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Storia della Chiesa I (5M13) Chiesa Antica e Medievale

Anno Accademico 2018/19


Prof. Johannes Grohe e Dott. Filippo Forlani
Duccio da Buonisegna, Aussendung der Apostel (ca. 1310)
Storia della Chiesa I (5M13) Chiesa Antica e Medievale

Le sfide all’interno della Chiesa: le eresie



La grandiosità delle verità della rivelazione da un lato, e l’aspetto umano e legato
alla storia della Chiesa d’altra parte spiegano come sia possibile il verificarsi di
false opinioni e distorsioni eretiche.
Eusebio, il padre della storia della Chiesa, osserva che nel II secolo, la minaccia
interna del cristianesimo da eresie e scismi era di gran lunga superiore a quello
esterno dalle persecuzioni.
l. Da ambienti cristiani ebrei emergono soprattutto dopo la morte di San
Giacomo (62/63) a Gerusalemme e Palestina divisioni con tendenze giudaizzanti
che alla fine troviamo nelle eresie degli Ebioniti e Nazareni. Anche se essi
affermano che Gesù è il promesso messia, tuttavia negano la sua divinità.
2. I vari sistemi gnostici sono prodotti del sincretismo e risalgono all’epoca pre-
cristiana. Filosofie greche di religione e culti misterici orientali-ellenistici si
mescolano in loro per una visione peculiare della vita umana sulla terra e nell’
aldilà – accessibile solo agli iniziati.
Gli gnostici promisero ai loro seguaci spiegazioni misteriosi sulle domando più
importanti: sull’origine e sul destino della vita umana, sull’origine del cosmo e
sul senso del male in questo mondo.
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Le sfide all’interno della Chiesa: le eresie



La “vera conoscenza” (= gnosi), non trasmette conoscenza secondo ragione, ma
l’immersione mistica e certe pratiche religiose. Ai seguaci si impartisce cono-
scenze segrete. Con l’avvento del Cristianesimo cominciano ad integrare ele-
menti della verità cristiana rivelata nei loro sistemi. È tipico un’interpretazione
allegorica esagerata della Scrittura che unisce speculazione filosofica platonica le
idee di redenzione dei misteri pagani con le cosmogonie mitologiche e le astro-
logie dell’antico Oriente.

Come punto di vista comune dei vari sistemi gnostici si può segnalare:

Dal Dio supremo nascosto, che vive in una luce inaccessibile, sono stati creati i
mondi per mezzo di emanazione, vuol dire che numerosi spiriti (eoni, fino a 365)
sono emersi da questo Dio che si allontanano sempre più dalla loro origine divi-
na. Quanto più è la distanza, tanto meno valore e dignità possiedono nella loro
essenza e luce. All’ultimo livello più basso finalmente si mescolano con la ma-
teria, che appartiene al regno delle tenebre e del male.
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Le sfide all’interno della Chiesa: le eresie

In questo strato più basso, è sorta la nostra terra; è opera dei più bassi di tutti gli
eoni, il Demiurgo. Questo demiurgo o, “creatore del mondo” sarebbe il Dio del
Antico Testamento.

La “Salvezza” consiste nella liberazione della scintilla divina e luminosa dalla
materia oscura e il suo ritornare alla pienezza della luce del Dio supremo. È qui
che inizia la confusione con la dottrina cristiana. Cristo sarebbe come uno di que-
sti spiriti (eoni); suo compito era quello di insegnare gli uomini quel Dio supremo
finora sconosciuto ed indicare un cammino come liberarsi dalla materia, supe-
rare le tenebre e ritornare al mondo della luce di Dio. In Gesù di Nazareth, questo
spirito ha preso un corpo fantasma. Ha lavorato e sofferto solo in apparenza
(docetismo); non poteva realmente morire sulla Croce.

Alcuni gnostici insegnano che il Cristo-Logos è solo sceso nel momento del Bat-
tesimo nel Giordano sull’uomo Gesù e così questi sarebbe diventato il Messia.
Prima della passione lo avrebbe nuovamente lasciato, in modo che sulla croce
solo muore Gesù di Nazareth, semplice uomo.

