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CHIMICA FARMACEUTICA E TOSSICOLOGICA I

Corso M-Z per Farmacia (Prof. G. Ortar)







Appunti sulla Parte Generale


























1
INTRODUZIONE


Generalit sui farmaci

La chimica farmaceutica si interessa della scoperta, progettazione, identificazione e prepa-
razione dei composti biologicamente attivi, dello studio delle loro propriet, del loro metabolismo,
dell'interpretazione del loro meccanismo d'azione a livello molecolare, della costruzione delle re-
lazioni struttura-attivit. E' una disciplina fondata sulla chimica che coinvolge anche numerosi
aspetti delle scienze biologiche, farmacologiche e mediche e che applica i principi di tali scienze
alla creazione di conoscenze finalizzate all introduzione di nuovi utili farmaci.
I farmaci sono tutte quelle sostanze di natura organica, metallorganica od inorganica,
ottenute per via estrattiva, fermentativa, biotecnologica o sintetica che vengono impiegate per la
diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle malattie umane o animali.
Pi in dettaglio i farmaci possono essere impiegati per uno dei seguenti scopi:
Somministrazione di elementi di cui l'organismo carente (vitamine, sali, ormoni, idrolizzati
proteici);
Prevenzione di una infezione (sieri, vaccini);
Trattamento di una infezione (chemioterapici);
Blocco temporaneo di una funzione fisiologica (anestetici locali, contraccettivi);
Correzione di una funzione fisiologica alterata (antiipertensivi, antiaritmici);
Detossicazione dell'organismo (antidoti);
Diagnosi della funzionalit o dello stato di mantenimento di un organo (tests di funzionalit,
mezzi di contrasto).
Le principali classi di farmaci sono:
Farmaci agenti sul sistema nervoso;
Agenti farmacodinamici (farmaci che agiscono sui processi dinamici dell'organismo, ad esempio
sistema cardiovascolare, apparato respiratorio e gastrointestinale);
Chemioterapici;
Farmaci agenti su funzioni endocrine e su malattie metaboliche (ad esempio antiinfiammatori,
antiartritici, antidiabetici, antiiperlipidemici).
La grande maggioranza dei farmaci impiegati attualmente costituita da composti organici e
loro sali. Alcuni sono prodotti dal metabolismo di particolari microrganismi e vengono isolati dai
brodi di coltura nei quali questi microrganismi crescono (antibiotici); altri sono isolati da organi
animali, da parti di piante, da prodotti di queste. La maggior parte dei farmaci per viene ottenuta
per sintesi, totale o parziale
(questo ultimo termine si riferisce
a modificazioni chimiche di
sostanze di origine naturale). Con
riferimento alla loro origine
mostrata a fianco la distribuzione
percentuale dei farmaci essenziali
elencati dalla Organizzazione
Mondiale della Sanit (OMS) (i
farmaci essenziali, circa 350, sono
i farmaci che soddisfano le
esigenze sanitarie della maggior
parte della popolazione e che
dovrebbero perci essere sempre
disponibili in adeguata quantit e nelle opportune forme di dosaggio). Negli ultimi 25 anni sono
emerse come importante fonte di nuovi agenti terapeutici le biotecnologie e circa il 20% dei farmaci
attualmente in commercio sono ottenuti in questo modo.
43%
20%
7%
9%
4%
5%
6%
4%
2%
Sintesi
Biotech
Piante
Sintesi Parziale
Minerali
Animal i
Microorganismi
Vaccini
Sieri
2
I farmaci, intesi come principi attivi, vengono commercializzati in forme adeguate alla som-
ministrazione (forme farmaceutiche) e nelle quantit necessarie a dare una risposta farmacologica
(dose terapeutica). La forma farmaceutica nel suo assieme (principio attivo + ingredienti inerti con
funzioni varie, di riempimento, lubrificante, legante, conservante, antiossidante) costituisce il
medicamento. Una forma farmaceutica pu contenere pi principi attivi (preparato
in associazione).
Una indicazione piuttosto sommaria del margine di sicurezza di un farmaco
fornita dal suo indice terapeutico IT, definito come il rapporto tra dose letale nel
50% della popolazione (in genere riferita agli animali da esperimento) e dose
efficace nel 50% dei casi.
Il tempo richiesto per la
genesi di un nuovo farmaco si
progressivamente allungato nel
corso degli ultimi 40 anni a causa,
soprattutto, delle maggiori richieste
regolatorie da parte delle autorit
sanitarie e della complessit
scientifica dello sviluppo di
molecole i cui targets sono spesso
patologie persistenti e degenerative.
Esso attualmente compreso tra gli
8 e i 12 anni (figura a lato).
Le molteplici e complesse
fasi richieste per l individuazione di
una promettente sostanza
biologicamente attiva e per il suo
sviluppo completo a medicamento
sono alla base dell elevato costo di
un nuovo farmaco (qualche centinaio
di milioni di euro). Nella figura
successiva sono indicate
schematicamente le principali fasi di
sviluppo di un nuovo farmaco ed il numero dei composti esaminati che superano le varie fasi.
Il numero di nuovi farmaci introdotti in commercio nel mondo ogni anno si aggira nell'ul-
Anni
TEMPO NECESSARIO PER LO SVILUPPO DI UN NUOVO FARMACO
2
4
6
8
10
12
14
1965 1975 1985 1995 2005
+
+
+
+
+
+
50
50
DE
DL
IT =
2 4 6 8 10 12 14 16
RICERCA DI BASE E APPLICATA
SVILUPPO PRECLINICO
FASE I DI SVILUPPO CLINICO
FASE II DI SVILUPPO CLINICO
FASE III DI SVILUPPO CLINICO
AIC
autorizzazione immissione
in commercio
Fasi 1 e 2
Fase 3
Fase 4
NUMERO COMPOSTI
PER STADIO
5000-10000
250
1
5
PROBABILITA' DI SUCCESSO
Tempo in anni
3
timo quinquennio mediamente attorno ai 30. Il numero di farmaci e di loro associazioni in vendita
in Italia (2010) :
sostanze singole: 1385 (sali esclusi);
associazioni: 666.
Quello delle specialita' medicinali :
confezioni a base di una sola sostanza: 9819;
a base di piu' sostanze: 1656.
Vi sono infine 3173 farmaci a denominazione generica.

Individuazione di nuovi farmaci e loro sviluppo a medicamenti

Di norma, i farmaci di utilit clinica non vengono 'scoperti'. Ci che viene invece
inizialmente individuato il cosiddetto 'lead compound', o composto guida. L'individuazione di un
lead compound preceduta dalla scelta del settore terapeutico in cui attivare un progetto di ricerca e
sviluppo, dalla scelta del bersaglio biologico coinvolto nella patologia bersaglio del progetto e dalla
identificazione e dalla scelta di opportuni saggi biologici.
Il lead compound una molecola prototipo che possiede
una attivit biologica interessante, ma anche quasi
sempre caratteristiche indesiderate quali bassa potenza,
eccessiva tossicit, problemi di stabilit chimica e/o
metabolica, di assorbimento, eccetera. Tali difetti fanno
si che raramente un lead approdi alla approvazione e
quindi alla commercializzazione. Esistono, ovviamente,
delle eccezioni. Una di queste rappresentata dal
paclitaxel (chiamato precedentemente taxolo), approvato
nel 1993, laddove l'indagine iniziale sull'estratto della
corteccia del Tasso del Pacifico (Taxus brevifolia) che evidenzi una azione citotossica, dovuta al
paclitaxel appunto, risale al 1962, mentre la delucidazione della struttura del principio attivo del
1972.
Le vie pi comuni per individuare un lead compound sono le seguenti (da tenere presente
che diversi prodotti biologicamente attivi sono stati anche scoperti per caso, ad esempio le
penicilline).



L'utilizzo di farmaci gi noti come modelli (approccio a) per individuare altre molecole
attive una pratica largamente utilizzata a livello industriale. Questo approccio manca di originalit
ed i prodotti cos ottenuti rientrano nella categoria dei cosiddetti 'me-too products' che permettono a
pi ditte farmaceutiche di accedere, con limitati investimenti, a settori particolarmente remunerativi.
Sebbene molto criticata, questa strategia ha anche una sua validit dal punto di vista scientifico, in
O
H
OH
OCOCH
3
O
O O
CH
3
COO
H
3
C
HO
O
OH
O
O
N
H
Paclitaxel
4
quanto dalla somma di piccoli e graduali miglioramenti pu discendere alla fine una innovazione
sostanziale.
Lo screening sistematico comprende lo screening estensivo e quello casuale (random). Nel
primo caso, l' indagine condotta su una serie relativamente piccola di molecole chimicamente
sofisticate e consiste in un ampia variet di tests biologici e farmacologici. Nel secondo caso, il
numero di molecole saggiate molto ampio, mentre il tipo di attivit cercata unico. Queste due
varianti sono state combinate a partire dagli anni '80 come conseguenza della robotizzazione e delle
miniaturizzazione delle metodologie di screening (high-throughput screening, screening ad alta
capacit) che consentono di valutare simultaneamente centinaia di composti in decine di tests
biologici. Il problema di porre la sintesi dei composti al passo con le nuove potenzialit degli
screenings stato in parte risolto mediante la sintesi combinatoriale. L idea base della chimica
combinatoriale quella di costruire ampie collezioni di composti contenenti un alto numero di
varianti di strutture fondamentali, procedere alla valutazione della loro attivit biologica, isolare ed
identificare il/i prodotti attivi. La figura seguente illustra il principio della sintesi combinatoriale.
Nella sintesi classica una
molecola A viene fatta reagire con una
molecola B per dare un prodotto AB il
quale, per reazione con C, fornisce il
prodotto ABC, e cos via. Nella sintesi
combinatoriale invece una serie di
molecole di tipo A (A
1
, A
2
, A
3
A
n
)
viene fatta reagire con una serie di
molecole di tipo B (B
1
, B
2
, B
3
B
n'
)
con ottenimento di tutte le possibili
combinazioni tra A e B per un totale di
nn' composti. La reazione successiva
con una serie di reagenti di tipo C (C
1
,
C
2
, C
3
C
m
) porta ad
.
nn'm composti
del tipo ABC, e cos via. Il numero dei
prodotti totali ottenibili N dipende dal
numero di reagenti disponibili in ogni
passaggio. Se ad ogni passaggio si usa sempre lo stesso numero di reagenti n (nell esempio 10) ed s
il numero dei passaggi (nell'esempio 3), N sar = n
s+1
. (nell esempio 10
4
).
Per quanto riguarda l'approccio c), esso comprende le osservazioni cliniche degli effetti
collaterali dei farmaci e l isolamento (e l eventuale sintesi) di sostanze naturali. La storia della ri-
cerca farmaceutica ricca di esempi in cui gli effetti collaterali osservati durante la sperimentazio-
ne clinica hanno suggerito mani-polazioni della struttura originale allo scopo di produrre nuove
molecole nelle quali un effetto secondario stato amplificato, fino a diventare quello principale.
Uno di tali esempi costituito dalla
sulfanilamide, il precursore di tutti i
sulfamidici; la sostituzione di un idrogeno
dello azoto solfonamidico con un
eterociclo ha notevolmente aumentato la
potenza antibatterica del capostipite,
eliminando nello stesso tempo le azioni
secondarie diuretica e ipoglicemizzante.
Tali azioni sono state invece evidenziate
attraverso altri tipi di modifiche che
hanno portato alla introduzione in terapia
degli ipoglicemizzanti a struttura
solfonilureica e dei diuretici
solfonamidici.
A B C D AB
ABC
ABCD
A
1-n B
1-n'
A
i
B
i
C
1-m
A
i
B
i
C
i D
1-m'
A
i
B
i
C
i
D
i
Sintesi classica
Sintesi combinatoriale
+ +
+ +
+
+ = = =
= = =
1 1 1 1 1 1 1
n n' nxn' m nxn'xm m' nxn'xmxm'
10 10
2
10 10 10
3
10
4
10
NH
2
CH
3
CONH SO
2
S
N N
CONHBu NH H
3
C SO
2
O O
H
H
Cl
NH
2
SO
2
N
N
S
NH
2
SO
2
H
2
N
ETEROCICLO NH SO
2
H
2
N
Tolbutamide
(Ipoglicemizzante)
Sulfanilamide
(Antibatterico)
Azioni secondarie:
Diuretica
Ipoglicemizzante
Idroclortiazide
(Diuretico)
Acetazolamide
(Diuretico)
Sulfamidico
(Antibatterico)
5
I prodotti di origine naturale, in particolare quelli provenienti dal mondo vegetale, sono la
pi antica fonte di farmaci. Punto di partenza per l'isolamento, la delucidazione strutturale e la
sintesi di sostanze naturali l'osservazione, casuale o derivante da uno screening sistematico, di una
attivit interessante nell estratto di una parte di pianta, di un organo animale, di una coltura
batterica o fungina. La ricerca in questo settore pu anche essere in qualche modo guidata dalle
indicazioni della medicina tradizionale (etnofarmacologia).
Gli approcci d) ed e) rappresentano due tipi di strategie razionali per l'individuazione di
nuovi lead. Secondo il modello 'medico', le malattie sono la conseguenza della deregolazione di una
normale funzione dell'organismo che pu essere definita in termini biochimici ed influenzata da
opportuni interventi chimici o fisici. Una volta che il processo biochimico deregolato sia stato
individuato e caratterizzato nei dettagli molecolari, il lead pu essere rappresentato da una o pi
sostanze endogene che intervengono nella deregolazione (ad esempio neurotrasmettitori, ormoni,
fattori di crescita, citochine, substrati enzimatici vari).
Per quanto concerne il punto e), i farmaci subiscono comunemente trasformazioni chimiche
nell'organismo ad opera di sistemi enzimatici. Talvolta, l'azione farmacologica del farmaco dovuta
in parte o del tutto ad uno o pi di questi prodotti di biotrasformazione. Nell'ambito degli studi sul
metabolismo dei farmaci rientra anche la progettazione di profarmaci (prodrugs) e di farmaci labili
(soft drugs). I primi sono sostanze inattive che vengono attivate 'in vivo', mentre i secondi sono
sostanze attive che subiscono 'in vivo' una inattivazione metabolica prevedibile e controllata.
Infine, la progettazione 'De novo' di un lead compound (punto f) si basa sulla conoscenza
dettagliata del sito di legame del bersaglio biologico con cui il lead dovrebbe interagire. La struttura
del sito di legame pu essere in diversi casi identificata mediante studi di cristallografia ai raggi X
del bersaglio biologico (in generale una proteina) contenente un ligando ad esso legato. La struttura
del complesso proteina-ligando viene ricostruita al computer, il ligando viene rimosso, lasciando il
sito di legame vuoto ed possibile progettare una nuova molecola dotata delle caratteristiche steri-
che ed elettroniche corrette per un adattamento ottimale al sito di legame della proteina bersaglio.
Una volta che sia stato
identificato un nuovo lead, il passo
successivo consiste nellotti-
mizzarne le caratteristiche
farmacologiche attraverso opportune
modifiche della sua struttura. Gli
obiettivi principali del processo di
ottimizzazione sono: aumento della
potenza, miglioramento della spe-
cificit d'azione, riduzione della
tossicit e miglioramento delle pro-
priet farmacocinetiche del lead. Le
modifiche strutturali vengono
guidate da criteri di scelta di carat-
tere qualitativo e quantitativo. I
dettagli di tali strategie verranno
esaminati successivamente nel ca-
pitolo delle relazioni struttura-atti-
vit.
Il processo di ottimizzazione
conclude la fase della ricerca di base
ed applicata. Ad esso fanno seguito
una serie di operazioni di varia
natura che costituiscono la fase di
sviluppo preclinico (figura a lato).
Per elaborazione farmaco-cinetica si
Lead compound
Ottimizzazione
della struttura
Ricerca di base
ed applicata
Sostanza attiva adatta ad
essere sviluppata a medicamento
Elaborazione
farmacocinetica,
farmacodinamica
e tossicologica
Elaborazione chimica,
chimico-analitica
e galenica
Sviluppo esplorativo
(preclinico)
Medicamento
Sperimentazione
clinica
Sviluppo di un metodo
di produzione industriale
Prodotto pronto
per il mercato
Sviluppo
completo
6
intende la definizione dei dati di assorbimento, distribu-zione, metabolismo ed escrezione dei
principi attivi ottimizzati; la elaborazione farmacodinamica consiste nel completamento del quadro
del loro profilo di attivit; l'elaborazione tossicologica riguarda la definizione delle loro tossicit
acuta, subacuta e cronica. Nell'elaborazione chimica viene messa a punto una procedura di
preparazione dettagliata, ben riproducibile, il pi possibile economica e facilmente trasferibile su
scala industriale dei composti ottimizzati mentre nella elaborazione chimico-analitica vengono
messi a punto i saggi di identificazione e di determinazione della purezza. La elaborazione galenica
consiste nell elaborazione dei principi attivi in una o pi formulazioni. La sperimentazione clinica
condotta sull'uomo per confermare le propriet finora definite negli animali da esperimento si
articola in 3 fasi (fasi I-III) che differiscono tra loro per il numero dei soggetti coinvolti, la durata ed
il grado di approfondimento della sperimentazione. Dopo la registrazione e l'introduzione in
commercio, il farmaco viene ulteriormente controllato in una fase IV (farmacovigilanza).


Classificazione dei farmaci

I farmaci possono essere classificati in base a vari criteri: struttura chimica, azione
farmacologica, impiego terapeutico, meccanismo d'azione. La classificazione raccomandata dalla
OMS e curata in Italia dal Ministero della Salute la classificazione ATC (Anatomica-Terapeutica-
Chimica). Il sistema base divide i farmaci in 14 Gruppi Anatomici Principali (1 livello) , ognuno
dei quali viene poi articolato in Gruppi Terapeutici Principali, Sottogruppi Terapeutici, Sottogruppi
Chimico/Terapeutici e Sottogruppi Chimici per un totale di 5 livelli gerarchici come mostrato di
seguito. Ad ogni farmaco associato un codice alfanumerico. I testi di Chimica Farmaceutica
impiegano generalmente una classificazione simile a quella ATC, anche se meno capillare.

GRUPPI ANATOMICI PRINCIPALI

Antimicrobici generali per uso sistemico

Apparato gastrointestinale e metabolismo

Dermatologici

Farmaci antineoplastici ed immunomodulatori

Farmaci antiparassitari, insetticidi e repellenti

Organi di senso

Preparati ormonali sistemici, esclusi gli ormoni
sessuali
Sangue ed organi emopoietici

Sistema cardiovascolare

Sistema genito-urinario ed ormoni sessuali

Sistema muscolo-scheletrico

Sistema nervoso centrale

Sistema respiratorio

Vari

Classificazione ATC

1 livello - Gruppo Anatomico Principale

2 livello - Gruppo Terapeutico Principale

3 livello - Sottogruppo Terapeutico

4 livello - Sottogruppo Chimico/Terapeutico

5 livello - Sottogruppo Chimico
Esempio: Aspirina N02BA01

1 N (Sistema Nervoso)

2 02 (Analgesici)

3 B (Analgesici non Oppioidi)

4 A (Acido Acetilsalicilico e Derivati)

5 01 (Acido Acetilsalicilico)

7
Denominazione dei farmaci

I farmaci sono caratterizzati da vari tipi di nomi: nomi chimici (costruiti secondo le regole di
nomenclatura dell IUPAC), nomi brevettati (nomi delle specialit che contengono quel farmaco) e
nomi (o denominazioni) comuni. Questi ultimi sono quelli di uso pi diffuso, in quanto evitano le
difficolt della nomenclatura chimica, con l'eccessiva lunghezza dei termini, e la variet dei nomi
brevettati contenenti lo stesso principio attivo. Sono nomi di uso libero facilmente pronunciabili e
traducibili nelle varie lingue, raccomandati o proposti dallOMS e vengono espressi in latino,
inglese (INN, international nonproprietary name, denominazione comune internazionale inglese) e
francese (DCI, dnomination comune internationale). Dopo traduzione nelle lingue dei vari paesi,
essi divengono denominazioni comuni nazionali (ad esempio DC.IT, denominazione comune
italiana). L'OMS raccomanda l'utilizzo e la protezione delle denominazioni comuni, attraverso la
adozione di provvedimenti atti ad evitare la registrazione di specialit con nomi coincidenti o molto
simili a quelli delle denominazioni comuni. Per l'assegnazione di nuove denominazioni comuni,
sempre l'OMS raccomanda di evidenziare l'analogia esistente con altre sostanze appartenenti allo
stesso gruppo terapeutico alle quali gi siano state attribuite denominazioni comuni. Ci pu essere
realizzato inserendo nel nome sillabe o gruppi di sillabe ben codificate ed ampiamente utilizzate.
Alcuni esempi sono riportati qui di seguito.

