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08/10/07

Introduzione Incominceremo dal 451 fino al 750 S. Giovanni Damasceno


La teologia soprattutto in questo periodo è fatta dai monaci e religiosi.
Siamo nell’ontologia a questo secolo non fenomenologico

Concetti Ousia: in latino essenza (ciò che è comune)


basilari Ipostasi: ciò che è proprio e incomunicabile (individuo = in greco to atomon)
Prosopon: l’aspetto esteriore (significa persona per alcuni, ma può condurre in
dubbio.)

Cristologia Tutti concordano che in Cristo ci siano due nature. Ad ogni natura corrisponde
una ipostasi (esm, gli uomini concreti, non solo natura.
Unitiva: questa è ortodossa: una unica ipostasi, un unico prosopon. L’unione
avviene nell’ipostasi, cioè avviene nel verbo.
Divisiva: dicono che l’unione avviene nel prosopon. Cioè che Cristo è uno in
quanto che appare uno solo esteriormente, ma in se Cristo ha due nature e due
prosopon due Cristi e due Gesù. (questa è eretica nestoriana)
449 Convocato dall’imperatore Teodosio II
“Latrocinium Obbiettivo: Riesaminare la condanna di Eutiche 1 e i contrasti tra monofisiti e
Ephesinum” difisiti.
Al concilio precedettero: Dioscoro assistito da Giovenale di Gerusalemme. Fue
divieto di presentarsi Teodoreto di Cirro esponente della teologia difisita.
Ci sono 130 vesvovi, i delegati di Roma chiedono leggere le lettere di Leone a
Flaviano Tomus Flavianum, non fu accolta la richiesta.
Viene qui condannata la cristologia diofisita = due nature di Cristo divina e
umana dopo l’incarnazione.
Dioscoro chiede la condanna di Flaviano e Eusebio di Dorileo, primo accusatore
di Eutiche e furono condannati dal concilio. Furono condannati: Ibas di Edessa,
Teodoreto di Cirro e altri, furono eliminati tutti gli sponenti antiocheni difensori
della cristologia diofisita. Anche i 12 anatematismi cirilliani.2

Definizione di (minuto 58) Traduzione: Seguendo dunque i santi Padri, noi confessiamo tutti
Calcedonia concordemente confessare uno e il medesimo Figlio il Signore Nostro Gesù
Cristo. Perfetto il medesimo nella divinità e perfetto nell’umanità, veramente
Dio e veramente uomo il medesimo, da anima razionale e di corpo, 3
consustanziale al Padre secondo la divinità e consustanziale il medesimo a noi
secondo l’umanità, simile a noi tranne il peccato. Prima dei secoli fu generato
secondo dal Padre secondo la divinità, negli ultimi giorni il medesimo per noi e
per la nostra salvezza da Maria vergine, la Madre di Dio, secondo l’umanità,
l’uno e lo stesso Cristo unigenito Figlio è in due nature, senza confusione, senza
mutamento (questi due sono contro i monofisiti) senza divisione, senza
separazione.(anti-nestoriani) niente affatto perdendo la differenza delle nature a
cuasa dell’unione. invece salvando la proprietà4 di ciascuno natura unita in un
1
È un monofisita, (378-454) fu sacerdote e archimandrita di un grande monastero a Costantinopoli, amico di Cirillo di
Alessandria e di Dioscoro suo successore (444). Molto conosciuto alla corte imperiale e anche negli ambienti
ecclesiatici.. Volendo combattere il Nestorianesimo accumula sostenitori delle due nature in Cristo. Nel 448 Eusebio di
Dorileo lo accusa presso Flaviano. Fu chiamato a discolparsi ma no lo fece così viene scomunicato. Allora lui si dirisse
a Leone in Roma e altri vescovi anche a Crisafio e indirettamente Teodosio II questi ultimi lo appoggiano. Così nel
latrocinium efesino su riabilitato. Alla morte di questi due, lui viene condannato dal Concilio di Calcedonia il 451.
2
A. de Halleux, Les 12 chapitres cyrilliens au concile d’Ephese: RTL 23 (1992) 425-458.
3
Qui sotto c’è un apollinarismo, per chè lui diceva che Cristo non ha anima.
2

solo prosopon e in una sola ipostasi. Non diviso in due prosopa. Ma uno e il
medesimo Figlio anche unigenito, Dio verbo, Signore Gesù Cristo. Come
anticamente i profeti riguardo lui e il medesimo Signore Gesù Cristo ci ha
insegnato e ci ha tramandato il simbolo dei padri.
commentario Non si vuole innovare, ma di mettersi nella tradizione dei santi Padri.
Gli avverbi tutti sono negativi: rimane aperto quindi la questione a da qui
comincia la cristologia post-calcedonense.

15/10/07

Calcedonia Definizione: le due nature in Cristo


Indetto dall’imperatore Marciano. Il 14 di Maggio del 451
Per risolvere:
1. La polemica contro i monofisiti (avevano trionfato nel concilio di Efeso il 449).
Provocò la reazione di: Leone, Papa e gli orientali (antiocheni), Leone si fece
rappresentare da Pascasino di Lilibeo.
Incominciò il 08 d’ottobre nella chiesa di S. Eufemia con 500 vescovi.
Pascasino Diventa capo per richiesta di Leone e questo mette sotto accusa
Dioscoro5 e altri protagonisti del concilio 449 e poi nella sezione del 13 di
ottobre viene condannato.
Si riabilità Flaviano di Costantinopoli.
La delegazione imperiale chiede lo studio della parte dottrinale tra cui si
analizza:
1. Cirillo
2. Tomus ad Flavianum
3. Non se ne parla degli anatematismi cirilliani.
Il 17 d’ottobre si conferma la dottrina del concilio di Nicea e
Costantinopolitano, la lettera di Cirilo a Nestorio e Gv. D’Antiochia del 433 e il
tomus Leonis.
Qui passano dal monofisismo Giovenale di Gerusalemme e altri a quello
ortodosso, lasciando da solo Dioscoro.
Nella sezione del 22 di ottobre, sotto l’influsso del Tomus ad Flavianum e la
formula d’unione del 433 d’impostazione difisita proclamando il dogma.
Promulgando la formula il 25 di ottobre alla presenza di Marciano. In Cristo,
una sola hipostasi coesistono le due nature, integre, complete, senza mezcolan…
Si riabilitarono:
Teodoreto di Ciro
Ibas di Edessa condannati il 449.

Eudossia + 460 Per questioni ereditarie chiese protezione alla sorella dell’imperatore Teodosio
II, Pulcheria che l’introdusse alla corte.
Sposò Teodosio II il 421, proclamata augusta 423.
Parteggiò per Nestorio contra Cirillo di Alessandria. Il 438 fece un viaggio a
Gerusalemme. E poi sotto accusa di infedeltà va in esilio a Gerusalemme.
Giovenale di Partecipò ai concili di: Efeso il 431, 449 e di Calcedonia. Nel Primo fu a favore
Gerusalemme di Cirillo contra Nestorio. Nel secondo fu con Dioscoro contra Flaviano, nel
4
Umana (mangiare) e divina (omnipontenza)
5
Dioscoro di Alessandria, in qualità di arcidiacono acompagnò S. Cirillo a Efeso. Li succedette il 444. Invitato da
Teodosio II a presidere il concilio di Efeso 449, lui sostenne il archimandrita Eutiche contra Flaviano provocando
violenze nella asemblea perciò si chiama latrocinium . Alla morte di Teodosio. Pulcheria e Marciano a riuniscono a
Calcedonia a un concilio e anatenatizò Dioscoro nella 3 sezione
3

+458 terzo lascia a Dioscoro. Di rientro a Gerusalemme i monachi monofisiti fecero


violenti tumulti che ebbe a fuggire.

Marciano + Imperatore dal 450-7. Alla morte di Teodosio II, Pulcheria lo presse come suo
457 marito. Riceve l’influsso forte di Pulcheria +453. Lui è ricordato per forte difesa
della formula calcedonense e la lotta contra Eutiche e i seguaci.

Leone I, Non diede troppa importanza alla questione cristologica. Pero difese
imperatore Calcedonia.
+474 Il capo isaurico Zenone che aveva sposato Ariadne figlia di Leone. Poi fu
correggente di suo figlio Leone II, che durò un anno, alla quale succedette come
imperatore.

Romulo Nel 476 è deposto di fronte all’invasione.


Augusto
Zenone

Henotikon Significato
Un editto dal 482 sotto Zenone. Anche se il documento ha come sottofondo il
concilio di Calcedonia.
Obbiettivo: Sancire in particolare in Egitto, Libia, Pentapoli l’unione tra
monofisiti e ortodossi
Con il consiglio di Acacio di Costantinopoli e Pietro Mongo, patriarca di
Alessandria, Zenone proclama questo testo.
Contenuto:
1. Presenta il concilio di Nicea come unica documento di fede.
2. Condannava Nestorio ed Eutiche.
3. Esaltava la memoria di Cirillo
4. Rinnegava il concilio di Calcedonia e anche il Tomus Leonis
Universalmente accettato in oriente, no in Roma, questo nel 489 provocò lo
scisma acaciano.
Eventi in 476 caduta del’impero. Al tempo di Romulo Augusto.
occidente
Acacio di Cos. Non approvò la politica filomonofisita dell’imperatore e confermò l’adessione a
+489 Calcedonia e al Tomus. Entrato Zenone al potere di fronte alla difussione dei
monofisiti, consiglia all’mperatore una formula di mediazione, che sarebbe
questo Henotikon. Fu accetta da molti perché non contrastava con le idee del
monofisismo moderato, tra cui Pietro Mongo, Pietro il Fullone di Antiochia. E
poi imposta in oriente sebbene la contrarietà con i calcedonensi e monofisiti
radicali.
Felice III di Roma in una missione a Costantinopoli, nel 384 dichiarò
scomunicato Acacio e deposto. Produsse il scisma dal 484 fino al 518. Con
molti tentativi di Costantinopoli di comunione.

Pietro Mongo
Testo del Traduzione: per questo noi ci siamo sforzati di farvi conoscere che noi e le
Henotikon chiese dovunque non abbiamo avuto, nè abbiamo, ne avremo, ne sappiamo che
lo hanno un altro simbolo o insegnamento o definizione di fede o fede ad
4

eccezione del predetto santo simbolo del 318 padri che i menzionati 150 santi
padri hanno confermato. Se anche qualcuno avesse, noi lo riteniamo eretico.
Infatti questo soltanto che diciamo che abbiamo fiducia di salvare il nostro
regno. E tutti i popoli degni del battessimo salvifico, sono battezzati anche
coloro che hanno presso parte di ciò. Con questo anche i santi padri sono entrati
in concordanza coloro che sono venuto ad Efeso, Hanno condannato l’empio
Nestorio e quelli che la pensano come lui queste cose. Che anche noi abbiamo
anatematizzato Nestorio insieme ad Eutiche, dal momento che riteniamo cose
contrarie ai predetti. Accogliendo anche i 12 capitoli pronunciati da Parte di
Cirillo di venerata memoria che è stato arcivescovo della Santa Chiesa Cattolica
di Alessandria. Noi confessiamo il figlio unigenito di Dio e Dio, che è divenuto
uomo veramente, il Signore nostro Gesù Crsito, consustanziale al Padre secondo
la divinità e consustanziale a noi secondo l’umanità, disceso e incarnatosi dallo
Spirito Santo e da Maria Vergine Madre di Dio, si trova in uno e non in due. Noi
diciamo infatti che sono di uno solo i miracoli e i patimenti che volentieri ha
soprtato nella carne. Non accogliamo affatto coloro che dividono (nestoriani),
mescolano (monofisiti) o che introducono fantasie (gruppo stremisti dei
monofisiti), dal momento che l’incarnazione vera impeccabile non ha fatto la
giunta di un figlio da parte della madre di Dio. Infatti è rimasto trinità la trinità e
incarnatosi uno della trinità il figlio di Dio. 6 Sapendo dunque che ne le sante
chiese ortodosse di Dio dovunque, ne gli amatissimi sacerdoti stati davanti di
questi, ne il nostro regno ha avuto un altro simbolo o confessione di fede oltre al
predetto santo insegnamento, noi ci siamo riuniti senza alcun dubbio. Abbiamo
scritto queste cose non volendo rinnovare la fede ma volendo rassicurare.
Scomunichiamo chiunque abbia pensato o pensi ora o quando voglia o in
calcedonia o in qualsiasi sinodo qualcosa di diverso.

