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Storia del Cristianesimo di G.

Vian e
G. Potestà
Storia
Università degli Studi di Messina (UNIME)
43 pag.

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Capitolo primo
Gesù e le origini del cristianesimo

1. Gesù di Nazareth
I vangeli e altri testi dei primi cristiani costituiscono le principali fonti per la conoscenza di Gesù .
Le fonti cristiane delle origini furono prodotte sul fondamento della fede nella resurrezione di Gesù. Dal II secolo si
accesero dispute sui testi da considerarsi divinamente ispirati ; la selezione di alcuni testi portò alla formazione di un
canone biblico cristiano che rappresentò un ulteriore passaggio di selezione della memoria.
Mentre in passato si insisteva sulla diversità e sull'alterità del messaggio di Gesù rispetto a quello della società religiosa
giudaica imperniata sul rispetto della Torah , negli ultimi decenni sono emerse convinzioni opposte , tendenti a ridurre
l'originalità dell'insegnamento del maestro di Nazareth rispetto alla pluralità di esperienze e dottrine giudaiche diffuse
allora nell'area del Mediterraneo. Il cristianesimo non ha un'effettiva data di inizio , alcuni lo pongono all'indomani della
resurrezione , quindi intorno al 30 , altri nel II secolo , in quanto solo allora esso avrebbe assunto un rpofilo chiaramente
distinto e contrapposto rispetto alle altre manifestazioni di giudaismo comune.
2. Predicazione del regno e scelta dei dodici
Le convinzioni di Gesù sono sintetizzate nel Padre Nostro, la cui parole sono riportate nei vangeli. Richiesta di
penitenza e invocazione del regno improntavano la predicazione di un altro maestro , cui Gesù fu vicino : Giovanni detto
il Battista. Per Giovanni la purificazione da ciò che è maligno e impuro dipendeva da una somma di elementi : vita
ascetica e rigorosa , comportamenti retti , pratica del battesimo. Gesù iniziò il suo percorso pubblico sotto il segno di
Giovanni facendosi battezzare da lui. L'invocazione fondamentale del Padre nostro pone appunto il perdono fra gli
uomini in diretto rapporto con il perdono di Dio, Gesù mette in guardia da un'osservanza puramente formale e letterale
delle sue prescrizioni riguardanti la vita e il culto divino . Gesù predica l'imminenza del Regno . Il suo annuncio del
regno è dunque teologico . Come tale non coincide con le attese, diffuse nella società giudaica , di restaurazione politica
e nazionale del regno di Davide. Fra i discepoli , Gesù ne sceglie 12 , il numero delle tribù di Israele prima della
divisione : sono gli apostoli , coloro cioè che sono inviati perchè sia restaurata la casa di Israele , non come entità
politico-nazionale, ma come unità religiosa che riconosceva l'unico vero Dio.
3. Percorsi dell'annuncio . Morte di Gesù e fede nella sua resurrezione
In tre anni Gesù percorse con i discepoli Galilea e Giudea. Come destinatari privilegiati dell'annuncio del Regno ,Gesù
indica poveri , umili, affamati e assetati di giustizia, operatori di pace , Li chiama beati in quanto destinatari privilegiati
della promessa divina di salvezza. Le sue convinzioni sulla purificazione del Tempio e l'imminenza del Regno si
ponevano in continuità con la tradizione dei profeti ebraici, al punto che alcuni lo consideravano come uno dei profeti
redivivi, Enoch ed Elia: secondo il libro di Malachia , il profeta Elia doveva ritornare subito prima del giorno del
giudizio , per restituire unità al popolo . La sua morte rappresentò uno scacco per chi lo aveva seguito . Il ritrovamento
del sepolcro spalancato e vuoto da parte dei pochi rimastigli vicini li aprì alla convinzione che non fosse davvero morto .
Sue apparizioni confermarono i discepoli nella fede in lui e nel suo potere di purificare dai peccati in vista del giudizio
divino. Al più tardi da allora cominciò ad essere tramandata oralmente la memoria dei sui gesti e insegnamenti.
4. La comunità di Gerusalemme
La prima comunità stabile fu quella di Gerusalemme. Le sue vicende sono note grazie agli Atti degli apostoli scritti da
Luca , che voleva fornire un modello di vita , caratterizzato dalla piena condivisione di alimenti beni e ricchezze.
Almeno nei primi tempi , fra gli anni trenta e quaranta del I secolo, a Gerusalemme i nazorei , cioè i giudei credenti in
Gesù , si attengono alle prescrizioni ebraiche . I primi capi della comunità furono Pietro e Giovanni ; più tardi assunse la
guida giacomo , che si sforzò di mantenere la comunità nell'osservanza più integrale della legge . I nazorei erano
internamente premuti dagli ellenisti , seguaci giudei del Nazareno d lingua e cultura greca , che tendevano a rapportarsi
alla tradizione in termini più liberi e distaccati . L'ellenista Stefano , avendo predicato contro l'osservanza e il culto del
Tempio , fu colpito e ucciso a pietrate da alcuni giudei. Quando poi cominciarono ad accostarsi alcuni gentili esplosero
ulteriori divergenze , riguardanti in special modo la liceità della mensa comune e la pratica della circoncisione.
5. Paolo di Tarso : vita, viaggi, lettere
Nativo di Tarso in Cilicia , era un giudeo ellenista e cittadino romano. Si era formato a Gerusalemme come discepolo del
Rabbi Gamaliele . In almeno una circostanza questi aveva invitato i giudei a moderare l'aggressività nei confronti dei
seguaci del nazareno, Paolo divenne un loro persecutore . Lungo un viaggio verso Damasco subì un temporaneo
accecamento e udì la voce di Gesù , che gli chiedeva ragione del suo comportamento e lo invitava a recarsi in città .
Trasportato a Damasco , fu guarito dalla cecità in seguito all'incontro con un discepolo di Gesù di nome Anania. Subito
battezzato , si dette all'annuncio del risorto . L'episodio viene datato fra il 32 e il 35 , tornò a Gerusalemme ed entrò in
polemica con i capi dei nazorei a proposito della circoncisione. Paolo rivendicò la legittimità delle proprie idee e se ne
allontanò per diffondere altrove l'annuncio del risorto. Paolo inizialmente si rivolse ai giudei , accostandoli nei pressi
delle sinagoghe e in occasione del culto. Gli Atti lo presentano come destinato da Dio a evangelizzare i giudei della
diaspora . La loro evangelizzazione non dette risultati sperati . D'altra parte Paolo superò lo scacco riferendo a se stesso

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gli annunci dei profeti. Paolo compì tre lunghi viaggi in Siria , Asia Minore e Grecia e con differenti compagni , il primo
fu Barnaba , il secondo viaggio fu fatto prima con Sila e poi con Timoteo.
Organizzatore instancabile , viaggiava per annunciare Gesù , avviare o visitare comunità precedentemente create ,
raccogliere offerte per quella di Gerusalemme. Al termine del terzo viaggio fu accusato di avere introdotto un greco nel
tempio , così venne arrestato , ma essendo cittadino romano venne trasferito nella capitale nel 61 dove dopo essere stato
processato venne condannato a morte e sepolto come Pietro a Roma. Paolo oltre che un instancabile missionario fu un
grande teologo ed entrambi questi aspetti sono ben documentati dalle sue lettere che, in quanto contenenti direttive e
disposizioni di comportamento rivolte al gregge dei credenti , dal XVIII secolo si è soliti chiamarle pastorali.
6. Parusia : memoria e presenza di Gesù nella cena del Signore
La prima lettera ai Tessalonicesi , degli inizi degli anni 50, tratta della parusìa , cioè della presenza di Gesù che si
manifesterà di nuovo nella pienezza della gloria in un tempo imminente. Per Paolo , la memoria di Gesù e l'attesa della
parusia vanno celebrate innanzi tutto nella cena del Signore . Gli atti compiuti da Gesù durante il pasto serale consumato
con i discepoli il giorno prima di essere crocifisso vanno considerati come istitutivi di un rituale , come tale da
osservarsi rigorosamente. Dalle istruzioni di Paolo si arguisce che a Corinto la memoria liturgica dell'ultima cena veniva
celebrata in una casa privata . Paolo lascia intendere che la cena del signore è tale in quanto il risorto è misteriosamente
presente in essa , offrendosi come commensale e cibo per i suoi . A loro volta , questi celebrano la memoria e il
rinnovato annuncio della morte del signore , finchè egli venga . Come si legge nella Prima lettera ai Corinzi la fede in lui
comporta quella nella resurrezione di quanti gli sono affidati.
7. Carismi e autorità secondo Paolo
Paolo afferma che di per se tutti i carismi vanno valorizzati, in quanto si tratta di doni dello Spirito divino , seguiti al
conferimento del battesimo . La lettera regola modalità di preghiera e di comunicazione fra i membri della comunità
,svolgimento delle adunanze. In questa prospettiva la ekklesia di Corinto deve essere per lui come un corpo , in cui
ciascun membro riconosca e valorizzi l'apporto degli altri , evitando disfunzioni , sofferenze e fratture. Il regime è
assembleare , si distinguono funzioni e ruoli differenti tra i destinatari. Quanto meno nella ekklesia di Filippi vi era
dunque allora più di un vescovo , e non uno solo, come sarà invece nelle comunità cristiane a partire dal II secolo.
8. La salvezza per mezzo della fede e la scelta divina in virtù della grazia
Un passo della prima lettera ai Corinzi distingue due tipi di legge : quella mosaica , rispetto a cui Paolo afferma di essere
sotto la legge , e quella messianica , per cui pur non essendo senza la legge di Dio è nella legge di Cristo. Paolo
annovera la Legge fra le Benedizioni ricevute da Israele , ma la considera in una prospettiva nuova , spirituale e non
carnale: la vera circoncisione si realizza nel cuore secondo lo spirito. É la giustizia divina a giustificare gli uomini per
mezzo della fede in Gesù . Solo tale giustificazione divina comporta la salvezza , cioè la redenzione dal peccato e dalla
morte. Paolo evita i toni antigiudaici della Prima ai Tessalonicesi ; ragionando sulla coerenza del piano divino , si chiede
come mai la discendenza di Israele si ostini a riconoscere che queste si sono compiute in Gesù. La questione si trova
espressamente affrontata nei capitoli centrali della lettera , in cui tratta della vicenda di Isacco , che tolse la
primogenitura a Esaù per consegnarla a Giacobbe. Paolo vuole così ricordare ai Giudei che stanno correndo lo stesso
rischio di Esaù; si ritengono depositari della promessa dell'elezione , ma continuando a definirsi sulla base della sola
legge , non potranno che perdere la primogenitura a vantaggio di altri. Per mostrare l'infondatezza delle pretese di Israele
di ritenersi popolo eletto su di una base puramente carnale , Paolo prospetta l'immagine di due ulivi . L'ulivo coltivato
della discendenza di Israele è e resta unico , i gentili sono come i rami di un ulivo selvatico innestati sull'ulivo coltivato.
9. Direttrici dell'evangelizzazione e assetti delle comunità
Fino al II secolo il cristianesimo prese piede soprattutto in Siria , Asia Minore e Grecia. Nel Mediterraneo occidentale le
comunità cristiane erano a quell'epoca poco numerose , fra queste spiccava la vivace comunità romana . Le differnze
teoriche e pratiche fra una ecclesia e l'altra potevano essere rilevanti , anche perchè lungo il I secolo e almeno fino a
metà del II mancarono forme di governo dottrinale e organizzativo sovraordinate alle singole comunità. Intorno al 95
Clemente vescovo di Roma scriveva alla comunità di Corinto. Clemente mirava a riconciliare le parti , facendo leva
sull'autorità di Paolo e sul suo lascito letterario. Il riferimento dimostra che almeno nelle comunità più legate alla
memoria di Paolo circolavano già allora sue lettere cui veniva riconosciuto valore autoritativo. La lettera di Clemente
rileva l'esistenza a Corinto di figure di spicco nella comunità : presbiteri (anziani) e vescovi. Questi testi mostrano che
ciascuna comunità era allora il soggetto principale delle decisioni che la riguardavano. Cominciavano a profilarsi figure
dotate di funzioni e responsabilità specifiche .
10. Genesi dei Vangeli sinottici : dalla tradizione orale alla scrittura
I rapporti fra i tre vangeli comunemente detti sinottici sono fra i temi più discusi nella storia della moderna esegesi
biblica . Nel 1838 Weisse e Wilke avanzarono per la prima volta la teoria delle due fonti , secondo cui il Vangelo di
Matteo e il Vangelo di Luca dipendono dal Vangelo di Marco e da un'altra fonte sconosciuta e andata perduta , detta
allora fonte dei loghia e alla fine del XIX secolo fonte Q . Matteo e Luca disposero inoltre di materiali propri. I testi
evangelici e le altre testimonianze successivamente canonizzate come nuovo testamento furono scritti nel greco diffuso
allora nel bacino del Mediterranei. Matteo è l'unico che conosca bene la geografia dei luoghi in cui era vissuto Gesù . Il

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suo racconto è molto polemico contro i farisei e gli scribi , custodi della legge e dirigenti dei giudei di Gerusalemme .
Mentre raccontava la storia di Gesù , Matteo aveva sotto gli occhi le vicende della comunità cui era direttamente legato.
Luca pesenta Gesù in modo ambivalente , in rottura ma anche in chiara continuità rispetto al giudaismo , cui ha conferito
l'universalismo di cui era privo. I vangeli sinottici attribuiscono a Gesù una profezia apocalittica riguardante gli eventi
finali , il cui inizio coincide con la caduta di Gerusalemme. I sinottici presentano Gesù come il messia ,o come figlio
dell'uomo o figlio di Dio : termini che mostrano differenti consapevolezze e comprensioni del mistero della sua identità.
11. Il vangelo di Giovanni
Il vangelo di Giovanni si distacca dai precedenti dal punto di vista della genesi e della dottrina . Giovanni lo presenta
come il verbo cioè la parola divina . Il prologo segna l'abbandono dell'orizzonte dottrinale ebraico in un punto decisivo.
Giovanni afferma che la Sapienza creatrice è il Verbo che rivela la sua gloria in Gesù Cristo. L'adorazione di Dio non è
più riservata a santuari , spazi e luoghi sacri . Il padre può essere adorato ovunque purchè si rivolga a lui in spirito e
verità. Per Giovanni il regno è già presente nella storia . Per entrarvi non resta che seguire il Verbo incarnato e risalire
con lui alla dimensione divina da cui è sceso. Lo stile del cristianesimo giovanneo è reso peculiare da questa cifra : il
cristianesimo sa di non essere del mondo in quanto la sua vera patria è divina. Allo stato attuale , il Vangelo di Giovanni
viene riportato tra la fine del I e gli inizi del II secolo , quindi si deve pensare che Giovanni indichi il capostipite della
tradizione dottrinale fissatasi in quel testo.
12. Il Vangelo di Tommaso
Dagli inizi del II secolo circolarono diversi altri vangeli attribuiti ad apostoli. Il più significativo dal punto di vista
dottrinale è il Vangelo di Tommaso. Attualmente datato tra la fine del I e gli inizi del II secolo , presenta significativi
punti di contatto con la fonte Q . Tommaso presenta 114 loghia di Gesù , privi di una cornice narrativa : detti segreti ,
almeno in parte sono attualmente ritenuti espressivi del suo insegnamento autentico . Tema principale è il mistero del
Regno , realtà che sfugge a qualsiasi previsione , che irrompe all'improvviso e all'improvviso svanisce , per chi non lo
abbia colto al volo .
Per altri aspetti il vangelo di Tommaso presenta punti di contatto con Giovanni , sopratutto nel sottolineare la presenza
del divino come luce e vita vera del mondo.

Capitolo secondo
Il confronto con la tradizione ebraica

1. La dispersione dei nazorei


Nei primi decenni i nazorei raggiunsero località di Siria , Asia Minore , Mesopotamia e Egitto. Le fonti permettono di
distinguere tre grandi gruppi di matrice giudeocristiana: nazorei propriamente detti, ebioniti ed elcasaiti . Fra tutti
spiccavanp gli ebioniti (poveri) : praticavano la circoncisione e l'osservanza della legge , consideravano Paolo il
traditore per eccellenza ed esaltavano Pietro.
2. Dall'apocalittica giudaica all'apocalittica cristiana
La caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio furono percepite dal complesso dei giudei come eventi
drammatici. La scrittura ebraica celebra Gerusalemme come centro del popolo ebraico e luogo della redenzione finale .
Una comprensione teologica della crisi fu innanzi tutto offerta in una prospettiva apocalittica . Il termine apocalisse
significa rivelazione ; il più antico esempio è dato dalla sezione apocalittica del Libro di Daniele. Nel loro linguaggio
critico e allusivo , le visioni di Daniele culminano nel preannuncio dell'abominio della desolazione nel luogo santo , cioè
della profanazione del Tempio a opera di Antioco , e invitano a resistere alla persecuzione. In ambito cristiano i primi
ricorsi all'apocalittica sono documentati dalle piccole apocalissi , chiamate così perché riportate dai Vangeli sinottici . In
questo caso si tratta di previsioni che Gesù stesso avrebbe proclamato , annunciando l'abominio della desolazione nel
luogo santo . All'indomani della guerra del 70 facevano intendere che quanto era accaduto era una punizione divina bei
confronti di una città che non aveva mai dato ascolto ai suoi profeti. Giovanni racconta una serie di visioni che afferma
di aver ricevuto sull'isola di Patmos nell'Egeo. Il testo è interamente percorso da una febbrile attesa dell'inizio alla fine .
Dalla fine del II secolo l'Apocalisse di Giovanni fu considerata l'intera storia della salvezza e in particolare i tempi finali.
Il testo mira a rassicurare le popolazioni dell'Asia minore sottoposte ad attacchi e persecuzioni , fa intendere che le
sofferenze dei fedeli di Gesù fanno parte di un disegno provvidenziale. Il messaggio consolatorio mirava a raggiungere
destinatari ben determinati e a rafforzarli nella loro resistenza. Il testo denunci le persecuzioni subite a opera sia di
ambienti giudaici , sia di funzionari romani e oligarchie locali , sostenitori del potere e partecipi dei suoi soprusi. L'inizio
dell'apocalisse viene fatto coincidere con l'incantesimo di Satana da parte di un angelo, che lo getta in un abisso in cui
resta rinchiuso per mille anni . Nel millennio di liberazione dal male coloro che sono stati uccisi per aver reso
testimonianza per Gesù riprendono vita e regnano con lui . Allo scadere dei mille anni , Satana viene liberato e impazza
ai quattro angoli della terra , i popoli selvaggi di Gog e Magog scagliano l'ultimo attacco ma sono infine sconfitti da un
fuoco celeste. Giovanni vede infine un cielo nuovo e una terra nuova e una Gerusalemme nuova scendere dal cielo.

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3. La rivolta di Bar Kochba e la nuova crisi della comunità cristiana di Gerusalemme
La diaspora del 70 mise in luce una varietà di orientamenti all'interno degli stessi gruppi dirigenti della società giudaica .
Fra quanti erano rimasti a Gerusalemme continuavano a circolare speranze di restaurazione dl regno giudaico alimentate
soprattutto dai circoli zeloti, questa fazione politico-militare ebbe un ruolo importante nella nuova rivolta antiromana del
132-135. Essa fu capeggiata da Bar Kochba , la rivolta durò tre anni e si concluse in una disfatta . Per punizione i romani
imposero ai giudei di lasciare la città , con il divieto di farvi ritorni . La conclusione fallimentare comportò tuttavia
anche la loro dispersione. Quando più tardi si riformò in città una comunità cristiana , i suoi dirigenti non vennero più
dal giudaismo.
4. Giustino e il dialogo con Trifone
L'opera del cristiano Giustino aiuta a chiarire i rapporti fra i cristiani e giudei negli anni e nei luoghi della rivolta. In
quanto trascrizione di un dialogo fra un cristiano e un giudeo compagni alla repressione seguita alla rivolta mirava a
rafforzare i cristiani nelle loro convinzioni. Alla fine del dialogo Trifone dichiara di accettare le tesi di Giustino , per cui
i cristiani sono ormai divenuti il vero Israele. Giustino afferma che il regno atteso dai cristiani sarà instaurato a
Gerusalemme . Il punto di divergenza riguarda l'identità del messia
Giustino replica che i giudei no capiscono che le scritture annunciano una duplice venuta del messia. Dunque per
Giustino i giudei hanno frainteso le loro scritture : il Messia che attendono è già venuti una prima volta , e non se ne
sono accorti ; la seconda verrà per contrastare un terribile nemico dei tempi finali , che Giustino presenta ricorrendo ai
termini usati da Daniele per Antioco. Entrambi considerano il racconto biblico come narrazione fedele di eventi storici
stabiliti da Dio secondo l'ordine esatto in cui sono avvenuti . Entrambi sono convinti che riferimenti e allusioni nella
Bibbia rappresentino altrettanti segnali disseminati da Dio nella storia setta per manifestarne il mistero.
5. La Bibbia ebraica in Geco la “Settanta”
Una delle prime versioni della Bibbia ebraica fu quella dei Settanta . Fin dagli inizi questa rappresentò per i cristiani
l'occasione primaria di conoscenza e di apprendimento della Bibbia ebraica , il nome deriva dal numero dei suoi
leggendari autori, che su richiesta del re d'Egitto tradussero la Bibbia in greco.L'impresa potrebbe essere nata dalla
preoccupazione di mantenere viva la conoscenza delle Scritture di fronte al rischio che gli emigrati non comprendessero
più l'ebraico. Il lavoro fu terminato prima del 116 a.C.La Settanta segnò un coraggioso e decisivo passaggio per
l'inculturazione della Bibbia ebraica in un'altra lingua e in altri orizzonti, diversamente da quanto era avvenuti. Di fatto
la realizzazione della settanta rappresentò un fattore di modernizzazione della tradizione ebraica. Essa consentì di dotare
i testi di registri espressivi più raffinati e complessi contribuendo a farli conoscere fuori dai confini etnici.
6. Lo stile di vita dei cristiani secondo la “Didachè” e l' “ A Diogneto”
Fino alla metà del II secolo le chiese restano dunque intimamente intrise di tradizioni dottrinali , letterarie e morali
giudaiche. Una testimonianza è offerta dalla Didachè , testo greco che riporta l'insegnamento dei dodici apostoli. Esso
propone istruzioni basilari su forma di vita e liturgia cristiane . Il suo insegnamento è imperniato sulla catechesi delle
due vie : la via dei vizi e dei peccati , opposta alla vita dei precetti divini . Il candidato alla vita cristiana , in cui si entra
attraverso il battesimo , si deve impegnare a evitare e primi e a praticare i secondi.
Diversala prospettica enunciata in un trattato di autore anonimo ricolto A Diogneto , Vi si legge che : i cristiani non si
differenziano dagli altri uomini ne per territorio ne per lingua o abiti , mostrano il carattre mirabile e straordinario , a
detta di tutti, del loro sistema di vita . Dimorano sulla terra , ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi
stabilite , e con la loro vita superano le leggi , i cristiani svolgono nel mondo la stessa funzione dell'anima nel corpo.
Comun ai due testi è l'insistenza sullo stile di vita moralmente conseguente dei cristiani . Le differenze maggiori
riguardano il profilo che la comunità cristiana deve assumere rispetto al mondo . Aristide propone di considerare il
cristianesimo come una religione fra le altre religioni dell'Impero. A Diogneto marca invece l'assoluta alterità del culto
cristiano rispetto a tutti gli altri culti , sino a farne l'anima invisibile rispetto al corpo del mondo.

Capitolo terzo
Mistero divino ed esegesi gnostica

1. Misteri di salvezza
Le chiese modularono l'annuncio di salvezza , fornendo risposte e orientamenti sulla genesi dell'universo, sulle ragioni
del male e della soffernza , sul comportamento e sul destino finale degli uomini,cristianesimo si qualificava per
caratteristiche inedite :promette salvezza eterna , è rivolto senza preclusioni a etnie e ceti diversi. Quest'ultimo aspetto è
riconoscibile nella liturgia eucaristica. La partecipazione al mistero del pane e del vino presuppone l'altro sacramenti
attraverso cui si entra in comunità piena con quanti sono stati liberati dal potere di Satana. Nel rito del battesimo le
invocazioni miranti a esorcizzare il potere di Stana risultano di primaria importanza . Il sacramento e somministrato a
quanti , lungamente istruiti come catecumeni erano infine ritenuti idonei a riceverlo . Il rito era celebrato per immersione
entro una vasca con acqua corrente.
2. Scuole teologiche tra Alessandria e Roma

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Nel I secolo il giudeo Filone aveva interpretato in chiave allegorica la Bibbia. Nella prospettiva giudaica e cristiana il
termine allegoria indica un metodo di interpretazione , per cui in un passo biblico si individuano significati più
profondi , preclusi a una lettura superficiale. Su tale sfondo prese forma la riflessione di alcuni interpreti cristiani della
Bibbia che si è soliti chiamare gnostici. Originariamente indica una forma di conoscenza capace di condurre chi la
pratica a penetrare nei misteri divini. In questa prospettiva il termine gnosi fu creato per definire un atteggiamento da cui
prendere le distanze.
Comune agli autori gnostici risulta dunque l'impianto strutturalmente dualistico. La questione fondamentale riguarda
l'origine stessa del creato. Dio è concepito come fonte da cui emana una cascata di principi divini gerarchicamente
disposti: Silenzio, intelletto e verità e infine la sapienza. In questa rappresentazione il divino è concepito come unità
precaria di sostanze molteplici. Le potenze femminili sono fattrici di vita. Il racconto della Genesi relativo alla creazione
è interpretao secondo prospettive che si allontanano notevolmente dalla testualità biblica . Per Tolomeo il Demiurgo
svolge il compito affidatogli dall'alto. La figura svolge la funzione di ponte fra il divino e l'umano. L'esistenza umana è
concepita come un percorso di liberazione dalle passioni e dal male.
3. La sostituzione dei giudei nell'alleanza : nella lettera di Barnaba a Marcione
Per quanto riguarda il profilarsi di un antigiudaismo propriamente detto , occorre partire dalla Lettera di Barnaba .Al
riparo dell'autorità di Barnaba , polemizza aspramente contro i giudei , accusandoli di non aver mai compreso la volontà
di Dio. Abramo non fu affatto il loro patriarca , ma fu il padre di noi circoncisi, il padre di tutte le genti che per quanto
non circoncise credono in Dio. Quanto all'alleanza fra Dio e il popolo eletto, fu infranta per sempre quando Mosè,ruppe
le tavole di legno su cui Dio gli aveva fissato i precetti. L'unica alleanza in vigore è dunque quella stabilita da Gesù . Il
sedicente Barnaba esclude i giudei dal piano divino e non apre loro alcuna strada possibile di rientro . La sua è stata
perciò definita teologia della sostituzione. Tale linea fu assunta e sviluppata da Marcione fino alle estreme conseguenze .
Per lui l'opposizione fra cristiani e giudei è instanabile, in quanto si fonda su teologie antitetiche: il Dio degli ebrei non è
il Dio dei cristiani. I primi adorano il Dio della Bibbia ebraica , il Dio giusto che ha caricato il popolo del peso della
legge. I secondi credono a Dio padre buono, che ha inviato sulla terra Gesù per liberare l'uomo dalla schiavitù della
Legge. Ponendo la questione di una canone biblico cristiano , Marcione apre a una fase nuova nella progressiva
acquisizione da parte del cristianesimo di un profilo autonomo rispetto al giudaismo.
4. Ireneo , la formazione del canone e la questione degli apocrifi
Il canone delle scritture cristiane fu definito lungo un arco di tempo assai ampio .Le principali chiese si accordarono
entro il II secolo su di un canone comprendente una ventina di testi : i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, tredici lettere di
Paolo, la prima lettera di Pietro e la Prima lettera di Giovanni. Nelle dispute sul Canone la chiesa romana ebbe un ruolo
importante . A Roma Marcione introdusse la nozione di nuovo testamento.
Nel trattato in cinque libri “Contro le eresie e la falsa gnosi” Ireneo compì una critica sistematica delle concezioni di
Marcione. Contro la gnosi , Ireneo afferma che Dio giusto e Dio buono non sono che l'unico Dio, padre per gli ebrei e
per i cristiani . Ireneo riduce la Bibbia ebraica al rango di antico testamento, affincandola al nuovo come ampliamento
della rivelazione.
La determinazione del canone istituiva uno spartiacque teolgico. Le testimonianze riguardanti vita e insegnamenti i Gesù
rimaste fuori da esso sono definiti apocrifi . Non fanno parte del canone biblico cristiano alcuni Vangeli che affrontano
aspetti della vita di Gesù trascurati o ignorati dai Vangeli canonici.
Ogni apostolo ha propri atti personali che celebrano la sua missione e il martirio per la fede e legano il suo nome alle
origini di una Chiesa determinata , contribuendo a sancirne la matrice apostolica.
5. Il Regno è vicino?
Dalla seconda metà del II secolo le attese escatologiche dei cristiani cominciano a differenziarsi. Giustino coltiva l'attesa
di un giudizio individuale e universale , sia la convinzione che Gesù tornerà per instaurare il suo Regno in una
Gerusalemme ricostruita. Ireneo si muove nel solco di Giustino:da un lato mantiene l'attesa del regno terreno , dall'altro
ne spiega il ritardo affermando che il ritorno Gesù dovrà essere preceduto da quello del nemico dei tempi finali ,
l'Anticristo. L'invenzione dell'Anticristo come nemico dei tempi finali consente quindi di spiegare il ritardo della parusia
ovvero del ritorno di Gesù.
Nella speranza della venuta di Gesù si profilavano movimenti ed esperienze improntate ad attese ravvicinate e a volte
febbrili . Il più significativo fu quello di Montano profilatosi nel sesto decennio del II secolo, Montano si presentò come
messaggero divino , intorno a lui si raccolse un gruppo di discepoli fra i quali due donne Priscilla e Massimilla. La
convinzione di vivere nei temi e negli spazi finali può spingere ai comportamenti diversi. Per i montanisti esigeva scelt
di ascesi , di mortificazione del corpo, di contingenza sessuale e di digiuno alimentare.
6. L'affermarsi dell'episcopato monarchico
Il costituirsi del governo monarchico del vescovo può essere considerato come scelta operata lungo la direttrice Asia
Minore-Roma , probabilmente anche per contrastare l'autorità di profeti e teologi che pretendevano che solo i propri
carismi e le proprie visioni aprissero ai discepoli percorsi di salvezza.
Prima che si realizzi questa svolta e si profilino all'orizzonte vescovi si registrano incertezze e tensioni. Secondo una

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testimonianza riportata da Eusebio di Cesarea , nel 251 la Chiesa di Roma manteneva con le offerte dei fedeli 154
membri del clero e 1500 tra vedove , orfani e poveri. Clero e membri indigenti della comunità rappresentavano le due
principali categorie di persone sostenute finanziariamente da essa . Dopo la fase iniziale , si era gradualmente affermata
la convinzione che il battesimo non bastasse per porre rimedio ai peccati gravi. Il peccatore doveva essere liberato dal
maligno grazie all'intervento di un esorcista, era necessario pentirsi dei peccati commessi ed espiarli attraverso
un'adeguata penitenza.
7. Clemente, Origene e il superamento dello gnosticismo ad Alessandria
Polemizzando con autori gnostici Clemente e Origene reinterpretarono buona parte di quell'orizzonte dottrinale entro cui
essi stessi si erano formati. Per disporre di un testo il più possibile corretto , Origene allestì una propria edizione della
Bibbia , detta esaplaria perchè racchiudeva l'intero testo secondo sei versioni differenti immaginate su sei colonne
parallele.
Partendo dall'esegesi della scrittura , Origene si eleva attraverso il procedimento allegorico alle vertiginose altezze dei
suoi significati più reconditi, Secondo Origne la conoscenza della verità si sviluppa lungo un percorso ascensionale che
va dalla condizione di principiante a quelle del progrediente e del perfetto . Ciò che conta per lui è trascendere la lettera
del testo versso i suoi misteri più alti . Origene ritiene che Dio non vada intese come un monarca assoluto e solitario ,
bensì come unità plurale e articolata , dinamica ed espansiva di se.
Nel commento del Vangelo di Giovanni Origene analizza il testo evangelico , egli precisa che il tempio purificato da
Geù significa sia la chiesa , in cui la pratica dei sacrifici animali è definitivamente cessata , e la Legge non è più
osservata in modo materiale alla maniera dei giudei , sia l'anima dotata del Logos. In questa prospettiva l'ascesa di Geù
al Tempio significa allegoricamente il percorso di ascesa interiore dell'uomo , sino a vedere il Padre come lo vede il
Figlio, resa possibile dalla venuta di Cristo-Logos nell'anima del perfetto.

