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Neuropsicofarmacologia
APPUNTI DI NEUROPSICOFARMACOLOGIA
Che cos’è la FARMACOLOGIA = dal greco pharmakon - veleno - e logos - discorso - studia come le
sostanze chimiche interagiscono con gli organismi viventi.
Conoscenze e competenze di un farmacologo:
1. Fisiologia
2. Patologia generale
3. Chimica biologica e biologia molecolare
La farmacologia non coincide con la terapia medica, ma è quest’ultima che poggia le sue basi dalla
prima disciplina.
Divenne scienza quando l’interesse dei farmacologici si spostò dalla semplice descrizione dell’azione
dei farmaci allo studio del meccanismo attraverso il quale agivano. Un dogma fondamentale della
farmacologia stabilisce che, per poter provocare una risposta farmacologica, le molecole di un
dato farmaco devono influenzare chimicamente uno o più costituenti cellulari. Non c’è un
farmaco senza un effetto collaterale. (Tanto è vero che il termine pharmakon intende sia la medicina
che il veleno).
- “Ogni sostanza è veleno e nessuna è perfettamente innocua, soltanto la dose ne determina la
velenosità.” Paracelso
Tutte le sostanze hanno questa doppia faccia per cui tutto è in qualche modo veleno.
Paracelso per questo teorizzò il concetto di dosaggio per cui mediante ciò si potevano
assumere farmaci senza un effetto tossico. (Ricerche farmaceutiche per il dosaggio perfetto).
La ricerca scientifica ha trascurato fino ad un recentissimo passato l’influenza del genere sulla
fisiologia, sulla fisiopatologia e sulle caratteristiche cliniche delle malattie umane e solo di recente sta
investigando quali siano i meccanismi sottostanti a queste differenze e come la diagnosi ed il
trattamento delle malattie possano variare in funzione del genere.
Cos’è la FARMACOLOGIA DI GENERE: tra donne e uomini vi sono notevoli differenze e per questo
deve esserci un’attenzione sulle differenze di dosaggio da applicare fra i sessi. L’obiettivo è quello di
evidenziare se e quando le risposte ai farmaci sono diverse fra uomini e donne considerando le
variazioni fisiologiche che avvengono in funzione della ciclicità della vita riproduttiva della donna,
dell’età e dell’uso di associazioni estro-progestiniche.
- Es. dopo otto ore dalla somministrazione di zolpidem 10mg, la percentuale di pazienti che
presentano una concentrazione superiore a 50 ng/ml è risultata pari al 15% nelle donne e del
3% negli uomini.
- Posologia di genere
Cos’è un PLACEBO = sostanza farmacologicamente inerte che può provocare un effetto sul
paziente, sintomo, malattia.
- L’effetto di un farmaco è legato alla sua attività specifica che all’effetto placebo che il farmaco
può scatenare.
Il contesto psicosociale: gli stimoli che il paziente riceve durante un trattamento medico. I
fattori psicologici del contesto psicosociale sono in grado di innescare dei fenomeni neurobiologici che
coinvolgono diverse aree del CNS. L’effetto placebo rappresenta l’effetto del contesto psicosociale
positivo che accompagna una terapia. Se un contesto positivo può produrre effetti positivi, un
contesto negativo può produrre effetti negativi. In questo secondo caso i parla di nocebo.
Aspetti del setting clinico e dello stesso ambiente terapeutico come:
- Forma - Gusto
- Colore - Camice del dottore
- Odore dell’ospedale
Provocano una risposta = non esiste solo un effetto placebo ma anche quello NOCEBO, la risposta al
farmaco può essere condizionata dunque da due elementi.
Proviene dall’espressione latina “nuocerò” e viene definito come il gemello cattivo del placebo. Deve
esserci una sinergia tra terapia farmacologica e psicologica (l’assunzione di un determinato farmaco
potrebbe avere ripercussioni negativi sulla psicoterapia = mai scatenare un effetto nocebo).
Identificazione di farmaci
1. Nome chimico Es. Acido acetilsalicilico
2. Nome comune (indica la specialità Es. Ascriptin, aspirina, cardirene,
medicinale) aspro, etc…
Cos’è un FARMACO ORFANO: i farmaci detti “orfani” sono destinati alla cura delle malattie rare. Le
aziende farmaceutiche sono solitamente restie a sviluppare questi farmaci secondo le normali
condizioni di mercato, poiché i capitali investiti per la ricerca e lo sviluppo dei prodotti non vengono
recuperati attraverso le vendite a causa della scarsa domanda.
Al fine di stimolare la ricerca e lo sviluppo nel settore dei farmaci orfani, le istituzioni pubbliche hanno
adottato degli incentivi per la sanità e le industrie biotecnologiche.
- “farmaci non distribuiti dall’industria farmaceutica per ragioni economiche ma che rispondono
a un bisogno di salute pubblica”
Lo sviluppo di un farmaco innovativo è un processo lungo e costoso. Si calcola che occorrono circa
10-15 anni. Il costo medio di sviluppo di un farmaco negli anni ’90 è stato di 400-500 milioni di dollari.
Le stime attuali prevedono una spesa di 800-1000 milioni di dollari per lo sviluppo di una molecola
innovativa.
Sulla scorta delle esperienze di altri paesi industrializzati con la finanziaria del 2001 si era ritenuto
utile, anche per un abbattimento dei costi, favorire il consumo di farmaci generici (unbranded) al posto
di farmaci registrati (branded) giornalisticamente oggi indicati come farmaci “griffati”.
Cos’è un MEDICINALE GENERICO = si definisce medicinale generico (o equivalente) un
medicinale che è bioequivalente rispetto ad un medicinale di riferimento, con brevetto scaduto,
autorizzato con la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, stessa forma farmaceutica,
stessa via di somministrazione e le stesse indicazioni terapeutiche.
- FARMACO GENERICO (definizione OMS, World Health Organization) = medicinale il cui
principio attivo non è più coperto da brevetto = medicinale intercambiabile con il prodotto
innovatore (prodotto di marca), avente la stessa composizione quali-quantitativa in termini di
principi attivi, stessa forma farmaceutica e stessa via di somministrazione.
- può essere immesso nel commercio dopo la scadenza del brevetto
- i medicinali generici sono sottoposti agli stessi controlli e procedure di registrazione e
vigilanza che L’Agenzia Italiana del Farmaco riserva a tutte le specialità in commercio. La
scadenza della copertura brevettale permette di risparmiare sul prezzo al pubblico
Cos’è un FARMACO TRADIZIONALE: qualunque sostanza usata allo scopo di modificare o studiare
funzioni fisiologiche o stati patologici a beneficio di chi la riceve.
- In genere si tratta di molecole di dimensioni ridotte e di struttura relativamente semplice
- L’azione farmacologica è funzione di tale struttura (modificabile dalla formulazione
farmaceutica e dalla via di somministrazione)
- In genere lo sviluppo richiede che venga identificata una nuova entità chimica
- In genere deriva da molecole o reagenti chimici standard attraverso reazioni di chimica
organica riproducibili grazie alle metodiche analitiche oggi disponibili
Cos’è un FARMACO BIOLOGICO: farmaco il cui principio attivo è rappresentato da una sostanza
(generalmente una proteina ad alto peso molecolare) prodotta naturalmente da un organismo vivente.
Es. emoderivati, immunoglobine, vaccini tradizionali
Cos’è un FARMACO BIOTECNOLOGICO: farmaco derivante da una sorgente biologica attraverso
l’utilizzo delle tecniche del DNA ricombinante. Es. proteine ricombinanti. (Ab m), vaccini ricombinanti
DNA RICOMBINANTE: una sequenza di DNA ottenuta artificialmente dalla combinazione di materiale
genetico di origini differenti, come può avvenire per un plasmide contenente un gene d’interesse.
Cos’è un PROFARMACO: la possibilità che un farmaco non sia di per sé attivo ma che lo diventi
dopo la biotrasformazione. In questo caso le biotrasformazioni prendono il nome di bioattivazioni e il
farmaco viene definito biofarmaco. L’attività farmacologica dipende dalle capacità metaboliche
dell’individuo.
- LEVODOPA: utilizzata nel morbo di Parkinson è il precursore inerte della dopamina.
La conversione metabolica (decarbossilazione) avviene nel SNC. Nella pratica clinica
la levodopa viene somministrata assieme alla carbidopa o alla benserazide, inibitori
periferici della decarbossillasi, per impedire che venga inattivata prima di raggiungere
il SNC
- CODEINA: analgesico oppiaceo (contenuto nell’oppio) che esplica la sua azione
antidolorifica dopo trasformazione nell’organismo in morfina
- ENALAPRIL-QUINAPRIL-FOSFOPRIL-RAMIPRIL: ACE-inibitori che diventano attivi
quando convertiti, dalle esterasi epatiche, rispettivamente a enalaprilato, quinaprilato,
fosinoprilato, ramiprilato
Un esempio particolare è dato da una sostanza di abuso, la purple drink (Bevande gassate + sciroppo
come ad esempio il Makatussin). La codeina, prodotto naturale dell’oppio, di per sé non è efficace ma
lo diventa nel momento in cui a livello epatico viene trasformato dal p 450 (famiglia dei citocromi) in
morfina. Tra gli effetti collaterali vi è la disforia, vomito e depressione respiratoria.
Quando si assume un farmaco è importante l’assunzione simultaneo dell’acqua, lontano dai pasti e
mai con il succo di pompelmo (produce delle sostanze che bloccano gli enzimi e dunque impediscono
la metabolizzazione dei farmaci causando un’assunzione in dose doppia). È anche il caso delle
arance. (Es. terfenadina del Teldane). Avviene ciò soprattutto nel caso di ansiolitici.
