrene come ad esempio il cortisolo.
- Anticorpi monoclonali: è una terapia che si usa quando il nostro corpo non attiva il sistema
immunitario nonostante la presenza di una molecola nociva. In questo caso si usano appunto
gli anticorpi monoclonali i quali vengono inseriti nel corpo e attaccano la molecola nociva
determinando così un’attivazione anche del sistema immunitario che rilascia altri anticorpi.
- Immunostimolanti: sono farmaci che incentivano l’attivazione del sistema immunitario per
combattere malattie che ritornano sistematicamente come herpes, candida, mononucleosi
ecc. Gli immunostimolanti sono spesso di origine vegetale.
- Immunoregolatori: sono farmaci che variano l’attività del sistema immunitario accentuando o
diminuendo la risposta immunitaria.

FARMACI DEL METABOLISMO


Questa categoria di farmaci è in grado di aumentare o diminuire la velocità del metabolismo
solitamente agendo al livello del SNC. Come effetti collaterali abbiamo senso di eccitazione, problemi
cardiaci, aumento di pressione, vertigini, depressione ecc.

GLI ORMONI E FARMACI DEL SISTEMA ENDOCRINO


Gli ormoni sono messaggeri chimici che mandano segnali da una cellula ad un’altra. Questi vengono
immessi direttamente nel sangue a opera di ghiandole endocrine, e per questo possono agire in
qualsiasi parte del corpo. Gli ormoni possono essere:

- Idrosolubili: non essendo in grado di attraversare la membrana della cellula bersaglio, il


recettore che legano si trova esternamente alla membrana. (Es. insulina, prolattina)

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- Liposolubili: sono in grado di attraversare la membrana della cellula bersaglio per cui il
recettore che legano si trova o fuori la membrana o all’interno. (Es. cortisolo, ormoni sessuali)

La secrezione degli ormoni parte dal SNC che stimola l’ipotalamo il quale a sua volta integra le
informazioni e le manda all’ipofisi. L’ipofisi ha due lobi:

- Neuroipofisi (o lobo posteriore): rilascia in circolo vasopressina e ossitocina precedentemente


sintetizzate nell’ipotalamo. La vasopressina è un vasocostrittore, mentre l’ossitocina stimola la
contrazione del muscolo liscio durante il parto e la produzione di latte materno.

- Adenoipofisi (o lobo anteriore): è produttrice di ormoni quali:

o TSH: ormone che stimola la tiroide e che a sua volta produce T3 e T4, i quali se alterati
possono causare l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo.

o ACTH: ormone che stimola la produzione del cortisolo nel surrene.

o GH: ormone della crescita

o Ormoni sessuali: in particolare LH che stimola la produzione di testosterone e FSH che


stimola la produzione di estrogeni.

Altri ormoni molto importanti sono prodotti dal pancreas e sono insulina e glucagone. La prima
stimola l’aumento dell’utilizzazione del glucosio quindi determina una diminuzione dei suoi livelli nel
corpo, il secondo invece stimola il rilascio del glucosio nel sangue determinandone un aumento nel
corpo. Un malfunzionamento di questi ormoni può causare il diabete, ovvero una patologia dove c’è
un calo di produzione di insulina che porta ad un’iperglicemia nel sangue. Si divide in 3 classi: diabete
di tipo 1 (insulino-dipendenti), diabete di tipo 2, e diabete gestazionale. La prima cura è rappresentata
da dieta ed esercizio fisico, successivamente nelle fasi avanzate alle iniezioni di insulina. Altri farmaci
sono quelli che stimolano la secrezione di insulina nel pancreas (sulforiluree), quelli che riducono
l’assorbimento del glucosio assunto con l’alimentazione (acarbosio) e quelli che riducono la sintesi del
glucosio (biguanidi). Tutti questi farmaci possono portare ad effetti collaterali quali aumento o
diminuzione dell’appetito, flatulenza, diarrea, ipoglicemia.