Capitolo quarto
La condizione dei cristiani nell'impero : da Nerone a Costantino

1. Nerone,prototipo dell'imperatore persecutore


Roma , anno 64 Nerone addossa le responsabilità dell'incendio cittadino all'ecclesia locale e ne fa bruciare alcuni
membri. Ancora nel III secolo , in concomitanza con nuove persecuzioni , il ricordo di Nerone come prototipo negativo
dell'imperatore anticristiano riaffiora insieme al preannuncio del suo ritorno imminente. Fra il II secolo a.c. E gli inizi
del IV secolo d.c. Furono allestiti gli Oracoli sibillini , le cui origini vanno riportate ad ambienti ellenico-giudaici
impegnati ad avvalorare le attese messianiche giudaiche, facendo credere che fossero state espresse in tempi remotissimi
e fuori dalla Bibbia, In effetti , tra il I e il II secolo l'atteggiamento dell'impero nei confronti dei cristiani fu più sfumato
di quanto potrebbe far pensare la leggenda neroniana. Nell'impero era presente un'innumerevole varietà di culti ,
consentiti purché non disturbassero l'ordine stabilito e l'autorità imperiale.
2. Gli atti dei martiri: Chiese ,società,donne
Il distacco dei cristiani dal giudaismo impediva loro di fruire del medesimo trattamento . Nel corso del II secolo i
procedimenti giudiziari furono sporadici, dovuti a denunce a volte anonime. Si ha notizia dei processi contro i cristiani
attraverso resoconti stilati in genere nelle loro stesse comunità . Prodotti a scopi di edificazione spirituale e di
propaganda, i testi descrivono storie a volte di violenza , sofferenze e resistenze inflessibili. Dal III secolo per i defunti
considerati beati furono costruite tombe cruciformi o mausolei circolari. Il culto delle reliquie si fonda sulla convinzione
che chi le vede e le tocca entra misteriosamente in contatto con il divino, con i vantaggi che ne derivano in termini di
richiesta di grazie e di guarigioni, in quanto l'anima del martire è già in cielo , mentre il suo corpo è rimasto sulla terra :
il martire è dunque risorto prima della resurrezione universale. L'appartenenza alle chiese , ambiti socialmente
differenziati , i cui membri più potenti erano impegnati a sostegno dei più deboli , poteva offrire motivi di fiducia.
Destinatari della beneficenza erano i poveri , vedove e orfani, fanciulli
bisognosi,anziani,disoccupati,naufraghi,condannati ai lavori forzati nelle miniere ,al confino e al carcere (a causa della
fede). Le chiese organizzate monarchicamente attribuirono alle donne le mansioni e le responsabilità assegnate loro
nella società imperiale.
3. Resistere o fuggire
Fino dal II secolo ragioni e limiti di testimoniare la fede sino alla morte furono oggetto di valutazioni diverse. Per gli
gnostici la morte del martire era una scelta insensata e da rifiutare . Viceversa per i montanisti il martirio era esaltato e
perfino sollecitato. Per Clemente e Origene il vero martirio è quello affrontato nelle lotta interiore con il peccato ,il
martirio privato o segreto noto solo a Dio. Alla metà del II secolo gli imperatori romani imposero a tutti i sudditi di
sacrificare agli dei di Roma. Le imposizioni provocarono la nascita di un dilemma per i cristiani ovvero se restare o
fuggire. L'intento delle autorità era quello di indebolire le chiese dividendole e colpendo l'autorità dei loro capi.
Esauritasi l'ondata di persecuzione , le chiese dovevano fare i conti da un lato con quanti erano usciti vivi dalla prigionia
e dalla tortura;dall'altro con i caduti piegatisi a sacrificare agli dei. A quelle persecuzioni seguì un trentennio di

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tranquillità assicurato dal decreto di tolleranza dell'imperatore Gallieno. Le strutture ecclesiastiche si rafforzarono
notevolmente. L'ultima grande persecuzione fu avviata da Diocleziano prima contro i manichei e dal 303 contro i
cristiani.
4. Conversione di Costantino . Il cristianesimo religione permessa
Per competere con Massenzio che disponeva di un esercito più numeroso, Costantino aveva bisogno di un Dio più
potente universale. Lo incontrò nel Dio dei cristiani. La conversione avvenne prima della battaglia presso il ponte
Milvio a Roma (312). Sconfitto Massenzio Costantino tornò a Milano ed emise d'intesa con il collega Licinio un editto
(313) che stabiliva libertà di culto e restituiva alle chiese i beni tolti. Dichiarando l'impero aperto a tutte le forme
religiose e scegliendo per se il cristianesimo. Dal punto di vista di Costantino , si trattava di una scelta lungimirante ma
no priva di rischi: da allora in avanti sarebbe stato il cristianesimo a fornire all'impero il nucleo identitario che le
tradizioni di Roma non erano più in grado di garantire.
5. Il concilio di Nicea
Nel 325 Costantino riunì un grande concilio , cui parteciparono circa 300 vescovi , provenienti dalle regioni centro
orientali dell'impero. La convocazione del concilio puntava al rafforzamento del profilo unitario delle chiese sul piano
dottrinale e liturgico. Il concilio si proponeva in questo senso come suprema istanza regolatrice e tendenzialmente
unificatrice. L'occasione diretta fu offerta dalla controversia dottrinale apertasi ad Alessandria intorno alle concezioni di
Ario, il quale sosteneva che Gesù era simile a Dio ma in quanto Sapienza generata era gerarchicamente inferiore a lui. Il
suo principale avversario in sede fu il patriarca di Alessandria Atanasio, secondo cui il Figlio è della stessa sostanza del
Padre. Il concilio condannò Ario ed emise una confessione di fede – il Credo di Nicea-firmata da tutti i vescovi presenti.
L'altra grande questione discussa e definita nel concilio riguardo la definizione della data della Pasqua. In questa
prospettiva è decisivo che la volta celeste si ritrovi alla Pasqua di ogni anno nella posizione in cui si trovava al momento
della Resurrezione. Il concilio adotto l'orientamento romano-alessandrino , fissandola alla prima domenica successiva al
primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. Le decisioni assunte a Nicea non si affermarono né uniformemente né
immediatamente. Nel corso del IV secolo il cristianesimo ariano rimase insediato ai vertici stessi dell'impero.
6. La teologia politica di Eusebio di Cesarea
Eusebio, vescovo di Cesarea , rappresenta il primo tentativo di storiografia cristiana in una prospettiva unitaria e
universalistica , da Gesù fino a Costantino e Nicea. Eusebio rivolse il problema della discontinuità tra l'età di Costantino
e l'età dei primi martiri, affermando che il regno di Costantino è la realizzazione dell'atteso regno messianico. La chiesa
in trionfo è quella attuale , la stessa per cui i martiri hanno dato il sangue . L'attesa del regno terreno millenario viene di
conseguenza depotenziata. Nella “Vita di Costantino” ne esalta il profilo cristiano. In Costantino celebra l'imperatore
come vicario di Dio in terra , divenendo così l'artefice di una teologia politica inimmaginabile pochi decenni prima. La
gerarchia episcopale cominciò ad essere integrata entro le istituzioni dell'impero, a sua volta , l'assolutismo imperiale
penetrò nella sfera propriamente ecclesiastica. Ne risultò un rafforzamento complessivo della sacralità.
7. Costantino costruttore di città e di chiese
Nonostante l'espansione ecclesiastica , rimasero comunque notevoli le differenze fra una regione e l'altra . Le sedi
episcopali cui fu riconosciuta a Nicea dignità patriarcale furono Antiochia, Roma e Alessandria. Costantino avviò nuove
costruzioni ecclesiastiche nelle principali località dell'impero,impegnandosi a dotarle dei corredi liturgici indispensabili.
Agli inizi le liturgie erano tenute in case private. I più antichi luoghi pubblici di preghiera e di incontro dei cristiani
furono detti ecclesia o basilica. Nella Roma repubblicana e imperiale la basilica era adibita a usi civili , per
l'amministrazione della giustizia e degli affari commerciali . A Roma fu iniziata la costruzione di San Pietro e ceduta al
vescovo Melchiade l'antica basilica del Laterano subito adibita a uso ecclesiastico. A Costantinopoli e Gerusalemme
furono erette Santa Sofia e il Santo Sepolcro.
8. Chiese doppie e processioni
Nel periodo costantiniano in molti centri importanti non vi era una chiesa , bensì due, poste in uno spazio assai
ravvicinato . É il fenomeno impropriamente detto della cattedrale doppia. Fra le spiegazioni proposte , la più
convincente rinvia alle pratiche processionali. A Gerusalemme Costantino aveva fatto erigere il Martyrium e la
Resurrezione. Le funzioni liturgiche erano precedute da una processione che , sotto la guida del vescovo passava da una
chiesa all'altra . Il percorso processionale rendeva visibile il passaggio che i catecumeni erano chiamati a completare
ricevendo il battesimo nella notte di Pasqua, la processione da una chiesa all'altra rievocava il passaggio da una vita
all'altra realizzato dal Risorto e destinato a ripetersi nell'esperienza del fedele.

Capitolo quinto
Forme di vita e diffusione del cristianesimo tra IV e V secolo

1. L'eremita Antonio e il patriarca Atanasio


Fonti letterarie attestano che forme di vita monastica cristiana si profilarono al più tardi dalla seconda metà del III
secolo. Il monaco è innanzi tutto un asceta , impegnato a raggiungere e conservare la purezza in quanto precondizione ,

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insieme alla preghiera continua, per incontrare il divino. Gli anacoreti , riportarono l'ideale ecclesiastico l'ideale ascetico
entro quello della vita solitaria , il più celebre fu Antonio. Prima fu discepolo di un recluso, poi si trasferì in una
necropoli vicina, quindi trascorse vent'anni in una fortezza abbandonata infine andò nel deserto roccioso nei pressi del
Mar Rosso . Dopo la morte , la sua fama circolò grazie alla “Vita di Antonio”, opera di Atanasio, patriarca di
Alessandria. Scrivendo quest'opera Atanasio dette inizi a un nuovo genere letterario : l'agiografia monastica, tali testi
hanno l'obbiettivo di proporre figure da imitare. La biografia di Antonio presentò un modello destinato a una presa
duratura. Il patriarca ne esalta la scelta di astenersi dalla sessualità per motivi ascetici, ma la priva del disprezzo del
matrimonio diffuso dagli encratiti. Anastasio presenta l'eremita come dedito all'ascolto e alla memorizzazione delle
scritture , ma lontano dalla pretesa di atteggiarsi a maestro di teologia.
2. Il cenobio da Pacomio a Shenute
Pacomio dava avvio ai primi insediamenti comunitari in Egitto . La regione più ricca di insediamenti monastici fu
quella intorno a Tebe , la Tebiade , essi nascevano generalmente in aree in cui la proprietà non era rivendicata da
nessuno . Di fatto i cenobi pacomiani furono organizzazioni economicamente e socialmente autosufficienti. Il cenobio è
una comunità i cui membri trascorrono insieme alcuni momenti della giornata, quanto meno la preghiera e il pasto , oltre
ad avere in comune eventuali attività produttive. Per disciplinare strutture del genere occorrono regole scritte e condivise
, per ordinare l'esistenza fin nei minimi dettagli. Così Shenute , abate e vescovo , tra la seconda meta del IV secolo e la
prima metà del V riformò il modello pacomiano fornendo una regola più severa al proprio monastero di Atripe in Alto
Egitto. Le regole esigono autorità che le interpretino e le applichino con discernimento. La direzione spirituale viene ad
assumere in questo contesto una tonalità diversa rispetto alle origini cristiane. L'abate diventa un maestro di verità e di
vita, egli sovraintende alla vita dei monaci , ai loro atti esteriori così come a pensieri e sentimenti.
3. Vescovi laici in comunità e opere di carità: Basilio di Cesare
Anche i vescovi avviarono comunità poste sotto il loro diretto controllo. Tra questi vi era Basilio vescovo di Cesarea
,conosciuto come l'iniziatore di fraternità laicali , solo impropriamente considerabili come monastiche. Basilio chiama i
membri delle fraternità , cristiani o semplicemente fratelli. La loro separazione dal mondo non si presenta come una
secessione dalla comunità ecclesiale. Al contrario, è la comunità nel suo insieme a estraniarsi dal mondo peccatore.
Basilio si rivolge a tutti i credenti in Gesù Cristo . Lo stile di comportamento del cristiano deve essere lo stesso sia in
pubblico sia in privato, improntato alla rinuncia , che esige sequela radicale di Gesù, odio del mondo e rinnegamento di
sé , oblio del proprio passato e rimozione di ogni volontà propria . La vita dei cristiani è volta alla carità , vista come
riflesso della carità divina.
4. Conflitti sulla vita ascetica in occidente
In occidente si registravano lacerazioni e rotture tra gli stessi vescovi. La vicenda più drammatica fu quella di
Priscilliano vescovo di Avila , primo vescovo denunciato e condannato a morte per superstizione e magia , dagli stessi
vescovi. La polemica di Priscilliano toccava questioni come lo stile di vita del clero e il ruolo da riconoscere alle donne
aspiranti alla perfezione evangelica. A partire dal IV secolo si profilarono in occidente scelte di vita ascetica da parte di
donne . Una spinta notevole venne data da Ambrogio vescovo di Milano, che più volte elogiò la scelta di vita ascetica
compiuta dalle donne. L'impulso dato da Ambrogio e dai vescovi di Roma alla forme di vita ascetica femminile fu
indirettamente utile a sollecitare anche il clero alla continenza sessuale , esaltate come tale proprio da Ambrogio. Fino
all'inizio del Iv secolo, nessuna disposizione canonica obbligava vescovi e preti sposati a rinunciare ai rapporti sessuali
con le proprie spose , A partire da quest'epoca si vietò a diaconi e preti di sposarsi dopo l'ordinazione.
5. Il cristianesimo oltre i confini dell'impero : Chiese di Persia , Adiabene e Osroene
Nell'impero persiano i cristiani furono trattati diversamente . La “Cronaca di Arbela” presenta la successione dei vescovi
della sede di Arbela a partire dalle sue origini leggendarie. Le prime persecuzioni anticristiane furono sollecitate dalla
casta sacerdotale dei magi , le più pesanti avvennero dopo la svolta costantiniana. Le chiese dell'Adiabene furono
perseguitate in special modo fra il340 e il 351 , la chiesa riprese vitalità dagli inizi del V secolo , quando a corte prevalse
la preoccupazione di arginare il potere del clero zoroastriano e fu perciò adottata una linea di apertura nei confronti del
cristianesimo. La chiesa Assira si riorganizzò intorno al metropolita di Seleucia.Ctesifonte. Più fluida fu la situazione
nella zona cerniera fra i due grandi imperi , fra Edessa e Nisibi. A Edessa il cristianesimo si era affermato fin dal II
secolo e vi resistette saldamente in quanto la regione successivamente incorporata nell'impero romano. Nisibi rimase a
lungo contesa fra romani e persiani, fu infine ceduta dall'imperatore Gioviano ai persiani, la cessione fu un duro
contraccolpo per la tenuta del profilo del cristianesimo nei territori più orientali.

6. Cristianesimo in Armenia , Georgia , Etiopia e fra i goti . Trasmissioni e versioni di testi biblici
L'ingresso del cristianesimo in Armenia è legato al nome di Gregorio l'Illuminatore . Studiò a Cesarea e li divenne
cristiano, tornato in patria agli inizi del IV secolo convertì il re Tiridate III , il cui passaggio al cristianesimo comportò
anche quello del suo popolo. Da quel momento la fede cristiana divenne un elemento costitutivi dell'identità nazionale
degli armeni. Secondo tradizioni diffuse localmente , la prima evangelizzazione della Georgia fu opera degli apostoli
Andrea e Simone lo Zelota, mentre la cristianizzazione vera e propria iniziò a seguito della conversione del re Mirian a

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opera dello schiavo Nino.
La prima recezione del cristianesimo nel regno d'Etiopia avvenne nel quadro della sua strategia di avvicinamento
all'Impero romano , in concomitanza con la ripresa della guerra fra romani e persiani e la crescente pressione di questi
ultimi sui regni confinanti. Nei territori al di fuori dell'impero romano le questioni delle traduzioni delle scritture e della
definizione del canone biblico furono risolte in modi diversi. Le traduzioni comportarono progressi linguistici e
culturali.
I goti entrarono in contatto con il cristianesimo quando invasero la Cappadocia romana , ma una cristianizzazione più
ampia avvenne grazie a Wulfila , che fu il primo goto ad essere nominato vescovo e il primo a tradurre, per usi liturgici ,
le scritture dal greco al gotico.
7. Girolamo e la vulgata
Verso la fine del IV secolo Girolamo si impegnò a emandare e in parte a rifare alcune delle versioni allora circolanti a
Roma. Dopo la morte di Damaso vescovo di Roma, Girolamo si ritirò a Betlemme e si dedicò a vita ascetica e a un
rinnovato studio intensivo della Bibbia. La sua impresa viene genericamente indicata come la Vulgata , essa comprende
materiali eterogenei . La versione dei Vangeli risale al periodo romano e consiste nella revisione di un testo della Vetus
Latina su manosritti greci . A Betlemme Girolamo cominciò con il tradurre dal greco in latino gli Exapla di Origene .
Frutto del lavoro furono una prima versione del Libro dei Salmi, Giobbe,proverbi,cantico dei cantici,ecclesiaste
ecronache. Successivamente passò a tradurre dall'ebraico , partendo dal Libro dei Salmi e dai libri dei Profeti. Fanno
dunque parte della Vulgata anche traduzioni latine della Bibbia che non devono nulla a Girolamo.
L'importanza della sua impresa sta innanzi tutto nel metodo filologico , mirante a stabilire la verità ebraica . In tal modo
aprì una pista importante per il progresso delle conoscenze e degli studi biblici in Occidente , evitando che la
comprensione delle scritture precipitasse in un allegorismo arbitrario.

Capitolo sesto
Il cristianesimo religione dell'impero romano

1. L'editto di Tessalonica
L'azione di sradicamento dell'arianesimo dall'impero romano produsse risultati nel giro di pochi decenni , ma non
interessò i goti . Fu allora necessario l'intervento dell'imperatore Teodosio che nel 383 emanò l'Editto di Tessalonica ,
che innanzi tutto ribadì e rinforzò il legame tra le sorti dell'impero e quelle della chiesa , proclamando il cristianesimo
religione dell'impero e vietando ogni altra credenza religiosa. L'editto inaugurava una fase nuova nella politica religiosa
dell'impero , vescovi e membri del clero si videro riconosciuta una condizione speciale negli ambiti fiscale,giudiziario e
della leva militare. Fruirono dei vantaggi della legislazione imperiale i membri dell'ordine superiore , cioè preti e diaconi
, non invece gli appartenenti all'ordine inferiore , cioè suddiaconi , accoliti , esorcisti, ostiari, lettori. Agli edifici
ecclesiastici fu riconosciuta extraterritorialità giudiziaria e venne garantito il diritto di asilo a chi vi si rifugiava.
2. Carità imperiale e carità episcopale
Nella nuova situazione i vescovi furono legittimati per conto dell'impero a svolgere anche compiti amministrativi e
giudiziari , anche relativi alla giustizia penale. Veniva così avviato un regime che resterà inalterato fino all'età moderna :
due gerarchie , che si richiamavano rispettivamente al duplice ambito del regno e del sacerdozio. Uno degli aspetti che
pone in evidenza sostanziali differenze tra l'impero e la chiesa è quello della carità. I poveri erano molti e la crescita
numerica rendeva ormai inadeguate le tradizionali forme di assistenza . Imperatori e vescovi incarnarono le figure dei
benefattori dei tempi nuovi.
3. Ambrogio e Agostino
Ambrogio vescovo di Milano, fu in contatto epistolare con Basilio , Agostino vescovo di Ippona con Girolamo. Verso la
fine del IV secolo Milano si pone come crocevia di incontri personali ed elaborazioni dottrinali: Ambrogio vi compie un
lavoro esegetico e teologico , grazie a cui le dottrine di Origene sono introdotte nell'Occidente latino , e Agostino vi fa
sue le dottrine neoplatoniche di Plotino. LE vicende biografiche di Agostino sono narrate da lui stesso nelle
Confessioni . La sua teologia si costituì sulla spinta di polemiche e conflitti. Per la dottrina della grazia entrò in polemica
con Pelagio, monaco irlandese residente a Roma , che a suo parere attribuiva un peso eccessivo alla libera iniziativa
umana in vista della salvezza. Per Agostino, il peccato compiuto dai progenitori ha talmente corrotto la condizione
umana , che l'umanità intera è stata ridotta nella condizione di massa dannata. Solo la grazia può redimere la massa
peccatrice , attraverso percorsi e ragioni inaccessibili alla ragione umana e del tutto svincolati da qualsiasi merito , fosse
pure quello della fede. Le sue formulazioni comportavano rischi di indebolimento della funzione della chiesa in quanto
mediatrice di salvezza.
4. Ambrogio e Agostino di fronte alle tradizioni di Roma
Ambrogio e Agostino si confrontarono entrambi con le antiche tradizioni religiose e civili di Roma e le criticarono a
fondo, ponendo le basi per la liquidazione simbolica e dottrinale di quel patrimonio culturale. Ambrogio si impegnò
nella polemica riguardante l'altare della vittoria, un'antica ara collocata da Augusto in un'aula del Senato. La disputa si

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inseriva nei conflitti intorno alla soppressione degli antichi culti di Roma patrocinata dalle autorità cristiane.I cultori
delle antiche tradizioni sostenevano che il sacco di Roma del 410 era dovuto all'abbandono degli antichi Dei. Ad essi
rispose Agostino ricordando che mali e calamità avevano colpito Roma anche quando vigevano le antiche tradizioni.
Secondo Agostino la storia è permanente terreno di scontro fra due città : la città di Dio e la città dei malvagi . Secondo
Agostino la storia è divisa in sette età, di cui cinque dalla Creazione all'avvento di Gesù, la sesta dalla sua venuta fino al
giudizio finale, mentre la settima è il giorno senza fine riservato ai beati nella loro condizione ultraterrena.
5. Le storie di Orosio e l'invenzione del paganesimo
Orosio concepì una storia universale ben più ambiziosa , consapevole del ruolo universale di Roma ne esalta gli
imperatori iberici Traiano e Teodosio, d'altra parte , mostra che la storia di Roma è un percorso ininterrotto di violenze e
guerre, sopraffazzioni e ingiustizie. Orosio nelle Storie pone l'attenzione sui pagani , ovvero coloro che continuavano a
praticare culti tradizionali , in quanto culture credenze e culti non cristiani erano ancora vivaci . Conflitti fra pagani e
cristiani si scatenarono in diverse regioni. I più aspri furono ad Alessandria dove anche a seguito dell'azione di stimolo
dei patriarchi Teofilo e Cirillo , i cristiani si resero protagonisti di diverse iniziative contro i luoghi di culti pagani .
6. Cristiani contro Giudei . La dottrina di Agostino e la normativa del codice teodosiano
La condizione dei giudei nell'impero peggiorò in concomitanza con l'assunzione del cristianesimo a religione di stato. Il
permanere dei giudei entro la cornice dell'impero cristiano poneva notevoli problemi teologici e giuridici. La questioni
permeava sulla sorte spettante al popolo cui si attribuiva la morte di Gesù. In Occidente la linea fu fissata da Agostino ,
nel De civitate dei , afferma che i giudei sono deicidi e che per tale colpa sono stati giustamente puniti da Dio con la fine
del loro regno. Nonostante ciò , per Agostino vanno preservati come testimoni inconsapevoli della verità del
cristianesimo. Nel 429 Teodosio II incaricò una commissione di codificare il materiale giuridico esistente . Il codice
teodosiano , contenente le leggi emesse a partire da Costantino , entrò in vigore nel 439 . Il codice garantisce l'esistenza
della setta dei giudei , ma ne osteggia la presenza nella società. Sono loro consentite le assemblee di culto , sono
rispettate le festività e il riposo del sabato. Come per il clero cristiano , anche i loro sacerdoti e funzionari sono previste
forme di esenzione; in materia civile possono invece esprimersi a condizione che le parti si dichiarino preliminarmente
consenzienti.
7. Grande chiesa contro ariani,donatisti,nestoriani
L'episcopato di Ambrogio fu importante anche per il prevalere della linea cattolica-nicena su quella ariana. Agostino si
impegnò a fondo contro lo scisma donatista . I seguaci del vescovo Donato rappresentavano una componente della
chiesa d'Africa , si caratterizzavano per l'atteggiamento intransigente nei confronti dei dei vescovi che nella persecuzioni
avevano consegnato i testi sacri e dei cristiani che avevano offerto sacrifici agli dei, secondo i donatisti i caduti non
dovevano essere riammessi . La situazione si compose nel 411 durante il concilio di Cartagine durante il quale Agostino
riuscì a prevale su vescovi donatisti grazie al decisivo sostegno del potere imperiale, i donatisti furono condannati e le
loro chiese confiscate. Nei primi decenni del V secolo fra le sedi patriarcali di Alessandria e di Antiochia esplose il
conflitto per l'egemonia sulla sede di Costantinopoli . Nel 428 fu eletto patriarca di Costantinopoli Nestorio, Cirillo
patriarca di Alessandria , mosse contro di lui pesanti critiche dogmatiche, che prendevano di mira il rifiuto di Nestorio di
riconoscere Maria come madre di Dio. Cirillo accusò Nestorio di accentuare troppo in Gesù la componente umana a
scapito di quella divina. Con il concilio ecumenico di Efeso del 431 si decretò la condanna di Nestorio e la sua
deposizione. In polemica con la chiesa imperiale, la chiesa di Persia riconobbe la legittimità del matrimonio dei vescovi
e adottò nel sinodo di Seleucia del 486 la linea cristologica antiochena legata al nome e all'eredità di Nestorio .
8. Il primato del Papa
Dalla fine del IV secolo i Patriarchi di Costantinopoli cominciarono a mettere in discussione il primato della chiesa di
Roma , ma non riuscirono a piegare la sede romana , il cui vescovo da tale epoca cominciò ad essere designato come
papa. Anche se era dipendente dall'esarca di Ravenna , la sede romana cercò di difendere e consolidare il proprio
prestigio e la propria autorità rispetto alle sedi rivali e all'impero. In tal senso risultò determinante il ruolo di mediatore
che papa Leone I assunse nella confusa fase di tensioni seguita al concilio di Efeso. Il papa prospettò un possibile punto
di incontro fra le dottrine cristologiche contrapposte. Leone accredita l'interpretazione favorevole al primato assoluto di
Pietro e quindi al suo successore. A partire da Leone I la rivendicazione del primato petrino contrassegnò il patrimonio
genetico della chiesa di Roma e ne segnò la memoria . La rivendicazione fu sostenuta e celebrata ricorrendo a dottrine
esegetiche e teologiche , immagini , simboli e rituali accuratamente conservati e tramandati come parte integrante di una
plurisecolare memoria , fondativa e legittimante.
9. Il concilio di Calcedonia e i suoi esiti
Il dogma cristologico fu definitivamente fissato dal concilio di Calcedonia (451) . Gli oltre 500 vescovi riuniti
condannarono la dottrina del monofisicismo -secondo cui la natura di Gesù è unicamente divina. Contro di essa fu eretta
a dogma la dottrina duofisista ,Gesù essendo pienamente uomo e pienamente Dio è dotato di due nature. Alla definizione
seguirono ulteriori persecuzioni , rotture e conflitti intraecclesiastici , con esiti gravi per l'unità della chiesa e la tenuta
dell'impero. In Egitto e nella Siria romana la chiesa mantenne il suo profilo noncalcedonese, con una gerarchia
episcopale autonoma e contrapposta a quella riconosciuta dal patriarca di Costantinopoli . Nei territori ai confini

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dell'impero , le chiese precalcedonesi maggioritarie fra le popolazioni , rappresentarono un riferimento nazionale
importante e alternativo. A Calcedonia furono inoltre emessi i primi canoni riguardanti monaci . Il concilio favorì una
forma di vita monastica stabilmente legata a un luogo, e pose istituzioni e attività dei monaci sotto il diretto controllo
economico e materiale dei rispettivi vescovi.