Cardiovascolari ACE-inibitori
Benazepril
Captopril
Cilazapril
Enalapril
Lisinopril
Perindopril
Quinapril
Ramipril

Cardiovascolari |-bloccanti
Acebutololo
Atenololo
Celiprololo
Nadololo
Pindololo
Propranololo
Timololo

Ipolipemizzanti inibitori della
HMG CoA reduttasi
Atorvastatina
Cerivastatina
Fluvastatina
Pravastatina
Simvastatina

Antimicotici imidazolici
Bifonazolo
Clotrimazolo

Econazolo
Fenticonazolo
Isoconazolo
Ketoconazolo
Miconazolo
Tioconazolo

Antibatterici-Chinoloni
Ciprofloxacina
Enoxacina
Lomefloxacina
Norfloxacina
Ofloxacina
Pefloxacina
Rufloxacina


Antibatterici-Tetracicline
Clortetraciclina
Doxiciclina
Metaciclina
Minociclina
Tetraciclina

Antibatterici-Penicilline
Amoxicillina
Ampicillina
Bacampicillina
Cloxacillina

Meticillina
Mezlocillina
Piperacillina
Ticarcillina

Antibatterici-Cefalosporine
Cefacloro
Cefalexina
Cefalotina
Cefamandolo
Cefazolina
Cefoxitina
Ceftazidima
Cefuroxima

Sulfamidici
Sulfadiazina
Sulfalene
Sulfamazone
Sulfametoxazolo
Sulfametrolo

Ansiolitici-Benzodiazepine
Bromazepam
Diazepam
Lorazepam
Medazepam
Oxazepam
Pinazepam






8
MOMENTI DAZIONE DEI FARMACI


Introduzione

La maggior parte dei farmaci produce i suoi effetti farmacologici in conseguenza della inte-
razione con una specifica macromolecola biologica (proteine o acidi nucleici, soprattutto) al
cosiddetto sito d'azione o biofase (il distretto dell'organismo dove localizzato il tessuto bersaglio).
Da tenere presente che non necessariamente il sito dazione ed il tessuto che manifesta la risposta
farmacologica coincidono. Solo in certi casi il farmaco pu essere applicato direttamente alla
biofase; in genere, esso deve essere trasferito dal sito di somministrazione alla bifase. L'azione di un
farmaco richiede che esso raggiunga una concentrazione adeguata nel fluido che circonda il tessuto
bersaglio. Oltre che nella biofase, il farmaco si distribuisce per in tutta una serie di altri distretti e
quindi il farmaco 'utile' ai fini della azione terapeutica solamente una frazione della dose
somministrata. La concentrazione raggiunta dal farmaco al sito d'azione dipende, oltre che dalla
dose, anche dall entit e dalla velocit con cui si svolge una serie di processi che avvengono
successivamente alla sua somministrazione e che costituiscono i vari momenti d'azione di un
farmaco.
Tali processi si suddividono tradizionalmente in tre fasi: fase farmaceutica, fase farmacoci-
netica e fase farmacodinamica.
La fase farmaceutica com-
porta la liberazione del farmaco dalla
forma farmaceutica in cui esso
contenuto, ad esempio la disgrega-
zione della compressa e la disag-
gregazione dei granuli risultanti, il
passaggio in soluzione del principio
attivo e la sua diffusione al sito di
assorbimento. Lo studio delle rela-
zioni che intercorrono tra forma
farmaceutica ed attivit terapeutica
di pertinenza della Biofarmaceutica,
una branca della Tecnica Far-
maceutica, disciplina che si occupa
della trasformazione dei principi at-
tivi in forme farmaceutiche adeguate
alla somministrazione (formulazione).
La fase farmacocinetica
comprende invece il processo di as-
sorbimento ed il passaggio in circolo,
la distribuzione ai vari distretti
dell'organismo, biofase inclusa, il
metabolismo e l'escrezione del
farmaco (ADME).
La fase farmacodinamica,
infine, riguarda il comportamento del
farmaco in biofase. La sua azione pu
anche essere rivolta verso un
biosistema estraneo all'organismo (ad
esempio un microrganismo invasore),
in tal caso si parla di fase
chemioterapica.
Effetto
Interazione farmaco-
macromolecola biologica
specifica nella biofase
Assorbimento
Distribuzione
Metabolismo
Escrezione
Liberazione del farmaco
dalla forma farmaceutica
e passaggio in soluzione
Somministrazione
Forma Farmaceutica
FASE FARMACODINAMICA
FASE FARMACOCINETICA
FASE FARMACEUTICA
9
Fase Farmaceutica

Un farmaco pu essere somministrato per via topica o per via sistemica. Nel primo caso esso
esplica un effetto localizzato al sito a cui stato somministrato, essendo scarsamente assorbito nel
torrente circolatorio. Un tipico esempio di somminstrazione per via topica quella epidermica. Nel
secondo caso il farmaco
esplica un effetto sistemico,
cio su siti lontani da quello
di somministrazione, in se-
guito a passaggio in rilevante
quantit nella circolazione
sanguigna. Le principali vie
sistemiche di somministra-
zione sono quelle enterali
(orale, rettale, sublinguale) e
parenterali (intravascolare,
intramuscolare, sottocutanea).
E' bene ricordare che in
diversi casi farmaci sommi-
nistrati topicamente sono
capaci di entrare nel torrente
circolatorio in quantitativi
sufficienti da provocare effetti sistemici. Di solito tali effetti sono indesiderati. Esistono tuttavia
anche esempi di sistemi di rilascio controllato (es. cerotti transdermici) che hanno lo scopo di
assicurare la cessione graduale del farmaco alla circolazione sistemica. Viceversa, alcuni farmaci
somministrati per via sistemica (ad es. orale) hanno effetti prevalentemente topici (ad es. a livello
del tratto gastrointestinale, perch sono caratterizzati da scarso assorbimento, oppure a livello
urinario, perch, pur essendo bene assorbiti non raggiungono concentrazioni ematiche sufficiente-
mente elevate e per un tempo sufficientemente lungo da esercitare un' azione sistemica).
Spesso si pu scegliere la via attraverso la quale somministrare un agente terapeutico e
quindi ha importanza essenziale la conoscenza delle caratteristiche, dei vantaggi e degli svantaggi
delle differenti vie di somministrazione. Cos, ad esempio, la via orale conveniente, sicura ed
economica ma richiede la cooperazione del paziente, l'assorbimento pu essere variabile o limitato
ed essa pu causare irritazione gastrica; la somministrazione intravascolare aggira gli eventuali pro-
blemi di assorbimento, produce un effetto rapido, permette un dosaggio esatto ma aumenta il rischio
di effetti indesiderati, non nor-
malmente impiegabile per sostanze
non sufficientemente idrosolubili e
richiede personale specializzato; la
via sottocutanea adatta per so-
spensioni insolubili, ma pu pro-
durre dolore e necrosi.
La forte influenza della mo-
dalit di somministrazione di un
farmaco sull'inizio, sulla intensit e
sulla durata dell' azione esem-
plificata nella figura accanto che
riporta il caso del pentobarbitale
(anestetico generale) somministra-
to per via endovenosa, intramu-
scolare, sottocutanea, rettale ed
orale nel coniglio.
Epidermica
Polmonare
Oculare
Intravascolare (Endovenosa, Endoarteriosa)
Intramuscolare
Sottocutanea
Sublinguale
Orale
Rettale
Parenterali
Enterali
Vie Sistemiche
Vie Topiche
Principali Vie di Somministrazione dei Farmaci
HN NH
O O
O
Et
Pentobarbitale
10
Fase Farmacocinetica

Una volta che il farmaco somministrato si sia liberato dalla forma farmaceutica in cui
contenuto e si sia reso disponibile per l'assorbimento mediante solubilizzazione si verifica una serie
di eventi schematicamente illustrati nella figura seguente. Un farmaco si muove nell'organismo
secondo due modalit: per trasferimento di massa mediante la circolazione sanguigna e per
trasferimento diffusionale. Mentre nel trasferimento mediante il flusso sanguigno le propriet chi-
mico-fisiche del farmaco non hanno grande influenza, le caratteristiche diffusionali differiscono
marcatamente tra i singoli farmaci. Per muoversi da un punto all'altro dell'organismo per diffusione
un farmaco deve potere attraversare gli spazi tra le cellule ed eventualmente anche le membrane
cellulari. Il primo di questi fenomeni (diffusione paracellulare) assimilabile ad una filtrazione ed
influenzato principalmente dalle dimensioni molecolari del farmaco. Cos ad esempio, a livello
della mucosa intestinale, gli enterociti sono interconnessi mediante strutture proteiche il cui
diametro di circa 10 , permeabili a farmaci con peso molecolare inferiore a 250 Dalton. In alcuni
tessuti (ad esempio l'endotelio della barriera ematoencefalica, vedi anche pag. 16) i fenomeni di
diffusione paracellulare sono trascurabili. Il secondo fenomeno (passaggio attraverso le membrane
cellulari) pu avvenire con meccanismi diversi che saranno illustrati successivamente.

Assorbimento

Con il termine di assorbimento si indica il trasferimento del principio attivo dal sito di
assorbimento al torrente circolatorio. Un assorbimento adeguato costituisce il presupposto per una
interazione significativa con il sito attivo e quindi per la produzione dell' effetto terapeutico.

Vie di somministrazione e membrane assorbenti

Vie Membrane
Orale
Sublinguale
Rettale
Intravascolare
Sottocutanea, Intramuscolare
Inalatoria
Epidermica
Mucose del tratto gastroenterico
Mucosa sublinguale
Mucosa rettale
Nessuna
Endotelio dei capillari vascolari e linfatici
Mucosa del tratto respiratorio
Epitelio cheratinizzato e annessi cutanei
Libero Legato
SITO D' AZIONE
Biopolimero bersaglio
Libero Legato
DEPOSITI
TISSUTALI
BIOTRASFORMAZIONE
ESCREZIONE ASSORBIMENTO
Metaboliti
Farmaco libero
Farmaco legato
CIRCOLAZIONE
SISTEMICA
11
Un farmaco, per abbandonare il sito di assorbimento, deve generalmente attraversare una
complessa barriera lipidica rappresentata da una o pi membrane biologiche. Il processo di
assorbimento assente nel caso di somministrazione intravascolare. Nella Tabella precedente sono
indicate le membrane assorbenti per le varie vie di somministrazione.
Il passaggio attraverso le membrane biologiche anche implicato nei successivi processi di
distribuzione, metabolismo ed escrezione e quindi le membrane biologiche rappresentano una
barriera comune ai movimenti dei farmaci. Oltre a fattori chimico-fisici, influiscono sul processo di
attraversamento delle membrane anche altri fattori quali la concentrazione del farmaco, il flusso
sanguigno che irrora il sito di assorbimento ed infine l'area della superficie assorbente.
I farmaci somministrati in soluzione acquosa vengono assorbiti pi rapidamente di quelli
somministrati in sospensione o in forma solida. Per quelli somministrati in forma solida, la velocit
di dissoluzione pu essere il fattore limitante nel loro assorbimento. La legge di
Noyes-Whitney esprime la dipendenza della velocit di dissoluzione da una se-
rie di parametri: D = coefficiente di dissoluzione; A = area superficiale totale
delle particelle di farmaco; c
s
= solubilit del farmaco; c = concentrazione del
farmaco al tempo t; h = spessore dello strato di diffusione, cio del sottile film
stazionario adiacente alla superficie della particella solida con una concentrazione del farmaco pari
a c
s
. Uno dei parametri sui quali agire per aumentare la velocit di passaggio in soluzione l'area
superficiale complessiva A. Per rendere tale area elevata si pu somministrare il farmaco in forma
micronizzata (cio polverizzata mediante l'impiego di un mulino a getto d'aria) oppure facendo in
modo che finissime particelle di farmaco si generino nei pressi del sito di assorbimento. Ad esempio,
l'aspirina un acido debole ed relativamente insolubile nel contenuto acido dello stomaco. La
aggiunta di una sostanza
tampone (idrossido di
magnesio ed alluminio
glicinato basico) crea
uno strato di diffusione
con un pH superiore a
quello dello stomaco che
in grado di solubiliz-
zare il farmaco sotto for-
ma di sale. In un secon-
do tempo, venendo a
contatto per diffusione
con il pH pi basso dello
stomaco, l'aspirina
precipiter come acido
indissociato sotto forma
di finissime particelle che si scioglieranno poi rapidamente a causa dell elevato valore di A.
Un parametro farmacocinetico legato al grado di assorbimento e di metabolizzazione presi-
stemica (cio precedente all'ingresso nella circolazione generale) di un farmaco la sua
biodisponibilit, definita come la quota di farmaco che in grado di raggiungere intatta la circola-
zione sistemica ed disponibile per esercitare il suo effetto sistemico. Essa dipende non solo dalla
formulazione ma anche da variazioni nell'attivit di enzimi farmaco-metabolizzanti.
Se consideriamo ad esempio un farmaco somministrato per via orale che viene assorbito nel
tratto gastrointestinale, esso deve, prima di raggiungere la circolazione sistemica, entrare in contatto
con la mucosa intestinale e poi attraversare il fegato mediante la circolazione portale. Se il farmaco
viene in parte metabolizzato nell intestino e/o nel fegato (e ci avviene comunemente), una quota
di esso verr persa prima del raggiungimento della circolazione generale, anche nel caso di un
assorbimento completo. Con l'espressione 'effetto di primo passaggio' si intende la diminuzione di
biodisponibilit dovuta alla degradazione metabolica di un farmaco assunto per via orale nel corso
del primo passaggio nell intestino e nel fegato.
Granulo di aspirina AH
con sostanza tampone
Strato di
dif fusione
pH 5-6
Succo gastrico
pH 1-3
Microprecipitato
di AH
CO
2
H
OCOCH
3
AH =
Ridissoluzione
Strato di
diff usione
Membrana del tratto
gastroenterico
Torrente
circolatorio
A
-
h
c c DA
t
q
s
) (
=
12
Si parla di biodisponibilit assoluta (indicata con F, fraction escaping metabolism) quando
viene misurata la quantit totale di farmaco che raggiunge la circolazione sistemica. Essa viene
determinata confrontando le curve della concentrazione plasmatica in funzione del tempo, ottenute
somministrando il farmaco per via orale e
per via endovenosa. Le aree sotto le due
curve forniscono, rispettivamente, i valori di
AUC
orale
e AUC
iv
. F corrisponde al rapporto
percentuale tra AUC
orale
e AUC
iv
. Nel caso
di dose diverse, applicato un fattore
correttivo.
Il termine bioequivalenza si riferisce
a due preparazioni diverse dello stesso tipo
per le quali non vi apprezzabile differenza
nella biodisponibilit del principio attivo.
Pi precisamente, sono bioequivalenti due
preparazioni che presentano valori della
concentrazione plasmatica massima e
dell'AUC che differiscono tra loro < 20%.
Oltre ad un esteso effetto di primo
passaggio possono costituire motivo di
scarsa biodisponibilit per un farmaco: a)
una bassa stabilit all'ambiente acido dello
stomaco; b) una bassa idrosolubilit; c) una
bassa liposolubilit. Infatti, la capacit di
attraversare le barriere idrofobiche di
diffusione rappresentate dalle membrane cellulari fortemente influenzata dalla liposolubilit,
mentre una certa idrosolubilit necessaria per un adeguato assorbimento e per il trasporto del
farmaco dal momento che la diffusione acquosa a rilasciare le molecole di farmaco alle/e dalle
barriere non acquose.

Movimento dei farmaci attraverso le membrane cellulari

I doppi strati lipidici che costituiscono la matrice delle membrane cellulari sono
intrinsecamente impermeabili agli ioni ed alle molecole altamente polari. Per tali specie il passaggio
attraverso le membrane eventualmente reso possibile dalla presenza di canalicoli acquosi o di
sistemi di trasporto specifici. Le molecole apprezzabilmente lipofile invece passano con relativa
facilit attraverso le membrane, diffondendo attraverso il doppio strato lipidico. I quattro principali
meccanismi di attraversamento delle membrane biologiche sono:
diffusione attraverso i pori acquosi presenti sulla membrana (trasporto convettivo);
diffusione passiva attraverso il doppio strato lipidico;
trasporto mediato da una proteina trasportatrice (carrier);
endocitosi.
La diffusione attraverso i pori relativamente poco importante per i farmaci, in quanto i pori
sono di diametro troppo piccolo (circa 0.4 m) per consentire il passaggio
della maggior parte di essi. Comunque, molecole idrosolubili e di piccole
dimensioni diffondono attraverso i canalicoli acquosi con una velocit
regolata dalla equazione a fianco in cui q la quantit di farmaco che
attraversa la membrana di spessore A nel tempo t, q la viscosit del
liquido negli n pori di raggio r con area superficiale S e c
1
-c
2
il gradiente
di concentrazione ai due lati della membrana.
Il processo di diffusione passiva quello predominante nell'assor-
bimento e nella distribuzione dei farmaci. Comporta la ripartizione del
A q
) (
2 1
2
c c S nr
t
q
=
A
) (
2 1
c c SDP
t
q
=
100
orale
iv
iv
orale
Dose
Dose
AUC
AUC
F =
13
| |
| |
| |
| |
+

+ = + =
BH
B
pK pH
AH
A
pK pH
a a
lg ; lg
farmaco tra il fluido acquoso in cui esso disciolto ed i lipidi di membrana, la diffusione attraverso
la membrana da un lato allo altro e la ripartizione tra la membrana ed il fluido acquoso ricevente. La
velocit del processo q/t dipende dal gradiente di concentrazione c
1
-c
2
ai due lati della membrana,
dalla superficie S della membrana, dal suo spessore A e dal coefficiente di ripartizione del farmaco
tra fase lipidica (doppio strato) e fase acquosa P secondo la legge di
Fick. D il coefficiente di diffusione, costituisce una misura della
mobilit delle molecole all'interno del doppio strato lipidico e varia
solo leggermente tra i vari farmaci. P il rapporto all'equilibrio tra le
concentrazioni del farmaco in fase lipidica ed acquosa. Per la
determinazione sperimentale di P si impiega come fase lipidica n-
ottanolo o CHCl
3
ed un tampone fosfato a pH 7.4 come fase acquosa. Come si evidenzia dalla legge
di Fick, vi una stretta correlazione tra liposolubilit di un farmaco e permeabilit della membrana
ad esso. Per questo motivo la liposolubilit costituisce uno dei fattori pi importanti per le
caratteristiche farmacocinetiche di un farmaco e numerose propriet quali il grado e la velocit di
assorbimento nel tratto gastrointestinale, la penetrazione nei tessuti e nel cervello ed il grado di
eliminazione renale possono essere predette dalla conoscenza della liposolubilit del farmaco. Un
esempio del ruolo di P illustrato nella figura successiva in cui si osserva una soddisfacente
correlazione lineare tra % di farmaco assorbito dal colon di ratto e relativo coefficiente di
ripartizione CHCl
3
/H
2
O per una serie di barbiturici.
Sebbene i farmaci di elevata lipofilia e quindi con un elevato coefficiente di ripartizione
siano nella condizione di venire facilmente assorbiti, tuttavia indispensabile che essi abbiano
anche un certo grado di solubilit in acqua, dal momento che i fluidi biologici sono per loro natura
acquosi. Quindi da un punto di vista pratico necessario che i farmaci possiedano un corretto
rapporto tra lipofilia ed idrofilia. Si ha generalmente un buon assorbimento per valori di log P
compresi tra -1 e +5. Come regola empirica, i farmaci assorbiti oralmente tendono ad obbedire alla
regola del 5 di Lipinski, cos chiamata perch i numeri coinvolti nella regola sono 5 o multipli di 5:
i composti devono avere un peso molecolare inferiore a 500, non devono avere pi di 5 gruppi
donatori di legame idrogeno, non pi di 10 gruppi accettori di legame idrogeno e, appunto, un
valore del log P compreso tra -1 e 5.
Un fattore complicante il processo di diffusione passiva che molti farmaci sono acidi o
basi deboli e quindi esistono nelle forme non
ionizzata ed ionizzata in equilibrio tra loro. Il
rapporto tra esse dipende dai valori di pK e di pH
secondo le note equazioni di Henderson-Hasselbach
che assumono le due forme indicate a fianco per un
acido debole AH e per una base debole B
| |
| |
acquosa fase
lipidica fase
farmaco
farmaco
P


=
H
2
O
CHCl
3
Allobarbitale
%Assorbimento
Esetale
Secobarbitale
Pentobarbitale
Ciclobarbitale
Butetale
Aprobarbitale
Fenobarbitale
Barbitale
60 40 20
1
5
10
50
400
P
O
O O
R' R
NH HN
Esetale
Secobarbitale
Pentobarbitale
Ciclobarbitale
Butetale
Allobarbitale
Aprobarbitale
Fenobarbitale
Barbitale
R R'
14
rispettivamente (pK
a
riferito in quest'ultimo caso all'acido coniugato BH
+
). In entrambi i casi le
specie ionizzate BH
+
e A
-
hanno una liposolubilit molto bassa e non sono virtualmente in grado di
permeare le membrane per diffusione passiva, mentre le specie neutre AH e B per molti farmaci
sono sufficientemente lipofile da permettere una rapida permeazione.
La velocit con cui si attua in particolare il processo di assorbimento di un farmaco elettro-
lita debole per diffusione passiva quindi proporzionale al gradiente di concentrazione ai due lati
della membrana della forma neutra. I fluidi biologici presentano una gamma piuttosto ampia di pH.
Cos ad esempio, per quanto riguarda il tratto gastrointestinale, nello stomaco il pH compreso tra 1
e 2 a causa della secrezione di HCl; dopo il piloro nel duodeno e poi nell'ileo il pH sale a valori
compresi tra 4 e 7, per arrivare fino ad 8 nel
colon. L'ambiente acido dello stomaco sar
perci pi adatto all'assorbimento di acidi
organici deboli, mentre invece le basi
organiche deboli saranno solo scarsamente
assorbite. Nell'intestino la situazione
rovesciata: l'ambiente favorevole
all'assorbimento delle basi deboli, mentre
avverso a quello degli acidi deboli.
Riportando tali conclusioni sotto forma di
grafico, si avranno due curve 'a forbice' per
gli acidi e per le basi deboli. E' il cosiddetto
'concetto di ripartizione secondo il pH'.
Tuttavia, la ripartizione secondo il pH non
rappresenta il determinante principale del
sito preferenziale di assorbimento nel tratto
gastrointestinale ed i farmaci,
indipendentemente dalla loro natura, sono
assorbiti soprattutto nell'intestino. Ci in
quanto l'intestino ha un'area assorbente notevolmente superiore (~200 volte)a quella dello stomaco
per la presenza di villi e di microvilli.
La ionizzazione influenza non solo la velocit con cui un farmaco permea le membrane ma
anche la sua distribuzione tra compartimenti acquosi a diverso pH. Se si assume che solo la forma
non ionizzata pu attraversare la membrana e quindi raggiungere all'equilibrio concentrazioni e-
guali ai due lati della membrana,
la concentrazione totale (forma
ionizzata + forma non ionizzata)
del farmaco sar differente nei
due compartimenti, essendo un
farmaco acido maggiormente
concentrato nel compartimento
a pH pi elevato. Tuttavia, i
gradienti che si deducono dai
calcoli in realt non si ve-
rificano in misura cos elevata,
primo, poich non realistica
una totale impermeabilit nei
confronti della specie carica e,
secondo, raramente i comparti-
menti dell'organismo raggiun-
gono una situazione di equilibrio.
Parecchie membrane cellulari possiedono meccanismi di trasporto specializzati che regolano
l'entrata e l'uscita di importanti molecole fisiologiche quali zuccheri, aminoacidi, neurotrasmettitori
Base debole Acido debole
%Farmaco
Assorbito
pH Apparato Digerente
9
8 7 6 5 4 3 2 1 0
60
50
40
30
20
10
[A
-
]
1
[A
-
]
2
[A
-
]
1
[AH]
2
[AH]
1
[A
-
]
2
[AH]
2 [AH]
1
[A
-
]
2
[A
-
]
1
[AH]
2
[AH]
1
<
All' equilibrio:
=
pH pi elevato
COMPARTIMENTO 2
pH pi basso
COMPARTIMENTO 1
Quindi:
< +
Membrana
+
+ +
15
e ioni inorganici. Generalmente, i sistemi di trasporto coinvolgono una proteina transmembrana
carrier che lega una o pi molecole o ioni, subisce una variazione conformazionale e rilascia le
specie sull altro lato della membrana. Tali sistemi possono
operare passivamente, senza dispendio di energia; in tal
caso essi semplicemente facilitano il processo nella
direzione del gradiente di concentrazione od elettrochimico
e per ci si parla di diffusione facilitata. Inizialmente il sito
di legame per la specie trasportata si trova sul lato esterno
della membrana. Una volta che la specie si sia legata, ha
luogo una modificazione conformazionale che permette alla
specie di attraversare la membrana. La proteina
trasportatrice rilascia la specie all'interno della cellula e
recupera la conformazione originaria. Il processo pu
avvenire nei due sensi e la direzione del trasporto dipende
dai gradienti di concentrazione o elettrochimici.
Altri sistemi di trasporto sono invece accoppiati ad
una fonte di energia (ATP o gradienti ionici). In questo caso
il trasporto pu avvenire contro gradiente di concentrazione
o elettrochimico (trasporto attivo). Tra i vari meccanismi
fisiologici di trasporto attivo vi sono quelli coinvolti nella
secrezione di ioni H
+
nel succo gastrico, nella captazione di
iodio da parte della tiroide, nel riassorbimento di glucosio e
di aminoacidi dall'urina al sangue e la Na
+
/K
+
ATPasi, la
cosiddetta pompa del sodio, che trasporta da un lato all'altro
delle membrane cellulari ioni Na
+
e K
+
, sfruttando l'idrolisi
dell'ATP come fonte di energia. La Na
+
/K
+
ATPasi in
grado di assumere due conformazioni diverse a seconda che essa sia fosforilata o no, con diversa
affinit per i due ioni. Il sito di legame per gli ioni rivolto verso l'interno della cellula in una
conformazione e verso l'esterno nell'altra.
Un modello di funzionamento della pompa del sodio mostrato nella figura seguente.
Membrana
cellulare
Diffusione facilitata
16
Il legame dell Na
+
all'interno della cellula attiva la fosforilazione della pompa. Il processo
modifica la sua conformazione, cosicch il sito di legame per gli ioni rivolto ora verso l'esterno
della cellula. La nuova conformazione ha bassa affinit per lo ione Na
+
che viene quindi rilasciato,
mentre ha alta affinit per lo ione K
+
che si lega al posto dell'Na
+
. Il legame con lo ione K
+

promuove la defosforilazione della pompa. La pompa defosforilata non stabile nella
conformazione con il sito di legame per gli ioni rivolto verso l'esterno e si riconverte in quella
iniziale che ha bassa affinit per lo ione K
+
che viene ceduto
all'interno della cellula.
Esigenza comune per l'esistenza di un meccanismo di
trasporto di un farmaco mediato da un carrier che vi sia una
certa somiglianza strutturale tra il farmaco ed un qualche sub-
strato fisiologico che attraversa la membrana cellulare serven-
dosi di tale sistema. Cos, ad esempio, l'antineoplastico meto-
tressato utilizza il sistema di trasporto attivo dell'acido folico.
Da un punto di vista farmacocinetico, vi sono comunque solo
pochi distretti dell organismo nei quali il trasporto di farmaci
mediato da carriers importante: tubuli renali, tratto biliare,
barriera ematoencefalica, tratto gastrointestinale.
A differenza della diffusione passiva in cui la velocit del trasporto cresce in proporzione di-
retta con il gradiente di concentrazione, nel
trasporto mediato da carriers i siti del trasportatore
si saturano ad alte concentrazioni di farmaco e la
velocit non aumenta ulteriormente oltre tale punto.
Il termine endocitosi riassuntivo delle due
denominazioni di fagocitosi e di pinocitosi con cui
si indicavano in precedenza l'inglobamento, ri-
spettivamente, di particelle solide e di soluti all'in-
terno della massa citoplasmatica. L'endocitosi
comporta l'invaginazione di una parte della mem-
brana che ingloba il farmaco, la coalescenza delle
due facce della membrana, la separazione di una
vescicola che migra all interno della cellula dove
viene poi degradata dagli enzimi lisosomiali.
Questo meccanismo appare essere importante per il
trasporto di certe macromolecole come l'insulina
che passa in tal modo la barriera ematoencefalica.