FARMACI DEL TRATTO GENITO-URINARIO


Le infezioni urinarie si dividono in:
- non complicate: quando avvengono in un apparato urinario morfologicamente indenne.
- complicate: quando avvengono in soggetti a rischio quali bambini, donne incinta, diabetici ecc.
Normalmente queste infezioni sono molto comuni e sono causate dalla presenza di batteri (nel 70-
90% delle volte è l’Escherichia Coli) che per via ascendente, quindi dall’esterno, salgono lungo il tratto
urinario. Chi ne soffre frequentemente è perché ha una ridotta produzione di sostanze difensive,
oppure segue cattive abitudini quali tendenza a posticipare l’atto di urinare, urinare in maniera
scorretta o usare prodotti aggressivi per l’igiene intima che destabilizzano la flora batterica. Tra i
farmaci più utilizzati ci sono gli antibiotici, ovvero quei farmaci che servono a rallentare o fermare la

Dispensa scritta da Veronica Viola.


proliferazione di batteri. Metodi alternativi sono:
- L’utilizzo di D-mannosio ovvero uno zucchero estratto dal legno di betulla che ha la capacità di
attaccarsi all’E.Coli e poi fuoriuscire attraverso le urine;
- L’utilizzo di Cranberry le cui proantocianidine non fanno aderire i batteri alla mucosa vescicale.
- L’utilizzo di L-Metionina il cui effetto acidificante sposta il pH urinario (il cui valore è normalmente 7)
in un range tra 5,4 e 6,2, il quale fa diminuire l’adesione dei batteri alle cellule dell’urotelio.
Per liberarsi delle infezioni urinarie è inoltre molto importante riequilibrare la flora intestinale
(attraverso l’assunzione di fermenti lattici e probiotici), la quale può raggiungere la vescica per
continuità con l’intestino e può eliminare batteri pericolosi. Gli antibiotici infatti possono avere anche
un effetto momentaneo di riduzione batterica il quale non fa altro che aumentare la resistenza degli
stessi ma senza debellarli completamente.

I CHEMIOTERAPICI E GLI ANTIBIOTICI


I chemioterapici differiscono dagli antibiotici poiché non sono di origine naturale, ma entrambi sono
antibatterici. Gli antibiotici sono composti naturali ovvero prelevati da organismi viventi in grado di
uccidere o inibire altri organismi. Quando l’inibizione è permanente l’antibiotico è detto battericida,
quando invece l’inibizione cessa appena finiamo di somministrare l’antibiotico è detto batteriostatico.
Alcuni patogeni possono avere una resistenza nei confronti degli antibiotici che può essere naturale
quando è determinata geneticamente oppure acquisita quando inizialmente un patogeno è sensibile
all’antibiotico e poi smette di esserlo solitamente grazie alla velocità di riproduzione tipica dei batteri.
Tra gli antibatterici più comuni troviamo:
- beta lattamine: sono battericida che impediscono la sintesi della parete cellulare dei batteri in modo
da renderli deboli, il che facilmente li conduce alla morte. Hanno la caratteristica di avere un anello
beta-lattamico al quale si deve la proprietà antibatterica. Un esempio di questa classe è la penicillina.
- macrolidi: sono antibiotici che presentano un anello lattonico che lega 2 o più zuccheri. Vengono
usati in sostituzione alla penicillina in caso di pazienti con allergia a quest’ultima. Il loro meccanismo
di azione è simile anche se a basse concentrazioni hanno attività batteriostatica.
- amminoglicosidi: sono battericida caratterizzati da un gruppo glicosidico e uno amminico, i quali
rendono questo antibiotico idrofilo. Dato la loro idrofilia difficilmente attraversano la membrana e
così per svolgere la loro funzione devono legarsi a proteine. Ciò che fanno è inibire la sintesi proteica
del batterio legandosi al ribosoma di quest’ultimo, inoltre formano dei pori a livello della membrana
batterica. La somministrazione è per via parentale ma dato la loro tossicità sono somministrati solo in
caso di infezioni gravi, infatti a lungo termine possono portare a perdita dell’udito, perdita
dell’equilibrio e blocco renale.
- tetracicline: sono battericida caratterizzati da 4 anelli condensati, che inibiscono la sintesi proteica
dei batteri legandosi alla loro subunità 30s del ribosoma impedendo così l’accesso del tRNA e mRNA al
ribosoma. Di conseguenza non si ha la corretta lettura della catena di DNA che codifica le proteine e
tutto ciò porta ad un arresto della sintesi proteica del batterio seguita dalla sua morte. Dato che
l’associazione delle tetracicline con il ribosoma è reversibile possiamo anche avere degli effetti
batteriostatici. La loro somministrazione può dare tossicità a livello gastrointestinale, renale ed
Dispensa scritta da Veronica Viola.
epatico ed è per questo che non viene solitamente prescritto a donne incinta e bambini.
- cloramfenicolo: è un batteriostatico con 4 possibili stereoisomeri di cui solo uno ha un’azione
antibatterica. Il meccanismo di azione è l’inibizione della sintesi proteica tramite il legame con la
subunità 50s del ribosoma batterico. Dato i suoi enormi effetti collaterali quali danni al midollo osseo
è utilizzato solo in caso di infezioni potenzialmente mortali (come ad esempio il colera).
- sulfamidici: sono chemioterapici e quindi di origine non naturale, che interferiscono con un enzima
che porta alla la sintesi dell’acido tetraidrofolico il quale serve per la sintesi e la replicazione degli acidi
nucleici.
- chinoloni: sono chemioterapici che inibiscono gli enzimi girasi e topoisomerasi coinvolti nei processi
di superavvolgimento, disavvolgimento, taglio e saldatura dei due filamenti che costituiscono il DNA.
Senza questi enzimi la cellula batterica non può più svolgere i processi cellulari, per cui muore.
L’assunzione di questo antibatterico è poco tossico negli adulti ma nei giovani può causare la
prematura ossificazione della cartilagine per questo non è prescrivibile in tenera età.