Capitolo settimo
L'eredità di Costantino . Vescovi , monaci e sovrani dal V al VII secolo

1. Vescovi e monaci nel dissolversi dell'impero d'occidente


Nel dissolversi dell'impero d'occidente tradizioni e culti pagani ripresero forza . Dal IV secolo i rapporti fra Chiesa e
società si arricchirono in occidente dell'apporto dei monaci . In occidente e nella stessa Italia il monachesimo nacque
prima di Benedetto e l'affermazione del modello benedettino avvenne gradualmente e non senza contrasti. I primi
insediamenti monastici in Gallia e in Italia furono creati su isole del mediterraneo occidentale e del Tirreno. Cominciò
Martino il monastero di Lérins fu avviato sull'omonima isola in Provenza verso il 405 da Onorato. Lì sucedette Ilario ,
Lérins divenne il principale polo di formazione dell'episcopato galloromano. Giovanni Cassiano fondò un monastero
maschile e uno femminile a Marsiglia. Vi si insiste sull'ideale di stabilità per indicare innanzi tutto il legame del monaco
con il monastero , centro e limite della sua esistenza terrena . La stabilità fisica dipende quindi dall'instaurazione di un
rigoroso ordine mentale e affettivo :ordine della memoria che si oppone al disordine del peccato.
2. Benedetto e la sua regola
L'importanza della regola di Benedetto sta nel suo porsi come un'equilibrata sintesi , imperniata sulla stabilità teorizzata
da Cassiano e sul rapporto fra maestro e discepoli caratterizzato dal precetto dell'amore reciproco e delle relazioni
fraterne , più dell'obbedienza e della sottomissione. Entrambe le regole impongono ai cenobiti di dividersi fra preghiera ,
attività lavorativa e lettura della Bibbia. L'avvicendarsi di tali attività è rigorosamente scandito dalle sette fasi della
preghiera quotidiana e dall'obbligo di recitare regolarmente i 150 Salmi nell'arco di ciascuna settimana. Entrambe le
regole danno valore speciale all'ospitalità in quanto il povero che bussa alla porta rappresenta cristo . I monaci sono
tenuti all'obbedienza e alla stima reciproca , devono ricercare l'utile non per se ma per gli altri , praticando con purezza
di cuore la carità fraterna e non anteponendo nulla a Cristo.
3. I vescovi padroni delle città
Fra tarda antichità e alto medioevo , il rilievo sociale dei vescovi è rilevato dall'affermarsi di un nuovo modello di santità
, per cui parecchi sono celebrati come patroni , in genere per iniziativa dei loro successori. Verso il 460 Perpetuo,
vescovo di Tours , dette una spinta decisiva alla promozione del culto del predecessore , trasferendolo dal piano
letterario a quello architettonico. Perpetuo inaugura la stagione della celebrazione monumentale dei santi avviando a
Tours la costruzione di una gigantesca basilica intorno alla sua tomba. E i santuari dei patroni si affiancano come mete di
pellegrinaggio a quelle tradizionali di Gerusalemme e Roma.
4. La conversione di Clodoveo e il legame tra franchi e vescovi galloromani
La conversione dei franchi al cristianesimo avvenne a seguito del battesimo di Clodoveo , che prima di una battaglia
incerta e decisiva contro gli alamanni , avrebbe invocato il Dio dei cristiani e ottenuto grazie a lui la vittoria. Clodoveo
cominciò a convocare sinodi e concili . Il più importante fu il sinodo di Orleans del511 , cui parteciparono 32 vescovi ;
vi si discusse di organizzazione delle istituzioni , di amministrazione delle proprietà ecclesiastiche e di disciplina del
clero. Si riproponeva così per le Gallie il modello costantiniano del rapporto fra sovrano e vescovi , da cui entrambi le
parti vennero potenziate.
5. Potere , ricchezza e opere di carità dei vescovi nei territori dei franchi
La Gallia dovette affrontare tra il VI e l'VIII secolo processi di spopolamento delle città e di esodo verso le campagne.
Per Gregorio di Tours il termine povero aveva un significato pressoché identico a quello di lavoratore dei campi. Sullo
sfondo di tali trasformazioni sociali , la preminenza dei vescovi era garantita loro dal possesso di patrimoni terrieri a
volte assai vasti , su cui esercitavano poteri signorili. Il vescovo tipico del mondo dei franchi è un compagno del sovrano
di cui condivide o emula passione per la guerra e per la caccia , gloria terrena e ricchezza patrimoniale . Posti di fronte a
spinte e richieste crescenti , dal VI secolo i vescovi crearono istituti di assistenza e forme regolate di erogazione della
carità. Per poter fruire della carità i poveri dovevano iscriversi in un apposito registro , come tali erano detti matriculari
che costituivano una minoranza privilegiata , come tali cercavano di insediarsi in ruoli , di funzionari di basso livello
stabilmente a servizio della chiesa.
6. Giustiniano imperatore cristiano secondo il modello di Costantino
In oriente Giustiniano rappresenta la figura per eccellenza dell'imperatore cristiano . Già nel 529 ordinò il battesimo di
tutti i pagani dell'impero, e vietò la divulgazione e l'insegnamento di dottrine non cristiane. Giustiniano si impegnò
innanzi tutto a costruire nuove chiese. L'impresa più imponente fu la ricostruzione della basilica di Santa Sofia in

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Costantinopoli. L'assetto della basilica risponde a una precisa estetica teologica , imperniata sul concetto di Dio come
luce inaccessibile e sulla visione della società come ordinata secondo gerarchie rigorosamente fissate. Questa
concezione trovò espressione nel Corpus Areopagiticum di Dioigi , che offre una visione gerarchica del cosmo ,
organizzato come una piramide luminosa , composta in cielo da ben ordinate gerarchie angeliche e in terra da gerarchie
ecclesiastiche modellate su quelle celesti e sovraordinate a quelle legali.
7. La teologia imperiale e i provvedimenti nei confronti dei giudei
Giustiniano accentuò i processi di sacralizzazione della figura dell'imperatore e del cerimoniale imperiale , LA
responsabilità dell'imperatore mirava a estendersi ormai su tutte le questioni terrene. In questa prospettiva vanno
compresi la sua opera legislativa e gli interventi teologici e dottrinali miranti a rendere del tutto omogeneo il tessuto
religioso dell'impero. §Emblematiche furono in questo senso le sue condanne delle dottrine origeniane. L'origemismo fu
incluso da Epifanio vescovo di Salamina nel suo catalogo di tutte le eresie. Successivamente si volse contro teologi
moderni raggruppandone le dottrine incriminate in tre capitoli ed esigendo che la gerarchia ecclesiastica li facesse propri
in un concilio appositamente convocato , che aprì una nuova stagione di persecuzioni contro autori accusati di
nestorianesimo , con esiti alla lunga controproducenti per la stessa tenuta dell'impero. Dopo lunga resistenza papa
Virgilio aderì alla condanna. In una delle Novelle , Giustiniano vietò espressamente che i giudei leggessero la loro
Legge . Tra V e VI secolo in Oriente ci si rese conto che i giudei non si limitavano a restare entro i confini fossilizzati in
cui li si voleva tenere , ma continuavano entro i confini fossilizzati in cui li si doveva tenere, ma continuavano a
produrre nuove dottrine , conosciute e tramandate lungo percorsi sfuggenti , che l'imperatore voleva bloccare.
8. Goti ariani contro romani cattolici in Italia
In Italia le divergenze confessionali acuirono le reciproche diffidenze tra invasori e invasi. Alla fine Teodorico si
convinse che l'aristocrazia romana e i vertici ecclesiastici si fossero attivati contro i lui presso l'imperatore . Ne fece
quindi incarcerare gli esponenti più autorevoli , accusandoli di tradimento. Papa Giovanni I , imprigionato morì poi in
carcere a Ravenna. Diversa fu la sorte di Cassiodoro , altro aristocratico e intellettuale romano legato a Teodorico , che
riuscì a sfuggire alle sue epurazioni , mantenendo un ruolo di consigliere abbastanza defilato. Dopo la sconfitta dei goti
a opera dei bizantini si ritirò nei suoi possedimenti in Calabria.
9. La chiesa romana da Leone I a Gregorio I
Si devono a Leone I le primi forti affermazioni a sostegno del primato della chiesa di Roma . Già allora i papi
disponevano di un potere pastorale incontrastato e universalmente riconosciuto. Essi risiedevano in un territorio
sottoposto alla giurisdizione imperiale; perciò fra il VI e VIII secolo chi era eletto papa doveva mandare a
Costantinopoli la propria professione di fede , e solo dopo aver ottenuto l'approvazione imperiale poteva essere
consacrato. Nella loro condizione precaria , i papi si adoperarono per accrescere il proprio prestigio internazionale e
l'esercizio effettivo del governo pastorale della penisola. In età tardoantica la giurisdizione della chiesa di Roma in Italia
si estendeva sulle chiese del centro-sud, le chiese del nord gravitavano intorno all'orbita del patriarca di Aquileia e della
sede metropolita di Milano. Fra i compiti della cancelleria della curia romana vi era la stesura di lettere papali , il più
antico registro di tali lettere , fu quello di Gregorio I . Gregorio I divenne papa in una fase molto delicata. Nel 569 i
longobardi ariani erano discesi dal Friuli lungo la penisola . Tra il 593 e il 594 assediarono Roma , allontanandosene
solo dopo che Gregorio ebbe pagato un tributo perchè la città fosse risparmiata In questa crisi drammatica Gregorio
riuscì da un lato a esprimere una produzione letteraria ampia e di eccezionale livello dottrinale , dall'altro ad aumentare
il prestigio e l'influenza della chiesa romana consolidando il patrimonio , estendendo i legami e stimolando l'attività
evangelizzatrice e missionaria. Da uomo di governo , Gregorio puntò innanzi tutto al rafforzamento patrimoniale della
chiesa di Roma . AL tempo di Gregorio la chiesa romana possedeva un vasto patrimonio terriero in Africa , nei Balcani ,
in Gallia e principalmente in Italia . Il patrimonio terriero era seguito da personale di fiducia dipendente da Roma . Gli
amministratori erano tenuti a un rendiconto finanziario annuale e ad aggiornare lo stato delle proprietà in un estratto del
polittico. Gregorio fu abile ad annodare legami , appianare conflitti per via diplomatica , estendere il prestigio della
chiesa romana . Gregorio cercò inutilmente di opporsi all'uso del titolo di patriarca ecumenico da parte del patriarca di
Costantinopoli, ma dovette desistere e riprenderle senza aver ottenuto alcun risultato. Tre anni dopo la sua morte ,
l'imperatore Foca riconobbe implicitamente il primato del patriarca di Roma rispetto a quello di Costantinopoli ,
vietando a quest'ultimo di fregiarsi del titolo di ecumenico , ma la decisione fu rigettata dai successori di Foca.
10. Monaci e monasteri doppi in Inghilterra , Irlanda e sul continente
Sul piano di evangelizzazione Gregorio ottenne risultati soprattutto in Inghilterra , dove inviò nel 596 il monaco
Agostino. L'inizio della gerarchia episcopale in Inghilterra è dunque legato all'arrivo di monaci da Roma. Il profilo della
chiesa inglese rimase a lungo contrassegnato dalla sua matrice monastica. A partire dal VI secolo il monachesimo
irlandese si era diviso nella contrapposizione tra il culto di San Patrizio e quello di santa Brigida . Per impulso del suo
monastero di Kildare , Brigida fu venerata in tutta Irlanda come una figura semidivina , cui erano riconosciute
prerogative eccezionale . I monaci di Armagh le contrapposero il culto di San Patrizio , celebrato come unico apostolo e
lo rafforzarono grazie all'afflusso di sue reliquie ad Armagh. Una caratteristica comune alle istituzioni monastiche del
VII secolo in Inghilterre ,Irlanda e territori della Gallia settentrionale sotto dominio merovingio fu la predominanza di

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un modello misto per cui si parla in genere di monasteri doppi. In linea di principio un monastero nasceva non per volere
di singoli aspiranti alla perfezione , bensì per iniziativa di vescovi, di famiglie regnanti o di aristocratici. Fondare un
monastero significava dotarlo di beni atti ad assicurare il sostentamento dei residenti , in modo che potessero dedicarsi
alle finalità di contemplazione e di preghiera secondo le intenzioni stabilite dal fondatore o dalla fondatrice.
11. Forme monastiche di penitenza
L'arrivo dei monaci irlandesi sul continente comportò una maggiore attenzione alla disciplina dei peccati e alla prassi
liturgica , innanzi tutto fra monaci , monache e chierici. Fu introdotta la pratica della penitenza frequente e la
prescrizione di una pena penitenziale per ogni peccato , anche il più piccolo. In linea generale , un peccato commesso
nel pensiero era considerato dello stesso rilievo di uno effettivamente compiuto e come tale comportava la medesima
penitenza : in genere pratiche di digiuno. Presto vi furono libri penitenziali , come quello di Colombano , una parte delle
cui disposizioni riguardava propriamente i laici. I monaci potevano subentrare ai laici nelle penitenze : già nell'VIII
secolo si registrano liste di commutazione , che fissano equivalenze fra giorni di digiuno e preghiere. La penitenza
veniva stabilita nella confessione . Accanto alla penitenza pubblica , cominciò nell'alto medioevo la pratica della
penitenza segreta e privata.
12. La conversione dei visigoti al cattolicesimo e l'alleanza con i vescovi ibericoromani
Anche nella penisola iberica il passaggio dei barbari invasori alla confessione cattolica ebbe implicazioni sul piano socio
politico. Gli svevi lasciarono l'arianesimo alla metà del VI secolo . Dopo averli sconfitti i visigoti aderirono a loro volta
al cattolicesimo . Il concilio di Toledo presieduto da Isidoro sancì il consolidarsi dell'alleanza fra l'episcopato
iberoromano e la monarchia visigota . Il progetto di cattolicizzazione dovette misurarsi con la presenza nella penisola
iberica di comunità giudaiche ben radicate. Isidoro considera la loro dispersione e la loro perdita della libertà a opera di
altri popoli come un risultato altamente desiderabile di per sé , almeno fino a quando non accetteranno di convertirsi. Il
IV concilio di Toledo fece un parzile passo indietro , ponendo fine alle conversioni forzate di adulti.
13. Le rotture fra le Chiese d'oriente e le ambizioni di Eraclio
In Persia si era consolidata nel V secolo una chiesa avversata da Costantinopoli in quanto nestoriana e guardata con
ostilità dai persiani , in quanto la religione cristiana era quella del nemico. Nei primi decenni del VII secolo alcuni
cristiani raggiunsero posizioni di rilievo alla corte di Cosroe II , in tale fase testi cristiani furono tradotti dal siriaco in
sogdiano e missionari cristiani siro-orientali e persiani intrapreseo spedizioni verso gli attuali Kurdistan, Kazakhstan ,
India e Cina. Quanti erano stati condannati a Calcedonia come monofisti si insediarono in Siria occidentale e in Egitto.
Si affermarono anche facendo leva sui sentimenti di autonomia diffusi fra le popolazioni locali. Per iniziativa di
Giacomo Baradeo si dettero una propria gerarchia organizzazione e teologia anticalcidonese . I tentativi più significativi
per la riconciliazione furono compiuti dall'imperatore Eraclio , che volle celebrare il proprio trionfo sui persiani nel
segno di Costantino. Dal IV secolo il simbolo della croce era stato assunto come motivo fondamentale della propaganda
imperiale. Occupando Gerusalemme , i persiani si erano impadroniti della croce. Eraclio ne pretese la restituzione e la
riportò prima a Costantinopoli e poi a Gerusalemme . Veniva così ribadito il legame costitutivo fra l'impero e la croce ,
fondamento e legittimazione del potere imperiale e insieme simbolo della duplice natura di Gesù Cristo . Nel giro di
pochi anni Eraclio fu al centro di una serie di insuccessi , nel 636 veniva sconfitto dagli arabi musulmani e tra il 636 3 il
642 questi si impadronirono di Siria , Palestina ed Egitto , quasi dimezzato nella sua estensione , l'impero doveva
rinunciare ai disegni di cristianizzazione universali.

Capitolo ottavo
L'espansione araba e la condizione dei cristiani nei territori islamici

1. Gli arabi , il corano e il cristianesimo


Secondo un'antica tradizione gli arabi sono discendenti di Ismaele , il primogenito di Abramo avuto dalla schiava Agar.
Abramo cacciò Ismaele e la madre nel deserto . Per Per questo il santo Eutemio rivolgendosi a loro nel V secolo , li
invitò a gioire , in quanto convertendosi al cristianesimo , passavano dalla condizione di reietti a quella di discendenti di
Sara ed eredi della promessa. Il Corano presenta Abramo come un uomo semplice giunto alla fede nel Dio unico e
considera Maometto come il più grande e l'ultimo dei profeti, chiamato a proclamare la decadenza del popolo di Isacco e
l'imminente sua sostituzione da parte del popolo di Ismaele. Per l'Islam il conflitto per l'eredità si poneva
fondamentalmente con gli ebrei. Di fatto la religione musulmana riprese , trasformandole, numerose usanze ebraiche,
come il digiuno cultuale , alcune osservanze alimentari , la circoncisione e il riposo settimanale. Con l'ebraismo
condivise l'assunzione di una dottrina monoteista e il divieto di rappresentare il divino per evitare l'idolatria. I
musulmani elevarono Gerusalemme al rango di città santa insieme alla Mecca, in memoria del duplice rapimento
estatico di Maometto.
2. La Siria fra convivenza religiosa e islamizzazione
L'occupazione araba di Palestina , Siria , Persia ed Egitto non comportò tentativi di conversione forzata delle
popolazioni locali. Cristiani ed ebrei dei territori conquistati furono sottoposti a un patto di protezione , per cui gli arabi

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esigevano un'imposta personale e assicuravano in cambio diritto di residenza , mantenimento dei rapporti giuridici
vigenti, rispetto dei patrimoni, degli edifici sacri e delle pratiche di culto. La dinastia degli Omayyadi fissò la capitale a
Damasco. Inizialmente gli arabi permisero ai cristiani di continuare a usare per il culto una parte della cattedrale di San
Giovanni Battista, mentre l'altra fu requisita e adibita a moschea. In effetti la pressione sui cristiani di Palestina e Siria
era cresciuta fin dall'ultimo decennio del VII secolo per iniziativa del califfo Abd al-Malik. Questi costruì sulla spianata
del tempio di Gerusalemme, la Cupola della Roccia , un edificio sacro recante iscrizioni anticristiane che celebravano il
profeta, contemporaneamente il califfo alzava l'imposizione tributaria nei confronti dei non musulmani.
3. Iconoclastia musulmana e iconoclastia bizantina
Dagli inizi dell'VIII secolo sia in ambito musulmano che in ambito cristiano gli alti vertici iniziarono una campagna di
distruzione di tutte le immagine sacre cristiane sia dai luoghi pubblici che in quelli sacri. Le iniziative avevano
prospettive diverse: i califfi , impedendo la diffusione di ogni immagine sacra , colpivano nei suoi simboli pubblici la
religione cristiana nei territori dove era stata lungamente dominante. Vietando le icone come immagini false , gli
imperatori affermavano l'inaccessibilità del divino: chi dipinge Cristo ne circoscrive infatti l'inaccessibile divinità entro
una dimensione sensibile e limitata. Le preoccupazioni imperiali riprendevano quelle dei vescovi , affermate in
particolare nel concilio del 691-692 , detto Quinisesto. Esso cercò di rafforzare il ruolo dei vescovi nei confronti dei
monaci , di contrastare gli antichi culti pagani sempre risorgenti e di perseguire gli eretici.
4. Gli arabi nella penisola iberica
Anche nella penisola iberica , i cristiani e gli ebrei furono protetti dalla dhimma , garantendo lo status delle loro
comunità , essa contribuì a irrigidirne i confini, favorendo per esempio i matrimoni fra cristiani e rendendo difficili
quelli misti , che comportavano l'applicazione del diritto matrimoniale musulmano. Già prima dell'arrivo degli arabi gli
ebrei erano soliti vivere entro propri quartieri urbani . Tale scelta permetteva a ciascun individuo di fruire più
agevolmente di edifici , botteghe e servizi richiesti dall'osservanza dei precetti ebraici, dalle pratiche e festività
liturgiche, dai riti di purificazione e abluzione, dai divieti in materia di alimentazione e di macellazione. I cristiani iberici
erano detti nazarei . Anche la basilica di San Vincenzo di Cordova fu inizialmente divisa in modo da poter essere usata
in parte come chiesa e in parte come moschea. I cristiani continuarono a disporre delle chiese che avevano , senza
poterne però costruire di nuove , era loro vietato suonare le campane , esprimersi pubblicamente al di fuori della
preghiera , fare proseliti. Le comunità cristiane erano rette da un loro conte , responsabile della raccolta delle imposte e
dell'ordine interno, coadiuvato da un censor , con funzioni di mediatore e di giudice nelle contese fra cristiani.

Capitolo nono
Il cristianesimo nell'Europa dominata dai franchi

1. Il sovrano franco nuovo Davide e nuovo Giosia


Pipino il breve (714-768) si fece eleggere re e ungere una prima volta dal metropolita Bonifacio a Soissons , Pipino lo
rinforzò , al punto che nel 754 Stefano II si recò a Parigi per proclamare Pipino patrizio dei romani , e ne ripeté l'unzione
nello spazio simbolico della chiesa abbaziale di Saint-Denis, luogo di sepoltura dei re merovingi. Con Pipino unse la
moglie e i figli. La duplice unzione sembra rifarsi al modello di Davide , l'unzione di Pipino implicitamente attribuiva al
nuovo sovrano prerogative messianiche. L'unzione in quanto consacrazione del nuovo Davide esprimeva l'idea che il re
fosse scelto personalmente da Dio.
2. Rituali controversi e istituzioni ambigue
Nell'occidente altomedievale i passaggi importanti , pubblici e privati , erano celebrati e contrassegnati da rituali e
cerimoniali. I rituali contribuivano a consolidare la tenuta della società politico-ecclesiastica , innanzi tutto delle sue
oligarchie numericamente ridotte. D'altra parte , i rituali contribuirono a produrre e diffondere credenze anche negli
strati socialmente più bassi . Esaltando il carattere soprannaturale della regalità , il rituale dell'imposizione delle mani
contribuì dunque alla legittimazione e alla sacralizzazione della figura del monarca e insieme alimento una concezione
mistica del suo potere condivisa e sviluppata anche a livello popolare. La preoccupazione fondamentale comune alle
gerarchie er mantenere il rigoroso ordinamento gerarchico che si pretendeva voluto e fissato da Dio. Nella consueta
dialettica cristiana fra Antico e nuovo Testamento i sovrani carolingi e gli intellettuali cristiani dell'epoca tendevano a
riportare il Nuovo testamento all'ombra dell'Antico. L'adozione del modello ebraico di popolo e di sovrano enfatizzava
l'interconnessione tra ordinamento pubblico ed ecclesiastico.
3. Il Papa tra longobardi e franchi
L'unzione papale di Pipino segnò l'instaurarsi di un legame di mutuo sostegno tra il nuovo re e il Papa , quest'ultimo
temeva il completamento dell'espansione dei longobardi nella penisola , si spiega così la duplice richiesta di intervento
ai franchi , che in tre campagne militari annientarono il potere longobardo in Alta Italia. Il Papa nell'immediato avviò la
costruzione di una propria signoria nell'Italia centrale , le 22 città dell'Italia centrale donate da Pipino a Stefano II
costituirono così l'embrione del Patrimonio di San Pietro. L'intesa con la nuova dinastia franca si tradusse infine
nell'incoronazione di Carlo Magno a imperatore per mano di Leone III, avvenuta a Roma nella notte di Natale dell'800.

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L'incoronazione fissava nuovi assetti geopolitici e geoecclesiastici dell'Europa accentuando la lacerazione tra Occidente
e Oriente. Rimaneva aperta la questione di chi dovesse presiedere la cerimonia dell'incoronazione e così manifestare la
scelta divina . Carlo rivendicò a se tale compito per l'incoronazione del figlio Ludovico , ma tre anni più tardi Ludovico
si fece però nuovamente incoronare dal Papa . Da quel momento unzione e incoronazione imperiale rimasero per secoli
una prerogativa del Papa. Il suo ruolo insostituibile fu rafforzato da un falso documento prodotto in quel periodo: il
Constituzio Constantini ; il testo è diviso in due parti, nella prima si riprende la narrazione del battesimo di Costantino
da parte di Silvestro e della sua guarigione miracolosa dalla lebbra , la seconda contiene la donazione vera e propria ,
delle insegne imperiali , la supremazia sugli altri patriarchi e il potere sul suo palazzo, su Roma e su tutte la province i
luoghi e le città d'Italia e delle regioni occidentali.
4. Missione e guerra per pipinidi e carolingi
Un primo effetto della stretta alleanza fra pipinidi e papi fu rappresentato dal comune impegno evangelizzatore verso
territori fuori dai domini franchi. L'azione di cristianizzazione si estese quindi verso zone di più recente acquisizione,
determinandovi innanzi tutto una graduale trasformazione delle norme giuridiche in vigore. Carlo Magno condusse le
sue campane annuali in nome della fede cristiana . Ciò valse in special modo per le guerre contro gli àvari e le ripetute
spedizioni contro i sassoni. I danesi conobbero invece pacificamente il cristianesimo quando il re Herald divenne
vassallo dell'imperatore Ludovico. Nei primi decenni del IX secolo quasi tutti i popoli dell'occidente europeo avevano
accolto il cristianesimo , a eccezione dei bretoni.
5. Rinascita come correzione :sovrani vescovi chierici e canonici
L'intesa fra Pipino e il Papa , comportò la convocazione regolare di concili , volti a disciplinare ed elevare la moralità
del clero e renderlo consapevole dei sacramenti che amministrava. Si mirò ad accentuarne la distanza dai laici. Le
disposizioni sinodali insistono sul riposo domenicale e la santificazione della festa attraverso la partecipazione alla
messa. Il clero cominciò a delineare una precettistica mirante a regolare il rapporto di coppia prescrivendo la pubblicità
delle nozze e proibendo il rapimento prematrimoniale della donna e le nozze fra parenti. In vista di un più rigoroso
controllo dei loro comportamenti e di una maggiore comunione di vita fra vescovi e clero , Crodegango aveva steso una
Regola dei Canonici, che erano chiamati a vivere con il vescovo all'interno di spazi comuni a ridosso della cattedrale, a
dormire in uno stesso dormitorio, a mangiare nel medesimo refertorio , a celebrare insieme le ore della preghiera
liturgica . In relazione a tali disposizioni i complessi cattedrali cominciarono a configurarsi come monasteri urbani ,
intorno a cui venivano disposti edifici canonicali , fra cui la scuola del vescovo o scuola cattedrale adibita in primo
luogo alla formazione dei chierici , in concorrenza con analoghe istituzioni monastiche.
6. Le istituzioni monastiche da Benedetto di Aniane alla fondazione di Cluny
Benedetto di Aniane concepiva un disegno di omologazione e centralizzazione delle istituzioni monastiche , Benedetto
presiedette nell'817 il concilio monastico di Aquisgrana , da cui uscì un capitolare approvato da Ludovico, che stabiliva
che tutti i monaci e le monache dell'impero imparassero a memoria la Regola di Benedetto. Un secolo dopo , il disegno
riformatore di Benedetto trovava significativa applicazione con la fondazione in Borgogna dell'abbazia di Cluny , per
iniziativa di Guglielmo il Pio duca di Aquitania (910) . Cluny si caratterizzò sul piano spirituale per il rigore
nell'osservanza della Regola di Benedetto e il rilievo dato alla preghiera comunitaria e alla memoria dei morti. I beni
immobili di fondazione o chiese private godevano in genere dell'immunità ; non sottostavano alla giurisdizione di altri
poteri ed erano in particolare liberi da qualsiasi pretesa degli ufficiali regi. Cluny la ottenne nel 955 . Il percorso di
autonomia si completò quando ottenne l'esenzione che impediva qualsiasi intromissione del vescovo nella vita
dell'abbazia , posta sotto la diretta protezione spirituale del papa. In una fase successiva Cluny incorporò abbazie
preesistenti che mantennero i propri abati.
7. I compiti del sovrano cristiano e la cultura religiosa dei laici
I sovrani pipinidi e carolingi si consideravano personalmente investiti di responsabilità religiose , disciplinari e culturali
nei confronti dei sudditi , secondo un modello di regalità cristiana. Abati e vescovi produssero in questo periodo manuali
sulle prerogative e responsabilità del sovrano cristiano e sui comportamenti prescrittigli nella sfera pubblica e privata
contenenti anche specifiche indicazioni su rapporti fra il suo potere e quello del vescovo . A loro volta i sovrani, d'intesa
con i loro consiglieri ecclesiastici , fecero grande affidamento sulla scrittura per l'opera di disciplinamento e correzione.
Dalla fine dell'VIII secolo e in particolar modo in occasione dei grandi sinodi di riforma ecclesiastica celebrati nel'813 ,
furono emanate le prime disposizioni miranti a impedire in primo luogo ai chierici di essere spettatori di spettacoli
osceni o turpi, tali disposizioni rientravano in un disegno ecclesiastico di censura dell'oralità ludica e di rilancio della
cultura scritta.
8. Scuole e apprendimento . Trascrizione e revisione dei testi biblici
Per comprendere la scrittura e le Scritture occorrevano scuole , in età carolingia furono di due tipi : scuole cattedrali e
scuole monastiche. Le prime erano per chierici , le seconde per i monaci, o meglio per i bambini destinati alla vita
monastica. Nelle scuole lo studio iniziava dalle sette arti liberali, il percorso formativo richiesto ai chierici doveva
garantire che alla fine ciascun prete conoscesse almeno il Credo , il Padre nostro , il canone della messa , il Libro dei
Salmi e le formule di maggior uso. Per quanto riguarda i monaci , dovevano essere in grado di espletare correttamente la

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preghiera e la lettura quotidiana dei Salmi , prescritta dalla regola di Benedetto. L'esigenza di leggere e trascrivere passi
biblici rispondeva per il monaco a finalità devozionali e liturgiche prima che di erudizione. Nell'entourage di Carlo
Magno , Alcuino puntò con particolare determinazione sulla cultura scritta , realizzando il più celebre tentativo di
revisione e diffusione del testo biblico compiuto in età carolingia. Alcuino allestì sei versioni corrette della Bibbia
utilizzando per le correzioni le versioni di Girolamo.
9. Traduzioni e dispute teologiche : da Carlo il Calvo ad Alfredo il Grande
Il livello della conoscenza delle lingue e della ricerca teologica crebbe notevolmente all'epoca di Carlo il Calvo entro
una cerchia ristretta di intellettuali. Carlo il Calvo si rivolse al teologo di origine irlandese Giovanni Scoto che tra l'851 e
l'862 tradusse il Corpus di Dioni l'Areopageta, e altri testi orientali. Scoto reinterpreta la Bibbia in chiave neoplatonica .
Altri intellettuali di spicco furono coinvolti in vivaci dibattiti teologici , in virtù della concezione di Dio come
assolutamente semplice e onnipotente , il monaco Gotescalco di Orbais considerò la dispensazione della grazia divina
agli uomini come una decisione eterna , assunta da Dio con un solo atto di duplice predestinazione. I dibattiti del IX
secolo ineteressarono la nozione stessa di verità . L'abate Pascasio Radberto era convinto che la verità avesse a che fare
con l'oggetto : una cosa non può che essere vera o falsa , e poiché nella consacrazione eucaristica Cristo è veramente
presente , pane e vino sono veramente corpo e sangue di Cristo. É ad Alfredo il grande re del Wessex che si deve la
prima traduzione dal latino in antico inglese la Regola pastorale di Gregorio e incoraggiò la traduzione dei Salmi e dei
testi di Agostino.
10.La religione dei laici : Pellegrinaggi e reliquie
Un effettivo accesso alla Scrittura e ai testi religiosi da parte di laici avvenne in occidente solamente dal XII secolo.
Nell'alto medioevo le forme di vita religiosa e di devozione del popolo cristiano passavano lungo altri percorsi , in primo
luogo i pellegrinaggi ai santuari. Il più celebre è rappresentato dal santuario di Santiago de Compostela , la leggenda che
Giacomo si fosse spinto a predicare nella penisola iberica si era diffusa grazie al Brevarium Apostolorum , Santiago
divenne meta di pellegrini che compivano il proprio cammino fino alla remota località della Galizia, Il viaggio che vi
conduce il pellegrino da lunghe distanze , generalmente compiute a piedi , si completa nello spazio interno della chiesa ,
nel punto dove sono custodite le reliquie del santo. Attraverso un deambulatorio il fedele procedeva fino a raggiungere
l'uscita della chiesa , solo allora il suo viaggio , penitenziale o di rendimento di grazie poteva dirsi concluso.

Capitolo decimo
Strutture ecclesiastiche , missioni e cultura tra IX e XI secolo

1. La chiesa romana fra due imperi


Nel 962 Ottone I, incoronato imperatore a Roma da Giovanni XII , emise il Privilegio di Ottone , che poneva l'elezione
del papa sotto il controllo imperiale. Nel secolo precedente Nicolò I aveva inutilmente tentato di conferire un profilo
egemonico alla chiesa romana. Gli immediati successori non furono all'altezza delle sue enunciazioni e la chiesa romana
precipitò nei conflitti fra fazioni . La curia romana non rappresentava neppure il centro effettivo di governo delle chiese
d'occidente. L'elezione del papa, a opera di clero e popolo romano, comportava che la scelta rispondesse a logiche e
schieramenti cittadini. Nessuno dei nove papi ,succedutisi durante il quarantennio che va dagli inizi di Ottone I alla fine
di quello di Ottone III ,riuscì a condurre il pontificato tranquillamente. Le campagne militari condotte da Ottone I in
Europa centrale , coronate dalla vittoria sugli ungari , avevano posto le condizioni per nuove iniziative missionarie ed
ecclesiastiche d'intesa con Roma. Nel X secolo fu consolidata la cristianizzazione della Danimarca, nell'XI quella della
Norvegia e della Svezia. Nei territori di recente cristianizzazione i confini tra cristianesimo e paganesimo rimasero a
lungo fluidi e incerti , con frequenti ricadute nel paganesimo da parte delle popolazioni appena convertite. Quanto
all'Italia meridionale , il papa vi insediava metropoliti , cui affidò il compito di creare vescovi in comunione con Roma.
2. Le chiese sul territorio: vescovi e campagne di pacificazione
Sul piano territoriale la chiesa era ripartita in province. I metropoliti esercitavano nei confronti dei vescovi della loro
provincia funzioni di controllo e di mediazioni , in caso di conflitti. Il centro di governo ecclesiastico era la diocesi ,
comprendente la cattedrale ed edifici collegati. L'organizzazione non era territorialmente omogenea. Il vescovo
amministrava la giustizia ecclesiastica , avendo diritto di ricevere ovunque nella diocesi ospitalità per sé e per il suo
seguito. Il sostentamento suo e del clero e il mantenimento dei poveri e degli edifici ecclesiastici era assicurato dalla
decima , imposta ammontante alla decima parte dei prodotti della terra. LA dissoluzione del potere centrale dei franchi
occidentali aveva aperto la strada al proliferare di violenze contro enti ecclesiastici e strati indifesi delle popolazioni . Il
movimenti per la pace mirava a tutelare beni mobili e immobili della diocesi e soggetti indifesi come monaci ,
commercianti e cittadini attraverso la creazione di apposite milizie della pace , composte su base diocesana
prevalentemente da cavalieri e popolo ma anche da chierici.
3. I monaci fra Paradiso terrestre e Gerusalemme celeste
Due ordinamenti ideali della chiesa risultavano dominanti tra X e XII secolo . Il primo , divulgato dal monaco Addone di
Fleury , la presentava tripartita nei tre ordini dei monaci , chierici e coniugati. Il secondo , legato al nome del vescovo

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Adalberone di Laon , la divideva invece secondo lo schema funzionale dei tre ordini dei monaci ,guerrieri e lavoratori.
Tali schemi ideali non si realizzarono mai in occidente. I monaci d'occidente si dedicarono allo studio della Bibbia per
trovare risposta innanzi tutto alle proprie esigenze spirituali e ai propri bisogni religiosi . Dagli inizi del cristianesimo si
era affermata la pratica di interpretare i passi biblici secondo differenti piani di lettura e di analisi. I monaci ebbero pure
un ruolo decisivo nella storiografia e prima ancora nella trasmissione della memoria del tempo cristiano . Avevano
iniziato a scrivere necrologi nell'alto medioevo , negli spazi di calendari lasciati liberi dai necrologi avevano poi
registrato i principali avvenimenti del monastero e del territorio. Erano nati così gli Annali monastici. Fino al medioevo
centrale i monaci si ritennero assolutamente privilegiati in vista del conseguimento della salvezza. L'efficacia della
rappresentazione del monastero come riproduzione del Paradiso terrestre e come porta di accesso al Paradiso celeste è
indirettamente comprovata da numerose testimonianze di laici che scelsero di vivere in prossimità di monasteri
praticando l'eremitismo e vivendo di elemosina. Vivendo insieme ai monaci si partecipava all'esperienza terrena della
beatitudine celeste.
4. Gli eremiti e la città
Dalla seconda metà dell'XI secolo a Camaldoli è attestato un modello caratterizzato dalla coesistenza di due comunità
distinte di eremiti e cenobiti sottoposti entrambi a un duro regime di vita ascetica e al governo del priore degli eremiti.
Camaldoli si organizzò in modo da ospitare anche fratelli laici , dediti prevalentemente al lavoro manuale , ma
impegnati a seguire il modello di Romualdo nel digiuno , nell'autodisciplina corporale. Camaldolesi e vallombrosiani si
impegnarono a sostenere attivamente ambienti riformatori cittadini nelle richieste di moralizzazione del clero , accusato
di tralasciare la cura pastorale . Altre esperienze eremetiche rifiutarono invece ogni rapporto con le città.