La crocifissione non ha nessun significato salvifico; solo l’insegnamento di Gesù
di Nazareth era importante, e solo coloro che possono comprendere la dottrina
segreta del Cristo-Logos e seguirla, ricevono davvero la “redenzione”.
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Le sfide all’interno della Chiesa: le eresie

Il contenuto dell’insegnamento sarebbe superare la materia.
I veri “Gnostici” o “Pneumatici” sarebbero in grado di capire questo. La massa
del popolo, i pagani, da “persone materiali” (Ilici) si perdono con la materia nel
buio eterno e per sempre. Il cristiano medio è considerato dai gnostici un “Psi-
chico” incapace di una vera e superiore conoscenza e pertanto solo in grado di
avere una salvezza limitata. Secondo loro Cristo aveva lasciato una doppia rive-
lazione, una prima, minore, che viene proclamata nelle Sacre Scritture della
Chiesa, e un’altra, più alta e nascosta, che avrebbe affidato a poche persone sele-
zionate in segreto. In possesso di tale rivelazione erano ora gli gnostici.

3. Il Manicheismo risale al persiano Mani (215-273), che ha voluto portare – dopo
il Buddha, Zoroastro e Gesù – la rivelazione divina su un ulteriore e definitivo
piano di perfezione. Con il cristianesimo la sua dottrina ha poco in comune. La
dottrina manicheista rappresenta un rigoroso dualismo. L’evolversi del mondo è
visto come una continua lotta tra la luce e le tenebre, tra i principi del bene e del
male, tra spirito e materia. L’uomo è chiamato di astenersi dalla materia cattiva
e cioè di non mangiare carne e non bere vino, superare ogni desiderio sessuale, e
così di superare il male in sé, le tenebre, e fare spazio per la luce. La dottrina
manicheista arriva tra il II e IV secolo nell'impero romano, e diventa e una grave
minaccia per il cristianesimo. Persino il grande Sant’ Agostino era caduto vittima
alla setta, prima della sua conversione e il battesimo.
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4. Anche il marcionismo era durante il II secolo una minaccia seria per il cristia-
nesimo. Marcione, nato come figlio del vescovo di Sinope, sul Mar Nero circa l’an-
no 85, venne nel 139 a Roma per diffondere le proprie idee nella comunità roma-
na. Rifiutato dalla comunità e scomunicato, fonda una sua chiesa, che cresce
rapidamente. Nella sua dottrina Marcione respinge l’Antico Testamento e predica
un rigoroso dualismo. Il Dio dell’Antico Testamento è per lui il Dio arrabbiato del
male; nel Signore Gesù Cristo del Nuovo Testamento, l’Altissimo, il Dio buono, si
ha rivelato; i seguaci del Dio dell’Antico Testamento, gli ebrei, hanno perseguitato
il Dio del Nuovo Testamento. Cristo ha assunto solo una parvenza di un corpo, e
in conseguenza si lo poteva solo in apparenza uccidere. Il Marcionismo con il suo
rigorismo etico, sul fondamento di un radicale dualismo ha fatto molti seguaci fa-
natici.

5. Con il nome di “Encratiti” (persone che praticano la continenza) descrivono già
S. Ireneo (Adv. Haer. I, 28) e S. Clemente Alessandrino (Stromati I, 15, 71) questi
rappresentanti di una setta, anche questa di impostazione etica rigorosa e ostile
nel confronto del corpo. Circa l’anno 170 si diffonde rapidamente. Mentre erano a
livello dogmatico corretti – al meno all’inizio – il loro ascetismo esagerato gli por-
tò all’eresia. Come gli altri movimenti dell’epoca finora menzionati, anch’essi
esigevano dai seguaci l’astinenza del consumo della carne e del vino, e anche dell’
uso del matrimonio.
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6. Il Montanismo conteneva nella sua dottrina elementi dell’encratismo che si
mescolava con un entusiasmo dei cristiani dei primi tempi. Accusando la Chiesa
di essere già troppo secolarizzata, Montano, un ex sacerdote del culto della divi-
nità Cibele, comincia di predicare dal 156/157 una riforma profonda del cristia-
nesimo. La riforma riguarda la morale e la vita ascetica. Montano critica la fuga
davanti il martirio e chiede che ogni cristiano deve essere pronto al martirio, ansi
deve cercarlo. Inoltre rinnova l’aspettativa escatologica della Chiesa primitiva e
annuncia l’inizio del regno di Cristo delle mille anni (Chiliasmo oppure Millena-
rismo). Montano ha come sostegno due donne carismatiche, Priscilla e Massimil-
la, che sostenevano dalla loro parte di avere delle visioni profetiche. Nella città di
Perpuza in Frigia si riunivano tutti ad attendere la venuta di Cristo ed il Giudizio
finale. Il rigorismo ha fatto anche loro molti seguaci. Più tardi arrivò anche in Af-
rica, dove persino un uomo delle qualità intellettuali come Tertulliano si fece
prendere dalle loro idee. Dal 207 in poi anche Tertulliano accusa severamente la
Chiesa per il suo presunto lassismo nella dottrina morale e la prassi peniten-
ziale.
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Come reagisce la Chiesa davanti alla sfida dell’eresia?