I FARMACI DEL DOPING


Il doping è l’assunzione di sostanze mediche con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento
fisico e le prestazioni dell’atleta. Un atleta che fa uso di doping e viene scoperto attraverso le analisi
delle urine o del sangue (che si fanno prima o dopo ogni competizione) oltre ad essere squalificato
dalla competizione sportiva a vita oppure per un lungo periodo è anche punibile con la legge per
frode sportiva. In realtà molte sostanze che all’epoca non venivano considerate dopanti oggi lo sono e
per questo c’è chi è a favore della liberalizzazione dell’uso di queste sostanze per non avere una
diversità di trattamento per gli atleti di ieri, oggi e domani. Si distinguono 3 categorie di sostanze
dopanti, che sono:
- antidolorifici: tutti i vari tipi di analgesici, come morfina o altri oppiacei che alleviano il dolore dello
sforzo e della fatica.
- diuretici: portano ad un rapito calo di peso importante per alcune discipline come il pugilato dove gli
atleti vengono divisi in categorie a seconda del peso corporeo. Inoltre mascherano l’assunzione di
sostanze dopanti assunte in precedenze.
- anabolizzanti: sono ormoni, farmaci derivanti dal testosterone e alcuni farmaci beta 2agonisti che
agiscono stimolando la sintesi proteica aumentando la maturazione ossea e la massa muscolare.
Ovviamente ognuna di queste categorie porta a danni molto gravi che vanno dalla disidratazione del
corpo, alla dipendenza da farmaci, a conseguenze a livello del sistema nervoso centrale.

TOSSICOLOGIA
La tossicologia è una branca della farmacologia che studia i meccanismi, i sintomi e i trattamenti degli
avvelenamenti di persone e animali a opera di droghe, veleni o farmaci. Generalmente a determinare
la tossicità di una sostanza è la dose elevata, ciononostante esistono anche sostanze che
apparentemente sono innocue ma che diventano tossiche durante il metabolismo o quando entrano
in combinazione con altri elementi. Per questo la farmacologia studia l’azione diretta e indiretta delle
sostanze coinvolte in episodi di intossicazione facendo particolare attenzione allo studio dei
Dispensa scritta da Veronica Viola.
meccanismi del citocromo P450, in modo da precisare i limiti di sicurezza relativi all’impiego clinico
dei farmaci. Solitamente il danno biologico che da una determinata sostanza è legata a diverse
variabili quali: natura chimica del tossico, modalità di assorbimento, concentrazione, entità e durata
dell’esposizione, stato di salute di chi l’assume, e fattori genetici individuali. La tossicologia divide le
sostanze in determinate categorie:
- fitofarmaci (sostanza in grado di eliminare specie viventi indesiderate o nocive),
- metalli (quelli pesanti come il piombo che è facilmente assorbibile e causa ulcere e anemie;
l’alluminio che si può accumulare nel cervello; cromo, nichael ecc.)
- solventi e vapori (idrocarburi alifatici e aromatici, alcoli, glicoli ecc.
- veleni di animali e piante
- radiazioni e materiali radioattivi