L’editto si mette in collegamento con Nicea e Costantinopoli. Problema è che


non c’è un altro insegnamento al infuori di questi due. C’è un richiamo alla
tradizione. Questi 12 capitoli trascurati da Calcedonio, ma ricupera qui
l’henoticon. (questa Cristologia non è solo ortodossa, cattolica, russo ecc. questo
è la base di tutto.
Questo editto in se non ha un’eresia formalmente, un cristiano può accogliere
l’editto. Il problema è:
1. l’accoglienza dei dodici anatematismi che calcedonia non aveva accolto.
2. Il silenzio su due temi: la formula di Calcedonia e il Tomus ad
Flavianum.
Nel 484 papa Felice III riunisce un Sinodo Romano e rifiuta l’henotikon e
rompe la comunione con Acacio di Costantinopoli, questo scisma è lungo
perché l’imperatore favoriranno il regime del henotikon. tra i concili non si parla
di Calcedonia, ma viene riconfermato la duplice consustanzialità di Cristo e
sottolineata l’unita e l’unicità del soggetto.

Monofisiti Indica coloro che ammettono una sola natura in Cristo.


I primi monofisiti:
1. Apollinare di Laodicea alla fine del IV sc. e i suoi discepoli.
Questo nasce come risposta a un movimento antiocheno antiarriano che
affermava una sola natura nel senso di natura concreta, fonte di attività, in
quanto l’umanità assunta dal logos divino sarebbe stata carente de anima o nous
6
Questa è la formula che porterà problemi in avanti. Qui c’è l’influsso di Pietro Mongo. Forse i monaci sciti appare.
5

(razionalità).
Pur essendo condannato Apollinare, i suoi discepoli fecero passare la sua
dottrina come atanasiana. Questa fu pressa da Cirillo nella controversia contro
Nestorio costituendo la base dei dodici anatematismi.
Intese natura nel senso di natura individuale concretamente susistente (ipostasi,
persona).
Spiegazione: in teoria si può parlare di due nature prima della unione,
dall’unione è risultato una sola ipostasi quella del logos che si è appropriata di
tutti i caratteri di una natura umana integra, uniti ma non confusi con i caratteri
propri della natura divina.
La problematica fu ripresa a Costantinopoli con Eutiche nel 447, confutato da
Teodoreto di Ciro. Poi fu accusato Eutiche da Eusebio di Dorileo. Dopo in un
piccolo concilio a Costantinopoli dichiara: Cristo non è homoousios, da due
nature prima dell’unione risulterà una sola dopo l’unione. Ed il concilio lo
condannò. Questo provocò reazioni nel ambiente cirilliano a capo Dioscoro di
Alessandria favorita dall’imperatore Teodosio II concretandose nel 449 nel
concilio di Efeso. Subito la morte di Teodosio II e la venuta di Marciano e
Pulcheria favoriranno il difisismo, quindi il concilio di Calcedonia 451.
La polemica sigue a lungo. Pero con Severo di Antiochia 508-511 propagandò il
monofisismo.
Sulla polemica dopo la seconda metà del V sc. il monofisismo era cresciuto
dottrinalmente, per lo studio si distingue in due: una reale e altro verbale
(severo). Segue con ciò, il problema nelle prossime lezione.

Papa, Felice III 483-492: Intercede presso l’imperatore Zenone per far finita la persecuzione di
Vandali ai cattolici e la condanna all’esilio di molti vescovi.
Davanti al henotikon, lui presso a scomunicare al vescovo di Costantinopoli,
Acacio. Dovè affondare lo scisma acaciano nel 484 tra Roma e Costantinopoli,
fino al 519.
Il 490 intervenne nella controversia pelagiana

Personaggi del Da una parte: Monaco Nefalio, Giovanni Grammatico, Giovanni Scitopoli,
VI sc. in vista Lionzio di Bisanzio.
del 553. Monofisiti: Severo di Antiochia, Giuliano di Alicarnasso, Sergio il Grammatico.
Correnti: Severiani (seguivano l’henotikon), calcedonensi di osservanza e
neocalcedonense. (P. Grillmeier: la nostra fede è neocalcedonense, perché
vince nel 553.)
Professor dice: non sono due gruppi calcedonense perché fino al 518 era vietato
scrivere su calcedonia. Qui abbiamo autori Gv. il grammatico e Scitopoli che
scrivono: sia su calcedonia e quella Severiana ossia in due nature e da due
nature.

22/10/07
6

Nefalio Compie un ruolo fondamentale tra 482- 507.


Monaco alessandrino.
- Prima fu monofisita (Lebon lo considerò un calcedonese interpretando
male Evagrio)
- Nel 482 partecipò alla ribellione di 3000 monaci condotti da Antinoe.
- Loro interpretavano l’henotikon in senso anticalcedonese.
- Se trasferì in Palestina dove trovò l’appoggio del patriarca Elia.
- Svolse una attività contro i monofisiti monastero di Mayuma della zona
di Gaza in abitava un monaco famoso Severo.
- I suoi interessi erano di politica ecclesiastica non dottrinale.
- Nel 507 fa una campagna violenta contro i severiani.7
- In Palestina pronuncia due discorsi in difesa delle due nature e del
concilio di calcedonia. Diremo che cambia di bandiera di monofisita
convinto a calcedonese convinto.
- Quando Severo venne a Costantinopoli (predica con il favore di
Anastasio) anche Nefalio venne ed è protetto dai monaci Acemeti e
anche dal Patriarca Macedonio. Più meno 508-511.
- Di Nefalio non abbiamo niente, solo attraverso Severo.
- La forma della disputa è: non difendere il concilio, ma colui che porta
più testimonia patristici.
- Nefalio si pensa che abbia portato testimonio di Gregorio Nazianzeno,
Atanasio ecc. quindi non accoglievano i dodici anatematismi.
- (il termino physis = ousia; per Severo physis e calcedonesi ousia.)
- Nefalio risponde: crede in due nature, unione ipostatica e non da due
nature.
- Grillmeier dice: N. sia il primo neocalcedonese. Il professore dice: no,
perché non c’è la novità. N. adopera il florilegium cirilianum, anche se
era proibito parlare di calcedonia e il Tomus. Va considerato N. un
calcedonese.

Anastasio +518 Imperatore 491, tendenza monofisita.


Sposa la vedova di Zenone, promettendo pero a Eufemio de non fare nulla
contro la fede e i canoni di calcedonia.
Depose Eufemio e lo mise a Macedonio II, 493. Non riconobbe papa Simmaco
498.
Favorì il monofisismo lasciando ad Antiochia eleggere Severo che nel 513 a
Tiro condannò il concilio di Calcedonia.

Acemeti Acemiti = insonni, comunità monastica di Costantinopoli verso 425 fondata da


Alessandro. Con l’aiuto di Ipazio e l’imperatrice Pulcheria cambiò residenza.
Morì 430. Il successore Giovanni si avvicinò a Eirenaion. Loro avevano una
liturgia continua e una biblioteca. Grande influsso e si allearono per lungo
tempo con Roma in difesa di Calcedonia. Nel 534 vengono condannati.

29/10/07

Giovanni di Vescovo tra: 536 perché fu un sinodo a Costantinopoli dove venne il suo scritto.
7
I monofisiti attuali non sono Eutichiani, ma Severiani. Loro seguono una sola natura del verbo incarnato. Chiamati
miafisiti
7

Scitopoli E il 548 troviamo un altro al seggio episcopale di Scitopoli.


Testimoni: Basilio di Silicia (lo accusa di essere un cirilliano), Leonzio di G.,
Fozio
Durante il 518, con la morte di Atanasio, e viene al trono Giustino aiutato dal
generale Vitaliano, il quale aveva avvertito a Atanasio che se non riconosce
Calcedonia lui scende in Costantinopoli con le sue truppe. Con Giustino, Severo
va in esilio e poi si fa la pace con il Papa quindi finisce lo scisma acaciano.
Giustino si dichiara calcedonese come anche il suo nipote Giustiniano.
Gv. confuta a Severo, c’era un libro che circolava prima del 518 di nascosto che
Severo non lo trova. Solo conosce alcuni scritti di Gv., non trovando confuta ad
un altro scritto calcedonese Gv. il grammatico.
Le sue opere sono:
1. Apologia del concilio di Calcedonia
2. Contra i nestoriani.
Lui prese le testimonianze scritturistiche, questa è una novità perché era messa
da parte dal IV sc., solo citavano i padri. La scrittura era troppo utilizzata dagli
eretici.
Temi teologici:
1. La sofferenza del verbo nella carne
2. Dire Cristo vuole dire Dio (dire Gesu Cristo era l’ipostasi concreta, ma
quando dico Cristo Dio si sposta dal concreto all’ipostasi trinitaria,
seconda persona della trinità.)
3. La communicatio idiomatum (la natura umana predica gli attributi
divini e viceversa) questo si risente dai contributi della teologia
alessandrina.
4. “unus de trinitate passus est carne”, questa proviene dall’ambiente dei
monaci sciti (in queste zone parlavano il greco ma avevano la testa
latina.).
Sembra che Calcedonia non parlassi di logos, ma dell’uomo-Dio quello che
camminava figlio di Maria. Questa concezione diversa dell’ipostasi questa è la
novità del neocalcedonismo. Si capisce che l’ipostasi è il verbo la seconda
persona della trinità.
Calcedonia aveva detto che c’è una unica ipostasi, poi sarà il Costantinopolitano
II a dire che l’ipostasi è il verbo. Per questo cammino lo ha preparato Gv., con
questa novità si chiarisce chi è l’ipostasi?. Gv. si allontana dei calcedonesi
estremi che dividono troppo l’uomo da Dio in Cristo, piutttosto sottolinea la
dualità di natura e l’unità di persona.
Con l’arrivo di Vitaliano, porta con sé un cognato monaco scita.
Opere In un frammento troviamo: “vedi che dell’unico e medesimo Signore Nostro
Gesù Cristo noi contempliamo due energie8, ossia quella della divinità e quella
dell’umanità senza separazione e senza cambiamento”.(viene riportato nel
florilegio antimonoenergita del VII, legato al concilio lateranense 649.
Uno Scolii: allo Pseudo Dionigio (scolii sono commenti in margine ad
8
È capita come natura non la persona. Se ci sono due nature sono due energie. Queste vanno collocate insieme con gli
idiomata. L’energia è il principio d’attività e anche l’attività che svolge come Dio. Quando il Verbo, la seconda persona
della santissima Trinità si incarna, prende la carne e diventa uomo assumendo in perfezione la nostra natura umana. Ma
quello che lui faceva (ecco la energia divina) quando come Verbo, stava nella santissima Trinità continua a farlo pur
essendosi incarnato; allora, per esempio il Verbo opera nella creazione, perché il Padre ha creato per il Verbo, e
quest’opera continua nel Verbo incarnato, in quest’uomo perfetto che è Cristo, che in quanto uomo ha un’energia
umana vale a dire tutte le attività umane ha, pure, un’energia divina. Giovanni voleva dire questo al parlare di energia,
cioè che il Verbo incarnato continua a svolgere la sua opera provvidenziale nella storia insieme alla sua attività come
uomo.
8

una opera.) erano attribuiti a Massimo il confessore, grazie a Von


Baltazar nel suo libro “la liturgia cosmica” si attribuisce a Gv. di
Scitopoli. Scritti tra 537-543: quando lui era vescovo di Scitopoli. Gv.
riconosce l’autenticità degli scritti dello Pseudo Dionigi.
Le opere dello pseudo Dionigi appaiono per prima volta dai severiani nella
collatio con severiani,
Per Giovanni, Dionigi in quelle opere non aveva fatto che anticipare la formula
di Calcedonia. Per lui Dionigi non fa parte né dei severiani né dei calcedonesi,
ma della tradizione della Chiesa e va presso come un testimone della fede
ortodossa.
Contro la tesi tradizione di Gv. un neocalcedonista, dell’Osso afferma con i testi
seguenti che solo è un calcedonese per il suo linguaggio.

Testo Scholia PG 4,68 A,5: ““Guarda che anche l’ordine dei santi troni ha detto che è
alle Gerarchie “teoforo” [o “deiforo”]9. Guarda, dunque, poiché il beato Basilio, il
celesti dello P. cappadoce, chiamò la carne “teofora” [o “deifera”] bisogna vedere come lo
Dionigi intenda. Ma la carne dello stesso Signore, secondo l’essenza e secondo
l’ipostasi si è unita allo stesso Verbo Dio. Perciò anche, lo stesso è detto da
parte dei Padri che ha preso la carne e si è rivestito della carne. Che c’è di
stranno se anche la sua carne è detta deifera? Dal momento che porta il Verbo
di Dio secondo un’unione indissolubile essendo detta propriamente e secondo
verità la sua carne”

PG 4, 57C “Ed è lo stesso il legislatore e colui che è setto la legge e lo stesso colui che
come uomo era servito dagli angeli, che fuggì in Egitto, lo stesso nel suo
ritorno, lo stesso è il creatore degli angeli, cosicché uno solo è lo stesso Cristo
in due nature10 che ha realizzato il grande mistero dell’opera della salvezza11.”