- l’interazione può̀ verificarsi anche con un singolo bicchiere (250 ml) di succo di pompelmo o
con frutto fresco;
- la diminuzione delle concentrazioni di CYP3A4 inizia a manifestarsi dopo 4 ore
dall’assunzione di succo di pompelmo e dura fino a 24 ore dopo, così che se si ritarda
l’assunzione del farmaco di qualche ora, l’interazione può̀ comunque manifestarsi;
- l’effetto ha lunga durata e dipende dal tipo di inattivazione intestinale del CYP3A4 che, per
riprendere la propria attività̀ , necessita di essere risintetizzato;
- la rilevanza di queste interazioni presenta un’estrema variabilità̀ tra gli individui, in relazione al
contenuto intestinale di CYP3A4 (più̀ elevata è la concentrazione di enzima maggiori risultano
gli incrementi di concentrazione plasmatica di farmaco);
- gli anziani costituiscono la categoria a maggior rischio.
- Agrumi sicuri privi di effetti sul CYP3A4 sono le arance, mandarini e limoni
- Molti degli utilizzatori delle piante medicinali sono fermamente convinti che la terapia. A base
di principi attivi vegetali NON comporti l’assunzione di sostanze chimiche, ma non è così.
Il consumo di erbe medicinale sempre più diffuso in tutto il mondo, avviene in massima parte in
regime di autoprescrizione. Ciò comporta un rischio per i consumatori di prodotti erboristici poiché tali
prodotti vengono ritenuti NON DANNOSI dalla maggior parte della popolazione ed il loro uso quasi
mai viene riferito al medico curante.
Questo utilizzi:
- Aumenta i possibili rischi di interazione con i farmaci
- Aumenta il possibile manifestarsi di reazioni allergiche
- Aumenta il possibile manifestarsi di effetti collaterali
2. FARMACOCINETICA
Descrive la relazione matematica tra la dose di farmaco somministrata Farmacocinetica: descrive i processi
e la sua concentrazione misurata in un sito facilmente accessibile del di assorbimento, trasformazione ed
corpo: per esempio il sangue o il plasma. eliminazione cui queste sostanze
vanno incontro una volta introdotte
- Studio (quantitativo) del destino “fisico” (trasporto) e “chimico” nell’organismo.
(biotrasformazione) di un farmaco in un organismo vivente
dalla somministrazione all’eliminazione
- L’entità delle risposte ad un farmaco è funzione della sua concentrazione sul sito
d’azione: un dosaggio troppo basso produrrà risposte inadeguate, un dosaggio troppo alto
potrebbe determinare effetti indesiderati che vanificano l’efficacia della terapia
- Nella via sottocutanea, rispetto alla via intramuscolare, il volume iniettabile (al max 2ml) è
nettamente inferiore, l’assorbimento molto più lento ed il dolore più intenso, dato che il
tessuto cutaneo possiede molte più terminazioni nocicettive rispetto al muscolo
L’ASSORBIMENTO
Ad esclusione della somministrazione direttamente nel circolo sanguigno, tutte le altre vie richiedono
che, per giungere dalla sede di somministrazione al sangue, il farmaco debba attraversare un
numero variabile di cellule e/o membrane cellulari e diffondere in spazi intercellulari di
dimensioni e composizioni diverse
- Passaggio del farmaco dal luogo di somministrazione al torrente circolatorio dove parte la
distribuzione. L’ostacolo principale che il farmaco deve superare sono le membrane cellulari
costituite da un mare lipidico in cui viaggiano degli isolotti proteici. Il farmaco per passare
deve essere un acido o base debole, liposolubile = sfruttano il trasporto della diffusione
passiva governata dal criterio di differenza di concentrazione tra le membrane. Tale concetto
è tanto più importante quanto più si parla di farmaci che devono raggiungere il cervello =
altamente protetto.
- Nell’assorbimento per via orale il farmaco deve superare due ostacoli: il fenomeno di primo
passaggio importante per la vita del farmaco. Da un punto di vista farmacocinetico, non è lo
stomaco ad assorbirlo (funge da riserva che lo butta nell’intestino tenue), importante perché
la quantità di cibo indica la velocità con cui il farmaco viene assorbito. Una parte può essere
persa nelle feci (secondo ostacolo).
4. Superare il fegato
La porzione del tubo gastro-enterico in cui avviene la maggior parte dell’assorbimento dei farmaci è il
piccolo intestino. Da un punto di vista farmacocinetico, lo stomaco deve essere considerato non tanto
come superficie assorbente quanto come organo di deposito che rilascia il farmaco all’organo
assorbente: il piccolo intestino.
La presenza di cibo, influenzando la velocità di svuotamento gastrico e il flusso ematico intestinale,
può influenzare, in ultima analisi, la velocità di assorbimento di un farmaco.
- EFFETTO DI PRIMO PASSAGGIO
E CIRCOLAZIONE ENTERO-
EPATICA: un farmaco somministrato
per via orale, può essere
metabolizzato nella parete intestinale
o perfino nel sangue portale, ma più
comunemente è il fegato l’organo
responsabile del metabolismo del
farmaco prima che questo raggiunga
la circolazione sistemica. Il farmaco
che passa attraverso il fegato può
essere escreto nella bile e quindi,
immesso nuovamente nell’intestino,
dove può essere riassorbito, o
escreto con le feci.
- CIRCOLAZIONE ENTERO-EPATICA
LA DISTRIBUZIONE
Definisce quella serie di passaggi/fenomeni che rappresentano la base per cui il mio sangue si
trasferisce dal sangue ad altri tessuti. Dipende dal legame con le proteine plasmatiche (albumine,
ecc..) dove quest’ultime fungono da trasporto. Il legame è debole, dunque si lega ma allo stesso
tempo viene liberato e distribuito. La velocità con cui un farmaco si distribuisce tra il sangue e i vari
compartimenti tessutali e l’entità della distribuzione stessa dipendono da fattori diversi quali:
- Il flusso ematico
- La capacità del farmaco di attraversare le varie membrane presenti nel tessuto
- La capacità del farmaco di legarsi alle proteine plasmatiche e/o a componenti tessutali
La distribuzione è influenzata dall’avidità dei tessuti: poiché la composizione del plasma, dei
liquidi interstiziali e del citoplasma è diversa e alcuni tessuti possono essere ricchi in lipidi o altre
macromolecole alle quali il farmaco può legarsi, ogni farmaco può ripartirsi in modo diverso tra
plasma e ogni tessuto.
La barriera ematoencefalica: i farmaci che devono raggiungere i neuroni incontrano questa barriera.
Si parla di barriera e non di membrana poiché la prima nasce per proteggere il cervello dagli agenti
esterni, ha caratteristiche morfologiche che la distinguono: l’endotelio dei vasi cerebrali hanno cellule
strettamente connesse fra loro (è più difficile oltrepassarle). I farmaci che riescono a passare sono
quelli che sfruttano la loro lipofilia ma anche quelli che sfruttano certi trasportatori.
- Es. morbo di Parkinson ha una carenza di ormoni dopaminergici, si somministra L-Dopa
(precursore della dopamina) che non è lipofila ma sfrutta come trasportatore uno specifico per
gli amminoacidi neutri ingannandolo.
- Il passaggio è critico per tutte quelle patologie che riguardano l’SNC, si tratta di farmaci che
riescono a controllare i sintomi periferici (non neurologici) poiché non riescono a entrare. Si
cerca di superare tali difficoltà usano le troian molecule (cavalli di troia).
Nel SNC possono quindi penetrare solamente:
- I farmaci con un adeguato coefficiente di distribuzione (direttamente dipendente dal
coefficiente di ripartizione)
- I farmaci capaci di utilizzare i sistemi di trasporto presenti a livello della barriera
ematoencefalica
- Lo stato di impermeabilità è ridotto a livello dei plessi carotidei, ipofisi, area postrema,
eminenza mediana
- Il completo sviluppo della BEE avviene solo dopo alcuni anni di vita
- L’impermeabilità della barriera è ridotta in corso di infiammazione e infezione (meningite)
La barriera placentare: non esiste. Tutto quello che assume una donna in gravidanza lo assume
anche il bambino. (Es. caso della tolidomide)
Non tutti i farmaci però sono così tossici da provocare danni permanenti al bambino, ma ognuno ha
delle conseguenze. Anche i farmaci più blandi. I bambini (la barriera del bambino è più esposta
rispetto a quella della madre in quanto non è ancora perfettamente sviluppata) di donne che hanno
assunto benzodiazepine (miorilassanti) fino al parto provocano un rilassamento = sindrome del
bambino flaccido (floppy sindrome). Si attacca al seno ma il rilassamento muscolare eccessivo
non lo fa nutrire adeguatamente, piange con un lamento continuo e irrisolvibile. La madre si scoraggia
e si crea un loop.
Al bambino comunque non succede nulla di grave, con il tempo tale patologia passa.
Il termine “barriera placentare” potrebbe far pensare che i farmaci attraversano difficilmente la
placenta, in realtà a parte poche eccezioni tutti i farmaci passano la placenta e così prima l’embrione
e poi il feto sono esposti ai farmaci e ai loro effetti.
- BLASTOGENESI (primi 16 giorni) effetto del tutto o nulla
- EMBRIOGENESI (circa 1° trimestre-organogenesi) effetto letale, effetto teratogeno
- FETOGENESI (2°-3° trimestre) alterato sviluppo di un organo, alterata funzionalità di un
organo
Siti di deposito: I farmaci possono legarsi con costituenti cellulari tissutali quali proteine, fosfolipidi,
nucleoproteine.
- siti di deposito a livello di alcuni tessuti diazepam, DDT
nei cui confronti un farmaco ha un - tessuto osseo: tetracicline, piombo,
particolare tropismo = affinità cis-platino
- esempi di tropismo: - polmone: antidepressivi triciclici
- tessuto adiposo: tiopentale, - tiroide: iodio
IL METABOLISMO
Processo di biotrasformazione delle sostanze e in particolare dei farmaci. Ha lo scopo di interrompere
l’effetto di un farmaco rendendo le sue molecole più idrofile = più polari, in modo tale da (una volta
trasformate e messe in circolo dal fegato) essere filtrate dal rene. (Difesa attuata dagli organi).