Distribuzione

Una volta che il farmaco abbia raggiunto il circolo, esso si distribuir nei tre principali
compartimenti acquosi dell'organismo: fluido extracellulare (che comprende il plasma, il fluido
interstiziale e la linfa), fluido intracellulare (che la somma dei fluidi contenuti in tutte le cellule
dell'organismo) e fluido transcellulare (che comprende i fluidi cerebrospinale, intraoculare, perito-
neale, pleurico e sinoviale e le secrezioni digestive). Per entrare nei compartimenti transcellulari ed
intracellulari da quelli extracellulari, un farmaco deve attraversare una barriera cellulare. Un
esempio particolarmente importante tra esse la barriera ematoencefalica. La barriera
ematoencefalica una barriera a permeabilit selettiva per la diffusione passiva di sostanze dal
torrente circolatorio alle varie regioni del sistema nervoso centrale (SNC). Non completamente
definita anatomicamente e non assoluta.L'endotelio dei vasi della barriera ematoencefalica
caratterizzato da giunzioni serrate continue (tight junctions) ed inoltre uno strato di cellule gliali
pericapillari riduce ulteriormente la permeabilit di questo endotelio. L'SNC inaccessibile a
Metotressato: R = NH
2
; R
1
= CH
3
Acido folico: R = OH; R
1
= H
N
N N
N
N
N
H
O
CO
2
H
CO
2
H
R
1 H
2
N
R
17
parecchi farmaci ad azione sistemica con insufficiente liposolubilit e/o con peso molecolare
superiore a 150 Dalton. Alcuni tessuti come fegato, milza, midollo osseo presentano invece una
permeabilit dei capillari elevata e sono quindi accessibili a tutti i farmaci, macromolecole
comprese. Infine tutti gli altri tessuti hanno permeabilit dei capillari intermedie e sono accessibili a
famaci non macromolecolari.
In ognuno dei compartimenti acquosi, le molecole di farmaco esistono sia in forma libera
che in forma legata con componenti compartimentali; inoltre, i farmaci che sono acidi o basi deboli
sono soggetti anche all'equilibrio di dissociazione. In definitiva, il profilo di distribuzione di un
farmaco tra i vari compartimenti dipende dai seguenti fattori:
permeabilit tra le barriere tissutali;
legame con i componenti compartimentali;
ripartizione in funzione del pH;
ripartizione tra fasi lipidiche e fasi acquose (coefficiente di ripartizione P).
L'entit con cui un determinato farmaco si distribuisce nei vari
compartimenti dell'organismo espressa dal suo volume apparente di distribuzione
V
d
, definito come il rapporto tra la quantit totale di farmaco Q presente
nell'organismo e la sua concentrazione plasmatica C
p
all'equilibrio del processo di
distribuzione.V
d
rappresenta in altre parole il volume di fluido richiesto per
contenere la quantit totale di farmaco Q alla stessa concentrazione di quella
presente nel plasma C
p
ovvero il volume che il farmaco occuperebbe se la quantit totale di esso
nell organismo fosse in soluzione ad una concentrazione uguale a quella plasmatica. Il volume del
plasma ~ 0.05 lt/kg di peso corporeo. Farmaci con V
d
intorno a tale valore sono sostanze confinate
nel 'compartimento plasmatico, poich esse sono di dimensioni troppo grandi per attraversare con
facilit la parete dei capillari oppure, pi spesso, a causa di un forte legame con le proteine
plasmatiche. Numerosi farmaci sono presenti nel plasma principalmente in forma legata con le
proteine plasmatiche (in particolare albumina e o
1
-glicoproteina acida). I farmaci lipofili e carichi
negativamente a pH fisiologico si legano ai siti di tipo I dell'albumina, quelli lipofili e neutri a pH
fisiologico ai siti II dell'albumina, quelli lipofili e cationici a pH fisiologico all'o
1
-glicoproteina
acida (AGA). I farmaci idrofili sono invece poco legati alle proteine plasmatiche. Poich la
concentrazione dell'albumina da 17 a 100 volte maggiore di quella dell'AGA ed, inoltre, poich i
siti di legame di tipo I sono pi numerosi di quelli di tipo II, gli anioni, a parit di lipofilia, tendono
ad essere maggiormente trattenuti nel compartimento plasmatico rispetto ai cationi ed alle specie
neutre.
Alle normali concentrazioni terapeutiche, i siti di legame sulle proteine plasmatiche sono
lontani dalla saturazione per cui la concentrazione di farmaco legato varia in proporzione diretta con
la concentrazione di farmaco libero. La relativa non specificit dei siti di legame per numerosi tipi
di farmaci fa si che si possa avere competizione tra essi. La somministrazione di un farmaco B pu
cio ridurre il legame con le proteine plasmatiche di un farmaco A, somministrato in precedenza e
quindi aumentarne la concentrazione della forma libera, con conseguenze sull'intensit della sua
azione.
Il volume extracellulare totale ~ 0.2 lt/kg e questo approssimativamente il volume appa-
rente di distribuzione per farmaci che non sono in grado di entrare facilmente nelle cellule a causa
della loro bassa liposolubilit e che quindi sono distribuiti prevalentemente nel compartimento
extracellulare. I fluidi totali dell'organismo si aggirano attorno ai 0.55 lt/kg. Questo volume di
distribuzio-ne caratteristico di farmaci relativamente liposolubili che passano facilmente
attraverso le mem-brane cellulari, non si legano ad alcun costituente tissutale in particolare e si
distribuiscono quindi in maniera uniforme nell'acqua corporea. Infine, se un farmaco si lega
selettivamente ad un qualche costituente tissutale al di fuori del compartimento plasmatico, il valore
del volume di distribuzione superiore a quello totale della acqua corporea dell'organismo.



p
d
C
Q
V =
18
Escrezione

I farmaci vengono eliminati dall'organismo immodificati o come metaboliti. Gli organi
escretori generalmente eliminano pi facilmente i composti polari che le sostanze caratterizzate da
elevata liposolubilit. Il rene l'organo pi importante per l'eliminazione dei farmaci. Le sostanze
lipofile non sono eliminate facilmente dai reni. Di conseguenza, molti farmaci lipofili sono
metabolizzati a prodotti pi polari i quali
sono poi eliminati con le urine. L'escrezione
renale implica tre processi: filtrazione
glomerulare, secrezione e riassorbimento
tubulari. Il primo ed il terzo sono processi
di diffusione paracellulare e di diffusione
passiva, rispettivamente, mentre il secondo
un processo di trasporto mediato da
carriers. La filtrazione glomerulare
coinvolge pressoch tutti i soluti tranne le
macromolecole con PM > 70.000. La quota
di farmaco che entra nel lume tubulare per
filtrazione dipende dall'entit del legame
con le proteine plasmatiche, poich solo la
frazione di farmaco libera viene filtrata. I principi che governano il riassorbimento dei farmaci dal
filtrato glomerulare sono gli stessi che sono stati esaminati per l'assorbimento e la distribuzione.
Farmaci con elevato coefficiente di ripartizione sono facilmente riassorbiti. Il riassorbimento di
acidi e basi deboli dipende dal pH dell urina tubulare (4.5-8): gli acidi deboli sono scarsamente
riassorbiti nel caso di urine alcaline, cos come le basi deboli in urine acide. Le cellule dei tubuli
prossimali trasportano attivamente numerose sostanze dal plasma all'urina tubulare. Oltre a
meccanismi di trasporto attivo specifici, esistono due sistemi di trasporto relativamente aspecifici,
uno per i cationi organici, l'altro per gli anioni organici, utilizzabili da numerosi farmaci.
Alcuni farmaci e metaboliti di farmaci che si formano nel fegato sono secreti nella bile. Tali
sostanze hanno in genere un peso molecolare superiore a 500, mentre i composti con peso moleco-
lare compreso tra 300 e 500 si ripartiscono tra bile ed urine. Il trasporto nella bile mediato da car-
riers aspecifici. Essi sono poi escreti con le feci o riassorbiti dall intestino (in tal caso si instaura un
circolo enteroepatico). L'escrezione polmonare importante esclusivamente per le sostanze gasso-
se o altamente volatili. Infine, i farmaci possono essere eliminati anche con il latte materno o il
sudore.

Curve di livello plasmatico

Le curve di livello plasmatico descrivono l'andamento della concentrazione plasmatica C
p
di
un farmaco in funzione del tempo. Da esse si ricavano parametri farmacocinetici fondamentali quali
la biodisponibilit, il volume apparente
di distribuzione e l'emivita. Tali
parametri sono necessari per stabilire la
via di sommministrazione e la posologia
di un farmaco. Una corretta posologia
dovrebbe produrre valori di C
p
compresi
tra la minima concentrazione efficace
(MEC) e la minima concentrazione
tossica (MCT) (finestra terapeutica).
In una curva di livello plasmatico
generata da una unica somministrazione
orale (Figura a lato) possibile
19
identificare una concentrazione di picco (C
max
) e un tempo di picco (T
max
). Successivamente, la C
p

diminuisce in maniera esponenziale, dimezzandosi ad intervalli di tempo costanti che corrispondono
all'emivita del farmaco (t
1/2
). Il ramo ascendente della curva riflette la prevalenza dell'assorbimento
sull'eliminazione, mentre il ramo discendente vede prevalere l'eliminazione. La curva considerata
il risultato di processi che seguono una cinetica di primo ordine, che procedono cio con una
velocit direttamente proporzionale alla concentrazione del farmaco.


Quando invece la velocit d'ingresso del farmaco maggiore di quella di distribuzione
(somministrazione per via endovenosa in bolo), la diminuzione della C
p
mostra un andamento
bifasico con una prima fase 'alfa' nella quale prevale la distribuzione ed una seconda fase 'beta' in
cui predomina l'eliminazione (Figura a sinistra). In diversi casi le curve di livello plasmatico
evidenziano una terza fase di caduta della C
p
(fase 'gamma'), pi lenta di quella 'beta' (Figura a
destra), dovuta alla eliminazione di piccole quote di farmaco rilasciato da siti di deposito (ad es.
tessuto adiposo).
Nella cintica di eliminazione di primo ordine, la C
p
cade, come detto, con andamento
esponenziale e t
1/2
una costante. Nelle curve di livello plasmatico caratterizzate da una caduta
della C
p
bifasica o trifasica il termine emivita, se non accompagnato da alcuna specificazione, si
riferisce alla fase 'beta' di eliminazione.
Nel caso di somministrazioni
ripetute per via orale, le curve di livello
plasmatico assumono l'aspetto mostrato
a fianco. Nell'esempio, le fluttuazioni
della C
p
dopo 4 emivite sono contenute
all'interno della finestra terapeutica.
Nel caso di somministrazioni iniettive
ripetute, le curve sono meno smussate e
le fluttuazione della C
p
sono pi
accentuate.


Metabolismo

I farmaci subiscono nell'organismo in misura differente una serie di modificazioni, preva-
lentemente enzimatiche, con formazione di uno o (generalmente) pi prodotti di biotrasformazione
(metaboliti). Solo in pochi casi, il farmaco viene eliminato completamente inalterato. Gi nel tratto
gastrointestinale, i farmaci possono essere modificati per l'azione idrolitica dell'ambiente acido
dello stomaco. Di gran lunga pi importanti sono per i processi di trasformazione enzimatica in
vari organi e tessuti.
20
Il metabolismo di un farmaco pu essere influenzato da vari fattori fra cui: fattori genetici,
fattori fisiologici (et, sesso, razza), fattori farmacodinamici (dose, frequenza e via di somministra-
zione) e fattori ambientali (interazioni con altri farmaci ed altre sostanze in genere).
La sede principale del metabolismo dei farmaci il fegato. Sistemi enzimatici farmaco-
metabolizzanti sono presenti anche nell'intestino, nei reni, nei polmoni, nel tessuto nervoso e nel
plasma.
I prodotti di biotrasformazione sono generalmente pi polari e meno lipofili dei loro proge-
nitori e ci ne favorisce l'eliminazione. Il metabolismo inoltre porta di solito ad una attenuazione o
ad una perdita completa di attivit. Meno frequentemente, pu tuttavia verificarsi la formazione di
metaboliti attivi, alcune volte con lo stesso tipo di attivit del farmaco di orgine, altre volte invece
con una attivit diversa, potenzialmente utile oppure fonte di effetti indesiderati.
Le reazioni metaboliche sono suddivise in due categorie principali: reazioni della fase I e
reazioni della fase II. Lo schema generale del metabolismo dei farmaci e la localizzazione
subcellulare degli enzimi coinvolti il seguente.

Schema Generale del Metabolismo dei Farmaci e Localizzazione degli Enzimi Coinvolti

Reazioni Metaboliche

Reazioni della Fase I

Ossidazioni

C-Ossidazione
N, S-Ossidazione
N, O, S-Dealchilazione
Deaminazione
Ossidazione di Alcoli
Ossidazione di Aldeidi

Riduzioni

Nitroriduzione
Azoriduzione
Riduzione di Aldeidi

Idrolisi

Idrolisi di Esteri
Idrolisi di Amidi

Reazioni della Fase II (Coniugazioni)

Glicuronazione
Solfoconiugazione
Coniugazione ippurica
Mercapturazione
Acetilazione
Metilazione
Localizzazione Enzimi





Microsomi
Microsomi
Microsomi
Microsomi, Mitocondri
Microsomi, Citosol
Citosol



Microsomi, Citosol
Microsomi
Citosol



Microsomi, Citosol
Microsomi, Citosol



Microsomi
Citosol
Microsomi, Mitocondri
Citosol
Mitocondri, Citosol
Citosol

21
Le reazioni di fase I comprendono reazioni di ossidazione, riduzione ed idrolisi ed
introducono nella molecola di farmaco nuovi gruppi funzionali oppure modificano quelli esistenti
con il risultato di convertire il farmaco in un metabolita pi polare che pu essere pi o meno attivo
del progenitore, possedere un'attivit diversa, oppure essere completamente inattivo. Le reazioni
della fase II sono invece reazioni in cui il farmaco di origine (o un suo metabolita della fase I)
condensato con un substrato endogeno (coniugante) di natura glicidica, lipidica o aminoacidica per
dare i cosiddetti coniugati. Essi sono, con qualche eccezione, meno attivi rispetto ai loro precursori,
oppure, pi spesso, completamente inattivi. Anche le reazioni della fase II normalmente portano ad
una diminuzione della liposolubilit. Le reazioni della fase I introducono spesso nel farmaco gruppi
funzionali che servono come punti di attacco per i sistemi coniuganti della fase II. Perci, la
maggior parte dei farmaci viene coinvolta sequenzialmente nelle due fasi.

Reazioni della Fase I

Reazioni di Ossidazione

Ve ne sono di due tipi principali: quelle microsomiali e quelle non microsomiali. Le prime
sono catalizzate da sistemi enzimatici presenti nel reticolo endoplasmatico liscio, soprattutto, ma
non esclusivamente degli epatociti. Sono indicati come enzimi microsomiali in quanto, a seguito di
omogeneizzazione, il reticolo endoplasmatico liscio viene demolito in piccoli frammenti che si
richiudono in vescicole chiamate microsomi che possono poi essere isolati per centrifugazione
differenziale dell'omogenato tissutale nella frazione microsomiale.
Gli enzimi microsomiali sono delle monoossigenasi, enzimi che catalizzano l'inserzione di
uno dei due atomi dell'O
2
nella molecola del farmaco AH che viene
ossidato ad AOH mentre l'altro atomo di ossigeno viene ridotto ad
H
2
O. La principale monoossigenasi farmaco-metabolizzante il
citocromo P-450 (CYP450). I citocromi sono una ampia categoria di
proteine enzimatiche coinvolte in reazioni ossidoriduttive che
possiedono come cofattore l'eme, cio il sistema ferro-
protoporfirinico. Sono quindi eme proteine. Ne esistono di tre classi
principali: a, b, c individuate in base alla natura delle catene laterali
dell'eme. Il citocromo P-450 appartiene alla classe b, come la
mioglobina e l'emoglobina ed il suo sistema eme la
ferroprotoporfirina IX. Il ferro oscilla tra gli stati di ossidazione +2 e
+3. Delle sei posizioni di coordinazione del ferro(II) quattro sono impegnate con l'anello porfirinico,
il quinto ligando un residuo di cisteina dell'apoenzima, mentre il sesto un ligando facilmente
scambiabile (probabilmente H
2
O). Il nome del'enzima deriva dal fatto che il complesso della forma
ferrosa con l'ossido di carbonio forma un composto rosa (pink) che presenta un massimo di
assorbimento a ~ 450 nm. Il sistema P-450 comprende un'ampia famiglia (superfamiglia) di enzimi
con diverse specificit, divisa in famiglie ed in sottofamiglie. Questi enzimi vengono descritti con la
sigla CYP seguita da un numero arabo (famiglia), da una lettera (sottofamiglia) e da un altro
numero arabo (gene individuale). Le famiglie coinvolte nel metabolismo dei farmaci sono CYP1-4.
L'ossidazione ad opera del citocromo P-450 richiede ossigeno molecolare, NADPH che
trasferisce due elettroni all'ossigeno ed una flavoproteina (NADPH-P-450 reduttasi) che assicura la
cessione al P-450 di un elettrone per volta. Il ciclo catalitico del citocromo P-450 illustrato nella
figura della pagina seguente.
Il substrato AH si combina con la forma ossidata del citocromo P-450 (Fe
3+
) che viene
successivamente ridotta alla forma Fe
2+
dalla flavo-proteina. Il complesso ridotto lega O
2
per dare
un complesso ternario (ossicitocromo). L'ossicitocromo subisce autoossidazione ad anione
superossido. Un secondo elettrone converte l'ossicitocromo a perossicitocromo altamente instabile
che si dissocia con formazione di H
2
O e di un complesso ossene ferro perferrilefarmaco
(Fe
V
=O)
3+.
AH. Quest'ultimo astrae un atomo di idrogeno dal substrato per formare una coppia di
CH
2
CH
2
CO
2
-
CH
2
CH
2
CO
2
-
H
3
C
CH
3
H
3
C
CH
3
N N
N N
Fe
Ferroprotoporf irina IX
22
radicali liberi A
.
(Fe
IV
OH)
3+
. La loro ricombinazione produce il farmaco ossidato AOH con
rigenerazione del citocromo nello stato iniziale. Il donatore finale di elettroni NADPH.

AH + NADPH + H
+
+ O
2
AOH + NADP
+
+ H
2
O

NADPH
NADP
+
FAD
P-450-AH
O
2-
2H
+
H
2
O
AOH
Fe
3+.
O
2
2-
P-450-AH
Fe
2+.
O
2
P-450-AH
Fe
2+
P-450-AH
Fe
3+
P-450
(Fe=O)
3+.
AH
AH
P-450
Fe
3+
-2e
-
1e
-
1e
-
O
2
FADH
.
FADH
2
P-450-AH
Fe
3+.
O
2
-


Le principali reazioni di ossidazione catalizzate dal citocromo P-450 sono riassunte nella
tabella seguente.