PG 4,196C– D2 “Qui espone correttamente l’incarnazione, l’opera della salvezza, ossia che uno
della Trinità ha patito. Nota che una delle ipostasi [il Verbo] ha comunicato
integralmente con noi, e che disse dello stesso signore nostro Gesù Cristo che è
semplice e composto, in riferimento all’estremità della natura umana. Bene,
dunque , diciamo che uno della santa Trinità era sulla croce. Questo contro in
nestoriani e gli acefali( i monofisiti). Ecco, infatti, disse una delle ipostasi ha
communicato con noi integramente come dice l’Apostolo: in cui abita ogni
pienezza della divinità corporalmente. Dire integralmente è contro Apollinare,
infatti, indica che egli ha assunto un uomo perfetto.”12

9
Spiegando θεοφορον: Dice che alcune gerarchie angeliche sono dette Teoforon, cioè portatori di Dio. Dionigio parla
dei troni e li chiama troni. E allora parla di un elemento utile per la cristologia e dice anche la carne di Cristo è teoforon.
Quale è la differenza tra la carne di Cristo che è deifera e i troni?
- La carne di Cristo è dei fera per natura secondo l’ousia e secondo la ipostasi, mentre gli angeli sono veicoli per
grazia.
Il termino più vicino a calcedonia era καθ'ØπÒστασιν, mentre κατ'οÙσιαν da un sapore a monofisismo.
Tra monofisiti e nestoriani affermavano: il primo dicono che l’unione viene κατ'οÙσιαν , mentre i nestoriani κατά χαριν
l’unione di grazia.
10
Si riferisce a calcedonia, presenza chiara della formula. Uno e lo stesso si risente la teologia di Cirillo. Gli scoglia
fanno riprendere la teologia calcedonese.
11
Oikonomia = cristologia (s’intende la storia della salvezza) anche incarnazione; teologia = trinitaria (discorso su
Dio, trino)
12
Appare il testo uno della trinità, all’inizio, al centro. Ancora la perfezione di Cristo uomo contro Apollinare quando
abbiamo integralmente. La koinonia è una koinonia integrale dell’uomo. Una delle ipostasi va contro nestorio perché
loro dicevano due ipostasi. Ma la cosa che fa cambiare con quella di Massimo per la continuazione di vocabolario e
teologia. L’importanza della teologia teopaschita.
9

PG 4, 149D- “Dal momento che ha assunto un’anima razionale e un corpo terreno. E bene
152A ha detto che l’ha assunti –anima e corpo- con un’incarnazione inconfussa.
Infatti, è rimasto Dio pur essendo visto come un uomo e salvando le proprietà di
entrambe le nature e nota questo contro gli apollinaristi.”

Conclusione Sostenne e difese la formula di calcedonia da due estremi opposti:


1. Dal monofismo
2. Nestorianesimo
Affermano l’integrità della natura umana e salvaguardando l’ortodossia della
formula di calcedonia di ogni deriva nestoria.
Utilizza la formula con l’uno della trinità ha sofferto nella carne.
La teologia calcedonese della prima metà del VI sc. si trova ben chiarita in Gv.
di Scitopoli.
È calcedonese alla stessa stregua di Gv. il grammatico, Nefalio e Leonzio di
Bisanzio. Lui ha vissuto la persecuzione calcedonese, sotto il regimen del
henotikon, poi scrive lo scholion quando erano libre di soppressione. Nel 533
Giustiniano emana una legge che proclama la formula uno della trinità ha patito
nella carne” quindi era legge dell’impero. Riceve il riconoscimento papale.

Aggiunta
Nestorianismo Vescovo al 428 in Costantinopoli
Problema: non accetta la devozione popolare di madre di Dio. Marìa sarebbe
soltanto la madre dell’uomo Gesù.
Gli antiocheni ritengono:
1. Distinguevano con precisione le proprietà umane da quelle divine.
In questo intervenne Cirillo di Alessandria. Lui e N. informarono al papa
Celestino a Roma. Questo nel 430 fa un sinodo a Roma e si dichiara in favore di
Cirillo. Al quale diede l’ordine di consegnarle le dicisioni di Roma.
Cirillo la consegna più tarde insieme a 12 anatematismi. Con una forte teologia
alessandrina in cui si parla di unità di natura umana e divina in Cristo.
Nestorio chieda all’imperatore di convocare ad un concilio.
Ad Efeso si celebra il concilio il 22 giugno 431. Nel concilio i partitari di Cirilo
scomunicano N. e viceversa. Poi l’imperatore Teodosio accettà tutte e due le
condanne. Dopo N. rinuncia alle risposte e decide di andare in monastero.
Nel 433 si riconciliano Cirillo e Gv. di Antiochia e approvano la condanna di N.
e dall’altra parte Cirillo rinuncia ai 12 anatematismi.
La formula d’accordo è:
1. Nell’unico Cristo Figlio Signore è avvenuta l’unionedelle due nature
senza confusione.
2. Consustanziale al padre per divinità e a noi per umanità.
3. Maria è madre di Dio.
Accuse a Nestorio:
1. Dividere Cristo, dire che ci sono due Cristi e due Figli.
2. Rinnovare l’adozionismo di Paolo di Samosata.
Accuse di N. a Cirillo:
1. Apollinarista
Sintesi della dottrina N.:
1. Contro gli apollinaristi e ariani, vuole salvaguardare integrità della
natura umana di Cristo. Gli alessandrini invece a riducevano a mero
strumento passivo del Logos.
10

2. Lui preferisce la distinzione delle due nature. Ecco perché parla di madre
di Gesù.
3. Rifiutò l’accusa di insegnare due cristi, piuttosto è indivisibile.
4. Per parlare di unione come congiunzione, per evitare che l’unione sia
mescolanza.
5. Prendendo la terminologia antiochena dice di uomo assunto dal logos,
perciò non accetta Cirillo di unione di natura o ipostasi in Cristo.13 Lui
parla dell’unione come condiscendenza è dire l’unione volontaria del
logos con l’uomo. Quindi lui parla di un prosopon in cui si uniscono le
due nature. (il concetto di persona era capito in forma di apparenza, perciò Cirillo rifiutò.)
6. Nella sua apologia: libro di eraclide: parla di scambio di prosopa in
Cristo. È dire una natura si serve del prosopon dell’altro come fosse suo.
Quindi sembra accettare la communicatio idomatum.

05/11/07

Giovanni il Prima dell’anno 518


Grammatico di Sono scritte ancora nel tempo del divieto.
Cesarea
Biografia In quanto alla notizia che fu vescovo di Cesarea di Palestina. Solo lo
troviamo negli atti del Concilio Lateranense del 649, ma senza fondamento.
Lo stesso si trova in Leonzio di Gerusalemme. Perché né anche Severo parla
di lui. Quindi non fu vescovo di Cesarea di Palestina.
Probabilmente era sacerdote perche si trova nell’incipit delle sue opere. E
anche l’ipotesi di origine Cappadoccia non è vera. Perché lui era un
Palestinese. Gv. Vise nella prima meta del VI sc. La sua attività letteraria fa
nel secondo e terzo decennio del VI sc. Contemporaneo di Severo di
Antiochia e Gv. di Scitopoli.

Opere (CCSG I) 1. Apologia del Concilio scritta prima dell’ 518


sono gli excerta 2. Diciasette capitoli contro gli acefali
greca 3. Contro gli aftartadoceti
Richard ha curato l’opera 4. Due omelie contro i manichei
ommia
5. Una disputa di Gv. con un manicheo
6. Frammenti:
7. Silogismi dei S. Padri contro i manichei
Teologia Lui era un insegnante. Fa distinzione tra:
1. distinzione tra ousia (ha un carattere generale) e hipostasi (è
specifica).
Parte dalla distinzione Cappadoccia di questi termini: (ep. 214 di Basilio) è
quella che già sappiamo.
Gv. approfondisce su questo:
1. la distinzione tra ousia e ipostasi è dovuta al fatto che la ipostasi è
una natura provvista delle sue proprietà e qualità caratteristiche.14
2. Φυσισ : era ambiguo, perchè per natura si poteva intendere tavolta
l’essenza e talvolta ipostasi.
Perché quando Severo diceva la formula anti-calcedonese: μια φυσισ του
13
Dice che una natura non ha una sussistenza reale se non ha una ipostasi, quindi l’unione di nature e ipostasi sembrava
apollinarismo.
14
Una natura diventa ipostasi quando ce la tutte qualità e proprietà di quella natura.
11

λογου σεσαργωμενη, (questa è una formula monofisita) come intendeva il


senso di natura? Sia in senso generico o quello d’ipostasi.
Gv. dice che physis deve essere un equivalente a ousia. E poi diventa
bagaglio comune ai calcedonesi.
I severiani davano un valore concreto a phisis. Con questo si accentua la
capacità unitiva del logos pero viene a togliere la natura umana.15
Il problema è se le nature nelle unione permangono o non! Che tipo di
natura umana prende il verbo?
I monofisiti risentono del apollinarismo…

Gv. doveva prendere la formula monofisita e far intendere in forma difisita.


Lui intendeva in due nature, intendendo per nature non come ipostasi ma
come sostanze, così che Cristo si riconoscesse in due sostanze.
Severo non condivide questa posizione perché questo chiarimento
depotenziava il concetto di nature nel senso unitivo, divenendo physis in
senso generico perdeva l’unità.

Gli studiosi Ritengono che Gv. sia l’inventore della dottrina della ενιποστασια : il verbo
ha assunto la natura umana priva della sua ipostasi. La natura umana è
enhipostateizzata nel verbo cioè nelle divina ipostasi del verbo.
Gv. diceva che Cristo è in due nature, voleva dire che Cristo non è
cohipostatico al Padre, né della stessa ipostasi degli altri uomini. Dunque in
due nature non è la sussistenza di due ipostasi come i nestoriani, ne
l’annullamento delle nature come i monofisiti.

Testi: Apologia Traduzione: (riga 251) Noi infatti, adoriamo l’unico Cristo figlio di Dio
del Concilio di apparso nella carne sulla terra. Riconosciamo la distinzione della divinità
Calcedonia (Gv. il rispetto alla carne. Infatti il Dio verbo è eterno, increato, impassibile e tutto
Grammatico) quanto conviene alla divina grandezza. La sua carne essendo un tutto uno
con lui a causa dell’intima enhipostatica unione per cui il profeta Gv.
proclama: il verbo divenne carne ed ha abitato in mezzo a noi è soggetta al
tempo creata passibile. Inconfessiamo che ttute le proprietà della carne sono
del verbo di Dio. Infatti la sua propria carne è chiaro che le proprietà della
carne saranno di lui. Egli infatti si appropria di esse anche se la sua divina
natura non è sottomessa a queste.
(Riga 268) dunque in questi passi della scrittura noi apprendiamo che le
proprietà divine e quelle umane erano proprie del verbo divino incarnato. Ma
quando si dice che ebbe fame, sette, era toccato o era visto penso che egli
abbia subito queste cose non nella natura divina ma nella carne assunta e sia
vissuto come uomo.

Commento Come intendere l’unione enhipostatica? Che il verbo nell’incarnazione si


appropria delle proprietà umana della natura umana, quindi cosa avviene
nella unione, il verbo fa sue le proprietà che non sono sue ma della natura
umana, per cui la carne è la carne del verbo, solo di lui.
Non si parla della assunzione della natura, ma una appropriazione delle
15
Natura del verbo significa che la sua natura divina che ha in comune con il Padre, il Figlio e lo Spirito, e quindi indica
la natura divina oppure indica l’unica ipostasi, ossia la seconda persona della trinità. Se indica to koinon ciò che è
comune tra il padre , il figlio e lo spirito santo, allora la parola sesarkomene indica la natura umana. Invece la unica
natura del verbo quella che condivide con quella del P F e SS, questa unica natura si unisce alla natura umana allora è
corretto. Ma se s’intende un'unica ipostasi divina che questa è l’unica natura non c’è posta por la natura umana. Severo
accentua solo in una unica natura gli idiomatum.
12

proprietà. Quando ci sono tutte le proprietà allora si parla della perfetta


incarnazione.
Questa ci fa pensa a una sarx verbi è quella di essere la carne unica del
verbo.
Problema: quella carne che aveva Cristo, aveva una unicità era l’umanità del
verbo, in questo senso la carne è diversa dalle altre. La proprietà della carne
di Cristo è che la carne del verbo. Nessun a la stessa carne. La natura umana
non è enhipostateizzata nel verbo ma ha le sue caratteristiche proprie nel
verbo. Non si può pensare a una sussistenza, si tratta invece di una rapporto
di appartenenza non di sussistenza ontologica.