Capitolo undicesimo
La Chiesa romana dell'XI secolo e i suoi nemici

1. Il consolidamento del Papato , le campagne di Leone IX e la definitiva rottura con la chiesa greca
Con Leone IX la chiesa romana cominciò a organizzarsi in forme nuove , attraverso l'istituzione di sinodi pasquali
annuali nella basilica del Laterano e la stabilizzazione dell'istituto dei legati papali, il papa si adoperò per introdurre
ovunque l'ordinamento liturgico romano . La linea riformatrice di Leone si espresse sopratutto nella campana contro
simoniaci e preti concubinari. Il termine simonia indica sia la pratica di competere e vendere i sacramenti , sia la
compravendita degli uffici ecclesiastici che abilitano ad amministrarli . Leone IX cercò inoltre di contrastare i preti
concubinari , introducendo il divieto per i fedeli romani di frequentarli. Gli ambienti riformatori romani puntarono a
istituire una netta separazione fra clero e monaci da una parte e laici dall'altra . Per loro la chiesa era innanzi tutto e
fondamentalmente il suo clero , cui si volevano imporre purezza e disciplina monastica. Leone IX cercò altresì di
consolidare la potenza della chiesa romana sul territorio , contrastando l'insediamento dei normanni nel mezzogiorno.
Per la chiesa romana i normanni costituivano il nuovo interlocutore , mentre dai bizantini essa non aveva più nulla da
sperare né da temere . Morto Leone IX , a Costantinopoli tre legati, fra cui Umberto di Silva Candida , si affrettarono a
scomunicare il patriarca Michele Cerulario , che rispose scomunicandoli a sua volte (1054) sancendo la definitiva rottura
tra la chiesa orientale e quella occidentale.
2. Nicolò II , la riforma del sistema di elezione papale e il patto con i normanni
Nicolò II emise nel sinodo pasquale del 1059 un decreto sull'elezione papale mirante a regolarizzarne la procedura .
L'elezione doveva spettare ai cardinali vescovi della chiesa romana. Il decreto taceva inoltre sulle prerogative a suo
tempo riconosciute agli Ottoni e a Enrico III . Così facendo , Nicolò II attribuiva ai cardinali vescovi il ruolo decisivo
precedentemente spettante ai sovrani. Il decreto di Nicolò II nomina due gruppi : i cardinali vescovi e cardinali preti. I
primi. Oltre a governare le proprie diocesi nella provincia romana, avevano il compito di assistere il papa nei servizi
liturgici nella basilica del Laterano la domenica e i giorni festivi. I secondi erano preti titolari delle antiche chiese
romane poste all'interno delle mura e aventi funzioni di parrocchie. Per affermarsi contro la nobiltà romana , Nicolò II
fece appello alla potenza militare dei normanni. Concesse a Roberto il Guiscardo il titolo di duca di Puglia , Calabria e
in futuro con l'aiuto di Dio e di San Pietro della Sicilia e ne ottenne un giuramento di fedeltà.
3. I patarini e Alessandro II : la lotta alla simonia come lotta per l'investitura
La pataria fu un movimento composito che rifletteva la stessa stratificazione sociale di Milano ; la sua forza iniziale
dipese proprio dall'apporto di ceti differenti . Gli inizi risalgono a due chierici , il comasco Arialdo e il nobile Landolfo
Cotta . La loro volontà di riformare la vita del clero simoniaco e nicolaita assunse come obbiettivo polemico
l'arcivescovo Guido di Velate . Il conflitto contro i simoniaci si risolse con l'intervento del Papa che consegnò ad
Erlembaldo, fratello di Landolfo, il vessillo di San Pietro , affidando a lui la rappresentanza e la difesa dei propri
interessi. Facendo leva sui patarini e condividendone gli intenti moralizzatori , il papa perseguiva il suo disegno di
ridimensionamento del potere dell'arcivescovo di Milano e del ruolo del sovrano nel conferimento delle cariche
ecclesiastiche. La campagna contro la simonia del clero aveva dunque aperto la strada a una radicale messa in
discussione della prassi vigente in materia di nomine episcopali . La concessione da parte di Enrico Iv dell'anello e del

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pastorale al neoarcivescovo Goffredo rappresentava l'elemento costitutivo del rituale d'investitura. Il diritto del re di
compiere l'investitura poggiava sul fondamento , per cui ad essa era unita la concessione di un ben di proprietà del
concedente oppure di un ufficio per l'utilità e in nome del sovrano.
4. Il Papato nel conflitto con Enrico IV
In contrasto con la procedura prevista dal decreto del 1059 , il cardinale Ildebrando su proclamato papa direttamente dal
popolo romano. AL nome di Gregorio VII è tradizionalmente associato il concetto di riforma gregoriana . Il papa cercò
di realizzare un disegno centralizzatore delle prerogative spettanti al papa, cercò di realizzarlo convocano sinodi , che
emisero sospensioni e scomuniche di vescovi non in linea con i suoi orientamenti. Gregorio ebbe un rapporto decisivo
con Enrico IV , tra i due ci furono frequenti rotture , la prima avvenne a seguito della nomina da parte di Enrico del
nuovo arcivescovo di Milano Tedaldo sollecitata dai nemici dei patarini ed effettuata senza tenere conto della pretesa
papale che l'investitura regia seguisse la consacrazione episcopale. La pretesa era inaccettabile per Enrico IV . In una
grande assemblea riunita a Worms nel 1076 , il re accusò il papa di averlo privato del privilegio paterno di intervento
nell'elezione papale, di aver cercato di strappargli il regno d'Italia e di averli messo contro i vescovi,e lo depose. A sua
volta , Gregorio scomunicò Enrico , lo depose e sciolse i sudditi dal giuramento di fedeltà nei suoi confronti. A quel
punto , Enrico, minacciato dai principi sassoni e abbandonato dall'episcopato tedesco tentò una via di riconciliazione, la
ottenne a Canossa (1077) dove fu infine ricevuto dal papa. Le tregua fu breve alla seconda scomunica (1080) Enrico
replicò dichiarando nuovamente deposto il pontefice e contrapponendogli come proprio papa l'arcivescovo Guiberto ,
Clemente III (1080-1100) . Liberatosi militarmente degli ippositori in Germania, il re allestì quindi una spedizione
militare e scese in Italia per regolare definitivamente i conti con Gregorio . Come rivela il Dictatus papae , suo intento
basilare fu ridefinire i confini del sacro all'interno della chiesa desacralizzando la figura del re ed esaltando la sacralità
del papa. Le posizioni gregoriane sulla questione delle investiture furono ribadite da Urbano II
(1088-1099) nel concilio di Clermont (1095) . A lui si deve un primo fallito tentativo d'intesa con il figlio di Enrico IV .
Enrico V si impegnò con Pasquale II a rinunciare al diritto di investitura degli ecclesiastici , a liberare le proprietà
ecclesiastiche e a resituire patrimoni e proprietà di San Pietro. A sua volta,il papa ordinava ai vescovi di restituire i beni
materiali e immateriali di cui erano detentori , perché potessero darsi esclusivamente alla cura pastorale. L'accorso fu
infine trovato tra Enrico V e Callisto II con il Concordato di Worms del 1122, esso affermò il principio della non
ingerenza del sovrano nell'elezione di vescovi e grandi abati , l'imperatore rinunciava alla concessione di anello
pastorale riservandosi di intervenire par la sola concessione dei beni temporali.
5. Le iniziative militari contro i musulmani in Sicilia Spagna e Oriente e l'appello papale alla crociata
In occidente nella seconda metà dell'XI secolo il dominio islamico nell'area mediterranea subì la perdita della Sicilia e di
parte della penisola iberica. Dopo oltre due secoli di dominazione musulmana , il cristianesimo non era scomparso in
Sicilia . I vescovi furono nella massima parte normanni , provenienti dalle stesse schiere dei guerrieri conquistatori.
Grazie alle intese raggiunte, il papato ristabilì la propria autorità giurisdizionale sulla Sicilia sostituendosi al patriarca di
Costantinopoli, ma non riusci ad assumere il controllo sulle nomine episcopali. Nei decenni successivi il sovrano
normanno assunse privilegi e spazi di intervento ben superiori a quelli riconosciuti dalla chiesa romana all'impero e a
sovrani europei . I normanni si comportarono con prudenza , cercando di tenere in vita antichi insediamenti monastici
greci, promuovendo nuovi centri latini e rinunciando a tentativi di cristianizzazione forzata dei musulmani. Nel
frattempo in Spagna Alfonso VI di Leon e di Castiglia entrava militarmente da trionfatore a Toledo (1085) , vi fu
ripristinata la sede metropolitica della chiesa visigota affidata al cluniacense Bernardo. A seguito delle richieste di aiuto
giunte da Costantinopoli , Gregorio VII aveva vagheggiato agli inizi del pontificato una spedizione in Oriente e si era
immaginato alla guida di un esercito diretto a Costantinopoli e in Terra Santa. La predicazione effettiva della crociata fu
proclamata dal successore Urbano II in occasione del concilio di Clermont. L'appello di Urbano II si caratterizza per la
pretesa di raccogliere e orientare le forze dei cristiani d'occidente in primo luogo dei franchi, il papa chiese loro di
mettere a tacere ogni inimicizia , conflitto e discordia , per prendere la via del Santo Sepolcro , sottrarne il territorio a
quel popolo infedele e sottometterlo.
6. La guerra santa gli infedeli : dalle spedizioni contro gli ebrei alla conquista di Gerusalemme
Urbano II fece leva sul richiamo alla pace fra i cristiani per tradurlo immediatamente in un appello alla guerra contro gli
infedeli . Di per sé l'appello papale alla crociata non era il primo compito in ambito cristiano per la sacralizzazione della
guerra. Nella mobilitazione ebbero notevole peso la predicazione della penitenza e la richiesta della disponibilità al
martirio. Ai partecipanti si ricordava che raggiungere Gerusalemme terrena significava arrivare al centro del mondo e in
prossimità della Gerusalemme celeste . Nell'immediato,valevano per i crociati le premesse di indulgenza,cioè di perdono
per i peccati compiuti e di protezione dei famigliari e dei patrimoni in loro assenza. Un capitolo fondamentale nella
preparazione della crociata i occidente fu costituito dalle violenze contro gli ebrei perpetrate nel1096 in alcune città
tedesche della Renania . Nel complesso il papato ebbe una funzione di argine fin da Alessandro II che intervenne per
prevenire massacri nella penisola iberica (1062) , sostenendo che era empio voler annientare gli ebrei , in quanto sono
protetti dalla grazia di Dio e perciò meritano da parte dei cristiani un trattamento differente da quello riservato ai
musulmani.Passati da Costantinopoli (1097) i quattro contingenti che formavano l'esercito dei crociati discesero la costa

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siriaca , presero Antiochia e Gerusalemme e vi insediarono un patriarca latino , mentre Goffredo di Buglione assumeva
il titolo di primo difensore e custode del santo sepolcro. La conquista di Gerusalemme favorì l'intensificarsi dei
pellegrinaggi.

Capitolo dodicesimo
Movimenti religiosi intellettuali del XII secolo

1. Scuole e maestri . Il divergere delle culture teologiche tra occidente e oriente.


Fin dalle originii le scuole avevano rappresentato un centro di vita e di cultura , ma solo dall'alto medioevo si era
consolidato il duplice pilastro rappresentato da scuole cattedrali e monastiche. L'applicazione del lessico logico alla
Bibbia e alle dottrine cristiane comportava novità che richiamarono l'attenzione della gerarchia ecclesiastica . É questa
la fase in cui il termine sacramentum assume un significato più tecnico e circoscritto , i sacramenti , intesi come gli
strumenti di salvezza di cui la chiesa dispone. La determinazione della natura di essi ebbe rilievo non solamente
teologico , in quanto sui sacramenti si poggia lo stesso potere salvifico della gerarchia che li amministra . La
controversia eucaristica fu oggetto di non meno di 14 concili . Il sinodo romano di Pasqua del 1079 , stabilì che la
consacrazione del pane e del vino comporta una trasformazione che, sebbene non avvertibile dai sensi , riguarda la
sostanza delle specie eucaristiche. I processi di crescente razionalizzazione in atto nel cristianesimo occidentale , in
connessione con lo sviluppo delle scuole , marcarono il suo progressivo divergere da quello orientale, non più solo nel
merito di singole dottrine , ma dal punto di vista dello stesso metodo del lavoro teologico.
2. Canonici regolari e predicatori itineranti
Nell'occidente dei secoli XI e XII la forma di vita dei canonici regolare era stata rilanciata da iniziative come quella di
quattro canonici della cattedrale di Avignone. Le società occidentali degli inizi del XII secolo pullulavano di predicatori
che si spostavano con discepoli al seguito e a volte si fermavano in un luogo , trasformandolo in un centro di vita
religiosa. Caratterizzandosi spesso per idealità e stili di vita radicalmente alternativi rispetto ai modelli ecclesiastici
affermati a volte riuscirono a dare vita a nuove istituzioni ai margini della società religiosa , a volte furono osteggiati e
perseguitati dalle autorità come eretici.
3. Parigi la scuola di Abelardo.
Pietro Abelardo fu nell'ultima parte della sua vita monaco e per breve tempo abate; dopo aver girato a lungo, si stabilì
sulla collina di Sainte-Geneviève a Parigi. Sul piano etico esaltò la coscienza del soggetto come criterio ultimo di
giudizio dei propri atti . L'essere umano è incline al male , ma lo compie davvero solo quando la sua coscienza esprime
un consenso ad esso (peccato) . Per valutare il peccato occorre tener conto dell'intenzione con cui la si è compiuta . Si
apriva così la via a una nuova pastorale ecclesiastica , legata alla valorizzazione della coscienza personale, mostrò che il
patrimonio della tradizione non era affatto unanime ù: le autorità spesso divergono ; spetta pertanto alla ragione
scegliere la soluzione giusta. Contro di lui si era però impegnato un circolo di monaci facente capo a Bernardo , abate di
Clairvaux , che riuscì a ottenere la convocazione di un concilio a Sens nel 1141 e la sua condanna.
4. Nuova militanza
Il percorso di Bernardo di Clairvaux documenta le trasformazioni subite da alcuni dei nuovi religiosi passati in pochi
anni a ruoli di preminenza sul piano intellettuale e istituzionale Bernardo era un cistercense. I cistercensi posero al
centro della loro vocazione la solitudine e il lavoro , attuando forme moderne di sfruttamento e valorizzazione dei propri
territori. LA loro novità principale si verificò sul piano istituzionale , con l'abbandono del tradizionale impianto
monocentrico , imperniato sul governo di una sola abbazia, e quattro abbazie figlie e fra loro sorelle. Si creava così un
sistema nuovo , articolato, ma nel contempo ordinato secondo una rigorosa catena di dipendenze . Tale sistema venne
messo alla prova dall'incorporazione di abbazie preesistenti o di intere congregazioni monastiche come quella facente
capo all'abbazia normanna di Savigny. Un altro elemento di innovazione rispetto alla vocazione originaria u
rappresentato dall'incontro con il mondo cittadino , in particolare in Italia settentrionale , dove la forma di vita dei
cistercensi si inserì bene nel tessuto istituzionale , economico e politico dei nascenti Comuni. Bernardo valorizzò in
modo speciale il rapporto con il Papato , un terreno di incontro fu rappresentato dal comune impegno nel ridefinire
l'orizzonte della crociata , per trasformarla in fattore identitario costitutivo per la chiesa e la cristianità occidentali. Il I
concilio Lateranense (1123) aveva precisato che i crociati potevano guadagnarsi già in Spagna le indulgenze promesse e
che i violenti potevano fare ammenda dei loro crimini partecipando al servizio di Dio. Bernardo teorizzò la militia
Christi come impegno attivo dei cristiani nella lotta contro musulmani ed eretici. Bernardo stesso ebbe un ruolo attivo
nella proclamazione della seconda crociata (1147-1149) , indetta a seguito della caduta di Edessa e affidata al comando
di Luigi VII di Francia e di Corrado III di Germania. Bernardo si era a tal punto identificato con la crociata da dover
compiere poi una dolorosa autocritica , per averla predicata prospettando un successo rivelatosi in realtà un fallimento.
Nel XII i cistercensi si espansero in tuttta Europa e in Medio Oriente . I loro monaci assunsero funzioni di governo
ecclesiastico in territori di confine o contesi.

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5. Teologia mistica e visiva ed esegesi biblica
Contro le pretese dei logici di penetrare nel mistero , Bernardo propose un'altra strada di comprensione del divino: la via
dell'amore mistico , per cui l'anima del fedele , tende a ricongiungersi a Dio attraverso un percorso che lungo i gradi
dell'umiltà , della verità , giunge fino all'estasi. In questa prospettiva i cistercensi rilanciarono l'insegnamento mistico e
spirituale di Origene.. Nei confronti della cultura dell scuole Ugo di San Vittore mostro un atteggiamento più flessibile
rispetto a Bernardo , proponendosi nel Didascalicon di accogliere e integrare le scienze profane entro un nuovo albero
del sapere culminante nella mistica. Ugo fu un equilibrato fautore del senso letterale , nella scuola dei vittorini la sua
linea mistica fu proseguita dall'allievo Riccardo di San Vittore , mentre la sua attenzione ai significati letterali della
scrittura fu radicalizzata da Andrea di San Vittore.
6. Cristiani ed ebrei
Risalgono a questi anni le prime accuse di omicidi rituali di cristiani mosse nei confronti degli ebrei . Rapimenti e
uccisioni potevano essere così attribuiti a esigenze liturgiche macabre e sanguinarie . Offrivano una spiegazione per
delitti inaccettabili , proiettandone la responsabilità al di fuori della comunità dei cristiani e facilitandone il processo
autopurificatorio ; suggerendo l'accostamento tra uccisione di un bambino innocente e uccisione di Gesù , riproponevano
in forma rinnovata e attualizzata l'immagine degli ebrei come deicidi, bramosi di rinnovare continuamente il loro
orrendo crimine sacrificale. Predicando la seconda crociata in Renania nel 1146 Bernardo scongiurò che non si
ripetessero le violenze contro gli ebrei e invocò con successo protezione per essi. A partire da Callisto II i papi emisero
lettere bollate a loro protezione. La più antica è la Sicut Judaeis di Alessandro III (1159-1181) : il papa dichiara di
prendere gli ebrei sotto la sua protezione, stabilendo espressamente che non siano forzati ad accettare il battesimo , non
siano feriti o uccisi , non siano privati delle proprietà , non siano feriti o uccisi , non siano disturbati nella celebrazione
dei loro riti e che i loro cimiteri non subiscano profanazioni.
7. Nuovi ordinamenti giuridici , teologici e pastorali
Risalgono all'XI secolo i primi sforzi di ordinamento dei canoni ecclesiastici , con opere quali il Decreto di Burcardo
vescovo di Worms . Tale tradizione fu proseguita e rinnovata nel XII secolo da Graziano , mirava a raccogliere ,
confrontare e armonizzare la legislazione canonica stratificatasi nei secoli , si impose come punto di riferimento
giuridico ed ecclesiologico , funzionale ad affermare e diffondere le scelte giuridiche romane , valorizzate nella seconda
redazione. I primi centri di studi giuridici furono Bologna e Parigi , cui dal 1170 si aggiunse Oxford. Per fare ordine nel
proliferare legislativo e completare le lacune del Decreto , in Italia,Francia e Inghilterra furono allestite le prime raccolte
di decretali , secondo criteri e scelte differenti. I processi di razionalizzazione non erano fini a se stessi, ma miravano a
finalità in senso lato pastorali. Si andava nel frattempo precisando la dottrina poi classica dei sette sacramenti ; inoltre si
fissavano i confini dei regni ultramondani sottostanti il Paradiso : fu inventato il Limbo e fu attribuito un carattere
spaziale al Purgatorio , la nascita del quale contribuì indirettamente a rafforzare e affinare le pratiche di confessione dei
peccati. A chi si accostava al sacramento erano richieste preparazione interiore , confessione orale e penitenza adeguata.
8. Comunità di uomini buoni i catari
I catari ripresero dottrine gnostico-marcionite , manichee e pauliciane sopravvissute in oriente e riprese in Macedonia
nel X secolo dal prete Bogomil. Caratteristica dei bogomili era la rappresentazione del dramma cosmico in termini
dualistici . Essi stessi si ritenevano spiriti caduti , mentre invece Dio ha creato ciò che è permanente e invisibile , come
le anime . Per gli uomini buoni il testo fondamentale era il nuovo testamento , criticavano dottrine,pratiche e apparati
ecclesiastici , recependo motivi diffusi da predicatori itineranti e condivisi in misura crescente da laici, si organizzarono
come chiese , con propri vescovi e una duplice cerchia di aderenti : perfetti e simpatizzanti. Una città dove i catari
risultarono particolarmente attivi fu Tolosa , alla fine dell'XI secolo vi erano sorte le prime parrocchie urbane . I primi
enti assistenziali erano stati creati e inizialmente condotti da istituzioni ecclesiastiche , ma nel corso del secolo i laici
avevano assunto responsabilità crescenti. L'impegno per lo sradicamento dei catari da Tolosa venne da soggetti esterni
alla cittadinanza . Le iniziative anticatare segnarono una svolta di grande portata grazie alla promulgazione da parte del
III concilio Lateranense 1179 di un canone la cui stesura è attribuita a Enrico di Marcy, il canone approntava lo
strumento giuridico per sradicare i catari dalla società del Midi , estendendo la scomunica a tutti coloro che
proteggevano e ospitavano eretici e invocando l'intervento delle autorità contro di loro.
9. Il potere del papa nei confronti del Comune di Roma , dell'impero e degli stati
I papi del XII secolo dovettero misurarsi con numerosi soggetti impegnati a contrastarne il potere , a partire dalla stessa
Roma , dove l'istituzione del comune assunse un immediato orientamento antipapale. La prima rivolta cittadina culminò
nell'elezione di un senato insediatosi sul Campidoglio (1143) . Al tempo di Eugenio III si giunse infine a un
compromesso fra papa e comune, e quindi prefettura papale e senato riuscirono faticosamente a convivere. Nel
frattempo si era riaperto il conflitto tra papi romani e sovrano tedesco. Federico Barbarossa intendeva riaffermare le
antiche prerogative imperiali sul Papato. Solo a seguito della battuta d'arresto subita nella guerra contro i comuni
lombardi alleati del papa , Federico si reso disponibile a trattative di pace. Si accendevano intanto i primi gravi conflitti
giurisdizionali fra chiesa romana e i nascenti Stati nazionali . In Inghilterra l'arcivescovo Tommaso Becket pretese un
giuramento di fedeltà al Papa da parte del sovrano , tale richiesta causò il suo assassinio per mano di quattro cavalieri

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della cerchia di Enrico II , l'uccisione dell'arcivescovo indusse il papa a proclamare l'interdetto per l'Inghilterra , cioè il
divieto per i chierici di partecipare a qualsiasi forma di culto e di liturgia pubblica.
10. I laici fra opere di carità e di predicazione
Ovunque in occidente si registra un coinvolgimento crescente dei laici nella vita religiosa in primo luogo nelle
fondazioni assistenziali . Tali strutture erano per lo più sotto il controllo del vescovo o delle più alte autorità religiose
cittadine , ma con forme di coinvolgimento nell'amministrazione e nel controllo da parte delle magistrature civili. Nel
rianimarsi delle società cittadine del XII secolo nuovi profili laicali si delinearono entro ambiti rivendicati come propri
da chierici e monaci , e questo comportò frizioni e conflitti di competenza . Gruppi di laici cominciarono a leggere la
Bibbia in volgare e a predicarne il messaggio. La questione della parola ai laici , colse la chiesa romana impreparata, fra
i numerosi gruppi che la rivendicavano , spicca i poveri di Lione, movimento di laici legato alla figura di Valdesio , al III
concilio Lateranense , il concilio stabilì una nuova procedura di elezione del papa , a maggioranza dei due terzi dei
cardinali; eliminò il diritto per i laici di possedere chiese private ; proclamò il diritto degli studenti poveri ad essere
esentati dal pagamento delle tasse scolastiche; introdusse il divieto di traffico d'armi con i musulmani; creò le condizioni
per sradicare i catari dal Midi . Non si espresse a favore delle richieste dei poveri di Lione , ai quali il papa ribadì il
divieto di predicare , a meno che tale compito non fosse lo espressamente affidato dai chierici.
11.La caduta di Gerusalemme
Nell'ottobre 1187 i crociati dovettero abbandonare Gerusalemme , militarmente occupata dal selgiuchide Saladino
spostando la capitale ad Acri, appresa la notizia il papa fece immediatamente predicare una nuova crociata , la terza
(1189-1192) , il suo peso venne assunto principalmente da Federico Barbarossa . L'imperatore era sostenuto da una
concezione messianica della figura imperiale. Questa auto-consapevolezza costituì lo sfondo per un'impresa che nel
contempo mirava a ristabilire rapporti privilegiati con l'Impero di Costantinopoli da una posizione di superiorità e a
ribadire l'autorità imperiale sulle emergenti monarchie nazionali e gli altri soggetti impegnati nell'impresa. La pace
infine stipulata tra Riccardo I d'Inghilterra e Saladino (1192) assicurò ai pellegrini la possibilità di accesso ai luoghi santi
, ma il risultato raggiunto fu ritenuto insoddisfacente negli ambienti impegnati a tenere vivo il confronto militare con
l'Islam.