23
L'ossidazione di atomi di carbonio aromatici produce fenoli. Per i benzeni monosostituiti,
predomina di solito la para-ossidrilazione. La posizione della ossidrilazione pu essere influenzata
dalla natura dei sostituenti sull'anello in accordo con le regole di orientamento della sostituzione
elettrofila aromatica. Vanno considerati anche i fattori sterici, poich la ossidazione avviene
comunemente sulle posizioni meno impedite.
L'ossidrilazione dei composti aromatici ad opera del citocromo P-450 procede attraverso la
formazione di intermedi arene ossidi (epossidi). Tali specie piuttosto instabili possono: a)
riarrangiarsi non enzimaticamente a fenoli; b) trasformarsi enzimaticamente per idratazione in 1,2-
diidrodioli a configurazione trans i quali vengono deidrogenati a 1,2-difenoli, c) coniugarsi
enzimaticamente con il glutatione per dare acidi premercapturici (schema seguente). Il glutatione
un tripeptide presente in tutte le cellule con funzioni protettive, agente come riducente nei confronti
di perossidi tossici: 2GSH + H
2
O
2
GSSG + 2H
2
O e come coniugante nei confronti di specie
elettrofile: GSH + E
+
GSE + H
+
.
L'importanza relativa delle tre vie influenzata dalle propriet elettroniche dell'arene ossido:
sostituenti elettronattrattori stabilizzano l'arene ossido, mentre sostituenti elettrondonatori lo
destabilizzano e quindi ne indirizzano la decomposizione verso il riarrangiamento spontaneo. Lo
'NIH shift' [messo in evidenza presso il National Institutes of Health (Bethesda, MD, USA)]
consiste nella migrazione di uno ione idruro.
Oltre al glutatione, possono reagire con gli arene ossidi anche altri nucleofili biologici. La
formazione di legami covalenti tra epossidi bioattivi e componenti macromolecolari cellulari alla
base dei possibili gravi effetti tossici di tali intermedi quali mutagenesi, cancerogenesi, necrosi
tissutale.
Le catene alifatiche sono ossidrilate pi frequentemente sull'ultimo o sul penultimo atomo di
carbonio. I sistemi alifatici ciclici sono di solito ossidrilati sugli atomi di carbonio meno impediti
stericamente oppure su quelli attivati (ad esempio in ad un C=O). Analogamente, sono ossidrilati
preferenzialmente i carboni sp
3
attivati nelle posizioni alliliche, benziliche, propargiliche ed in ad
eteroatomi quali N, O, S (figura successiva).
24
R CH
2
CH
3
R CH
2
CH
2
OH
CH
3
R CH
3
OH
OH
R R
OH
R
R
OH
R
X
R
X
OH
R XH
O
H +
X = O, NR', S

Per quanto riguarda la N-dealchilazione, i gruppi alchilici vengono rimossi ossidativamente
uno alla volta ad iniziare dal gruppo pi piccolo. In genere, le amine terziarie sono dealchilate a
secondarie pi rapidamente delle secondarie a primarie; si verifica pertanto un sensibile accumulo
di amine secondarie e primarie come metaboliti e spesso esse contribuiscono all'azione farmaco-
logica della sostanza progenitrice.
Anche nel caso delle O- ed S-dealchilazioni, la velocit della reazione funzione della
lunghezza della catena alifatica che viene rimossa: un aumento della lunghezza diminusce la
velocit.
La maggior parte dei prodotti di N-ossidazione bioinattivata a prodotti polari che sono
facilmente escreti con le
urine. In alcuni casi, tuttavia,
la N-ossidazione pu
generare metaboliti reattivi
e tossici. Ad esempio, le
idrossilamine derivanti da
amine aromatiche possono
evolvere in urine acide a
ioni nitrenio i quali
reagiscono covalentemente
con nucleofili biologici, comportandosi quindi da cancerogeni.
Nelle frazioni mitocondriali e
citosoliche sono presenti altre ossidasi che
catalizzano le reazioni indicate a fianco.
L'alcool deidrogenasi un enzima
localizzato nella frazione solubile degli
omogenati tissutali (citosol) che ossida la
maggior parte degli alcoli primari ad aldeidi;
solo alcuni alcoli secondari sono convertiti a
chetoni, mentre altri alcoli secondari e tutti
quelli terziari sono escreti inalterati oppure
come metaboliti coniugati.
Le aldeidi, sia quelle prodotte per
ossidazione degli alcoli primari che quelle ot-
tenute per deaminazione ossidativa delle
amine (vedi successivamente), sono ossidate
ad acidi da una serie di enzimi quali aldeide
deidrogenasi, aldeide ossidasi, xantina
ossidasi.
L'ossidazione ad opera dell'alcool
25
deidrogenasi la principale via di metabolizzazione dell'etanolo ad acetaldeide (~ 2/3), che viene
poi a sua volta ossidata ad acido acetico dall'aldeide deidrogenasi; il rimanente ~ 1/3 viene invece
ossidato da un sistema enzimatico microsomiale (MEOS, microsomal ethanol oxidizing system). Il
metanolo viene ossidato piuttosto lentamente a formaldeide dall'alcool deidrogenasi (velocit ~ 1/7
rispetto a quella dell'EtOH) e ci costituisce la base dell'impiego dell EtOH nel trattamento delle
intossicazioni acute da MeOH. L'EtOH deprime ulteriormente la velocit della ossidazione del
MeOH a CH
2
O (metabolita tossico, cos come l'acido formico che si forma per successiva
ossidazione della formaldeide), agendo come substrato competitivo per l'enzima.
Le monoaminoossidasi (MAO) e le diaminoossidasi (DAO) catalizzano la deaminazione
ossidativa delle amine ad aldeidi. Le MAO sono enzimi mitocondriali esistenti in due forme, A e B,
ed i loro substrati sono le monoamine primarie prive di sostituenti sul carbonio in o RCH
2
NH
2
. Le
amine secondarie vengono ossidate dalle MAO a patto che il sostituente sia un gruppo metilico
RCH
2
NHMe. Fisiologicamente, esse intervengono nella regolazione della degradazione metabolica
nei tessuti neurali delle catecolamine e della serotonina, amine biogene con funzione di
neurotrasmettitori; inoltre svolgono un ruolo cruciale nella inattivazione delle monoamine circolanti
e di quelle presenti negli alimenti (tiramina) o prodotte da essi nel tratto gastointestinale.
Le diamine del tipo H
2
N(CH
2
)
n
NH
2
con n < 6 non sono attaccate dalle MAO. Se la distanza
intramolecolare tra i due gruppi NH
2
cresce, la velocit di ossidazione da parte delle MAO aumenta.
Le DAO (enzimi citosolici presenti nei reni, nell
intestino, nel fegato, nei polmoni e nel tessuto nervoso)
attaccano tutte le diamine e l'istamina, formando, come le
MAO, aldeidi. Esse svolgono un importante ruolo di
regolazione degli effetti biologici dell'istamina e delle
poliamine biogene quali putrescina H
2
N(CH
2
)
4
NH
2
,
spermina H
2
N(CH
2
)
3
NH(CH
2
)
4
NH(CH
2
)
3
NH
2
e
spermidina H
2
N(CH
2
)
3
NH (CH
2
)
4
NH
2
.
Numerosi derivati purinici vengono ossidati ad analoghi dell'acido urico ad opera della xan-
tina ossidasi, un enzima citosolico che interviene fisiologicamente negli stadi finali del catabolismo
dei nucleotidi derivanti dalla degradazione degli acidi nucleici. Se le basi puriniche libere che si for-
mano per idrolisi dai nucleotidi non vengono recuperate e riutilizzate, esse sono trasformate in aci-
do urico che viene escreto nelle urine (schema pagina successiva).

Reazioni di Riduzione

Oltre a sistemi ossidativi, i microsomi epatici contengono sistemi enzimatici che catalizzano
la riduzione di azo- e nitrocomposti ad amine primarie: RN=NR RNH
2
+ RNH
2
e RNO
2

RNH
2
. Sono reazioni quantitativamente meno importanti di quelle di ossidazione, ma possono
essere di notevole significato farmacologico quando producono metaboliti attivi o tossici. Nella
26
riduzione di azo- e nitrocomposti intervengono anche enzimi della flora batterica nell'ambiente
anaerobico dell intestino.



Reazioni di Idrolisi

Le principali rezioni di idrolisi ad opera di idrolasi riguardano esteri ed amidi. Nella maggior
parte dei casi la reazione porta a metaboliti inattivi ed idrofili che sono escreti rapidamente. Una
importante esterasi presente nel plasma
e nei tessuti nervosi l'acetilcolin-
esterasi che idrolizza l'acetilcolina e
determina cos la cessazione della sua
azione neurotrasmettitrice.
Gli esteri stericamente impediti sono idrolizzati pi lentamente e possono comparire inalte-
rati nelle urine. Cos avviene, ad esempio, per circa il 50% di atropina, mentre il rimanente costi-
tuito da prodotti di biotrasformazioni non idrolitiche.
Di regola, le amidi sono pi
stabili all'idrolisi degli esteri.
Questo fatto stato ad esempio
sfruttato nello sviluppo dell'anti-
aritmico procainamide. La procaina,
l'estere corrispondente, utilizzato
come anestetico locale, non si
presta invece allimpiego come
anti-aritmico a causa della sua
rapida idrolisi.


Reazioni della Fase II

Come gi accennato in precedenza, le reazioni di coniugazione legano una molecola
endogena (coniugante) o al farmaco originale (se esso gi contiene funzioni polari), oppure ad un
suo metabolita della fase I. I coniugati sono di solito privi di attivit farmacologica, pur con alcune
N
H
3
C
O
O
OH
Atropina
H
2
N CONHCH
2
CH
2
NEt
2
H
2
N CO
2
CH
2
CH
2
NEt
2
Procainamide
Procaina
27
notevoli eccezioni. Inoltre, essi sono spesso pi polari ed idrosolubili della molecola di partenza e
sono escreti facilmente per via renale. Tuttavia, certe coniugazioni quali l'acetilazione e la
metilazione portano a metaboliti pi lipofili. Le reazioni di coniugazione sono catalizzate da
transferasi, presenti in numerosi tessuti (fegato, reni, polmoni, cute, tratto gastrointestinale e tessuto
nervoso) e localizzate nei microsomi e nel citosol. Esse possono competere per la stessa funzione
polare di un farmaco e quindi originare coniugati chimicamente distinti.

Coniugazione Glicuronica (o Glucuronica) o Glicuronazione (o Glucuronazione)

Consiste nel trasferimento
di una molecola di acido glicu-
ronico al farmaco dall'acido
uridin-5-difosfo-o-D-glicuronico
(UDPGA), la forma attivata del
coniugante. La reazione cataliz-
zata da una UDP-glicuronosil
transferasi, un enzima microso-
miale presente soprattutto nel fe-
gato. Interessa farmaci con gruppi
funzionali quali ossidrili, carbos-
sili, amine, amidi, tioli. I gli-
curonidi risultanti hanno configu-
razione |. E la coniugazione pi
frequente, sia per l'ampia variet
di gruppi funzionali che possono
essere coniugati che per l'abbon-
dante disponibilit nell'organi-
smo di UDPGA. Non tutti i gli-
curonidi sono escreti per via rena-
le. Alcuni vengono secreti con la bile nell'intestino; gli enzimi |-glicuronidasi qui presenti possono
idrolizzare i coniugati e ridare il farmaco libero che pu essere riassorbito e rientrare in circolo.
Generalmente i glicuronidi sono biologicamente inattivi e sono pron-
tamente eliminati senza interazioni con sostanze intracellulari. Una ec-
cezione importante rappresentata dalla morfina, la quale forma nel fe-
gato e nell'intestino due O-glicuronidi, uno a carico dell'OH fenolico in
posizione 3 e l'altro su quello alcolico in posizione 6. Quest'ultimo
presente in circolo a concentrazioni superiori a quelle della morfina ed
ha attivit analgesica doppia rispetto ad essa.

Solfoconiugazione

La solfoconiugazione consiste nel
trasferimento del gruppo SO
3
-
dal coniugante
attivato 3- fosfoadenosin-5-fosfosolfato (PAPS)
ad un accettore (comunemente un alcool oppure un
fenolo) con formazione di solfati ROSO
3
-
. Il gruppo
SO
3
-
pu essere anche trasferito come processo
secondario ad amine o tioli con formazione di
solfamati RRNSO
3
-
e di tiosolfati RSSO
3
-
,
rispettivamente. La reazione catalizzata da
solfotransferasi citosoliche ed spesso in
competizione con la O-glicuronazione. Il pool di
-
O
O
O
S
O
P
O
3
PO OH
O
O
NH
2
N
N
N
N
ROSO
3
-
ROH
=
(3'-fosfoadenosin-5'-fosfosolfato)
PAPS
SOLFOCONIUGAZIONE
O
-
28
PAPS in genere limitato e a basse dosi di farmaco prevale la formazione di solfati mentre a dosi
pi elevate predomina la O-glicuronazione.

Coniugazione con Glicina e Glutamina (Coniugazione Ippurica)

Gli acidi aromatici, eteroaromatici ed arilalchilici sono i substrati pi comuni per la
formazione di coniugati con la glicina o, meno frequentemente, con la glutamina. La sequenza
metabolica mostrata nello schema seguente ed catalizzata da enzimi mitocondriali.



L'acido carbossilico RCO
2
H viene attivato in due stadi dall'acil CoA sintetasi: dapprima si
forma una anidride mista RCO-AMP (acil adenilato) che viene poi convertita in RCO-S-CoA (acil
coenzima A). Il coenzima A, CoA-SH, un trasportatore biologico universale di gruppi acilici RCO,
in particolare acetilici CH
3
CO, attivati (da cui il nome, A sta per acetilazione) ed una molecola
fondamentale per il metabolismo.
Il tioestere formatosi reagisce con glicina o glutamina ad opera di una N-acil transferasi (o
transacilasi) per dare il coniugato amidico. Il nome
coniugazione ippurica deriva dal fatto che l'acido
benzoico subisce tale coniugazione per dare con la
glicina acido ippurico, cio la N-benzoilglicina.
29
Coniugazione con il Glutatione (Mercapturazione)

Il glutatione (-L-glutamil-L-cisteinilglicina, GSH) un tri-
peptide di importanza fondamentale nei processi di detossicazione dei
farmaci e di altre sostanze estranee all'organismo (xenobiotici). Le
propriet nucleofile del suo gruppo tiolico lo rendono un efficace agente
coniugante (vedi anche pag. 22). Inoltre esso pu intervenire anche in
reazioni di ossidoriduzione in dipendenza del suo stato redox (GSH o
GSSG). Le reazioni del GSH possono essere enzimatiche oppure non
enzimatiche.
Nella mercapturazione si formano i cosiddetti acidi mercapturici (S-derivati della N-acetil-L-
cisteina) da specie elettrofile che subiscono una coniugazione iniziale con il GSH, catalizzata da
una glutatione transferasi (GST), un enzima citosolico presente in particolare nel fegato e nei reni
(schema seguente).



Una volta formatisi, i coniugati con il glutatione GS-E non vengono generalmente escreti
come tali, ma subiscono ulteriori trasformazioni da parte di una serie di enzimi microsomiali: la
scissione consecutiva dei due legami peptidici del glutatione ad opera di una glutamil transferasi e
di una cisteinil glicinasi (queste reazioni avvengono prevalentemente a livello renale) e la
acetilazione finale del gruppo amminico della cisteina ad opera di una acetil transferasi nel fegato
conducono appunto agli acidi mercapturici.
Alcune delle principali reazioni di mercapturazione sono mostrate nella figura seguente.
30
R CH
2
X R CH
2
SG
(X = Cl, Br...)
X
Z
SG
Z
(Z = gruppo
elettroattrattore)
O
R''
R'
R'''
R''
HO
R R'
R'''
SG
R
Z
R'
R
R''
R''
R R'
Z
H GS
(Z = gruppo
elettroattrattore)


Acetilazione

Le pi frequenti reazioni di questo tipo coinvolgono gruppi amminici. Il coniugante
endogeno l'acetil coenzima A, CH
3
CO-S-CoA e la reazione catalizzata da una variet di N-
acetiltransferasi.

CoA-SH CH
3
CO-S-CoA
NHCOCH
3
R NH
2
R
N-acetil transf erasi

Le amine aromatiche primarie sono acetilate in misura notevole; altri substrati sono amine
alifatiche primarie, idrazine RNHNH
2
, idrazidi, RCONHNH
2
, solfonamidi RSO
2
NH
2
.

Metilazione

La metilazione di maggior significato per le
sostanze endogene che per i farmaci. Differisce dalle
altre reazioni di coniugazione per il fatto che i pro-
dotti formati possono in certi casi avere una attivit
simile o superiore a quella dei progenitori. L'agente
metilante la S-adenosilmetionina (SAM) ed i sub-
strati di metiltransferasi pi o meno specifiche sono
amine alifatiche (primarie, secondarie e terziarie),
eterocicli azotati, fenoli e tiofenoli.
Nello schema successivo infine mostrato il
coinvolgimento del SAM nella biosintesi e nella
inattivazione metabolica di alcune catecolamine.

HO
2
CCHCH
2
CH
2
S
OHOH
O
NH
2
N
N
N
N
ArOMe, RNHMe, RR'NMe, RR'R''N
+
Me
ArOH, RNH
2,
RNHR', RR'R''N
(S-adenosilmetionina)
+
Metiltransferasi
SAM
METILAZIONE
H
2
N CH
3
MeO
OH
NHMe
HO
MeO
OH
NH
2
HO
OH
NHMe
HO
HO
OH
NH
2
HO
HO
Metanefrina
(inattiva)
Epinef rina
(Adrenalina)
Normetanefrina
(inattiva)
Norepinef rina
(Noradrenalina)
PNMT= Feniletanolamina N-Metil Transferasi
COMT= Catecolo O-Metil Transferasi
PNMT
COMT
COMT
SAM SAM
SAM
31
Fase Farmacodinamica

Introduzione

La fase farmacodinamica descrive il comportamento del farmaco al sito d'azione (o biofase),
quel distretto dell'organismo cio in cui il farmaco interagisce con un bersaglio biologico specifico.
L'interazione modifica i processi biochimici ai quali il biopolimero partecipa o stimolandoli o
inibendoli. Tali modifiche si traducono in effetti cellulari, tissutali e sistemici. I farmaci quindi
agiscono influenzando (potenziando o deprimendo a seconda dei casi) funzioni normali e
preesistenti dei tessuti e degli organi, non generando nuove funzioni. L'effetto di un farmaco
sempre espresso in termini relativi, in relazione alle condizioni fisiologiche al momento della
somministrazione. Le macromolecole biologiche bersaglio dei farmaci sono principalmente proteine,
di cinque tipi:
enzimi;
canali ionici;
sistemi trasportatori;
proteine strutturali;
recettori.
La sola eccezione importante alle proteine come bersagli sono gli acidi nucleici (DNA). Tra
i componenti del sistema biologico ed i farmaci possono avere luogo numerose altre interazioni che
sono state esaminate nel capitolo Farmacocinetica, ad esempio il legame con l'albumina plasmatica.
Queste interazioni hanno conseguenze secondarie per l'azione del farmaco, quali la durata e la ve-
locit dell'azione.
Una minoranza di farmaci agisce extracellularmente su componenti non cellulari dell'orga-
nismo. In questo caso non sono coinvolte interazioni con biopolimeri. Esempi al riguardo sono gli
antiacidi che neutralizzano gli ioni H
+
del succo gastrico, gli agenti chelanti che legano metalli pe-
santi tossici ed i diuretici e purganti osmotici che agiscono in virt delle loro propriet colligative,
inducendo per osmosi appropriate modificazioni nella distribuzione di acqua.

Enzimi

Numerosi farmaci agiscono su sistemi enzimatici, attivandoli o, pi spesso, inibendoli. Fre-
quentemente il farmaco si comporta da analogo del substrato enzimatico ed agisce come inibitore
competitivo, o reversibilmente o irreversibilmente. Rimandando al corso di Biochimica per una di-
scussione completa dell'argomento, gli schemi cinetici relativi alle interazioni substrato-enzima ed
inibitore-enzima sono i seguenti:
a) un enzima E si combina con il substrato S per dare il
complesso reversibile S
.
E il quale pu evolvere nel
prodotto P, rigenerando l'enzima libero;
b) nel caso di un inibitore reversibile e competitivo
(cio in grado di competere con il substrato per il sito
attivo dell enzima) si ha la formazione di un
complesso non produttivo I
.
E;
c) se l'inibizione non competitiva (se cio l'inibitore si
lega ad un sito enzimatico diverso da quello del
substrato) si ha la formazione dei complessi inattivi I
.
E
e I
.
S
.
E, poich I in grado di legarsi sia all'enzima
libero che al complesso S
.
E;
d) un inibitore che si lega soltanto al complesso S
.
E
un inibitore acompetitivo (o incompetitivo);
e) nel caso, infine, di inibizione irreversibile di tipo
competitivo, alla formazione del complesso I
.
E fa se-
S + E S
.
E P + E
E
I
I
.
E I
.
S
.
E
S
S
.
E
S
I
I + E I
.
E
I + E I
.
E I E
32
guito generalmente quella di un addotto covalente tra enzima ed inibitore. Una serie di esempi di
enzimi bersaglio di farmaci correnti la seguente:

Enzima bersaglio Impiego clinico
Anidrasi carbonica
DNA polimerasi virale
3C proteasi del Rhinovirus
Xantina ossidasi
Trombina
Cicloossigenasi
PBP
ACE
Dopa decarbossilasi
|-lattamasi
Na
+
/K
+
ATPasi
Trascrittasi inversa dell HIV
Testosterone 5o-reduttasi
Timidilato sintasi
HMG-CoA reduttasi
Diidrofolato reduttasi
DNA girasi
H
+
/K
+
ATPasi
Glaucoma
Herpes
Raffreddore
Gotta
Malattie cardiovascolari
Infiammazione
Infezioni batteriche
Ipertensione
Morbo di Parkinson
Resistenza batterica
Malattie cardiovascolari
AIDS
Iperplasia prostatica
Cancro
Ipercolesterolemia
Cancro, infezioni batteriche
Infezioni batteriche
Ulcera

Canali ionici

Alcuni tipi di canali ionici sono collegati ad un recettore e si aprono solo quando viene
attivato il recettore. Altri tipi invece possono essere bersagli diretti di farmaci. L'argomento verr
precisato successivamente, nel paragrafo sui recettori accoppiati a canali ionici.

Sistemi trasportatori

Esempi di molecole carrier e di loro inibitori sono:

Carrier Inibitore
Sistema di ricaptazione 1 della noradrenalina
Cotrasportatore di Na
+
/K
+
/2Cl
-

Na
+
/K
+
ATPasi
Antidepressivi triciclici, Cocaina
Diuretici dell'ansa
Glicosidi cardiaci

Proteine strutturali

Un esempio importante la tubulina, costituente dei microtubuli, in particolare del fuso
mitotico, con cui interagiscono gli Alcaloidi della Vinca ed i Taxani.

Recettori

I recettori sono elementi sensoriali di natura proteica, localizzati sulla membrana cellulare o
all'interno della cellula, facenti parte del sistema di comunicazione che coordina le funzioni di tutte
le differenti cellule dell'organismo. I messaggeri chimici che assicurano le comunicazioni tra le
cellule sono ormoni, neurotrasmettitori, fattori di crescita, citochine. Alcuni di essi attraversano la
membrana cellulare e portano il messaggio direttamente all'interno della cellula, interagendo con
recettori intracellulari; altri invece interagiscono con recettori localizzati sulla membrana cellulare
ed il segnale che essi contengono viene trasferito all interno della cellula mediante vari meccanismi.
33
I recettori sono in altri termini proteine in grado di attivare determinate funzioni biochimiche all'in-
terno di una cellula a seguito dell'interazione con molecole endogene di varia natura con funzione di
messaggeri chimici (mediatori fisiologici) ed, eventualmente, con farmaci (mediatori esogeni); il
termine ligando recettoriale viene impiegato per indicare sia i mediatori endogeni che quelli esogeni.
Quasi tutti i farmaci agiscono su recettori per i quali sono noti i ligandi endogeni (ad esempio i
recettori dell'acetilcolina, della noradrenalina, dell'istamina, della serotonina, della dopamina,
dell'insulina, degli ormoni steroidici). Vi sono per anche esempi di recettori per farmaci per i quali
non sono stati ancora identificati i mediatori endogeni (recettori orfani).
Il termine recettore viene talvolta impiegato in senso estensivo per indicare qualsiasi
biopolimero bersaglio di un farmaco, per cui sono considerati 'recettori' anche gli acidi nucleici, gli
enzimi e le proteine trasportatrici e strutturali. Tuttavia, preferibile riservare il termine recettore
alle proteine regolatrici che trasmettono informazioni alle cellule a seguito di interazione con
messaggeri chimici.

