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Dipartimento di Farmacia

Il profumo “per fumum”

Prof. Sonia Laneri


L’olfatto è forse il senso meno conosciuto e ciò è in parte imputabile al fatto che la
funzione olfattiva è strettamente dipendente dal soggetto che sperimenta la
sensazione. Inoltre nell’uomo l’olfatto è quasi rudimentale rispetto a quello di
alcuni animali.
Il senso dell’olfatto lavora in stretta collaborazione con il senso del gusto
contribuendo ad una completa recezione di uno stimolo chimico.

I recettori olfattivi sono


localizzati nell’epitelio
olfattivo all’interno delle
cavità nasali, nella parte
superiore. Mediamente si
estende verso il basso
lungo il setto nasale e
lateralmente sul turbinato
superiore e in piccola
parte sul turbinato medio.
Per ciascuna narice si
trova circa 2.4 cm2 di
epitelio olfattivo.
L’epitelio olfattivo comprende recettori
olfattivi, cellule di sostegno a funzione trofica e
cellule basali che via via si differenziano in
nuovi recettori.
Le cellule olfattive sono in realtà neuroni
bipolari derivati in origine dal SNC. Il numero di
queste cellule è dell’ordine di 100 milioni.
L’estremo apicale di questi neuroni presenta 6-
12 ciglia olfattive lunghe fino a 200μm che si
proiettano nel muco che riveste la superficie
interna delle cavità nasali, secreto dalle
ghiandole di Bowman. Proprio su queste ciglia
sono localizzati i recettori per gli odoranti.

Per quanto riguarda i recettori, se ne conoscono


circa 350 codificati da altrettanti geni. Nel genoma
umano potenzialmente esistono circa 1000 geni
differenti potenzialmente in grado di codificare per
altrettanti recettori.
Questi recettori appartengono alla famiglia dei
recettori con 7 domini transmembrana, accoppiati
a proteine G.
Meccanismo di eccitazione delle cellule olfattive

Le molecole di odorante che entrano nelle cavità


nasali si legano a proteine leganti l’odorante
(OBPs) che aiutano le molecole a dissolversi nel
muco nasale facilitandone l’avvicinamento al
recettore. Inoltre pare abbiano anche la
funzione di degradare la molecola lasciando
spazio per altri odoranti. Quando l’odorante si
lega al recettore, attiva una proteina G olfattiva
(Golf) che, attraverso l’aumento del cAMP
determina l’apertura di un canale cationico
misto Ca2+-Na+ che fa depolarizzare la
membrana.
Un efflusso di Cl- aumenta ulteriormente la
depolarizzazione per il raggiungimento della
soglia e la scarica di potenziali d’azione.
Meccanismo di trasmissione delle cellule olfattive

Gli assoni dei neuroni olfattivi si


riuniscono a formare fasci che si
portano al bulbo olfattivo.
Qui i neuroni olfattivi contraggono
sinapsi a livello dei glomeruli
olfattivi. I glomeruli sono strutture
sferiche formate dai processi assonici
dei neuroni olfattivi e dai processi
dendritici delle cellule mitrali.
Queste sono i neuroni principali dei
glomeruli. Sono circa 50.000 per
ciascun bulbo olfattivo. Ricevono in
input il segnale proveniente dai
recettori olfattivi e i loro assoni si
riuniscono a formare il tratto
olfattivo laterale.
Il tratto olfattivo laterale termina
nelle aree piriformi e prepiriformi
della corteccia, un’area
filogeneticamente molto antica, che
si è evoluta ancora prima delle aree
corticali legate alla coscienza. Da qui
esistono importanti connessioni con
il sistema limbico (ippocampo,
amigdala e ipotalamo) che sono
importanti per gli stati emotivi e la
memoria legata agli odori. Inoltre
esistono connessioni con il talamo
da cui si dipartono poi assoni per la
neocorteccia (orbito-frontale).
Profumo (dal latino per = attraverso e fumum = fumo attraverso il
francese parfum) è una miscela di una base di alcool o sostanze
oleose, con sostanze odorose, il cui uso è principalmente quello di
procurare sensazioni olfattive gradevoli, che stimolino un senso di
benessere.