Da un farmaco che viene metabolizzato otteniamo un metabolita, che avrà un’attività farmacologica
complessa: il fegato può produrre dal farmaco di partenza dei metaboliti non sempre inattivi ma
ancora attivi.
La biotrasformazione dunque non è così l principale indice farmacocinetico è rappresentato dall’emivita
I
profonda da modificare così radicalmente e plasmatica, che indica il tempo necessario affinché la
sempre l’attività farmacologica. Il metabolismo concentrazione plasmatica si riduca alla metà rispetto a quella
inizialmente somministrata.
ha lo scopo di trasformare, all’interno - parametro che consente di valutare la possibilità di
dell’organismo, le sostanze estranee in accumulo di un farmaco con somministrazioni ripetute, e
composti più polari e più idrosolubili, di stabilire l’intervallo di tempo utile e necessario tra le
aumentandone l’escrezione. varie somministrazioni.
- Più è lunga l’emivita del farmaco tanto maggiore sarà
La biotrasformazione di un farmaco può portare l’intervallo tra una somministrazione e l’altra. All’opposto
alla formazione, dunque, di: un farmaco a breve emivita richiederà un numero
- Metaboliti inattivi maggiore di somministrazioni per mantenere costante la
- Metaboliti attivi dotati di uno spettro sua concentrazione nel sangue.
Tempi di emivita sono necessari per determinare:
farmacologico uguale a quello del - Intervalli tra le dosi
composto di origine. - Durata dell’effetto
Esempio della benzodiazepina - Tempi di sospensione
diazepam che genera due metaboliti
dotati della stessa attività farmacologica: oxazepam
(l’emivita è un ¼ di quella deldiazepam) e nordiazepam Un altro parametro molto importante è
(l’emivita è il doppio). rappresentato dalla presenza o meno di
La durata d’azione del diazepam dipende quindi da metaboliti attivi, cioè composti derivati dal
farmaco inizialmente introdotto nell’organismo
quale dei due composti viene generato dal correndo di che conservano proprietà farmacologiche (le
enzimi del paziente stesse del composto iniziale o diverse).
- Metaboliti attivi dotati di uno spettro farmacologico
diverso da quello del composto di origine
- Metaboliti tossici
Esempio della tachipirina. A dosi normali di paracetamolo la N-acetilbenzochinonimina
reagisce con il gruppo sulfidrilico del glutatiotine, formando un complesso non tossico.
Epatopatia fulminante = morte
La maggior parte dei farmaci sfrutta ciò che l’organismo ha da offrire, tale metabolismo è svolto da
una serie di enzimi che fanno parte della famiglia dei citocromi. Il citocromo p450 (cytrocrom p 450 =
CYP) è il principale responsabile delle reazioni della fase 1 di un’ampia varietà di composti endogeni
ed esogeni (tossici e farmaci).
ISOENZIMI del citocromo P450: si tratta di enzimi localizzati sulle membrane microsomia li del
reticolo endoplasmatico liscio a livello epatico e/o in tessuti extra epatici. Proteine contenenti un
gruppo eme inizialmente identificate come pigmenti rossi (P). caratteristica banda di assorbimento
spettrofotometrico a 450nm.
- L’isoenzima del citocromo p450, è un enzima della stessa famiglia ma che può essere più
attive o meno attivo (diversa struttura).
- Tra i CYP più importanti troviamo i CYP1, CYP2 E CYP3 si tratta infatti degli enzimi deputati al
metabolismo dei farmaci e degli steroidi. L’assetto genetico individuale può cambiare il
metabolismo che varia da rapido a lento.
- Effetti farmacologici in pazienti con polimorfismi di CYP2D6:
Antidepressivi triciclici:
- Poor metabolizer: cardiotossicità, tachicardia, costipazione debolezza
- Ultra-rapid metabolizer: inefficace
Antiaritmici:
- Poor metabolizer: parestesie, disturbi visivi, vertigine, nausea, vomito, aritmie
- Ultra-rapid metabolizer: inefficace
Codeina:
- Poor metabolizer: inefficace
- Ultra-rapid metabolizer: euforia, nausea
3. FARMACODINAMICA
La farmacodinamica può essere definita come lo studio degli effetti biochimici e fisiologici dei farmaci
e dei loro meccanismi d’azione. Per ogni farmaco si cercherà di comprende i
identificare la sua azione primaria, le sue interazioni chimiche con la Farmacodinamica:
cellula e l’intera sequenza di azioni ed effetti. meccanismi di azione e le
modificazioni indotte dai farmaci
Una conoscenza approfondita dell’azione di un farmaco porta al suo
terapeutico “razionale” e rappresenta la base fondamentale per la progettazione di nuovi e migliori
agenti terapeutici.
I recettori dei neuro trasmettitori si trovano sulla membrana postsinaptica (cioè sul dendrite del
neurone distale, a cui arriva il segnale), e in questo caso la loro attivazione determina la trasmissione
del segnale al secondo neurone o neurone postsinaptico (accensione del secondo neurone) ma
anche al neurone che trasmette il segnale (neurone postsinaptico).
La stimolazione dei recettori presinaptici serve
essenzialmente al neurone presinaptico per stimare Il segnale viene trasmesso da sostanze chimiche
quanto neurotrasmettitore c’è nella sinapsi e regolarsi
(molecole) che prendono il nome di
di conseguenza. Per ogni neurotrasmettitore esistono neurotrasmettitori.
svariati recettori (sottopopolazioni recettoriali) la cui I principali neurotrasmettitori in psicofarmacologia
occupazione produce azioni differenti. sono:
I recettori si modificano, aumentano o diminuiscono di - Acetilcolina ACh
- Serotonina 5-HT
numero a seconda di vari fattori, tra cui la maggiore o - Noradrenalina NA
minore presenza di neurotrasmettitori, sia a livello - Dopamina DA
dell’intera sinapsi, sia in misura minore a livello dell’intero
neurone.
Uno dei principali segnali che dicono all’organismo come stabilire queste connessioni in funzione
delle necessità contingenti è proprio l’occupazione dei recettori da parte dei neurotrasmettitori.
I neurotrasmettitori sono conservati in vescicole dentro il terminale presinaptico, se inutilizzati
vengono in parte inattivati da processi metabolici nello spazio intersinaptico e in gran parte recuperati
attraverso un meccanismo attivo di ricaptazione o re-uptake.
Gli psicofarmaci, insieme a tante altre sostanze, sia prodotte dall’organismo sia proveniente
dall’esterno, agiscono sostanzialmente sui neurotrasmettitori o sui loro recettori. Così
facendo, alcuni farmaci aumentano il rilascio del neurotrasmettitore, altri si oppongono alla
sua ricaptazione, altri ancora si “travestono” da neurotrasmettitori e ne stimolano
direttamente il recettore.
- In questi casi si tratta di farmaci che stimolano l’azione del recettore e sono quindi detti
agonisti. Il potenziamento dell’azione di un neurotrasmettitore viene generalmente designato
con il suffisso -ergico.
Altri psicofarmaci invece hanno azione opposta, cioè antagonista, ovvero inibiscono la produzione o
il rilascio, o aumentano la distruzione del neurotrasmettitore.
A quest’ultima categoria di farmaci appartengono anche quelli che occupano i recettori, senza
stimolarli, ma impedendone la stimolazione da parte del neurotrasmettitore, i cosiddetti agonisti
inversi.
Gli psicofarmaci non hanno in genere un’azione “SI O NO” ma si inseriscono come ulteriori
modulatori di sistemi complessi su cui agiscono moltissime componenti, in gran parte di
origine extraorganismica.
Gli psicofarmaci agendo direttamente o indirettamente sui recettori possono avere un’azione
immediata (legata alla stimolazione diretta dei recettori) o un’azione ritardata, indiretta e legata alle
modificazioni strutturali (plastiche) che la stimolazione o l’inibizione del recettore hanno indotto.
Il meccanismo d’azione di farmaci a breve latenza dipende direttamente dall’azione sul recettore
mentre l’azione di quelli a lunga latenza prevede la stimolazione di una catena di eventi di natura
trascrizionale.
- SCHEMA DI UN RECETTORE DI MEMBRANA: Il ligando interagisce con il recettore
causando una modificazione conformazionale e determina l’attivazione di un segnale di
trasduzione (effetto)
TIPOLOGIE DI RECETTORI
Recettori di membrana Recettori intracellulari
- trasducono il segnale portato da - trasducono il segnale portato da
mediatori idrofilici ormoni o da altri mediatori lipofilici che
che passano difficilmente attraverso le diffondono facilmente attraverso le
membrane cellulari (neurotrasmettitori membrane cellulari (ormoni steroidei e
classici e peptidici, fattori di crescita, tiroidei, acido retinoico, vitamina D,
citochine, ecc.) ecc.)
- trasducono il segnale generando - sono fattori di trascrizione che,
modificazioni delle concentrazioni interagendo con sequenze specifiche
ioniche intracellulari o attraverso la di DNA, inducono modificazioni
generazione di secondi messaggeri o dell’espressione genica e quindi, della
stimolando la formazione di macro composizione proteica della cellula
complessi molecolari biologicamente
attivi
I SISTEMI EFFETTORI
Il segnale generato dall’interazione recettore-proteina G viene tradotto in un messaggio cellulare
attraverso l’attivazione di EFFETTORI SPECIFICI.
effettori enzimatici: portano alla formazione nel citoplasma di sostanze biologicamente attive:
- ADENILATO CICLASI AMP ciclico (cAMP)
- FOSFOLIPASI C inositolo 1,7,5 trifosfato e diacilglicerolo (IP3/DAG)
canali ionici: modificano la concentrazione ionica intracellulare
+¿¿
- CANALI AL
K
- CANALI AL CALCIO
Interazione farmaco-recettore: affinché il contatto tra farmaco e recettore persista per un tempo
sufficiente ad indurre l’effetto biologico si devono instaurare un numero elevato di legami a bassa
energia. Inoltre, occorre che la superficie della molecola del farmaco e quella della molecola del
recettore siano chimicamente complementari l’una all’altra.