Famiglie Recettoriali

Sulla base della struttura molecolare e della natura dei meccanismi di trasduzione
(meccanismi di segnalazione transmembrana coinvolgenti il legame del ligando con il recettore e la
trasmissione del segnale all interno della cellula ad opera di una o pi proteine 'trasduttrici') si
possono distinguere quattro tipi o superfamiglie di recettori:
Recettori accoppiati ad un canale ionico (ionotropi);
Recettori accoppiati alle proteine G (metabotropi);
Recettori accoppiati ad una chinasi (recettori con attivit enzimatica intrinseca);
Recettori intracellulari (modulatori della trascrizione).
I recettori delle prime tre categorie sono tutti proteine di membrana, mentre quelli del quarto
tipo sono proteine citosoliche o intranucleari.

Recettori Ionotropi

I recettori accoppiati ad un canale ionico rappresentano i recettori di diversi neu-
rotrasmettitori (recettori nicotinici dell'acetilcolina, di aminoacidi eccitatori come aspartato e gluta-
mato e di aminoacidi inibitori come il -aminobutirrato e la glicina). Il sito di legame del ligando ed
il canale ionico fanno parte di uno stesso complesso proteico e l'apertura del canale avviene come
risposta diretta al legame ligando-recettore. L'azione del neurotrasmettitore si svolge in una frazione
di millisecondi e decade entro pochi millisecondi.

LIGANDO
Membrana
cellulare
Interno cellula
Esterno cellula
CANALE IONICO
RECETTORE
EFFETTI CELLULARI
IPERPOLARIZZAZIONE
O
DEPOLARIZZAZIONE
RECETTORI ACCOPPIATI AD UN CANALE IONICO (IONOTROPI)
IONI

34
I neurotrasmettitori eccitatori come l'acetilcolina inducono l'apertura di canali cationici, in
particolare del sodio. Il risultato immediato l'afflusso di ioni Na
+
nella cellula con conseguente
depolarizzazione e generazione di un potenziale d'azione. L'attivazione dei recettori di
neurotrasmettitori inibitori invece induce l'apertura di canali anionici (Cl
-
) con iperpolarizzazione
della cellula.
I canali ionici collegati direttamente (come nel caso appena esaminato) oppure indiretta-
mente (come nel caso di certi tipi di recettori accoppiati alle proteine G, vedi successivamente) ad
un recettore e che si aprono solo in presenza di un ligando sono indicati come canali ionici regolati
da un ligando (ligand-gated ion channels). Altri canali ionici sono invece regolati da differenze di
potenziale (voltage-gated ion channels). Il pi semplice tipo di interazione di questi canali con i
farmaci consiste nel blocco fisico del canale (ad esempio, nel caso degli anestetici locali).

Recettori Metabotropi

Questa famiglia di recettori comprende recettori di vari ormoni e trasmettitori lenti quali i
recettori muscarinici dell'acetilcolina, i recettori adrenergici, dopaminergici ed oppiacei. L'attiva-
zione del recettore da parte di un ligando produce la attivazione di un trasduttore il quale, a sua
volta, provoca l'attivazione (o l'inattivazione) di un enzima (oppure l'apertura, o la chiusura, di un
canale ionico). L'attivazione dell'enzima si concretizza nella produzione di un 'secondo messaggero'
(il primo messaggero il ligando recettoriale) il quale interviene nella regolazione di specifiche
funzioni cellulari (figura successiva). La scala dei tempi dell'ordine dei secondi. Meccanismi di
questo genere danno luogo ad una amplificazione del segnale iniziale, poich un singolo complesso
ligando-recettore pu attivare numerose molecole di trasduttore, ognuna delle quali, a sua volta, pu
rimanere associata all'enzima abbastanza a lungo da provocare la produzione di numerosissime
molecole di secondo messaggero.


EFFETTI CELLULARI
ALTRO
FOSFORILAZIONE
DI PROTEINE
RILASCIO DI Ca
PROTEINA G
(TRASDUTTORE)
SECONDO MESSAGGERO
(es. cAMP)
ENZIMA
(AMPLIFICATORE)
es. Adenilato Ciclasi
LIGANDO
Membrana
cellulare
Interno cellula
Esterno cellula
RECETTORE
RECETTORI ACCOPPIATI ALLE PROTEINE G (METABOTROPI)



Il trasduttore comunemente rappresentato dalle proteine G. Le proteine G (cos chiamate
per la loro interazione con i nucleotidi guaninici GTP e GDP) consistono di tre subunit ancorate
alla membrana plasmatica, o, | e . I nucleotidi guaninici sono legati alla subunit o.

35
Nello stato a riposo, la proteina G
esiste come trimero indissociato con GDP
che occupa il sito sulla subunit o. Quando
il recettore viene attivato da un ligando,
avviene un cambiamento conformazionale
nel recettore che lo porta ad associarsi alla
proteina G. L'associazione recettore-
proteina G provoca la sostituzione di GDP
con GTP che, a sua volta, induce la
dissociazione del trimero con rilascio delle
subunit o-GTP e |,. La subunit o (ma
anche il dimero |,) pu diffondere lungo
la membrana ed associarsi con vari enzimi,
ad es. adenilato ciclasi, ma anche canali
ionici, causandone la attivazione o la
inattivazione (o la apertura o la chiusura).
Si conoscono proteine G stimolatrici e
proteine G inibitrici. L'attivazione
dell'adenilato ciclasi stimola la formazione
di AMP ciclico. Il processo termina con
l'idrolisi del GTP a GDP ad opera della
subunit o dotata di attivit GTPasica. La
risultante subunit o-GDP si dissocia
dall'enzima bersaglio e si riunisce al
dimero |,, ripristinando il trimero e
completando cos il ciclo.
Oltre al sistema adenilato
ciclasi/cAMP, altri effettori accoppiati alle
proteine G sono il sistema fosfolipasi
C/inositolo fosfato e certi canali ionici (in
quest'ultimo caso non sono coinvolti
secondi messageri e la proteina G
interagisce direttamente con il canale).


Recettori Accoppiati Ad Una Chinasi

I recettori con attivit
enzimatica intrinseca incorporano un
dominio intracellulare con attivit di
proteina chinasi (in genere una tirosina
chinasi). Comprendono i recettori
dell'insulina e di varie citochine e
fattori di crescita. Sono coinvolti
principalmente in eventi di controllo
della crescita e della differenziazione
cellulari ed, indirettamente, di
regolazione della trascrizione genica.
(Per i dettagli del loro funzionamento,
vedi paragrafo successivo Struttura
dei recettori)

EFFETTI CELLULARI
FOSFORILAZIONE
DI PROTEINE
ENZIMA (CHINASI)
LIGANDO
Membrana
cellulare
Interno cellula
Esterno cellula
RECETTORE
RECETTORI ACCOPPIATI AD UNA CHINASI
36
Recettori intracellulari (modulatori della trascrizione)

La regolazione recettore-mediata della trascrizione del DNA caratteristica degli ormoni
steroidei e tiroidei. Alcuni di tali recettori sono localizzati nel citoplasma, altri nel nucleo ed i loro
ligandi sono tutti composti lipofili in grado di attraversare facilmente la membrana cellulare. A se-
guito del legame, ad esempio di una molecola di steroide, il recettore dimerizza. Il dimero si lega a
una proteina coattivatore o corepressore e l'intero complesso si lega a sequenze specifiche del DNA
note come elementi di risposta all'ormone (HRE, hormone-responsive elements) che sono
localizzate circa 200 coppie di basi a monte dei geni la cui espressione viene regolata dall'ormone.
A seconda del complesso coinvolto, il legame con il DNA attiva o inibisce l'inizio del processo di
trascrizione. Altre molecole che agiscono in maniera simile sono la vitamina D e l'acido retinoico.



Struttura Generale delle Quattro Superfamiglie Recettoriali

I segmenti rettangolari delle figure rappresentano le regioni idrofobiche ad o-elica della
proteina che formano i domini transmembrana dei recettori (domini = regioni compatte di una
proteina unite tra loro da segmenti polipeptidici). I recettori accoppiati ad un canale ionico (recettori
ionotropi) comprendono 4-5 subunit del tipo mostrato in figura A e quindi l'intero complesso
proteico contiene 16-20 segmenti transmembrana che circondano un canale ionico centrale.


37

Nella figura seguente mostrata longitudinalmente e trasversalmente la struttura molecolare
del recettore nicotinico dell'acetilcolina che tipico di questa superfamiglia di recettori. Il recettore
nicotinico consiste di 4 differenti tipi di subunit: o, |, , o. Le pareti del canale sono formate dai
secondi domini transmembrana (M2) di ciascuna subunit.




Tutti i recettori metabotropici possiedono 7 domini transmembrana (Figura B). La terza
lunga ansa citoplasmatica costituisce la regione recettoriale che accoppia con le proteine G. La
regione di legame per piccoli ligandi come l'adrenalina incassata in una cavit tra il secondo ed il
terzo dominio transmembrana, mentre pi superficiale per ligandi di grandi dimensioni.



I recettori accoppiati ad una chinasi hanno domini sia extra- che intracellulari molto grandi
(Figura C).

38
Il legame del ligando produce generalmente la dimerizzazione di una coppia di recettori
(Figura successiva). L'associazione dei due domini intracellulari con attivit enzimatica consente
l'autofosforilazione dei due residui tirosinici che agiscono cos da siti ad alta affinit per altre
proteine intracellulari (proteine adattatrici che hanno in comune una sequenza aminoacidica nota
come dominio SH2).
In una importante via di traduzione, la proteina adattatrice, attivata per fosforilazione dalla
tirosina chinasi recettoriale, va a legarsi, attivandola, alla proteina Ras (che funziona come una
proteina G) la quale, a sua volta, attiva a cascata una sequenza di chinasi l'ultima delle quali va a
fosfoforilare uno o pi fattori di trascrizione che danno inizio all'espressione genica.

P P
LIGANDO
Dimerizzazione Autof osf orilazione
Proteine Ras
Attivazione a Cascata
di Chinasi
Dominio tirosina chinasico
Residuo di Tirosina
Attivazione di un
fattore di trascrizione
Dominio di legame
del ligando
NUCLEO
Trascrizione
genica
Dominio SH2
Proteina
adattatrice



La maggior parte dei recettori della quarta superfamiglia (recettori intracellulari modulatori
della trascrizione genica) localizzata nel nucleo. Sono grandi proteine monometriche contenenti
una regione centrale con due anse di circa 15 residui aminoacidici ognuna, mantenute in una
conformazione particolare da 4 residui di cisteina della sequenza che circondano un atomo di zinco
(zinc fingers, dita di zinco) (Figura D). Tale regione costituisce il dominio di legame con il DNA. A
seguito del legame con il ligando (ad esempio uno steroide), il recettore dimerizza ed il dimero si
lega a sequenze specifiche del DNA note come elementi di risposta dell'ormone (HRE) che si
trovano circa 200 basi a monte dei geni che vengono espressi.




39
Agonisti ed Antagonisti

Un agonista recettoriale un ligando in grado di attivare un recettore inducendo una risposta
biologica intrinseca. Un farmaco che si comporta da agonista simula l'azione del mediatore natu-
rale (ligando endogeno, agonista fisiologico) e ne riproduce gli effetti.
Un antagonista recettoriale invece un ligando che si lega ad un recettore senza attivarlo.
Quindi un antagonista pu bloccare la capacit di un agonista di indurre una risposta.
Ad esempio, il neurotrasmettitore acetilcolina
CH
3
COOCH
2
CH
2
N(CH
3
)
3
+
agisce su due sottotipi di
recettori indicati come recettore muscarinico e recettore
nicotinico poich i due gruppi di risposte che l'acetil-
colina produce attivandoli possono essere riprodotti da
due alcaloidi: muscarina e nicotina, rispettivamente. La
attivazione dei recettori muscarinici da parte della
acetilcolina o della muscarina provoca diminuzione della frequenza e della forza contrattile
cardiache, vasodilatazione periferica, restringimento della pupilla (miosi), aumento delle secrezioni
ghiandolari, contrazione dei tratti gastrointestinale ed urinario. Un antagonista muscarinico produce
effetti opposti: diminuzione della secrezione salivare e del succo gastrico, diminuzione della
peristalsi intestinale, dilatazione della pupilla. Farmaci con questi tipi di attivit sono di potenziale
utilit nel trattamento dell' ulcera, in oftalmologia, come antispastici.
Indipendentemente dalla natura specifica del recettore R, l'interazione di un ligando L con
esso pu essere descritta dallo schema seguente:



Alla formazione reversibile di un complesso ligando-recettore fa seguito, nel caso di un
agonista, l'attivazione di un meccanismo di trasduzione (apertura di un canale ionico, formazione di
un secondo messaggero, eccetera) che si traduce in una risposta biologica. Nel caso di un
antagonista, i meccanismi di trasduzione non si attivano e l'effetto osservato la conseguenza del
blocco recettoriale.
Tre propriet quantificano le interazioni farmaco-recettore:
a) l'affinit per un recettore definisce quanto fortemente il farmaco si lega al recettore ed misurata
dalla costante di dissociazione K
d
del complesso LR;
b) l'efficacia invece una misura dell'effetto massimo che il farmaco pu produrre;
c) la potenza infine la concentrazione di farmaco richiesta per ottenere un determinato effetto (in
genere la concentrazione che produce il 50% dell'effetto massimo).
Le propriet b) e c) possono essere
opportunamente visualizzate mediante le
curve dose-risposta. Se leffetto di un
agonista, espresso come percentuale della
risposta massima (E/E
max
), viene riportato in
funzione della sua concentrazione C, la
curva assume la forma di una sigmoide su
scala semilogaritmica (EC
50
rappresenta la
concentrazione che produce il 50%
dell'effetto massimo). Nelle due figure della
pagina successiva sono illustrati i concetti di
agonista pieno e di agonista parziale.

E
E
max
lg [C]
1
0.5
0
EC
50
40

Gli antagonisti possono essere classificati in base alle loro cinetiche di interazione con il
recettore in antagonisti reversibili ed irreversibili. L'antagonismo irreversibile si verifica non solo
con antagonisti che formano legami covalenti con il recettore (evento piuttosto occasionale nelle
interazioni farmaco-recettore, mentre pi frequente in quelle farmaco-enzima e farmaco-DNA) ma
anche con antagonisti che formano legami non covalenti, ma che si dissociano molto lentamente dal
recettore).
In base invece al sito di legame, gli antagonisti si suddividono in antagonisti competitivi e
non competitivi. I primi interagiscono con lo stesso sito di legame dell'agonista e competono con
esso nel processo di interazione. I secondi interagiscono con un sito distinto da quello di legame
dell'agonista, ma attraverso determinati meccanismi prevengono egualmente l'attivazione del
recettore da parte dell agonista.
Le varie categorie di antagonisti hanno effetti diversi sulle curve dose-risposta di un agonista.
Nel caso di antagonisti competitivi e reversibili, la loro aggiunta provoca uno spostamento parallelo
verso destra delle curve dose-risposta dell'agonista. Si parla in questo caso di antagonismo
sormontabile. Se invece si ha una diminuzione della risposta massima dell'agonista con o senza
spostamento delle curve verso destra, l'antagonismo detto insormontabile ed caratteristico degli
antagonisti reversibili non competitivi e di quelli irreversibili competitivi (ad alte concentrazioni) e
non competitivi.


E
E
max
lg A
E
E
max
lg A
Antagonismo sormontabile Antagonismo insormontabile


La scoperta che alcuni recettori hanno una attivit intrinseca anche in assenza di ligando ha
suggerito che essi esistano in due stati in equilibrio tra loro, quello attivo e quello inattivo (Figura
della pagina seguente). In assenza di ligando prevale grandemente la conformazione inattiva. Un
agonista si lega preferenzialmente alla conformazione attiva, stabilizzandola, e sposta di
conseguenza l'equilibrio verso di essa; un antagonista si lega egualmente bene ad entrambe le
conformazioni e quindi non si ha spostamento dell'equilibrio iniziale n variazione dell'attivit
biologica rispetto alla situazione in assenza di ligando. Un agonista inverso infine ha preferenza per
la conformazione inattiva, sposta l'equilibrio iniziale ancora di pi verso essa, con una caduta
dell'attivit intrinseca.
41
Conformazione
inattiva
Conformazione
attiva
Agonista
inverso
Agonista
Antagonista
Modello di Recettore a Due Stati



Legami Farmaco-Macromolecole bersaglio


Tipo di legame
Energia di interazione
(kcal/mole)
Esempio

legame covalente

legame ionico


legame ionico rinforzato


legame ione-dipolo

legame dipolo-dipolo

legame idrogeno

legame di van der Waals



legame idrofobico



trasferimento di carica

40-110

5


10


1-7

1-7

1-7

0.5-1



1



1-7

R OR'
N
R
H H
H
+
O
-
O
R'
I
-
R
4
N
+
O C
o+ o
NR
3
OH O
R
R'
C C
R
4
N
+
NR
3
NR
3
X (X = elettronattrattore)



La natura del legame che si stabilisce tra un farmaco ed il suo bersaglio macromolecolare e
le implicazioni stereochimiche relative influenzano fortemente il carattere e l'entit dell'interazione
ed in ultima analisi la risposta finale. I legami coinvolti nell'interazione farmaco-bersaglio biologico
sono gli stessi operanti per qualsiasi molecola organica e cio legami covalenti, ione-ione, ione-
42
dipolo, dipolo-dipolo, idrogeno, dipolo-dipolo indotto, dipolo indotto-dipolo indotto (forze di van
der Waals), idrofobico ed a trasferimento di carica. Nella tabella precedente sono riassunti i vari tipi
di legame che si possono formare tra farmaci e macromolecole biologiche e le energie relative.

Legami Covalenti

I legami covalenti che derivano dalla compartecipazione di elettroni tra due atomi e si
realizzano attraverso la sovrapposizione di orbitali atomici sono meno frequenti in chimica
farmaceutica di quelli non covalenti; riguardano in massima parte enzimi ed acidi nucleici, mentre
sono presenti raramente nelle interazioni con i recettori; la loro formazione comporta modificazioni
permanenti nella macromolecola bersaglio che non sempre sono auspicabili. In generale,
preferibile l'uso di farmaci che producono interazioni non covalenti poich i loro effetti possono
essere efficacemente controllati sospendendone la somministrazione. Un settore in cui la
formazione di legami covalenti pu essere desiderabile la chemioterapia, laddove il bersaglio
biologico appartiene all'organismo invasore o alla cellula neoplastica (ovviamente presupponendo
una selettivit d'azione).
Alcuni esempi importanti di legami covalenti sono i seguenti.

Acilazione
Gli antibiotici |-lattamici (penicilline, cefalosporine) si comportano da acilanti particolar-
mente efficaci nei confronti di una famiglia di
enzimi batterici, le proteine leganti le penicilline
(PBP), in particolare delle classi implicate in uno
stadio chiave della biosintesi del peptidoglicano,
costituente basilare e caratteristico della parete
cellulare batterica. Il peptidoglicano, chiamato
anche mureina, la macromolecola responsabile
della rigidit, forza tensile, protettivit e forma
caratteristica della parete cellulare e, indirettamente, dell' intera cellula batterica e si contrappone
all'elevata pressione osmotica presente all'interno della cellula.

OH
NHCOCH
3
CH
2
OH
O
O
O
NHCOCH
3
CH
2
OH
O
O C CH
3
CH
AG
L-Lys
L-Ala
D-Glu
Gly Gly
L-Lys
L-Ala
D-Ala
Gly Gly Gly Gly Gly D-Ala
L-Lys
D-Glu
L-Ala
Gly Gly
D-Glu
D-Ala
PEPTIDOGLICANO
D-Ala
L-Lys
D-Glu
L-Ala
D-Ala
Gly Gly
L-Lys
D-Glu
L-Ala
D-Ala
Gly Gly Gly Gly GlyNH
2
Gly Gly
AG = N-Acetilglucosamina
AMA = Acido N-acetilmuramico
AMA
AG
AG
AG
AG
AMA
AMA
AMA
AMA

N
S
O
H
N R
O
CO
2
H
Penicillina
N
O
H
N R
O
S
CO
2
H
R'
Cefalosporina
43
Il peptidoglicano (figura precedente) un complesso eteropolimero costituito da una parte
glicidica e da una peptidica. La componente glicidica una catena lineare di n unit di un
disaccaride costituito da N-acetilglucosamina ed acido N-acetilmuramico uniti tra loro mediante
legame glicosidico tra il carbonio 1 della N-acetilglucosamina ed il carbonio 4 dell' acido N-
acetilmuramico. Questa componente sostanzialmente identica in tutti i batteri. La componente
peptidica della mureina formata da un tetrapeptide (la composizione pi comune L-Ala-D-Glu-
L-Lys-D-Ala) unito alla porzione glicidica da un legame amidico tra il carbossile dell'acido N-
acetilmuramico e l'aminogruppo del primo aminoacido del tetrapeptide. Nel loro insieme, queste
due componenti costituiscono l'unit strutturale fondamentale del peptidoglicano.
Esso tuttavia non sarebbe un polimero molto robusto e non conferirebbe resistenza alla
parete cellulare se non si avessero anche dei legami crociati tra il tetrapeptide di una unit e quello
di una unit adiacente. Esiste un'alta variabilit nella natura del ponte tra le unit. Nello S. aureus il
ponte formato da cinque glicine. Nella formazione del legame crociato, il gruppo amminico
terminale ad una estremit della catena pentaglicinica attacca il legame peptidico tra due residui di
D-alanina terminali di un'altra unit peptidica.
Il processo catalizzato dalle PBP con attivit transpeptidasica che agiscono formando un
legame covalente con la penultima D-alanina del peptide per attacco nucleofilo di un residuo
serinico presente al sito attivo dell'enzima sul carbonile amidico tra le due D-Ala. L'intermedio acil
enzima reagisce poi con il gruppo amminico della glicina terminale formando il legame trasversale
e rigenerando l'enzima (Figura successiva).
CH
2
OH
NH Gly O C
CH
2
OH
CO
2
-
O C
NH
O C
CH
2
O
H
2
N Gly
Enzima
D-Ala
D-Ala
Enzima
D-Ala
D-Ala
D-Ala
Enzima



H
N
N
H
H
Me
CO
2
H
H
O
H
Me
Me
Me
S
H
O
H
CO
2
H
N
N
R
O
O
H
Peptidoglicano
Penicillina
Residuo D-Ala-D-Ala
Analogia strutturale tra una penicillina ed
il residuo D-Ala-D-Ala del pentapeptide

44
La penicillina viene scambiata dalla transpeptidasi per il suo substrato in quanto la sua
struttura molto simile a quella dell'acil-D-Ala-D-Ala. Inoltre, l'anello |-lattamico a quattro termini
della penicillina tensionato e ci lo rende particolarmente reattivo. Si forma quindi un legame
covalente tra l'enzima e l'antibiotico e l'addotto risultante non procede oltre, in quanto non viene
idrolizzato e non subisce reazioni di transamidazione per ragioni steriche ed a causa di variazioni
conformazionali dell'enzima.