SPERIMENTAZIONE ANIMALE
La sperimentazione animale può essere di base, quando si basa sull’osservazione, o applicata cioè
quando l’animale viene usato come cavia. Solitamente si fanno esperimenti per calcolare la tossicità:
- acuta: vengono somministrate 3 dosi (o tutte insieme o separatamente) all’animale nelle prime 24
ore. Dopo si studia e si analizza l’animale per 15 giorni prima di sacrificarlo e fare l’autopsia.
Solitamente la somministrazione è orale e cutanea e i parametri che si riescono a stabilire tramite
questa sperimentazione sono: DL50 (dose letale dove muoiono il 50% degli animali), effetto tossico,
organo bersaglio, pericolosità del tossico.
- sub acuta: vengono somministrate dosi DL10 (dose letale dove muoiono il 10% degli animali) ogni
giorno per 1 settimana. Dopo si studia e si analizza l’animale per 28 giorni prima di sacrificarlo e fare
l’autopsia. Il parametro che si riesce a stabilire in questo modo è il MTD (massima dose tollerabile).
- cronica: vengono somministrate 3 dosi (rispettivamente MTD, ¼ della MTD e ⅛ della MTD) per 1
settimana e dopo si segue l’animale per 18/24 mesi o per tutta la vita fino a quando poi si fanno le
analisi autoptiche. I parametri che si stabiliscono sono LD50, MTD e NOEL (nessun effetto osservato).

SPERIMENTAZIONE SU PERSONA
Dalla scoperta all’entrata in commercio di un farmaco passano dai 12 a 15 anni. Per produrre un
medicinale si parte dallo studio di molecole, dove solo 1 su 40.000 diventerà un farmaco. Quando si
fanno esperimenti sulle persone si segue il codice di Norimberga che stabilisce le linee guida per una
sperimentazione eticamente corretta. I soggetti della sperimentazione sono: gli sponsor (le industrie
farmaceutiche, ospedali ecc..), lo sperimentatore, i pazienti (che devono dare il proprio consenso oltre
ad essere informato su tutti gli scopi, i metodi e i rischi), il monitor (ovvero il controllo delle autorità
sanitarie pubbliche) e il comitato etico (un organismo che deve approvare la sperimentazione). Una
volta che si è trovato un principio attivo che esplica la sua azione e poi viene eliminato senza essere
tossico, e che quindi è stato sperimentato in laboratorio e sugli animali, si passa alla sperimentazione
sull’uomo che prevede diverse fasi:
- fase 1: si esperimenta il farmaco per la prima volta sull’uomo su un numero di volontari maschi sani
da 20 a 50. E’ previsto un rimborso e una copertura assicurativa.

Dispensa scritta da Veronica Viola.


- fase 2: si allarga l’esperimento con un campione di 100-300 individui stavolta però affetti da
patologie che rientrano nel capo di azione del farmaco. Si stabilisce la minima dose efficace e il regime
di somministrazione ottimale.
- fase 3: si allarga l’esperimento a 1.000-2.000 individui, per 2-4 anni, per verificarne tollerabilità ed
efficacia. Si stabilisce se la nuova molecola offre vantaggi rispetto a quelle già messe in commercio
stabilendo posologia, indicazioni, effetti collaterali ecc.
- fase 4: il farmaco viene commercializzato ma è tenuto sempre sotto controllo dalla farmacovigilanza.
I limiti della sperimentazione umana sono: il ridotto numero di pazienti e l’esclusione di donne e
bambini, l’impossibilità di scoprire rare reazioni avverse o reazioni ritardate, la durata limitata.

MECCANISMI DI TOSSICITA’
Una sostanza, e quindi anche un farmaco può determinare tossicità mediante diversi meccanismi:
- interazioni con la membrana plasmatica: in questo modo può non svolgere più il suo compito
- interferenza con la produzione di energia: l’ATP non viene più prodotto correttamente e possono
esserci moltissimi problemi legati a tutte le funzioni che per funzionare necessitano appunto di ATP.
- legame con molecole presenti nella cellula: può portare ad una sottrazione di quella molecola al
normale fabbisogno della cellula.
- interazione con il DNA: può portare a problemi di trascrizione, replicazione e traduzione.
Le manifestazioni di tossicità possono essere ridotte o annullate mediante gli antidoti che prevengono
o limitano l’assorbimento di certe sostanze. Gli antidoti attualmente scoperti non sono molti, e la
maggior parte si basa su diluenti, metabolizzanti, escretori, lavande gastriche, lavaggi, vomito indotto
ecc. Grazie ad un’equazione è possibile calcolare l’indice di rischio tossicologico che è uguale a:
𝑹𝑻 = 𝑪𝑻 ∙ 𝑭𝑼 ∙ 𝑴𝑼 dove CT sono le caratteristiche tossiche della sostanza che prendono in
considerazione il DL50, FU è la frequenza di utilizzo e MU è la modalità di utilizzo. Se il valore di
quest’indice è RT>12 ci troviamo in una situazione di rischio della salute.

Dispensa scritta da Veronica Viola.

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