Uso simultaneo delle due formule: Cristologiche, questo è il terzo punto. (il
primo era la distinzione, la seconda l’unionee ipostatica ) Ricupera in ambito calcedonese la
teologia di Cirillo e soprattutto voleva affermare che anche Cirillo aveva
utilizzato in due nature e quindi si era servito di un florilegium di Cirillo in
cui si tratta delle due nature. Secondo Gv. la formula in due nature è utile per
combattere l’apollinarismo mentre la formula della unica natura va contro il
nestorianesimo, per proclamare la piena ortodossia è necessario utilizzare le
due formule. Per entrare nella piena ortodossia. Ma Severo non l’accetta,
questo è un scamotache per far emergere la formula di Calcedonia.
Testo: Contro Ogni ipostasi si vede in ciò che è comune ciòe nella essenza. E se l’ipostasi
monofisiti fosse semplice anche ciò che è comune sarebbe semplice, se invece la
ipostasi fosse composta anche ciò che è comune l’essenza sarebbe composta.
O l’ipostasi composta sarebbe in differenti realtà comuni. Come la semplice
ipostasi del verbo così anche è semplice ciò che ha in comune con il Padre e
lo Spirito Santo. Come anche l’ipostasi di qualche uomo è sintetica, così sarà
sintetico ciò che è comune ovvero ciò che si vede comunemente in tutte gli
uomini. Ogni uomo infatti è una animale razionale mortale anche se non
volessimo pensare la realtà comune sintetica, assolutamente si dovrà
riconoscere l’uomo in due realtà comuni, l’anima in comune con le altre
anime i corpi in comune con gli altri corpi. In cristo essendo l’ipostasi
sintetica non si vede in ciò che è comune sintetico. Infatti nessun altro
essendo Cristo veramente Dio e uomo è sintetico se non colui che è stato
generato dalla vergine Maria.

Comentario Una capacità sintetica che si riconosce all’ipostasi.

Conclusione Quasi tutti ritengono che sia un calcedonese, il professore dice: si deve
ridimensionare. Perché le motivazioni degli studiosi non sono sufficienti:
1. La concordia di Cirillo con Calcedonia non è una novità portata da
Gv., prima era stato già fatto un tentativo di ricondurre Cirillo
nell’albeo calcedonese. Lo stesso florilegium cirillianum che
circolava è della seconda metà del VI sc. Gv. è nel solco della
tradizione calcedonese.
2. La professione simultanea delle due formule che viene invocata degli
studiosi come elemento di novità nella teologia di Gv., ci sembra un
scamotach. IN realtà Gv. con accoglieva la formula della mia physis.
3. Non è di Gv. la dottrina della henipostasia, come l’intendiamo come
la insussistenza della natura umana nella divina ipostasi del verbo,
perché l’unione ipostatica di Gv. è un processo di
appropiazzione.Anche il Grillmeier dice: con riserve può essere
13

considerato ma non parla come autore della dottrina, è un


diplomatico. Muller e Hermer = Gv. è una figura chiave nel gruppo
dei teologi.
4. Il professo dice che era un calcedonese.
5. La novità lo dice Severo: nuovo riconciliatore di parole apposte.
Quindi riconosce in lui una grande capacità dialettica. Noi diciamo
che da un apporto nuovo alla teologia è di carattere terminologico:
per prima enhipostasi (ag. nuovo), idea di una ipostasi sintetica, il
paradigma antropologico della unione di anima e corpo nell’unico
uomo per significare della unita.

12/11/07

LEONZIO DI Questione prosopografia


BISANZIO

Opere con il nome di 1. Contra Nestorius et Eutichianos


Leonzio 2. Epilysis (Solutis argumentotorum)
3. Taginta capite, contra Severum
4. Adversus Monophisytas
5. Contra Nestorianos.

Fu uno solo oppure Loofs: (1887) Sosteneva la esistenza di un unico Leonzio, autore del
due? opinioni Corpus leontianum. Attribuisce questi scritti al monaco Scita Leonzio.
(partecipò attivamente alla controversia Teopaschita. Scritta ai tempi della
disputa con Severo, le prime tre verso 520 e 540, le altre due 580. Altra
ipotesi anche se lo identificava con il monaco che intervenne subito dopo
Ipazio di Efeso alla collatio cum Severianus 532 e presente al sinodo
antimonofisita 536. Altra un monaco origenista del quale parla Cirillo di
Scitopoli.

Richard: (1944) Distinse due Leonzio: Uno di Gerusalemme attribuisce le


opere quarta e quinta. Mentre l’altro di Bisanzio le tre prime. Pero tutte i
due autori sono coevi al tempo del imperatore Giustiniano (527-565)16
Richard fa uno studio storico-letterario, per lo studio prese solo due opere
la quarta e la quinta. E la data è al tempo di Giustiniano. L’argomento è: la
presenza di brano attribuito a Papa Giulio nel Contra Monofisytas,
riconosciuto come testo di Apollinare. Si menziona al vescovo Gv. il suo
episcopato 536-550. Altra tesi: si vede a Severo come incontestato del
monofisismo y la datazione del suo patriarcato ad Antiochia. Anche al
interno dell’opera non si parla delle lotte interne al monofisismo né la
disputa dei tre capitoli accesa verso il 544. Poi Richards incentrandosi
nella dottrina dei due trattati e guarda le differenze e poi tutta l’opera
intera dal punto di vista filosofico e teologico. Alla fine conclude che le
due opere sono di Leonzio, monaco.Infine: Quello di Bisanzio è di stretta

16
Chiamato dallo Zio Giustino alla corte. Fue il suo consigliere. Il 525 sposò Teodora. Il 529 diede il divieto
dell’insegnamento della filosofìa y en conseguenza la chiusura dell’accademia di Atene. Il 532 fece la pace perpetua
con Cosroe I. Pùbblicò L’institutiones (manuale di diritto romano) anche il Digesta (raccolta di opinioni di illustri
giuristi). 529 pubblicazione del Codex Iustinianus, poi le Novellae, poi il Il Corpus Iuris Civilis.
14

osservanza, il calcedonismo e quello di Gerusalemme del


neocalcedonismo.
C. Moeller: Acetta lo studio di Richard.
Questa sarà l’opinio communis, portata da Grillmeier e i manuali.

Leonzio di Bisanzio Si concentra sull’inizio dell’opera del Contra Nestorianos et Eutychianos


nel quale parla di “uomini pii, appassionati delle divine dottrine.” Si crede
che sia stato il rappresentante di questi pii. E che sotto la richiesta loro, lui
avrebbe scritto. Pero sappiamo che nel 532 c’è stata una disputa di tre
giorni tra ortodossi e severiani chiamata “Collatio cum Severianus” a cui
partecipò il monaco di nome Bisanzio dopo Ipazio di Efeso. Il primo
giorno Ipazio dichiara avversari l’eterodossia di Eutiche e di conseguenze
quella di Dioscoro. Il secondo giorno: la formula di “da due nature” e “in
due nature” e i severiani portarono Dionigi Areopagita. Il terzo giorno
l’imperatore Giustiniano, propone la formula vicina al Teopaschiti.
Le osservazioni dei severiani:
1. Anche s’è legittimo il concilio di Calcedonia, questi si sono usciti
dalla tradizione con la formula delle due nature.
2. Non aveva accolto i 12 anatematismi di Cirillo, e ristabilivano
Ibas e Teodoreto di Cirro.
3. Cirillo ammettendo la formula da due nature, non aveva mai
riconosciuto due nature dopo l’unione che invece il concilio
sostenne.
Ipazio17 porta evidenze di Cirillo in cui non negava la formula in due
nature e nemmeno la loro distinzione nell’unione.
Questa è una chiara corrispondenza tra Contra Nestorianos et Eutychianos
y Collatio. In verità si rivolgeva sia nestoriana e eutichiani, ma in maniera
singolare con gli eutichiani.18 Soprattutto con quelli che dicono: una sola è
la natura del verbo dopo l’unione contro quella calcedonense.
La maggioranza di testimonia patristici di Leonzio contiene brani di
Cirillo che ha la formula delle due nature (questo si trova nella introduzione al florilegio
cirilliano che si trova nel Contra Nestorianos et eutichianos) in confronto con la collatio
vediamo l’obiezione dei severiani nel secondo giorno, sostenevano la
assenza “in due nature” in Cirillo. Altra corrispondenza nelle due opere è:
cita le eresie di Ario e SAbellio. Perciò sembra que il monaco che asiste
alla collatio cum Severianus sia l’autore del Contra Nest. Et Euti., ha
scritto per informare gli uomini pii.
Nel 536 si celebra un sinodo a Constantinopoli e si condanna Antimo da
parte del patriarca Mena, poi l’imperatore apoggia e manda in esilio
Antimo e Severo con i seguaci. In questo sinodo c’è Ipazio di Efeso e il
monaco di nome Leonzio, che sarebbe lo stesso della collatio del 532.
Anche perche le opere di Leonzio sono tutte indirizzate ai monofisiti e
quindi si vede una piena loro conoscenza.
Le corrispondenze terminologiche e contenutistiche tra il monaco Eustazio
e Leonzio e tra Eracliano e Leonzio confermano che il bizantino non fu un
teologo solitario ma appartiene a una linea di difesa del calcedonismo.

17
Portavoce dei vescovi cattolici alla disputa con i monofisiti.
18
Eutiche: (378-454). Monaco a Costantinopoli. Amico di Cirillo di Alessandria , imperatore Teodosio II. Nella voglia
di combattere i Nestoriani porta con se i seguaci delle due nature in Cristo. È messo sotto accusa, poi Nel latrocinio
efesino del 449 è riabilitato sotto l’appoggio di questi ultimi personaggi. È condannato nel 451 ed esiliato.
15

Opera: Dialogo Richard: Leonzio solo riporta nel dialogo la caricatura del
contro gli aftartodocetismo, come era fornita da Severo, attribuendola
aftartadoceti all’interlocutore calcedonense.
Perrone: studiando gli aspetti letterari, metodo e tema teologici vede una
relazione tra Leonzio e Giuliano di Alicarnasso. Conclude: questa è meno
deformata alla dottrina originario del aftartodocismo.
Prima del 508-511, quando Severo arriva in Costantinopoli Guliano era
già noto. E Quindi vediamo poi una discordia tra Severiani e Gulianisti,
più forte dopo il 518.
Leonzio mette una piccola autobiografia dicendo che partecipò di un
piccolo thiasos da giovani con i seguaci di Deodoro di Tarso e Teodoro di
Mopsuestia che fingevano essere calcedonesi. Poi si libera di questi. Qui i
nestoriani qui fingendosi calcedonesi propagandavano le dottrine di
Teodoro e Diodoro. Non si sa quale thiasos, pero sappiamo che nel 534 il
Papa Gv. II condanna gli Acemiti19 con la accusa di nestorianesimo.
Il termine thiasos indica un gruppo di sostenitori di Calcedonia di cui
aveva fatto parte. E anche dice che questi erano potenti. Allora quel
gruppo più grande pro-calcedonese furono gli acemeti. Perciò Leonzio
avrebbe fatto familiarità con la cristologia difisita e gli scritti di Teodoro
di Mopsuetia. Si conclude: il III libro della raccolta Contra Nestorianos et
Eutichianos sarebbe una pressa di posizione rispetto alla teologia di
Teodoro di Mopsuestia, perche risulta vicino il pensiero di lui con
l’Epistola de duabus naturis da Eustazio e dalle false lettere a Pietro
fullone proveniente dell’ambiente acemeti. E chiarisce agli uomini pii
perciò che la sua riflessione non ha nulla a che vedere con il
nestorianismo.
Poi fa riferimento a un terremoto successo in Antiochia nel 528 e poi la
città viene chiamata Teopoli., perciò questa opera sarebbe al IV decennio
del VI sc., e poi anche deve essere scritta prima del 543 perché in questo
anno l’imperatore Giustiniano promulgò un editto contro i tre capitoli.
IL neocalcedonismo viene dopo il 553, secondo il professore. Questo è
l’evoluzione del vetero calcedonismo. Questo vetero si impone al II
concilio Costantinopolitano e dopo il 553 il neo.
Il libro di Grillmeier L’idea fondamentale del Volume II, 2 dice che i due autori sono
contemporanei.
Origene del Il nome neo, sorge con i monaci monofisiti.
neocalcedonismo

Contra Nestorios et Due questioni: Terminologica e enhipostatica.