CH
2
O
O
RCONH
CH
2
OH
Enzima
Enzima
N
S
H
N
O
CO
2
-
R
O
HN
S
CO
2
-



Alchilazione
Tipici agenti alchilanti sono le mostarde azotate RN(CH
2
CH
2
Cl)
2
, impiegate come
antitumorali, che agiscono alchilando le basi azotate del DNA, in particolare l'azoto in posizione 7
della guanina. Le conseguenze del processo di alchilazione sono varie. L'evento responsabile della
letalit cellulare la formazione di legami crociati tra due residui guaninici presenti sui due
filamenti appaiati del DNA.



Fosforilazione
I composti organofosforici (utilizzati come insetticidi e, in passato, nel trattamento del
glaucoma) sono inibitori dell'acetilcolinesterasi, dell'enzima deputato alla idrolisi e quindi
all'inattivazione dell' acetilcolina.
45
R'Y
R'Y
X
O
RY P HOH
2
C O RY P
OH
2
C
Acetilcolinesterasi
R, R' = Alchile o Arile
Y, Y' = O, talvolta S
X = Gruppo uscente


Due dei tre esempi riportati si riferiscono a farmaci le cui azioni farmacologiche sono
dovute alla loro capacit di inibire irreversibilmente un enzima, modificando covalentemente un
gruppo funzionale enzimatico essenziale per la sua attivit catalitica. Inibitori irreversibili di questo
tipo sono indicati con il termine di marcatori per affinit (affinity labels). Un marcatore per affinit
quindi un reagente diretto al sito attivo dell'enzima e che possiede un gruppo chimico reattivo di
natura elettrofila in grado di formare un addotto irreversibile con l'enzima bersaglio. Lo schema
cinetico quello gi visto per una inbizione irreversibile competitiva.

E I I E
I + E


Un meccanismo inibitorio diverso dal precedente, anche se comunemente di tipo
irreversibile anch'esso, l'inibizione basata sul meccanismo o inibizione suicida. Un inibitore
suicida una sostanza che non possiede inizialmente le caratteristiche di inibitore, viene trattata
dall'enzima come un substrato e, una volta legatasi al sito attivo dell' enzima, viene trasformata
dall'enzima stesso in una specie reattiva (inibitore) che si lega fortemente all'enzima prima del
rilascio dal sito attivo. L'enzima quindi produce il proprio inibitore a partire da un composto
inattivo e commette con ci suicidio. I tipi di inibizione che si possono verificare sono di vario tipo.
La variet 'classica' e pi frequente di inibitori suicidi comprende intermedi reattivi con propriet
elettrofile che si combinano covalentemente con l'enzima e producono una inibizione irreversibile.
Lo schema cinetico di tali inibitori il seguente, dove S' = pseudosubstrato, I
R
= intermedio reattivo
e P = prodotto della reazione enzimatica.

E I
R
S' E S' + E E I
R
P + E
k
1
k
2
k
3
k
4
k
-1
inattivaz.
normale


Mentre i marcatori per affinit possono, a causa della loro reattivit intrinseca reagire con
enzimi (o altre biomolecole) diversi da quello bersaglio, gli inibitori suicidi sono in linea di
principio attivati solamente dall'enzima bersaglio, con il conseguente vantaggio di minori effetti
indesiderati.
Sebbene vi siano attualmente in uso solo pochi farmaci progettati razionalmente come
inibitori suicidi, ne esistono diversi che sono stati riconosciuti agire come tali a posteriori. Un
elenco di farmaci inibitori suicidi il seguente.

Tranilcipromina (antidepressivo)
Pargilina (antiipertensivo)
L-Deprenil (antiparkinson)
5-Fluorouracile (antitumorale)
Trifluridina (antivirale)
Allopurinolo (antiiperuricemico)
Acido clavulanico (antibatterico)
Sulbactam (antibatterico)
Vigabatrin (anticonvulsivante)
Exemestan (antineoplastico)
46
Come esempio di funzionamento di un inibitore suicida, vediamo in dettaglio gli inibitori
delle |-lattamasi. Le |-lattamasi sono enzimi batterici responsabili della inattivazione degli
antibiotici |-lattamici e costituiscono uno dei principali meccanismi di resistenza nei confronti di
tali antibiotici. Agiscono sull'anello |-lattamico allo stesso modo delle PBP, ma la rigenerazione
dell'enzima nel caso delle |-lattamasi un processo veloce. Gli inibitori in uso sono tre: acido
clavulanico (in associazione con amoxicillina e ticarcillina), sulbactam (in associazione con la
ampicillina) ed il tazobactam (in associazione con la piperacillina).

OH
N
O
O
CO
2
H
H
O
O
N
S
O
CH
3
CH
3
CO
2
H
H H
CO
2
H
CH
3
O
S
N
N
N
N
O
O
Acido clavulanico
Sulbactam Tazobactam


Uno schema generale per il meccanismo inibitorio indicato qui appresso per l'acido
clavulanico. Sequenze simili si verificano nel caso di sulbactam e tazobactam.


O
O HN
O
O
-
CO
2
-
N
O
N
NH
2
OH
CO
2
-
O
O
N
Transiminazione
S' + E
Inattivazione
irreversibile
E I
R
S' E S' + E
E I
R
inattivaz.
O
O
E I
R
E I
R
OH
OH
.
. .
NH
2
Acido clavulanico



Un ossidrile serinico presente al sito attivo della |-lattamasi attacca il carbonile |-lattamico;
si ha una contemporanea reazione di |-eliminazione in cui il gruppo uscente un enolato con
formazione di una imina che costituisce l'intermedio reattivo I
R
. Il carbonio iminico elettrofilo viene
attaccato da un gruppo aminico appartenente ad un residuo lisinico dell'enzima. La reazione di
transiminazione e la successiva isomerizzazione ad enamina producono un addotto acil-enzima con
l'enzima legato attraverso due residui aminoacidici.

47
Legami non Covalenti

I legami non covalenti che si incontrano nelle interazioni farmaco-bersaglio biologico sono:
ione-ione, ione-dipolo, dipolo-dipolo, idrogeno, dipolo-dipolo indotto, dipolo indotto-dipolo indotto
(forze di van der Waals), idrofobico ed a trasferimento di carica. Sono caratterizzati da energie di
legame modeste se paragonate a quelle dei legami covalenti e da un limitato raggio d'azione. Le
interazioni dovute a legami non covalenti sono di breve durata. La loro importanza non deve essere
tuttavia sottovalutata in quanto spesso si ha la formazione progressiva (cio a man mano che il
farmaco si avvicina alla macromolecola bersaglio) di legami multipli di vario genere.
Un gran numero di farmaci costituito da molecole ionizzabili ai vari pH fisiologici. D'altra
parte le biomolecole bersaglio, essendo pi spesso di natura proteica, a loro volta possiedono centri
ionizzabili quali ad esempio i gruppi CO
2
H degli aminoacidi acidi (aspartico, glutammico) ed i
gruppi NH
2
degli aminoacidi basici (arginina, istidina, lisina). Altri centri ionizzabili presenti nelle
macromolecole biologiche sono i residui fosforici degli acidi nucleici, i centri carichi dei fosfolipidi
e dei polisaccaridi. Pertanto le interazioni tra ioni di segno opposto sono molto frequenti.
Anche le molecole neutre possono avere gruppi in cui si hanno separazioni di cariche
parziali con formazione di dipoli permanenti, come risultato della differenza di elettronegativit in
particolare tra il carbonio ed atomi quali azoto, ossigeno, alogeni. Chetoni, esteri, eteri, amidi, nitrili
sono tutti gruppi contenenti dipoli responsabili potenzialmente di interazioni dipolari con il
bersaglio biologico.
Il legame idrogeno, caso particolare di interazione dipolo-dipolo, consiste in una interazione
elettrostatica tra una coppia di elettroni non condivisi legati ad un eteroatomo (N, O, S) ed un
idrogeno elettron-deficiente di gruppi quali NH, OH, SH e rappresenta il meccanismo fondamentale
per accrescere la solubilit di un farmaco polare non elettrolita.
Le forze di van der Waals sono le forme di attrazione tra gli atomi pi universale. Esse inter-
vengono ogni qualvolta due atomi di molecole diverse si avvicinano sufficientemente. Sono anche
indicate come forze di dispersione di London e sono basate sulla induzione di asimmetria nella nube
elettronica di un atomo da parte del nucleo di un atomo vicino. Si verifica una mutua polarizzazione
delle nuvole elettroniche con formazione di dipoli momentanei complementari. La energia in gioco
piuttosto debole e decresce molto rapidamente con la distanza tra le molecole; ad esempio per una
coppia di gruppi CH
2
assomma a ~ 0.7 Kcal/mole. Tuttavia, quando le porzioni non polari
interagenti sono sufficientemente estese e di appropriata configurazione, le forze di van der Waals
possono contribuire significativamente alla stabilizzazione del complesso farmaco-biomolecola. Gli
anelli aromatici e le catene alifatiche lineari o poco ramificate soddisfano questi requisiti.
Il legame idrofobico rappresenta
una delle pi importanti interazioni
implicate nella conservazione della
struttura terziaria delle proteine. Il termine
legame non in realt appropriato, dal
momento che l'interazione sempre del
tipo van der Waals, ma deriva da un
guadagno di entropia del solvente acquoso
ed pi corretto perci parlare di effetto
idrofobico.
Le porzioni apolari di una
molecola presente in soluzione acquosa
sono circondate da un mantello idratante
estremamente ordinato (strutture a gabbia)
a bassa entropia che non compensata a
sufficienza dall'energia (fattore entalpico)
associata alle deboli interazioni di tipo
dipolo-dipolo indotto tra l'acqua e le
Catena apolare
del farmaco
Catena apolare
del biopolimero
molecola
d' acqua
48
porzioni apolari (si ricordi che la variazione di energia libera per un processo data da AG = AH
T AS, dove AH la variazione di entalpia, AS la variazione di entropia e T la temperatura
assoluta. Per un processo spontaneo AG < 0). Di conseguenza, le parti apolari di due molecole
diverse tendono ad aggregarsi spontaneamente tra loro in modo da diminuire il numero delle
strutture a gabbia attorno ad esse ed accrescere quindi lo stato di disordine del sistema con aumento
del fattore entropico (l'aumento di entropia del solvente maggiore in valore assoluto della
diminuzione di entropia del soluto) che compensa ampiamente la variazione sfavorevole di entalpia.
La forza motrice che determina quindi l'instaurarsi delle interazioni di van der Waals tra due
porzioni apolari di due molecole (in particolare di un farmaco e di una biomolecola) in soluzione
acquosa l'aumento di entropia del solvente.
I complessi a trasferimento di carica si originano tra molecole elettron-ricche che agiscono
da donatrici (D) e molecole elettron-povere che si comportano da accettrici (A). Il termine
'trasferimento di carica' si riferisce ad una successione di eventi tra una molecola D ed una molecola
A che pu andare dalle deboli interazioni di van der Waals fino alla formazione di una coppia
ionica. In altri termini, un complesso a trasferimento di carica un ibrido tra due strutture limiti,
una in cui le molecole interagiscono tramite le forze di dispersione e l'altra in cui D ed A sono
legate da un legame ionico.

D + A D
.....
A D
o+
A
o
D
+
A
-


Tipiche molecole donatrici sono gli eterociclici t elettron-ricchi pirrolo, furano e tiofene
(contengono 6 elettroni t distribuiti su 5 atomi), i composti aromatici con sostituenti elettron-
donatori ed i composti con doppietti elettronici non condivisi; molecole accettrici sono invece ad
esempio sistemi eterociclici t elettron-poveri quali gli anelli purinico e pirimidinico e composti
aromatici con sostituenti elettron-attrattori.

Stereochimica ed Attivit

I processi che costituiscono la farmacocinetica e la farmacodinamica di un farmaco
comprendono una serie continua di interazioni con biopolimeri dotati spesso di grande specificit
strutturale. Di conseguenza, si verifica spesso che due enantiomeri (pi in generale due
stereoisomeri) differiscono considerevolmente tra loro per quanto riguarda l'attvit biologica. Una
tendenza generale attuale dell'industria farmaceutica quella di passare dalle forme raceme agli
enantiomeri singoli (switch chirale). Oltre a migliorare la qualit del farmaco, lo switch chirale
rappresenta anche un modo per prolungarne la vita brevettuale dal momento che l'enantiomero puro
considerato una nuova entit.

Richiami di Stereochimica Organica

Stereoisomeri sono isomeri che differiscono soltanto per il modo con cui gli atomi che li
costituiscono sono disposti nello spazio. Essi possono essere classificati in base all'entit delle
barriere energetiche che ne limitano la interconversione ed in base a criteri di simmetria.
Sulla base di criteri di interconvertibilit, gli stereoisomeri possono essere distinti in isomeri
configurazionali, interconvertibili per rottura di un legame covalente, ed in isomeri conformazionali,
interconvertibili per rotazione attorno ad un legame singolo. La facilit di interconversione carat-
teristica di quasi tutti gli isomeri conformazionali, mentre gli isomeri configurazionali l'intercon-
versione implica la rottura di un legame covalente, per la quale rottura la barriera energetica molto
alta.
Sulla base di criteri di simmetria gli stereoisomeri sono distinguibili in enantiomeri (isomeri
ottici) ed in diastereoisomeri, a seconda che le coppie di stereoisomeri siano o meno immagini
speculari (non sovrapponibili).
49
La non sovrapponibilit delle immagini speculari definita chiralit e gli atomi della
molecola responsabili della chiralit sono indicati come centri chirali. Mentre due diastereoisomeri
hanno propriet fisiche e chimiche differenti, due enantiomeri hanno identiche propriet chimiche e
fisiche ad eccezione del comportamento verso reagenti chirali e del senso di rotazione del piano
della luce polarizzata, rispettivamente. Sebbene la maggior parte delle molecole che esistono come
coppie di enantiomeri contenga almeno un atomo di carbonio asimmetrico (cio legato a quattro
sostituenti diversi), la presenza di atomi di carbonio asimmetrici non condizione n necessaria n
sufficiente per l' esistenza di enantiomeri.
La diastereoisomeria si origina dall' esistenza in una molecola di due o pi centri chirali,
oppure dalla ristretta rotazione attorno ad un legame (isomeria geometrica o cis-trans). Nel primo
caso, se n sono i centri chirali, il numero massimo di stereoisomeri 2
n
. Le coppie di enantiomeri
sono 2
n
/2 ed ogni enantiomero di una coppia in relazione di diastereoisomeria con tutti i
componenti delle altre coppie. Nel secondo caso, le due categorie pi importanti sono quelle
derivanti dalla presenza di doppi legami e di cicli. L'isomeria geometrica pu essere o meno
accompagnata da quella ottica.

Enantiomeria ed Attivit

In linea generale ed indipendentemente dallo stadio (o dagli stadi) in cui operante la
selettivit, si verifica, come risultato pi frequente, che due enantiomeri mostrano risposte
quantitativamente differenti, cio uno dei due enantiomeri pi potente dell'altro. L'enantiomero
pi potente denominato eutomero, quello meno potente distomero. Il rapporto tra la potenza dello
eutomero e quella del distomero definito rapporto eudismico. Esso aumenta all'aumentare della
potenza dell' eutomero (regola di Pfeiffer).
Altre possibilit sono che uno solo dei due enantiomeri sia attivo (l'enantiomero inattivo
potrebbe tuttavia contribuire agli effetti collaterali), che i due enantiomeri posseggano
qualitativamente e quantitativamente la stessa attivit e che i due enantiomeri mostrino attivit di
tipo differente. Due enantiomeri possono perfino produrre effetti opposti, cio comportarsi come
una coppia agonista-antagonista. In quest'ultimo caso per le potenze sono diverse.
Tornando al caso pi spesso osservato, e cio stesso tipo di attivit ma diversa potenza per i
due enantiomeri, tale risultato la conseguenza di processi selettivi che possono avvenire sia nel
corso della fase farmacocinetica che di quella farmacodinamica.
Per quanto concerne le possibilit di selezione di uno dei due enantiomeri durante la fase
farmacocinetica, si possono fare le seguenti generalizzazioni.
Selettivit di membrana: in genere, i processi di difusione passiva non sono stereoselettivi,
mentre lo sono quelli che coinvolgono proteine trasportatrici;
Biopolimeri non specifici: le due principali proteine sieriche coinvolte in legami non
specifici con pressoch tutti i farmaci sono l'albumina e l'o
1
-glicoproteina acida. Entrambe
mostrano affinit diverse per gli enantiomeri di numerosi farmaci;
Captazioni stereoselettive: Sono state osservate captazioni selettive nei confronti di alcuni
farmaci da parte del tessuto adiposo e di alcuni organi quali cuore, cervello, polmoni;
Escrezione selettiva: La filtrazione glomerulare ed il riassorbimento tubulare (processi
passivi) non sono in grado di discriminare tra due enantiomeri. La selettivit eventualmente
osservata durante l'escrezione renale pu quindi essere la conseguenza o di un legame preferenziale
con le proteine plasmatiche, oppure di una secrezione tubulare stereoselettiva;
Metabolismo selettivo: Numerosi enzimi farmaco-metabolizzanti interagiscono preferen-
zialmente, anche se non esclusivamente, con uno dei due enantiomeri; inoltre essi possono anche
produrre preferibilmente uno dei due possibili enantiomeri a partire da un precursore non chirale.
Le reazioni metaboliche dal punto di vista stereochimico possono presentare:
- stereoselettivit di substrato, quando gli enantiomeri di un substrato chirale sono metabolizzati con
velocit differenti;
50
- stereoselettivit di prodotto, quando in un substrato non chirale viene creato un centro chirale ed
uno dei due enantiomeri prodotto a preferenza;
- stereoselettivit di substrato-prodotto in cui viene creato, preferibilmente a carico di uno dei due
enantiomeri, un ulteriore centro chirale in una molecola gi chirale e uno dei due possibili
diastereoisomeri viene prodotto a preferenza.

C C
achir.
C C
achir.
conf. R
conf. S
*
*
no biotrasformaz.
C C
conf. R
*
C C
conf. R
*
*
*
conf. R
conf. S
p
r
e
fe
r
e
n
z
.
Diastereoisomeri
possibili
X
X


L'area probabilmente pi importante per l'enantioselettivit comunque il sito d'azione.
Nella figura successiva illustrato il cosiddetto 'concetto di attacco a tre punti', sviluppato da
Easson e Stedman, per spiegare l'interazione enantioselettiva di un farmaco con il suo bersaglio
biologico, in particolare con un recettore. A, B e C rappresentano i tre sostituenti di un carbonio
asimmetrico del farmaco in grado di formare un legame con tre aree complementari del recettore,
indicate con le stesse lettere. Si vede facilmente come uno solo dei due enantiomeri possiede la
corretta disposizione dei gruppi per una interazione a tre punti. L'altro enantiomero pu esercitare al
massimo un contatto a due punti. Un recettore pu dunque differenziare due enantiomeri se vi sono
almeno tre siti di legame con gruppi legati al carbonio chirale.



Un modello di questo tipo stato proposto per spiegare la differenza di attivit tra gli
enantiomeri dell'epinefrina (adrenalina). La (-) adrenalina ha una affinit circa 100 volte superiore a
quella dell'isomero (+). Solo nell'enantiomero (-) il gruppo OH orientato in modo tale da
consentire il massimo di interazione.

N OH
OH
H
H
Me
HO H
+
N OH
OH
H
H
Me
H OH
+
Sito anionico
Legame
idrogeno
Area piana
R (-) ADRENALINA
+ attiva
S (+) ADRENALINA
- attiva

51
Diastereoisomeria ed Attivit

I diastereoisomeri che si originano da molecole con due o pi centri chirali sono
generalmente attivi in una sola configurazione. Un esempio al riguardo il cloramfenicolo, un
antibiotico antibatterico. Dei quattro stereoisomeri, uno solo attivo.


S R
CH
2
OH
NHCOCHCl
2
H
OH
H
NO
2
S R
H
H
NHCOCHCl
2
H
OH
NO
2
S S
CH
2
OH
H
NHCOCHCl
2
OH
H
NO
2
R R
CH
2
OH
NHCOCHCl
2
H
H
OH
NO
2
CLORAMFENICOLO
Attivit Antibatterica
Relativa
<0.4
1.2
D(-)Eritro
L(+)Eritro
<0.4
L(+)Treo
100 D(-)Treo



Analogo comportamento presentano gli isomeri geometrici. Le differenze di attivit tra essi
possono essere interpretate a livello recettoriale mediante modelli simili a quello di Easson-Stedman.
Nella figura seguente sono illustrati due esempi al riguardo che si riferiscono ad un'olefina e
ad un cicloalcano. Soltanto negli isomeri cis i sostituenti A, B e C hanno disposizione
complementare rispetto ai corrispondenti siti recettoriali, per cui risulteranno attivi.