I cosmetici profumati come il Kyphi erano già conosciuti ed utilizzati


dagli Egizi circa 5000 anni fa, i profumi vennero ampiamente utilizzati
da tutti i popoli del Mediterraneo antico, dai Greci, dai Romani e dagli
Arabi. I più famosi e pregiati erano oli quali la mirra, l'incenso, l' aloe,
il nardo, il terebinto, il benzoino. Nel Medioevo l'uso dei profumi in
Europa decadde e solo a partire dal XIV secolo , la produzione di
profumi è nuovamente documentata anche in Europa, in Ungheria e
soprattutto a Firenze. Si trattava, ora, di profumi a base alcolica. Fu
Caterina de' Medici a portare la profumeria in Francia, infatti andando Caterina de’ Medici
sposa ad Enrico II di Francia, portò con se il proprio profumiere,
Renato (o Réné) il Fiorentino.
La nascita della moderna arte profumiera avvenne a cavallo fra il Seicento ed il
Settecento con l'invenzione dell'acqua di Colonia e con lo sviluppo del centro di
produzione profumiera di Grasse, in Provenza, che diventerà il maggior centro di
produzione europeo, grazie alle estese coltivazioni di lavanda ed altri fiori. Infatti in
quest'epoca si diffusero profumi più delicati di quelli utilizzati nel passato, come
appunto la violetta e la lavanda.

Successivamente, nel corso dell' Ottocento e del primo Novecento la varietà delle
essenze disponibili aumentò, grazie alle esplorazioni geografiche ed al colonialismo.
In quest'epoca si sono diffusi profumi come la vaniglia e l' ylang ylang, coltivati nelle
colonie francesi del Madagascar e delle Comore.

Un'ultima rivoluzione è avvenuta nel 1921 quando Coco Chanel ha prodotto il suo
primo profumo
Da allora in poi sempre più profumi sono stati prodotti
da maisons di abbigliamento, pelleterie ed altri campi
del lusso, anziché da ditte specializzate. Quella nel
settore cosmetico è stata infatti la prima applicazione
del principio del total brand, dell'uso, cioè, di un
marchio nato in un settore per prodotti appartenenti
ad altri settori merceologici. E tuttora è il campo in cui
questo principio viene maggiormente applicato.
Componenti essenziali di un profumo moderno sono soprattutto l'alcool
(circa l´80%) ed essenze naturali in esso disciolte (oli eterici di provenienza
naturale o animale), oppure, come sempre più spesso accade, elementi
sintetici profumati, chiamati "materie odorose" nel linguaggio specialistico.
Al giorno d'oggi, la maggioranza di questi elementi profumati viene prodotta
in grandi quantità e perciò a costi ridotti.
Per la composizione di un profumo vengono mescolati insieme da 30 ad 80
elementi profumati, scelti fra le circa 200 essenze naturali ed i quasi 2000
elementi sintetici esistenti.
La denominazione delle classi profumiere segue in tutta Europa, già dal 2005,
il sistema INCI.

La direttiva europea prevede l'obbligo di denominazione per 26 "allergenici".


A seconda della concentrazione degli oli essenziali in essi contenuti, i diluenti
vengono suddivisi nelle seguenti categorie:
eau de solide, a bassa quantità di oli eterici (fino a 1 %)
eau de cologne (3–5 %)
eau de toilette (6–9 %), quantità possibilmente più alta nelle variazioni più
intense o estreme
eau de parfum (10–14 %), per le varianti più intense si ha una percentuale di
20 %;
Estratto di Profumo (15–30 %), per le varianti più intense si ha una percentuale
di 40 %;
Più materie odorose sono comprese nel profumo, più si innalza il suo potenziale
irritante, aumentando il numero di prodotti chimici entrano in contatto con la
pelle.
A seconda della sua composizione, ogni profumo ha una propria intensità
e propri effetti.

La scelta delle materie odorose e della loro concentrazione influenza sia


l´intensità del profumo, sia il suo effetto. Perciò vengono distinte soglie
differenti:
Soglia d´effetto: il corpo reagisce al profumo di un´intensità quasi
impercettibile
Soglia della percezione: si percepisce una certa aura, ma che non si sa
definire
Soglia di riconoscimento: si riconosce il profumo e lo si sa definire
Soglia del piacere: si percepisce l´intensità del profumo
Soglia dell'eccesso: il profumo ha una nota troppo forte e provoca una
sensazione d´invadenza
Soglia di fuga: il profumo provoca una reazione di fuga
Un profumo può accogliere in sé diverse quantità delle materie di base e creare
note profumate differenti. Le nuances del profumo possono essere per esempio
fiorite/femminili, mascoline, orientali, fruttate, velate, agrumate o
classiche/eleganti.
La nota di testa (o nota capitale) si percepisce subito dopo l´applicazione del
profumo sulla pelle. Siccome questa nota è molto importante per l´acquisto, la
nota di testa è più intensa delle altre e viene impressa per mezzo di sostanze
profumate leggere e passeggere. Per questo motivo è necessario testare il
profumo sulla pelle per qualche ora per poter percepire anche la nota emozionale.
La nota di cuore si può percepire nelle ore che seguono la scomparsa della nota
capitale.
La nota di fondo è l´ultima parte del processo profumiero e contiene elementi
persistenti.
I profumi possono essere conservati per lungo tempo in una stanza buia e fresca
in modo che il profumo non venga alterato dalla luce, dall´umidità o dal calore. Se
il profumo viene conservato troppo a lungo o in una sistemazione non adatta, può
alterarsi in modo non piacevole.
Gli ingredienti fondamentali del profumo sono sostanze odorose
sintetiche e naturali ricavate da fiori, frutti, spezie, cortecce, resine,
foglie, erbe, muschi, bacche, radici, animali (secrezioni ferine), e dalle
cosiddette "note gourmand".