Capitolo tredicesimo
Il secolo dei frati

1. Vicario di Cristo
Innocenzo III operò con determinazione per imprimere nuova forza al primato papale , assunse il titolo inedito di vicario
di Cristo , egli sottolineava che solamente al papa spetta quella pienezza del potere che Bernardo di Clairvaux aveva
riconosciuto alla Chiesa nel suo complesso. In quanto vicario del Signore , il papa esercita il suo primato su tutti gli altri
vescovi , le cui prerogative sotto il suo pontificato vengono ridimensionate a favore di una maggiore centralizzazione
romana. A segnalare la pienezza del potere pontificio , il papa mantenne per le cerimonie liturgiche la mitria , il
copricapo dei vescovi e degli abati , come simbolo del potere spirituale ; ma si riservò per occasioni speciali la tiara ,
propria dell'imperatore bizantino, come simbolo del potere temporale. Con l'annessione di Marittima e Campagna si
preoccupò di estendere e rafforzare i suoi domini territoriali in Italia , affermò il suo diritto di controllare gli equilibri
delle forze al potere e le eventuali ricadute sulla chiesa romana.
2. La strategia della crociata e i suoi esiti
Nel suo disegno di proteggere la chiesa da ogni sorta di nemici rientrano anche le numerose iniziative militari a cui
Innocenzo chiama i Fedeli . Le più importanti furono le crociate indette contro musulmani ed eretici, la quarta crociata
(1201-1204) avrebbe dovuto puntare sull'Egitto , i crociati furono invece condotti alla conquisa della Dalmazia.
L'occupazione della capitale e dei territori circostanti fu giustificata come necessaria per risolvere controversie
dinastiche. La conquista di Costantinopoli fu un'impresa strategicamente discutibile , poiché indebolì un pilastro
fondamentale dell'assetto del Mediterraneo e dell'oriente europeo. Dopo aver indetto la crociata , nel corso del tempo il
papa tenne riguardo ad essa un atteggiamento differenziato. La sua prima reazione alla presa di Costantinopoli fu
entusiasta , venuto a conoscenza delle circostanze della conquista , ne prese però le distanze , cercando di stimolare i
crociati a riprendere la via verso la Terra Santa. Durante il suo pontificato , gli unici risultati militarmente significativi
contro i musulmani furono raggiunti nella penisola iberica , i cui re cristiani vinsero gli Almohadi.
3. Pastorale dei laici e lotta all'eresia
Innocenzo III cercò di risolvere la duplice questione delle richieste di partecipazione dei laici e della diffusione delle
eresie ; in questa prospettiva puntò a valorizzare i laici obbedienti e quanti erano disposti a dissociasi dagli
eretici,permise ai laici fidati di esortare pubblicamente al ben , mentre vietò loro ogni forma di predicazione teologica e
dottrinale. Sul versante oppose , pose nuovi fondamenti per l'azione repressiva contro l'eresia, che definì crimine di lesa
maestà ossia un attentato all'ordinamento civile. Contro di essa si cominciava ormai a procedere per inquisizione , alle
autorità diocesane veniva cioè consentito di condurre indagini su individui sospetti senza che esistesse un formale capo

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d'accusa nei loro confronti .
4. Università, maestri e chiesa romana
Sul fondamento delle scuole preesistenti , intorno al 1200 sorsero per iniziativa ecclesiastica le prime università , per
promuovere , controllare e incanalare l'attività intellettuale di scuole e maestri . La licenza di insegnamento , che
coronava un percorso di studio iniziato nella facoltà delle arti , era conferita dai cancellieri. Le università furono ambito
di conflitti e di ripetuti interventi delle autorità ecclesiastiche , volti a impedire o limitare l'ingresso in occidente di
dottrine considerate pericolose per la dottrina della fede .
5. Il IV concilio lateranense e le sue finalità
Il concilio (1215) si proponeva come un'assise universale , numerose iniziative furono assunte per rafforzare la
compattezza della chiesa e della cristianità . A ebrei e musulmani residenti in occidente il concilio impose il divieto di
mostrarsi in pubblico nella Settimana santa e l'obbligo di portare nell'abbigliamento un segno distintivo , che li rendesse
immediatamente riconoscibili. Gli eretici dovevano essere giudicati da tribunali vescovili puniti da autorità secolari . Fu
posto freno al proliferare delle congregazioni religiose , stabilendo che le nuove adottassero non proprie regole ma
quelle di San Benedetto o di Sant'Agostino. Venivano così esaltate l'eucarestia come centro del mistero cristiano e la
funzione del prete in quanto soggetto autorizzato ad amministrarla. Fu stabilito che ogni cristiano deve confessarsi
almeno una volta l'anno dal proprio sacerdote e comunicarsi almeno a Pasqua. Al fine di evitare utilizzi impropri il
concilio emise contestualmente disposizioni per rafforzare il segreto confessionale.
6. Donne religiose e devozione eucaristica
La devozione eucaristica ebbe dal XIII secolo un incremento notevole, divenendo il fulcro di un rinnovato rapporto fra
gerarchia , clero e fedeli , motivo di consolidamento delle comunità ecclesiastiche e civili e fattore di contrapposizione
rispetto a eretici ed ebrei. Donne devote vi ebbero una funzione propulsiva , <<beghine>> : vergini o vedove, che
vivevano d sole o in comunità senza voti stabili né regola approvata sotto la guida di una di loro e il controllo di chierici
secolari . Fenomeno caratteristico e assimilabile a quello beghinale furono le <<bizzoche>> dell'Italia centrale , diffuse a
partire dal XIII secolo : donne che al monastero preferivano forme di ermetismo cittadini , di temporanea o moderata
reclusione , unita a pratiche come la questua porta a porta , la visita ai malati e il pellegrinaggio.
7. Dalla prima fraternità di Francesco d'Assisi all'ordine dei frati minori
Anche il profilo di Francesco d'Assisi può essere meglio compreso sullo sfondo penitenziale ed eucaristico della
stagione del concilio. Con un piccolo gruppo di compagni , passò a pregare e frequentare chiese , vivendo poveramente ,
lavorando , presentandosi con un augurio di pace , Francesco e i compagni recatisi presso la curia papale , ricevettero da
Innocenzo III , il permesso di predicare la penitenza . Si realizzava così il primo riconoscimento da parte dell'autorità
romana di una fraternità improntata ad alcune delle istanze di riforma avanzate fin dal'XI secolo . Nella fraternità delle
origini l decisioni importanti erano assunte in occasione di riunioni annuali , la gerarchia interna fu inizialmente fluida e
funzionale alle prospettive missionarie , perseguite con alterne fortune già nel primo quindicennio. Dopo il lungo
peregrinare la fraternità aveva assunto nel frattempo il profilo giuridico e istituzionale di ordine dei frati minori ,
sottoposto come tale a una regolamentazione tendenzialmente analoga a quella degli ordini monastici esistenti. I frati
minori si insediarono lungo le grandi vie di comunicazione e nelle città , inizialmente fuori le mura e poi all'interno di
esse . L'inserimento nelle società cittadine fu facilitato dallo stile di itineranza e di povertà e dall'annuncio di pace
evangelica e di pacificazione civile. Superata la fase iniziale si passò a conventi stabili con annesse chiese , il governo
del conventi fu affidato a una gerarchia culminante nel ministero generale , in diretto contatto con il Papato.
8. Nuovi ordini religiosi fra predicazione e politica.
Nelle città il dominio della parola , assicurato dalla retorica, aveva assunto un rilievo precedentemente sconosciuto . Le
elite cittadine e le loro magistrature legavano la loro funzione all'esercizio pubblico di essa . I frati entrarono in
competizione con loro , da una parte creando e divulgando nuove forme di retorica e di predicazione religiosa , dall'altro
sottoponendo i discorsi e il linguaggio degli altri al proprio controllo , attraverso la disciplina morale dei peccati della
lingua. I frati minori svolsero una vasta opera di propaganda e di mobilitazione a sostegno del Papato contro l'imperatore
Federico II . Le prime tensioni si ebbero con Gregorio IX . Decisosi a partire per la crociata in cui il papa lo voleva
impegnato , Federico ritornò immediatamente, il papa quindi lo scomunicò(1227). Qualche anno più tardi raggiunse
l'oriente , ottenendo pacificamente Gerusalemme , Betlemme e Nazareth. La situazione perdurò così 15 anni , poi
Gerusalemme ridivenne territorio islamico . Il ritorno di Federico in Italia comportò nuovi conflitti , con la seconda
scomunica papale (1239) e la convocazione di un concilio anti-imperiale a Roma , fallito per la cattura di numerosi
prelati. Federico praticò un strategia di rottura del mondo ecclesiastico , facendo leva su privilegi e donazioni a favore di
abbazie e conventi. La potenza imperiale cominciò a incrinarsi dopo la convocazione a Lione di un concilio ecumenico
da parte del nuovo papa Innocenzo IV , che giunse a teorizzare l'illeggittimità di qualsiasi potere che non si fondi su
Cristo passando attraverso il riconoscimento papale.
9. I conflitti tra clero secolare e nuovi ordini religiosi
I rapporti fra gli ordini fecero registrare nei primi decenni anche reciproche rivalità , motivi di autocelebrazione da parte
degli uni venivano fatti propri dagli altri , in palese concorrenzialità. Li univa invece la lotta contro un comune

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avversario:il clero diocesano, la cui rilevanza pastorale , la potenza sul territorio e la stessa raccolta di offerte ed
elemosine era minacciata dalla crescente presenza dei frati , abili nella predicazione ed estranei alle istituzioni diocesane.
Il conflitto esplose quando alcuni frati minori vicini al ministro generale Giovanni da Parma osarono affermare che era
ormai giunto il terzo stato preconizzato da Gioacchino da Fiore , il tempo dello spirito Santo e del Vangelo eterno. Fra i
maestri secolari , Guglielmo si Saint-Amour reagì dichiarando ridicole tali pretese e ritorcendo contro i frati l'accusa di
essere loro stessi emissari anticristiani . Nella controversia due diverse ecclesiologie venivano alla luce ,
contrapponendosi : per i secolari La chiesa è un corpo gerarchicamente ordinato ,per i mendicanti è un corpo
completamente subordinato al papa suo capo. I secolari tenevano fermo il ruolo dei vescovi in quanto successori degli
apostoli , i mendicanti esaltavano con vigore l'assoluto primato del papa in quanto successore di Pietro.
10. Gli eretici nella stretta di Impero,chiesa romana e nuovi ordini.
Tutti gli ordini monastici ricevettero il compito di inquisire gli eretici. Contro di loro si intensificò innanzi tutto l'azione
legislativa e giudiziaria delle autorità civili. Federico II emanò una Costituzione contro gli eretici della Lombardia
(1224), che arrivò a prevedere per loro la pena di morte mediante il fuoco. Nel giro di pochi anni i frati si videro
attribuiti poteri e responsabilità crescenti come inquisitori, incaricati da Innocenzo IV per tutto l'occidente . Si allestì un
sistema complesso e duraturo , comprendente investigatori , notai, giurati e scribi. Conclusa la crociati contro i catari
(1229) , i nuovi ordini si erano insediati nei più importanti centri della Linguadoca per combattere l'eresia; gli esiti
furono differenti , a seconda delle reazioni delle popolazioni locali. La comunità catara subì persecuzioni e dispersioni ,
a loro volta , tre inquisitori, furono uccisi con i loro collaboratori. Con le penitenze impartite e accettate si creò un
terreno di mediazione e probabilmente di trattativa: i frati riuscirono a staccare la cittadinanza dall'eresia e videro
riconosciuto affermato il proprio ruolo nella dialettica cittadina.
11. I poteri della cristianità , i neoconvertiti e le dispute forzate con gli ebrei
Per individuare gli eretici e confutarne le dottrine , la chiesa si fece spesso aiutare da ex eretici che li guidarono nella
conoscenza della lingua e delle dottrine degli eretici. Un fenomeno analogo avvenne per le relazioni con gli ebrei. Fra il
1235 e il 1236 si registrarono in seguito alle accuse di omicidio rituale Federico II dichiarò tutti gli ebrei servi della
camera cioè sottoposti alla giurisdizione del sovrano . Nel clima di crescente risentimento si inserirono alcuni
neoconvertiti , per denunciare le insidie ebraiche dal punto di vista propriamente religioso. Esemplare in questo senso la
vicenda di Donin,che convertitosi fu battezzato col nome Nicola, entrato in contatto con ambienti mendicanti riuscì
grazie a loro tra il 1238 e il 1239 a presentare a Gregorio IX gli estratti incriminanti gli ebrei per gli omicidi rituali,
inducendo il papa a scrivere al vescovo di Parigi e a diversi sovrani d'occidente , perchè prendessero provvedimenti
contro il Talmud . L'unico paese dove la richiesta fu accolta fu la Francia. Nel 1240 fu indetta a Parigi una disputa fra
Nicola Donin e Rabbi Yehiel , al termine della disputa furono raccolti e distrutti tutti i codici del Talmud che fu possibile
reperire. Il talmud rimase condannato in quanto ritenuto non correggibile , mentre cadde l'accusa agli ebrei di essersi
discostati dalla legge mosaica .
12. I teutonici in Europa centro-orientale
La creazione di ordini militari a sostegno dei crociati in terra santa comportò la messa in opera di strutture e apparati
militari che poterono poi essere facilmente utilizzati per scopi e imprese differenti. Risulta emblematica in questo senso
la parabola dei cavalieri teutonici. Equiparati da Onorio III a templari e ospedalieri i teutonici ebbero statuti simili a
quelli dei domenicani , furono chiamati dal re d'Ungheria e dal duca di Polonia per combattere contro i popoli pagani dei
turchi cumani e dei prussi . Conquistata la Prussia , i teutonici furono riconosciuti dal papa come suoi signori: nel 1236
un legato papale la suddivise in quattro diocesi,cui furono posti a capo come vescovi quattro frati domenicani. Il
progressivo ritiro dei cristiani dal mediterraneo orientale comportò una dislocazione definitiva degli ordini militari.
Templari e ospedalieri di San Giovanni stabilirono il proprio centro a Cipro,i teutonici inizialmente a Venezia. La loro
strategia di espansione verso est comportò il successivo trasferimento del suo governo da Venezia alla fortezza prussiana
di Marienburg. Dai primi del 300 l'ordine intraprese nuove campagne militari , distruggendo in parte Danzica e
impegnandosi in nuovi conflitti con l'arcivescovo di Riga. A quel punto un legato papale scomunicò il gran maestro e i
frati delle province di Prussia e Livonia (1311).
13. I frati in estremo oriente
Sui popoli che vivevano a est della Russia e dellla Persia circolavano notizie prevalentemente leggendarie . In occidente
si era affermata la leggenda del prete Gianni : un presunto prete che in una sua lettera descriveva al papa e ad alcuni
sovrani le meraviglie del suo paese. La lettera presupponeva le antiche ricorrenti attese del ritorno dall'oriente delle dieci
tribù perdute di Israele, guidate da un nuovo Davide destinato a riscattare gli ebrei d'occidente. Trasformata in un testo
cristiano servì per diffondere la convinzione che da qualche parte in oriente ci fosse un devoto sovrano cristiano pronto a
fornire aiuto ai cristiani d'occidente contro i musulmani. Già prima della caduta di Kiev alcuni domenicani ungheresi ,
spintisi fino al bacino del Volga, avevano riportato le prime informazioni sulle distruzioni compiute dagli invasori
mongoli. Furono poi organizzate le prime spedizioni in Estremo oriente , le spedizioni non diedero i risultati sperati in
quanto il sovrano mongolo replicò alle richieste del papa con termini di netta chiusura.

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14. Tommaso e Bonaventura di fronte alla filosofia aristotelica . Divieti e condanne ecclesiastiche
Negli ambienti universitari molti intellettuali si dedicarono allo studio e alla parafrasi dei testi aristotelici, la sfida
impegnò tra gli altri l'opera dottrinale dell'esegeta , teologo e filosofo domenicano Tommaso d'Aquino che affrontò
sistematicamente con apertura e libertà intellettuali lo studio delle opere logiche , fisiche e metafisiche , etiche e
politiche di Aristotele nella prospettiva di integrarle nel sapere dei cristiani. Tommaso concepisce il mistero cosmico in
chiave neoplatonica , come incessante movimento di uscita delle creature d Diop e di ritorno a lui. Entro questa visione
assume e valorizza l'apporto aristotelico:innanzi tutto sul piano del metodo assimilando la teologia a una scienza secondo
il modello di Aristotele. Questo prevedeva due tipi di scienza: quelle che procedono da principi noti per lume naturale e
quelle che procedono fondandosi sui principi forniti da altre scienze. La teologia è una scienza del secondo tipo , in
quanto si fonda sulla scienza superiore della Rivelazione, la teologia non doveva essere più considerata come
contemplazione delle scritture , bensì come un sapere autonomamente strutturato a partire dai principi rivelati. Sul piano
dei contenuti , Tommaso , identifica il Motore immobile di Aristotele con il Dio dei Cristiani.
Bonaventura da Bagnoregio denunciò i pericoli insiti nell'affermazione filosofica dell'eternità del mondo e nella
concezione dell'anima come unica forma sostanziale del composto umano .
15. Il II concilio di Lione
Il II concilio di Lione (1274) fu convocato principalmente per ratificare la riunificazione ecclesiastica con i greci , che si
erano piegati nella speranza di sottrarsi all'incombente minaccia di una nuova invasione da Occidente , questa volta da
parte di Carlo d'Angiò . Il divieto emesso dal II concilio di Lione di dare vita a nuove congregazioni religiose rispetto a
quelle già autorizzate dal Laterano IV aveva comportato la provvisoria sospensione di agostiniani e carmelitani colpito
movimenti ancora fluidi e in attesa di approvazione ecclesiastica. Gli apostoli erano nati nel solco pauperistico –
mendicante ; caratterizzandosi per la pratica effettiva di una povertà radicale , avevano presto rappresentato per i frati
minori un pericoloso concorrente. Il rifiuto da parte degli apostoli di allinearsi alle disposizioni conciliari fece sì che nei
loro confronti si attivassero procedure repressive culminanti nel carcere a vita poi nel rogo per alcuni di loro , tra cui lo
stesso Segarelli (1300). Nel primo decennio del XIV secolo il movimento prese nuova forma sotto la guida di Dolcino
che lo trasformò in senso marcatamente profetico e apocalittico ,rimodellando così la congregazione comprendente
artigiani e commercianti delle città, e contadini e piccoli proprietari terrieri nelle campagne. Rifugiatosi in una zona
della Val Sesia , Dolcino e i suoi compagni riuscirono a sfuggire lungamente alle milizie radunate contro di loro dai
vescovi di Vercelli e di Novara , prima di essere catturati e uccisi. Le cassazoni decise dal concilio preclusero agli
ambienti rigoristi e pauperisti la possibilità di costituirsi in autonoma congregazione religiosa e determinarono
malcontento e rivolte

Capitolo quattordici
Il papato avignonese . Inquisitori ed eretici mistici e profeti

1. Da Bonifacio VIII a Clemente V : il papato dall'Italia ad Avignonese


La richiesta d'intervento contro i discendentii di Federico I ebbe conseguenze di lunga portata per la penisola e per la
stessa Chiesa romana . Carlo d'Angiò ,sconfisse gli Svevi in Italia e trasformò il mezzogiorno in un dominio anigioino .
Quasi subito però la Sicilia fu occupata dagli Aragonesi ,e il Papato fu coinvolto nel conflitto fra angioini e aragonesi;
vi fu una temporanea rottura tra Bonifacio VIII , il cui conflitto con il re Filippo IV si risolse in un ulteriore
rafforzamento della pressione francese sul papato. Poco dopo la sua elezione Bonifacio respinse con successo l'attacco
dei rivali colonna che , avevano dichiarato illegittime le dimissione del suo predecessore Celestino V perché estorte da
Bonifacio con frodi e minacce, successivamente entrò in conflitto con i re di Francia e d'Inghilterra , che avevano
bloccato i trasferimenti a Roma della decima papale. Proclamando l'anno santo per il 1300 , Bonifacio estese
l'indulgenza plenaria dei peccati commessi, a chiunque , purché confessato e pentito, si fosse recato a Roma entro l'anno
per visitare le basiliche di San Pietro in Vaticano e di San Paolo sulla via Ostiense. Inoltre il papa poté esprimere con
enorme visibilità e magnificenza la pienezza del suo potere . Con Clemente VII si stabilì che il giubileo garantiva
indulgenza plenaria , cioè l'eliminazione di ogni debito con Dio, solo dal 1476 in poi si stabilì che le indulgenze
potessero essere acquisite anche dai vivi a vantaggio dei defunti . La Plenitudo potestatis di Bonifacio VIII non resse alle
circostanze e nel 1303 un gruppo di armati capeggiati dal cancelliere di Filippo il Bello irruppe nel palazzo papale di
Anagni e tenne per breve tempo in ostaggio il papa che morì poco dopo , dopo un breve pontificato di Benedetto XI
venne eletto l'arcivescovo di Bordeaux , Clemente V che trasferì la sede papale ad Avignone dove rimase stabilmente per
70 anni (1307-1377)
2. La predicazione in volgare
L'uso delle lingue volgari comportò significazioni concettuali , ma conferì maggiore capacità e intensità comunicativa ai
tesi , strumenti di crescente diffusione e partecipazione al sapere religioso. Le prime tracce del passaggio dall'omelia al
sermo moderno risalgono al XIII secolo , il sermone moderno si concentra su di un singolo versetto , il tema preso in
genere dalle letture della liturgia del giorno , e lo suddivide in ciascuno dei suoi termini. La sua rigidezza strutturale

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risulta alleggerita dall'inserimento di esempi , ingredienti letterari diffusi fin dal XII secolo , inizialmente per opera dei
cistercensi .Le biblioteche dei predicatori comprendevano raccolte di distinzione cioè di parole chiave tratte dalla
Scrittura e interpretate secondo i tradizionali quattro sensi , strumenti esegetici come la Glossa ordinaria ; arti
predicatorie , cioè manuali di istruzioni su tecniche e gestualità della predicazione ; raccolte agiografiche; ciascun
predicatore disponeva di raccolte di sermoni per le ricorrenze dell'anno liturgico oppure per occasioni specifiche o per
tempi forti dell'anno. Il peso assunto dalla predicazione nella cultura religiosa divenne tale , che la stessa trattatistica
teologica assunse come modello i sermoni ponendo a tema singoli articoli del Credo , oppure virtù teologali (fede ,
speranza, carità) o vizi capitali. Talvolta la predica si fondava su di un promemoria scritto : talvolta il testo era steso in
anticipo , per essere poi letto pari pari ; in genere la proclamazione precedeva il testo scritto , destinato come tale alla
pubblicazione .
3. Teologia in lingua volgare : Margherita Porete e la condanna delle beghine
Agli inizi del Trecento Margherita Porete impresse una svolta alla condizione e alla teologia mistica delle donne
religiose . Nonostante una prima condanna emessa dal vescovo di Cambria fr il 1296 e il 1306 , il testo restò in
circolazione . Margherita fu quindo deferita come ricaduta dall'inquisitore dell'Alta Lorena all'inquisitore generale di
Parigi. Dal punto di vista ecclesiastico , dovette risultare inaccettabile la sua distinzione fra Santa Chiesa la Piccola (la
chiesa come istituzione visibile ) e la Santa Chiesa la Grande , formata dalle anime elette . Le caratterizza la rinuncia a
ogni volontà propria , in vista dell'annullamento nel divino , in uno stato che comporta quiete e libertà dalle passioni e
quindi dal peccato. Rifiutatasi di ritrattare Margherita fu mandata al rogo con la sua opera nel 1310. Il concilio di Vienne
condannò certe donne dette volgarmente beghine che non promettono obbedienza a nessuno , non rinunciano alle cose
proprie , non professano alcuna regola approvata e non vivono affatto da religiose , sebbene portino l'abito detto delle
beghine e siano strettamente unite ad alcuni religiosi , verso cui il loro affetto è attirato in modo speciale , con
l'approvazione del concilio il papa stabilì che la loro condizione fosse proibita per sempre e completamente abolita sotto
pena di scomunica .
4. Eretici e inquisitori
Le puntigliose registrazioni delle attività compiute dagli inquisitori rivelano d'altronde che anche le eresie di più antica
data erano ben lungi dall'essere state annientate :giunti verso il 1300 alle sponde del Baltico , predicatori itineranti catari
percorrevano l'Europa centrale fino alla Polonia e alla Transilvania tra XIV e XV secolo i valdesi furono non meno attivi
in Italia , Francia e Borgogna , in Spagna , Svizzera , Austria e Boemia , subendo massicci processi mirani al loro
completo sradicamento . Dal XII secolo il termine eresia era riferito a un'ampia gamma di posizioni di diversa
consistenza teorica e organizzativa, gli eretici erano quasi sempre considerati membri di una setta e ciascuno di loro era
ritenuto un servitore del Diavolo , a partire dalla normativa di Federico II , l'eretico andava colpito indipendentemente
dai suoi comportamenti criminosi , effettivi o presunti. Alle condanne seguivano le abiure e le pene : fra le più comuni ,
l'obbligo di cucire sulle vesti una duplice croce gialla da portare ovunque , fino al compimento della pena misura temuta
più della prigionia in quanto manifestava l'esclusione dalla comunità religiosa.
5. Gli interventi dottrinali e repressivi di Giovanni XII . Le condanne di Ockam ed Eckhart
Giovanni XII si inserì in maniera più decisa nelle controversie teologiche , adottando personalmente soluzioni in linea
con la sua sensibilità giuridica e di governo . Per questo i suoi interventi non possono essere separati dai percorsi degli
intellettuali su cui si abbatterono le condanne , in primo luogo Guglielmo di Ockam e Meister Eckhart . Affrontando la
questione della visione beatifica , il papa affermò che per giungere alla piena visione divina dei santi dovevano attendere
la riunificazione ai propri corpi risorti , dopo il giudizio universale . L'ossessione di Giovanni XXII fu però la lotta
all'eresia in tutte le sue forme, sconfessò la concezione dell'altissima povertà di Gesù , cui l'ordine dei frati minori aveva
legato la propria immagine e forza identitaria rispetto agli altri orini e alla stessa gerarchia , negato il fondamento
evangelico alla pretesa di perfezione dei frati minori , Giovanni XXII restituì loro il domini dei beni che avevano in uso ,
tali decisioni aprirono un conflitto prolungato con la dirigenza dell'ordine. Giovanni XXII valorizzò invece i domenicani
, canonizzando Tommaso d'Aquino (1323) , Anch'essi dovettero attraversare una lacerante crisi interna esplosa con le
denunce di alcuni confratelli nei confronti di Meister Eckhart , tra il 1294 e il 1298 Eckhart aveva composto in
mediotesco le Istituzioni spirituali , opera che fa perno sulla nozione del distacco dalla volontà propria in vista
dell'incontro con Dio . Per Eckhart , l'uomo deve allontanarsi dal peccato , cui è naturalmente incline , attraverso il
pentimento divino che porta alla gioia spirituale e guida lo spirito fuori da ogni sofferenza e tristezza . A Colonia la
dottrina della nascita di Dio nell'uomo fu denunciata da alcuni confratelli e su iniziativa dell'arcivescovo fu aperto nei
suoi confronti un processo per eresia . Appellatosi al papa Eckhart ottenne che il processo fosse trasferito ad Avignone ,
dove le proposizioni incriminate furono esaminate da un collegio . L'inquisito morì poco prima della sentenza. La bolla
papale “In agro dominicio” condannò diciassette sue proposizioni come eretiche e altre undici come malsonanti ,
temerarie e sospette di eresia, specialmente perché esposte nelle sue prediche di fronte al popolo incolto.

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6. verso la devozione moderna
La condanna di Eckhart impresse un duro colpo alla mistica speculativa dei domenicani , spingendone alcuni verso
soluzioni di sorvegliato ripiegamento. La devozione mistica prendeva il posto della dottrina venendo resa oggetto di
studio.Il diffondersi di tali pratiche è legato al nome di Geert Groote un canonico di Deventer che propose una mistica
priva delle pretese divinizzatrici di matrice eckhartiana e incentrata invece sulle dimensioni psichiche e affettive da
viversi in comunità , la nuova devozione alla figura di Gesù , fondata sulla meditazione della sua passione e del mistero
della sua morte sorresse i tentativi di rinnovamento delle congregazioni religiose e delle forme di pietà fra XIV e XV
secolo
7. Il ritorno del Papato a Roma tra calcolo e profezia
Contro Ludovico il Bavaro , la chiesa Romana giocò la carta di un principe della casa di Lussemburgo , il boemo
Venceslao che eletto alla carica imperiale con il nome di Carlo Iv , si atteggiò a nuovo Carlo Magno. Carlo scese a Roma
per ricevere la corona imperiale dal cardinale d'Ostia , delegato dal papa avignonese (1355) . L'anno dopo stabilì tuttavia
con la Bolla d'oro (1356) che l'elezione imperiale era riservata a sette principi elettori di Germania . I nessi tra elezione
venivano così recisi , nel frattempo i vertici ecclesiastici andavano maturando la decisione di rientrare a Roma da
Avignone e così sottrarsi alla crescente dipendenza dal re di Francia . Tale programma fu sostenuto da ambienti che
invocavano il ritorno richiamandosi a calcoli apocalittici e a visioni profetiche . Fra le più celebri le esortazioni al papa
documentate dalle lettere di Caterina da Siena e dai testi della Principessa Brigida di Svezia. Tra la fine del 300 e gli
inizi del '400 l Rivelazioni circolarono in tutta Europa in diverse lingue e in forme rimaneggiate diffondendo un
messaggio catechetico e di riforma morale , la cui autorevolezza fu esaltata dall'autorità carismatica universalmente
riconosciuta alla veggente svedese. Il ritorno del papa a Roma divenne infine possibile grazie alla raccolta di mezzi
finanziari adeguati e di un vasto consenso a livello europeo . Dopo un primo tentativo compiuto da Urbano V , il
definitivo rientro di Gregorio XI (1378) fu reso possibile dai re di Francia, Navarra e Napoli .

Capitolo quindicesimo
Tra conciliarismo e monarchia papale . Riforma , profetismo e devozione nel XV secolo

1. Il grande scisma d'occidente


Urbano VI (1378-1389) entrò subito in disaccordo con i cardinali che lo avevano eletto . Quattro mesi dopo,questi gli
contrapposero un altro papa , Clemente VII che riportò la sua curia ad Avignone, la rottura coinvolse gli episcopati , gli
ordini religiosi fin dentro conventi e monasteri. Lo scisma centralizzava i conflitti politico-militari in corso,fissando la
divisione dell'Europa in zone d'influenza ; dai più rinomati centri universitari si cominciò a ventilare la via del concilio ,
rispondente ai modelli di organizzazione corporativa e di collegialità affermatasi nelle università. In mancanza di
un'iniziativa dei contendenti , occorreva stabilire chi avesse l'autorità di convocare il concilio . I cardinali romani
riunitisi per eleggere il nuovo papa decisero che chiunque fosse stato eletto avrebbe convocato il concilio . Poiché il
nuovo papa Gregorio XIII (1406) non si attenne ai patti , cardinali delle due parti convocarono autonomamente il
concilio a Pisa ; dove il concilio si propose come supremo organismo giudicante del Papato, per attestare pubblicamente
la condizione di due sedicenti pontefici ,che con i loro comportamenti si erano macchiati di eresia. Dichiarati decaduti i
contendenti , elesse Alessandro V , alla sua scomparsa , la linea pisana fu proseguita da Giovanni XXIII (1410-1417) ,
che indisse contro gli avversari la crociata , raccogliendo fondi e assicurando indulgenze ; il papa si decise infine a
convocare un nuovo concilio a Costanza (1414) , che avrebbe dovuto rispondere a esigenze generali di riforma della
chiesa . La questione di fondo , la riforma complessiva e strutturale della chiesa intera , a partire dai suoi vertici. Il
concilio delineò un progetto di governo ecclesiastico più partecipato e condiviso da sottoporre a periodiche verifiche
collegiali.
2. Il movimento riformatore tra Inghilterra e Boemia
Il movimento nazionale e religioso affermatosi in Boemia e Moravia nella prima metà del '400 fu la riforma prima della
riforma, il movimento infranse in pochi anni un collaudato sistema di poteri e di gerarchie , con implicazioni di grande
portata per tutto l'occidente. Dalla metà del XIV secolo si erano profilati in Boemia predicatori il cui messaggio ,
incentrato sulla denuncia della simonia di chierici e frati e su appelli alla penitenza e alla devozione rivolti ai laici
nell'imminenza dell'Anticristo e della fine , raggiunse un pubblico ampio. Il movimento riformatore boemo , mostrò una
specifica attenzione per le posizioni del teologo ed esegeta John Wyclif . Fondate sulla contrapposizione tra chiesa
visibile e invisibile: la prima è rappresentata dalla gerarchia ,corrotta con l'ausilio della sua stessa legge non
evangelica,il diritto canonico;la chiesa invisibile è fondata sulla sola Scrittura e costituita dagli eletti predestinati da Dio
alla salvezza. La teoria di Wyclif fu seguita dal movimento dei lollardi che rigettavano la dottrina eucaristica vigente e la
“Plenitudo Potestatis” papale cui contrapponevano il sacerdozio universale dei fedeli e la diffusione della scrittura in
lingua volgare , per renderla accessibile a tutti . Quando Giovanni XXIII coinvolse la Boemia nella crociata contro il re
di Napoli Ladislao , sostenitore del papa romano Gregorio XII , Hus indisse una disputa pubblica : denunciò le
indulgenze dubbie e fallaci di un papa moderno e mise in dubbio che la legge divina permettesse di aderire al mandato

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papale di predicazione della crociata e che esso giovasse all'onore di Dio alla salvezza del popolo e all'utilità del regno.
Invitato a comparire dinanzi al concilio di Costanza Hus si presento con un salvacondotto di Sigismondo , incarcerato
pochi giorni dopo l'arrivo , fu poi interrogato da una commissione di teologi presieduta da Pietro d'Ailly , che lo
condannò al rogo come seguace di Wyclif.
3. Programmi e tentativi di governo collegiale della chiesa a , al centro e in periferia
Il concilio prese progressivamente le distanze da Giovanni XXIII . Il decreto “Haec sancta” affermò allora la superiorità
del concilio sul papa e il diritto a procedere nella riforma della chiesa anche senza di lui . Il decreto contiene espressioni
che rimandano oltre il fine immediato di ristabilire l'unità , evocando l'esigenza della riforma della chiesa. Poco dopo
Giovanni XXIII fu arrestato e processato per mancanza di fede , simonia, eresia , omicidio , adulterio e sodomia.
Deposto fu deportato a Heidelberg . Si chiudeva così il lungo scisma , su cui protagonisti lo stesso Papato romano
mostrò a distanza di tempo giudizi oscillanti. Il concilio concluse i propri lavori con due decisioni di grande portata
:emise il decreto Frequens (1417) in cui ribadì la propria funzione di suprema istanza di governo ecclesiastico e stabilì di
riconvocarsi una volta ogni dieci anni : inoltre elesse il nuovo papa , Oddone Colonna (Martino V) . Nell'ultima seduta
conciliare Martino V dichiarò di condividere e approvare tutti i decreti di riforma. Tentativi di riforma si profilarono
piuttosto dal basso e in sedi locali , là dove il modello conciliare di governo collegiale incrociava istanze di autogoverno
sociale e religioso.
4. Esiti dell'hussitismo : dai wyclifiti alla chiesa nazionale ultraquisita
Il movimento riformatore boemo trovò un motivo riformatore nell'ultraquismo , cioè nell'affermazione dottrinale e
pratica della comunione sotto le due specie a tutti i fedeli. Il movimento fu costituito da soggetti diversi , in conflitto con
l'imperatore , la grande nobiltà cattolica e la chiesa cattolica , ma profondamente divisi tra quanti rigettavano la dottrina
dei sacramenti e quanti non volevano del tutto abbandonare liturgia e riti cattolici. I wyclifiti presero inizialmente il
sopravvento con il riuscito attacco al municipio della Città nuova di Praga , ma subì un duro colpo con l'uccisione del
predicatore apocalittico Zelivsky . A pisek in Boemia meridionale instaurarono un regime fondato sull'amministrazione
comune dei fondi , sulla loro distribuzione in relazione ai bisogni dei singoli e sulla confisca di proprietà private .
Impadronitisi di una fortezza abbandonata la trasformarono nelle città fortificata di Tabot che si mantenne per decenni
come entità indipendente , militarmente solida , ma in una condizione di crescente marginalità politica di spopolamento
e di mancato sviluppo economico. Più volte la chiesa romana chiamò i boemi alla crociata contro gli hussitisti ma , le
forze crociate incalzte dalle milizie hussite , dovettero accettare , accordi che assicuravano ai paesi di lingua ceca la
libertà del calice e a tutti i residenti estese libertà religiose.
5. Osservanze mendicanti , movimenti penitenziali e rinnovamenti monastici in occidente
Appelli al rispetto rigoroso delle regole della propria congregazione religiosa risuonarono entro gli ordini sia monastici
sia mendicanti . In ambienti minoriti fu avviato un controllato recupero della tradizione letteraria degli spirituali e dei
fraticelli. Gli osservanti minoriti avanzarono più volte la richiesta di essere staccati dall'ordine , ma incontrarono le
resistenze dei conventuali , poco disposti a dividere con i nuovi venuti la prestigiosa eredità di Francesco. Solo nel 1517
Leone X autorizzò formalmente la divisione di fatto esistente. Degli eremi osservanti erano passati nelle città , dove si
affermarono grazie a eccellenti predicatori. Nella predicazione i frati osservanti insistevano sulla preghiera più volte al
giorno e sulla necessità di estirpare inimicizie private e di fazione , ricercare la concordia civile e famigliare , rinunciare
a lusso e vanità , rispettare festività e riposo domenicale. L'annuncio dell'anticristo era frequente , il messaggio
escatologico mirava a rendere gli ascoltatori consapevoli dei lo peccati e della necessità di sottomettersi prontamente
alla disciplina morale ecclesiastica. Ai testi in latino per i confessori cominciarono ad affiancarsi manuali in volgare , per
istruire i fedeli a prepararsi alla confessione. Impegnati a orientare e disciplinare il popolo , i predicatori spesso
ottennero da principi e città provvedimenti in linea con il proprio messaggio di cristianizzazione. O predicatori
osservanti intervennero significativamente nei campi dell'economia e della morale sociale , riproponendo e sviluppando
le dottrine dell'Olivi , imperniate sulla valorizzazione dell'esercizio di attività mercantili e bancarie da parte dei cristiani
e sulla denuncia degli usurai , la cui avarizia era indicata come principio di morte sociale.
6. Dalle pretese di governo al sovrano Pontefice
Eugenio IV (1431-1447) dovette subito affrontare l'impegno assunto da Martino V di convocare il concilio a Basilea
(14319 , nel ribadire il dato acquisito a Costanza della superiorità del concilio sul papa. I conciliaristi attribuivano al
concilio la promessa di infallibilità divina e pretendevano quindi che il papa vi si sottomettesse. Il papa era interessato
alla questione mediterranea , invece la maggioranza dei prelati convenuti metteva al centro la questione hussita e la
situazione dell'Europa centro-orientale . Il conflitto fra il concilio ed Eugenio Iv si radicalizzò quando a Basile si pretese
di attribuire valore dogmatico alla Haec sancta . I sostenitori a oltranza delle prerogative conciliari scomunicarono e
deposero Eugenio IV ed elessero nuovo papa Amedeo VIII di Savoia , con il nome di Felice V. Di contro Eugenio IV
spostò il concilio prima a Ferrara poi a Firenze , dove fu stipulato un accorso di unione con la chiesa greca. Sul versante
opposto , l'indebolito fronte conciliarista doveva subire l'abdicazione di Felice V e la sua sottomissione a papa Nicolò V,
che lo nominò cardinale. La crisi del movimento conciliarista segnò una svolta di lunga durata nel governo centrale della
chiesa. La curia organizzò i propri apparati in modo da renderli più adatti a governare sia la chiesa universale sia il