A partire del II sec. la risposta della Chiesa è:
-  Sottolineare il principio della tradizione apostolica,
-  Definire il canone della Sacra Scrittura
-  Convocare i vescovi per deliberare insieme sui problemi in questione.

Contro il movimento montanista i vescovi della Frigia si radunano nel II sec. per
un sinodo. Di questi sinodi locali presto si procede ad assemblee più grandi, dove
i vescovi di una intera provincia si riuniscono intorno ai loro metropoliti; intorno
alla metà del III sec. i sinodi sono prmai molto frequenti: a Cartagine, p.e. i
vescovi dell’Africa, ad Alessandria quelli dell’Egitto, ad Antiochia e Cesarea
quelli dell’Asia e in fine quelli di Italia a Roma.

Quando, dopo la svolta costantiniana per i prima volta i vescovi di tutto l’Impero
Romano, dell’ “ecumene” (οἰκουμένη) si riuniscono per discutere su problemi
generali della Chiesa, sono stati convocati da Costantino per il primo “Concilio
ecumenico” di Nicea (325) per trovare una risposta all’eresia ariana e gli scismi di
Melito (Egitto) e Donato (Nord Africa).
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Cosa sono i concili e sinodi?

Il concetto di Concilio e Sinodo usiamo nella Chiesa in diversi modi:
Concilio ecumenico viene inteso oggi come l’organo con il quale il collegio dei
vescovi esercita in modo solenne la potestà sulla Chiesa universale (LG 22; CIC/83
can. 337 § 1). La convocazione e la presidenza – esercitata in prima persona o
mediante terzi – di tale concilio spetta unicamente al Romano Pontefice, che deve
anche confermare o almeno accettare i suoi decreti (LG 22; CIC/83 can. 338 § 1,
341 § 1).
Dai Concili ecumenici si distinguono i Concili Particolari: il Concilio Provinciale a
livello di provincia ecclesiastica, il Concilio
Plenario a livello di diverse province riunite in una conferenza episcopale,
chiamato nei secoli scorsi anche Concilio Nazionale, se questo insieme di
province ecclesiastiche, prima della creazione delle conferenze episcopali,
corrispondeva ad una nazione (ChrD 36; CIC/83 can. 432-433 e 439-446).

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Quando un vescovo raduna il suo clero ed altre persone della sua diocesi,
parliamo di sinodo diocesano: Il sinodo diocesano è l’assemblea di sacerdoti e di
altri fedeli della Chiesa particolare, scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano
in ordine al bene di tutta la comunità diocesana (CIC/83, can. 460).

Questa descrizione schematica – a base della dottrina e il diritto in vigore oggi –
comunque è utile per orientarci per la comprensione dei sinodi anche di altri
tempi.

Il Concilio di Nicea aveva stabilito nel can. V: … è sembrato bene che in ogni
provincia, due volte all’anno si tengano dei sinodi (…) I sinodi siano celebrati uno
prima della Quaresima perché, superato ogni dissenso, possa esser offerto a Dio un
dono purissimo; l’altro in autunno (COD 8).