Eutichianus (testo)
Testo greco: Migne, Traduzione
86, col.1086; CTP. Dunque non potrebbe mai esserci una natura, ovvero un’essenza
161 anhipostatica. 20 Certamente la natura non è ipostasi dal momento che
non si può dire il contrario. Infatti l’ipostasi è anche una natura. La
natura non è anche un’ipostasi. Infatti, la natura accoglie la ragione
dell’essere, invece l’ipostasi raccoglie la ragione dell’essere per se stesso.
L’una ha la ragione della specie, l’altra è significativa di qualcuno, l’una
indica l’specie l’altra indica qualcuno. L’una indica i caratteri di una

19
i.
20
Notate qui l’equivalente tra Phusis e ousìa, quindi Leonzio ha già recepito l’insegnamento di Giovanni il Grammatico.
Phusis è uguale a ousìa. Quindi phusis si carica di un valore generico.
16

realtà universale, l’altra divide ciò che è proprio dal comune. E per dirla
in breve, sono dette realtà consustanziali quelli che appartengono a una
sola natura e di cui la ragion d’essere è comune. Invece o le realtà simili
secondo la natura ma differenti per numero, oppure le realtà consistenti
da natura differenti che posseggono tra di loro e allo stesso tempo la
comunione dell’essere. Così dico che hanno la comunione dell’essere non
come se completassero l’essenza una dell’altra. Come è possibile vedere
riguardo all’essenze e riguardo alle categorie essenziali. E queste sono
chiamati qualità. Ma poiché essendo di natura e essenza diversa, non
essendo contemplate per se stesse, ma nella misura in cui sussistono
insieme e giacciono insieme: è questo uno potrebbe trovare anche
riguardo alle altre realtà. Non anche riguardo l’anima e la corpo, la cui
ipostasi è comune, invece la natura propria è la ragione d’essere
differente.
19/11/07
™νυπÒστατον Non è la stessa cosa, l’ipostasi e l’enipostatizzato come è diversa l’ousia e
(testo) ciò che è nella essenza, infatti l’ipostasi indica un qualcuno,
l’enipostatizzato invece indica l’essenza. L’ipostasi definisce una persona
con le proprietà caratteristiche. L’enipostatizzato indica invece non è un
accidente quello che ha in un altro l’essere e non si contempla in se stesso.
Sifatte sono tutte le qualità che sono dette essenziale ed epi-essenziale
delle quali nessuna è l’essenza cioè una realtà sussistente, ma ciò che si
contempla sempre attorno alla essenza come il colore nel corpo e la
conoscenza nell’anima. Dunque colui che dice non essiste una natura
anipostatica dice il vero ma non conclude correttamente, congungiendo il
essere anipostatico all’essere una ipostasi. Come se uno dicesse che non
essite un corpo senza figura dicendo il vero ma poi concludesse non
correttamente che la figura è un corpo. Ma non si contempla nel corpo.
ppp
Il professore: Enipostaton = qualità essenziali della natura, non umana
como dicono gli studiosi. Perché quando vedo l’unica ipostasi di Gesu
Cristo, è provista di tutte le qualità della natura divina e umana. Si
istituisce una differenza tra l’ipostasi e l’enipostatizzato: l’essenza con ciò
che è nella essenza. L’enipostasi: è ciò che c’è dentro l’ipostasi. (soggetto
particolare). Enipostaton indica l’ousia.
Enipostaton non è un accidente perché ciò che ha un essere in un altro non
ha una sussistenza.
Non essere anipostatico vuol dire che non ha un’ipostasi non vuol dire che
ha una ipostasi. (ver minuto 16)
L’enipostasi lo collega con le nature non con l’ipostasi.

Altri capiscono enhipostaton:


La maggior parte: come la natura umana che non ha la sua ipostasi propria
ma è enipostateizzata nel verbo. Questo di enhipostatizzata è tipico del
neocalcedonismo. Questo ritiene anche Grillmeier.
Deley = il pieno possesso di una realtà.
En = ha un valore dinamico così capisce Loofs, quindi la natura umana si
muove alla natura divina. Il professore non è d’accordo.
Grillmeier = la piena realtà della divina hipostasi del logos. Qualche volta
traduce come ipostatico.
Teologia di Leonzio Cinque punti:
17

- Difisismo
- IL modo dell’unione
- L’effetto dell’unione
- Communicatio idiomatum
- Soggetto dell’incarnazione
Il professore Se è vero che questi esponenti del calcedonismo di stretta osservanza
siano testimoni autorevoli dell’interpretazione della formula conciliare.
Parla dell’ipostasi come effetto dell’unione e non come persona del logos.
Quindi la formula del concilio non va intesa in senso nestoriano,21 neppure
ai monofisiti. In quanto nella formula l’unica ipostasi equivale all’unico
prosopon, dunque non rimanda a una realtà superiore/logos, ma alla
persona concreta di Gesù Cristo.
Quindi la discussione post-calcedonense è: sulla permanenza e la
distinzione delle due nature all’interno di una discuzzione sul modo,
l’effetto e il soggetto dell’unione di cui il Concilio nulla aveva detto.
Difisismo: l’affermazione della permanenza e della distinzione delle due
nature in Cristo dopo l’unione. (lo troviamo nelle opere polemiche contra i monofisiti: Epilysis
e Triginta capita contra Sererum ) Leonzio rifiuta mia phisis Severiana perché era
contro la formula calcedonense e lui invece difendeva.
Le obiezioni dei monofisiti sono:
1. L’uso del numero due in cristologia: questo significherebbe la
divisione delle realtà enumerate. Leonzio rispondeva: la natura del
numero considerata in se stessa né unisce, né divide, né ha una
realtà sottostanti. Perché la divisione o l’unità dipende dalla real‘ta
stessa di cui il numero è soltanto indicativo. (esm. Sulla natura enumeriamo
tre: cavallo, l’uomo e bue, intendiamo non la loro divisione riguardo alla quantità, ma la diversità
quanto alla specie; per l’incarnazione vale lo stesso, quando reconosciamo due nature in Cristo
intendiamo dire la diversità della specie, non la loro divisione.)
2. La più grave è: ad ogni creatura corrisponde una propria ipostasi,
dunque se in Cristo permangono le due nature dopo l’unione,
necessariamente si dovranno riconoscere in lui anche due ipostasi.
Leonzio risponde: il piano teorico della definizione è diverso da
quello della realtà, per cui la definizione di natura si trova su un
piano differente rispetto a quello dell’incarnazione. Perciò ritenne
inammissibile che si possa parlare di due nature soltanto prima
dell’unione e non dopo. Soltanto con il pensiero e il ragionamento
le due nature si potrebbero dividere ma il realtà è in atto, vale a
dire nell’incarnazione, esistono sempre unite. Perciò è assurdo
pensare alla divisione se prima non era unita.
3. Conclude Carlo dell’osso: le due nature calcedonense, non si
riferiscono alla preesistenza delle nature ma che rimangono in
Cristo dopo l’unione cioè nell’incarnazione. Perciò la res ha
priorità sulle verba. Le due nature non hanno nessun tipo di
relazione né dopo l’unione come capiscono i monofisiti. Perciò
rifiuta la formula monofisita da due nature ed evita una
interpretazione cirilliana in due nature. Non si può parlare di una
21
Nestorio: 428 fu consacrato vescovo di Costantinopoli. Nacque il 381, di formazione antiochena. Monaco e poi prete
a sira. Divenne patriarca por volere imperiale, lui dimostrava avere grande eloquenza. Lui disapprovò pubblicamente
l’uso di Theotokos. Siccome gli antiocheni distinguevano in Cristo le proprietà divine da quelle umane, quindi maria
doveva essere solo la madre dell’uomo Gesù. Lui preferiva il titolo christotokos. Qui intervenne Cirillo di Alessandrìa,
con la massima subordinazione dell’umanità di Cristo alla sua divinità. Questi due informano al Papa Celestino a Roma,
lui subito si schiera in favore di Cirillo in nu sinodo del 430 a Roma. Poi incarica Cirilo di presentare queste decisioni a
Nestorio, il cui prima fa delle immendazioni: in una serie di 12 anatematismi.
18

natura composta perché questo darebbe un tertium quid, cioè un


altro soggetto.

Nel modo dell’unione: Questo problema dell’unione è uno dei primi


principi della cristologia secondo Leonzio. Lui intende l’unione
kat’ousian, ossia henosis ousiodes cioè unione sostanziale o unione
seconda l’essenza. Una via intermedia una che divide le nature e li unifica
in modo accidentale è la tesi dei nestoriani, l’altra che le confonde,
distruggendo il carattere specifico sono gli eutichiani. Perciò Leonzio
definisce come: kyrios henotike, cioè unitiva nel senso proprio e corretto.
In questa unione essenziale rimangono integre le nature nella propria
idotes (carattere specifico), quindi si rimangono perfette la comunicazione
avverrà solo nelle proprietà communicatio idiomatum. Questa unione
viene chiamata da lui enhipostata.
Enhipostaton = ciò che è nell’ipostasi ossia le qualità essenziali, quindi le
due nature entrano in relazione nelle quali sono le qualità essenziali.

L’effetto dell’unione: era l’ipostasi chiamata anche persona, indivisibile.


Il termino chiave è apotelesma in un forte senso cristologico. Quello di
hipostasi e persona che nel concilio di calcedonia erano giustapposti
adesso significano uno all’altro. Detti anche con altri due termini sinonimi
atomon e hypokeimenon. Quindi parla della hipostasi concreta.
Leonzio aveva una conoscenza dei padri occidentali come Ilario,
Ambrogio e Agostino. Anche conosceva la epistola del papa al imperatore
Leone.
Si può parlare di hipostasi o prosopon pero en senso latino, en forma
specifica e non esteriorizzante.

Communicatio delle proprietà: dottrina d’ambiente alessandrino. Questo


afferma l’unità di Cristo. Come Leonzio prende: non è possibile
l’intercambio delle proprietà, rimangono integre. Una realtà termia, …

Il soggetto dell’incarnazione: Leonzio è lontano dal neo-calcedonismo


nella quale era identificato il logos/verbo con l’ipostasi. Ne anche
ammetteva il tertium quid . piuttosto riconosce il logos come soggetto
dell’incarnazione. Quindi il logos adorna la nostra natura non si confonde
ne forma un tertio. Si può dire che il verbo è il soggetto dell’incarnazione
in quanto fa posibile l’unione essenziale, l’ipostasi. (colui che agisce
nell’incarnazione è il Verbo, mentre l’effetto di tale azione è Gesù Cristo, che a sua volta opera nella storia
il verbo soggetto dell’incarnazione in quanto rende
come uomo e come Dio.)
possibile e realizza l’incarnazione.

26/11/07

RASGI IL CONCILIO DI COSTANINOPOLI (553)


STORICI PER
Giustiniano Un teologo, imperatore dal 527-565
Fu chiamato alla corte di Costantinopoli dallo zio Giustino, il quale fu il
grande consigliere. Il 525 sposò Teodora dalla quale ebbe influsso.
Favorì il ritorno al Calcedonismo, dopo la morte dell’imperatore Anastasio che
19

era monofisita.
Nel suo periodo ci sono due tentativi d’unione con i monofisiti:
1. La collatio Seberianis 532
2. Sinodo del patriarca Mena 536

Severo Vescovo di Antiochia, favorito da Anastasio, per difondere la sua Cristologia,


di tipo Ciriliano. Propaganda la mia phisis tou logou sexargomenou “una sola
natura del verbo incarnata.
Per lui, questa è la formula più calcedonense, e non di due phusis. Per lui
natura = è un concreto. Lui dice che ad ogni natura corrisponde due ipostasi.
Il fronte Severiano non era comune, erano variegato: (studi: Frend, la nascita
del movimento monofisita. Allen P..).
Gruppi:
1. I seguitori di Giuliano di Alicarnasso, chiamati gli aftartadoceti:
ritenevano che la carne di Cristo in virtu della incarnazione era
diventata incorruttibile (aftartodoceta). Un monofisismo radicale,
perché riteneva che la divinità incontrando la umanità rendessi
indistruttibile. Porta una forma di docetismo, Grillmeier II,2 dice: è
megli chiamare aftarti, il professore: aftartadoceti, perché sembra che
c’è umanità ma non c’è. Il mistero dell’incarnazione dura un attimo.
Tirava fuori il problema della sofferenza di Dio può o non?
2. Sergio il Grammatico: in cristo quando avviene l’incarnazione non
esistono le due serie delle proprietà, ma esiste una unica proprietà
mista.
Gli attuali monofisiti sono severiani.