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territorio pontificio . Fu tra l'altro messo a punto un sistema di ambasciate . A partire da Nicolò V il papa fu occupato in
misura crescente dalle questioni legate al suo ruolo di sovrano di uno stato territoriale di media grandezza , ne derivò
una pressione crescente nei confronti della popolazione sul piano finanziario ed economico. Alla lunga la crescita
dell'imposizione fiscale determinò ritardi di sviluppo e arretratezza e contribuì ad alimentar sentimenti anticlericali nei
sudditi.
7. Il rinnovato primato del Papato
Il concilio di Basilea rappresentò un passaggio importante per la ridefinizione dei rapporti fra Stati e Chiesa. Carlo VII
re di Francia , promulgando la Prammatica sanzione di Bourges, aveva di fatto adattato alla situazione francese i decreti
di Basilea circa la superiorità del concilio sul papa. A questa affermazione conciliarista papa Nicolò V replicò dieci anni
dopo con il Concordato stipulato con re Federico di Germania (Vienna 1448) , che rapprentò un colpo definitivo per il
concilio di Basilea . La concessione al sovrano del diritto di nomina dei vescovi nei suoi territori puntava a disarticolare
le autonomie locali tedesche , limitando i poteri vescovili. La nuova stagione del Papato fu trionfalmente aperta dal
giubileo del 1450 . Nicolò V avviò i lavori della nuova basilica di San Pietro . La costruzione della nuove basilica durò
fino ai primi del '600 . Il rinnovato legame con la città , reso visibile da progetti e realizzazioni di grandi e costose opere
pubbliche , rappresentarono la cifra più vistosa del Papato dalla seconda metà del'400.
8. Vescovi e preti, laici e confraternite.
Nell'Italia del XV secolo i vescovi furono nel complesso più deboli rispetto ai secoli precedenti . Chi riceveva la carica
episcopale era preoccupato innanzi tutto della redditività del beneficio acquisito. A volte non risiedevano neppure nella
propria diocesi. A livello europeo le istituzioni diocesane manifestavano una vitalità complessivamente maggiore, nel
XV secolo la Chiesa romana vide limitato il proprio potere di designare vescovi oltre le Alpi.Gli stati Italiani godevano
di una specie di diritto di presentazione dei candidati ai benefici maggiori. I benefici da assegnare nell'ambito dei
singoli stati potevano essere numerosi . A volte le trattative si sovrapponevano e incrociavano ; gli esiti registravano gli
equilibri sempre ridefinibili tra Roma e singoli Stati . In tutta Europa il tessuto connettivo del laicato delle città era
costituito dalle confraternite , autentico interfaccia tra vita religiosa e vita civile. Le confraternite potevano avere finalità
primarie differenti. Soprattutto , aiutavano i propri membri ad affrontare la morte , avvertita come unico fattore di
livellamento sociale e temuta in quanto passaggio verso i supplizi ultraterreni. Erano previste attività di formazione
religiosa interna , con riunioni periodiche dedicate alla lettura degli statuti e all'ascolto da parte dei confratelli dei
semoni tenuti da uno di loro. Le confraternite rappresentarono un fattore potente nel consolidarsi della cosiddetta
religione civica. La città è ormai divenuta nel suo complesso uno spazio sacro , uno spazio conteso fra chierici e laici, e
allo stesso tempo conteso fra esponenti delle diverse congregazioni religiose che rivendicano un ruolo specifico nella
vita civile.
9. Bibbia , spiritualità ,preghiera
Johann Gutenberg lo stampatore della celebre Bibbia comprese meglio di altri le potenzialità della stampa a caratteri
mobili in uso già da qualche anno. La stampa degli incunaboli comportò una profonda trasformazione della letteratura
religiosa . Con la riduzione del costo dei libri e la moltiplicazione delle scuole , crebbe il numero dei laici alfabetizzati e
in grado di accedere direttamente a testi biblici e spirituali . La devozione e la pietà per la passione di Gesù erano
divenute da tempo stimolo e motivo di un'ampia produzione letteraria realizzata con particolare determinazione in
ambiente cistercensi , certosini e francescani. L'imitazione di Cristo si caratterizza come un invito al combattimento
spirituale, in cui l'anima si impegna , alla sequela di Gesù attraverso la pratica delle virtù ed esercizi spirituali . Si tratta
dunque di amare Gesù disprezzando se stesi , fino a trovare la consolazione interiore in Dio. Le immagini come veicolo
di istruzione religiosa e tramite di meditazione e preghiera erano d'altronde importanti per quanti non sapevano leggere e
scrivere . Comune a tutti i ceti era la preghiera , la preghiera cristiana è fondamentalmente di due tipi : di invocazione e
di rendimento di grazie, rivolta a Dio Padre oppure a Gesù Cristo , alla Vergine , agli angeli e ai santi.

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Capitolo sedicesimo
La riforma protestante

1. La situazione nell'Europa centro-occidentale alle soglie del'500


Il problema della riforma della chiesa era stato posto già dai primi del '400 , nel corso dello scisma d'occidente. Sul
piano religioso gran parte dell'Europa risultava profondamente segnata dall'affermazione visibile del cristianesimo , dei
suoi riti , dei modelli sociali e delle pratiche che esso ispirava , soprattutto secondo i tratti della confessione cattolitica .
Accanto a una minoranza dotata di una ricca cultura religiosa , sussisteva tuttavia in ambito rurale e tra i ceti popolari
una religiosità che intrecciava elementi devozionali , sedimentate pratiche idolatrici, aspetti devozionali , quasi ai
espressione consapevole di modelli alternativi al cristianesimo . Il ritorno alle fonti classiche promosso dall'Umanesimo
rimise ampiamente in discussione le metodologie di acquisizione e i contenuti del sapere dell'epoca , innescando una
specie di rivoluzione culturale . Lo studio del nuovo testamento sul piano filologico portò a contestare la corrispondenza
tra la Vulgata e gli originali greci. All'interno delle istanze emergenti dalla cultura umanistica un ruolo essenziale fu
svolto da Erasmo da Rotterdam che tentò di favorire un rinnovamento religioso che permettesse il ritono al modello
della chiesa apostolica , Erasmo vi accostò una convinta sollecitazione ad assicurare una maggiore formazione
intellettuale dei cristiani per ovviare alla notevole diffusione della superstizione e aiutare gli uomini a vivere il nucleo
spirituale e morale del cristianesimo delle origini. La crescita del papato come principato era stata caratterizzata in
termini non dissimili da quanto accadeva negli altri Stati alle soglie dell'età moderna . Con un chiaro significato
ideologico, si era dato avvio a un ampio programma di edificazione e di abbellimento della residenza papale e della città
capitale , la cui realizzazione comportò un crescente fabbisogno finanziario. Si ebbe un netto sviluppo di pratiche
nepotistiche destinate a prolungarsi nel tempo, che contribuirono rapidamente a diffondere un'impressione di decadenza
profonda della curia romana.
2. Il << Libellus ad Leonem X >> e il concilio Lateranense V
Il “Libellus ad Leonem X” propose una restaurazione interna della chiesa come base della futura azione volta a unificare
il mondo sotto l'unica Chiesa cristiana . Il Libellus , anche quando mostrava di accogliere alcune istanze degli umanisti ,
le inseriva all'interno di una prospettiva di rafforzamento delle istituzioni ecclesiastiche. L'intervento suggerito dal
Libellus prevedeva : un intervento di riforma degli ordini religiosi , criticati anche dalla cultura umanistica per le loro
degenerazioni ; l'introduzione di robusti studi di teologia per il clero , fondati sulla Sacra Scrittura e la patristica, la
traduzione della Bibbia negli idiomi nazionali per consentirne un più largo accesso da parte della popolazione
alfabetizzata ; l'eliminazione degli aspetti magici dalla Liturgia . Inoltre si sollecitava un rimedio all'abitudine dei
vescovi di non risiedere nelle loro diocesi. Per raggiungere l'obiettivo della riunificazione della cristianità Querini e
Giustiniani proponevano anche la lotto contro la stregoneria e gli ebrei . Nel 1555 Paolo IV , con la bolla “Cum nimis
absurdum” decretò per gli ebrei la segregazione nei ghetti. Il Libellus intese contribuire ai lavori del concilio
Lateranense V (1512-1517) convocato da Giulio II soprattutto contro il conciliabolo di Pisa , voluto da Luigi XII in
reazione alla politica antifrancese del Papati. Nel 1516 il Lateranense V recepì il concordato tra il nuovo papa Leone X e
Francesco I , con il quale fu messo fine al contrasto con la Francia .
3. La Riforma : Lutero
L'agostiniano Lutero fece circolare 95 tesi per chiarire l'efficacia delle indulgenze , episodio che in seguito fu
considerato l'avvio della riforma . Se il discorso della confessione sacramentale comportava il perdono del penitente ,
non lo scioglieva però dalle pene temporali. In età tardorinascimentale il ricorso alle concessione di indulgenze fu
sempre più spesso vincolato , oltre che alle penitenze consuete , al versamento di una somma di denaro, cosicché la
pratica era diventata una delle forme di finanziamento della chiesa e in particolare del papato. Lutero sostenne che le
indulgenze non eliminavano le conseguenze del peccato e che soltanto il perdono gratuito di Dio poteva provvedervi. In
base a questa concezione , le opere buone degli uomini non erano la causa della salvezza , ma una manifestazione
concreta di ringraziamento spontaneo conseguente alla salvezza ricevuta da Dio . La riforma costituì un vasto e
articolato movimento di rinnovamento del cristianesimo e della Chiesa , diffusosi in larga parte dell'Europa. La riforma
accolse molti aspetti propri dell'epoca precedente , ma rivisitandoli profondamente . Tutte le confessioni riconducibili
alla riforma , come la natura della chiesa o la concezione dei sacramenti , condividono alcune affermazioni di base sotto
il profilo dottrinale .La salvezza compiuta da Dio in Gesù è unica e completa , perciò le chiese della riforma rifiutano il
culto dei santi , passando dalla loro invocazione come intercessori alla loro memoria ai fini dell'emulazione . Soltanto la
grazia divina opera la salvezza ; solo la fede in Dio permette la giustificazione dell'uomo. L'elemento chiave del
fenomeno della riforma fu il concetto di sacerdozio universale : una nozione che rendeva inutile l'intermediazione del
clero ai fini della salvezza e minava la dimensione gerarchica della chiesa. Solamente il 15 giugno 1529 Lutero fu
sollecitato da papa Medici a ritrarre alcune delle sue tesi sotto la minaccia della scomunica . Invece Lutero reagì
riproponendo all'attenzione della Chiesa il tema della partecipazione attiva dei laici cristiani alla vita della chiesa . In
alternativa le chiese riformate , introdussero un corpo di pastori dotato di poteri e prerogative limitate e attivarono forme
di ministero all'interno di un modello sinodale di Chiesa, che prevedeva il concorso delle diverse componenti alla sua

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gestione. Il protestantesimo permise il matrimonio dei pastori , ammetteva i soli sacramenti del battesimo e
dell'eucarestia , quanto all'organizzazione della cristianità Lutero aveva sostenuta che essa esigeva dei capi dotati solo di
funzione spirituale e non di poteri di giurisdizione. Per Lutero la vera chiesa era una comunione di tipo spirituale
composta dai cristiani autentici. Leone X reagì il 3 gennaio 1521 con l'emanazione della comunica . Il temporaneo
indugio di Carlo V consentì al principe di Sassonia di porre segretamente Lutero al riparo della propria protezione e in
seguito di sottrarlo alle misure deliberate della dieta di Worms, che lo aveva dichiarato eretico e bandito dall'impero. Nel
1524-1525 si compì anche la frattura tra Erasmo e Luteo , che contribuì ad alienare le simpatie di una parte degli
umanissti verso il riformatore tedesco. Erasmo aveva rimproverato Lutero di distruggere la responsabilità morale
individuale , Lutero replicò con il violento “De servo arbitrio” asserendo che la volontà dell'uomo non è libera , ma
soggetta a Dio o al peccato , e la salvezza viene solo da Dio.
4. Diffusione e consolidamento del luteranesimo
Nella seconda parte degli anni Venti la diffusione del luteranesimo trasse vantaggio dalla debolezza di Carlo V ,
impegnato in guerre contro la Francia e i turchi , e pressato dalle spinte autonomistiche dei principi e delle città libere
tedesche favorevoli a Lutero. Proprio alle proteste avanzate alla dieta di Spira del 1529 contro le misure oppressive
assunte verso i luterani si deve la genesi remota del termine protestante per definire i seguaci della riforma .Alla dieta
imperiale di Augusta del 1530 , furono esposte la “Confessio Augustana” presentata da Melantone e la ben più radicale
“Fidei Ratio” inviata da Zwingli. Le divisioni tra protestanti indussero Carlo V a far confutare da teologi cattolici la
Confessio Augustana e a concedere ai protestanti un anno di tempo per sottomettersi. Per reazione questi si unirono nella
lega di Smalcalda . La riapertura dello scontro con i turchi spinse Carlo V a concedere agli smalcalcidi la facoltà di
professare la loro fede sino a quando non fosse stato convocato il concilio da parte del papa. Nel coro degli anni trenta la
lega guadagnò alle proprie posizioni altre importanti aree della Germania . Perciò Carlo V tentò la via dell'aaccordo sul
piano religioso , momento chiave fu la dieta di Regensburg del 1541 , durante la quale si raggiunse un'intesa sulla
giustificazione , subito smentita da Roma e dai maggiori esponenti della riforma. Dopo l'apertra del concilio nel 1545
Carlo V attaccò la lega di Smalcalda , ma il netto successo militare non bastò per rimediare a un trentennio di
circolazione delle dottrine luterane. La successiva sconfitta patita nel 1552 contro i principi luterani , aprì le porte alla
pace di Augusta del 1555 durante la quale Carlo V dovette riconoscere la confessione luterana. Sebbene il luteranesimo
non si fosse ancora consolidato a livello dottrinale , la sua affermazione eccedeva ormai i confini dell'impero.
5. La corrente riformata : Bucero
L'ex domenicano Bucero giunse Strasburgo nel 1523 , quando la città viveva già da quasi un quinquennio i fermenti di
riforma. Bucero vi si inserì riconoscendo al potere civile il diritto di gestire la riforma della chiesa , per ricondurla alle
sue finalità essenzialmente spirituali . Le riforme si concretizzarono nella sostituzione del latino con il tedesco nella
celebrazione della messa ; nella soppressione dei conventi , con i cui beni fu avviato un sistema di pubblica assistenza ;
nell'introduzione dell'istruzione primaria obbligatoria ; in un rigido controllo della moralità da parte delle magistrature .
In occasione della dieta di Augusta Strasburgo presentò la Confessio Tetrapolitana che conteneva una dottrina
intermedia fra quelle luterana e zwingliana . Nel trattato sulla vera cura pastorale Bucero delineò una chiesa governata
collegialmente e dotata di quattro ministeri: dottori , pastori , diaconi e anziani.
6. La corrente riformata: Zwingli
Zwingli sacerdote legato ai circoli umanistici , inizialmente fu mosso da preoccupazioni etiche per il risanamento della
società e della Chiesa . Nei primi anni Venti, cominciò a operare per una riforma della chiesa zurighese , il modo di
procedere di Zwingli aprì la via all'assunzione della gestione della riforma da parte dell'autorità politica . In ogni caso le
autorità locali , provvidero all'abolizione della liturgia cattolica , all'introduzione di un culto fondato sulla Sacra Scrittura
letta in lingua corrente , alla soppressione dei conventi , alla costituzione della prima scuola teologica per pastori
riformati , al varo di un'organizzazione di assistenza pubblica laica che soppiantava le strutture caritative cattoliche,
all'affermazione dell'obbligo scolastico , a un rigido controllo della moralità de cittadini , Zwingli fu assertore
dell'unicità del regno di Dio . Su questa base si impegnò per il risanamento della res pubblica e combatté gli anabattisti .
Il cui rifiuto della vita pubblica spinse il consiglio cittadino di Zurigo a decretarne la morte nel 1526 , senza che il
riformatore vi si opponesse. Zwingli si scontrò con Lutero intorno alla presenza di Cristo nella Cena .
7. La corrente riformata : Calvino
La teologia di Calvino insisteva sull'assoluta sovranità di Dio e la totale subordinazione dell'uomo , che era liberamente
salvato in cristo a prescindere dalle opere . Ne deriva anche una predestinazione ai fini della salvezza e della dannazione
eterna , preordinate da Dio in modo tale che l'uomo non poteva sapere chi fosse destinato all'uno o all'alto esito. Su
queste affermazioni poggiava la concezione della chiesa : quella invisibile era formata dai predestinati alla salvezza
mentre quella visibile,comprendeva insieme i chiamati alla salvezza e i predestinati alla dannazione . Calvino desiderava
spingere le istituzioni civili a una stabile cooperazione con la chiesa , ma di fatto il Concistoro ginevrino negli anni
successivi fu al centro di gravi tensioni tra la componente laica e quella ecclesiastica.Nel secondo 500 per opera di
Calvino Ginevra diventò il riferimento ideale del protestantesimo riformato. Anche negli altri paesi europei in cui si
diffusero le dottrine riformate,i contrasti religiosi si intrecciarono con le tensioni politiche.

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8. Il rifiuto del modello costantiniano : la riforma radicale
La volontaria rinuncia agli strumenti del potere della società nella realizzazione del Christum sequi caratterizzò per
molti versi anche le esperienze della riforma radicale nel '500 . Fu il caso degli anabattisti che si opponevano nettamente
al mantenimento del nesso tra comunità religiosa e comunità civile caratteristico della cristianità nel medioevo,
adottavano un orientamento comunitaristico nella gestione dei beni , rifiutavano di assumere cariche civili, di utilizzare
le armi o di prestare giuramento. Ma proprio il rifiuto del modello costantiniano fu la causa principale dell'opposizione
violenta con la quale i movimenti radicali furono drasticamente combattuti dalle autorità ecclesiastiche e da quelle civili.
Le autorità ecclesiastiche delle varie confessioni si ritennero provocate dalla carica profetica e dal radicalismo cristiano
di quelle esperienze religiose e agirono spinte dalla preoccupazione di svellere ogni presenza ereticale . Il rifiuto di ogni
forma di sovversione dell'ordine costituito sollecitò anche il convinto , sanguinoso concorso del potere politico nella
repressione dei movimenti radicali.
9. La riforma della chiesa d'Inghilterra : l'anglicanesimo
La riforma della chiesa d'Inghilterra approdò a un compromesso fra aspetti mutuati dalle teologie riformate e tratti propri
del cattolicesimo. Elemento peculiare fu la sua stretta dipendenza dalla politica ecclesiastica dei monarchi succedutosi
sul trono . L'avvio della riforma (1531-1547) comportò soprattutto uno scisma tra la chiesa inglese e la chiesa romana.
Più dell'iniziativa del clero inglese fu quella del Parlamento , abilmente guidato da Thomas Cromwell , che spinse verso
la rottura dei rapporti con il papa. Nel giro di pochi anni Enrico VIII assunse il controllo del clero e la guida delle
istituzioni ecclesiastiche come capo supremo in terra della chiesa d'Inghilterra. Tuttavia Enrico VIII non intese
provvedere a modifiche dottrinali che sancissero una rottura con il cattolicesimo sul piano teologico . I Sei articoli del
1539 confermavano la volontà di ortodossia del monarca. La situazione cambiò durante il breve regno di Edoardo VI
che per la minore età dovette lasciare il governo a un consiglio di reggenza , guidato da fautori del protestantesimo .
Contemporaneamente Tomas Crammer , arcivescovo di Canterbury . Promosse un luteranesimo moderato in campo
religioso. L'anglicanesimo mantenne diversi aspetti della liturgia cattolica , ma sostituì al concetto di sacrificio rinnovato
a ogno celebrazione eucaristica quello di commemorazione di un evento che si era compiuto una volta per tutte con la
morte di Cristo sulla croce. Quindi nel 1543 Edoardo VI approvò i 42 articoli , nei quali si alternavano formulazioni
intonate al luteranesimo con altre di carattere riformato, La struttura istituzionale della chiesa d'Inghilterra mantenne
l'episcopato e rimase fondata sull'organizzazione parrocchiale . L'avvento di Maria I Stuart , sovrana dal 1553 al 1558
,comportò una quasi completa restaurazione del cattolicesimo e l'avvio di una violenta repressione dei protestanti. Infine
il lungo regno di Elisabetta I Tudor (1558-1603) favorì il definitivo assestamento della riforma grazie all'accorta azione
del ministro William Cecil . Nel 1571 furono approvati i 39 articoli che il parlamento dichiarò confessione di fede della
chiesa inglese. All'inizio del '600 per volontà del nuovo re Giacomo I , si provvide a una nuova traduzione della Bibbia
in Inglese che diventò il testo ufficiale della chiesa Anglicana.

Capitolo diciassettesimo
Lotta all'eresia,disciplinamento della società l'età delle confessioni

1. La reazione cattolica alla riforma . L'espansione missionaria


Con Paolo III (1534-1549) parve che le esigenze di riforma trovassero udienza ai vertici della stessa chiesa romana :
egli inserì nel proprio programma la convocazione del concilio e nei primo anni del suo pontificato promosse al
cardinalato alcuni assertori di un'ampia azione di riforma. Per volontà di Paolo III una parte di questi cardinali nel1536
elaborò , un “Consilium de emendamenda Ecclesia” , un articolato programma volto a rimuovere gli abusi che
caratterizzavano la chiesa . In questo clima di fervore si inserì la nascita di nuove congregazioni di religiosi e di chierici
dediti alla vita in comune; nel 1537 Paolo III riconobbe la piena dignità delle popolazioni dell'America e
conseguentemente la necessità di evangelizzarle . Si trattava di una prima presa di posizione a tutela dei nativi. In
seguito l'attività missionaria si allargò all'Asia e all'Estremo oriente soprattutto grazie ai gesuiti. La Compagnia di Gesù
ottenne l'approvazione papale nel 1540 , raggiunse dimensioni considerevoli e diventò un pilastro a servizio della
formazione religiosa della popolazione europea , e in particolare dei ceti dirigenti , e uno straordinario strumento per la
diffusione delle concezioni controriformistiche concorrendo alla conservazione dello status quo sociale e politico nei
paesi cattolici.
2. L'azione del Santo Ufficio
Con la creazione del santo ufficio Paolo III attribuì poteri eccezionali a un gruppo di cardinali , in una situazione di
emergenza dovuta al dilagare del protestantesimo nell'Europa cristiana , di fatto il santo ufficio fini per agire al di là
delle proprie prerogative istituzionali di tribunale delle coscienze , riuscendo via via a proporsi come strumento capace
di influire sui rapporti politici tra Roma e gli Stati. In particolare in Italia il papato fu in grado di operare come potere
centrale a livello politico . L'azione del santo ufficio concorse al rafforzamento dell'autorità papale nei confronti dei
principi. All'interno della chiesa essa , da un lato andò a scapito del ruolo dei vescovi , dall'altro lato favorì l'assunzione
di una progressiva autonomia da parte dell'inquisizione ai vertici delle istituzioni ecclesiastiche. Nel complesso il

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sistema inquisitoriale favorì lo sviluppo di un clima ossessivo di sospetto e perciò il ricorso alle delazioni e alle denunce
spontanee. In poco più di un decennio l'impegno fondamentale del santo ufficio attraverso i processi per eresia contro il
cardinale Morone e numerosi vescovi e la raccolta di un dossier sugli orientamenti dottrinali del cardinale Pole,
contribuì a orientare l'atteggiamento della chiesa cattolica nei confronti del luteranesimo e ad affermare ai suoi vertici un
personale selezionato sulla base della sua congruità alla retta dottrina così era interpretata dal santo ufficio.
3. Il concilio di Trento
Il concilio si aprì il 13 dicembre 1545 a Trento , i lavori si svolsero in tre fasi : dal 1545 al 1548 a Trento e poi Bologna ;
dal 1551 al 1552 durante il pontificato di Giulio III infine dal 1562 al 1563 sotto Pio Iv . Paolo III , nella bolla
d'indizione “Laetere Jerusalem” aveva fissato gli obiettivi del concilio nell'eliminazione della frattura dottrinale , la
riforma del popolo cristiano , il ristabilimento della pace tra i popoli dell'occidente , il recupero dei luoghi santi da tempo
caduti in mano musulmana. Gli obiettivi furono largamente mancati. L'opera di riforma promossa dal concilio risultò
caratterizzata dalla prospettiva della salvezza delle anime, e conseguentemente della cura pastorale, come criterio
fondamentale per la vita della chiesa. Tuttavia nella pratica l'affermazione di questa linea si scontrò con lo sviluppo
verticistico della chiesa facente perno sul papato. L'attività pastorale risultò gravemente limitata dalle interferenze
romane . Nel 1547 il concilio si espresse sul problema della giustificazione : i padri conciliari stabilirono che la virtù che
muoveva poi alle buone azioni era assegnata precedentemente da Cristo agli uomini per grazia , ma che il loro retto agire
doveva essere considerato utile al conseguimento della vita eterna. Il decreto segnò la sconfitta della corrente
riformatrice. Reagendo al principio luterano della sola Scrittura , il concilio stabilì che le fonti della rivelazione per i
cattolici erano due , la sacra Scrittura e la Tradizione . Dei sacramenti fu ribadita l'istituzione a opera di Cristo e la loro
dimensione di segni efficaci della grazia necessari alla salvezza e ne fu fissato definitivamente il numero in sette . Della
celebrazione eucaristica furono definiti il carattere teologico preminente di sacrificio e la dottrina della
transustanziazione. Circa la riforma della disciplina , il concilio previde l'istituzione dei seminari , per assicurare , una
migliore formazione religiosa , culturale e morale del futuro clero, ai fini di renderlo all'altezza di svolgere l'attività
pastorale . Ai vescovi si raccomandò la celebrazione triennale di sinodi diocesani per formulare le norme che avrebbero
dovuto regolare la vita delle diocesi , e si ingiunse lo svolgimento di analoghi sinodi provinciali , sotto la guida del
metropolita. Importanti furono le decisioni relative al matrimonio , definitivamente confermato dal concilio come uno
dei sacramenti , ma nello stesso tempo fu clericalizzato , poiché se richiese la celebrazione sulla soglia della chiesa e alla
presenza di un sacerdote . Le norme relative alla tenuta dei libri canonici e dei registri parrocchiali per la verifica
dell'assolvimento degli obblighi sacramentali contribuirono a creare una rete di controllo capillare dei comportamenti
della popolazione ; nel primo '500 non mancarono tuttavia fermenti di rinnovamento religioso , su questa situazione
incise l'intervento del concilio : con l'attribuzione ai vescovi del controllo disciplinare su tutti i monasteri femminili si
avviò un processo di uniformazione del regime monastico femminile e della normativa che ne regolava l'organizzazione.
Il concilio cercò di eliminare alcuni abusi frequenti nell'accesso alla vita religiosa e in particolare tentò di impedire l
monacazione forzata . Nel 1566 Pio VI riorganizzò la clausura , rendendola rigida e obbligatoria per tutte le religiose .
Tra il 1562 e il 1563 si svolse il tormentato di battito , sull'istituzione divina dei vescovi . L'accordo tra Pio IV ,
l'imperatore e il cardinale francese Carlo di Lorena , portò all'abbandono della linea riformatrice , la cui affermazione
avrebbe bloccato il sistema di funzionamento della curia , causato il ridimensionamento del potere papale e forse indotto
il ripristino delle dottrine sulla superiorità del concilio sul papa . Invece fu approvata una definizione che confermava la
superiorità dei vescovi sui sacerdoti senza però menzionare il fondamento divino. Alla fine del concilio i padri decisero
che tutti i decreti pubblicati fossero sottoposti all'approvazione papale . Era una chiara conferma di come in poco più di
un secolo il concilio avesse ceduto definitivamente il passo all'autorità papale. L'attività pastorale dell'episcopato risultò
gravemente limitata dalle interferenze romane. Ulteriori limiti allo sviluppo dell'azione di governo di vescovi derivarono
dal perdurare di abusi nella gestione delle rendite , che posero non pochi vescovi in notevoli difficoltà finanziarie. Dopo
la fase iniziale , il concilio stesso , finì per costituire uno strumento a sostegno del rafforzamento dell'assolutismo papale
, impegnato in una vasta azione antiereticale e nell'estensione del proprio controllo sulla società . Fu un processo di
centralizzazione che rese via via marginale l'impegno riformatore e rigorista di quei vescovi che nel corso del '500 si
erano impegnati nel ristabilimento della retta dottrina . Con il passare degli anni Roma riuscì a inserire saldamente i
vescovi all'interno del progetto controriformistico , attraverso un graduale ridimensionamento delle loro prerogative a
tutto vantaggio del papa e della curia .
4. L'applicazione del concilio : la controriforma
Oltre ad approvare i decreti il Papa si era visto riservare dal concilio la soluzione di alcuni problemi di prim'ordine: la
preparazione di un catechismo, la riforma dei libri liturgici , l'adozione di un nuovo Indice dei libri proibiti dopo quello
voluto da Paolo IV nel 1558 . Vi si aggiunse la decisione di preparare una “Professione di fede tridentina” , un
giuramento che doveva essere prestato per assumere un beneficio ecclesiastico , ma che fu richiesto anche agli
insegnanti , ai medici e a coloro che avevano pubblici uffici. Il testo che Pio IV emanò nel 1564 presentava una sintesi
delle dottrine approvate dal concilio e insieme vincolava alla sede romana e al papa , cui si prometteva obbedienza. Il
“Catechismo romano del concilio di Trento” , caratterizzò dall'impianto tomistico , e i nuovi libri liturgici concorser

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all'affermazione della dottrina cattolica post Tridentina . L'indice dei libri proibiti del 1564 attenuava il rigore censorio di
portata radicale che aveva caratterizzato il primo indice. L'avvio della Riforma suscitò un animato confronto testuale e
teologico intorno alla Bibbia , alla sua effettiva struttura , al suo corretto impiego . La lettura diretta della Bibbia
cancellava il ruolo di mediazione del clero tra il testo biblico e il popolo , e la distinzione fra chierici deputati al
monopolio della cultura e laici relegati a destinatari dell'istruzione . Inoltre l'approccio filologico al testo biblico
comportava la sottrazione all'autorità ecclesiastica. Il santo ufficio approfittò di questa situazione per estromettere i
vescovi dal ruolo di guide intellettuali e religiose delle rispettive popolazioni diocesane, sottraendo loro il diritto di
intervenire sulla circolaione locale dei volgarizzatori biblici. La fase di contrasto ai vertici della chiesa si chiuse nel
1596 con la pubblicazione dell'indice clementino , che proscrisse i volgarizzamenti biblici. La pubblicazione del testo
biblico latino della Vulgata in una versione quanto più possibile accurata , fu avviata sotto Sisto Ve giunse a conclusione
solamente durante il pontificato di Clemente VIII . LA riforma della curia romana realizzata da Sisto V (1588) favorì un
ulteriore accentramento del governo della chiesa cattolica nelle mani del Papa . Il collegio cardinalizio ne uscì
drasticamente ridimensionato nelle sue prerogative di governo , I cardinali furono ridotti al ruolo di potenti funzionari
,allo stretto servizio del pontefice , e di elettori del papa. Quindi Gregorio XIII completò la rete delle nunziature e ne
allargò le competenze al coordinamento locale dell'attuazione delle disposizioni tridentine .Inoltre avviò un sistematico
ricorso alle visite apostoliche per le diocesi della penisola italiana. Nel 1585 Sisto V stabilì l'obbligo per i vescovi di
visitare a intervalli regolari le tombe degli apostoli Pietro e Paolo di Roma.
5. Le conseguenze politico-religiose della Riforma
All'inizio del '500 il regno da tempo non si identificava più con l'impero a causa della nascita degli stati moderni. Solo il
papato continuava a proporsi come guida universale della cristianità . La Riforma mise fine a tale pretesa, nel XV secolo
le popolazioni dell'Europa sentivano di appartenere a un modo universalmente e integralmente cristiano. Era una realtà
che al proprio interno scontava come eccezione sempre meno tollerabili , da discriminare o sradicare con la forza e che
ai propri margini,tutt'altro che stabili e definiti , combatteva apertamente da tempo le significative infiltazioni e presenze
islamiche. La pace di Augusta stabilì un criterio di confessionalizzazione del territorio dell'Impero . Sebbene per i
riformati la confessionalizzazione dell'Europa centro-occidentale portò a maturazione il processo di formazione di
chiese nazionali. Inoltre la Riforma creò le condizioni perché gli stati moderni potessero esercitare quella pienezza di
poteri che in precedenza erano stati rivendicati dal romano pontefice a livello universale. Nel complesso la
confessionalizzazione della società europea e la progressiva sottrazione del potere politico al controllo ecclesiastico
comportarono il superamento della concezione medievale del “Corpus Christianum” come compenetrazione tra
comunità religiosa e comunità civile , e sconfissero definitivamente le pretese universalistiche del Papato.