Sebbene questa norma di Nicea non è stata mai letteralmente rispet-tata, ed
anche gli adattamenti dei secoli posteriori (Lateranense IV: cost. VI: ogni anno
[COD 236] – oppure Trento, [sess. XXIV, c. 2, de reform., COD 761] ogni tre anni –
per segnalare solo questi esempi), tuttavia il numero complessivo di concili
regionali è considerevole (ca. 6.000) durante i secoli.
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La terminologia

Il termine Sinodo si usa per tutti i tre tipi di assemblee, il termine Concilio invece
solo per i Concili Ecumenici e Regionali.
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Scuole teologiche

Le scuole di Alessandria e Antiochia

1. La scuola alessandrina

Le scuole catechetiche del primo cristianesimo sono sorte in parte dalla neces-
sità di stabilire un catecumenato, visto l’aumento notevole dei candidati al bat-
tesimo nella chiesa. Durante il percorso catechetico i canditati potevano essere
familiarizzati con i principi fondamentali della fede cristiana. – Con l’aumento
della durata dell’intensità di questi percorsi catechetici, si fece anche necessaria
una solida preparazione dei catechisti. Così nascono alcune scuole: Roma, Anti-
ochia e Alessandria.

Un’altra istruzione, destinata non solo in preparazione per i candidati al battesi-
mo o per i catechisti, è destinato a tutti i ricercatori di verità, cristiani e pagani.
Giustino, filosofo e martire († 165) a Roma, è un esempio. Di modo simile ha fon-
dato il siciliano Panteno circa 180 ad Alessandria una scuola (διδασκαλείον), che
raggiunge rapidamente grande popolarità. Ad Alessandria si studia questioni teo-
logiche con un notevole livello speculativo. Il più noto dei discepoli di Panteno era
Clemente (* 140/150 ad Atene, † prima 216), che presto ha insegnato assieme il
maestro Panteno nella scuola e sarà conosciuto come Clemente di Alessandria.
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Scuole teologiche

Clemente di Alessandria può essere considerato il primo vero studioso cristiano.
Conosceva bene le Sacre Scritture, ma univa nella sua persona con le conoscenze
bibliche anche la conoscenza profana del suo tempo con una buona formazione
nella filosofia greca e nella letteratura classica. La scuola deve essere stata molto
attraente per i giovani intellettuali del tempo, che venivano dai centri di forma-
zione di Roma, Atene o Antiochia, per trovare ora nel cristianesimo la saggezza
che finalmente era in grado di soddisfare la loro ricerca di verità.

Tra gli studenti di Clemente è il più grande Origene (* ca 185 ad Alessandria, † in-
torno 254). Quando Clemente doveva lasciare la città durante la persecuzione sot-
to l’imperatore Settimo Severo (ca. 204), Origene rimane come successore nella
scuola ed è riuscito di aumentare la fama dell’istituzione.

Per la scuola alessandrina sarà in futuro caratteristico da una parte il forte inter-
esse filosofico-speculativo e dall’altra parte il metodo allegorico nell’interpreta-
zione della Scrittura. In particolare Clemente e Origene erano convinti che la sola
esegesi letterale della parola di Dio sarebbe indegno e non adeguato per il signi-
ficato profondo e nascosto delle Scritture.
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Scuole teologiche

2. La Scuola di Antiochia

Una scelta diversa di fronte all’orientamento allegorico e speculativo-filosofico di
Alessandria troviamo nell’altra grande scuola esegetica, quella antiochena. I suoi
maestri sottolineano il lavoro intellettuale sobrio e rigoroso. Nella esegesi della
Sacra Scrittura, che è il compito centrale del loro insegnamento, di solito proce-
dono in senso letterale e storico. La scuola era stata fondata circa 260 da Luciano
di Samosata († 312). I rappresentanti più importanti della scuola erano Diodoro
di Tarso († prima 394), che tuttavia non ha avuto nessun rapporto diretto con
Luciano, e i suoi allievi Teodoro di Mopsuestia († 428) e Giovanni Crisostomo (†
407). Siccome il nestorianesimo si formava con posizioni nell’ambito della scuola
antiochena, questo significava il declino della scuola.

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