Concilio di La questione dei tre capitoli, il papa Virgilio sta alla corte. Già papa Agape era
Costantinopoli andato il 536, ordinò al patriarca Costantinopoli. L’imperatore voleva avere
553 nelle sue mani al papa e il patriarca, così primi anni di governo Giustiniano
inviava continuamente corriere a roma.
Il 553 si riune nei pressi di S. Sofia, il papa si rifiuta di presenziare, solo va
Eutiche, perché il papa sapeva per prima che bisognava condannare i tre
capitoli: Teodoro di Mopsuetsia, Teodoreto di Ciro e Ibas. In realtà papa
Virgilio non voleva perché non si era mai verificata una condanna pos-
mortem, perche questi tre erano morti in comunione con la chiesa. Lui dice che
solo voleva condannare le loro tesi.
Il concilio si apre in maggio, patriarca di Costantinopoli, Antiochia,
Gerusalemme, più 145 vesvovi. I patriarchi vanno a chiedere venire al
concilio, il papa risponde se che era malato. Il papa aveva detto anche io vengo
al concilio se fanno arrivare vescovi italiani e africani. Comunque vengono
condannati i tre dopo alcuni giorni tutti i tre dal concilio. Loro sono i padri del
nestorianesimo, così sono stati presentati, ma questo va ridimensionato. In
verità, in quei tempo non erano d’accordo tutti per la condanna. È una
condanna politica. Papa Virigilio aveva detto voi fatti i documenti e poi li
approvo o non.
Il concilio disse: i tre capitoli vengono condannati perché sono caduti in errore.
2 giugno del 553, vengono emanati 14 anatematismi. Questa è una sintesi della
cristologia.
La novità: equivalenza tra ipostasi e il verbo di Dio. L’unica ipostasi di cui
parla calcedonia non è Gesu cristo il verbo di Dio, ma la seconda persona della
trinità.
20

IN questa definizione dogmatica c’è uno sbilanciamento verso la divinità,


invece il vetero calcedonismo, secondo cui l’ipostasi è il concreto Gesu Cristo.
Dopo il concilio il papa aderirà alla condanna.
IN questo concilio non erano presenti i severiani, perché sono stati condannati
nel 536.

Testo: Secondo: Testo: Se qualcuno non confessa che ci sono due nascite del Dio
Anatematismi verbo, la prima prima del tempo senza tempo e corpo, l’altra alla fine dei
giorni, essendo egli disceso dal cielo ed incarnatosi della gloriosa madre di
Dio e sempre vergine Maria e che fu generato da lei. Costui sia anatema

Spiegazione: tutte e due sono vere, tutte e due esistono in cristo. La duplice
generazione rimanda alle due nature. Perché colui che è nato da Maria è
l’uomo, e quello del verbo è dal Padre, e quindi è verbo e uomo.

Terzo: se qualcuno dice che uno è il verbo di Dio che ha fatto i miracoli e un
altro il Cristo che ha patito, o dice che il Dio verbo si è unito al Cristo nato da
donna o che è in lui come nell’uno nell’altro ma non uno e lo stesso Signore
GEsu Cristo il verbo di Dio, incarnato e che sono suoi sia i miracoli sia i
patimenti volentieri . Costui sia anatema.

Spiegazione: Il problema del duplice soggetto. I padri oppongono allon kai


allon. Se uno dice che esistono due soggetti. È contro i nestoriani, contro
coloro che riconoscono due soggetti in Cristo, il verbo che fa miracoli e il
Cristo che ha patito. Colui che è nato da una donna è il verbo non il Cristo. Il
soggetto di attribuzione (linguaggio tomista) è unico, a qui attribuisce i
miracoli è a uno e quello di patimenti a uno.

Quarto: se qualcuno dice secondo la grazia, o secondo l’energia oppure lo


stesso onore, oppure secondo l’autorità o l’elevazione o la convenienza o la
potenza l’unione del verbo è avvenuta con l’uomo oppure secondo la
benevolenza come se il verbo di Dio avesse gradito l’uomo per aver avuto
prima di lui, come lo disse il folle Teodoro. Oppure per ominomia secondo cui
i Nestoriani chiamando il verbo di Dio Gesù e Cristo e ritenendo l’uomo
separato da Cristo e dal Figlio e dicendo apertamente due persone secondo
una sola denominazione e onore e dignità e adorazione dicono una sola
persona e un solo Cristo. Ma non confessa che l’unione del Dio verbo alla
carne animata di anima logica razionale secondo la sintesi ovvero secondo
l’ipostasi è avvenuta, come i santi padri hanno insegnato. e per questo una
sola sua ipostasi che è il Signore Gesu Cristo uno della santa Trinità. Sia
anatema.

Spiegazione: il concilio lavora sull’unione del soggetto. Capiscono una


posizione vetero calcedonense può essere incline a un nestorianessimo, è come
se il verbo avesse compiaciuto dell’uomo. I nestoriani in verità affermano due
persone.
Novità: kata sunthesin, viene dall’ambiente Severiano, secondo Simonetti.
Professore: questo è vero ma era già presente nella teologia calcedonese, come
in Gv. il grammatico dove si parla di una ipostasi sintetica. Quindi non è
esclusivamente si Severo. Questo sarebbe il neocalcedonismo.
Novità del concilio: dice un’unica ipostasi che è uno della trinità. Ο εστιν ο
21

κυριος Ιησυς, εις της αγιας τριαδος. Lui assume l’umanità, ma non assume un
soggetto diverso da lui.

Ottavo: Se uno confesando che l’unione della divinità e umanità è avvenuta


da due nature oppure una sola natura del Dio verbo incarnata, non intende in
questo modo come hanno insegnato i santi padri che l’unione della natura
divina e umana essendo avvenuta secondo l’ipostasi ha portato a compimento
un solo Cristo, ma da tali espressioni intende dire una sola natura ovvero
essenza della divinità e della carne di Cristo. Sia anatema

Spiegazione: Questo è contro il monofisismo. L’unione ipostatica né divide e


né confonde. Questa è un’unione che mantiene unite le due nature senza far
perdere le due natura le proprie distinzione.

Nono: se uno dice di adorare il Cristo in due nature, da cui provengono due
adorazioni una propria del Dio verbo e altra dell’uomo. Oppure se qualcuno
per la divisiones della carne o per la confussione della divinità e umanità o
una sola natura ovvero essenza degli uniti, così adorano in Cristo ma non con
una unica adorazione, adorano il dio verbo incarnato con la sua propria
carne come anche la santa chiesa di Dio ha comandato dall’inizio. Sia
anatema.

Spiegazione: duplice adorazione. I nestoriani la proskunesis: una a Dio e altra


all’uomo, perciò due, questi sono anatema. Mentre noi diciamo uno solo
adoriamo.

Decimo: se uno non confessa che colui che è stato crocifisso nella carne, il
Signore nostro Gesu Cristo è Dio vero e Signore della gloria e uno della santa
Trinità. Costui sia anatema.

Spiegazione: il vero neo-calcedonense è: Il crocifisso è uno della santa trinità,


allora la crocifissione è attribuita al verbo. Questa a una portata soteriologica.

03/12/07 (09)

Leonzio di Questione prosopografica


Gerusalemme Contemporaneo di Massimo il confessore
Dov’è il Le due opere sono tardive, perche nella ultima parte del Adversus monophisitas
problema? si parla dei longobardi. Nel 568 i lomgabardi sono scesi dall’Ungeria. Quindi
Leonzio di non è possibile che lui abbia conosciuto prima loro. Perché i barbari erano
Gerusalemme sconosciuti finchè non entravano in contatto con i romani.
Poi c’è un riferimento di una invasione di G., nella stessa opera. Avvenuta in
modo cruento, quindi sappiamo dalla storia, che G. subì due invasione: il 614
dai Persi da Cosrroe, poi 638 Araba da Sofronio. Nella prima invasione
devastarono e uccissero tanta gente. Nella seconda si fece un accordo tra
Sofronio e Kalifo.
L’autore era stato presente della presa di G. con la perdita di molti uomini, e
quindi lui scrive conoscendo l’invasione del 614.
Loro smontano dicendo: che la ultima parte di contra monophisitas è stato una
aggiunta. La il professore: dice che c’è un unico manoscritto in cui porta.
In base a queste notizie si data verso il 620 (Al tempo dell’imperatore Heraclio
22

si fece l’incoronazione nel grembo della madre.


IL neocalcedonismo viene dopo il 553, secondo il professore. Questo è
l’evoluzione del vetero calcedonismo. Questo vetero si impone al II concilio
Costantinopolitano e dopo il 553 il neo.
Gray Fa una edizione critica, dall’unica fonte che c’è. Lui dice che il manoscritto
includerebbe due opere:
1. Il contro monofisiti o aporie (epoca Giustiniano 537. Motivi: sono letti in
un editto di Giustiniano contro gli eretici. Lui colloca l’autore attorno
all’anno 532.
2. Testimonia. (raccolta di testi, divulgata, verso 533-536.)
La parte espositiva e l’antologia mancano alcune righe, allora questo fa pensare
a due opere. Invece la patrologia greca porta tutto di seguito.
Lui conosce l’articolo di Muller e dice la presenza del termine giocobiti nel
contro monofisiti, riferiti ai monofisiti quelli della Siria nel 578 perché muore
qui muore anche Giocomo Paraveo e poi i seguaci li chiamano giacobiti.
Questo ci porta a pensare più tarde Mueller ed io. Gray dice questo è una
interpolazione. Ma il professore: come si fa sapere, se c’è un unico manoscritto?
Gray individua una differenza di stille interno nell’ultima parte dove si parla dei
giacobiti (di solito le prove interne sono più deboli di quelli esterni).
Una recensione di Gray fatta da un altro studioso Wickham, 2007 che dice la
questione della datazione rimane incerta. La datazione rimane aperta, il
problema dell’aggiunta rimane aperta. Il professore data dopo l’anno 580, in
virtù della citazione di Giacomo.
Anche, il Contra Nestorianos (sono 8 libri, pero sono giunti 07) va in questa
linea:
1. C’è la questione dell’imperatore che incoronava i figli nel seno della
madre.
2. L’invasione e la pressa di Gerusalemme.
Nel 614 arrivati i Persiani e avevano pressi Gerusalemme con lo sterminio.
Quindi il libro contro monofisiti sarebbe da datarlo tra il 614 (620-640). Queste
prove sono prove esterne all’opera, ad un evento storico.

Neocalcedonesi Sono coloro che sostengono l’utilizzazione di tutte e due le formule


cristologiche: quella della mia physis e quella del concilio di Calcedonia, è dire
tra la cristologia di Calcedonia e quella degli anatematismi cirilliani. Le sue
prime radice cominciano in Antiochia dove il monofisismo era forte
Contesto storico:
Nefalio: Passò dal monofisismo al calcedonismo moderato il suo
pensiero si è diviso in due: 1. Attraverso il florilegio patristico che
confermasse la formula calcedonese per mezzo di testimoni autorevoli:
Gregorio di Nazianzeno, Proclo di Costantinopoli, Gv. Crisostomo e
Cirillo di Alessandria. 2. Era una novità perché aveva chiarito la formula
calcedonese “in due nature unite”. N. cercava la mediazione tra le due
formule. Quindi questo evoca un primitivo neocalcedonismo.
Gv. il Grammatico: è il primo neocalcedonese che ci presenta un sistema
teologico relativamente elaborato. Lui è un grande dialettico, a lui
sembra che abbia fatto la distinzione tra ousia e hypostasis. Vuole
l’unione delle due formule: “Dico tum unam naturam incarnatam, tum
duas individuas et unitas” (Dell’osso, p. 126) riguardo al problema della
unione si rifà alla nozione di enhypostasia.
Teologia di È più moderna rispetto agli autori prima del 553. È una teologia evidente che
23

Leonzio di G. acquisisce l’unità ipostatica e idiomatica nel logos. Contra nestorianos 5,29, c’è
una unica ipostasi quella del logos una natura umana e una divina. Non parla di
hipotelesma che parla il concilio e anche gli vetero calcedonismo.
Problema teologico dopo il 553: Che cosa avviene con l’incarnazione nella
unica ipostasi?
1. Lui sembra dirci che non avviene nessun cambiamento né nell’ipostasi
né nel suo prosopon. L’unione tra le due nature avviene attraverso
l’azione creatrice che appartiene solo a Dio. (Anche troviamo in
massimo il confessore). Il logos, seconda persona della trinità,
l’incarnazione è in qualche modo una nuova creazione.
2. Si pensa che Il logos ha in se la possibilità di incarnarsi (è impossibili che
l’ipostasi rimanga imperturbabile, quindi allora aveva in se la possibilità di incarnarsi, altri dicono non è
possibile perché se fosse scritta nel logos allora l’incarnazione è obbligatoria. Il problema è sull’immutabilità,
ma se è mutabile o non Dio.)
Professore: Rimane valida la soluzione neo-calcedonese: la divina ipostasi
permanendo immutabile in virtù della sua opera creatrice assume la natura
umana. Invece Grillmeier: la nostra fede è il nostro calcedonismo.