Capitolo diciottesimo
Il << lungo '600>> delle chiese cristiane.

1. La cristianità in oriente all'inizio dell'età moderna


Nel '550 le chiese dell'oriente rimasero ai margini della riforma ; un vero momento chiave nella storia del cristinesimo
ortodosso era sta la caduta dell'impero bizantino del 1453 , in seguito il baricentro si spostò , in parte, verso il mondo
slavo orientale . Il crollo dell'impero bizantino era stato preceduto dalla tormentata unione fiorentina con la chiesa di
Roma , le chiese slave rifiutarono l'unione e per reazione iniziò un processo di allontanamentoo da Bisanzio che la
caduta della Nuova Roma nelle mani turche non fece che accellerare e rendere più drammatica. Nel 1459 un concilio
pose il metropolita di Kiev e di tutta la Rus' alle dipendenze del principe . Le chiese slave individuarono nei principi
ortodossi le figure in grado di continuare la decisiva opera di sostegno politico e culturale alle istituzioni ecclesiastiche .
Per Mosca questi movimenti si saldarono con la crescente affermazione polico-militare dei suoi principi. Nel 1625 la
decisione del potere politico di estendere la giurisdizione patriarcale su tutti i beni delle istituzioni ecclesiastiche
dipendenti dalla sede moscovita manifestò concretamente lo straordinario sostegno delle autorità zariste al vertice della
chiesa russa . L'emergere di un contrasto tra il patriarca Nikon e lo zar Alessio I nel 1658 degenerò in un aspro conflitto
che si concluse nel 1666 , con la deposizione del patriarca a opera di un concilio ecclesiastico convocato appositamente
da Alessio I . La decisione segnò la sottomissione della chiesa moscovita allo zar dando corpo a un processo che si
sarebbe completato con l'abolizione del patriarcato decisa da Pietro I nel 1721. Mentre la Russia assurgeva a soggetto
politico di riferimento per l'ortodossia slava, le chiese e la cristianità postbizantina continuarono a guardare a
Costantinopoli , agevolate anche dalle modalità di organizzazione delle popolazioni non islamiche adottate dalla Porta.
2. L'affermazione e l'esaurimento della Controriforma
La controriforma trovò la sua principale elaborazione ideologica nella teologia politica del gesuita Roberto Bellarmino .
Inizialmente l'opera sotto Sisto V, rischiò la messa all'indice a causa della sua teoria della potestà indiretta del papa sul
potere temporale : un potere superiore , di cui si riconosceva l'infallibilità nel dirimere le controversie in materia di fede,
in realtà con quella proposta teorica Bellormino prendeva atto lucidamente del processo in corso nella formazione degli
stati moderni e della situazione creatasi dopo la Riforma, quando il sostegno alla causa della chiesa romana da parte

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degli stati cattolici era stato ottenuto dal Papato attraverso contrattazioni che avevano dovuto riconoscere al potere
politico varie competenze nella sfera della giurisdizione ecclesiastica . Durante la Controriforma , anche la politica delle
canonizzazioni sia stata condizionata dall'esigenza di affermare il potere papale. La controriforma ottenne l'applicazione
più pervasiva nella penisola italiana , attraverso un controllo minuzioso della vita individuale frutto dell'opera
convergente di padri spirituali confessori , parroci , inquisitori . Quando poi erano toccati i capisaldi della chiesa della
controriforma , in particolare il nesso autorità obbedienza centrato sulla figura del papa , il Santo Ufficio fu solerte nel
reprimere con energia ogni dissenso e deviazione. Nel seicento l'attenzione dell'inquisizione si spostò dalle eresie alle
manifestazioni di devianza. L'articolato disciplinamento della società nei paesi cattolici , fu caratterizzato anche dallo
sviluppo della pietà barocca accentuato e a tratti duro contenuto penitenziale. Notevole fu l'incremento della devozione
eucaristica promossa e regolata da papi e vescovi . Solo con l'avanzare del secolo cominciò una ripresa di forme
devozionali più dolci e sentimentali. Così in pieno XVII secolo emersero il culto del Sacro Cuore di Gesù , la devozione
di Gesù bambino , a Maria bambina, all'Angelo custode , e si sviluppò un ricco filone di devozione mariana articolato in
varie forme. Contemporaneamente la Santa Sede attuò un controllo più stretto della sanità , sottoposta via via a regole e
procedure tese a evitare ogni forma di superstizione e di culto abusivo da parte delle popolazione prima che si fosse
pronunciata l'autorità romana. Le esperienze religiose eccezionale di donne claustrate profetesse e visionarie non erano
cessate , ma nel contesto della controriforma le espressione mistiche furono sottoposte al rigido controllo dei direttori
spirituali e dei confessori. E per coloro che non riuscirono ad accedere a un monastero per mancanza di dote o altre
ragioni , la dedizione alla vita religiosa poteva facilmente sconfinare nell'accusa di finzione di santità . Anche
l'organizzazione dei luoghi di culto subì trasformazioni che rivelavano il lato misogeno dei nuovi orientamenti cattolici ,
poiché nelle chiese si introdusse nel tempo l'uso di riservare uno spazio distinto per le donne. L'ottica controriformistica
incise a fondo sulla definizione dei rapporti del papato con gli stati. La conclusione delle guerre di religione in Francia ,
con l'abiura del protestantesimo di Enrico di Borbone e l'emanazione dell'editto di Nantes (1598) aveva restituito al
Papato un ruolo di primaria importanza sul piano internazionale tra Francia e Spagna. In particolare Gregorio XV (1621-
1623) intraprese un impegnativo disegno politico di ricattolicizzazione dell'Impero. Affinché quella corona rimanesse
appannaggio di principi cattolici sostenne gli Asburgo d'Austria . Inoltre concorse al finanziamento della guerra
soprattutto attingendo ai fondi della camera apostolica . Nel 1621 Gregorio XV riformò le regole che presiedevano allo
svolgimento del conclave . Nel 1622 istituì la congregazione De Propaganda fide a sostegno delle missioni cattoliche
d'oltremare e della restaurazione cattolica dei paesi protestanti. Durante il pontificato di Urbano VII Roma assunse un
ruolo decisivo nel controllo dell'iconografia cristiana . Tuttavia la decisione della cattolica Francia di schierarsi a fianco
degli Stati protestanti contro l'imperatore di Spagna nel 1635 segnò emblematicamente il processo di distacco della
politica di religione . E la pace di Westfalia del 1648 pose fine alle grandi guerre di religione e comportò il fallimento
del progetto di restaurazione controriformistica dell'Europa.
3. Controversie teologiche , correnti mistiche
Nel corso del'600 all'interno del cattolicesimo si svilupparono nuove controversie teologiche centrate tra la grazia e la
libertà dell'uomo. Le dottrine e i movimenti che ne furono oggetti concorsero di fatto a fornire una definizione dell'uomo
moderno. La più importante discussione sorse intorno all'Augustinus (1640) opera postuma del vescovo Giansenio , egli
ne aveva tratto una concezione radicalmente pessimistica dell'uomo , che , senza la grazia divina , a suo avviso era
incapace di compiere il bene. La predestinazione gratuita alla salvezza concessa da Dio all'uomo chiedeva però a
quest'ultimo un assoluto impegno ascetico. In un primo '600 dominato dalle guerre e dallo scontro fra l confessioni
religiose , la visione cupa dell'umanità segnata dal male presente in Giansenio ben si accordò con la sensibilità di una
parte dei contemporanei , dando vita a un'articolata corrente , che fin dall'inizio ebbe anche un chiaro connotato politico.
Il vivace dibattito teologico sulle tesi di Giansenio giunse a un salto di qualità , dopo una prima riprovazione da parte di
Urbano VIII con la condanna per eresia di cinque proposizioni estrapolate dalla sua opera , formulata da Innocenzo X
nel 1653 : l'intervento romano di fatto colpì anche gli orientamenti gallicani dei giansenisti. Questi lo rifiutarono non nel
merito dei suoi contenuti dottrinali , ma sotto il profilo della rispondenza tra le affermazioni condannate e il vero
pensiero di giansenio. Alcuni ambienti cattolici sentivano l'esigenza di reagire al modello introdotto dalla casistica
gesuita , la riflessione morale condotta dai gesuiti , si era articolata in modo da rendere possibile una pluralità di opinioni
e comportamenti di fronte ai diversi problemi , purché ne fosse ammessa la probabilità a prescindere dal fatto che si
trattasse dell'opzione più corrispondente alla verità . Questa proposta , fu accusata di rilassatezza morale e aspramente
combattuta dai giansenisti . Peraltro l'affermazione del probilismo comportò una contrazione della soggettività non solo
del penitente bensì anche del confessore . L'impiego della confessione da parte dei gesuiti si situava all'interno di un
processo di individualizzazione della pratica sacramentale , svincolata dai ritmi dell'anno liturgico , fino ad approdare a
un ricorso quotidiano alla comunione eucaristica . La confessione sacramentale , resa frequente era utilizzata come
strumento per controllare la popolazione e perseguire gli eretici e i criminali. La mistica si sviluppò rigogliosa anche nel
corso del '600 , alle correnti mistiche è riconducibile il quietismo un articolato movimento diffusosi dalla seconda metà
del XVII secolo sulla base della dottrina elaborata dallo spagnolo Miguel de Molinos , questi aveva proposto un nuovo
metodo di contemplazione , fondato sull'orazione mentale, volto a favorire un'intima relazione personale e un contatto

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diretto con Dio . Nel combattere il quietismo come portatore di tesi ereticali , i vertici ecclesiastici ne elaborarono una
raffigurazione ideologica caratterizzata soprattutto da una spiritualità centrata sul perfetto riposo passivo dell'anima
davanti a Dio. Il quietismo fu combattuto soprattutto in quanto proponeva un'esperienza religiosa autonoma , che
induceva i credenti a sottrarsi al controllo e al disciplinamento esercitato da confessori , direttori spirituali , tribunali
dell'inquisizione . Nel 1687 Innocenzo XI incalzato dagli ambienti curiali ostili ai suoi programmi di riforma e fautori di
un orientamento antimistico e pressato da Luigi XIV , con la bolla “Pastore celeste” ne fece condannare numerose
proposizioni , fu costretto ad abiurare e fu condannato al carcere a vita.
4. La prospettiva riformatrice dalla svolta di Innocenzo XI al suo esaurimento sotto Benedetto XIV
Dalla seconda metà del '600 , per circa un secolo, si ebbe una ripresa dell'impegno riformatore all'interno della chiesa .
NE fu caratterizzata in modo particolare la prima metà del pontificato di Innocenzo XI . L'opera riformatrice del papa si
inseriva in un contesto nel quale , si era aggiunta nella seconda metà del secolo una crisi della coscienza europea ,
mentre la Francia di Luigi XIV procedeva a una politica militare aggressiva e una ridefinizione unilaterale in chiave
giurisdizionale dei rapporti con la chiesa di Roma e la cristianità era alle prese con la nuova avanzata turca . Le riforme
del papa miravano a rilanciare un papato moralizzato come guida della cristianità e garante della pace universale per
bilanciare la debolezza della sede apostolica in campo internazionale. Innocenzo XI impresse una svolta pastorale al
papato : avviò una selezione più rigorosa dei vescovi e cercò di imprimere al clero secolare una spiritualità più austera e
una maggiore formazione culturale. Inoltre il papa ridimensionò il santo ufficio e predispose interventi correttivi del
nepotismo , anche se la sua abolizione si ebbe solo dopo il breve pontificato di Alessandro VIII (1689-
1691).L'intervento con il quale Innocenzo XII nel 1692 pose fine a una prassi sospetta di deviazioni simoniache , ebbe lo
scopo di rilanciare il prestigio internazionale del papato. Il passaggio dal '600 al '700 comportò una ridefinizione degli
equilibri politici in Europa . Innocenzo XII (1691-1700) vi si inserì abbandonando la politica filospagnola e
filoimperiale dei suoi predecessori e attuando un riavvicinamento alla Francia . Sul piano interno Innocenzo XII si
mosse in continuità con l'impegno riformatore , una linea ripresa più tardi da Benedetto XIII (1724-1730) , il cui sinodo
romano del 1725 attribuì alle strutture e alla normativa canonica un ruolo di supporto all'azione per la salvezza delle
anime. Tra questi due pontificati si colloca il lungo regno di Clemente XI (1700-1721) , caratterizzato da fallimenti
politico-militari e dal duro intervento alla nuova esplosione della questione giansenista. Solo nel 1730 si ebbe la
sconfitta di quelle dell'episcopato e della chiesa di Francia che si erano schierate contro la “Unigenitas” che tuttavia non
segnò la scomparsa del giansenismo , ma anzi ne favorì la diffusione a livello popolare. Inoltre nel primo '700 le chiese
dovettero cominciare a misurarsi con le istanze razionalistiche delle correnti illuministiche . Benedetto Xiv (1740-1758)
oltre a introdurre un relativo alleggerimento della pratica inquisitoriale , permise un certo pluralismo teologico.
Promotore degli studi e fautore della riammissione delle edizioni della Bibbia nelle lingue moderne , inizialmente
Benedetto Xiv tentò di giungere a una riconciliazione con la chiesa giansenista scismatica di Utrecht . Invece la seconda
parte del pontificato fu segnata dalla manifestazione i un irrigidimento dottrinale , di cui furono passi salienti , il nuovo
divieto per i cattolici di appartenere alla massoneria e la messa all'indice dello “ Spirito delle leggi” di Montesquieu ,
seguita dall'analoga condanna delle principali opere degli illuministi. Inoltre Benedetto XIV emanò norme tese a limitare
la possibilità di adattare la dottrina e i riti liturgici alle culture delle popolazioni indigene delle aree teatro
dell'evangelizzazione dei missionari cattolici. In campo politico alternò la intransigente difesa di principio dei diritti
della Santa Sede e dei privilegi ecclesiastici con il frequente ricorso allo strumento del concordato per dirimere i
contrasti con gli Stati. In sintesi il drastico ripiegamento della seconda parte del pontificato benedettino mise fine al
ciclo riformatore avviato nella seconda metà del '600.
5. La riforma della riforma , i movimenti di risveglio
Nel corso del XVIII secolo si svilupparono movimenti tesi a riportare al centro del protestantesimo l'ispirazione e
l'esperienza religiosa dei grandi riformatori del '500. A partire dall'ultimo terzo del '600 queste istanze furono raccolte
nel pietismo , il cui movimento , inizialmente caratterizzato da una rigenerazione morale , dal ritorno alla lettura diretta
della Bibbia come nella Riforma e a una religiosità interiore , nel '700 trovò il suo stabile territorio di radicamento nella
Prussia di Federico Guglielmo I ,nella quale si operò una saldatura tra il paternalismo autoritario del monarca e il
rigorismo morale dei pietisti, per poi allargarsi e radicarsi maggiormente nella chiesa luterana. Verso la metà del '700 la
chiesa anglicana denotava una sostanziale incapacità di offrire risposte efficaci ai problemi materiali morali e religiosi
che affliggevano i nuovi ceti operai sviluppatisi nell'ambito della prima industrializzazione , Un'efficace proposta venne
invee da un nuovo movimento risvegliato il metodismo, che intraprese da un lato un'intensa opera di predicazione
itinerante del Vangelo presso gli strati più umili della popolazione inglese e delle colonie americane , dall'altro lato una
sistematica azione formativa . Alla fine del secolo il movimento metodista si strutturò in una nuova chiesa , che assunse
come base dottrinale un testo di 25 articoli sviluppato dai 39 articoli di religione che erano posti a fondamento
dell'anglicanesimo . Proprio l'accoglimento da parte della chiesa episcopale di Scozia dei 39 articoli portò più tardi nel
1811 alla formazione della <<Comunione anglicana>> sotto la presidenza dell'arcivescovo di Canterbury.

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Capitolo diciannovesimo
Le chiese e la modernità

1. I primi processi di secolarizzazione


I processi di secolarizzazione iniziarono ad allargarsi dal mondo della cultura , alla sfera dei comportamenti individuali .
Di Fatto il progressivo superamento della confessionalizzazione e l'affermarsi dei primi articolati processi di
secolarizzazione misero in discussione aspetti importanti delle società di antico regime e contribuirono al loro
superamento , che però si compì soltanto con la rivoluzione Francese, che segnò l'affermazione di quel modello di
società moderna che era in gestazione e che si era diffuso nei secoli dal XVI e al XVIII . La chiesa cattolica reagì
secondo una linea di rigida chiusura ai cambiamenti in corso . Invece le chiese protestanti alternarono alle critiche di
alcuni aspetti della modernità i tentativi di rielaborare il messaggio evangelico e la prassi cristiana a partire dalle nuove
istanze. Sul piano istituzionale si deve cogliere la prosecuzione del lungo movimento di accentramento dei poteri
dell'ufficio papale , nell'ambito delle diocesi si assiste a un processo di relativo rafforzamento dei vescovi , alla dinamica
di accentramento intorno all'ufficio papale si affiancò la progressiva riduzione delle molte peculiarità locali del
cattolicesimo a un modello meno articolato e maggiormente rispondente agli insegnamenti emanati da Roma ,
imperniato localmente sulla figura del vescovo . MA vi concorse anche l'importante stagione del riformismo illuminato
settecentesco, la riforma e la riduzione degli spazi per i regolari aprì contemporaneamente il problema della cultura
scientifica nell'ambito di un cattolicesimo che , ancor alla fine della società di antico regime , in alcuni centri monastici e
conventuali aveva i propri maggiori produttori di erudizione e riflessione teologica , e che soltanto nel corso del XIX
secolo avrebbe cominciato a ovviare alla lacuna creatasi nel secondo settecento.
2. Il confronto con le correnti illuministiche
A rinforzare i provvedimenti contro i gesuiti e a farne un bersaglio privilegiato del movimento antiromano e antipapale
fu la considerazione sempre più frequente che essi costituissero uno degli elementi fondamentali di quella società che i
sovrani illuminati intendevano superare con decisione .Clemente XIV , con il breve “Dominus ac Redemptor” del 1773
decretò lo scioglimento dell'intera compagnia di Gesù, l'abolizione dell'ordine gesuitico attirò sul papa le accuse più
violente degli ambienti zelanti, mentre gli ex gesuiti alimentarono un movimento di reazione alle politiche
giurisdizionalistiche degli stati , al riformismo religioso , alle istanze tardo gianseniste, esse auspicavano che la riforma
della chiesa fosse intrapresa con il sostegno dei principi illuminati. Pio VI con la bolla “Auctorem fidei” del 1794
condannò definitivamente il giansenismo in uno scenario ormai notevolmente mutato , anche per le chiese della
rivoluzione francese. Il settecento fu un secolo caratterizzato dall'alternanza tra misure represive e tolleranza nei
confronti delle minoranze protestanti dei paesi europei a maggioranza cattolica . Inoltre il settecento segno la svolta
nell'atteggiamento della chiesa cattolica verso gli ebrei , dopo che la canonistica li aveva sostanzialmente assimilati agli
eretici, dall'accusa di omicidio rituale , alle pratiche per ottenere la conversione a forza degli ebrei al cattolicesimo,
l'inquisizione romana , abbandonò il precedente atteggiamento di relativa garanzia e assunse una linea di netta
intolleranza . Nel corso del settecento l'obiettivo di convertire gli ebrei a ogni costo e con ogni mezzo sembra essersi
imposto sulle pratiche persecutorie fine a se stesse ,temporaneamente ridimensionate in modo significativo soltanto
durante il pontificato di Clemente XIV . Ma già nel 1775 Pio VI riportò gli ebrei dello Stato pontificio a una condizione
più dura di quella vigente prima dei provvedimenti di Clemente XIV.
3. Il cristianesimo d'oriente sotto il controllo dello stato : i cristiani dell'impero ottomano , la chiesa russa
Per quanto riguarda il cristianesimo ortodosso , due furono i grandi processi che segnarono il periodo che va dalla fine
del '600 alla conclusione dell'età napoleonica . Le chiese interne all'impero ottomano continuarono a ruotare attorno alla
sede del Patriarcato di Costantinopoli. Invece la chiesa russa subì un processo di profonda riforma imposta dall'alto
attraverso l'intervento delle autorità zariste , che ne causò un definitivo asservimento al controllo dello stato e generò
per reazione nuove dissidenze e lacerazioni che si aggiunsero al movimento scismatico dei <<vecchio-credenti>>. In
Russia il lungo regno di Pietro I fu caratterizzato da un esercizio del potere forte e pragmatico , orientato a modernizzare
la Russia sul modello di quanto stava accadendo nei più sviluppati paesi europei. Di qui l'imposizione di un nuovo
modello di comportamento etico per i russi. Provvedimenti che rompevano clamorosamente con la secolare tradizione
russa , La volontà di affermare la dimensione assoluta e unitaria del potere zarista mosse Pietro ad abolire il Patriarcato
di Mosca. Nel 1721 fu istituita la Santa Sinodo Governante , collegio di ecclesiastici di nomina zarista , deputato al
governo della chiesa in Russia e assoggettato al controllo di un procuratore laico. Dunque nei primi del '700 l'ortodossia
russa fu sottoposta a cambiamenti profondi che rispondevano agli orientamenti dello zar e di Prokopovic , fortemente
influenzati dal protestantesimo. Con la zarinaa Caterina II (1762-1796) il processo di assimilazione dell'episcopato russo
a un corpo di funzionari dell'impero fu ulteriormente accentuato , nonostante i tentativi di alcuni prelati di ottenere la
trasformazione della Santa Sinodo Governante in un concilio episcopale indipendente .

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4. Le chiese e la rivoluzione francese
Alla vigilia della rivoluzione la chiesa gallicana di Francia godeva ancora di notevoli prerogative , tra le quali
spiccavano l'esenzione dall'obbligo del pagamento delle imposte sulle entrate derivanti dalla riscossione delle decime e
dai diritti percepiti per lo svolgimento di atti di culto ; il diritto per i membri del clero ad essere giudicati nel foro
ecclesiastico anche per reati comuni. Tuttavia le condizioni del clero secolare e regolare riflettevano le consuete
articolazioni delle società di antico regime. Tale situazione spiega come mai nel giugno del 1789 lo stato del clero si sia
schierato a maggioranza a favore del Terzo stato che si era costituito in assemblea nazionale costituente . La politica dei
rivoluzionari non fu segnata da una pregiudizievole ostilità verso il cattolicesimo . Il rifiuto di confermare il
cattolicesimo come religione dello stato; al contrario gli abati democratici , se accettavano la fine del regime monarchico
confessionale , aspiravano in ogni caso ad assicurare alla chiesa il compito di definire le norme etiche del consorzio
civile . In effetti alla fine del '700 , sotto lo choc causato dalla rivoluzione , era iniziata un'importante rielaborazione del
concetto di cristianità . Accanto al più consueto significato di carattere prevalentemente geopolitico teso a rappresentare
la repubblica cristiana , ne assunse con il passare del tempo anche uno più immediatamente legato al problematico
rapporto tra la chiesa cattolica e la modernità . Ideologia di cristianità nella sua nuova accezione,la cui ricezione, costituì
un significativo strumento politico-culturale dell'opposizione cattolica al moderno , riproposto dal magistero. Esso si
fondò sul mito della cristianità medievale come esemplare realizzazione di una civiltà conforme ai principi della dottrina
cattolica e sulla cosiddetta genealogia degli errori moderni. Nella prospettiva di cristianità , soltanto il ritorno degli stati
all'obbedienza nei confronti del magistero cattolico avrebbe consentito la ricostruzione di una società cristiana.
L'atteggiamento della chiesa di Francia verso la rivoluzione si determinò soprattutto nel corso del 1790 , dopo
l'introduzione del divieto d professare i voti religiosi e il successivo varo della Costituzione civile del clero .
Quest'ultima ridisegnava le circoscrizioni ecclesiastiche metropolitiche , diocesane e parrocchiali sulla base di quelle
amministrative , razionalizzava l'organizzazione delle diocesi e introduceva elementi democratizzanti nella selezione del
personale ecclesiastico. In effetti la rivoluzione francese aveva portato rapidamente alla concessione della libertà
religiosa , dapprima in Francia poi negli altri paesi caduti sotto il controllo francese , cosicché gli evangelici erano potuti
emergere dalle condizioni di tolleranza o di discriminazione civile e religiosa , erano ancora relegati dalle normative
vigenti negli stati di confessione cattolica. La teologia protestante non ebbe difficoltà ad affermare la matrice cristiana
dei grandi principi rivoluzionari , ma anche i pastori riformati di Francia durante la fase del Terrore finirono per subire
una durissima persecuzione fisica.
5. Il cesaropapismo napoleonico
Nonostante la relativa attenuazione delle misure repressive dopo la metà del decennio , una significativa ripresa della
chiesa cattolica in Francia si verificò soltanto dopo l'avvio , nel 1799 , del consolato di Napoleone Bonaparte , che si
appoggiò strumentalmente alla istituzioni ecclesiastiche per ragioni politiche. Così si poté giungere alla ratifica di un
concordato con la Francia , il 15 luglio 1801, seguito due anni più tardi da quello con la napoleonica Repubblica italiana.
L'unilaterale proclamazione da parte dllo Stato di alcune norme , disegnò un regime di streto controllo governativo sulla
chiesa cattolica , dando corpo a una politica ecclesiastica sempre più caratterizzata da un orientamento cesaropapista
( termine con il quale si indica un modello di rapporto tra potere politico e potere spirituale nel quale il primo assume il
controllo del secondo , intervenendo sugli aspetti religiosi e teologici) . Nel complesso il concordato napoleonico
consentì di risolvere la divisione tra chiesa costituzionale e chiesa refrattaria e comportò anche la fine dell'esperienza
gallicana a tutto vantaggio delle posizioni ultramontane. Negli anni successivi , le tensioni e i contrasti tra Pio VII e
Napoleone crebbero , fino a degenerare in un duplice conflitto di natura politica e religiosa che fece saltare gli accordi
concordatari . Sul piano relgioso , i contrasti si svilupparono su versanti diversi : Napoleone cercò di associare al culto
cattolico quello per la propria persona. Inoltre fu introdotta la festa liturgica dell'inesistente San Napoleone. Sul piano
politico , lo scontro si ebbe a causa dei disegni espansionistici di Napoleone : quando Pio VII si rifiutò di alleari con la
Francia contro l'Inghilterra , Napoleone fece occupare Roma (1808) e poi annettere gli stati pontifici all'impero . Quindi
reagì all'emanazione della scomunica papale facendo imprigionare Pio VII . La sconfitta di Napoleone a Lipsia ,
nell'ottobre del 1813 , mutò l'atteggiamento dell'imperatore anche verso il papa: con il consenso dell'imperatore , Pio VII
poté fare rientro in modo trionfale a Roma .