A B
C
A B
C
C B
A A
C A
A B
A B B
C
C
A
A
C
A
B
A A
C B
X
X

52
Conformazione ed Attivit

La conformazione di una molecola denota i differenti possibili arrangiamenti che gli atomi
costituenti la molecola possono assumere per rotazione attorno ad uno o pi legami semplici.
La conformazione con la quale un farmaco interagisce con il proprio bersaglio biologico
(conformazione attiva) spesso non coincide con la conformazione pi stabile in assoluto. E'
generalmente accettato comunque che ognuna delle conformazioni pi stabili pu essere quella che
interagisce con il biopolimero. E' infatti ragionevole ritenere che per tutte le conformazioni al di
sopra di una certa energia il prezzo energetico da pagare sia troppo altro per essere recuperato
attraverso l'interazione con il biopolimero bersaglio.
Informazioni sulle caratteristiche conformazionali di una molecola possono essere ottenute
mediante principalmente tre metodologie:
(a) la cristallografia ai raggi X permette di individuare la conformazione di una sostanza allo stato
solido con precisione. Tale conformazione pu tuttavia essere anche molto diversa da quella
preferita a livello di interazione biologica;
(b) la risonanza magnetica nucleare (NMR) permette di studiare la conformazione di un composto
in soluzione; questo un vantaggio rispetto alla difrattometria ai raggi X, specie se il solvente
utilizzato ha caratteristiche che si avvicinano all'ambiente fisiologico;
(c) i metodi teorici coinvolgono calcoli nei quali sono presi in considerazione vari parametri
molecolari quali angoli e lunghezze di legame e distribuzione elettronica.
In ogni caso tutti questi metodi di analisi conformazionale forniscono informazioni sulle
conformazioni preferite di una molecola in assenza di bersaglio biologico il quale pu in una certa
misura imporre una conformazione di legame alla sostanza.
E' chiaro che il metodo definitivo per risolvere il problema della caratterizzazione della
conformazione attiva sarebbe quello di studiare la conformazione all'atto dell'interazione. Tuttavia,
ci attualmente possibile solo per quei bersagli biologici per i quali nota la struttura del sito
attivo e nei quali possibile studiare direttamente il complesso con il ligando: in pratica enzimi ed
acidi nucleici.
Un metodo indiretto, adottato da diversi decenni, consiste nella progettazione di analoghi a
flessibilit molecolare ridotta che rappresentano un congelamento di possibili conformeri della mo-
lecola originale. Per ridurre la libert conformazionale di una molecola necessario introdurre in
essa degli elementi strutturali aggiuntivi che da una parte la irrigidiscono ma dall'altra possono mo-
dificare le sue caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche. Per questo motivo, opportuno
che la riduzione di flessibilit venga effettuata con le minime variazioni strutturali possibili.
Un esempio ormai classico di applicazione di tale procedura riguarda l'identificazione della
conformazione attiva dell'acetilcolina. Allo stato solido, in soluzione ed allo stato gassoso la
conformazione pi stabile, dettata non
dall'ingombro sterico tra i due sostituenti ma
dalla interazione ione-dipolo tra il gruppo
ammonico quaternario ed il carbonile estereo,
appare quella sinclinale (gauche). I calcoli
teorici indicano anche che la differenza
energetica tra le 2 conformazioni sfalsate
piccola. Molte evidenze, accumulate nel corso
dei numerosissimi studi dedicati a questo
neurotrasmettitore, indicavano che la
conformazione attiva a livello del recettore
muscarinico era, probabilmente, quella trans
(anti-periplanare). Il problema stato risolto
con la applicazione della metodologia della
restrizione conformazionale. Sono stati sintetizzati e saggiati gli isomeri (+)-cis e -trans
dell'analogo ciclopropanico 2-acetossiciclopropiltrimetilammonio ioduro. Dei due isomeri,
H
H OCOCH
3
NMe
3
H H
OCOCH
3
H H
NMe
3
H H
+ +
sinclinale antiperiplanare
Me
3
N
+
H
OCOCH
3
H
Me
3
N
+
H
H
OCOCH
3
(+)cis-2-acetossiciclopropil-
trimetilammonio ioduro
(+) trans-2-acetossiciclopropil-
trimetilammonio ioduro
I
-
I
-
53
solamente quello trans, corrispondente alla conformaziona antiperiplanare equipotente con
l'acetilcolina, mentre l' isomero cis del tutto inattivo.


Relazioni Struttura-Attivit

Con il termine relazioni struttura-attivit (SAR) si intendono le relazioni tra la struttura
chimica e la attivit farmacologica di una serie di composti. Esse vengono costruite nel corso del
processo di ottimizzazione di un composto guida attraverso modificazioni molecolari del prototipo e
sono a loro volta utilizzate per la progettazione di nuovi analoghi e per una comprensione
dettagliata del meccanismo d'azione e della topografia della biomolecola bersaglio.
Possono essere di carattere qualitativo e di carattere quantitativo (QSAR). In quest'ultimo
caso, si utilizzano per la loro costruzione parametri chimico-fisici e trattazioni matematiche.
Un passaggio fondamentale negli studi SAR rappresentato dalla individuazione del
farmacoforo. Per farmacoforo si intende l'insieme delle caratteristiche strutturali di una molecola
biologicamente attiva che sono necessarie per l'interazione con il biopolimero bersaglio e quindi per
l'attivit. Il bersaglio biologico riconosce l'arrangiamento di certi gruppi della molecola nello spazio
tridimensionale e le loro caratteristiche chimico-fisiche.
Alcune modificazioni vengono realizzate al fine di esplorare gli effetti secondari della
molecola (vedi pg. 4).
Dopo anni di studi SAR si sono messe in evidenza come produttive alcune strategie standard
di modificazione molecolare utilizzabili per l'esplorazione primaria delle relazioni SAR a partire da
un nuovo lead compound con una attivit di qualsiasi tipo.
Tali strategie comprendono:
-dissociazione (o semplificazione) molecolare;
-associazione (o complicazione) molecolare;
-processi speciali: preparazione di profarmaci, costruzione di serie omologhe, sostituzioni
bioisosteriche.


54
Il cosiddetto approccio globale consiste nell'applicare in maniera sistematica tutte le
strategie suddette, individuando cos sulla carta un numero molto alto di variazioni strutturali. La
ricchezza di questa procedura illustrata nella figura precedente, laddove essa applicata al noto
ansiolitico diazepam.
Alcune regole possono aiutare a codificare con precisione l'uso delle varie strategie e ad
aumentarne l'efficacia:
-regola 1: dare priorit ad analoghi che derivano dal prototipo attraverso piccole variazioni;
-regola 2: utilizzare prima possibile i dati biochimici;
-regola 3: utilizzare i dati strutturali;
-regola 4: scegliere opportunamente i sostituenti sugli anelli aromatici;
-regola 5: dare la preferenza ad analoghi la cui sintesi sia pi semplice e meno costosa;
-regola 6: eliminare i centri chirali.

Dissociazione (o Semplificazione) molecolare

Consiste nella sintesi di analoghi pi semplici del prototipo. Il fatto che il farmacoforo sia in
genere limitato ad alcuni elementi strutturali di una molecola che pu essere pi o meno complessa
fa s che si possa procedere spesso ad una semplificazione della molecola, sfrondandola degli
elementi che non appartengono al farmacoforo (molecular pruning).
Uno degli esempi pi noti di semplificazione molecolare che, partendo da un prodotto
naturale complesso, arriva via via alla creazione di molecole sempre pi semplici ma ancora
farmacologicamente attive rappresentato dalla morfina e suoi congeneri.


Me
Me
N
HO
Me
N
EtO
2
C
Me
N
HO
O
Me
N
HO
HO
Me
Me
N
Me
COEt
Meperidina
Fenazocina
(Benzomorfano)
E
Levorfanolo
(Morfinano)
Morfina
SEMPLIFICAZIONE MOLECOLARE
Metadone
D
A
B
C


La morfina un analgesico narcotico, riduce cio la sensibilit al dolore e produce sedazione,
diminuzione dell'attivit mentale ed induzione al sonno. Possiede i seguenti effetti collaterali:
depressione respiratoria, costipazione, nausea, vomito, euforia. Per l'azione euforizzante la morfina
uno stupefacente; gi dopo breve tempo produce dipendenza fisica e psichica ed assuefazione.
Partendo dalla morfina, viene inizialmente rimosso l'anello furanico D con ottenimento dei
morfinani (ad es. levorfanolo). Per eliminazione anche dell'anello C si ha la serie dei benzomorfani
(ad es. fenazocina). La pi semplice modificazione della morfina pu essere osservata nella mepe-
ridina. Infine, perfino nella molecola del metadone si riconoscono i resti dell'anello piperidinico (E).

55
Associazione (o Complicazione) Molecolare

Consiste nella sintesi di analoghi pi complessi del composto guida. I processi di
complicazione molecolare si possono distinguere in processi di:
- replicazione molecolare;
- ibridazione molecolare;
- addizione molecolare.
La replicazione molecolare consiste nell'associazione di unit identiche mediante
formazione di legami covalenti (raddoppiamento molecolare, triplicazione molecolare, etc.):

nA A A
n-1
es: 2A A A
3A A A A


Il caso di gran lunga pi frequente rappresentato dal raddoppiamento molecolare.
L'ibridazione molecolare consiste invece nell'associazione di unit diverse, sempre mediante
formazione di legami covalenti:

A + B A B


L'addizione molecolare consiste infine nell'associazione tra due unit differenti mediante
interazioni non covalenti:

A + B A B


Il raddoppiamento e l'ibridazione molecolari riguardano la costruzione dei cosidetti "twin
drugs", farmaci che derivano appunto dalla combinazione covalente di due porzioni farmacofore
identiche o diverse.
Essi possono essere legati direttamente fra loro, separati da uno spaziatore oppure addirittura
sovrapposti parzialmente.


A
B A
A
A A A B
A +
o A A
B
A A B
o
o
o



I twin drugs possono rigenerare in vivo i costituenti (questo si verifica soprattutto per gli
ibridi molecolari) oppure no (questo invece vale per entrambi i tipi di twin drugs). Nel primo caso si
tratta di profarmaci reciproci (i due principi attivi si rendono profarmaci a vicenda); il twin drug di
per s inattivo, si scinde in vivo (in genere attraverso un processo di idrolisi) e rigenera i due
componenti attivi. Lo scopo del twin drug quello di migliorare le propriet farmaceutiche e
farmacocinetiche. Un profarmaco reciproco avr un'alta probabilit di successo a patto che esso
venga ben assorbito, entrambi i componenti siano rilasciati contemporaneamente e quantitativa-
mente dopo assorbimento ed ingresso in circolo, l'effetto massimo si verifichi con un rapporto tra
essi di ~ 1:1 (in altre parole non ci deve essere una differenza troppo grande tra le concentrazioni
attive dei due componenti).
56
Un esempio fornito dalla sultamicillina, un ibrido molecolare tra l'ampicillina, un
antibiotico |-lattamico ad ampio spettro sensibile alle |-lattamasi ed il sulbactam, un inibitore
suicida delle |-lattamasi (pagina 45). Mentre il sulbactam scarsamente assorbito per via orale, una
volta combinato sotto forma di doppio estere con l'ampicillina fornisce un ibrido assorbito
rapidamente e completamente, con liberazione quantitativa e contemporanea dei due componenti.
L'associazione presenta massima attivit proprio nel rapporto 1:1 dei due componenti che, oltretutto,
vengono distribuiti ed eliminati in maniera analoga.


NH
2
H
N
H
CO
2
H
CH
3
CH
3
O
S
N N
S
O
CH
3
CH
3
CO
2
H
H
+
O
O
H
H
3
C
H
3
C
S
N
O
NH
2
H
N
H
CH
3
CH
3
O
S
N
O O
O
O
O O
O O
Sultamicillina
Ampicillina Sulbactam
Idrolisi in vivo



Anche nel caso di ibridi molecolari che non vengono scissi in vivo il principale vantaggio
rispetto alla somministrazione dei due principi attivi separati di carattere farmacocinetico, poich
l'ibrido ha un unico profilo farmacocinetico. Nel caso di somministrazione dei due componenti
separati invece, ciascuna attivit dipender dai profili individuali di assorbimento, metabolismo ed
escrezione. Una molecola di ibrido che non si scinde in vivo non per generalmente in grado di
interagire simultaneamente con i due differenti bersagli biologici delle due porzioni dell' ibrido.
Un esempio di ibrido che non
viene scisso in vivo l'antiipertensivo
a fianco che combina nella sua struttu-
ra una porzione con propriet |-bloc-
canti ed una con propriet diuretiche.
Da sottolineare che l'associazione di un
|-bloccante e di un diuretico lar-
gamente impiegata come terapia di
prima scelta nel trattamento dell'iper-
tensione essenziale.
O
OH
N
H
H
N
S
Cl
SO
2
NH
2
O O
Porzione |-boccante
Porzione diuretica
57
Per quanto riguarda i prodotti di raddoppiamento molecolare, la loro base razionale non
sempre evidente e si fonda in genere sull'esistenza di una struttura simmetrica della macromolecola
bersaglio (ad esempio una proteina oligomerica) e sulla conseguente possibilit per il dimero di
adattarsi contemporaneamente a due siti di legame simmetrici e contigui della proteina. Esempi di
recettori simmetrici sono i recettori muscarinici, adrenergici, oppiacei, dell'insulina, del fattore di
aggregazione piastrinica; esempi di enzimi simmetrici sono la trascrittasi inversa e la proteasi dello
HIV, diverse protein chinasi, la prolil idrolasi.

Proteina dimerica
farmacoforo
raddoppiato


Profarmaci

Con il termine di profarmaco si intende una sostanza inattiva che viene attivata in vivo
attraverso una biotrasformazione metabolica. Un profarmaco pu anche essere attivato mediante un
processo non enzimatico, ma in questo caso il composto in genere intrinsecamente instabile e pu
dare problemi di stabilit. I profarmaci possono essere suddivisi in due categorie: profarmaci
propriamente detti (indicati in inglese come carrier-prodrugs, cio profarmaci basati sull'impiego di
un trasportatore) e bioprecursori.
I profarmaci propriamente detti sono derivati inattivi dei farmaci; il farmaco cio viene
trasformato chimicamente in un derivato inattivo il quale poi nell'organismo rigenera il farmaco
originale secondo lo schema seguente:


UNITA'
TRASPORTATRICE
TEMPORANEA
FARMACO
'CARRIER PRODRUG'
RIGENERAZIONE
IN VIVO
SINTESI CHIMICA
UNITA'
TRASPORTATRICE
TEMPORANEA
FARMACO +
INATTIVO
ATTIVO



I bioprecursori non implicano un legame temporaneo tra il farmaco ed un gruppo
trasportatore ma consistono in precursori strutturali di farmaci. Si comportano da substrati di enzimi
58
delle categorie ossidasi, reduttasi, soprattutto chinasi, e generano in vivo il metabolita attivo.
Esempi di bioprecursori che subiscono una attivazione ossidativa sono il proguanile, la
ciclofosfamide e la procarbazina; esempi di bioprecursori che subiscono invece una attivazione
riduttiva sono la sulfasalazina e la mitomicina; esempi infine di bioprecursori che subiscono una
attivazione fosforilativa sono tutti gli analoghi nucleosidici ad attivit antivirale e antineoplastica.
Un esempio storico di bioprecursore rappresentato dal Prontosil rosso, un colorante azoico
che viene convertito in vivo a sulfanilamide, l'effettivo responsabile dell'attivit antibatterica; tale
scoperta apr la strada nella seconda met degli anni trenta allo sviluppo dei sulfamidici.


H
2
N
NH
2
N N SO
2
NH
2
SO
2
NH
2
H
2
N
NH
2
H
2
N
NH
2
Prontosil rosso
Sulfanilamide



Nel quadro seguente sono riassunte le principali finalit dei profarmaci.


Vediamo alcuni esempi di realizzazioni di profarmaci.
La trasformazione di un farmaco in un suo derivato pi lipofilo pu avere come obiettivi un
miglioramento dell'assorbimento (con conseguente aumento della biodisponibilit) ed un aumento
della durata d'azione. L'ampicillina, che esiste prevalentemente come anione nel tratto intestinale,
viene assorbita incompletamente. Il suo ampio spettro d'azione associato ad una quota non
trascurabile del farmaco non assorbito nel tratto intestinale responsabile dell'elevata incidenza di
diarrea (8-10%). La bacampicillina, un doppio estere inattivo dell'ampicillina invece bene
assorbita in conseguenza della sua maggiore lipofilia (logP = 2.0 contro -1.1 per l'ampicillina) e,
una volta entrata in circolo, viene rapidamente e quantitativamente idrolizzata per ridare
l'ampicillina. L'utilizzo di un doppio estere dettato dal fatto che nelle penicilline l'intorno del
gruppo carbossilico altamente ingombrato e quindi esteri alifatici semplici non sono
sufficientemente labili.
59


Gruppi esterei altamente lipofili sono impiegati nella preparazione di profarmaci a lento
rilascio in circolo. Tali profarmaci vengono disciolti in un veicolo oleoso e somministrati per via
intamuscolare. A causa del loro elevato coefficiente di ripartizione, il rilascio dal sito di iniezione
lento. Una volta entrato in circolo, l'estere viene poi rapidamente idrolizzato. I vantaggi di un
rilascio lento e prolungato sono: riduzione del numero delle dosi, minimizzazione dei problemi di
accettabilit, eliminazione dei picchi di concentrazione e diminuzione degli effetti tossici. Esempi al
riguardo sono gli esteri del testosterone e l'aloperidolo decanoato. Il testosterone, ormone
androgeno naturale, quando viene somministrato come tale per via parenterale, ha una breve
emivita. I suoi derivati esterei danno risposte della durata di 2-4 settimane. Analogamente, l'azione
antipsicotica dell'aloperidolo decanoato ha una durata di ~ 1 mese.





Il miglioramento della idrofilicit pu costituire una condizione essenziale per la
somministrazione di un farmaco per via endovenosa o anche per assicurare una sufficiente
idrosolubilit nei fluidi gastrointestinali nel caso di somministrazione orale. L'aciclovir, uno tra i pi
noti antivirali, ha una biodisponibilit modesta (10-20%) a causa della sua scarsa idrosolubilit. Il
60
valaciclovir l'estere con la L-valina dell'aciclovir. Si tratta di un profarmaco idrosolubile che viene
convertito rapidamente e pressoch completamente in aciclovir nel corso del primo passaggio nel
fegato. La biodisponibilit dell'aciclovir aumenta da tre a cinque volte in seguito a
somministrazione di valaciclovir.



Il ricorso a profarmaci consente in alcuni casi di prevenire il metabolismo presistemico. Il
propranololo (un cardiovascolare adrenergico |-bloccante),
sebbene significativamente ionizzato a pH fisiologico,
altamente lipofilo ed accede facilmente all'ambiente
microsomiale epatico dove subisce vari processi di
inattivazione. Il suo emisuccinato invece uno ione bipolare e
non entra in contatto con gli enzimi microsomiali. Una volta
entrato nella circolazione sistemica, l'emisuccinato viene
idrolizzato ad opera di esterasi non specifiche per dare il
propranololo, con ottenimento di livelli plasmatici superiori di
otto volte rispetto all' impiego diretto del propranololo.
I profarmaci sono talvolta impiegati allo scopo di
minimizzare l'odore o il sapore sgradevoli di certi
farmaci o di eliminare il dolore al sito di iniezione. Un
esempio di miglioramento dell'accettabilit di un
farmaco mediante l'uso di un suo profarmaco
rappresentato dalla clindamicina fosfato. Mentra la
clindamicina, un antibiotico della categoria delle
lincosamidi, causa dolore quanto viene iniettata, il
fosfato ben tollerato; l'idrolisi del profarmaco avviene
con un t
1/2
di ~ 10 minuti.
Il mascheramento degli effetti collaterali e della
tossicit spesso una conseguenza del miglioramento
dell'assorbimento, della sito-specificit e di un rilascio
prolungato. Cos, ad esempio, l'epinefrina, usata nel
trattamento del glaucoma, presenta una serie di effetti
collaterali oculari e sistemici. Il suo profarmaco
dipivaloilepinefrina (dipivefrina), in grado di penetrare la
cornea pi efficacemente dell'epinefrina, ha un profilo di
tossicit significativamente migliore.
Un'altro esempio dell'utilit dell'impiego dei
profarmaci per diminuire la tossicit di un farmaco dato dagli esteri dell'aspirina. Gli effetti
collaterali associati alla aspirina sono irritazione gastrica e lesioni emorragiche. L'esterificazione
dell'aspirina sopprime grandemente il potenziale ulcerogenico del farmaco. Tuttavia, l'este-
rificazione rende anche il gruppo acetilossi estremamente suscettibile all'idrolisi enzimatica. Da
ricordare che l'aspirina agisce come tale da inibitore irreversibile nei confronti degli enzimi
cicloossigenasi (COX) , mentre sotto forma del suo metabolita acido salicilico si comporta da
inibitore reversibile degli stessi enzimi.
O
OR
N
H
2
+
R= H; propranololo
R= COCH
2
CH
2
CO
2
-
; emisuccinato
O
C
3
H
7
CH
3
N
CH
3
Cl H
H NH
HO
OH
SCH
3
OR
O
R = H; clindamicina
R = PO
3
H
2
; f osf ato
NHCH
3
OH
RO
RO
R= H; epinef rina
R= COCMe
3
; dipivef rina
61
Omologia Lineare e Ciclica

Consiste nell'esplorazione di una serie omologa, cio una serie di composti che differiscono
tra loro per una unit costante, generalmente un gruppo CH
2
. I casi pi frequenti in chimica
farmaceutica sono quelli dei derivati monoalchilati, dei composti ciclometilenici e dei composti
bifunzionalizzati polimetilenici.
Il risultato che si osserva pi
frequentemente in una serie omolga
un aumento, regolare o irregolare
dell'attivit con l'aumentare del nu-
mero di gruppi CH
2
fino ad un mas-
simo, seguito poi da una diminuzione.
Questo andamento interpretato
comunemente come conseguenza di un
coefficiente di ripartizione ottimale
associato alla massima facilit di
attraversamento delle membrane biolo-
giche. Il successivo calo di attivit
attribuito alla insufficiente idrosolubilt
che rende problematico il trasporto del
farmaco.
Un esempio al riguardo
costituito da composti anticolinergici a
struttura di sali d'ammonio quaternari di dialchilammino etil esteri dell'acido benzilico.

R
2
R
3
R
1
CO
2
CH
2
CH
2
N
OH
R
1
= R
2
= Me
(Anticolinergici)
+
Attivit
H Me Et nPr nBu
R
3


L' attivit cresce con il crescere della lunghezza della catena alifatica R
3
, riducendosi gi
dopo C
2
.
Oltre ad influenzare la farmacocinetica di un farmaco, la lunghezza di una catena alifatica
in grado di influenzarne la farmacodinamica, nel caso in cui la catena sia coinvolta nell'interazione
con la macromolecola bersaglio.
Un caso interessante che il-
lustra come allungamenti progressivi
di catene alifatiche possano portare a
variazioni nel meccanismo di azione
quello dei derivati poli-metilene-
bisammonici con struttura Me
3
N
+
-
(CH
2
)
n
-
+
NMe
3
ad azione
ganglioplegica (blocco della tra-
smissione nervosa mediata dai
recettori nicotinici a livello gangliare)
e curarizzante (blocco a livello invece
R X R CH
2
X R CH
2
CH
2
X , eccetera
derivati monoalchilati
(CH
2
)
n
X (CH
2
)
n+1
X
composti ciclometilenici
X (CH
2
)
n
Y X (CH
2
)
n+1
Y
composti bif unzionali polimetilenici
I I I I I I I I I I I I I
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Attivit
ganglioplegica
Attivit
curarizzante
62


della placca motrice). A partire da n = 1 si ha un incre-
mento del primo tipo di attivit che raggiunge il mas-
simo per n = 6 (esametonio bromuro). L'attivit gan-
glioplegica quindi diminuisce fino a scomparire mentre
compare l'attivit curarizzante che raggiunge l'apice per
n = 10 (decametonio ioduro).
Un esempio infine di cicloomologia fornito
dalla coppia meperidina-etoeptazina (analgesici
morfino-simili).