L’interazione farmaco-recettore può essere reversibile o irreversibile
- INTERAZIONE REVERSIBILE: interazione di limitata durata nel tempo dovuta alla debolezza
dei legami chimici tra farmaco e recettore (condizione più comune)
- INTERAZIONE IRREVERSIBILE: l’energia presente nel sistema biologico può essere
insufficiente a determinare il distacco farmaco-recettore, a causa di:
numero particolarmente elevato di legami deboli (es. interazione tra tossina paralizzante
del cobra e recettore nicotinico)
formazione di legami covalenti ad alta energia (aspirina e cicloossigenasi)
CURVA CONCENTRAZIONE-RISPOSTA
POTENZA DI UN FARMACO
Meccanismi d’azione dei farmaci: molti farmaci esplicano i loro effetti interagendo con i recettori per
le sostanze endogene (per es.,
ormoni, neurotrasmettitori). Se
in seguito all’interazione
recettoriale, un farmaco induce
alcuni degli effetti della
sostanza endogena è chiamato
agonista. Alcuni farmaci,
capaci d’interagire con il
recettore, non possiedono
un’attività intrinseca ma
possono indurre una risposta
farmacologica interferendo con
l’effetto di un agonista
endogeno del recettore (per es.
attraverso la competizione per i
siti di legame con l’agonista) e
sono chiamati antagonisti.
RIASSUMENDO:
- Azione di un farmaco:
è quella che dà inizio
alla catena di eventi che
porta ad un effetto
- Effetto di un farmaco: è il risultato osservabile della catena di eventi iniziata dall’azione di un
farmaco
- Affinità farmaco-recettore: è indice del grado di attrazione tra farmaco e sito di legame del
recettore
- Potenza di un farmaco: si riferisce alla dose di un farmaco richiesta per ottenere un
determinato effetto (posizione della curva dose-risposta sull’asse delle ascisse)
- Efficacia e potere di un farmaco: si riferisce al massimo effetto che un farmaco può
determinare (posizione della curva dose-risposta sull’asse delle ordinate)
GLI PSICOFARMACI
Gli psicofarmaci sono i farmaci che vengono usati nella terapia dei disturbi psichici. Essi costituiscono
un insieme molto eterogeneo di sostanze che hanno in comune solo il fatto di essere in grado di
interagire con il sistema nervoso centrale, di modificare comportamenti, emozioni, stili cognitivi e
vissuti interiori di un soggetto e di essere utilizzati nella terapia dei disturbi mentali.
NEUROCHIMICA DELL’ANSIA
L’ansia si origina sulla base del mal funzionamento dei nostri neuroni, ovvero c’è qualcosa che non
funziona nella rete dei neurotrasmettitori, quelli più coinvolti sono:
Acido -aminobutirrico (GABA)
- Antagonisti del GABA provocano ansia; farmaci che potenziano l’attività GABAergica sono
ansiolitici
- L’attivazione del sistema GABAergico si traduce in una riduzione della liberazione sinaptica di
monoammine (serotonina, noradrenalina) in nuclei dell’area limbica quali l’amigdala, il locus
coeruleus e i nuclei del rafe
Noradrenalina
- Elevati livelli di noradrenalina e dei suoi metaboliti sono associati agli stati d’ansia e alle
manifestazioni somatiche correlate
- Lo stress acuto stimola marcatamente la funzione del locus coeruleus
Serotonina
- Ha un ruolo importante nel controllo delle emozioni e della sfera affettiva, nonché
dell’aggressività
- I neuroni serotoninergici dei nuclei del rafe sono funzionalmente connessi con il sistema
noradrenergico
Da ciò si può dedurre che mediante l’assunzione di farmaci ansiolitici si va a ridurre l’attività dei
neurotrasmettitori implicati nell’ansia.
Questi farmaci, oltre a essere ansiolitici sono anche “ipno – inducenti” (favoriscono il sonno ).
Il GABA, acido gamma aminobutirrico, fu identificato per la prima volta nel 1950 ad opera di
Robers and Frankel
Amminoacido
neurotrasmettitore inibitorio
35-40% delle sinapsi presenti a livello centrale sono GABA-ergiche
ruolo nella fisiopatologia di numerose “malattie mentali” e non solo (ansia, epilessia)
Recettore GABA B
I recettori contenenti la sub unità̀ α 1 sembrano mediare l’attività dei farmaci sedativo-ipnotici
mentre quelli contenenti la sub unità̀ α 2 sembrano mediare l’attività ansiolitica.
Legame del GABA al proprio recettore
Le benzodiazepine:
• Sono MODULATORI ALLOSTERICI del recettore GABAA
• Aumentata frequenza di apertura del canale per il Cl-
• No effetti in assenza di GABA (GABA mimetici indiretti)
Effetti farmacologici
Riduzione dell’ansia
- Riduzione dell’ansia e dell’aggressività̀
- amnesia anterograda
- Effetto di “ammansimento”
- No specifici effetti antidepressivi
Effetti anticonvulsivanti
Inibizione sviluppo e propagazione di attività̀ epilettiforme
Effetto del clonazepam (rivotril), nitrazepam, lorazepam e
diazepam
Effetto miorilassante
ad alti dosaggi è depressione della trasmissione a livello della
giunzione neuromuscolare scheletrica.
aumento del tono muscolare: caratteristica comune degli stati di
ansia
Tratto gastrointestinale
migliorano molti disturbi g.i. di “origine ansiosa”.
Le Bz proteggono parzialmente dalle ulcere da stress nel ratto il
diazepam la secrezione gastrica notturna nell’uomo.
Respirazione
- soggetti sani, a dosi ipnotiche, sono prive di effetti sulla
respirazione; - depressione respiratoria in pazienti con patologie
polmonari
- apnee ostruttive in pazienti che già̀ ne soffrono
Sistema cardiovascolare
effetti minimi nei soggetti sani
A dosi preanestetiche: ↓pressione sanguigna e frequenza
cardiaca.
Farmacocinetica
- Assorbimento
Buon assorbimento per os:
diazepam e midazolam Cmax entro 1h;
prazepam, oxazepam e alazepam Cmax dopo 3 ore;
clordiazepossido, lorazepam, triazilam e alprazolam Cmax intermedio Somministrazione
i.m: assorbimento meno rapido e completo;
Somministrazione rettale: valida alternativa a quella orale
Somministrazione per via e.v: permette un effetto immediato Diazepam nello status
epileticus; midazolam in anestesia
- Distribuzione
Alto legame alle proteine plasmatiche
Spiccata liposolubilità
Alto Vd (≈ 1l/kg)
Passano la barriera placentare; presenti latte materno
- Metabolismo
Citocromo P450: CYP3A4 e CYP2C19
Classificazione delle
benzodiazepine in base
alla loro durata d’azione lunga
Conclusion
CBT-I is an effective treatment for
insomnia that can produce durable
results in a relatively brief number of
visits.
Low- to moderate quality evidence
suggests it has greater effectiveness
than medications for treatment of insomnia six months or more after therapy is completed.
Additional research is needed to validate its effectiveness in long-term studies beyond 1–2 years and
in patients with comorbid insomnia.
Additional research is also needed to establish a benefit for CBT-I with respect to important
psychological outcomes including quality of life.
Per il trattamento a lungo termine di disturbi come l’insonnia, l’ansia generalizzata, le fobie e i disturbi
da crisi di panico o quelli da stress post-traumatico, sono preferibili trattamenti comportamentali e con
f. antipsicotici atipici o antidepressivi, piuttosto che una terapia con BDZ.
In alcuni casi, infatti, dove veniva usata una combinazione di terapie cognitivo-comportamentali e
BDZ per trattare l’ansia, le BDZ avevano il potenziale di interferire con la terapia cognitiva,
riducendone significativamente l’efficacia.
(né il pz né il suo terapista sono in grado di definire quali sarebbero le abilità cognitive del pz in
assenza del farmaco)
“Te lo prescrivono con leggerezza com’è capitato a me, e non puoi più̀ farne a meno” scrive in un
social network Lloollee: “la dipendenza è la tortura delle 3 sole confezioni al mese che puoi prendere
in farmacia” [...] Help racconta: “Ho 34 anni e da più̀ di 10 sono dipendente del maledetto Minias (1
flacone al giorno) non so più̀ che fare, voglio smettere perché́ mi sento un tossicodipendente” [...]
Ogni settimana Lugoboni ricovera nel suo reparto due pazienti dipendenti da Minias gocce per
disintossicarli. Sulla rivista scientifica Risk management and healthcare policy ha analizzato l’attività̀
degli ultimi 7 anni del suo reparto: 4 letti per circa 150 pazienti l’anno. Su 879 pazienti trattati per ogni
tipo di dipendenza (droghe, alcol ecc.), 281 (32%) erano dipendenti da benzodiazepine. In vendita ci
sono 26 principi attivi diversi, e 20 diversi tipi di generici a base di lormetazepam, ma la metà dei casi
di dipendenza sono da Minias gocce. Focus ha contattato l’azienda produttrice del Minias, Bayer, che
ha commentato: “Siamo sensibili al problema e adotteremo tutte le misure che si renderanno
necessarie o che l’Aifa vorrà̀ adottare”. Focus n.243 gennaio 2013
DIPENDENZA
Aumento della trasmissione dei neuroni dopaminergici che originano dalla VTA e proiettano al
NC ed alla corteccia prefrontale
Flumazenil
Imidazobenzodiazepina con un’azione antagonista sul complesso recettoriale GABA-BDZ
Attività̀ intrinseca di scarsa rilevanza clinica
disponibile per usi clinici dal 1991
Farmacocinetica del flumazenil
- Disponibile solo per somministrazione ev
- Rapida comparsa dell’effetto terapeutico (1-2 min)
- Metabolizzato quasi interamente a livello epatico
- Scarso legame alle proteine plasmatiche
- Emivita di un ora circa (la più̀ bassa tra le BDZ usate nella pratica anestesiologica)
- Effetti clinici di 60 min. (max 2 ore)
Effetti collaterali
- Nausea e vomito, agitazione psicomotoria.