Il modo dell’unione: la divina ipostasi non subisce nessuna composizione, ma


“avviene un arricchimento dei suoi divini idiomi con quelli della natura umana”.
L’unione avviene delle proprietà, questo rivela che nell’unica persona c’è una
interazione.

Differenze nella concezione tra: di anhipostaton (inesistente), idioipostaton


(esistenza propria). Leonzio dice la natura umana non è idioipostatica, ma
questo non vuol dire che sia anhipostatica.
Poi vedremo Questa è la novità: le due nature sussistono nell’unica ipostasi
quindi in questa unione ipostatica le due nature non possono sussistere
indipendentemente una dall’altra quindi non è necessario che tutte e due abbiano
l’ipostasi, di conseguenza soltanto la natura umana è enhipostatizzata nel senso
che sussiste nell’ipostasi della natura divina, per così dire è ricevuta nell’ipostasi
del logos. Questa cristologia neocalcedonese accentua l’unità sintetica
idiomatica nell’ipostasi partendo dagli aspetti ontologici e metafisici della
cristologia e quindi evidenzia la soteriologia. Questo è punto d’arrivo.

Testo A 1556. Se l’uomo da noi sussiste, non ha l’ipostasi come non insegni il
(Bizantini) contrario dicendo che colui che sussiste è anhipostatico. Ne infatti che vi
ricordate quello che dite né conservate ciò che noi diciamo. Non vogliamo
mostrarvi l’uomo del Signore anhipostatico. Non sia mai, ma non idioipostatico
ossia separato dal verbo perché non è la stessa cosa dire anhipostatico e
idioipostatico. Chi, infatti, dubiterebbe se l’essere un questo modo rispetto alle
altre cose da una parte è l’essere assolutamente non fosse.22

B 10 riga: e (il logos) divenne uomo per l’assunzione della natura umana, anche
se l’ipostasi della stessa ipostasi del verbo non assunse un prosopon se, infatti,
l’ipostasi del verbo avesse assunto l’ipostasi della carne il verbo non sarebbe
diventato carne, ma il verbo avrebbe acquisito una carne.23
se anche la sua natura è diventata natura della carne come l’ipostasi non avrebbe

22
spiegazione: si istaura una distinzione tra anhipostatico e idioipostatico. Cioè l’avere una ipostasi proprio e l’essere
senza hipostasi. L’idioipostatico ci porta a una divisione del verbo quindi vado a finire nel nestorianesimo. Un modo di
essere non si nega l’esistenza. Questi termine gli vengono della tradizione teologica.
23
spiegazione: la carne del verbo non è altro del verbo perché il verbo è diventato carne come se avesse altro da sé.
24

posto la sua tenda tra noi carnali ossia nella carne ma il verbo si sarebbe mutato
in essa.24
Se uno dicesse che non può portare un’altra natura in se stesso non forse
potrebbe accogliere nella futura resurrezione. La natura spirituale della nostra
natura carnale.25

col 3: infatti non diciamo che esiste una differenze nell’unica ipostasi del verbo,
se infatti sappiamo la differenza degli idiomi particolari ipostatici non diciamo
l’unione del Signore, l’unione di differenti ipostasi. Nemmeno la sintesi di
differenti nature nell’unica prima originaria che è nel vebo neppure ammettiamo
una seconda ipostasi.
In alto col. 3, riga 7: infatti non è necessario che qualcosa deva essere
assolutamente e propriamente. Infatti, nessuna delle case di una città è senza
padrone. Non necesarriamente ogni casa che ha un padrone è un solo padrone.
Infatti sono tante e alcune hanno padroni comune. Così anche sono le nature, è
necessario che esse sussistano e anche siano enhipostatiche.

10/12/07

Pars occidens o latina

Africa del Cosa è mondo latino al VI sc.? è l’Italia, e poi anche Roma ha influenza
Nord sulla Macedonia e L’Etiro le regioni soggetti al papa fino alla Daccia. In
realtà l’oriente aveva poco. Dopo verrà favorito dall’imperatore.
L’Africa Romana è una zona forte, latina e un grande influsso su Roma. Tra
questi due città c’era una barca che ogni giorno salpava.
Non pensare che il Nord d’Africa non è come adesso. Le popolazioni erano
indo-europei. Quindi erano la stessa cosa. Resistevano alla colonizzazione i
berberi non furono colonizzati anche con l’invasione islamiche finchè
riuscirono.

Forte cultura cristiana. Qui ci sono tre grandi autori:


1. Liberato di Cartagine
2. Diacono Rustino (nipote di papa Virgilio)
3. Facondo d’Ermiane
Lì c’era la teologia, perché al tempo di Giustiniano in Roma era sempre
sottomessa a Roma. Quindi l’unica zona indipendente fuori di Giustiniano era
Africa.
Il problema che scandalizzava era la condanna dei tre capitoli:
1. Teodoro di Mopsuetsia
2. Teodoreto di Cirro
3. Ivas di Edesa
Erano stati condannati da Giustiniano e poi il Concilio Constantinopolitano II,
ritenuti come i continuatori di Nestorio. Gli occidentali vedevano un rifiuto del
Concilio di Calcedonia. Siccome per l’occidente il concilio di Calcedonia era
ritenuto come il massimo allora questa causa scalpore.
Rustico stava con il Papa Virgilio26 a Costantinopoli, e come non accoglie
24
spiegazione: non c’è un mutamento della natura. Non assume una ipostasi, ma non c’è nemmeno una natura, ne la
carne diventa divina
25
il problema è sempre al rapporto, con l’opera salvifica, ai fini della mia esperienza personale.
26
Lui anche titubava , perché diceva perché devo condannare a persone che ormai sono morte. Pero approvò questo per
influsso di Giustiniano.
25

quello che dice il zio, allora lo scomunica il 550 e lui va in Africa.

Liberato Era un diacono, da un contributo alla questione cristologica. Vive a metà del VI
sc. Intrapresi diversi viaggi tra occidente e oriente per capire la problematica.
Lui scrive un’opera tra il 560-565 “Breviarium causae Nestianiorum et
eutychianorum”. Tratta dall’elezione di Nestorio 428 fino all’editto della
condanna dei tre capitoli 543-44. Anche liberato visitò il monastero.
Posizione: è apologetica, difesa degli africani, contrario all’editto dei tre
capitoli. I latini in Roma sempre sono stati calcedonense. Liberato anche visitò
il monastero degli acemeti.

Facondo di Si trova a Costantinopoli nell’anno del 544, nell’anno di cadanna dei 3 cap.
Ermiano Facondo fu contrario alle decisioni di Giustiniano, allora si mette in
opposizione. Quindi fu costretto di fuggire in Africa. Scrive un’opera: Pro
defentione trium capitulorum, parlava del problema della condanna dei
personaggi pos-mortem, morti in comunione con la Chiesa.
Teologia: mantiene l’equidistanza tra la cristologia divisiva di tipo nestoriano e
quella unitiva monofisita, lui prendeva la linea media.

Rustico Fu in Costantinopoli nell’anno 547, con il Papa Virgilio, questo fu un grave


errore perché questo significava asoggetarsi all’emperatore. Poi Virgilio
condanna i tre capitoli e quindi nel 550 è scomunicato dallo zio. Esiliato nella
Tebaida (Nord d’Africa) Egitto, Lui rimane lì fino alla morte di Giustiniano. 27
scrisse: Disputatio contra acefaphalos. Difende i tre capitoli contro i monofisiti.
Una disputa in forma dialogica tra lui e un eretico monofisita. Lui cita una serie
d’autori, che dopo sono utilizzati dai latini e orientali. Ossia Gregorio
Nazianzeno, Cirio poi si sofferma molto sul dogma di Maria madre di Dio.

Lui rende in latino i termini: hipostasis = subsistentia; natura = substantia.


Dopo la morte di Giustiniano, il diacono ritorna e visita il monastero degli
acemeti, questi erano stati condannati da eretici. Lui va alla biblioteca e trova gli
atti del Concilio di Calcedonia e la teologia difisita. Qui scrive una opera
sinodicum in difesa della ortodossia di Teodoreto di Cirro. Non era una scuola
pero era un punto di riferimento.

Testo Haeret. E che centra queso con la questione proposta in precedenza, ho chiesto
infatti perché un uomo perfetto abbia una persona non perfetta e questo desidero
assolutamente ascoltare.
Rust. Infatti anche questo è stato detto ma poiché non hai prestato affato
attenzione, ascolta perché l’umanità perfetta del Signore sia una natura non
avendo pero per se stessa anche una persona. E perché non ci siano due persone
di Cristo ma una soltanto, infatti la causa come anche tu hai detto al inizio del
discorso se pur riferendoti ad altro è il Dio verbo la causa della carne assunta. In
cui come su un fondamento quella natura assunta che è forma del servo si fonda
come su un fondamento. Assunta per questo ovvero affinché il figlio di Dio che
è Dio eterno divenisse negli ultimi tempi uomo per la nostra salvezza. Infatti ne
l’uomo avrebbe potuto avere origine dalla vergine se non fosse piaciuto a Dio
redimere noi attraverso di lui in modo innegabile secondo l’ipostasi a se unita.
Unito da cui qualsivoglia cominciò a sussistere in una persona e ipostasi come
abbiamo detto spesso. Dunque anche se nel percorso intellettuale ovvero nella
27
Giustiniano: durante il suo regno cercò di essere a volte del monofisiti, a volte dei calcedonense ecc.
26

speculazione acutissima l’umanità del Signore Cristo sembra essere intesa come
sostanza e persona (infatti non ha niente di meno rispetto alle altre ipostasi
razionali e individuali) ma tuttavia intelletta per se stessa sembra essere questo
ma non come già unita al verbo, cioè… Quando in verità la mente avrà
ricondotto ciò che è umano non per così dire restando in se stesso ma fatto
proprio per l’unione non può questo essere intesso come persona perché infatti
non è detto propriamente ipostasi ciò la cui causa di sussistenza è un’altra cioè il
verbo ciò che è eterno. Infatti se l’uomo fosse una ipostasi non occorreva che il
solo Dio verbo lo accogliesse in se stesso, e ciò che è nostro per così dire e
potesse fondare in se stesso ciò che è nostro. Ma piuttosto o l’uomo pre-
essistente avrebbe fatto proprio il Dio-verbo o piuttosto entrambi pre-essistenti
sarebbero uniti vicendevolmente e l’unico Cristo, l’unico figlio, l’unico Signore,
e l’unica persona e ipostasi non si sarebbe verificata e pre-essistendo ognuno
presso di sé in modo puro.

Spiegazione: La natura umana ha il suo fondamento nel verbo. Qui c’è una
piccola novità rispetto agli orientali: il Dio verbo fondamento della carne
umana.28

Subsistentia = non nel senso capaccdoci, ma significa una cosa che permane in
se stessa e diviene proprium a causa dell’unione.
Questa è la svolta della teologia, quando si supera la teologia cappadocci. Tra
individuo e natura. Spiegazione: non possiamo accogliere una natura umana priva d’individualità.
Questa natura è evanescente o anche è provvista di una certa individualità? Perché se non è vero quello che dicono che la
dottrina dell’enipostasia si sbilancia sul monofisismo. Invece i latini dicono: la natura non permane in se stessa ma a il
suo fondamento nel verbo questo dicono vuol dire enipostatica. Questo si supera se da al concetto di hipostasi di
sussistenza, non permane in se stesso ma permane nel verbo.)
La ragione della sua sussistenza è il
verbo secondo i latini. Sed per unitionem proprium factum, La natura umana
nell’unione ha di qualcosa di proprio cosa che i greci non li avrebbero mai detto.
Questa è la grande novità.
La natura ha la sua individualità e mai può essere un individuo.29

Chiarimenti:
Persona significa rimanere nella propria sussistenza o essere in se o per sé.
Questo essere in sé è comunicato alla natura umana di Cristo dal Verbo. Quindi
la natura umana è perfetta, ha l’essere perfetto, ma non ha l’essere in se per se,
perché il suo essere in se e per sé va inteso nel verbo nel logos. In altre parole:
l’individualità piena della natura umana e possibile nella misura in cui è
rapportata all’unico soggetto ovvero al logos, questa soluzione fa uscire
all’identificazione di persona e d’individuo. P. 421 di Grillmeier dove si parla
del nuovo concetto.