Sostituzioni Bioisosteriche

Le sostituzioni bioisosteriche sono modificazioni in cui un atomo o un gruppo di atomi della
molecola prototipo sono sostituiti con atomi o gruppi con caratteristiche steriche ed elettroniche
approssimativamente simili con il risultato di ottenere analoghi in grado di interagire con lo stesso
sistema biologico del prototipo, comportandosi da agonisti o da antagonisti. Il termine bioisosteri si
applica sia agli atomi o gruppi con caratteristiche simili che alle molecole ottenute mediante
sostituzioni bioisosteriche. Esso costituisce un'estensione al campo dei composti biologicamente
attivi del concetto di isosteria.
Il concetto di isosteria stato originariamente introdotto da Langmuir nel 1919 per spiegare
perch alcune specie chimiche presentassero propriet chimico-fisiche simili tra loro. Tale fatto
venne da Langmuir attribuito alla identit nel numero complessivo degli elettroni di tali specie che
furono indicate col termine di isosteri.
Coppie di isosteri vennero considerate ad esempio N
2
e CO (14 elettroni), CO
2
ed N
2
O (22
elettroni), N
3
-
e NCO
-
(21 elettroni) e CH
2
N
2
e CH
2
CO (22 elettroni). Il confronto delle propriet
chimico-fisiche di CO
2
ed N
2
O una evidente dimostrazione delle similitudini tra isosteri.

Propriet CO
2
N
2
O
Carica elettronica complessiva
Peso molecolare
Viscosit (20, 1 atm)
Pressione critica (atm)
Temperatura critica (C)
Conducibilit termica a 100 C
Indice di rifrazione del liquido (0 C)
Costante dielettrica del liquido (0 C)
Solubilit in acqua (0 C)
Solubilit in alcool (15 C)

22
44,01
148x10
-6

77
31,9
0,0506
1,190
1,582
1,780
3,13
22
44,02
148x10
-6

75
35,4
0,0506
1,193
1,598
1,305
3,25

Il concetto di isosteria stato successivamente elaborato da Grimm (1924) con la sua regola
dello spostamento degli idruri con cui costruire serie di isosteri. Colonne di isosteri si ottengono
agiungendo un atomo di idrogeno ad un elemento di una riga del sistema periodico e scalando di un
posto verso destra l'aggruppamento cos ottenuto ed indicato con il termine di pseudoatomo. La
tabella seguente limitata agli elementi biologicamente interessanti.



63
Regola dello Spostamento degli Idruri di Grimm

Elettroni
totali
6 7 8 9 10

C N
CH
O
NH
CH
2

F
OH
NH
2

CH
3


Ne
HF
H
2
O
NH
3

CH
4

A partire dal 1932 infine Erlenmeyer pubblic una serie di studi sul concetto di isosteria,
proponendo una propria definizione di isosteri come elementi, molecole o ioni in cui gli strati
elettronici periferici sono identici. Secondo la definizione di Erlenmeyer sono quindi isosteri gli
elementi di uno stesso gruppo del sistema periodico.

Atomi e Gruppi con Identico Numero di Elettroni Periferici (Erlenmeyer)

Elettroni
periferici
4 5 6 7 8

C

N
+


P
+


N

P

S
+


O

S

PH

F

Cl

Br

I

OH

SH

PH
2

HF

HCl

HBr

HI

H
2
O

H
2
S

PH
3

L'estensione del concetto di isosteria al campo dei prodotti biologicamente attivi ha portato,
come accennato all'inizio, all'introduzione del termine bioisosteria da parte di Friedman (1951).
Secondo Friedman sono bioisosteri atomi o raggruppamenti di atomi per lo pi (ma non
esclusivamente) isosteri secondo le definizioni o di Grimm o di Erlenmeyer, la cui reciproca
sostituzione in una molecola farmacologicamente attiva produce composti con lo stesso tipo di
attivit, anche antagonista.
Una definizione pi elastica di bioisostere che riflette la constatazione che le similitudini
biologiche compaiono pi spesso di quanto lascino prevedere le regole di isosteria quella proposta
da Thornber nel 1979 e che stata anticipata all'inizio del paragrafo: bioisosteri sono molecole che
derivano dalla sostituzione di un atomo o di un gruppo con atomi o con gruppi con caratteristiche
steriche ed elettroniche approssimativamente simili con il risultato di ottenere analoghi in grado di
interagire con lo stesso sistema biologico del prototipo, comportandosi da agonisti o da antagonisti.
In diversi casi gli atomi o i gruppi interscambiabili rientrano nelle definizioni di isosteri
secondo Grimm o Erlenmeyer. Esistono cio per essi delle corrispondenze in termini di numero
totale di elettroni o di numero di elettroni periferici. Questi sono i cosiddetti bioisosteri classici che
possono essere suddivisi in 5 categorie come mostrato nell'elenco seguente.
64
BIOISOSTERI CLASSICI

1. Atomi e Gruppi Monovalenti

-F, -OH, -NH
2
, -CH
3

-Cl, -SH, -PH
2
, -SiH
3

-Cl, -Br, -I

2. Atomi e Gruppi Bivalenti

-O-, -S-, -NH-, -CH
2
-

3. Atomi e Gruppi Trivalenti

-N=, -P=, -CH=

4. Atomi Tetrasostituiti

=N
+
=, =P
+
=, =C=

5. Equivalenti anulari

-CH=CH-, -S-, -O-, -NH-
-N=, -CH=


Il significato della quinta categoria illustrato dalla seguente serie di sistemi anulari




Essi possono essere scambiati reciprocamente in una molecola con mantenimento probabile
del tipo di attivit.
I bioisosteri non classici invece sono serie di gruppi che non rientrano nelle definizioni di
isosteri di Grimm o di Erlenmeyer. Le somiglianze tra essi sono pi vaghe e spesso il loro
accostamento deriva dalla constatazione che in vari tipi di molecole il loro interscambio ha prodotto
serie di composti con lo stesso tipo di attivit.

BIOISOSTERI NON CLASSICI

1. Gruppi Interscambiabili

-Cl, -CF
3

-CO-, -SO
2
-
-CO
2
H, -SO
3
H, -PO(OR)OH
-CO
2
H, -SO
2
NHR
-NO
2
, -SO
2
CH
3
, -COCH
3


2. Modelli Aperti - Modelli Chiusi

65
Relazioni Quantitative Struttura-Attivit' (QSAR)


L'attivit di un composto , come si visto, influenzata in maniera determinante dalle sue
propriet chimico-fisiche. Lo scopo delle QSAR di individuare delle relazioni con valore
predittivo tra le propriet biologiche del composto ed una serie di parametri che esprimono
quantitativamente certe sue propriet chimico-fisiche (ad es. parametri elettronici, di ripartizione,
sterici).
Nei metodi 2D QSAR l'attivit espressa in funzione di parametri chimico-fisici all'interno
di un set di composti strutturalmente omogenei, di composti cio con una struttura base comune e
che differiscono tra loro per la natura, la posizione ed il numero dei sostituenti presenti. Le
variazioni di attivit sono conseguenza delle variazioni dei parametri considerati, variazioni a loro
volta legate alle caratteristiche dei sostituenti.

Metodo di Hansch

L'approccio matematico pi popolare il metodo di Hansch.
Esso considera gli aspetti chimico-fisici sia del trasporto e della distribuzione del farmaco
che dell'interazione di esso con il recettore. Nella sua formulazione originale ipotizza che in un dato
gruppo di principi attivi con strutture analoghe contenenti anelli aromatici ed agenti mediante lo
stesso meccanismo giochino un ruolo principale tre parametri chimico-fisici che quantificano le
propriet elettroniche, di lipofilia e steriche dei sostituenti presenti sugli anelli aromatici:
- la costante di sostituente di Hammett o;
- la costante di sostituente di lipofilia t;
- il parametro sterico di Taft E
s
.

a) Effetti Elettronici
Sono espressi dalla costante di sostituente di Hammett o. La costante o stata introdotta in
chimica organica negli anni '40 da Hammett per quantificare l'influenza sulla reattivit chimica di
un composto aromatico dei sostituenti presenti sull' anello stesso. Compare nelle equazioni di
Hammett: lg(k
x
/k
o
) = o, in cui k pu essere sia una costante di velocit che una costante di
equilibrio; k
x
si riferisce al composto con il sostituente X, k
o
al composto senza sostituenti.

Il
valore di o dipende dalle propriet elettroniche e dalla posizione del singolo sostituente (cos,
o
meta
e o
para
per lo stesso sostituente non sono generalmente uguali) e rappresenta una misura
della capacit del sostituente X di cedere o attrarre elettroni. Pi elettronattrattore un sostituente,
maggiormente positivo il valore di o (rispetto ad H che posto pari a 0). La costante o additiva,
cio sostituenti multipli esercitano un' influenza complessiva pari alla somma dei singoli sostituenti.
La seconda costante presente nelle equazioni di Hammett, costante , chiamata costante di reazione,
dipende invece dal tipo di reazione ed indica la sensibilit della reazione agli effetti elettronici dei
sostituenti. Reazioni che sono favorite da una elevata densit elettronica nello stato di transizione
hanno valori negativi di mentre, al contrario, posseggono valori positivi di reazioni che sono
agevolate da una bassa densit elettronica.

b) Effetti di Lipofilia
Si gi detto dell' importanza del coefficiente di ripartizione P ai fini della attivit (pg. 13).
Hansch, studiando il coefficiente di ripartizione tra n-ottanolo ed acqua di una serie di derivati, ha
evidenziato, in analogia con quanto fatto da Hammett per il parametro o, un parametro t (costante
di sostituente di lipofilia) definito come:

t = lg P
X
- lg P
H
= lg (P
X
/P
H
)

66
dove P
X
il coefficiente di ripartizione del composto con il sostituente X e P
H
quello del
composto non sostituito. Come nel caso della costante di sostituente di Hammett, anche t pu
essere positiva o negativa ed additiva, cio sostituenti multipli esercitano un'influenza
complessiva pari alla somma dei singoli sostituenti.

c) Effetti Sterici
Un altro importante parametro chimico-fisico il parametro sterico di Taft. Taft ha definito
il parametro sterico E
s
allo stesso modo in cui Hammett ha quantizzato gli effetti elettronici dei
sostituenti e Hansch quelli di lipofilia:

E
s
= lg (k
X
/k
H
)

in cui k
X
e k
H
sono le costanti di velocit di idrolisi acida degli esteri metilici di acidi acetici
monosostituiti XCH
2
CO
2
Me e dell'acetato di metile CH
3
CO
2
Me, rispettivamente. Taft us questa
reazione di riferimento dal momento che la sua velocit controllata da soli fattori sterici. I valori
di E
s
sono tutti negativi.
I parametri elettronici, di lipofilia e sterici descritti sono stati inseriti da Hansch nella
seguente equazione:

lg(1/C) = -at
2
+ bt + co + dE
s
+ e

dove C la concentrazione molare di farmaco che provoca un ben definito effetto biologico mentre
a, b, c, d ed e sono dei coefficienti che possono essere ricavati mediante metodi matematici (analisi
di regressione lineare multipla), misurando le concentrazioni C per una serie di sostanze
strutturalmente correlate. Una volta che tali coefficienti siano stati ottenuti, l'equazione pu essere
utilizzata per predire i valori di C e quindi l' attivit di composti non saggiati o non ancora
sintetizzati.
Il reciproco della concentrazione C riflette il fatto che una maggiore potenza associata ad
una dose pi bassa, mentre il segno negativo per il termine t
2
riflette il fatto che esiste un valore
ottimale ai fini dell' attivit del coefficiente di ripartizione P. La curva che descrive l'effetto del lg P
sulla risposta biologica, espressa come lg (1/C), infatti una parabola e la sua espressione :

lg (1/C) = - k (lg P)
2
+ k' lg P + k''

Nella scelta dei sostituenti da inserire possono essere utili, una volta stabiliti i segni e le
grandezze dei vari coefficienti, diagrammi quali quello di Craig (pagina seguente) che esprime
combinazioni di coppie t-o. I sostituenti si distribuiscono in 4 quadranti identificati dalle coppie:
+o, -t; +o, +t; -o, +t; -o, -t.
L' equazione di Hansch stata applicata con successo in centinaia di casi sia nella sua forma
completa che in versioni ridotte. Sono stati successivamente impiegati parametri diversi da t, o ed
E
s
per descrivere le propriet globali della molecola ed il contributo dei singoli sostituenti. La
forma pi generale dell' equazione impiegata nell' analisi di Hansch quindi:

lg (1/C) = a (parametro idrofobico) + b (parametro elettronico) + c (parametro sterico) + d (altro
parametro) + e


67

Diagramma o-t di Craig per sostituenti in para


Metodo di Free-Wilson

Non molto dopo che Hansch propose il suo approccio, Free e Wilson riportarono un metodo
matematico per l'ottimizzazione dei sostituenti di una struttura fondamentale basato sulla
assunzione che la risposta biologica la somma dei contributi indipendenti dei sostituenti e della
struttura fondamentale. In tal modo, se si assegna ai possibili sostituenti un certo valore di
contributo all' attivit biologica, si possono predire i composti con la massima attivit. Naturalmente
ci funziona solo se i contributi dei sostituenti sono additivi. Nel metodo di Free-Wilson si
prescinde dalle propriet chimico-fisiche dei vari sostituenti e si attribuisce a ciascuno di essi un
certo contributo di attivit che indipendente dall'effetto dei sostituenti nelle altre posizioni.
Si potr cos scrivere che l'attivit [espressa come lg (1/C)] del composto i-esimo di una
serie :

lg (1/C) = E a
i
X
i
+
o


dove a
i
il contributo del sostituente i-esimo, X
i
il sostituente i-esimo con un valore di 1 se
presente e di 0 se assente e
o
l'attivit della struttura base. Anche in questo caso, l'analisi di
regressione impiegata per determinare a
i
e
o
.
Questo metodo ha trovato applicazione soprattutto nelle fasi iniziali della ricerca di relazioni
quantitative struttura-attivit quando siano disponibili gi diversi analoghi dei quali non si
conoscono i dati chimico-fisici dei sostituenti.


68
Metodo di Topliss

Topliss ha sviluppato nel 1972 una guida all'uso dei principi di Hansch non matematica, non
statistica e non computerizzata. Si tratta di un metodo empirico nel quale ciascun composto testato
prima di pianificare un analogo successivo e confrontato in termini di propriet chimico-fisiche con
analoghi gi provati. Questo metodo soprattutto utile quando la sintesi di un gran numero di
composti difficoltosa. Costituisce un approccio manuale per l'efficiente ottimizzazione di un
composto guida, minimizzando il numero dei composti da sintetizzare. L'approccio basato
soprattutto sui valori di o e t. Vediamo un esempio riferito ad un ipotetico composto aromatico.
Sono disponibili anche schemi operativi per sistemi non-aromatici.
Supponiamo di avere un composto di natura aromatica e non sostituito sull'anello benzenico
con una attivit interessante che giustifichi la ricerca di possibili derivati pi attivi. Poich molti
sistemi sono +t dipendenti, cio la loro attivit aumenta con l'aumentare della lipofilia, una buona
scelta per il primo analogo rappresentata dal 4-Cl derivato poich esso possiede un buon t (0.71)
ed una media capacit elettronattrattrice (o = 0.23). Una volta preparato e testato il derivato, si
presenter uno dei casi seguenti: il 4-Cl derivato pi attivo (P), egualmente attivo (E) oppure
meno attivo (M) del composto non sostituito. Se esso pi potente (P), ci pu essere attribuito ad
un effetto +t, ad un effetto +o, oppure ad entrambi. Si pu allora sintetizzare il 3,4-dicloro derivato
per il quale si ha un valore di t = 1.25 ed un valore di o = 0.52 e testarlo. Nel caso di un ulteriore
aumento di attivit, la determinazione dell'importanza relativa degli effetti +t e +o pu essere
effettuata selezionando successivamente il 4-PhS analogo (t = 2.32, o = 0.18) oppure il 3-CF
3
, 4-
NO
2
analogo (t = 0.60, o = 1.21). A questo punto si pu costruire uno schema e preparare altri
analoghi.



4-H
4-Cl
3,4-Cl
2

M E P
3-Cl
o 4-OMe
4-Me
o 4-NO
2
M E P
4-SPh
o 3-CF
3

, 4-NO
2
4-CF
3
P
4-NO
2

o 4-Et
M E
P


Se invece il 3,4-dicloro derivato si fosse dimostrato meno potente del 4-Cl analogo, la causa
poteva essere attribuita o ad un superamento dei valori ottimali di t e o oppure ad un effetto sterico
sfavorevole. Quest'ultima ipotesi pu essere verificata provando il 4-CF
3
analogo (t = 0.88; o =
0.54), che non ha un sostituente in 3 ma possiede un alto valore di o ed un valore intermedio di t.
Se questo analogo pi potente del 4-Cl, si possono sintetizzare il 4-NO
2
(t = -0.28; o = 0.78) op-
pure il 4-Et (t = 1.02; o = -0.15) allo scopo di determinare l'importanza di t e o, rispettivamente.
Se il 4-Cl analogo meno potente del composto guida, si deve dedurre o che vi un
problema sterico alla posizione 4 oppure che l'aumento di potenza dipende da valori -t o -o. Si pu
sintetizzare il 3-Cl analogo (t = 0.71, o = 0.37) per verificare la prima ipotesi ed il 4-MeO derivato
69
(t = -0.04; o = -0.27) per valutare le conseguenze dell'introduzione di un sostituente -o. Nel caso di
un aumento di attivit, si possono provare altri sostituenti con valori di t e/o di o pi negativi.
Se infine il 4-Cl derivato equipotente con il composto guida, ci pu essere la conseguenza
di un bilanciamento tra un favorevole effetto +t ed uno sfavorevole effetto +o, o viceversa. Nel
primo caso, il 4-Me analogo (t = 0.56; o = -0.17) dovrebbe mostrare una maggiore potenza, nel
secondo caso dovrebbe essere invece il 4-NO
2
(t = -0.28; o = 0.78) ad essere pi attivo.


3D QSAR

Le QSAR tridimensionali si applicano in genere ad una serie di composti con maggiore
variet strutturale rispetto alle QSAR bidimensionali. Ci deriva dal fatto che le molecole sono
descritte da propriet calcolate direttamente dalle loro strutture tridimensionali mentre nelle 2D
QSAR le propriet vengono stimate da costanti di sostituente misurate su molecole strutturalmente
correlate tra loro. Quindi una 3D QSAR pu essere pi generale di una 2D QSAR.
Il metodo pi usato nelle 3D QSAR l' analisi comparativa del campo molecolare (CoMFA)
che si basa sull'assunzione che le variazioni di attivit siano correlate alle variazioni dei campi
sterici ed elettrostatici delle molecole in esame.
L' analisi CoMFA inizia con la scelta di un gruppo di molecole (training set), anche molto
diverse tra loro, per le quali si hanno a disposizione i dati biologici. Le molecole vengono quindi
allineate sulla base di studi di modellistica molecolare* rivolti all'individuazione della
conformazione farmacofora e del farmacoforo per ciascuna molecola. Nella figura successiva
mostrata la sovrapposizione di una serie di farmaci agenti come antagonisti sul recettore 5-HT
1A



Metitepina (verde), Spiperone (celeste), Propranololo
(rosa), Buspirone (viola). Il contorno nero rappresenta
l' ipotetico volume della cavit recettoriale


Una volta che le molecole siano state allineate sulla
base di caratteristiche molecolari comuni in modo da
occupare lo stesso volume di spazio, esse vengono
circondate da una griglia tridimensionale che si
estende per circa 4 attorno a tutte le molecole e
che costituisce il potenziale spazio recettoriale
(figura a lato). La spaziatura dei nodi della griglia
di solito di 1-2 . In ogni punto della griglia
vengono quindi calcolati i valori delle intensit dei
campi di interazione intermolecolare che circondano
ogni molecola. Tali campi sono valutati mediante
S
SCH
3
N
N
CH
3
70
piccoli gruppi o atomi sonda con propriet steriche ed elettrostatiche specifiche alle intersezioni di
una griglia 3D che racchiude le molecole. Vengono calcolati campi sterici ed elettrostatici mentre
nel CoMFA standard non sono presi in considerazioni quelli idrofobici. Come in tutti gli studi
QSAR, anche nel CoMFA si costruisce una tavola di dati in cui l'attivit biologica di ciascun
composto contenuta nella prima colonna, mentre in tutte le altre sono contenuti i parametri
strutturali e cio le intensit delle interazioni steriche ed elettrostatiche del composto con le sonde.

Composto Attivit S001 S002...S998 E001...E998
C1
C2
Cn

Attivit = a + b (S001) + c(S002) + ...m(S998) + n(E001) + ...z(E998)

Si tratta poi di trovare una equazione che correli l'attivit biologica di ciascuna molecola con
i campi esercitati da essa su qualsiasi atomo che la circondi. La difficolt matematica consiste nel
dovere risolvere una equazione con migliaia di coefficienti mentre le misure biologiche sono poche
decine. La procedura impiegata quella della regressione multivariata PLS.
L'equazione viene in genere visualizzata come mappa di contorno tridimensionale che
rappresenta regioni nello spazio attorno alla molecola in cui si verificano interazioni steriche o
elettrostatiche positive o negative con il recettore (Figura successiva). I contributi sterici ed
elettrostatici son espressi con contorni separati cos come i contributi positivi e quelli negativi. I
contorni sterici positivi mostrano regioni dello spazio che, se occupate da gruppi del farmaco,
aumentano la potenza del composto; mentre i contorni negativi la diminuiscono. Per quanto
riguarda invece i contorni elettrostatici, vi saranno zone in cui i gruppi con carica parziale di un
certo segno determinano una interazione favorevole con il recettore, per cui in quella zona vanno
evitati gruppi con carica parziale opposta.



I poliedri verdi e gialli identificano zone in cui una maggiore interazione sterica aumenta e
diminuisce, rispettivamente, l'affinit per il recettore. I poliedri rossi identificano zone in cui un
potenziale elettrostatico pi negativo migliora l'affinit; quelli blu individuano regioni in cui al
contrario l'affinit migliora con un potenziale pi positivo.
______________
71
*La modellistica molecolare (molecular modeling) lo studio delle strutture e delle propriet
molecolari mediante la chimica computerizzata e la rappresentazione e la manipolazione
tridimensionali al computer. Utilizza sostanzialmente due approcci.
Nel primo (progettazione diretta), la struttura tridimensionale della macromolecola bersaglio
nota ( il caso di molti enzimi). Si ricostruisce al computer tale struttura e si cerca di ottimizzare
l'adattamento di molecole ospiti e di stabilire la migliore complementarit sterica ed elettronica tra
tali molecole e la macromolecola (induced fit). La struttura della molecola ligando, i suoi sostituenti
e la sua conformazione possono essere modificati e le condizioni pi favorevoli per l'interazione
con il biopolimero possono essere simulate sullo schermo (docking). In alcuni casi, anche se la
struttura della proteina bersaglio non nota, si pu utilizzare quella di una proteina analoga.
Altrimenti, ( il caso di molti recettori) l'unico approccio possibile quello indiretto. Si
procede come nell'esempio illustrato sopra, confrontando un set di ligandi selettivi per un dato
recettore allo scopo di evidenziare l'informazione molecolare in comune nonostante l'apparente
diversit delle struttura chimiche. L'obiettivo quello di individuare il farmacoforo, cio l'insieme
delle caratteristiche strutturali di una molecola biologicamente attiva che sono essenziali per
l'attivit.

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