Fiori gelsomino
geranio africano, detto anche "becco di cicogna"
giacinto
gelsomino
giacinto notturno (una delle sostanze odorose più care
ottenuta tramite la tecnica dell´enfleurage) lavanda
lavanda (l´olio eterico più utilizzato nel campo profumiero) giacinto
mughetto
mimosa
neroli (ricavato dai fiori delle arance amare)
osmanto
rosa (altra base immancabile utilizzata in profumeria)
mughetto mimosa
viola
ylang ylang

rosa osmanto
Ylang-ylang viola
Frutti
arancia
arancia amara
bergamotto
cocco arancia bergamotto cocco
fragola
lampone
Limetta (Citrus -aurantifolia)
limone
mela verde
mirtillo fragola limetta
lampone
mora
pesca
pompelmo
prugna
limone mela verde
mirtillo

mora pesca pompelmo prugna


Spezie
anice
olio di corteccia di cannella anice cannella
cardamomo cardamomo
coriandolo
noce moscata
papavero (del quale vengono usate sia le
foglie, sia i petali) e pimento (pepe di
papavero)
rosmarino coriandolo noce moscata
vaniglia
zenzero

vaniglia
papavero rosmarino
zenzero
Cortecce e resine
balsamo di toluolo
benzoino o styrax
betula pendula ("cuoio di Russia")
ginepro sandalo
legno di cedro
legno di rosa
legno di sandalo
mirra
olibano o incenso
olio balsamico peruviano
opopanax mirra

incenso
Opopanax o dolcemirra
Foglie, erbe, muschi, bacche, radici
alloro
cipresso
galbano
bacche di ginepro patchouli
malabar e citronella
muschio d´albero e quercia (che provoca una
reazione di calore e persistenza)
patchouli (colonna portante della produzione
profumiera)
petitgrain (ricavato da ogni parte verde
dell´albero dell´arancia amara: foglie, rami e
iris
frutti acerbi)
radici dell´iris (molto preziose)
foglie di tabacco (necessario per note di
tabacco autentiche)
vetiver
foglie di violetta

vetiver
Dagli animali
ambra grigia, prodotta dall'intestino dei capodogli
Castoreum, ghiandola del castoro maschio
Moschus o secrezione di una ghiandola del capriolo posta
tra i genitali e l'ombelico (uno degli elementi profumieri
più antichi; oggi viene prodotto in modo sintetico)
Zibetto, secrezione delle sue ghiandole anali