Testo Facondo Perciò si devono considerare coloro che s’impegnano superficialmente in parole
capziose, perché non diciamo allo stesso tempo e insieme un figlio dalla trinità è
stato crocifisso, come se ritenessimo introdurre tre o due figli, ma dicendo
prima che lo aveva confermato il grande sinodo, uno della trinità si è incarnato,
patito o è stato crocifisso, allora quando noi fossimo interrogati, quale uno della
trinità confessiamo? Risponderemo rettamente subito: il Figlio. (listo)

28
Parente, L’ io di Cristo. (manuali classici, per sapere come viene capito loro. Altro: Schamus questo è una manuale
dappertutto. Il manuale più difuso. Loro parlano sempre…
29
Le proprietà sono della natura non dalla persona. (Basilio, Ep. 214)
27

Invece, non si dice rettamente allo stesso tempo un Figlio della trinità si è
incarnato o patito o è stato crocifisso. Ma non è conseguente perché dicano che
non parlano rettamente allo stesso tempo, non rettamente singolarmente. Al
contrario ne dissimulino comprendere questo o non possono forse dalle sue
parole o essere convinti o castigati per l’esempio.

Non si dice poi correttamente allo stesso tempo, un figlio della trinità si è
incarnato…ma non è conseguente che le cose che non si dicono correttamente
insieme anche non si dicano correttamente… mentre dicono correttamente che
una persona della trinità è stata crocifissa. Quanto è…. Disse: è fedele chi crede
e confessa che in lui c’è una vera natura umana. Cioè la nostra. Benché il verbo
la abbia pressa singolarmente … nel unico figlio di Dio. Così che colui che
prende e ciò che prende fosse una sola persona della trinità. dunche quando
dicono rettamente secondo la dottrina dei padre, che una persona --- e poi
interrogati dicano di chi siano …. Del figlio non tuttavia… anche potranno dire
rettamente
18-19 : (min.30) si può dire singolarmente unus trinitate … o non va bene unus
filius ex trinitate crocifixus. (prende distanze dal nestorianesimo: lui quello detto
da prima. Gli orientali sanno che il papa aveva presso distanza riguardo ai tre
capitoli.
Come prende distanza? Noi non diciamo l’uomo Gesù cristo che abbia gestito la
persona del verbo. Vuol dire l’uomo persona umana di Cristo non può gestire il
verbo. È diverso la relazione tra l’uomo e Gesù cristo ma è una unione di tipo
ipostatica quella accaduta nel verbo. Altrimenti sarebbe nestorianesimo.
Min. 43 : c’erano quelli che non prendevano prendere….
Questa formula si rivela utile per gli occidentali per evitare l’accusa di
nestorianesimo.

07/01/08

Continuazione Posizione rispetto al nestorianesimo: gli occidentali sapevano che erano accusati
di nestoriani da parti degli orientali.
In questo momento è il pericolo del monofisismo, perché sembra che questo
abbia fatto cadere l’imperatore lasciando entrare l’islam.
Questa è la divisione nestoriana.
Il problema della formula unus de trinitate passus est: può essere capita in
forma: Patripaziano quindi non c’è distinzione di persone della trinità. Questa è
una interp`retazione dei monofisiti.
Altra interpretazione: un figlio o due figli, quindi interpretazione nestoriana, da
cui facondo prende distanze.

Introduzione Alla morte di Giustiniano i monofisiti non sono stati sconfitti. Tutti i successori
storica di Giustiniano facevano delle formule ambivalenti, di dialogo, finchè si giunge
geografica all’imperatore Eracleo il 611-639/40.
dopo Nel 614 l’invasione persiana dovuto a Cosroe. I persiani sono entrati dal nord.
Giustiniano Gli unici che potevano resistere all’impero che erano i parti o persiani,
1:00:oo arrivavano fino al fiumi tigre. Si impossessa di Gerusalemme cosroe entrando
per la parte Siro-Palestinesi. Loro ammassavano, questi si erano aleati con i
monofisiti perché erano anti-imperiali. I calcedonesi erano imperalisti ed erano
chiamati melchiti.
Heraclio riuscirà a mandar via i persiani l’anno 629. I monofisiti in questo
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tempo si erano rafforzati. Quindi adopera una politica di compromesso con i


monofisiti e quindi nasce il monoenergismo e monotelismo.
Uthermam: il professore dice non essere d’accordo con lui che dice che viene
queste nuove formule da calcedonismo.
Patriarca Sergio: utilizza il concetto di energeia = operazione o attività, sarebbe
meglio dire la fonte delle attività. C’è una natura umana e una divina in cui c’è
una persona, energia. Quindi la energia è collegata alla persona non lw nature.
Ma questo è eretico. Perché l’energia c’è nelle due nature altrimenti cosa sono le
due nature. Ma questo schema fu subito avversato da due grandi Massimo il
confessore e Sofronio di Gerusalemme. Nel 634 fu interpellato anche il papa
Onorio che era informato dei contrasti. Il papa propose si deve parlare di una
sola volontà, perché non devono essere incontrasto le due nature. Propone:
l’unica volontà in Cristo. Sergio accoglie la formula e dice questo è il primo
passo verso il monotelismo. Nel 638 Eraclio emana una professione di fede, tra
le ultime di tipo imperiali, l’Ekthesis e con questi s’arriva al monotelismo.

Testo: Ekthesis Perciò noi vediamo un unico figlio il Signore nostro Gesù Cristo dal padre
ingenerato e dalla madre senza macchia. Lo stesso eterno e terreno, impassibile
e passibile, visibile e invisibile, e noi annunziamo i miracoli e patimenti di uno e
lo stesso, e noi attribuiamo tutta la divinità e l’energia umana nell’unico e
medessimo verbo incarnato. Noi facciamo una adorazione a lui, è stato
crocifisso nella carne per noi volontariamente e veramente ed è risuscitato dai
morti ed è salito in cielo ed è seduto alla destra del padre e di nuovo viene a
giudicare vivi e morti. A nessuno permettendo di dire o insegnare una o due
energie nella divina incarnazione del verbo, ma piuttosto, proprio come i santi e
ecumenici sinodi hanno insegnato, uno e lo stesso figlio unigenito, il Signore
nostro Gesù Cristo, vero Dio, confessiamo le energie divine e umane, e che ogni
energia degna di Dio e degna energia umana dell’unico e medesimo incarnato
Dio verbo, senza divisione e in confuso essere e che si riferisce all’uno e
medesimo, poichè la voce dell’unica energia, anche se è stata detta a quelli dai
padri. Ugualmente è straneo e turba gli orecchi di alcuni che ipotizzano che
questa conduce alla negazione delle nature unite ipostaticamente in Cristo Dio
nostro secondo l’ipostasi. Così anche scandalizza molti la espressione delle due
energie, poiché non è stata detta dai santi e illustri maestri della chiesa. Ma
infatti seguirebbe a questo che ci sono due volontà che si oppongaono una
all’altra come se il Dio verbo volesse compiere il patimento salvifico, mentre
l’umanità si opponesse alla sua volontà e la contrastasse e dunque si
introdurrebbero due volontà contrarie, il che è empio ed è contrario alla dottrina
cristiana.
Riga 16: per cui seguendo ai santi padri in tutto e anche in questo, dunque
confessiamo una volontà del Signore nostro Gesù Cristo vero Dio. Co`si che il
suo naturale movimento della carne animata razionalmente non ha mai agito
separatamente e di proprio impulso contro la disposizione dell’unito Dio verbo
secondo l’ipostasi. Ma quando e come e quanto lo stesso Dio verbo ha voluto.

Spiegazione:DA qui scatena il monotelismo.

14/01/08

Massimo il Il più difficile da leggere dal punto di vista linguistico.


Confessori
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Due redazioni biografica: una greca e altra siriana (scoperta dell’anno 70:
massimo è originario della Siria.)

Teologia A cento anni di distanza dal calcedonismo e post-calcedonismo.


I concetti di: essenza, natura, ipostasi.
Concettualmente dipende di Leonzio di Bisanzio. Pero in lui ha una rilevancio
nuova perché è contro i monoteliti e monoenergiti.
Il concetto di natura e ipostasi non fa altro che ripetere Basilio di Cesarea.
p. 136: un concetto del henipostaton: è uguale a quello di Leonzio di Bisanzio.
L’utilizzo della teologia trinitaria dei padri cappadocci.
Il suo apporto: l’ipostasi è synthetos (sintetico) di una composizione
dell’ipostasi o meglio di una complessità del verbo.
Enhipostaton:
 non sussiste per se stesso.
 Si contempla negli altri, ma non è inesistente.
 Cristo non è una natura composta di ipostasi ma una ipostasi composta
di una natura.
La sintesi avviene nel verbo: una sintesi che è l’asunzione dell’umanità perfetta.
Non va confusa con l’effetto dell’unione ma significa che il logos nel assumere
la natura umana recepisce una composizione. Quindi la synthesis = logos
seconda persona della trinità. Questa ipostasi divina si enhipostatizza la natura
umana allora questa ipostasi avverte una composizione.
Novità: La formula tripartita, (ep. 15) Cristo non è solo da queste due nature
ma anche in queste.
Cristo :
 Da due (cirilliana)
 In due (antiochena)
 È due nature (novità)
Quando diciamo la parola Cristo evochiamo le due nature.
Conclusione: si nutre di una tradizione patrisitica di quella contro severiana.
Sapeva che il mono telismo e energismo portava il severianismo. Questo
sbilanciamento si avverte nelle cristologia non calcedonese.
La teologia vera è quella che rimane nell’equilibrio.
Gv Damasseno ha consegnato al medioevo.

Testo Dunque non è posibile dire una sola volontà in Cristo.


Il nome Cristo non mostra della natura, ma della ipostasi sintetica. Ossia, tutto il
Cristo e Signore è anche Dio e onnipotente, avendo in se stesso anche ciò che è
per noi e per la nostra salvezza indiviso e in confuso. Ha portato una carne
pasibile e non onnipotente, creata visibile circoscritta, non onnipotente
fisicamente ma ha una volontà onnipotente in Cristo. Infatti, Cristo non è
mortale e immortale nella ipostasi. Di nuovo non onnipotente e onnipotente,
visibile o invisibile, creato o increato. Ma qualcosa per natura e qualcosa per
ipostasi. Per dirla in breve, non per opposizione di volontà ma nella proprietà
della natura. Infatti, uno è il Cristo come si dice, avendo entrambi due nature.
Infatti dice: non come io voglio ma come vuoi tu, non mostra nessun altro, ma
che si ha rivestito veramente della carne che ha paura della morte. Infatti, questo
è colui che ha paura della morte e si sottrae anche nella agonia. Ora dunque
lascia la stessa privazione e nudità della energia costruzione affinché egli stesso
mostri la debolezza, perché creda a lui anche la natura. Ora non la nasconde
perché impari che non era semplice uomo. Infatti come se mostrasse l’umanità
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di tutti, è questo che è stato dettato.

Secondo paragrafo: colui che confessa due volontà nell’unico e solo Cristo o
confessa che evita, questa volontà unica che afferma di lui senza principio e
coeterno al Padre e allo Spirito Santo, in quantità tutta divina, semplice e
asintetica come sottoposto della essenza divina, o che cosa ti sembra straneo a
causa dell’incarnazione? Indica quale, ci dice: ci dici quale è il nome della
volontà. Infatti, io indico questa prima della incarnazione, cioè il nome della
volontà divina. Come infatti la natura divina triipostatica esiste senza principio,
increato, inintelligibile, semplice e sintetico nella totalità, così anche la stessa
volontà. Dunque ecco colui che dice prima dell’incarnazione. E tutti concordano
con me, come colui che ha detto la verità. E tu stesso se vuoi e non vuoi essere
concorde.

Paragrafo 3: dici dunque ciò dopo l’incarnazione, quale nome abbia? Si deve
ricercare tutto l’antico e nuovo testamento. Dimi tu il nome di questa sola
volontà che hai trovato in Cristo. Si deve cercare per non indugiare. Ma poiché
la volontà divina si dice divina e la volontà umana si dice umana, oserai dire che
il Cristo a una volontà teandrica? Non credo dal momento che il Padre e lo
spirito Santo non hanno una volontà teandrica. Ma osserai dire che è sintetica?
Similmente è nuovo alla divinità. Ma forse la dici naturale? Mescolerai anche tu
secondo Severo. Infatti, è impossibile che due nature o due volontà naturali
diventino una sola natura, una sola volontà naturale senza confussione. Ma
cos’è ipostatico? E di nuovo riterrai straneo il figlio del Padre e introducendo tre
volontà che appaiano di non sembrare essere insiemi come anche le ipostasi.

Problema: come collocare la volontà in Cristo: quali sono le facoltà dell’anima?


intelligenza e volontà. Ma l’anima risiede in una natura umana che possiede
corpo e anima. dunque se l’umanità pe perfettà in Cristo è provista di corpo e
anima. Allora quando io tolgo la volontà umana sto agendo sull’anima,
sminuisco la anima in Cristo. Forze non c’era un Apollinare di Laodicea e lui
era l’iniziatore del monofisismo.

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