- Più̀ raramente: convulsioni, ipotensione ed aritmia, attacchi di panico
- Sindrome di astinenza in pazienti che hanno sviluppato dipendenza fisica alle BDZ.
- In pazienti che hanno ingerito BDZ con antidepressivi triciclici possono verificarsi convulsioni
e aritmie cardiache
Indicazioni d’uso del flumazenil
- Annullamento dell’effetto delle BDZ: 0,1-0,2 mg ripetuti fino a 3 mg
NOTA BENE:
- La dose richiesta per annullare ciascuna BDZ dipende dalla BDZ residua e dalla particolare
BDZ. Per le BDZ più̀ potenti sono richieste dosi più̀ alte.
- Il grado di annullamento dovrebbe essere titolato ripetendo somministrazioni di 0,2 mg ogni 1-
2 min., finché si raggiunge il livello desiderato di annullamento.
- Un uso promettente è nella terapia dell’encefalopatia epatica
- Non usare nelle intossicazioni miste da benzodiazepine, triciclici ed analettici
I livelli di Melatonina aumentano all’avvicinarsi dell’ora di coricarsi; rimangono stabili durante il sonno
notturno; diminuiscono al risveglio.
Circadin (melatonina 2mg a rilascio prolungato) è indicato come monoterapia per il trattamento a
breve termine dell'insonnia primaria caratterizzata da una qualità̀ del sonno scadente in pazienti da 55
anni di età̀
Circadin può̀ causare sonnolenza. (in Italia dal 2013).
6. FARMACI ANTIDEPRESSIVI
invece una serie di eventi biochimici a catena che, a partire dall’azione sui vari recettori delle
monoamine, si riflette in modificazioni morfofunzionali nel cervello che sono in ultima analisi le vere
responsabili dell’effetto terapeutico.
- Producono un effetto plastico positivo e rigenerativo sul sistema nervoso centrale
- Sono in grado di invertire l’azione negativa dello stress sul sistema nervoso
I farmaci antidepressivi hanno modificato in meglio due grosse categorie di disturbi affettivi:
1) Depressione Maggiore;
2) Disturbo Bipolare
Al sistema Noradrenergico è associata anche la Serotonina che si diffonde a ventaglio nelle diverse
zone del cervello (corteccia prefrontale – fino al sistema limbico). Quindi dato che la Serotonina e
Noradrenalina modulano vari funzioni cerebrali tra cui:
- l’umore - il sonno
Le ipotesi classiche sulla patogenesi dei disturbi dell’umore riconoscono una alterazione funzionale
dei sistemi 5-HT e NA nel cervello.
IPOTESI MOLECOLARE
DM: riduzione BDNF; CREB; ARC
5-HT e NA hanno un ruolo trofico nell’ippocampo: i farmaci antidepressivi possono migliorare la
funzione dei circuiti limbici incrementando la neurogenesi e migliorando il trofismo e la funzionalità
cellulare (BDNF-CREB-ARC)
Ritornando agli
effetti della
Reserpina, in cui nel
ridurre
immediato, in quanto devono gestire prima tutto un adattamento plastico dei neuroni, che di per sé
richiede il giusto tempo fisiologico.
I farmaci attualmente presenti hanno la finalità̀ di “riproporre un tono Catecolaminergico (adrenalina e
noradrenalina), adeguato”, ovvero una quantità̀ sufficiente di neurotrasmettitori a livello del vallo
sinaptico in grado di attivare i recettori intaccati e che a loro volta attivino una cascata di
neurotrasmettitori.
Domanda: come si può̀ incidere sulla trasmissione nervosa, tale da indurre una situazione di aumento
di neurotrasmettitori? sia mediante il sistema della ricaptazione ma anche mediante gli inibitori delle
MAO (le MAO sono le monoamminossidasi che servono a distruggere all’interno del vallo sinaptico il
neurotrasmettitore). Tra le prime ipotesi vi era proprio di somministrare gli inibitori delle MAO,
favorendo così la presenza di più̀ neurotrasmettitori da poter rilasciare, aumentando la trasmissione
noradrenergica, serotoninergica e dopaminergica. Però si è scoperto che gli inibitori delle MAO
avevano dei seri effetti collaterali, in quanto recavano ipertensione. Per tale motivo le molecole delle
MAO sono state sottoposte a modifiche molecolari, determinando la nascita del farmaco RIMA
(selettivi e reversibili) attualmente ancora utilizzato.
Questo farmaco è reversibile: si intende che il farmaco blocca un tipo di legame per un certo lasso di
tempo per poi staccarsi, a differenza degli inibitori della MAO che sono irreversibili, inteso che il
farmaco si lega alla MAO e ci rimane per tutta la sua emivita, non potendo più̀ essere utilizzato.
Meccanismo d’azione: inibizione delle monoaminossidasi, enzimi deputati alla degradazione delle
monoamine (adrenalina, noradrenalina, dopamina, serotonina), in modo irreversibile e non selettivo
per le MAO-A e le MAO-B. L’azione terapeutica dipende dall’inibizione delle MAO-A, deputate alla
degradazione di noradrenalina (NA) e serototina (5-HT), con successivo aumento della quantità del
neurotrasmettitore nel vallo sinaptico.
I-MAO:
- Non selettivi e irreversibili:
Iproniazide
Isocarbossazide
Tranilciprodina
RIMA selettivi e reversibili
- Moclobemide (Aurorix)
- Toloxatone (Umoril)
- Belfoxatone
(bassa aff. X MAO A)
Effetti collaterali:
- Stipsi
- Nausea
- Impotenza
- Cefalea
- Interazioni farmacologiche (no restrizione
dieta)
Tuttavia, anche i farmaci RIMA pur essendo più̀ leggeri causano diversi effetti collaterali, ecco perché́
anche quest’ultimi vengono spesso sostituiti con i farmaci TRICICLICI e gli SSRI (inibitori del reuptake
della 5-HT).
Meccanismo d’azione: l’azione antidepressiva dipende dal blocco delle pompe di ricaptazione di 5-
HT e NA con successivo aumento della quantità del neurotrasmettitore nel vallo sinaptico. Ma l’effetto
antidepressivo, che si verifica almeno dopo 2-3 settimane non sarebbe connesso all’aumento della
disponibilità del neurotrasmettitore nel vallo sinaptico che si verifica poche ore dopo la
somministrazione del farmaco, bensì alla promozione della neurogenesi a livello del sistema nervoso
centrale. E in particolare del sistema limbico. È stato infatti dimostrato, in pazienti depressi che
presentavano una riduzione del volume dell’ippocampo, che con la somministrazione di antidepressivi
si aveva, parallelamente alla risoluzione della sintomatologia depressiva, la normalizzazione del
volume dell’ippocampo.
I TCA pur condividendo l’effetto del blocco della ricaptazione di serotonina e noradrenalina si
differenziano in larga misura tra loro per quanto riguarda l’attività relativa sull’uno o l’altro
neurotrasmettitore.
- Clomipramina è un potente inibitore della ricaptazione della serotonina con effetti
relativamente ridotti sulla NA
- Desiamipramina agisce quasi esclusivamente su NA con effetti trascurabili su 5-HT
- Amitriptillina ha un’azione prevalente su 5-HT ma viene trasformata in parte in nortriptillina la
cui azione è esclusiva sul NA (processo di demitilazione)
Assumendo un farmaco si ha dunque una miscela di più farmaci.
Farmacocinetica:
- Assorbimento: rapido e completo per os (picco plasmatico dopo 2-8h); effetto di primo
passaggio
- Distribuzione: elevata liposolubilità̀, 90-95% legati alle proteine plasmatiche
- Metabolismo epatico: demetilazione ed idrossilazione metaboliti attivi (amine secondarie),
t/2 – 15-30h; glicurono-coniugazione
- Escrezione: renale (completa dopo 7-10 giorni)
Effetti collaterali:
- α -1: vertigini; ipotensione ortostatica, problemi eiaculatori.
- M1: secchezza delle fauci; stipsi; ritenzione urinaria; visione offuscata; tachicardia; disturbi
cognitivi; delirio
- H1: aumento ponderale; sonnolenza; vertigini; sedazione
- TCA: stabilizzazione di membrane; disturbi del ritmo cardiaco
Decessi associati a trattamento con TCA si verificano a dosi circa 10 volte maggiori di quella normale
(basso IT). In generale, nortripitilina e desipramina sono scelte ragionevoli per il trattamento iniziale,
quando si opta per TCA – minori effetti collaterali.
Gli antidepressivi Triciclici in principio nascono per un’altra patologia mentale che è la Psicosi, ma
successivamente è stato deputato come farmaco antidepressivo, grazie alla presenza della
Domanda: qual è il meccanismo d’azione degli antidepressivi triciclici? bloccano il reuptake che
avviene per mezzo di diversi trasportatori, quali: i trasportatori della Serotonina, della Noradrenalina
ecc. infatti non sono farmaci specifici e selettivi.
Questi farmaci sono altamente Liposolubili in quanto raggiungono il cervello oltrepassando la barriera
ematoencefalica.
Domanda: come mai la farmacologia ha dovuto inventare gli SSRI tenendo conto che anche i
TRICICLICI funzionano allo stesso modo? In quanto nella bilancia rischio – beneficio, il rischio del
paziente nell’assunzione dei Triciclici è molto significativo nel causare effetti collaterali invalidanti:
essendo antagonisti dei recettori M1 (recettori muscarinici), bloccano l’effetto dell’acetilcolina (come
sappiamo deputato al sistema parasimpatico); inoltre intaccano anche i recettori H1 (antistaminici) e
infine negli anziani incidono molto negativamente.