Note gourmand
cioccolato
caramello
latte
mandorla
miele
zucchero
zucchero filato
idrolati
Gli idrolati sono preparazioni in cui il principio attivo, generalmente
volatile o di origine vegetale (ad es., terpeni), viene portato in soluzione
mediante distillazione in corrente di vapore, tecnica usata soprattutto
per composti che essendo altobollenti potrebbero decomporsi nelle
normali condizioni di distillazione.
La distillazione in corrente di vapore interessa la maggior parte delle
piante aromatiche: Anice, Cannella, Origano, Garofano, Lavanda, Issopo,
Geranio, Menta, Basilico, Rosmarino, Timo, Salvia, Sandalo, Ylang-
Ylang, Finocchio, Cipresso, Ginepro, ecc. e si riserva per quegli oli
essenziali scarsamente solubili in acqua e i cui costituenti non sono
decomposti dal calore.
Generalmente le piante aromatiche si distillano allo stato fresco perchè
una loro conservazione, protratta anche per poche ore, può innescare
dei processi fermentativi capaci di distruggere in parte l'essenza o di
alterarne irrimediabilmente la fragranza del profumo.
Prima della distillazione il materiale vegetale deve essere convenientemente
lavorato per ottenere il massimo rendimento nel corso del processo di
estrazione. Gli oli essenziali delle droghe sono contenuti in tasche o canali
secretori (i frutti delle Apiaceae) e vanno finemente contuse così da facilitare
il processo di diffusione dell'olio essenziale e distillate subito dopo, onde
evitare le trasformazioni secondarie (innescate da reazioni di ossidazione,
ecc.) ed una perdita del prodotto per evaporazione. Al contrario, se l'olio
essenziale è contenuto nei peli ghiandolari superficiali, come si verifica nella
Lavanda, nella Menta e nella Salvia, le rese più elevate si ottengono
distillando la droga integra.
Si deve tener conto che gli oli essenziali ottenuti per distillazione in corrente
di vapore non sono identici alle sostanze aromatiche contenute
nell'apparato secretore della pianta, in quanto risultano più o meno
modificati a seguito del metodo di estrazione. Si formano così delle nuove
molecole - a partire da precursori - per ciclizzazione, polimerizzazione,
ossidazione, perossidazione e apertura degli anelli lattonici dei composti
originariamente contenuti.
L’apparecchio distillatore deve essere chiuso ermeticamente per non far
fuoriuscire i vapori ed è collegato, mediante un raccordo, con un
refrigerante raffreddato ad acqua per la condensazione dei vapori.
L’acqua, riscaldata, evapora ed il vapore gorgoglia in un secondo pallone,
inizialmente riscaldato, dove è posta la pianta in un solvente altobollente,
provocando così l’evaporazione dei princìpi attivi volatili; i vapori
attraversano il refrigerante, condensano e vengono infine raccolti in un
recipiente dove si separano dall’acqua per il differente peso specifico.
Questa tecnica è indicata per ricavare oli essenziali da droghe.

essenza oleosa
raccolta dalla parte alta
del distillato
•Quando l’apparecchio è costituito da un solo corpo, invece
•le parti della pianta fresca o essiccata sono messe in un contenitore chiuso
ermeticamente;
•il vapore in pressione è introdotto nella parte inferiore del contenitore e passa
attraverso le parti vegetali per vaporizzare gli oli volatili in esse contenute;
•la miscela di vapore e olio vaporizzato passa attraverso un condensatore;
•gli oli essenziali sono estratti dall'acqua aromatizzata alla superficie del separatore
mentre l'idrolato viene raccolto nella parte inferiore.
L’enfleurage è una tecnica estrattiva, che permette di trattare a freddo i fiori
delicati come i gelsomini, le tuberose, le violette, i fiori di arancio e molti altri.
Questa tecnica si basa sull’estrazione tramite un solvente in grado di assorbire gli oli
essenziali.
L’enfleurage sfrutta il principio, ormai del tutto confermato, risalente all’epoca
degl’alchimisti medievali, de il simile scioglie il simile: essendo gli oli essenziali delle
sostanze lipofile, il solvente che viene utilizzato per l’enfleurage è un grasso solido.
Nei tempi passati si utilizzavano grassi di origine animale come quello di maiale o di bue;
oggi vengono impiegati grassi vegetali come il benzoino o anche il burro di Karitè.

ll grasso viene spalmato su due telai formati da una lastra di vetro inserita in una cornice di
legno.
I petali dei fiori, raccolti a mano, meglio se la mattina stessa, vengono poi disposti in uno
strato sottile al di sopra del grasso. I telai vengono poi sovrapposti l’uno sopra l’altro e
lasciati riposare per alcuni giorni. Successivamente i petali vengono rimossi
scrupolosamente e sostituiti con altri nuovi appena raccolti.

Questa operazione viene ripetuta più volte (circa 30) fino alla completa saturazione del
solvente.
Terminato l’enfleurage il grasso viene raschiato dai telai e quello che si ottiene è la
cosiddetta pommade ossia una pomata profumata ricca di essenza floreale.
La pommade può essere utilizzata tale e quale come essenza solida oppure può essere
“lavata” con determinati solventi (come l’alcol etilico) ottenendo un olio profumato dal
quale, dopo opportuna filtratura, si ottiene l’Assoluta, ossia l’essenza floreale pura.
Materie sintetiche Cumarina
L'elenco è necessariamente incompleto,
poiché è quasi impossibile elencare tutte le
formule chimiche esistenti:

aldeide
cumarina Piperonale o eliotropina
eliotropina
vanillina
maltolo (dolcissimo, caldo, fruttato e simile al
caramello)

Moschus chetone, moschus xilone e fenoli


sostituiscono spesso il moschus animale. Le vanillina
combinazioni policicliche del moschus sono
state definitivamente proibite dal 2005.

maltolo
Parfumerie Fragonard, Grasse (Côte d'Azur, France)

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