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Capitolo ventesimo
Le chiese durante la Restaurazione. Liberalismo e socialismo (1814-1914)
1. Le chiese durante la Restaurazione
Nella prima metà dell'800 le confessioni cristiane , contribuirono allo sviluppo dell'identità nazionale di diversi popoli
europei . Fu un complesso processo caratterizzato prevalentemente dalla convergenza con ideologie e forze politiche
conservatrici, ma che non escluse talvolta anche esiti aperti alle istanze liberali . L'avvio della restaurazione ,fu
rapidamente seguito dalla ricostituzione della Compagnia di Gesù a opera del papa, la riapertura del ghetto di Roma e la
reintroduzione della discriminazione civile degli ebrei , l'adeguamento della legislazione civile a quella canonica e la
clericizzazione dell'amministrazione pubblica. Il segretario di stato Consalvi attuò una politica di accordi con gli stati
che garantirono ala chiesa limitati ma concreti spazi di azione e di potere nella società . Con la condanna da parte di Pio
VII della carboneria come promotrice dell'indifferentismo religioso. Il magistero avviava , un lungo e aspro confronto
con la massoneria. Alla morte di Pio VII il cattolicesimo risultava ancora diviso sugli orientamenti da assumere . Il
nuovo papa Leone XII (1823-1829) denunciò che l'origine dei mali dell'epoca , era l'ostinato disprezzo dell'autorità della
chiesa romana e combatté con la forza la presenza dei carbonari all'interno dello stato. Tutt'altro fu l'indirizzo del suo
successore Gregorio XVI (1831-1846) : netta fu la sua opposizione alle libertà morali moderne. Nell'enciclica “Mirari
vos” condannò la libertà di stampa e di pensiero . L'autodeterminazione dell'uomo nell'organizzazione della società era
interpretato come un radicale attacco alla religione e alla chiesa cattolica cui occorreva rispondere riproponendo il
modello della società cristiana medievale di impianto ierocratico.
2. Pio IX : il cattolicesimo intransigente come risposta alla modernità
Dopo l'ascesa al pontificato Pio IX assunse alcuni provvedimento di politica interna , tra cui l'amnistia per i condannati
politici , la creazione dei ministri nello stato politico aperto anche a laici cattolici, l'introduzione di una limitata libertà di
stampa ; essi furono letti come la disponibilità del nuovo papa a superare l'orientamento antimoderno e liberale del suo
predecessore . Le aperture e i ripensamenti che segnarono i primi anni del pontificato di Pio IX testimoniano come fino
a quel momento la posizione assunta da Roma nei confronti del Risorgimento apparisse e di fatto fosse non ancora
definitivamente determinata. All'interno della chiesa le oscillazioni di Pio IX diedero involontariamente spazio a tutte
quelle posizioni che pure non costituendo una reale alternativa al modello di rapporti tra la chiesa , gli Stati e la società
civile che era stato elaborato dall'intransigentismo cattolico, se ne distaccavano chiaramente per i metodi d'attuazione ,
la lettura della modernità , i presupposti di riforma interna della chiesa che venivano avanzati come pregiudizievoli alla
ripresa del suo ruolo di guida morale , civile e indirettamente politica della società. Le rivoluzioni del 1848 e soprattutto
l'instaurazione della Repubblica romana nel febbraio del 1849 e la sua politica ecclesiastica causarono uno choc nei
vertici della chiesa cattolica , che portò alla definitiva adozione della linea intransigente da parte del pontificato. Con
l'enciclica “Nostis et nobiscum” il papa condannò il socialismo e il comunismo e li inserì in quella genealogia degli
errori moderni che nell'ottica intransigente costituiva l'asse portante della lettura della storia da Lutero al presente. Con
la proclamazione del dogma dell'Immacolata concezione di Maria (1854) Pio IX intese contestare radicalmente la
possibilità di organizzare la società civile prescindendo dal riferimento ai principi cattolici , pubblicando l'enciclica
“Quanta cura” , Pio IX formulò una condanna complessiva della modernità. Nello stesso tempo il papa promosse il
rilancio dei concili provinciali e delle sinodi diocesane. Pio IX fece ricorso per sollecitare i vescovi a una più efficace
difesa dei diritti della chiesa cattolica nella situazione di particolare difficoltà in cui essa si trovava . L'adozione di un
regime costituzionale da parte di un numero crescente di paesi dell'Europa indusse la chiesa cattolica a permettere e a
incoraggiare lo sviluppo di organizzazioni del laicato cattolico e di partiti confessionali programmaticamente destinati a
tutelare gli interessi della chiesa e a promuovere i principi del cattolicesimo all'interno degli organismi parlamentari . In
questo modo il laicato cattolico emergeva nel corso dell'ottocento come strumento per la ricostruzione di una società
cristiana e di opposizione al liberalismo e al socialismo.
3. Il concilio Vaticano I . La fine del potere temporale
Dal1860 , lo Stato della chiesa si era ridotto all'attuale Lazio meno la provincia di Rieti. Pio IX sollecitò la
convocazione di un concilio che proclamasse solennemente l'infallibilità papale. Il concilio Vaticano I , apertosi nel 1869
, il 18 luglio 1879 proclamò come verità di fede per la chiesa cattolica il primato di giurisdizione del papa su tutta la
chiesa e la sua infallibilità nell'ambito dell'insegnamento dottrinale e morale. Il rifiuto di aderire al nuovo dogma causò
uno scisma che interessò soprattutto una minoranza di cattolici tedeschi , svizzero e austriaci e portò allo sviluppo della
chiesa dei vecchi cattolici. Nel frattempo lo scoppio della guerra franco-prussiana costrinse la Francia a ritirar le truppe
dallo stato pontificio. L'Italia ne approfittò per cercare per via diplomatica un'intesa con Roma che permettesse di
completare simbolicamente l'unificazione politica della penisola. Di fronte al rifiuto di Pio IX , il 20 settembre 1870 le
truppe italiane invasero Roma e misero fine al potere temporale del papa. Pio IX si dichiarò prigioniero dell'Italia e si
isolò nei palazzi apostolici, mentre il Regno , si impegnava a tutelare l'esercizio del ministero spiritual del papa e
regolava i rapporti della chiesa con lo stato. A sua volta la Penitenzieria apostolica dichiarò inopportuno che i cattolici
partecipassero alle elezioni politiche indette nel Regno. A questa reazione dei vertici ecclesiastici si contrappose la
politica laicizzatrice dell'Italia. Tale politica culminò nella legislazione eversiva che portò alla soppressione degli ordini

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religiosi regolari, delle corporazioni religiose, di gran parte delle confraternite laicali e all'incameramento del loro
patrimonio immobiliare da parte del demanio e poi nell'abolizione delle facoltà di teologia delle università italiane .
4. Leone XIII : modernizzazione della chiesa e lotta alla modernità , la via cattolica alla questione sociale
Leone XIII (1878-1903) adottò un'articolata linea di governo che mirava a combattere la civiltà moderna con i suoi
stessi strumenti. Al fine di ricostruire una società cristiana. Con l'enciclica “Aeterni Patris” il papa mise fine al
pluralismo teologico-filosofico che ancora caratterizzava , gli ambienti accademici e le istituzioni scolastiche cattoliche
e impose la restaurazione del tomismo. Quindi nel contesto di un amplissimo insegnamento ufficiale , trovò spazio la
tolleranza delle moderne libertà civili e politiche , purchè impegnate in vista del ristabilimento di una società cristiana di
impianto ierocratico. Netto rimase il rifiuto di accogliere le prospettive indicate dai gruppi riconducibili all'articolato
filone del cattolicesimo liberale. Nessuno spazio fu concesso all'accettazione non condizionata delle libertà moderne e la
rinuncia alla rivendicazione del potere temporale da parte del papa fu considerata inaccettabile. Proprio nello specifico
contesto italiano , durante la seconda parte del pontificato leonino fu accentuato il ricorso ad alcuni strumenti operativi:
la pubblicistica cattolica, le organizzazioni del laicato cattolico , l'attivazione delle conferenze episcopali regionali. Il
tentativo di arginare la secolarizzazione fece leva anche su una politicizzazione dei culti che favorì la mobilitazione dei
cattolici in vista dell'edificazione della società cristiana . Leone XIII si avvalse soprattutto del culto mariano ,
promuovendo la pratica del rosario , della devozione al Sacro Cuore di Gesù , del correlato culto della regalità sociale di
Cristo. Nel corso del pontificato diventò centrale l'intervento sulla questione sociale , compiuto con l'enciclica “Rerum
novarum” , con la quale Leone XIII intese risolvere il conflitto tra capitale e manodopera , per arginare l'avanzata del
socialismo. L'enciclica riaffermava il diritto naturale della proprietà privata , ma ne sottolineava la funzione sociale ;
assegnava allo Stato il compito di promuovere il benessere pubblico e privato , superando l'assenteismo statale liberista ,
ma all'interno di limiti invalicabili per lo stato stesso. Inoltre Leone XIII sollecitava gli operai all'adempimento dei
propri doveri nei confronti degli imprenditori , ma ricordava a questi ultimi il dovere di corrispondere agli operai una
retribuzione che ne garantisse un dignitoso tenore di vitta , infine richiamava la necessità di offrire una serie di tutele ai
dipendenti e in particolare ai minori e alle donne , essa però contribuì allo sviluppo dell'impegno sociale ed economico
del clero , spinto a uscire dalle sacrestie e ad attivarsi in favore del popolo per riguadagnarne il consenso.
5. Fermenti di rinnovamento , restaurazione cristiana, crisi modernista : il pontificato di Pio
Pio X si fece promotore di un programma di restaurazione cristiana della società che la rendesse impermeabile alle
istanze della modernità e anzi capace di combattere con maggiore efficacia. Si inseriscono in questa prospettiva i
provvedimenti e le riforme di Pio X nell'ambito della liturgia e della pratica sacramentale , della catechesi , della
formazione del futuro clero nei seminari, della curia romana , del diritto canonico . Di lì a pochi anni si giunse alla dura
condanna del modernismo come la sintesi di tutte le eresie , con l'enciclica “Pascendi dominici gregis “ Pio X impose
una serie di norme disciplinari che vincolarono strettamente la formazione del clero e la sua attività di studio ai principi
del neotomismo e a una rigida separazione delle correnti culturali della società. Nonostante l'iniziale tentativo di ridurre
lo spettro della condanna e di favorire un qualche dialogo con la modernità , la linea adottata da Pio X e dai suoi più
fedeli collaboratori condusse a una loro emarginazione , portata a effetto in occasione della riforma dell'organismo
curiale realizzata da Pio X nel 1908 . L'apparato repressivo antimodernista lavorò con pieno vigore e con il sostegno
papale nella seconda parte del pontificato. Inoltre nel 1910 Pio X rese obbligatoria per tutti coloro che godevano di un
ufficio nella chiese la professione di un giuramento antimodernistico che aveva lo scopo di spingere fino ai recessi delle
coscienze il controllo dottrinale esercitato dalle gerarchie ecclesiastiche.
6. Il protestantesimo nel XIX secolo . I rapporti tra le chiese cristiane e i primi fermenti ecumenici
A partire dalla fine del XIX secolo il protestantesimo fu caratterizzato dai tentativi degli esponenti di conciliare il
Vangelo con la modernità . Sullo sfondo della costruzione del grande Impero coloniale inglese , i movimenti di risveglio
nel '700 avevano causato una diffusa rinascita spirituale nei ceti popolari all'interno della chiesa anglicana. La
liberalizzazione legislativa attuata nel corso del XIX secolo sottrasse progressivamente alcuni privilegi alla chiesa
anglicana riducendo al contempo le discriminazioni verso i protestanti dissidenti o non conformisti e nei confronti dei
cattolici romani. In particolare il Test Act del 1828 rimosse il divieto di accesso alle cariche e agli uffici pubblici per i
non anglicani . Il miglioramenti delle condizioni legali per i non anglicani favorì il ristabilimento della gerarchia
ecclesiastica cattolica in Inghilterra alla metà del secolo. La conferenza di Lambeth Palace contribuì a definire gli
elementi la cui condivisione nell'ottica anglicana era ritenuta fondamentale per giungere a un reciproco riconoscimento
tra le chiese cristiane .
7. La chiesa la guerra la pace
L'atteggiamento delle chiese cristiane verso le guerre moderne e la pace costituisce un aspetto significativo del più
complessivo atteggiamento delle chiese rispetto alla storia , agli Stati e alle società e della riflessione teologica che ne ha
sorretto gli sviluppi. Tuttavia già in Gregorio XVI affiorava una distinzione tra la componente spirituale e quella
temporale che destinava alla seconda soprattutto i compiti collegati con il mantenimento dell'ordine interno e la
repressione dei moti insurrezionali. Contemporaneamente alcuni esponenti della cultura cattolica neoguelfa iniziavano a
elaborare una lettura che, senza rinunciare alla componente temporale delle sue prerogative,ne faceva però un potenziale

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elemento di unificazione a livello europeo. Le ragioni per le quali, con l'allocuzione del 29 aprile 1848, Pio IX affermò
di non poter condurre una guerra conto la cattolica Austria , facevano leva sulla sua condizione di padre di tutti i popoli.
Nel XIX secolo la riflessione cattolica sulle cause della guerra ruotò intorno alla netta convinzione che attraverso di
essa,Dio intendesse punire duramente le colpe e gli errori degli uomini . Invece le posizioni ispirate al pacifismo
rimasero sostanzialmente estranee all'insegnamento della chiesa cattolica , mentre trovarono una qualche eco nell'ambito
delle chiese della riforma. Leone XIII articolò ulteriormente l'atteggiamento della Santa Sede verso la guerra:ribadì che
le cause della guerra consistevano nell'abbandono dei principi cristiani da parte degli Stati e dei popoli e che
l'instaurazione della pace sarebbe dipesa dalla libera sottomissione degli uomini al potere di Cristo. Il contributo della
Santa Sede al regolamento pacifico delle controversie fu indissociabile dal movimento generale di rafforzamento
dell'autorità romana all'interno della chiesa e anche nei confronti della società.Pio X sviluppò una riflessione sulla guerra
in continuità con il suo predecessore centrata sui seguenti elementi:la denuncia delle condizioni di forte conflittualità che
segnavano la situazione internazionale in quei tempo.Il rifiuto di una guerra che ormai aveva caratteristiche
sommamente deleterie,la conferma che soltanto in Dio si poteva trovare il fondamento per realizzare la pace.

Capitolo ventunesimo
Le chiese , le guerre mondiali , i totalitarismi

1. Le chiese cristiane e la prima guerra mondiale


L'esortazione che Pio X rivolte ai cattolici il 2 agosto 1914 perché elevassero preghiere volte a scongiurare
l'allargamento dl conflitto , inaugurò la serie degli interventi della Santa Sede per il ristabilimento della pace , che
ebbero in seguito come principale protagonista Benedetto XV . Questi ripropose la dimensione di espiazione e sacrificio
propria di ogni conflitto bellico per le colpe degli uomini . Inoltre affiancò a questa lettura della guerra l'adozione di una
linea di imparzialità che , intese coprire la riservata azione diplomatica condotta dalla Santa Sede ai fini di conseguire
una pace di compromesso . Fu un operazione che sfociò nella lettera diretta da Benedetto XV ai capi dei popoli
belligeranti, il 1° agosto 1917 , nella quale egli propose il ricorso all'istituto dell'arbitrato con la sua alta funzione
pacificatrice. É verosimile che il papa intendesse candidare la Santa Sede allo svolgimento di questa funzione
straordinariamente delicata, che avrebbe nuovamente reso il romano pontefice giudice dei popoli . In effetti la lettera
avanzava una proposta di mediazione e l'enunciazione di un'articolata serie di principi che avrebbero dovuto consentire
il ristabilimento dell'equilibrio internazionale e della pace sulla base del diritto e di criteri di equità e giustizia . Invece il
documento abbandonava il ricorso al concetto di guerra come castigo di Dio per l'apostasia dell'Europa del cristianesimo
Infine Benedetto XV indicava un altro aspetto come elemento decisivo ai fini del ristabilimento della concordia
internazionale , cioè il fattore religioso . In questo modo egli cominciava ad aprire la via a una delegittimazione religiosa
della guerra. Ma la lettera ai capi dei popoli belligeranti fu criticata e sostanzialmente respinta da diverso degli
interlocutori politici cui era indirizzata . Essa incontrò anche il biasimo di diversi esponenti dell'episcopato e del clero
,impegnati a difendere le ragioni della guerra giusta condotta di rispettivi paesi di appartenenza. Durante il conflitto le
chiese cristiane concorsero all'assistenza delle popolazioni investite dal conflitto . In questo contesto si distinse l'opera
della Santa Sede agì prescindendo da qualsiasi distinzione di schieramento , a beneficio dei militari caduti prigionieri ,
dei feriti e delle popolazioni colpite dalla guerra . Nella primavera del 1915 , con il patto di Londra l'Italia , in cambio
dell'ingresso in guerra a fianco dell'Intesa , aveva ottenuto l'assicurazione che la Santa Sede sarebbe stata esclusa dalle
future trattative di pace . Ma nonostante la prosecuzione del pluridecennale contrasto fra chiesa e stato intorno alla
questione romana , la guerra spinse la popolazione cattolica a un coinvolgimento diretto. La questione dei rapporti fra
chiesa cattolica e Stato italiano si pose nuovamente ai margini delle conferenze per la pace , avviate nell'immediato
dopoguerra. La guerra causò una flessione della pratica religiosa che si estese significativamente anche alle aree rurali ,
alle donne , ai ragazzi , che fini a quel momento erano risultati meno permeabili ai processi di secolarizzazione . Le
gerarchie ecclesiastiche cattoliche proposero per attribuire la responsabilità di questa nuova ondata della
scristianizzazione moderna soprattutto alla diffusione delle teorie socialiste e alle attività propagandistiche dei partiti e
dei movimenti che vi si rifacevano.
2. I cattolici , tra conservatorismo e aperture democratiche.
L'orientamento conservatore di un'ampia parte dei cattolici , trovò ulteriori ragioni nell'ondata rivoluzionaria che
attraversò vari paesi europei nell'immediato dopoguerra, anche in questo caso l'analisi prevalente negli ambienti cattolici
individuò il motore delle insurrezioni rivoluzionarie in una congiura internazionale ordita ai danni della chiesa. A partire
dal 1920 la stampa cattolica , si impegnò a fondo nella diffusione in Europa occidentale delle tesi riportate nei falsi
“Protocollo dei Savi di Sion”sulla presunta cospirazione ebraico-bolscevica . Numerosi movimenti cattolici , nel
complesso diedero sostanza a una linea politica che dal conservatorismo sfumava fino a rasentare la prospettiva
autoritaria. Il Ppi , fondato dal sacerdote Luigi Sturzo nel 1919 , era formalmente aconfessionale , ma contava tra i
propri quadri in prevalenza laici militanti nell'associazionismo cattolico e vari preti. Benedetto XV aveva permesso la
nascita del partito per consentire ai cattolici italiani di agire all'interno del parlamento in funzione antisocialista.

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3. Il Pontificato di Pio XI
Pio XI assunse come programma la ricostruzione di una società cristiana , era necessario instaurare il regno di Cristo in
terra e riconoscere alla sua unica autentica chiesa , quella cattolica romana, un potere direttivo sulle società civili . Nel
1925 con l'enciclica “Quas primas” Pio XI offrì un definitivo fondamento teologico all'orientamento ierocratico come
rimedio alla diffusione dello stato laico . Il pontificato di Pio XI si sviluppò negli anni venti secondo un orientamento
conservatore in campo politico. Nella sua enciclica programmatica “Ubi arcano “ Pio XI affermò che la lotta di classe
era divenuta il massimo male per la società dell'epoca e lamentò che le democrazie liberali fossero meno in grado di altri
regimi di reggere l'urto delle sovversioni. In seguito questo atteggiamento trovò ulteriori conferme e fu replicato nei
confronti di altri regimi autoritari . Esso trovava il suo fondamento nella persuasione che simili regimi potessero
diventare strumenti efficaci per la realizzazione di società cristiane o caratterizzate almeno in parte dal riferimento sul
piano legislativo ai principi del cattolicesimo. Questo obiettivo risultò tra gli elementi decisivi che spinsero i vertici della
chiesa cattolica a ricercare intese con quei sistemi politici di destra.
4. La chiesa e il fascismo in Italia
In Italia Mussolini condusse una politica larga di favori nei confronti della chiesa , al clero e di alcuni enti legati al
cattolicesimo . Inoltre il capo del fascismo mostrò la sua disponibilità a risolvere la questione romana . Pertanto la Santa
Sede avviò un rapporto più diretto con Mussolini . Nel frattempo si sviluppava un movimento clerico-fascista alternativo
al popolarismo sturziano,che nel 1924 si coagulò nel Centro nazionale italiano. L'11 febbraio 1929 furono conclusi i
patti lateranensi : l'Italia riconosceva la sovranità del papa sulla zona del Vaticano , accordava un cospicuo indennizzo
finanziario alla Santa Sede per risarcire i danni causati dall'occupazione di Roma nel 1870 , concludeva un concordato
che offriva garanzie e privilegi di notevole ampiezza alla chiesa cattolica e imprimeva un carattere marcante
confessionale alle istituzioni del Regno. In cambio Mussolini otteneva l'appoggio pubblico della chiesa e un
significativo ritorno d'immagine sulla scena internazionale , il concordato permise alla Chiesa cattolica il rilancio dei
progetti di cristianizzazione della società italiana negli anni seguenti. La chiesa cattolica , in Spagna si accingeva a
instaurare un rapporto di convivenza con la dittatura del generale Miguel Primo dr Rivera (1923-1930) . La gran parte
dell'episcopato spagnolo , del clero , dell'associazionismo laicale e dei singoli cattolici diede il proprio consenso al
dittatore , la cui dittatura fu salutata in termini provvidenzialistici. L'instaurazione della democrazia nel 1931 segnò il
temporaneo fallimento di quest'ultimo progetto. Esso fu ripreso 5 anni più tardi dopo la sollevazione di Franco contro il
governo repubblicano di sinistra: l'episcopato spagnolo si schierò abbastanza rapidamente su una posizione molto netta a
favore di Franco. Dopo l'instaurazione della dittatura franchista , l'episcopato spagnolo garantì , fino al pontificato di
Paolo VI , la fedeltà della chiesa cattolica al regima franchista che si esaurì nel 1975. Il rapporto tra la chiesa e il
fascismo in Italia mostra chiaramente come l'incontro con le dittature permettesse alle istituzioni ecclesiastiche di
conseguire ampi spazi d'intervento nella società , ma scontasse anche limiti e generasse tensioni . In Italia frizioni si
ebbero per il controllo dell'insegnamento scolastico , un ambito nel quale l'influenza dl cattolicesimo diventò
preponderante nella scuola pubblica primaria. Un conflitto più duro tra la chiesa e il regime si accese nell'ambito della
gestione dell'educazione della gioventù , dal quale si allargò all'Azione cattolica accusata dal regime di svolgere attività
politica in alternativa al fascismo. I massimi livelli di sintonia furono raggiunti con la guerra d'Etiopia. Fu nell'ambito
della morale e dell'educazione dei giovani che nel corso degli anni trenta si sviluppò un lungo confronto tra chiesa e
fascismo; la posta in gioco era la definitiva fascistizzazione dell'Italia attraverso l'assorbimento del cattolicesimo
nell'ideologia mussoliniana oppure la progressiva trasformazione delle istituzioni civili in chiave nazional-cattolica.
L'insuccesso della tentata cattolicizzazione del paese comportarono l'affiorare di qualche disagio in una parte delle
gerarchie ecclesiastiche . In quel contesto fu Pio XI , in forma quasi isolata che negli ultimi mesi del suo pontificato
accentuò le proprie critiche , prendendo di mira soprattutto la politica razzista del regime mussoliniano.
5. La chiesa cattolica e il nazionalsocialismo in Germania
Di fronte all'emergere del movimento hitleriano la conferenza dei vescovi prussiani e dell'alta Renania dichiarò
inammissibile l'iscrizione al Partito nazionalsocialista . Tuttavia , con la mediazione di figure autorevoli del
cattolicesimo politico , al momento dell'avvento di Hitler al potere si giunse rapidamente a un superamento delle
interdizioni e all'offerta di un sostegno che si auspicava servisse a trasformare il nazionalsocialismo in un mezzo in
grado di garantire l'ordine pubblico contro ogni possibile esito rivoluzionario . Fu inizialmente in quest'ottica che si
giunse alla stipula di un concordato che mirava a consolidare l'accordo tra stato e chiesa . Le successive vicende videro
l'impegno della chiesa per isolare l'ala del nazionalsocialismo fautrice di orientamenti neopagani a vantaggio di quella ,
apparentemente capeggiata da Hitler , che si presentava meno ostile sul piano religioso. Si inseriscono in questa
prospettiva le condanne all'indice di alcune opere di Alfred Rosenberg e soprattutto la pubblicazione nel marzodel 1937
dell'enciclica “Mit brennender Sorge con la quale Pio XI condannò duramente il neopaganesimo , l'esaltazione della
razza e dello stato e la persecuzione della chiesa cattolica in atto in Germania, l'enciclica segnò un inasprimento dei già
difficili rapporti tra nazismo e chiesa cattolica , mostrò di considerare ormai il regime hitleriano un pericolo non
inferiore a quello rappresentato dal comunismo sovietico.

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6. Le chiese protestanti e il nazionalsocialismo
All'interno della chiesa luterana si sviluppò il movimento dei cristiano-tedeschi ,di orientamento nazionalsocialista e
guidato da un vescovo del Reich, i cui esponenti presero ben presto il controllo della maggioranza delle chiese luterane e
riformate all'interno della Germania . Imponendo loro una normativa di violento contenuto razzista contro gli ebrei
convertiti al protestantesimo. L'opposizione luterana riformata a questa grave deriva si fece strada a fatica , riuscendo a
convergere nel maggio del 1934 al sinodo di Barmen . La Dichiarazione teologica approvata in quell'occasione prese le
distanze dall'esaltazione religiosa del nazionalsocialismo . La chiesa confessante si oppose ai tentativi del regime di
strumentalizzare il cristianesimo e le chiese evangeliche per fini politici . La strategia hitleriana alternò verso i cristiani
confessanti misure volte a recuperarne il consenso al regime o interventi duramente repressivi. Soltanto in occasione
dell'avvio del programma nazionalsocialista di uccisione sistematica dei malati psichici esponenti delle chiese
evangeliche come anche della chiesa cattolica tedesca trovarono la forza di denunciare pubblicamente quanto stava
accadendo. Non altrettanto accadde nei confronti della Shoah , che vide sostanzialmente assenti le chiese evangeliche , a
prescindere dall'azione svolta a favore degli ebrei da singoli individui.
7. Le chiese e l'antisemitismo del secondo Ottocento alla Shoah
La sistematica persecuzione cui la Germania sottopose gli ebrei , interpellò direttamente anche le chiese , fin dai primi
secoli si era sviluppata un'ostilità antiebraica alimentata dalla cultura e dalla teologia cristiane. Nel corso del secondo
Ottocento l'antisemitismo era stato utilizzato come strumento di mobilitazione dei cattolici in una supposta lotta
difensiva contro la civiltà moderna , tra cui principali emblemi e attori si riteneva di poter individuare gli ebrei . Questi
radicati elementi fornirono un substrato alla persecuzione sistematica intrapresa su asserite basi razziali e resero
particolarmente difficile operare delle distinzioni che consentirono di cogliere rapidamente la drammaticità della nuova
situazione e di rimettere in discussione i sedimentati pregiudizi antiebraici . Soltanto alcune sparute minoranze
intellettuali di religiosi e laici cattolici a partire dagli anni trenta intrapresero un ripensamento critico del secolare
antigiudaismo cristiano. Altra però risultava la posizione dei vertici delle chiese . Anche Pio XI maturò la convinzione
che occorresse compiere urgentemente una revisione critica dell'antisemitismo. Il discorso tenuto dal papa si collocò in
una situazione segnata dalla sostanziale indifferenza della gran parte dei vescovi e della stampa cattolica in Italia di
fronte alle discriminazioni introdotte dalla legislazione razziale. Già alla fine di giugno 1938 Pio XI aveva fatto avviare
la preparazione di un enciclica per condannare come radicalmente anticristiano il razzismo sotteso all'antisemitismo
nazionalsocialista e fascista. L'iniziativa fu ostacolata attraverso il rallentamento del lavoro redazionale frapposto dai
vertici della Compagnia di Gesù . Dopo la morte di Pio XI il suo successore Pio XII accantonò il progetto di enciclica e
abbandonò la linea di accentuata critica sviluppata da Pio XI verso la politica razziale fascista nel corso del 1938. Invece
Pio XII adottò verso l'Italia e la Germania un atteggiamento più diplomatico . Il papa era convinto che esistessero
margini per l'instaurazione di una qualche forma di accordo con i regimi totalitari di Hitler e soprattutto di Mussolini , al
fine di evitare un peggioramento delle condizioni riservate alle istituzioni ecclesiastiche e ai cattolici. Questa
persuasione venne meno rapidamente , anche perché l'atteggiamento di ampio lealismo verso lo stato della maggioranza
dei cattolici dopo lo scoppio della guerra ridusse i margini di manovra della Santa Sede nei confronti dei governi dei
paesi belligeranti . Il papa era molto preoccupato che l'abbandono del pubblico riserbo nei confronti del Terzo Reich ne
provocasse per reazione una persecuzione sistematica delle decine di milioni di cattolici tedeschi simile a quella che si
era abbattuta sugli ebrei. Pio XII ritenne opportuno riservare a quell'episcopato nazionale , il compito di intervenire per
denunciare le violazioni del concordato e gli episodi di tensione con le istituzioni ecclesiastiche. Ma proprio la fedeltà
dei vescovi tedeschi alle sorti della Germania impedì loro , l'esercizio di una forte critica interna nel timore che essa
apparisse come un tradimento del paese in difficoltà. A giudizio di Pio XII la guerra era l'esito del perdurante rifiuto dei
popoli e dei governi di assumere l'insegnamento della chiesa cattolica come orizzonte basilare per la costruzione di una
società a misura d'uomo. Perciò l'azione diplomatica della Santa Sede fu svolta a riproporre il papa come supremo
moderatore della vita collettiva e degli stati. Questa linea diplomatica fu definitivamente sconfitta quando gli Alleati
adottarono la decisione di puntare a una resa incondizionata dei paesi dell'Asse. Di l' in avanti Pio XII si trincerò dietro
una posizione di assoluto riserbo nel timore che il crollo della Germania aprisse la via all'affermazione del comunismo
in Europa, mentre invece una parte dei cattolici decideva di impegnarsi nella resistenza armata contro il nazifascismo.
Ma nello stesso tempo Pio XII impegnò la Santa Sede in una complessa e articolata azione diplomatica con finalità
umanitarie e promosse l'organizzazione di una rete di assistenza di ampie proporzioni a vantaggio dei perseguitati
razziali e politici.
8. La chiesa cattolica nel secondo dopoguerra
Pio XII mostrò notevole attenzione e impegno verso i principali fatti e movimenti del periodo: la pacificazione
internazionale , le diffuse istanze di democrazia dopo la stagione dei fascismi;i processi di decolonizzazione che stavano
cambiando la storia dell'Asia e dell'Africa ; l'impetuosa crescita economica che segnò in particolare alcuni paesi
dell'Europa ; i movimenti di emancipazione della donna . LE nuove iniziative trovarono limiti e temporanei arresti nei
severi moniti e nelle condanne che caratterizzarono il pontificato di Pio XII . Il riconoscimento della chiesa come corpo
mistico fu legato alla consueta concezione della chiesa come società perfetta e gerarchicamente organizzata . Quindi nel

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1950 con la “Humani generis” Pio XII intervenne con decisione contro i tentativi di rinnovamento teologico
richiamando lo spettro del modernismo. Con successivi provvedimenti disciplinari emanati dal Santo Ufficio furono
presi di mira i principali esponenti delle nuove teologie,complessivamente impegnati con i loro specifici percorsi di
ricerca , nel rinnovamento della teologi cattolica. Quanto al rinnovamento liturgico , negli anni tra i due conflitti
mondiali si era articolato sulla base delle differnti esperienze nazionali . Qualche limitata apertura fu consentita da Pio
XII , soltanto nel 1947 con l'enciclica “Mediator dei” che incoraggiò l'attiva partecipazione dei laici cattolici alla messa .
Anche nel dopoguerra Pio XII ripropose la chiesa come guida della società civile e il pontificato come arbitro supremo
dei valori fondamentali su cui si fondavano i regimi democratici. Pio XII criticò ripetutamente il modello americano di
società democratica,pluralista che si stava diffondendo nell'Europa occidentale. Inoltre tentò di favorire l'affermazione di
un blocco continentale cattolico e latino che avrebbe dovuto assumere la guida di un'Europa federale d'ispirazione
cristiana in funzione anticomunista. Sulla base della dottrina sociale della chiesa Pio XII , propose una serie di interventi
per correggere il sistema neocapitalistico e l'economia di mercato in modo tale da garantire una maggiore giustizia e
perequazione nella distribuzione dei beni tra le classi sociali e tra i popoli. Inoltre durante il pontificato di Pio XII la
chiesa cattolica promosse la creazione di episcopati indigeni e realizzò il proprio disimpegno dalla colonizzazione. Pio
XII si mostrò favorevole ai movimenti che aspiravano alla liberazione delle colonie. Nei confronti dei processi di
emancipazione della donna , Pio XII assunse una posizione di prudente incoraggiamento , senza riuscire a celare non
solo gli intenti controversistici e i legami con la consueta concezione della donna , ma anche l'impressione che la nuova
situazione in cui si venivano a trovare le donne ne mettesse a repentaglio la missione cui la provvidenza le aveva
destinate . Il pontificato di Pio XII fu l'ultimo a riproporre in qualche modo una grande sintesi dottrinale , ispirata ai
criteri che avevano segnato lo sviluppo dell'insegnamento papale dalla metà dell'ottocento in avanti.

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