Sulla base di tali rischi ed effetti collaterali è più̀ opportuno utilizzare gli SSRI che determinano effetti
positivi molto importanti con una forte riduzione degli effetti collaterali.
In caso di abuso delle SSRI o di associazione con altri farmaci, tipo l’Erba di San Giovanni si può̀
incorrere nell’insorgenza della Sindrome Serotoninergica.
In quest’epoca si fa sempre più̀ diagnosi di depressione, ADHD, psicosi, ecc. anche ai bambini
ricorrendo spesso ai farmaci. Tali terapie seppur curino (si fa per dire) i disturbi, tendono sempre più̀ a
far insorgere pensieri suicidari in questi giovani pazienti, ciò̀ che invece non succedeva con la terapia
dei TRICICLICI.
Ecco un esempio di un bugiardino in cui vien fuori la “black box” in quanto raccomanda una attenta
assistenza da parte di medici e genitori verso i bambini.
Oggi a differenza di anni fa ci si basa più̀ su un approccio multidisciplinare (farmacologico,
psicoterapeutico, assistenziale, ecc.), con tutte le sue mille difficoltà culturali ed economici.
Domanda: esistono solo i triciclici e gli SSRI che possono controllare i disturbi dell’umore? NO.
Esistono anche altre categorie di antidepressivi, quelli più̀ selettivi non solo delle Catecolamine ma
anche della Noradrenalina, tipo la Reboxetina. La Reboxetina conviene utilizzarla nel caso di un
paziente anziano, perché́ questo farmaco interagendo con la Noradrenalina (deputato al sistema
simpatico in modo specifico all’attenzione) evita di aggravare i deficit di attenzione che già̀ di per sé
sono intaccati.
Esistono farmaci ad inibitori misti, ovvero che si associano alla inibizione del Reuptake della
Serotonina (tipico del Prozac) e della Noradrenalina. Un farmaco del genere è la Venlafaxina.
Infine ci sono farmaci antidepressivi un po’ più̀ atipici, ma sempre specifici Noradrenergici e
Serotoninergici, i cosiddetti NASSA che hanno come rappresentante la MIRTAZAPINA, un
antidepressivo atipico in quanto agisce sia sul sistema Noradrenergico che Serotoninergico.
Gli effetti collaterali di questi farmaci sono:
- riduzione della libido;
- alterazione dell’erezione;
- eiaculazione assente o ritardata;
- anorgasmia (in tali effetti collaterali si attua la Drug Holiday: la drug holiday consiste nella
sospensione dei farmaci antidepressivi il fine settimana per ridurre la disfunzione sessuale e
permettere una ripresa della attività̀ sessuale. Oppure è possibile associare alla terapia
antidepressiva l’assunzione del Viagra).
Mirtazapina:
Meccanismi d’azione:
- antagonista α2 (autocettori ed eterocettori)
- antagonista 5-HT2C e 5-HT3
- antagonista H1
Farmacocinetica:
- Assorbimento: per os rapido, - Biodisponibilità̀ ~ 50% per os;
- Distribuzione: 85% legata proteine
- Metabolismo epatico: metaboliti attivi;
- Escrezione: renale
Effetti collaterali:
- aumento dell'appetito e del peso corporeo
- sonnolenza, sedazione
- edema generalizzato o localizzato
- (raramente) ipotensione ortostatica, mania, convulsioni, tremori, rash, aumento delle
transaminasi.
Come si può̀ notare sono implicati disturbi prettamente nella sfera sessuale, sfera molto delicata
perché́ la mancanza di rapporti può̀ aggravare la depressione.
Ecco l’IMPORTANZA DEL COUNSELING in quanto il 58% dei pazienti incorre in tali disfunzioni:
- SSRI: fino a - 58% c.a di disfunzioni sessuali; -
- Mirtazapina: 25% c.a di disfunzioni sessuali.
Le SSRI vanno usate con cautela nei riguardi dei bambini perché́ non si sa quanto possano
influenzare lo sviluppo cerebrale ed è auspicabile più̀ un approccio bio – psico – sociale.
- Riduzione del dosaggio
- Attesa: nei primi mesi del trattamento, alcuni effetti collaterali tendono a ridursi
- Variazione della terapia: soprattutto nel caso in cui gli effetti collaterali siano particolarmente
rilevanti
Domanda: Fluoxetina, Diazepam, Benzodiazepine ... quali di questi sono Antidepressivi? spesso
si tende a rispondere le Benzodiazepine, ma è sbagliata come risposta in quanto non sono
antidepressivi. L’errore è dovuto al fatto che queste (BDZ) vengono somministrate ad un depresso,
ma solo nelle prime 4 settimane dall’insorgenza e non oltre, per poi attuare una riduzione del
dosaggio. Sorge spontanea la domanda del perché́ somministrarle se non sono degli antidepressivi:
si somministrano perché́ i pazienti depressi nelle prime settimane sono soliti sperimentare solo gli
effetti collaterali dei farmaci antidepressivi, mentre le BDZ riescono a ricompensare tali effetti negativi.
Tra i sintomi negativi maggiormente presente in un depresso è l’insonnia.
Ecco inoltre che le BDZ in queste prime settimane non solo determinano un effetto ansiolitico, ma
attenuano anche l’insonnia. Tuttavia vi è sempre il rischio che si verifichino effetti tossici delle BDZ in
relazione agli antidepressivi quali le SSRI.
Attualmente oltre ai classici sistemi Catecolaminergici, (Serotonina e Noradrenalina), si sta ponendo
attenzione all’ormone – neurotrasmettitore che è la Melatonina che come sappiamo controlla il ciclo
sonno – veglia.
Esiste di fatti un nuovo antidepressivo che è L’AGOMELATINA: farmaco agonista dei recettori della
Melatonina. L’Agomelatina in 25gr. al giorno pare che riesca a dare risposte positive nei confronti di
molti sintomi della depressione, in quanto essa va ad attivare i recettori MT-1 e MT-2 a livello
cerebrale e ippocampale, che sono coinvolte nel mantenimento del sonno e dei ritmi circadiani. Inoltre
questo farmaco è un “antagonista” dei recettori della Serotonina, sebbene questa sia utile ad alleviare
la depressione.
Occorre tenere presente però che i recettori della Serotonina non sono tutti implicati per una
medesima funzione, infatti nel caso dell’agomelatina essa antagonizza uno specifico recettore della
serotonina: 5HT-2c che controlla (ridurre) il rilascio della Dopamina e Noradrenalina nelle aree
corticali. Ecco spiegato la funzione antagonista dell’agomelatina, ovvero essa blocca l’attività̀ del
recettore 5HT-2c favorendo il rilascio di Dopamina e Serotonina al livello della corteccia prefrontale.
L’Agomelatina ha effetti collaterali lievi (nausea, sonnolenza, ansia, senso di fatica, insonnia ecc.),
inoltre una condizione di Overdose non determina necessariamente una emergenza medica.
- L’ Agomelatina è ben assorbita per os (biodisponibilità̀ >> donne)
- Il cibo non interferisce con l’assorbimento del farmaco e con la sua biodisponibilità̀
- Presenta un legame con le proteine plasmatiche del 95%. È metabolizzata prevalentemente a
livello epatico (CYP1A2 x il 90%). Di conseguenza farmaci come la fluvoxamina, gli estrogeni,
il propranololo che inibiscono il CYP1A2 ne possono rallentare il metabolismo e quindi
aumentarne I livelli plasmatici.
- T/2 è breve: 1-2 ore
- L’ Agomelatina è stata approvata per uso clinico in EU nel 2009 dove è stata
commercializzata con i nomi: ValdoxanTM o Thymanax.TM (Novartis)
Effetti collaterali: lievi e transienti
- Nausea
- Sonnolenza Insonnia
- Cefalea
- Disturbi intestinali
- Ansia
- Senso di fatica
Aumento delle transaminasi (che ritornano a valori normali dopo la sospensione)
Overdose:
- Sonnolenza, agitazione, ansia, vertigini sensazione di malessere generalizzato.
- Un individuo che aveva assunto 2450 mg (vs 50mg) non ha richiesto particolari interventi
medici
Frequente riscontro in persone > 65
- Prevalenza di sintomi cognitivi
- Insonnia, ritiro sociale, perdita di interessi, scarso coinvolgimento nella vita sia familiare che
sociale
- Difficile distinzione clinica
- GIOVAMENTO DA TRATTAMENTO FARMACOLOGICO
Propranololo
Ketoconazolo
Eritromicina
Carbazepina Induzione del metabolismo Diminuzione dei livelli
Fenobarbitale ossidativo e delle reazioni di plasmatici delle BDZ con
Fenitoina glucoronoconiugazione possibile riduzione degli effetti
clinici
*Le BDZ oxazepam (Limbial-Serpax) simili, coniugate direttamente con acido glucuronico, non sono
soggette a queste interazioni
DISTURBO BIPOLARE
- Intense oscillazioni dell’umore
- da stato depressivo si passa ad una condizione di grande eccitamento.
La POLARITA’ determina una aumentata autostima, ridotta necessità di sonno, loquacità̀ superiore
alla norma fuga di idee, distraibilità̀, aumentata attività̀ finalizzata o agitazione, eccessivo
coinvolgimento in attività̀ piacevoli. Per poi entrare nel circolo della CICLOTIMIA.
anche uno stabilizzante delle membrane perché́ il suo meccanismo d’azione è implicato nel ciclo
dell’inositolo trifosfato (che fa parte della componente dei recettori di membrana); quindi il Litio
interrompendo questo ciclo impedisce ai recettori di avere a disposizione quell’inositolo trifosfato che
serve che messaggero cellulare. Per meglio dire esso va a bloccare il meccanismo di segnale,
stabilizzando la membrana in modo tale che la cellula non sia più̀ eccitabile. Un altro meccanismo
d’azione del Litio è quello di essere un NEUROPROTETTORE, in modo specifico innalza i livelli di
Neurotrofine in particolare la BDNF che favorisce la neurogenesi (processo di formazione di nuove
cellule nervose). Infatti nei pazienti Bipolari spesso il BDNF risulta essere ridotto, mentre il Litio ne
aumenta e garantisce la presenza.
In definitiva potremmo dire che il Litio è uno stabilizzante dell’umore in cui riducendo il normale ciclo
dell’inositolo trifosfato depotenzia i
recettori di membrana dell’inositolo
stesso e ha anche un effetto
Neuroprotettivo.
Per quanto possa essere un farmaco
importante, esso ha anche degli effetti
collaterali importanti fino ad indurre il
paziente a non aderire alla terapia. Si
possono presentare disturbi
gastrointestinali, vertigini, disturbi
neurologici quali
tremore e senso di confusione.
7. FARMACI ANTIPSICOTICI
La Clorpromazina è un farmaco Triciclico ed è la madre di tutti i farmaci antipsicotici: usata per tutti i
pazienti Psicotici e Schizofrenici riducendo i sintomi
positivi e negativi. Anche nella Schizofrenia sono implicati
i recettori: una eccessiva stimolazione dei recettori
Dopaminergici di tipo 2 sembrano essere legati
soprattutto ai sintomi positivi della schizofrenia. Anche la
Serotonina e il Glutammato sembrano implicati in questa
sindrome complessa, ma non solo, è coinvolto anche il
sistema GABAergico. Perciò̀ l’uso della Clorpromazine è
efficace in quanto è antagonista dei recettori
dopaminergici: infatti antagonizzando i recettori
dopaminergici, specie i recettori di tipo 2, si ottiene un
effetto antipsicotico.
I farmaci antipsicotici vengono definiti: -Atarassici ; -
Neuroplegici; - Neurolettici (si è visto che attuano una alterazione motoria in cui vi è coinvolta la
dopamina, causando la sindrome Simil – Parkinson, in quanto il farmaco agisce proprio sui recettori
dopaminergici); - Tranquillanti maggiori (dato che controllano gli stati di agitazione); fino ad arrivare
alla presenza di farmaci – Antipsicotici Atipici o meglio “non convenzionali”, in quanto causano
meno reazioni avverse di tipo extrapiramidali, riducono la reazione
Parkinson – simile, ed inoltre determinano meno effetti avversi sulla
prolattina, favorendo una migliore qualità̀ della vita del paziente.
Inoltre questi farmaci hanno una efficacia maggiore anche sui sintomi
negativi della Schizofrenia, rispetto ai farmaci Tipici.
Domanda: come fanno i farmaci Atipici a controllare anche i sintomi Positivi della schizofrenia?
avendo consolidato il concetto che essi intervengono sui
sintomi negativi operando sulla trasmissione Serotoninergica, possono anche avere effetti importanti
sui sintomi Positivi (legati alla trasmissione dopaminergica), perché́ hanno un rapporto di tipo Kiss
and Run (baci e fuggi), nei confronti dei recettori Dopaminergici.
PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE
PARKINSON
Patologia neurodegenerativa più̀ diffusa dopo la
malattia di Alzheimer. I Sintomi principali della malattia
di Parkinson (devono essere presenti almeno due per
poterla diagnosticare):
Bradicinesia - lentezza nell’inizio e nell’esecuzione
dei movimenti volontari;
Rigidità̀ - aumentato tono muscolare e resistenza ai
movimenti passivi degli arti;
Tremore - si manifesta a riposo (ci sono farmaci che
agiscono sul tremore, ma non sul resto della malattia);
Instabilità̀ posturale – alterazioni dell’equilibrio
(perdita riflessi di raddrizzamento):
Disturbi della deambulazione.
Incidenza: 0,5% (EU)
Tipo tremorigeno; - Tipo acinetico-ipertonico
È una malattia fortemente invalidante nel caso non la si
curi per 5 o più̀ anni, ecco perché́ il trattamento
farmacologico non è opzionale, ma è obbligatorio. Tra
gli altri sintomi del Parkinson vi una alterazione di
diversi distretti dell’organismo, tra cui il cervello con
insorgenza della depressione, difficoltà della parola con
insorgenza la scialorrea (salivazione eccessiva),
disfagia (difficoltà a deglutire) ecc.
Il neurone dopaminergico ha origine nel sistema Nigro – Striale, questo proietta sullo Striato
(composto dal Caudato e dal Putamen) che a sua volta proietta attraverso il Talamo alla corteccia
cerebrale per governare il movimento. Da ciò̀ si deduce che nel Parkinson si va ad alterare il gruppo
di neuroni appartenenti alla Sostanza Nigra. Ecco l’utilità̀ nel sapere da cosa sia originata la patologia,
permette in tal caso di intervenire mediante un innalzamento del livello dopaminergico.
Domanda: quali sono le cause del Parkinson? è una malattia con genesi multifattoriale:
-predisposizione genetica; -suscettibilità̀ ambientale; -neurodegenerazione in età̀ avanzata a causa
della perdita cellulare e della loro capacità riparativa e rigenerativa.
Nel Parkinson i neuroni della sostanza grigia sono fuori uso, impedendo alla dopamina di giungere
alla via diretta e quindi impedendo la facilitazione motoria. Anche la via indiretta è intaccata, in quanto
la dopamina normalmente controlla questa via inibitoria e in tal caso la via inibitoria aumenta di tono.
Generando una scompensa tra via diretta e via indiretta e intaccando così tutte le attività̀ motorie.
Quindi è questo disequilibrio ne che genera la patologia.
TERAPIA FARMACOLOGICA:
Farmaci Anticolinergici: ORFENADRINA (Disipal) controllano il tremore ripristinando l’equilibrio tra
ACh e DA
farmaci che riducono la funzione colinergica
Antagonisti muscarinici
Triesifenidile artane
Biperidene. akineton
Orfenadrina. Disipal
- Esercitano la loro azione correggendo il relativo eccesso di attività colinergica che si verifica
in seguito al deficit di DA
- Sono molto meno efficaci della L-DOPA
- Sono controindicati nei pazienti anziani, soprattutto in presenza di disturbi cognitivi
- Sono utili principalmente nelle forme di Parkinson iatrogeno (indotto da farmaci antipsicotici)
Nella terapia farmacologica è opportuno somministrare L – DOPA perché́ è un precursore, ovvero i
neuroni ancora sopravvissuti la assimilano per poter produrre la Dopamina (L – DOPA è vista come
un integratore che ne aumenta le prestazioni).
Domanda aperta: cosa comporta L – DOPA sul Parkinson? - Migliora bradicinesia e rigidità̀ ; però
può̀ anche indurre effetti avversi da trattamento cronico, quali: - Discinesie (movimenti anomali
involontari); - Fenomeni on - off (in cui il paziente può̀ sperimentare diverse condizioni nel movimento:
ON potrà̀ muoversi liberamente e sciolto, OFF il paziente si blocca improvvisamente senza essere in
grado di muoversi, detto Freezing); - Disturbi di tipo psicotico (deliri, allucinazioni).
Domanda: perché́ non somministriamo direttamente la Dopamina al paziente? perché́ la Dopamina
non riesce a passare la barriera del SNC e anche perché́ essa viene distrutta a livello periferico per
opera delle Carbossilasi periferiche.
La somministrazione dell’L – DOPA va sempre associata a un inibitore della DOPA - decarbossilasi,
enzima periferico. Infatti se la si somministra da sola nel cervello ne arriverebbe solo il 3%, mentre
tutto il resto verrebbe assorbito dal tratto gastro – intestinale. Associandola con il CARBIDOPA
(SINEMET) nel cervello ne arriva una quantità̀ decisamente maggiore. Questa associazione è utile sia
per la quantità̀ giungibile al cervello ma anche per ridurre la dose di L – DOPA, in modo da attenuare i
suoi effetti negativi.
• Non richiedono conversione enzimatica: maggiore durata d’azione rispetto alla levodopa (L –
DOPA) con ridotte fluttuazioni
• Mostrano buona efficacia terapeutica
• Effetti collaterali a breve termine (ipotensione ortostatica, nausea, cefalea, discinesie, disturbi
neuropsichiatrici).
• Differente selettività̀ recettoriale
Domanda: questi farmaci dopamino – agonisti sono soddisfacenti? Certamente si, perché́ hanno
una maggiore durata d’azione rispetto alla L – DOPA e provocano meno fluttuazione dei tipici
fenomeni ON – OFF, mostrando una buona efficacia terapeutica e recano minori effetti collaterali al
SNC rispetto alla Levodopa.
Riportiamo il diario di un paziente Parkinsoniano in terapia con gli Agonisti dei recettori dopaminergici,
detti i dopamino – agonisti (DRT), che seppur in bassa percentuale possono causare dei disturbi del
controllo agli impulsi (comportamenti ripetitivi, aggressività̀ sessuale, gioco d’azzardo, forte resistenza
alla riduzione del dosaggio, ecc.). Gli stessi possono anche scatenare una sfrenata gelosia verso il
coniuge e interferiscono fortemente con il funzionamento sociale e occupazionale.
“Mi sono ammalato, anzi mi è stata scoperta la malattia nel 1994 quando avevo 44 anni. Avevo
condotto fino ad allora una vita tranquilla. Sul momento sono rimasto incredulo alla notizia, soprattutto
perché́ non
tremavo, ma non sapevo ancora che la malattia si manifestava anche senza tremore. Dopo aver
effettuato un'altra visita per avere la conferma della prima diagnosi, iniziai la terapia ... e quasi
contemporaneamente avvennero fatti che condizionarono la mia vita nei cinque anni successivi. Io
che ero sempre stato morigerato, quasi tirchio, incominciai a giocare. Era un impulso che non riuscivo
a controllare ...”
Sulla base di tutti questi effetti collaterali i dopamino – agonisti (DRT) sono stati ridotti al minimo con
l’introduzione di un farmaco Neurolettico cioè̀ un farmaco antipsicotico. Inoltre si è constatato che è
importante associare anche un counseling psicologico o una terapia cognitivo – comportamentale.
DEMENZA DI ALZHEIMER
LA DEMENZA COLPISCE C.A. 24 MILIONI DI PERSONE NEL MONDO. SI PREVEDE CHE TALE
NUMERO RADDOPPI NEI PROSSIMI 20 ANNI.
Le demenze causano un:
- DECLINO FUNZIONI COGNITIVE: (deterioramento della memoria, linguaggio.)
- ALTERAZIONI NON-COGNITIVE: (depressione-psicosi-disturbi comportamentali
Oltre alla acetilcolinesterasi, abbiamo la BuChE (Butirricolinesterasi). Questo enzima è meno attivo
della ACh ed è meno specifico, però è caratteristico in quanto a differenza della ACh che è presente
nel cervello, è presente in modo più̀ esteso in altri sedi anatomiche. Su tali condizioni è stato pensato
che dato che i primi neuroni a morire sono quelli colinergici, implementando la trasmissione
colinergica si è pensato di poter ristabilire quel tono colinergico che viene a mancare a causa della
morte neuronale. Sono stati utilizzati degli inibitori della acetilcolinesterasi, che sono il DONEZEPIL,
GALANTAMINA, RIVASTIGMINA queste sono attualmente le strategie terapeutiche che si
utilizzano per curare i malati di Alzheimer.
Questi farmaci non vanno a curare la patologia in sé, ma tentano di curare i sintomi e di rallentarne il
decorso, aumentando la performance cognitiva, il comportamento e migliorare la qualità̀ della vita:
MILD COGNITIVE IMPAIRMENT. Questi farmaci sono efficaci in forme lievi e moderate.
Oltre alla diminuzione del tono colinergico a livello cerebrale, è stato anche dimostrato che nella
patologia di Alzheimer si ha un aumento del tono del Glutammato, cioè̀ si ha un aumento del
neurotrasmettitore del glutammato. Questa eccessiva attivazione del sistema del
glutammatergico (NMDA) porta ad una abnorme tossicità̀ con un conseguente danno
neuronale.
Da ciò̀ si è pensato di usare degli antagonisti ai recettori NMDA, in particolare utilizzando la molecola
MEMANTINA (antagonista non competitivo del recettore NMDA per il glutammato).
Quindi la Memantina va a diminuire l’eccessiva attivazione glutammatergica, diminuendo gli effetti di
eccitossicità̀ e danno neuronale. Può̀ essere associato a forme moderate causando miglioramenti
delle funzioni cognitive.
Oltre alle terapie farmacologiche ci sono anche terapie non farmacologiche: Cognitive training;
Cognitive reabilitation; Cognitive stimulation ther. che determinano miglioramento degli aspetti
cognitivi e di memoria e una riduzione di co – morbidità psichiatrica nelle persone che assistono
questi malati.
8. TOSSICODIPENDENZA
Assunzione di sostanze psicoattive a scopo voluttuario:(problema sanitario, sociale ed
economico):
Da prodotti della fermentazione alcolica (vino e birra) e materiali d’origine vegetale (foglie di coca e
caffè), fino ad un’ampia gamma di molecole ad azione psicoattiva, sia isolate da piante che frutto di
sintesi chimica che recano effetti molto più̀ intensi.
Conseguenze dell’assunzione: reazioni avverse di natura tossicologica (overdose e patologie
degenerative); patologie conseguenti alle modalità̀ di assunzione (infezioni).
L’aspetto del tutto peculiare della tossicologia di queste sostanze consiste tuttavia nel fatto che la loro
assunzione cronica è in quanto tale reazione avversa, poiché́ acquisisce caratteristiche di coercitività̀
psico-comportamentale. Essa infatti si mantiene nonostante la consapevolezza, da parte del
soggetto, delle conseguenze negative di ordine sanitario, sociale ed economico dell’assunzione
stessa. Non a caso, quindi, per definire questa condizione farmacologicamente indotta è stato preso
a prestito il termine di dipendenza che infatti bene descrive il legame coercitivo che tiene unito il
soggetto al farmaco.
Si manifesta in seguito all’ interruzione brusca dell’assunzione della sostanza. Le sue manifestazioni
possono essere annullate esclusivamente con l’assunzione di farmaci appartenenti alla stessa classe
del farmaco al quale il soggetto è dipendente (DIPENDENZA CROCIATA).
PSICHICA (per lungo tempo sottovalutata):
- Oppiacei, ipnotici-sedatici (barbiturici), ansiolitici-benzodiazepinici
- Cannabis, psicostimolanti, allucinogeni
Una serie di condizioni cliniche dove nessuna sintomatologia somatica d’astinenza è rilevabile
malgrado il più̀ o meno intenso desiderio (craving) da parte del soggetto di assumere il farmaco.
DEPENDENCE SYNDROME: una vera e propria malattia.
Gli aspetti che la caratterizzano sono:
- Salienza dello stimolo: l’assunzione della sostanza diviene obiettivo prioritario nell’esistenza
del soggetto
- Impoverimento del repertorio comportamentale: ricerca e consumo della sostanza occupano
una parte cospicua delle attività̀ quotidiane
- Compulsività dell’uso: incapacità̀ di esercitare un controllo sull’assunzione della sostanza
(frequenza-quantità̀ )
- Vulnerabilità̀ alle recidive
- Dipendenza fisica: ulteriore motivo di mantenimento dell’assunzione per evitare la sindrome
d’astinenza.
I criteri del DSM-IV distingue tra Dipendenza e Abuso, e l’alcol può essere un esempio della
plausibilità̀ di tale distinzione: chi guida in stato di ebbrezza o perde ripetutamente giorni di lavoro per
riprendersi dalle conseguenze di una intossicazione etilica acuta sicuramente rientra nella categoria
diagnostica dell’abuso, ma non necessariamente in quella della dipendenza. Una diagnosi di
dipendenza alcolica sarà̀ invece inequivocabilmente formulata se a questi problemi comportamentali
si aggiungerà̀ ad esempio, la necessità di bere al risveglio per sedare i tremori caratteristici
dell’astinenza alcolica.
diagnostici di riferimento (sia il DSM-IV che quello elaborato dalla Organizzazione Mondiale della
Sanità: IC10), per un ampio ventaglio di sostanze, dagli oppiacei agli psicostimolanti, dalle
benzodiazepine all’alcol e alla nicotina.
Esso consiste di 5 domande che nella versione italiana suonano nel seguente modo:
1) Riesci a tenere sotto controllo l’uso di...?
2) Ti preoccupa l’idea di saltare una dose?
3) Ti preoccupa far uso di...?
4) Hai mai desiderato di poter smettere?
5) Quanto hai trovato difficile smettere o stare senza?
Le sostanze d’abuso, pur agendo con meccanismi farmacologici diversi, hanno in comune
alcune caratteristiche:
1) possiedono spiccate proprietà̀ gratificanti, sostituendosi e agendo a livello cerebrale con
meccanismi simili agli stimoli primari;
2) danno origine a un vero e proprio disturbo della motivazione nel momento stesso in cui
determinano la dipendenza;
3) sono tutte in grado di agire da rinforzo positivo (per rinforzo si intende l’insieme di condizioni
sostenute da uno stimolo capaci di determinare una risposta che favorisce o evita la
presentazione dello stimolo stesso), soprattutto sul comportamento di procacciamento della
sostanza, rinforzandolo, e inducono nell’uomo e nell’animale modalità̀ di auto-
somministrazione e di assunzione simili, facendo supporre che i meccanismi biologici
implicati non sono variati nel processo filogenetico evolutivo.
Studi di microdialisi cerebrale hanno dimostrato che a livello di un’area cerebrale, in particolare lo
“SHELL del Nac (nucleo accumbens)”, sia dopo presentazione di uno stimolo naturale che
farmacologico si osserva aumento dei livelli di DA extracellulari. Per lo stimolo naturale questo
fenomeno va incontro ad adattamento, per cui alla seconda esposizione la capacità di attivare il firing
dopaminergico è mantenuta solo dallo stimolo farmacologico. Una sostanza d’abuso può̀ generare
una sorta di “super allenamento” del sistema dopaminergico mesolimbico, dando vita ad un abnorme
apprendimento associativo: Alla base del comportamento compulsivo tipico della
progressione tossicomanica!
controllare meccanismi più generali e influenzare in maniera non specifica la dipendenza da più
sostanze. Per quanto riguarda il gene per BDNF, studi di laboratorio hanno dimostrato che topi
knock out per questo gene hanno ridotta propensione all’ autosomministrazione di varie
sostanze d’abuso.
È sempre bene tenere presente che ESSERE PORTATORI DI UN ALLELE CHE RAPPRESENTI UN
FATTORE DI RISCHIO NON NECESSARIAMENTE IMPLICA IL MANIFESTARSI DELLA
TOSSICODIPENDENZA.
Fattori psicopatologici: disturbi psicopatologici non sono solo fattori predisponenti, ma spesso
sono anche la conseguenza del consumo di sostanze, queste possono infatti scatenare ansia e
depressione, favorire l’isolamento sociale e generare comportamenti antisociali.
Fattori ambientali: la disponibilità̀ del farmaco, il senso di appartenenza ad un determinato gruppo
sociale o la ricerca di imitazione di un familiare o di un amico sono fattori fondamentali all’iniziazione
all’abuso. Il contesto ambientale, inoltre, favorisce il passaggio dall’uso occasionale e di tipo
ricreazionale della sostanza ad un utilizzo sempre più frequente e compulsivo. Inoltre, come abbiamo
visto prima, negli ex abusatori, il contesto ambientale, gioca un ruolo fondamentale nel favorire i
fenomeni di ricaduta anche
dopo prolungata astinenza.
Si instaura così un processo a
spirale per cui un individuo
per sottrarsi alla sensazione
ed alleviare i sintomi dello
stress assume il farmaco
d’abuso, ma nel fare ciò
diventa progressivamente più
vulnerabile allo stress stesso.